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to per la propria lingua materna una delle pi delicate difficolt da superare risulta essere proprio quella della corretta acquisizione del nuovo sistema scrittorio. Simili timori generalmente non sembrano giustificarsi con reali fatti linguistici: cos, ad esempio, nel caso di un italofono che studi il cinese come L2 lelevata consistenza quantitativa dei grafemi del repertorio scrittorio potrebbe essere effettivamente considerata
una difficolt oggettiva, ma essa in realt risulta ben presto ridimensionata se si valutano parallelamente lestrema gradualit dellapprendimento dei grafemi stessi e la
grande facilit della sintassi dei segni, per tacere dei vantaggi funzionali dellapplicazione di un tale sistema semasiografico a una lingua isolante con accento musicale e
un alto livello di omofonia; a maggior ragione, nel caso di scritture tendenzialmente
fonografiche come quella araba o quella ebraica i timori dellapprendente occidentale
appaiono ancora pi ingiustificati dal punto di vista strettamente grafematico.
a questo punto evidente come, per lapprendente di una L2, un nuovo sistema
di scrittura spesso rappresenti pi un ostacolo percepito, e dunque psicologico, che
non una difficolt oggettiva. Alcuni fatti linguistici marginali sembrerebbero del
resto confermare questa centralit della percezione dellostacolo del sistema di scrittura nel processo di apprendimento e forse una banale osservazione lessicale pu
chiarire la situazione. Nella lingua italiana diffusa lespressione polirematica per
me arabo, con la quale si indica una sequenza linguistica totalmente incomprensibile o pi comunemente, per estensione metaforica, qualsiasi problema particolarmente intricato: ci si potrebbe chiedere, a questo punto, qual laspetto del glottonimo arabo che lo ha fatto scegliere in una simile espressione. Se si considerano, in tal
senso, alcune formule pi o meno semanticamente equivalenti in altre lingue moderne, forse possibile formulare una risposta a tale domanda: cos, se da una parte i
parlanti italiani chiamano in causa larabo, daltro canto altre tradizioni linguistiche
europee operano scelte molto differenti; se ad esempio in inglese diffuso il detto
its all Greek to me per me greco, in buona parte equivalente al norvegese det er
helt gresk for meg e allo svedese det r rena grekiskan, in neerlandese invece si dice
dat is chinees voor mij per me cinese e parallelamente in francese si pu dire
cest du chinois e in ungherese ez nekem knai; in finnico, al contrario, esiste lespressione tytt hepreaa ebraico e infine in arabo ci si chiede se linterlocutore
per caso non stia parlando hindi.
La diffusione di questa polirematica in diverse tradizioni linguistiche, forse giustificabile in alcuni casi con un fenomeno di calco, merita per un approfondimento.
A parte lovvia preferenza da parte di ciascuna comunit linguistica per i glottonimi
relativi a popolazioni con cui essa sia stata pi o meno intensamente in contatto per
ragioni storiche, geografiche o culturali, la riflessione che spontaneamente sorge nellosservare queste espressioni come la scelta cada invariabilmente su lingue che
erano percepite come particolarmente esotiche principalmente a causa dei rispettivi
sistemi di scrittura e non, o non primariamente, a motivo della supposta difficolt
della lingua stessa: larabo, il greco, il cinese e lebraico per le lingue occidentali
con alfabeti a base latina e, per contro, lo hindi per la lingua araba hanno in comune
la caratteristica macroscopica di utilizzare un sistema di scrittura differente rispetto a
quello a cui il parlante abituato.
Se dunque da una parte noto ed evidente che la differenza dei sistemi di scrittu226
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ra ha sempre rappresentato un forte ostacolo culturale, simbolico e insieme interlinguistico alla permeabilit delle lingue, dallaltra si potrebbe forse parallelamente
considerare tale differenza, che si potrebbe designare come allografia, dal punto di
vista pi generale dellantropologia del linguaggio, della sociolinguistica e dellinterlinguistica. Laspetto di tale fenomeno a cui si vorrebbe in particolare fare cenno
in queste poche pagine costituito dalla sostituzione di un sistema di scrittura con
un altro, per indagare pi da vicino le cause, le condizioni e le conseguenze di alcune delle sostituzioni di codice scritto che si sono effettivamente succedute nel corso
della storia di molte comunit linguistiche, allo scopo di trarne alcune considerazioni
di natura linguistica che abbiano un valore, per cos dire, universale1.
1. Tipologia di sostituzione
Si intende in questa sede con lespressione sostituzione di codice scritto quel
fenomeno per cui, in un determinato e preciso momento della propria storia, una comunit linguistica abbandona un sistema di scrittura precedentemente utilizzato per
adottarne uno differente. Se vero che le scritture sono state sempre rivestite da
parte delle comunit di una notevole funzione simbolica e identitaria, chiaro ed
evidente come la sostituzione di codice scritto debba rappresentare un fatto che si
potrebbe definire linguisticamente marcato, a volte persino traumatico e sicuramente
ricco di conseguenze sul piano della coscienza dellidentit comunitaria e della stessa realt linguistica; i motivi di un simile mutamento, a ben vedere, possono tuttavia
essere molteplici e differenti a seconda dei diversi contesti di riferimento2. Oltre alla
1. Per una presentazione dei complessi problemi di natura linguistica riguardanti i sistemi di scrittura si
pu fare riferimento a G.R. Cardona, Storia universale della scrittura, Milano 1986; Id., Antropologia
della scrittura, Torino 19912; I.J. Gelb, Teoria generale e storia della scrittura. Fondamenti della
grammatologia, Milano 1993; L. Agostiniani, Lingua, dialetti e alfabeti, in S. Settis (a cura di), I Greci.
Storia, cultura, arte, societ, II/1, Torino 1996, pp. 1164-1167; F. Coulmas, The Blackwell Encyclopedia of Writing Systems, Oxford 1996; V. Valeri, La scrittura. Storia e modelli, Roma 2001; F. Coulmas,
Writing Systems: An Introduction to Their Linguistic Analysis, Cambridge 2003; G. Iannccaro, La
scrittura delle lingue, Milano 2005; H. Rogers, Writing Systems: A Linguistic Approach, Oxford 2005;
C. Consani-C. Furiassi-F. Guazzelli-C. Perta (a cura di), Oralit / scrittura. In memoria di Giorgio Raimondo Cardona, Atti del 9 Congresso dellAssociazione di Linguistica Applicata, Pescara, 19-20 febbraio 2009, Perugia 2009; M. Mancini-B. Turchetta (a cura di), Scrittura e scritture. Le figure della lingua, Atti del XXIX Congresso della Societ Italiana di Glottologia, Viterbo, 28-30 ottobre 2004, Roma
2009. Alcune importanti riflessioni sul rapporto fra scrittura e linguaggio erano gi presenti in M. Pandolfini-A. Prosdocimi, Alfabetari e insegnamento della scrittura in Etruria e nellItalia antica, Firenze
1990. Per i riferimenti storici essenziali, oltre ai testi appena citati, cfr. anche M. Cohen, La grande invention de lcriture et son volution, I-II, Paris 1958; F. Coulmas, The Writing Systems of the World,
Oxford 1989; P.T. Daniels-W. Bright (eds.), The Worlds Writing Systems, New York-Oxford 1996; A.
Gaur, La scrittura. Un viaggio attraverso il mondo dei segni, Bari 1997; M. Negri (a cura di), Alfabeti,
Colognola ai Colli 2000; S.R. Fischer, A History of Writing, London 2001; H. Haarmann, Geschichte
des Schrift, Mnchen 2002. Una bibliografia aggiornata reperibile in K. Ehlich-F. Coulmas-G. Graefen (eds.), A Bibliography on Writing and Written Language, I-III, Berlin-New York 1996.
2. Sul complesso problema del rapporto fra il linguaggio e lidentit di una comunit cfr. J.E. Joseph,
Language and Identity. National, Ethnic, Religious, New York 2004.
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3. Cfr. Coulmas, The Blackwell Encyclopedia, cit., p. 368; Daniels- Bright, op. cit., pp. 97-311.
4. Cfr. Coulmas, The Blackwell Encyclopedia, cit., pp. 18-23; Daniels- Bright, op. cit., pp. 559-568;
Valeri, op. cit., pp. 156-161.
5. Sullinterferenza linguistica cfr. U. Weinreich, Lingue in contatto, Torino 1974; R. Gusmani, Saggi
sullinterferenza linguistica, Firenze 19862; Id., Interlinguistica, in R. Lazzeroni (a cura di), Linguistica
storica, Roma 1987, pp. 87-114; S.G. Thomason-T. Kaufman, Language Contact, Creolization and
Genetic Linguistics, Berkeley-Oxford 1988; S.G. Thomason, Language Contact: An Introduction,
Edinburgh-Washington D.C. 2001; F. Fusco, Che cos linterlinguistica, Roma 2008; pi in generale
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sui concetti della sociolinguistica cfr. G. Berruto, Fondamenti di sociolinguistica, Roma-Bari 1995. Ai
testi appena citati si far tacitamente riferimento anche in seguito, per i concetti di code-mixing, codeswitching, prestito e calco linguistico.
6. Per le scritture egee e in generale per gli antichi sistemi di scrittura dellarea mediterranea cfr. ad es.
O. Masson, Les Inscriptions Chypriotes Syllabiques, Paris 19832; J. Chadwick, Linear B and Related
Scripts, London-Berkeley 19892; Pandolfini-Prosdocimi, op. cit.; C. Baurain-C. Bonnet-V. Krings
(ds.), Phoinikeia Grammata. Lire et crire en Mditerrane, Actes du Colloque de Lige, 15-18
novembre 1989, Namur 1991; L. Godart, Linvenzione della scrittura. Dal Nilo alla Grecia, Torino
1992; G.G. Bagnasco-F. Cordano (a cura di), Scritture mediterranee tra IX e VII secolo a.C., Milano
1999; C. Consani-M. Negri, Le scritture egee, in Negri (a cura di), op. cit., pp. 83-104; Valeri, op. cit.,
pp. 96-102; C. Consani, Sillabe e sillabari fra competenza fonologica e pratica scrittoria, Alessandria
2003; pi in particolare sullalfabeto greco cfr. M. Guarducci, Lepigrafia greca dalle origini al tardo
impero, Roma 1987; F. Ghinatti, Alfabeti greci, Torino 1999; B. Mc Lean, An Introduction to Greek
Epigraphy of the Hellenistic and Roman Periods from Alexander the Great down to the Reign of
Constantine (323 B.C.-A.D. 337), Ann Arbor 2002.
7. Coulmas, The Blackwell Encyclopedia, cit., pp. 92-94; Daniels- Bright, op. cit., pp. 287-290.
8. Coulmas, The Blackwell Encyclopedia, cit., pp. 512-516; Daniels- Bright, op. cit., pp. 682-684.
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9. Per una recente proposta sistematica di applicazione dei principi interpretativi della sociolinguistica
allo studio dei sistemi di scrittura cfr. P. Unseth, Sociolinguistic Parallels Between Choosing Scripts
and Languages, Written Language and Literacy, VIII/1 (2005), pp. 19-42.
10. Cfr. R.T. Oliphant, The Harley Latin-Old English Glossary. Edited from British Museum ms.
Harley 3376, The Hague-Paris 1966; J. Cooke, Worcester Books and Scholars, and the Making of the
Harley Glossary (British Library MS. Harley 3376), Anglia, CXV (1997), pp. 441-468.
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11. Sullapplicazione del concetto di prestito allinterferenza fra sistemi di scrittura cfr. P.T. Daniels,
On Beyond Alphabets, Written Language and Literacy, IX/1 (2006), pp. 7-24.
12. Databile fra il 350 e il 600 e probabilmente di origine nord-africana, il Codex Bezae Cantabrigensis
contiene i quattro Vangeli e altri testi. Il testo greco e la versione latina sono disposti su pagine a fronte.
13. Il Codex Boernerianus (ora alla Biblioteca di Dresda), databile attorno all850, ha origine forse nel
monastero di San Gallo e contiene il testo di frammenti delle epistole paoline in lingua greca, con una
completa glossatura interlineare in latino.
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dei casi storicamente verificatisi il codice scritto sostitutivo costituito da un alfabeto di tipo occidental, ha contribuito a rafforzare la communis opinio secondo la quale
i codici alfabetici rappresenterebbero un grado di perfezione maggiore rispetto a
quelli logografici, ideografici (in generale semasiografici) e fonografici di tipo sillabico e che conseguentemente esisterebbe un universale linguistico che conduce naturalmente alladozione di sistemi di scrittura sempre pi evoluti lungo unipotetica
scala di perfezione; unipotesi, questa, oggi non pi unanimemente condivisa, ma
che continua a far sentire la propria influenza14.
Esiste probabilmente la concreta possibilit che i fatti non si siano svolti secondo
uno schema, cos semplice, di sostituzione per motivi di mera opportunit pratica;
unopportunit, per altro, che rimane tutta da dimostrare. Il caso, gi citato, del progressivo abbandono delle scritture sillabiche egee (lineare B e sillabario cipriota
classico) nel corso del I millennio a.C. stato tradizionalmente interpretato proprio
come il superamento di un sistema non adatto alla resa delle sequenze fonologiche
della lingua greca. In realt, la scrittura lineare B non costituiva un sistema ontologicamente inadatto alla resa del greco e il complesso delle regole scrittorie del sillabario si era in buona parte adattato alle esigenze di quella lingua15. In pi, abbastanza
evidente, dal punto di vista pi strettamente grafematico e insieme etnolinguistico,
come il lineare B in realt possedesse alcuni pregi strutturali che lo rendevano paradossalmente ancora pi adatto di una scrittura alfabetica per il fine specifico per il
quale esso veniva utilizzato, cio per la fissazione temporanea della contabilit dei
palazzi micenei; infatti a tale scopo si dovevano senzaltro rivelare estremamente
funzionali due caratteristiche peculiari di quella scrittura, quali in primo luogo la
spiccata tendenza tachigrafica dovuta alla sua natura sillabica e alla semplicit del
ductus dei segni pi utilizzati e, in secondo luogo, la presenza di un repertorio specifico di grafemi semasiografici di natura ideo-/logografica, un repertorio ristretto ma
chiaramente progettato proprio in funzione della registrazione contabile e il cui utilizzo forniva concretamente la possibilit di individuare con estrema rapidit la natura delle derrate e dei beni registrati nelle singole tavolette con un semplice colpo
docchio. Lo scopo precipuo della porzione semasiografica del repertorio dei segni
del lineare B, del resto, implicitamente confermato anche dal fatto che il successivo sillabario cipriota classico, imparentato ancorch non direttamente derivato dalla
scrittura micenea, mantenne in uso soltanto la parte strettamente sillabica e dunque
fonografica del sistema, dato che i contesti duso del codice grafico erano a questo
punto radicalmente mutati con la scomparsa delle registrazioni contabili.
In altre parole, sembrerebbe forse opportuno a questo punto non parlare pi di
sistemi scrittori pi o meno evoluti ovvero pi o meno adatti a una certa lingua,
quanto piuttosto di scritture pi o meno funzionali rispetto al ruolo che esse devono
di volta in volta assumere nei singoli contesti storici e antropologici; dunque, parlare
di unefficienza funzionale relativa e non gi assoluta.
14. Cfr. Cardona, Storia, cit., pp. 29-34; Pandolfini-Prosdocimi, op. cit., p. 170; Gelb, op. cit.
15. Si pensi ad es. alle innovazioni introdotte proprio in tal senso dal pi recente sillabario cipriota,
prima fra tutte la resa delle consonanti finali di parola; cfr. Consani, op. cit.
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La sostituzione degli alfabeti epicorici greci con lunico alfabeto di matrice ionica aveva, come noto, evidenti riflessi linguistici e politici. Non esistevano significativi motivi linguistici che richiedessero tale sostituzione e, per contro, ladozione
dellalfabeto ionico obbligava molte comunit a un faticoso ri-apprendimento parziale funzionamento del sistema, soprattutto nel caso dei segni ausiliari e vocalici.
infatti Atene a decretare ufficialmente nel 403/2 a.C. ladozione dellalfabeto ionico,
desiderando rilanciare lidea di una lega navale, riattivare leconomia, riscrivere le
leggi, differenziarsi anche culturalmente dal nemico dorico (Sparta) e propagandare
lidea di ununit etnica ionica18; sicch si pu parlare in questo caso di un mutamento esogeno. La diffusione dellalfabeto ionico far in qualche modo da apripista
per la successiva e parallela diffusione della lingua comune, la koin.
Si possono citare, a questo punto, anche i rapporti fra confessioni religiose
(Cristianesimo, Islam) e scritture. Con la diffusione del Cristianesimo lalfabeto latino occupa nuove aree e sostituisce le scritture locali (rune, ogham ecc.); la trasmissione di una cultura (cristiana e latina) si accompagna allinsegnamento della scrittura latina. Le scritture locali sono culturalmente segnate dallappartenenza a un
mondo pagano e vanno eliminate, ma in alcuni casi i loro influssi resteranno vivi
nelle grafie locali medievali19. Si gi discusso della diffusione della scrittura araba:
la presenza di una scrittura a base araba (e non necessariamente della lingua araba)
segna ancora oggi visivamente lappartenenza di una nazione allIslam.
Non vanno poi sottovalutati i casi in cui, a fronte del mantenimento di un medesimo sistema di scrittura, si assiste a un cambiamento di grafia. Fra VIII e IX sec. la
riforma carolingia decreta il rifacimento di tutti i manoscritti, sostituiti con nuovi
codici redatti usando la nuova scrittura carolina, non a caso ispirata a modelli classici, portando in tal modo allabbandono delle scritture locali (merovingica, beneventana, visigotica, insulare ecc.)20. evidente come in questi casi alla base della sostituzione di codice non ci fossero certamente esigenze linguistiche o di difficolt di
lettura, ma piuttosto la volont di propagandare un modello culturale omogeneo che
recuperasse la classicit e lidea di un impero centralizzato e romano. Le Universit
e le municipalit urbane diffonderanno dal canto loro luso della scrittura gotica,
marcando nuovamente la differenza culturale con il precedente movimento della
rinascenza carolingia. Nel XX secolo il regime nazista impose in Germania la grafia
Fraktur per ragioni puramente ideologiche, per poi abbandonarla improvvisamente e
inaspettatamente nel 1941 per motivi di efficienza comunicativa nel momento della
massima espansione dei territori occupati, quando gli ufficiali della Wehrmacht si
accorsero che essa risultava pressoch incomprensibile alle truppe alleate non ger-
18. Non va dimenticato che la variante ionica dellalfabeto era stata adottata per prima da Mileto, la
citt martire della resistenza anti-persiana, e di qui era poi passata, non a caso, ad Atene; cfr. supra n.
6; Guarducci, op. cit., pp. 25-26.
19. Si pensi, in tal senso, ad alcune caratteristiche grafiche e di ductus della scrittura minuscola insulare
e allaspetto particolare, assai vicino allangolosit delle rune, della forma maiuscola della stessa scrittura, che si pu ammirare ad esempio nel celebre evangeliario di Lindisfarne.
20. Su questi aspetti della riforma carolingia cfr. ad es. L. Reynolds-N. Wilson, Copisti e filologi. La
tradizione dei classici dallAntichit ai tempi moderni, ed. it. a cura di M. Ferrari, Padova 19873.
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manofone che ricevevano e dovevano poter leggere i dispacci militari21. Al momento del divieto del suo utilizzo, la Fraktur venne paradossalmente definita una scrittura ebraica, giustificandone cos labbandono repentino anche da un punto di vista
ideologico.
Sono per altro ben noti diversi casi in cui una differenziazione politica ed etnica
allinterno di una comunit viene volutamente rimarcata e propagandata proprio
attraverso una differenziazione artificiale dei codici scritti, arrivando alla situazione
in cui diversi sistemi di scrittura sono utilizzati per una sola lingua, ovviamente
senza alcuna motivazione linguistica. Si possono citare gli esempi della comunit
linguistica serbo-croata, che adotta lalfabeto latino nella Croazia cattolica e il cirillico nella Serbia ortodossa22, e ancora di quella romena, che utilizza lalfabeto latino
in Romania (dopo alterne vicende) e quello cirillico in Moldavia (oggi volontariamente, per una forte e recente volont di autodeterminazione politica; nel 1863 invece per imposizione della Russia zarista); nel sub-continente indiano le due varianti
moderne di pracriti, lo hindi (nella Repubblica Indiana, a maggioranza induista) e
lurdu (in Pakistan, musulmano), sono scritti rispettivamente in devanagari (gi utilizzata per il sanscrito) e in una scrittura adattata dallarabo; le comunit ebraiche
della diaspora europea adottavano per la resa dei rispettivi etnoletti a base europea
(jiddisch a base tedesca, giudeo-spagnolo, giudeo-italiano o italkiano ecc.) sempre e
solo la scrittura ebraica e non lalfabeto latino23. Un caso limite rappresentato dal
minuscolo Kashmir, dove sono in uso una grafia araba modificata per i musulmani,
una scrittura vicina alla devanagari per gli induisti, una grafia sarada per i pandit e
infine la scrittura latina per i rapporti commerciali con lOccidente24. A tutti gli
esempi citati si pu applicare, ovviamente, uno schema interpretativo analogo a
quello postulato per la diglossia, sicch possibile parlare di digrafia laddove due o
pi sistemi di scrittura si distribuiscono in maniera disomogenea per quanto concerne i rispettivi domini duso e il prestigio ad essi associato dalla comunit linguistica25.
Il mutamento di codice scritto per motivi politici e ideologici ovviamente pu
avvenire anche in maniera rapida e inaspettata: il caso della Turchia, che dopo aver
utilizzato per secoli la scrittura araba decise in maniera alquanto estemporanea di
passare allalfabeto latino nel 1928; alla base di tale scelta cera la ferma volont di
Kemal Atatrk di creare uno stato laico e di rafforzare lidentit etnica turca nei con-
21. Sviluppatasi nel XVI sec. a partire dalla textura gotica, questa grafia si era diffusa nel corso del
XIX secolo, ma allinizio del Novecento il suo utilizzo era in calo. I libri stampati in Fraktur, che nel
1932 erano pari a circa il 42% del totale, nel 1936, poco dopo lavvento del Nazismo, raggiunsero invece il 60%; cfr. Daniels-Bright, op. cit., pp. 765-768.
22. Cfr. Daniels-Bright, op. cit., 769-772; nel caso della Croazia lalfabeto latino stato preceduto dal
glagolitico, ancora utilizzato in ambito liturgico.
23. Cfr. Coulmas, The Blackwell Encyclopedia, cit., pp. 570-572; Daniels-Bright, op. cit., pp. 727-742.
24. Si pu citare ancora il caso della comunit linguistica parlante il curdo, che a seconda delle aree
geografiche utilizza la scrittura araba, quella latina, quella cirillica e che in passato ha utilizzato anche
lalfabeto armeno; cfr. Unseth, op. cit., pp. 32-28.
25. Cfr. Unseth, op. cit., pp. 36-36; sul concetto di diglossia cfr. C. Ferguson, Diglossia, Word XV
(1959), pp. 325-340; Berruto, op. cit., pp. 227-249; Fusco, op. cit., pp. 114-117.
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fronti delle popolazioni arabe. Le grandi difficolt di diffusione della nuova scrittura
furono superate in questo caso con un impressionante sforzo educativo che praticamente non aveva precedenti26. LAlbania del resto aveva preceduto la Turchia gi
nel 1908, con il Congresso di Monastir27.
Alcuni contro-casi evidenziano del resto lo scarso successo di una riforma della
scrittura (o della grafia) in mancanza di un promotore sufficientemente influente o di
una reale esigenza politica o identitaria. In Somalia negli anni 20 si crea in ambiente colto la scrittura osmana (o somali), per differenziarsi sia dallOccidente sia dagli
Arabi; sar ufficialmente abbandonata nel 197328. Tra le proposte di riforma della
grafia italiana si ricorda quella del Trissino: anche qui ad avere la meglio stata la
auctoritas, rappresentata in questo caso dalla tradizione letteraria illustre. Non ebbero maggiore fortuna le riforme proposte dallAccademia della Lingua Romena nella
seconda met dell800, che miravano ad adeguare la grafia della maggior parte dei
lessemi a quella delle parole latine che stavano alla loro base29; n ebbe vita facile la
riforma ortografica greca degli anni 70, che attravers un cammino lungo e faticoso.
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buona spiegazione per la sostituzione di codice scritto; dunque, non pare di poter
ritenere un sistema grafico in astratto pi perfetto di un altro ed difficile sostenere
adeguatamente lidea per cui nella storia dei sistemi di scrittura ci sia unevoluzione
che procede dai sistemi logografici a quelli alfabetici attraverso i sillabari31. Gli
esempi di ritorno a un sistema ritenuto meno perfetto da uno gi alfabetico sembrano confermare queste ipotesi (ad es.: i semi-sillabari nord-italici e iberici, la
lunga resistenza del sillabario cipriota, la scrittura etiopica, i sistemi indiani di derivazione aramaica ecc.).
Da un punto di vista strettamente linguistico, poi, tutti i fenomeni osservati, dal
code-switching al code-mixing, ai prestiti, ai calchi, sono perfettamente interpretabili
alla luce della teoria dellinterferenza linguistica, confermando come anche i codici
scritti si possano interpretare come codici di primo livello, esposti agli stessi fenomeni dei codici di tipo verbale32.
Nuove esigenze possono eventualmente richiedere ladozione di un sistema di
scrittura completamente diverso, ma tale adozione in s estremamente dispendiosa
(anti-economica) e traumatica, cosicch la normale risposta alle nuove necessit
rimane il perfezionamento del sistema gi adottato (ad es. lalfabeto greco ionico,
rispetto agli alfabeti greci arcaici, permette di distinguere la lunghezza e il timbro di
alcune vocali) oppure una sostituzione estremamente diluita nel tempo, dove i due
sistemi di scrittura convivono nelluso per un lungo periodo33. Lapprendimento del
nuovo sistema faticoso e inizialmente passa attraverso la competenza nella lingua
dorigine del sistema stesso, poich la scrittura non viene trasportata senza una lingua veicolata34.
Le uniche innovazioni che hanno trovato uneffettiva realizzazione storica sono
state quelle introdotte e propagandate da unautorit forte: di volta in volta tale ruolo
di promotore della sostituzione di sistema di scrittura si pu concretizzare in uninfluente autorit politica o religiosa, oppure in un potente gruppo rappresentante
omogenei interessi economici e commerciali; pi raramente si trattato di un gruppo
di intellettuali o di un movimento di tipo culturale. Lidentit del soggetto proponente si dimostrata spesso molto pi importante e decisiva dellesigenza linguistica
(reale o fittizia) della comunit di parlanti. La scrittura che si impone in genere una
scrittura di prestigio35. La fedelt grafica cos ottenuta una potente leva di pro-
31. Lalfabeto considerato come il sistema grafico pi economico. Ci vero fino a un certo punto:
economico nellapprendimento della sequenza alfabetica, nei valori dei grafemi uti singuli, ma non
nella loro messa in atto che significa essenzialmente costruire sillabe. A differenza che per i sillabari,
nellalfabeto le sillabe non sono date e la loro costruzione () particolarmente difficile da insegnare /
apprendere, specialmente per le occlusive (Pandolfini-Prosdocimi, op. cit., p. 170).
32. Cfr. su questi aspetti Unseth, op. cit., pp. 19-42.
33. Sulle ricadute a livello sociolinguistico della sostituzione degli alfabeti epicorici greci con lalfabeto ionico si possono rileggere le considerazioni gi proposte da Guarducci, op. cit., p. 27.
34. In genere la cultura donatrice di scrittura , in un modo o nellaltro, in una posizione di egemonia
rispetto alla cultura ricevente. Il nuovo alfabeto adattato non secondo le necessit della nuova lingua,
ma secondo le prospettive della vecchia, che possono essere negative per la nuova (PandolfiniProsdocimi, op. cit., p. 164).
35. Si noti come la scrittura soccombente che viene gradualmente abbandonata subisca alcuni processi
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COMUNICAZIONI:
in buona parte avvicinabili a quelli identificati nel caso dellerosione e della scomparsa dei linguaggi
verbali (language death), sicch in questi casi si pu forse parlare di script death; su questo cfr. ad es.
Unseth, op. cit., pp. 29-31. Un caso significativo a tale proposito pu essere quello della scrittura
hanuo delle Filippine, un codice scritto di origine indiana ormai relegato al ristretto dominio duso
delle poesie damore.
36. Cardona, Antropologia della scrittura, cit., p. 124.
37. Cfr. Id., Storia universale della scrittura, cit., pp. 186-187.
38. Cfr. V. Brugnatelli, Tra sillabe e alfabeti: i meccanismi della scrittura, in Bagnasco-Cordano (a
cura di), op. cit., pp. 17-26.
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