Sei sulla pagina 1di 4

GHERERDO COLOMBO “SULLE REGOLE”.

Quando parliamo di giustizia non parliamo solo di quel complesso istituzionale che
coinvolge i giudici,i tribunali,le corti,gli avvocati,i pubblici ministeri,le prigioni. Parliamo
anche di un punto di riferimento ideale,dei valori di base a cui si ispira la distribuzione
dei diritti e dei doveri. Se si perde questo riferimento ideale anche la giustizia soffre e
arriva a non funzionare più.

“La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché


delle regole”.

Gherardo Colombo,che ha lavorato in magistratura dal 1974 al 2007,in questo nuovo


libro afferma che bisogna dare ai cittadini un perché,cercare di farli entrare nel mondo
delle regole,per far capire che la loro osservanza serve a vivere meglio. SENZA
RISPETTO DELLE REGOLE INFATTI NON POTREMMO VIVERE IN SOCIETA’.

In Italia si ha la sensazione di vivere in una società,in un paese immaginario dove


trionfano il sotterfugio,la furbizia,la forza,la disonestà sotto l’apparenza di leggi uguali
per tutti. È per questo che la discussione sulle regole coinvolge anche i modelli di
società a cui le regole si ispirano: modelli verticali e modelli orizzontali.

È caratteristica dei modelli verticali l’idea che l’umanità sia posta su una scala
gerarchica: chi non ha capacità va eliminato,chi non è adeguato deve occuparsi dei
gradini più bassi e progressivamente,a seconda delle maggiori qualità di cui si è
dotati,si è collocati a un livello superiore,sino al vertice dove si trovano i “più bravi”, i
più forti,i più furbi,ai quali viene assegnato il ruolo di capo supremo. In quest’ottica la
persona non ha valore in se poiché quando non serve o reca danno deve essere
eliminata,anche fisicamente. ( Era la concezione di Hitler,secondo il quale,le scimmie
eliminano l’estraneo,come non appartenente alla comunità. E ciò che vale per le
scimmie dovrebbe valere tanto più per gli uomini).

Salvo rare eccezioni,le società sono state organizzate secondo questo schema
gerarchico per gran parte della storia dell’umanità,fino a quando la concezione
opposta,quella di una società orizzontale, si è affacciata con forza. Secondo questa
concezione l’umanità non vive,non si emancipa,non progredisce attraverso la
selezione,ma prestando attenzione a ogni componente. L’origine di questa idea sta
nella convinzione che ogni persona è in sé apprezzabile,costituisce un valore,una
dignità e si riconosce nell’altro. Si sente a volte di persone che si gettano nel mare in
burrasca per salvare qualcuno che sta annegando, di chi entra in un appartamento in
fiamme per cercare di salvare chi non riesce ad uscire: il motivo che spinge a
compiere questi gesti sta nel riconoscimento dell’altro come proprio simile,al punto da
mettere a repentaglio perfino la propria esistenza.

Il modello organizzativo della società orizzontale prevede una distribuzione omogenea


dei doveri e dei diritti,in particolari quelli fondamentali. Dire che “siamo tutti uguali di
fronte alla legge”, significa affermare che :

• Chiunque si trovi in condizioni analoghe va trattato allo stesso modo degli altri.
Per esempio la possibilità di istruirsi va garantita sia al bambino ariano,che a
quello ebreo e non può accadere,come succedeva sotto il fascismo che al primo
sia consentito di frequentare la scuola,e al secondo no;
• Per la violazione del diritto alla vita sono previste le stesse pene,non importa
che l’attentatore sia ricco o povero,che appartenga a una determinata classe
sociale o a un'altra. (In passato i nobili godevano di trattamenti privilegiati);
• Se il re,il presidente della repubblica si ammalano e una persona di minore
importanza si ammalano,ciascuno deve essere curato.

L’uguaglianza di fronte alla legge non ha la conseguenza di far diventare le vite delle
persone tutte uguali,costringendo ad un’esistenza monotona e uniforme. Garantendo
il riconoscimento dei diritti fondamentali da una parte e l’uguaglianza di fronte alla
legge dall’altra, CIASCUNO RESTA ARTEFICE DEL PROPRIO DESTINO E DELLA
PROPRIA EMANCIPAZIONE, CIASCUNO E’ TITOLARE DI UNA SERIE NON
INDIFFERENTE DI SCELTE.

Quando la persona è vista invece come un semplice strumento,quando le relazioni si


basano su competizioni nelle quali chi perde va eliminato,allora si è in presenza di un
modello di società verticale. L’altro è considerato diverso,nemico,non è riconoscibile
come proprio simile. Colui che ha danneggiato va escluso dal resto della società,o
attraverso la segregazione in carcere o attraverso l’eliminazione fisica.

Inoltre gli stati che adottano tale modello sociale non prevedono misure generalizzate
per garantire il necessario affinchè la persona possa formarsi le basi della propria
vita,acquisendo gli strumenti per progredire (istruzione,salute,lavoro).

Lo stato non offre servizi in tali campi o quando li offre sono scadenti.

L’istruzione è costosa,tanto costosa che non tutti possono permettersela e di


conseguenza non tutti riescono a trovare un lavoro dignitoso. Altrettanto succede per
la salute: in alcuni paesi il ricovero in ospedale è subordinato alla titolarità di una carta
di credito. Chi non la possiede non viene curato o solo in strutture poco efficienti.

Nel modello orizzontale invece,le risorse sociali ed economiche vengono impegnate


per garantire la dignità di ciascuna persona,tutelandone i diritti fondamentali:
vita,salute,istruzione,lavoro..

La cura della salute è generalizzata: spetta a tutti e in particolare a chi non è in grado
di affrontare la spesa. Consistenti risorse economiche sono destinate perciò alla
sanità.

È dedicata grande attenzione all’istruzione di tutti. Nessuno può essere


discriminato,anzi a ciascuno deve essere garantita un’istruzione adeguata
gratuita,indipendentemente dal reddito di cui si dispone.

 Nella società verticale come viene punito chi non rispetta le regole? La violazione
delle regole,secondo questo modello,viene “pagata” attraverso la detenzione in
carcere. Quest’ultimo significa proprio esclusione e separazione e spesso ostacola
il reinserimento di coloro che hanno violato la regola,nella società. CHI E’ STATO IN
CARCERE CONTINUA AD ESSERE ESCLUSO DALLA COMUNITA’ ANCHE QUANDO
RITORNA LIBERO.
Per alcune persone il carcere diviene una vera e propria scuola di delinquenza poiché
l’individuo ha il desiderio di salire nella gerarchia sociale dei devianti e acquistare
sempre più prestigio,rispetto e potere.

 Nella società orizzontale invece qual è la conseguenza per chi viola le regole? Il
carcere e la pena di morte non sono coerenti con i principi di tale modello proprio
perché,come abbiamo già detto prima,il carcere annulla la libertà personale e
costituisce un ostacolo al ricollocamento nella società del detenuto. Nonostante
ciò,è assai raro che una società,che pure ponga alla base il valore e la dignità della
persona,non lo adotti come sanzione per la violazione di una serie di norme. In
questo caso però il carcere non ha lo scopo di punire,ma persegue il fine di
riparare,di rieducare: svolge la funzione di prevenzione speciale (contribuisce ad
evitare che chi ha già violato le regole,torni a farlo).
Assai più efficace del carcere però è il colloquio,il confronto tra la vittima e il
colpevole. Esso serve a restituire dignità alla vittima,riparando i danni subiti,ma
nello stesso tempo ha lo scopo di recuperare il trasgressore della
società,suscitando in lui sentimenti di vergogna che contribuiscono a rendere
possibile la reintegrazione.

VERSO UNA SOCIETA’ ORIZZONTALE.


Uscita dal disastro della Seconda guerra mondiale,la comunità ha cercato di porre
le basi perché i drammi vissuti fino a quel momento non si ripetessero più. Ecco
perché alla fine del 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha enunciato la
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI e il primo gennaio del 1948
è entrata in vigore la COSTITUZIONE ITALIANA.
Entrambe sono caratterizzate dalle stesse convinzioni: il riconoscimento del valore
e della dignità della persona.
Ma perché il costituente ha scelto di mettere al centro della Costituzione proprio il
riconoscimento del valore e della dignità dell’individuo? La risposta è evidente:
coloro che hanno scritto la Costituzione stavano ancora vivendo tutto quello che
era successo precedentemente: 2 guerre mondiali, la Shoa, le bombe atomiche; e
tutto ciò aveva creato delle sofferenze incredibili,milioni di morti,la distruzione per i
bombardamenti delle città italiane. Il costituente quindi ha pensato come prima
cosa di organizzare la società in modo che tutti questi eventi non si ripetessero più
e di conseguenza ha scelto di organizzare la società in modo che fosse riconosciuto
un minimo di diritti fondamentali a chiunque e in modo tale che tutti fossero
considerati uguali di fronte alla legge.
Lo stesso hanno cercato di fare le Nazioni Unite con la Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani, con un provvedimento che ha però una diversa efficacia sul piano
normativo,poiché essa non vincola,non è una legge e non obbliga quindi gli stati.
Ma anche nel caso in cui la Dichiarazione fosse stata una legge,sarebbe stata ben
difficile la sua attuazione in mancanza di un’adesione spontanea e volontaria da
parte di ciascuno degli stati ai quali era diretta.

C’è da dire però che anche se la Costituzione è fortemente ispirata al modello di


società orizzontale,non vi ha mai corrisposto del tutto. Basta pensare per esempio
a come era organizzata la famiglia. L’articolo3 afferma che tutti i cittadini sono
uguali di fronte alla legge,indipendentemente dal sesso. Eppure fino al 1975 la
famiglia era organizzata in modo che il marito fosse il capo e la donna fosse
sottomessa. Ci sono voluti 27anni affinchè quell’articolo della Costituzione venisse
attuato. Ci si accorge allora che il processo per un attuazione completa delle leggi
è molto lungo.
La cultura tipica della società verticale,già radicata prima del ventennio
fascista,non poteva essere eliminata da un momento all’altro emanando una nuova
Costituzione: il modo di pensare di una parte consistente della
cittadinanza,compreso a volte perfino che era sottomesso e penalizzato,riteneva la
discriminazione “naturale”. Ed in tale situazione non è difficile immaginarsi quanto
i privilegiati si opponessero ad attuare una legge che andava contro le loro
abitudini quotidiane.

La società comunque può essere organizzata in modo orizzontale,non è un’utopia.


E’ necessario però che qualsiasi legge sia in consonanza con le convinzioni
personali. UNA LEGGE RESTA MORTA SE I CITTADINI NON LA CONDIVIDONO.
Il cammino verso la società orizzontale è un percorso infinito,fatto di
inciampi,cadute,soste,regressioni,riprese,proprio come accade sul sentiero di
montagna. Succede quindi che molti,avendo sfiducia nelle loro
possibilità,abbandonano la questione e vivono come se non esistesse,mostrandosi
indifferenti.
La via da seguire passa attraverso 4parole: CHIAREZZA,COERENZA,IMPEGNO e
PARTECIPAZONE. Bisogna sapere ciò che si vuole davvero,capire se si è capaci di
riconoscere l’altro,se si è disposti a mettere da parte i propri privilegi, bisogna fare
ciò che si dice,prendere parte alla vita sociale,liberarsi dalla sfiducia di sé,acquisire
la consapevolezza del fatto che il singolo conta, evitare di violare i diritti
fondamentali altrui, assumersi le proprie responsabilità.
Certo il male non viene eliminato del tutto: data la natura umana,piena di istinto e
ragione,bene e male,impulso e riflessione,egoismo e amore,succederà sempre che
qualcuno infranga le leggi; ma più si procede e più aumentano le possibilità di
vedere gli altri come soggetti e no come oggetti,di essere liberi e non sottomessi.
E’ QUINDI IL PERCORSO,E NON IL TRAGUARDO,A RIEMPIRE LA PERSONA DEL
PROPRIO VALORE E DELLA PROPRIA DIGNITA’.

LUCI
A GESUELE..Vas

Potrebbero piacerti anche