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NOTA INTRODUTTIVA
Il Movimento neocatecumenale, sorto in Spagna nel 1964 ad opera di
Kiko Arguello, ha trovato in Italia, come nel resto del mondo,
un'accoglienza di segno opposto: diocesi e parrocchie dove accolto come
un dono di Dio, altre, invece, dove considerato un pericolo per la Chiesa,
alla pari dei "Testimoni di Geova".
I favorevoli portano a sostegno della loro adesione alcune motivazioni
come: le foto di Kiko con il Papa e le parole elogiative del movimento
pronunciate da Paolo VI e Giovanni Paolo II, in occasione di udienze; la
diffusione ed accoglienza in numerose parrocchie del mondo intero; il
riavvicinamento alla fede di molti che ne erano lontani; l'attivit
missionaria dei loro "itineranti"; i Seminari sorti ad opera di Kiko e che
forniscono alla Chiesa vocazioni sacerdotali provenienti da tutto il mondo;
la lettera del Papa del 30 agosto 1990 a S.E. Mons. Cordes!
Gli oppositori mettono in risalto, invece, alcuni aspetti negativi come:
l'assenza prolungata (che pu durare oltre 20 anni) dei neocatecumenali
dalla vita della Parrocchia in cui sorgono; l'instaurazione, in queste, di una
struttura che si presenta come parallela a quella ufficiale della Chiesa;
l'emarginazione statutaria dei Sacerdoti o Parroci aderenti al movimento
ridotti a semplici amministratori dell'Eucaristia e della Penitenza;
l'obbedienza che questi devono ai catechisti del gruppo, ritenuti i veri ed
esclusivi distributori della verit e dei carismi; l'eliminazione di tutti gli
altri movimenti ecclesiali esistenti nelle Parrocchie; la trasformazione
inesorabile delle medesime in una struttura dove ha diritto di vita soltanto
il Movimento ed i suoi aderenti; il sorgere di una liturgia contraria alle
disposizioni date in materia dall'autorit competente della Chiesa; certe
confessioni pubbliche di peccati gravi; l'imposizione di princpi, che si
catechisti per la fase di conversione. Appunti presi dai nastri degli incontri
avuti da Kiko e Carmen per orientare le quipes di catechisti di Madrid
nel febbraio del 1972. La pubblicazione stata curata dal Centro
Neocatecumenale "Servo di Jahv" in San Salvatore, Piazza San Salvatore
in Campo - 00186 Roma - Tel.: 6541589 - Marzo 1982", accompagnandoli
da un nostro commento.
I fautori del movimento che inizialmente avevano negato l'esistenza di
questo testo, non potendo pi persistere nella negazione di ci che
moltissimi ormai conoscevano, ci hanno accusato di fare "estrapolazioni"
non corrispondenti al vero pensiero degli autori. Oltre tutto, essi
affermavano, quel testo frutto di una raccolta delle catechesi fatta da
alcuni membri del movimento. Sono perci un semplice "canovaccio, una
traccia", non i testi originali di Kiko.
La nostra pubblicazione ha lo scopo di rompere la convinzione,
radicatissima tra gli aderenti al "movimento", della "sacralit,
impeccabilit e intangibilit" di questo testo, mostrando loro come, sotto
lapparenza di frasi semplici e grondanti entusiasmo, si nascondano errori
contro la fede della Chiesa. Di questi errori e della loro confutazione, si
fanno soltanto dei brevi cenni, rimandando, per una trattazione pi
completa, ai testi specifici. Si dice che il testo di Kiko riporta soltanto
alcune idee delle sue catechesi.
A parte che anche i titoli delle 95 tesi affisse nel 1517 da Lutero alla porta
della Cattedrale di Wittemberg erano semplici proposizioni, da cui per
incominci lo scisma protestante, il fatto che questo "canovaccio"
costituisce ancora la base delle catechesi impartite in tutte le comunit, ci
ha indotto a ritenere che le idee contenute nel testo corrispondevano in
pieno al pensiero degli autori.
N Kiko n Carmen hanno mai smentito quanto veniva loro attribuito.
A conferma del rispetto che i N.C. hanno verso le catechesi di Kiko, si pu
addurre quanto ci hanno detto alcuni dirigenti del movimento: "I testi di
Kiko non si toccano".
Con questo lavoro vogliamo finalmente rompere il muro di mitica
segretezza costruito intorno alle catechesi kikiane.
Non c' alcuna animosit all'origine del nostro impegno. Siamo stati
mossi da una esigenza di chiarezza su quanto riguarda la fede cattolica che
professiamo ed amiamo, come pure dalle richieste di tanti fedeli desiderosi
di sapere se la fede che avevano ricevuto dalla Chiesa, doveva essere
abbandonata per adeguarla a quella impartita in questo testo. Con ci non
Seconda parte della catechesi sull'EUCARISTIA (da pag. 315 a pag. 335 bis). Per chi
interessato a leggere tutto il testo pu consultarlo nella sezione "Testi riservati del
Movimento Neocatecumenale" (oppure clicca sul testo che segue per accedere al documento
-Euc_2da).
Pag. 315 (1 capoverso)
"Immaginate quello che fu nella Chiesa primitiva l'Eucaristia, questa manifestazione di Cristo
risorto, questo Spirito manifestato agli uomini e comunicato che li fa partecipare dell'opera di
Ges Cristo risuscitato dai morti. Immaginate quello che fu l'esplosione delle prime comunit
cristiane nell'Eucarestia."
Nota: Il C.C.C. (n 1323) ci ricorda che Ges nell'ultima cena ha istituito il sacrificio eucaristico del suo
Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il "sacrificio della croce", e
per affidare cos alla Chiesa il memoriale della sua morte e resurrezione''. Per la Carmen l'Eucarestia
solo "la manifestazione di Cristo Risorto"!
Questa partecipazione non comporta nei "laici" lesercizio del Sacerdozio ministeriale, ma solo di quello
comune ad ogni battezzato come membro del Corpo mistico di Cristo; mentre i laici si rivolgono a Dio
per mezzo della mediazione del Capo del Corpo mistico, i "chierici" (Vescovo - presbiteri) essendo
partecipi della medesima dignit del Capo, accedono a Lui immediatamente, come il Cristo che essi
rappresentano (Vat. II, L.G. 10; C.C.C. n 1348, 1368 e 1369).
La Messa dunque valida anche se celebrata senza lassistenza dei fedeli (C.C.C. n 1369, 1410 e 1411).
assolutamente certo, contro le aberrazioni protestanti del neo-modernismo, pre e post conciliare,
fondate pretestuosamente sullindole pubblica, sociale del Sacrificio Eucaristico. Questo celebrato da
Cristo, unico vero mediatore presso il Padre, che, avendo istituito la liturgia sacrificale e il sacerdozio
gerarchico, si serve dei ministeri del culto operanti per sua virt e per suo nome; perch tutti possano
godere i frutti della Passione redentrice.
Il Sacerdote, dunque, non celebra in nome del popolo quasi che questo gliene conferisca il potere; che, al
contrario, gli comunicato direttamente dal Cristo per cui solo rappresentando il Cristo, rappresenta
anche il popolo; vale a dire, solo svolgendo le funzioni del Capo, soddisfa alle esigenze delle sue membra.
Perci il ministro, impersonando il Mediatore universale, non celebra mai una messa privata e, peggio,
non valida.
Lo afferma chiaramente Pio XII nella Mediator Dei: "Ogni volta che il Sacerdote ripete ci che fece il
Divin Redentore nellultima cena, il sacrificio realmente consumato, ed esso ha sempre e dovunque,
necessariamente per la sua intrinseca natura, una funzione pubblica e sociale in quanto lofferente agisce
a nome di Cristo e dei cristiani dei quali il Divin Redentore Capo, e loffre a Dio per la Santa Chiesa
Cattolica e per i vivi e i defunti.
E ci si verifica certamente sia che vi assistono i fedeli ... sia che non vi assistano, non essendo in nessun
modo richiesto che il popolo ratifichi ci che fa il Suo ministro" (iv. n 79).
A questi insegnamenti corrispondono le norme del C.J.C. che nel canone 902 afferma che i sacerdoti
possono celebrare la S. Messa in modo individuale. E pi chiaramente nel canone 904 recita: "memori
che nel mistero del Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente lopera della redenzione, i
sacerdoti celebrino frequentemente; anzi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la
quale, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, sempre un atto di Cristo e della Chiesa,
nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito".
Questa norma rimane valida, anche se, per motivi pastorali, il C.J.C. al canone 906 dice: "Il Sacerdote
non celebri (= esortativo!) il sacrificio eucaristico senza la partecipazione di almeno qualche fedele, se
non per giusta e ragionevole causa".
Il Vat. II, nella P.O. n 13, ripete le stesse cose..: "Nella loro qualit di ministri delle cose sacre e
soprattutto nel Sacrificio della Messa, i Presbiteri agiscono in modo speciale a nome di Cristo".
La celebrazione quotidiana (della Messa) viene raccomandata perch " sempre un atto di Cristo e della
sua Chiesa anche quando non possibile che vi assistano i fedeli".
Lo stesso insegnamento aveva dato il Papa Paolo VI nellenciclica "Misterium Fidei" del 3 settembre
1964: "Giacch ogni Messa, anche se privatamente celebrata da un sacerdote, non tuttavia cosa
privata, ma azione di Cristo e della Chiesa, la quale nel sacrificio che offre, ha imparato ad offrire se
medesima come sacrificio universale, applicando per la salute del mondo intero lunica e infinita virt
redentrice del Sacrificio della Croce" (Cfr. A.A.S. 57,1965 pag. 761 e 762; inoltre: Vat. II, De Sacra
Liturgia, 4-12-1963, n 26, 27; A.A.S. 56,1964 pag. 107; C.C.C. n 1548, 1552, 1553 e 1566).
"La necessit della presenza dei fedeli per celebrare lEucaristia si fonda sulla teoria della
transignificazione e della transfinalizzazione per la quale tutta la comunit partecipa alla creazione del
senso nuovo che il pane e il vino assumono nellEucaristia (cfr. F. Xavier Durrwell, LEucaristia, pag. 20
seg.). Secondo i seguaci di questa teoria (e Kiko sembra essere uno di questi) la presenza dei fedeli
diventa necessaria perch i gesti damore (il dono del pane e del vino come segno dellamore assoluto di
Cristo per noi) realizzano la presenza soltanto quando il dono e laccoglienza sono reciproci. Per questo
tutto intero il Signore Ges; anche se due specie, come segni, hanno un significato pi evidente.
La Chiesa ha sempre creduto cos!
Ci dimostrato dalla prassi orientale di dare ai neonati battezzati l'Eucaristia sotto la specie del vino:
come pure dell'uso della comunione sotto le sole specie del pane, che inizia nel secolo XII. Il Concilio di
Trento (sess. XXI) dichiarer che la Comunione sotto le due specie "non di diritto divino per coloro che
non celebrano la S. Messa". Anche se il Vat. II conceder pi spazio alla Comunione sotto le due specie, il
principio dottrinale, fissato da Trento, resta valido: con la Comunione ad una sola specie si riceve Ges
nella totalit del suo mistero pasquale.
La Chiesa disponendo cos, ha interpretato autenticamente il pensiero di Cristo.
San Pietro (contrariamente a quanto Kiko afferma a pag. 329) oggi non si meraviglierebbe affatto della
disposizione di un suo successore, investito della sua stessa autorit e guidato dal suo stesso Spirito. Ogni
spiegazione della parola di Dio per essere valida, non deve dimenticare questi principi.
pi nella Chiesa.
Kiko e Carmen sembrano negare completamente questa dottrina, nascondendo questa eresia, che poi e'
la stessa di Lutero, sotto una valanga di parole, di espressioni roboanti, capaci forse di colpire orecchie di
principianti, ma non l'intelligenza di chi conosce pi a fondo l'insegnamento della Chiesa.
Da queste premesse dottrinali, diffuse insistentemente tra gli aderenti al movimento, sono originati altre
convinzioni ed atteggiamenti che non sono conformi n alla dottrina cattolica n alla prassi comune dei
fedeli, come per esempio l'assenza quasi assoluta dei N.C. a qualsiasi pratica in onore della Santissima
Eucaristia al di fuori della S. Messa.
e nella solennit del Corpo e Sangue del Signore, il popolo cristiano chiamato ad onorare in modo
particolare con ladorazione questo ammirabile sacramento.
Si pu concludere, molto amaramente, che:
1) I neocatecumenali (o meglio Kiko e Carmen) non credono alla presenza reale di Cristo sotto le
apparenze del pane e del vino consacrati terminata la messa.
2) Non credono che questa presenza si estenda anche ai frammenti ("le briciole") del pane.
3) Ne consegue che quanti credono nella presenza reale dell'Eucaristia, terminata la Messa, a
giudizio dei N.C. compiono un atto di idolatria.
4) E poich la "lex orandi" una dimostrazione della "lex credendi", e cio, che la preghiera
della Chiesa dimostra la sua fede, si dovranno condannare, secondo queste premesse, tutti coloro
che promuovono il culto eucaristico, nelle varie forme o manifestazioni, come XL ore, congressi
eucaristici, ore di adorazione, ecc. ecc.
5) Infine, l'affermazione in cui si dice "che se Cristo avesse voluto l'Eucaristia per restare l (=
cio nel Tabernacolo) si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male", un insulto a
tutta la Chiesa, che incominciando dal Sommo Pontefice ed abbracciando schiere numerose di
Istituti religiosi, di Santi, di Martiri, di Vescovi e Sacerdoti hanno fatto, nel corso dei secoli,
dell'adorazione eucaristica il centro della loro spiritualit e del loro apostolato. Spiritualit
questa che sostiene, anche oggi, milioni di fedeli di ogni grado culturale e sociale.
Non da meravigliarsi se da queste teorie, diffuse nelle catechesi, nascono poi certi comportamenti
comuni (dove pi dove meno) a tutti i gruppi neocatecumenali.
"L'adorazione e la contemplazione ( scritto nel testo) sono specifiche della Pasqua, ma dentro la
celebrazione, non come cose staccate" (pag. 331).
Questa affermazione conseguenza della convinzione che la Presenza reale non esiste pi terminata la
celebrazione della Messa. Ed i neocatecumenali sono logici all'insegnamento loro impartito. Risulta da
innumerevoli testimonianze che essi non fanno mai (con eccezioni rarissime) alcun gesto di adorazione
passando davanti al Tabernacolo, n qualche visita al SS.mo. Lo stesso avviene il Gioved Santo, quando
il SS.mo viene solennemente esposto dopo la celebrazione della Messa in "Coena Domini".
Si aggiunga la trascuratezza verso i frammenti del pane consacrato ("le briciole") che numerosi cadono
per terra, sia per il modo di confezionare il pane usato nella celebrazione, sia per quello di passarselo
reciprocamente. Questi frammenti, visibili anche ad occhio non esperto, se caduti per terra, non sono
raccolti ma calpestati e trascurati come le briciole che cadono da una qualsiasi mensa.
Esistono a questo proposito documentazioni che vengono da ogni parte oltre quelle viste personalmente
insieme ad altri testimoni avvenute nella Basilica di S. Giovanni in Laterano. Dopo certe celebrazioni dei
neo-catecumenali, pie persone hanno curato di raccogliere - per poi inviare alle autorit del Vicariato - i
frammenti che numerosi erano caduti per terra e che venivano calpestati dai presenti, ma si cercato di
impedirli.
I neo-catecumenali per difendersi dall'accusa di profanazione affermano che sui frammenti rimasti dopo
la celebrazione, prima che vengano buttati come rifiuti comuni, un loro "ostiario o ostiaria" recita una
preghiera che li ... sconsacra!
Ad un sacerdote che si meravigliava per quanto si faceva delle "briciole", un presbitero ha detto: "ma tu
ci credi ancora?".
Collegato a questa convinzione l'atteggiamento da essi tenuto dopo la S. Comunione. Il ringraziamento
non si deve fare (pag. 330). A sostituirlo hanno introdotto una specie di danza "biblica" fatta intorno al
tavolo che servito da mensa, perch essi non celebrano mai su un altare consacrato, anche se si
mentalit e nella pratica di tanti semplici neocatecumenali, che non credono pi al valore di una Messa
celebrata di giorno, anche se questo la Domenica.
"A pensarci bene lo spostamento della celebrazione della Messa alla notte tra il Sabato e la Domenica,
sembra essere un tentativo simile a quello protestante di progressivo slittamento allindietro, di un
ritorno al monolitico Jahv, mentre il Dio Trinitario rischia di scolorire." (Messori: Sfida della fede, pag.
238-239).
Da questo spostamento ne segue che la Domenica, per i N.C., soltanto il giorno dellincontro, della
convivenza, dellesposizione delle proprie esperienze, e non pi il giorno dellincontro con Dio: il giorno
del Signore.
In qualche parrocchia, i N.C. sono capaci di partecipano raramente alla Messa domenicale.
Per fortuna molti Vescovi italiani, tra cui quattro Cardinali, hanno preso posizione contro questa pratica
della messa notturna dei N.C. Si confronti anche quanto a pi riprese ha scritto il liturgista P. Rinaldo
Falsini, su "Vita Pastorale" in alcuni numeri del 1996 e 1997!
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A questo punto, come indicato, riportiamo la nota conclusiva del testo "UN SEGRETO
SVELATO":
CONCLUSIONE
Come le note hanno certamente evidenziato, l'esame accurato del testo
"orientamenti" di cui ci siamo limitati a riportare i passi pi significativi,
ci ha portato a concludere che il Movimento Neocatecumenale fonda la sua
Catechesi nella negazione di alcune verit fondamentali della fede. Esse
comprendono: il Magistero della Chiesa; i Sacramenti, specialmente della
Penitenza e dell'Eucaristia; il valore sacrificale della Messa; la presenza
reale di Ges dopo la celebrazione eucaristica; il valore redentivo della
morte in croce di Cristo; la distinzione tra sacerdozio ministeriale e
sacerdozio comune. Altri errori, non meno gravi, riguardano la grazia, la
libert, il peccato.
Anche se tra gli aspetti positivi riconosciuti comunemente, c' quello di un
riaccostamento alla Parola di Dio, questo viene gravemente vanificato dal
metodo interpretativo della medesima, che non sempre rispettoso oltre
che delle verit fondamentali, a cui sopra abbiamo accennato, anche delle
norme dell'esegesi e dell'insegnamento del Magistero. Sussiste invece un
massimalismo tenace, per il quale gli aderenti al Movimento vengono
assimilati ai "Testimoni di Geova".
Dal testo risulta inoltre che il Cammino sar lungo. Infatti gli anni della
sua durata sono andati gradatamente crescendo: da 7 a 15, a 20! Si ha cos
opportuno ricordare gli interventi dei Vescovi piemontesi nel 1981; del
Vescovo di Brescia, Mons. FORESTI nel 1986; del Vescovo di Novara
nellagosto del 1987 e della Commissione Episcopale Umbra (2/3/1986).
Col nostro lavoro non intendiamo suggerire ai nostri pastori un particolare
comportamento nei riguardi dei fratelli neocatecumenali. A norma del
Vaticano II (P.O. 7) e delle leggi della Chiesa (C.J.C. c. 305), ci siamo
proposti di dare, col nostro modesto lavoro, un contributo alla conoscenza
della verit. Lo abbiamo fatto non guidati da preconcetti, ma stimolati da
dolorose esperienze di molti che, invece di incontrare il Signore, si sono
ritrovati, a causa del Movimento N.C., lontani da Cristo e dalla sua
Chiesa.
Lo abbiamo fatto perch desideriamo che i nostri confratelli sacerdoti, per
la missione ricevuta da Cristo, possano correggere gli errori che
serpeggiano nel popolo di Dio. Lo abbiamo fatto anche per aiutare i
carissimi fratelli neocatecumenali a crescere in una fede genuina ed in una
carit autentica e universale. Solo cos essi diventeranno quello che
affermano gi di essere, e che noi pure sinceramente desideriamo: un dono
dello Spirito Santo per la Chiesa dei nostri tempi.
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