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"Un Cristianesimo che va d'accordo con tutto e che compatibile con tutto
superfluo". Intervista al cardinale Joseph Ratzinger (2002)
consapevolezza che dietro a tutte le forme di religiosit si nasconda l'Uno ineffabile, in cui noi tutti
siamo identici a Dio, si congiunge oggi con il relativismo occidentale ed esercita, a partire da qui,
una particolare forza d'attrazione.
Qualcosa di simile si potrebbe dire circa gli sviluppi del buddhismo, il cui concetto di
compassione viene avvicinato a quello dell'amore cristiano, intendendo cos di nuovo
evidenziare l'identit ultima delle religioni. Tuttavia alle tendenze universalistiche si
contrappongono anche reazioni particolaristiche, che vogliono consapevolmente racchiudere entro
ben definiti confini ci che estraneo, che intendono affermare la propria identit e che rifiutano il
cristianesimo in quanto estraneo e l'attivit missionaria in quanto imperialismo religioso.
Inoltre presente in tutto il mondo una tendenza alla politicizzazione della religione: la sua
universalit consisterebbe, in definitiva, nel suo utilizzo a fini politici per difendere la giustizia,
la pace e per preservare la creazione. Ben vengano questi obiettivi! Ma l dove la religione viene
misurata secondo i suoi scopi e secondo la sua utilit nella politica mondiale, la si distrugge
dall'interno. A ci collegata la tendenza all'universalizzazione della teologia della liberazione.
Al buddhismo, in primo luogo, nulla cos estraneo quanto l'idea di cambiare il mondo e di dare un
nuovo assetto alle istituzioni mondane. Ma sulla via che conduce a una diversa interpretazione
dell'idea di compassione K.N. Jayatilleke, per esempio, potuto giungere fino al punto di spiegare
la democratizzazione della societ come una esigenza insita nel buddhismo. Non stupisce allora che
nella situazione in cui si trovava il Medio Oriente potessero nascere teologie della liberazione di
impronta islamica. Si tratta di un fenomeno marginale nel processo della rinascita dell'islam.
Anche questo processo molto stratificato e non sarebbe concepibile senza il contatto con il
cristianesimo.
Esso trae vantaggio soprattutto dalla povert della fede dei cristiani, dal predominio di filosofie
radicalmente secolariste nel mondo occidentale, da cui il sentimento religioso dei popoli islamici
prende le distanze: il cristianesimo sembra aver perso la sua forza vitale, e ci fa s che si faccia
sentire ancora di pi la forza religiosa dell'islam.
In questi processi la componente politica rilevante, tanto pi che per l'islam l'elemento politico
non comunque scindibile da quello religioso. Tuttavia bisognerebbe guardarsi dall'interpretare
tutto questo solo in chiave politica misconoscendone la forza religiosa, tutt'altro che assente. Il
disgregamento del cristianesimo a opera del pensiero secolarista ha portato in Occidente a nuove
forme di religiosit, che si celano dietro la cangiante etichetta di "New Age".
Non si cerca la fede ma l'esperienza religiosa, si va alla ricerca dei sentieri che conducono
all'unione "mistica", e in tal modo si giunge anche a una riscoperta delle religioni precristiane,
si assiste a un ritorno di di e riti precristiani.
La madre terra e il padre sole, se considerati insieme, corrispondono alle idee egualitaristiche
dell'epoca pi che la fede nel Dio unico; le immagini mitiche sono in auge e i rituali semimagici
appaiono pi promettenti della sobria ebbrezza della liturgia cristiana, per non parlare delle sue
atrofizzazioni razionalistiche dei tempi recenti.
Siamo cos giunti al cristianesimo. Si possono subito riconoscere due tendenze fondamentali
che si contrappongono reciprocamente: da un lato i tentativi di un proseguimento sul
cammino della razionalizzazione e di un adeguamento, il pi completo possibile, ai moderni
standard di vita.
Questi conformismi non conducono per per loro natura a un rafforzamento del vincolo
religioso, ma alla sua progressiva dissoluzione. Un cristianesimo che va d'accordo con tutto e
che compatibile con tutto superfluo.
Del resto nei razionalismi estremi sempre incombente il rovesciamento nel mito, che non ha
bisogno di una giustificazione razionale, bens rappresenta un irrazionale programma aggiunto per
la realizzazione della concezione secolarista del mondo. Dall'altro lato si hanno risvegli della fede
di rinnovata intensit, che all'interno della Chiesa si manifestano nei movimenti religiosi,
mentre al di fuori di essa assumono forme ecclesiali autonome. Ci che pi salta agli occhi la
rapida crescita delle Chiese pentecostali, che mostrano fervore religioso, fede salda e nel
contempo un interesse relativamente scarno per le questioni di carattere istituzionale; quello
che contraddistingue i pentecostali il forte risalto dato all'esperienza religiosa. Grande
successo hanno le cosiddette comunit fondamentaliste, che sono caratterizzate da una chiara
professione di fede e da nette delimitazioni di confini nei confronti del mondo secolare.
Chi crede vuole sapere in che cosa crede e perch crede; cerca fermezza, decisione e un percorso
chiaro. Tutti questi fenomeni, naturalmente, si possono osservare anche nella Chiesa cattolica.
Diventa sempre pi evidente come l'adeguamento progressivo, il continuo confondersi dei tratti
essenziali della fede, non apra alcuna via verso il futuro.
Per la Chiesa cattolica importante possedere una chiara consapevolezza della sua universalit, sia
nella prospettiva sincronica sia in quella diacronica: essa unisce uomini e culture di tutti i luoghi e
di tutti i tempi. La Chiesa cattolica una forza che unisce in un mondo minacciato dai
particolarismi. Questo nel contempo sta a significare il suo carattere metapolitico: in se stessa la
Chiesa non uno strumento politico, la fede ha il suo ambito proprio, che costituisce un correttivo
di tutto ci che politico e contemporaneamente forza morale per la sua giusta configurazione.
In definitiva, la fede d all'essere umano i contenuti essenziali sul suo "da dove" e sul suo
"verso dove": una certezza che ci accomuna e ci sostiene durante la vita e al momento della
morte. Tale fede da un lato aperta alla ragione; l'apertura nei confronti della ragione e la
responsabilit verso di essa essenziale per la fede.
Ma la fede conferisce alla ragione anche un'ampiezza di orizzonti e una certezza che la ragione,
proprio nelle domande essenziali dell'esser-uomo, da s sola non pu avere e che ci conduce
oltre la sola ratio, verso la profondit dell'intellectus (per riprendere una distinzione dei Padri e
del Medioevo), dischiudendo anche la dimensione della mistica, del contatto dell'anima da parte
del Dio vivente.
2) Dopo il declino della critica, lungamente sollevata, secondo cui la religione varrebbe come
oppio dei popoli, quali interrogativi e problemi verosimilmente interpellano con maggior
vigore la coscienza umana e religiosa del XXI secolo?
difficile fare previsioni, perch potrebbero sempre entrare in scena improvvisi cambiamenti della
coscienza storica. All'inizio del XX secolo chi avrebbe potuto prevedere che negli anni Venti il
liberalismo sarebbe stato improvvisamente considerato una ideologia borghese ormai superata, al
cui posto erano subentrati l'esistenzialismo, la filosofia dei valori e nuovi abbozzi della metafisica?
All'inizio degli anni Sessanta chi avrebbe potuto prevedere che nel 1968 sarebbe sopraggiunta una
svolta che a sua volta rigettava l'esistenzialismo come filosofia borghese e invece implicava di
rivolgersi con passione al marxismo? Allo stesso modo anche noi oggi non possiamo prevedere i
possibili cambiamenti della coscienza collettiva.
Come appare dalla situazione attuale, ci saranno da un lato una riabilitazione del mito e delle
forme di religiosit di impronta mitica, in cui l'essere umano cerca l'esperienza della comunit,
dell'unit di anima e corpo, dell'unitotalit e la fuoriuscita dai vincoli del mondo della tecnica
come momenti di libert, di oblio, in sintesi di felicit.
A tale riguardo potrebbe ulteriormente aumentare la frattura fra il mondo del razionale e i mondi
dell'esperienza irrazionale. Ci significherebbe poi in ambito filosofico un ulteriore allontanamento
dalla metafisica e un consolidamento del dominio del positivismo come unica forma della
razionalit, per cui la capacit di comprendere che cosa sia la ragione e che cosa sia razionale si
riduce sempre pi.
Ma vedo anche possibili nuovi risvegli della fede cristiana, di una cattolicit viva, e da ci
giungeranno anche nuovi impulsi per la filosofia. Come negli anni Venti del secolo scorso la
fenomenologia husserliana all'improvviso aveva aperto le porte per un rinnovamento della
metafisica e il personalismo aveva mutato il quadro della filosofia, cos una fede rinnovata aprir di
nuovo alla filosofia le porte delle domande primigenie dell'essere umano - domande fondamentali e
mai risolte - sulla sua origine e il suo futuro, sulla vita e la morte, su Dio e l'eternit.
3) Il liberalismo filosofico, di cui nota la considerevole diffusione ai vari livelli della cultura
occidentale, continua a sostenere che il primo e fondamentale "bisogno umano" debba
ravvisarsi nella libert. Considerando questo assunto, si fa strada la riflessione se non siano
presenti nell'uomo bisogni, domande, esigenze almeno (e forse pi) fondamentali di quello
vertente sulla libert, la quale dal liberalismo filosofico intesa solo come libert di scelta.
Non sembra questa una seria restrizione del problema?
In effetti ci troviamo di fronte a una pericolosa unilateralizzazione delle domande fondamentali
sull'esistenza umana. Il concetto stesso di libert viene ridotto indebitamente.
In generale il concetto di libert non solo ridotto a quello di libert di scelta, ma anche
concepito da un punto di vista esclusivamente individualistico; per fare un esempio, nel senso in
cui una volta era stato formulato dal giovane Marx: La libert consiste "nel fare oggi questo,
domani quello... proprio a seconda di come ne ho voglia".
Ma in tal modo si dimentica che l'umanit ci data solo nel nostro essere l'uno con l'altro e che la
mia libert pu funzionare solo in unione con la libert degli altri. Siamo collegati l'un l'altro in un
sistema di prestazioni reciproche: solo cos nutrimento, salute, lavoro e tempo libero possono essere
assicurati.
La mia libert sempre una libert dipendente, una libert con gli altri e attraverso gli altri.
Senza la sinergia con le altre libert, la mia libert annienta se stessa. Dunque, la libert in
primo luogo deve tener conto del reciproco essere l'uno con l'altro. Non pu essere
arbitrariet, ma ha bisogno dell'ordinamento delle libert e dell'osservanza delle sue regole.
Se cos , segue subito la duplice domanda: chi stabilisce queste regole? E qual il criterio
secondo cui vengono istituite?
Alla prima domanda oggi rispondiamo rinviando alla democrazia come forma regolatrice delle
libert, e ci giusto. Tuttavia rimane la seconda domanda, perch devono pur esserci dei criteri
per il giusto ordinamento delle libert. Ora, noi diciamo: la maggioranza che decide. Ma ci
possono anche essere maggioranze malate, e il secolo scorso lo ha dimostrato. Ci pu essere una
maggioranza che decide che una parte della popolazione deve essere sterminata perch ostacola
il godimento della propria libert.
Oppure che un popolo confinante deve essere combattuto perch restringe il proprio spazio vitale.
Ci sono norme che nessuna maggioranza pu abrogare. Cos davvero necessario porre la
domanda: quali sono i beni che nessuno pu distruggere senza distruggere l'essere umano e in tal
modo anche la libert? La domanda sull'incondizionatamente buono e sull'incondizionatamente
malvagio non pu essere elusa, se ci deve essere un ordinamento della libert che sia degno
dell'uomo. La libert un bene, ma tale solo in una rete di rapporti con altri beni, dai quali solo
risulta chiaro che cosa sia libert effettiva e che cosa libert illusoria.
4) Nonostante la fine catastrofica dell'"ateismo scientifico-dialettico" di origine marxista,
permane nella cultura occidentale postmoderna una forte obiezione nei confronti del
cristianesimo, che si esprime come agnosticismo e ateismo aggressivi di origine empiristica,
scientistica, scettica. Stanno vincendo Hume e Bentham? Come valutare l'atteggiamento che
intende prescindere sistematicamente da Dio nel campo civile, procedendo etsi Deus non
daretur? Sarebbe questo il canone centrale di ogni autentica morale laicista?
In effetti sembra che attualmente il pensiero continui a svilipparsi in questa direzione. Dopo che il
marxismo, di fronte alla svolta del 1989, continua ancora oggi a trovarsi in una pausa di riflessione,
le filosofie simili a quella del razionalismo critico di Popper corrispondono maggiormente al senso
contemporaneo di ci che si pu considerare razionale. La verit in quanto tale - cos si pensa - non
pu essere conosciuta, ma si pu avanzare a poco a poco solo con i piccoli passi della verificazione
e della falsificazione. Si rafforza la tendenza a sostituire il concetto di verit con quello di consenso.
Ma ci significa che l'uomo si separa dalla verit e cos anche dalla distinzione tra il bene e il male,
sottomettendosi completamente al principio della maggioranza. Ho gi cercato poc'anzi di indicare
dove ci possa condurre e quale tirannia della falsit possa essere istituita nel dominio esclusivo del
principio del consenso. Il cammino in questa direzione comincia gi, naturalmente, nell'idealismo
tedesco, quando si parte dal presupposto che l'uomo possa conoscere non la realt in quanto tale ma
solo la struttura della sua coscienza. Nel frattempo filosofie come quelle di Singer, Rorty, Sloterdijk
indicano ulteriori radicalizzazioni nella stessa direzione: l'uomo progetta e "monta" il mondo senza
criteri prestabiliti e cos supera necessariamente anche il concetto di dignit umana, sicch anche i
diritti umani diventano problematici. In una siffatta concezione della ragione e della razionalit non
rimane spazio alcuno per il concetto di Dio. E tuttavia la dignit umana alla lunga non pu essere
difesa senza il concetto di Dio creatore. Essa perde cos la sua logica. Naturalmente noi non
possiamo e non ci consentito di costringere alcuno a credere in Dio. Tanto pi urgente allora il
compito di far di nuovo valere il concetto di Dio creatore nella sua razionalit e di tenerlo presente
nel conflitto della ragione. Riguardo a ci i pensatori cristiani hanno una grande missione davanti a
s.
5) Osservatori di varia estrazione sostengono che in atto un abbandono interno alla Chiesa
delle "prove" della verit del cristianesimo, della sua pretesa alla verit. Si adduce a conferma
che gli esponenti cristiani amino dialogare solo con quei settori della cultura che accolgono
solo la funzione sociale della religione, la sua utilit civile, i suoi simboli, mentre si
mostrerebbero indifferenti alla verit degli asserti di fede. A suo parere, si pu assegnare
validit a tale diagnosi, secondo la quale la prassi attuale del cattolicesimo riterrebbe
secondaria la verit dei propri contenuti?
Probabilmente vero che importanti settori del cattolicesimo attualmente nel dialogo con i
non credenti accantonino la domanda sulla verit considerandola priva di prospettive e quindi
sterile e vogliano focalizzare il dibattito sull'utilit sociale della fede. Per specifiche fasi della
discussione questo pu essere ammesso oppure pu costituire l'unica via percorribile.
Ma se complessivamente si volesse lasciar cadere la pretesa alla verit e in tal modo si intendesse