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Pubblichiamo il diario quotidiano

del freelance americano Bill Roggio.


Baghdad. Loperazione di sicurezza nella
capitale continua e la maggior parte della
violenza si sposta nel cerchio delle province
esterne. I terroristi stanno attaccando i pel-
legrini sciiti in viaggio verso la citt santa di
Kerbala. Due esplosioni hanno ammazzato
ieri almeno cento persone e ne hanno ferito
160 a Nadir, due chilometri a sud di Hilla,
nella provincia di Bail. Due uomini con
giubbotti esplosivi secondo i primi raccon-
ti si sonomescolati allafollacheapiedi sta
andando verso la citt santa di Kerbala per
commemorare lArbain il quarantesimo
giorno dalla morte dellimam Hussein, la fi-
gura ventrale di tutto il culto sciita e si so-
no fatti saltare inaria. La maggior parte del-
le vittime, secondo la polizia, sono uomini
giovani, ma ci sono anche donne e bambini.
E untentativo di reinnescare la violenza re-
ligiosa e di scatenare di nuovo gli squadroni
della morte sciiti, che difficilmente sapran-
no trattenersi da questa sanguinosissima
provocazione, anche se da un mese a questa
parte stanno tenendo un basso profilo. Al
Qaidasadi dipenderedallaviolenzatrascii-
ti e sunniti per destabilizzare il governo e
per spingere gli americani al ritiro.
Il secondo attacco su vasta scala ha colpi-
to Mosul, a 370 chilometri da Baghdad. Al
Qaida ha assaltato in massa un carcere per
liberare i propri uomini. Decine di guerri-
glieri armati con fucili dassalto e mitraglia-
trici montate su camionette hanno attaccato
alle 17 la prigione di Baduche ha detto Hi-
sham al Hamdani, il responsabile della si-
curezza del consiglio provinciale di Ninive
Le guardie hanno opposto una resistenza
debole a causa del numero degli aggressori.
Sono entrati nella prigione e hanno liberato
trai 140 e150 detenuti, tracui diversi arabi.
La prigione ora di nuovo sotto il controllo
delle autorit. Alcuni elicotteri americani
sonointervenuti ecinqueevasi sonostati uc-
cisi. Lattacco stato pianificato, secondo al
Hamdani, da Abu Omar al Baghdadi, affilia-
toai gruppi sunniti radunati sottoleinsegne
del Consiglio della Shura dei Mujaheddin,
di cui fa parte al Qaida in Iraq. La prigione
di Baduche, gestita dagli iracheni, ospitava
allinizio di gennaio circa 1.200 detenuti, tra
cui un centinaio di stranieri arabi segno
quasi certo dellappartenenza ad al Qaida
in gran parte condannati per terrorismo.
Dentro Sadr City
Le forze armate americane hanno subito
ieri la perdita di nove soldati. Sei sono sta-
ti uccisi da una trappola esplosiva nascosta
sul ciglio della strada, e altri tre sono morti
nella violenta provincia di Diyala, dove gli
estremisti sunniti si sono rifugiati dopo li-
nizio delloperazione di sicurezza nella ca-
pitale. Il Baghdad Operational Command,
guidato dagli iracheni, annuncia che nella
capitale le operazioni di sicurezza hanno
portato alla cattura di 55 guerriglieri in-
clusi cinque di nazionalit araba e alluc-
cisione di altri sei. Eancora incerta la noti-
zia dellarresto di Abu Omar al Baghdadi, il
presunto pianificatore dellassalto-evasione
di Mosul, e leader del fronte politico di al
Qaida in Iraq, lo stato islamico dellIraq.
Alcuni report parlano di un suo arresto nel
distretto di Doura della capitale. Altri re-
port dicono che sono stati invece arrestati i
due fratelli del leader estremista, o che una
persona detenuta a Duluiyia, nella provin-
cia di Salahadin, Abdullah Latif al Jaburi,
sarebbe in realt al Baghdadi. Ma fino a
quando gli Stati Uniti non ne confermeran-
no la cattura, questi report devono essere
letti con scetticismo.
Americani e iracheni sono al terzo giorno
delle operazioni di perquisizione dentro Sa-
dr City. Sotto legida delloperazione To-
mahawk Strike, la forza congiunta di 1.150
soldati e poliziotti ha predisposto 23 check-
point allinterno dellormai ex roccaforte di
Moqtada al Sadr. Ma i sadristi, per ora, non
reagiscono se non con una campagna di in-
timidazione e disinformazione . Il portavoce
del movimento, Mahrain Net, ha accusato
persino gli americani di disturbare i pelle-
grini in viaggio verso Karbala, poi arrivato
lattentato di al Qaida.
Roma. La prima crisi del secondo gover-
no Prodi stata superata, ma forse non
stata compresa. Nel giro di un paio di con-
sultazioni siamo passati dalle dimissioni
del presidente del Consiglio alla fiducia,
restando oscure le ragioni delle une e del-
laltra. Era prevedibile e forse persino ine-
vitabile. Nelle ultime settimane molti pro-
blemi seri e corposi, a lungo rimossi, sono
tornati in primo piano. E si sono intreccia-
ti ad altri meno corposi e meno seri.
Limpressione che la crisi sia stata la
conseguenza di un fenomeno nuovo e anti-
co allo stesso tempo. La novit si potrebbe
forse descrivere cos: un tempo erano i
partiti che mettevano in crisi i governi, to-
gliendo loro il sostegno parlamentare; oggi
sono i singoli parlamentari che mettono in
crisi i partiti, to-
gliendo loro il
governo e la stessa
possibilit di governa-
re. Lobiettivo dei dissi-
denti, infatti, non il go-
verno. Il loro obiettivo
il partito. Quello che
nel 1998 accaduto
tra il governo Prodi
e il partito della
Rifondazione co-
munista, al tempo
della seconda crisi
del primo governo
Prodi, nel 2007 accade tra il
partito della Rifondazione comunista
e il senatore Franco Turigliatto. Tra il Pd-
ci e il senatore Fernando Rossi. E domani,
nel voto sullAfghanistan, accadr magari
tra lItalia dei Valori e Franca Rame. Tra i
Verdi e il senatore Bulgarelli. Nella so-
stanza, per, siamo di fronte allo stesso
problema di sempre. La crisi il frutto di
una logica antica, quella del nessun ne-
mico a sinistra, che tali partiti hanno in
vario modo coltivato. Compreso un partito
culturalmente di destra come quello di An-
tonio Di Pietro, confuso nella mistica del
movimento e della societ civile assieme
alle varie formazioni della cosiddetta sini-
stra radicale.
Ancheil primogovernoProdi fumessoin
crisi due volte da sinistra. Allora per il
governo cadde nel pieno di un conflitto po-
litico, in uno scontro aperto con un partito
della sua maggioranza. In queste settimane,
invece, il governo caduto da solo, per
osteoporosi, mentre tutti i partiti che lo so-
stenevano gli confermavano solennemente
la fiducia. Nel 1998 Rifondazione era su po-
sizioni ben pi radicali e pertanto non ave-
vasottoscrittoalcunpattodi governo, maso-
lo un accordo di desistenza elettorale. La
vita del governo era dunque legata esplici-
tamente, sin dallinizio, allesito di una con-
trattazione quotidiana tra Romano Prodi e
i partiti che lo avevano candidato a Palazzo
Chigi da un lato, il partito di Fausto Berti-
notti dallaltro. Lacrisi del 98 statalacon-
seguenza dello scontro tra queste forze. E
cos la scissione di Rifondazione, tra chi in-
tendeva sostenere il governo e per questo
votava la fiducia, uscendo da Rifondazione
e costituendo il Pdci e chi intendeva farlo
cadere, e per questo votava contro.
Not in my name
I senatori dissidenti di oggi, invece, non
hanno fatto nulla di simile. Non avevano
alcuna intenzione di far cadere il governo,
perch non avevano una linea politica al-
ternativa da proporre ad altri che a se stes-
si, e in fondo nemmeno a se stessi: la loro
non era una posizione politica, ma uno-
biezione di coscienza. Lobiettivo dichiara-
to e confermato da conseguenti compor-
tamenti parlamentari era lapprovazione
della linea del governo, ma senza il loro
contributo. Un senatore ha persino riven-
dicato di essere uscito dallaula in modo da
abbassare il quorum, per facilitare lap-
provazione di quella linea politica che, co-
s facendo, metteva in crisi. Uscire dallau-
la al momento del voto e poi rivendicare
orgogliosamente la propria irrilevanza po-
litica: un simile comportamento ha una so-
la spiegazione. La spiegazione sta in una
tremenda torsione della cultura politica di
sinistra, generata dallincontro con i movi-
menti. Quei movimenti in seno ai quali
questi dissidenti vogliono ritornare, pi di
ogni altra cosa, potendo esibire fieramen-
te le proprie mani pulite. Solo cos si
spiega la posizione paradossale di chi af-
ferma solennemente lirrilevanza della
propria contestazione, scaricando la re-
sponsabilit della caduta del governo sul
presunto tradimento dei senatori a vita
nel caso, peraltro, i compagni Giulio An-
dreotti e Sergio Pininfarina invece di ri-
vendicarla come una propria vittoria. Se-
condo il principio di irresponsabilit per-
sonale: limportante non se la missione in
Afghanistan sar finanziata o meno, se la
base di Vicenza si allargher o meno. Tut-
to questo sar fatto, daccordo. Ma not in
my name.
IL FOGLIO
ANNO XII NUMERO 56 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MERCOLED 7 MARZO 2007 - 1
quotidiano
La Giornata
* * * * * *
In Italia Nel mondo
SLITTATOAOGGI IL VOTOSUKABUL.
PROPOSTI TRENTAEMENDAMENTI. Ieri
alla Camera sono stati presentati trenta do-
cumenti per il rifinanziamentodellemissio-
ni italiane allestero, ventinove dallopposi-
zione e uno dalla maggioranza. Il voto era
previsto per ieri, ma slittato e si terr pro-
babilmente oggi. Il dibattito potrebbe ap-
prodare inSenato marted 27 marzo. SuKa-
bul, lUnione ha ribadito che il decreto pu
essere votato dal centrodestra senza per
questo aprire una nuova crisi di governo.
Pier Ferdinando Casini (Udc): Le mag-
gioranze variabili sono barzellette.
* * *
Il governo medier sulla legge elettorale. Il
portavoce di Romano Prodi, Silvio Sircana,
ha detto che lesecutivo non proporr un te-
stosullariforma, maoffrirunostimoloal-
le Camere. Il premier ha avviato degli in-
contri anche con i leader dellopposizione.
Ieri si tenuta una riunione della Cdl. Il
centrodestra chiede al ministro per i Rap-
porti conil Parlamento, VanninoChiti, di fa-
reunapropostaper poter valutarequalcosa
di concreto. (Editoriale a pagina tre).
Maroni (Lega): Facciamo la riforma ed
evitiamo il referendum.
* * *
Iniziato liter legislativo dei Dico. Ieri in
commissione Giustizia del Senato stato
preso in esame il ddl del governo.
Il presidente, Cesare Salvi: Considero il
ddl del governo privo di un impianto giuri-
dico valido. (Editoriale a pagina tre).
* * *
Bisogna essere neutrali suEnel-Endesa,
dice il ministro Padoa-Schioppa. Da Ma-
drid il titolare dellEconomia ha parlato
delle fusioni tra Abertis-Autostrade e le ac-
quisizioni di Enel in Endesa ribadendo che
nelle due operazioni i governi devono man-
tenere una chiara neutralit.
* * *
Minacce al direttore generale della Rai.
Ieri di fronte allabitazione di Claudio Cap-
pon stata trovata una scritta Cappon,
attento seguita da una stella a cinque
punte, simbolo delle Brigate Rosse.
* * *
Chiesta larchiviazione del caso Welby. Se-
condo la procura di Roma, stato attuato
un diritto del paziente.
* * *
Sospeso lo spot di Dolce&Gabbana dai me-
dia perch offende la dignit della donna.
Lo ha stabilito il Comitato di controllo di
autodisciplina pubblicitaria.
* * *
Borsa di Milano. Mibtel +0,69 per cento.
Leuro chiude stabile a 1,31 sul dollaro.
Fiat guadagna 4,74 punti percentuali.
Dopo la crisi dei mercati asiatici, ieri le Bor-
se europee sono tornate a crescere.
IN IRAQ UCCISI OLTRE CENTO SCIITI.
BUSH DIFENDE IL PIANO PETRAEUS.
Lattentato pi sanguinoso stato a Hilla,
nel sud del paese. Due autobomba sono
esplose tra i fedeli sciiti in pellegrinaggio a
Kerbala. Il presidente americano parlando
al convegno annuale dellAmerican Legion,
ha detto che un fallimento in Iraq signifi-
cherebbe portare il nemico in casa e ha
difeso la surge contro il terrorismo.
La prigione di Mosul stata attaccata
da gruppi sunniti legati ad al Qaida. Al-
meno 140 detenuti sono stati liberati.
* * *
Daniele Mastrogiacomo rapito dai talebani.
Gli studenti islamici hanno rivendicato il
rapimento dellinviato di Repubblica.
* * *
Due morti in scontri a Mogadiscio. Allae-
roportodellacapitalesomala, i colpi di mor-
taio delle Corti islamiche hanno fatto due
vittime, mentre era in corso la cerimonia
per la forza di pace africana arrivata ieri.
* * *
Meshaal in vista da Ahmadinejad in Iran.
Il leader di Hamas in esilio a Damasco ha
ha ribadito che il gruppo, al governo nei
Territori, non riconoscer Israele. Il presi-
dente iraniano, definendo lo stato ebraico
un tumore, ha confermato lappoggio po-
litico e finanziario a Hamas, incoraggian-
dolo a continuare la sua coraggiosa resi-
stenza al regime sionista.
Lex presidente iraniano Rafsanjani ha
lanciato un duro attacco alla politica eco-
nomica di Ahmadinejad.
* * *
Teheran tenta di evitare le sanzioni eco-
nomiche dellOnu. Ieri Soltanieh, capo del-
la delegazione iraniana presso lAiea, ha
detto che il suo paese disposto a trattare
con lAgenzia atomica, senza linterferen-
za del Consiglio di sicurezza dellOnu, per
evitare le restrizioni della risoluzione del-
lOnu 1.737.
Il gruppo 5+1, riunito da luned a New
York, non ha ancora raggiunto un accordo
per inasprire le sanzioni contro Teheran.
* * *
Condannato Libby per il caso Ciagate. Lex
capo dello staff del vicepresidente ameri-
cano Cheney stato riconosciuto colpevole
di ostruzione della giustizia e falsa testi-
monianza nel processo sulla rivelazione
dellindentit dellagente della Cia Plame.
Rischia almeno dieci anni di carcere. Il suo
avvocato ha chiesto un nuovo processo: se
non lotterr, ricorrer in appello.
Articolo a pagina due
* * *
E morto il filosofo Jean Baudrillard, tra i
pi influenti pensatori contemporanei.
Questo numero stato chiuso in redazione alle 21,00
I Circoli della Li-
bert sono gi 1.800
in tutta Italia, ma
non bastano: Ne
servono 180 mila
per raggiungere gli
obiettivi che si
posto Silvio Berlu-
sconi. Lo ha di-
chiarato il senatore Marcello DellUtri.
Minchia, 180 mila? Ce lavremo la libert
per riempirli tutti? Niente paura, la trove-
remo. 180 mila Circoli. Certo che sono pa-
recchi. Nessuno lo nega. Ma basta esagera-
re le difficolt. Proviamo a far due conti.
8.102 sono in tutto i comuni italiani. 180 mi-
la diviso 8.102 fa allingrosso 22,2 circoli
per ogni comune. Contando Roma, Napoli,
Milano, Torino e i comuni belli grossi, cia-
scuno con i suoi dieci, facciamo quindici-
mila Circoli, gi siamo un pezzo avanti. Di-
ce: e quelli piccoli? Un momento. A Mez-
zagrogna (Chieti), per dire, 2.060 sono gli
abitanti, 716 le famiglie e 880 le abitazioni.
22,2 Circoli a Mezzagrogna ci stanno che
un piacere. E ancora insiste: ma i posti co-
me Gurro (Verbania), abitanti 310, famiglie
171, abitazioni 612? B? Dov il problema?
Il materiale umano c. Le abitazioni non
mancano, morale, 22,2 Circoli nasceranno
pure a Gurro. Troppo piccoli? E vabb, sa-
ranno i nostri Cerchietti della Libert.
La crisi continua
Il Senato ha dato la
fiducia a Prodi, ma
ha sfiduciato i partiti
Rifondazione aveva deciso da tempo
di aprirsi al movimento. Il problema
che adesso il movimento entrato
Maggioranzesereneevariabili
Cacciata da Baghdad, al Qaida fa
strage tra i pellegrini sciiti a Hilla
e assalta una prigione a Mosul
Verso Kerbala
ANALISI
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
LOlimpiade vicina
Il piano del sindaco di Pechino per
rendere vivibili e accettabili taxi
e taxisti anche a narici occidentali
U
na foto ufficiale mostra una classe
di giovanotti assorti davanti a un
personal computer. Sullo schermo si leg-
gono frasi in inglese: welcome to China;
where are you going?; keep the receipt,
please; have a nice trip. Sono i matton-
cini di un corso elementare di conversa-
zione inglese. Gli studenti, informa la di-
dascalia, sono tutti taxisti. Per continua-
re a esercitare il loro mestiere, in vista
delle Olimpiadi di Pechino, i giovanotti
sono tenuti a imparare alcune poche fra-
si di inglese, necessarie a comunicare
con i clienti stranieri. Il corso di studi
pi articolato. Oltre ai rudimenti del-
linglese gli studenti devono abituarsi a
guidare in modo pi corretto, pi conso-
no alle abitudini occidentali e, soprat-
tutto, a tenere pulita la loro vettura.
Il problema del bouquet di cipolla,
fumo rancido che si respira sui taxi ci-
nesi diventato una questione di stato.
Shi Xianpeng, un imprenditore di
Hong Kong con un seggio alla Confe-
renza consultiva politica del popolo ci-
nese, si lamentato ufficial-
mente di dovere abbassa-
re i finestrini ogni volta
che sale in taxi, anche se
allesterno soffia il vento
gelido dellinverno pechi-
nese. La puzza insop-
portabile perfino per nari-
ci assuefatte.
Il sindaco di Pechino ha
aggiunto il problema dei
taxi al programma per cor-
reggere di colpo le abitudi-
ni dei suoi concittadini. Per
non disgustare i barbari occidentali,
riusciranno i cinesi ad abituarsi in
breve tempo a fare diligentemente la
coda, come se fossero inglesi, potran-
no impedirsi di mangiare, parlare a
voce alta, usare il portatile, appena
conquistato, in ogni momento e in ogni
occasione? Per assecondare il loro sin-
daco rinunceranno a prendere das-
salto i mezzi pubblici come se fosse
lultima diligenza?
Un regime autoritario pu molto, ma
non tutto. I taxisti cinesi sono vivaci co-
me i loro colleghi del resto del mondo.
Conoscono il piacere del mugugno e
sanno di politica. Sanno anche come ri-
spondere. Non negano che le loro vettu-
re non sono tenute come si dovrebbe,
ma possono spiegare. I taxi non sono lo-
ro. Appartengono a compagnie statali
che li noleggiano a caro prezzo. Per trar-
re un misero utile gli autisti devono la-
vorare sedici ore al giorno. Sono co-
stretti a mangiare, a riposare, a fumare
in macchina.
Come vuole il sindaco, si adatteran-
no a usare le bombolette deodoranti,
ma non avranno ugualmente molto
tempo da dedicare alla pulizia delle
vetture. Soprattutto quando servir di
pi, nei giorni di quelle Olimpiadi che
stanno elettrizzando i politici. Proprio
quando le corse saranno pi frequenti,
quando finalmente potranno guada-
gnare un po di pi.
Un metodo per ottenere risultati mi-
gliori, sostengono, ci sarebbe. Bastereb-
be che le compagnie statali rinunciasse-
ro a mangiarsi quasi tutta la loro cipol-
la, e si adattassero a diminuire i noli.
Roma. E un principio costituzionale: il
governo nonc senza maggioranza, dichia-
rava il ministro degli Esteri, Massimo DA-
lema, alla vigilia del voto al Senato sulla po-
litica estera. Poi il consenso non arrivato,
c stata la crisi, il serrate le fila in 12 punti,
un nuovo mandato, la fiducia, e via di nuovo
con spavalderia, senza pi citare lautosuffi-
cienza del governo, ch le maggioranze va-
riabili sono un rifugio sicuro. Soprattutto se
c il rifinanziamento delle missioni da vo-
tare. Cos la politica estera del centrosini-
stra ha ottenuto un unico
obiettivo: la discontinuit
con il passato. Per il resto,
non riuscito n il tentati-
vo di agganciarsi alla Ger-
mania Angela Merkel era
il di riferimento dellItalia
a governo appena nato n
di uniformarsi alle politi-
che europee (basta vedere
il dossier sulla questione
israelo-palestinese) o del-
lAlleanza atlantica n di mettersi in coda
alla Francia (sulla missione in Libano ci so-
no stati dissensi) n di sancire un distacco
dalla politica americana abbastanza con-
vincente da tenere insieme la fragile coali-
zione di governo.
Da quando DAlema si insediato alla
Farnesina, si sono moltiplicate le questioni
su cui stata testata laffidabilit dellallea-
toitaliano. LapiurgentelAfghanistan: al
richiamo delle forze della Nato, Roma ha ri-
sposto con sei aerei di ricognizione e tra-
sporto: secondo gli ultimi report dellAl-
leanza, il nostro settore il pi sguarnito di
tutto il paese. Loffensiva talebana pi che
cominciata, ma dallItalia continua la politi-
ca della minimizzazione e il rilancio di una
Conferenza di pace (su cui neppure la Far-
nesina riesce a dare dettagli precisi) che
prevede un coinvolgimento anche dei tale-
bani, gli stessi che ieri hanno arrestato il
giornalista di Repubblica Daniele Mastro-
giacomo. In compenso, le vittime civili degli
attacchi della Nato costituiscono motivo di
grande turbamento per DAlema. Poco im-
porta se Washington dice che lequiparazio-
ne tra i terroristi e i soldati delle forze al-
leate inaccettabile, perch quelle belle
frasi hanno fatto s che ieri un Paolo Cento
qualsiasi confermasse il tanto sospirato s al
rifinanziamento. Lantiamericanismo un po
paga, DAlema lo sa. Ci sono il caso Abu
Omar, il caso Calipari e la rinnovata minac-
cia islamica in Somalia sempre l, pronti al-
loccorrenza, per dare contentini alla sini-
straaffamatadi accuseaquei nazisti per
dirla alla Marco Rizzo di americani.
Sul governo dunit palestinese, DAlema
si ridotto a uno splendido isolamento. Le-
secutivo dei Territori che ancora deve na-
scere, infatti, suscita perplessit nel pur ge-
neroso consesso europeo, e Bruxelles ha
imposto la linea della cautela. DAlema in-
vece ha detto che laccordo siglato alla
Mecca prevede limplicito riconoscimento
di Israele, che il governo che nascer
un gran passo in avanti, e insomma non
mi sento di vestire gli abiti del notaio. Ep-
pure quel governo non ottempera alle con-
dizioni fine del terrorismo, disarmo, rico-
noscimento degli accordi siglati dallOlp e
dellesistenza di Israele imposte non da-
gli americani, ma dal Quartetto. Allo stesso
modo, mentre tutta Europa discute del nuo-
vo progetto antimissile di Washington nel-
lEuropa dellest, con Berlino impegnata a
una mediazione calma in sede Nato, lI-
talia gi dalla parte dei critici. Cos sul-
lIran lItalia vuole un rafforzamento della
risoluzione 1.737 dellOnu, come hanno
chiesto anche i francesi, e non un nuovo
pacchetto di sanzioni come chiede Wa-
shington. Il dialogo deve continuare, come
ha ribadito anche Emma Bonino, ministro
del Commercio estero e delle Politiche eu-
ropee, perch gli interessi italiani a Tehe-
ran sono molto consistenti. Eppure anche
la Germania, che ha relazioni commerciali
assimilabili alle nostre, ha scelto la linea
dura: le banche tedesche hanno congelato
i conti con lIran e gli scambi sono dimi-
nuiti del 20 per cento. In questo caso, vince
la linea francese, cio una scoppola alla
compattezza del fronte occidentale in un
momento in cui pareva sortire qualche ef-
fetto. Del resto, il premier Prodi ha incon-
trato Ahmadinejad, ma ancora aspetta di
essere ricevuto alla Casa Bianca.
DAlema si (s)copre a sinistra
Il ministro degli Esteri non aiuta la Nato, gioca la carta delleccezione
italiana sullIran e ha tre opzioni per dare addosso allAmerica. Su Israele
solo persino in Europa. Eppure non gli basta per avere la sua maggioranza
DISPACCIO IRACHENO
(Cundari segue nellinserto IV)
Roma. I talebani hanno rapito Daniele
Mastrogiacomo, inviato di Repubblica, che
si era spinto nella turbolenta provincia me-
ridionale di Helmand, dove ieri la Nato ha
lanciato loperazione Achille la pi gran-
de fino a oggi per ripulire la zona nord dai
fondamentalisti in armi. Mastrogiacomo
non dava pi sue notizie da domenica sera
e il telefono dellinviato risultava sempre
spento. Assieme a due guide era gi arriva-
to a Kandahar lex capitale spirituale
dei talebani nel sud del paese, la cui ricon-
quista lobiettivo principale della loro
campagna di primavera proveniente da
Kabul. Poi il giornalista di Repubblica de-
ve avere deciso di mettersi in viaggio verso
Laskargah, il capoluogo della provincia di
Helmand, dove si trova un ospedale di
Emergency. E la stessa strada sulla quale
stato rapito lo scorso autunno il freelance
Gabrielle Torsello. Un tragitto pericolosis-
simo, tenendo conto
che talebani e trup-
pe britanniche, che
si contendono il
controllo della zona,
stavano per darsi
battaglia. Mastrogia-
como aveva forse in
programma un in-
contro con i taleba-
ni. Domani ha
detto a Radio Capi-
tal vado a fare la
cosa bella. Aveva
anticipato di essere
pronto a un cauto
abboccamento, noi partiremo alle otto e
mezza di mattina, poi loro ci indicheranno
la strada, ora girate a destra, ecc. Ma
stato sequestrato.
Le prime notizie fornite da Qari Moham-
med Yousuf, uno dei portavoce dei talebani,
non lasciavano ben sperare: Abbiamo cat-
turato una spia inglese che sostiene di esse-
re un giornalista. Per le spie catturate dai
fondamentalisti e gli inglesi non godono di
buona fama la sentenza di morte gi
scritta. Poi devono essersi resi conto di ave-
re nella mani un ostaggio molto pi prezio-
so, maper unpo hannocontinuatoaconfon-
derelanazionalit del restolinviatodi Re-
pubblica parla perfettamente inglese ed
nato a Karachi, in Pakistan parlando di un
giornalista britannico. Il Foglio, grazie a
contatti in Afghanistan, aveva ottenuto dai
talebani il nome di uno degli interpreti cat-
turati, che si chiama Jamail, lo stesso di Ma-
strogiacomo. Ma sono stati gli stessi fonda-
mentalisti ad annunciare di avere nelle ma-
ni il giornalista italiano di Repubblica.
Non chiaro il luogo esatto dove stato
sequestrato Mastrogiacomo. Ma nella stessa
zona, la parte settentrionale di Helmand, la
Nato ha lanciato ieri unoffensiva per anti-
cipare il gi tanto annunciato grande attac-
co di primavera. Una forza durto composta
da4.500 soldati dellAlleanzaatlanticaemil-
le dellesercito afghano ha cominciato ad
avanzare alle cinque del mattino di ieri. Il
tenente colonnello Tom Collins, portavoce
della Nato a Kabul, ha spiegato di conside-
rarla unoperazione importante, simile a
quelle dello scorso anno, quando britanni-
ci e canadesi combatterono duramente per
liberare il sud infestato dalla presenza dei
guerriglieri fondamentalisti.
Le tattiche da esercito regolare
Ora lobiettivo liberare Musa Qalah, un
villaggio occupato dai talebani un mese fa,
dopo che una tregua concordata con gli an-
ziani del posto aveva consentito agli inglesi
di ritirarsi dallazona. I fondamentalisti han-
no scelto uninusuale tattica difensiva da
esercito regolare, scavando trincee e disse-
minando di mine il terreno, tattica perlome-
no vulnerabile davanti allavanzata di trup-
pe della Nato e afghani, appoggiati da tank,
aerei, elicotteri e mezzi blindati. Forse vo-
glionocombatteresecondoil dettamedi uno
dei loro leader militari pi feroci, il mullah
Dadullah, cheallesingoleazioni suicidepre-
ferisce le grandi battaglie campali, che esal-
tano la volont collettiva di martirio. Oforse
attendono lultimo momento per sciogliere
le righe e cominciare conla consueta tattica
di logoramento, fatta di imboscate, attentati
e assassini mirati. Inoltre, va garantita la si-
curezza della diga di Kajaki, ripetutamente
attaccata, che fornisce elettricit a due mi-
lioni di persone. Per i talebani sarebbe un
colpoimportante. Uninteraprovinciapiom-
berebbe nel buio e nellinstabilit.
Il timorechei talebani, messi sottopres-
sione, decidano di ripiegare verso la confi-
nante provincia di Farah, sotto comando ita-
liano, dove sta aumentando la presenza di
forze ostili. E la naturale evoluzione di un
fronte dove alcuni combattono e altri no.
Una volta saggiati quali sono gli anelli pi
duri e quelli pi deboli della catena, i tale-
bani lanceranno gli attacchi di primavera
contro gli schieramenti che avranno scoper-
to pi sguarniti e meno pronti non per le
ragioni militari che si decidono sul campo,
maper quellepolitichechesi decidonoaca-
sa a ingaggiare battaglia.
Viaggio a Kandahar e oltre
I talebani hanno rapito
linviato di Repubblica.
Parte loffensiva Nato
Mastrogiacomo sequestrato nella zona
in cui gli alleati lanciano lOperazione
Achille. I rischi per il comando italiano
Liberare il villaggio occupato
DANIELE MASTROGIACOMO
MASSIMO DALEMA
E
davvero divertente quando un grosso
scandalo a Washington finisce a van-
taggio di qualcuno. A quasi tutte le persone
coinvolte, lo scandalo Valerie Plame ha ar-
recato gravi danni. Lewis Scooter Libby,
ex capo dello staff del vicepresidente Dick
Cheney, stato condannato ieri per quattro
capi dimputazione su cinque, per ostruzio-
ne alla giustizia e falsa testimonianza forni-
ta durante linchiesta del procuratore fede-
ralePatrickFitzgerald. Nonper aver fattoil
nome di Valerie Plame ai giornalisti, ma
per aver mentito nel corso dellinchiesta.
Ora potrebbe andare in prigione per dieci
anni, o anche di pi. La persona al centro
dello scandalo, Valerie Plame, ha appena
firmato un contratto per un libro da 2,5 mi-
lioni di dollari, del quale, come ha gi an-
nunciato la Warner Brothers, si far anche
un film. Suo marito, lex ambasciatore Joe
Wilson, aveva gi guadagnato una piccola
fortuna con il suo libro, nel quale raccon-
tatalastessastoria: lidentitsegretadi Pla-
mecomeagentedellaCiastataproditoria-
menterivelatadaalti funzionari dellAmmi-
nistrazione Bush per vendetta contro le co-
raggiose rivelazioni fatte da suo marito. Ma,
a un esame pi attento, si scoperto che
Wilson non aveva raccontato quasi nulla di
vero. Wilson prima ha negato che sua mo-
glieloavesseraccomandatoper lamissione
inNiger. Il comitatodel Senatochehainda-
gato sul fallimento dellintelligence in Iraq
ha poi scoperto che questa affermazione
era falsa: sua moglie aveva in effetti propo-
sto il suo nome. Wilson ha scherzato sul fat-
to che una missione non retribuita in Niger
non rappresenta un autentico bottino. Al
tempo della missione, tuttavia, Wilson si
guadagnava la vita facendo il consulente a
Washington. Epochecosesonocapaci di au-
mentare il valore di un consulente quanto
la capacit di bisbigliare al telefono: Mi
spiace, suaaltezza, oggi sarfuori citt. Non
posse fornirle i dettagli, ma mi stato chie-
sto dallufficio del vicepresidente di partire
per una missione di grande delicatezza.
Wilson ha insistito sul fatto che la sua fami-
glia ha dovuto subire violazioni della pri-
vacy. Tuttavia, poco dopo, Wilson e Plame
hannoposatoper unserviziofotograficoper
Vanity Fair. Plame portava occhiali da sole
eunfoulard, haspiegatoWilson, per proteg-
gerlaeconsentirledi continuareil suolavo-
ro. Ma Plame ha svolto lultima missione al-
lestero non meno di quattro anni fa. Cosa
ancora pi sorprendente, Wilson ha riferito
in modo errato le sue scoperte. Secondo il
comitato del Senato, il rapporto di Wilson
non mise a tacere le voci sulla vendita di
uranio, anzi. La Cia non ha mai condiviso le
informazioni di Wilsonconlufficiodel vice-
presidente o con la Casa Bianca.
Intanto Armitage va alle feste
Scooter Libby lunico funzionario go-
vernativo messo sotto processo e ora con-
dannato per lo scandalo Plame. Eppure
Libby non stato la fonte di nessuna delle
storie che hanno rivelato lidentit di Pla-
me. Il nome di Plame apparso per la pri-
ma volta nel luglio 2003 in un articolo di
Bob Novak. Lautore delle rivelazione
stato lex sottosegretario di stato Richard
Armitage (il quale ha fatto trapelare la no-
tizia a Bob Woodward del Washington Po-
st). Con questa mossa Armitage ha forse vo-
luto punire Plame per lopposizione alla
guerra in Iraq espressa da suo marito? Dif-
ficile. Lo stesso Armitage aveva seri dubbi
sulla guerra. Il vero motivo? Piacere del
gossip: uno dei pi loquaci chiacchiero-
ni della capitale. Armitage ha violato la
legge rivelando il nome di Plame? No. La
legge americana protegge soltanto liden-
tit di agenti in missione segreta. Plame
aveva smesso di svolgere questo genere di
missioni da anni. Fitzgerald ha scoperto
queste cose fin dal primo giorno in cui si
occupato del caso. Ma, anzich processare
Armitage (o chiudere il caso), andato
avanti. Ha persuaso Armitage a tenere na-
scosta la verit ai suoi colleghi fino a quan-
do lo stesso Fitzgerald fosse riuscito a tro-
vare un modo per incriminare un membro
di alto profilo dellAmministrazione. Armi-
tage, che ha mentito ai colleghi, ora pro-
prietario di una societ di consulenza di
grande successo. Viene citato sulla stampa
e invitato alle feste. Wilson, che ha menti-
to alla nazione, nominato nei brindisi
che si fanno a Hollywood. Libby stato
condannato per avere mentito agli investi-
gatori su un segreto che non era un segre-
to e su una rivelazione che non era una ri-
velazione.
David Frum
(traduzione di Aldo Piccato)
ANNO XII NUMERO 56 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007
I
nuovi diritti, installandosi nella vita
quotidiana, modificano velocemente il
linguaggio, la cultura, la sensibilit pubbli-
ca, le regole del bon ton. Mai pi battute
corrive sudonne e omosessuali, genere An-
dreotti o Berlusconi. Nelle trasmissioni te-
levisive ti accorgi della paralisi che afferra
alcuni quando avvertono che nella foga del
discorso scappa un termine messo al ban-
do. La definizione considerata offensiva
muore in un gorgoglio imbarazzato, nello
sguardo perduto di chi si sente colto in fla-
grante peccato di arretratezza semantica.
Solo un outsider culturale come Vittorio
Sgarbi ha ancora la spavalderia di afferma-
re che nei confronti dellomosessualit
non bisogna abbassare la guardia, facen-
do uscire dai gangheri Cecchi Paone, men-
tre Camillo Langone ha alzato unode ai
giorni pre-disegno di legge Mastella, giorni
spensierati in cui si poteva dire donne e
motori gioie e dolori. E per la semiotica
perbenista a cui da tempo siamo abituati
non riesce a moralizzare le pulsioni
profonde che si agitano in recessi remoti,
laddove gli spiriti animali delluomo arcai-
co ancora suggeriscono al cervello battu-
L I NCREDI BI L E AL L ARME DEL L I BERAL E OL ANDES E MARK RUT T E
tacce che la bocca non osa pi pronunciare.
Il problema leccezionalismo italiano, e si
vede che da noi c la chiesa che colonizza
le coscienze e forse pure linconscio; vuoi
mettere in Svezia (gli svedesi sono morti
che camminano, ha urlato Sgarbi a Cecchi
Paone che ne vantava la civilt). O magari
in Olanda. L s che sono andati avanti, e
hanno creato una nuova sensibilit davve-
ro, non solo la versione di facciata che ne
abbiamo noi. Se in Italia ancora qualcuno
capace di ridere a una battuta sguaiata, l
non pi, sono riusciti a sradicare ogni scor-
retto senso dellumorismo, e pure il senso
comune. Grazie a questo riallineamento
culturale nessuno ha sgranato gli occhi n
ha fatto un commento appena scomposto di
fronte allultima uscita pubblica di Mark
Rutte, capogruppo parlamentare del Vvd, il
partito liberale olandese. A Rutte venuto
un dubbio grave, un dubbio etico: giusto
promuovere le cure palliative, ma il risulta-
to non sar una diminuzione delleutana-
sia? Non accadr che di fronte a un eccesso
di offerta terapeutica, leutanasia si trasfor-
mi in unopzione non competitiva? Se il ri-
corso alla dolce morte, che gi percen-
tualmente limitato, crollasse, vorrebbe dire
che non c pi libera scelta. In una societ
autenticamente liberale, leutanasia deve
rimanere unalternativa praticabile e op-
portunamente bilanciata. Altrimenti ci sa-
rebbe una sorta di alterazione del libero
mercato, una concorrenza truccata tra le va-
rie offerte di fine vita. Ma Rutte non si fer-
mato qui. La sua riflessione lo ha condotto,
per analogia, a denunciare un rischio simi-
le anche per laborto. La possibilit di dare
i bambini in adozione, che il governo olan-
dese vorrebbe incoraggiare, non finir per
ripercuotersi sul ricorso allinterruzione vo-
lontaria della gravidanza? Aborto ed euta-
nasia non devono diminuire, sarebbe una
sconfitta per una nazione civile: che fine fa-
rebbe la libera scelta?
Nel paese del protocollo di Groningen,
dove i neonati disabili possono essere eli-
minati, il rispetto rigoroso della libert del
singolo ha per strani esiti. Gi in un arti-
colo pubblicato nel 93 sulla rivista Bioeti-
ca, lesperto olandese Harry Kuitert ha
precisato che si pu parlare correttamen-
te di eutanasia solo se un medico pone fi-
ne alla vita di un malato terminale dietro
CRONACA DI UNA NAV I GAZ I ONE S PERI COL A T A I N I NT ERNET
Recensioni dangereuses da fare invidia alla penna di Piero Citati
U
n insaziabile bibliofi-
lo dalle frequentazio-
ni gutenberghiane, uno
che si tuffa fra incunaboli
e pagine di Alias in cer-
ca di segni ulteriori. Pro-
prio questappassionato frui-
tore letterario, non contento di
conoscere gi molte cose, riuscito perfino
a penetrare nellaldil dellesercizio criti-
co, segnalandomi un luogo dove la scienza
empirica della recensione trova la sua nuo-
va primavera. Si tratta di un portale di zoc-
cole. www.escortforum.com, dov il banner
della free fuck lottery, l proprio ieri si
leggeva: Mancano solo 25 giorni allestra-
zione! Iscriviti adesso come Utente Pre-
mium e vinci la possibilit di scopare la
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Questa proposta valida fino a 300 euro /
prenotazione per unora, quindi se scegli
una ragazza per 250 euro allora, gli altri 50
euro non ti verranno pagati
L accantocanchelavoceutileal nostro
discorso: il link Recensioni. Testuale. Non
vi lavora Pietro Citati, tuttavia ugualmente
c da imparare: concisione, rifiuto della ri-
dondanza e oggettivit. La prima recensione
di Govoiade per SoniaComo: bj cabrio,
posizioni varie ed entrambe i canali sinto-
nizzabili, direi piuttosto freddina e distacca-
ta quasi evanescente assorta nei suoi pen-
sieri, il primo shot andato bene perch la
vista di quel culetto mi ha impennato lecci-
tazione ed anche il bbj di buona fattura con
69 incluso ha contribuito, ma dopo venti mi-
nuti di stantuffaggio del secondo round ho
dato forfait, la libido era scesa parecchio,
non sa n dare e n trasmettere un minimo
di eccitazione e non parlatemi di feeling. Io
sono un tipo tranquillo educato e sempre
gentile non sono un figo ma nemmeno un
cesso insomma direi che il mio giudizio
senza lode e senza infamia io non ci torno.
Rattuso stronca invece Lisa: Ha una vo-
ce dolce e leggera, invogliante. Lindirizzo
che fornisce non quello esatto, quando la
chiami ti spia dalla finestra e ti d le coor-
dinate per raggiungerla veramente. Comin-
cio a guardarla con una panoramica dalle
gambe verso lalto: bellissima, ma il viso
un po strano, non mi convince Le chiedo
di quantificare e lei spara subito 200 euro x
una mezzoretta: le dico che non ci siamo
proprio e lei mi chiede una contro-offerta:
io ho subito dimezzato, e lei ha accettato co-
munque. Poi prima di darglieli mi accorgo
di averne solo 90 ma non ha fatto storie. Di-
ce di venire dal Portogallo (ma poteva pure
restarsene l!!!) e che si ferma qui per pochi
giorni ancora. () Si alza subito dopo dicen-
do che va a prendere della carta x pulirmi,
apre la porta (che era chiusa a chiave), esce
e la richiude (senza chiave), mi porta la car-
ta mi pulisco e mi fa lavare in bagno, poi
torna in camera a prendere la carta e infine
torna in bagno. Durante questi spostamenti
ho notato un comportamento stranissimo
non apre mai una porta senza prima chiu-
dere la precedente proprio come a The
Meglio fraintendere
Cronista americano a Roma
guarda il suo decimo Sanremo
e fa finta che sia il Superbowl
Ciagate e paradossi
Libby stato condannato per aver
detto il falso in uninchiesta su
un segreto che non era un segreto
Others, il film con Nicole Kidman.
Anche Pinuglioro severo recensendo
Graziella: bj senzadiscretomarivoltoafar-
ti arrivare subito, 50 euro extra per presen-
za amica manuela viareggio che si limita-
ta a toccare unpoco senza nemmeno toglier-
si i pantaloni. Da evitare.
Con Valentina Viscon recensita da The
Guruc finalmente la rivelazione del talen-
to: Salgo e mi apre la porta in sottoveste di
seta avorio al telefono stupenda
Mentre telefona vengo assaltato dai suoi 2
carlini: Romeo di 3 anni e Giulietta di appe-
na 2 mesi e 1/2La vedo muoversi e noto un
bel seno, perizoma bianco il viso una
piacevolesorpresa, mi colpiscelaboccacar-
nosa finisce la telefonata e si dispera per
il cagnolino + piccolo gli cambia il panno-
lino, s proprio il pannolino scambiamo
qualche parola ma lei a conversare a fiu-
me mi fa entrare in camera in unatmosfe-
ra molto sensuale per la presenza di molte
candele accese, dolci aromi ed un arreda-
mento molto elegante e gradevole mi dice
di spogliarmi accomodati sul letto conti-
nuiamo a parlare dei suoi cani ancora in
sottoveste sul braccio un tatuaggio come
pure sul polso lunghi capelli scuri
brianzola mi porta in bagno tutto ricoper-
to di specchi e mi lava mi ritrovo a strin-
gerla tra le braccia parlando della cena, di
Milano, dei cani. Dai nostri recensori c
da imparare. Le citazioni sono un po lun-
ghe, vero, ma, prima regola della critica,
come ci insegna proprio Citati, non si so-
vrappone commento a commento.
Fulvio Abbate
sua richiesta. Ma nello stesso testo si am-
mette come, in un anno, ben mille pazien-
ti su duemilatrecento siano stati addor-
mentati definitivamente senza aver espres-
so alcun consenso. Lo studioso spiega che
si tratta di normale pratica professiona-
le, ma evidente il paradosso di una pra-
tica fondata sulla libera scelta che viene
applicata a chi non ha scelta.
I paradossi italiani sono meno clamorosi,
per adesso si limitano a qualche piccola in-
sensatezza che i giornalisti non sottolinea-
no. Comelepreoccupazioni sullapossibilit
che il malato che vuole leutanasia possa
morire prima del fatidico momento, quello
liberamente scelto. Sul Corriere della Sera
di qualche giorno fa i radicali lanciavano
un allarme: perch un medico potesse dare
corso alla richiesta di sedazione terminale
bisognava far uscire Giovanni Nuvoli dallo-
spedale di Sassari in cui ancora oggi rico-
verato e portarlo a casa, ma cera il rischio
che morisse durante il trasporto. Qualche
lettore italiano, perplesso, si sar chiesto
dov la differenza; il liberale Rutte avreb-
be potuto illuminarlo.
Eugenia Roccella
C
i sono alcune cose che non si riuscir
mai a comprendere. Altre che non
nemmeno utile comprendere. E infine c
quello che addirittura meglio fraintende-
re. Per un americano che ha ora raggiunto
la quota di dieci festival di Sanremo
guardati e non guardati, ascoltati e poi
spenti per limbarazzo (sia per lesecutore
che per lascoltare) e letti sui giornali in
modo pi attento di quanto vorrebbe am-
mettere ormai giunto il momento di de-
cidere una volta per tutte in favore dellul-
tima delle possibilit citate. Potrebbe esse-
re lunico modo per trovare quella pace e
quella chiarezza che continuano a eludere
il povero Pippo Baudo.
Lamericano viveva ancora in California
quando ha sentito parlare per la prima vol-
ta di Sanremo. La sua futura moglie (italia-
na) stava parlando con una sua amica (an-
che lei italiana) dellappena conclusa qua-
rantasettesima edizione, che stata lundi-
cesima e ultima presentata da Mike Bon-
giorno (il che non significa affatto che non
ne presenter pi, o che Giulio Andreotti
non possa essere ancora candidato a fare il
primoministro!?). Entrambenegli Stati Uni-
ti per studiare, e probabilmente anche per
sfuggire a un certo parrocchialismo italia-
no, le due ragazze si erano date appunta-
mento ogni sera in un appartamento di San
Francisco per guardare ogni istante del fe-
stival, trasmesso da Rai International. (Ul-
teriore prova del fatto che litalianit si tro-
vaveramentesoltantoallestero). Cercarono
di spiegare allamericano che cosa era esat-
tamente questo festival. Malgrado la loro
nostalgia, le due italiane non cercavano di
sostenere che Sanremo era bello o brutto
da vedere. Era semplicemente che lo si
guardava perch era Sanremo.
Lamericano era perplesso. Allora, dalla
descrizione, il paragone pi simile che gli
venne in mente era un mediocre show tele-
visivo della domenica sera intitolato Star
Search, presentato da una goffa e anzia-
notta celebrit, Ed McMahon, che aveva fat-
to da spalla nel brillante show di Johnny
Carson. Lamericano non ne era certo con-
sapevole, ma in effetti Sanremo non era
molto diverso da Star Search, tranne che
per il fatto che i cantanti erano gi famosi
e che la musica era persino peggiore e che,
naturalmente, laudience era enorme. Ora
invece pensa, in cerca di volontari frainten-
dimenti, che possa essere lequivalente ita-
liano del Superbowl, la finale del torneo di
football americano, di solito giocata da due
squadre nei confronti delle quali la mag-
gior parte degli spettatori non ha alcun at-
taccamento, con una pessima qualit di gio-
co, e con unaudience enorme un rituale
televisivo nazionale perfetto per una picco-
la scommessa con i tuoi amici. Sfortunata-
mente, questa analogia nonpermette di sta-
bilire se il presentatore di Sanremo sia lar-
bitro della partita oppure il quarterback
della squadra perdente.
Soprattutto Pippo
Questaconsiderazioneriportail disorien-
tato americano a Pippo. La moglie italiana
ora preferirebbe guardare Friends, ma il
marito ha in mano il telecomando e conti-
nua a cambiare canale per vedere che cosa
sta succedendo al teatro Ariston. Natural-
mente, se c un italiano che canta, ricam-
bia subito canale. Quello che gli interessa,
infatti, sono i momenti di spettacolo di bas-
so livello che un italiano non potrebbe no-
tare, ma che per lui rappresentano lessen-
za di ci che fa dellItalia un paese ancora
straniero. Stranamente, PippoBaudosi al-
lo stesso tempo trasformato agli occhi del-
lamericano. Prima gli appariva come una
qualche sorta di incredibile anacronismo,
privo di tutto ci che il suo lavoro dovrebbe
richiedere: spirito, graziaebellaspetto. Ora
invece gli appare come lanima buona di
una vecchia nazione, la sola figura che pu
criticare il Papa, Berlusconi e Prodi nel gi-
ro di un mese e senza sembrare un critico-
ne. La spiegazione, simile a quella delle ra-
gazze per Sanremo, semplicemente per-
ch Baudo. Al dopofestival di marted,
Baudo mangiava uncannolo siciliano e par-
lava di quanto fosse importante la battaglia
contro la fame e la povert. S, Pippo il
guardianodi tuttocicheprevedibileeri-
corrente nella cultura italiana, buono o cat-
tivo che sia, esportabile o non esportabile.
Per lamericano, il presentatore e il suo
Sanremo non sono pi una metafora per il
sistema politico italiano frantumato o della
gerontocrazia italiana, Baudo invece co-
me il proprietario di una buona trattoria, o
il padre della sposa italiana bellina. Eh s,
le donne italiane sono prevalentemente
belle, e non c bisogno di migliorare n il
cibo n la musica. Il primo perch il mi-
gliore del mondo, la seconda perch la
peggiore. Avete capito? No? Nemmeno la-
mericano. Ah, meglio cos.
Jeff Israely
(traduzione di Aldo Piccato)
Piano con le cure palliative, se no la dolce morte non sar pi competitiva
UN MAL A T O CONT ES O, PER I MEDI CI NON E UN AL T RO CAS O WEL BY
Quello su Nuvoli accanimento terapeutico o eutanasico?
G
iovanni Nuvoli, cinquantatr anni
det, ventitr chili di peso, affetto da
sclerosi laterale amiotrofica, ha chiesto
dal suo letto nellospedale Santissima An-
nunziata di Sassari di morire. Lo ha fatto
nel settembre scorso con una lettera al
presidente della Repubblica Giorgio Na-
politano domandando che si rendesse di-
sponibile un medico per staccare la spina
di quel macchinario che lo tiene in vita. Il
pubblico ministero Paolo Piras rispose
che era impossibile autorizzare un medico
esterno allospedale a entrare ed esaudire
la richiesta. La moglie di Nuvoli, Maddale-
na Soro, reag male al diniego, disse che
sarebbe ricorsa a un viaggio in Svizzera o
in Olanda per accontentare il marito. Nu-
voli ha ripetuto il suo proposito qualche
giorno fa, davanti alle telecamere di Porta
a Porta, la trasmissione di Bruno Vespa
andata in onda ieri sera. Lo ha sempre ri-
badito in questi mesi la moglie che si auto-
definisce sua addetta stampa e che ne
interpreta i movimenti delle pupille e i
battiti di ciglia, unici movimenti che gli so-
no consentiti dal suo corpo, utili per ri-
spondere a domande dirette e per indica-
re le lettere di un alfabeto stampato su un
cartello di plexiglas. Nuvoli ha, per, an-
che chiesto di essere curato, ha accettato a
pi riprese farmaci e attenzioni che ne
protrarranno lesistenza, ha comunicato
desideri diversi da quello di morire.
Forse tutto lerrore sta nella semplifica-
zione secondo cui Nuvoli sarebbe il Welby
sardo, facile accostamento mediatico che
induce nella tentazione di rendere solare
una vicenda, invece, alquanto complessa e
fuliginosa. Durante un recente convegno,
Agostino Sussarellu, presidente dellordine
dei medici di Sassari e anestesista nel re-
parto in cui ricoverato il malato, ha affer-
mato che Nuvoli non Welby, i due casi
sono molto diversi. Secondo Sussarellu ci
troviamo di fronte a un caso non lineare.
Altrimenti non avrebbe un giorno rifiutato
la terapia antibiotica, e poi invece accetta-
to una trasfusione di sangue e una terapia
salvavita. Intanto il 12 marzo arriver un
sintetizzatore vocale a comando visivo che
stato acquistato dallospedale e con cui
luomo potr esprimersi, mandare messag-
gi e-mail, ricevere telefonate e navigare su
Internet. La settimana scorsa Nuvoli ha gi
fatto delle prove con questo macchinario
che riesce a tradurre in suoni i suoi sguar-
di. Ha salutato la moglie (Ciao Maddale-
na) e ha detto il nome del primario della
rianimazione (Demetrio Vidili). Secondo
la consorte, il sintetizzatore fugher i trop-
pi dubbi sulla vicenda, finora affidati alle
diverse interpretazioni delle persone che
hanno interloquito con lui.
Domenica 25 febbraio, Mario Melazzini,
medico oncologo di Pavia anchegli affetto
da Sla e presidente di Aisla, lassociazione
che riunisce la maggior parte di malati di
Sla italiani, andato a trovare Nuvoli. E
stato con lui un pomeriggio e, da solo, per
un quarto dora, il tempo necessario per
chiedergli se voleva morire spontanea-
mente (e non ha avuto risposta), mentre ha
ricevuto un s alle domande se desidera-
va accettare le cure e se acconsentiva che
tornasse a trovarlo. Le rivelazioni che poi
Melazzini ha diffuso attraverso la stampa
hanno scatenato un putiferio, persino las-
sociazione di consumatori Aduc ha dira-
mato un feroce comunicato stampa contro
il presidente di Aisla. Ma soprattutto sta-
ta Maddalena Soro a controbattere alle af-
fermazioni di Melazzini con una lettera al
leader radicale Marco Pannella. Ha scrit-
to la signora Nuvoli: Sia Giovanni che io
abbiamo sentito il bisogno di dare un sen-
so diverso alla sua morte, cercando di con-
tribuire ad abbattere questo muro insop-
portabile di ipocrisia e idiozia benpensan-
te che continua a circondare la materia
del nostro paese. Abbiamo cio voluto far-
ne una battaglia politica. Prima della fir-
ma aggiunge: Vi chiedo di aiutarmi ad ac-
celerare i tempi. E i tempi, infatti, si sono
accelerati tanto quanto si velocizzeranno
le polemiche nei prossimi giorni. Roberto
Santi, medico di Sestri Levante, che gi
sera detto disponibile ad accontentare le
volont di Piergiorgio Welby, s detto
pronto a far morire Nuvoli non appena
me lo chieder. Ma Santi, medico chirur-
go della Asl 4 di Genova, collaboratore del-
lassociazione Luca Coscioni, autore di li-
bri i cui titoli sono Camici sporchi e Io,
il dottor morte, s spinto pi in l, accu-
sando gli anestesisti sassaresi di essere dei
nemici, disposti ad allearsi con questa
brutta malattia degenerativa per prolun-
garne ed amplificarne gli effetti e la deva-
stazione. I medici dellospedale, da parte
loro, confermano al Foglio lintenzione a
procedere per vie legali contro il collega
ligure. Riguardo ai discordanti segnali che
ogni giorno Nuvoli manda relativamente
alla propria sorte, i dottori segnalano il fat-
to che i cambi di opinione del paziente
non variano di giorno in giorno, ma di ora
in ora. Santi, che ha trascorso unora e un
quarto del pomeriggio di sabato con Nuvo-
li, ha dichiarato essere chiarissima la sua
volont di morire. E impossibile non capi-
re o avere dubbi sulle sue risposte se ci si
avvicina al suo capezzale senza pregiudi-
zi. Ieri, per, Nuvoli ha fatto sapere trami-
te la moglie che per ora voglio andare a
casa, poi ci penser.
Ma anche il possibile ritorno tra le mu-
ra domestiche sar problematico. Nei
giorni scorsi Maddalena Soro sarebbe ad-
dirittura stata sul punto di denunciare il
primario Vidili per sequestro di persona
(lo aveva gi fatto tempo fa, accusandolo di
violenza privata, imputazione poi subito
archiviata dalla procura). Gioved scorso,
a seguito di una lettera controfirmata da
uninfermiera, Nuvoli aveva chiesto lin-
tervento del pubblico ministero Piras il
quale era subito accorso in ospedale per
sincerarsi delle sue volont. Solo dopo
avergli spiegato che un trasferimento a ca-
sa sarebbe stato impossibile e pericoloso,
il paziente avrebbe fatto intendere di vo-
ler rimanere in ospedale. Il ritorno, a cui
lamministrazione ospedaliera stava gi
pensando, difficile da organizzare. Non
solo un problema tempistico. Ufficiosa-
mente, gli addetti dellAdi (assistenza do-
miciliare integrata) fanno sapere al Foglio
di stare preparando una lettera in cui
spiegheranno di essere dubbiosi sulla pos-
sibilit di poter prestare assistenza domi-
ciliare a Nuvoli. Il motivo, dice un medico
dellospedale di Sassari al Foglio, che
nessuno mai accetter di entrare in una
casa dove si recher anche Santi. Sappia-
mo cosa andr l a fare. Ma c anche una
vicenda pregressa di cattivi rapporti tra la
famiglia e gli addetti ospedalieri. Nuvoli
avvert i primi sintomi del male nel 1998 e,
nei primi mesi del 2003, a causa del peg-
gioramento delle condizioni, acconsent
ad essere tracheotomizzato. Dopo le cure
necessarie, il malato fu riportato nel suo
appartamento, ma, circa un anno fa, fu di
nuovo ricoverato nel reparto di rianima-
zione. Perch fu riportato in ospedale? La
signora Soro ha pi volte raccontato che
erano nate delle incomprensioni con gli
infermieri, i quali erano, a suo dire, im-
preparati sia a curare sia a intendere le
volont del marito.
Due settimane fa, il settimanale Tempi
ha pubblicato due lettere riservate risalen-
ti al periodo di interruzione del rapporto:
una degli infermieri dellAdi, unaltra degli
addetti del comune di Alghero. Entrambe
danno unaltra versione dei fatti. A quanto
si legge nelle missive, gli infermieri avreb-
bero rifiutato di recarsi a casa di Nuvoli a
causa di notevoli difficolt operative.
Nella lettera che i responsabili dei servizi
sociali indirizzano allAsl si legge che al
momento non sussistono le condizioni per
riattivare il servizio e che qualora il si-
gnor G. N. facesse rientro a casa, questo
Servizio per cause ad esso non imputabili
non potr dare alcun contributo e si sentir
esentato da qualsiasi responsabilit. Nel-
laltra missiva, quella degli infermieri del-
lAdi, si spiega che non si mai vista la vo-
lont della moglie del paziente di collabo-
rare fattivamente al servizio. Si parla di
pratiche infermieristiche giornalmente
motivo di discussione, di esplicite richie-
ste di svolgere mansioni domestiche qua-
li la pulizia e ligiene del bagno, di porta-
re via la spazzatura, di sciacquare i bicchie-
ri e i pentolini, di aver subito violenze
psicologiche, insulti, vessazioni, parolacce,
bestemmie, minacce, strattonamenti, provo-
cazioni e continue allusioni, addirittura di
non essere potuti entrare in casa perch
la signora si rifiutava di far entrare delle
infermiere sostenendo che avessero la gon-
na troppo corta e il seno esageratamente
prosperoso. Concludeva un anno fa la let-
tera: Fin da oggi non si recheranno pi
presso il domicilio del paziente.
Emanuele Boffi
AMMALATO DI SLA, DICE DI VOLER MORIRE, POI CHIEDE DI TORNARE A CASA PER PENSARCI, RIFIUTA LE CURE E POI LE ACCETTA
Vi ringrazio termosifoni,
forni elettrici, linee telefo-
niche ad alta velocit, divani Baxter, tap-
peti Designers Guild, che mi trattenete
nella casa del privilegio urbano. Senza di
voi avrei ceduto alle lusinghe della solitu-
dine selvatica, dopo aver letto il Trattato
del ribelle di Jnger e adesso I nuovi
eremiti di Isacco Turina (Medusa), inda-
gine sul mondo misterioso degli anacore-
ti cattolici italiani, il cui numero in mo-
tivata crescita. Mi sarei ritirato a Ofena
sulle pendici del Gran Sasso, nellAbruz-
zo amato, avrei smesso di leggere i giorna-
li emi sarei datoaprodurreformaggio. In-
vecegrazieavoi restonel mondo, dovesto
pi comodo e d pi fastidio.
PREGHIERA
di Camillo Langone
THE RIGHT MAN
Saluto Umberto Croppi,
per forse lo deluder un po.
Gli antenati che si fecero
fervidi sostenitori dellantifa-
scismo militante della nuova si-
nistra non lo fecero almeno: non soltan-
to e non tanto per rifarsi una vergi-
nit, se questa espressione significa un
opportunismo e una rimozione ulteriore.
Io penso che molti di loro abbiano davve-
ro riconosciuto una seconda occasione di
coraggio e di dedizione personale, e vi si
siano impegnati. La compromissione pas-
sata, e soprattutto la sua dissimulazione,
non tolsero sincerit a quellimpegno, e
gli aggiunsero un di pi di intransigenza.
Per questo la loro inclinazione resta inte-
ressante: lo sarebbe assai poco se fosse
stata solo vanit e autoindulgenza. Dico
anche lho detto tante volte che,
senzaltro per quello che mi riguarda,
quegli antenati furono compagni di cam-
mino e a volte amici, ma non responsabi-
li delle nostre scelte, di cui fummo re-
sponsabili in proprio, se non altro per
lorgoglio e la sicumera che ci muovevano.
E per questo che, pur dubitando anchio
di aver capito bene la lettera di Croppi e
la risposta del direttore, considero la que-
stione, per il resto, ormai irrilevante.
PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri
CONFORMISMI
WILL TELL
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ANNO XII NUMERO 56 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007
EDITORIALI
Prodi si mette in mezzo
I
talebani hanno ottenuto una picco-
la ma significativa riconquista terri-
toriale nel sud dellAfghanistan, e sul-
la loro scia al Qaida, motore del terro-
rismo internazionale e della sua rete
europea apparentemente in sonno da-
gli attentati londinesi del luglio 2005,
si garantisce nuove protezioni. Il
Pakistan nuclea-
re, conteso tra oc-
cidentalisti e
islamisti, partico-
larmente forti negli
apparati dei servizi
segreti che custodi-
scono Osama bin La-
den, al centro del
grande gioco strategi-
co, come sempre in
coppia con il rivale in-
diano, nucleare an-
chesso. A cerchi
concentrici, il fuo-
co della crisi rag-
giunge il mon-
do iraniano-
sciita e si
estende a
tutto il medio
oriente, compresi lArabia Saudita, lI-
raq, la Siria, lEgitto, il Libano e la Pa-
lestina, e un aspetto decisivo della cri-
si il suo carattere prenucleare parti-
colarmente visibile a Teheran. Si pu
esorcizzare lo scontro di civilt finch
si voglia, ma quello scontro in corso,
ha il carattere della guerra di lunga
durata, ha lo sfondo religioso noto co-
me islamismo politico, loccidente e
lEuropa ne sono investiti in pieno.
Che fare? E ovvio: combattere. In-
vestire di pi nella difesa, mettere ri-
sorse e tecnologia a disposizione del-
le truppe al fronte, unire le forze in-
torno alle istituzioni militari interna-
zionali, come la Nato che in Afghani-
stan benedetta e incoraggiata a com-
battere dallOnu. Le conferenze di pa-
ce ci sono gi state, co-
me a Bonn dove fu
tracciato il percorso,
rispettato, che ha
portato alla formazio-
ne di unautorit centrale
a Kabul, e tra unelezione e
laltra a un dato straordinario
e, per il nemico, formidabile,
temibile: gli studenti, com-
prese le donne, in
Afghanistan
sono passati
in cinque
anni da uno a
cinque milio-
ni. Infatti
si molti-
pl i cano
gli attac-
chi alle
scuole secolari, visto che lisla-
mismo politico prevede solo quelle
coraniche, le madrasse dove si inse-
gnano odio antioccidentale e terrori-
smo. Ieri in questo contesto partita
loffensiva per impedire lassedio tale-
bano di Kandahar, con truppe e forze
aeree britanniche, canadesi e ameri-
cane. LItalia di DAlema e Parisi dove
sta? Altrove, spesso isolata anche in
Europa, a predicare alle farfalle e a
censurare con il ditino alzato gli occi-
dentali che combattono.
Q
uando i genitori misconoscono la lo-
ro creatura inevitabile che questa
si ritrovi esposta alle intemperie. E ac-
caduto nella commissione Giustizia del
Senato, dove il presidente Salvi ha an-
negato di rilievi giuridici il disegno di
legge sui Dico firmato dalle ministre
Pollastrini e Bindi. Salvi reclama un te-
sto unificato sul quale lavorare, visto
che in commissione ce ne sono gi die-
ci. E ha stabilito che tale testo non pu
essere quello governativo, perch ri-
schia dinfliggere un lavoro ingrato ai
tribunali pi di quanto possa conforta-
re lamore fra conviventi. Il senatore
Salvi uomo terragno e vorr far pesa-
re certe avanzatissime vedute intorno
alle coppie di fatto. Tra le sue mani si
trovano varie proposte al cui confronto
il ddl dellesecutivo pu essere scam-
biato per uniniziativa sciatta e imbaraz-
zata, oscurantistica perfino. Alcune di
queste sono ben piantate nellidentit
duna sinistra poco disposta allo svapo-
ramento della lotta di genere improvvi-
samente espunta, per quieto sopravvi-
vere, dal dodecalogo di Prodi.
Se quello di Salvi un colpo di sini-
stra, e non di grazia, sulla questione, il
bello di una disputa considerata morta
fino a ieri dovr ancora arrivare. La co-
scienza bimillenaria della chiesa lha se-
gnalato con tempismo, ieri, durante una
conversazione libresca col teodem Lui-
gi Bobba, attraverso la voce del cardina-
le Bertone: i cattolici in politica non so-
no la longa manus ecclesiastica, ma il
naturale destinatario di una chiesa che
non rinuncer alla prerogativa pubblica
dilluminare le coscienze.
R
omano Prodi ha deciso di giocare
in prima persona linizio della par-
tita sulla riforma elettorale, che aveva
definito assolutamente prioritaria in
Parlamento, senza avvertirne prima i
partiti della sua maggioranza. Proba-
bilmente teme che mettere in collega-
mento con lopposizione Massimo DA-
lema, Francesco Rutelli o Piero Fassi-
no, dei quali si fida poco, potrebbe
creare il clima per discutere del dopo
Prodi. Cos ha deciso di muoversi in
prima persona, di disdire la riunione
dellUlivo sulla riforma elettorale, for-
se con lidea di assumere un ruolo di
tutore e di garante, un po difficile da
conciliare con quella di leader di una
maggioranza, seppure sbrindellata. E
evidente che in questo modo Prodi ri-
schia di fare la fine della mosca coc-
chiera, visto che se c un argomento
sul quale i partiti non si sognano nep-
pure di cedere sovranit proprio
quello elettorale. Per bisogna anche
constatare che lunico a muoversi, il
che, nella situazione di paralisi delle
forze di maggioranza e di indecisione
di quelle di opposizione, gli pu dare
un vantaggio, se non altro di immagine.
Inoltre, visto che il tema elettorale
per sua natura destinato a sperimenta-
re maggioranze sganciate dal vincolo di
coalizione, Prodi vuol far capire che,
anche su questo terreno, intende gioca-
re un ruolo. LUlivo, che non ha propo-
ste e che diviso sul referendum, gli
agevola lincursione, anche se prima o
poi i partiti si riprenderanno lo spazio
che loro proprio, se non vogliono ri-
schiare di perdere ogni funzione.
Dico, ma non dovevamo vederci pi?
Scontro di civilt
Salvi fa capire che il bello viene ora. Infatti arriva subito il cardinal Bertone
La tenacia talebana rivela portata e profondit della guerra in corso
Sulla riforma elettorale scavalca i partiti. Rischia, ma almeno ci prova
Lo scudo cambia le alleanze
L
o scudo di Bush, come le guerre stel-
lari di Reagan, ridisegna rapporti di
forza e alleanze. Le frontiere euroatlan-
tiche toccano Russia e Iran, e la Nuova
Europa la nuova protagonista della
Nato. Mosca reagisce alla sovietica, rie-
laborando la dottrina militare e puntan-
do i missili contro Polonia e Repubbli-
ca ceca, che ospiteranno un radar e una
batteria di intercettori. Non bastano le
rassicurazioni di Washington che lo
scudo non diretto contro la Russia,
ma serve a proteggersi da Iran e Co-
rea del Nord. Mosca vuole tornare a gui-
dare laltra polarit del mondo. Vittima
colpevole di questa pace fredda
lEuropa che, priva di una strategia di
difesa e alle prese con la guerriglia
energetica russa, si dimostra divisa, in-
capace di scegliere da che parte stare.
Austria e Lussemburgo stigmatizzano la
Nuova Europa, la Francia defilata ma
non appoggia liniziativa americana. Da-
nimarca e Regno Unito preferiscono il
sistema di difesa ai missili sulle nostre
teste. Angela Merkel vuole una discus-
sione calma alla Nato perch lo scudo
rimette in discussione lAlleanza.
La cancelliera chiede pi dialogo
con Mosca, ma sta con gli Stati Uniti
perch lo scudo essenziale alla nuo-
va Nato. Anche il nostro ministro degli
Esteri, Massimo DAlema, vuole un di-
battito europeo, ma per invitare alla
prudenza Varsavia e Praga. In realt
come ha detto il suo omologo ceco Ka-
rel Schwarzenberg chi ha a cuore la
sicurezza europea del futuro sa che ab-
biamo tutti bisogno di un sistema di di-
fesa contro i missili.
Sta nascendo una nuova Europa e una nuova Nato. LItalia con chi sta?
Milano. Se le trattative con la francese
Axa per la vendita del 50 per cento di Mps
Vita andranno a buon fine, il Monte dei Pa-
schi di Siena incasser circa 1,1 miliardi di
euro, cifracheporterledisponibilitliqui-
de della banca senese a oltre 2 miliardi.
Negli ultimi mesi il presidente Giuseppe
Mussari ha tagliato molte partecipazioni di-
venute non strategiche. Ha venduto l1,6 per
centodi Generali aMediobanca, incassando
una plusvalenza di oltre 200 milioni, e ha ri-
dotto la quota in Finsoe (mossa che ha san-
cito la rottura dellasse con Unipol), incas-
sandoneoltre350. Mussari inquesti mesi ha
anche stretto nuove alleanze come quella
con il fronte bazoliano. Di tutti gli azionisti
della galassia Hopa/Fingruppo, Mps stato
il piaccesosostenitoredel matrimoniocon
la Mittel di Giovanni Bazoli, naufragato, al
momento, per la contrariet di Unipol lega-
taaquestioni di prezzo. Duemiliardi di mez-
zi disponibili per una banca come il Monte,
che ne capitalizza 11,5, sono una cifra consi-
rebbero di essere i controllori della nuova
entit, una prospettiva che Geronzi fatica a
prendere in considerazione. Secondo molti
osservatori senesi, GiuseppeMussari nonsa-
rebbeconvintodellanecessitdi unintegra-
zione con Capitalia, preferendo la strategia
stand alone che gli consente, tra laltro, di
nonentrareinconflittoconnessunadelledi-
verse anime della sua banca.
Per Axa, lacquisto del 50 per cento di
Mps Vita rappresenta unoccasione per ir-
robustire la presenza in Italia a costi acces-
sibili. La compagnia francese dispone gi
nel nostro paese di una rete di circa 800
consulenti assicurativi e 475 promotori fi-
nanziari. Una struttura robusta ma incapa-
ce di assicurare una penetrazione capillare
sul mercato. Lingresso di Axa in Mps Vita
escluderebbe i francesi dai pretendenti per
le Generali. Le indiscrezioni sullinteressa-
mento dei francesi sono state a pi riprese
smentite dal capo di Axa Henri de Castries.
Lo scorso 22 febbraio ha ricordato: lItalia
non si limita alle Generali. Axa capitalizza
oltre 72 miliardi di dollari e quindi avrebbe
la dimensione per acquistare le Generali
che valgono 39,7 miliardi di euro. Lacquisto
della compagnia triestina sarebbe stato co-
munque molto oneroso. Con la spesa di 1,1
miliardi per Mps Vita (cifra con cui avreb-
bero acquistato il 2,77 per cento delle Gene-
rali) si assicurer una discreta presenza da
un punto di vista commerciale. E non per-
der eccessivamente terreno rispetto alla
concorrente Allianz, che in Italia controlla
Ras e Lloyd Adriatico. Loperazione
Mps/Axa e le nozze annunciate fra Popola-
re Milano e Popolare Emilia Romagna han-
no tolto almeno due pezzi importanti dallo
scacchiere del riassetto bancario/assicura-
tivo. Axa non pu essere pi ascritta fra i
pretendenti delle Generali mentre la Mila-
no, guardata con interesse da Capitalia e
Unicredito, sembra avere preso unaltra
strada. I pezzi diventano tre se si considera
Mps come votata a rimanere zitella.
derevole. Le consentirebbero, per esempio,
di acquistarebuonapartedegli sportelli che
saranno messi in vendita da Intesa Sanpao-
lo oppure banche di dimensioni minori, fa-
cendo unricorso minimo allindebitamento.
La questione relativa al futuro di Mps un
tema tuttaltro che facile. Da tempo, in am-
bienti vicini a Capitalia, si sostiene che il
presidenteCesareGeronzi sarebbeprontoa
sottoporre a Siena il matrimonio fra i due
istituti. Lintegrazione avrebbe un senso in-
dustriale, ma comporta molti problemi da
unpuntodi vistadegli equilibri azionari. Ca-
pitalia capitalizza oltre 16 miliardi, il Monte
11. Unintegrazione lascerebbe presagire
una predominanza della prima sulla secon-
da. In realt, in sede di concambio i senesi
potrebberotrovarsi aesserei primi azionisti
della nuova entit. La Fondazione infatti
controlla il 58 per cento del capitale del
Montementreil pattodi sindacatodi Capita-
lia il 31 per cento circa della banca romana.
Per effetto della diluizione i senesi rischie-
anti Chvez. Questi sono sia di destra co-
me Colombia, Guatemala e Messico sia di
sinistra, come il Cile di Michelle Bachelet
e il Per di Alan Garca. Brasilia, Buenos
Aires, Montevideo e Assuntion vorrebbero
andare daccordo con tutti, ma sono legati
da alleanze contrapposte. Di fatto anche tra
i quattro del Mercosur c sempre pi di-
saccordo. Da una parte, le nazionalizzazio-
ni e gli aumenti di tariffe di Morales sono
ormai percepite da brasiliani e argentini
come un ricatto. Dallaltra, dopo il crollo
delleconomia argentina, Kirchner dipende
in modo pesante dai bond che gli compra
Chvez. Ma non solo. Buenos Aires e Mon-
tevideo sono da mesi ai ferri corti per una
cartiera che gli uruguayani hanno costrui-
to al confine, conla collaborazione della so-
ciet finlandese Botnia. Accusandola di in-
quinare, il governo argentino ha fatto ricor-
so direttamente alla Corte europea del-
lAia, che le ha dato ragione. Luruguayano
Vzquez, per rappresaglia, ha quindi aper-
to con Washington le trattative per il Trat-
tato di libero commercio (Tlc) bilaterale, te-
ma al centro dellincontro con Bush.
La querelle presenta aspetti curiosi e fi-
nanco grotteschi. Nella coalizione di Vz-
quez ci sono infatti anche ministri Tupama-
ros, appartenenti allex movimento guerri-
gliero che trentanni fa rapiva e uccideva
gli americani in Uruguay. Ma oggi stato
proprio il governo di cui fanno parte che ha
invitato il presidente Bush, considerato il
pi falco e di destra dellultimo mezzo se-
colo. Kirchner nelle ultime settimane si era
sensibilmente riavvicinato alla Casa Bian-
ca, non potendo seguire troppo Chvez e la
sua alleanza con lIran. Molti dirigenti di
Teheran, infatti, sono ricercati dalla magi-
stratura argentina per gli attentati degli an-
ni Novanta contro la comunit ebraica. Per
fare dispetto agli uruguayani il presidente
argentino ha invitato Chvez in visita uffi-
ciale a Buenos Aires venerd, proprio il
giorno che Bush sar dallaltra parte del
Rio de la Plata, a Montevideo in visita da
Vzquez. Sicuramente il colonnello vene-
zuelano ne approfitter per capitanare un
bel raduno anti imperialista contro la pre-
senza del presidente americano, senza che
Roma. George W. Bush vuole ridimensio-
nare il peso politico del presidente vene-
zuelano Hugo Chvez. E questo il senso
del viaggio che lo porter, fino al 14 marzo,
in cinque paesi dellAmerica latina: Brasi-
le, Uruguay, Colombia, Guatemala e Messi-
co. Quello che il capo della Casa Bianca si
appresta a fare una missione delicata. Si
tratta del pi lungo viaggio della sua Am-
ministrazione nella regione, in unarea che
opposizione democratica, analisti conser-
vatori e governi alleati gli rimproverano di
aver trascurato, tanto da consentire la cre-
scita del fenomeno Chvez. E vero che,
nellultimo anno, la capacit di attrazione
del leader di Caracas ha registrato qualche
battuta darresto. Ma pi per i suoi errori,
che per le contromosse avviate dallAmmi-
nistrazione Bush.
Tra le cinque tappe del viaggio le ultime
tre riguardano amministrazioni di centro-
destra, allineate con la Casa Bianca. La Co-
lombia di lvaro Uribe Vlez, il Guatema-
la di scar Berger e il Messico di Felipe de
Jess Caldern Hinojosa. Le prime due vi-
site, invece, sono quelle del Brasile di Lula
e dellUruguay del socialista Tabar Vz-
quez. Ed l che si gioca la partita pi im-
portante. Non a caso il tour di Bush inizia
proprio da questi due paesi. Il primo impe-
gno, domani, sar lincontro con il presi-
dente brasiliano Lula. Lobiettivo stringe-
re unalleanza per la creazione di unOpec
delletanolo e affrancarsi cos dalla dipen-
denza di petrolio e gas del colonnello vene-
zuelano e dei suoi alleati, il boliviano Mo-
rales e lecuadoriano Correa. Il presidente
brasiliano ci sta, a condizione che non si di-
ca che lobiettivo sia quello. Ma le relazio-
ni politiche sono pi complicate di come
appaiono. Con lArgentina del peronista di
sinistra Kirchner e il governo di destra del
Paraguay, Brasile e Uruguay sono i quattro
fondatori del Mercosur e costruiscono un
blocco a met strada tra lasse radicale Cu-
ba-Venezuela-Bolivia-Ecuador e i governi
Oil for Chvez, Bush cerca in Sudamerica energie alternative
Mps fa cassa per restare zitella, Axa abbandona lidea Generali
Francoforte. Il 2006 ha registrato per la
Germania i migliori dati economici dal 2000.
Il deficit pubblico si attestato all1,7 per
cento del pil. La crescita al 2,7 per cento,
mentreil numerodei disoccupati diminui-
todi 800 milaunit. Veromotoredi questari-
presa stato una volta ancora lexport con
un pi 10 per cento, mentre la domanda in-
terna aumentata dell1,7 per cento. Un au-
mento del 4,7 per cento si registrato anche
nel mercatoazionarioeil Dax(lindicedella
Borsa tedesca) passato da 5.500 a 6.600. La
ripresa si fatta particolarmente dinamica
soprattuttonellultimoquadrimestredovela
crescita economica stata di sei punti per-
centuali rispetto al resto dellanno.
A fronte di questi buoni risultati e le pre-
visioni di tenuta, legrandi impresetedesche
si trovano a confrontarsi per con nuove sfi-
de e scadenze. La prima quella del vertice
dellUe sullenergia inprogramma gioved e
venerd prossimi a Bruxelles. Il cancelliere
Angela Merkel ha gi reso noto il suo obiet-
to su tutte le emissioni di gas serra. Laltro
fronte caldo quello dellindustria energe-
tica. Settore nel quale cos scrive il Finan-
cial Times Deutschland la Germania ha
fatto un bellautogol. Berlino si opposta
per anni allapertura del mercato, diventato
nel frattempo strategico sia per gli assetti
economici che per strategie politiche come
mostrano gli appetiti di Gazprom alleato
preferenzialedi E.on. SullavicendaEndesa,
il colosso tedesco accusa il colpo ma forse
non ha perso ogni speranza. Il piano B po-
trebbe essere quello di attendere sei mesi,
quando scadr il vincolo sullofferta fatta a
Endesainfebbraio, epoi tentaredi nuovola
scalata. Nel frattempo ci si pu concentrare,
insieme alle altre aziende energetiche tede-
sche Rwe, EnBw e Vattel affinch Bruxelles
accetti lofferta fatta luned. Accusate dal-
lUe di detenere una posizione di monopo-
lio sovrintendo sia alla produzione che al-
ladistribuzioneenergetica, il cheimpedisce
una vera concorrenza e dunque labbatti-
mento dei costi per il consumatore hanno
proposto lo scorporo delle loro reti distribu-
tive dalla produzione e la costituzione di
una societ indipendente sovranazionale,
che gestisca unitariamente quella tedesca,
francese, degli stati Benelux e forse anche
quella spagnola. Una proposta simile allo
studio pubblicato luned dalla Deutsche
Bank. Infine c il contenzioso Airbus/Eads.
Lincontro della settimana scorsa tra Chirac
e Merkel pareva aver rimesso in mano ai
vertici aziendali franco-tedeschi il piano di
risanamento Power 8 per Airbus. Invece da
Parigi il ministro degli Interni e candidato
allEliseoNicolas Sarkozy facevasapereche
sarebbe stato meglio mettere in mani solo
francesi la direzione di Airbus. Immediata
lareazionedel ministrodellEconomiatede-
sco Michael Glos secondo il quale queste di-
chiarazioni fuori luogodevonoaver achefa-
reconlacampagnapresidenziale. Eineffet-
ti, di Airbus si parlato anche nellincontro
di ieri tra Merkel e Sgolne Royal.
tivo principale: ridurre entro il 2020 del 20
per cento le emissioni di gas serra. Una sfi-
da per la salvaguardia dellambiente ma an-
cheper laricercadi fonti alternativechedo-
vrebbe permettere allUe di assumere un
ruolo guida sul piano mondiale. Unproposi-
to che al momento pare per toccare soprat-
tutto un nervo scoperto dellindustria auto-
mobilistica tedesca, tant che lamministra-
tore delegato della Volkswagen Martin Win-
terkorn, inunintervistaalloSpiegel passaal
contrattacco: Se fosse passata la direttiva
dellUesecondolaqualedal 2012 leemissio-
ni di CO2 di tutte le macchine indistinta-
mente non avrebbero potuto superare i 120
grammi per chilometro, non ci sarebbero
pi state automobili di grande cilindrata
ne avrebbero approfittato italiani e francesi
che ormai producono quasi solo utilitarie.
Mi pare molto pi ragionevole lidea di fis-
sare i vincoli di emissione per cilindrata.
Anche perch le emissioni di CO2 prodotte
dalleautovetturecostituisconoil 12 per cen-
La locomotiva Merkel corre, ma i vagoni industriali sono antiquati
Con Lula il capo della Casa Bianca porr le basi per unOpec
delletanolo. Poi andr a Montevideo, nello stesso giorno in cui
il colonnello venezuelano ha organizzato un antitour in Argentina,
dallaltra parte del Rio della Plata. Gli scontri allinterno del Mercosur
formalmente quello argentino abbia a che
fare con latto di ripudio.
La questione energetica sar al centro
dellincontro di domani a Brasilia. Lula ha
annunciato, quasi in contemporanea con
Bush, un massiccio piano di fuoriuscita
dalla benzina, riallacciandosi a quello che
diversi governi brasiliani avevano fatto fin
dagli anni Settanta. Washington e Brasilia
producono il 72 per cento di tutto letanolo
mondiale. Sono 35 miliardi di litri lanno
per i brasiliani, pari al 45 per cento del
fabbisogno nazionale, in prevalenza dalla
distillazione della canna da zucchero; e 20
miliardi per gli americani, pari al 3 per
cento, in prevalenza dal mais. C quindi
un preciso interesse a raggiungere uno
standard comune di purezza, percentuale
di residui solidi e contaminazione. Gli Sta-
ti Uniti vorrebbero creare un vero e pro-
prio cartello, con unalleanza di paesi, per
sottrarsi ai ricatti degli idrocarburi chavi-
sti. Con loro in questa strategia del bio-
combustibile ci sono anche Colombia,
Per, El Salvador, Guatemala, Honduras,
Haiti e Repubblica dominicana. Tra gli
obiettivi c anche quello di sperimentare
materie prime alternative, come fieno e
cellulosa, per impedire i contraccolpi ne-
gativi che la domanda di mais sta provo-
cando sui prezzi delle derrate in Messico e
in America centrale. Lula, per, vorrebbe
evitare le condanne ufficiali di Chvez, ta-
li da limitare la sua libert di azione. Il
Mercosur, infatti, considerato dagli ana-
listi brasiliani come un moltiplicatore del-
la potenza nazionale, analogo allEuropa
per la Francia di De Gaulle. Brasilia teme
che, dopo lingresso di Caracas nellorga-
nizzazione, Washington punti a spaccarla,
agendo proprio sul cuneo uruguayano. Per
questo, prima della visita di Bush, Lula
andato a sua volta a Montevideo: sia per
rassicurare Vzquez a proposito del suo
braccio di ferro con Kirchner, sia per chie-
dergli di non uscire dal Mercosur.
IL PRESIDENTE AMERICANO VA A TROVARE I VICINI. BRASILE E URUGUAY LE TAPPE PI RIPIDE. UN TOUR MOLTO LUNGO
L
a violenza negli stadi? C sempre sta-
ta: Lei sicuramente giovane, non
pu rammentare quello che ho visto io da
ragazzo: cancelli divelti, cazzotti come la
grandine, campi invasi, questurini messi
in mutande solo perch tentavano di cal-
mare gli animi, persino un ragazzo affoga-
to in un fosso, perch figlio di un calcia-
tore avversario. Il fatto che allora i gior-
nali di queste cose non parlavano. La
moviola in campo? Non un mezzo dav-
vero obiettivo per giudicare una partita
di calcio e poi io credo che luso di tale
mezzo sarebbe quanto mai impaccioso.
No, le partite devono arbitrarle gli arbi-
tri, non i mezzi audiovisivi. Scambi di
battute strappate allultima puntata del
calcio in tv? No, stralci delle risposte ai
lettori del Guerin Sportivo firmate da Lu-
ciano Bianciardi, stagione 1970/71.
Ma cosa ci faceva lo scrittore, milanese
per forza e toscanaccio per nascita, in un
giornale sportivo, a rispondere alle provo-
cazioni di tifosi sfegatati chiacchierando
di tutto un po? Ci fin perch lo aveva
chiamato lamico Gianni Brera, allepoca
direttore del Guerin, sicuro che una pen-
na cos arrabbiata e poco conformista
qual era il Bianciardi avrebbe contribui-
to ad alleggerire i quaranta paginoni fitti
fitti, poche figure e ancor meno pubbli-
cit, di quel suo giornale che parlava di
sport, calcio soprattutto, ma anche di cro-
naca, costume e societ. Il Giun gli chie-
se solo: Vieni?. E il Lucianone, che al
Corriere della sera qualche anno prima
aveva detto cippirimerlo, rispose: Ven-
go. Stretta di mano, gran mangiata allo-
steria e laffare fatto. Titolo della rubri-
ca: Cos se vi pare (a un certo punto
trasformata in Il salotto letterario). Da-
ta di inizio, 28 settembre 1970. Data di
chiusura, 15 novembre 1971, il giorno do-
po la morte (cirrosi epatica), con dieci ri-
ghe di coccodrillo del direttore.
Fu lultimo anno della vita agra di
Bianciardi, divorato dallalcol e dalla rab-
bia per quellItalia grassa, viziata e vio-
lenta che non gli piaceva pi: Questa po-
vera Italia sfottuta e invasa da tutti, co-
minci Odoacre e fin, per il momento, Ei-
senhower. E di quel maledetto Belpaese,
dei suoi vizi e delle sue glorie calcisti-
che e non Bianciardi sparlava a tutto
spiano con i suoi lettori. Per cinquantasei
settimane e centinaia di pezzi (oggi rac-
colti dal figlio Ettore), il big della lettera-
tura italiana moderna cos lo liscia il
primo lettore, mentre lui invece si defini-
sce un anarchico conservatore divaga
tra sport (il baseball mi pare una via di
mezzo fra la lippa e i quattro cantoni),
letteratura (Salvatore Quasimodo, poeta
a mio parere non eccelso ma splendido
traduttore dei poeti stranieri), arte (De
Chirico un grande pittore che copia se
stesso), giornalismo (Enzo Biagi: un se-
rio giornalista. Forse troppo serio: fino al
punto di pigliarsi sul serio), scrittura
(Preferirei lettere brevi, diciamo non pi
di centocinquanta parole. Si possono dire
molte cose. I dieci comandamenti non su-
perano le sessanta, eppure non vi pare?,
contengono parecchie idee giuste), poli-
tica (Aldo Moro il genio del n. Oltre
che un pessimo geometra. Ha inventato le
convergenze parallele).
Giudizi tranchant (Moshe Dayan un
generale tedesco travestito da ebreo),
simpatie (politicamente per Tito, calcisti-
camente per Rivera), antipatie (assoluta
quella per Helenio Herrera, pesante an-
che quella per Thomas Mann, scontata
come da titolo della raccolta quella per il
fuorigioco), scivolate anarchiche (se vo-
gliamo che le cose cambino, occorre oc-
cupare le banche e far saltare la tv. Non
c altra possibile soluzione rivoluziona-
ria) e idiosincrasie (far lamore in auto-
mobile, per la miseria, mai!). Un ottimo
vademecum per conoscere Luciano Bian-
ciardi da Grosseto: uomo sfortunato, scrit-
tore fuoriclasse.
LIBRI
Luciano Bianciardi
IL FUORIGIOCO MI STA ANTIPATICO
384 pp. Stampa Alternativa, euro 16,50
OGGI Nord: cielo molto nuvoloso, a
tratti coperto, con precipitazioni inten-
se al mattino suNovarese, Verbano, Co-
masco e Varesotto; nella prima parte
della giornata piogge moderate anche
sul resto della Lombardia. Centro: per-
turbato con cieli coperti e piogge diffu-
seanchesedi deboleomoderatainten-
sit, pi probabili e persistenti sul set-
tore tirrenico. Sud: perturbato gi dal
mattino con piogge diffuse e rovesci.
DOMANI Nord: variabilit con molte
nubi ovunque ma anche con possibilit
di qualche schiarita, specie sulla Lom-
bardia. Centro: perturbato con piogge
moderate e diffuse, a tratti intense, se-
gnatamente sul litorale nord orientale.
Sul settore peninsulare spiccata varia-
bilit. Sud: perturbato sulla Calabria
jonica con piogge e rovesci insistenti.
ANNO XII NUMERO 56 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007
Al direttore - Lanotiziache il comune di San-
ta Monica ha fornito gli scoiattoli troppo prolifi-
ci di piccoli contraccettivi, hascatenato inItalia
una serie di provvedimenti analoghi: nel centro
storico di Roma il comune ha fornito gli scara-
faggi di microscopici contraccettivi che orefici
muniti di occhiali e pinzette speciali stanno fa-
cendo indossare ai piccoli animali. Nonsi esclu-
dono simili provvedimenti per lestate prossima
per mosche, zanzare, formiche e, sembra, anche
microbi. Gli animalisti sono in subbuglio e an-
che gli orefici precettati per il delicato compito.
Gianni Boncompagni
Al direttore - Ruini se ne va. Standing ovu-
lation.
Maurizio Crippa
Al direttore - Antonio Polito scrive sul suo
giornale che non crede alla cos detta Rifonda-
zione socialista. Va bene. La descrive come un
raduno di elefanti. Va bene. Se si guardasse at-
torno, dalle parti del futuro Pd, non troverebbe
una gazzella. Se si guardasse allo specchio ve-
drebbe una bella proboscide. Alcuni di noi scri-
vono lapropriabiografiaadattandolaai tempi.
Io da vecchio elefante ho memoria. E ricordo
che Polito stato accesamente ingraiano, fero-
cemente bassoliniano, calorosamente napolita-
niano, mediamente scalfariano, entusiastica-
mente blairiano, professionalmente velardian-
dalemiano, attualmente rutelliano. E non fi-
nita qui. Incombe Capezzone. Auguri.
Peppino Caldarola, deputato Ds
Politocelavevaconlacosa, ehafattono-
tazioni personali per spiegarsi, lei ce lha
con Polito, punto e basta. Fallo di reazione
in seguito a provocazione. Polemismo. Pas-
sato il malumore personale, se ci spiegate
Bertinoro, grazie. Da solo non si spiega.
Al direttore - Lasinistraradicale sarebbe pron-
ta a votare il rifinanziamento della missione in
Afghanistan, acondizione che il governo si impe-
gni ad acquistare oppio afghano. Bei tempi
quando le guerre si facevano per il petrolio.
Carlo Pecoraio, via web
Al direttore - Massimo DAlema sta portando
la tensione nei rapporti Usa-Italia al codice ros-
so proprio alla vigilia del voto in Afghanistan.
Dapprima ha parlato di unoccasione persa per
fare giustiziadaparte dellAmministrazione Bu-
sh sulla vicenda Calipari, quindi ha stigmatiz-
zato le morti civili provocate dai recenti attacchi
americani. Dopo aver concorso alla crisi del go-
verno italiano, pare determinato a far cadere
anche la Nato. Se i toni del ministro degli Este-
ri continueranno in un crescendo cos ostile, la
convergenza parlamentare con il voto di soste-
gno al rifinanziamento della missione afghana,
da parte dellopposizione, dovr essere valutata.
Perch DAlema, contrariamente a quanto af-
fermato pubblicamente negli ultimi tempi, sem-
bra proprio stia creando le premesse politiche
per un disimpegno militare da Herat.
Massimo DOria, Udine
Condivido il sospetto. O megalomania o
uso spregiudicato della politica estera a fi-
ni interni. Confusi, peraltro.
Al direttore - Goldwasser, Regev, Shalit: tre
soldati dalla scorsa estate nelle mani di Hezbol-
lah e di Hamas. Si ignora dove siano finiti e co-
me siano trattati. Nei loro confronti la indiffe-
renza delle diplomazie europee stata davvero
multilaterale. Dei tre soldati sembra che si vo-
glia cancellare identit e memoria. A rimuove-
re tanto cinismo prover nei prossimi giorni il
vicepresidente della Commissione europea
Franco Frattini che, al fianco dellambasciato-
re Avi Pazner, (presidente mondiale Keren
Hayesod) e della giovane moglie del soldato
Goldwasser, intende lanciare da Roma una
campagna di sensibilizzazione.
Luigi Compagna, Roma
Tre soldati israeliani dispersi nel carcere Hezbollah, indifferenza multilaterale
Occidentalia
La mania delluguale
Il dono bionico
Il trapianto di voto
WHATS COOL/ 1 - Omofilia
Aveva visto lontano, certa sociologia iper-
metrope anni Cinquanta, quando aveva co-
niato il termine omofilia per indicare la
tendenzaastabilirelegami soloconchi ci so-
miglia. Se al tempo lidea non attacc gran-
ch, oggi si staprendendounabellarivincita.
Siamo una societ fervidamente omofilica, e
sono usciti molti nuovi saggi sullargomento,
come Birds of a Feather: Homophily in So-
cial Networks o Homophily in Online Da-
ting: When Do You Like Someone Like Your-
self?. A quanto pare la gente tende a co-
struirsi networkdi simili eafareamiciziaso-
lo con omologhi stretti. Anche nelle chat si
scelgono interlocutori omogenei. Pi la so-
ciet si apre, pi i gruppi si chiudono. Perfi-
no la trasgressione giovanile si organizza in
zone compatte: chi beve con chi beve, chi fu-
ma con chi fuma, chi sniffa con chi sniffa,
idem per i vestiti mai un D&G in mezzo a
dei RalphLauren , espellendoviolentemen-
telanomalo. Picheamarelestessecose, pa-
rechecichelegasiacondividereodi eidio-
sincrasie. I matrimoni irrigidisconolasociet
in caste sempre pi uniformi socialmente,
perfinoquandosi trattadi unioni interrazzia-
li. Lecoppietendonoallomogeneitanchein
un senso pi radicale: le donne non vogliono
pi saperne di fare la fatica di un uomo che
non abbia una spiccatissima parte femmini-
le, gli uomini scelgono lonanismo online o
semmai ripiegano suunaltro maschio pur di
non dovere fare i conti con il fastidio della
diffrence. I ragazzi vedono solo ragazzi, le
ragazze solo ragazze, trattenendosi sempre
pialungonellomosessualittransitoria, do-
ve spesso alla fine si accomodano sine die.
Luguale sempre pi cool. Trend preoccu-
pante? Bisogna darsi da fare per incoraggia-
re il mix up? Il dibattito in corso.
WHATS COOL/ 2 - Nuovi regali
Il boom in arrivo: regalami un sorriso,
nel senso di un bello sbiancamento dei den-
ti e di una pompatina alle labbra, o un seno
nuovo, o una tiratina alla faccia, o unciclo di
botox. Quella dei cosmetic surgery voucher,
da spendere come pi ti piace, stata con
ogni probabilit la categoria di Christmas
gift che ha registrato tra i maggiori incre-
menti. La britannica Transform, adesempio,
tra i maggiori gruppi di chirurgia estetica, ne
ha venduti un migliaio in poche settimane.
Le pi importanti catene del settore si stan-
no organizzando per promozioni alla grande:
unvoucher aperto, da spendersi a piacere.
WHATS COOL/ 3 - Cameron
David Cameron, 40 anni, nuovo leader dei
Tories, una moglie e tre figli, residenza in
una casa con un impianto a energia eolica a
Notting Hill, sembra decisamente cool.
Quello che Cameron vuole cambiare la
faccia al Partito conservatore, e a quanto pa-
re ci sta riuscendo. Ecofriendly e preoccupa-
to per il riscaldamento globale, fanatico del-
la bici, del cricket e del tennis, porta liPod
al collo e adora gli SnowPatrol. Creatore del
marchio Cameron Steve Hilton, gi Saat-
chi & Saatchi, consulente specializzato nel
dare alle aziende unimmagine di responsa-
bilit e di good business. Il brand piace, tan-
to che uno degli ultimi sondaggio d i Tories
al 40 per cento nelle intenzioni di voto, +7
punti rispetto alle ultime elezioni. Piace so-
prattutto ai giovani, ed proprio l che Ca-
meron vuole arrivare. Intervistato da The
Observer Magazine, Jay Tiyar, figlio di im-
migrati pachistani, si dice intenzionato a
rompere con la tradizione laburista di fami-
glia: Mio padre credeva che i Tories fosse-
ro contro le minoranze etniche, ma Cameron
nuovo, giovane, rompe con lo stereotipo
del politico. Forse i conservatori in passato
sono stati razzisti, ma con Cameron le cose
stanno cambiando. John Goulding, 26 anni,
gay e aspirante giornalista, dice che unsac-
co di gente orripilata quando annuncio
che voter i Tories, specialmente gli amici
gay. Ma io non posso non votare un partito
solo perch sotto altri leader stato omofo-
bico. Le cose devono cambiare.
Ieri mi sono vestito da
DiegodellaVega(versio-
ne civile di Zorro). Sono
stato in casa in quelle
condizioni l, ho mangia-
to, lavatoi piatti, tuttoda
solo. Non mi ha visto
nessuno. Poi sono anda-
to a letto. Questo stato il mio carnevale.
II parte
Il mio criceto anni che gioca in Borsa.
E talmente distaccato in questa sua atti-
vit che un continuo guadagnare. Per
lui comunque non cambia niente. Che
vinca, che perda, sempre nella gabbietta
sulla ruota rimane. A meno che sinnamo-
ri, ma difficile, ormai ha 45 anni e non
nemmeno diplomato.
Retequattro, il gioved sera, gioca a
perdere, come programma mette contro il
Grande fratello i film di Bud Spencer e
Terence Hill. Film gi fatti cinquanta vol-
te. Perch non mettete lorologio fisso con
sullo sfondo le facce di Bud Spencer e Te-
rence Hill. Uno a casa vuole vedere che
ore sono, gira il telecomando su Rete 4.
Ora esatta fissa.
INNAMORATO FISSO
DI MAURIZIO MILANI
Limperatore del Giappone ha inaugura-
to al Printing Museumdi Tokyo una mostra
sui biglietti da visita. Di questi aggeg-
gi lAvvocato ha sempre fatto a meno.
Alta Societ
ANNO XII NUMERO 56 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007
EVANGELICI DELUSI
E PURE UN PO IN CRISI
Gli scandali, le divisioni fra predicatori e loffensiva
religiosa dei democratici minano la loro fede repubblicana
di Giulio Meotti
M
entre a Washington non si fa che parla-
re della grande crisi del mondo evan-
gelico, ne in corso una pi piccola nel
North Carolina. Una guerra intorno al me-
moriale di Billy Graham. Con il reverendo
quasi completamente cieco e alla fine di una
carriera iniziata nel 1949 a Los Angeles, du-
rante un festival di revival cristiano durato
ottosettimane, eredi efigli si dannobattaglia
su come consegnare alleterno le spoglie
dellorecchio dei presidenti, luomo che il
londinese Times ha definito icona essenzia-
le di un paese in cui, da pi di due secoli, la
religione ha rappresentato non loppio, ben-
s la poesia di un popolo. Nel frattempo la
bibbia degli evangelici creata da Graham,
Christianity Today, lancia lallarme: Save
the E-word, la e sta per evangelici. E an-
che lo slogandi Colorado Springs, la maesto-
sa citt della fede circondata, a est, dalla ter-
ra deserta del Kansas, e a ovest da Pikes
Peak, duemila metri sopra il livello del ma-
re. E il regno dello psicologo James Dobson,
il Godzilla della destra religiosa come lo
definisce The Economist. La nascita del
network risale al 1970, quando usc Dare to
discipline, il best seller di Dobsoncontro le
teorie liberal sulla famiglia. Tramontata la
stella dei televangelisti Jerry Falwell e Pat
Robertson, uscito di scena il tycoon della fe-
de Ralph Reed e finito nel gorgo del pecca-
to il pastore gay TedHaggard, secondo lEco-
nomist adesso tocca a Jim Dobson, il guru
della multinazionale della famiglia Focus
on the family. Come di Billy Graham si cal-
cola che abbia predicato a pi di duecento-
dieci milioni di persone in centottantacin-
que paesi, lunico essere umano ad avere
raggiunto un miliardo e mezzo di persone
nello stesso giorno, il 14 aprile del 1995, gra-
zie a una diffusione via satellite del suo di-
scorso che, da Puerto Rico, fu tradotto in
centosedici lingue diverse, Jim Dobson rag-
giunge sei milioni di americani ogni settima-
na con il suo show radiofonico. Dobson
un relitto dellancien rgime sentenzia lE-
conomist. Lui e i suoi accoliti sono stati ra-
pidamente disarcionati dalla New New Ri-
ght, persone preoccupate dalla giustizia in-
ternazionale e dal cambiamento climatico al
pari di aborto e matrimonio gay, ma disposti
a lavorare con i liberal sul Sudan e la schia-
vit sessuale. Ma Dobson resta luomo da
seguire e ascoltare. E doloroso averlo con-
tro dice Dick Armey, ex leader della mag-
gioranza repubblicana al Congresso. Ledito-
rialista del New York Times, David Brooks,
daccordo con lEconomist: I nuovi evan-
gelici sono pi moderati, soft spoken e fles-
sibili della vecchia guardia di Falwell e
Dobson spiega al Foglio. Povert, Aids e
Darfur sono i nuovi cavalli di battaglia, re-
stando ferma la guerra allaborto di massa.
Ventanni fa chi fosse stato incerca di una
guida morale non aveva che da scrivere:
Billy Graham, Minneapolis, Minnesota. Og-
gi il fronte evangelico ha molti indirizzi e at-
traversa una guerra di successione: dai reve-
rendi liberal JimWallis e Brian McLaren ai
pi moderati Rich Nathan e T. D. Jakes, dai
conservatori Rick Warren, Chuck Colson e
Richard Land ai predicatori ultraconserva-
tori Franklyn Graham, Dobson, Falwell, Ro-
bertson e Tim Lahaye. Con le cronache di
Tom Delay, Jack Abramoff e Mark Foley la
letteratura del tradimento molto cresciuta:
Imposter di Bruce Bartlett, Patrick Bucha-
nan con State of Emergency, The Making
of the American Conservative Mind di Jef-
frey Hart fino al Richard Viguerie di Con-
servatives Betrayed sono solo alcuni titoli
che accusano Bush di apostasia. C chi alle
piscineeallosfarzodei nuovi predicatori op-
pone la semplicit esiziale di Billy Graham.
Racconta il biografo, William Martin, che
Graham ha vissuto una vita morigerata con
la moglie Ruth fra le Blue Ridge Mountains,
un modesto appartamento a Minneapolis e
una casetta vicino a San Diego.
Una parte dei commentatori evangelici
scrive che Bush sar ricordato come lulti-
mourrahpolitico, secondoNewsweekcome
il presidente che ha concesso di pi agli
elettori dei valori. In campo giuridico, ol-
tre alle nomine alla Corte suprema di Sam
Alito e John Roberts, Bush ha scelto 250 ma-
gistrati a livello federale (la met dei giudici
di nomina repubblicana). Sullaborto, oltre
alla legge che ha messo al bando quello a
nascitaparziale, haapprovatolUnbornVic-
tims of Violence Act, anche se il pi grande
successo evangelico resta lemendamento
Hydedel 1976, cheproibiscelusodi fondi fe-
derali per laborto, nellanno del loro ritorno
sullarena politica con Jimmy Carter. Sulla
scuola Bushha esteso luso dei vouchers e fi-
nanziatoprogrammi sullastinenza, sul matri-
moniostatocassatolemendamentocostitu-
zionaleesullestaminali cstatoil vetodi un
anno fa. Secondo John Green, senior fellow
del PewForume principale analista di que-
stioni religiose, la battaglia per gli elettori
dei valori sar pi complicata rispetto al
2004: Questanno ci sono molte pi scelte,
ma nessuna scelta chiara e ovvia.
Non baster baciare lanello di Dobson,
avverte lEconomist, peser di pi il corteg-
giamento di Rick Warren, il chief pastor
che nella sua reggia di Saddleback accoglie
Barack Obama e Sam Brownback, il senato-
re del Kansas fra i favoriti nella conquista
del voto evangelico per il 2008. Uno dei siti
web di Warren, Pastors.com, fornisce risor-
se, sermoni, a 140 mila pastori di tutto il
paese. Warrenha la lucentezza dellessere
dice John Dilulio, ex consulente di Bush.
Quando salito sul palco del Rowe Bowl di
Los Angeles, per la serata in onore di
Graham, gli 82 mila presenti sono scoppiati
inunovazione, come per untouchdown. Un
numero importante di primarie repubblica-
ne sar inposti come il SouthCarolina, dove
gli evangelici sono numerosi ci spiega
Green. Nel SouthCarolina si trova la BobJo-
nes University, lepicentrodacui iniziatala
rinascita pubblica evangelica alla fine degli
anni Settanta, unadelleuniversitpiomag-
giate da Bush. Ci sono pi battisti che per-
soneinSouthCarolina ironizzaOranSmith,
presidente della Palmetto Family Council,
legato allesercito di Dobson. La BobJones
stata creata sul modello del Fuller Theologi-
cal Seminary. Negli anni immediatamente
dopo la fine della Seconda guerra mondiale,
il radioevangelista Charles Fuller ebbe li-
dea di comprare decine di acri di terreno a
Pasadena, in California, per creare il primo
collegeevangelico. I semi del modernomovi-
mento evangelico Fuller li lanci fra il 1964
e il 1965, quando condann il razzismo, am-
mise le donne e fuaccettato dal Los Angeles
Presbitery. Cos come il metodismo aveva
prodottoNorthwestern, Emory eBostonUni-
versity, e i cattolici Georgetowne BostonCol-
lege, oggi i college evangelici sono in fase di
grande crescita: il CalvinCollege (Michigan),
la Baylor University (Texas), la Valparaiso
University (Indiana) e la cattolica Notre Da-
me University che recluta molti docenti
evangelici. Il college di Point Loma, frequen-
tato da ragazzi ben vestiti con nomi tipo Ben
e Jeremiah, fino a qualche anno fa era una
scuola biblica da cui uscivano pastori e mis-
sionari. Oggi colpisce per i palazzi di vetro e
gli edifici scientifici ipermoderni. Se le per-
sone devono spendere i loro soldi per man-
dare i figli al college, ne vogliono uno con
una missione, dice Shirley Mullendel West-
mont College. Sul modello della liberal New
York Review of Books nata la rivista lette-
raria degli evangelici, Books &Culture, dove
si pubblicano interviste ad AdamMichnik e
stroncature di Jean Jacques Rousseau e Ri-
chardDawkins. Tre anni fa ungruppo di stu-
denti evangelici della Ivy League ha fondato
la Christian Union, unorganizzazione che
vuole reclamare la Ivy League in nome di
Cristo. Hanno aperto sedi ovunque, fra cui
Princeton. Al CongressodellaIvy Leagueper
la Fede e lAzione lospite donore era Chuck
Colson, lex uomo di Nixon rinato alla fede.
Amo queste universit, ma mi si spezza il
cuore nel pensare dove sono oggi, dice Matt
Bennett, fondatore della Christian Union.
Dalla Ivy League sono usciti molti presiden-
ti, sette dei nove giudici della Corte suprema
e quattro dei sette della Corte suprema del
Massachusetts. TimHavens uno dei missio-
nari evangelici in giro per le Ivy League. La
sua vita cambi con lingresso alla Brown
University, dove scopr che levento dellan-
no era lincontro SexPowerGod, organizzato
da lesbiche, transessuali e gay.
Joseph Bottumoggi non un uomo felice.
Editor di First Things, rivista-manifesto del-
la destra religiosa, ci dice che il conservato-
rismo sociale sta un po meglio oggi di quan-
to venne eletto Bush per la prima volta. Ma
inuncertosenso, stapeggio. Tutti i conserva-
tori che conosco sono depressi inquesti gior-
ni. Efanno bene a esserlo. I flipflopdi Mitt
Romney, Rudy Giuliani e John McCain, i tre
principali candidati repubblicani, rendono
la conquista delluniverso evangelico (quasi
90 milioni di americani) unimpresa pi dif-
ficile rispetto alle precedenti elezioni. E
dura trovare unleader dei valori che nonsia
scoraggiato dice RichardViguerie, fra i fon-
datori della Moral Majority. Che il voto con-
servatore sia determinante lo hanno dimo-
strato le elezioni di mid-term. I democratici
non hanno soltanto recuperato sul voto bat-
tista, hannosurclassatoi repubblicani anche
su quello cattolico, con il 55 per cento dei
consensi, dieci punti inpidel 2004. Dopo la
sconfitta repubblicana Dobson aveva detto:
Il Gop ha abbandonato gli elettori dei valo-
ri. Cosa ha fatto quando era al potere? Molto
poco. Senzail nostroaiuto, JohnKerry sareb-
be diventato presidente.
Ohio, 2004, battaglia decisiva per la ricon-
ferma di Bush. 125 mila voti gli hanno garan-
tito la rielezione. Dan Gilgoff, autore di The
Jesus machine, racconta che se non fosse
stato per Dobson Bush non avrebbe conqui-
stato lOhio. Fu grazie allemendamento che
intendevabandireil matrimoniogay chelar-
matadi ColoradoSprings riusc aportaremi-
gliaiadi evangelici al voto. Senzadi loro, sen-
za i due milioni di dollari di Dobson, Kerry
forseavrebbevinto. Secondoil PewForumla
proporzione di evangelici che si dichiara re-
pubblicana salita dal 48 al 56 per cento nel
corso degli ultimi dodici anni, facendoli di-
ventare il segmento pisolido della base del
partito. Secondo i calcoli di Cal Thomas,
Jerry Falwell port a Ronald Reagan circa
quattro milioni di voti evangelici in pi del
previsto. Un successo straordinario in un
paese che cambia: negli anni Sessanta il 53
per centodegli americani dicevacheerasba-
gliatochelechiesesi occupasserodi politica.
Nel 1996 il 54 per cento ha detto il contrario.
Il ministro della Giustizia, Alberto Gonzales,
appenaandatoaparlareallaSouthernBap-
tist Convention, a presentare il piano per la
libert religiosa e corteggiare la pi grande
comunit evangelica dAmerica. Le vostre
operesonouncontributoimportantissimoal-
la nostra societ ha detto Gonzales. Niente
ci definisce come nazione, e ci distanzia dai
nostri nemici, quanto la libert religiosa.
Fino a qualche decennio fa episcopa-
lian stavaper upper class, evangelical per
lower class. Il primo a comprendere che le
parti si erano rovesciate fuRupert Murdoch,
che nel 1988 inglob Zondervan, celebre ca-
sa editrice religiosa, nella Harper Collins.
Emi e Sony hanno scommesso sulle musiche
sacre, la Hallmark ha acquistato Day Spring
(il pi grande produttore al mondo di carto-
line religiose) e la Nbc ha ingaggiato Amy
Grant, eroina della musica evangelica. Lo
share delle radio cristiane passato dal 2,2
per cento del 1999 al 5,5 di oggi. Lassociazio-
ne degli editori ha stimato che la vendita di
libri religiosi cresciuta del 37 per cento ne-
gli ultimi anni. The Passion di Mel Gibson
ha incassato quasi quattrocento milioni di
dollari nonostante fosse inaramaico e senza
il sostegno di una grande major. Larry Ross,
dellomonima compagnia di comunicazioni
del Texas, calcola che la serie evangelica
Left Behind diventer il pi grande suc-
cesso di tutti i tempi senza essere mai sbar-
cato in un solo cinema. Lo proiettano solo
nelle chiese. Nel 1963 negli Stati Uniti solo
93 chiese avevano pidi mille fedeli. Oggi ce
ne sono 6.000. LAmerica rossa pieno di
chiese, quella bludi ristoranti thai dice Da-
vid Brooks. Un proselitismo con proiezioni
internazionali. Nel 2002 la chiesa dei battisti
del sud ha fondato 8.369 chiese e battezzato
421.436 persone. Se i democratici non con-
quistano il voto evangelico non vedranno
neanche da lontano la Casa Bianca dice al
Foglio Michael Cromartie, vicedirettore del-
lEthics and Public Center, il pensatoio bu-
shiano dove insegna Rick Santorum, ex en-
fant prodige della destra religiosa sconfitto a
novembre. Ma non vedo come questa lea-
dership democratica, pro choice e liberal,
possa conquistare il cuore evangelico. Hil-
lary Clintonha ingaggiato ungurudella fede
e Barack Obama ha stipendiato JoshDuBois
dellAssembleadi Dio. Gli evangelici sonodi-
sturbati dalle politiche pubbliche dei demo-
cratici. Le questioni saranno le nomine alla
Corte suprema, il matrimonio fra luomo e la
donna e laborto. Il dilemma dei democrati-
ci attrarre gli evangelici senza alienare la
base. SecondoCromartiegli evangelici stan-
noconvergendosuMitt Romney. Lopreferi-
scono a Giuliani e McCain, troppo swing sui
temi sociali. Il catto-evangelico Paul Weyri-
ch, presidente della Free Congress Founda-
tion, pensainvecechesenonpossiamosvol-
gere unruolo a livello presidenziale, lo fare-
mo a livello congressuale. Joseph Loconte
scrive di religione sul Los Angeles Times.
Laleadershipevangelicasemprestatapi
diversificata di quanto immaginiamo, non
mai stata unblocco compatto ci dice Locon-
te. C pi diversit nel campo evangelico,
nonostante il suo attaccamento al Partito re-
pubblicano, di quanto nonve ne sia tra seco-
laristi e sinistra religiosa. Gli evangelici ten-
dono a votare repubblicano su due temi:
quelli sociali e terrorismo. E difficile per un
democratico convincerli della genuinit del-
le convinzioni su questi due punti. Per que-
stocercanodi corteggiarli sullAids eil geno-
cidio in Darfur. Ma dubito che sia sufficien-
te, molto pi importante limpegno a favo-
re della dignit della persona umana, dalla-
borto alle staminali e un sobrio senso del
male nel mondo, la minaccia esistenziale
dellislam radicale. Non vedo democratici
conuna simile visione del mondo. Afferma-
zioni confermate da unrecente sondaggio di
Newsweek, da cui emerge che il 60 per cen-
to degli evangelici giustifica la guerra in
Iraq, il 75 contro laborto legale, il 79 vuole
mantenere la pena di morte e l85 vorrebbe
introdurre forme di preghiera a scuola. Bill
Lauderback, vicepresidente dellAmerican
Conservative Union, ci dice che la scommes-
sa del 2008 non solo sulla Casa Bianca, ma
sul mantenere i principi conservatori nel di-
battito pubblico. Anche il leader storico di
American Values, Gary Bauer, pensa che la
destra religiosa debba pesare di pi a livel-
lo statale. Alle elezioni di novembre i demo-
cratici hannobattutoi repubblicani attraver-
so candidati religiosi. Santorum stato scon-
fitto dal pro life Bob Casey e nellOhio la-
froamericano battista KennethBlackwell ha
perso con il reverendo democratico Ted
Strickland. Richard Land, che presiede la
potente SouthernBaptist Conventionconse-
dici milioni di fedeli, ricorda bene quando
George W. Bushnel 1999 chiese il suo appog-
gio politico. Era uno di noi ricorda Land.
Otto anni dopo, non pi cos semplice.
Holly Bailey su Newsweek passa in rasse-
gna i candidati. McCainflirta congli evange-
lici dopo averli definiti agenti dellintolle-
ranza, si vanta dellappogggio del pastore
texano John Hagee e di Falwell, ha parlato
allantidarwiniano Discovery Institute e ha
detto di essere contrario alla Roe vs. Wade.
Ma ha votato contro lemendamento sul ma-
trimonio e non duro sulla ricerca con gli
embrioni. Lex governatore del Massachu-
setts, Mitt Romney, unantiabortista che di-
fende il matrimonio naturale. Il suo proble-
ma la fede mormone. E di una settimana
fa la rivolta di studenti e genitori contro la
decisione di Pat Robertson, decano della
Virginia Beach School, di invitare Romney.
Lultimo sondaggio Gallup/Abc/Washington
Post dice che il trenta per cento degli ame-
ricani nonvoterebbe mai unmormone. Esul
sito della Bob Jones University il mormoni-
smo stato definito culto non cristiano.
Romney risponde alle critiche dicendo che
lunico candidato repubblicano che ha
avuto una sola moglie, ottenendo il sostegno
del leader evangelico Charles Colson. Insie-
me al battista pro armi Mike Huckabee, Sam
Brownback ha le migliori credenziali: sta-
to eletto innome delle tre R (ridurre il po-
tere del governo federale, riformare il Con-
gresso e ritornare ai valori), larchitetto
della messa al bando dellaborto a nascita
parziale, della legge che informa della capa-
cit del feto di provare dolore e di quella
che vieta la clonazione. The divorce, alias
Rudy Giuliani, reduce da due matrimoni
falliti ed liberal sulla vita. Brownback,
Romney e McCain si sono ritrovati una setti-
mana fa a Orlando alla Convention of Reli-
gious Broadcasters. Siamo in cerca di can-
didati con dei principi ha detto Stuart Ep-
person, magnate della Salem Communica-
tions, la pigrande stazione radiofonica dA-
merica il cui slogan matrimonio, infanzia
e fede. Nelloccasione, Brownback stato il
pi applaudito. McCain il preferito di
Tammy Bennett, fondatrice dellimpero di
Makeover Ministries, caposaldo del femmi-
nismo evangelico. Lattivista cristiana Marle-
ne Elwell aveva aiutato Robertson nella
campagna del 1988 contro George Bush sr. e
ha garantito il quorum per mettere al bando
il matrimonio gay nel 2004 inIowa. Questan-
no appoggia uncandidato meno ideologica-
mente puro come McCain. Allinizio pen-
sano: McCain non pro life. Poi restano pia-
cevolmente sorpresi. Non daccordo Mi-
chael Farris, che i meeting evangelici li or-
ganizzava per Bush. Giuliani ha visioni op-
poste alle nostre, Romney le ha entrambe e
McCainci ha combattuti lultima volta che ci
ha provato. Di mancanza di un candidato
naturale parla David Brooks. Ho trascorso
settimane con i leader evangelici racconta
Brooks al Foglio. E ho visto quanto siano
indecisi su chi sostenere nel 2008. I demo-
cratici non hanno chance di conquistarne la
maggioranza, possono tornare alla piattafor-
ma Clinton-Carter e riprendersi una fetta
dellelettorato religioso. Cos gli ex presi-
denti Jimmy Carter e Bill Clinton hanno for-
mato la New Baptist Covenant per rilan-
ciare lagenda evangelica, che il guru della
sinistra religiosa, Jim Wallis, vorrebbe
estendere a povert e ingiustizia sociale. Ci
sono i Faithful democrats, lInstitute of pro-
gressive christianity, i Red-Letter christians
e gli Evangelicals for social action. Mentre
la vecchia generazione di evangelici leggeva
la Bibbia per applicarla alla famiglia, la
nuova ne trae ispirazione per fame e po-
vert dice Darryl Hart dellIntercollegiate
Studies Institute. John Edwards ieri ha det-
to che Ges sarebbe inorridito dal silenzio
dellAmerica sul pianto dei sofferenti.
Il cattolico Robert Royal dirige il Faith &
Reason Institute di Washington. Oggi gli
evangelici non hanno pi necessit di sem-
brare aggressivi, sono stati al potere per an-
ni e la corruzione uno dei prodotti del loro
incredibilesuccesso ci diceRoyal, autoredi
The God that did not fail (prossima tradu-
zione per Rubbettino). Nel 2004 evangelici
e cattolici hanno dimostrato di essere deter-
minanti. Nel 2006 i democratici hanno candi-
dato politici vicini alla fede. Oggi la battaglia
evangelica contro il materialismo, ma sono
in confusione sul global warming. Il leader
Richard Cizik si lasciato attrarre dalleco-
logismo, quando gli evangelici sono attenti a
non confondere Dio e natura. Richard Land
gli ha risposto che siamo figli di Dio anche
senza credere ad Al Gore. Dobson ha scrit-
to al crociato verde di Dio Cizick per con-
dannare la passione ambientalista.
C anche il problema della spettacolariz-
zazione evangelica. Il reverendo Ted Hag-
gard apparso nel film sugli evangelici del-
la figlia di Nancy Pelosi, Alexandra,
Friends of God. A domanda se era vero
che gli evangelici sono sessualmente prolifi-
ci, Haggard ha risposto: Siamo maschi, fac-
ciamo molto sesso. Folle. Non capiscono
che troppa pubblicit nuoce alla loro cau-
sa. A sinistra resta il vuoto. Obama fa par-
te di una grande chiesa di Chicago, ma ine-
sperto. Edwards di sinistra e Hillary non
ha possibilit di parlare al cuore degli evan-
gelici. Reagan ha cambiato il centro e oggi
a quel centro che tutti si rivolgono per vin-
cere. Pur avendolo votato, Royal dice che
Bush non fa parte degli evangelici. E un
duro, ma non un conservatore. Per questo
nel 2008 non vedremo quel cambiamento
che ci si aspetta, dovremo attendere ancora.
Bush fa finta di essere texano, ma un figlio
del New England.
SecondoJohnGreenil movimentoevange-
licosemprestatodecentralizzato. Per que-
sto ha avuto tanti leader. E ognuno di loro
era sempre in disaccordo con laltro. Oggi lo
scontrosullepriorit. I piconservatori vo-
gliono gli evangelici impegnati su aborto e
matrimonio. I moderati vogliono unagenda
piampia, fra cui ambiente e povert. Non
chiaro come finir. Ma la maggioranza degli
evangelici voter un repubblicano nel 2008,
anche se dubito che possano doppiare il suc-
cesso del 2004. Alcuni staranno a casa e mol-
ti passeranno ai democratici. Quanti? Dipen-
de se i democratici sapranno parlare la loro
lingua. Alla fine di febbraio Newsweek ha
scritto che il candidato ideale degli evange-
lici sarebbe Jeb Bush. Nel frattempo Doro
Bush Koch, sorella del governatore, sta rac-
cogliendo fondi per Mitt Romney. InACon-
federacy of Dunces, il celebre romanzo di
John Kennedy Toole ambientato negli anni
Sessanta, il protagonista dice: BuonDio, ve-
do che avremo un sacco di difficolt a con-
quistare il voto dei rozzi conservatori rurali
calvinisti. Adesso sono i repubblicani a do-
ver rincorrere i bifolchi battisti che il genia-
le poseur Henry Mencken negli anni Venti
chiamava burle rurali.
David Brooks, John Green,
Michael Cromartie e Joe
Loconte raccontano la caccia al
voto religioso per la Casa Bianca
Gli ex Bill Clinton e Jimmy
Carter hanno lanciato una nuova
agenda evangelica che includa
povert, Aids e ingiustizia sociale
Lo scontro intorno al memoriale
di Billy Graham e lisolamento di
Jim Dobson: si aperta la guerra di
successione fra gli amici di Dio
Il reverendo Ted Haggard
apparso nel film della figlia di
Nancy Pelosi: S, siamo maschi,
facciamo molto sesso
Bill Clinton ascolta un sermone del reverendo Billy Graham (foto Reuters)
(foto Corbis)
S
e uno viene al mondo a Colarete, frazio-
nedi Gromo, milletrecentoabitanti gene-
rosamente contati, 675 metri sopra il livello
del mare, trenta chilometri a nord est di
Bergamo, ha un destino che potrebbe tran-
quillamente essere allegato al certificato di
nascita. Prima o poi si ritrover i piedi im-
prigionati in un paio di sci da fondo. Se poi
il nascituro appartiene alla dinastia dei Pa-
sini, che di Gromo impersonano insieme la
storia, lanima e la memoria, il rito dellini-
ziazioneunascadenzasacra, incastratofra
il battesimo e la comunione. Renato Pasini,
che venerd 23 febbraio ha conquistato a
Sapporoil titolomondialedi sci nordiconel-
la specialit della staffetta sprint, ha in pi
un marchio di fabbrica familiare, che non
rientrava nel copione: una cicatrice in mez-
zo alla fronte, frutto di un incontro troppo
ravvicinato fra lui ragazzino e il termosifone
che riscaldava lo chalet di nonno Modesto.
Acelebrare il rito della messa (ai piedi) dei
primi sci statoil padreAlfredo, elettricista
della Centrale dellEnel nei giorni feriali e
glorioso campione della domenica dello Sci
Club Gromio, luogo di una festa paesana e
insegna di un tempo perduto altrove. Pap
Alfredo rivendica i suoi meriti. Renato, co-
me il fratello minore Fabio, era un campio-
ne annunciato dello sci di fondo. Era oppor-
tuno quindi depistare le attese avviandolo
allaltro sci, quello alpino dei Thoeni e dei
Tomba, che nella valle Seriana, dove Gro-
mo, non si erano mai arrampicati, neppure
per sbaglio. Aveva quattro anni il prode Re-
nato, quando si lanciava con gli sci ai piedi
lungo le pendici che planano a fondovalle.
La festa e lundicesimo anno
Lincontro fatale congli sci stretti rinvia-
to al compimento dellundicesimo anno. E
poi tutta la trafila, dalle prime gare alloro
mondiale, passando per i titoli tricolori, le
Olimpiadi e la Coppa del mondo. A Gromo
sono precoci in tutto. Altrimenti l nella val-
le sarebbe tutto tempo da perdere. Il grande
amoreche, insiemeagli sci, segnerlavitadi
Renato, sboccia quando lui ha quindici anni
e Daniela, detta Dany, solo tredici. Poi c la
scuola, da onorare. Come hanno sempre fat-
to i Pasini. La tradizione familiare lo vorreb-
be elettrotecnico. Lui sceglie ragioneria e si
diplomer a pieni voti. Il resto sono le casci-
ne e le abitazioni inpietra coni tetti inarde-
sia, i boschi, i pendii erbosi e la neve, o me-
glio lattesa della neve. Perch, se nevica, ci
si pu allenare, ore e ore su e gi a rigare i
sentieri come i gradini della propria vita.
Quando c la neve a Renato nonmanca nul-
la, gli amici, lallegria, la playstation, quella
bambina diventata prima una donna e poi
sua moglie, un bicchiere di vino e le rane al-
la panna, che nessuno a Gromo sa cucinare
meglio di nonna Gi. Quando le invocazioni
a san Giacomo e a san Gregorio rimangono
disattese e i vecchi del paese se la prendo-
noconleffettoserrachenonharispettonep-
pure dei santi patroni, Renato diventa un
emigrante incerca di neve, costretto a rigare
i sentieri di valli straniere. Da grande ri-
marr nellambiente, come dicono molti
campioni dello sport, ma nel suo caso non
una frase fatta e interessata. Dove altro po-
trebbe andare il campione del mondo Rena-
to Pasini, se il suo mondo da trenta anni l
nella valle, il corpo di appartenenza quello
dei forestali e il suo principale sponsor
limpresa immobiliare che a Gromo e imme-
diati dintorni ha costruito le prime case di
villeggiatura. E pazienza se il titolo mondia-
le non gli frutter neppure un euro di pre-
mio. Limportante che ad aspettarlo cera
lintero paese per una festa che rimarr sto-
rica. Con il sindaco, gli organi direttivi e tut-
ti i soci dello Sci Club, la banda prodiga di
bis solo con linno di Mameli, i nonni, i geni-
tori, i figli, gli zii. Tutti quelli, dal primo al-
lultimo, che di cognome fanno Pasini. Tutti
a ricordare nei discorsi che una grande vit-
toria non nasce per caso. I dominatori della
valle Seriana spiegano a chi viene al mondo
che bisogna salire un gradino dopo laltro,
senza scorciatoie e che a fare eventualmen-
te la differenza la passione, non lossessio-
ne di vincere a qualunque costo. Un sorpas-
so alla volta e dalle retrovie ci si ritrova in
vetta. O meglio in fondo al sentiero che por-
ta allo striscione del traguardo. Peccato solo
che non cera la neve neppure alla festa.
Il Mascalzone si sente spiato dai mascalzoni della vela
una storia molto sua. Napoli, le navi, i sol-
di, il tradimento dellideale sessantottino.
E la storia di Camilo Cienfuegos: orfano
cresciuto nei vicoli di Torre del Greco, ab-
bandonato a due anni dalla madre una
sudamericana che gli ha lasciato solo una
lettera disperata e una poesia. Camilo
un ex rivoluzionario deluso dagli anni Set-
tanta. Prende la via del mare. Un mare
che prima gli sembrava unoasi di pace, un
mare che sembrava offrirgli avventura e
promesse. Ma di queste promesse, ormai,
non rimane pi traccia. Adesso Camilo
il comandante di uno yacht newyorkese, al
servizio di una ricchissima ereditiera che
ha fatto della mancanza di scrupoli la pro-
pria bandiera. Perso tra rimorsi e bevute
da Gallaghers, Camilo si rassegna a que-
sta esistenza alla catena, quando rincon-
tra Celia, la donna che in giovent Camilo
ha troppo amato e troppo tradito. E la vi-
ta che cambia, questa. E la scommessa, la
speranza. Vincenzo Onorato ci crede ed
per questo che ha scelto pure lui il mare:
dietro unonda non si sa mai che cosa ci
sia. C il passato. C il futuro. Dipende
dalla vela, spesso. A lui il vento gli ha mes-
so davanti una vita che con lacqua avreb-
be comunque avuto a che fare: il pap fa-
ceva larmatore, perch laveva ereditato
dal padre e quello ancora dal padre. Cin-
que generazioni di costruttori di navi e di
mezzi sogni a motore. Vincenzo s trovato
a sognare le vele avendo eliche e propul-
sori a volont. Quando ha organizzato la
sua creatura imprenditoriale ha scelto
qualcosa che gli desse limpressione di
sentirsi vicino alla natura: cos la balena,
che il simbolo della Moby, la sua compa-
gnia di navigazione. Sardegna, Corsica, El-
ba. Era il 1982 quando la mise in mare per
la prima volta. Traghetti, ma non proprio.
Cio s, alla fine quello sono, per a Ono-
rato non piace tanto: preferisce pensare
che siano piccole crociere. Quando parla
di questa parte della vita, il Mascalzone
diventa serio. Imprenditore, pieno di
scelte strategiche, di efficienza.
Marketing e commercio: Nel 2003 siamo
stati i primi a lanciare il best price nei
giorni di minor traffico e i primi 20 mila
posti auto a un euro. Diventati 200 mila
nel 2004 e altrettanti nel 2005. Linguaggio
in codice. Tutto molto aziendalista. Altro
punto forte: Il gioiello. Cio la Moby Aki.
E gemella della Moby Freedom e della
Moby Wonder costruite nei cantieri corea-
ni Daewoo: 2.200 passeggeri, 750 posti au-
to e 29 nodi di velocit che fanno dei ser-
vizi a bordo larma in pi. Cio gli spazi co-
me children world, oppure i gadget per i
pi piccoli: da sempre bambini sono gli
ospiti pi coccolati a bordo delle navi del-
la nostra flotta. In nome dei bimbi, Ono-
rato ha fatto pure il Giovanni Rana delle
navi: protagonista della sua pubblicit. La
sua faccia da mezzo marinaio con pizzetto
brizzolato finita sui manifesti promozio-
nali. Accanto limmagine di Gatto Silve-
stro: Il primo effetto di questa campagna
stato positivo perch mia figlia Andrea
convinta che suo padre sia diventato ami-
co di Gatto Silvestro.
La sua attrice preferita Vasco Vascotto
Onorato si sa prendere in giro, quando
vuole. Pure gli altri, come quando dice
che la sua attrice preferita Vasco Va-
scotto: Fa troppo ridere. Lui se lo pu
permettere, tanto la Moby va. Su Mascal-
zone evita: E come trovarsi di fronte una
bella donna. Questa campagna di Coppa
America mi costata e mi costa davvero
tanto, in termini di stress e di fatica. Per
questo non dobbiamo mai dimenticare
che non si tratta di un talk-show, ma di
una regata. Qui bisogna stringere i denti,
rimboccarsi le maniche e lottare. Non sia-
mo venuti a Valencia per andare alle fe-
ste, o per cercare distrazioni, ma solo per
lavorare duro. Io penso a gareggiare. Per
questo gli rode la faccenda della spiata.
Seccato, ch non pu deludere nemmeno
Capitalia: ha chiesto aiuto e lha avuto, in
cambio dellaccoppiata del nome sullo
scafo. Mascalzone Latino Team Capita-
lia. Poi gli sponsor politici: la ministra
dello Sport, Giovanna Melandri; la regio-
ne Campania al completo. Affari di fami-
glia, quasi. Lui parte dal circolo Royal Ya-
cht Club Savoia. Va. Senza dormire di not-
te. Ricorda: la prima sera in barca. Poi
quella di Caprera: a bordo con lui cera
una ragazza americana. La pi bella
esperienza in mare della mia vita e con-
temporaneamente la pi brutta. Peggio
del sogno spezzato ad Auckland. Quattro
anni fa era una prova, in fondo: le magliet-
te, i gagliardetti, i giubbini, le scarpe. Tut-
ti mascalzoni allassalto della Luna Rossa.
Fu una bella botta: sconfitta, sconfitta,
sconfitta. Ha preso appunti, allora: La
piet della memoria gli ha permesso di ri-
muovere una grossa parte di quel ricor-
do. Ora il diario di bordo vuoto: scri-
ver pi tardi. Il romanzo della Coppa
America non mai stato tanto italiano co-
me adesso. Prima capire chi vuole fregar-
lo, per. Gli organizzatori pensano sol-
tanto agli affari. Siamo stati spiati da un
elicottero con una cinepresa durante un
test: mi aspetto che ci dicano chi erano.
Non lo diranno, Onorato lo sa. Una boa: lo
scoprir alla prima virata.
C
la storia dello spionaggio: Vincenzo
Onorato pensa che lo vogliano frega-
re. Nessuno si avvicini al Mascalzone. Ha
visto un elicottero e una telecamera pun-
tata sulla barca: zoom per scoprire i segre-
ti. Un giorno ci scriver un romanzo: il ma-
re, la competizione, la sfida, limpresa. La
vita. Ora no: nella notte insonne non scri-
ve. Studia e soffre: la rotta, il maestrale, la
vela. Perch vogliono spiarlo? E poi chi?
Vuole i nomi. I pirati del futuro: cercano
di togliergli il vantaggio, di rubargli lidea.
Qualche centimetro pu cambiare tutto.
Sporchi nemici: Andiamo per la nostra
strada, ma vogliamo che ci lascino in pace.
Questi mezzucci non ci intimidiscono.
Uno dopo laltro, i pensieri: Valencia, le
boe, i match race. La verit che scoppia:
vorrebbe il timone, lui che ha sempre gui-
dato, che da quando ha tredici anni regge
quel manubrio da barca e sente il vento in
faccia. Ora che sta a terra non si pu scari-
care. Pu vincere senza essere a bordo.
Vedi la sfortuna: lAmericas Cup stavolta
se la fa alla pari, ma soltanto da padrone.
S, timoniere. Ma non si sa se sar a bordo.
S preso Vasco Vascotto, poi lo skipper
pi forte di tutti, messo a fare il tattico. Ec-
colo Russell Coutts. Poteva soltanto sce-
gliere: ha preso Mascalzone perch la bar-
ca buona. Vincenzo ha fatto la scelta
amara: per la coppa ha lasciato il coman-
do. Numeri: in Coppa America Coutts ha
ottenuto quattordici vittorie e zero sconfit-
te. Onorato ha i soldi e la storia, Russell la
tecnica. Figlio di ndrocchia, pensa Cenzi-
no che ha messo nel budget dellavventu-
ra un compenso stellare per luomo che
pu farlo vincere. Compromessi: scendere
dalla sua barca stato complicato, ma ne-
cessario. E una rinuncia che ho matura-
to guardando con imparzialit ai miei li-
miti fisici. Ma anche perch, da terra, pos-
so concentrarmi totalmente sul lato mana-
geriale della Coppa che diventato impor-
tante tanto quanto quello sportivo. Crede-
temi, stare a bordo reggendo il ritmo di
atleti puri durissima sono sicuro da-
ver preso una scelta saggia. Cinquantan-
ni in mare sono abbastanza, ma non trop-
pi. Per Bertelli e Bertarelli non gareggia-
no. Stanno gi e ragionano: adesso che an-
che Mascalzone Latino gareggia per vince-
re, c qualcuno che deve marcare gli av-
versari anche sulla banchina del porto.
Contro la Francia a Mururoa
Non proprio casa sua, quella. Adora
stare in mezzo al mare. Ecco, l dove non
c neppure una parete sta comodo como-
do. Dice che il mare la sua anima. Allo-
ra un po per se stesso che fece il capo-
popolo ambientalista nel 1995. La Francia
stava pianificando gli esperimenti nuclea-
ri nellatollo di Mururoa: Vincenzo Onora-
to, capitalista sui generis, fece una petizio-
ne per chiedere allEliseo di non azzardar-
si a scaricare bombe atomiche nellocea-
no Pacifico. In 48 ore raccolse 12 mila fir-
me. Si rassegn ugualmente. Rosso il ma-
re. Morto: pesci, molluschi, balene. Forse
stato in quel momento che ha comincia-
to a elaborare lidea di Rosso colore do-
ceano, il suo romanzo uscito nel 2005. E
ANNO XII NUMERO 56 - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007
In cima al fondo
Lo sprint del campione del Mondo
Renato Pasini e la pista da sci senza
neve e senza termosifone
N
o. Campo, seduta, palestra, palestra,
campo, pedana. Il gesso sotto la mandi-
bola, la testa sempre inclinata, uno, due, tre,
quattro passi, il peso va via, cos ogni giorno.
Il successo sono i millimetri, ogni mese uno
in pi. Ma quel giorno nulla, non cerano i
millimetri, cera solo locchio. No. Assun-
ta Legnante aveva ventisei anni e aveva gi
vinto tutto quello che poteva vincere. Con
quel braccio e conquel peso nonpoteva che
andare cos. Aveva i suoi obiettivi, gli Euro-
pei, i Mondiali e i Campionati italiani. As-
sunta vinceva sempre, il braccio andava
sempremeglio, lei avevapersodieci chili, la
caviglia non le faceva pi male, il ginocchio
neanche, il doping ormai era roba vec-
chia e la gamba, anche quella, era passata.
Le mancavano gli Europei (quelli indoor) e
le mancava una medaglia, quella doro. Tre
anni dopo quellagosto del 2004 sono arriva-
te anche quelle: domenica scorsa a Birmin-
gham, finaledel lanciodel peso, diciottome-
tri e novantadue centimetri, quasi record
italiano e centodiciotto chili di tricolore.
I record da battere, per Assunta, sono
sempre quelli suoi. Anche nel 2004 era cos.
Una settimana prima delle Olimpiadi, una
settimana prima della pedana con i cinque
cerchi, con le gambe ormai a posto. Non era
mai stata cos concentrata e non era mai
stata cos sicura. Cera locchio, vero. Ma
quelli erano solo fatti suoi. Lei saliva sul
suo ring, andava in pedana e limpressione
cos la chiama lei era sempre quella giu-
sta. La settimana filava alla grande, come
sempre. Lei ci scherzava, diceva di essere
cos, unatleta di peso, che fa pesare le sue
vittorie, con colpi di peso, lanci di peso. Ci
scherzava, ma al Coni non scherzavano. As-
sunta era sicura di farcela semplicemente
perch era la migliore. Lei voleva andare
alle Olimpiadi di Atene e doveva essere co-
s. Perch il braccio, lei, lo sentiva meglio
del solito. Si chiedeva come mai le bielorus-
se e le tedesche non riuscissero mai a pren-
derla. Loro la guardavano e non capivano
come era possibile non prendere mai una
cos. La sua settimana era sempre la stessa:
campo, seduta, palestra, palestra, campo,
pedana. Ogni giorno un millimetro in pi.
Sembra impossibile e un po lo era, ma As-
sunta ci provava e ci prova ancora. Oggi con
il peso, ieri con il giavellotto e prima anco-
ra con il disco. Mai o quasi mai un euro,
solo passione, campetti senza erba, un po
di terriccio e gli amici che ti incontrano e ti
dicono, scusa che sport fai? Turispondi pe-
so, e gli altri: Ho detto che sport fai.
Il record, la stagione, lex doping
Nel peso si va avanti cos. Si va avanti
pensando al Mondiale, allEuropeo e ovvia-
mente allOlimpiade. Perch se non sei l,
scusi lei chi ? Che sport questo? Dov la
palla? Dovlasquadra? L ci sei tueseper-
di, perdi soltanto tu. Ma se nonvinci nonvai
avanti, senonhai soldi esenonhai unpo di
successo resti l a casa. Anche questanno
eracos. Letedescheelebielorussenonvin-
cevano allora, tre anni fa, ma nonvincevano
neanche questanno. Assunta non capiva e
anche ora fa finta di non capire. Era lei il
problema delle altre. Era lei, conquel brac-
cio un po grassottelo, che vola via insieme
al peso. Ogni lancio quasi come un gancio.
Il ventitr gennaio Assunta con dicianno-
ve metri e zero uno aveva realizzato la mi-
glior prestazione mondiale della stagione.
Con poca tecnica, poca eleganza e poca gra-
zia. Il record italiano lo aveva fatto pochi
giorni prima di Atene, nel 2004, diciotto me-
tri e novantadue centimetri, ventotto centi-
metri inmenodi Birmingham. Ceraperchi
le diceva: sei una dopata. Nel 2002 era stata
fermata per qualche mese, era appena di-
ventata campionessa italiana degli assoluti,
ma in quel periodo non andava granch, si
era scusata con lallenatore e si era scusata
anche con la Nazionale. In una delle ultime
gare aveva fatto tre lanci, uno nullo, due pes-
simi. Era a pezzi, ma non solo per il doping.
Il doping si chiamava sinefrina, una so-
stanza che ora dice lei, si trova anche nei
succhi darancia e che ora, dice Assunta, non
pi nemmeno doping. Per allora lo era.
Lei si ferma, continua ad allenarsi ma non
poteva gareggiare. Lei ci credeva davvero,
pensava ad Atene e alle Olimpiadi. Non per
vincerle, ma per esserci, almeno per esiste-
re. Tre giorni prima di partire per le Olim-
piadi di Atenearrivaal Coni per levisiteme-
diche, le guardano quel maledetto occhio,
passa qualche ora e le dicono: No. Niente
Olimpiadi. Per noi non sei a posto. Assun-
tahaunglaucomaallocchiosinistro, nonpo-
trebbe partecipare a nessuna gara, secondo
il Coni, e a quelle Olimpiadi effettivamente
non la fecero partecipare. Era litaliana pi
forte ma rimase a casa. Tre anni dopo: cento-
diciottochili, pidi centogare, laretinasem-
prearischiomaper il momentosolovittorie,
lanci e medaglie. Il doping passato, i con-
trolli ora sono pi duri e lei ha continuato a
migliorare. Ha continuato anche a mangiare,
ma ogni mese un millimetro in pi. Tra le
sue colleghe ogni mese ne viene beccata una
e non per Sinefrina. Lei dice che il doping
quello delle altre, le altre dicono che il do-
ping non esiste. I record per li batte Assun-
ta, con una caviglia spezzata, locchio cos, il
glaucoma. Ma oltre i venti metri difficile
andare. Quella roba per altri, per fenome-
ni, per gente fuori dal normale. Assunta mi-
gliora i suoi record perch dice i suoi re-
cord sono record veri, non truccati. Oltre i
venti metri cqualcosachenonva. Lei con-
tinuaamigliorarsi, oravuoleprovareconPe-
chino, conleOlimpiadi del 2008. Mail record
del mondotroppoinl: sonoi ventidueme-
tri e sessantatr di Natalya Lisovskaya; il
prossimo sette giugno saranno ventanni che
nessuno riesce neppure a sfiorarlo.
Il gancio del peso
Loro agli europei, Atene, Pechino,
i Mondiali, il glaucoma e i lanci
di Assunta che sembrano pugni
UN FOGLIN SPORTIVO
Sedici scrittori e la matematica dei gol e delle zazzere. C anche Walter
sostituito da Vavassori, uno dei giovani
portieri della Juventus. Prese due gol in
nove minuti. Veltroni scrive lelogio di
quel giovane e sensibile portiere, quaran-
tasei anni dopo, ma lo fa parlando di s.
Un vezzo che si pu perdonare al sindaco
romanziere perch in alcune parti del suo
racconto abbandona la biografia per con-
centrarsi su altri personaggi. Per esempio
Omar Sivori, un giocatore che coltivava
una meravigliosa cattiveria, era perfido,
scorretto, cattivo danimo calcistico.
A mano a mano che La matematica del
gol si sfoglia cresce la curiosit, perch
ogni testimonianza comunque originale
e profondamente diversa dalle altre: nel
modo di proporla prima ancora che nei
contenuti. I dialetti spaziano da un simil-
siculo a un marchigiano stretto fino a un
immancabile romanesco. Ed forse in
questa peculiarit che leggendo i brani si
riconosce la sapienza degli scrittori. Ogni
dialetto, ogni tic assieme a tutto ci che
distingue per esempio il registro di Vero-
nesi da quello di Nesi, presenti anche con
una conversazione ambientata in un ba-
gno turco realizzata dopo la vittoria dellI-
talia ai Mondiali del 2006 e con la Juven-
tus in serie B contribuiscono a trasforma-
re quello che potrebbe essere ingiusta-
mente considerato un semplice racconto a
tema in una testimonianza storica senza
tempo di uno sport che in Italia ha sempre
appassionato pi degli altri.
Terminata la lettura resta da vedere il
film, Con la mano di Dio. Si tratta di una
pellicola girata da Umberto Nigri, inviato
de La7 che in passato ha proposto interes-
santi documentari, sullo sfondo dei Mon-
diali di Messico 1986. Nigri racconta il
mondo dello sport, e del calcio in partico-
lare, ma si spinge a narrare vite spezzate,
separazioni e la storia di una profonda
amicizia. Sapevamo che alle Malvinas
erano andati a morire molti ragazzi argen-
tini, che li avevano fatti fuori come passe-
ri Quel gol lo feci con la testa di Mara-
dona e la mano di Dio, disse el pibe de
oro dopo la vittoria contro lInghilterra.
Un gol irregolare segnato come rivincita
di una guerra che contrappose lArgenti-
na allInghilterra per la conquista delle
isole Falklands. Lincontro quello tra
Miguel Savage, ex soldato argentino, e
Terry Peck, eroe della resistenza inglese,
che quella guerra la combatterono luno
contro laltro nonostante la differenza di
et. Uno era diciottenne, laltro pi avan-
ti con gli anni avrebbe potuto essere suo
padre. Lo scontro cominci il due aprile
quando il generale Leopoldo Galtieri, lea-
der del governo militare dellArgentina
ordin linvasione delle isole segnando li-
nizio di una guerra che cost la vita a mil-
le soldati tra inglesi e argentini. Tra i re-
duci ci furono anche molti suicidi eppure,
racconta Nigri nel film, di tutta quella sof-
ferenza, si ricorda soprattutto il gol di ma-
no di Maradona. Una bella azione, una
giocata vincente.
S
fogliare un volumetto di centosettanta-
quattro pagine e scoprire che leditore
Fandango libri ha indicato il prezzo di
vendita in euro venti, pu non essere un
incoraggiamento allacquisto. Ma tra un
pezzetto di toma valdostana e una bottiglia
di Faugre del 2002 comincia la chiacchie-
rata tra Sandro
Veronesi e
Edoardo Nesi e
il giudizio non
pi cos tran-
ciante. I due
scrittori inizia-
no a ragionare
intorno al cal-
cio sudamerica-
no. A mano a
mano si va un
poco oltre per
loro stessa am-
missione e il
primo capitolo
viene giusta-
mente intitola-
to conversazione etilica: un cirioleggia-
re condito di ricordi che rilassa il lettore,
dallArgentina del 78 delle zazzere chia-
ramente poco lavate, i baffoni, i riccioli
di Tarantini, i capelli lunghi sulle spalle di
Kempes e di Luque, fino al gol di mano se-
gnato da Maradona che non va gi a Vero-
nesi. La loro conversazione per solo
una parte de La matematica del gol, che
in realt un libro accompagnato da un
dvd. Dunque andiamo per gradi. Il volume
stato curato dalla giornalista Marta Truc-
co, che nellintroduzione si chiede se il
calcio centri con la matematica. Linterro-
gativo diventa il leit motiv dei brevi saggi
affidati ad alcuni scrittori e giornalisti ita-
liani: assieme a Giorgio Porr, Darwin Pa-
storin, Gianni Biondillo, Federico Cala-
mante, Francesco Piccolo e altri ancora
c pure Walter Veltroni. I sedici narratori
raccontano molto bene uomini di sport,
donne, bambini, ma troppo spesso anche
se stessi. Il sindaco di Roma, per esempio,
scrive che aveva cinque anni e mezzo
quando il setto nasale di Lorenzo Buffon,
cugino del nonno di Gigi, si ruppe il setto
nasale in una partita giocata dallItalia
contro lInghilterra allo stadio Olimpico:
Vorrei dire che ero stato mandato a scuo-
la un anno prima, proprio per questo me
la ricordo bene quella partita. Buffon fu
Onorato sulla Breeze. Il patron di Mascalzone Latino parteciper ad aprile allAmericas Cup (foto Ansa)
Essere ultras o
clandestini?Ovvero
entrambe le cose.
Primaopoi il dilemmaandraffrontatosul
serio. Perchil divietodi seguirelapropria
squadraintrasfertastaassumendodi parti-
tainpartitaconnotati grotteschi. Domenica
mattinai tifosi dellInter presenti allastazio-
necentraleeintenzionati aviaggiareper Li-
vorno sono stati placcati dalle forze dellor-
dine che presidiavano i binari daccesso ai
treni. Ordine della Digos. Nello stesso gior-
no una quarantina di tifosi del Torino sta-
tafortunosamenteospitataincurvaFiesole
per lapartitacontrolaFiorentina. Malosta-
dio Artemio Franchi non era aperto ai soli
abbonati?S, masiccomei gemellaggi fraul-
tras sono pi forti dei decreti legge, acca-
duto che alcuni abbonati viola hanno pre-
statoleproprietessereai granata. Molti dei
quali, oltretutto, sono riusciti a raggiungere
Firenzesopraunpullmanorganizzatodaun
viola club del nord Italia. Nel caso in que-
stione, tanto per nonnascondersi dietro lo-
leografia, contapurelacomunerivalitcon-
tro la Juventus. Ma la circostanza resta
esemplare: per testimoniare laffetto verso
la propria squadra e la consanguineit nei
confronti dei vecchi amici, oggi si costret-
ti a infrangere la legge.
ULTIMO STADIO
di Alessandro Giuli
DAGATTO SILVESTRO ALLAMERICAS CUP. ONORATO SCESO DALLA BARCA PER VINCERE. TEME CHE LO VOGLIANO FREGARE
ANNO XII NUMERO 56 - PAG III IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007
LA NUOVA EUROPA DI NICOLAS
stigio la lenta morte del suo sogno, e delli-
dea della Francia appresa a scuola. Furet
giudicava il gollismo un bonapartismo del-
la decadenza, e nelle sue idee forza stato
forte e grandeur la riteneva solo uni-
deologia di compensazione psicologica.
Sarkozy, invece, del gollismo ha tuttaltra
idea, sebbene in fatto di stato forte e di
grandeur, in politica estera, anche rispet-
toal gollismosembri dispostoacavalcarela
rottura, senza tradirne lascendenza. La sua
dottrina, ha detto al Mridien, non impe-
disce il pragmatismo. E se al Quai dOrsay
si dice sempre che una politica estera da-
gli obiettivi confusi non pu fallire, la bat-
tuta per quanto spiritosa, non basta ad ac-
contentarlo, perch attraverso la politica
estera noi francesi esprimiamo la nostra
identit in quanto nazione, quel che voglia-
mo fare nel mondo, il ruolo al quale aspi-
riamo e i valori di cui vogliamo essere por-
tatori. Primi fra tutti la libert e i diritti
delluomo, da far valere nei confronti dei
paesi ex comunisti, entrati in Europa, e da
rivendicare senza esitazione sia nei con-
fronti della Russia di Putin partendo per
Kiev per salutare lindipendenza ritrovata
con la rivoluzione arancione, denuncian-
do il massacro dei ceceni e la repressione
contro i giornalisti, a costo di dispiacere al
dittatore sia nei confronti della Cina,
schierandosi contro la violazione quotidia-
ne di principi sacrosanti. Non credo nella
realpolitik che fa rinunciare ai suoi valori
senzanemmenoottenereincambiodei con-
tratti, ha detto Sarkozy nel discorso di in-
vestitura, dando unaltra stilettata a Chirac.
Al primopostodellasuadottrinadei rap-
porti internazionali, dunque, clEuropa, il
continente inceppato che ha messo a nudo
la malattia francese, il progetto politico an-
dato in panne nel momento della sua mas-
sima ambizione. E lEuropa il motore da
riavviare per far ripartire la Francia. Dopo
lo choc del referendum del 2005, quando i
francesi respinsero con quasi il 55 per cen-
to il trattato per la Costituzione proposto da
Giscard dEstaing, dopo due anni di tergi-
versazioni e dopo il trauma del vertice di
Madrid dove, per la prima volta negli ulti-
mi cinquantanni, 18 paesi europei si sono
riuniti per parlare dellavvenire dellEuro-
pa senza invitare la Francia sono gli stes-
si francesi che devono trovare la via dusci-
ta dallimpasse in cui si sono cacciati.
I tempi sonostretti, maSarkozy haleidee
chiare. E per convincere il suo pubblico ro-
vescia largomento pi insidioso: non sono i
francesi a essere responsabili della crisi
dellEuropa, ma al contrario la stessa cri-
si dellEuropa a essere responsabile del
no francese alla Costituzione. Nessuno
dei candidati alle presidenziali ha pi di
Sarkozy esperienza diretta dei vincoli bu-
rocratici che soffocano lUnione: n la so-
cialista Sgolne Royal che spara a zero
contro leuro e ora propone un referendum
primadel 2009, nil centristaFranois Bay-
rou, che un europeista militante e ha tan-
to a cuore i criteri di Maastricht da mettere
al centro del suo programma la riduzione
del debito pubblico. Sarkozy ha subto sul-
la sulla sua pelle il giogo europeo e ha cer-
cato di liberarsene quando si trattava di ga-
rantire un futuro francese al gruppo Al-
stom. E per ostacolare il centrista Bayrou,
che al 20 per cento nelle intenzioni di vo-
to, ha escogitato una strategia in due tempi:
minitrattato istituzionale e convenzione
parlamentare con rappresentanti designati
dagli stati. Nessuno infatti meglio di lui ha
denunciato la paralisi provocata dallallar-
gamento dellUe. Non che lallargamento
dellUe non fosse necessario scrive
Sarkozy in Tmoignages, il suo ultimo li-
bro ma stato un errore farlo a ritmo so-
stenuto, prima di riformarne le sue istitu-
zioni e senza nemmeno aprire un dibattito
democratico. E il fatto di riconoscere ler-
rore, come fa adesso, non mette in discus-
sione la sua simpatia per i nuovi stati mem-
bri. Semmai sottolinea limprevidenza di
Romano Prodi che, come presidente della
Commissione, diede impulso allallarga-
mentopensandochelestensionedellefron-
tiere potesse sopperire allassenza di una
politica. Il risultato unEuropa cos dilui-
ta e spoliticizzata da tradire i suoi principi.
Dobbiamo smettere di fare dellEuropa il
capro espiatorio di tutte le nostre difficolt
ha detto Sarkozy a Strasburgo il 21 feb-
braio Ma lEuropa deve anche smettere di
ignorare il grido di rivolta dei popoli che si
sentono spossessati del loro destino.
Come fare, allora? Lasse franco-tedesco,
traballantesottoi colpi dellacrisi di Airbus
e di un diverso approccio al nucleare, oggi
non sufficiente. Lo ammette con franchez-
za Sarkozy, rompendo cos con un principo
cardinale dellortodossia gollista, seguito a
dopo la caduta del Muro anche da Franois
Mitterrand, che negozi lunificazione della
Germania in cambio della moneta unica.
Oggi per Sarkozy il vero motore dellEuropa
a 27 sta in una migliore comprensione in se-
no al gruppo dei grandi che saggiunge al
nucleo dei fondatori. Non si pu aver al-
largato lEuropa agli otto paesi dellest e
considerare che nessuno di essi abbia vo-
cazione a far parte del blocco motore della
costruzione europea, ha spiegato Sarkozy
in unintervista ad Andr Glucksmann, lex
nouveau philosophe paladino del dissenso,
oggi suo sostenitore. Lidea di coinvolgere
anche la Polonia nel nucleo duro dei gran-
di dEuropa unaltra staffilata a Chirac,
Per uno come lui, liberale quanto basta,
anglofilo per necessit, ma francese per
convizione e volontarista per scelta, lEuro-
pa dunque non devessere solo uno spazio
comune, una zona di libero scambio, preda
degli speculatori di tutto il mondo. Deves-
sere una grande potenza politica. E qui sta
il problema, perch lEuropa politica oggi
bloccata sul piano istituzionale, perch in
bala di interessi divergenti e paralizzata
dalla regola dellunanimit, che gi era dif-
ficile da raggiungere e ora diventata una
chimera per unUnione a 27: Siamo abba-
stanza uniti perch nessuno dei nostri stati
possa condurre unazione diplomatica au-
tonoma, ma non abbastanza per agire e pe-
sare in modo significativo sulla scena inter-
nazionale, osserva Sarko. Per rimettere in
sesto lEuropa, il candidato della destra re-
pubblicanaallepresidenziali, proponedun-
que un trattato semplificato, con buona pa-
ce dellex presidente Giscard dEstaing, che
invece lo giudica unopzione priva di sen-
so. Il minitrattato di Sarkozy dovrebbe ri-
prende le disposizioni del progetto di Trat-
tato sulle quali non cera disaccordo, ed es-
sere ratificato dal Parlamento, dopo esser
stato oggetto di un negoziato nelle capitali
europee, attraverso una missione biparti-
san, trasversale alla destra e di sinistra, che
includa popolari e socialisti.
Tecnicamente, si tratta dunque di dare
stabilit alla presidenza del Consiglio dEu-
ropa, il che vuol dire darle una voce e un
volto grazie a un presidente eletto per due
anni e mezzo, che parli a nome dellUnione
e ne difenda gli interessi in seno allOmc.
Poi, ci devessere un ministro degli Esteri
dellUe, posto sotto il controllo dei governi
degli stati membri, che prenda le sue deci-
sioni solo dopo averli ascoltati, e coordini
tutti i mezzi, diplomatici, finanziari e mili-
tari, necessari a metterle in pratica. Sareb-
be una rivoluzione copernicana nel funzio-
namento dellUnione: Gli europei spiega
Sarko invece di decidere in base agli altri
stati si troveranno a decidere in base alle
proprie determinazioni, e in nome dellin-
teresse comune. Inoltre, per dare pi peso
alla democrazia rappresentativa dellUe,
Sarkozy pensa che occorra anche aumenta-
re il ruolo del Parlamento europeo, il cui
accordodovressereindispensabileper vo-
tare le leggi europee
Il pezzofortedel minitrattatocheSarkozy
ha in mente riguarda le regole sulle moda-
litdi votoinsenoallUnione: eciolamag-
gioranza qualificata, in particolare quella
della doppia maggioranza (costituita dal 55
degli stati membri con almeno il 65 per cen-
to della popolazione dellUnione); la clau-
solapasserella, concui gli stati membri pos-
sono decidere allunanimit se approvare a
maggioranza qualificata una materia sotto-
posta invece alla regola dellunanimit; lal-
lerta precoce, meccanismo che consente ai
parlamenti nazionali di assicurarsi che lU-
nione non vada oltre le sue competenze, e il
diritto di iniziativa civica, con cui ai cittadi-
ni europei baster raccogliere un milione
di firme per chiedere alla Commisione di
lanciare proposte in un dato settore.
Sarko, gollista, supera cos la tradizione
souvrainiste ancora in voga al Quai dOr-
say, che concepisce lintegrazione europea
solo in forma di cooperazione tra stati, e ri-
trovare laudacia di Schumann e Delors,
fondando la costruzione europea sulla ces-
sione di sovranit a organi sopranazionali,
come spiega Renaud Dehousse. E convinto
cheper decideresuquestioni cruciali come
le frontiere comuni e il finanziamento del-
che allindomani della guerra in Iraq ha
preferito fare a pezzi lEuropa, per corrobo-
rare lisolamento della Francia dagli Stati
Uniti, umiliando i nuovi venuti paesi delle-
st, tutti filoatlantici. Oltre la Polonia e la
Spagna, Sarkozy include nel novero dei
grandi dEuropa anche il Regno Unito,
perch sarebbe incoerente dire: siccome
ne diffidiamo, teniamolo fuori per un pae-
se che cresce ad alto ritmo e diffonde nel
mondo lunica lingua europea oggi univer-
sale. La scelta, per, non ha niente di al-
bionico. Per quanto europeista, Sarko re-
sta un francese. Se un liberale, pi lega-
to alla politica che alleconomia. Pi che al
mercato, crede nella volont. Pi che alle
leggi della commercial society, al libero
gioco degli interessi e della concorrenza, o
allarmonia della mano invisibile, crede
nella virt dellinteresse generale, fedele
allalchimia rousseauiana dove la volont
generale altra cosa che la volont di tutti.
E forse, in fondo in fondo, resta un giacobi-
no, senza il terrore certo, senza lodio per la
tradizione e il privilegio, ma convinto che
per trasformare la societ basti conquistare
il potere e agire attraverso la macchina del-
lo stato. Sar un bonapartista, persuaso
com che per restaurare i costumi e com-
battere relativismo e decadenza, basti ridar
valore allautorit come principio insosti-
tuibile di civilt. Ma resta soprattutto un
pragmatico, che sogna di fare dellEuropa
un trampolino verso e una barriera contro
la globalizzazione. E a chi gli domanda di
definire se stesso, di dire chi : Non ho
tempo per le idee e lintrospezione ri-
sponde sempre un po scocciato sono un
uomo dazione, che fa politica per risolvere
i problemi dellagente. Eseunoproprioin-
siste sui modelli storici: N Bonaparte n
De Gaulle. Sono un politico del XXI secolo,
e la politica ha un ritardo di quindici anni
rispetto alle domande della societ.
di Marina Valensise
N
on cerchiamo di inseguire la coerenza
atutti i costi. Nonmettiamoci intestadi
trovare nel programma di Nicolas Sarkozy
il principio di non contraddizione, come se
si trattasse di logica aristotelica. In fatto di
politica estera la rupture certo esiste, ma
sembra avvolta nel suo contrario. Lo dimo-
strail progettopresentatolasettimanascor-
sa ai giornalisti convocati in un salone del-
lHotel Mridien a Parigi. Il candidato del
centrodestra alle presidenziali francesi ha
fattodi tuttoper smussarelantagonismocol
presidente uscente, Jacques Chirac. Ha
esordito sostenendo che in politica estera il
consenso, la continuit e la permanenza dei
principi non devono essere il presupposto,
bens il risultato di un dibattito democrati-
co. In materia internazionale, dove spesso
necessario un consenso non ideologico e
trasversale a destra e sinistra, si pu anche
scegliere di avere una politica, ma diffici-
le scegliere i propri interlocutori e riparti-
re da zero. Poi si diffuso in un omaggio a
Jacques Chirac. Strano modo di presentar-
si allopinione pubblica per un candidato-
ministro che finora ha fatto di tutto per
prendere le distanze dal governo di cui era
membro, eaccreditarsi comeuninnovatore.
A molti parso soprattutto un modo per
scongiuraregli ultimi strali dellEliseo. Non
detto che il vecchio re, prima di uscire di
scena, abbiadel tuttoabbandonatolideadi
saltaresullapreda. Mossocomdaunavo-
lont tenace di conquistare il potere, non
tipo da rinunciarvi facilmente, avverte
RaymondBarrecheloconoscebene: nel 76
ne prese il posto di primo ministro, abban-
donato da Chirac per fomentare meglio i
suoi propositi di vendetta, dopo le umilia-
zioni subite dallallora presidente Valry
Giscard dEstaing. Non mi stupirei che si
ripresentasse, se solo pensasse di aver la
minima possibilit di essere eletto, dice
Barre. Ma unipotesi improbabile.
Tuttavia, visto che la politica estera nella
Quinta Repubblica resta le domaine re-
serv del presidente, Sarkozy, che ha inte-
resse a tenersi buoni chiracchiani come Mi-
chle Alliot-Marie e il suoi compagno Pa-
trick Ollier (che ambisce alla presidenza
dellAssemblea nazionale), non andato al-
loscontroinpoliticaesteraconChirac: Ap-
provo lazione condotta da 12 anni dal pre-
sidentedellaRepubblica, hadetto. Ehari-
cordato lintervento in Bosnia a fianco del-
la Nato e poi in Kosovo, gli accordi di Day-
ton che hanno portato la pace nellex Yugo-
slavia, lonore ai Caschi bludelUnprofor. I
francesi sannoquel chedevonoallalucidit
di Chirac per non averli trascinati in unim-
presaincertacomelaguerrainIraq, haag-
giunto toccando il capitolo pi spinoso nel-
la politica estera della chiracchia: Un er-
rore storico che non volevano commettere.
Poi, per, al culmine dellomaggio al presi-
dente che ha saputo difendere lidentit na-
zionale e negoziare leccezione culturale,
Sarko, con la freddezza brutale dellanima-
le politico deciso a tutto pur di segnare il
propriocampo, hasferratoil colpofinale: I
nostri diplomatici cheogni giorno, avolteri-
schiando la vita, come succede oggi a Bagh-
dad o a Beirut, difendendo gli interessi
francesi con unabnegazione che fa onore
alla Repubblica, non possono tenere il loro
rango in assenza di chiarezza politica e di
visione strategica, e cio in assenza di una
dottrina. A quel punto parso chiaro che
Chirac era un cadavere da seppellire.
La dottrina di Sarko non ha niente di dot-
trinario. Da buon seguace del generale De
Gaulle, Sarkozy sa bene che la grandezza di
un uomo politico sta nella tattica pi che
nella strategia, come ha scritto a proposito
del fondatore della Quinta Repubblica lo
storico Franois Furet, che ne riconosceva
la straordinaria capacit di adattarsi alla
storia dopo essere stato smentito. Furet
per dipingeva De Gaulle come un vec-
chiardo scettico e colto che adorna di pre-
lUnione, bisognerebbe riunire una grande
Convenzione, magari subito dopo le elezio-
ni europee del 2009, formata dai rappresen-
tanti dei vari Parlamenti nazionali, al fine
di sottrarre decisioni cruciali alla diploma-
zia bruxellese, dando maggior spazio al di-
battito democratico. La Convenzione, nel
progetto Sarko, potrebbe andare oltre il
Trattato e decidere di cambiare le regole
quando si tratta di questioni difficili, come
larmonizzazione dei regimi fiscali o la poli-
tica estera, passando dalla maggioranza
qualificata a una superqualificata.
Quanto alle regole, poi, c lobiezione
che Sarko lancia contro lunanimit. E ve-
ro che non si pu imporre a uno stato mem-
bro una decisione che non vuole sottoscri-
vere. Ma inaccettabile che un paese che
non voglia andare avanti impedisca di farlo
agli altri 26 stati . Lunanimitinsomma, se-
condo Sarkozy, non ha dato i frutti sperati.
Nel negoziato per lingresso della Turchia
come membro permanente dellUe si di-
mostrata una falsa garanzia, evitando a ogni
stato di passare per censore, senza favorire
un processo di decisione consapevole. E in-
fatti, nonostante la questione turca abbia
pesatosul risultatodei referenduminFran-
cia e in Olanda, sei mesi dopo non c stato
nessun capo di stato o di governo che abbia
trovato il coraggio di opporsi alladesione
della Turchia. LEuropa commenta
Sarkozy nel suo ultimo libro sembra inca-
pace di svincolarsi da una promessa formu-
lata nel 1963, nel contesto geopolitico della
guerra fredda. Pi il tempo passa, pi sar
brutale dire ai turchi che non possono en-
trare nellUe. Eppure proprio quello che
rischiadi succedere, vistochelaFranciaha
previsto un referendum ad hoc.
E a rischio la stabilit politica dellEuro-
pa. Anche su questo Sarkozy parla chiaro.
Dice che la Turchia non rientra nel proget-
to dellEuropa politica, e questo non per ra-
gioni ideologiche, ma solo per considera-
zioni obiettive: Nel momento in cui entra
la Tuchia, un paese di 75 milioni di abitanti
che tra ventanni saranno 100, e cio il pri-
mo paese dEuropa, in termini demografici,
visto che la Germania oggi ne ha 82, lEuro-
pa politica salta. La Turchia per Sarkozy
unacartinadi tornasole: rappresentail terr-
reno di scontro aperto non soltanto con Chi-
rac, che era favorevole al suo ingresso in
Europa, ma soprattutto con linglese Tony
Blair e con lAmerica di Bush, che ha sem-
pre visto nella Turchia in Europa un deter-
rente contro i rischi di integralismo islami-
co. Per Sarkozy, invece, a prevalere sono ra-
gioni di identit e buon senso. Intanto c il
rispetto dei criteri europei: la libera circo-
lazione di beni e persone pi difficile nel
centro dellAnatolia. Poi c la difficolt di
integrazionedellapopolazionemusulmana,
che pone il problema dellislam in Europa,
negarlo significherebbe nascondere la
realt. Infine c levidenza geografica: La
Turchia non in Europa, in Asia minore.
Come faremo a spiegare nelle scuole che
lEuropa confina con lIraq e la Siria?. Per
non parlare poi di tutti gli altri paesi del
Mediterraneo che ne sarebbero esclusi. Se
per stabilizzare la Turchia dobbiamo desta-
bilizzarelEuropa, iodicocheci costacaro,
dicevaSarkozy sei mesi faaMichael Prazan
nellintervista per Le Meilleur du Monde.
Oggi, per, ha trovato la soluzione. E lU-
nione del Mediterraneo. Dovr essere un
metodo per riavvicinare i nostri vicini, riat-
tivando il dialogo tra le due sponde per ri-
lanciarlo in termini di sicurezza, lotta al
terrorismo, libert e sviluppo e di immi-
grazione controllata. E sar uno spazio di
solidariet e cooperazione e un obiettivo
in s, il perno di una grande alleanza tra
lEuropa e lAfrica, che nella globalizza-
zione serva da contrappeso allAmerica e
allAsia. Pensavamo di voltare le spalle al
Mediterraneo come se fosse il nostro pas-
sato? ha chiesto Sarko presentando il
progetto a Tolone un mese fa E invece
l il nostro avvenire.
(sesto di una serie di articoli,
gli altri sono stati pubblicati il 23 e
il 30 gennaio, l8, il 21 e il 27 febbraio)
Minitrattato e convenzione. Sarkozy ha un piano per superare il no francese
Parigi. Anchesei sondaggi continuanoadareintestaNi-
colas Sarkozy, che batterebbe Sgolne Royal, per 52 a 48,
la popolarita del centrista Franois Bayrou aumenta di
giorno in giorno, fino a superare il 20. Riuscir ad andare
al ballottaggio, finendo magari per imporsi a sorpresa? Gli
esperti, ancora pochi giorni fa, davano la probabilit per
uno a dieci. Eppure, basta seguire Bayrou in campagna per
capire che per lui la probabilit ben pi alta.
Fragli agricoltori, per esempio, Bayrouhauntassodi po-
polarit del 26 per cento, dietro Sarkozy che domina al 32,
e 16 punti davanti Sgolne, ferma al 10 dietro Le Pen, al
13. E si capisce perch. Lo scopo di una politica agricola
ha detto ieri al Salone Internazionale dei Macchinari Agri-
coli al Parco di Villepinte non solo lagricoltura, ma gli
agricoltori. Lagricoltura, ha spiegato, si potrebbe fare su
scala industriale, con appezzamenti di migliaia di ettari,
noi invece vogliamo difendere il volto dellagricoltura
francese e garantirle un futuro. Lottimismo, per un agri-
coltore come lui, convertito allallevamento di cavalli,
dobbligo: Dobbiamo nutrire il pianeta, miliardi di perso-
ne. E con la crisi del mare e le difficolt della pesca, le ve-
re risorse alimentari vengono dalla terra. Dobbiamo smet-
tere di strappare i contadini dalla terra, tanto pi che le-
voluzionedei prezzi dei prodotti agricoli pudiventarepro-
mettente, come dimostra quella del mais. Oggi la questione
degli sbocchi dellagricoltura comincia ad apparire positi-
va. Pensiamo al Brasile, che grazie allagricoltura in gra-
do di produrre met del carburante che consuma. Inutile
cercare di scoraggiare il centrista Bayrou, ricordandogli le
critiche alla Pac, la Politica agricola comunitaria, venute
dal mondo inglese, che vorrebbe dirottare i fondi europei
sui settori di innovazione e ricerca. Davanti alle critiche
del mondo inglese, ha risposto, ci vuole una difesa del mon-
do francese. Non c alcuna ragione di abbandonare posi-
zioni che consideriamo vitali per la Francia. E la Francia
in Europa, in materia di agricoltura, non affatto isolata,
secondo Bayrou, anche se al vertice di Madrid non stata
nemmeno invitata solo perch il popolo francese ha detto
no alla costituzione. Adesso per il momento di correre
ai ripari. Bayrou vuole un trattato che organizzi un ap-
proccio democratico. E contro lEuropa degli iniziati, e
per quella dei cittadini. Ma giudica irrealistica la propo-
sta di trattato semplificato lanciata da Sark, e ammette di
non conoscere il progetto di convenzione democratica.
Quanto allItalia, che tutti accreditano come suo modello:
Per quanto voglia bene a Rutelli e Prodi, non credo che
lopposizione della destra contro la sinistra sia adatta alla
Francia, dice Bayrou, che conta di essere eletto al secon-
do turno, e respinge le accuse di incoerenza, in nome del
popolo francese che mi sostiene e trova che sia lora di
cambiare le regole del gioco.
Bayrou dice che per quanto voglia bene a Rutelli non prende lItalia a modello
Il candidato dellUmp alle presidenziali di Francia, Nicolas Sarkozy (foto Reuters)
Su Airbus e la politica
energetica, lasse con la
Germania traballa. Il candidato
dellUmp punta sui paesi dellest
Bruxelles non il capro
espiatorio di tutte le difficolt, ma
deve anche smettere di ignorare il
grido di rivolta dei popoli
DIZIONARIO DELLA RUPTURE - 6
ANNO XII NUMERO 56 - PAG IV IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007
M
aveva stupito, alcuni giorni fa, che il
Corriere della Sera relegasse nella
pagina delle lettere la lettera di un suo
lettore immagino ventenne che avrebbe
certo meritato la prima pagina non meno
che quella di una lettrice che ventanni fa
malediceva le vacanze da passare lontano
dalluomo che amava, uno che viveva con la
sua famiglia legale. La lettera di pochi gior-
ni fa era quella di un ventenne che non ri-
calcava affatto le solite litanie fate posto
ai giovani eccetera eccetera tutto il con-
trario. Erail gridodallarmedi unventenne
chedenunciavaquantofosserocretini i suoi
coetanei, gentaglia che non apre un giorna-
le, che non legge un libro, che non ha inte-
resse n passione per nulla e che nonha al-
trofarointellettualechenonsialatelevisio-
ne. Cretini illimitati, e del resto chi di noi
nonlo ha mai sentito o visto coni suoi occhi
cento volte? Genitori allibiti da figli venten-
ni cheunlibrononlosbircianoneppuresot-
totortura, checonosconosoloil linguaggioe
gli stilemi degli sms, eccetera eccetera. Be-
ninteso questa orda di cretini avr tutto il
tempo di rassettarsi e di ravvedersi. Di tutti
i drammi, quellodi avereventanni lunico
che abbia un rimedio. Lavanzare nellet e
nellesperienza del dolore.
Ecco perch mi lascia assai perplesso
linvocazione del direttore di RaiUno, Fa-
brizioDel Noce, acheil prossimofestival di
Sanremo guadagni laudience rappresenta-
ta dai ventenni pi di quanto non abbia fat-
to ledizione recente condotta da Sua Mae-
st Pippo Baudo. Lavere come punto di ri-
ferimento la sensibilit e le abitudini ricet-
tive dei ventenni pu portare al disastro. A
lorovabenecichespiccio, straordinaria-
mente di superficie, e che abbia lo spesso-
re della carta velina. Di pi, gli stilemi a lo-
ro pi cari sono i pi asfissianti e volgari.
Sono un ascoltatore abituale della Radio-
Due diretta dal mio amico Sergio Valzania.
Beninteso, dieci spanne sopra tante radio
private talvolta persino imbarazzanti da
ascoltare da quanto vi perenne il parlare
di questi giovani conduttori alla maniera di
chi fa rumore con la bocca. Epper, n po-
trebbe essere diversamente, anche Radio-
Due flirta con il mondo dei gggiovani. E
dunque un diluvio di parlar rapido, di but-
tarlasul ridere, di scemenzedaunsoldofat-
te passare come trendy e accattivanti. Lal-
tro giorno cera un signore che veniva inter-
vistato a raccontare cose serie: ebbene ave-
va addosso due o tre conduttori che lo asse-
diavano a buttarla sul ridere. Perch fuori
dal riso, per tanti gggiovani di oggi, non
c pensiero n parola. Non c moto della-
nimo. Non c curiosit culturale. Solo risa-
te, le pi facili. Ovvio che non penso affatto
che cento ventenni su cento siano cos. Non
lo penso minimamente. Di pi, venti di quei
cento ventenni sono e saranno di altissimo
livello professionale, civile, scientifico. Co-
me quel ragazzo che ha scritto la lettera al
Corriere della Sera. Solo che non sono loro
a fare laudience, a creare unmercato, a im-
porre uno stilema dominante.
Ricordo quando, un paio danni fa, una
trasmissione cult delle giovani generazioni,
leIene, mi mandcontroastuzzicarmi due
dei suoi migliori campioni. Due cretini di
proporzione illimitata, dei quali provavi ver-
gognaafarescempiodaquantoerafacile. Mi
direte, e avete pienamente ragione, che il
cretinismodei ventenni alimentatodal cre-
tinismo generale di una societ che sta toc-
cando labisso della volgarit e dellimbecil-
lit. Non il linguaggio dei ventenni che fa
paura, il linguaggio di tutti e che ascoltia-
mo tutti i giorni. Dappertutto. Frasi che un
tempo sarebbero state impronunciabili co-
me quelle dellagente di Paolo Bonolis (a
proposito, e come sempre, Bonolis stato
elegantissimo) il quale replica a Baudo che
non intende rispondere a un settantenne.
Ocome quella di Marco Rizzo, uncomunista
italiano, chedefiniscerappresaglianazista
unerrore atroce e orribile delle forze ameri-
cane inAfghanistanche hanno reagito mala-
mente a un attentato kamikaze e ucciso dei
civili. Unorda di cretini, di tutte le et.
Giampiero Mughini
Mughini contro lorda di gggiovani cretini che Del Noce vuole conquistare
La crisi continua
Se un capo comunista richiama
i dissidenti in nome dei frati
francescani siamo messi male
(segue dalla prima pagina) Pertanto non vero
affatto che Turigliatto e Rossi siano stati
pi coerenti di quei dirigenti di Rifonda-
zione, Pdci e Verdi che hanno sfilato con-
tro lallargamento della base americana o
contro la missione in Afghanistan, per poi
votare a favore di una linea politica oppo-
sta, sostenendo il governo che quella li-
nea persegue. La verit che anche Turi-
gliatto e Rossi hanno mediato cos come
Rame, Bulgarelli e tutti quei senatori che
hanno svernato sulle pagine del Corriere
della Sera e del Manifesto eccome se
hanno mediato, i dissidenti, tra le posizio-
ni del movimento e quelle dei loro parti-
ti: chi uscendo dallaula al momento del
voto, chi votando a favore ma esprimendo-
si contro, chi uscendo dallaula giurando
eterna fedelt al governo. Palazzo Chigi
ha mediato tra la maggioranza riformista
e la sinistra radicale, Rifondazione e gli
altri partiti della sinistra radicale hanno
mediato con le rispettive minoranze, e al-
lo stesso modo i dissidenti pi convinti
hanno mediato tra le posizioni del movi-
mento e quelle dei rispettivi partiti: non
si sono schierati contro il governo e non lo
hanno appoggiato. Dinanzi al dilemma
etico in cui si sono trovati, semplicemen-
te, hanno fatto obiezione di coscienza.
Dunque il punto non la coerenza. Il pun-
to dove fissi il confine. E Rifondazione
ha deciso di non fissarne alcuno. Ma se
non c una linea politica che sempre,
anche, linea di confine a cosa vuoi esse-
re coerente? Non resta che la propria co-
scienza. Cos per la coperta sar sempre
troppo corta: quando avrai esaurito la se-
rie delle mediazioni, in troppi saranno ri-
masti fuori. Invece di fissare un confine,
Rifondazione ha scelto di aprirsi ai mo-
vimenti. E il movimento entrato. Men-
tre tutta la sinistra radicale stava nel mo-
vimento, il movimento ne prendeva in
ostaggio i parlamentari, che ora cos giu-
stificano il proprio comportamento: con la
fedelt al movimento. E quando il segre-
tario di Rifondazione cita le dichiarazio-
ni di sostegno al governo da parte delle
organizzazioni promotrici della manife-
stazione di Vicenza, in realt, non smenti-
sce un bel nulla. Anzi, riafferma impieto-
samente la perdita di sovranit del suo
partito e di se stesso, mentre si inginoc-
chia a chiedere la legittimazione politico-
spirituale della Tavola della Pace. Ma so-
prattutto, cos dicendo, Franco Giordano
dice una cosa impropria. Perch il movi-
mento non un partito. E la differenza
tutta qui. Non c un segretario del movi-
mento titolato a parlare per tutti e ma-
gari anche democraticamente eletto, a es-
sere pignoli e non c nemmeno una li-
nea ufficiale del movimento, per la sem-
plice ragione che altrimenti non ci sareb-
be il movimento, e cio un logo dietro il
quale possano sfilare indifferentemente i
frati francescani di Assisi e i disobbedien-
ti di Luca Casarini. Per questo Giordano
ha doppiamente torto, quando scende sul
terreno dei Turigliatto e Rossi, contestan-
done le posizioni in nome dellautentica
linea del movimento, e non del partito di
cui segretario. Il suicidio politico di
Rifondazione pienamente racchiuso in
questa immagine. Nellimmagine stra-
niante del segretario di un partito comu-
nista che dinanzi ai dissidenti agita il fax
di solidariet della Tavola della Pace o
dellArci. A questo punto si capisce che
resta poco da fare. Cominciata con Rifon-
dazione che voleva portare i movimenti al
governo, temo che la legislatura finir con
i movimenti che riportano Rifondazione
allopposizione. Con tutta la sinistra italia-
na, incidentalmente. E come la favola
della rana e dello scorpione: non inte-
resse di nessuno, ma non ha importanza.
E nella loro natura.
Chi la rana? E chi lo scorpione?
Ma qual la morale della favola? In
teoria si dovrebbe partire dal presuppo-
sto che lo scorpione intenda davvero at-
traversare il ruscello, e dunque sia since-
ro quando chiede alla rana di lasciarlo
salire sopra di lei e le assicura che non la
punger, perch altrimenti morirebbe
annegato; solo che una volta l, a met del
guado, listinto pi forte. Ma in fondo,
per come siamo abituati a immaginarlo,
non sarebbe nella natura dello scorpione
non avere alcuna intenzione di passare il
fiume, e tendere di proposito una trappo-
la alla rana?
Io credo che la rana sia Rifondazione, e
i movimenti lo scorpione. Ma capisco che
molti potrebbero obiettarmi che lo scor-
pione proprio Rifondazione, e la rana
quella sinistra riformista che non ha mai
fatto i conti con il veleno del radicalismo
fine a se stesso, pensando di poterlo tra-
ghettare al governo senza pagare dazio. E
un discorso che si sente spesso tra intel-
lettuali pensosi che amano interrogarsi
sui destini della sinistra. E mi pare che ul-
timamente, dopo luscita di Nicola Rossi
dai Ds, vada piuttosto di moda prenderse-
la con la rana. Specialmente tra i girini.
E un discorso che non mi convince.
Forse perch dietro queste parole vedo
molti feroci cacciatori di rane, ma pochis-
simi cacciatori di scorpioni.
Francesco Cundari

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