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dalla Gerusalemme liberata

11 Proemio
Il12oemio della Gerusalemme liberata ricalca puntualmente lo
~Q/J,emajissatodaUa. t~adiziom-.epica ed e ripartito in tr:e.momenti:
1. Canto: Tasso rispetta il t6pos degli l!!3SPQsizione.dell..~(J,rgOrrwntoA.
delpoema( ottava 1), l 'invocazione alla
esordi delI'epica e nelIa prima ottava.ê.P():
~Y.a1:gomen.t9. I versi ricordano il famoso ,}liisa; (óttave 2-3), la deaipa alsignore, che introduce il. motivo eneo-
mizio delI'Eneide virgiliana (<<Armavirum- \.1'niastico (ottave 4-5).
que cano»). ~.

2. pietose: pie, perché poste aI servizio 1 G~nto1 l'arme pietose2 e '1 capitano3
delIa fede.
3. eapitano: Goffredo di Buglione. che '1 gran sepolcro libero di Cristo.
4. aequisto: Ia conquista di Gerusalemme. Molto egli opro co '1 senno e con Ia mano,
5. e in van ... misto: «alIa conquista inu- molto soffrl nel glorioso acquisto 4; .
tilmente si opposero Ie forze infernali e
quelIe, ad esse alIeate, dei musulmani di e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
Asia e Africa». Con l' espressione popol di s'armo d'Asia e di Libia il popol misto5.
Libia I'autore intende riferirsi alle truppe II CieI gli diê favore, e sotto a i santi
egiziane. segni ridusse i suoicompagni erranti 6.
6. e sotto ... erranti: «e ricondusse i com-
pagni di Goffredo (erranti per aver cono- .
sciuto momenti di perdizione morale che 2 o Musa 7, tu che di caduchi allori
li hanno allontanati dagli obiettivi primari non circondi Ia fronte in Elicona 8,
deI Ioro impegno religioso e militare; spec-
chio di questo "errore" ê I'errare fisico, ma su nel cielo infra i beati cori
binomio topico dei romanzi cavallereschi) hai di stelle immortali aurea corona,
all'unità, sotto I'insegna della croce». tu spira 9 aI petto mio celesti ardori 10,
7. o Musa: alla proposizione segue I'jnvo- tu rischiara il mio canto, e tu perdona
~zi2ng alla MUl!a. Lo scrupoloso rispetto
delI'ortodossia fa si che Tasso, a differenza s'intesso fregi aI ver,..s'adorno in parte
di Dante, senta il bisogno di wmn~e Ia d'altri diletti, che de' tuoi, Ie cartell.
m1J,S..êc1>~g.ana (che circonda Ia fronte-ai
allori eaduehi, destinati a perire).da._q~l!a
cristiana, presentata come ispirazio.n~~- 3 Sai che lã corre il mondo ove piil versi
.Leste. di sue dolcezze il lusinghier Parnaso 12,
8. Elieona: iI monte sacro alle Muse. e che '1 vero, condito in molli versi,
9. spira: ispira.
10. eelesti ardori: un'ispirazione poetica
i piil schivi allettando ha persuaso.
CosI a l'egro fanciul porgiamo aspersi j
e religiosa. 1 ~.
"

11. e tu perdona ... le carte: I'autore in- di soaví Iicorgli orli deI vaso:
vOCa il perd()~.odella Mg§ailLq~ntQ,in succhi amari ingannato intanto ei beve,
conforrriità con Ie tesi espresse a proposito
e da l'inganno suo vita riceve 13.- .
deI poema eroico,jntr~c.Cê.m.a.U!!yerl~ sto-
rica episodi di inye~i9.neJ1gI,1 rigidamente
vincolatLà.[pIano storico..e relígr6aõ:' 4 Tu, .magnanimo Alfonsol4, il qual ritogli
12. Sai ... Parnaso: i Iettori (il mondo)
sono attratti dagli allettamenti seducenti
aI furor di fortuna e guiai ín porto
(lusinghiere) della poesia (il ... Parnaso, me peregrino errante, e fra gli scogli
monte Iegato aI culto di Apollo, il dio della e fra l'onde agitato e quasi absorto 15,
poesia). queste mie carte in lieta fronte accogli,
13. Cosi ...rieeve: Ia conclusione ripro-
che quasi in voto a te sacrate i' porto 16.
pone una ~..similitudine-dt'6Í'lgü'1e-Iu-
crezian.!! (De rerum natura, I, vv. 936-42), Forse un dI fia che Ia presaga penna
che ê anche, come neI caso deI poeta latino, osi scriver di te queI ch'or n'accenna.17
una dichiarazione di poetica: « I'inz-~no (i
molli versi) I}on ê fine a se stesso: serve
~..duca.dLE~n:..IY:i!...gaI1559 a11597.
i\j!l~lllCê:tr~ iyalori' positi'vr d~m-ã'f~g~, al. 16. queste ... porto: «accogli con benevo-
pari .dei an-avjJieor (di un liquido dolce) 15. il qual... absorto: ;;tü'c1ié-Sõttrãi Ienza questo poema che io presento a te
~P~I'ê9Sul bordo della-tazza(vaso) porto. all'imperversare della sorte e conduci in come se fosse consacrato in voto».
aI fanciullo ma1a1;Q(egro): egli beY_e.ra.mara porto me, pellegrino errante sballottato e 17. Forse ... n'aecenna: «verrà forse un
gledicma'(súeêbiamari) cheJqggariràgrji: quasi sommerso (absorto) fra scogli e giorno in cui Ia mia penna, presaga della
zie all'ingannevole ~Q!Ç!)~!I!C()SPl:J.l:êa~W- onde». 11motivo autobiografico della vita tua gloria, avrà I'ardire di scrivere di te
l'orlo, e propno in virtU di questo inganno.. eMoaate-be'rsl!.~~4Wêi-Sá.-e... quello che ora accenna a malapena», vale
resterà in vij;a». PFesentato.neimodi ch~caI1I.~~l'in- a dire che Alfonso 11 sarà a capo di una
14. magnanimo Alfonso: ~lL ~mP!l!.~.~anzone Al A1'.etauro(cfr.T99). nuova crociata.

Gerusalemme liberata
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18. E ben ... si veda: «a ragione, se mai 5 E ben ragion, s' egli averrà ch'in pace
(unqua) accadrà che i Cristiani vivranno il buon popol di Cristo unqua si veda 18,
in pace», il popolo di Cristo concederà ad
Alfonso il comando di una nuova crociata. e con navi e cavalli aI fero Trace 19
19. aI fero Trace: i Turchi infedeli che, cerchi ritar Ia grande ingiusta preda 2°,
avendo occupato Costantinopoli, situata ch'a te 10 scettro in terra o, se ti piace,
nell'antica Tracia, venivano chiamati Traci.
20. cerchi ... preda: cerchi di sottrarre il
l'alto imperio de' mari a te conceda21.
Santo Sepolcro di Cristo ingiustamente Emulo di Goffredo, i nostri carmi
occupato dai Turchi. intanto ascolta, e t'apparecchia a l'armi.
21. ch'a te ... conceda: «che (il popoI di
Cristo) dia a te il comando supremo delle
truppe di terra o della flotta».

ANALISI DE L TESTO
11Proemio costituisce un'insostituibile chiave di lettura deI poema, poiché fornisce tutta
una serie di preziose indicazioni sulIe sue tematiche, sulIa sua organizzazione interna e sui
princlpi di poetica che 10 ispirano. 11verso iniziale, «Canto l'arme pietose e '1 capitano»,
ê Ia ripresa esatta delI' incipit delI' Eneide virgiliana, «Arma virumque cano» (Canto le armi
e l'eroe): già questo solo fatto ci fa capire come Tasso voglia adeguarsi puntigliosamente L'adeguazione
aI modelIo deI poema epico classico che, nelIe discussioni contemporanee, veniva contrap- ai modello
posto aI modelIo deI "romanzo" cavalIeresco di Ariosto. Una conferma viene dalla formula epico classico
«arme pietose». Nel verso d'esordio deI Furioso compariva Ia coppia «l'armi, gli amori»,
caratteristica de lIa tradizione cavalIeresca; Tasso invece si concentra solo sul tema piu alto
e sublime, Ia materia guerresca, e non menziona piu gli «amori». L'amore ê ancora larga- La materia
mente presente nelIa Gerusalemme, ma non ê piu il motore principale delI'azione, come era guerrsca
nei poemi di Boiardo e Ariosto, anzi ê declassato a ostacolo, ê Ia principale di quelIe forze in primo piano
centrifughe e disgregatrici che si oppongono alr'impresa dei crociati e li sviano dalloro com-
pito (questo nel progetto strutturale deI poema: in realtà l'amore ê uno dei temi fondainen-
tali). Denso di significato ê poi l'epiteto.«pietose»: mentre le imprese guerriere degli eroi
ariosteschi erano indirizzate essenzialmente a un fine individualistico e mondano, Ia conqui-
sta delIa donna, o di un'arma, o delIa gloria personale (solo nelIa seconda parte, piu epica,
venivano rivolte aI fine colIettivo delIa vittoria sui Mori), le armi degli eroi tassiani sono
deI tutto subordinate a un fine colIettivo e di alto valore religioso, che supera quelli indivi- 11fine collettivo
duali, Ia liberazione deI Santo Sepolcro. dell'eroismo
In questa prima ottava, in cui ê sintetizzato l'argomento deI poema, si puo vedere inscritta
tutta Ia sua tematica e Ia sua stessa struttura ideologica portante. Vi si delinea infatti il
conflitto che 10 informa, articolato su tre livelli, come ha ben indicato 10 Zatti: 1) il Cielo 11conflitto
contro l'Inferno, l'autorità di Dio che doma le forze di Satana; 2) le «arme pietose» dei cro- di fondo
ciati contro il «popol misto» dei pagani; 3) il «capitano», depositario deI codice cristiano
delI'unità, contro i «compagni errantiJ>, che sono dispersi dalIe forze centrifughe delI'amore,
delI'onore, delIa gloria, e che si colIocano anch'essi nel campo negativo deI molteplice, come
i pagani. AlIe opposizioni crociati-pagani, Cielo-Inferno, si contrappone una duplice alleanza,
tra il capitano e il Cielo che «gli diê favore», tra il «popol misto» e l'Inferno. Si delinea COSI
anche Ia struttura spaziale de lIa Gerusalemme, che contrappone uno spazio orizzontale, ter-
reno, ad uno spazio verticale, soprannaturale, celeste e infernale (mentre, si ricordi, 10spa-
zio deI Furioso era tutto orizzontale, cioê interamente laico e immanente).
Le due ottave seguenti, dedicate alI'invocazione alIa Musa, contengono fondamentali indi-
cazioni di poetica. Si nota innanzitutto Ia volontà di conciliare il classicismo con Ia religio- La conciliazione
sità controriformistica. II poeta invoca slla Musa, come esigono le regole deI classicismo tra classicismo
e l' ossequio ai modelli antichi, ma si affretta a precisare che non ê Ia Musa pagana, bensl e religiosità
una pura alIegoria dell'ispirazione che viene dal cielo al poeta cristiano. TIriferimento a questa controriformistica
ispirazione religiosa (<<celestiardori») fa venire in primo piano un conflitto, quelIo tra il «vero»
e i «fregi» con cui il poeta 10 adorna, tra il diletto e il fine morale delIa poesia. Secondo
l'austera concezione controriformistica delI'arte, che le assegna finalità pedagogiche e edi-
ficanti, compito deI poeta sarebbe diffondere esclusivamente il «vero», cioê le verità della
religione e i precetti della morale, guardando con diffidenza le finzioni e le belIezze esteti-

Tasso
6,9;1
che de lIa poesia, che sono destinate a provocare piacere, e percio possono indurre aI pec-
cato. Ma il poeta deve fare i conti con i lettori e i loro gusti: il pubblico legge i poemi per
ricavarne piacere, e vi ricerca argomenti e forme gradevoli, alIettanti, percio il poeta non
puo non porsi come fine anche il diletto (il problema era già stato affrontato teoricamente
La nei Discorsi deU'arte poetica). Tasso supera Ia contraddizione subordinando il diletto aI vero:
subordinazione l'austera materia morale, che respingerebbe i lettori, diviene accettabile se «condita in molli
deI diletto versi», rivestita delIe forme alIettanti delIa poesia, come i «soavi licor» rendono accetta aI
aI vero fanciulIo malato l'amara medicina. La poesia con Ia sua dolcezza e gradevolezza diviene vei-
colo di precetti e edificanti insegnamenti. In questa luce il meraviglioso, l'amore, l'avven-
tura, l'idillio, a livelIo dei contenuti, le belIe immagini e Ia musicalità deI verso, a livelIo for-
male, diventano strumenti per Ia diffusione di messaggi morali e religiosi. L'ossequio nei
confronti dei canoni etico-religiosi deI suo tempo induce il poeta ad assumere un atteggia-
mento di sospetto verso i caratteri profani e edonistici delIa letteratura, quelli che erano
posti in primo piano dalIe poetiche deI primo Rinascimento, che assegnavano come fine alla
L'attrazione poesia il diletto. In realtà egli prova una forte attrazione per quegli aspetti: ebbene, proprio
per gli aspetti Ia svalutazione deI «diletto» e Ia sua subordinazione aI «vero» gli consentono di introdurre
edonistici nel poema «dolcezze» e «lusinghe» altrimenti proibite. Si manifesta già qui un meccanismo
della Ietteratura tipico delIa Gerusalemme: il poeta nega cio che ripugna alIa sua coscÍenza controriformi-
stica, ma solo per affermarlo, per consentirgli il diritto di cittadinanza nelIa poesia. Vedremo
che cOSIsi comporterà con tutta Ia materia profana e poco edificante, Ia sensualità, l'avven-
tura individualistica, il magico-demoniaco, che verranno pesantemente condannati, e pro-
prio in tale modo avranno diritto d'accesso nelIa narrazione.
NelIa terza sezione deI proemio, quelIa encomiastica (ottave 4-5), emerge in primo piano
un'immagine che il poeta ama spesso dare di sé, quelIa deI «peregrino errante», persegui-
tato dalIa Fortuna e dalIa sventura. Si delinea cOSIun' opposizione tra Ia sua esistenza erra-
bonda e instabile e Ia corte, vista come rifugio sicuro, garanzia di stabilità. Sono i due poli
Conformismo costitutivi di tutta l'esperienza tassiana, il conformismo e l'irregolarità, tra cui si muovono
e irregoIarità due forze contrarie, quelIa centripeta che porta il poeta a inseguire Ia gloria e il successo,
a inserirsi nelIe strutture delIa corte, a ossequiare le norme delIa Chiesa controriformistica,
e quelIa centrífuga che 10 induce alI'inqwetudine perenne, alIa malinconia, alIa fuga, sino
aI limite estremo delIa follia. In questa luce Ia figura deI signore, che benevolo accoglie il
«peregrino errante», assume il valore di un'immagine paterna e rassicurante, evocata dagli
stessi conflitti profondi deI poeta (come avviene anche nelIa Canzone al Metauro: cfr. T99).
L'auspicio infine delIa nuova crociata contro i Turchi non ê solo un convenzionale motivo
encomiastico, ma riflette il clima deI tempo, percorso dalIe paure per l'avanzata ottomana
11 collegamento e dai desideri di rivalsa delI'occidente cristiano, e testimonia come Ia materia deI poema
con I'attualità sia strettamente colIegata alI'attualità e agli interessi vivi nelIa coscienza contemporanea.

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PROPOSTE DI LAVORO '


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1. Esaminare il Proemio dai punto di vista formale, individuando le figure retoriche utilizzate (ad esempio ana-
fore, allitterazioni, metafore, personificazioni...); le parole-chiave; iI sistema di opposizioni presente nella prima
ottava; i riferimenti ai classici (prima e terza ottava).
2. Confrontare il Proemiodell'Orlando furioso di Ariosto (cfr. T4) con questo della Gerusalemme libera ta di Tasso,
completando Ia seguente tabella:

Arlosto Tasso

argomento ccl'armi, gli amori.. ccI' arme pietose..

invocazione alia Musa


riferimenti autobiografici
versi encomiasticí

Gerusalemme liberata
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Quali considerazioni si posso no ricavare sulla poetica e sulla visione dei mondo dei due autori?
3. Nella prima ottava si delinea una netta contrapposizione tra «I'arme pietose e 'I capitano» ed ,di popol misto»
Nei poemi di Boiardo e di Ariosto i/mondo pagano e quello cristiano sono cosI nettamente contrapposti? (Rifle
tere ad esempiQ sull'episodio di Criando e Agricane in Boiardo (libra I, canto XVIII)e su quello di Rinaldo e
Ferrau in Ariosto (canto I)
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Satana: 1'«orrida maestà»


deI grande ribelle
Satana si duole al vedere i successi dei cristiani e medita di inflig-
gere loro terribili sofferenze. Chiama cosi a raccolta il concilio infer-
nale, composto di creature mostruose e orrende. Esse si dispongono
tutto intorno alui, ad ascoltare i suoi ordini (canto IV, ottave 6-17)

6 Siede Pluton 1 nel mezzo, e con Ia destra


sostien 10 scettro ruvido e pesante;
né tanto scoglio in mar, né rupe alpestra,
né pur Calpe2 s'inalza o 'I magno Atlante3,
ch'anzi lui non paresse un picciol colle,
SI !a gran fronte e le gran corna estolle4.
1. Pluton: in nome dei gusto classicistico
rinascimentale, Tasso chiama Satana con
il nome della divinità pagana degl'Inferi. 7 Orrida maestà nel fero 5 aspetto
2. Calpe: il promontorio di Gibilterra. terrore accresce, e piu superbo il rende:
3. magno Atlante: Ia grande catena del- rosseggian gli occhi, e di veneno infetto
I'Atlante, nell'Africa settentrionale. come infausta cometa il guardo splende 6,
4. estolle: innalza (latinismo).
5. fero: feroce. gl'involve 7 il mento e su l'irsuto petto
6. di veneno ... splende: «10sguardo, iniet- ispida e folta Ia gran barba scende,
tato di veleno, splende come una cometa e in guisa di voragine profonda
annunciatrice di sciagure (infausta)>>.
7. involve: avvolge. s'apre Ia bocca d'atro sangue immonda 8.
8. d'altro ... immonda: sporca di sangue
scuro. 8 Qual i fumi sulfurei ed infiammati
9. Mongibello: l'Etna.
10. Cerbero: il cane a tre fauci, custode escon di Mongibell09 e 'I puzzo e 'I tuono,
degli Inferi. tal de Ia fera bocca i negri fiati,
11. Idra: serpente a sette teste, ucciso da tale ilfetore e le faville sono.
Eracle. '
12. restõ Cocito: si arrestõ Cocito, fiume Mentre ei parlava, Cerbero 10 i latrati
infernale. ripresse, e l'Idrall si fe' muta aI suono;
13. Tartarei numi: dêi infernali. restô Cocitol2, e ne tremàr gli abissi,
14. di seder ... vostra: i demoni erano in e in questi detti il gran rimbombo udissi:
origine degli angeli, cacciati dai cielo per
essersi ribellati aDio. Lucifero stesso era
il piÍl bello dei Cherubini. 9 - Tartarei numi 13, di seder piu degni
15. felici regni: il paradiso. là sovra il sole, ond' ê I'origin vostra 14,
16. gran caso: Ia grande caduta.
17. orribil chiostra: l'orribile carcere in- che meco già da i piu felici regni 15
fernale. spinse il gran caso 16 in questa orribil chiostra 17,
18. altrui: di Dio (che Satana evita di no- gli antichi altrui sospetti e i feri sdegni
18
minare). noti son troppo, e l'alta impresa19 nostra;
19. I'alta impresa: Ia ribellione aDio, neI
tentativo di diventare pari alui. or Colui regge a suo voler le stelle,
20. rubelle: ribelli. e noi siam giudicate alme rubelle2°.

Tasso
69t;
10 Ed in vece deI dI sereno e puro,
de l' aureo sol, de gli stellati giri 21,
n'ha qui rinchiusi in questo abisso oscuro,
né vuol ch'al primo onor22 per noi s'aspiri;
e poscia. (ahi quanto a ricordarlo ê duro!
quest' ê quel che piu inaspra i miei martlri) 23

ne' bei seggi celesti ha l'uom chiamato,


l'uom vile24 e di vil fango in terra nato.
21. stellati giri: le sfere celesti.
22. primo onor: Ia grandezza, Ia dignità 11 Né cio gli parve assai; ma in preda a morte,
di un tempo. sol per farne25 piu danno, il figli026 diede.
23. inaspra ... martiri: «rende piu aspri Ei venne e ruppe le tartaree27 porte,
i miei tormenti».
24. vile: spregevole.
e porre oso ne' regni nostri il piede28,
25. farne: farci. e trarne l'alme a noi dovute in sorte,
26. figlio: Gesu Cristo, incarnatosi per e riportarne aI Ciel SI ricche prede,
redimere l'umanità daI peccato e sottrarla vincitor trionfando, e in nostro scherno
a Satana.
27. tartaree: infernali. l'insegne ivi spiegar deI vinto Infern029.
28. e porre ... piede: allude alla discesa di
Cristo all'inferno, per trame le anime dei 12 Ma che rinovo i miei dolo r parlando?
patriarchi e dei profeti.
29. in nostro ... Inferno: «collocare nel Chi non ha già l'ingiurie nostre intese?
cielo tali anime, a nostro scherno, come Ed in qual parte si trovo, né quando,
irisegne della vittoria sull'inferno». ch'egli cessasse da l'usate imprese3O?
30. Ed in qual... imprese?: «dove e
quando avvenne che Dio ponesse fine alle Non piu déssi31 a l'antiche32 andar pensando,
sue abituali imprese?». pensar dobbiamo a le presenti offese.
31. déssi: si deve. Deh! non vedete ormai com' egli tenti
32. a l'antiche: le offese di un tempo (con-
trapposte alle presenti offese deI verso tutte aI suo culto richiamar le genti?
successivo).
33. Noi ... n'accenda?: «noi lasceremo tra- 13 Noi trarrem neghittosi i giorni e l'ore,
scorrere inerti i giorni e le ore, e non ci
sarà una qualche nobile brama di gran-
né degna cura fia che '1 cor n'accenda?33'
dezza che ci accenda i cuori?». e soffrirem 34che forza ognor maggiore
34. soffrirem: tollereremo. il suo popol fedele36 in Asia prenda?
35. iI suo ... fedele: i cristiani. e che Giudea soggioghi? e che '1 suo onore,
36. stenda: si diffonda.
37. che suoni ... marrni?: «che il nome di che '1 nome suo piu si dilati estenda 36?
Dio sia invocato da altri popoli (oltre agli che suoni inaltre lingue, e in altri carmi
attuali cristiani), che si scriva in altri inni si scriva, e incida in novi bronzi e marmi 37?
religiosi, e si incida in nuovi monumenti di
bronzo e di marmo?».
38. idoli nostri: gli idoli pagani sono rite- 14 Che sian gl'idoli nostri 38 a terra sparsi?
nuti propri dalle divinità infernali. Nella ch'i nostri altari il mondo a lui converta?
prospettiva controriformista Ia religione
islamicaê considerata pagana e vista come ch'a lui sospesi i voti39, a lui sol arsi
bene accetta a Satana. siano gl'incensi, ed aur040 e mirra offerta?
39. sospesi i voti: appesi nei templi gli ch'ove41 a noi tempio non sole a serrarsi,
oggetti votivi.
40. auro: oro. or via non resti a l'arti nostre42 aperta?
41. ove: nelle regioni pagane. che di tant'alme il solito tributo
42. arti nostre: le arti demoniache. ne manchi, e in voto regno alberghi Plut043?
43. di tant'alrne ... Pluto?: «che ci man-
chiil solito tributo di tante anime clannate,
e Satana (Pluto, nome deI dia degli Inferi 15 Ah! non fia ver, ché non sono anco estinti
nella religione romana) abiti (alberghi) in gli spirti in voi di quel valor primiero44,
un regno vuoto?». quando di ferro e d'alte fiamme cinti
44. primiero: di un tempo, quando osarono
tentare l'impresa della ribellione aDio. pugnammo già contra il celeste impero 45.

45. iI celeste impero: il cielo,regno di Dio. Fummo, io no '1 nego, in quel conflitto vinti,
46. virtute: valore, ardimento. pur non manco virtute46 aI gran pensiero.
47. Diede ... vittoria: «una causa scono-
sciuta, quale che essa fosse, diede Ia vit- Diede che che si fosse a lui vittoria 47:
toria aDio». rimas e a noi d'invitto ardir Ia gloria.

Gerusalemme liberata
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48. v'indugio: vi trattengo. 16 Ma perché piu v'indugi048? Itene49, o miei
49. Itene: andate. fidi consorti50, o mia potenza e forze:
50. consorti: compagni, partecipi della mia
sorte. ite veloci, ed opprimete i rei 51 .

51. opprimete i rei: schiacciate gli scelle- prima che 'I lor poter piu si rinforze;
rati nemici nostri. pria che tutt' arda il regno de gli Ebrei,
52. questa ... s'ammorze: <<l'impeto delle questa fiamma crescente omai s'ammorze52;
forze crociate, che va sempre piu cre-
scendo, si estingua». fra loro entrate, e in ultimo lor danno
53. fra loro ... inganno: «insinuatevi nelle or Ia forza s'adopri ed or l'inganno53.
loro file, e si adoperi ora Ia forza ora l'in-
ganno per Ia loro definitiva rovina».
54. Sia destin: «si eseguisca, per opera 17 Sia destin 54ciô ch'io voglio: altri disperso
vostra, come irrimediabile necessità, a cui se 'n vada errando, altri rimanga ucciso,
i nemici non possano sottrarsi» (San- altri in cure d'amor lascive immerso
guineti). . idol si faccia un dolce sguardo e un riso 55.
55. in cure ... riso: «immerso in passioni
sensuali adori come un idolo il dolce Sia il ferro incontra 'I suo rettor converso
sguardo e il riso di una donna» (preannun- da 10 stuol ribellante e 'n sé diviso 56:
cia Ia sorte che sarà di Rinaldo, irretito pêra il campo e ruini 57,e resti in tutto
dalla maga Armida).
56. Sia ... diviso: «dall'esercito in rivolta ogni vestigi058 suo con lui distrutto. -
e discorde ai suo interno le armi siano
rivolte contro il comandante» (allude alla
rivolta contro Goffredo alimentata da
Argillano). distrutto evada in rovina».
57. pera ... ruini: <di campo cristiano sia 58. ogni vestigio: ogni traccia.

ANALISI DE L TESTO
La rappresentazione tassiana di Satana per un verso e tradizionale, ma per un altro e Aspetti
straordinariamente nuova, densa di potenzialità che saranno sviluppate dalla letteratura innovatori
dei secoli successivi. Conformi all'immagine tradizionale deI demonio sono il suo aspetto della
mostruoso e orripilante, le «gran corna», i fumi sulfurei e le fiamme che escono dalla sua rappresentazione
di Satana:
bocca; ma Ia novità consiste nel fatto che c'e in lui qualcosa di.grande e di maestoso. II poeta Ia grandezza
insiste innanzitutto sulla sua statura gigantesca, sullevarsi in alto della sua «gran fronte», e Ia maestà
che ê tradizionalmente segno di magnanimità (viene in mente l'«ei s'ergea col petto e colla
fronte» deI Farinata dantesco; e non e da escludere che tale immagine agisca segretamente
nella fantasia tassiana); poi sottolinea l'«orrida maestà» che 10rende «pii1superbo»: ê inne-
gabile che in questa figura, pur nella sua negatività, vi sia una forma di grandezza, una gran-
dezza strana, abnorme, inquietante, ben espressa da quella forma di ossimoro che Ia desi-
gna, accompagnando all'idea dell'orrido quella della maestà (si ricordi che l'ossimoro mette
insieme due concetti che dovrebbero essere logicamente inconciliabili).
Questi caratteri fisici sono ripresi dall'orazione'di Satana alIe sue schiere. E un discorso
altamente intonato, solenne, costruito secondo tutti i moduli della reto rica sublime, quasi
a conferma delIa maestà deI personaggio. Ma quel che pii1conta sono le idee espresse daI
demonio. Egli rivendica il valore e Ia dignità delIa ribellione degli angeli, Ia definisce «alta La dignità
impresa»; il combattere contro l'«impero» celeste di Dio e stato segno di «valor»; in quel della ribellíone
«gran pensiero» non e mancata «virtute»; nonostante Ia sconfltta, ê rimasta nei demoni degli angeli
Ia «gloria» di un «invitto ardir». Oltre a questa rivendicazione delIa nobiltà della ribellione,
di grande interesse sono poi le accuse rivolte da Satana aI cielo. Egli sostiene che non ê
stato un principio superiore di giustizia ad assicurare a Dio Ia vittoria sui ribelli, ma solo
il caso (<<Diedeche che si fosse alui vittoria»). La distinzione tra bene e male non ha secondo
Iui un fondamento oggettivo, ê dipesa solo dagli esiti di una guerra: bene ê ciõ che stato
imposto daI vincitore. Perciõ presenta come un sopruso intollerabile il fatto che i demoni,
degni per illoro vaIore di sedere nel pii1alto dei cieli, siano stati relegati nelle tenebre del-
l'abisso infernale: essi sono considerati colpevoli solo perché sono stati sconfitti (<<orColui Le accuse di
..
regge a suo voler le stelle / e noi siam giudicate alme rubelle»). Di conseguenza Satana accusa " imperialismo
il Dio vincitore di una sorta di "imperialismo" (volendo usare un termine moderno), di aver aDio

Tasso
697
voluto schiacciare ed annullare cio che era" diverso" , riducendo tutto il creato sotto un unico
dominio. La stessa accusa rivolge ai crociati che, per volere di Dio, vogliono conquistare
tutta Ia terra, imponendo Ia loro religione e cancellando ogni pluralità di culti, di opinioni,
di mentalità. Quindi Satana non solo si ammanta della gloria di aver tentato una nobile
impresa, ma si offre anche come il difensore dei valori deI pluralismo e della tolIeranza, valori
tipicamente rinascimentali (come ha sottolineato 10Zatti), cOSIcome i pagani sono portatori
dei valori, egualmente rinascimentali, dell'individualismo energico e dell'edonismo.
Gli intenti E evidente che Tasso vuol presentare tutto questo discorso di Satana come una serie
edificanti di orribili bestemmie, che devono suscitare orrore ed esecrazione nellettore, quindi indi-
deI poeta rizza I'episodio ad un fine deI tutto edificante. Ma per intanto dà Ia parola a Satana, con-
sente aI suo punto di vista di esprimersi: e questo ê di una straordinaria novità e audacia,
aI di là di ogni cautela e di ogni alibi didascalico. L'accanimento sull'aspetto orribile deI demo-
nio e il pesante giudizio morale sulle sue bestemmie sono quindi un mezzo che consente a
questa mate ria scottante di emergere alIa superficie. Come spesso avviene nella Gerusa-
lemme liberata, il poeta nega per affermare (o, per dir meglio, l'affermazione si fa strada
inconsapevolmente proprio attraverso Ia negazione). Il negare consente a contenuti inquie-
tanti, che sarebbero respinti dalIa coscienza e daI senso morale, di trovare cittadinanza nella
poesia. E facile scorgere dietro a questi meccanismi le fondamentali ambivalenze deI Tasso.
Se come poeta cristiano della Controriforma egli condanna fermamente, con sincera con-
vinzione, quegli aspetti eterodossi e inquietanti, d'altro lato prova una segreta attrazione
per il ribelle, per il portatore dei valori laici deI pluralismo, della tolleranza, della virtu magna-
nima indirizzata verso fini di gloria mondana. In questa sottile ambivalenza verso Satana
L'ambigua si manifesta Ia segreta componente ribelle deI Tasso contro l'autorità e il potere, Ia sua nostal-
attrazione gia per i valori della cultura rinascimentale. La coscienza controriformistica deI poeta 10
per i vaIori porta a condannare e a respingere quelle componenti, a "demonizzarle" (alla lettera, in questo
rinascimentali caso), ma in realtà egli ê ancora profondamente legato ad esse. Le contraddizioni deI poeta
si traducono, a livello testuale, in figure come questa di Satana, di straordinario fascino
nella loro densità e nella loro ambigua polivalenza.
Con le sue inquietudini Tasso dà inizio ad un modo di considerare Satana destinato a
lunga fortuna in successive epoche e in alUi climi culturali. La sua raffigurazione sarà ripresa
11 Satana in termini simili da Marino, ma soprattutto dal grande poeta inglese deI Seicento John Mil-
di Milton ton (1608-1674), che nel suo Paradiso perduto conferisce a Satana, come osserva un acuto
studioso di letteratura inglese, «il fascino deI ribelle indo mito», sicché il Maligno assume
«un aspetto di decaduta bellezza, di splendore offuscato da mestizia e da morte», e appare
«maestoso sia pur nella rovina» (Mario Praz, Le metamorfosi di Satana, in La carne, la
morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sansoni, Firenze 1948, p. 61). Questa immagine
11 Satana diverrà poi particolarmente cara ai romantici europei, che sentiranno potentemente il fascino
dei romantici deI grande ribelle, nobile pur nella sconfitta, e ameranno identificarsi con Ia figura dell'an-
gelo caduto. Il TassQ si pone all'inizio di questa tradizione, sia pur in un ambito culturale
profondamente diverso daI Romanticismo, cominciando ad anticipare certe forme di sensi-
bilità. Non c'ê da meravigliarsi se sarà poi molto amato dai romantici.

,,:
PROPOSTE DI LAVORO :,:.'-::,J..'I'~~-!'i[~.'I

1. Esaminare iIdiscorso di Satana (ottave 9-17) dai punto di vista formale, individuando le figure retoriche utiliz-
zate, le contrapposizioni, I'effetto prodotto dall'incalzare delle interrogative.
2. Utilizzare le indicazioni contenute nell'analisi dei testo e procedere ad un confronto con Milton, /I Paradiso
perduto, libro I.
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~\8I!#!~..'t::it&1J ~~_i.i~ltM~i!:~Gi'i{i:illi:Ji\t~j~.;/
~fh~i~~~Th'1~~:Wj~_W!~1,1%%&- '\

Gerusalemme libera ta
698
La parentesi idillica di Erminia
Erminia, principessa pagana segretamente innamorata di Tan-
credi, ha assistito dall'alto delle mura di Gerusalemme al suo duello
conArgante ed e angosciata nel saperlo gravementeferito. Vestita delle
armi di Clorinda, esce nottetempo dalla città per raggiungere l 'uomo
amato e curarlo. Ma, quando e già in vista del campo cristiano, e sor-
presa da una pattuglia di crociati, che hanno scorto il riflesso della
luna sulla sua armatura. Erminia si dà perciõ precipitosamente alla
fuga nellaforesta (canto VII, ottave 1-22).

1 Intanto E'rminia infra l' ombrose piante


d'antica selva daI cavallo e scortal,
né piu governa il fren 2 Ia man tremante,
e mezza quasi par tra viva e morta.
Per tante strade si raggira e tante
il corridor ch'in sua balia Ia porta,
ch'aI fin da gli occhi altrui pur3 si dilegua,
ed e soverchio4 ormai ch'altri Ia segua.

2 Qual dopo Iunga e faticosa caccia


tornansi mesti ed anelanti i cani
che Ia fera perduta abbian di traccia,
nascosa in selva da gli aperti piani 6,
tal pieni d'ira e di vergogna in faccia
riedono stanchi i cavalier cristiani.
Ella pur fugge, e timida 6 e smarrita
non !:livoIge a mirar s'anco e seguita.
3 Fuggi tutta Ia notte, e tutto il giorno
7
erro senza consiglio e senza guida,
non udendo o vedendo altro d'intorno,
che Ie Iagrime sue, che Ie sue strida.
Ma ne I'ora che '1 sol daI carro adorno
1. scorta: guidata. scioglie i corsieri e in grembo aI mar s'annida8,
2. il fren: le briglie. giunse deI beI Giordano a Ie chiare acque
3. pur: anche. e scese in riva aI fiume, e qui si giacque.
4. soverchio: superfluo.
5. che Ia fêra ... piani: «che abbiano smar-
rito le orme deIla fiera, che dai luoghi 4 Cibo non prende già, cM de' suoi mali
aperti e pianeggianti si ê ritratta in un solo si pasce é sol di pianto ha sete;
bosco». ma '1 sonno, che de' miseri mortali
6. timida: timorosa.
7. senza consiglio: senza chiara inten- ê co '1 suo dolce oblio posa 9 e quiete,
zione. sopl co' sensi i suoi dolori, e l'alpo
8. Ma ne l'ora ... s'annida: «Ma quando dispiego sovra lei placide e chete;
il sole, ai tramonto, scioglie i cavalli dai né pero cessa Amor con varie forme
suo carro adorno, bello, e si immerge in
mare». Ia sua pace turbar mentre ella dorme.
9. posa: riposo.
10. I'ali: il sonno ê raffigurato come una 5 Non si desto fin che garrir gli augelli
divinità alata. non senti lieti e salutar gli albori,
11. Non si desto ... co i fiori: ê un WCUS
amoenus. e mormorar il fiume e gli arboscelli,
12. lumi: occhi. e con 1'0nda scherzar I'aura e co i fiorill.
13. quelli ... pastori: quei luoghi solitari Apre i Ianguidi Iumi 12e guarda quelli
che ospitano i pastori. alberghi solitari de' pastori 13,
14. e parle... richiami: e pare nascere una
corrispondenza tra Ia natura e le condiziom e parle voce udir tra l'acqua e i rami
di spirito deIla fanciuIla. ch'a i sospiri ed aI pianto Ia richiamp4.

Tasso
699
6 Ma son, mentr' ella piange, i suoi lamenti
rotti da un chiaro suon ch'a lei ne viene,
che sembra ed ê di pastorali accenti
misto e di boscareccie inculte avene 15.
Risorge, e là s'indrizza a passi lenti,
e vede un uom canuto a l' ombre amene
tesser fiscelle 16 a Ia sua greggia a canto
ed ascoltan di tre faneiulli il canto.
17
7 Vedendo quivi comparir repente
l'insolite 18 arme, sbigottir costoro;
ma li saluta Erminia e dolcemente
gli affida19, e gli occhi scopre e i bei crin d'oro:
- Segui te, - dice - aventurosa 20 gente
aI Ciel diletta, il bel vostro lavoro,
ché non portano già guerra quest'armi
a l'opre vostre, a i vostri dolci carmj21. -

8 Soggiunse poseia: - O padre22, or che d'intorno


d'alto incendio di guerra arde il paese,
come qui state in placido soggiorno
senza temer le militari offese 23?
- Figli024, - ei rispose - d'ogni oltraggio e scorno
Ia mia famiglia e Ia mia greggia illese
sempre qui fur, né strepito di Marte
ancor turbo questa remota parte.
15. di pastorali ... avene: mescolato dai
canto dei pastori e di zampogne bosche- 9 O sia grazia deI Ciel che l'umiltade
recce. d'innocente pastor salvi e sublime25,
16. tesser fiscelle: intrecciare ceste di
vimini. o che, si come il folgore non cade
17. repente: improvvisamente. in basso pian ma su l' eccelse cime,
18. insolite: le armi sono estranee ed in cosi il furor di peregrine 26spade
contrasto con il mondo pastorale.
19. gli affida: li rassicura. sol de' gran de l'altere teste opprime,
20. aventurosa: fortunata. né gli avidi soldati a preda alletta
21. carmi: canti. Ia nostra povertà vile e negletta 27.
22. O padre: l'appellativo rivela il rispetto
e il bisogno di protezione di Erminia.
23. le militari offese: le violenze dei 10 Altrui vile e negletta, a me si cara
soldati. che non bramo tesor né regal verga 28,
24. Figlio: il pastore non ê ancora consa-
pevole di parlare con una fanciulla. né cura o voglia ambiziosa o avara 29
25. sublime: onori. mai nel tranquillo deI mio petto alberga 30.
26. peregrine: straniere. Spengo Ia sete mia ne I'acqua chiara,
27. vile e negletta: i due aggettivi sono
riferiti a povertà (soggetto), da intendersi che non tem'io che di venen s'asperga 31,
non come assoluta indigenza ma come e questa greggia e I'ortice~ dispensa 32
rinuncia ai fasto e alia ricchezza. eibi non compri 33 a Ia mia parca mensa.
28. regal verga: scettro regale.
29. cura ." avara: ambizione e . cupidigia.
30. alberga: risiede. 11 Ché poco ê il desiderio, e poco ê il nostro
31. che ... s'asperga: che sia avvelenata. bisogno onde Ia vita si conservi 34.
32. dispensa: regge a Ia mia parca mensa Son figli miei questi ch'addito e mostro,
dei verso successivo.
33. cibi non compri: cibi non comperati. custodi de Ia mandra, e non ho servi.
La comunità dei pastori, morigerata e par- Cosi me 'n vivo in solitario chiostr035,
simoniosa, ê autosufficiente. saltar veggendo i capri snelli e i cervi,
34. onde ... conservi: per vivere.
35. chiostro: luogo chiuso e separato dai ed i pesei guizzar di questo fiume
mondo. e spiegar gli augelletti aI ciel le piume.

Gerusalemme liberata
70()
12 Tempo già fU36,quando piul'uom vaneggia
ne l' età prima, ch' ebbi altro desio
e disdegnai di pasturar Ia greggia;
e fuggii daI paese a me natio,
e vissi in Menfi 37 un tempo, e ne Ia reggia
fra i ministri 38 deI re fui posto anch'io,
e benché fossi guardian de gli orti 39
vidi e conobbi pur l'inique corti.

13 Pur Iusingato da speranza ardita


soffrii Iunga stagion cio che piu spiace 40;
ma P9i ch'insieme con l' età fiorita
manco Ia speme 41 e Ia baldanza audace,
piansi 42 i riposi di quest'umil vita
e sospirai Ia mia perduta pace,
e dissi: «O corte, a Dio». Cosi, a gli amici
boschi tornando, ho tratto43 i di felici. -
14 Mentre ei cosi ragiona, Erminia pende
36. Tempo già fu: il tempo senza storia da Ia soave bocca intenta e cheta;
dell'idillio viene contrapposto aI tempo sto- e quel saggio parlar, ch'al cor le scende,
rico e compiuto dei vecchio: una occasione de' sensi in parte Ie procelle44 acqueta.
per riflettere sulla corte.
37. Menfi: Menfi in Egitto.
Dopo molto pensar, consiglio prende
38. ministri: servi. in quella solitudine secreta
39. orti: giardini. insino a tanto almen farne soggiorno
..
40. Pur spiace: «ciononostante, allettato
ch'a~evoli fortuna il suo ritorno46.
dalla speranza di buone ricompense, tolle-
rai a lungo una realtà molto spiacevole: Ia
perdita della libertà». 15 Onde aI buon vecchio dice: - O fortunato46,
41. speme: speranza.
42. piansi: rimpiansi.
ch'un tempo conoscesti il male a prova 47,
43. tratto: trascorso. se non t'invidii il Ciel si dolce stato,
44. procelle: tempeste. de Ie miserie mie pietà ti mova 48;
45. consiglio ... ritorno: «prende Ia deci- e me teco raccogli in cosi grato
sione di restare in quel luogo solitario
almeno fin tanto che il caso agevoli il suo albergo ch'abitar teco mi giova49.
ritorno». Forse fia 60che '1 mio core infra quest' ombre
46. «O fortunato...»: riecheggia Ia lode deI suo peso mortal parte disgombre 61.
della vita agreste cantata da Virgilio nelle
Georgiche: «O fortunatos nimium, sua si
bona norint, agricolas!» (O veramente for- 16 Ché se di gemme e d'or, che '1 vulgo adora
tunati, i contadini, se conoscessero i pregi si come idoli suoi, tu fossi vago 62,
della loro vital Libro lI, vv. 468 ss.).
potresti ben, tante n'ho meco ancora,
renderne il tua desio contento e pago 63. -
47. a prova: per esperienza.
48. se ... mova: «possa il cielo non privarti
dei tuo felice stato e muoverti a compas- Quinci, versando da' begli occhi fora
sione verso le mie misere condizioni». E
una formula augurale che precede Ia richie-
umor di doglia cristallino e vago 64,
sta di ospitalità. parte narro di sue fortune66, e intanto
49. mi giova: desidero. il pietoso pastor pianse aI suo pianto.
50. fia: avverrà.
51. dei suo ... disgombre: si liberi dai suo
affanno mortale. 17 Poi dolce Ia consola e sil'accoglie
52. vago: desideroso. C9me tutt'arda di paterno zelo,
53. contento e pago: soddisfatto. e Ia conduce ov'ê I'antica66 moglie
54. umor ... vago: lacrime di dolore, lim-
pide e belle. che di conforme cor67gli ha data il Cielo.
55. di sue fortune: delle sue vicende. La fanciu1Ia regaI di rozze spoglie
56. antica: anziana. s'ammanta 68,e cinge aI crin ruvido velo;
57. conforme cor: unanimi sentimenti.
58. di rozze spoglie s'ammanta: indossa ma neI moto de gli occhi e de le membra
semplici abiti. non già di boschi abitatrice sembra.

Tasso
70J
18 Non copre abito vil Ia nobilluce 59
e quanto ê in lei d'altero e di gentile,
e fuor Ia maestà regia traluce
per gli atti ancor de I'essercizio umile 60.
61 62
Guida Ia greggia a i paschi e Ia riduce
con Ia povera verga aI chiuso ovile,
e da l'irsute mamme63 il latte preme
e 'n giro accolto poi 10 stringe64 insieme.

19 Sovente, alIor che su gli estivi ardori


giacean le pecorelIe a I'ombra assise65,
ne Ia scorza de' faggi e de gli alIori
segno l'amato nome66 in mille guise,
e de' suoi strani ed infelici amori
gli aspri successi67 in mille piante 'incise68,
e in rileggendo poi le proprie note
rigo di belIe lagrime le gote.
59. Ia nobilluce: Ia luminosa nobiltà deI
suo aspetto. 20 Indi dicea piangendo: - In voi serbate
60. fuor ... umile: Ia nobiltà che si mani- questa dolente istoria, amiche piante;
festa attraverso Ia sua bellezza traspare
anche dalle umili occupazioni pastorali. perché se fia 69 ch' a le vostr' ombre grate
61. paschi: pascoli. giamai soggiorni alcun fedele amante,
62. riduce: riconduce. senta svegliarsi aI cor dolce pietate
63. da I'irsute mamme: dalle pelose mam-
melle delle capre. de le sventure mie SIvarie e tante,
70
64. preme ... stringe: comprime in forme e dica: «Ah troppo ingiusta empia mercede
rotonde. diê Fortuna ed Amore a SI gran fede! 71»
65. assise: adagiate.
66. l'amato nome: ê il nome di Tancredi. . 72, se 'I Ciel benigno ascolta
67. aspri successi: tristi casi. 21 Forse averrà
68. in mille ... incise: un gesto simile si affettuoso alcun prego mortale,
trovava già in Ariosto: Angelica e Medoro
istoriavano le cortecce degli alberi con i
che venga in queste selve anco tal volta 73
101'0nomi.
quegli a cui di me forse or nulIa cale 74;
69. se fia: se accadrà. e rivolgendo gli occhi ove sepolta
75,
70. mercede: ricompensa. giacerà questa spoglia inferma e frale
71. fede: fedeltà.
72. Forse avverrà: i versi riportano alla
tardo premio conceda a i miei martlri
memoria un passo (vv. 27-39) della canzone di poche lagrimette e di sospiri;
petrarchesca Chiare, fresehe e dolci acque.
73. tal volta: un giorno. 22 onde se in vita il cor misero fue,
74. cale: importa.
75. frale: fragile. sia 10 spirito in morte almen felice,
76. cener ... lice: «Ia mia fredda cenere e 'I cener freddo de le fiamme sue
possa godere di quella fiamma d'amore goda quel ch'or godere a me non lice 76. -
dalla quale ora non mi ê concesso trarre
alcuna gioia».
COSIragiona a i sordi tronchi, e due
77. elice: fa sgorgare. fonti di pianto da' begli occhi elice 77.

ANALISI DEL TESTO


L'episodio si articola in tre sequenze: Ia fuga di Erminia (ottave 1-4), il suo incontro con
i pastori (ottave 5-16) e Ia descrizione della sua vita nell'ambiente pastorale (ottave 17-22).
11modello La prima sequenza rivela in modo evidente Ia presenza deI modello ariostesco, Ia fuga di
ariostesco Angelica neI canto I deI Furioso (cfr. T5). Ma i1clima naturalmente ê deI tutto diverso: Ange-
lica passava con disinvoIta mutevoIezza daI ruolo dellavittima indifesa a quello della scaltra
calcolatrice, sfruttando a suo vantaggio Ia dedizione di Sacripante, Erminia invece ê esclu-

Gerusalemme liberata
702
sivamente Ia fanciulla timida e smarrita, e costituisce solo un'immagine femminile di inerme
debolezza e dolcezza; Angelica offriva quindi alI' Ariosto l' occasione per Ia sua riflessione
lucida e ironicamente distaccata sulla continua mutevolezza deI mondo, Ia fuga di Erminia
ha invece Ia funzione di introdurre una nota patetica, che suscita 1'identificazione emotiva
e soggettiva deI poeta.
L' episodio dei pastori inserisce una pausa idillica nell'intreccio epico e guerresco, nel
tessuto delle gesta gloriose, degli scontri cruenti, delle passioni esacerbate, delle sofferenze
e delle morti. Forte ê Ia variazione tonale soprattutto rispetto all' episodio che immediata- La variazione
mente precede, quello deI duello di Tancredi con Argante. Queste variazioni tonali sono con- tonaIe
sue te nella Gerusalemme, in obbedienza aI principio della varietà nell'unità che il poeta teo- tra idillio
rizza nel secondo dei Discorsi deU'arte poetica (cfr. TI03). Risalta pero qui Ia distanza che e guerra
separa il poema tassesco da quello di Ariosto. Anche nel Furioso, come si ê visto, vi era
una grande varietà di toni, spesso molto diversi tta loro, ma tutti tendevano a compor si
in un superiore, armonico equilibrio. Nella Gerusalemme invece non vi ê armonia ma ten-
sione tra i toni diversi, alla base delle variazioni vi ê sempre una segreta conflittualità nel La tensione
poeta. La pausa idillica di Erminia si contrappone aI clima guerresco, non si colloca in stu- tra i toni diversi
diato equilibrio con esso. In Tasso c'ê Ia volontà di costruire un discorso epico, di celebrare
magnanime imprese e azioni gloriose, ma si direbbe che Ia tensione eroica non riesca a reg-
gere, che subentri riel poeta una stanchezza per gli scontri, il sangue e le morti, un bisogno
di pace e idillio, un abbandono a vagheggiare scenari quieti e riposanti, quasi a dimenticare
Ia ferocia e Ia crudeltà barbarica della guerra (<<ilfuror di peregrine spade», ottava 9). L'epi-
sodio di Erminia, quindi, ê bens} coerente con l'ispirazione generale deI poema e risponde L' episodio
ad un aspetto essenziale della visione tassesca, ma non appare funzionale alla struttura del- rompe
l'intreccio, alla pura e semplice macchina narrativa: in essa introduce una frattura, un'in- Ia struttura
terruzione. Ne rompe anche Ia compatta unità della dimensione spaziale, determinando un deU 'intreccio
movimento centrifugo che allontana l'azione dallo scenario centrale dell'assedio. Altri movi-
menti centrifughi, come quello di Tancredi verso il castello di Armida sul Mar Morto e quello
di Rinaldo verso le isole Fortunate, sono funzionali alla struttura narrativa, per 10 meno
in misura negativa, in quanto costituiscono l'indispensabile ostacolo, il momento della disper-
sione che deve essere superato, e quindi fanno avanzare l'intreccio; Ia "pastorale" di Ermi-
nia ê invece un puro intermezzo, una digressione che si chiude in se stessa. Questa estra-
neità dell'episodio alla struttura narrativa generale ne sottolinea il valore di fuga fantastica
da parte deI poeta, che cede alI' impulso, anch'esso centrifugo, di lasciare Ia materia epica
e guerresca per abbandonarsi a piu miti fantasie. Si puo intendere di qui anche il valore
di proiezione autobiografica che possiede il personaggio di Erminia: nell'anima tormentata La proiezione
che trova Ia pace nell'idillio pastorale il poeta proietta se stesso, le proprie inquietudini e autobiografica
le proprie aspirazioni ad un rifugio di serenità e diquiete.
L'episodio di Erminia, insomma, ê un sogno evasivo. Tasso si compiace di indugiare su 11sogno
un mondo di tranquilla pace, dai costumi schietti e semplici, vicini allo stato di natura. II idillico
tema idillico-pastorale aveva avuto lunga fortuna nella civiltà rinascimentale, ed era stato
toccato da Tasso stesso nell'Aminta. Storicamente esso si caricava deI bisogno di evasione
a contatto con Ia natura che era proprio degli ambienti cortigiani. Tale bisogno diviene piu
intenso e struggente nel tardo Cinquecento, quando Ia vita delle corti si irrigidisce nei for-
malismi esteriori dell'assolutismo principesco. Non meraviglia quindi veder comparire nel
testo tassiano una nota di polemica anticortigiana: alla vita artificiosa delle «inique corti», La poIemica
funestata dalle ambizioni e dagli intrighi, sicontrappone, attraverso le parole deI vecchio anticortigiana
pastore, l'immagine mitica di una vita semplice e autentica, non contaminata dalle ansie
e dai conflitti degli ambienti aristocratici.
Nella terza sequenza cambia il ritmo narrativo. La fuga e l'incontro con i pastori erano 11mutamento
delle scene, in cui il tempo della storia e quellodeI discorsocoincidevano(cfr. MI, § 2.3). di ritmo
La rappresentazione della vita pastorale di Erminia ê invece impostata nei termini deI som- narrativo
mario riassuntivo: il tempo deI discorso ê piu breve di quellq della storia, ed ê un tempo
indeterminato, diffuso, non scandito sulla misura precisa delle ore e dei giorni. La narra-
zione si fa iterativa, narra cioê una volta cio che avviene n volte, a dare il senso deI ritmo
sempre eguale di una vita quieta, deI ripetersi riposato di gesti umili e quotidiani (guidare
le greggi ai pascoli e riportarle all'ovile, mungere le capre, incidere il nome amato sugli
alberi durante l'ozio meridiano). Quel tempo indeterminatoê il piu adatto a rendere l'inte-
riorizzazione deI racconto. Non contano piu le azioni esteriori di Erminia, ma cio che si svolge
nella sua anima. Erminia ê un personaggio che vive quasi esclusivamente nella propria inte-

Tasso
70~6J
L'interio- riorità, non agisce nella realtà esterna. Costantemente, per tutto il poema, compare in scena
rizzazione nell'atto di abbandonarsi a sogni e fantasticherie. L'unica eccezione ê stata Ia sua audace
dei racconto sortita da Gerusalemme, ma 10 slancio attivo si ê subito esaurito nello smarrimento della
fuga. Ora l' ozio pastorale favorisce il richiudersi di Erminia nella solitudine de lIa sua anima.
Nelle sue rêveries Ia fanciulla immagina che l'uomo. amato, che di lei non si cura, giunga
in quelle selve e si commuova alla vista della sua sepoltura, concedendole finalmente qual-
che lacrima e qualche sospiro come compenso alle sue sofferenze, si che 10spirito, cosi infe-
lice in vita, possa almeno essere felice nella morte. :Euna rêverie malinconica, patetica, strug-
gente, che ricalca un antico motivo della poesia amorosa, già presente negli elegiaci latini
e in Petrarca (nella canzone Chiare, freseM e dolei acque, strofa 3, vv. 27-37).
11motivo Coerente con questo raccoglimento nell'intimità ê il motivo delle lacrime, che, come ha
delle lacrime notato Getto, sull'arco dell'episodio compare continuamente (<<nonudendo o vedendo altro
d'intorno / che le lagrime sue», ottava 3; «sol di pianto ha sete», ottava 4; «E parle voce
udir tra l'acqua e i rami / ch'a i sospiri ed aI pianto Ia richiami», ottava 5, ecc.). E un tema
caro aI Tasso, che ama spesso insistere, con una sorta di sensuale voluttà.e di molIe abban-
dono, sulle lacrime dei suoi personaggi, creando un clima di effusione patetica. Ma coerente
11motivo con Ia chiusura gelosa nell'intimità ê anche il motivo deI travestimento. Due volte nelI'epi-
dei travestimento sodio Erminia assume spoglie non sue, quando si cela nell'armatura di Clorinda per uscire
indisturbata da Gerusalemme ed ora che indossa le umili vesti della pasto relIa. Il travesti-
mento non ê solo un espediente romanzesco, ma per Erminia sembra acquistare una moti-
vazione piu profonda, sembra rispondere ai bisogno di dissimularsi per proteggere daI mondo
esterno Ia propria interiorità, l'intimità segreta dei sentimenti.

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PROPOSTE DI LAVORO ,~~.~%~ff4~,
~

1. Dai punto di vista formale individuare le figure retoriche, quali metafore, similitudini, allitterazioni...
2. Dopo aver trovato tutte le espressioni che caratterizzano Erminia in fuga (ad esempio ottava 1, ..Ia man tre-
mante..) e ospite dei pastori (ottava 14, «intenta e cheta..), riflettere se nel personaggio avvengano delle tra-
sformazioni.
3. Trovare tutti i punti in cui Erminia cede ai pianto e verificare quale significato esso possieda.
4. Trovare tutte le espressioni che si riferiscono ai bosco: questo tipo di luogo a quale tradizione letteraria appar-
tiene? Presenta un valore simbolico? Si contrappone ad un altro mondo?
5. Trovare tutte le situazioni che si contrappongono in questo canto: ad esempio
pace ~ guerra
campagna~ ...
corte ~ ...
pastori ~ ...
6. Quale ideale di vita traspare dai discorso dei pastore? Ovveroquali valori esalta e quali condanna?
7. L'episodio viene presentato dai critici come ti pico esempio di situazione idillica: individuare gli elementi dei
testo che gli conferiscono questo carattere.
8. il mondo dei pastori qui rappresentato rivela delle analogie con quello descritto negli episodi dalI' Aminta esa-
minati? (cfr. TT97-98).
9. Confrontare le ottave 4-5 di questo canto con le ottave 36-37 dei canto 1 dell' Or/ando furioso di Ariosto (T5):
i due ambienti naturali e le due donne presentano analogie e/o differenze?
J..I{,,_(.;;,,{:tt~~:,

Gerusalemme liberata
704
La battaglia notturna di Solimano
Solimano, il sultano turco sconfitto dai crociati ed esiliato dal suo
regno, viene incitato dallafuria infernale Aletto alla vendetta, e alla
testa di una schiera di A rabi si prepara ad assalire di sorpresa, not-
tetempo, il campo cristiano (canto IX, ottave 15-26).

15 Ma già distendon l' ombre orrido velo 1


che di rossi vapor si sparge e tigne 2;
Ia terra in vece deI notturno gelo 3
bagnan rugiade tepide e sanguigne;
s'empie di mostri e di prodigi il cielo,
s' odon fremendo errar larve maligne 4:
voto Pluton gli abissi, e Ia sua notte
tutta verso da le tartaree grotte 5.

16 Per SI profondo orror verso le tende


de gli inimici il fer Soldan 6 camina;
ma quando a mezzo deI suo corso ascende 7
Ia notte, onde poi rapida dechina 8,
a men d'un miglio, ove riposo prende
il securo Francese9, ei s'avicina.
Qui fe' cibar le genti, e poscia d'alto
parlando confortolle aI crudo assalto 1°:

17 - Vedete là di mille furti pieno


un, campo piu famoso assai che forte,
che quasi un mar nel suo vorace seno
tutte de l'Asia ha le ricchezze absorte 11?
1. orrido velo: ê un'oscurità che evoca Questo ora a voi (né già potria con meno
angoscia, demoni e mostri. 12
benigna sorte:
2. tigne: tinge.
vostro periglio) espon
3. notturno gelo: rugiada. l'arme e i destrier d'ostro13 guerniti e d'oro
4. larve maligne: sinistri fantasmi. preda fian vostra, e non difesa loro.
5. votõ... grotte: «Satana(pluton)svuotõ
gli abissi dell'inferno e versô tutta Ia sua
notte (i demoni) dagli antri infernali (tar- 18 Né questa e già quell'oste14 onde Ia persa
taree grotte»). gente 15e Ia gente di Nicea fu vinta,
6. il fer Soldan: Solimano. perché in guerra SI lunga e SI diversa
7. ma quando ... ascende: a mezzanotte; rimasa n'e Ia maggior parte estinta;
ascende: sale.
8. dechina: declina. e s'anco integra fosse, or tutta immersa
9. il securo Francese: i Crociati privi di in profonda quiete e d'arme ê scinta 16.
qualsiasi sospetto. Tosto s'opprime17 chi di sonno e carco,
10. confortolle ... assalto: li esortô aI cru-
dele attacco. ché daI sonno a Ia morte e un picciol varco 18.
11. absorte: inghiottite.
12. espon: offre (ha come oggetto questo). 19 Su su, venite: io primo aprir Ia strada
13. ostro: porpora. vuo' su i corpi languenti entro a i ripari 19;
14. oste: nemico.
15. pena gente: i Persiani. ferir da questa mia ciascuna spada,
16. scinta: priva. e l'arti usar di crudeltate imparpo.
17. Tosto s'opprime: si uccide in fretta. Oggi fia che di Cristoil regno cada,
18. picciol varco: passo breve.
19. languenti ... ripari: addormentati sot-
oggi libera l'Asia, oggi voi chiari 21. -
to le tende. COSIgli22infiamma a le vicine prove,
20. ferir ... impari: «ogni spada impari a indi tacitamente oltre lor move.
colpire da questa mia e ad usare le arti
della crudeltà».
21. chiari: famosi. 20 Ecco tra via le sentinelle ei vede
22. gli: li. per l'ombra mista d'una incerta luce,

Tasso

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705
né ritrovar, come secura fede
avea, puote improviso il saggio duce23.
Volgon quelIe gridando indietro il piede,
scorto24 che SI gran turba egli conduce,
SIche Ia prima guardia ê da lor desta 25,
e com' puo meglio a guerreggiar s'appresta.
21 Dan fiato alIora a i barbari metalli26
gli Arabi, certi omai d'esser sentiti.
Van gridi orrendi aI cielo, e de' cavalli
co '1 suon deI calpestio misti i nitriti.
Gli alti monti mugglr, mugglr le valli,
e risposer gli abissi a i lor muggiti,
e Ia face inalzo di Flegetonte
Aletto, e '1 segno diede a quei deI monte27.
22 Corre inanzi il Soldano, e giunge a quelIa
28
confusa ancora e inordinata guarda
rapido SIche torbida procelIa 29
da' cavernosi monti esce piii tarda.
Fiume ch'arbori insieme e case svelIa 3°,
folgore che le torri abbatta ed arda,
terremoto che '1 mondo empia d'orrore,
son picciole sembianze al31suo furore.
23 Non cala.il ferro mai ch'a pien non colga,
né coglie a pien che piaga anco non faccia,
né piaga fa che'l'alma altrui non tolga;
e piii direi, ma il ver di falso ha faccia 32.
E par ch'egli o s'infinga 88 o non se 'n dolga
23. né ritrovar ... duce: a differenza di o non senta il ferir de l'altrui braccia,
quanto si aspettava non riesce a trovare
impreparato Goffredo. se ben l'elmo percosso in suon di squilla
24. scorto: dopo aver scorto. rimbomba e orribilmentearde . e sfavilla.
.
25. si che ... desta: «cosicchésvegliano gli --
avamposti (Ia prima guardia»). Or quando ei sotoha quasi in fuga volto
26. metalli: trombe.
24
27. e Ia face ... monte: «Ia furia Aletto quel primo stuol de le ~.rap.cesçhegenti 84,
innalzõ Ia sua fiaccola intinta nel fiume giungono in guisa d'un. diluVio .accolto85
infernale Flegetonte e diede il segnale al- di mille rivi gli Arabi .correntL .
l'esercito preparato dentro Gerusalem-
me». Fuggono i Franchi alIora a freno scioltó, .

28. inordinata guarda: corpo di guardia e misto ilvincitor va tra' fuggenti,


impreparato. e 'con lor entra ne' ripari, e '1 tutto ,

29. procella: tempesta. di ruine e d' orror s' empie e di lutto.


30. sveUa: abbatta.
31. picciole sembianze al...: inadeguati
termini di confronto rispetto a1... 25 Porta il Solda~ su l'elmo orrldo e grande
32. di falso ha faccia: ha I'aspetto della serpe86 che si dilunga e il colIo snoda,
menzogna(le imprese di Solimanopossono
apparire incredibili). su le zampe s'inalza e l'ali spande
33. s'infinga: finga. e piega in arco Ia forcuta coda. ,
34. francesche genti: I'esercito di Fran- Par che tre lingue vibri e che fuormande
cia, i crociati. livida spuma, e che '1 suo fischio s'oda.
35. accolto: che ha raccolto.
36. serpe: ê un drago con zampe ed ali; si Ed or ch'arde Ia pugna, anch'ei.. s'infiamma
tratta di un' effigie che connota in senso nel moto, e fumo versa insieme e fiamma 37.
malefico, satanico il feroce guerriero.
37. Ed or ... fiamma: i soldati impauriti,
vittime della suggestione, vedono animarsi 26 E si mostra in quel lume a i rigu,ardanti .

il drago. formidabil cosl1'empio Soldano,

Gerusalemme liberata
'706
come veggion ne l' ombra i naviganti
fra mille Iampi il torbido oceano.
Altri danno a Ia fuga i pie tremanti,
danno altri aI ferro intrepida Ia mano;
38.mesce: mescola. e Ia notte i tumulti ognor piu mesce38,
39. occultando: nascondendo. ed occultando39 i rischi, i rischi accresce.

ANALISI DEL TESTO


E l' episodio che segna l'ingresso in scena dell'ultimo dei grandi personaggi della Geru-
salemme, Solimano (che nei canti precedenti era comparso solo di scorcio). Già in queste
poche ottave risaltano i tratti essenziali che 10caratterizzano, Ia ferocia barbarica, Ia forza
sovrumana che se mina rovina e lutto, l'empietà e Ia crudeltà. Tuttavia, pur nell'orrore che
ispira, vi ê in lui qualche cosa di grandioso, di eroico e di titanico. La sua fosca grandezza La fosca
ê ripresa come un'eco e accresciuta dallo sfondo su cui campeggia: uno scenario tenebroso grandezza
e orroroso, in cui aleggiano le inquietanti presenze di un sovrannaturale demoniaco, «mostri», di Solimano
«prodigi», «larve maligne», tutto il popolo degli abissi infernali. I «rossi vapor» e le «rugiade
tepide e sanguigne» che accompagnano queste visioni arcane sembrano far presagire Ia strage
che l' eroe sta per se minare nel campo dei cristiani. Questo scenario conferisce anche a Soli-
mano qualcosa di infernale. Egli infatti, nella sua orribile grandezza, richiama per qualche
aspetto il Satana deI canto IV (cfr. T105). Anche il discorso che rivolge alle schiere arabe Le analogie
riprende alcuni spunti dell'orazione di Satana aI concilio infernale, l'a,ccusa di "imperiali- con Satana
smo" indirizzata ai cristiani, che hanno depredato tutte le ricchezze dell'Oriente, l'invito
rivolto ai popoli pagani alla riscossa contro l'invasore e alla liberazione dell' Asia. Qualcosa
di infernale ha pure il serpente che l'eroe rec~ sull'elmo e che versa fumo e fiamme nella
battaglia, gettando intorno a lui una luce sinistra, che semina terrore (<<Esi mostra in quel
lume ai riguardanti I formidabil cosll'empio SoIdano»).
La serie incalzante di paragoni e similitudini che a lui si riferiscono rende poi l'idea di Le similitudini
una forza della natura dalla potenza terrificante e travolgente: l'eroe ê piu rapido di una e i paragoni
«torbida procella» che esce dai «cavernosi monti», il suo «furore» ê piu devastante di quello
di un fiume «ch'arbori insieme e case svella», di una «folgore» che «abbatta ed arda» le
torri, di un «terremoto che 'I mondo empia d'orrore», egli incute paura come il «torbido
oceano» che i naviganti vedono nelle tenebre ((fra mille lampi». Per questo carattere di tra-
volgente forza della natura Solimano puõ essere accostato ad Argante. Ma vi ê una diffe- Solimano
renza sostanziale tra i due personaggi: se Argante ê solo forza bruta, Solimano ê anche intel- e Argante
ligenza, come dimostra l'abile discorso che rivolge agli Arabi. Inoltre mentre Argante com-
batte solo per se stesso, in nome di un assoluto individualismo, Solimano ha un fine, Ia
vendetta. Argante, ha notato Getto, vive solo nel presente, mentre Solimano ê caratteriz-
zato da una dimensione piu complessa, ha alIe spalle un passato di splendore regale di cui
conserva Ia maestà, ed ha Ia grandezza deI vinto che non si rassegna alla sua sconfitta e
lotta fino allo stremo, con Ia forza della disperazione, per il fine prefisso.
A rendere il senso deI tumulto feroce nell'atmosfera cupa della notte Tasso fa ricorso
soprattutto alla sostanza fonica dei versi. Un esempio significativo sono i vv. 3-6 dell' ottava La sostanza
21, dove si nota un insistito scontro di consonanti, con Ia prevalenza della Ir/: «Van gridi fonica dei versi
orrendi aI cielo, e de' cavalli I co 'I suon deI calpestio misti i nitriti». Ricorre anche I'onoma-
topea, con l'insistenza sui suoni Iml e lu! della radice ((muggire», ripetuti piu volte: ((Gli
alti monti muggir, muggir le valli, I e risposer gli abissi a i lor muggiti».

Tasso
70
PROPOSTE DI LAVORO
1. Raccogliere in una colonna gli aggettivi ed i verbi che si riferiscono alie azioni compiute da Solimano, in un'al-
tra aggettivi e verbi riferiti ai Cristiani. A quali aree semantiche appartengono gli ele menti caratterizzanti i due
antagonisti?
2. Trovare tutte le espressioni che riferite ai paesaggio e a Solimano evocano un'atmosfera infernale.
3. Individuare nel discorso di Solimano gli argomenti che usa per convincere gli Arabi all'assalto.
4. Individuare tutti i punti dei testo, in cui traspare I'ammirazione di Tasso per !'eroe.
5. Per avere Ia rappresentazione complessiva dell'eroe, leggere iI canto XX, nel quale Solimano affronta nell'ul-
timo duello Rinaldo.
"Y"lli
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Tancredi e CIorinda:
l'amore come ostacoIo aI compito eroico
A)
E il primo scontro tra cristiani e pagani sotto le mura di Gerusa-
lemme. Tancredi muove contro un guerriero, senza sapere che e in
realtà Clorinda, la donna di cui si e innamorato dopo averla incon-
trata ad una fonte (canto llI, ottave 21-32).

21 Clorinda intanto ad incontrar l'assalto


via di Tancredi, e pon Ia lancia in resta 1.
Ferlrsi a le visiere, e i tronchi 2 in alto
volaro e parte nuda3 eUa ne resta;
ché, rotti i lacci a l'elmo suo, d'un salto
(mirabil colpo!) ei le balzo di testa;
1. e pon ... resta: Ia resta era un soste-
e le chiome dorate aI vento sparse 4,
gno, collocato aI lato destro della corazza giovane donna in mezzo '1 campo apparse.
per appoggiare Ia base della lancia durante
il combattimento. L'espressione ê dunque 22 Lampeggiàr gli occhi, e folgoràr5 gli sguardi,
sinonimo di "attaccare, slanciarsi sul ne-
mico".
dolci ne l'ira; or che sarian nel riso?
2. i tronchi: le lance in frantumi. Tancredi, ache pur pensi? ache pur guardi?
3. parte nuda: scoperta nel capo. non riconosci tu l'altero viso?
4. le chiome ... sparse: i canoni estetici Quest'ê pur quel bel volto onde tutt'ardi;
restano quelli codificati dalla tradizione
provenzale, stilnovistica e petrarchesca. tuo core il dica, ov'ê il suo essempi06 inciso.
5. Lampeggiàr ... folgoràr: lampeggia- Questa ê colei che rinfrescar Ia fronte
rono, folgorarono. vedesti già nel solitario fonte 7.
6. essempio: immagine.
7. vedesti ... fonte: di Clorinda infatti Tan-
credi si era innamorato vedendola rinfre- 23 Ei ch'al cimiero ed aI dipinto scudo
scarsi il viso ad una fonte (canto I).' non bado prima, or lei veggendo impêtra 8;
8. impêtra: resta paralizzato, impietrito.
9. crudo: crudele perché strumento di
eUa quanto puo meglio il capo ignudo
morte. si ricopre, e l'assale; ed ei s'arretra.
10. pace non impetra: non ottiene tregua; Va contra gli altri, e rota il ferro crudo 9;
questo il significato di impetra, qui in rima ma pero da lei pace non impetra 10,
equivoca col v. 2.
11. due morti: Ia morte fisica e quella
che minacciosa il segue, e: - Volgi - grida;
dovuta all'amore. e di due morti 11 in un punto 10 sfida.

Gerusalemme libera ta
708
24 Percosso, il cavalier non ripercote,
12,
né SI daI ferro a riguardarsi attende
come a guardar i begli occhi e le gote
ond' Amor l' arco inevitabil tende 13.
Fra sé dicea: « Van le percosse vote
talor, che Ia sua destra armata stende;
ma colpo mai deI bello ignudo volto
non cade in fallo, e sempre il cor m' ê coIto» 14.

25 Risolve aI fin, benché pietà non spere,


di non morir tacendo occulto amante 15.
Vuol ch'ella sappia ch'un prigion suo fêre16
già inerme, e supplichevole e tremante;
onde le dice: - O tu, che mostri avere
per nemico me sol fra turbe tante,
usciam di questa mischia, ed in disparte
i' potro teco, e tu meco provartel7.

26 COSIme' 18si vedrà s'al tua s'agguaglia


il mio valore. - Ella accetto l'invito:
e come esser senz' elmo a lei non caglia 19,
gia baldanzosa, ed ei seguia smarrito.
Recata s'era in att020 di battaglia
già Ia guerriera, e già l'avea ferito,
quand' egli: - Or ferma, - disse - e siano fatti
.
anzi Ia 21 pugna de Ia pugna i pattL -
12. né ... attende: «e non bada a ripararsi 27 Fermossi, e lui di pauroso audace
dai colpi di spada». rendé in quel punto il disperato amore.
13. ond' Amor ... tende: immagine mito-
logica: gli antichi attribuivano l'innamora- - I patti sian, - dicea - poi che tu pace
mento ad una freccia scagliata dall'arco deI meco non vuoi, che tu mi tragga il core.
dio Amore, che ê inevitabil perché ai suoi Il mio cor, non piu mio, s'a te dispiace
colpi non c'ê riparo.
14. non cade .., coito: non colpiscea vuoto ch'egli piu viva, volontario more:
ed ha come bersaglio sempre il cuore. ê uno gran tempo, e tempo ê ben che trarlo
15. occulto amante: come un innamorato omai tu debbia, e non debb'io vietarlo.
non dichiarato.
16. ch'un ... fere: «che colpisceun suo pri-
gioniero». 28 Ecco io chino le braccia, e t'appresento
22
17. ed in disparte ... provarte: per otte- senza difesa il petto: or ché no '1 fie di?
nere un colloquio propone una" singolar. vuoi ch'agevoli l'opra? i' son contento
tenzone".
18. me': meglio (apocope): trarmi l'usberg023 or or, se nudo il chiedL -
19. non caglia: non importi. Distinguea forse in piu duro lament024
20. Recata ... atto: si era posta in assetto. i sUói dolori il misero Tancredi,
21. anzi Ia: prima della. 26
22. ché no'l fiedi?: «perché non 10feris<:i?» ma calca l'impedisce intempestiva
23. trarmi l'usbergo: togliermi Ia corazza. de' pagani e de' suoi che soprarriva.
24. Distinguea ...lamento: avrebbe spie-
gato con piu aspri lamenti.
25. intempestiva: non opportuna. 29 Cedean cacciati da 10stuol cristiano
26. o sia ... arte: o per timore (dei Cri- i Palestini, o sia temenza od arte 26.
stiani) o per calcolo. Un de' persecutorj27, uomo inumano,
27. persecutori: inseguitori.
28. ignuda parte: nel capo che era sco- videle sventolar le chiome sparte,
perto. e da tergo in passando alzo Ia mano
29. ma Tancredi ... occorse: Tancredi per ferir lei ne Ia sua ignuda parte28;
interviene per parare una stoccata prove-
ma Tancredi grido, che se n'accorse,
e con Ia spada a quel gran colpo occorse 29.
niente dá un guerriero cristiano e diretta
a Clorinda.

Tasso
709
30 Pur non g1 tutto in van03o, e ne' confini31
deI bianco colIo il bel capo ferille.
Fu levissima piaga, e i biondi crini
rosseggiaron cOSId'alquante stille,
come rosseggia l' or che di rubini
per man d'illustre artefice sfaville32.
Ma il prence infuriato alIor si strinse
adosso a quel villano, e '1 ferro spinse 33.
31 Quel si dilegua, e questi acceso d'ira
il segue, e van come per l'aria strale.
ElIa riman sospesa, ed ambo mira
lontani molto, né seguir le cale 34,
ma co' suoi fuggitivi si ritira:
30. Pur ... vano: non andõ tuttavia com- talor mostra Ia fronte e i Franchi assale;
pletamente a vuoto.
31. ne' confini: ai limite.
or si volge or rivolge, or fugge or fuga35,
32. Fu Ievissima ... sfaville: Ia ferita costi- né si puõ dir Ia sua caccia 36 né fuga.
tuisce un ulteriore ornamento per Ia beI-
lezza di CIorinda. 32 Tal gran taur037 talor ne l'ampio agone38,
33. '1 ferro spinse: rivolse Ia spada.
34. Ie cale: le importa. se volge il corno a i cani ond'ê segui to,
35. fuga: mette in fuga. s'arretran essi; e s'a fuggir si pone,
36. caccia: inseguimento. ciascun ritorna a seguitarlo ardi to.
37. gran tauro: toro focoso.
38. agone: circo, dove si svoIge una sorta Clorinda nel fuggir da tergo oppone
di "corrida". alto 10 scudo, e '1 capo ê custodito.

B)
Argante, impaziente dell'inattività e ansioso di gloria individuale,
sfida a duello il guerriero piu forte dei campo cristiano. Il prescelto
da Goffredo e Tancredi (canto VI, ottave 23-28).

23 Ivi solo discese, ivi fermosse


in vista de' nemici il fero Argante,
per gran cor, per gran corpo e per gran posse I
superbo e minaccievole in sembiante,
qual Encelado in Flegra 2, o qual mostrosse
ne l'ima valIe il filisteo gigante3;
ma pur mol,ti di 1ui tema 4 non hanno,
ch'anco quanto sia forte a pien non sanno.
1. per gran cor ... posse: per grande
coraggio, per il fisico prestante e per Ia 24 Alcun perõ, daI pio Goffredo elett05
forza.
2. qual Encelado in Flegra: come Ence- come il miglior, ancor non ê fra molti.
lado,ilgigante fulminato da Giovea Cuma, Ben si vedean con desioso affetto
nei campi FIegrei. tutti gli occhi in Tancredi esser rivolti,
3. ne I'ima ... gigante: nella profonda valle e dichiarato infra i miglior perfetto
dei Terebinto, in Palestina, il gigante Go-
lia. daI favor manifesto era de' volti;
4. tema: timore. e s'udia non oscuro anco il bisbigli06,
5. Alcun ... eletto: nessuno e stato ancora e l'approvava il capitan 7 co '1 ciglio.
scelto.
6. e s'udia ... bisbiglio: e si sentiva con
chiarezza il bisbiglio. 25 Già cedea ciascun altro, e non secreto
7. e I'approvava iI capitan: il capitano Gof- era il volere omai deI pio Buglione:
fredo approvava Ia scelta dei nome di Tan-
credi. - Vanne, - a 1ui disse - a te l'uscir non vieto,
8. fellone: odioso infedele. e reprimi il furor di quel fellone8. -

Gerusalemme libera ta
710
E tutto in volto baldanzoso e lieto
per SI alto giudizio, il fer garzone 9
a 10 scudier chie de a l'elmo e '1 cavalIo,
poi seguito da molti uscia deI valIo.

26 Ed a quel largo pian fatto vicino,


ov' Argante l'attende, anco non era,
quando in leggiadro aspetto e pelIegrino 10
s' offerse a gli occhi suoi l'alta guerriera 11.
Bianche via piu che neve in giogo alpino
avea le sopraveste, e Ia visiera
alta tenea daI volto; e sovra un'erta,
tutta, quanto elIa e grande, era scoperta.
13
27 Già non mira 12 Tancredi ove il circasso
9. il fer garzone: i1giovane fiero.
Ia spaventosa fronte alcielo estolIe 14,
10. pellegrino: insolito. ma move il suo destrier con lento passo,
11. l'alta guerriera: Ia nobile Clorinda. volgendo gli occhi ov'e colei su '1 colIe;
12. Già non mira: non guarda piu. poscia immobil si ferma, e pare un sasso:
13. circasso: Argante.
14. estolle: alza.
gelido tutto fuor 15, ma dentro bolIe.
15. gelido tutto fuor: deI tutto impassi- Sol di mirar s'appaga, e di battaglia
bile all'esterno. sembiante fa che poco or piu gli caglia 16.
16. caglia: importi.
17. d' apparecchiarsi in giostra: di prepa-
rarsi alio scontro. 28 Argante, che non vede aIcun ch'in atto
18. giostra: rima equivoca col v. 2. dia segno ancor d'apparecchiarsi in giostra 17:
19. pur là s'affissa: continua a guardare
Ia.
- Da desir di contesa io qui fui tratto; -
20. Ottone: Ottone Visconti, personaggio grida - or chi viene inanzi, e meco giostra 18?-
storico. L'aItro, attonito quasi e stupefatto,
21. l'arringo: I'area dove si sarebbe svolto pur là s'affissa 19
e nulIa udir ben mostra.
10 scontro. Ottone20 inanzi alIor spinse il destriero,
22. voto: vuoto.
23. primiero: per primo. e ne l'arring021 vot022 entro primier023.

ANALISI DEL TESTO


I due passi sono significativi perché gettano luce sul personaggio di Tancredi e sul rap-
porto che 10lega a Clorinda; costituiscono pertanto un antecedente indispensabile deI grande
episodio deI duello e della morte dell'eroina (cfr. T109).
L' episodio deI primo scontro di Tancredi e Clorinda, nel canto lU, ê denso di elementi
premonitori degli sviluppi futuri della vicenda. lnnanzitutto il colpo che getta a terra l' elmo
dell'eroina ne rivela Ia femminilità, che era celata sotto le apparenze guerriere. Clorinda
rimuove Ia propria natura femminile, e rifiuta con implacabile rigore ogni dolcezza amo-
rosa. Simbolo di questa repressione degli istinti naturali e deI desiderio ê l'armatura, che,
con Ia sua durezza, Ia chiude aI mondo esterno e Ia rende inaccessibile. Pertanto simbolica
ê anche Ia caduta dell'elmo, che fa emergere Ia femminilità negata. Schiudendosi il duro L' emergere
della
guscio repressivo, tra le armi deI campo di battaglia compare all'improvviso una «giovane femminilità
donna», oggetto d'amore e di desiderio, non piu di impulsi aggressivi. L'evento anticipa di Clorinda
quel definitivo svelamento della femminilità di Clorinda che avverrà nella morte.
Il particolare a cui ê affidato tI compito di connotare Ia femminilità dell'eroina sono <de
chiome dorate aI vento sparse». E un aspetto della bellezza femminile caro aI Tasso, da lui
vagheggiato con intensa sensualità: si ricordi nell'Aminta l'immagine di Silvia, «Ia piu vaga
e cara verginella! che mai spiegasse aI vento chioma d'oro» (T98, vv. 405-406)j e si vedano

Tasso
711
piu avanti in questo episodio, all'ottava 30, i «biondi crini» che rosseggiano di stille di san-
gue, «come rosseggia 1'or che di rubini I per man d'illustre artefice sfaville», dove il compia-
Elementi cimento sensuale ed estetizzante si mescola con una punta di crudeltà. Le chiome d' oro sparse
petrarcheschi aI vento sono un elemento di chiara derivazione petrarchesca (<<Eranoi capei d'oro a 1'aura
nella sparsi», Canzoniere, XC, v. 1). Non mancano poi, nel corso dell'episodio, altri tratti che si
raffigurazione collegano aI repertorio di immagini e aI frasario deI petrarchismo: il mono logo tutto impre-
di Clorinda gnato di concettismo dell'ottava 24, in cui Tancredi nota come i colpi della spada talora vadano
a vuoto, ma nessun colpo deI bel volto scoperto di Clorinda cada in fallo; Ia metafora deI
«prigion» che compare all'ottava 25; 1'offerta a Clorinda deI «cuore» all'ottava 27, con il
bisticcio tra il senso materiale (il cuore da trafiggere con Ia spada) e il senso metaforico
(il cuore come sede deI sentimento amoroso). Come ê stato osservato daI Larivaille, Clo-
11bifrontismo rinda diviene cOSIun personaggio bifronte: da un lato donna petrarchesca, fatta oggetto
di Clorinda dell'adorazione e dei lambiccati omaggi dell'amante, dall'altro vergine guerriera, che si col-
lega ad una lunga schiera di eroine della tradizione epica, dalla Camilla dell' Eneide alla Mar-
fisa dell'Ariosto. Eun altro esempio di quel «bifrontismo», di quel gusto dell'ambiguità,
11gioco che ê proprio della poesia tassesca. Ilbifrontismo ê qui l'effetto di un gioco di punti di vista:
dei punti Clorinda appare quale visione petrarchesca passando attraverso Ia visione soggettiva di Tan-
di vista credi, mentre ê vergine guerriera dalla propria prospettiva. I due punti di vista comple-
mentari finiranno per coincidere solo con Ia morte dell' eroina. Anche Ia situazione in cui
si trovano in questo episodio i due personaggi risponde aI gusto dell'ambiguità e della dupli-
Desiderio cità che ê caro aI Tasso: si ha una mescolanza di desiderio e di violenza aggressiva, di amore
e violenza e di morte: i due personaggi, invece di scambiarsi tenerezze amorose, come dovrebbero,
si scambiano fieri colpi. E una situazione che anticipa quella deI duello mortale fra Tancredi
e Clorinda nel canto XII (cfr. T109), ma in simmetria rovesciata: là sarà Tancredi che incal-
zerà da nemico (senza saperlo) Ia donna amata, qui invece ê Clorinda, non amante, ad incal-
zare colui che 1'ama. La situazione, fortemente patetica, suscita l'intensa partecipázione sog-
gettiva deI poeta: ne sono testimonianza le apostrofi che egli rivolge aI suo eroe (<<Tancredi,
ache pur pensi? ache pur guardi? I non riconosci tu I'altero viso?... »), che rivelano 1'identifi-
cazione emotiva dell'autore col suo personaggio. Infatti Ia critica ha sempre individuato in
Tancredi una proiezione autobiografica.di Tasso stesso.
L' episodio ê illuminante per quanto riguarda il carattere di Tancredi e Ia funzione del-
l'amore nella sua vicenda. 11personaggio ê costantemente presentato come guerriero forte
e valoroso, con Rinaldo il piu forte deI campo crociato. Ma di fronte a Clorinda «impetra»,
11carattere perde Ia forza e Ia volontà, resta smarrito. Con questo si rivela il carattere perplesso e incerto
perplesso dell'eroe, sempre sospeso tra dovere e amore, perennemente aI confine tra il codice cristiano
di Tancredi (l'azione collettiva tesa aI fine sacro della crociata) e il codice "pagano" (l'azione individua-
listica, sotto Ia spinta deI desiderio). Tancredi, nonostante il suo ruolo e le sue doti, non
riesce mai ad essere all'altezza dei suoi compiti eroici. La riprova piu chiara viene daI secondo
episodio qui riportato: il dovere eroico 10 chiama ad affrontare Ia sfida deI piu forte cam-
pione pagano e a difendere l' onore dei crociati, ma Ia vista di Clorinda sul colle di nuovo
10paralizza, 10rende incerto e smarrito, gli fa dimenticare il dovere, tanto che un altro guer-
riero deve subentrare aI suo posto. Ma anche successivamente non potrà riprendere il duello
con Argante percM, allontanatosi daI campo per inseguire colei che crede Clorinda (ed ê
in realtà Erminia), viene preso prigioniero da Armida nel castelIo sul Mar Morto. Lo stesso
avverrà quando gli toccherà di vincere gli incanti della selva, e non vi riuscirà proprio per-
cM ossessionato dall'immagine di Clorinda da lui uccisa (cfr. TllO). Nel personaggio si con-
centrano le piu alte aspirazioni eroiche, ma esse appaiono velleitarie e vengono sistematica-
mente frustrate. Tancredi ê personaggio costitutivamente ambiguo, incerto, amletico, e per
questo piacerà molto ai romantici (e a De Sanctis, che di quel gusto ê ancora interprete).
La funzione Si precisa cosI Ia funzione dell'amore nel poema: ê una forza centrifuga, disgregatrice, che
dell'amore svia gli eroi dalIa loro sacra missione, li spinge lontano daI teatro de lIa guerra, fiacca le
nel poema loro forze (sarà cOSIanche per Rinaldo). Difatti Goffredo, che rappresenta il valore dell'u-
nità che ê proprio deI codice cristiano-controriformistico, ê fermo e resistente alle sue
lusinghe.
Clorinda: Di grande suggestione ê l'immagine di Clorinda che si profila nel secondo episodio. Spicca
altezza soprattutto in lei Ia dimensione dell'altezza, grazie aI fitto concentrarsi di indicazioni che
e biancore convergono tutte sulIa stessa nota: «I'alta guerriera», «sovra un'erta», «tutta, quant'ella
ê grande»; all'effetto concorre anche il paragone deI «giogo alpino», che evoca un'idea di
altezza sublime. E una grandezza evidentemente non solo fisica ma spirituale, riflesso, come

Gerusalemme liberata
712
nota Getto, delIa dignità e magnanimità delI'eroina. Coerente con l'idea delI'altezza e quelIa,
che ad essa si accompagna, deI candore (<<Bianchevia piu che neve in giogo alpino I avea
le sopraveste»). E un biancore che e denso di valori simbolici, e alIude alI'incontaminata
purezza della vergine guerriera. Ma, come nota sempre acutamente Getto, altezza e lumi-
nosità de lIa figura di Clorinda sono Ia proiezione deI sentimento di venerazione delI'amante
che Ia contempla, simboli deI significato ideale che Ia donna assume agli occhi delI'eroe.
Abbiamo cioe un'immagine tutta soggettiva di Clorinda, costruita dalIa prospettiva di Tan- La visione
soggettiva
credi (Io si osservava anche per il passo precedente), e pervasa dalIa sua temperie senti-
di Tancredi
mentaIe, una temperie che ha qualcosa delIe estasi adoranti degli stilnovisti. Ma, visti dalIa
parte delI'oggetto, non piu deI soggetto contemplante, i due caratteri delI'altezza e deI bian-
core assumono un altro significato: mettono in evidenza come Clorinda sia chiusa nel suo
rifiuto delIa femminilità e delI'amore, remota, gelida e inaccessibile. Solo nelIa morte potrà
divenire trepidamente umana e si caricherà delIe connotazioni di una sensuale femminilità.
Spicca ancora nel secondo episodio Ia figura di Argante. Anche nel suo caso si impone
Ia dimensione delI'altezza (<<pergran cor, per grancorpo e per gran posse I superbo e minac-
cievole in sembiante, I qual Encelado in Flegra, o qual mostrosse I ne l'ima valIe il filisteo
gigante»), ed anche qui non si tratta solo di grandezza fisica, ma di grandezza eroica; tutta-
via, a differenza che in Clorinda, tale grandezza si congiunge con Ia ferocia barbarica deI
personaggio, col suo furore irrefrenabile, che 10 assimila ad una forza bruta delIa natura.
Questo misto di orrore, ferocia e grandezza accosta Argante alIa figura di Satana (cfr. T105). Argante
Torna infatti, in termini quasi identici, un particolare essenziale che connotava l'angelo ribelIe: e Satana
«Ia spaventosa fronte aI cielo estolIe» (per Satana si aveva: «Slla gran fronte e le gran
corna estolIe»). Per Argante, come per Satana, l'innalzare aI cielo Ia fronte ê un tratto che
indica magnanimità, ma anche Ia sfida superba e ribelIe delI'empio che non riconosce alcuna
entità superiore e confida solo nelle sue forze, in un'affermazione assoluta e senza limiti
de lIa sua individualità. Questo tipo di grandezza attribuito ai nemici della cristianità (con L 'identificazione
Satana e Argante va annoverato anche Solimano), a personaggi ribelli, dalla potente indivi- coi "nemici"
dualità, testimonia come Tasso, pur condannandoli in nome dei principi professati e pur pre-
.
sentandoli negativamente, senta per essi una segreta attrazione, e ne subisca il fascino per-
verso e titanico.

PROPOSTE DI LAVORO --
1. Ritrovare le figure retoriche presenti nei due testi, ad esempio ossimori, similitudini, antitesi.
2. Trovare tutti i punti dei testo, in cui iI narratore interviene direttamente nella narrazione. Ad esempio esprim
dei giudizi? Fa delle anticipazioni?
3. Raccogliere tutte le espressioni riferite a Clorinda, che ne mettono in luce tanto I'aspetto fisico quanto I'azione
quale ritratto della donna emerge?
4. Quali ele menti dei testo ci fanno capire che Clorinda é vista con gli occhi di Tancredi?
5. Raccogliere tutte le espressioni riferite a Tancredi. Quale ritratto dell'eroe emerge? Ci sono espressioni a IL
riferite che denotano Ia sua contraddittorietà?
6. Raccogliere tutte le espressioni riferite ad Argante: il giudizio espresso su di lui dai narratore coincide CO
queIJo espresso da Goffredo? Se no, come si spiega questa diversa valutazione?
7. Analizzare i luoghi in cui awengono le azioni, verificando se c'é analogia tra essi e i personaggi.
8. Trovare tutte le situazioni dell'episodio in cui ci sono contrapposizioni, ad esempio tra amore e odio, pac
e guerra, sensualità e rifiuto della stessa...

1~11il~I._l +._.~~
"

Tasso
71/J
La morte di Clorinda
Clorinda e A rgante sono usciti nottetempo da Gerusalemme per
incendiare la torre mobile con cui i crociati hanno dato l'assalto alle
mura. Riuscita l 'impresa tentano di ricoverarsi nuovamente in città,
ma Clorinda, mentre sta per rientrare, eferita da un guerriero cri-
stiano, e si volge per punirlo. Le porte intanto vengono serrate, e Clo-
rinda resta esclusa (canto XII, ottave 50-71).

50 Ma poi che intepidl Ia mente irata 1


nel sangue deI nemico e in sé rivenne,
vide chiuse le porte e intorniata
sé da' nemici, e morta allor si tenne 2.
Pur veggendo ch'alcuno in lei non guata3,
nov' arte di salvarsi le sovenne 4.
Di lor gente s'infinge5, e fra gli ignoti
cheta s'avolge6; e non ê chi Ia noti.

51 Poi, come lupo tacito s'imbosca


dopo occulto misfatto, e si desvia,
da Ia confusion, da I'aura fosca
favorita e nascosa, ella se 'n gla 7.
Solo Tancredi avien che lei conosca8;
9
egli quivi ê sorgiunto alquanto pria;
vi giunse alIor ch'essa Arimon uccise:
vide e segnolla,lO, e dietro a lei si mise.
,
52 Vuol ne I'armi provarIa: un uom Ia stima
1. intepidi ... irata: Ia sua ira si placa.
degno a cui sua virtu si paragone 11.
2. morta ... si tenne: si vide perduta. Va girando colei I'alpestre cima12
3. ch'alcuno... guata: che nessuno guarda verso altra porta, ove d' entrar dispone 13.
verso di lei. Segue egli impetuoso, onde assai prima
4. nov'arte ... sovenne: escogita uno stra-
tagemma per salvarsi. che giunga, in guisa avien che d'armi suone,
5. Di lor ... s'infinge: si finge cristiana. ch'ella si volge14 e grida: - O tu, che porte,
6. s'avolge: si mescola.
7. se 'n gia: se ne andava.
che corri si? - Risponde: - E guerra e morte.
8. lei conosca: si accorga di lei.
9. sorgiunto: sopraggiunto. 53 - Guerra e morte avrai; - disse - io non rifiuto
10. segnolla: Ia notô. darlati, se Ia cerchi -, e ferma attende.
11. degno ... paragone: con cui misurarsi,
da pari a pari, in valore. Non vuol Tancredi, che pedon 15 veduto
12. I'alpestre cima: uno dei colli su cui ha il suo nemico, usar cavallo, e scende.
sorge Gerusalemme. E impugna I'uno e l'altro il ferro acuto,
13. dispone: pensa.
14. onde ... si volge: per cui moIta prima
ed aguzza I'orgoglio e I'ire accende;
di raggiungerla succede che faccia risuo- e vansi a ritrovar16 non altrimenti
nare le armi, cosiccM ella si volta. che duo tori gelosi e d'ira ardenti.
15. pedon: a piedi, e quindi in condizioni
di svantaggio.
16. vansi a ritrovar: si assaltano. 54 Degne d'un chiaro SOp7,degne d'un pieno
17. d'un chiaro sol: di un sole luminoso, teatro, opre. sarian SI memorande.
della luce deI giorno. Notte, che nel profondo oscuro seno
18. che ... grande: ê invocata Ia notte, che
ha nascosto nella sua oscurità o nell'obUo chiudesti e ne I'oblio fatto SI grande 18,
un evento tanto nobile.
.
piacciati ch'io ne 'I tragga e 'n bel sereno
19.10 spieghi e mande: 10faccia conoscere a le future età 10 spieghi e mande 19.
e 10 tramandi.
20. splenda ... memoria: risplenda il nobile
Viva Ia fama loro; e tra lor gloria
ricordo delle tue tenebre. splenda deI fosco tuo I'alta memoria2°.

Gerusalemme libera ta
714
55 Non schivar, non parar, non ritirarsi
voglion costor, né qui destrezza ha parte.
Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi 21:
toglie l'ombra e '1 furor l'uso de l'arte22.
Odi le spade orribilmente urtarsi
a mezzo il ferr023, il pie d'orma non parte24;
sempre e il pie fermo e Ia man sempre in moto,
né scende taglio in van, né punta a vôto.
25,
56 L' onta irrita 10 sdegno a Ia vendetta
e Ia vendetta poi l'onta rinova;.
onde sempre aI ferir, sempre a Ia fretta
stimol novo s' aggiunge e cagion nova.
26
D'or in or piu si mesce e piu ristretta
si fa Ia pugna, espada oprar non giova 27:
dansí co' pomP8, e infelIoniti e crudp9
cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi.
30
57 Tre volte il cavalier Ia donna stringe
con le robuste braccia, ed altrettante
da que' nodi tenaci elIa si scinge31,
nodi di fer nemico e non d'amante.
Tornano aI ferro, e l'uno e l'altro il tinge
con molte piaghe; estanco ed anelante
e questi e quegli aI fin pur si ritira,
21. or finti ... scarsi: finte, affondi, colpi
leggeri. e. dopo lungo faticar respira.
22. toglie ... l'arte: l'oscurità e il cieco
furore dei duellanti ostacolano ilrispetto 58 L'un l'altro guarda, e deI suo corpo essangue32
delle norme della scherma.
23. a mezzo il ferro: a metà della spada.
su '1 pomo de Ia spada appoggia il peso.
24. il pie ... parte: i piedi dei duellanti non Già de l'ultima stelIa il raggio langue
si spostano dalluogo dove sono piantati. aI primo albor ch'e in oriente acceso.
25. L'onta ... vendetta: Ia vergogna (di Vede Tancredi in maggior copia il sangue
una ferita ricevuta) sprona l'ira a ven-
dicarsi. deI suo nemico, e sé non tanto offeso.
26. ristretta: ravvicinata. Ne gode e superbisce. Oh nostra folIe
27. spada ... giova: ed ê impossibile ado- mente ch'ogn'aura di fortuna estolIe33!
perare Ia spada.
28. dansi co' pomi: si colpisconocon le else
delle spade. 59 Misero, di che godi? oh quanto mesti
29. infelloniti e crudi: (divenuti ormai) fian034i trionfi ed infelice il vanto!
irrispettosi delle regole cavalleresche e
quindicrudeli e spietati. . Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti)
30. stringe: il paradosso di questo abbrac- di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
cio (che potrebbe essere d'amante ma ê di CosI tacendo e rimirando, questi
fer nemico) ê sottolineato dall'enjam-
bement. sanguinosi guerrier cessara alquanto.
31. si scinge: si scioglie. Ruppe il silenzio aI fin Tancredi e disse,
32. essangue: dissanguato. perché il suo nome alui l'altro scoprisse:
33. Oh ... estolle: Ia foUiadegli uomini si
manifesta nel loro insuperbire per ogni
minimo soffio di buona fortuna (che ê 60 - Nostra sventura e ben che qui s'impieghi
oggetto, aura soggetto). tanto valor, dove silenzio il copra 35.
34. fiano: saranno.
35. Nostra... copra: «siamo proprio sfor-
Ma poi che sorte rea 36vien che ci neghi
tunati a dar prova di tanto valore in un e lode e testimon degno de l'opra,
luogo lontano dalla vista di chiunque». pregoti (se fra l'arme han loco i preghi)
36. rea: ostile, avversa. che '1 tuo nome e '1 tuo stato a me tu scopra,
37. acciô ... onore: «affinché io, vincitore
o vinto, sappia a chi spetta l'onore della acciô ch'io sappia, o vinto o vincitore,
mia morte o della mia vittoria». chi Ia mia morte o Ia vittoria onore37.

Tasso
t~

715
61 Risponde Ia feroce: - Indarn038 chie di
quel c'ho per uso di non far palese 39.
Ma chiunque io mi sia, tu inanzi vedi
un di quei due che Ia gran torre accese. -
Arse di sdegno a quel parlar Tancredi,
e: -In mal punto il dicesti; - indi riprese
- il tuo dir e '1 tacer di par m' aUetta 40,
barbaro discortese, a Ia vendetta. -

62 Torna l'ira ne' cori, e li trasporta,


benché debili in guerra. Oh fera pugna,
u' l'arte in band041, u' già Ia forza e morta,
ove, in vece, d'entrambi il furor pugna!
Oh che sanguigna e spaziosa porta
fa l'una e l'altra spada, ovunque giugna,
ne l'arme e ne le carni! e se Ia vita
non esce, sdegno tienla aI petto unita.

63 Quall'alto Egeo, perché Aquilone o Noto


cessi42, che tutto prima il volse e scosse,
non s'accheta ei pero, ma '1 suono e '1 moto
ritien43 de l'onde anco agitate e grosse,
tal, se ben manca in lor co '1 sangue voto 44
quel vigor che le braccia e i colpi mosse,
serbano ancor l'impeto primo, e vanno
da quel sospinti a giunger danno a danno.

64 Ma ecco omai l'ora fatale e giunta


che '1 viver di Clorinda aI suo fin deve 45.
38. Indarno: inutilmente. Spinge egli il ferro nel ben sen di punta
39. non far palese: non rendere noto. che vi s'immerge e '1 sangue avido beve;
40. iI tuo ... m'alletta: «quanto hai det- e Ia veste, che d'or vago trapunta
to (essere responsabile dell'incendio della
torre) e quanto hai taciuto (Ia tua identi- le mammeUe stringea tenera e leve,
tà) mi spingono in egual misura alla ven- l'empie d'un caldo fiume. EUa già sente
detta». morirsi, e '1 pie le manca egro e languente 46.
41. u' l'arte in bando: il poeta insiste
ancorauna volta sul mancato rispetto delIe
regale della scherma da parte dei duellanti 65 Segue egli la vittoria 47, e Ia trafitta
(u': dove, latino ubi). vergine minacciando incalza e preme.
42.Qual... cessi: «benché abbiano cessato EUa, mentre cadea, Ia voce afflitta
di spirare i venti da Nord e da Sud che
hanno sconvolto il mar Egeo». movendo, disse le parole estreme;
43. ritien: mantiene. parole ch'a lei novo un spirto ditta 48,
44. co 'I sangue võto: per il sangue ver- spirto di fé, di carità, di speme 49:
sato.
45. deve: si pua intendere nel senso di "ê virtu ch'or Dio le infonde, e se rubeUa
debitare" oppure di "deve" (sottinteso in vita fu, Ia vuole in morte anceUa.
giungere).
46. egro e languente: vacillante e vicino
alla morte. 66 - Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
47. Segue egli Ia vittoria: persegue Ia vit- tu ancora, aI corpo no, che nuUa pave 50,
toria con impeto incalzante e vittorioso. a l'alma SI; deh! per lei prega, e dona
48. novo... ditta: un nuovo sentimento
ispira. battesmo a me ch' ogni mia colpa lave. -
49. speme: speranza (vengono enumerate In queste voei languide risuona
le tre virtu teologali, fede, speranza e ca- un non so che di flebile e soave
rità).
50. pave: teme (perché ormai e prossimo ch' al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
alla morte). e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.

Gerusalemme liberata
716
67 Poco quindi lontan nel sen deI monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte,
e torno mesto aI grande ufficio e pio 51.
Tremar senti Ia man, mentre Ia fronte
non conosciuta ancor sciolse52 e scoprio.
La vide, Ia conobbe, e resto senza
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!

68 Non mori già, ché sue virtuti accolse 53


tutte in quel punto e in guardia aI cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua 54 a chi co '1 ferro uccise.
Mentre egli il suon de' sacri detti 55 sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: «S'apre il cielo; io vado in pace».

69 D'un bel palIore ha il bianco volto asperso,


come a' gigli sarian miste viole,
e gli occhi aI cielo affisa 56, e in lei converso
sembra per Ia pietate il cielo e '1 sole;
e Ia man nuda e fredda alzando verso
51. grande ... pio: ai grande e pio compito il cavaliero in vece di parole
di battezzarla. gli dà pegno di pace. In questa forma
52. sciolse: libero dall'elmo.
53. sue virtuti accolse: raduno le sue passa 57 Ia belIa donna, e par che dorma.
forze.
54. I'acqua: ê I'acqua dei battesimo, acqua 70 Come l'alma gentile uscita ei vede,
della vita eterna, profusa a colei cui aveva
tolto Ia vita terrena con Ia spada. ralIenta 58 quel vigor ch'avea raccolto;
55. iI suon de' sacri detti: Ia formula e l'imperio di sé libero cede
rituale deI battesimo. aI duol già fatto impetuoso e stolto 59,
56. e gli occhi ... affisa: rivolge fissamente ch'al cor si stringe e, chiusa in breve sede
gli occhi aI cielo.
57. passa: trapassa. Ia vita, empie di morte i sensi e '1 volto 60.
58. rallenta: viene meno. Già simile a l'estinto il vivo langue
59. e I'imperio ... stolto: cede il completo aI colore, al silenzio, a gli atti, aI sangue.
dominio deI suo animo aI dolore, divenuto
già impetuoso e forsennato.
60. chiusa ... Ia vita: confinata Ia vita in 71 E ben Ia vita sua sdegnosa e schiva,
una sede ristretta (iI cuore), fa si che il spezzandoa forza il suo ritegno frale 61,
corpo e il volto assumano le sembianze
delia morte.
Ia belIa anima sciolta aI fin seguiva62,
61. ritegno frale: fragile legame coIcorpo. che poco inanzi a lei spiegava l'ale;
62. Ia bella ... seguiva: avrebbe seguito ma quivi stuol de' Franchi a caso arriva,
Ia bella anima di Clorinda nella morte. cui trae bisogno d'acqua o d'altro tale,
63. in sé ... morta: di per sé moribondo,
ma già morto nell'anima per Ia morte di e con Ia donna il cavalier ne porta,
Clorinda. in sé mal vivo e morto in lei ch'ê morta 63.

Tasso
717
ANALISI DEL TESTO
L'episodio si fonda su una situazione romanzesca e melodrammatica di intenso pateti-
smo: l'amore impossibile delI'eroe per un oggetto irraggiungibile, l'amante che uccide Ia
L'ironia donna amata senza saperlo. Si determina un meccanismo affine alI' ironia tragica: l'eroe
tragica e ignaro deI destino che sta vivendo, mentre illettore sa tutto, e puo vedere dalI' alto il pre-
cipitare degli eventi. Mentre pero nelIa trage-dia greca questo meccanismo era finalizzato
alIa catarsi, induceva cioe 10 spettatore a guardare con superiore distacco conoscitivo gli
orribili eventi delIa vicenda tragica e a superare le passioni che essi gli suscitavano, nelI'e-
pisodio tassesco e finalizzato a suscitare nel fruitore forte partecipazione emotiva e commo-
zione. Non a caso questo fu l'episodio piu amato deI poema, anche da un pubblico non coIto.
L'ambiguità NelI'impostazione delI'episodio ê insita una fondamentale ambiguità, tra desiderio e cru-
tra desiderio dele violenza, tra amore e morte. I due protagonisti dovrebbero amarsi, mentre inconsape-
e vioIenza volmente si odiano e si causano sofferenza, o addirittura Ia morte. L'ambiguità e sottoli-
neata esplicitamente dalIa voce narrante: Tancredi stringe Clorinda tra le «robuste braccia»,
ma quelli che dovrebbero essere nodi d'«amante» sono invece di «fier nemico». Emerge
qui il gusto compiaciuto di Tasso per l'ambiguità, per le situazioni duplici e ambivalenti,
intimamente conflittuali. L'ambiguità delIa situazione e vagheggiata con segreto compiaci-
mento. Il segno rivelatore delIa partecipazione soggettiva delI'autore sono gli interventi della
voce narrante, soprattutto l'apostrofe rivolta a Tancredi in uno dei momenti culminanti,
quando l'eroe gode aI vedere il sangue delI'avversario che sgorga piu copiosamente: «Misero,
di che godi? [...] I Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti) I di quel sangue ogni stilla un
Gli interventi mar di pianto». Queste intrusioni deI narratore hanno nelIa Gerusalemme una funzione dia-
deI narratore metralmente opposta a quelIa che avevano nel Furioso: per Ariosto erano strumenti delIo
straniamento, segnavano il distacco delI'autore dalIa materia, che era presa come punto
d'avvio delIa riflessione lucida e disincantata sul reale; in Tasso invece testimoniano l'impo-
stazione tutta soggettiva deI racconto, il fatto che l'autore si identifica emotivamente con
i suoi personaggi, vi proietta se stesso. Questo gusto per l'ambiguità e questa immedesima-
zione emotiva rivelano una sensibilità nuova, piu sottile e tormentata di quelIa delIa lettera-
tura deI primo Rinascimento, un affiorare di brividi e inquietudini, che sono il riflesso di
L'atmosfera un momento di crisi delIa civiltà. L'atmosfera notturna in cui si svolge il duelIo e 10 scenario
notturna piu coerente con questa inquieta sensibilità. Mentre Ia letteratura e Ia pittura deI primo
Cinquecento amavano le scene colIocate in una luce piena e meridiana, che scandiva con
nettezza linee, volumi e colori, Tasso, come anche Ia pittura manierista deI suo tempo, ama
l'ombra, che e misteriosa, avvolgente, indistinta, e vela di ambiguità il reale. Se Ia luce piena
puõ tradurre simbolicamente Ia fiducia nel dominio razionale sul mondo, le tenebre notturne
amate daI Tasso sembrano simboleggiare una crisi delIa ragione, che e insidiata da nuove
perplessità e si affaccia su realtà ignote e inquietanti.
L'episodio ê nettamente bipartito in due sequenze: Ia prima ê costituita daI duelIo, Ia
seconda dalIa morte delI'eroina. L'inizio di quest'ultima sequenza e segnato nuovamente
da un intervento soggettivo delIa voce narrante, che, dalI' alto delIa sua onniscienza (un'on-
niscienza sempre commossa e partecipe) annuncia che e giunta l'ora fatale che segna Ia fine
delIa vita di Clorinda (<<Maecco omai l'ora fatale e giunta I che '1 viver di Clorinda aI suo
La fin deve»). In questa seconda sequenza Ia figura di Clorinda subisce una radicale trasforma-
trasformazione zione: Ia feroce guerriera, che affrontava impavidamente l'avversario e si rivelava dura e
di CIorinda barbarica nel respingere ogni attenuazione cavalIeresca delIa crudeltà delIa lotta (ad esem-
pio col rifiuto di rivelare il proprio nome), si trasforma in una delicata fanciulIa. E proprio
il colpo mortale che fa emergere improvvisamente in Clorinda una femminilità ignorata:
Ia punta delIa spada di Tancredi penetra nel «bel sen» e riempie di un caldo fiume di sangue
Ia veste «tenera e leve», vagamente trapunta d'oro, che stringe le «mammelIe» delIa donna.
La negazione Ciõ che sin qui ha caratterizzato Clorinda e il rifiuto delIa propria autentica identità, Ia nega-
della femminilità zione delIa femminilità: l'eroina era chiusa nelI'armatura, che, con Ia sua durezza, sembrava
l'emblema concreto di una repressione di ogni istinto naturale, di ogni desiderio, di ogni
abbandono alIa dolcezza (come ha opportunamente notato 10 Zatti). Clorinda poteva appa-
rire femminile solo nelIa prospettiva di Tancredi, che Ia trasfigurava in una visione petrar-
chesca, come si e visto nel primo scontro e poi nelI'episodio deI duelIo con Argante, in cui
l'eroe restava come impietrito a contemplare estaticamente l'amata, erta sul colle nel suo
luminoso candore (cfr. Ti08). Ora Clorinda depone il duro guscio che Ia isolava dalla realtà

Gerusalemme liberata
718
e mascherava Ia sua autentica essenza, riacquista Ia sua identità e viene a coincidere con L'emergere
Ia sua vera immagine femminile. Ciô ê contrassegnato da un ricupero deI corpo, delIa fisi- della femminilità
cità, che prima era ignorata e negata:per questo ora Ia voce narrante insiste sul «bel sen», negata
sulle «mammelle», sulla veste che le stringe, sul «bianco volto». Di nuovo, come nel canto
lU (cfr. TI08A), iI togliere I'elmo assume il valore simbolico di svelare Ia vera identità, di
Iasciare emergere Ia femminilità celata delI' eroina.
Ma anche qui si fa strada quell'ambiguità che ê costitutiva delI'ispirazione tassesca, il
suo fondamentale «bifrontismo», come I'ha ben definito Caretti. La trasformazione dell'e-
roina ê duplice: non solo essa riacquista Ia sua femminilità, ma scopre Ia verità della reli-
gione cristiana ed ê intimamente rinnovata dalla grazia; Clorinda ritrova il corpo e Ia dimen-
sione della fisicità proprio neI momento in cui Ia morte Ia libera dalla fisicità per innalzarla
in un'altra dimensione, quella puramente spirituale. Tutta Ia scena delIa morte delI'eroina
appare cosi percorsa dalI'ambiguità tra I'ispirazione religiosa, sorretta da intenti edificanti, Ispirazione
ed una segreta sensualità. Da un lato Clorinda morente ê trasfigurata da una gioia sovru- religiosa
mana che Ia rapisce in paradiso, ed appare quasi nelIe sembianze delIa martire cristiana e sensualità
effigiata in tanta pittura controriformistica, che muore con gIi occhi Ievati verso iI cielo,
in una estatica contemplazione deI sovrannaturale; dalI'altro lato perô il poeta insiste non
solo sul rapimento spirituale della morente, ma soprattutto sulla sua bellezza (<<beIpallor»,
«passa Ia belIa donna»); e delIa bellezza si coglie una visione particolare, il gusto di una beI-
Iezza martoriata e Ianguente, un vagheggiamento v"OIuttuoso,che ha qualcosa di sottilmente
perverso e torbido, deI morire che accresce il fascino de lIa belIa donna. Emozione religiosa
e sensualità intensa, vagamente morbosa, si mescolano indissolubilmente, in un tutto indi-
stinguibile. Non bisogria perô commettere l'errore di credere che questa mistione ambigua
sminuisca Ia forza poetica dell'episodio: aI contrario ê proprio I'ambiguità che gli conferisce
suggestive profondità di piani.

PROPOSTE DI LAVORO
1. Ritrovare le figure retoriche presenti nelbrano, ad esempio similitudini, antitesi, metafore.
2. Ritrovare tutti gli interventi espliciti dei narratore e riflettere sulla loro funzione (ad esempio commenta sem.
plicemente I'azione? Dà dei consigli ai personaggio? Fa delle anticipazioni?).
3. Trovare tutte le espressioni che connotano Clorinda come guerriera e come donna. A quali aree semantiche
appartengono?
4. Confrontare le battute pronunciate da Clorinda (cfr. ottave 52-53, 61, 66): quale visione dei mondo veico-
lano? C'é un mutamento nel personaggio?
5. Trovare tuttí i punti della narrazione in cui i personaggi mostrano rispetto per iI codice cavalleresco, e quelli
in cui questo rispetto viene a mancare.
6. La descrizione dei duello é condotta dai narratore in modo generico o con precise osservazioni relative alia
tecnica militare utilizzata? Se à valida Ia seconda ipotesi, quest'uso che cosa rivela della cultura di Tasso?
7. Analizzare illessico delle ottave 57 e 64: esso concerne esclusivamente iI duello o assume un significato
metaforico riferito ai campo erotico?
8. Trovare tutti i punti dei testo in cui ci sono delle espressioni riferite ai trascorrere dei tempo. La notte ed
il giorno assumono un valore simbolico? (Verificare quali azioni si svolgono di giorno e quali di notte).
9. Individuare i punti dei testo in cui viene data attenzione ai paesaggio; questo assume un valore simbolico?
11fatto che Ia conversione di Clorinda awenga all'alba é significativo? Confrontare con I'alba di Rinaldo ai
canto XVIII (T112).
10. Individuare i punti dei testo in cui c'à attenzione per i rumori, ad esempio quelli prodotti dalle armi o da ele-
menti naturali.
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Tasso
719
La selva incantata
Dopo che Clorinda eA rgante hanno incendiato la grande torre con
cui i cristiani avevano dato l'assalto alle mura, il mago Ismeno vuole
impedire che i nemici ne costruiscano un'altra, perciõ getta l'incante-
simo sulla selva di Saron, in modo che da essa non possa essere piu
ricavato legname (canto XIII, 17-46).

17 Ma in questo mezzo il pio Buglion non vôle


che Ia forte cittade in van si batta ,
1

se non ê prima Ia maggior sua mole


ed alcuna altra machina rifatta.
E i fabri aI bosco invia che porger sôle2
ad uso tal pronta materia ed atta 3.
Vanno costor su l'alba a Ia foresta,
ma timor novo 4 aI suo apparir gli arresta.

18 Qual semplice bambin mirar non osa


dove insolite larve6 abbia presenti,
o come pave6 ne Ia notte ombrosa,
imaginando pur7 mostri e portenti,
cOSItemean, senza saper qual cosa
siasi quella pero che gli sgomenti,
se non che '1 timor forse a i sensi finge
maggior prodigi di Chimera o Sfinge 8.

19 Torna Ia turba, e misera e smarrita


varia e comonde si le cose e i detti
ch'ella nel riferir n' ê poi schernita,
né son creduti i mostruosi effetti 9.
Allor vi manda il capitano ardita
10,
e forte squadra di guerrieri eletti
perché sia scortall a l'altra e 'n esseguire
1. si batta: venga assalita con macchine i magisteri12 suoi le porga ardire.
minori della maggior mole, cioê della
grande torre. 20 Questi, appressando ove lor seggio han posto 13
2. porger sole: ê solito offrire.
3.pronta.u atta: legname pronto e adatto. gli empi demoni in quel selvaggio orrore,
4. novo: inconsueto, mai provato prima. non rimiràr le nere ombre SI tosto,
5. larve: fantasmi, immagini inquietanti. che lor si scosse e torno ghiaccio il core.
6. pave: prova paura.
7. pur: so)o. Pur oltra ancor se 'n gian, tenendo ascosto
8. Chimera o Sfinge: figure mitologiche sotto audaci sembianti il vil timore 14;
suscitatrici di spavento. e tanto s'avanzàr che lunge pOC016
9. mostruosi effetti: fatti prodigiosi.
10. eletti: scelti. erano omai da 1'incantato loco.
11. sia scorta: faccia da scorta.
12. i magisteri: i compiti dei fabbri. 21 Esce allor de Ia selva un suon repente
13. ove ." posto: agli alberi.
14. Pur ... tirnore: nonostante Ia sensa- che par rimbombo di terren che treme,
16
zione raggelante procedono oltre, occul- e '1 mormorar de gli Austri in lui si sente
tando il vile timore con I'ostentazione della e '1 pianto d'onda che fra scogli geme.
padronanza di sé.
15. lunge poco: poco Iontano. Come rugge illeon, fischia il serpente,
16. Austri: i venti. come urla illupo e come l' orso freme
17. tanti ... suoni: il suono prodotto dalla v'odi, e v'odi le trombe, e v'odi il tuono:
selva e dunque il risultato dei piü inquie-
tanti rumori conosciuti. tanti e SI fatti suoni 17 esprime un suono.

Gerusalemme liberata
720
22 In tutti allor s'impallidir le gote
e la temenza a mille segni apparse,
né disciplina tanto o ragion pote
ch'osin di gire inanzi o di fermarse,
ch'a l'occulta virtu che gli percote18
son le difese loro anguste e scarse.
Fuggono aI fine; e un d'essi, in cotal guisa
scusando il fatto, il pio Buglion n' avisa 19:

23 - Signor, non e di noi chi piu si vante


troncar Ia selva, ch' ella e si guardata
ch'io credo (e '1 giurerei) che in quelle piante
abbia Ia reggia sua Pluton traslata 2°.
Ben ha tre volte e piu d'aspro diamante
ricinto il cor chi intrepido Ia guata 21;
né senso v'ha colui ch'udir s'arrischia 22
come tonando insieme rugge e fischia. -
24 Cosi costui parlava. Alcasto v'era
fra molti che l'udian presente a sorte 23:
l'uom di temerità stupida e fera 24,
sprezzator de' mortali e de Ia morte;
che non avria temuto orribil fera,
né mostro formidabile ad uom forte,
né tremoto, né folgore, né vento,
né s'altro ha il mondo piu di violento.
.
25 Crollava il capo e sorridea dicend025:
18. ch'a ... percote: per il misterioso - Dove costui non osa, io gir26 confido;
potere che li colpisce. io sol que 1 bosco di troncar intend027
19. n'avisa: avvisa. che di torbidi sogni e fatto nido.
20. trasIata: trasferita.
21. guata: scruta. Già no '1 mi vieterà fantasma orrendo
22. nê ... s'arrischia: nê ha sentimento in né di selva o d'augei fremito o grido,
cuore colui che si arrischia a udire. o pur tra quei si spaventosi chiostri
23. a sorte: per caso. -
24. fera: feroce. d'ir ne l'inferno il varco a me si mostri 28.
25. Crollava ... dicendo: il suo atteggia-
mento segnala il totale disprezzo deI pe. 26 Cotal29 si vanta aI capitan08O, e tolta
ricolo.
26. gir: andare. da lui licenza 31il cavalier s'invia 32;
27. intendo: ho intenzione. e rimira Ia selva, e poscia ascolta
28. o pur ... rnostri: neppure se tra quei quel che da lei novo rimbombouscia38,
luoghi spaventosi mi si mostri il varco per
entrare nell'inferno.
né perõ il piede audace indietro volta
29. CotaI: con tali parole. ma securo e sprezzante ê come pria;
30. aI capitano: dinanzi a Goffredo. e già calcato avrebbe il suol difes084,
31. tolta ... licenza: ricevuto il permesso. ma gli s'oppone (o pargli)35un foco acceso.
32. s'invia: si avvia verso Ia foresta.
33. queI... usda: quello strano rimbombo
che usciva da essa. 27 Cresce il gran foco, e 'n forma d'alte mura
34. difeso: dai diavoli. stende le fiamme torbide e fumanti;
35. (o pargli): o cosi gli pare.
36. I'assecura ... schianti: 10rende sicuro e ne cinge quel bosco, e l'assecura
daI fatto che altri non tronchi e schianti ch'altri gli arbori suoi non tronchi e schiantj36.
i suoi alberi. Le maggiori sue fiamme hanno figura 87
37~figura: l'àspetto. .
38. e di torrnenti ...Dite: «e questa nuova . di castelli superbi e torreggianti,
città infernale (Dite) ha le sue murá difese e di tormenti bellici ha munite
da macchine da guerra (torrnenti bellici)>>. le rocche sue questa novella Dite 88.

Tasso
721
39
28 Oh quanti appaion mostri armati in guarda
de gli alti merli e in che terribil faccia!
De' quai con occhi biechi altri il riguarda4°,
e dibattendo 41l'arme altri li minaccia.
Fugge egli aI fine, e ben Ia fuga e tarda,
qual di leon che si ritiri in caccia 42,

ma pure e fuga; e pur gli scote iI petto


timor, sin a quel punto ignoto affetto 43
.

29 Non s'avide esso allor d'aver temuto,


ma fatto poi 10ntan44 ben se n'accorse;
e stupor n'ebbe e sdegno, e dente acuto
d'amaro pentimento il cor gli morse.
E, di trista vergogna acceso e mut045,
attonito in disparte i passi torse,
ché quella faccia alzar, già SI orgogliosa,
ne Ia luce 46 de gli uomini non osa.

30 Chiamato da Goffredo, indugia escuse


47.
trova a l'indugio, e di restarsi agogna
Pur va, ma lento; e tien le labra chiuse
48.
o gli ragiona in guisa d'uom che sogna
Diffetto e fuga il capitan concluse
in lui49 da quella insolita vergogna,
poi disse: - Or ciô che fia? forse prestigi 50
son questi o di natura alti prodigi?
39. in guarda: a guardia.
40. il riguarda: 10guarda.
.
41. dibattendo: agitando. 31 Ma s'alcun v'e cui nobil voglia accenda
42. in caccia: quando ê cacciato. di cercar 51 'que' salvatichi soggiorni,
43. ignoto affetto: sentimento a lui sco-
nosciuto. vadane pure, e Ia ventura imprenda 52
44. fatto ... lontan: dopo essersi allon- e nunzio almen piu certo a noi ritorni 53. -
tanato. COSIdisse egli, e Ia gran selva orrenda
45. acceso e muto: infiammato e reso
muto. tentata fu ne' tre seguenti giorni
46. ne Ia luce: ai cospetto. da i piu famosi; e pur alcun non fue 54
47. di restarsi agogna: desidera di restare che non fuggisse ale minaccie sue.
in disparte.
48.ragiona ...sogna: gli parIa con l'aria
trasognata. 32 Era il prence Tancredi intanto sort055
49. Diffetto ... in Iui: Goffredo deduce che a sepellir Ia sua diletta amica,
egli abbia avuto paura e sia fuggito.
50. prestigi: incantesimi. e benché in volto sia languido e smorto
51. cercar: esplorare. e mal atto 56 a portar elmo o lorica57,
52. Ia ventura imprenda: tenti Ia sorte. nulla di men, poi che '1 bisogno ha scorto,
53. nunzio ... ritorni: torni portando
. noti- ei non ricusa ilrischio o Ia fatica,
zie piu certe.
54. alcun non fue: non ci fu nessuno. ché '1 cor vivace il suo vigor trasfonde
58
55. sorto: aIzato daI letto dove giaceva aI corpo SI che par ch'esso n'abbonde.
ferito.
56. mal atto: non ancora in grado.
57. lorica: corazza. 33 Vassene il valoroso in sé ristretto 59,

58. 'I cor ...corpo: ,di suo animo pieno di e tacito e guardingo, aI rischio ignoto,
coraggio trasfonde il suo vigore aI corpO». e sostien 60 de Ia selva il fero aspetto
59. in sé ristretto: raccolto.
60. sostien: riesce a sopportare. e '1 gran romor deI tuono e deI tremot061;
61. tremoto: terremoto. e nulla sbigottisce 62, e sol nel petto
62. nulla sbigottisce: non si spaventa per sente, ma tosto il seda 63,un picciol moto.
nulla.
63. il seda: 10frena. Trapassa 64, ed ecco in quel silvestre loco
64. Trapassa: prosegue. sorge improvisa Ia città deI foco.

Gerusalemme liberata
722
34 Allor s'arretra, e dubbio65 alquanto resta
fra sé dicendo: «Or qui che vaglion66 l'armi?
Ne le fauci de' mostri, e 'n gola a questa
devoratrice fiamma andro a gettarmi?
Non mai Ia vita, ove cagione onesta
deI comun pro Ia chieda, altri risparmi 67,
ma né prodigo sia d'anima grande 68
uom degno; e tale e ben chi qui Ia spande 69.

35 Pur l'oste 70 che dirà, s'indarno i' riedo 71?


qual altra selva ha di troncar speranza 72?
Né intentato lasciar vorrà Goffredo
mai questo varco 73. Or s'oltre alcun s'avanza,
forse l'incendio che qui sorto i' vedo
fia d'effetto minor che di sembianza 74;
ma seguane che pote» 75. E in questo dire,
dentro saltovvi. Oh memorando ardire!
65. dubbio: dubbioso. 36 Né sotto l'arme già sentir gli parve
66. che vaglion: ache servono.
67. Non mai ... risparmi: «nessuno ri- caldo o fervor come di foco intenso;
sparmi Ia vita, quando una causa giusta ma pur, se fosser vere fiamme o larve 76,
(onesta) 10 richieda per il vantaggio co- mal poté giudicar si tosto il senso,
mune».
68. prodigo ... grande: «non getti via perché repente 77
a pena tocco78 sparve
troppo facilmente Ia sua grande anima». quel simulacro e giunse un nuvol denso
79,
69. spande: spreca. che porto notte e verno8o; e '1 verno ancora
70. l'oste: I'esercito dei crociati.
71. s'indarno ...riedo: «se io torno senza e 1:ombra dileguossi in picciol ora.
aver ottenuto nulla».
72. qual... speranza: infatti vicinoa Geru- 37 Stupido81 si, ma intrepido rimane
salemme non vi e altra selva che possa for-
nire legname.
Tancredi; e poi che vede il tutto cheto,
73. questo varco: I'accesso alia selva di mette securo il pie ne le profane
Saron. soglie82 e spia de Ia selva ogni secreto 83.
74. fia ... sembianza: sarà negli effetti Né piu apparenze inusitate e strane,
minori di quanto appaia.
75. seguane ...pote: accada ciô che deve né trova alcun fra via scontro o divieto84,
accadere. se non quanto per sé ritarda il bosco
76. larve: vane apparenze. Ia vista e i passi inviluppato e fosco 85.
77. repente: improvvisamente.
78. tocco: toccato.
79. simulacro: falsa immagine. 38 AI fine un largo spazio in forma scorge
80. verno: gelo. d'anfiteatro, e non e pianta in esso,
81. Stupido: stupefatto.
82. profane soglie: il varco della foresta salvo che nel suo mezzo altero86 sorge,
abitata dai diavoli. quasi eccelsa piramide, un cipresso.
83. secreto: angolo remoto.
84. scontro o divieto: ostacolo o impe-
Cocà si drizza87, e nel mirar s'accorge
dimento. ch'era di vari segni il tronco impresso88,
85. se non ... fosco: «se non in quanto il simili a quei che in vece uso di scritto
bosco, essendo intricato e buio, impedisce l'antico già misterioso Egitto89.
Ia vista e ritarda il cammino».
86. altero: alto.
87. Colà si drizza: Tancredi si dirige verso 39 Fra i segni ignoti alcune note ha scorte
il cipresso. deI sermon di Soria9° ch'ei ben possede:
88. impresso: inciso. «O tu che dentro a i chiostri 91 de Ia morte
89. a quei ... Egitto: i geroglifici, che I'an-
tico e misterioso Egitto usô come scrittura. osasti por, guerriero audace, il piede,
90. sermon di Soria: lingua della Siria. deh! se non sei crudel quanto sei forte,
91. chiostri: spazi, regioni. deh! non turbar questa secreta 92 sede.
92. secreta: appartata.
93. Perdona... prive: risparmia le anime Perdona a l'alme omai di luce prive93:
dei morti. non dée guerra co' morti aver chi vive».

Tasso
72i1
40 COSIdicea quel motto. Egli era intento
de le brevi parole a i sensi occulti 94:
fremere intanto udia continuo il vento
tra le frondi deI bosco e tra i virgulti,
e trarne un suon che flebile concento
par d'umani sospiri e di singulti,
e un non so che confuso instilla aI core
di pietà, di spavento e di dolore.

41 Pur tragge aI fin Ia spada, e con gran forza


percote 1'alta pianta. Oh meraviglia!
manda fuor sangue Ia recisa scorza,
e fa Ia terra intorno a sé vermiglia.
Tutto si raccapriccia, e pur rinforza 95
il colpo e '1 fin vederne ei si consiglia 96.
Allor, quasi di tomba, uscir ne sente
un indistinto gemito dolente,

42 che poi distinto in VOCi97: - Ahi! troppo - disse


- m'hai tu, Tancredi, offeso; or tanto basti.
Tu daI corpo che meco e per me visse,
felice albergo già, mi discacciasti 98:
perché il misero tronco, a cui m' affisse 99
94. i sensi occulti: il misterioso significato. il mio duro destino, anco mi guasti?
95. rinforza: rinnova con maggior forza. Dopo Ia morte gli aversari tuoi,
96. e '1fin... consiglia: e decide di vedere crudel, ne' lor sepolcrrbffender vuoi?
quale sarà il risultato.
97. distinto in voci: risolvendosi in parole
distinte. 43 Clorinda fui, né sol qui spirto umano
98. dai corpo ... discacciasti: «(ucciden- albergo in questa pianta rozza e dura 100,
domi) mi scacciasti daI corpo, che visse con
me e grazie a me, felice dimora dell'ani- ma ciascun altro ancor, franco101 o pagano,
ma». che lassi i membri 102 a pie de l'alte mura,
99. m'affisse: mi legõ. astretto103 e qui da novo104incanto e strano,
100. nê sol... dura: «e non sono il solo spi-
rito umano che risieda in una pinta dalla
non so s'io dica in corpo o in sepoltura.
scorza ruvida e dura». Son di sensi animati 105 i rami e i tronchi,
101. franco: cristiano. e micidial1°6sei tu, se legno tronchi. -
102. lassi i membri: lasci le sue membra,
morendo.
103. astretto: costretto. 44 Qual l'infermo talor ch'in sogno scorge
104. novo: straordinario. drago o cinta di fiamme alta Chimera 107,
105. di sensi animati: forniti di sensibilità. se ben sospetta o in parte anco s'accorge
106. micidial: omicida.
107. Chimera: mostro mitologico. che '1 simulacro108 sia non forma vera,
109
108. simulacro: l'immagine apparente. pur desia di fuggir, tanto gli porge
109. porge: incute. spavento Ia sembianza orrida e fera 110,
110. fera: spaventosa.
111. timido: timoroso. tal il timido i11 amante a pien non crede
112. cede: si ritrae. a i falsi inganni, e pur ne teme e cede 112.
113. conquiso: dominato.
114. affetti: sentimenti. 113
115. moto: emozione. 45 E, dentro, il cor gli e in modo tal conquiso
116. il ferro: Ia spada. da vari affetti 114 che s'agghiaccia e trema,
117. '1manco ... tema: il timore ê il senti- e nel moto 115 potente ed improviso
mento meno forte; cioê piu forti sono I'or- gli cade il ferro116,e '1 manco e in lui Ia tema117.
rore provato aI sentire Ia voce di CIorinda
morta e il rimorso di ave rIa ancora stra- Va fuor di sé: presente aver gli e aviso
ziata con le sue mani. l'offesa donna sua che plori 118 e gema,
118. plori: pianga. né puõ soffrir119 di rimirar quel sangue,
119. soffrir: sopportare.
120. egro: malato, ferito. né quei gemiti udir d'egro120 che langue.

Gerusalemme liberata
724
46 Cosi quel contra morte audace core
nulla forma turbo d'alto spavento121,
121. Cosi ... spavento: «COSInessuna vana
immagine turbô con profondo spavento ma lui che solo ê fievole in amore
quel cuore audace di fronte aIla morte». falsa imago deIuse e van lamento122.
122. ma lui ... lamento: «ma una falsa Il suo caduto ferro intanto fore 123
immagine e finti Iamenti iJ)gannarono Iui,
che ê solo debole, vulnerabile in amore».
porto deI bosco impetuoso vento,
123. fore: fuori. si che vinto partissi 124;e in su Ia strada
124. partissi: si aIlontanõ. ritrovo poscia e ripiglio Ia spada.

ANALISI DEL TESTO


La sequenza della spedizione nella selva incantata ê costruita su un modulo iterativo: II modulo
si susseguono vari tentativi, prima si muove il gruppo dei semplici carpentieri, poi Ia schiera iterativo
dei guerrieri, poi l'avventato Alcasto, poi l'eroe piu forte, Tancredi. Nella ripetizione in paral- fiabesco
leIo delle varie prove l'episodio rivela una costruzione di tipo fiabesco (propria della fiaba
ê infatti Ia ripetizione indefinita delle azioni), ma si tratta di un fiabesco sinistro, allucinato
e terrificante. A creare l'atmosfera d'incubo contribuisce Ia tecnica narrativa, che punta La tecnica
a determinare una continua tensione, una suspense. L' effetto ê ottenuto mediante Ia foca- narrativa:
lizzazione interna ai personaggi (cfr. MI, § 2.2): Ia voce narrante non anticipa nulla di cio focalizzazione
che sta per avvenire, sicché illettore scopre le cose man mano che le scoprono i personaggi, interna e
suspense
in particolare il principale di essi, Tancredi. II punto di vista della narrazione non ê collo-
cato all'esterno e dall'alto, come ê abituale nella Gerusalemme, ma si trova entro il narrato
stesso: illettore ê indotto a vedere Ia scena con gli occhi dei personaggi, in modo che le
loro scoperte diventano Ie sue, ed egli puo imtnedesimarsi con Ie successive sorprese.
Tancredi supera via via i diversi gradi di paura, ma non ê I'eroe eletto a portare a com-
pimento l'impresa e a vincere le forze demoniache che si oppongono all'alta missione dei
crociati: tale compito ê assegnato a Rinaldo. Questi ê un personaggio meno perplesso, piu
sicuro e lineare, che cade piu in basso nella degradazione (cfr. Tl11), ma per converso porta
fino in fondo il processo di purificazione, mentre in Tancredi tale processo ê incerto e incom-
pleto, sicché nell'eroe restano incancellabili tracce di contaminazione, che 10 limitano e 10
impacciano nell'azione. Tancredi infatti ê ancora legato all'amore, che ê una delle principali
forze contrarie all'eroismo guerriero indirizzato aI trionfo della fede, e a questo vincolo in
lui viene ad aggiungersi per di piu il rimorso per avere ucciso di sua propria mano Ia donna
amata. Amore e rimorso uni ti, pertanto, bloccano irrimediabilmente Ia sua impresa eroica.
Ancora una volta Tancredi appare eroe velleitario, inadeguato dinanzi aI suo alto com- Tancredi
pito, sconfitto per una sorta di tara psicologica che mina Ia sua volontà e le sue forze. Alla eroe
debolezza psicologica si aggiunge quella fisica: Tancredi ê ancora «languido e smorto» per inadeguato
le ferite ricevute nel duello con Clorinda, e «mal atto a portar elmo e lorica». E questa una aI compito
situazione che si ripete spesso nel poema: quando Tancredi ê chiamato ad un compito impor-
tante ê sempre inadeguato per Ia debolezza fisica. Cosi avviene quando si pone all'insegui-
mento di quella che crede Clorinda, ancora debole per le ferite riportate neI duello con
Argante; cosi avverrà ancora durante Ia presa di Gerusalemme, quando soffrirà delle ferite
deI secondo duello con l' eroe pagano. Evidentemente Ia debolezza fisica, esteriore, ê cifra
di una debolezza interiore. Tasso vagheggia un eroe gagliardo e impavido, ma di fatto 10
presenta sempre perplesso, irresoluto, paralizzato nell'azione, ferito, Ianguente.
In riferimento a questa condizione dell'eroe acquista significato Ia forma ad «anfitea-
tro» della radura in cui avviene Ia scena culminante.dell'albero che sanguina e parIa: l'anfi-
teatro richiama Ia figura circolare, e di norma, nellaGerusalemme liberata, il cerchio indica La chiusura
Ia chiusura deI personaggio alla realtà esterna in cui si colloca il suo compito, il concentrarsi neI cerchio
esclusivo sull'io e 10sprofondare nelle contraddizioni interiori, che bloccano e impediscono
I'azione eroica. Anche Rinaldo, infatti, sarà prigioniero in una struttura circolare, il palazzo
di Armida, frutto parimenti di magia. La conformazione circolare delluogo che rinchiude
gli eroi sembra alludere ad una sorta di cerchio magico che li imprigiona e li paralizza; ma,

Tasso

, ,--
.' ~"'
725
chiaramente, l'incantesimo magico non e che l' obiettivazione della realtà profonda delIa loro
psiche, degli impulsi deI desiderio che li dominano e li ostacolano.
L'albero fatato, che ai sensi di Tancredi appare come animato dalIo spirito di Clorinda,
e un cipresso: non a caso una piantamortuaria. E Ia scritta che esso reca avverte l'eroe
che ha osato porre piede «dentro a i chiostri de Ia morte». L'impresa di Tancredi sembra
La falsa configurarsi come una discesa ag1'Inferi, nel regno dei morti, un elemento ricorrente nel-
discesa l'epica antica: agl'Inferi scendono sia Ulisse nelI'Odissea omerica sia Enea nelI'Eneide vir-
agl'Inferi giliana. La discesa (nékyia in Omero) e un momento essenziaIe nelIa vicenda delI'eroe epico:
10 scendere nelIe profondità delIa terra e 1'incontro con i morti valgono ad accrescere Ie
sue conoscenze e a rinsaldare le sue forze per Ia missione che deve compiere. Ma que lIa di
Tancredi e una falsa discesa agI'Inferi, prodotto di inganni malefici. L'eroe non scende vera-
mente nel regno dei morti per ricavare una maggior forza per Ia sua missione, ma, tutto
aI contrario, resta vittima di un inganno che 10distoglie dai suoi compiti. Tancredi non scende
La discesa nelI'Ade, scende nelle profondità delIa propria psiche, scopre i mostri che Ia popoIano (l'amore
nelle profondità funesto, il rimorso atroce), ne resta sconvolto e impedito nelI'azione. Tutto cio che 10osta-
della psiche cola, Ia voce di Clorinda, il sangue, in realtà non e fuori di lui, ma e proiezione di cio che
e dentro di lui, materializzazione di cio che tormenta il fondo de lIa sua anima. Tasso, poeta
inquieto e turbato di un'età di crisi, ha intuizioni straordinarie per cio che concerne le pro-
fondità delIa psiche, dense di anticipazioni deI futuro. Non a caso Freud cita proprio questo
episodio, il materializzarsi dei rimorsi di Tancredi nelI'albero sanguinante, come esempio
di «ritorno deI rimosso», deI prepotente riaffiorare alIa coscienza, in forme simboliche, di
cio che essa aveva respinto nelI'inconscio. La similitudine che illustra Ia reazione di Tan-
credi alIa voce di Clorinda e estremamente significativa: l'eroe e paragonato ad un «infermo»
I " mostri " che in sogno scorge mostri terrificanti, «drago o cinta di fiamme alta Chimera». Il termine
«infermo» ê alIusivo alIa condizione di malato che ê propria di Tancredi, malato nelIo spi-
rito ancor piu che nel fisico, mentre Ia citazione dei mostri richiama l'atmosfera alIucinata,
d'incubo, che avvolge l'episodio, e i "mostri" che affiorano daI profondo delI'anima delI'e-
roe, venendo a popolare Ia realtà intorno alui. La sua coscienza non ê spenta (<<iltimido
amante a pien non crede / a i falsi inganni»), e tuttavia egli non ha Ia forza di vincere i
"mostri", ne e sconfitto ed e costretto a cedere «((e pur ne teme e cede»).
La fonti L'episodio ê modelIato chiaramente su fonti letterarie, sempre in obbedienza aI princi-
letterarie pio di imitazione dominante nel classicismo rinascimentale: il Polidoro dellibro III delI'E-
neide, Ia cui voce esce di sotterra attraverso un cespuglio, ma soprattutto il dantesco Pier
delIe Vigne (Inferno, XIII), trasformato in un albero che, spezzato da Dante, emette sangue
e parole di rimprovero (si puo poi aggiungere l'esempio piu prossimo di Astolfo, trasfor-
mato in mirto parlante da Alcina, nel Furioso). Ma in realtà i modelli sono assunti in una
prospettiva deI tutto originale e piegati in tutt'altra direzione. In primo luogo il prodigio
delI'albero sanguinante e parIante non ê un fatto reale, effetto della giustizia divina, come
in Dante, ma e il prodotto di un'alIucinazione demoniaca, di una funesta illusione dei sensi;
in secondo luogo chi parIa dalI'albero ê stato ucciso dalI'eroe stesso, quindi Ia situazione
ê piu orrida e straziante. Non c'e bisogno di dire, poi, che i tormenti interiori di Tancredi
sono Iontanissimi dalIa Ievità fiabesca delI'episodio di Ariosto.

PROPOSTE DI LAVORO ~._~il\~~lti'Jlj':%~§'

1. Esaminare illivello retorico dei brano, individuando, ad esempio, similitudini, metafore, anafore...
2. Individuare gli interventi espliciti dei narratore ed esaminarne Ia funzione.
3. Qualielementi ci indicanoche Tasso adotta Ia prospettivadei personaggi nel condurre Ia narrazione?
4. Dopo aver trovato tutte le espressioni riferite alia selva, riflettere sulle aree semantiche a cui rimandano. Que-
sta selva presenta delle analogie con quella dantesca? (cfr. Dante, Inferno, canto I).
5. /I paesaggio qual; caratteristiche presenta? (Ad esempio e realistico? C'e attenzione per i colori, per i suoni
che 10animano?).

Gerusalemme liberata
726
6. Qual ê il comportamento di Tancredi rispetto agli elementi soprannaturali che popolano Ia selva e rispetto
ai cipresso cha racchiude I'anima di Clorinda?
7. 11rapporto, che in questo episodio si palesa tra Tancredi a Clorinda, riproduce Ia situaziona già presente in
altri punti dei poema, ad esempio nal canto 111,nel canto VI e nal canto XII? (cfr. T108A e TT108B, 109).
8. Confrontare questo apisodio con quelli analoghi di Virgílio (Eneide, 111,w. 1988.), Danta (Inferno, canto XIII),
Ariosto (Drlando furioso, canto VI).

11 giardino di Armida
Rinaldo, irretito dalle seduzioni della maga A rmida, e da lei tenuto
prigioniero in un giardino incantato nelle isole Fortunate, che sor-
gono nelmezzo dell'oceano. Due crociati, Carlo e Ubaldo, sono inviati
da Goffredo alla sua ricerca. Apprendono dal mago cristiano di Asca-
lona dove si trovi l'eroe, e partono su una navicella guidata dalla For-
tuna. Attraversano ilMediterraneo, si spingono oUre le colonne d'Er-
cole e giunilono all 'isola di A rmida. Sconfiggono mostri che sbarrano
loro il cammino, resistono alle seduzioni insidiose di due janciulle;
infine penetrano nel palazzo della maga e, grazie a un libro dato loro
dal mago di Ascalona, superano illabirinto che racchiude il giardino
dove e segregato Rinaldo (canto XVI, ottave 1, 8-34).
1. unqua: mai (latinismo).
2. inosservabile ... ordiro: «i demoni, tra- 1 . Tondo e il ricco edificio, e nel piu chiuso
sformati in artefici grazie agli incantesimi grembo di lui, ch'e quasi centro aI giro,
deUa maga Armida, disposero intorno aI
giardino una serie di logge cosi intricata un giardin v'ha ch'adorno e sovra l'uso
che I'occhio non riesce a seguirIa (inosser- di quanti piu famosi unqua 1 fioriro.
vabile)). D'intorno inosservabile e confuso
3. fallace: ingannevole. ordin di loggie i demon fabri ordiro2,
4. costoro: Carlo e Ubaldo.
5. Meandro: fiume della Frigia famoso per e tra le oblique vie di quel fallace8
il suo corso tortuoso, da cui ê poi derivato ravolgimento impenetrabil giace.
il nome comune "meandro".
6. scherza ... converte: «sembra divertirsi,
col suo corso capriccioso, ora ascendere 2 Per l' entrata maggior (perõ che cento
verso Ia foce ora a risalire, e rivolge le sue l'ampio albergo n'avea) passàr costoro4.
acqueora verso Ia fonte ora verso il mare». [...]
7. e mentre... affronta: «mentre le acque
avanzano, incontrano quelle che sembrano
tornare indietro a causa di avvolgimento. 8 Qual Meandro 5 fra rive oblique e incerte
sinuoso». scherza e con dubbio corso or cala or monta,
8. tali ... vie: intrecciate (conserte) in tal queste acque a i fonti e quelle aI mar converte6,
modo, e ancora piu inestricabilmente, sono
le vie deI labirinto che circonda il giardino. e mentre ei vien, sé che ritorna affronta 7,
9. illibro ... nodo: <dllibro che il mago di tali e piu inestricabili conserte
Ascalona ha dato ai due crociati contiene son queste vie8, ma illibro in sé le impronta
il disegno deI labirinto (in sé le impronta)
e parIa delle sue vie contorte, spiegandole
(illibro, don deI mago) e I'esse in modo
e risolvendo ogni loro difficoltà». parIa che Ie risolve, e spiega il nodo9.
10. aviluppati calli: le vie intricate deI
labirinto. 9 Poi che lasciàr gli aviluppati calli 10,
11. acque stagnanti: laghi.
12. mobili cristalli: corsi d'acqua limpida in lieto aspetto il beI giardin s'aperse:
come cristaUo. Associare l'aggettivo mo- acque stagnanti 11, mobili cristalli 12,
bili con cristalli dà origine ad una figura fior vari e varie piante, erbe diverse 13,
artificiosa, un "concetto" (cfr. G).
13. diverse: strane, mai viste.
apriche 14collinette, ombrose valli,
14. apriche: soleggiate. selve e spelonche in una vista offerse;

Tasso
~rw

727
...
15. e que I scopre: «e, cosa che accre- e quel che '1 bello e '1 caro accresce a l'opre,
sce Ia bellezza e il pregio ai giardino, non l'arte, chetutto fa, nulla si scoprel5.
si scopre per nulla l'artificio magico che
crea tutto questo »(opre appunto percM Stimp6 (sI misto il culto ê co '1 negletto)17
tutto ciõ che si vede nel giardino non e
10
naturale, ma frutto di operazioni magiche). sol naturali 'e gli ornamenti e i siti.
16. Stimi: sei indotto a credere. Di natura arte par, che per diletto
17. si ... negletto: «tanto le parti coltivate l'imitatrice sua scherzando imiti 18.
sono mescolate con quelle lasciate incolte
e selvagge ad arte».
L'aura, non ch'altroI9, ê de Ia maga effetto,
18. Di natura ... imiti: altra acutezza con- l' aura che rende gli alberi fioriti:
cettosa: «sembra un artificio della natura, co' fiori eterni eterno il frutto dura,
che per diletto imiti scherzando I'arte, sua e mentre spunta l'un, l'altro matura.
imitatrice». In altre parole e rovesciato il
rapporto tra arte e natura: Ia natura sem-
bra imitare l'arte, che e solita invece imi- 11 Non tronco istesso e tra l'istessa foglia
tare Ia natura. Qui il poeta si rifà alla con- sovra il nascente fico invecchia il fico;
cezione aristotelica dominante nella pendono a un ramo, un con dorata spoglia,
cultura dei suo tempo, secondo cui l'arte l'altro con verde, il novo e '1 pomo antic02O;
ê imitazione della natura.
19. L'aura, non ch'altro: persino il vento lussureggiante serpe21 alto e germoglia
stesso. Ia torta vite ov' ê piu l' orto aprico 22:
20. un... antico: «il frutto nascente e quel- qui l'uva ha in fiori acerba23, e qui d'or l'have
10già maturo pendono dallo stesso ramo,
il secondo con Ia buccia già dorata, l'altro
e di pirop024 e già di nêttar grave.
invece con Ia buccia ancora verde».
21. serpe: serpeggia. 12 Vezzosi augelli infra le verdi fronde
22. orto aprico: giardino soleggiato. temprano a .prov~ 25 lascivette note 26;
23. l'uva ... acerba: (Ia vite) ha l'uva an- mormora l'aura, e fa le foglie e 1'onde
cora acerba.
24. d'or ... piropo: ce l'ha dorata e rosseg-
garrir27 che variamente ella percote.
giante; il piropo ê una pietra preziosa di Quando taccion gli augelli alto risponde 28,
color rosso. quando cantan gli augei piu lieve scote 29;
25. temprano a prova: accordano a gara. sia caso od arte, or accompagna, ed ora
26. lascivette note: canti amorosi.
27. garrir: «fa stormire le foglie e mormo- alterna i versi lor Ia musica ora 30.
rare Ia acque dei ruscelli».
28. alto risponde: l'aura risponde con un 13 Vola fra gli altri un che le piume ha sparte
mormorio piu profondo. di color vari 31 ed ha purpureo il rostro 32,
29. piu lieve scote: scuote piu leggermente
le foglie e le acque.
e lingua snoda in guisa larga, e parte
30. or... ora: «l'aura melodiosa ora accom- Ia voce SI ch'assembra il sermon nostr033.
pagna i canti degli uccelli ora si alterna ad Questi ivi allor continovo con arte
essi». tanta il par!ar che fu mirabil mostr034.
31. un ... vari: un uccello che ha le piume
sparse di vari colori, un pappagallo.
Tacquero gli altri 35ad ascoltarlo intenti,
32. rostro: becco. e fermaro i susurri in aria i venti.
33. e lingua .., nostro: «e snoda Ia lingua
in modo sciolto, e articola Ia voce in modo 14 - Deh mira - egli canto - spuntar Ia rosa
tale, che assomiglia allinguaggio umano».
34. mostro: prodigio.
daI verde suo modesta e verginella36,
35. gli altri: gli altri uccelli. che mezzoaperta ancora e mezzo ascosa37,
36. modesta e verginella: Ia rosa appena quanto si mostra men, tanto ê piu bella 38.
in boccio e personificata nelle sembianze Ecco poi nudo il sen già baldanzosa
di una fanciulla. dispiega 39; ecco poi langue e non par quella,
37. ascosa: nascosta nel boccio.
38. quanto ... bella: quanto meno si mo- quella non par che desiata inanti
stra, tanto piu ê bella. fu 40 da mille donzelle e mille amanti.
39. nudo ... dispiega: continua Ia perso-
nificazione della rosa. In questi versi Tasso 15 COSItrapassa aI trapassar d'un giorno
riecheggia Ia ballata l' mi trovai,fanciulle de Ia vita mortale il fiore e '1 verde41;
di Poliziano.
40. desiata inanti fu: fu prima desiderata. né perché42 faccia indietro april ritorno,
43.
Qui sono riecheggiati i versi di Ariosto: si rinfiora ella mai, né si rinverde
«Gioveni vaghi e donne innamorate I ama.
no averne e seni e tempie ornati» (Orlaru/,Q
furioso, canto I, 42, vV. 7-8). rapidamente come una giornata
. che subito 43. si rinfiora ... rinverde: rifiorisce, torna
41. trapassa ... verde: «Ia giovinezza, che volge aI tramonto». verde; cioe una volta trascorsa Ia giovi-
e ilfiore e il verM della vita mortale, passa 42. perché: per quanto. I nezza non ritorna piu.

Gerusalemme libera ta
728
Cogliam Ia rosa in su '1 mattino adorno
di questo di, che tosto il seren perde 44;

cogliam d' amor Ia rosa: amiamo or quando


44. Cogliam ... perde: «cogliamo Ia rosa esser si puote riamato amando 45.-
nel mattino ridente di questo giorno, che
ben presto perde Ia sua luminosità»; cioê 16 Tacque, e concorde de gli augelli il coro,
godiamo le gioie delI'amore fincM c'ê Ia
giovinezza, che ben presto si dileguerà. quasi approvando, il canto indi ripiglia.
L'invito a cogliere Ia rosa riprende il mo- Raddoppian le colombe46 i baci loro,
tivo edonistico della balIata di Poliziano ogni animal d'amar si riconsiglia 47;
sopra citata, nonché i versi analoghi dei par che Ia dura quercia e '1 casto alIoro 48
Corinto, egloga pastorale di Lorenzo il
Magnifico. 11motivo edonistico e Ia malin- e tutta Ia frondosa ampia famiglia 49,
conia per Ia fugacità delIa giovinezza e par che Ia terra e l'acqua e formi e spiri
delIagioia sono presenti anche nel coro del- dolcissimi d' amor sensi e sospiri.
I'atto I delI'Aminta (cfr. T98).
45. or quando ... amando: «ora che si puõ
amare essendo riamati»; nelIa vecchiaia 17 Fra melodia si tenera, fra tante
I'amore non potrà piu essere ricambiato. vaghezze 50 alIettatrici e lusinghiere,
46. le colombe: secondoIa tradizione erano
animali lussuriosi. va quelIa coppia 51,e rigida e costante
47. ogni animal... riconsiglia: riprende se st~ssa indura 52 a i vezzi deI piacere.
testualmente un verso di Petrarca, Can- Ecco' tra fronde e fronde il guard053 inante
zoniere, CCCX, v. 8.
48. casto alloro: perché in alloro fu mutata penetra e vede, o pargli di vedere,
Ia casta Dafne, per sfuggire ApolIo che Ia vede pur certo il vago e Ia diletta 54,
inseguiva. ch'egli e in grembo a Ia donna, essa e l'erbetta55.
49. Ia frondosa... famiglia: le diverse spe-
cie di piante dei giardino.
50. vaghezze: dolcezze. 18 ElIa dinanzi aI petto ha il veldiviso,
51. quella coppia: Carlo e Ubaldo. e '1 crin sparge incomposto aI vento estivo 56;
52. se stessa indura: si irrigidisce a respin-
gere gli alIettamenti dei piacere. laI}.gue per vezzo, e '1 suo infiammato viso
53. il guardo: 10sguardo dei due guerrieri. fan biancheggiando i bei sudor piu vivo 57:
54. il vago ... diletta: I'innamorato e Ia qual raggio in onda 58, le scintilla un riso
donna da lui amata, Rinaldo e Armida.
55. ch'egli ... erbetta: Armida ê seduta ne gli umidi occhi tremulo e lascivo.
sulI'erba, e Rinaldo posa il capo nel suo Sovra lui pende; ed ei nel grembo molIe
grembo. le posa il capo, e '1 volto aI volto attolIe59,
56. '1 crin ... estivo: «Iascia che i capelli
si spargano sciolti ai vento estivo».
57. '1 suo ... vivo: le stille di sudore ren- 19 e i famelici sguardi avidamente
dono piu luminoso il volto di Armida, sof- in lei pascendo 60 si consuma e strugge.
fuso di rossore per Ia passione amorosa. S'inchina, e i dolci baci elIa sovente
58. qual... onda: come un raggio di luce
scintilla sulIe onde. liba61 or da gli occhi e da le labra or sugge,
59. attolle: solIeva. ed in quel punto ei sospirar si sente
60. pascendo: saziando. profondo si che pensi: «Ür l'alma fugge
61. liba: assapora.
62. estranio: inconsueto per un guerriero. e 'n lei trapassa peregrina». Ascosi
63. cristallo: specchio. mirano i duo guerrier gli atti amorosi.
64. Sorse ... eletto: «(Armida) si alzõ e
fece tenere da Rinaldo 10specchio, stru-
mento eletto per i misteri d'amore»; 10 20 DaI fianco de l'amante (estrani062 arnese)
specchio ê ministro d'amore perché sug- un cristallo 63pendea lucido e netto.
gerisce alIa donna ornamenti e atteggia- Sorse,e quel fra le mani a lui sospese
menti che suscitano il desiderio in Rinaldo.
65. luci: occhi.
a i misteri d'Amor ministro eletto 64.
66. mirano ...oggetto: Armida nello spec- Con luci 65 ella ridenti, ei con accese,
chio, Rinaldo negli occhi di Armida con- mirano in vari oggetti un solo oggetto 66:
templano un solo oggetto, Ia donna. elIa deI vetro a sé fa specchio, ed egli
67. spegli: specchi.
68. L'uno ... si gloria: Rinaldo ê lieto di gli occhi di lei sereni a sé fa spegli 67.
essere schiavo d'amore delIa donna, Armi-
da dei dominio esercitato sulI'eroe. 21 L'uno di servitu, l'altra d'impero
69. ella ... in lei: Armida si gloria di se
si gloria 68,ella in se stessa ed egli in lei 69.
stessa, percM suo ê I'impero, Rinaldo si
gloria in lei che 10domina. - Volgi, - dicea - deh volgi - il cavaliero

Tasso
729
- a me quegli occhi onde beata bei 70,
ché son, se tu no '1 sai, ritratto vero
70. onde beata bei: «con i quali tu, felice, de le bellezze tue gli incendi miei 71;
dai Ia felicità a chi ti guarda». Ia forma lor, Ia meraviglia a pie no
71. ritratto ... miei: I'ardore appassionato
di Rinaldo ê il miglior ritratto delle bellezze piu che il cristallo tuo mostra il mio seno 72.
di Armida, perché ê stato provocato da
essa: dall'intensità dell'effetto si puõ co- 22 Deh! poi che sdegni me, com'egli ê vago
gliere Ia qualità della causa.
72. Ia forma ...seno: «il mio cuore riflette mirar tu almen potessi il proprio volto 73;
appieno le tue meravigliose bellezze piii che ché il guardo tuo, ch'altrove non e pago,
il tua specchio». II discorso amoroso di gioirebbe felice in sé rivolto 74.
Rinaldo ha le movenze tipiche della poe-
sia madrigalesca (cfr. M6) e ricorre agli Non puo specchio ritrar si dolce imago 75,
artifici lambiccati e concettosi che sono né in picciol yetro ê un paradiso accolto 76:
propri della poesia galante dell'epoca. specchio t' ê degno il cielo, e ne le stelle
73. com'egli ." volto: «potessi tu almeno
contemplare come ê bello il tua volto». puoi riguardar le tue sembianze belle. -
74. ché ." rivolto: «percM il tuo sguardo,
77
che non si appaga nel contemplare alcuna 23 Ride Armida a quel dir, ma non che cesse
altra bellezza, gioirebbe felice se si rivol-
gesse a contemplare se stesso». daI vagheggiarsi 78 e da' suoi bei lavori 79.
75. imago: immagine. Poi che intreccio le chiome e che ripresse
76. né .., accolto: <da tua bellezza paradi- con ordin vago i lor lascivi erro ri 80,
siaca, sovrumana, non puõ essere conte-
nuta nel piccolo specchio».
torse in anella i crin minuti 81 e in esse,
77. non ... cesse: non smise. quasi smalto su l'or, cosparse i fiori;
78. vagheggiarsi: specchiarsi. e nel bel sen le peregrine rose
79. bei lavori: farsi bella. giunse a i nativi gigli82,e '1 vel compose.
80. ripresse ... errori: «ricompose in bel-
l'ordine illoro disordine capriccioso» (pri-
ma infatti li aveva lasciati svolazzare liberi: 24 Né '1 superbo pavon si vago in mostra
cfr. 18, v. 2). spiega Ia pompa de l'occhiute piume83,
81. torse ... minuti: inanellõ i fini capelli.
82. nel bel ... gigli: «congiunse ai natu- né l'iride si bella indora e inostra
rale candore della pelle (nativi gigli) le il curvo grembo e rugiadoso aI lume 84.
rose estranee (peregrine») cioe aggiunte Ma bel sovra ogni fregio il cinto85mostra
dall'esterno.
83. si vago ... piume: spiega il fasto delle che né pur nuda ha di lasciar costume86.
piume, che sembrano recare ciascuna l'im- Die corpo a chi non l'ebbe; e quando il fece,
magine di un occhio. tempre mischio ch'altrui mescer non lece87.
84. l'iride ... lume: <d'arcobaleno colora
di rosso e d'oro l'arco rugiadoso alla luce
dei sole»; l'ostro ê Ia porpora. 25 Teneri sdegni, e placide e tranquille
85. cinto: cintura. repulse, e cari vezzi, e liete paci 88,
86. ha ... costume: ê solita lasciare.
87. Die ... Ieee: <<Deicostruire Ia cintura,
sorrise parolette 89,e dolci stille
si valse di entità immateriali, a cui diede di pianto, e sospir tronchi, e molli baci;
magicamente consistenza concreta; e fuse tai cose tutte, e poscia unille 90
quando 10creõ, mescolõ materie che a nes- ed aI foco tempro di lente faci 91,
sun altro ê lecito mescolare».
88. Teneri ... paci: sono tutte formule e ne formo quel si mirabil cinto
tratte dai Canzoniere di Petrarca. di ch'ella aveva il bel fianco succinto.
89. sorrise parolette: parolette accompa-
gnate da un sorriso. E espressione dante- 92, richiede
sca, Paradiso, I, v. 95. 26 Fine alfin posto aI vagheggiar
90. unille: le uni. alui commiato, e '1 bacia e si diparte 93.
91. lente faci: fuoco lento. Ella per uso il di n'esce94 e rivede
92. vagheggiar: specchiarsi.
93. si diparte: si allontana.
gli affari suoi, le sue magiche carte.
94. per uso ... esce: e solita uscire dai giar- Egli riman, ch'a lui non si concede
dino durante il giorno. por orma o trar momento95in altra parte,
95. por ... momento: porre il piede o tra-
scorrere un solo momento.
e tra le fêre spazia e tra le piante,
96. e tra... amante: «si aggira tra gli ani- se non quanto e con lei, romito amante 96.
mali e le piante, amante solitario tranne
quando ê con Armida». Ma quando l' ombra co i silenzi amici97
97. rappella ... accorti: «richiama gli
27
amanti prudenti ai loro incontri segreti». rappella a i furti lor gli amanti accorti

Gerusalemme liberata
7/30
traggono 98le notturne ore felici
sotto un tetto medesmo entro a quegli orti.
Ma poi che volta a piu severi uffici 99
Iascio Armida il giardino e i suoi diporti,
i duo, che tra i cespugli eran celati,
scoprirsi 100a lui pomposamente armati.

28 Qual feroce destrier ch'al faticoso


onor de l'arme vincitor sia tolto,
e lascivo marito il vil riposo
fra gli armenti e ne' paschi erri disciolto,
se '1 desta o suon di tromba o luminoso
acciar, colà tosto annitrendo ê volto,
98. traggono: trascorrono.
già già brama 1'arringo e, 1'uom su '1 dorso
99. piu severi uffici: le sue operazioni portando, urtato riurtar nel corso 101;
magiche.
100. scoprirsi: si scoprirono, si rivelarono. 29 tal si fece il garzon 102, quando repente 103
101. Qual... corso: «come un fiero cavalIo
da guerra, che dopo Ia vittoria sia tolto alIa de 1'arme illampo gli occhi suoi percosse.
gloria ma anche alIa fatica delIe battaglie, Quel si guerrier1O" quel si feroce ardente
e sia lasciato in riposo meno glorioso tra suo spirto a quel fulgor tutto si scosse,
gli armenti delIe cavalIe come stallone
(lascivo marito) e vaghi libero per i pascoli, benché tra gli agi morbidi languente,
se 10desta un suono di tromba o illampeg- e tra i piaceri ebro e sopito ei fosse 105.
giare di una spada subito si volge nitren- Intanto Ubaldo oltra ne viene, e '1 terso
do colà: già brama il campo di battaglia
(arringo) e, portando l'uomo sul dorso, ur- adamantino scud0106ha in lui convers0107.
tato dai cavalli avversari urtarli a sua volta
nelIa corsa». 30 Egli allucido scudo il guardo gira,
102. garzon: giovane (Rinaldo). onde si specchia in lui qual siasi 108 e quanto
103. repente: all'improvviso.
104. guerrier: é aggettivo, da unire a con delicato culto 109 adorno; spira
spirto deI verso seguente. tutto odori 110 e lascivie il crine e 'I manto,
105. benché ... fosse: «benché 10 spirito e l' ferro, il ferro aver, non ch'altro, mira
guerriero fosse languente tra gli agi e le
comodità, e fosse come inebriato e sopito
daI troppo lusso effeminato a canto lll:
tra i piaceri». guernito ê si ch'inutile ornamento
106. terso ... scudo: 10scudo lucido come sembra, non militar fero instrumento.
diamante.
107. converso: rivolto.
108. qual siasi: com'é. 31 Qual uom da cupo e grave sonno oppresso
109. delicato culto: delicata, femminea dopo vaneggiar lungo in sé riviene,
ricercatezza. tal ei torno nel rimirar se stesso,
110. odori: profumi.
111. e il ferro ... a canto: «e vede che per-
ma se stesso mirar già non sostiene 112;

sino Ia spada, per non dire deI resto, gli giu cade il guardo, e timido e dimesso,
pende daI fianco effeminata daI troppo guardando a terra, Ia vergogna il tiene.
lusso». Si chiuderebbe e sotto il mare e dentro
112. se stesso ... sostiene: non sopporta
di vedere se stesso in quelle condizioni.
il foco per celarsi, e giu nel centroll3.
113. nel centro: nel centro delIa terra.
114. pregio: gloria. 32 Ubaldo incomincio parlando allora:
115. travaglia in arme: si affatica por-
tando le armi.
- Va l' Asia tutta e va l'Europa in guerra:
116. un breve ... serra: un piccolo angolo chiunque e pregio 114 brama e Cristo adora
di terra chiude lontano daI mondo esterno. travaglia in arme 115 or ne Ia siria terra.
117.te sol... move: « te solo questa guerra Te solo, o figlio di Bertoldo, fuora
che sconvolge il mondo non smuove per
nulIa». deI mondo, in ozio, un breve angolo serra 116;

118. egregio ... fanciulla: é detto con sar- te sol de l'universo il moto nulla
casmo: invece di essere campione della move117, egregio campion d'una fanciulla118.
fede cristiana Rinaldo é campione di una.
fanciulla.
119. virtute: valore guerriero. 33 Qual sonno o qualletargo ha si sopita
120. aIletta: attrae. Ia tua virtute119? o qual viltà l'alletta120?

Tasso
731
121. campo: I'esercito dei crociati. Su su; te il campo 121 e te Goffredo invita,
122. fatal: Rinaldo ê chiamato dai destino te Ia fortuna e Ia vittoria aspetta.
a decidere le sorti della guerra: solo lui puà Vieni, o fatal122guerriero, e sia fornita 123
vincere l'incantesimo della selva, da cui i
crociati possono trarre i materiali per le Ia ben comincia impresa; e I'empia setta 124,
macchine da guerra. che già crollasti 125,a terra estinta cada
123. fornita: finita, condotta a termine. sotto l'inevitabile tua spada. -
124. I'empia setta: gli infedeli.
125. crollasti: «facesti vacillare con le tue
precedenti imprese». 34 Tacque, e 'I nobil garzon resto per poco
126. poi ... loco: «dopo che Ia vergogna spazio confuso e senza moto e voce.
lascià il posto allo sdegno».
127. sdegno ... feroce: 10sdegno ê il fiero
Ma poi che diê vergogna a sdegno locol26,
campione (guerrier) della ragione. sdegno guerrier de Ia ragion feroce 127,
128. un novo foco: un diverso rossore, e ch'al rossor deI volto un novo fOC0128
suscitato dallo sdegno. successe, che piu avampa e che piu coce,
129. indegne pompe: eleganze indegne di
un guerriero. squarciossi i vani fregi e quelle indegne
130. di servitií. ... insegne: segni di una pompel29, di servitu misera insegnel30;
misera schiavitu.
131. de Ia torta ... labirinto: dall'intrica-
to groviglio dei labirinto che circonda il 35 ed affretto il partire, e de Ia torta
giardino. confusione usei deI labirinto 131.

ANALISI DEL TESTO


Ricaviamo per questa analisi alcuni spunti essenziali daI bel saggio di Sergio Zatti, Geo-
grafia fisica e geografia morale nel cantQ XVI, in L 'uniforme cristiano e il multiforme pa-
gano, piu volte citato.
L' episodio deI giardino di Armida segna una svolta determinante nelIa costruzione
La funzione di ideologico-narrativa deI poema. Rinaldo ê un personaggio che ha una funzione centrale alI'in-
Rinaldo terno di essa: ê l'eroe sin dalI'inizio predestinato a vincere il male, gli incantesimi dei pagani,
nel poema e ad assicurare Ia vittoria delIa causa cristiana, ma ê anche destinato aI traviamento, ad
alIontanarsi daI modelIo unitario deI codice cristiano e a sperimentare l'universo pagano
ad esso opposto, caratterizzato dalIa trasgressione e dalIa devianza: in nome deI suo onore
personale cede. agliimpulsi delI'ira, che 10 portano ad uccidere un compagno e a fuggire
daI campo, disgregando l'unità delIeJorze crociate, ma, piu ancora, subisce le seduzioni di
Armida, e si fa avvolgere dalIe insidie delIa sensualità. II conflitto tra i due codici culturali,
che si proietta nelIo scontro tra le due schiere avverse, diviene un conflitto interno alIa per-
sonalità di Rinaldo: si urtano in lui Ia forza centripeta deI dovere e delIa missione militare-
religiosa e quelIa centrifuga degli impulsi edonistici privati. Col prevalere deI secondo codice
Rinaldo perde Ia sua identità di forte guerriero e viene assorbito dalI'universo pagano, subisce
una forma di alienazione e finisce per identificarsi con l'''altro'': profumato, effeminato,
diventa in tutto simile ad Armida. La perdita di identità ê degradazione (Rinaldo vive nel giar-
dino tra le belve) e sottomissione totale alIa volontà altrui. L'errore morale si traduce anche
in un errare nelIo spazio, l'alIontanamento daI centro ideale costituito dalI' assedio di Gerusa-
lemme: l'estrema lontananza spaziale dell'isola di Armida corrisponde alIa gravità delIa
devianza morale delI'eroe, il suo cedere completamente alIe forze disgregatrici delI'universo
pagano. Ma l'episodio deI giardino ê l'ultima vittoria deI codice pagano nel poema, l'ultima
affermazione dei valori da esso rappresentati (abbandono agli istinti e alI' impulso deI desi-
derio, ricerca deI piacere dei sensi, naturalismo e materialismo, ricerca delIa gloria indivi-
duale), che sono destinati ad essere sopraffatti daI trionfo deI codice cristiano (repressione
deI desiderio, sottomissione degli impulsi al rigido controlIo delIa ragione, concentrazione
La vittoria unitaria delIe forze, subordinazione degli obiettivi individuali aI sacro compito colIettivo).
dei codice Con Ia liberazione di Rinaldo il conflitto di codici viene a cessare, e comincia il processo di
cristiano affermazione di quelIo cristiano, destinato ad avere Ia meglio e a cancelIare quelIo antago-
nistico. La fase immediatamente successiva sarà Ia purificazione di Rinaldo sul Monte Oli-

Gerusalemme liberata
732
veto (cfr. T112), grazie alIa quale l'eroe sarà pronto a vincere gli incantesimi demoniaci delIa
selva e a consentire Ia vittoria dei crociati.
L'episodio qui riportato si puo dividere in tre sequenze: 1) Ia descrizione deI labirinto
e deI giardino incantato; 2) Ia scena degli amori di Rinaldo e Armida; 3) Ia scena in cui Carlo
e Ubaldo riportano Rinaldo aI suo dovere. Subito in apertura de lIa prima sequenza, intensa
suggestione simbolica possiede l'immagine deI labirinto: con l'intersecarsi tortuoso dei suoi 11labirinto
cammini diviene l' emblema fisico delIo smarrirsi de lIa ragione nelIa pluralità degli impulsi
che vengono daI profondo e che, alIontanando daI" centro", inducono alIa devianza. L' eroe,
infatti, si ê smarrito in que I labirinto abbandonandosi ai sensi, e ne ê rimasto prigioniero.
Un significato analogo aI labirinto assume il giardino che si estende aI suo centro. Con il 11giardino
suo proliferare lussureggiante di vegetazione rappresenta gli abissi de lIa coscienza in cui
si annidano gli istinti pagani, peccaminosi, che si sottraggono alIa forza de lIa ragione cri-
stiana. La descrizione riprende un motivo caro alIa letteratura rinascimentale, che ama proiet-
tare nelI'immagine deI giardino ameno una visione edonistica delIa vita: si posso no ricor- Giardino
dare il giardino di Venere nelIe Stanze di Poliziano, i tanti giardini incantati deI Boiardo, e visione
il giardino di Alcina in Ariosto. Legami molto stretti vi sono anche con Ia letteratura idillico- edonistico-
pastorale, che esprime un analogo abbandono ad un sogno voluttuoso (Tasso stesso vi si rinascimentale
era cimentato con l'Aminta), e, piu indiétro, con le rappresentazioni delI'età delI'oro nei
poeti classici. Ricorrono nelIa descrizione deI giardino di Armida i motivi obbligati dellocus
amoenus, ricca vegetazione, acque limpide, canto di uccelli; ma il giardino tassesco si carat-
terizza per una piu accentuata sensuosità, proprio perché si carica di una serie di significati
simbolici e moralistici e diviene illuogo per eccelIenza delIo sviamento delI' eroe.
Il canto deI pappagalIo esplicita il significato pagano deI giardino: l'invito a cogliere Ia L'invito
rosa prima che sfiorisca riprende una tematica tipic'a delI' edonismo e deI naturalismo rina- a cogliere
scimentali, già toccata esemplarmente da Poliziano nelIa ballata l' mi trovai, fanciulle e Ia rosa
da Lorenzo de' Medici nel Corinto. Ma proprio questo squarcio lirico rivela le profonde ambi-
guità che sono alIa base dell'episodio, Ia tensione che si crea tra gli intenti ideologici e le
identificazioni emotive. L'intento deI poeta ê evidentemente presentare in una luce radical-
mente negativa, in obbedienza aI rigido moralismo controriformistico, l'edonismo paganeg-
giante di cui il giardino ê concreta trascrizione. 11contesto in cui il canto dell'uccello esotico
ê inserito, I'inganno della maga che travia l'eroe cristiano, ê come un segno meno premesso
all'intero messaggio, che ne rovescia il significato. O, per meglio dire, che dovrebbe rove-
sciarlo: in realtà proprio Ia musicalissima sensualità dei versi rivela l'identificazione pro- L'ambiguità
fonda deI poeta, Ia segreta complicità con i valori pagani deI canto deI pappagallo, Ia strug- tra condanna
gente nostalgia per un mitico mondo in cui il godimento ê libero e sgombro daI senso deI moralistica
peccato. Secondo un meccanismo abituaIe, illinguaggio poetico deI Tasso nega per affer- e identificazione
mare: Ia negazione morale ê cio che legittima l'emergere nel racconto di tematiche inquie-
tanti e respinte dalIa coscienza (e non c' ê bisogno di sottolineare ancora come proprio que-
sta ambiguità, questa duplicità di prospettive, questa polivalenza deI discorso determinino
Ia suggestione dei versi tasseschi). La tematica deI giardino ameno e voluttuoso, e il motivo
deI "cogliere Ia rosa" in particolare, sono molto vicini aI clima dell'Aminta (cfr. I'esalta-
zione dell'età dell'oro nel coro dell'atto I, T98); ma nelIafavola l'adesione all'edonismo rina-
scimentale era piu scoperta e diretta, sgombra delle complicazioni che si trovano in questo
episodio deI poema. Le differenze di impostazione non possono essere imputate ad una sfa- Analogie e
satura cronologica tra i due testi, poiché l'Aminta e il canto XVI della Gerusalemme non differenze
furono composti in tempi molto distanti fra loro, ma vanno piuttosto ascritte alle differenze rispetto
tra i generi letterari: Ia favola pastorale, nella gerarchia retorica rinascimentale, ê un genere all'Aminta
minore, me no impegnativo, destinato aIl'intrattenimento, quindi piu libero nell'espressione,
mentre il poema eroico ê un genere sublime, a cui Tasso, come sappiamo daI Proemio (cfr.
T104), assegna alte finalità etico-religiose; quindi in esso i contenuti piu inquietanti pos-
sono entrare solo se sottoposti aI processo della "negazione" (cfr. G).
Il giardino ê caratterizzato da una varietà molteplice di forme, fiori, piante, frutti, uccelli. 11motivo
I «color vari» deI pappagallo assumono un'evidente pregnanza simbolica, concentrando in delIa
sé, come in una sorta di sineddoche (cfr. G), Ie prerogative deI tutto. Anche questa moItepli- molteplicità
cità ê significativa, perché, come sappiamo, il multiforme ê Ia connotazione essenziaIe deI
campo pagano, e allude alla dispersione di forze scatenata dagli impulsi deI desiderio, non
controllati da un'istanza superiore e unificatrice. Questa molteplicità dispersiva informa Ia
costruzione stessa della descrizione deI giardino, che procede per accumulo successivo, per

Tasso

~I
,"'I'i!f
733
allineamento orizzontale degli oggetti, senza alcun ordinamento gerarchico: il fico, il pomo,
l'uva, gli uccelli vezzosi, il pappagallo si succedono come casualmente, per pura addizione.
La sintassi Anche Ia struttura sintattica della frase asseconda l'architettura compositiva: ê una sin-
tassi essenzialmente paratattica, che allinea anch' essa orizzontalmente una serie di propo-
sizioni tra Ioro coordinate, senza i vincoli gerarchici della subordinazione.
Lo spazio Cio che caratterizza ancora il palazzo fatato e iI giardino in esso contenuto ê Ia circo Ia-
circolare rità e Ia chiusura alla realtà esterna: 10 spazio chiuso e circolare allude alla segregazione
dell'eroe fuori deI mondo, Iontano dalla storia dove dovrebbe svolgere iI suo compito di cro-
ciato (<<Fuora / deI mondo, in ozio, in breve angolo serra»). La chiusura spaziale richiama
Azione eroica una significativa opposizione, azione eroica vs inazione. L'inazione si traduce neI motivo
vs inazione dell'immobilità e della ripetizione. Se il giardino ê infinitamente vario, ê pero anche immo-
bile: tutto vi si riproduce sempre identico, fissato in forme immutabili, fuori dallo scorrere
deI tempo. Non vi ê né il trapasso delle stagioni né il mutare della natura, sono compresenti
iI frutto nascente e quello maturo. Questa immobilità si traduce anche neI motivo dello spec-
chio: mentre Armida si contempla in esso, Rinaldo si guarda negli occhi di lei. Questo riman-
darsi fisso di immagini sembra alludere aI riprodursi sempre identico della vita deI giar-
11narcisismo dino, senza sviluppi neI tempo. Ma 10 specchiarsi ê allusivo altresI aI narcisismo (si ricordi
che neI mito greco Narciso si era innamorato di se stesso vedendosi riflesso in uno specchio
d' acqua): Rinaldo ha dimenticato Ia dedizione al compito collettivo, ê tutto chiuso in se stesso
a inseguire il suo personale godimento, completamente ignaro deI mondo che ê aI di Ià deI
cerchio magico deI giardino incantato.
La ripetizione speculare e sempre identica della vita di Rinaldo neI giardino ê interrotta,
Carlo e Ubaldo nella terza sequenza dell'episodio, dall'ingresso in scena di Carlo e Ubaldo, che sono Ia nega-
zione in atto deI giardino e di cio che esso rappresenta. Innanzitutto alla mollezza dell'ab-
bandono sensuale oppongono Ia rigidezza della razionalità, repressiva nei confronti di ogni
impulso incontrollato (<<vaquella coppia, e rigida e costante / se stessa indura a i vezzi deI
piacere»); inoltre i due crociati vengono dallo spazio esterno, dalla realtà che ê fuori dallo
Immobilità spazio chiuso deI giardino, e rappresentano Ia storia e i suoi obblighi. A partire da questo
vs punto I'immobilità entro 10spazio circolare che serra Rinaldo e 10esclude dall'azione, obbIi-
movimento gandolo all'inattività e all'eterna ripetizione degli stessi gesti (Ia contemplazione estatica
della donna amata), ê rotta da un rapido movimento rettilineo: Rinaldo esce daI perimetro
deI palazzo, raggiunge Ia riva, soIca a volo le acque dell'oceano e deI Mediterraneo sulla
nave della Fortuna, sino a giungere a Gerusalemme. Si ha quindi una significativa opposi-
Circolare vs zione spaziale, circolare vs rettilineo, che simboleggiano da un lato l'inattività che sprofonda
rettilineo nel pagano edonismo dei sensi e nel narcisismo ripiegato su se stesso, dall'altro I'azione indi-
rizzata ad un obiettivo sacro e collettivo. '
Lo specchio Si ha ancora una simmetria interna significativa, tra 10specchio e 10scudo. Anche nello
e 10 scudo scudo Rinaldo riflette Ia sua immagine, ma mentre 10specchio di Armida paralizza, rappre-
senta il narcisismo che condanna all'immobilità, 10scudo incita all'azione, fa rinascere neI-
l'eroe 10slancio epico. Non solo, ma specchiarsi in Armida ottenebra Ia coscienza dell'eroe,
10sprofonda nella pura vita dei sensi, mentre l'immagine riflessa nello scudo gli fa ripren-
dere coscienza deI suo stato: Ia luminosità dello scudo (qualificato con epiteti quali «terso»,
«adamantino», «lucido») allude alla Iuce della coscienza, della razionalità che sconfigge Ie
forze dispersive degIi istinti.
E da notare ancora l'ultima frase dell'episodio: «... e de Ia torta / confusione uscl del
labirinto». II segmento narrativo si chiude con Ia stessa immagine deI labirinto con cui si
era aperto, quasi a suggellare visibilmente Ia conclusione deI processo di liberazione dell' e-
Gli stilemi roe. E tornano anche gli stessi stilemi. Nella prima ottava deI canto si poteva trovare, in
simmetrici riferimento aI labirinto, un forte enjambement, una figura metrica molto cara aI Tasso e
caratteristica della sua poesia (cfr. C23): «... e tra le oblique vie di quel fallace / ravoIgi-
mento impenetrabil giace». Nella frase di chiusura ritorna 10 stesso procedimento, «torta
/ confusione». In entrambi i casi I'inarcatura spezza il nesso aggettivo-sostantivo, mettendo
in evidenza I'uno alla fine di un verso, I'altro all'inizio deI successivo; e sia nell'uno sia neI-
I'altro caso aggettivo e sostantivo sono solidali neI senso, sottolineando l'inganno, I'intrico,
Ia confusione, e si potenziano COSIa vicenda.
Le differenze tematiche fra Ie tre sequenze successive si traducono anche in differenze
11 ritmo di ritmo narrativo. Le prime due, coerentemente coI carattere dello spazio chiuso deI giar-
narrativo dino e col ripetersi speculare e sempre identico dei gesti, sono statiche: puramente descrit-

Gerusalemme liberata
734-
tiva Ia sequenza deI giardino, pressoché priva di azioni e di movimenti quella in cui Rinaldo
e Armida si contemplano estatici. L'ingresso in seena di Carlo e Ubaldo dã origine inveee
a un intenso dinamismo, ad una veloce successione di gesti e movimenti, nonché di trapassi
psicologici (Ia sorpresa e Ia subitanea presa di coscienza di Rinaldo, Ia sua rapida fuga daI
giardino e daI labirinto).

PROPOSTE DI LAVORO 'fX

1. Individuare le figure retoriche utilizzate nel canto, ad esempio iperbati, similitudini, chiasmi, enumerazioni,
antitesi.
2. Individuare nella descrizione dei cericcoedificio» (ottava 1) e dei cebelgiardin» (ottave 9 ss.) gli elementi che,
pur connotando Ia bellezza dei luoghi, ne suggeriscono anche Ia valenza negativa.
3. Confrontare Ia descrizione di questo giardino con quello di Venere nelle Stanze di Poliziano, riportato nel
volume primo; quali elementi accomunano e differenziano i due luoghi?
4. Quale concezione dell'arte si esprime nell'ottava 10?
5. In tutto I'episodio sono molto importanti le immagini di superfici riflettenti quali I'acqua elo specchio. Ritro-
vare questi punti dei canto e individuare sul loro valore simbolico.
6. Raccogliere le espressioni riferite a Rinaldo, quando viene ritratto nella scena d'amore con Armida, quando
ê solo, quando dai compagni ê richiamato ai suoi doveri: quali trasformazioni subisce? E personaggio attivo
o passivo?
7. Perché Rinaldo vive quest'esperienza straordinaria in un mondo fisico, le isole Fortunate, collocato ai di là
delle colonne d'Ercole, simbolico limite per fa conoscenza dell'uomo?
8. La trasgressione di Rinaldo ê fine a se stessa o una tappa necessaria dei percorso di purificazione e di cre-
scita dei personaggio? Vale a dire, iI personaggio subisce una sorta di "percorso di formazione"?
9. Quali codici comportamentali rappresentano da un lato Rinaldo, irretito da Armida, e dall'altro Carlo e Ubaldo?
10. Qual ê Ia funzione della magia all'interno di questo canto? (Riflettere sul fatto che palazzo e giardino di.Armida
sono opere magiche, che Rinaldo ê innamoratodi Armida per intervento magico).
11. Dopo aver individuato i temi presenti nel canto dei pappagallo, riflettere sulle conseguenze che questo ha,
immediatamente sul piano dei narrato, sulle creature che vivono nel giardino e nell'economia del/'intero poema.
12. Confrontare questo episodio con Ia descrizione dell'età dell'oro presente nel coro dell'atto I de 11'
Aminta (T98).

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Tasso
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735
La purificazione di Rinaldo
sul Monte Oliveto
Dopo aver confessato le sue colpe a Pier l 'Eremita e dopoaver otte-
nuto l'assoluzione, su suggerimento del religioso Rinaldo si reca sul
far deU 'alba al Monte Oliveto per compiere la penitenza e raggiungere
la definitiva purificazione (canto XVIII, ottave 11-17).

Passa pensoso il d1, pensosa e mesta


Ia notte; e pria ch'in ciel sia l'alba accesa,
le belle arme 1 si cinge, e sopravesta
nova ed estrania di color2 s'ha presa,
e tutto solo e tacito e pedone 3
lascia i compagni e lascia il padiglione 4.

12 Era ne Ia stagion ch'anco non cede


libero ogni confin Ia notte aI giorno5,
ma l'oriente rosseggiar si vede
ed anco e il ciel d'alcuna stella adorno;
quando ei drizzo ver l'Oliveto il piede,
1. le belle arme: le armi ottenute in dono
dai mago di Ascalona. con gli occhi alzati contemplando intorno
2. nova ... color: di colore inusuale, color quinci notturne e quindi 6 mattutine
cenere. bellezze incorrottibili 7 e divine.
3. pedone: a piedi.
4. i1 padiglione: Ia tenda.
5.Ia stagion ... giorno: l'ora in cui Ia notte 13 Fra se. stesso pensava: «Oh quante belle
non cede ancora tutta Ia volta celeste alIa luci il tempio celeste8 in sé raguna9!
luce deI sole. Ha il suo gran ~arro1oil d1, l'aurate stelle
6. quinci ... quindi: da una parte, ad occi- spiega Ia notte e l'argentata luna;
dente, dove indugiano le ultime stelIe, dal-
I'altra, ad oriente, dove sta sorgendo Ia ma non e chi vagheggi o questa o quelle,
luce deI sole. e miriam noi torbida Iuce e bruna
7. incorrottibili: non soggette alIa corru- ch'un girar d'occhi, un balenar di riso,
zione deI tempo, quindi eterne.
8. i1 tempio celeste: il cielo. scopre in breve confin di fragil viso» 11
.
9. raguna: raccoglie.
10.carro: il carro dei sole (ê un'immagine 14 Cos1 pensando, a Ie piu eccelse cime
mitologica).
11. miriam ... viso: «e osserviamo con ascese; e quivi, inchino12 e riverente,
meraviglia Ia luce opaca escura che un alzo il pensier sovra ogni ciel sublime 13
girare d'occhio un accenno di sorriso mani- e Ie Iuci 14 fisso ne I'oriente 15:
festano nel breve spazio di un effimero
volto femminile". Torbida luce e bruna ê - La prima vita 16 e Ie mie colpe prime
un ossimoro. mira con occhio di piem clemente,
12. inchino: inginocchiato. Padre eI Signor , e in me tua grazia piovi,
13. sovra ... sublime: sopra, piu in alto di
ogni cielo.
sl che '1 mio vecchio Adam 17 purghi e rinovi. -
14. le luci: gli occhi. 18
15. ne I'oriente: dove sta per sorgere il 15 Cos1 pregava, e gli sorgeva a fronte
sole. 19
fatta già d'auro Ia vermiglia aurora
16. prima vita: Ia vita trascorsa.
17. 'I mio vecchio Adam: «Ia mia natura che l'elmo el'arme e intorno a lui deI monte
umana che ha ereditato il peccato da le verdi cime illuminando indora;
Adamo". e ventillar nel petto e ne Ia fronte
18.a fronte: di fronte, perché si era rivolto sentia gli spirti 20
di piacevoI ora 21,
verso il sole.
19.fatta ... aurora: sulIatonalità rossa deI che sovra il capo suo scotea daI grembo
cielo nelI'aurora prende il sopravvento de Ia bell'alba un rugiadoso nemb022.
quelIadorata dovuta ai primi raggi deI sole.
20. spirti: brezze.
21. ôra: aria. 16 La rugiada deI ciel su le sue spoglie
22. rugiadoso nembo: pioggia di rugiada. cade, che parean cenere aI colore,

Gerusalemme liberata
736
e si l'asperge che 'I pallor ne toglie
e induce in esse un lucido candore;
tal rabbellisce le smarrite23 foglie
a i matutini geli 24 arido fiore,
e tal di vaga gioventu ritorna
lieto il serpente e di novo or25 s'adorna.
23. smarrite: smorte, aYVÍzzite. 17 II bel candor de Ia mutata vesta
24. matutini geli: fresca rugiada mat- egli medesmo riguardando ammira,
tutina.
25. novo or: di una nuova pelle dorata. poscia verso l'antica alta 26 foresta
26. alta: profonda. con secura baldanza i passi gira.

ANALISI DEL TESTO


Si ê visto che Rinaldo ha un duplice destino, quelIo eroico di vincere l'opposizione demo-
niaca alIa santa impresa dei crociati, ma anche quelIo di cadere vittima delIe forze disgrega-
trici de lIa paganità, di sprofondare nelIa disgregazione morale. 11momento negativo delIa
trasgressione ha una funzione indispensabile. Già Ubaldo, aI momento di alIontanarsi daI La funzione
gardino di Armida, aveva detto alI'eroe: «Qual piu forte di te, se le sirene / vedendo ed ascol- delI' errore
tando a vincer t'usi? / cosi ragion pacifica reina / de' sensi fassi, e se medesma affina».
L"'errore" ê necessario alIa formazione delI'eroe: il giovane inesperto e focoso ha bisogno
di fare esperienza deI male per imparare a disciplinare i suoi impulsi devianti (Ia ricerca
delIa gloria individuale e Ia sensualità), per rafforzare Ia ragione e per assumere il pieno
dominio delIe sue azioni, sublimando gli impulsi verso un fine piu alto. AI processo centri- 11 processo
fugo che 10 alIontana daI campo delIa guerra si contrappone un processo inverso, centri- centripeto
peto, il ritorno alI'unità, al controllo razionale degli impulsi, secondo il codice cristiano. Questo
processo centripeto ha tre fasi: Ia prima ê Ia presa di coscienza delIa negatività degli impulsi,
assunta da Rinaldo nel giardino di Armida specchiandosi nelIo scudo (cfr. Tlll), Ia seconda
ê Ia purificazione sul Monte Oliveto, Ia terza sarà Ia vittoria sulIa selva incantata, dove l'eroe
dovrà ancora per l'ultima volta affrontaré ingannevoli seduzioni femminili, ma ormai senza
pericoli.
L' episodio deI Monte Oliveto ê animato da un'intensa carica simbolica. La condizione
incerta tra notte e alba rappresenta Ia situazione delI' eroe ~he si ê pentito delIe sue colpe
ma non ha ancora raggiunto Ia definitiva purificazione. Significativa ê anche l'opposizione L' opposizione
tenebra-luce, che rappresentano rispettivamente Ia contaminazione deI peccato e Ia reden- tenebra-luce
zione nelIa grazia (vi ê una segreta relazione tra questa purificazione mattutina di Rinaldo
e l'alba delIa morte e de lIa conversione di Clorinda nel TI09: in entrambi i casi 10spuntare
delIa luce ê il correlativo di una rinascita spirituale). L'immagine simbolica si reduplica poi
nel miracolo delIa sopravveste, che da cinerea (colore che ricorda il permanere delIa conta-
.
minazione) si fa di un luminoso candore. '
La purificazione ê anche ascesa verso l'alto (Rinaldo «a lepiu alte cime ascese»); ma, L'ascesa
aI movimento fisico di elevazione, si accompagna il movimento delI'anima che si innalza alIe verso l'alto
realtà piu sublimi (<<alzõil pensier sovra ogni ciel sublime»). Questo monte su cui si trova
Rinaldo ha un legame implícito con l'alto monte su cui sorgeva il palazzo fatato di Armida,
ma in simmetria rovesciata: là l'altezza era segregazione daI mondo e impedimento aBa mis-
sione nella storia, qui invece l'ascendere verso l'alto ê l'atto rituale che sancisce il reingresso
di Rinaldo nelIa storia e nelI'azione eroica.
La contemplazione deI cielo si concreta in una contrapposizione tra.le bellezze eterne Le belIezze
deI firmamento infinito e le belIezze effimere che si radunano nelIo spazio ristretto deI volto celesti
femminile. E forse questo il momento culminante delIa purificazione di Rinaldo, perché e quelle terrene
ritorna il ricordo della donna che glí aveva soggiogato i sensi, ma ormai privo di pgni insi-
dia, neutralizzato daI rimorso e dalI'espiazione. La contrapposizione tra belIezze celesti e

Tasso
7~cg '7'

bellezze femminili acquista particolare significato se si pensa che nell' episodio deI giardino
Rinaldo aveva identificato Ia bellezza deI volto di Armida con quella della volta deI cielo:
«Specchio t'ê degno il cielo, e ne le stelle / puoi riguardar le tue sembianze beBe». La confu-
sione tra le bellezze incorruttibili e divine deI cielo e i valori edonistici e mondani rappresen-
tati daI volto femminile era indizio dell"'errore" di cui era preda Rinaldo. Ora che l'eroe
si ê riscattato ed ha assunto piena consapevolezza dei valori autentici, volto femminile e
cielo tornano ad essere contrapposti: tra falsi valori mondani e autentici valori religiosi non
ê piu possibile alcuna confusione.

PROPOSTE DI LAVORO
1. Raccogliere tutte le note coloristiche presenti nelle ottave di questo episodio.
2. La rugiada che cade «su le spoglie» di Rinaldo ha un valore simbolico?
3. Confrontare I'accostamento tra il volto della donna ed il cielo, fatto da Rinaldo nel canto XVI, ottava 22, vv.
5-8 e quello qui presente all'ottava 13. Qual à il valore delle due affermazioni?
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PROPOSTE DI LAVORO SULLA GERUSALEMME LIBERA TA


1. Nei passi riportati della Gerusa/emme libera ta ci sono interventi espliciti dei narratore: classificarli e riflettere
sulla loro funzione. Procedere ad un confronto con gli interventi di Ariosto nell' Or/ando furioso.
2. Nella Gerusa/emme libera ta si ha solo il punto di vista "alto" dei narratore onnisciente (cfr. M1, § 2.1) o ci
sono anche focalizzazioni sui personaggi? Se sI, individuare i personaggi che sono portatori di particolari visioni.
3. La "voce" narrante (cfr. M1, § 2.1) appartiene ad un unico narratore o si verificano casi in cui à un personag-
gio a narrare?
4. Dopo aver considerato I'intreccio dei poema (cfr. il § 6.4 dei profilo), valutare in quale modo I'autore risolve
iI problema dei rapporto tra I'unità e Ia varietà dei temi e dei personaggi (tenere presente Ia posizione assunta
da Tasso nel contemporaneo dibattito sul poema eroico, cfr. iI § 6.2 dei profilo).
5. 11critico Sergio Zatti ha osservato come I'«uniforme» si applichi sempre ai mondo cristiano ed iI «multiforme»
ai mondo pagano: verificare "ipotesi rispetto ai brani proposti.
6. I personaggi maschili della Gerusa/emme libera ta (Goffredo, Tancredi e Rinaldo per i cristiani, Argante e
Solimano per i pagani) sono caratterizzati in modo totalmente diverso o presentano qualche analogia? Come
si comportano nei confronti dei codice cavalleresco? 11narratore predilige i personaggi cristiani rispetto a
quelli pagani? Da che cosa 10possiamo dedurre? Quale tipo di eroe ciascuno di essi incarna? Sono caratte-
rizzati psicologicamente?

0 personaggi femminili, Erminia, Clorinda e Armida, sono caratterizzati fisicamente e psicologicamente?


quali valori credono? E un caso che Tasso rappresenti solo donne pagane che vivono I'esperienza dell'amore?
In

8. Come viene rappresentato 10spazio nel poema? (Lo spazio à realisticamente descritto in modo autonomo
o solo in funzione di certi personaggi e di certe situazioni?)
9. Un tempo privilegiato nel poema é Ia notte o il trascolorare dali a notte all'alba: come si spiega questa scelta
dei poeta?
10. Quele rappresentazione dell'amore offre Tasso nei diversi episodi sentimentali dei poema? (cfr. Ti 06, Ermi-
nia). C'é spazio nel poema per Ia componente erotica? (cfr. TT109-111).

Gerusalemme liberata

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