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11 Proemio
Il12oemio della Gerusalemme liberata ricalca puntualmente lo
~Q/J,emajissatodaUa. t~adiziom-.epica ed e ripartito in tr:e.momenti:
1. Canto: Tasso rispetta il t6pos degli l!!3SPQsizione.dell..~(J,rgOrrwntoA.
delpoema( ottava 1), l 'invocazione alla
esordi delI'epica e nelIa prima ottava.ê.P():
~Y.a1:gomen.t9. I versi ricordano il famoso ,}liisa; (óttave 2-3), la deaipa alsignore, che introduce il. motivo eneo-
mizio delI'Eneide virgiliana (<<Armavirum- \.1'niastico (ottave 4-5).
que cano»). ~.
2. pietose: pie, perché poste aI servizio 1 G~nto1 l'arme pietose2 e '1 capitano3
delIa fede.
3. eapitano: Goffredo di Buglione. che '1 gran sepolcro libero di Cristo.
4. aequisto: Ia conquista di Gerusalemme. Molto egli opro co '1 senno e con Ia mano,
5. e in van ... misto: «alIa conquista inu- molto soffrl nel glorioso acquisto 4; .
tilmente si opposero Ie forze infernali e
quelIe, ad esse alIeate, dei musulmani di e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
Asia e Africa». Con l' espressione popol di s'armo d'Asia e di Libia il popol misto5.
Libia I'autore intende riferirsi alle truppe II CieI gli diê favore, e sotto a i santi
egiziane. segni ridusse i suoicompagni erranti 6.
6. e sotto ... erranti: «e ricondusse i com-
pagni di Goffredo (erranti per aver cono- .
sciuto momenti di perdizione morale che 2 o Musa 7, tu che di caduchi allori
li hanno allontanati dagli obiettivi primari non circondi Ia fronte in Elicona 8,
deI Ioro impegno religioso e militare; spec-
chio di questo "errore" ê I'errare fisico, ma su nel cielo infra i beati cori
binomio topico dei romanzi cavallereschi) hai di stelle immortali aurea corona,
all'unità, sotto I'insegna della croce». tu spira 9 aI petto mio celesti ardori 10,
7. o Musa: alla proposizione segue I'jnvo- tu rischiara il mio canto, e tu perdona
~zi2ng alla MUl!a. Lo scrupoloso rispetto
delI'ortodossia fa si che Tasso, a differenza s'intesso fregi aI ver,..s'adorno in parte
di Dante, senta il bisogno di wmn~e Ia d'altri diletti, che de' tuoi, Ie cartell.
m1J,S..êc1>~g.ana (che circonda Ia fronte-ai
allori eaduehi, destinati a perire).da._q~l!a
cristiana, presentata come ispirazio.n~~- 3 Sai che lã corre il mondo ove piil versi
.Leste. di sue dolcezze il lusinghier Parnaso 12,
8. Elieona: iI monte sacro alle Muse. e che '1 vero, condito in molli versi,
9. spira: ispira.
10. eelesti ardori: un'ispirazione poetica
i piil schivi allettando ha persuaso.
CosI a l'egro fanciul porgiamo aspersi j
e religiosa. 1 ~.
"
11. e tu perdona ... le carte: I'autore in- di soaví Iicorgli orli deI vaso:
vOCa il perd()~.odella Mg§ailLq~ntQ,in succhi amari ingannato intanto ei beve,
conforrriità con Ie tesi espresse a proposito
e da l'inganno suo vita riceve 13.- .
deI poema eroico,jntr~c.Cê.m.a.U!!yerl~ sto-
rica episodi di inye~i9.neJ1gI,1 rigidamente
vincolatLà.[pIano storico..e relígr6aõ:' 4 Tu, .magnanimo Alfonsol4, il qual ritogli
12. Sai ... Parnaso: i Iettori (il mondo)
sono attratti dagli allettamenti seducenti
aI furor di fortuna e guiai ín porto
(lusinghiere) della poesia (il ... Parnaso, me peregrino errante, e fra gli scogli
monte Iegato aI culto di Apollo, il dio della e fra l'onde agitato e quasi absorto 15,
poesia). queste mie carte in lieta fronte accogli,
13. Cosi ...rieeve: Ia conclusione ripro-
che quasi in voto a te sacrate i' porto 16.
pone una ~..similitudine-dt'6Í'lgü'1e-Iu-
crezian.!! (De rerum natura, I, vv. 936-42), Forse un dI fia che Ia presaga penna
che ê anche, come neI caso deI poeta latino, osi scriver di te queI ch'or n'accenna.17
una dichiarazione di poetica: « I'inz-~no (i
molli versi) I}on ê fine a se stesso: serve
~..duca.dLE~n:..IY:i!...gaI1559 a11597.
i\j!l~lllCê:tr~ iyalori' positi'vr d~m-ã'f~g~, al. 16. queste ... porto: «accogli con benevo-
pari .dei an-avjJieor (di un liquido dolce) 15. il qual... absorto: ;;tü'c1ié-Sõttrãi Ienza questo poema che io presento a te
~P~I'ê9Sul bordo della-tazza(vaso) porto. all'imperversare della sorte e conduci in come se fosse consacrato in voto».
aI fanciullo ma1a1;Q(egro): egli beY_e.ra.mara porto me, pellegrino errante sballottato e 17. Forse ... n'aecenna: «verrà forse un
gledicma'(súeêbiamari) cheJqggariràgrji: quasi sommerso (absorto) fra scogli e giorno in cui Ia mia penna, presaga della
zie all'ingannevole ~Q!Ç!)~!I!C()SPl:J.l:êa~W- onde». 11motivo autobiografico della vita tua gloria, avrà I'ardire di scrivere di te
l'orlo, e propno in virtU di questo inganno.. eMoaate-be'rsl!.~~4Wêi-Sá.-e... quello che ora accenna a malapena», vale
resterà in vij;a». PFesentato.neimodi ch~caI1I.~~l'in- a dire che Alfonso 11 sarà a capo di una
14. magnanimo Alfonso: ~lL ~mP!l!.~.~anzone Al A1'.etauro(cfr.T99). nuova crociata.
Gerusalemme liberata
6~92
18. E ben ... si veda: «a ragione, se mai 5 E ben ragion, s' egli averrà ch'in pace
(unqua) accadrà che i Cristiani vivranno il buon popol di Cristo unqua si veda 18,
in pace», il popolo di Cristo concederà ad
Alfonso il comando di una nuova crociata. e con navi e cavalli aI fero Trace 19
19. aI fero Trace: i Turchi infedeli che, cerchi ritar Ia grande ingiusta preda 2°,
avendo occupato Costantinopoli, situata ch'a te 10 scettro in terra o, se ti piace,
nell'antica Tracia, venivano chiamati Traci.
20. cerchi ... preda: cerchi di sottrarre il
l'alto imperio de' mari a te conceda21.
Santo Sepolcro di Cristo ingiustamente Emulo di Goffredo, i nostri carmi
occupato dai Turchi. intanto ascolta, e t'apparecchia a l'armi.
21. ch'a te ... conceda: «che (il popoI di
Cristo) dia a te il comando supremo delle
truppe di terra o della flotta».
ANALISI DE L TESTO
11Proemio costituisce un'insostituibile chiave di lettura deI poema, poiché fornisce tutta
una serie di preziose indicazioni sulIe sue tematiche, sulIa sua organizzazione interna e sui
princlpi di poetica che 10 ispirano. 11verso iniziale, «Canto l'arme pietose e '1 capitano»,
ê Ia ripresa esatta delI' incipit delI' Eneide virgiliana, «Arma virumque cano» (Canto le armi
e l'eroe): già questo solo fatto ci fa capire come Tasso voglia adeguarsi puntigliosamente L'adeguazione
aI modelIo deI poema epico classico che, nelIe discussioni contemporanee, veniva contrap- ai modello
posto aI modelIo deI "romanzo" cavalIeresco di Ariosto. Una conferma viene dalla formula epico classico
«arme pietose». Nel verso d'esordio deI Furioso compariva Ia coppia «l'armi, gli amori»,
caratteristica de lIa tradizione cavalIeresca; Tasso invece si concentra solo sul tema piu alto
e sublime, Ia materia guerresca, e non menziona piu gli «amori». L'amore ê ancora larga- La materia
mente presente nelIa Gerusalemme, ma non ê piu il motore principale delI'azione, come era guerrsca
nei poemi di Boiardo e Ariosto, anzi ê declassato a ostacolo, ê Ia principale di quelIe forze in primo piano
centrifughe e disgregatrici che si oppongono alr'impresa dei crociati e li sviano dalloro com-
pito (questo nel progetto strutturale deI poema: in realtà l'amore ê uno dei temi fondainen-
tali). Denso di significato ê poi l'epiteto.«pietose»: mentre le imprese guerriere degli eroi
ariosteschi erano indirizzate essenzialmente a un fine individualistico e mondano, Ia conqui-
sta delIa donna, o di un'arma, o delIa gloria personale (solo nelIa seconda parte, piu epica,
venivano rivolte aI fine colIettivo delIa vittoria sui Mori), le armi degli eroi tassiani sono
deI tutto subordinate a un fine colIettivo e di alto valore religioso, che supera quelli indivi- 11fine collettivo
duali, Ia liberazione deI Santo Sepolcro. dell'eroismo
In questa prima ottava, in cui ê sintetizzato l'argomento deI poema, si puo vedere inscritta
tutta Ia sua tematica e Ia sua stessa struttura ideologica portante. Vi si delinea infatti il
conflitto che 10 informa, articolato su tre livelli, come ha ben indicato 10 Zatti: 1) il Cielo 11conflitto
contro l'Inferno, l'autorità di Dio che doma le forze di Satana; 2) le «arme pietose» dei cro- di fondo
ciati contro il «popol misto» dei pagani; 3) il «capitano», depositario deI codice cristiano
delI'unità, contro i «compagni errantiJ>, che sono dispersi dalIe forze centrifughe delI'amore,
delI'onore, delIa gloria, e che si colIocano anch'essi nel campo negativo deI molteplice, come
i pagani. AlIe opposizioni crociati-pagani, Cielo-Inferno, si contrappone una duplice alleanza,
tra il capitano e il Cielo che «gli diê favore», tra il «popol misto» e l'Inferno. Si delinea COSI
anche Ia struttura spaziale de lIa Gerusalemme, che contrappone uno spazio orizzontale, ter-
reno, ad uno spazio verticale, soprannaturale, celeste e infernale (mentre, si ricordi, 10spa-
zio deI Furioso era tutto orizzontale, cioê interamente laico e immanente).
Le due ottave seguenti, dedicate alI'invocazione alIa Musa, contengono fondamentali indi-
cazioni di poetica. Si nota innanzitutto Ia volontà di conciliare il classicismo con Ia religio- La conciliazione
sità controriformistica. II poeta invoca slla Musa, come esigono le regole deI classicismo tra classicismo
e l' ossequio ai modelli antichi, ma si affretta a precisare che non ê Ia Musa pagana, bensl e religiosità
una pura alIegoria dell'ispirazione che viene dal cielo al poeta cristiano. TIriferimento a questa controriformistica
ispirazione religiosa (<<celestiardori») fa venire in primo piano un conflitto, quelIo tra il «vero»
e i «fregi» con cui il poeta 10 adorna, tra il diletto e il fine morale delIa poesia. Secondo
l'austera concezione controriformistica delI'arte, che le assegna finalità pedagogiche e edi-
ficanti, compito deI poeta sarebbe diffondere esclusivamente il «vero», cioê le verità della
religione e i precetti della morale, guardando con diffidenza le finzioni e le belIezze esteti-
Tasso
6,9;1
che de lIa poesia, che sono destinate a provocare piacere, e percio possono indurre aI pec-
cato. Ma il poeta deve fare i conti con i lettori e i loro gusti: il pubblico legge i poemi per
ricavarne piacere, e vi ricerca argomenti e forme gradevoli, alIettanti, percio il poeta non
puo non porsi come fine anche il diletto (il problema era già stato affrontato teoricamente
La nei Discorsi deU'arte poetica). Tasso supera Ia contraddizione subordinando il diletto aI vero:
subordinazione l'austera materia morale, che respingerebbe i lettori, diviene accettabile se «condita in molli
deI diletto versi», rivestita delIe forme alIettanti delIa poesia, come i «soavi licor» rendono accetta aI
aI vero fanciulIo malato l'amara medicina. La poesia con Ia sua dolcezza e gradevolezza diviene vei-
colo di precetti e edificanti insegnamenti. In questa luce il meraviglioso, l'amore, l'avven-
tura, l'idillio, a livelIo dei contenuti, le belIe immagini e Ia musicalità deI verso, a livelIo for-
male, diventano strumenti per Ia diffusione di messaggi morali e religiosi. L'ossequio nei
confronti dei canoni etico-religiosi deI suo tempo induce il poeta ad assumere un atteggia-
mento di sospetto verso i caratteri profani e edonistici delIa letteratura, quelli che erano
posti in primo piano dalIe poetiche deI primo Rinascimento, che assegnavano come fine alla
L'attrazione poesia il diletto. In realtà egli prova una forte attrazione per quegli aspetti: ebbene, proprio
per gli aspetti Ia svalutazione deI «diletto» e Ia sua subordinazione aI «vero» gli consentono di introdurre
edonistici nel poema «dolcezze» e «lusinghe» altrimenti proibite. Si manifesta già qui un meccanismo
della Ietteratura tipico delIa Gerusalemme: il poeta nega cio che ripugna alIa sua coscÍenza controriformi-
stica, ma solo per affermarlo, per consentirgli il diritto di cittadinanza nelIa poesia. Vedremo
che cOSIsi comporterà con tutta Ia materia profana e poco edificante, Ia sensualità, l'avven-
tura individualistica, il magico-demoniaco, che verranno pesantemente condannati, e pro-
prio in tale modo avranno diritto d'accesso nelIa narrazione.
NelIa terza sezione deI proemio, quelIa encomiastica (ottave 4-5), emerge in primo piano
un'immagine che il poeta ama spesso dare di sé, quelIa deI «peregrino errante», persegui-
tato dalIa Fortuna e dalIa sventura. Si delinea cOSIun' opposizione tra Ia sua esistenza erra-
bonda e instabile e Ia corte, vista come rifugio sicuro, garanzia di stabilità. Sono i due poli
Conformismo costitutivi di tutta l'esperienza tassiana, il conformismo e l'irregolarità, tra cui si muovono
e irregoIarità due forze contrarie, quelIa centripeta che porta il poeta a inseguire Ia gloria e il successo,
a inserirsi nelIe strutture delIa corte, a ossequiare le norme delIa Chiesa controriformistica,
e quelIa centrífuga che 10 induce alI'inqwetudine perenne, alIa malinconia, alIa fuga, sino
aI limite estremo delIa follia. In questa luce Ia figura deI signore, che benevolo accoglie il
«peregrino errante», assume il valore di un'immagine paterna e rassicurante, evocata dagli
stessi conflitti profondi deI poeta (come avviene anche nelIa Canzone al Metauro: cfr. T99).
L'auspicio infine delIa nuova crociata contro i Turchi non ê solo un convenzionale motivo
encomiastico, ma riflette il clima deI tempo, percorso dalIe paure per l'avanzata ottomana
11 collegamento e dai desideri di rivalsa delI'occidente cristiano, e testimonia come Ia materia deI poema
con I'attualità sia strettamente colIegata alI'attualità e agli interessi vivi nelIa coscienza contemporanea.
~ ,
1. Esaminare il Proemio dai punto di vista formale, individuando le figure retoriche utilizzate (ad esempio ana-
fore, allitterazioni, metafore, personificazioni...); le parole-chiave; iI sistema di opposizioni presente nella prima
ottava; i riferimenti ai classici (prima e terza ottava).
2. Confrontare il Proemiodell'Orlando furioso di Ariosto (cfr. T4) con questo della Gerusalemme libera ta di Tasso,
completando Ia seguente tabella:
Arlosto Tasso
Gerusalemme liberata
694
Quali considerazioni si posso no ricavare sulla poetica e sulla visione dei mondo dei due autori?
3. Nella prima ottava si delinea una netta contrapposizione tra «I'arme pietose e 'I capitano» ed ,di popol misto»
Nei poemi di Boiardo e di Ariosto i/mondo pagano e quello cristiano sono cosI nettamente contrapposti? (Rifle
tere ad esempiQ sull'episodio di Criando e Agricane in Boiardo (libra I, canto XVIII)e su quello di Rinaldo e
Ferrau in Ariosto (canto I)
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Tasso
69t;
10 Ed in vece deI dI sereno e puro,
de l' aureo sol, de gli stellati giri 21,
n'ha qui rinchiusi in questo abisso oscuro,
né vuol ch'al primo onor22 per noi s'aspiri;
e poscia. (ahi quanto a ricordarlo ê duro!
quest' ê quel che piu inaspra i miei martlri) 23
45. iI celeste impero: il cielo,regno di Dio. Fummo, io no '1 nego, in quel conflitto vinti,
46. virtute: valore, ardimento. pur non manco virtute46 aI gran pensiero.
47. Diede ... vittoria: «una causa scono-
sciuta, quale che essa fosse, diede Ia vit- Diede che che si fosse a lui vittoria 47:
toria aDio». rimas e a noi d'invitto ardir Ia gloria.
Gerusalemme liberata
696
48. v'indugio: vi trattengo. 16 Ma perché piu v'indugi048? Itene49, o miei
49. Itene: andate. fidi consorti50, o mia potenza e forze:
50. consorti: compagni, partecipi della mia
sorte. ite veloci, ed opprimete i rei 51 .
51. opprimete i rei: schiacciate gli scelle- prima che 'I lor poter piu si rinforze;
rati nemici nostri. pria che tutt' arda il regno de gli Ebrei,
52. questa ... s'ammorze: <<l'impeto delle questa fiamma crescente omai s'ammorze52;
forze crociate, che va sempre piu cre-
scendo, si estingua». fra loro entrate, e in ultimo lor danno
53. fra loro ... inganno: «insinuatevi nelle or Ia forza s'adopri ed or l'inganno53.
loro file, e si adoperi ora Ia forza ora l'in-
ganno per Ia loro definitiva rovina».
54. Sia destin: «si eseguisca, per opera 17 Sia destin 54ciô ch'io voglio: altri disperso
vostra, come irrimediabile necessità, a cui se 'n vada errando, altri rimanga ucciso,
i nemici non possano sottrarsi» (San- altri in cure d'amor lascive immerso
guineti). . idol si faccia un dolce sguardo e un riso 55.
55. in cure ... riso: «immerso in passioni
sensuali adori come un idolo il dolce Sia il ferro incontra 'I suo rettor converso
sguardo e il riso di una donna» (preannun- da 10 stuol ribellante e 'n sé diviso 56:
cia Ia sorte che sarà di Rinaldo, irretito pêra il campo e ruini 57,e resti in tutto
dalla maga Armida).
56. Sia ... diviso: «dall'esercito in rivolta ogni vestigi058 suo con lui distrutto. -
e discorde ai suo interno le armi siano
rivolte contro il comandante» (allude alla
rivolta contro Goffredo alimentata da
Argillano). distrutto evada in rovina».
57. pera ... ruini: <di campo cristiano sia 58. ogni vestigio: ogni traccia.
ANALISI DE L TESTO
La rappresentazione tassiana di Satana per un verso e tradizionale, ma per un altro e Aspetti
straordinariamente nuova, densa di potenzialità che saranno sviluppate dalla letteratura innovatori
dei secoli successivi. Conformi all'immagine tradizionale deI demonio sono il suo aspetto della
mostruoso e orripilante, le «gran corna», i fumi sulfurei e le fiamme che escono dalla sua rappresentazione
di Satana:
bocca; ma Ia novità consiste nel fatto che c'e in lui qualcosa di.grande e di maestoso. II poeta Ia grandezza
insiste innanzitutto sulla sua statura gigantesca, sullevarsi in alto della sua «gran fronte», e Ia maestà
che ê tradizionalmente segno di magnanimità (viene in mente l'«ei s'ergea col petto e colla
fronte» deI Farinata dantesco; e non e da escludere che tale immagine agisca segretamente
nella fantasia tassiana); poi sottolinea l'«orrida maestà» che 10rende «pii1superbo»: ê inne-
gabile che in questa figura, pur nella sua negatività, vi sia una forma di grandezza, una gran-
dezza strana, abnorme, inquietante, ben espressa da quella forma di ossimoro che Ia desi-
gna, accompagnando all'idea dell'orrido quella della maestà (si ricordi che l'ossimoro mette
insieme due concetti che dovrebbero essere logicamente inconciliabili).
Questi caratteri fisici sono ripresi dall'orazione'di Satana alIe sue schiere. E un discorso
altamente intonato, solenne, costruito secondo tutti i moduli della reto rica sublime, quasi
a conferma delIa maestà deI personaggio. Ma quel che pii1conta sono le idee espresse daI
demonio. Egli rivendica il valore e Ia dignità delIa ribellione degli angeli, Ia definisce «alta La dignità
impresa»; il combattere contro l'«impero» celeste di Dio e stato segno di «valor»; in quel della ribellíone
«gran pensiero» non e mancata «virtute»; nonostante Ia sconfltta, ê rimasta nei demoni degli angeli
Ia «gloria» di un «invitto ardir». Oltre a questa rivendicazione delIa nobiltà della ribellione,
di grande interesse sono poi le accuse rivolte da Satana aI cielo. Egli sostiene che non ê
stato un principio superiore di giustizia ad assicurare a Dio Ia vittoria sui ribelli, ma solo
il caso (<<Diedeche che si fosse alui vittoria»). La distinzione tra bene e male non ha secondo
Iui un fondamento oggettivo, ê dipesa solo dagli esiti di una guerra: bene ê ciõ che stato
imposto daI vincitore. Perciõ presenta come un sopruso intollerabile il fatto che i demoni,
degni per illoro vaIore di sedere nel pii1alto dei cieli, siano stati relegati nelle tenebre del-
l'abisso infernale: essi sono considerati colpevoli solo perché sono stati sconfitti (<<orColui Le accuse di
..
regge a suo voler le stelle / e noi siam giudicate alme rubelle»). Di conseguenza Satana accusa " imperialismo
il Dio vincitore di una sorta di "imperialismo" (volendo usare un termine moderno), di aver aDio
Tasso
697
voluto schiacciare ed annullare cio che era" diverso" , riducendo tutto il creato sotto un unico
dominio. La stessa accusa rivolge ai crociati che, per volere di Dio, vogliono conquistare
tutta Ia terra, imponendo Ia loro religione e cancellando ogni pluralità di culti, di opinioni,
di mentalità. Quindi Satana non solo si ammanta della gloria di aver tentato una nobile
impresa, ma si offre anche come il difensore dei valori deI pluralismo e della tolIeranza, valori
tipicamente rinascimentali (come ha sottolineato 10Zatti), cOSIcome i pagani sono portatori
dei valori, egualmente rinascimentali, dell'individualismo energico e dell'edonismo.
Gli intenti E evidente che Tasso vuol presentare tutto questo discorso di Satana come una serie
edificanti di orribili bestemmie, che devono suscitare orrore ed esecrazione nellettore, quindi indi-
deI poeta rizza I'episodio ad un fine deI tutto edificante. Ma per intanto dà Ia parola a Satana, con-
sente aI suo punto di vista di esprimersi: e questo ê di una straordinaria novità e audacia,
aI di là di ogni cautela e di ogni alibi didascalico. L'accanimento sull'aspetto orribile deI demo-
nio e il pesante giudizio morale sulle sue bestemmie sono quindi un mezzo che consente a
questa mate ria scottante di emergere alIa superficie. Come spesso avviene nella Gerusa-
lemme liberata, il poeta nega per affermare (o, per dir meglio, l'affermazione si fa strada
inconsapevolmente proprio attraverso Ia negazione). Il negare consente a contenuti inquie-
tanti, che sarebbero respinti dalIa coscienza e daI senso morale, di trovare cittadinanza nella
poesia. E facile scorgere dietro a questi meccanismi le fondamentali ambivalenze deI Tasso.
Se come poeta cristiano della Controriforma egli condanna fermamente, con sincera con-
vinzione, quegli aspetti eterodossi e inquietanti, d'altro lato prova una segreta attrazione
per il ribelle, per il portatore dei valori laici deI pluralismo, della tolleranza, della virtu magna-
nima indirizzata verso fini di gloria mondana. In questa sottile ambivalenza verso Satana
L'ambigua si manifesta Ia segreta componente ribelle deI Tasso contro l'autorità e il potere, Ia sua nostal-
attrazione gia per i valori della cultura rinascimentale. La coscienza controriformistica deI poeta 10
per i vaIori porta a condannare e a respingere quelle componenti, a "demonizzarle" (alla lettera, in questo
rinascimentali caso), ma in realtà egli ê ancora profondamente legato ad esse. Le contraddizioni deI poeta
si traducono, a livello testuale, in figure come questa di Satana, di straordinario fascino
nella loro densità e nella loro ambigua polivalenza.
Con le sue inquietudini Tasso dà inizio ad un modo di considerare Satana destinato a
lunga fortuna in successive epoche e in alUi climi culturali. La sua raffigurazione sarà ripresa
11 Satana in termini simili da Marino, ma soprattutto dal grande poeta inglese deI Seicento John Mil-
di Milton ton (1608-1674), che nel suo Paradiso perduto conferisce a Satana, come osserva un acuto
studioso di letteratura inglese, «il fascino deI ribelle indo mito», sicché il Maligno assume
«un aspetto di decaduta bellezza, di splendore offuscato da mestizia e da morte», e appare
«maestoso sia pur nella rovina» (Mario Praz, Le metamorfosi di Satana, in La carne, la
morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sansoni, Firenze 1948, p. 61). Questa immagine
11 Satana diverrà poi particolarmente cara ai romantici europei, che sentiranno potentemente il fascino
dei romantici deI grande ribelle, nobile pur nella sconfitta, e ameranno identificarsi con Ia figura dell'an-
gelo caduto. Il TassQ si pone all'inizio di questa tradizione, sia pur in un ambito culturale
profondamente diverso daI Romanticismo, cominciando ad anticipare certe forme di sensi-
bilità. Non c'ê da meravigliarsi se sarà poi molto amato dai romantici.
,,:
PROPOSTE DI LAVORO :,:.'-::,J..'I'~~-!'i[~.'I
1. Esaminare iIdiscorso di Satana (ottave 9-17) dai punto di vista formale, individuando le figure retoriche utiliz-
zate, le contrapposizioni, I'effetto prodotto dall'incalzare delle interrogative.
2. Utilizzare le indicazioni contenute nell'analisi dei testo e procedere ad un confronto con Milton, /I Paradiso
perduto, libro I.
,.
~\8I!#!~..'t::it&1J ~~_i.i~ltM~i!:~Gi'i{i:illi:Ji\t~j~.;/
~fh~i~~~Th'1~~:Wj~_W!~1,1%%&- '\
Gerusalemme libera ta
698
La parentesi idillica di Erminia
Erminia, principessa pagana segretamente innamorata di Tan-
credi, ha assistito dall'alto delle mura di Gerusalemme al suo duello
conArgante ed e angosciata nel saperlo gravementeferito. Vestita delle
armi di Clorinda, esce nottetempo dalla città per raggiungere l 'uomo
amato e curarlo. Ma, quando e già in vista del campo cristiano, e sor-
presa da una pattuglia di crociati, che hanno scorto il riflesso della
luna sulla sua armatura. Erminia si dà perciõ precipitosamente alla
fuga nellaforesta (canto VII, ottave 1-22).
Tasso
699
6 Ma son, mentr' ella piange, i suoi lamenti
rotti da un chiaro suon ch'a lei ne viene,
che sembra ed ê di pastorali accenti
misto e di boscareccie inculte avene 15.
Risorge, e là s'indrizza a passi lenti,
e vede un uom canuto a l' ombre amene
tesser fiscelle 16 a Ia sua greggia a canto
ed ascoltan di tre faneiulli il canto.
17
7 Vedendo quivi comparir repente
l'insolite 18 arme, sbigottir costoro;
ma li saluta Erminia e dolcemente
gli affida19, e gli occhi scopre e i bei crin d'oro:
- Segui te, - dice - aventurosa 20 gente
aI Ciel diletta, il bel vostro lavoro,
ché non portano già guerra quest'armi
a l'opre vostre, a i vostri dolci carmj21. -
Gerusalemme liberata
70()
12 Tempo già fU36,quando piul'uom vaneggia
ne l' età prima, ch' ebbi altro desio
e disdegnai di pasturar Ia greggia;
e fuggii daI paese a me natio,
e vissi in Menfi 37 un tempo, e ne Ia reggia
fra i ministri 38 deI re fui posto anch'io,
e benché fossi guardian de gli orti 39
vidi e conobbi pur l'inique corti.
Tasso
70J
18 Non copre abito vil Ia nobilluce 59
e quanto ê in lei d'altero e di gentile,
e fuor Ia maestà regia traluce
per gli atti ancor de I'essercizio umile 60.
61 62
Guida Ia greggia a i paschi e Ia riduce
con Ia povera verga aI chiuso ovile,
e da l'irsute mamme63 il latte preme
e 'n giro accolto poi 10 stringe64 insieme.
Gerusalemme liberata
702
sivamente Ia fanciulla timida e smarrita, e costituisce solo un'immagine femminile di inerme
debolezza e dolcezza; Angelica offriva quindi alI' Ariosto l' occasione per Ia sua riflessione
lucida e ironicamente distaccata sulla continua mutevolezza deI mondo, Ia fuga di Erminia
ha invece Ia funzione di introdurre una nota patetica, che suscita 1'identificazione emotiva
e soggettiva deI poeta.
L' episodio dei pastori inserisce una pausa idillica nell'intreccio epico e guerresco, nel
tessuto delle gesta gloriose, degli scontri cruenti, delle passioni esacerbate, delle sofferenze
e delle morti. Forte ê Ia variazione tonale soprattutto rispetto all' episodio che immediata- La variazione
mente precede, quello deI duello di Tancredi con Argante. Queste variazioni tonali sono con- tonaIe
sue te nella Gerusalemme, in obbedienza aI principio della varietà nell'unità che il poeta teo- tra idillio
rizza nel secondo dei Discorsi deU'arte poetica (cfr. TI03). Risalta pero qui Ia distanza che e guerra
separa il poema tassesco da quello di Ariosto. Anche nel Furioso, come si ê visto, vi era
una grande varietà di toni, spesso molto diversi tta loro, ma tutti tendevano a compor si
in un superiore, armonico equilibrio. Nella Gerusalemme invece non vi ê armonia ma ten-
sione tra i toni diversi, alla base delle variazioni vi ê sempre una segreta conflittualità nel La tensione
poeta. La pausa idillica di Erminia si contrappone aI clima guerresco, non si colloca in stu- tra i toni diversi
diato equilibrio con esso. In Tasso c'ê Ia volontà di costruire un discorso epico, di celebrare
magnanime imprese e azioni gloriose, ma si direbbe che Ia tensione eroica non riesca a reg-
gere, che subentri riel poeta una stanchezza per gli scontri, il sangue e le morti, un bisogno
di pace e idillio, un abbandono a vagheggiare scenari quieti e riposanti, quasi a dimenticare
Ia ferocia e Ia crudeltà barbarica della guerra (<<ilfuror di peregrine spade», ottava 9). L'epi-
sodio di Erminia, quindi, ê bens} coerente con l'ispirazione generale deI poema e risponde L' episodio
ad un aspetto essenziale della visione tassesca, ma non appare funzionale alla struttura del- rompe
l'intreccio, alla pura e semplice macchina narrativa: in essa introduce una frattura, un'in- Ia struttura
terruzione. Ne rompe anche Ia compatta unità della dimensione spaziale, determinando un deU 'intreccio
movimento centrifugo che allontana l'azione dallo scenario centrale dell'assedio. Altri movi-
menti centrifughi, come quello di Tancredi verso il castello di Armida sul Mar Morto e quello
di Rinaldo verso le isole Fortunate, sono funzionali alla struttura narrativa, per 10 meno
in misura negativa, in quanto costituiscono l'indispensabile ostacolo, il momento della disper-
sione che deve essere superato, e quindi fanno avanzare l'intreccio; Ia "pastorale" di Ermi-
nia ê invece un puro intermezzo, una digressione che si chiude in se stessa. Questa estra-
neità dell'episodio alla struttura narrativa generale ne sottolinea il valore di fuga fantastica
da parte deI poeta, che cede alI' impulso, anch'esso centrifugo, di lasciare Ia materia epica
e guerresca per abbandonarsi a piu miti fantasie. Si puo intendere di qui anche il valore
di proiezione autobiografica che possiede il personaggio di Erminia: nell'anima tormentata La proiezione
che trova Ia pace nell'idillio pastorale il poeta proietta se stesso, le proprie inquietudini e autobiografica
le proprie aspirazioni ad un rifugio di serenità e diquiete.
L'episodio di Erminia, insomma, ê un sogno evasivo. Tasso si compiace di indugiare su 11sogno
un mondo di tranquilla pace, dai costumi schietti e semplici, vicini allo stato di natura. II idillico
tema idillico-pastorale aveva avuto lunga fortuna nella civiltà rinascimentale, ed era stato
toccato da Tasso stesso nell'Aminta. Storicamente esso si caricava deI bisogno di evasione
a contatto con Ia natura che era proprio degli ambienti cortigiani. Tale bisogno diviene piu
intenso e struggente nel tardo Cinquecento, quando Ia vita delle corti si irrigidisce nei for-
malismi esteriori dell'assolutismo principesco. Non meraviglia quindi veder comparire nel
testo tassiano una nota di polemica anticortigiana: alla vita artificiosa delle «inique corti», La poIemica
funestata dalle ambizioni e dagli intrighi, sicontrappone, attraverso le parole deI vecchio anticortigiana
pastore, l'immagine mitica di una vita semplice e autentica, non contaminata dalle ansie
e dai conflitti degli ambienti aristocratici.
Nella terza sequenza cambia il ritmo narrativo. La fuga e l'incontro con i pastori erano 11mutamento
delle scene, in cui il tempo della storia e quellodeI discorsocoincidevano(cfr. MI, § 2.3). di ritmo
La rappresentazione della vita pastorale di Erminia ê invece impostata nei termini deI som- narrativo
mario riassuntivo: il tempo deI discorso ê piu breve di quellq della storia, ed ê un tempo
indeterminato, diffuso, non scandito sulla misura precisa delle ore e dei giorni. La narra-
zione si fa iterativa, narra cioê una volta cio che avviene n volte, a dare il senso deI ritmo
sempre eguale di una vita quieta, deI ripetersi riposato di gesti umili e quotidiani (guidare
le greggi ai pascoli e riportarle all'ovile, mungere le capre, incidere il nome amato sugli
alberi durante l'ozio meridiano). Quel tempo indeterminatoê il piu adatto a rendere l'inte-
riorizzazione deI racconto. Non contano piu le azioni esteriori di Erminia, ma cio che si svolge
nella sua anima. Erminia ê un personaggio che vive quasi esclusivamente nella propria inte-
Tasso
70~6J
L'interio- riorità, non agisce nella realtà esterna. Costantemente, per tutto il poema, compare in scena
rizzazione nell'atto di abbandonarsi a sogni e fantasticherie. L'unica eccezione ê stata Ia sua audace
dei racconto sortita da Gerusalemme, ma 10 slancio attivo si ê subito esaurito nello smarrimento della
fuga. Ora l' ozio pastorale favorisce il richiudersi di Erminia nella solitudine de lIa sua anima.
Nelle sue rêveries Ia fanciulla immagina che l'uomo. amato, che di lei non si cura, giunga
in quelle selve e si commuova alla vista della sua sepoltura, concedendole finalmente qual-
che lacrima e qualche sospiro come compenso alle sue sofferenze, si che 10spirito, cosi infe-
lice in vita, possa almeno essere felice nella morte. :Euna rêverie malinconica, patetica, strug-
gente, che ricalca un antico motivo della poesia amorosa, già presente negli elegiaci latini
e in Petrarca (nella canzone Chiare, freseM e dolei acque, strofa 3, vv. 27-37).
11motivo Coerente con questo raccoglimento nell'intimità ê il motivo delle lacrime, che, come ha
delle lacrime notato Getto, sull'arco dell'episodio compare continuamente (<<nonudendo o vedendo altro
d'intorno / che le lagrime sue», ottava 3; «sol di pianto ha sete», ottava 4; «E parle voce
udir tra l'acqua e i rami / ch'a i sospiri ed aI pianto Ia richiami», ottava 5, ecc.). E un tema
caro aI Tasso, che ama spesso insistere, con una sorta di sensuale voluttà.e di molIe abban-
dono, sulle lacrime dei suoi personaggi, creando un clima di effusione patetica. Ma coerente
11motivo con Ia chiusura gelosa nell'intimità ê anche il motivo deI travestimento. Due volte nelI'epi-
dei travestimento sodio Erminia assume spoglie non sue, quando si cela nell'armatura di Clorinda per uscire
indisturbata da Gerusalemme ed ora che indossa le umili vesti della pasto relIa. Il travesti-
mento non ê solo un espediente romanzesco, ma per Erminia sembra acquistare una moti-
vazione piu profonda, sembra rispondere ai bisogno di dissimularsi per proteggere daI mondo
esterno Ia propria interiorità, l'intimità segreta dei sentimenti.
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PROPOSTE DI LAVORO ,~~.~%~ff4~,
~
1. Dai punto di vista formale individuare le figure retoriche, quali metafore, similitudini, allitterazioni...
2. Dopo aver trovato tutte le espressioni che caratterizzano Erminia in fuga (ad esempio ottava 1, ..Ia man tre-
mante..) e ospite dei pastori (ottava 14, «intenta e cheta..), riflettere se nel personaggio avvengano delle tra-
sformazioni.
3. Trovare tutti i punti in cui Erminia cede ai pianto e verificare quale significato esso possieda.
4. Trovare tutte le espressioni che si riferiscono ai bosco: questo tipo di luogo a quale tradizione letteraria appar-
tiene? Presenta un valore simbolico? Si contrappone ad un altro mondo?
5. Trovare tutte le situazioni che si contrappongono in questo canto: ad esempio
pace ~ guerra
campagna~ ...
corte ~ ...
pastori ~ ...
6. Quale ideale di vita traspare dai discorso dei pastore? Ovveroquali valori esalta e quali condanna?
7. L'episodio viene presentato dai critici come ti pico esempio di situazione idillica: individuare gli elementi dei
testo che gli conferiscono questo carattere.
8. il mondo dei pastori qui rappresentato rivela delle analogie con quello descritto negli episodi dalI' Aminta esa-
minati? (cfr. TT97-98).
9. Confrontare le ottave 4-5 di questo canto con le ottave 36-37 dei canto 1 dell' Or/ando furioso di Ariosto (T5):
i due ambienti naturali e le due donne presentano analogie e/o differenze?
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Gerusalemme liberata
704
La battaglia notturna di Solimano
Solimano, il sultano turco sconfitto dai crociati ed esiliato dal suo
regno, viene incitato dallafuria infernale Aletto alla vendetta, e alla
testa di una schiera di A rabi si prepara ad assalire di sorpresa, not-
tetempo, il campo cristiano (canto IX, ottave 15-26).
Tasso
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705
né ritrovar, come secura fede
avea, puote improviso il saggio duce23.
Volgon quelIe gridando indietro il piede,
scorto24 che SI gran turba egli conduce,
SIche Ia prima guardia ê da lor desta 25,
e com' puo meglio a guerreggiar s'appresta.
21 Dan fiato alIora a i barbari metalli26
gli Arabi, certi omai d'esser sentiti.
Van gridi orrendi aI cielo, e de' cavalli
co '1 suon deI calpestio misti i nitriti.
Gli alti monti mugglr, mugglr le valli,
e risposer gli abissi a i lor muggiti,
e Ia face inalzo di Flegetonte
Aletto, e '1 segno diede a quei deI monte27.
22 Corre inanzi il Soldano, e giunge a quelIa
28
confusa ancora e inordinata guarda
rapido SIche torbida procelIa 29
da' cavernosi monti esce piii tarda.
Fiume ch'arbori insieme e case svelIa 3°,
folgore che le torri abbatta ed arda,
terremoto che '1 mondo empia d'orrore,
son picciole sembianze al31suo furore.
23 Non cala.il ferro mai ch'a pien non colga,
né coglie a pien che piaga anco non faccia,
né piaga fa che'l'alma altrui non tolga;
e piii direi, ma il ver di falso ha faccia 32.
E par ch'egli o s'infinga 88 o non se 'n dolga
23. né ritrovar ... duce: a differenza di o non senta il ferir de l'altrui braccia,
quanto si aspettava non riesce a trovare
impreparato Goffredo. se ben l'elmo percosso in suon di squilla
24. scorto: dopo aver scorto. rimbomba e orribilmentearde . e sfavilla.
.
25. si che ... desta: «cosicchésvegliano gli --
avamposti (Ia prima guardia»). Or quando ei sotoha quasi in fuga volto
26. metalli: trombe.
24
27. e Ia face ... monte: «Ia furia Aletto quel primo stuol de le ~.rap.cesçhegenti 84,
innalzõ Ia sua fiaccola intinta nel fiume giungono in guisa d'un. diluVio .accolto85
infernale Flegetonte e diede il segnale al- di mille rivi gli Arabi .correntL .
l'esercito preparato dentro Gerusalem-
me». Fuggono i Franchi alIora a freno scioltó, .
Gerusalemme liberata
'706
come veggion ne l' ombra i naviganti
fra mille Iampi il torbido oceano.
Altri danno a Ia fuga i pie tremanti,
danno altri aI ferro intrepida Ia mano;
38.mesce: mescola. e Ia notte i tumulti ognor piu mesce38,
39. occultando: nascondendo. ed occultando39 i rischi, i rischi accresce.
Tasso
70
PROPOSTE DI LAVORO
1. Raccogliere in una colonna gli aggettivi ed i verbi che si riferiscono alie azioni compiute da Solimano, in un'al-
tra aggettivi e verbi riferiti ai Cristiani. A quali aree semantiche appartengono gli ele menti caratterizzanti i due
antagonisti?
2. Trovare tutte le espressioni che riferite ai paesaggio e a Solimano evocano un'atmosfera infernale.
3. Individuare nel discorso di Solimano gli argomenti che usa per convincere gli Arabi all'assalto.
4. Individuare tutti i punti dei testo, in cui traspare I'ammirazione di Tasso per !'eroe.
5. Per avere Ia rappresentazione complessiva dell'eroe, leggere iI canto XX, nel quale Solimano affronta nell'ul-
timo duello Rinaldo.
"Y"lli
,~';~;~,:,:'~~",~~liif.~lrli1~~~ilI~:~(,tjis:ii;'~i~1':i-~:~J'it'
Tancredi e CIorinda:
l'amore come ostacoIo aI compito eroico
A)
E il primo scontro tra cristiani e pagani sotto le mura di Gerusa-
lemme. Tancredi muove contro un guerriero, senza sapere che e in
realtà Clorinda, la donna di cui si e innamorato dopo averla incon-
trata ad una fonte (canto llI, ottave 21-32).
Gerusalemme libera ta
708
24 Percosso, il cavalier non ripercote,
12,
né SI daI ferro a riguardarsi attende
come a guardar i begli occhi e le gote
ond' Amor l' arco inevitabil tende 13.
Fra sé dicea: « Van le percosse vote
talor, che Ia sua destra armata stende;
ma colpo mai deI bello ignudo volto
non cade in fallo, e sempre il cor m' ê coIto» 14.
Tasso
709
30 Pur non g1 tutto in van03o, e ne' confini31
deI bianco colIo il bel capo ferille.
Fu levissima piaga, e i biondi crini
rosseggiaron cOSId'alquante stille,
come rosseggia l' or che di rubini
per man d'illustre artefice sfaville32.
Ma il prence infuriato alIor si strinse
adosso a quel villano, e '1 ferro spinse 33.
31 Quel si dilegua, e questi acceso d'ira
il segue, e van come per l'aria strale.
ElIa riman sospesa, ed ambo mira
lontani molto, né seguir le cale 34,
ma co' suoi fuggitivi si ritira:
30. Pur ... vano: non andõ tuttavia com- talor mostra Ia fronte e i Franchi assale;
pletamente a vuoto.
31. ne' confini: ai limite.
or si volge or rivolge, or fugge or fuga35,
32. Fu Ievissima ... sfaville: Ia ferita costi- né si puõ dir Ia sua caccia 36 né fuga.
tuisce un ulteriore ornamento per Ia beI-
lezza di CIorinda. 32 Tal gran taur037 talor ne l'ampio agone38,
33. '1 ferro spinse: rivolse Ia spada.
34. Ie cale: le importa. se volge il corno a i cani ond'ê segui to,
35. fuga: mette in fuga. s'arretran essi; e s'a fuggir si pone,
36. caccia: inseguimento. ciascun ritorna a seguitarlo ardi to.
37. gran tauro: toro focoso.
38. agone: circo, dove si svoIge una sorta Clorinda nel fuggir da tergo oppone
di "corrida". alto 10 scudo, e '1 capo ê custodito.
B)
Argante, impaziente dell'inattività e ansioso di gloria individuale,
sfida a duello il guerriero piu forte dei campo cristiano. Il prescelto
da Goffredo e Tancredi (canto VI, ottave 23-28).
Gerusalemme libera ta
710
E tutto in volto baldanzoso e lieto
per SI alto giudizio, il fer garzone 9
a 10 scudier chie de a l'elmo e '1 cavalIo,
poi seguito da molti uscia deI valIo.
Tasso
711
piu avanti in questo episodio, all'ottava 30, i «biondi crini» che rosseggiano di stille di san-
gue, «come rosseggia 1'or che di rubini I per man d'illustre artefice sfaville», dove il compia-
Elementi cimento sensuale ed estetizzante si mescola con una punta di crudeltà. Le chiome d' oro sparse
petrarcheschi aI vento sono un elemento di chiara derivazione petrarchesca (<<Eranoi capei d'oro a 1'aura
nella sparsi», Canzoniere, XC, v. 1). Non mancano poi, nel corso dell'episodio, altri tratti che si
raffigurazione collegano aI repertorio di immagini e aI frasario deI petrarchismo: il mono logo tutto impre-
di Clorinda gnato di concettismo dell'ottava 24, in cui Tancredi nota come i colpi della spada talora vadano
a vuoto, ma nessun colpo deI bel volto scoperto di Clorinda cada in fallo; Ia metafora deI
«prigion» che compare all'ottava 25; 1'offerta a Clorinda deI «cuore» all'ottava 27, con il
bisticcio tra il senso materiale (il cuore da trafiggere con Ia spada) e il senso metaforico
(il cuore come sede deI sentimento amoroso). Come ê stato osservato daI Larivaille, Clo-
11bifrontismo rinda diviene cOSIun personaggio bifronte: da un lato donna petrarchesca, fatta oggetto
di Clorinda dell'adorazione e dei lambiccati omaggi dell'amante, dall'altro vergine guerriera, che si col-
lega ad una lunga schiera di eroine della tradizione epica, dalla Camilla dell' Eneide alla Mar-
fisa dell'Ariosto. Eun altro esempio di quel «bifrontismo», di quel gusto dell'ambiguità,
11gioco che ê proprio della poesia tassesca. Ilbifrontismo ê qui l'effetto di un gioco di punti di vista:
dei punti Clorinda appare quale visione petrarchesca passando attraverso Ia visione soggettiva di Tan-
di vista credi, mentre ê vergine guerriera dalla propria prospettiva. I due punti di vista comple-
mentari finiranno per coincidere solo con Ia morte dell' eroina. Anche Ia situazione in cui
si trovano in questo episodio i due personaggi risponde aI gusto dell'ambiguità e della dupli-
Desiderio cità che ê caro aI Tasso: si ha una mescolanza di desiderio e di violenza aggressiva, di amore
e violenza e di morte: i due personaggi, invece di scambiarsi tenerezze amorose, come dovrebbero,
si scambiano fieri colpi. E una situazione che anticipa quella deI duello mortale fra Tancredi
e Clorinda nel canto XII (cfr. T109), ma in simmetria rovesciata: là sarà Tancredi che incal-
zerà da nemico (senza saperlo) Ia donna amata, qui invece ê Clorinda, non amante, ad incal-
zare colui che 1'ama. La situazione, fortemente patetica, suscita l'intensa partecipázione sog-
gettiva deI poeta: ne sono testimonianza le apostrofi che egli rivolge aI suo eroe (<<Tancredi,
ache pur pensi? ache pur guardi? I non riconosci tu I'altero viso?... »), che rivelano 1'identifi-
cazione emotiva dell'autore col suo personaggio. Infatti Ia critica ha sempre individuato in
Tancredi una proiezione autobiografica.di Tasso stesso.
L' episodio ê illuminante per quanto riguarda il carattere di Tancredi e Ia funzione del-
l'amore nella sua vicenda. 11personaggio ê costantemente presentato come guerriero forte
e valoroso, con Rinaldo il piu forte deI campo crociato. Ma di fronte a Clorinda «impetra»,
11carattere perde Ia forza e Ia volontà, resta smarrito. Con questo si rivela il carattere perplesso e incerto
perplesso dell'eroe, sempre sospeso tra dovere e amore, perennemente aI confine tra il codice cristiano
di Tancredi (l'azione collettiva tesa aI fine sacro della crociata) e il codice "pagano" (l'azione individua-
listica, sotto Ia spinta deI desiderio). Tancredi, nonostante il suo ruolo e le sue doti, non
riesce mai ad essere all'altezza dei suoi compiti eroici. La riprova piu chiara viene daI secondo
episodio qui riportato: il dovere eroico 10 chiama ad affrontare Ia sfida deI piu forte cam-
pione pagano e a difendere l' onore dei crociati, ma Ia vista di Clorinda sul colle di nuovo
10paralizza, 10rende incerto e smarrito, gli fa dimenticare il dovere, tanto che un altro guer-
riero deve subentrare aI suo posto. Ma anche successivamente non potrà riprendere il duello
con Argante percM, allontanatosi daI campo per inseguire colei che crede Clorinda (ed ê
in realtà Erminia), viene preso prigioniero da Armida nel castelIo sul Mar Morto. Lo stesso
avverrà quando gli toccherà di vincere gli incanti della selva, e non vi riuscirà proprio per-
cM ossessionato dall'immagine di Clorinda da lui uccisa (cfr. TllO). Nel personaggio si con-
centrano le piu alte aspirazioni eroiche, ma esse appaiono velleitarie e vengono sistematica-
mente frustrate. Tancredi ê personaggio costitutivamente ambiguo, incerto, amletico, e per
questo piacerà molto ai romantici (e a De Sanctis, che di quel gusto ê ancora interprete).
La funzione Si precisa cosI Ia funzione dell'amore nel poema: ê una forza centrifuga, disgregatrice, che
dell'amore svia gli eroi dalIa loro sacra missione, li spinge lontano daI teatro de lIa guerra, fiacca le
nel poema loro forze (sarà cOSIanche per Rinaldo). Difatti Goffredo, che rappresenta il valore dell'u-
nità che ê proprio deI codice cristiano-controriformistico, ê fermo e resistente alle sue
lusinghe.
Clorinda: Di grande suggestione ê l'immagine di Clorinda che si profila nel secondo episodio. Spicca
altezza soprattutto in lei Ia dimensione dell'altezza, grazie aI fitto concentrarsi di indicazioni che
e biancore convergono tutte sulIa stessa nota: «I'alta guerriera», «sovra un'erta», «tutta, quant'ella
ê grande»; all'effetto concorre anche il paragone deI «giogo alpino», che evoca un'idea di
altezza sublime. E una grandezza evidentemente non solo fisica ma spirituale, riflesso, come
Gerusalemme liberata
712
nota Getto, delIa dignità e magnanimità delI'eroina. Coerente con l'idea delI'altezza e quelIa,
che ad essa si accompagna, deI candore (<<Bianchevia piu che neve in giogo alpino I avea
le sopraveste»). E un biancore che e denso di valori simbolici, e alIude alI'incontaminata
purezza della vergine guerriera. Ma, come nota sempre acutamente Getto, altezza e lumi-
nosità de lIa figura di Clorinda sono Ia proiezione deI sentimento di venerazione delI'amante
che Ia contempla, simboli deI significato ideale che Ia donna assume agli occhi delI'eroe.
Abbiamo cioe un'immagine tutta soggettiva di Clorinda, costruita dalIa prospettiva di Tan- La visione
soggettiva
credi (Io si osservava anche per il passo precedente), e pervasa dalIa sua temperie senti-
di Tancredi
mentaIe, una temperie che ha qualcosa delIe estasi adoranti degli stilnovisti. Ma, visti dalIa
parte delI'oggetto, non piu deI soggetto contemplante, i due caratteri delI'altezza e deI bian-
core assumono un altro significato: mettono in evidenza come Clorinda sia chiusa nel suo
rifiuto delIa femminilità e delI'amore, remota, gelida e inaccessibile. Solo nelIa morte potrà
divenire trepidamente umana e si caricherà delIe connotazioni di una sensuale femminilità.
Spicca ancora nel secondo episodio Ia figura di Argante. Anche nel suo caso si impone
Ia dimensione delI'altezza (<<pergran cor, per grancorpo e per gran posse I superbo e minac-
cievole in sembiante, I qual Encelado in Flegra, o qual mostrosse I ne l'ima valIe il filisteo
gigante»), ed anche qui non si tratta solo di grandezza fisica, ma di grandezza eroica; tutta-
via, a differenza che in Clorinda, tale grandezza si congiunge con Ia ferocia barbarica deI
personaggio, col suo furore irrefrenabile, che 10 assimila ad una forza bruta delIa natura.
Questo misto di orrore, ferocia e grandezza accosta Argante alIa figura di Satana (cfr. T105). Argante
Torna infatti, in termini quasi identici, un particolare essenziale che connotava l'angelo ribelIe: e Satana
«Ia spaventosa fronte aI cielo estolIe» (per Satana si aveva: «Slla gran fronte e le gran
corna estolIe»). Per Argante, come per Satana, l'innalzare aI cielo Ia fronte ê un tratto che
indica magnanimità, ma anche Ia sfida superba e ribelIe delI'empio che non riconosce alcuna
entità superiore e confida solo nelle sue forze, in un'affermazione assoluta e senza limiti
de lIa sua individualità. Questo tipo di grandezza attribuito ai nemici della cristianità (con L 'identificazione
Satana e Argante va annoverato anche Solimano), a personaggi ribelli, dalla potente indivi- coi "nemici"
dualità, testimonia come Tasso, pur condannandoli in nome dei principi professati e pur pre-
.
sentandoli negativamente, senta per essi una segreta attrazione, e ne subisca il fascino per-
verso e titanico.
PROPOSTE DI LAVORO --
1. Ritrovare le figure retoriche presenti nei due testi, ad esempio ossimori, similitudini, antitesi.
2. Trovare tutti i punti dei testo, in cui iI narratore interviene direttamente nella narrazione. Ad esempio esprim
dei giudizi? Fa delle anticipazioni?
3. Raccogliere tutte le espressioni riferite a Clorinda, che ne mettono in luce tanto I'aspetto fisico quanto I'azione
quale ritratto della donna emerge?
4. Quali ele menti dei testo ci fanno capire che Clorinda é vista con gli occhi di Tancredi?
5. Raccogliere tutte le espressioni riferite a Tancredi. Quale ritratto dell'eroe emerge? Ci sono espressioni a IL
riferite che denotano Ia sua contraddittorietà?
6. Raccogliere tutte le espressioni riferite ad Argante: il giudizio espresso su di lui dai narratore coincide CO
queIJo espresso da Goffredo? Se no, come si spiega questa diversa valutazione?
7. Analizzare i luoghi in cui awengono le azioni, verificando se c'é analogia tra essi e i personaggi.
8. Trovare tutte le situazioni dell'episodio in cui ci sono contrapposizioni, ad esempio tra amore e odio, pac
e guerra, sensualità e rifiuto della stessa...
1~11il~I._l +._.~~
"
Tasso
71/J
La morte di Clorinda
Clorinda e A rgante sono usciti nottetempo da Gerusalemme per
incendiare la torre mobile con cui i crociati hanno dato l'assalto alle
mura. Riuscita l 'impresa tentano di ricoverarsi nuovamente in città,
ma Clorinda, mentre sta per rientrare, eferita da un guerriero cri-
stiano, e si volge per punirlo. Le porte intanto vengono serrate, e Clo-
rinda resta esclusa (canto XII, ottave 50-71).
Gerusalemme libera ta
714
55 Non schivar, non parar, non ritirarsi
voglion costor, né qui destrezza ha parte.
Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi 21:
toglie l'ombra e '1 furor l'uso de l'arte22.
Odi le spade orribilmente urtarsi
a mezzo il ferr023, il pie d'orma non parte24;
sempre e il pie fermo e Ia man sempre in moto,
né scende taglio in van, né punta a vôto.
25,
56 L' onta irrita 10 sdegno a Ia vendetta
e Ia vendetta poi l'onta rinova;.
onde sempre aI ferir, sempre a Ia fretta
stimol novo s' aggiunge e cagion nova.
26
D'or in or piu si mesce e piu ristretta
si fa Ia pugna, espada oprar non giova 27:
dansí co' pomP8, e infelIoniti e crudp9
cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi.
30
57 Tre volte il cavalier Ia donna stringe
con le robuste braccia, ed altrettante
da que' nodi tenaci elIa si scinge31,
nodi di fer nemico e non d'amante.
Tornano aI ferro, e l'uno e l'altro il tinge
con molte piaghe; estanco ed anelante
e questi e quegli aI fin pur si ritira,
21. or finti ... scarsi: finte, affondi, colpi
leggeri. e. dopo lungo faticar respira.
22. toglie ... l'arte: l'oscurità e il cieco
furore dei duellanti ostacolano ilrispetto 58 L'un l'altro guarda, e deI suo corpo essangue32
delle norme della scherma.
23. a mezzo il ferro: a metà della spada.
su '1 pomo de Ia spada appoggia il peso.
24. il pie ... parte: i piedi dei duellanti non Già de l'ultima stelIa il raggio langue
si spostano dalluogo dove sono piantati. aI primo albor ch'e in oriente acceso.
25. L'onta ... vendetta: Ia vergogna (di Vede Tancredi in maggior copia il sangue
una ferita ricevuta) sprona l'ira a ven-
dicarsi. deI suo nemico, e sé non tanto offeso.
26. ristretta: ravvicinata. Ne gode e superbisce. Oh nostra folIe
27. spada ... giova: ed ê impossibile ado- mente ch'ogn'aura di fortuna estolIe33!
perare Ia spada.
28. dansi co' pomi: si colpisconocon le else
delle spade. 59 Misero, di che godi? oh quanto mesti
29. infelloniti e crudi: (divenuti ormai) fian034i trionfi ed infelice il vanto!
irrispettosi delle regole cavalleresche e
quindicrudeli e spietati. . Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti)
30. stringe: il paradosso di questo abbrac- di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
cio (che potrebbe essere d'amante ma ê di CosI tacendo e rimirando, questi
fer nemico) ê sottolineato dall'enjam-
bement. sanguinosi guerrier cessara alquanto.
31. si scinge: si scioglie. Ruppe il silenzio aI fin Tancredi e disse,
32. essangue: dissanguato. perché il suo nome alui l'altro scoprisse:
33. Oh ... estolle: Ia foUiadegli uomini si
manifesta nel loro insuperbire per ogni
minimo soffio di buona fortuna (che ê 60 - Nostra sventura e ben che qui s'impieghi
oggetto, aura soggetto). tanto valor, dove silenzio il copra 35.
34. fiano: saranno.
35. Nostra... copra: «siamo proprio sfor-
Ma poi che sorte rea 36vien che ci neghi
tunati a dar prova di tanto valore in un e lode e testimon degno de l'opra,
luogo lontano dalla vista di chiunque». pregoti (se fra l'arme han loco i preghi)
36. rea: ostile, avversa. che '1 tuo nome e '1 tuo stato a me tu scopra,
37. acciô ... onore: «affinché io, vincitore
o vinto, sappia a chi spetta l'onore della acciô ch'io sappia, o vinto o vincitore,
mia morte o della mia vittoria». chi Ia mia morte o Ia vittoria onore37.
Tasso
t~
715
61 Risponde Ia feroce: - Indarn038 chie di
quel c'ho per uso di non far palese 39.
Ma chiunque io mi sia, tu inanzi vedi
un di quei due che Ia gran torre accese. -
Arse di sdegno a quel parlar Tancredi,
e: -In mal punto il dicesti; - indi riprese
- il tuo dir e '1 tacer di par m' aUetta 40,
barbaro discortese, a Ia vendetta. -
Gerusalemme liberata
716
67 Poco quindi lontan nel sen deI monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte,
e torno mesto aI grande ufficio e pio 51.
Tremar senti Ia man, mentre Ia fronte
non conosciuta ancor sciolse52 e scoprio.
La vide, Ia conobbe, e resto senza
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!
Tasso
717
ANALISI DEL TESTO
L'episodio si fonda su una situazione romanzesca e melodrammatica di intenso pateti-
smo: l'amore impossibile delI'eroe per un oggetto irraggiungibile, l'amante che uccide Ia
L'ironia donna amata senza saperlo. Si determina un meccanismo affine alI' ironia tragica: l'eroe
tragica e ignaro deI destino che sta vivendo, mentre illettore sa tutto, e puo vedere dalI' alto il pre-
cipitare degli eventi. Mentre pero nelIa trage-dia greca questo meccanismo era finalizzato
alIa catarsi, induceva cioe 10 spettatore a guardare con superiore distacco conoscitivo gli
orribili eventi delIa vicenda tragica e a superare le passioni che essi gli suscitavano, nelI'e-
pisodio tassesco e finalizzato a suscitare nel fruitore forte partecipazione emotiva e commo-
zione. Non a caso questo fu l'episodio piu amato deI poema, anche da un pubblico non coIto.
L'ambiguità NelI'impostazione delI'episodio ê insita una fondamentale ambiguità, tra desiderio e cru-
tra desiderio dele violenza, tra amore e morte. I due protagonisti dovrebbero amarsi, mentre inconsape-
e vioIenza volmente si odiano e si causano sofferenza, o addirittura Ia morte. L'ambiguità e sottoli-
neata esplicitamente dalIa voce narrante: Tancredi stringe Clorinda tra le «robuste braccia»,
ma quelli che dovrebbero essere nodi d'«amante» sono invece di «fier nemico». Emerge
qui il gusto compiaciuto di Tasso per l'ambiguità, per le situazioni duplici e ambivalenti,
intimamente conflittuali. L'ambiguità delIa situazione e vagheggiata con segreto compiaci-
mento. Il segno rivelatore delIa partecipazione soggettiva delI'autore sono gli interventi della
voce narrante, soprattutto l'apostrofe rivolta a Tancredi in uno dei momenti culminanti,
quando l'eroe gode aI vedere il sangue delI'avversario che sgorga piu copiosamente: «Misero,
di che godi? [...] I Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti) I di quel sangue ogni stilla un
Gli interventi mar di pianto». Queste intrusioni deI narratore hanno nelIa Gerusalemme una funzione dia-
deI narratore metralmente opposta a quelIa che avevano nel Furioso: per Ariosto erano strumenti delIo
straniamento, segnavano il distacco delI'autore dalIa materia, che era presa come punto
d'avvio delIa riflessione lucida e disincantata sul reale; in Tasso invece testimoniano l'impo-
stazione tutta soggettiva deI racconto, il fatto che l'autore si identifica emotivamente con
i suoi personaggi, vi proietta se stesso. Questo gusto per l'ambiguità e questa immedesima-
zione emotiva rivelano una sensibilità nuova, piu sottile e tormentata di quelIa delIa lettera-
tura deI primo Rinascimento, un affiorare di brividi e inquietudini, che sono il riflesso di
L'atmosfera un momento di crisi delIa civiltà. L'atmosfera notturna in cui si svolge il duelIo e 10 scenario
notturna piu coerente con questa inquieta sensibilità. Mentre Ia letteratura e Ia pittura deI primo
Cinquecento amavano le scene colIocate in una luce piena e meridiana, che scandiva con
nettezza linee, volumi e colori, Tasso, come anche Ia pittura manierista deI suo tempo, ama
l'ombra, che e misteriosa, avvolgente, indistinta, e vela di ambiguità il reale. Se Ia luce piena
puõ tradurre simbolicamente Ia fiducia nel dominio razionale sul mondo, le tenebre notturne
amate daI Tasso sembrano simboleggiare una crisi delIa ragione, che e insidiata da nuove
perplessità e si affaccia su realtà ignote e inquietanti.
L'episodio ê nettamente bipartito in due sequenze: Ia prima ê costituita daI duelIo, Ia
seconda dalIa morte delI'eroina. L'inizio di quest'ultima sequenza e segnato nuovamente
da un intervento soggettivo delIa voce narrante, che, dalI' alto delIa sua onniscienza (un'on-
niscienza sempre commossa e partecipe) annuncia che e giunta l'ora fatale che segna Ia fine
delIa vita di Clorinda (<<Maecco omai l'ora fatale e giunta I che '1 viver di Clorinda aI suo
La fin deve»). In questa seconda sequenza Ia figura di Clorinda subisce una radicale trasforma-
trasformazione zione: Ia feroce guerriera, che affrontava impavidamente l'avversario e si rivelava dura e
di CIorinda barbarica nel respingere ogni attenuazione cavalIeresca delIa crudeltà delIa lotta (ad esem-
pio col rifiuto di rivelare il proprio nome), si trasforma in una delicata fanciulIa. E proprio
il colpo mortale che fa emergere improvvisamente in Clorinda una femminilità ignorata:
Ia punta delIa spada di Tancredi penetra nel «bel sen» e riempie di un caldo fiume di sangue
Ia veste «tenera e leve», vagamente trapunta d'oro, che stringe le «mammelIe» delIa donna.
La negazione Ciõ che sin qui ha caratterizzato Clorinda e il rifiuto delIa propria autentica identità, Ia nega-
della femminilità zione delIa femminilità: l'eroina era chiusa nelI'armatura, che, con Ia sua durezza, sembrava
l'emblema concreto di una repressione di ogni istinto naturale, di ogni desiderio, di ogni
abbandono alIa dolcezza (come ha opportunamente notato 10 Zatti). Clorinda poteva appa-
rire femminile solo nelIa prospettiva di Tancredi, che Ia trasfigurava in una visione petrar-
chesca, come si e visto nel primo scontro e poi nelI'episodio deI duelIo con Argante, in cui
l'eroe restava come impietrito a contemplare estaticamente l'amata, erta sul colle nel suo
luminoso candore (cfr. Ti08). Ora Clorinda depone il duro guscio che Ia isolava dalla realtà
Gerusalemme liberata
718
e mascherava Ia sua autentica essenza, riacquista Ia sua identità e viene a coincidere con L'emergere
Ia sua vera immagine femminile. Ciô ê contrassegnato da un ricupero deI corpo, delIa fisi- della femminilità
cità, che prima era ignorata e negata:per questo ora Ia voce narrante insiste sul «bel sen», negata
sulle «mammelle», sulla veste che le stringe, sul «bianco volto». Di nuovo, come nel canto
lU (cfr. TI08A), iI togliere I'elmo assume il valore simbolico di svelare Ia vera identità, di
Iasciare emergere Ia femminilità celata delI' eroina.
Ma anche qui si fa strada quell'ambiguità che ê costitutiva delI'ispirazione tassesca, il
suo fondamentale «bifrontismo», come I'ha ben definito Caretti. La trasformazione dell'e-
roina ê duplice: non solo essa riacquista Ia sua femminilità, ma scopre Ia verità della reli-
gione cristiana ed ê intimamente rinnovata dalla grazia; Clorinda ritrova il corpo e Ia dimen-
sione della fisicità proprio neI momento in cui Ia morte Ia libera dalla fisicità per innalzarla
in un'altra dimensione, quella puramente spirituale. Tutta Ia scena delIa morte delI'eroina
appare cosi percorsa dalI'ambiguità tra I'ispirazione religiosa, sorretta da intenti edificanti, Ispirazione
ed una segreta sensualità. Da un lato Clorinda morente ê trasfigurata da una gioia sovru- religiosa
mana che Ia rapisce in paradiso, ed appare quasi nelIe sembianze delIa martire cristiana e sensualità
effigiata in tanta pittura controriformistica, che muore con gIi occhi Ievati verso iI cielo,
in una estatica contemplazione deI sovrannaturale; dalI'altro lato perô il poeta insiste non
solo sul rapimento spirituale della morente, ma soprattutto sulla sua bellezza (<<beIpallor»,
«passa Ia belIa donna»); e delIa bellezza si coglie una visione particolare, il gusto di una beI-
Iezza martoriata e Ianguente, un vagheggiamento v"OIuttuoso,che ha qualcosa di sottilmente
perverso e torbido, deI morire che accresce il fascino de lIa belIa donna. Emozione religiosa
e sensualità intensa, vagamente morbosa, si mescolano indissolubilmente, in un tutto indi-
stinguibile. Non bisogria perô commettere l'errore di credere che questa mistione ambigua
sminuisca Ia forza poetica dell'episodio: aI contrario ê proprio I'ambiguità che gli conferisce
suggestive profondità di piani.
PROPOSTE DI LAVORO
1. Ritrovare le figure retoriche presenti nelbrano, ad esempio similitudini, antitesi, metafore.
2. Ritrovare tutti gli interventi espliciti dei narratore e riflettere sulla loro funzione (ad esempio commenta sem.
plicemente I'azione? Dà dei consigli ai personaggio? Fa delle anticipazioni?).
3. Trovare tutte le espressioni che connotano Clorinda come guerriera e come donna. A quali aree semantiche
appartengono?
4. Confrontare le battute pronunciate da Clorinda (cfr. ottave 52-53, 61, 66): quale visione dei mondo veico-
lano? C'é un mutamento nel personaggio?
5. Trovare tuttí i punti della narrazione in cui i personaggi mostrano rispetto per iI codice cavalleresco, e quelli
in cui questo rispetto viene a mancare.
6. La descrizione dei duello é condotta dai narratore in modo generico o con precise osservazioni relative alia
tecnica militare utilizzata? Se à valida Ia seconda ipotesi, quest'uso che cosa rivela della cultura di Tasso?
7. Analizzare illessico delle ottave 57 e 64: esso concerne esclusivamente iI duello o assume un significato
metaforico riferito ai campo erotico?
8. Trovare tutti i punti dei testo in cui ci sono delle espressioni riferite ai trascorrere dei tempo. La notte ed
il giorno assumono un valore simbolico? (Verificare quali azioni si svolgono di giorno e quali di notte).
9. Individuare i punti dei testo in cui viene data attenzione ai paesaggio; questo assume un valore simbolico?
11fatto che Ia conversione di Clorinda awenga all'alba é significativo? Confrontare con I'alba di Rinaldo ai
canto XVIII (T112).
10. Individuare i punti dei testo in cui c'à attenzione per i rumori, ad esempio quelli prodotti dalle armi o da ele-
menti naturali.
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Tasso
719
La selva incantata
Dopo che Clorinda eA rgante hanno incendiato la grande torre con
cui i cristiani avevano dato l'assalto alle mura, il mago Ismeno vuole
impedire che i nemici ne costruiscano un'altra, perciõ getta l'incante-
simo sulla selva di Saron, in modo che da essa non possa essere piu
ricavato legname (canto XIII, 17-46).
Gerusalemme liberata
720
22 In tutti allor s'impallidir le gote
e la temenza a mille segni apparse,
né disciplina tanto o ragion pote
ch'osin di gire inanzi o di fermarse,
ch'a l'occulta virtu che gli percote18
son le difese loro anguste e scarse.
Fuggono aI fine; e un d'essi, in cotal guisa
scusando il fatto, il pio Buglion n' avisa 19:
Tasso
721
39
28 Oh quanti appaion mostri armati in guarda
de gli alti merli e in che terribil faccia!
De' quai con occhi biechi altri il riguarda4°,
e dibattendo 41l'arme altri li minaccia.
Fugge egli aI fine, e ben Ia fuga e tarda,
qual di leon che si ritiri in caccia 42,
58. 'I cor ...corpo: ,di suo animo pieno di e tacito e guardingo, aI rischio ignoto,
coraggio trasfonde il suo vigore aI corpO». e sostien 60 de Ia selva il fero aspetto
59. in sé ristretto: raccolto.
60. sostien: riesce a sopportare. e '1 gran romor deI tuono e deI tremot061;
61. tremoto: terremoto. e nulla sbigottisce 62, e sol nel petto
62. nulla sbigottisce: non si spaventa per sente, ma tosto il seda 63,un picciol moto.
nulla.
63. il seda: 10frena. Trapassa 64, ed ecco in quel silvestre loco
64. Trapassa: prosegue. sorge improvisa Ia città deI foco.
Gerusalemme liberata
722
34 Allor s'arretra, e dubbio65 alquanto resta
fra sé dicendo: «Or qui che vaglion66 l'armi?
Ne le fauci de' mostri, e 'n gola a questa
devoratrice fiamma andro a gettarmi?
Non mai Ia vita, ove cagione onesta
deI comun pro Ia chieda, altri risparmi 67,
ma né prodigo sia d'anima grande 68
uom degno; e tale e ben chi qui Ia spande 69.
Tasso
72i1
40 COSIdicea quel motto. Egli era intento
de le brevi parole a i sensi occulti 94:
fremere intanto udia continuo il vento
tra le frondi deI bosco e tra i virgulti,
e trarne un suon che flebile concento
par d'umani sospiri e di singulti,
e un non so che confuso instilla aI core
di pietà, di spavento e di dolore.
Gerusalemme liberata
724
46 Cosi quel contra morte audace core
nulla forma turbo d'alto spavento121,
121. Cosi ... spavento: «COSInessuna vana
immagine turbô con profondo spavento ma lui che solo ê fievole in amore
quel cuore audace di fronte aIla morte». falsa imago deIuse e van lamento122.
122. ma lui ... lamento: «ma una falsa Il suo caduto ferro intanto fore 123
immagine e finti Iamenti iJ)gannarono Iui,
che ê solo debole, vulnerabile in amore».
porto deI bosco impetuoso vento,
123. fore: fuori. si che vinto partissi 124;e in su Ia strada
124. partissi: si aIlontanõ. ritrovo poscia e ripiglio Ia spada.
Tasso
, ,--
.' ~"'
725
chiaramente, l'incantesimo magico non e che l' obiettivazione della realtà profonda delIa loro
psiche, degli impulsi deI desiderio che li dominano e li ostacolano.
L'albero fatato, che ai sensi di Tancredi appare come animato dalIo spirito di Clorinda,
e un cipresso: non a caso una piantamortuaria. E Ia scritta che esso reca avverte l'eroe
che ha osato porre piede «dentro a i chiostri de Ia morte». L'impresa di Tancredi sembra
La falsa configurarsi come una discesa ag1'Inferi, nel regno dei morti, un elemento ricorrente nel-
discesa l'epica antica: agl'Inferi scendono sia Ulisse nelI'Odissea omerica sia Enea nelI'Eneide vir-
agl'Inferi giliana. La discesa (nékyia in Omero) e un momento essenziaIe nelIa vicenda delI'eroe epico:
10 scendere nelIe profondità delIa terra e 1'incontro con i morti valgono ad accrescere Ie
sue conoscenze e a rinsaldare le sue forze per Ia missione che deve compiere. Ma que lIa di
Tancredi e una falsa discesa agI'Inferi, prodotto di inganni malefici. L'eroe non scende vera-
mente nel regno dei morti per ricavare una maggior forza per Ia sua missione, ma, tutto
aI contrario, resta vittima di un inganno che 10distoglie dai suoi compiti. Tancredi non scende
La discesa nelI'Ade, scende nelle profondità delIa propria psiche, scopre i mostri che Ia popoIano (l'amore
nelle profondità funesto, il rimorso atroce), ne resta sconvolto e impedito nelI'azione. Tutto cio che 10osta-
della psiche cola, Ia voce di Clorinda, il sangue, in realtà non e fuori di lui, ma e proiezione di cio che
e dentro di lui, materializzazione di cio che tormenta il fondo de lIa sua anima. Tasso, poeta
inquieto e turbato di un'età di crisi, ha intuizioni straordinarie per cio che concerne le pro-
fondità delIa psiche, dense di anticipazioni deI futuro. Non a caso Freud cita proprio questo
episodio, il materializzarsi dei rimorsi di Tancredi nelI'albero sanguinante, come esempio
di «ritorno deI rimosso», deI prepotente riaffiorare alIa coscienza, in forme simboliche, di
cio che essa aveva respinto nelI'inconscio. La similitudine che illustra Ia reazione di Tan-
credi alIa voce di Clorinda e estremamente significativa: l'eroe e paragonato ad un «infermo»
I " mostri " che in sogno scorge mostri terrificanti, «drago o cinta di fiamme alta Chimera». Il termine
«infermo» ê alIusivo alIa condizione di malato che ê propria di Tancredi, malato nelIo spi-
rito ancor piu che nel fisico, mentre Ia citazione dei mostri richiama l'atmosfera alIucinata,
d'incubo, che avvolge l'episodio, e i "mostri" che affiorano daI profondo delI'anima delI'e-
roe, venendo a popolare Ia realtà intorno alui. La sua coscienza non ê spenta (<<iltimido
amante a pien non crede / a i falsi inganni»), e tuttavia egli non ha Ia forza di vincere i
"mostri", ne e sconfitto ed e costretto a cedere «((e pur ne teme e cede»).
La fonti L'episodio ê modelIato chiaramente su fonti letterarie, sempre in obbedienza aI princi-
letterarie pio di imitazione dominante nel classicismo rinascimentale: il Polidoro dellibro III delI'E-
neide, Ia cui voce esce di sotterra attraverso un cespuglio, ma soprattutto il dantesco Pier
delIe Vigne (Inferno, XIII), trasformato in un albero che, spezzato da Dante, emette sangue
e parole di rimprovero (si puo poi aggiungere l'esempio piu prossimo di Astolfo, trasfor-
mato in mirto parlante da Alcina, nel Furioso). Ma in realtà i modelli sono assunti in una
prospettiva deI tutto originale e piegati in tutt'altra direzione. In primo luogo il prodigio
delI'albero sanguinante e parIante non ê un fatto reale, effetto della giustizia divina, come
in Dante, ma e il prodotto di un'alIucinazione demoniaca, di una funesta illusione dei sensi;
in secondo luogo chi parIa dalI'albero ê stato ucciso dalI'eroe stesso, quindi Ia situazione
ê piu orrida e straziante. Non c'e bisogno di dire, poi, che i tormenti interiori di Tancredi
sono Iontanissimi dalIa Ievità fiabesca delI'episodio di Ariosto.
1. Esaminare illivello retorico dei brano, individuando, ad esempio, similitudini, metafore, anafore...
2. Individuare gli interventi espliciti dei narratore ed esaminarne Ia funzione.
3. Qualielementi ci indicanoche Tasso adotta Ia prospettivadei personaggi nel condurre Ia narrazione?
4. Dopo aver trovato tutte le espressioni riferite alia selva, riflettere sulle aree semantiche a cui rimandano. Que-
sta selva presenta delle analogie con quella dantesca? (cfr. Dante, Inferno, canto I).
5. /I paesaggio qual; caratteristiche presenta? (Ad esempio e realistico? C'e attenzione per i colori, per i suoni
che 10animano?).
Gerusalemme liberata
726
6. Qual ê il comportamento di Tancredi rispetto agli elementi soprannaturali che popolano Ia selva e rispetto
ai cipresso cha racchiude I'anima di Clorinda?
7. 11rapporto, che in questo episodio si palesa tra Tancredi a Clorinda, riproduce Ia situaziona già presente in
altri punti dei poema, ad esempio nal canto 111,nel canto VI e nal canto XII? (cfr. T108A e TT108B, 109).
8. Confrontare questo apisodio con quelli analoghi di Virgílio (Eneide, 111,w. 1988.), Danta (Inferno, canto XIII),
Ariosto (Drlando furioso, canto VI).
11 giardino di Armida
Rinaldo, irretito dalle seduzioni della maga A rmida, e da lei tenuto
prigioniero in un giardino incantato nelle isole Fortunate, che sor-
gono nelmezzo dell'oceano. Due crociati, Carlo e Ubaldo, sono inviati
da Goffredo alla sua ricerca. Apprendono dal mago cristiano di Asca-
lona dove si trovi l'eroe, e partono su una navicella guidata dalla For-
tuna. Attraversano ilMediterraneo, si spingono oUre le colonne d'Er-
cole e giunilono all 'isola di A rmida. Sconfiggono mostri che sbarrano
loro il cammino, resistono alle seduzioni insidiose di due janciulle;
infine penetrano nel palazzo della maga e, grazie a un libro dato loro
dal mago di Ascalona, superano illabirinto che racchiude il giardino
dove e segregato Rinaldo (canto XVI, ottave 1, 8-34).
1. unqua: mai (latinismo).
2. inosservabile ... ordiro: «i demoni, tra- 1 . Tondo e il ricco edificio, e nel piu chiuso
sformati in artefici grazie agli incantesimi grembo di lui, ch'e quasi centro aI giro,
deUa maga Armida, disposero intorno aI
giardino una serie di logge cosi intricata un giardin v'ha ch'adorno e sovra l'uso
che I'occhio non riesce a seguirIa (inosser- di quanti piu famosi unqua 1 fioriro.
vabile)). D'intorno inosservabile e confuso
3. fallace: ingannevole. ordin di loggie i demon fabri ordiro2,
4. costoro: Carlo e Ubaldo.
5. Meandro: fiume della Frigia famoso per e tra le oblique vie di quel fallace8
il suo corso tortuoso, da cui ê poi derivato ravolgimento impenetrabil giace.
il nome comune "meandro".
6. scherza ... converte: «sembra divertirsi,
col suo corso capriccioso, ora ascendere 2 Per l' entrata maggior (perõ che cento
verso Ia foce ora a risalire, e rivolge le sue l'ampio albergo n'avea) passàr costoro4.
acqueora verso Ia fonte ora verso il mare». [...]
7. e mentre... affronta: «mentre le acque
avanzano, incontrano quelle che sembrano
tornare indietro a causa di avvolgimento. 8 Qual Meandro 5 fra rive oblique e incerte
sinuoso». scherza e con dubbio corso or cala or monta,
8. tali ... vie: intrecciate (conserte) in tal queste acque a i fonti e quelle aI mar converte6,
modo, e ancora piu inestricabilmente, sono
le vie deI labirinto che circonda il giardino. e mentre ei vien, sé che ritorna affronta 7,
9. illibro ... nodo: <dllibro che il mago di tali e piu inestricabili conserte
Ascalona ha dato ai due crociati contiene son queste vie8, ma illibro in sé le impronta
il disegno deI labirinto (in sé le impronta)
e parIa delle sue vie contorte, spiegandole
(illibro, don deI mago) e I'esse in modo
e risolvendo ogni loro difficoltà». parIa che Ie risolve, e spiega il nodo9.
10. aviluppati calli: le vie intricate deI
labirinto. 9 Poi che lasciàr gli aviluppati calli 10,
11. acque stagnanti: laghi.
12. mobili cristalli: corsi d'acqua limpida in lieto aspetto il beI giardin s'aperse:
come cristaUo. Associare l'aggettivo mo- acque stagnanti 11, mobili cristalli 12,
bili con cristalli dà origine ad una figura fior vari e varie piante, erbe diverse 13,
artificiosa, un "concetto" (cfr. G).
13. diverse: strane, mai viste.
apriche 14collinette, ombrose valli,
14. apriche: soleggiate. selve e spelonche in una vista offerse;
Tasso
~rw
727
...
15. e que I scopre: «e, cosa che accre- e quel che '1 bello e '1 caro accresce a l'opre,
sce Ia bellezza e il pregio ai giardino, non l'arte, chetutto fa, nulla si scoprel5.
si scopre per nulla l'artificio magico che
crea tutto questo »(opre appunto percM Stimp6 (sI misto il culto ê co '1 negletto)17
tutto ciõ che si vede nel giardino non e
10
naturale, ma frutto di operazioni magiche). sol naturali 'e gli ornamenti e i siti.
16. Stimi: sei indotto a credere. Di natura arte par, che per diletto
17. si ... negletto: «tanto le parti coltivate l'imitatrice sua scherzando imiti 18.
sono mescolate con quelle lasciate incolte
e selvagge ad arte».
L'aura, non ch'altroI9, ê de Ia maga effetto,
18. Di natura ... imiti: altra acutezza con- l' aura che rende gli alberi fioriti:
cettosa: «sembra un artificio della natura, co' fiori eterni eterno il frutto dura,
che per diletto imiti scherzando I'arte, sua e mentre spunta l'un, l'altro matura.
imitatrice». In altre parole e rovesciato il
rapporto tra arte e natura: Ia natura sem-
bra imitare l'arte, che e solita invece imi- 11 Non tronco istesso e tra l'istessa foglia
tare Ia natura. Qui il poeta si rifà alla con- sovra il nascente fico invecchia il fico;
cezione aristotelica dominante nella pendono a un ramo, un con dorata spoglia,
cultura dei suo tempo, secondo cui l'arte l'altro con verde, il novo e '1 pomo antic02O;
ê imitazione della natura.
19. L'aura, non ch'altro: persino il vento lussureggiante serpe21 alto e germoglia
stesso. Ia torta vite ov' ê piu l' orto aprico 22:
20. un... antico: «il frutto nascente e quel- qui l'uva ha in fiori acerba23, e qui d'or l'have
10già maturo pendono dallo stesso ramo,
il secondo con Ia buccia già dorata, l'altro
e di pirop024 e già di nêttar grave.
invece con Ia buccia ancora verde».
21. serpe: serpeggia. 12 Vezzosi augelli infra le verdi fronde
22. orto aprico: giardino soleggiato. temprano a .prov~ 25 lascivette note 26;
23. l'uva ... acerba: (Ia vite) ha l'uva an- mormora l'aura, e fa le foglie e 1'onde
cora acerba.
24. d'or ... piropo: ce l'ha dorata e rosseg-
garrir27 che variamente ella percote.
giante; il piropo ê una pietra preziosa di Quando taccion gli augelli alto risponde 28,
color rosso. quando cantan gli augei piu lieve scote 29;
25. temprano a prova: accordano a gara. sia caso od arte, or accompagna, ed ora
26. lascivette note: canti amorosi.
27. garrir: «fa stormire le foglie e mormo- alterna i versi lor Ia musica ora 30.
rare Ia acque dei ruscelli».
28. alto risponde: l'aura risponde con un 13 Vola fra gli altri un che le piume ha sparte
mormorio piu profondo. di color vari 31 ed ha purpureo il rostro 32,
29. piu lieve scote: scuote piu leggermente
le foglie e le acque.
e lingua snoda in guisa larga, e parte
30. or... ora: «l'aura melodiosa ora accom- Ia voce SI ch'assembra il sermon nostr033.
pagna i canti degli uccelli ora si alterna ad Questi ivi allor continovo con arte
essi». tanta il par!ar che fu mirabil mostr034.
31. un ... vari: un uccello che ha le piume
sparse di vari colori, un pappagallo.
Tacquero gli altri 35ad ascoltarlo intenti,
32. rostro: becco. e fermaro i susurri in aria i venti.
33. e lingua .., nostro: «e snoda Ia lingua
in modo sciolto, e articola Ia voce in modo 14 - Deh mira - egli canto - spuntar Ia rosa
tale, che assomiglia allinguaggio umano».
34. mostro: prodigio.
daI verde suo modesta e verginella36,
35. gli altri: gli altri uccelli. che mezzoaperta ancora e mezzo ascosa37,
36. modesta e verginella: Ia rosa appena quanto si mostra men, tanto ê piu bella 38.
in boccio e personificata nelle sembianze Ecco poi nudo il sen già baldanzosa
di una fanciulla. dispiega 39; ecco poi langue e non par quella,
37. ascosa: nascosta nel boccio.
38. quanto ... bella: quanto meno si mo- quella non par che desiata inanti
stra, tanto piu ê bella. fu 40 da mille donzelle e mille amanti.
39. nudo ... dispiega: continua Ia perso-
nificazione della rosa. In questi versi Tasso 15 COSItrapassa aI trapassar d'un giorno
riecheggia Ia ballata l' mi trovai,fanciulle de Ia vita mortale il fiore e '1 verde41;
di Poliziano.
40. desiata inanti fu: fu prima desiderata. né perché42 faccia indietro april ritorno,
43.
Qui sono riecheggiati i versi di Ariosto: si rinfiora ella mai, né si rinverde
«Gioveni vaghi e donne innamorate I ama.
no averne e seni e tempie ornati» (Orlaru/,Q
furioso, canto I, 42, vV. 7-8). rapidamente come una giornata
. che subito 43. si rinfiora ... rinverde: rifiorisce, torna
41. trapassa ... verde: «Ia giovinezza, che volge aI tramonto». verde; cioe una volta trascorsa Ia giovi-
e ilfiore e il verM della vita mortale, passa 42. perché: per quanto. I nezza non ritorna piu.
Gerusalemme libera ta
728
Cogliam Ia rosa in su '1 mattino adorno
di questo di, che tosto il seren perde 44;
Tasso
729
- a me quegli occhi onde beata bei 70,
ché son, se tu no '1 sai, ritratto vero
70. onde beata bei: «con i quali tu, felice, de le bellezze tue gli incendi miei 71;
dai Ia felicità a chi ti guarda». Ia forma lor, Ia meraviglia a pie no
71. ritratto ... miei: I'ardore appassionato
di Rinaldo ê il miglior ritratto delle bellezze piu che il cristallo tuo mostra il mio seno 72.
di Armida, perché ê stato provocato da
essa: dall'intensità dell'effetto si puõ co- 22 Deh! poi che sdegni me, com'egli ê vago
gliere Ia qualità della causa.
72. Ia forma ...seno: «il mio cuore riflette mirar tu almen potessi il proprio volto 73;
appieno le tue meravigliose bellezze piii che ché il guardo tuo, ch'altrove non e pago,
il tua specchio». II discorso amoroso di gioirebbe felice in sé rivolto 74.
Rinaldo ha le movenze tipiche della poe-
sia madrigalesca (cfr. M6) e ricorre agli Non puo specchio ritrar si dolce imago 75,
artifici lambiccati e concettosi che sono né in picciol yetro ê un paradiso accolto 76:
propri della poesia galante dell'epoca. specchio t' ê degno il cielo, e ne le stelle
73. com'egli ." volto: «potessi tu almeno
contemplare come ê bello il tua volto». puoi riguardar le tue sembianze belle. -
74. ché ." rivolto: «percM il tuo sguardo,
77
che non si appaga nel contemplare alcuna 23 Ride Armida a quel dir, ma non che cesse
altra bellezza, gioirebbe felice se si rivol-
gesse a contemplare se stesso». daI vagheggiarsi 78 e da' suoi bei lavori 79.
75. imago: immagine. Poi che intreccio le chiome e che ripresse
76. né .., accolto: <da tua bellezza paradi- con ordin vago i lor lascivi erro ri 80,
siaca, sovrumana, non puõ essere conte-
nuta nel piccolo specchio».
torse in anella i crin minuti 81 e in esse,
77. non ... cesse: non smise. quasi smalto su l'or, cosparse i fiori;
78. vagheggiarsi: specchiarsi. e nel bel sen le peregrine rose
79. bei lavori: farsi bella. giunse a i nativi gigli82,e '1 vel compose.
80. ripresse ... errori: «ricompose in bel-
l'ordine illoro disordine capriccioso» (pri-
ma infatti li aveva lasciati svolazzare liberi: 24 Né '1 superbo pavon si vago in mostra
cfr. 18, v. 2). spiega Ia pompa de l'occhiute piume83,
81. torse ... minuti: inanellõ i fini capelli.
82. nel bel ... gigli: «congiunse ai natu- né l'iride si bella indora e inostra
rale candore della pelle (nativi gigli) le il curvo grembo e rugiadoso aI lume 84.
rose estranee (peregrine») cioe aggiunte Ma bel sovra ogni fregio il cinto85mostra
dall'esterno.
83. si vago ... piume: spiega il fasto delle che né pur nuda ha di lasciar costume86.
piume, che sembrano recare ciascuna l'im- Die corpo a chi non l'ebbe; e quando il fece,
magine di un occhio. tempre mischio ch'altrui mescer non lece87.
84. l'iride ... lume: <d'arcobaleno colora
di rosso e d'oro l'arco rugiadoso alla luce
dei sole»; l'ostro ê Ia porpora. 25 Teneri sdegni, e placide e tranquille
85. cinto: cintura. repulse, e cari vezzi, e liete paci 88,
86. ha ... costume: ê solita lasciare.
87. Die ... Ieee: <<Deicostruire Ia cintura,
sorrise parolette 89,e dolci stille
si valse di entità immateriali, a cui diede di pianto, e sospir tronchi, e molli baci;
magicamente consistenza concreta; e fuse tai cose tutte, e poscia unille 90
quando 10creõ, mescolõ materie che a nes- ed aI foco tempro di lente faci 91,
sun altro ê lecito mescolare».
88. Teneri ... paci: sono tutte formule e ne formo quel si mirabil cinto
tratte dai Canzoniere di Petrarca. di ch'ella aveva il bel fianco succinto.
89. sorrise parolette: parolette accompa-
gnate da un sorriso. E espressione dante- 92, richiede
sca, Paradiso, I, v. 95. 26 Fine alfin posto aI vagheggiar
90. unille: le uni. alui commiato, e '1 bacia e si diparte 93.
91. lente faci: fuoco lento. Ella per uso il di n'esce94 e rivede
92. vagheggiar: specchiarsi.
93. si diparte: si allontana.
gli affari suoi, le sue magiche carte.
94. per uso ... esce: e solita uscire dai giar- Egli riman, ch'a lui non si concede
dino durante il giorno. por orma o trar momento95in altra parte,
95. por ... momento: porre il piede o tra-
scorrere un solo momento.
e tra le fêre spazia e tra le piante,
96. e tra... amante: «si aggira tra gli ani- se non quanto e con lei, romito amante 96.
mali e le piante, amante solitario tranne
quando ê con Armida». Ma quando l' ombra co i silenzi amici97
97. rappella ... accorti: «richiama gli
27
amanti prudenti ai loro incontri segreti». rappella a i furti lor gli amanti accorti
Gerusalemme liberata
7/30
traggono 98le notturne ore felici
sotto un tetto medesmo entro a quegli orti.
Ma poi che volta a piu severi uffici 99
Iascio Armida il giardino e i suoi diporti,
i duo, che tra i cespugli eran celati,
scoprirsi 100a lui pomposamente armati.
sino Ia spada, per non dire deI resto, gli giu cade il guardo, e timido e dimesso,
pende daI fianco effeminata daI troppo guardando a terra, Ia vergogna il tiene.
lusso». Si chiuderebbe e sotto il mare e dentro
112. se stesso ... sostiene: non sopporta
di vedere se stesso in quelle condizioni.
il foco per celarsi, e giu nel centroll3.
113. nel centro: nel centro delIa terra.
114. pregio: gloria. 32 Ubaldo incomincio parlando allora:
115. travaglia in arme: si affatica por-
tando le armi.
- Va l' Asia tutta e va l'Europa in guerra:
116. un breve ... serra: un piccolo angolo chiunque e pregio 114 brama e Cristo adora
di terra chiude lontano daI mondo esterno. travaglia in arme 115 or ne Ia siria terra.
117.te sol... move: « te solo questa guerra Te solo, o figlio di Bertoldo, fuora
che sconvolge il mondo non smuove per
nulIa». deI mondo, in ozio, un breve angolo serra 116;
118. egregio ... fanciulla: é detto con sar- te sol de l'universo il moto nulla
casmo: invece di essere campione della move117, egregio campion d'una fanciulla118.
fede cristiana Rinaldo é campione di una.
fanciulla.
119. virtute: valore guerriero. 33 Qual sonno o qualletargo ha si sopita
120. aIletta: attrae. Ia tua virtute119? o qual viltà l'alletta120?
Tasso
731
121. campo: I'esercito dei crociati. Su su; te il campo 121 e te Goffredo invita,
122. fatal: Rinaldo ê chiamato dai destino te Ia fortuna e Ia vittoria aspetta.
a decidere le sorti della guerra: solo lui puà Vieni, o fatal122guerriero, e sia fornita 123
vincere l'incantesimo della selva, da cui i
crociati possono trarre i materiali per le Ia ben comincia impresa; e I'empia setta 124,
macchine da guerra. che già crollasti 125,a terra estinta cada
123. fornita: finita, condotta a termine. sotto l'inevitabile tua spada. -
124. I'empia setta: gli infedeli.
125. crollasti: «facesti vacillare con le tue
precedenti imprese». 34 Tacque, e 'I nobil garzon resto per poco
126. poi ... loco: «dopo che Ia vergogna spazio confuso e senza moto e voce.
lascià il posto allo sdegno».
127. sdegno ... feroce: 10sdegno ê il fiero
Ma poi che diê vergogna a sdegno locol26,
campione (guerrier) della ragione. sdegno guerrier de Ia ragion feroce 127,
128. un novo foco: un diverso rossore, e ch'al rossor deI volto un novo fOC0128
suscitato dallo sdegno. successe, che piu avampa e che piu coce,
129. indegne pompe: eleganze indegne di
un guerriero. squarciossi i vani fregi e quelle indegne
130. di servitií. ... insegne: segni di una pompel29, di servitu misera insegnel30;
misera schiavitu.
131. de Ia torta ... labirinto: dall'intrica-
to groviglio dei labirinto che circonda il 35 ed affretto il partire, e de Ia torta
giardino. confusione usei deI labirinto 131.
Gerusalemme liberata
732
veto (cfr. T112), grazie alIa quale l'eroe sarà pronto a vincere gli incantesimi demoniaci delIa
selva e a consentire Ia vittoria dei crociati.
L'episodio qui riportato si puo dividere in tre sequenze: 1) Ia descrizione deI labirinto
e deI giardino incantato; 2) Ia scena degli amori di Rinaldo e Armida; 3) Ia scena in cui Carlo
e Ubaldo riportano Rinaldo aI suo dovere. Subito in apertura de lIa prima sequenza, intensa
suggestione simbolica possiede l'immagine deI labirinto: con l'intersecarsi tortuoso dei suoi 11labirinto
cammini diviene l' emblema fisico delIo smarrirsi de lIa ragione nelIa pluralità degli impulsi
che vengono daI profondo e che, alIontanando daI" centro", inducono alIa devianza. L' eroe,
infatti, si ê smarrito in que I labirinto abbandonandosi ai sensi, e ne ê rimasto prigioniero.
Un significato analogo aI labirinto assume il giardino che si estende aI suo centro. Con il 11giardino
suo proliferare lussureggiante di vegetazione rappresenta gli abissi de lIa coscienza in cui
si annidano gli istinti pagani, peccaminosi, che si sottraggono alIa forza de lIa ragione cri-
stiana. La descrizione riprende un motivo caro alIa letteratura rinascimentale, che ama proiet-
tare nelI'immagine deI giardino ameno una visione edonistica delIa vita: si posso no ricor- Giardino
dare il giardino di Venere nelIe Stanze di Poliziano, i tanti giardini incantati deI Boiardo, e visione
il giardino di Alcina in Ariosto. Legami molto stretti vi sono anche con Ia letteratura idillico- edonistico-
pastorale, che esprime un analogo abbandono ad un sogno voluttuoso (Tasso stesso vi si rinascimentale
era cimentato con l'Aminta), e, piu indiétro, con le rappresentazioni delI'età delI'oro nei
poeti classici. Ricorrono nelIa descrizione deI giardino di Armida i motivi obbligati dellocus
amoenus, ricca vegetazione, acque limpide, canto di uccelli; ma il giardino tassesco si carat-
terizza per una piu accentuata sensuosità, proprio perché si carica di una serie di significati
simbolici e moralistici e diviene illuogo per eccelIenza delIo sviamento delI' eroe.
Il canto deI pappagalIo esplicita il significato pagano deI giardino: l'invito a cogliere Ia L'invito
rosa prima che sfiorisca riprende una tematica tipic'a delI' edonismo e deI naturalismo rina- a cogliere
scimentali, già toccata esemplarmente da Poliziano nelIa ballata l' mi trovai, fanciulle e Ia rosa
da Lorenzo de' Medici nel Corinto. Ma proprio questo squarcio lirico rivela le profonde ambi-
guità che sono alIa base dell'episodio, Ia tensione che si crea tra gli intenti ideologici e le
identificazioni emotive. L'intento deI poeta ê evidentemente presentare in una luce radical-
mente negativa, in obbedienza aI rigido moralismo controriformistico, l'edonismo paganeg-
giante di cui il giardino ê concreta trascrizione. 11contesto in cui il canto dell'uccello esotico
ê inserito, I'inganno della maga che travia l'eroe cristiano, ê come un segno meno premesso
all'intero messaggio, che ne rovescia il significato. O, per meglio dire, che dovrebbe rove-
sciarlo: in realtà proprio Ia musicalissima sensualità dei versi rivela l'identificazione pro- L'ambiguità
fonda deI poeta, Ia segreta complicità con i valori pagani deI canto deI pappagallo, Ia strug- tra condanna
gente nostalgia per un mitico mondo in cui il godimento ê libero e sgombro daI senso deI moralistica
peccato. Secondo un meccanismo abituaIe, illinguaggio poetico deI Tasso nega per affer- e identificazione
mare: Ia negazione morale ê cio che legittima l'emergere nel racconto di tematiche inquie-
tanti e respinte dalIa coscienza (e non c' ê bisogno di sottolineare ancora come proprio que-
sta ambiguità, questa duplicità di prospettive, questa polivalenza deI discorso determinino
Ia suggestione dei versi tasseschi). La tematica deI giardino ameno e voluttuoso, e il motivo
deI "cogliere Ia rosa" in particolare, sono molto vicini aI clima dell'Aminta (cfr. I'esalta-
zione dell'età dell'oro nel coro dell'atto I, T98); ma nelIafavola l'adesione all'edonismo rina-
scimentale era piu scoperta e diretta, sgombra delle complicazioni che si trovano in questo
episodio deI poema. Le differenze di impostazione non possono essere imputate ad una sfa- Analogie e
satura cronologica tra i due testi, poiché l'Aminta e il canto XVI della Gerusalemme non differenze
furono composti in tempi molto distanti fra loro, ma vanno piuttosto ascritte alle differenze rispetto
tra i generi letterari: Ia favola pastorale, nella gerarchia retorica rinascimentale, ê un genere all'Aminta
minore, me no impegnativo, destinato aIl'intrattenimento, quindi piu libero nell'espressione,
mentre il poema eroico ê un genere sublime, a cui Tasso, come sappiamo daI Proemio (cfr.
T104), assegna alte finalità etico-religiose; quindi in esso i contenuti piu inquietanti pos-
sono entrare solo se sottoposti aI processo della "negazione" (cfr. G).
Il giardino ê caratterizzato da una varietà molteplice di forme, fiori, piante, frutti, uccelli. 11motivo
I «color vari» deI pappagallo assumono un'evidente pregnanza simbolica, concentrando in delIa
sé, come in una sorta di sineddoche (cfr. G), Ie prerogative deI tutto. Anche questa moItepli- molteplicità
cità ê significativa, perché, come sappiamo, il multiforme ê Ia connotazione essenziaIe deI
campo pagano, e allude alla dispersione di forze scatenata dagli impulsi deI desiderio, non
controllati da un'istanza superiore e unificatrice. Questa molteplicità dispersiva informa Ia
costruzione stessa della descrizione deI giardino, che procede per accumulo successivo, per
Tasso
~I
,"'I'i!f
733
allineamento orizzontale degli oggetti, senza alcun ordinamento gerarchico: il fico, il pomo,
l'uva, gli uccelli vezzosi, il pappagallo si succedono come casualmente, per pura addizione.
La sintassi Anche Ia struttura sintattica della frase asseconda l'architettura compositiva: ê una sin-
tassi essenzialmente paratattica, che allinea anch' essa orizzontalmente una serie di propo-
sizioni tra Ioro coordinate, senza i vincoli gerarchici della subordinazione.
Lo spazio Cio che caratterizza ancora il palazzo fatato e iI giardino in esso contenuto ê Ia circo Ia-
circolare rità e Ia chiusura alla realtà esterna: 10 spazio chiuso e circolare allude alla segregazione
dell'eroe fuori deI mondo, Iontano dalla storia dove dovrebbe svolgere iI suo compito di cro-
ciato (<<Fuora / deI mondo, in ozio, in breve angolo serra»). La chiusura spaziale richiama
Azione eroica una significativa opposizione, azione eroica vs inazione. L'inazione si traduce neI motivo
vs inazione dell'immobilità e della ripetizione. Se il giardino ê infinitamente vario, ê pero anche immo-
bile: tutto vi si riproduce sempre identico, fissato in forme immutabili, fuori dallo scorrere
deI tempo. Non vi ê né il trapasso delle stagioni né il mutare della natura, sono compresenti
iI frutto nascente e quello maturo. Questa immobilità si traduce anche neI motivo dello spec-
chio: mentre Armida si contempla in esso, Rinaldo si guarda negli occhi di lei. Questo riman-
darsi fisso di immagini sembra alludere aI riprodursi sempre identico della vita deI giar-
11narcisismo dino, senza sviluppi neI tempo. Ma 10 specchiarsi ê allusivo altresI aI narcisismo (si ricordi
che neI mito greco Narciso si era innamorato di se stesso vedendosi riflesso in uno specchio
d' acqua): Rinaldo ha dimenticato Ia dedizione al compito collettivo, ê tutto chiuso in se stesso
a inseguire il suo personale godimento, completamente ignaro deI mondo che ê aI di Ià deI
cerchio magico deI giardino incantato.
La ripetizione speculare e sempre identica della vita di Rinaldo neI giardino ê interrotta,
Carlo e Ubaldo nella terza sequenza dell'episodio, dall'ingresso in scena di Carlo e Ubaldo, che sono Ia nega-
zione in atto deI giardino e di cio che esso rappresenta. Innanzitutto alla mollezza dell'ab-
bandono sensuale oppongono Ia rigidezza della razionalità, repressiva nei confronti di ogni
impulso incontrollato (<<vaquella coppia, e rigida e costante / se stessa indura a i vezzi deI
piacere»); inoltre i due crociati vengono dallo spazio esterno, dalla realtà che ê fuori dallo
Immobilità spazio chiuso deI giardino, e rappresentano Ia storia e i suoi obblighi. A partire da questo
vs punto I'immobilità entro 10spazio circolare che serra Rinaldo e 10esclude dall'azione, obbIi-
movimento gandolo all'inattività e all'eterna ripetizione degli stessi gesti (Ia contemplazione estatica
della donna amata), ê rotta da un rapido movimento rettilineo: Rinaldo esce daI perimetro
deI palazzo, raggiunge Ia riva, soIca a volo le acque dell'oceano e deI Mediterraneo sulla
nave della Fortuna, sino a giungere a Gerusalemme. Si ha quindi una significativa opposi-
Circolare vs zione spaziale, circolare vs rettilineo, che simboleggiano da un lato l'inattività che sprofonda
rettilineo nel pagano edonismo dei sensi e nel narcisismo ripiegato su se stesso, dall'altro I'azione indi-
rizzata ad un obiettivo sacro e collettivo. '
Lo specchio Si ha ancora una simmetria interna significativa, tra 10specchio e 10scudo. Anche nello
e 10 scudo scudo Rinaldo riflette Ia sua immagine, ma mentre 10specchio di Armida paralizza, rappre-
senta il narcisismo che condanna all'immobilità, 10scudo incita all'azione, fa rinascere neI-
l'eroe 10slancio epico. Non solo, ma specchiarsi in Armida ottenebra Ia coscienza dell'eroe,
10sprofonda nella pura vita dei sensi, mentre l'immagine riflessa nello scudo gli fa ripren-
dere coscienza deI suo stato: Ia luminosità dello scudo (qualificato con epiteti quali «terso»,
«adamantino», «lucido») allude alla Iuce della coscienza, della razionalità che sconfigge Ie
forze dispersive degIi istinti.
E da notare ancora l'ultima frase dell'episodio: «... e de Ia torta / confusione uscl del
labirinto». II segmento narrativo si chiude con Ia stessa immagine deI labirinto con cui si
era aperto, quasi a suggellare visibilmente Ia conclusione deI processo di liberazione dell' e-
Gli stilemi roe. E tornano anche gli stessi stilemi. Nella prima ottava deI canto si poteva trovare, in
simmetrici riferimento aI labirinto, un forte enjambement, una figura metrica molto cara aI Tasso e
caratteristica della sua poesia (cfr. C23): «... e tra le oblique vie di quel fallace / ravoIgi-
mento impenetrabil giace». Nella frase di chiusura ritorna 10 stesso procedimento, «torta
/ confusione». In entrambi i casi I'inarcatura spezza il nesso aggettivo-sostantivo, mettendo
in evidenza I'uno alla fine di un verso, I'altro all'inizio deI successivo; e sia nell'uno sia neI-
I'altro caso aggettivo e sostantivo sono solidali neI senso, sottolineando l'inganno, I'intrico,
Ia confusione, e si potenziano COSIa vicenda.
Le differenze tematiche fra Ie tre sequenze successive si traducono anche in differenze
11 ritmo di ritmo narrativo. Le prime due, coerentemente coI carattere dello spazio chiuso deI giar-
narrativo dino e col ripetersi speculare e sempre identico dei gesti, sono statiche: puramente descrit-
Gerusalemme liberata
734-
tiva Ia sequenza deI giardino, pressoché priva di azioni e di movimenti quella in cui Rinaldo
e Armida si contemplano estatici. L'ingresso in seena di Carlo e Ubaldo dã origine inveee
a un intenso dinamismo, ad una veloce successione di gesti e movimenti, nonché di trapassi
psicologici (Ia sorpresa e Ia subitanea presa di coscienza di Rinaldo, Ia sua rapida fuga daI
giardino e daI labirinto).
1. Individuare le figure retoriche utilizzate nel canto, ad esempio iperbati, similitudini, chiasmi, enumerazioni,
antitesi.
2. Individuare nella descrizione dei cericcoedificio» (ottava 1) e dei cebelgiardin» (ottave 9 ss.) gli elementi che,
pur connotando Ia bellezza dei luoghi, ne suggeriscono anche Ia valenza negativa.
3. Confrontare Ia descrizione di questo giardino con quello di Venere nelle Stanze di Poliziano, riportato nel
volume primo; quali elementi accomunano e differenziano i due luoghi?
4. Quale concezione dell'arte si esprime nell'ottava 10?
5. In tutto I'episodio sono molto importanti le immagini di superfici riflettenti quali I'acqua elo specchio. Ritro-
vare questi punti dei canto e individuare sul loro valore simbolico.
6. Raccogliere le espressioni riferite a Rinaldo, quando viene ritratto nella scena d'amore con Armida, quando
ê solo, quando dai compagni ê richiamato ai suoi doveri: quali trasformazioni subisce? E personaggio attivo
o passivo?
7. Perché Rinaldo vive quest'esperienza straordinaria in un mondo fisico, le isole Fortunate, collocato ai di là
delle colonne d'Ercole, simbolico limite per fa conoscenza dell'uomo?
8. La trasgressione di Rinaldo ê fine a se stessa o una tappa necessaria dei percorso di purificazione e di cre-
scita dei personaggio? Vale a dire, iI personaggio subisce una sorta di "percorso di formazione"?
9. Quali codici comportamentali rappresentano da un lato Rinaldo, irretito da Armida, e dall'altro Carlo e Ubaldo?
10. Qual ê Ia funzione della magia all'interno di questo canto? (Riflettere sul fatto che palazzo e giardino di.Armida
sono opere magiche, che Rinaldo ê innamoratodi Armida per intervento magico).
11. Dopo aver individuato i temi presenti nel canto dei pappagallo, riflettere sulle conseguenze che questo ha,
immediatamente sul piano dei narrato, sulle creature che vivono nel giardino e nell'economia del/'intero poema.
12. Confrontare questo episodio con Ia descrizione dell'età dell'oro presente nel coro dell'atto I de 11'
Aminta (T98).
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735
La purificazione di Rinaldo
sul Monte Oliveto
Dopo aver confessato le sue colpe a Pier l 'Eremita e dopoaver otte-
nuto l'assoluzione, su suggerimento del religioso Rinaldo si reca sul
far deU 'alba al Monte Oliveto per compiere la penitenza e raggiungere
la definitiva purificazione (canto XVIII, ottave 11-17).
Gerusalemme liberata
736
e si l'asperge che 'I pallor ne toglie
e induce in esse un lucido candore;
tal rabbellisce le smarrite23 foglie
a i matutini geli 24 arido fiore,
e tal di vaga gioventu ritorna
lieto il serpente e di novo or25 s'adorna.
23. smarrite: smorte, aYVÍzzite. 17 II bel candor de Ia mutata vesta
24. matutini geli: fresca rugiada mat- egli medesmo riguardando ammira,
tutina.
25. novo or: di una nuova pelle dorata. poscia verso l'antica alta 26 foresta
26. alta: profonda. con secura baldanza i passi gira.
Tasso
7~cg '7'
bellezze femminili acquista particolare significato se si pensa che nell' episodio deI giardino
Rinaldo aveva identificato Ia bellezza deI volto di Armida con quella della volta deI cielo:
«Specchio t'ê degno il cielo, e ne le stelle / puoi riguardar le tue sembianze beBe». La confu-
sione tra le bellezze incorruttibili e divine deI cielo e i valori edonistici e mondani rappresen-
tati daI volto femminile era indizio dell"'errore" di cui era preda Rinaldo. Ora che l'eroe
si ê riscattato ed ha assunto piena consapevolezza dei valori autentici, volto femminile e
cielo tornano ad essere contrapposti: tra falsi valori mondani e autentici valori religiosi non
ê piu possibile alcuna confusione.
PROPOSTE DI LAVORO
1. Raccogliere tutte le note coloristiche presenti nelle ottave di questo episodio.
2. La rugiada che cade «su le spoglie» di Rinaldo ha un valore simbolico?
3. Confrontare I'accostamento tra il volto della donna ed il cielo, fatto da Rinaldo nel canto XVI, ottava 22, vv.
5-8 e quello qui presente all'ottava 13. Qual à il valore delle due affermazioni?
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8. Come viene rappresentato 10spazio nel poema? (Lo spazio à realisticamente descritto in modo autonomo
o solo in funzione di certi personaggi e di certe situazioni?)
9. Un tempo privilegiato nel poema é Ia notte o il trascolorare dali a notte all'alba: come si spiega questa scelta
dei poeta?
10. Quele rappresentazione dell'amore offre Tasso nei diversi episodi sentimentali dei poema? (cfr. Ti 06, Ermi-
nia). C'é spazio nel poema per Ia componente erotica? (cfr. TT109-111).
Gerusalemme liberata