Baghdad. Loperazione di sicurezza nella capitale continua e la maggior parte della violenza si sposta nel cerchio delle province esterne. I terroristi stanno attaccando i pel- legrini sciiti in viaggio verso la citt santa di Kerbala. Due esplosioni hanno ammazzato ieri almeno cento persone e ne hanno ferito 160 a Nadir, due chilometri a sud di Hilla, nella provincia di Bail. Due uomini con giubbotti esplosivi secondo i primi raccon- ti si sonomescolati allafollacheapiedi sta andando verso la citt santa di Kerbala per commemorare lArbain il quarantesimo giorno dalla morte dellimam Hussein, la fi- gura ventrale di tutto il culto sciita e si so- no fatti saltare inaria. La maggior parte del- le vittime, secondo la polizia, sono uomini giovani, ma ci sono anche donne e bambini. E untentativo di reinnescare la violenza re- ligiosa e di scatenare di nuovo gli squadroni della morte sciiti, che difficilmente sapran- no trattenersi da questa sanguinosissima provocazione, anche se da un mese a questa parte stanno tenendo un basso profilo. Al Qaidasadi dipenderedallaviolenzatrascii- ti e sunniti per destabilizzare il governo e per spingere gli americani al ritiro. Il secondo attacco su vasta scala ha colpi- to Mosul, a 370 chilometri da Baghdad. Al Qaida ha assaltato in massa un carcere per liberare i propri uomini. Decine di guerri- glieri armati con fucili dassalto e mitraglia- trici montate su camionette hanno attaccato alle 17 la prigione di Baduche ha detto Hi- sham al Hamdani, il responsabile della si- curezza del consiglio provinciale di Ninive Le guardie hanno opposto una resistenza debole a causa del numero degli aggressori. Sono entrati nella prigione e hanno liberato trai 140 e150 detenuti, tracui diversi arabi. La prigione ora di nuovo sotto il controllo delle autorit. Alcuni elicotteri americani sonointervenuti ecinqueevasi sonostati uc- cisi. Lattacco stato pianificato, secondo al Hamdani, da Abu Omar al Baghdadi, affilia- toai gruppi sunniti radunati sottoleinsegne del Consiglio della Shura dei Mujaheddin, di cui fa parte al Qaida in Iraq. La prigione di Baduche, gestita dagli iracheni, ospitava allinizio di gennaio circa 1.200 detenuti, tra cui un centinaio di stranieri arabi segno quasi certo dellappartenenza ad al Qaida in gran parte condannati per terrorismo. Dentro Sadr City Le forze armate americane hanno subito ieri la perdita di nove soldati. Sei sono sta- ti uccisi da una trappola esplosiva nascosta sul ciglio della strada, e altri tre sono morti nella violenta provincia di Diyala, dove gli estremisti sunniti si sono rifugiati dopo li- nizio delloperazione di sicurezza nella ca- pitale. Il Baghdad Operational Command, guidato dagli iracheni, annuncia che nella capitale le operazioni di sicurezza hanno portato alla cattura di 55 guerriglieri in- clusi cinque di nazionalit araba e alluc- cisione di altri sei. Eancora incerta la noti- zia dellarresto di Abu Omar al Baghdadi, il presunto pianificatore dellassalto-evasione di Mosul, e leader del fronte politico di al Qaida in Iraq, lo stato islamico dellIraq. Alcuni report parlano di un suo arresto nel distretto di Doura della capitale. Altri re- port dicono che sono stati invece arrestati i due fratelli del leader estremista, o che una persona detenuta a Duluiyia, nella provin- cia di Salahadin, Abdullah Latif al Jaburi, sarebbe in realt al Baghdadi. Ma fino a quando gli Stati Uniti non ne confermeran- no la cattura, questi report devono essere letti con scetticismo. Americani e iracheni sono al terzo giorno delle operazioni di perquisizione dentro Sa- dr City. Sotto legida delloperazione To- mahawk Strike, la forza congiunta di 1.150 soldati e poliziotti ha predisposto 23 check- point allinterno dellormai ex roccaforte di Moqtada al Sadr. Ma i sadristi, per ora, non reagiscono se non con una campagna di in- timidazione e disinformazione . Il portavoce del movimento, Mahrain Net, ha accusato persino gli americani di disturbare i pelle- grini in viaggio verso Karbala, poi arrivato lattentato di al Qaida. Roma. La prima crisi del secondo gover- no Prodi stata superata, ma forse non stata compresa. Nel giro di un paio di con- sultazioni siamo passati dalle dimissioni del presidente del Consiglio alla fiducia, restando oscure le ragioni delle une e del- laltra. Era prevedibile e forse persino ine- vitabile. Nelle ultime settimane molti pro- blemi seri e corposi, a lungo rimossi, sono tornati in primo piano. E si sono intreccia- ti ad altri meno corposi e meno seri. Limpressione che la crisi sia stata la conseguenza di un fenomeno nuovo e anti- co allo stesso tempo. La novit si potrebbe forse descrivere cos: un tempo erano i partiti che mettevano in crisi i governi, to- gliendo loro il sostegno parlamentare; oggi sono i singoli parlamentari che mettono in crisi i partiti, to- gliendo loro il governo e la stessa possibilit di governa- re. Lobiettivo dei dissi- denti, infatti, non il go- verno. Il loro obiettivo il partito. Quello che nel 1998 accaduto tra il governo Prodi e il partito della Rifondazione co- munista, al tempo della seconda crisi del primo governo Prodi, nel 2007 accade tra il partito della Rifondazione comunista e il senatore Franco Turigliatto. Tra il Pd- ci e il senatore Fernando Rossi. E domani, nel voto sullAfghanistan, accadr magari tra lItalia dei Valori e Franca Rame. Tra i Verdi e il senatore Bulgarelli. Nella so- stanza, per, siamo di fronte allo stesso problema di sempre. La crisi il frutto di una logica antica, quella del nessun ne- mico a sinistra, che tali partiti hanno in vario modo coltivato. Compreso un partito culturalmente di destra come quello di An- tonio Di Pietro, confuso nella mistica del movimento e della societ civile assieme alle varie formazioni della cosiddetta sini- stra radicale. Ancheil primogovernoProdi fumessoin crisi due volte da sinistra. Allora per il governo cadde nel pieno di un conflitto po- litico, in uno scontro aperto con un partito della sua maggioranza. In queste settimane, invece, il governo caduto da solo, per osteoporosi, mentre tutti i partiti che lo so- stenevano gli confermavano solennemente la fiducia. Nel 1998 Rifondazione era su po- sizioni ben pi radicali e pertanto non ave- vasottoscrittoalcunpattodi governo, maso- lo un accordo di desistenza elettorale. La vita del governo era dunque legata esplici- tamente, sin dallinizio, allesito di una con- trattazione quotidiana tra Romano Prodi e i partiti che lo avevano candidato a Palazzo Chigi da un lato, il partito di Fausto Berti- notti dallaltro. Lacrisi del 98 statalacon- seguenza dello scontro tra queste forze. E cos la scissione di Rifondazione, tra chi in- tendeva sostenere il governo e per questo votava la fiducia, uscendo da Rifondazione e costituendo il Pdci e chi intendeva farlo cadere, e per questo votava contro. Not in my name I senatori dissidenti di oggi, invece, non hanno fatto nulla di simile. Non avevano alcuna intenzione di far cadere il governo, perch non avevano una linea politica al- ternativa da proporre ad altri che a se stes- si, e in fondo nemmeno a se stessi: la loro non era una posizione politica, ma uno- biezione di coscienza. Lobiettivo dichiara- to e confermato da conseguenti compor- tamenti parlamentari era lapprovazione della linea del governo, ma senza il loro contributo. Un senatore ha persino riven- dicato di essere uscito dallaula in modo da abbassare il quorum, per facilitare lap- provazione di quella linea politica che, co- s facendo, metteva in crisi. Uscire dallau- la al momento del voto e poi rivendicare orgogliosamente la propria irrilevanza po- litica: un simile comportamento ha una so- la spiegazione. La spiegazione sta in una tremenda torsione della cultura politica di sinistra, generata dallincontro con i movi- menti. Quei movimenti in seno ai quali questi dissidenti vogliono ritornare, pi di ogni altra cosa, potendo esibire fieramen- te le proprie mani pulite. Solo cos si spiega la posizione paradossale di chi af- ferma solennemente lirrilevanza della propria contestazione, scaricando la re- sponsabilit della caduta del governo sul presunto tradimento dei senatori a vita nel caso, peraltro, i compagni Giulio An- dreotti e Sergio Pininfarina invece di ri- vendicarla come una propria vittoria. Se- condo il principio di irresponsabilit per- sonale: limportante non se la missione in Afghanistan sar finanziata o meno, se la base di Vicenza si allargher o meno. Tut- to questo sar fatto, daccordo. Ma not in my name. IL FOGLIO ANNO XII NUMERO 56 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MERCOLED 7 MARZO 2007 - 1 quotidiano La Giornata * * * * * * In Italia Nel mondo SLITTATOAOGGI IL VOTOSUKABUL. PROPOSTI TRENTAEMENDAMENTI. Ieri alla Camera sono stati presentati trenta do- cumenti per il rifinanziamentodellemissio- ni italiane allestero, ventinove dallopposi- zione e uno dalla maggioranza. Il voto era previsto per ieri, ma slittato e si terr pro- babilmente oggi. Il dibattito potrebbe ap- prodare inSenato marted 27 marzo. SuKa- bul, lUnione ha ribadito che il decreto pu essere votato dal centrodestra senza per questo aprire una nuova crisi di governo. Pier Ferdinando Casini (Udc): Le mag- gioranze variabili sono barzellette. * * * Il governo medier sulla legge elettorale. Il portavoce di Romano Prodi, Silvio Sircana, ha detto che lesecutivo non proporr un te- stosullariforma, maoffrirunostimoloal- le Camere. Il premier ha avviato degli in- contri anche con i leader dellopposizione. Ieri si tenuta una riunione della Cdl. Il centrodestra chiede al ministro per i Rap- porti conil Parlamento, VanninoChiti, di fa- reunapropostaper poter valutarequalcosa di concreto. (Editoriale a pagina tre). Maroni (Lega): Facciamo la riforma ed evitiamo il referendum. * * * Iniziato liter legislativo dei Dico. Ieri in commissione Giustizia del Senato stato preso in esame il ddl del governo. Il presidente, Cesare Salvi: Considero il ddl del governo privo di un impianto giuri- dico valido. (Editoriale a pagina tre). * * * Bisogna essere neutrali suEnel-Endesa, dice il ministro Padoa-Schioppa. Da Ma- drid il titolare dellEconomia ha parlato delle fusioni tra Abertis-Autostrade e le ac- quisizioni di Enel in Endesa ribadendo che nelle due operazioni i governi devono man- tenere una chiara neutralit. * * * Minacce al direttore generale della Rai. Ieri di fronte allabitazione di Claudio Cap- pon stata trovata una scritta Cappon, attento seguita da una stella a cinque punte, simbolo delle Brigate Rosse. * * * Chiesta larchiviazione del caso Welby. Se- condo la procura di Roma, stato attuato un diritto del paziente. * * * Sospeso lo spot di Dolce&Gabbana dai me- dia perch offende la dignit della donna. Lo ha stabilito il Comitato di controllo di autodisciplina pubblicitaria. * * * Borsa di Milano. Mibtel +0,69 per cento. Leuro chiude stabile a 1,31 sul dollaro. Fiat guadagna 4,74 punti percentuali. Dopo la crisi dei mercati asiatici, ieri le Bor- se europee sono tornate a crescere. IN IRAQ UCCISI OLTRE CENTO SCIITI. BUSH DIFENDE IL PIANO PETRAEUS. Lattentato pi sanguinoso stato a Hilla, nel sud del paese. Due autobomba sono esplose tra i fedeli sciiti in pellegrinaggio a Kerbala. Il presidente americano parlando al convegno annuale dellAmerican Legion, ha detto che un fallimento in Iraq signifi- cherebbe portare il nemico in casa e ha difeso la surge contro il terrorismo. La prigione di Mosul stata attaccata da gruppi sunniti legati ad al Qaida. Al- meno 140 detenuti sono stati liberati. * * * Daniele Mastrogiacomo rapito dai talebani. Gli studenti islamici hanno rivendicato il rapimento dellinviato di Repubblica. * * * Due morti in scontri a Mogadiscio. Allae- roportodellacapitalesomala, i colpi di mor- taio delle Corti islamiche hanno fatto due vittime, mentre era in corso la cerimonia per la forza di pace africana arrivata ieri. * * * Meshaal in vista da Ahmadinejad in Iran. Il leader di Hamas in esilio a Damasco ha ha ribadito che il gruppo, al governo nei Territori, non riconoscer Israele. Il presi- dente iraniano, definendo lo stato ebraico un tumore, ha confermato lappoggio po- litico e finanziario a Hamas, incoraggian- dolo a continuare la sua coraggiosa resi- stenza al regime sionista. Lex presidente iraniano Rafsanjani ha lanciato un duro attacco alla politica eco- nomica di Ahmadinejad. * * * Teheran tenta di evitare le sanzioni eco- nomiche dellOnu. Ieri Soltanieh, capo del- la delegazione iraniana presso lAiea, ha detto che il suo paese disposto a trattare con lAgenzia atomica, senza linterferen- za del Consiglio di sicurezza dellOnu, per evitare le restrizioni della risoluzione del- lOnu 1.737. Il gruppo 5+1, riunito da luned a New York, non ha ancora raggiunto un accordo per inasprire le sanzioni contro Teheran. * * * Condannato Libby per il caso Ciagate. Lex capo dello staff del vicepresidente ameri- cano Cheney stato riconosciuto colpevole di ostruzione della giustizia e falsa testi- monianza nel processo sulla rivelazione dellindentit dellagente della Cia Plame. Rischia almeno dieci anni di carcere. Il suo avvocato ha chiesto un nuovo processo: se non lotterr, ricorrer in appello. Articolo a pagina due * * * E morto il filosofo Jean Baudrillard, tra i pi influenti pensatori contemporanei. Questo numero stato chiuso in redazione alle 21,00 I Circoli della Li- bert sono gi 1.800 in tutta Italia, ma non bastano: Ne servono 180 mila per raggiungere gli obiettivi che si posto Silvio Berlu- sconi. Lo ha di- chiarato il senatore Marcello DellUtri. Minchia, 180 mila? Ce lavremo la libert per riempirli tutti? Niente paura, la trove- remo. 180 mila Circoli. Certo che sono pa- recchi. Nessuno lo nega. Ma basta esagera- re le difficolt. Proviamo a far due conti. 8.102 sono in tutto i comuni italiani. 180 mi- la diviso 8.102 fa allingrosso 22,2 circoli per ogni comune. Contando Roma, Napoli, Milano, Torino e i comuni belli grossi, cia- scuno con i suoi dieci, facciamo quindici- mila Circoli, gi siamo un pezzo avanti. Di- ce: e quelli piccoli? Un momento. A Mez- zagrogna (Chieti), per dire, 2.060 sono gli abitanti, 716 le famiglie e 880 le abitazioni. 22,2 Circoli a Mezzagrogna ci stanno che un piacere. E ancora insiste: ma i posti co- me Gurro (Verbania), abitanti 310, famiglie 171, abitazioni 612? B? Dov il problema? Il materiale umano c. Le abitazioni non mancano, morale, 22,2 Circoli nasceranno pure a Gurro. Troppo piccoli? E vabb, sa- ranno i nostri Cerchietti della Libert. La crisi continua Il Senato ha dato la fiducia a Prodi, ma ha sfiduciato i partiti Rifondazione aveva deciso da tempo di aprirsi al movimento. Il problema che adesso il movimento entrato Maggioranzesereneevariabili Cacciata da Baghdad, al Qaida fa strage tra i pellegrini sciiti a Hilla e assalta una prigione a Mosul Verso Kerbala ANALISI Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO LOlimpiade vicina Il piano del sindaco di Pechino per rendere vivibili e accettabili taxi e taxisti anche a narici occidentali U na foto ufficiale mostra una classe di giovanotti assorti davanti a un personal computer. Sullo schermo si leg- gono frasi in inglese: welcome to China; where are you going?; keep the receipt, please; have a nice trip. Sono i matton- cini di un corso elementare di conversa- zione inglese. Gli studenti, informa la di- dascalia, sono tutti taxisti. Per continua- re a esercitare il loro mestiere, in vista delle Olimpiadi di Pechino, i giovanotti sono tenuti a imparare alcune poche fra- si di inglese, necessarie a comunicare con i clienti stranieri. Il corso di studi pi articolato. Oltre ai rudimenti del- linglese gli studenti devono abituarsi a guidare in modo pi corretto, pi conso- no alle abitudini occidentali e, soprat- tutto, a tenere pulita la loro vettura. Il problema del bouquet di cipolla, fumo rancido che si respira sui taxi ci- nesi diventato una questione di stato. Shi Xianpeng, un imprenditore di Hong Kong con un seggio alla Confe- renza consultiva politica del popolo ci- nese, si lamentato ufficial- mente di dovere abbassa- re i finestrini ogni volta che sale in taxi, anche se allesterno soffia il vento gelido dellinverno pechi- nese. La puzza insop- portabile perfino per nari- ci assuefatte. Il sindaco di Pechino ha aggiunto il problema dei taxi al programma per cor- reggere di colpo le abitudi- ni dei suoi concittadini. Per non disgustare i barbari occidentali, riusciranno i cinesi ad abituarsi in breve tempo a fare diligentemente la coda, come se fossero inglesi, potran- no impedirsi di mangiare, parlare a voce alta, usare il portatile, appena conquistato, in ogni momento e in ogni occasione? Per assecondare il loro sin- daco rinunceranno a prendere das- salto i mezzi pubblici come se fosse lultima diligenza? Un regime autoritario pu molto, ma non tutto. I taxisti cinesi sono vivaci co- me i loro colleghi del resto del mondo. Conoscono il piacere del mugugno e sanno di politica. Sanno anche come ri- spondere. Non negano che le loro vettu- re non sono tenute come si dovrebbe, ma possono spiegare. I taxi non sono lo- ro. Appartengono a compagnie statali che li noleggiano a caro prezzo. Per trar- re un misero utile gli autisti devono la- vorare sedici ore al giorno. Sono co- stretti a mangiare, a riposare, a fumare in macchina. Come vuole il sindaco, si adatteran- no a usare le bombolette deodoranti, ma non avranno ugualmente molto tempo da dedicare alla pulizia delle vetture. Soprattutto quando servir di pi, nei giorni di quelle Olimpiadi che stanno elettrizzando i politici. Proprio quando le corse saranno pi frequenti, quando finalmente potranno guada- gnare un po di pi. Un metodo per ottenere risultati mi- gliori, sostengono, ci sarebbe. Bastereb- be che le compagnie statali rinunciasse- ro a mangiarsi quasi tutta la loro cipol- la, e si adattassero a diminuire i noli. Roma. E un principio costituzionale: il governo nonc senza maggioranza, dichia- rava il ministro degli Esteri, Massimo DA- lema, alla vigilia del voto al Senato sulla po- litica estera. Poi il consenso non arrivato, c stata la crisi, il serrate le fila in 12 punti, un nuovo mandato, la fiducia, e via di nuovo con spavalderia, senza pi citare lautosuffi- cienza del governo, ch le maggioranze va- riabili sono un rifugio sicuro. Soprattutto se c il rifinanziamento delle missioni da vo- tare. Cos la politica estera del centrosini- stra ha ottenuto un unico obiettivo: la discontinuit con il passato. Per il resto, non riuscito n il tentati- vo di agganciarsi alla Ger- mania Angela Merkel era il di riferimento dellItalia a governo appena nato n di uniformarsi alle politi- che europee (basta vedere il dossier sulla questione israelo-palestinese) o del- lAlleanza atlantica n di mettersi in coda alla Francia (sulla missione in Libano ci so- no stati dissensi) n di sancire un distacco dalla politica americana abbastanza con- vincente da tenere insieme la fragile coali- zione di governo. Da quando DAlema si insediato alla Farnesina, si sono moltiplicate le questioni su cui stata testata laffidabilit dellallea- toitaliano. LapiurgentelAfghanistan: al richiamo delle forze della Nato, Roma ha ri- sposto con sei aerei di ricognizione e tra- sporto: secondo gli ultimi report dellAl- leanza, il nostro settore il pi sguarnito di tutto il paese. Loffensiva talebana pi che cominciata, ma dallItalia continua la politi- ca della minimizzazione e il rilancio di una Conferenza di pace (su cui neppure la Far- nesina riesce a dare dettagli precisi) che prevede un coinvolgimento anche dei tale- bani, gli stessi che ieri hanno arrestato il giornalista di Repubblica Daniele Mastro- giacomo. In compenso, le vittime civili degli attacchi della Nato costituiscono motivo di grande turbamento per DAlema. Poco im- porta se Washington dice che lequiparazio- ne tra i terroristi e i soldati delle forze al- leate inaccettabile, perch quelle belle frasi hanno fatto s che ieri un Paolo Cento qualsiasi confermasse il tanto sospirato s al rifinanziamento. Lantiamericanismo un po paga, DAlema lo sa. Ci sono il caso Abu Omar, il caso Calipari e la rinnovata minac- cia islamica in Somalia sempre l, pronti al- loccorrenza, per dare contentini alla sini- straaffamatadi accuseaquei nazisti per dirla alla Marco Rizzo di americani. Sul governo dunit palestinese, DAlema si ridotto a uno splendido isolamento. Le- secutivo dei Territori che ancora deve na- scere, infatti, suscita perplessit nel pur ge- neroso consesso europeo, e Bruxelles ha imposto la linea della cautela. DAlema in- vece ha detto che laccordo siglato alla Mecca prevede limplicito riconoscimento di Israele, che il governo che nascer un gran passo in avanti, e insomma non mi sento di vestire gli abiti del notaio. Ep- pure quel governo non ottempera alle con- dizioni fine del terrorismo, disarmo, rico- noscimento degli accordi siglati dallOlp e dellesistenza di Israele imposte non da- gli americani, ma dal Quartetto. Allo stesso modo, mentre tutta Europa discute del nuo- vo progetto antimissile di Washington nel- lEuropa dellest, con Berlino impegnata a una mediazione calma in sede Nato, lI- talia gi dalla parte dei critici. Cos sul- lIran lItalia vuole un rafforzamento della risoluzione 1.737 dellOnu, come hanno chiesto anche i francesi, e non un nuovo pacchetto di sanzioni come chiede Wa- shington. Il dialogo deve continuare, come ha ribadito anche Emma Bonino, ministro del Commercio estero e delle Politiche eu- ropee, perch gli interessi italiani a Tehe- ran sono molto consistenti. Eppure anche la Germania, che ha relazioni commerciali assimilabili alle nostre, ha scelto la linea dura: le banche tedesche hanno congelato i conti con lIran e gli scambi sono dimi- nuiti del 20 per cento. In questo caso, vince la linea francese, cio una scoppola alla compattezza del fronte occidentale in un momento in cui pareva sortire qualche ef- fetto. Del resto, il premier Prodi ha incon- trato Ahmadinejad, ma ancora aspetta di essere ricevuto alla Casa Bianca. DAlema si (s)copre a sinistra Il ministro degli Esteri non aiuta la Nato, gioca la carta delleccezione italiana sullIran e ha tre opzioni per dare addosso allAmerica. Su Israele solo persino in Europa. Eppure non gli basta per avere la sua maggioranza DISPACCIO IRACHENO (Cundari segue nellinserto IV) Roma. I talebani hanno rapito Daniele Mastrogiacomo, inviato di Repubblica, che si era spinto nella turbolenta provincia me- ridionale di Helmand, dove ieri la Nato ha lanciato loperazione Achille la pi gran- de fino a oggi per ripulire la zona nord dai fondamentalisti in armi. Mastrogiacomo non dava pi sue notizie da domenica sera e il telefono dellinviato risultava sempre spento. Assieme a due guide era gi arriva- to a Kandahar lex capitale spirituale dei talebani nel sud del paese, la cui ricon- quista lobiettivo principale della loro campagna di primavera proveniente da Kabul. Poi il giornalista di Repubblica de- ve avere deciso di mettersi in viaggio verso Laskargah, il capoluogo della provincia di Helmand, dove si trova un ospedale di Emergency. E la stessa strada sulla quale stato rapito lo scorso autunno il freelance Gabrielle Torsello. Un tragitto pericolosis- simo, tenendo conto che talebani e trup- pe britanniche, che si contendono il controllo della zona, stavano per darsi battaglia. Mastrogia- como aveva forse in programma un in- contro con i taleba- ni. Domani ha detto a Radio Capi- tal vado a fare la cosa bella. Aveva anticipato di essere pronto a un cauto abboccamento, noi partiremo alle otto e mezza di mattina, poi loro ci indicheranno la strada, ora girate a destra, ecc. Ma stato sequestrato. Le prime notizie fornite da Qari Moham- med Yousuf, uno dei portavoce dei talebani, non lasciavano ben sperare: Abbiamo cat- turato una spia inglese che sostiene di esse- re un giornalista. Per le spie catturate dai fondamentalisti e gli inglesi non godono di buona fama la sentenza di morte gi scritta. Poi devono essersi resi conto di ave- re nella mani un ostaggio molto pi prezio- so, maper unpo hannocontinuatoaconfon- derelanazionalit del restolinviatodi Re- pubblica parla perfettamente inglese ed nato a Karachi, in Pakistan parlando di un giornalista britannico. Il Foglio, grazie a contatti in Afghanistan, aveva ottenuto dai talebani il nome di uno degli interpreti cat- turati, che si chiama Jamail, lo stesso di Ma- strogiacomo. Ma sono stati gli stessi fonda- mentalisti ad annunciare di avere nelle ma- ni il giornalista italiano di Repubblica. Non chiaro il luogo esatto dove stato sequestrato Mastrogiacomo. Ma nella stessa zona, la parte settentrionale di Helmand, la Nato ha lanciato ieri unoffensiva per anti- cipare il gi tanto annunciato grande attac- co di primavera. Una forza durto composta da4.500 soldati dellAlleanzaatlanticaemil- le dellesercito afghano ha cominciato ad avanzare alle cinque del mattino di ieri. Il tenente colonnello Tom Collins, portavoce della Nato a Kabul, ha spiegato di conside- rarla unoperazione importante, simile a quelle dello scorso anno, quando britanni- ci e canadesi combatterono duramente per liberare il sud infestato dalla presenza dei guerriglieri fondamentalisti. Le tattiche da esercito regolare Ora lobiettivo liberare Musa Qalah, un villaggio occupato dai talebani un mese fa, dopo che una tregua concordata con gli an- ziani del posto aveva consentito agli inglesi di ritirarsi dallazona. I fondamentalisti han- no scelto uninusuale tattica difensiva da esercito regolare, scavando trincee e disse- minando di mine il terreno, tattica perlome- no vulnerabile davanti allavanzata di trup- pe della Nato e afghani, appoggiati da tank, aerei, elicotteri e mezzi blindati. Forse vo- glionocombatteresecondoil dettamedi uno dei loro leader militari pi feroci, il mullah Dadullah, cheallesingoleazioni suicidepre- ferisce le grandi battaglie campali, che esal- tano la volont collettiva di martirio. Oforse attendono lultimo momento per sciogliere le righe e cominciare conla consueta tattica di logoramento, fatta di imboscate, attentati e assassini mirati. Inoltre, va garantita la si- curezza della diga di Kajaki, ripetutamente attaccata, che fornisce elettricit a due mi- lioni di persone. Per i talebani sarebbe un colpoimportante. Uninteraprovinciapiom- berebbe nel buio e nellinstabilit. Il timorechei talebani, messi sottopres- sione, decidano di ripiegare verso la confi- nante provincia di Farah, sotto comando ita- liano, dove sta aumentando la presenza di forze ostili. E la naturale evoluzione di un fronte dove alcuni combattono e altri no. Una volta saggiati quali sono gli anelli pi duri e quelli pi deboli della catena, i tale- bani lanceranno gli attacchi di primavera contro gli schieramenti che avranno scoper- to pi sguarniti e meno pronti non per le ragioni militari che si decidono sul campo, maper quellepolitichechesi decidonoaca- sa a ingaggiare battaglia. Viaggio a Kandahar e oltre I talebani hanno rapito linviato di Repubblica. Parte loffensiva Nato Mastrogiacomo sequestrato nella zona in cui gli alleati lanciano lOperazione Achille. I rischi per il comando italiano Liberare il villaggio occupato DANIELE MASTROGIACOMO MASSIMO DALEMA E davvero divertente quando un grosso scandalo a Washington finisce a van- taggio di qualcuno. A quasi tutte le persone coinvolte, lo scandalo Valerie Plame ha ar- recato gravi danni. Lewis Scooter Libby, ex capo dello staff del vicepresidente Dick Cheney, stato condannato ieri per quattro capi dimputazione su cinque, per ostruzio- ne alla giustizia e falsa testimonianza forni- ta durante linchiesta del procuratore fede- ralePatrickFitzgerald. Nonper aver fattoil nome di Valerie Plame ai giornalisti, ma per aver mentito nel corso dellinchiesta. Ora potrebbe andare in prigione per dieci anni, o anche di pi. La persona al centro dello scandalo, Valerie Plame, ha appena firmato un contratto per un libro da 2,5 mi- lioni di dollari, del quale, come ha gi an- nunciato la Warner Brothers, si far anche un film. Suo marito, lex ambasciatore Joe Wilson, aveva gi guadagnato una piccola fortuna con il suo libro, nel quale raccon- tatalastessastoria: lidentitsegretadi Pla- mecomeagentedellaCiastataproditoria- menterivelatadaalti funzionari dellAmmi- nistrazione Bush per vendetta contro le co- raggiose rivelazioni fatte da suo marito. Ma, a un esame pi attento, si scoperto che Wilson non aveva raccontato quasi nulla di vero. Wilson prima ha negato che sua mo- glieloavesseraccomandatoper lamissione inNiger. Il comitatodel Senatochehainda- gato sul fallimento dellintelligence in Iraq ha poi scoperto che questa affermazione era falsa: sua moglie aveva in effetti propo- sto il suo nome. Wilson ha scherzato sul fat- to che una missione non retribuita in Niger non rappresenta un autentico bottino. Al tempo della missione, tuttavia, Wilson si guadagnava la vita facendo il consulente a Washington. Epochecosesonocapaci di au- mentare il valore di un consulente quanto la capacit di bisbigliare al telefono: Mi spiace, suaaltezza, oggi sarfuori citt. Non posse fornirle i dettagli, ma mi stato chie- sto dallufficio del vicepresidente di partire per una missione di grande delicatezza. Wilson ha insistito sul fatto che la sua fami- glia ha dovuto subire violazioni della pri- vacy. Tuttavia, poco dopo, Wilson e Plame hannoposatoper unserviziofotograficoper Vanity Fair. Plame portava occhiali da sole eunfoulard, haspiegatoWilson, per proteg- gerlaeconsentirledi continuareil suolavo- ro. Ma Plame ha svolto lultima missione al- lestero non meno di quattro anni fa. Cosa ancora pi sorprendente, Wilson ha riferito in modo errato le sue scoperte. Secondo il comitato del Senato, il rapporto di Wilson non mise a tacere le voci sulla vendita di uranio, anzi. La Cia non ha mai condiviso le informazioni di Wilsonconlufficiodel vice- presidente o con la Casa Bianca. Intanto Armitage va alle feste Scooter Libby lunico funzionario go- vernativo messo sotto processo e ora con- dannato per lo scandalo Plame. Eppure Libby non stato la fonte di nessuna delle storie che hanno rivelato lidentit di Pla- me. Il nome di Plame apparso per la pri- ma volta nel luglio 2003 in un articolo di Bob Novak. Lautore delle rivelazione stato lex sottosegretario di stato Richard Armitage (il quale ha fatto trapelare la no- tizia a Bob Woodward del Washington Po- st). Con questa mossa Armitage ha forse vo- luto punire Plame per lopposizione alla guerra in Iraq espressa da suo marito? Dif- ficile. Lo stesso Armitage aveva seri dubbi sulla guerra. Il vero motivo? Piacere del gossip: uno dei pi loquaci chiacchiero- ni della capitale. Armitage ha violato la legge rivelando il nome di Plame? No. La legge americana protegge soltanto liden- tit di agenti in missione segreta. Plame aveva smesso di svolgere questo genere di missioni da anni. Fitzgerald ha scoperto queste cose fin dal primo giorno in cui si occupato del caso. Ma, anzich processare Armitage (o chiudere il caso), andato avanti. Ha persuaso Armitage a tenere na- scosta la verit ai suoi colleghi fino a quan- do lo stesso Fitzgerald fosse riuscito a tro- vare un modo per incriminare un membro di alto profilo dellAmministrazione. Armi- tage, che ha mentito ai colleghi, ora pro- prietario di una societ di consulenza di grande successo. Viene citato sulla stampa e invitato alle feste. Wilson, che ha menti- to alla nazione, nominato nei brindisi che si fanno a Hollywood. Libby stato condannato per avere mentito agli investi- gatori su un segreto che non era un segre- to e su una rivelazione che non era una ri- velazione. David Frum (traduzione di Aldo Piccato) ANNO XII NUMERO 56 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007 I nuovi diritti, installandosi nella vita quotidiana, modificano velocemente il linguaggio, la cultura, la sensibilit pubbli- ca, le regole del bon ton. Mai pi battute corrive sudonne e omosessuali, genere An- dreotti o Berlusconi. Nelle trasmissioni te- levisive ti accorgi della paralisi che afferra alcuni quando avvertono che nella foga del discorso scappa un termine messo al ban- do. La definizione considerata offensiva muore in un gorgoglio imbarazzato, nello sguardo perduto di chi si sente colto in fla- grante peccato di arretratezza semantica. Solo un outsider culturale come Vittorio Sgarbi ha ancora la spavalderia di afferma- re che nei confronti dellomosessualit non bisogna abbassare la guardia, facen- do uscire dai gangheri Cecchi Paone, men- tre Camillo Langone ha alzato unode ai giorni pre-disegno di legge Mastella, giorni spensierati in cui si poteva dire donne e motori gioie e dolori. E per la semiotica perbenista a cui da tempo siamo abituati non riesce a moralizzare le pulsioni profonde che si agitano in recessi remoti, laddove gli spiriti animali delluomo arcai- co ancora suggeriscono al cervello battu- L I NCREDI BI L E AL L ARME DEL L I BERAL E OL ANDES E MARK RUT T E tacce che la bocca non osa pi pronunciare. Il problema leccezionalismo italiano, e si vede che da noi c la chiesa che colonizza le coscienze e forse pure linconscio; vuoi mettere in Svezia (gli svedesi sono morti che camminano, ha urlato Sgarbi a Cecchi Paone che ne vantava la civilt). O magari in Olanda. L s che sono andati avanti, e hanno creato una nuova sensibilit davve- ro, non solo la versione di facciata che ne abbiamo noi. Se in Italia ancora qualcuno capace di ridere a una battuta sguaiata, l non pi, sono riusciti a sradicare ogni scor- retto senso dellumorismo, e pure il senso comune. Grazie a questo riallineamento culturale nessuno ha sgranato gli occhi n ha fatto un commento appena scomposto di fronte allultima uscita pubblica di Mark Rutte, capogruppo parlamentare del Vvd, il partito liberale olandese. A Rutte venuto un dubbio grave, un dubbio etico: giusto promuovere le cure palliative, ma il risulta- to non sar una diminuzione delleutana- sia? Non accadr che di fronte a un eccesso di offerta terapeutica, leutanasia si trasfor- mi in unopzione non competitiva? Se il ri- corso alla dolce morte, che gi percen- tualmente limitato, crollasse, vorrebbe dire che non c pi libera scelta. In una societ autenticamente liberale, leutanasia deve rimanere unalternativa praticabile e op- portunamente bilanciata. Altrimenti ci sa- rebbe una sorta di alterazione del libero mercato, una concorrenza truccata tra le va- rie offerte di fine vita. Ma Rutte non si fer- mato qui. La sua riflessione lo ha condotto, per analogia, a denunciare un rischio simi- le anche per laborto. La possibilit di dare i bambini in adozione, che il governo olan- dese vorrebbe incoraggiare, non finir per ripercuotersi sul ricorso allinterruzione vo- lontaria della gravidanza? Aborto ed euta- nasia non devono diminuire, sarebbe una sconfitta per una nazione civile: che fine fa- rebbe la libera scelta? Nel paese del protocollo di Groningen, dove i neonati disabili possono essere eli- minati, il rispetto rigoroso della libert del singolo ha per strani esiti. Gi in un arti- colo pubblicato nel 93 sulla rivista Bioeti- ca, lesperto olandese Harry Kuitert ha precisato che si pu parlare correttamen- te di eutanasia solo se un medico pone fi- ne alla vita di un malato terminale dietro CRONACA DI UNA NAV I GAZ I ONE S PERI COL A T A I N I NT ERNET Recensioni dangereuses da fare invidia alla penna di Piero Citati U n insaziabile bibliofi- lo dalle frequentazio- ni gutenberghiane, uno che si tuffa fra incunaboli e pagine di Alias in cer- ca di segni ulteriori. Pro- prio questappassionato frui- tore letterario, non contento di conoscere gi molte cose, riuscito perfino a penetrare nellaldil dellesercizio criti- co, segnalandomi un luogo dove la scienza empirica della recensione trova la sua nuo- va primavera. Si tratta di un portale di zoc- cole. www.escortforum.com, dov il banner della free fuck lottery, l proprio ieri si leggeva: Mancano solo 25 giorni allestra- zione! 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La prima recensione di Govoiade per SoniaComo: bj cabrio, posizioni varie ed entrambe i canali sinto- nizzabili, direi piuttosto freddina e distacca- ta quasi evanescente assorta nei suoi pen- sieri, il primo shot andato bene perch la vista di quel culetto mi ha impennato lecci- tazione ed anche il bbj di buona fattura con 69 incluso ha contribuito, ma dopo venti mi- nuti di stantuffaggio del secondo round ho dato forfait, la libido era scesa parecchio, non sa n dare e n trasmettere un minimo di eccitazione e non parlatemi di feeling. Io sono un tipo tranquillo educato e sempre gentile non sono un figo ma nemmeno un cesso insomma direi che il mio giudizio senza lode e senza infamia io non ci torno. Rattuso stronca invece Lisa: Ha una vo- ce dolce e leggera, invogliante. Lindirizzo che fornisce non quello esatto, quando la chiami ti spia dalla finestra e ti d le coor- dinate per raggiungerla veramente. Comin- cio a guardarla con una panoramica dalle gambe verso lalto: bellissima, ma il viso un po strano, non mi convince Le chiedo di quantificare e lei spara subito 200 euro x una mezzoretta: le dico che non ci siamo proprio e lei mi chiede una contro-offerta: io ho subito dimezzato, e lei ha accettato co- munque. Poi prima di darglieli mi accorgo di averne solo 90 ma non ha fatto storie. Di- ce di venire dal Portogallo (ma poteva pure restarsene l!!!) e che si ferma qui per pochi giorni ancora. () Si alza subito dopo dicen- do che va a prendere della carta x pulirmi, apre la porta (che era chiusa a chiave), esce e la richiude (senza chiave), mi porta la car- ta mi pulisco e mi fa lavare in bagno, poi torna in camera a prendere la carta e infine torna in bagno. Durante questi spostamenti ho notato un comportamento stranissimo non apre mai una porta senza prima chiu- dere la precedente proprio come a The Meglio fraintendere Cronista americano a Roma guarda il suo decimo Sanremo e fa finta che sia il Superbowl Ciagate e paradossi Libby stato condannato per aver detto il falso in uninchiesta su un segreto che non era un segreto Others, il film con Nicole Kidman. Anche Pinuglioro severo recensendo Graziella: bj senzadiscretomarivoltoafar- ti arrivare subito, 50 euro extra per presen- za amica manuela viareggio che si limita- ta a toccare unpoco senza nemmeno toglier- si i pantaloni. Da evitare. Con Valentina Viscon recensita da The Guruc finalmente la rivelazione del talen- to: Salgo e mi apre la porta in sottoveste di seta avorio al telefono stupenda Mentre telefona vengo assaltato dai suoi 2 carlini: Romeo di 3 anni e Giulietta di appe- na 2 mesi e 1/2La vedo muoversi e noto un bel seno, perizoma bianco il viso una piacevolesorpresa, mi colpiscelaboccacar- nosa finisce la telefonata e si dispera per il cagnolino + piccolo gli cambia il panno- lino, s proprio il pannolino scambiamo qualche parola ma lei a conversare a fiu- me mi fa entrare in camera in unatmosfe- ra molto sensuale per la presenza di molte candele accese, dolci aromi ed un arreda- mento molto elegante e gradevole mi dice di spogliarmi accomodati sul letto conti- nuiamo a parlare dei suoi cani ancora in sottoveste sul braccio un tatuaggio come pure sul polso lunghi capelli scuri brianzola mi porta in bagno tutto ricoper- to di specchi e mi lava mi ritrovo a strin- gerla tra le braccia parlando della cena, di Milano, dei cani. Dai nostri recensori c da imparare. Le citazioni sono un po lun- ghe, vero, ma, prima regola della critica, come ci insegna proprio Citati, non si so- vrappone commento a commento. Fulvio Abbate sua richiesta. Ma nello stesso testo si am- mette come, in un anno, ben mille pazien- ti su duemilatrecento siano stati addor- mentati definitivamente senza aver espres- so alcun consenso. Lo studioso spiega che si tratta di normale pratica professiona- le, ma evidente il paradosso di una pra- tica fondata sulla libera scelta che viene applicata a chi non ha scelta. I paradossi italiani sono meno clamorosi, per adesso si limitano a qualche piccola in- sensatezza che i giornalisti non sottolinea- no. Comelepreoccupazioni sullapossibilit che il malato che vuole leutanasia possa morire prima del fatidico momento, quello liberamente scelto. Sul Corriere della Sera di qualche giorno fa i radicali lanciavano un allarme: perch un medico potesse dare corso alla richiesta di sedazione terminale bisognava far uscire Giovanni Nuvoli dallo- spedale di Sassari in cui ancora oggi rico- verato e portarlo a casa, ma cera il rischio che morisse durante il trasporto. Qualche lettore italiano, perplesso, si sar chiesto dov la differenza; il liberale Rutte avreb- be potuto illuminarlo. Eugenia Roccella C i sono alcune cose che non si riuscir mai a comprendere. Altre che non nemmeno utile comprendere. E infine c quello che addirittura meglio fraintende- re. Per un americano che ha ora raggiunto la quota di dieci festival di Sanremo guardati e non guardati, ascoltati e poi spenti per limbarazzo (sia per lesecutore che per lascoltare) e letti sui giornali in modo pi attento di quanto vorrebbe am- mettere ormai giunto il momento di de- cidere una volta per tutte in favore dellul- tima delle possibilit citate. Potrebbe esse- re lunico modo per trovare quella pace e quella chiarezza che continuano a eludere il povero Pippo Baudo. Lamericano viveva ancora in California quando ha sentito parlare per la prima vol- ta di Sanremo. La sua futura moglie (italia- na) stava parlando con una sua amica (an- che lei italiana) dellappena conclusa qua- rantasettesima edizione, che stata lundi- cesima e ultima presentata da Mike Bon- giorno (il che non significa affatto che non ne presenter pi, o che Giulio Andreotti non possa essere ancora candidato a fare il primoministro!?). Entrambenegli Stati Uni- ti per studiare, e probabilmente anche per sfuggire a un certo parrocchialismo italia- no, le due ragazze si erano date appunta- mento ogni sera in un appartamento di San Francisco per guardare ogni istante del fe- stival, trasmesso da Rai International. (Ul- teriore prova del fatto che litalianit si tro- vaveramentesoltantoallestero). Cercarono di spiegare allamericano che cosa era esat- tamente questo festival. Malgrado la loro nostalgia, le due italiane non cercavano di sostenere che Sanremo era bello o brutto da vedere. Era semplicemente che lo si guardava perch era Sanremo. Lamericano era perplesso. Allora, dalla descrizione, il paragone pi simile che gli venne in mente era un mediocre show tele- visivo della domenica sera intitolato Star Search, presentato da una goffa e anzia- notta celebrit, Ed McMahon, che aveva fat- to da spalla nel brillante show di Johnny Carson. Lamericano non ne era certo con- sapevole, ma in effetti Sanremo non era molto diverso da Star Search, tranne che per il fatto che i cantanti erano gi famosi e che la musica era persino peggiore e che, naturalmente, laudience era enorme. Ora invece pensa, in cerca di volontari frainten- dimenti, che possa essere lequivalente ita- liano del Superbowl, la finale del torneo di football americano, di solito giocata da due squadre nei confronti delle quali la mag- gior parte degli spettatori non ha alcun at- taccamento, con una pessima qualit di gio- co, e con unaudience enorme un rituale televisivo nazionale perfetto per una picco- la scommessa con i tuoi amici. Sfortunata- mente, questa analogia nonpermette di sta- bilire se il presentatore di Sanremo sia lar- bitro della partita oppure il quarterback della squadra perdente. Soprattutto Pippo Questaconsiderazioneriportail disorien- tato americano a Pippo. La moglie italiana ora preferirebbe guardare Friends, ma il marito ha in mano il telecomando e conti- nua a cambiare canale per vedere che cosa sta succedendo al teatro Ariston. Natural- mente, se c un italiano che canta, ricam- bia subito canale. Quello che gli interessa, infatti, sono i momenti di spettacolo di bas- so livello che un italiano non potrebbe no- tare, ma che per lui rappresentano lessen- za di ci che fa dellItalia un paese ancora straniero. Stranamente, PippoBaudosi al- lo stesso tempo trasformato agli occhi del- lamericano. Prima gli appariva come una qualche sorta di incredibile anacronismo, privo di tutto ci che il suo lavoro dovrebbe richiedere: spirito, graziaebellaspetto. Ora invece gli appare come lanima buona di una vecchia nazione, la sola figura che pu criticare il Papa, Berlusconi e Prodi nel gi- ro di un mese e senza sembrare un critico- ne. La spiegazione, simile a quella delle ra- gazze per Sanremo, semplicemente per- ch Baudo. Al dopofestival di marted, Baudo mangiava uncannolo siciliano e par- lava di quanto fosse importante la battaglia contro la fame e la povert. S, Pippo il guardianodi tuttocicheprevedibileeri- corrente nella cultura italiana, buono o cat- tivo che sia, esportabile o non esportabile. Per lamericano, il presentatore e il suo Sanremo non sono pi una metafora per il sistema politico italiano frantumato o della gerontocrazia italiana, Baudo invece co- me il proprietario di una buona trattoria, o il padre della sposa italiana bellina. Eh s, le donne italiane sono prevalentemente belle, e non c bisogno di migliorare n il cibo n la musica. Il primo perch il mi- gliore del mondo, la seconda perch la peggiore. Avete capito? No? Nemmeno la- mericano. Ah, meglio cos. Jeff Israely (traduzione di Aldo Piccato) Piano con le cure palliative, se no la dolce morte non sar pi competitiva UN MAL A T O CONT ES O, PER I MEDI CI NON E UN AL T RO CAS O WEL BY Quello su Nuvoli accanimento terapeutico o eutanasico? G iovanni Nuvoli, cinquantatr anni det, ventitr chili di peso, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, ha chiesto dal suo letto nellospedale Santissima An- nunziata di Sassari di morire. Lo ha fatto nel settembre scorso con una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Na- politano domandando che si rendesse di- sponibile un medico per staccare la spina di quel macchinario che lo tiene in vita. Il pubblico ministero Paolo Piras rispose che era impossibile autorizzare un medico esterno allospedale a entrare ed esaudire la richiesta. La moglie di Nuvoli, Maddale- na Soro, reag male al diniego, disse che sarebbe ricorsa a un viaggio in Svizzera o in Olanda per accontentare il marito. Nu- voli ha ripetuto il suo proposito qualche giorno fa, davanti alle telecamere di Porta a Porta, la trasmissione di Bruno Vespa andata in onda ieri sera. Lo ha sempre ri- badito in questi mesi la moglie che si auto- definisce sua addetta stampa e che ne interpreta i movimenti delle pupille e i battiti di ciglia, unici movimenti che gli so- no consentiti dal suo corpo, utili per ri- spondere a domande dirette e per indica- re le lettere di un alfabeto stampato su un cartello di plexiglas. Nuvoli ha, per, an- che chiesto di essere curato, ha accettato a pi riprese farmaci e attenzioni che ne protrarranno lesistenza, ha comunicato desideri diversi da quello di morire. Forse tutto lerrore sta nella semplifica- zione secondo cui Nuvoli sarebbe il Welby sardo, facile accostamento mediatico che induce nella tentazione di rendere solare una vicenda, invece, alquanto complessa e fuliginosa. Durante un recente convegno, Agostino Sussarellu, presidente dellordine dei medici di Sassari e anestesista nel re- parto in cui ricoverato il malato, ha affer- mato che Nuvoli non Welby, i due casi sono molto diversi. Secondo Sussarellu ci troviamo di fronte a un caso non lineare. Altrimenti non avrebbe un giorno rifiutato la terapia antibiotica, e poi invece accetta- to una trasfusione di sangue e una terapia salvavita. Intanto il 12 marzo arriver un sintetizzatore vocale a comando visivo che stato acquistato dallospedale e con cui luomo potr esprimersi, mandare messag- gi e-mail, ricevere telefonate e navigare su Internet. La settimana scorsa Nuvoli ha gi fatto delle prove con questo macchinario che riesce a tradurre in suoni i suoi sguar- di. Ha salutato la moglie (Ciao Maddale- na) e ha detto il nome del primario della rianimazione (Demetrio Vidili). Secondo la consorte, il sintetizzatore fugher i trop- pi dubbi sulla vicenda, finora affidati alle diverse interpretazioni delle persone che hanno interloquito con lui. Domenica 25 febbraio, Mario Melazzini, medico oncologo di Pavia anchegli affetto da Sla e presidente di Aisla, lassociazione che riunisce la maggior parte di malati di Sla italiani, andato a trovare Nuvoli. E stato con lui un pomeriggio e, da solo, per un quarto dora, il tempo necessario per chiedergli se voleva morire spontanea- mente (e non ha avuto risposta), mentre ha ricevuto un s alle domande se desidera- va accettare le cure e se acconsentiva che tornasse a trovarlo. Le rivelazioni che poi Melazzini ha diffuso attraverso la stampa hanno scatenato un putiferio, persino las- sociazione di consumatori Aduc ha dira- mato un feroce comunicato stampa contro il presidente di Aisla. Ma soprattutto sta- ta Maddalena Soro a controbattere alle af- fermazioni di Melazzini con una lettera al leader radicale Marco Pannella. Ha scrit- to la signora Nuvoli: Sia Giovanni che io abbiamo sentito il bisogno di dare un sen- so diverso alla sua morte, cercando di con- tribuire ad abbattere questo muro insop- portabile di ipocrisia e idiozia benpensan- te che continua a circondare la materia del nostro paese. Abbiamo cio voluto far- ne una battaglia politica. Prima della fir- ma aggiunge: Vi chiedo di aiutarmi ad ac- celerare i tempi. E i tempi, infatti, si sono accelerati tanto quanto si velocizzeranno le polemiche nei prossimi giorni. Roberto Santi, medico di Sestri Levante, che gi sera detto disponibile ad accontentare le volont di Piergiorgio Welby, s detto pronto a far morire Nuvoli non appena me lo chieder. Ma Santi, medico chirur- go della Asl 4 di Genova, collaboratore del- lassociazione Luca Coscioni, autore di li- bri i cui titoli sono Camici sporchi e Io, il dottor morte, s spinto pi in l, accu- sando gli anestesisti sassaresi di essere dei nemici, disposti ad allearsi con questa brutta malattia degenerativa per prolun- garne ed amplificarne gli effetti e la deva- stazione. I medici dellospedale, da parte loro, confermano al Foglio lintenzione a procedere per vie legali contro il collega ligure. Riguardo ai discordanti segnali che ogni giorno Nuvoli manda relativamente alla propria sorte, i dottori segnalano il fat- to che i cambi di opinione del paziente non variano di giorno in giorno, ma di ora in ora. Santi, che ha trascorso unora e un quarto del pomeriggio di sabato con Nuvo- li, ha dichiarato essere chiarissima la sua volont di morire. E impossibile non capi- re o avere dubbi sulle sue risposte se ci si avvicina al suo capezzale senza pregiudi- zi. Ieri, per, Nuvoli ha fatto sapere trami- te la moglie che per ora voglio andare a casa, poi ci penser. Ma anche il possibile ritorno tra le mu- ra domestiche sar problematico. Nei giorni scorsi Maddalena Soro sarebbe ad- dirittura stata sul punto di denunciare il primario Vidili per sequestro di persona (lo aveva gi fatto tempo fa, accusandolo di violenza privata, imputazione poi subito archiviata dalla procura). Gioved scorso, a seguito di una lettera controfirmata da uninfermiera, Nuvoli aveva chiesto lin- tervento del pubblico ministero Piras il quale era subito accorso in ospedale per sincerarsi delle sue volont. Solo dopo avergli spiegato che un trasferimento a ca- sa sarebbe stato impossibile e pericoloso, il paziente avrebbe fatto intendere di vo- ler rimanere in ospedale. Il ritorno, a cui lamministrazione ospedaliera stava gi pensando, difficile da organizzare. Non solo un problema tempistico. Ufficiosa- mente, gli addetti dellAdi (assistenza do- miciliare integrata) fanno sapere al Foglio di stare preparando una lettera in cui spiegheranno di essere dubbiosi sulla pos- sibilit di poter prestare assistenza domi- ciliare a Nuvoli. Il motivo, dice un medico dellospedale di Sassari al Foglio, che nessuno mai accetter di entrare in una casa dove si recher anche Santi. Sappia- mo cosa andr l a fare. Ma c anche una vicenda pregressa di cattivi rapporti tra la famiglia e gli addetti ospedalieri. Nuvoli avvert i primi sintomi del male nel 1998 e, nei primi mesi del 2003, a causa del peg- gioramento delle condizioni, acconsent ad essere tracheotomizzato. Dopo le cure necessarie, il malato fu riportato nel suo appartamento, ma, circa un anno fa, fu di nuovo ricoverato nel reparto di rianima- zione. Perch fu riportato in ospedale? La signora Soro ha pi volte raccontato che erano nate delle incomprensioni con gli infermieri, i quali erano, a suo dire, im- preparati sia a curare sia a intendere le volont del marito. Due settimane fa, il settimanale Tempi ha pubblicato due lettere riservate risalen- ti al periodo di interruzione del rapporto: una degli infermieri dellAdi, unaltra degli addetti del comune di Alghero. Entrambe danno unaltra versione dei fatti. A quanto si legge nelle missive, gli infermieri avreb- bero rifiutato di recarsi a casa di Nuvoli a causa di notevoli difficolt operative. Nella lettera che i responsabili dei servizi sociali indirizzano allAsl si legge che al momento non sussistono le condizioni per riattivare il servizio e che qualora il si- gnor G. N. facesse rientro a casa, questo Servizio per cause ad esso non imputabili non potr dare alcun contributo e si sentir esentato da qualsiasi responsabilit. Nel- laltra missiva, quella degli infermieri del- lAdi, si spiega che non si mai vista la vo- lont della moglie del paziente di collabo- rare fattivamente al servizio. Si parla di pratiche infermieristiche giornalmente motivo di discussione, di esplicite richie- ste di svolgere mansioni domestiche qua- li la pulizia e ligiene del bagno, di porta- re via la spazzatura, di sciacquare i bicchie- ri e i pentolini, di aver subito violenze psicologiche, insulti, vessazioni, parolacce, bestemmie, minacce, strattonamenti, provo- cazioni e continue allusioni, addirittura di non essere potuti entrare in casa perch la signora si rifiutava di far entrare delle infermiere sostenendo che avessero la gon- na troppo corta e il seno esageratamente prosperoso. Concludeva un anno fa la let- tera: Fin da oggi non si recheranno pi presso il domicilio del paziente. Emanuele Boffi AMMALATO DI SLA, DICE DI VOLER MORIRE, POI CHIEDE DI TORNARE A CASA PER PENSARCI, RIFIUTA LE CURE E POI LE ACCETTA Vi ringrazio termosifoni, forni elettrici, linee telefo- niche ad alta velocit, divani Baxter, tap- peti Designers Guild, che mi trattenete nella casa del privilegio urbano. Senza di voi avrei ceduto alle lusinghe della solitu- dine selvatica, dopo aver letto il Trattato del ribelle di Jnger e adesso I nuovi eremiti di Isacco Turina (Medusa), inda- gine sul mondo misterioso degli anacore- ti cattolici italiani, il cui numero in mo- tivata crescita. Mi sarei ritirato a Ofena sulle pendici del Gran Sasso, nellAbruz- zo amato, avrei smesso di leggere i giorna- li emi sarei datoaprodurreformaggio. In- vecegrazieavoi restonel mondo, dovesto pi comodo e d pi fastidio. PREGHIERA di Camillo Langone THE RIGHT MAN Saluto Umberto Croppi, per forse lo deluder un po. Gli antenati che si fecero fervidi sostenitori dellantifa- scismo militante della nuova si- nistra non lo fecero almeno: non soltan- to e non tanto per rifarsi una vergi- nit, se questa espressione significa un opportunismo e una rimozione ulteriore. Io penso che molti di loro abbiano davve- ro riconosciuto una seconda occasione di coraggio e di dedizione personale, e vi si siano impegnati. La compromissione pas- sata, e soprattutto la sua dissimulazione, non tolsero sincerit a quellimpegno, e gli aggiunsero un di pi di intransigenza. Per questo la loro inclinazione resta inte- ressante: lo sarebbe assai poco se fosse stata solo vanit e autoindulgenza. Dico anche lho detto tante volte che, senzaltro per quello che mi riguarda, quegli antenati furono compagni di cam- mino e a volte amici, ma non responsabi- li delle nostre scelte, di cui fummo re- sponsabili in proprio, se non altro per lorgoglio e la sicumera che ci muovevano. E per questo che, pur dubitando anchio di aver capito bene la lettera di Croppi e la risposta del direttore, considero la que- stione, per il resto, ormai irrilevante. PICCOLA POSTA di Adriano Sofri CONFORMISMI WILL TELL IL FOGLIO quotidiano ORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA Direttore Responsabile: Giuliano Ferrara Vicedirettore Esecutivo: Ubaldo Casotto Vicedirettore: Daniele Bellasio Redazione: Annalena Benini, Maurizio Crippa, Francesco Cundari, Stefano Di Michele, Marco Ferrante, Alessandro Giuli, Paola Peduzzi, Marianna Rizzini, Christian Rocca, Nicoletta Tiliacos, Vincino. 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Il Pakistan nuclea- re, conteso tra oc- cidentalisti e islamisti, partico- larmente forti negli apparati dei servizi segreti che custodi- scono Osama bin La- den, al centro del grande gioco strategi- co, come sempre in coppia con il rivale in- diano, nucleare an- chesso. A cerchi concentrici, il fuo- co della crisi rag- giunge il mon- do iraniano- sciita e si estende a tutto il medio oriente, compresi lArabia Saudita, lI- raq, la Siria, lEgitto, il Libano e la Pa- lestina, e un aspetto decisivo della cri- si il suo carattere prenucleare parti- colarmente visibile a Teheran. Si pu esorcizzare lo scontro di civilt finch si voglia, ma quello scontro in corso, ha il carattere della guerra di lunga durata, ha lo sfondo religioso noto co- me islamismo politico, loccidente e lEuropa ne sono investiti in pieno. Che fare? E ovvio: combattere. In- vestire di pi nella difesa, mettere ri- sorse e tecnologia a disposizione del- le truppe al fronte, unire le forze in- torno alle istituzioni militari interna- zionali, come la Nato che in Afghani- stan benedetta e incoraggiata a com- battere dallOnu. Le conferenze di pa- ce ci sono gi state, co- me a Bonn dove fu tracciato il percorso, rispettato, che ha portato alla formazio- ne di unautorit centrale a Kabul, e tra unelezione e laltra a un dato straordinario e, per il nemico, formidabile, temibile: gli studenti, com- prese le donne, in Afghanistan sono passati in cinque anni da uno a cinque milio- ni. Infatti si molti- pl i cano gli attac- chi alle scuole secolari, visto che lisla- mismo politico prevede solo quelle coraniche, le madrasse dove si inse- gnano odio antioccidentale e terrori- smo. Ieri in questo contesto partita loffensiva per impedire lassedio tale- bano di Kandahar, con truppe e forze aeree britanniche, canadesi e ameri- cane. LItalia di DAlema e Parisi dove sta? Altrove, spesso isolata anche in Europa, a predicare alle farfalle e a censurare con il ditino alzato gli occi- dentali che combattono. Q uando i genitori misconoscono la lo- ro creatura inevitabile che questa si ritrovi esposta alle intemperie. E ac- caduto nella commissione Giustizia del Senato, dove il presidente Salvi ha an- negato di rilievi giuridici il disegno di legge sui Dico firmato dalle ministre Pollastrini e Bindi. Salvi reclama un te- sto unificato sul quale lavorare, visto che in commissione ce ne sono gi die- ci. E ha stabilito che tale testo non pu essere quello governativo, perch ri- schia dinfliggere un lavoro ingrato ai tribunali pi di quanto possa conforta- re lamore fra conviventi. Il senatore Salvi uomo terragno e vorr far pesa- re certe avanzatissime vedute intorno alle coppie di fatto. Tra le sue mani si trovano varie proposte al cui confronto il ddl dellesecutivo pu essere scam- biato per uniniziativa sciatta e imbaraz- zata, oscurantistica perfino. Alcune di queste sono ben piantate nellidentit duna sinistra poco disposta allo svapo- ramento della lotta di genere improvvi- samente espunta, per quieto sopravvi- vere, dal dodecalogo di Prodi. Se quello di Salvi un colpo di sini- stra, e non di grazia, sulla questione, il bello di una disputa considerata morta fino a ieri dovr ancora arrivare. La co- scienza bimillenaria della chiesa lha se- gnalato con tempismo, ieri, durante una conversazione libresca col teodem Lui- gi Bobba, attraverso la voce del cardina- le Bertone: i cattolici in politica non so- no la longa manus ecclesiastica, ma il naturale destinatario di una chiesa che non rinuncer alla prerogativa pubblica dilluminare le coscienze. R omano Prodi ha deciso di giocare in prima persona linizio della par- tita sulla riforma elettorale, che aveva definito assolutamente prioritaria in Parlamento, senza avvertirne prima i partiti della sua maggioranza. Proba- bilmente teme che mettere in collega- mento con lopposizione Massimo DA- lema, Francesco Rutelli o Piero Fassi- no, dei quali si fida poco, potrebbe creare il clima per discutere del dopo Prodi. Cos ha deciso di muoversi in prima persona, di disdire la riunione dellUlivo sulla riforma elettorale, for- se con lidea di assumere un ruolo di tutore e di garante, un po difficile da conciliare con quella di leader di una maggioranza, seppure sbrindellata. E evidente che in questo modo Prodi ri- schia di fare la fine della mosca coc- chiera, visto che se c un argomento sul quale i partiti non si sognano nep- pure di cedere sovranit proprio quello elettorale. Per bisogna anche constatare che lunico a muoversi, il che, nella situazione di paralisi delle forze di maggioranza e di indecisione di quelle di opposizione, gli pu dare un vantaggio, se non altro di immagine. Inoltre, visto che il tema elettorale per sua natura destinato a sperimenta- re maggioranze sganciate dal vincolo di coalizione, Prodi vuol far capire che, anche su questo terreno, intende gioca- re un ruolo. LUlivo, che non ha propo- ste e che diviso sul referendum, gli agevola lincursione, anche se prima o poi i partiti si riprenderanno lo spazio che loro proprio, se non vogliono ri- schiare di perdere ogni funzione. Dico, ma non dovevamo vederci pi? Scontro di civilt Salvi fa capire che il bello viene ora. Infatti arriva subito il cardinal Bertone La tenacia talebana rivela portata e profondit della guerra in corso Sulla riforma elettorale scavalca i partiti. Rischia, ma almeno ci prova Lo scudo cambia le alleanze L o scudo di Bush, come le guerre stel- lari di Reagan, ridisegna rapporti di forza e alleanze. Le frontiere euroatlan- tiche toccano Russia e Iran, e la Nuova Europa la nuova protagonista della Nato. Mosca reagisce alla sovietica, rie- laborando la dottrina militare e puntan- do i missili contro Polonia e Repubbli- ca ceca, che ospiteranno un radar e una batteria di intercettori. Non bastano le rassicurazioni di Washington che lo scudo non diretto contro la Russia, ma serve a proteggersi da Iran e Co- rea del Nord. Mosca vuole tornare a gui- dare laltra polarit del mondo. Vittima colpevole di questa pace fredda lEuropa che, priva di una strategia di difesa e alle prese con la guerriglia energetica russa, si dimostra divisa, in- capace di scegliere da che parte stare. Austria e Lussemburgo stigmatizzano la Nuova Europa, la Francia defilata ma non appoggia liniziativa americana. Da- nimarca e Regno Unito preferiscono il sistema di difesa ai missili sulle nostre teste. Angela Merkel vuole una discus- sione calma alla Nato perch lo scudo rimette in discussione lAlleanza. La cancelliera chiede pi dialogo con Mosca, ma sta con gli Stati Uniti perch lo scudo essenziale alla nuo- va Nato. Anche il nostro ministro degli Esteri, Massimo DAlema, vuole un di- battito europeo, ma per invitare alla prudenza Varsavia e Praga. In realt come ha detto il suo omologo ceco Ka- rel Schwarzenberg chi ha a cuore la sicurezza europea del futuro sa che ab- biamo tutti bisogno di un sistema di di- fesa contro i missili. Sta nascendo una nuova Europa e una nuova Nato. LItalia con chi sta? Milano. Se le trattative con la francese Axa per la vendita del 50 per cento di Mps Vita andranno a buon fine, il Monte dei Pa- schi di Siena incasser circa 1,1 miliardi di euro, cifracheporterledisponibilitliqui- de della banca senese a oltre 2 miliardi. Negli ultimi mesi il presidente Giuseppe Mussari ha tagliato molte partecipazioni di- venute non strategiche. Ha venduto l1,6 per centodi Generali aMediobanca, incassando una plusvalenza di oltre 200 milioni, e ha ri- dotto la quota in Finsoe (mossa che ha san- cito la rottura dellasse con Unipol), incas- sandoneoltre350. Mussari inquesti mesi ha anche stretto nuove alleanze come quella con il fronte bazoliano. Di tutti gli azionisti della galassia Hopa/Fingruppo, Mps stato il piaccesosostenitoredel matrimoniocon la Mittel di Giovanni Bazoli, naufragato, al momento, per la contrariet di Unipol lega- taaquestioni di prezzo. Duemiliardi di mez- zi disponibili per una banca come il Monte, che ne capitalizza 11,5, sono una cifra consi- rebbero di essere i controllori della nuova entit, una prospettiva che Geronzi fatica a prendere in considerazione. Secondo molti osservatori senesi, GiuseppeMussari nonsa- rebbeconvintodellanecessitdi unintegra- zione con Capitalia, preferendo la strategia stand alone che gli consente, tra laltro, di nonentrareinconflittoconnessunadelledi- verse anime della sua banca. Per Axa, lacquisto del 50 per cento di Mps Vita rappresenta unoccasione per ir- robustire la presenza in Italia a costi acces- sibili. La compagnia francese dispone gi nel nostro paese di una rete di circa 800 consulenti assicurativi e 475 promotori fi- nanziari. Una struttura robusta ma incapa- ce di assicurare una penetrazione capillare sul mercato. Lingresso di Axa in Mps Vita escluderebbe i francesi dai pretendenti per le Generali. Le indiscrezioni sullinteressa- mento dei francesi sono state a pi riprese smentite dal capo di Axa Henri de Castries. Lo scorso 22 febbraio ha ricordato: lItalia non si limita alle Generali. Axa capitalizza oltre 72 miliardi di dollari e quindi avrebbe la dimensione per acquistare le Generali che valgono 39,7 miliardi di euro. Lacquisto della compagnia triestina sarebbe stato co- munque molto oneroso. Con la spesa di 1,1 miliardi per Mps Vita (cifra con cui avreb- bero acquistato il 2,77 per cento delle Gene- rali) si assicurer una discreta presenza da un punto di vista commerciale. E non per- der eccessivamente terreno rispetto alla concorrente Allianz, che in Italia controlla Ras e Lloyd Adriatico. Loperazione Mps/Axa e le nozze annunciate fra Popola- re Milano e Popolare Emilia Romagna han- no tolto almeno due pezzi importanti dallo scacchiere del riassetto bancario/assicura- tivo. Axa non pu essere pi ascritta fra i pretendenti delle Generali mentre la Mila- no, guardata con interesse da Capitalia e Unicredito, sembra avere preso unaltra strada. I pezzi diventano tre se si considera Mps come votata a rimanere zitella. derevole. Le consentirebbero, per esempio, di acquistarebuonapartedegli sportelli che saranno messi in vendita da Intesa Sanpao- lo oppure banche di dimensioni minori, fa- cendo unricorso minimo allindebitamento. La questione relativa al futuro di Mps un tema tuttaltro che facile. Da tempo, in am- bienti vicini a Capitalia, si sostiene che il presidenteCesareGeronzi sarebbeprontoa sottoporre a Siena il matrimonio fra i due istituti. Lintegrazione avrebbe un senso in- dustriale, ma comporta molti problemi da unpuntodi vistadegli equilibri azionari. Ca- pitalia capitalizza oltre 16 miliardi, il Monte 11. Unintegrazione lascerebbe presagire una predominanza della prima sulla secon- da. In realt, in sede di concambio i senesi potrebberotrovarsi aesserei primi azionisti della nuova entit. La Fondazione infatti controlla il 58 per cento del capitale del Montementreil pattodi sindacatodi Capita- lia il 31 per cento circa della banca romana. Per effetto della diluizione i senesi rischie- anti Chvez. Questi sono sia di destra co- me Colombia, Guatemala e Messico sia di sinistra, come il Cile di Michelle Bachelet e il Per di Alan Garca. Brasilia, Buenos Aires, Montevideo e Assuntion vorrebbero andare daccordo con tutti, ma sono legati da alleanze contrapposte. Di fatto anche tra i quattro del Mercosur c sempre pi di- saccordo. Da una parte, le nazionalizzazio- ni e gli aumenti di tariffe di Morales sono ormai percepite da brasiliani e argentini come un ricatto. Dallaltra, dopo il crollo delleconomia argentina, Kirchner dipende in modo pesante dai bond che gli compra Chvez. Ma non solo. Buenos Aires e Mon- tevideo sono da mesi ai ferri corti per una cartiera che gli uruguayani hanno costrui- to al confine, conla collaborazione della so- ciet finlandese Botnia. Accusandola di in- quinare, il governo argentino ha fatto ricor- so direttamente alla Corte europea del- lAia, che le ha dato ragione. Luruguayano Vzquez, per rappresaglia, ha quindi aper- to con Washington le trattative per il Trat- tato di libero commercio (Tlc) bilaterale, te- ma al centro dellincontro con Bush. La querelle presenta aspetti curiosi e fi- nanco grotteschi. Nella coalizione di Vz- quez ci sono infatti anche ministri Tupama- ros, appartenenti allex movimento guerri- gliero che trentanni fa rapiva e uccideva gli americani in Uruguay. Ma oggi stato proprio il governo di cui fanno parte che ha invitato il presidente Bush, considerato il pi falco e di destra dellultimo mezzo se- colo. Kirchner nelle ultime settimane si era sensibilmente riavvicinato alla Casa Bian- ca, non potendo seguire troppo Chvez e la sua alleanza con lIran. Molti dirigenti di Teheran, infatti, sono ricercati dalla magi- stratura argentina per gli attentati degli an- ni Novanta contro la comunit ebraica. Per fare dispetto agli uruguayani il presidente argentino ha invitato Chvez in visita uffi- ciale a Buenos Aires venerd, proprio il giorno che Bush sar dallaltra parte del Rio de la Plata, a Montevideo in visita da Vzquez. Sicuramente il colonnello vene- zuelano ne approfitter per capitanare un bel raduno anti imperialista contro la pre- senza del presidente americano, senza che Roma. George W. Bush vuole ridimensio- nare il peso politico del presidente vene- zuelano Hugo Chvez. E questo il senso del viaggio che lo porter, fino al 14 marzo, in cinque paesi dellAmerica latina: Brasi- le, Uruguay, Colombia, Guatemala e Messi- co. Quello che il capo della Casa Bianca si appresta a fare una missione delicata. Si tratta del pi lungo viaggio della sua Am- ministrazione nella regione, in unarea che opposizione democratica, analisti conser- vatori e governi alleati gli rimproverano di aver trascurato, tanto da consentire la cre- scita del fenomeno Chvez. E vero che, nellultimo anno, la capacit di attrazione del leader di Caracas ha registrato qualche battuta darresto. Ma pi per i suoi errori, che per le contromosse avviate dallAmmi- nistrazione Bush. Tra le cinque tappe del viaggio le ultime tre riguardano amministrazioni di centro- destra, allineate con la Casa Bianca. La Co- lombia di lvaro Uribe Vlez, il Guatema- la di scar Berger e il Messico di Felipe de Jess Caldern Hinojosa. Le prime due vi- site, invece, sono quelle del Brasile di Lula e dellUruguay del socialista Tabar Vz- quez. Ed l che si gioca la partita pi im- portante. Non a caso il tour di Bush inizia proprio da questi due paesi. Il primo impe- gno, domani, sar lincontro con il presi- dente brasiliano Lula. Lobiettivo stringe- re unalleanza per la creazione di unOpec delletanolo e affrancarsi cos dalla dipen- denza di petrolio e gas del colonnello vene- zuelano e dei suoi alleati, il boliviano Mo- rales e lecuadoriano Correa. Il presidente brasiliano ci sta, a condizione che non si di- ca che lobiettivo sia quello. Ma le relazio- ni politiche sono pi complicate di come appaiono. Con lArgentina del peronista di sinistra Kirchner e il governo di destra del Paraguay, Brasile e Uruguay sono i quattro fondatori del Mercosur e costruiscono un blocco a met strada tra lasse radicale Cu- ba-Venezuela-Bolivia-Ecuador e i governi Oil for Chvez, Bush cerca in Sudamerica energie alternative Mps fa cassa per restare zitella, Axa abbandona lidea Generali Francoforte. Il 2006 ha registrato per la Germania i migliori dati economici dal 2000. Il deficit pubblico si attestato all1,7 per cento del pil. La crescita al 2,7 per cento, mentreil numerodei disoccupati diminui- todi 800 milaunit. Veromotoredi questari- presa stato una volta ancora lexport con un pi 10 per cento, mentre la domanda in- terna aumentata dell1,7 per cento. Un au- mento del 4,7 per cento si registrato anche nel mercatoazionarioeil Dax(lindicedella Borsa tedesca) passato da 5.500 a 6.600. La ripresa si fatta particolarmente dinamica soprattuttonellultimoquadrimestredovela crescita economica stata di sei punti per- centuali rispetto al resto dellanno. A fronte di questi buoni risultati e le pre- visioni di tenuta, legrandi impresetedesche si trovano a confrontarsi per con nuove sfi- de e scadenze. La prima quella del vertice dellUe sullenergia inprogramma gioved e venerd prossimi a Bruxelles. Il cancelliere Angela Merkel ha gi reso noto il suo obiet- to su tutte le emissioni di gas serra. Laltro fronte caldo quello dellindustria energe- tica. Settore nel quale cos scrive il Finan- cial Times Deutschland la Germania ha fatto un bellautogol. Berlino si opposta per anni allapertura del mercato, diventato nel frattempo strategico sia per gli assetti economici che per strategie politiche come mostrano gli appetiti di Gazprom alleato preferenzialedi E.on. SullavicendaEndesa, il colosso tedesco accusa il colpo ma forse non ha perso ogni speranza. Il piano B po- trebbe essere quello di attendere sei mesi, quando scadr il vincolo sullofferta fatta a Endesainfebbraio, epoi tentaredi nuovola scalata. Nel frattempo ci si pu concentrare, insieme alle altre aziende energetiche tede- sche Rwe, EnBw e Vattel affinch Bruxelles accetti lofferta fatta luned. Accusate dal- lUe di detenere una posizione di monopo- lio sovrintendo sia alla produzione che al- ladistribuzioneenergetica, il cheimpedisce una vera concorrenza e dunque labbatti- mento dei costi per il consumatore hanno proposto lo scorporo delle loro reti distribu- tive dalla produzione e la costituzione di una societ indipendente sovranazionale, che gestisca unitariamente quella tedesca, francese, degli stati Benelux e forse anche quella spagnola. Una proposta simile allo studio pubblicato luned dalla Deutsche Bank. Infine c il contenzioso Airbus/Eads. Lincontro della settimana scorsa tra Chirac e Merkel pareva aver rimesso in mano ai vertici aziendali franco-tedeschi il piano di risanamento Power 8 per Airbus. Invece da Parigi il ministro degli Interni e candidato allEliseoNicolas Sarkozy facevasapereche sarebbe stato meglio mettere in mani solo francesi la direzione di Airbus. Immediata lareazionedel ministrodellEconomiatede- sco Michael Glos secondo il quale queste di- chiarazioni fuori luogodevonoaver achefa- reconlacampagnapresidenziale. Eineffet- ti, di Airbus si parlato anche nellincontro di ieri tra Merkel e Sgolne Royal. tivo principale: ridurre entro il 2020 del 20 per cento le emissioni di gas serra. Una sfi- da per la salvaguardia dellambiente ma an- cheper laricercadi fonti alternativechedo- vrebbe permettere allUe di assumere un ruolo guida sul piano mondiale. Unproposi- to che al momento pare per toccare soprat- tutto un nervo scoperto dellindustria auto- mobilistica tedesca, tant che lamministra- tore delegato della Volkswagen Martin Win- terkorn, inunintervistaalloSpiegel passaal contrattacco: Se fosse passata la direttiva dellUesecondolaqualedal 2012 leemissio- ni di CO2 di tutte le macchine indistinta- mente non avrebbero potuto superare i 120 grammi per chilometro, non ci sarebbero pi state automobili di grande cilindrata ne avrebbero approfittato italiani e francesi che ormai producono quasi solo utilitarie. Mi pare molto pi ragionevole lidea di fis- sare i vincoli di emissione per cilindrata. Anche perch le emissioni di CO2 prodotte dalleautovetturecostituisconoil 12 per cen- La locomotiva Merkel corre, ma i vagoni industriali sono antiquati Con Lula il capo della Casa Bianca porr le basi per unOpec delletanolo. Poi andr a Montevideo, nello stesso giorno in cui il colonnello venezuelano ha organizzato un antitour in Argentina, dallaltra parte del Rio della Plata. Gli scontri allinterno del Mercosur formalmente quello argentino abbia a che fare con latto di ripudio. La questione energetica sar al centro dellincontro di domani a Brasilia. Lula ha annunciato, quasi in contemporanea con Bush, un massiccio piano di fuoriuscita dalla benzina, riallacciandosi a quello che diversi governi brasiliani avevano fatto fin dagli anni Settanta. Washington e Brasilia producono il 72 per cento di tutto letanolo mondiale. Sono 35 miliardi di litri lanno per i brasiliani, pari al 45 per cento del fabbisogno nazionale, in prevalenza dalla distillazione della canna da zucchero; e 20 miliardi per gli americani, pari al 3 per cento, in prevalenza dal mais. C quindi un preciso interesse a raggiungere uno standard comune di purezza, percentuale di residui solidi e contaminazione. Gli Sta- ti Uniti vorrebbero creare un vero e pro- prio cartello, con unalleanza di paesi, per sottrarsi ai ricatti degli idrocarburi chavi- sti. Con loro in questa strategia del bio- combustibile ci sono anche Colombia, Per, El Salvador, Guatemala, Honduras, Haiti e Repubblica dominicana. Tra gli obiettivi c anche quello di sperimentare materie prime alternative, come fieno e cellulosa, per impedire i contraccolpi ne- gativi che la domanda di mais sta provo- cando sui prezzi delle derrate in Messico e in America centrale. Lula, per, vorrebbe evitare le condanne ufficiali di Chvez, ta- li da limitare la sua libert di azione. Il Mercosur, infatti, considerato dagli ana- listi brasiliani come un moltiplicatore del- la potenza nazionale, analogo allEuropa per la Francia di De Gaulle. Brasilia teme che, dopo lingresso di Caracas nellorga- nizzazione, Washington punti a spaccarla, agendo proprio sul cuneo uruguayano. Per questo, prima della visita di Bush, Lula andato a sua volta a Montevideo: sia per rassicurare Vzquez a proposito del suo braccio di ferro con Kirchner, sia per chie- dergli di non uscire dal Mercosur. IL PRESIDENTE AMERICANO VA A TROVARE I VICINI. BRASILE E URUGUAY LE TAPPE PI RIPIDE. UN TOUR MOLTO LUNGO L a violenza negli stadi? C sempre sta- ta: Lei sicuramente giovane, non pu rammentare quello che ho visto io da ragazzo: cancelli divelti, cazzotti come la grandine, campi invasi, questurini messi in mutande solo perch tentavano di cal- mare gli animi, persino un ragazzo affoga- to in un fosso, perch figlio di un calcia- tore avversario. Il fatto che allora i gior- nali di queste cose non parlavano. La moviola in campo? Non un mezzo dav- vero obiettivo per giudicare una partita di calcio e poi io credo che luso di tale mezzo sarebbe quanto mai impaccioso. No, le partite devono arbitrarle gli arbi- tri, non i mezzi audiovisivi. Scambi di battute strappate allultima puntata del calcio in tv? No, stralci delle risposte ai lettori del Guerin Sportivo firmate da Lu- ciano Bianciardi, stagione 1970/71. Ma cosa ci faceva lo scrittore, milanese per forza e toscanaccio per nascita, in un giornale sportivo, a rispondere alle provo- cazioni di tifosi sfegatati chiacchierando di tutto un po? Ci fin perch lo aveva chiamato lamico Gianni Brera, allepoca direttore del Guerin, sicuro che una pen- na cos arrabbiata e poco conformista qual era il Bianciardi avrebbe contribui- to ad alleggerire i quaranta paginoni fitti fitti, poche figure e ancor meno pubbli- cit, di quel suo giornale che parlava di sport, calcio soprattutto, ma anche di cro- naca, costume e societ. Il Giun gli chie- se solo: Vieni?. E il Lucianone, che al Corriere della sera qualche anno prima aveva detto cippirimerlo, rispose: Ven- go. Stretta di mano, gran mangiata allo- steria e laffare fatto. Titolo della rubri- ca: Cos se vi pare (a un certo punto trasformata in Il salotto letterario). Da- ta di inizio, 28 settembre 1970. Data di chiusura, 15 novembre 1971, il giorno do- po la morte (cirrosi epatica), con dieci ri- ghe di coccodrillo del direttore. Fu lultimo anno della vita agra di Bianciardi, divorato dallalcol e dalla rab- bia per quellItalia grassa, viziata e vio- lenta che non gli piaceva pi: Questa po- vera Italia sfottuta e invasa da tutti, co- minci Odoacre e fin, per il momento, Ei- senhower. E di quel maledetto Belpaese, dei suoi vizi e delle sue glorie calcisti- che e non Bianciardi sparlava a tutto spiano con i suoi lettori. Per cinquantasei settimane e centinaia di pezzi (oggi rac- colti dal figlio Ettore), il big della lettera- tura italiana moderna cos lo liscia il primo lettore, mentre lui invece si defini- sce un anarchico conservatore divaga tra sport (il baseball mi pare una via di mezzo fra la lippa e i quattro cantoni), letteratura (Salvatore Quasimodo, poeta a mio parere non eccelso ma splendido traduttore dei poeti stranieri), arte (De Chirico un grande pittore che copia se stesso), giornalismo (Enzo Biagi: un se- rio giornalista. Forse troppo serio: fino al punto di pigliarsi sul serio), scrittura (Preferirei lettere brevi, diciamo non pi di centocinquanta parole. Si possono dire molte cose. I dieci comandamenti non su- perano le sessanta, eppure non vi pare?, contengono parecchie idee giuste), poli- tica (Aldo Moro il genio del n. Oltre che un pessimo geometra. Ha inventato le convergenze parallele). Giudizi tranchant (Moshe Dayan un generale tedesco travestito da ebreo), simpatie (politicamente per Tito, calcisti- camente per Rivera), antipatie (assoluta quella per Helenio Herrera, pesante an- che quella per Thomas Mann, scontata come da titolo della raccolta quella per il fuorigioco), scivolate anarchiche (se vo- gliamo che le cose cambino, occorre oc- cupare le banche e far saltare la tv. Non c altra possibile soluzione rivoluziona- ria) e idiosincrasie (far lamore in auto- mobile, per la miseria, mai!). Un ottimo vademecum per conoscere Luciano Bian- ciardi da Grosseto: uomo sfortunato, scrit- tore fuoriclasse. LIBRI Luciano Bianciardi IL FUORIGIOCO MI STA ANTIPATICO 384 pp. Stampa Alternativa, euro 16,50 OGGI Nord: cielo molto nuvoloso, a tratti coperto, con precipitazioni inten- se al mattino suNovarese, Verbano, Co- masco e Varesotto; nella prima parte della giornata piogge moderate anche sul resto della Lombardia. Centro: per- turbato con cieli coperti e piogge diffu- seanchesedi deboleomoderatainten- sit, pi probabili e persistenti sul set- tore tirrenico. Sud: perturbato gi dal mattino con piogge diffuse e rovesci. DOMANI Nord: variabilit con molte nubi ovunque ma anche con possibilit di qualche schiarita, specie sulla Lom- bardia. Centro: perturbato con piogge moderate e diffuse, a tratti intense, se- gnatamente sul litorale nord orientale. Sul settore peninsulare spiccata varia- bilit. Sud: perturbato sulla Calabria jonica con piogge e rovesci insistenti. ANNO XII NUMERO 56 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007 Al direttore - Lanotiziache il comune di San- ta Monica ha fornito gli scoiattoli troppo prolifi- ci di piccoli contraccettivi, hascatenato inItalia una serie di provvedimenti analoghi: nel centro storico di Roma il comune ha fornito gli scara- faggi di microscopici contraccettivi che orefici muniti di occhiali e pinzette speciali stanno fa- cendo indossare ai piccoli animali. Nonsi esclu- dono simili provvedimenti per lestate prossima per mosche, zanzare, formiche e, sembra, anche microbi. Gli animalisti sono in subbuglio e an- che gli orefici precettati per il delicato compito. Gianni Boncompagni Al direttore - Ruini se ne va. Standing ovu- lation. Maurizio Crippa Al direttore - Antonio Polito scrive sul suo giornale che non crede alla cos detta Rifonda- zione socialista. Va bene. La descrive come un raduno di elefanti. Va bene. Se si guardasse at- torno, dalle parti del futuro Pd, non troverebbe una gazzella. Se si guardasse allo specchio ve- drebbe una bella proboscide. Alcuni di noi scri- vono lapropriabiografiaadattandolaai tempi. Io da vecchio elefante ho memoria. E ricordo che Polito stato accesamente ingraiano, fero- cemente bassoliniano, calorosamente napolita- niano, mediamente scalfariano, entusiastica- mente blairiano, professionalmente velardian- dalemiano, attualmente rutelliano. E non fi- nita qui. Incombe Capezzone. Auguri. Peppino Caldarola, deputato Ds Politocelavevaconlacosa, ehafattono- tazioni personali per spiegarsi, lei ce lha con Polito, punto e basta. Fallo di reazione in seguito a provocazione. Polemismo. Pas- sato il malumore personale, se ci spiegate Bertinoro, grazie. Da solo non si spiega. Al direttore - Lasinistraradicale sarebbe pron- ta a votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan, acondizione che il governo si impe- gni ad acquistare oppio afghano. Bei tempi quando le guerre si facevano per il petrolio. Carlo Pecoraio, via web Al direttore - Massimo DAlema sta portando la tensione nei rapporti Usa-Italia al codice ros- so proprio alla vigilia del voto in Afghanistan. Dapprima ha parlato di unoccasione persa per fare giustiziadaparte dellAmministrazione Bu- sh sulla vicenda Calipari, quindi ha stigmatiz- zato le morti civili provocate dai recenti attacchi americani. Dopo aver concorso alla crisi del go- verno italiano, pare determinato a far cadere anche la Nato. Se i toni del ministro degli Este- ri continueranno in un crescendo cos ostile, la convergenza parlamentare con il voto di soste- gno al rifinanziamento della missione afghana, da parte dellopposizione, dovr essere valutata. Perch DAlema, contrariamente a quanto af- fermato pubblicamente negli ultimi tempi, sem- bra proprio stia creando le premesse politiche per un disimpegno militare da Herat. Massimo DOria, Udine Condivido il sospetto. O megalomania o uso spregiudicato della politica estera a fi- ni interni. Confusi, peraltro. Al direttore - Goldwasser, Regev, Shalit: tre soldati dalla scorsa estate nelle mani di Hezbol- lah e di Hamas. Si ignora dove siano finiti e co- me siano trattati. Nei loro confronti la indiffe- renza delle diplomazie europee stata davvero multilaterale. Dei tre soldati sembra che si vo- glia cancellare identit e memoria. A rimuove- re tanto cinismo prover nei prossimi giorni il vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini che, al fianco dellambasciato- re Avi Pazner, (presidente mondiale Keren Hayesod) e della giovane moglie del soldato Goldwasser, intende lanciare da Roma una campagna di sensibilizzazione. Luigi Compagna, Roma Tre soldati israeliani dispersi nel carcere Hezbollah, indifferenza multilaterale Occidentalia La mania delluguale Il dono bionico Il trapianto di voto WHATS COOL/ 1 - Omofilia Aveva visto lontano, certa sociologia iper- metrope anni Cinquanta, quando aveva co- niato il termine omofilia per indicare la tendenzaastabilirelegami soloconchi ci so- miglia. Se al tempo lidea non attacc gran- ch, oggi si staprendendounabellarivincita. Siamo una societ fervidamente omofilica, e sono usciti molti nuovi saggi sullargomento, come Birds of a Feather: Homophily in So- cial Networks o Homophily in Online Da- ting: When Do You Like Someone Like Your- self?. A quanto pare la gente tende a co- struirsi networkdi simili eafareamiciziaso- lo con omologhi stretti. Anche nelle chat si scelgono interlocutori omogenei. Pi la so- ciet si apre, pi i gruppi si chiudono. Perfi- no la trasgressione giovanile si organizza in zone compatte: chi beve con chi beve, chi fu- ma con chi fuma, chi sniffa con chi sniffa, idem per i vestiti mai un D&G in mezzo a dei RalphLauren , espellendoviolentemen- telanomalo. Picheamarelestessecose, pa- rechecichelegasiacondividereodi eidio- sincrasie. I matrimoni irrigidisconolasociet in caste sempre pi uniformi socialmente, perfinoquandosi trattadi unioni interrazzia- li. Lecoppietendonoallomogeneitanchein un senso pi radicale: le donne non vogliono pi saperne di fare la fatica di un uomo che non abbia una spiccatissima parte femmini- le, gli uomini scelgono lonanismo online o semmai ripiegano suunaltro maschio pur di non dovere fare i conti con il fastidio della diffrence. I ragazzi vedono solo ragazzi, le ragazze solo ragazze, trattenendosi sempre pialungonellomosessualittransitoria, do- ve spesso alla fine si accomodano sine die. Luguale sempre pi cool. Trend preoccu- pante? Bisogna darsi da fare per incoraggia- re il mix up? Il dibattito in corso. WHATS COOL/ 2 - Nuovi regali Il boom in arrivo: regalami un sorriso, nel senso di un bello sbiancamento dei den- ti e di una pompatina alle labbra, o un seno nuovo, o una tiratina alla faccia, o unciclo di botox. Quella dei cosmetic surgery voucher, da spendere come pi ti piace, stata con ogni probabilit la categoria di Christmas gift che ha registrato tra i maggiori incre- menti. La britannica Transform, adesempio, tra i maggiori gruppi di chirurgia estetica, ne ha venduti un migliaio in poche settimane. Le pi importanti catene del settore si stan- no organizzando per promozioni alla grande: unvoucher aperto, da spendersi a piacere. WHATS COOL/ 3 - Cameron David Cameron, 40 anni, nuovo leader dei Tories, una moglie e tre figli, residenza in una casa con un impianto a energia eolica a Notting Hill, sembra decisamente cool. Quello che Cameron vuole cambiare la faccia al Partito conservatore, e a quanto pa- re ci sta riuscendo. Ecofriendly e preoccupa- to per il riscaldamento globale, fanatico del- la bici, del cricket e del tennis, porta liPod al collo e adora gli SnowPatrol. Creatore del marchio Cameron Steve Hilton, gi Saat- chi & Saatchi, consulente specializzato nel dare alle aziende unimmagine di responsa- bilit e di good business. Il brand piace, tan- to che uno degli ultimi sondaggio d i Tories al 40 per cento nelle intenzioni di voto, +7 punti rispetto alle ultime elezioni. Piace so- prattutto ai giovani, ed proprio l che Ca- meron vuole arrivare. Intervistato da The Observer Magazine, Jay Tiyar, figlio di im- migrati pachistani, si dice intenzionato a rompere con la tradizione laburista di fami- glia: Mio padre credeva che i Tories fosse- ro contro le minoranze etniche, ma Cameron nuovo, giovane, rompe con lo stereotipo del politico. Forse i conservatori in passato sono stati razzisti, ma con Cameron le cose stanno cambiando. John Goulding, 26 anni, gay e aspirante giornalista, dice che unsac- co di gente orripilata quando annuncio che voter i Tories, specialmente gli amici gay. Ma io non posso non votare un partito solo perch sotto altri leader stato omofo- bico. Le cose devono cambiare. Ieri mi sono vestito da DiegodellaVega(versio- ne civile di Zorro). Sono stato in casa in quelle condizioni l, ho mangia- to, lavatoi piatti, tuttoda solo. Non mi ha visto nessuno. Poi sono anda- to a letto. Questo stato il mio carnevale. II parte Il mio criceto anni che gioca in Borsa. E talmente distaccato in questa sua atti- vit che un continuo guadagnare. Per lui comunque non cambia niente. Che vinca, che perda, sempre nella gabbietta sulla ruota rimane. A meno che sinnamo- ri, ma difficile, ormai ha 45 anni e non nemmeno diplomato. Retequattro, il gioved sera, gioca a perdere, come programma mette contro il Grande fratello i film di Bud Spencer e Terence Hill. Film gi fatti cinquanta vol- te. Perch non mettete lorologio fisso con sullo sfondo le facce di Bud Spencer e Te- rence Hill. Uno a casa vuole vedere che ore sono, gira il telecomando su Rete 4. Ora esatta fissa. INNAMORATO FISSO DI MAURIZIO MILANI Limperatore del Giappone ha inaugura- to al Printing Museumdi Tokyo una mostra sui biglietti da visita. Di questi aggeg- gi lAvvocato ha sempre fatto a meno. Alta Societ ANNO XII NUMERO 56 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007 EVANGELICI DELUSI E PURE UN PO IN CRISI Gli scandali, le divisioni fra predicatori e loffensiva religiosa dei democratici minano la loro fede repubblicana di Giulio Meotti M entre a Washington non si fa che parla- re della grande crisi del mondo evan- gelico, ne in corso una pi piccola nel North Carolina. Una guerra intorno al me- moriale di Billy Graham. Con il reverendo quasi completamente cieco e alla fine di una carriera iniziata nel 1949 a Los Angeles, du- rante un festival di revival cristiano durato ottosettimane, eredi efigli si dannobattaglia su come consegnare alleterno le spoglie dellorecchio dei presidenti, luomo che il londinese Times ha definito icona essenzia- le di un paese in cui, da pi di due secoli, la religione ha rappresentato non loppio, ben- s la poesia di un popolo. Nel frattempo la bibbia degli evangelici creata da Graham, Christianity Today, lancia lallarme: Save the E-word, la e sta per evangelici. E an- che lo slogandi Colorado Springs, la maesto- sa citt della fede circondata, a est, dalla ter- ra deserta del Kansas, e a ovest da Pikes Peak, duemila metri sopra il livello del ma- re. E il regno dello psicologo James Dobson, il Godzilla della destra religiosa come lo definisce The Economist. La nascita del network risale al 1970, quando usc Dare to discipline, il best seller di Dobsoncontro le teorie liberal sulla famiglia. Tramontata la stella dei televangelisti Jerry Falwell e Pat Robertson, uscito di scena il tycoon della fe- de Ralph Reed e finito nel gorgo del pecca- to il pastore gay TedHaggard, secondo lEco- nomist adesso tocca a Jim Dobson, il guru della multinazionale della famiglia Focus on the family. Come di Billy Graham si cal- cola che abbia predicato a pi di duecento- dieci milioni di persone in centottantacin- que paesi, lunico essere umano ad avere raggiunto un miliardo e mezzo di persone nello stesso giorno, il 14 aprile del 1995, gra- zie a una diffusione via satellite del suo di- scorso che, da Puerto Rico, fu tradotto in centosedici lingue diverse, Jim Dobson rag- giunge sei milioni di americani ogni settima- na con il suo show radiofonico. Dobson un relitto dellancien rgime sentenzia lE- conomist. Lui e i suoi accoliti sono stati ra- pidamente disarcionati dalla New New Ri- ght, persone preoccupate dalla giustizia in- ternazionale e dal cambiamento climatico al pari di aborto e matrimonio gay, ma disposti a lavorare con i liberal sul Sudan e la schia- vit sessuale. Ma Dobson resta luomo da seguire e ascoltare. E doloroso averlo con- tro dice Dick Armey, ex leader della mag- gioranza repubblicana al Congresso. Ledito- rialista del New York Times, David Brooks, daccordo con lEconomist: I nuovi evan- gelici sono pi moderati, soft spoken e fles- sibili della vecchia guardia di Falwell e Dobson spiega al Foglio. Povert, Aids e Darfur sono i nuovi cavalli di battaglia, re- stando ferma la guerra allaborto di massa. Ventanni fa chi fosse stato incerca di una guida morale non aveva che da scrivere: Billy Graham, Minneapolis, Minnesota. Og- gi il fronte evangelico ha molti indirizzi e at- traversa una guerra di successione: dai reve- rendi liberal JimWallis e Brian McLaren ai pi moderati Rich Nathan e T. D. Jakes, dai conservatori Rick Warren, Chuck Colson e Richard Land ai predicatori ultraconserva- tori Franklyn Graham, Dobson, Falwell, Ro- bertson e Tim Lahaye. Con le cronache di Tom Delay, Jack Abramoff e Mark Foley la letteratura del tradimento molto cresciuta: Imposter di Bruce Bartlett, Patrick Bucha- nan con State of Emergency, The Making of the American Conservative Mind di Jef- frey Hart fino al Richard Viguerie di Con- servatives Betrayed sono solo alcuni titoli che accusano Bush di apostasia. C chi alle piscineeallosfarzodei nuovi predicatori op- pone la semplicit esiziale di Billy Graham. Racconta il biografo, William Martin, che Graham ha vissuto una vita morigerata con la moglie Ruth fra le Blue Ridge Mountains, un modesto appartamento a Minneapolis e una casetta vicino a San Diego. Una parte dei commentatori evangelici scrive che Bush sar ricordato come lulti- mourrahpolitico, secondoNewsweekcome il presidente che ha concesso di pi agli elettori dei valori. In campo giuridico, ol- tre alle nomine alla Corte suprema di Sam Alito e John Roberts, Bush ha scelto 250 ma- gistrati a livello federale (la met dei giudici di nomina repubblicana). Sullaborto, oltre alla legge che ha messo al bando quello a nascitaparziale, haapprovatolUnbornVic- tims of Violence Act, anche se il pi grande successo evangelico resta lemendamento Hydedel 1976, cheproibiscelusodi fondi fe- derali per laborto, nellanno del loro ritorno sullarena politica con Jimmy Carter. Sulla scuola Bushha esteso luso dei vouchers e fi- nanziatoprogrammi sullastinenza, sul matri- moniostatocassatolemendamentocostitu- zionaleesullestaminali cstatoil vetodi un anno fa. Secondo John Green, senior fellow del PewForume principale analista di que- stioni religiose, la battaglia per gli elettori dei valori sar pi complicata rispetto al 2004: Questanno ci sono molte pi scelte, ma nessuna scelta chiara e ovvia. Non baster baciare lanello di Dobson, avverte lEconomist, peser di pi il corteg- giamento di Rick Warren, il chief pastor che nella sua reggia di Saddleback accoglie Barack Obama e Sam Brownback, il senato- re del Kansas fra i favoriti nella conquista del voto evangelico per il 2008. Uno dei siti web di Warren, Pastors.com, fornisce risor- se, sermoni, a 140 mila pastori di tutto il paese. Warrenha la lucentezza dellessere dice John Dilulio, ex consulente di Bush. Quando salito sul palco del Rowe Bowl di Los Angeles, per la serata in onore di Graham, gli 82 mila presenti sono scoppiati inunovazione, come per untouchdown. Un numero importante di primarie repubblica- ne sar inposti come il SouthCarolina, dove gli evangelici sono numerosi ci spiega Green. Nel SouthCarolina si trova la BobJo- nes University, lepicentrodacui iniziatala rinascita pubblica evangelica alla fine degli anni Settanta, unadelleuniversitpiomag- giate da Bush. Ci sono pi battisti che per- soneinSouthCarolina ironizzaOranSmith, presidente della Palmetto Family Council, legato allesercito di Dobson. La BobJones stata creata sul modello del Fuller Theologi- cal Seminary. Negli anni immediatamente dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il radioevangelista Charles Fuller ebbe li- dea di comprare decine di acri di terreno a Pasadena, in California, per creare il primo collegeevangelico. I semi del modernomovi- mento evangelico Fuller li lanci fra il 1964 e il 1965, quando condann il razzismo, am- mise le donne e fuaccettato dal Los Angeles Presbitery. Cos come il metodismo aveva prodottoNorthwestern, Emory eBostonUni- versity, e i cattolici Georgetowne BostonCol- lege, oggi i college evangelici sono in fase di grande crescita: il CalvinCollege (Michigan), la Baylor University (Texas), la Valparaiso University (Indiana) e la cattolica Notre Da- me University che recluta molti docenti evangelici. Il college di Point Loma, frequen- tato da ragazzi ben vestiti con nomi tipo Ben e Jeremiah, fino a qualche anno fa era una scuola biblica da cui uscivano pastori e mis- sionari. Oggi colpisce per i palazzi di vetro e gli edifici scientifici ipermoderni. Se le per- sone devono spendere i loro soldi per man- dare i figli al college, ne vogliono uno con una missione, dice Shirley Mullendel West- mont College. Sul modello della liberal New York Review of Books nata la rivista lette- raria degli evangelici, Books &Culture, dove si pubblicano interviste ad AdamMichnik e stroncature di Jean Jacques Rousseau e Ri- chardDawkins. Tre anni fa ungruppo di stu- denti evangelici della Ivy League ha fondato la Christian Union, unorganizzazione che vuole reclamare la Ivy League in nome di Cristo. Hanno aperto sedi ovunque, fra cui Princeton. Al CongressodellaIvy Leagueper la Fede e lAzione lospite donore era Chuck Colson, lex uomo di Nixon rinato alla fede. Amo queste universit, ma mi si spezza il cuore nel pensare dove sono oggi, dice Matt Bennett, fondatore della Christian Union. Dalla Ivy League sono usciti molti presiden- ti, sette dei nove giudici della Corte suprema e quattro dei sette della Corte suprema del Massachusetts. TimHavens uno dei missio- nari evangelici in giro per le Ivy League. La sua vita cambi con lingresso alla Brown University, dove scopr che levento dellan- no era lincontro SexPowerGod, organizzato da lesbiche, transessuali e gay. Joseph Bottumoggi non un uomo felice. Editor di First Things, rivista-manifesto del- la destra religiosa, ci dice che il conservato- rismo sociale sta un po meglio oggi di quan- to venne eletto Bush per la prima volta. Ma inuncertosenso, stapeggio. Tutti i conserva- tori che conosco sono depressi inquesti gior- ni. Efanno bene a esserlo. I flipflopdi Mitt Romney, Rudy Giuliani e John McCain, i tre principali candidati repubblicani, rendono la conquista delluniverso evangelico (quasi 90 milioni di americani) unimpresa pi dif- ficile rispetto alle precedenti elezioni. E dura trovare unleader dei valori che nonsia scoraggiato dice RichardViguerie, fra i fon- datori della Moral Majority. Che il voto con- servatore sia determinante lo hanno dimo- strato le elezioni di mid-term. I democratici non hanno soltanto recuperato sul voto bat- tista, hannosurclassatoi repubblicani anche su quello cattolico, con il 55 per cento dei consensi, dieci punti inpidel 2004. Dopo la sconfitta repubblicana Dobson aveva detto: Il Gop ha abbandonato gli elettori dei valo- ri. Cosa ha fatto quando era al potere? Molto poco. Senzail nostroaiuto, JohnKerry sareb- be diventato presidente. Ohio, 2004, battaglia decisiva per la ricon- ferma di Bush. 125 mila voti gli hanno garan- tito la rielezione. Dan Gilgoff, autore di The Jesus machine, racconta che se non fosse stato per Dobson Bush non avrebbe conqui- stato lOhio. Fu grazie allemendamento che intendevabandireil matrimoniogay chelar- matadi ColoradoSprings riusc aportaremi- gliaiadi evangelici al voto. Senzadi loro, sen- za i due milioni di dollari di Dobson, Kerry forseavrebbevinto. Secondoil PewForumla proporzione di evangelici che si dichiara re- pubblicana salita dal 48 al 56 per cento nel corso degli ultimi dodici anni, facendoli di- ventare il segmento pisolido della base del partito. Secondo i calcoli di Cal Thomas, Jerry Falwell port a Ronald Reagan circa quattro milioni di voti evangelici in pi del previsto. Un successo straordinario in un paese che cambia: negli anni Sessanta il 53 per centodegli americani dicevacheerasba- gliatochelechiesesi occupasserodi politica. Nel 1996 il 54 per cento ha detto il contrario. Il ministro della Giustizia, Alberto Gonzales, appenaandatoaparlareallaSouthernBap- tist Convention, a presentare il piano per la libert religiosa e corteggiare la pi grande comunit evangelica dAmerica. Le vostre operesonouncontributoimportantissimoal- la nostra societ ha detto Gonzales. Niente ci definisce come nazione, e ci distanzia dai nostri nemici, quanto la libert religiosa. Fino a qualche decennio fa episcopa- lian stavaper upper class, evangelical per lower class. Il primo a comprendere che le parti si erano rovesciate fuRupert Murdoch, che nel 1988 inglob Zondervan, celebre ca- sa editrice religiosa, nella Harper Collins. Emi e Sony hanno scommesso sulle musiche sacre, la Hallmark ha acquistato Day Spring (il pi grande produttore al mondo di carto- line religiose) e la Nbc ha ingaggiato Amy Grant, eroina della musica evangelica. Lo share delle radio cristiane passato dal 2,2 per cento del 1999 al 5,5 di oggi. Lassociazio- ne degli editori ha stimato che la vendita di libri religiosi cresciuta del 37 per cento ne- gli ultimi anni. The Passion di Mel Gibson ha incassato quasi quattrocento milioni di dollari nonostante fosse inaramaico e senza il sostegno di una grande major. Larry Ross, dellomonima compagnia di comunicazioni del Texas, calcola che la serie evangelica Left Behind diventer il pi grande suc- cesso di tutti i tempi senza essere mai sbar- cato in un solo cinema. Lo proiettano solo nelle chiese. Nel 1963 negli Stati Uniti solo 93 chiese avevano pidi mille fedeli. Oggi ce ne sono 6.000. LAmerica rossa pieno di chiese, quella bludi ristoranti thai dice Da- vid Brooks. Un proselitismo con proiezioni internazionali. Nel 2002 la chiesa dei battisti del sud ha fondato 8.369 chiese e battezzato 421.436 persone. Se i democratici non con- quistano il voto evangelico non vedranno neanche da lontano la Casa Bianca dice al Foglio Michael Cromartie, vicedirettore del- lEthics and Public Center, il pensatoio bu- shiano dove insegna Rick Santorum, ex en- fant prodige della destra religiosa sconfitto a novembre. Ma non vedo come questa lea- dership democratica, pro choice e liberal, possa conquistare il cuore evangelico. Hil- lary Clintonha ingaggiato ungurudella fede e Barack Obama ha stipendiato JoshDuBois dellAssembleadi Dio. Gli evangelici sonodi- sturbati dalle politiche pubbliche dei demo- cratici. Le questioni saranno le nomine alla Corte suprema, il matrimonio fra luomo e la donna e laborto. Il dilemma dei democrati- ci attrarre gli evangelici senza alienare la base. SecondoCromartiegli evangelici stan- noconvergendosuMitt Romney. Lopreferi- scono a Giuliani e McCain, troppo swing sui temi sociali. Il catto-evangelico Paul Weyri- ch, presidente della Free Congress Founda- tion, pensainvecechesenonpossiamosvol- gere unruolo a livello presidenziale, lo fare- mo a livello congressuale. Joseph Loconte scrive di religione sul Los Angeles Times. Laleadershipevangelicasemprestatapi diversificata di quanto immaginiamo, non mai stata unblocco compatto ci dice Locon- te. C pi diversit nel campo evangelico, nonostante il suo attaccamento al Partito re- pubblicano, di quanto nonve ne sia tra seco- laristi e sinistra religiosa. Gli evangelici ten- dono a votare repubblicano su due temi: quelli sociali e terrorismo. E difficile per un democratico convincerli della genuinit del- le convinzioni su questi due punti. Per que- stocercanodi corteggiarli sullAids eil geno- cidio in Darfur. Ma dubito che sia sufficien- te, molto pi importante limpegno a favo- re della dignit della persona umana, dalla- borto alle staminali e un sobrio senso del male nel mondo, la minaccia esistenziale dellislam radicale. Non vedo democratici conuna simile visione del mondo. Afferma- zioni confermate da unrecente sondaggio di Newsweek, da cui emerge che il 60 per cen- to degli evangelici giustifica la guerra in Iraq, il 75 contro laborto legale, il 79 vuole mantenere la pena di morte e l85 vorrebbe introdurre forme di preghiera a scuola. Bill Lauderback, vicepresidente dellAmerican Conservative Union, ci dice che la scommes- sa del 2008 non solo sulla Casa Bianca, ma sul mantenere i principi conservatori nel di- battito pubblico. Anche il leader storico di American Values, Gary Bauer, pensa che la destra religiosa debba pesare di pi a livel- lo statale. Alle elezioni di novembre i demo- cratici hannobattutoi repubblicani attraver- so candidati religiosi. Santorum stato scon- fitto dal pro life Bob Casey e nellOhio la- froamericano battista KennethBlackwell ha perso con il reverendo democratico Ted Strickland. Richard Land, che presiede la potente SouthernBaptist Conventionconse- dici milioni di fedeli, ricorda bene quando George W. Bushnel 1999 chiese il suo appog- gio politico. Era uno di noi ricorda Land. Otto anni dopo, non pi cos semplice. Holly Bailey su Newsweek passa in rasse- gna i candidati. McCainflirta congli evange- lici dopo averli definiti agenti dellintolle- ranza, si vanta dellappogggio del pastore texano John Hagee e di Falwell, ha parlato allantidarwiniano Discovery Institute e ha detto di essere contrario alla Roe vs. Wade. Ma ha votato contro lemendamento sul ma- trimonio e non duro sulla ricerca con gli embrioni. Lex governatore del Massachu- setts, Mitt Romney, unantiabortista che di- fende il matrimonio naturale. Il suo proble- ma la fede mormone. E di una settimana fa la rivolta di studenti e genitori contro la decisione di Pat Robertson, decano della Virginia Beach School, di invitare Romney. Lultimo sondaggio Gallup/Abc/Washington Post dice che il trenta per cento degli ame- ricani nonvoterebbe mai unmormone. Esul sito della Bob Jones University il mormoni- smo stato definito culto non cristiano. Romney risponde alle critiche dicendo che lunico candidato repubblicano che ha avuto una sola moglie, ottenendo il sostegno del leader evangelico Charles Colson. Insie- me al battista pro armi Mike Huckabee, Sam Brownback ha le migliori credenziali: sta- to eletto innome delle tre R (ridurre il po- tere del governo federale, riformare il Con- gresso e ritornare ai valori), larchitetto della messa al bando dellaborto a nascita parziale, della legge che informa della capa- cit del feto di provare dolore e di quella che vieta la clonazione. The divorce, alias Rudy Giuliani, reduce da due matrimoni falliti ed liberal sulla vita. Brownback, Romney e McCain si sono ritrovati una setti- mana fa a Orlando alla Convention of Reli- gious Broadcasters. Siamo in cerca di can- didati con dei principi ha detto Stuart Ep- person, magnate della Salem Communica- tions, la pigrande stazione radiofonica dA- merica il cui slogan matrimonio, infanzia e fede. Nelloccasione, Brownback stato il pi applaudito. McCain il preferito di Tammy Bennett, fondatrice dellimpero di Makeover Ministries, caposaldo del femmi- nismo evangelico. Lattivista cristiana Marle- ne Elwell aveva aiutato Robertson nella campagna del 1988 contro George Bush sr. e ha garantito il quorum per mettere al bando il matrimonio gay nel 2004 inIowa. Questan- no appoggia uncandidato meno ideologica- mente puro come McCain. Allinizio pen- sano: McCain non pro life. Poi restano pia- cevolmente sorpresi. Non daccordo Mi- chael Farris, che i meeting evangelici li or- ganizzava per Bush. Giuliani ha visioni op- poste alle nostre, Romney le ha entrambe e McCainci ha combattuti lultima volta che ci ha provato. Di mancanza di un candidato naturale parla David Brooks. Ho trascorso settimane con i leader evangelici racconta Brooks al Foglio. E ho visto quanto siano indecisi su chi sostenere nel 2008. I demo- cratici non hanno chance di conquistarne la maggioranza, possono tornare alla piattafor- ma Clinton-Carter e riprendersi una fetta dellelettorato religioso. Cos gli ex presi- denti Jimmy Carter e Bill Clinton hanno for- mato la New Baptist Covenant per rilan- ciare lagenda evangelica, che il guru della sinistra religiosa, Jim Wallis, vorrebbe estendere a povert e ingiustizia sociale. Ci sono i Faithful democrats, lInstitute of pro- gressive christianity, i Red-Letter christians e gli Evangelicals for social action. Mentre la vecchia generazione di evangelici leggeva la Bibbia per applicarla alla famiglia, la nuova ne trae ispirazione per fame e po- vert dice Darryl Hart dellIntercollegiate Studies Institute. John Edwards ieri ha det- to che Ges sarebbe inorridito dal silenzio dellAmerica sul pianto dei sofferenti. Il cattolico Robert Royal dirige il Faith & Reason Institute di Washington. Oggi gli evangelici non hanno pi necessit di sem- brare aggressivi, sono stati al potere per an- ni e la corruzione uno dei prodotti del loro incredibilesuccesso ci diceRoyal, autoredi The God that did not fail (prossima tradu- zione per Rubbettino). Nel 2004 evangelici e cattolici hanno dimostrato di essere deter- minanti. Nel 2006 i democratici hanno candi- dato politici vicini alla fede. Oggi la battaglia evangelica contro il materialismo, ma sono in confusione sul global warming. Il leader Richard Cizik si lasciato attrarre dalleco- logismo, quando gli evangelici sono attenti a non confondere Dio e natura. Richard Land gli ha risposto che siamo figli di Dio anche senza credere ad Al Gore. Dobson ha scrit- to al crociato verde di Dio Cizick per con- dannare la passione ambientalista. C anche il problema della spettacolariz- zazione evangelica. Il reverendo Ted Hag- gard apparso nel film sugli evangelici del- la figlia di Nancy Pelosi, Alexandra, Friends of God. A domanda se era vero che gli evangelici sono sessualmente prolifi- ci, Haggard ha risposto: Siamo maschi, fac- ciamo molto sesso. Folle. Non capiscono che troppa pubblicit nuoce alla loro cau- sa. A sinistra resta il vuoto. Obama fa par- te di una grande chiesa di Chicago, ma ine- sperto. Edwards di sinistra e Hillary non ha possibilit di parlare al cuore degli evan- gelici. Reagan ha cambiato il centro e oggi a quel centro che tutti si rivolgono per vin- cere. Pur avendolo votato, Royal dice che Bush non fa parte degli evangelici. E un duro, ma non un conservatore. Per questo nel 2008 non vedremo quel cambiamento che ci si aspetta, dovremo attendere ancora. Bush fa finta di essere texano, ma un figlio del New England. SecondoJohnGreenil movimentoevange- licosemprestatodecentralizzato. Per que- sto ha avuto tanti leader. E ognuno di loro era sempre in disaccordo con laltro. Oggi lo scontrosullepriorit. I piconservatori vo- gliono gli evangelici impegnati su aborto e matrimonio. I moderati vogliono unagenda piampia, fra cui ambiente e povert. Non chiaro come finir. Ma la maggioranza degli evangelici voter un repubblicano nel 2008, anche se dubito che possano doppiare il suc- cesso del 2004. Alcuni staranno a casa e mol- ti passeranno ai democratici. Quanti? Dipen- de se i democratici sapranno parlare la loro lingua. Alla fine di febbraio Newsweek ha scritto che il candidato ideale degli evange- lici sarebbe Jeb Bush. Nel frattempo Doro Bush Koch, sorella del governatore, sta rac- cogliendo fondi per Mitt Romney. InACon- federacy of Dunces, il celebre romanzo di John Kennedy Toole ambientato negli anni Sessanta, il protagonista dice: BuonDio, ve- do che avremo un sacco di difficolt a con- quistare il voto dei rozzi conservatori rurali calvinisti. Adesso sono i repubblicani a do- ver rincorrere i bifolchi battisti che il genia- le poseur Henry Mencken negli anni Venti chiamava burle rurali. David Brooks, John Green, Michael Cromartie e Joe Loconte raccontano la caccia al voto religioso per la Casa Bianca Gli ex Bill Clinton e Jimmy Carter hanno lanciato una nuova agenda evangelica che includa povert, Aids e ingiustizia sociale Lo scontro intorno al memoriale di Billy Graham e lisolamento di Jim Dobson: si aperta la guerra di successione fra gli amici di Dio Il reverendo Ted Haggard apparso nel film della figlia di Nancy Pelosi: S, siamo maschi, facciamo molto sesso Bill Clinton ascolta un sermone del reverendo Billy Graham (foto Reuters) (foto Corbis) S e uno viene al mondo a Colarete, frazio- nedi Gromo, milletrecentoabitanti gene- rosamente contati, 675 metri sopra il livello del mare, trenta chilometri a nord est di Bergamo, ha un destino che potrebbe tran- quillamente essere allegato al certificato di nascita. Prima o poi si ritrover i piedi im- prigionati in un paio di sci da fondo. Se poi il nascituro appartiene alla dinastia dei Pa- sini, che di Gromo impersonano insieme la storia, lanima e la memoria, il rito dellini- ziazioneunascadenzasacra, incastratofra il battesimo e la comunione. Renato Pasini, che venerd 23 febbraio ha conquistato a Sapporoil titolomondialedi sci nordiconel- la specialit della staffetta sprint, ha in pi un marchio di fabbrica familiare, che non rientrava nel copione: una cicatrice in mez- zo alla fronte, frutto di un incontro troppo ravvicinato fra lui ragazzino e il termosifone che riscaldava lo chalet di nonno Modesto. Acelebrare il rito della messa (ai piedi) dei primi sci statoil padreAlfredo, elettricista della Centrale dellEnel nei giorni feriali e glorioso campione della domenica dello Sci Club Gromio, luogo di una festa paesana e insegna di un tempo perduto altrove. Pap Alfredo rivendica i suoi meriti. Renato, co- me il fratello minore Fabio, era un campio- ne annunciato dello sci di fondo. Era oppor- tuno quindi depistare le attese avviandolo allaltro sci, quello alpino dei Thoeni e dei Tomba, che nella valle Seriana, dove Gro- mo, non si erano mai arrampicati, neppure per sbaglio. Aveva quattro anni il prode Re- nato, quando si lanciava con gli sci ai piedi lungo le pendici che planano a fondovalle. La festa e lundicesimo anno Lincontro fatale congli sci stretti rinvia- to al compimento dellundicesimo anno. E poi tutta la trafila, dalle prime gare alloro mondiale, passando per i titoli tricolori, le Olimpiadi e la Coppa del mondo. A Gromo sono precoci in tutto. Altrimenti l nella val- le sarebbe tutto tempo da perdere. Il grande amoreche, insiemeagli sci, segnerlavitadi Renato, sboccia quando lui ha quindici anni e Daniela, detta Dany, solo tredici. Poi c la scuola, da onorare. Come hanno sempre fat- to i Pasini. La tradizione familiare lo vorreb- be elettrotecnico. Lui sceglie ragioneria e si diplomer a pieni voti. Il resto sono le casci- ne e le abitazioni inpietra coni tetti inarde- sia, i boschi, i pendii erbosi e la neve, o me- glio lattesa della neve. Perch, se nevica, ci si pu allenare, ore e ore su e gi a rigare i sentieri come i gradini della propria vita. Quando c la neve a Renato nonmanca nul- la, gli amici, lallegria, la playstation, quella bambina diventata prima una donna e poi sua moglie, un bicchiere di vino e le rane al- la panna, che nessuno a Gromo sa cucinare meglio di nonna Gi. Quando le invocazioni a san Giacomo e a san Gregorio rimangono disattese e i vecchi del paese se la prendo- noconleffettoserrachenonharispettonep- pure dei santi patroni, Renato diventa un emigrante incerca di neve, costretto a rigare i sentieri di valli straniere. Da grande ri- marr nellambiente, come dicono molti campioni dello sport, ma nel suo caso non una frase fatta e interessata. Dove altro po- trebbe andare il campione del mondo Rena- to Pasini, se il suo mondo da trenta anni l nella valle, il corpo di appartenenza quello dei forestali e il suo principale sponsor limpresa immobiliare che a Gromo e imme- diati dintorni ha costruito le prime case di villeggiatura. E pazienza se il titolo mondia- le non gli frutter neppure un euro di pre- mio. Limportante che ad aspettarlo cera lintero paese per una festa che rimarr sto- rica. Con il sindaco, gli organi direttivi e tut- ti i soci dello Sci Club, la banda prodiga di bis solo con linno di Mameli, i nonni, i geni- tori, i figli, gli zii. Tutti quelli, dal primo al- lultimo, che di cognome fanno Pasini. Tutti a ricordare nei discorsi che una grande vit- toria non nasce per caso. I dominatori della valle Seriana spiegano a chi viene al mondo che bisogna salire un gradino dopo laltro, senza scorciatoie e che a fare eventualmen- te la differenza la passione, non lossessio- ne di vincere a qualunque costo. Un sorpas- so alla volta e dalle retrovie ci si ritrova in vetta. O meglio in fondo al sentiero che por- ta allo striscione del traguardo. Peccato solo che non cera la neve neppure alla festa. Il Mascalzone si sente spiato dai mascalzoni della vela una storia molto sua. Napoli, le navi, i sol- di, il tradimento dellideale sessantottino. E la storia di Camilo Cienfuegos: orfano cresciuto nei vicoli di Torre del Greco, ab- bandonato a due anni dalla madre una sudamericana che gli ha lasciato solo una lettera disperata e una poesia. Camilo un ex rivoluzionario deluso dagli anni Set- tanta. Prende la via del mare. Un mare che prima gli sembrava unoasi di pace, un mare che sembrava offrirgli avventura e promesse. Ma di queste promesse, ormai, non rimane pi traccia. Adesso Camilo il comandante di uno yacht newyorkese, al servizio di una ricchissima ereditiera che ha fatto della mancanza di scrupoli la pro- pria bandiera. Perso tra rimorsi e bevute da Gallaghers, Camilo si rassegna a que- sta esistenza alla catena, quando rincon- tra Celia, la donna che in giovent Camilo ha troppo amato e troppo tradito. E la vi- ta che cambia, questa. E la scommessa, la speranza. Vincenzo Onorato ci crede ed per questo che ha scelto pure lui il mare: dietro unonda non si sa mai che cosa ci sia. C il passato. C il futuro. Dipende dalla vela, spesso. A lui il vento gli ha mes- so davanti una vita che con lacqua avreb- be comunque avuto a che fare: il pap fa- ceva larmatore, perch laveva ereditato dal padre e quello ancora dal padre. Cin- que generazioni di costruttori di navi e di mezzi sogni a motore. Vincenzo s trovato a sognare le vele avendo eliche e propul- sori a volont. Quando ha organizzato la sua creatura imprenditoriale ha scelto qualcosa che gli desse limpressione di sentirsi vicino alla natura: cos la balena, che il simbolo della Moby, la sua compa- gnia di navigazione. Sardegna, Corsica, El- ba. Era il 1982 quando la mise in mare per la prima volta. Traghetti, ma non proprio. Cio s, alla fine quello sono, per a Ono- rato non piace tanto: preferisce pensare che siano piccole crociere. Quando parla di questa parte della vita, il Mascalzone diventa serio. Imprenditore, pieno di scelte strategiche, di efficienza. Marketing e commercio: Nel 2003 siamo stati i primi a lanciare il best price nei giorni di minor traffico e i primi 20 mila posti auto a un euro. Diventati 200 mila nel 2004 e altrettanti nel 2005. Linguaggio in codice. Tutto molto aziendalista. Altro punto forte: Il gioiello. Cio la Moby Aki. E gemella della Moby Freedom e della Moby Wonder costruite nei cantieri corea- ni Daewoo: 2.200 passeggeri, 750 posti au- to e 29 nodi di velocit che fanno dei ser- vizi a bordo larma in pi. Cio gli spazi co- me children world, oppure i gadget per i pi piccoli: da sempre bambini sono gli ospiti pi coccolati a bordo delle navi del- la nostra flotta. In nome dei bimbi, Ono- rato ha fatto pure il Giovanni Rana delle navi: protagonista della sua pubblicit. La sua faccia da mezzo marinaio con pizzetto brizzolato finita sui manifesti promozio- nali. Accanto limmagine di Gatto Silve- stro: Il primo effetto di questa campagna stato positivo perch mia figlia Andrea convinta che suo padre sia diventato ami- co di Gatto Silvestro. La sua attrice preferita Vasco Vascotto Onorato si sa prendere in giro, quando vuole. Pure gli altri, come quando dice che la sua attrice preferita Vasco Va- scotto: Fa troppo ridere. Lui se lo pu permettere, tanto la Moby va. Su Mascal- zone evita: E come trovarsi di fronte una bella donna. Questa campagna di Coppa America mi costata e mi costa davvero tanto, in termini di stress e di fatica. Per questo non dobbiamo mai dimenticare che non si tratta di un talk-show, ma di una regata. Qui bisogna stringere i denti, rimboccarsi le maniche e lottare. Non sia- mo venuti a Valencia per andare alle fe- ste, o per cercare distrazioni, ma solo per lavorare duro. Io penso a gareggiare. Per questo gli rode la faccenda della spiata. Seccato, ch non pu deludere nemmeno Capitalia: ha chiesto aiuto e lha avuto, in cambio dellaccoppiata del nome sullo scafo. Mascalzone Latino Team Capita- lia. Poi gli sponsor politici: la ministra dello Sport, Giovanna Melandri; la regio- ne Campania al completo. Affari di fami- glia, quasi. Lui parte dal circolo Royal Ya- cht Club Savoia. Va. Senza dormire di not- te. Ricorda: la prima sera in barca. Poi quella di Caprera: a bordo con lui cera una ragazza americana. La pi bella esperienza in mare della mia vita e con- temporaneamente la pi brutta. Peggio del sogno spezzato ad Auckland. Quattro anni fa era una prova, in fondo: le magliet- te, i gagliardetti, i giubbini, le scarpe. Tut- ti mascalzoni allassalto della Luna Rossa. Fu una bella botta: sconfitta, sconfitta, sconfitta. Ha preso appunti, allora: La piet della memoria gli ha permesso di ri- muovere una grossa parte di quel ricor- do. Ora il diario di bordo vuoto: scri- ver pi tardi. Il romanzo della Coppa America non mai stato tanto italiano co- me adesso. Prima capire chi vuole fregar- lo, per. Gli organizzatori pensano sol- tanto agli affari. Siamo stati spiati da un elicottero con una cinepresa durante un test: mi aspetto che ci dicano chi erano. Non lo diranno, Onorato lo sa. Una boa: lo scoprir alla prima virata. C la storia dello spionaggio: Vincenzo Onorato pensa che lo vogliano frega- re. Nessuno si avvicini al Mascalzone. Ha visto un elicottero e una telecamera pun- tata sulla barca: zoom per scoprire i segre- ti. Un giorno ci scriver un romanzo: il ma- re, la competizione, la sfida, limpresa. La vita. Ora no: nella notte insonne non scri- ve. Studia e soffre: la rotta, il maestrale, la vela. Perch vogliono spiarlo? E poi chi? Vuole i nomi. I pirati del futuro: cercano di togliergli il vantaggio, di rubargli lidea. Qualche centimetro pu cambiare tutto. Sporchi nemici: Andiamo per la nostra strada, ma vogliamo che ci lascino in pace. Questi mezzucci non ci intimidiscono. Uno dopo laltro, i pensieri: Valencia, le boe, i match race. La verit che scoppia: vorrebbe il timone, lui che ha sempre gui- dato, che da quando ha tredici anni regge quel manubrio da barca e sente il vento in faccia. Ora che sta a terra non si pu scari- care. Pu vincere senza essere a bordo. Vedi la sfortuna: lAmericas Cup stavolta se la fa alla pari, ma soltanto da padrone. S, timoniere. Ma non si sa se sar a bordo. S preso Vasco Vascotto, poi lo skipper pi forte di tutti, messo a fare il tattico. Ec- colo Russell Coutts. Poteva soltanto sce- gliere: ha preso Mascalzone perch la bar- ca buona. Vincenzo ha fatto la scelta amara: per la coppa ha lasciato il coman- do. Numeri: in Coppa America Coutts ha ottenuto quattordici vittorie e zero sconfit- te. Onorato ha i soldi e la storia, Russell la tecnica. Figlio di ndrocchia, pensa Cenzi- no che ha messo nel budget dellavventu- ra un compenso stellare per luomo che pu farlo vincere. Compromessi: scendere dalla sua barca stato complicato, ma ne- cessario. E una rinuncia che ho matura- to guardando con imparzialit ai miei li- miti fisici. Ma anche perch, da terra, pos- so concentrarmi totalmente sul lato mana- geriale della Coppa che diventato impor- tante tanto quanto quello sportivo. Crede- temi, stare a bordo reggendo il ritmo di atleti puri durissima sono sicuro da- ver preso una scelta saggia. Cinquantan- ni in mare sono abbastanza, ma non trop- pi. Per Bertelli e Bertarelli non gareggia- no. Stanno gi e ragionano: adesso che an- che Mascalzone Latino gareggia per vince- re, c qualcuno che deve marcare gli av- versari anche sulla banchina del porto. Contro la Francia a Mururoa Non proprio casa sua, quella. Adora stare in mezzo al mare. Ecco, l dove non c neppure una parete sta comodo como- do. Dice che il mare la sua anima. Allo- ra un po per se stesso che fece il capo- popolo ambientalista nel 1995. La Francia stava pianificando gli esperimenti nuclea- ri nellatollo di Mururoa: Vincenzo Onora- to, capitalista sui generis, fece una petizio- ne per chiedere allEliseo di non azzardar- si a scaricare bombe atomiche nellocea- no Pacifico. In 48 ore raccolse 12 mila fir- me. Si rassegn ugualmente. Rosso il ma- re. Morto: pesci, molluschi, balene. Forse stato in quel momento che ha comincia- to a elaborare lidea di Rosso colore do- ceano, il suo romanzo uscito nel 2005. E ANNO XII NUMERO 56 - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007 In cima al fondo Lo sprint del campione del Mondo Renato Pasini e la pista da sci senza neve e senza termosifone N o. Campo, seduta, palestra, palestra, campo, pedana. Il gesso sotto la mandi- bola, la testa sempre inclinata, uno, due, tre, quattro passi, il peso va via, cos ogni giorno. Il successo sono i millimetri, ogni mese uno in pi. Ma quel giorno nulla, non cerano i millimetri, cera solo locchio. No. Assun- ta Legnante aveva ventisei anni e aveva gi vinto tutto quello che poteva vincere. Con quel braccio e conquel peso nonpoteva che andare cos. Aveva i suoi obiettivi, gli Euro- pei, i Mondiali e i Campionati italiani. As- sunta vinceva sempre, il braccio andava sempremeglio, lei avevapersodieci chili, la caviglia non le faceva pi male, il ginocchio neanche, il doping ormai era roba vec- chia e la gamba, anche quella, era passata. Le mancavano gli Europei (quelli indoor) e le mancava una medaglia, quella doro. Tre anni dopo quellagosto del 2004 sono arriva- te anche quelle: domenica scorsa a Birmin- gham, finaledel lanciodel peso, diciottome- tri e novantadue centimetri, quasi record italiano e centodiciotto chili di tricolore. I record da battere, per Assunta, sono sempre quelli suoi. Anche nel 2004 era cos. Una settimana prima delle Olimpiadi, una settimana prima della pedana con i cinque cerchi, con le gambe ormai a posto. Non era mai stata cos concentrata e non era mai stata cos sicura. Cera locchio, vero. Ma quelli erano solo fatti suoi. Lei saliva sul suo ring, andava in pedana e limpressione cos la chiama lei era sempre quella giu- sta. La settimana filava alla grande, come sempre. Lei ci scherzava, diceva di essere cos, unatleta di peso, che fa pesare le sue vittorie, con colpi di peso, lanci di peso. Ci scherzava, ma al Coni non scherzavano. As- sunta era sicura di farcela semplicemente perch era la migliore. Lei voleva andare alle Olimpiadi di Atene e doveva essere co- s. Perch il braccio, lei, lo sentiva meglio del solito. Si chiedeva come mai le bielorus- se e le tedesche non riuscissero mai a pren- derla. Loro la guardavano e non capivano come era possibile non prendere mai una cos. La sua settimana era sempre la stessa: campo, seduta, palestra, palestra, campo, pedana. Ogni giorno un millimetro in pi. Sembra impossibile e un po lo era, ma As- sunta ci provava e ci prova ancora. Oggi con il peso, ieri con il giavellotto e prima anco- ra con il disco. Mai o quasi mai un euro, solo passione, campetti senza erba, un po di terriccio e gli amici che ti incontrano e ti dicono, scusa che sport fai? Turispondi pe- so, e gli altri: Ho detto che sport fai. Il record, la stagione, lex doping Nel peso si va avanti cos. Si va avanti pensando al Mondiale, allEuropeo e ovvia- mente allOlimpiade. Perch se non sei l, scusi lei chi ? Che sport questo? Dov la palla? Dovlasquadra? L ci sei tueseper- di, perdi soltanto tu. Ma se nonvinci nonvai avanti, senonhai soldi esenonhai unpo di successo resti l a casa. Anche questanno eracos. Letedescheelebielorussenonvin- cevano allora, tre anni fa, ma nonvincevano neanche questanno. Assunta non capiva e anche ora fa finta di non capire. Era lei il problema delle altre. Era lei, conquel brac- cio un po grassottelo, che vola via insieme al peso. Ogni lancio quasi come un gancio. Il ventitr gennaio Assunta con dicianno- ve metri e zero uno aveva realizzato la mi- glior prestazione mondiale della stagione. Con poca tecnica, poca eleganza e poca gra- zia. Il record italiano lo aveva fatto pochi giorni prima di Atene, nel 2004, diciotto me- tri e novantadue centimetri, ventotto centi- metri inmenodi Birmingham. Ceraperchi le diceva: sei una dopata. Nel 2002 era stata fermata per qualche mese, era appena di- ventata campionessa italiana degli assoluti, ma in quel periodo non andava granch, si era scusata con lallenatore e si era scusata anche con la Nazionale. In una delle ultime gare aveva fatto tre lanci, uno nullo, due pes- simi. Era a pezzi, ma non solo per il doping. Il doping si chiamava sinefrina, una so- stanza che ora dice lei, si trova anche nei succhi darancia e che ora, dice Assunta, non pi nemmeno doping. Per allora lo era. Lei si ferma, continua ad allenarsi ma non poteva gareggiare. Lei ci credeva davvero, pensava ad Atene e alle Olimpiadi. Non per vincerle, ma per esserci, almeno per esiste- re. Tre giorni prima di partire per le Olim- piadi di Atenearrivaal Coni per levisiteme- diche, le guardano quel maledetto occhio, passa qualche ora e le dicono: No. Niente Olimpiadi. Per noi non sei a posto. Assun- tahaunglaucomaallocchiosinistro, nonpo- trebbe partecipare a nessuna gara, secondo il Coni, e a quelle Olimpiadi effettivamente non la fecero partecipare. Era litaliana pi forte ma rimase a casa. Tre anni dopo: cento- diciottochili, pidi centogare, laretinasem- prearischiomaper il momentosolovittorie, lanci e medaglie. Il doping passato, i con- trolli ora sono pi duri e lei ha continuato a migliorare. Ha continuato anche a mangiare, ma ogni mese un millimetro in pi. Tra le sue colleghe ogni mese ne viene beccata una e non per Sinefrina. Lei dice che il doping quello delle altre, le altre dicono che il do- ping non esiste. I record per li batte Assun- ta, con una caviglia spezzata, locchio cos, il glaucoma. Ma oltre i venti metri difficile andare. Quella roba per altri, per fenome- ni, per gente fuori dal normale. Assunta mi- gliora i suoi record perch dice i suoi re- cord sono record veri, non truccati. Oltre i venti metri cqualcosachenonva. Lei con- tinuaamigliorarsi, oravuoleprovareconPe- chino, conleOlimpiadi del 2008. Mail record del mondotroppoinl: sonoi ventidueme- tri e sessantatr di Natalya Lisovskaya; il prossimo sette giugno saranno ventanni che nessuno riesce neppure a sfiorarlo. Il gancio del peso Loro agli europei, Atene, Pechino, i Mondiali, il glaucoma e i lanci di Assunta che sembrano pugni UN FOGLIN SPORTIVO Sedici scrittori e la matematica dei gol e delle zazzere. C anche Walter sostituito da Vavassori, uno dei giovani portieri della Juventus. Prese due gol in nove minuti. Veltroni scrive lelogio di quel giovane e sensibile portiere, quaran- tasei anni dopo, ma lo fa parlando di s. Un vezzo che si pu perdonare al sindaco romanziere perch in alcune parti del suo racconto abbandona la biografia per con- centrarsi su altri personaggi. Per esempio Omar Sivori, un giocatore che coltivava una meravigliosa cattiveria, era perfido, scorretto, cattivo danimo calcistico. A mano a mano che La matematica del gol si sfoglia cresce la curiosit, perch ogni testimonianza comunque originale e profondamente diversa dalle altre: nel modo di proporla prima ancora che nei contenuti. I dialetti spaziano da un simil- siculo a un marchigiano stretto fino a un immancabile romanesco. Ed forse in questa peculiarit che leggendo i brani si riconosce la sapienza degli scrittori. Ogni dialetto, ogni tic assieme a tutto ci che distingue per esempio il registro di Vero- nesi da quello di Nesi, presenti anche con una conversazione ambientata in un ba- gno turco realizzata dopo la vittoria dellI- talia ai Mondiali del 2006 e con la Juven- tus in serie B contribuiscono a trasforma- re quello che potrebbe essere ingiusta- mente considerato un semplice racconto a tema in una testimonianza storica senza tempo di uno sport che in Italia ha sempre appassionato pi degli altri. Terminata la lettura resta da vedere il film, Con la mano di Dio. Si tratta di una pellicola girata da Umberto Nigri, inviato de La7 che in passato ha proposto interes- santi documentari, sullo sfondo dei Mon- diali di Messico 1986. Nigri racconta il mondo dello sport, e del calcio in partico- lare, ma si spinge a narrare vite spezzate, separazioni e la storia di una profonda amicizia. Sapevamo che alle Malvinas erano andati a morire molti ragazzi argen- tini, che li avevano fatti fuori come passe- ri Quel gol lo feci con la testa di Mara- dona e la mano di Dio, disse el pibe de oro dopo la vittoria contro lInghilterra. Un gol irregolare segnato come rivincita di una guerra che contrappose lArgenti- na allInghilterra per la conquista delle isole Falklands. Lincontro quello tra Miguel Savage, ex soldato argentino, e Terry Peck, eroe della resistenza inglese, che quella guerra la combatterono luno contro laltro nonostante la differenza di et. Uno era diciottenne, laltro pi avan- ti con gli anni avrebbe potuto essere suo padre. Lo scontro cominci il due aprile quando il generale Leopoldo Galtieri, lea- der del governo militare dellArgentina ordin linvasione delle isole segnando li- nizio di una guerra che cost la vita a mil- le soldati tra inglesi e argentini. Tra i re- duci ci furono anche molti suicidi eppure, racconta Nigri nel film, di tutta quella sof- ferenza, si ricorda soprattutto il gol di ma- no di Maradona. Una bella azione, una giocata vincente. S fogliare un volumetto di centosettanta- quattro pagine e scoprire che leditore Fandango libri ha indicato il prezzo di vendita in euro venti, pu non essere un incoraggiamento allacquisto. Ma tra un pezzetto di toma valdostana e una bottiglia di Faugre del 2002 comincia la chiacchie- rata tra Sandro Veronesi e Edoardo Nesi e il giudizio non pi cos tran- ciante. I due scrittori inizia- no a ragionare intorno al cal- cio sudamerica- no. A mano a mano si va un poco oltre per loro stessa am- missione e il primo capitolo viene giusta- mente intitola- to conversazione etilica: un cirioleggia- re condito di ricordi che rilassa il lettore, dallArgentina del 78 delle zazzere chia- ramente poco lavate, i baffoni, i riccioli di Tarantini, i capelli lunghi sulle spalle di Kempes e di Luque, fino al gol di mano se- gnato da Maradona che non va gi a Vero- nesi. La loro conversazione per solo una parte de La matematica del gol, che in realt un libro accompagnato da un dvd. Dunque andiamo per gradi. Il volume stato curato dalla giornalista Marta Truc- co, che nellintroduzione si chiede se il calcio centri con la matematica. Linterro- gativo diventa il leit motiv dei brevi saggi affidati ad alcuni scrittori e giornalisti ita- liani: assieme a Giorgio Porr, Darwin Pa- storin, Gianni Biondillo, Federico Cala- mante, Francesco Piccolo e altri ancora c pure Walter Veltroni. I sedici narratori raccontano molto bene uomini di sport, donne, bambini, ma troppo spesso anche se stessi. Il sindaco di Roma, per esempio, scrive che aveva cinque anni e mezzo quando il setto nasale di Lorenzo Buffon, cugino del nonno di Gigi, si ruppe il setto nasale in una partita giocata dallItalia contro lInghilterra allo stadio Olimpico: Vorrei dire che ero stato mandato a scuo- la un anno prima, proprio per questo me la ricordo bene quella partita. Buffon fu Onorato sulla Breeze. Il patron di Mascalzone Latino parteciper ad aprile allAmericas Cup (foto Ansa) Essere ultras o clandestini?Ovvero entrambe le cose. Primaopoi il dilemmaandraffrontatosul serio. Perchil divietodi seguirelapropria squadraintrasfertastaassumendodi parti- tainpartitaconnotati grotteschi. Domenica mattinai tifosi dellInter presenti allastazio- necentraleeintenzionati aviaggiareper Li- vorno sono stati placcati dalle forze dellor- dine che presidiavano i binari daccesso ai treni. Ordine della Digos. Nello stesso gior- no una quarantina di tifosi del Torino sta- tafortunosamenteospitataincurvaFiesole per lapartitacontrolaFiorentina. Malosta- dio Artemio Franchi non era aperto ai soli abbonati?S, masiccomei gemellaggi fraul- tras sono pi forti dei decreti legge, acca- duto che alcuni abbonati viola hanno pre- statoleproprietessereai granata. Molti dei quali, oltretutto, sono riusciti a raggiungere Firenzesopraunpullmanorganizzatodaun viola club del nord Italia. Nel caso in que- stione, tanto per nonnascondersi dietro lo- leografia, contapurelacomunerivalitcon- tro la Juventus. Ma la circostanza resta esemplare: per testimoniare laffetto verso la propria squadra e la consanguineit nei confronti dei vecchi amici, oggi si costret- ti a infrangere la legge. ULTIMO STADIO di Alessandro Giuli DAGATTO SILVESTRO ALLAMERICAS CUP. ONORATO SCESO DALLA BARCA PER VINCERE. TEME CHE LO VOGLIANO FREGARE ANNO XII NUMERO 56 - PAG III IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007 LA NUOVA EUROPA DI NICOLAS stigio la lenta morte del suo sogno, e delli- dea della Francia appresa a scuola. Furet giudicava il gollismo un bonapartismo del- la decadenza, e nelle sue idee forza stato forte e grandeur la riteneva solo uni- deologia di compensazione psicologica. Sarkozy, invece, del gollismo ha tuttaltra idea, sebbene in fatto di stato forte e di grandeur, in politica estera, anche rispet- toal gollismosembri dispostoacavalcarela rottura, senza tradirne lascendenza. La sua dottrina, ha detto al Mridien, non impe- disce il pragmatismo. E se al Quai dOrsay si dice sempre che una politica estera da- gli obiettivi confusi non pu fallire, la bat- tuta per quanto spiritosa, non basta ad ac- contentarlo, perch attraverso la politica estera noi francesi esprimiamo la nostra identit in quanto nazione, quel che voglia- mo fare nel mondo, il ruolo al quale aspi- riamo e i valori di cui vogliamo essere por- tatori. Primi fra tutti la libert e i diritti delluomo, da far valere nei confronti dei paesi ex comunisti, entrati in Europa, e da rivendicare senza esitazione sia nei con- fronti della Russia di Putin partendo per Kiev per salutare lindipendenza ritrovata con la rivoluzione arancione, denuncian- do il massacro dei ceceni e la repressione contro i giornalisti, a costo di dispiacere al dittatore sia nei confronti della Cina, schierandosi contro la violazione quotidia- ne di principi sacrosanti. Non credo nella realpolitik che fa rinunciare ai suoi valori senzanemmenoottenereincambiodei con- tratti, ha detto Sarkozy nel discorso di in- vestitura, dando unaltra stilettata a Chirac. Al primopostodellasuadottrinadei rap- porti internazionali, dunque, clEuropa, il continente inceppato che ha messo a nudo la malattia francese, il progetto politico an- dato in panne nel momento della sua mas- sima ambizione. E lEuropa il motore da riavviare per far ripartire la Francia. Dopo lo choc del referendum del 2005, quando i francesi respinsero con quasi il 55 per cen- to il trattato per la Costituzione proposto da Giscard dEstaing, dopo due anni di tergi- versazioni e dopo il trauma del vertice di Madrid dove, per la prima volta negli ulti- mi cinquantanni, 18 paesi europei si sono riuniti per parlare dellavvenire dellEuro- pa senza invitare la Francia sono gli stes- si francesi che devono trovare la via dusci- ta dallimpasse in cui si sono cacciati. I tempi sonostretti, maSarkozy haleidee chiare. E per convincere il suo pubblico ro- vescia largomento pi insidioso: non sono i francesi a essere responsabili della crisi dellEuropa, ma al contrario la stessa cri- si dellEuropa a essere responsabile del no francese alla Costituzione. Nessuno dei candidati alle presidenziali ha pi di Sarkozy esperienza diretta dei vincoli bu- rocratici che soffocano lUnione: n la so- cialista Sgolne Royal che spara a zero contro leuro e ora propone un referendum primadel 2009, nil centristaFranois Bay- rou, che un europeista militante e ha tan- to a cuore i criteri di Maastricht da mettere al centro del suo programma la riduzione del debito pubblico. Sarkozy ha subto sul- la sulla sua pelle il giogo europeo e ha cer- cato di liberarsene quando si trattava di ga- rantire un futuro francese al gruppo Al- stom. E per ostacolare il centrista Bayrou, che al 20 per cento nelle intenzioni di vo- to, ha escogitato una strategia in due tempi: minitrattato istituzionale e convenzione parlamentare con rappresentanti designati dagli stati. Nessuno infatti meglio di lui ha denunciato la paralisi provocata dallallar- gamento dellUe. Non che lallargamento dellUe non fosse necessario scrive Sarkozy in Tmoignages, il suo ultimo li- bro ma stato un errore farlo a ritmo so- stenuto, prima di riformarne le sue istitu- zioni e senza nemmeno aprire un dibattito democratico. E il fatto di riconoscere ler- rore, come fa adesso, non mette in discus- sione la sua simpatia per i nuovi stati mem- bri. Semmai sottolinea limprevidenza di Romano Prodi che, come presidente della Commissione, diede impulso allallarga- mentopensandochelestensionedellefron- tiere potesse sopperire allassenza di una politica. Il risultato unEuropa cos dilui- ta e spoliticizzata da tradire i suoi principi. Dobbiamo smettere di fare dellEuropa il capro espiatorio di tutte le nostre difficolt ha detto Sarkozy a Strasburgo il 21 feb- braio Ma lEuropa deve anche smettere di ignorare il grido di rivolta dei popoli che si sentono spossessati del loro destino. Come fare, allora? Lasse franco-tedesco, traballantesottoi colpi dellacrisi di Airbus e di un diverso approccio al nucleare, oggi non sufficiente. Lo ammette con franchez- za Sarkozy, rompendo cos con un principo cardinale dellortodossia gollista, seguito a dopo la caduta del Muro anche da Franois Mitterrand, che negozi lunificazione della Germania in cambio della moneta unica. Oggi per Sarkozy il vero motore dellEuropa a 27 sta in una migliore comprensione in se- no al gruppo dei grandi che saggiunge al nucleo dei fondatori. Non si pu aver al- largato lEuropa agli otto paesi dellest e considerare che nessuno di essi abbia vo- cazione a far parte del blocco motore della costruzione europea, ha spiegato Sarkozy in unintervista ad Andr Glucksmann, lex nouveau philosophe paladino del dissenso, oggi suo sostenitore. Lidea di coinvolgere anche la Polonia nel nucleo duro dei gran- di dEuropa unaltra staffilata a Chirac, Per uno come lui, liberale quanto basta, anglofilo per necessit, ma francese per convizione e volontarista per scelta, lEuro- pa dunque non devessere solo uno spazio comune, una zona di libero scambio, preda degli speculatori di tutto il mondo. Deves- sere una grande potenza politica. E qui sta il problema, perch lEuropa politica oggi bloccata sul piano istituzionale, perch in bala di interessi divergenti e paralizzata dalla regola dellunanimit, che gi era dif- ficile da raggiungere e ora diventata una chimera per unUnione a 27: Siamo abba- stanza uniti perch nessuno dei nostri stati possa condurre unazione diplomatica au- tonoma, ma non abbastanza per agire e pe- sare in modo significativo sulla scena inter- nazionale, osserva Sarko. Per rimettere in sesto lEuropa, il candidato della destra re- pubblicanaallepresidenziali, proponedun- que un trattato semplificato, con buona pa- ce dellex presidente Giscard dEstaing, che invece lo giudica unopzione priva di sen- so. Il minitrattato di Sarkozy dovrebbe ri- prende le disposizioni del progetto di Trat- tato sulle quali non cera disaccordo, ed es- sere ratificato dal Parlamento, dopo esser stato oggetto di un negoziato nelle capitali europee, attraverso una missione biparti- san, trasversale alla destra e di sinistra, che includa popolari e socialisti. Tecnicamente, si tratta dunque di dare stabilit alla presidenza del Consiglio dEu- ropa, il che vuol dire darle una voce e un volto grazie a un presidente eletto per due anni e mezzo, che parli a nome dellUnione e ne difenda gli interessi in seno allOmc. Poi, ci devessere un ministro degli Esteri dellUe, posto sotto il controllo dei governi degli stati membri, che prenda le sue deci- sioni solo dopo averli ascoltati, e coordini tutti i mezzi, diplomatici, finanziari e mili- tari, necessari a metterle in pratica. Sareb- be una rivoluzione copernicana nel funzio- namento dellUnione: Gli europei spiega Sarko invece di decidere in base agli altri stati si troveranno a decidere in base alle proprie determinazioni, e in nome dellin- teresse comune. Inoltre, per dare pi peso alla democrazia rappresentativa dellUe, Sarkozy pensa che occorra anche aumenta- re il ruolo del Parlamento europeo, il cui accordodovressereindispensabileper vo- tare le leggi europee Il pezzofortedel minitrattatocheSarkozy ha in mente riguarda le regole sulle moda- litdi votoinsenoallUnione: eciolamag- gioranza qualificata, in particolare quella della doppia maggioranza (costituita dal 55 degli stati membri con almeno il 65 per cen- to della popolazione dellUnione); la clau- solapasserella, concui gli stati membri pos- sono decidere allunanimit se approvare a maggioranza qualificata una materia sotto- posta invece alla regola dellunanimit; lal- lerta precoce, meccanismo che consente ai parlamenti nazionali di assicurarsi che lU- nione non vada oltre le sue competenze, e il diritto di iniziativa civica, con cui ai cittadi- ni europei baster raccogliere un milione di firme per chiedere alla Commisione di lanciare proposte in un dato settore. Sarko, gollista, supera cos la tradizione souvrainiste ancora in voga al Quai dOr- say, che concepisce lintegrazione europea solo in forma di cooperazione tra stati, e ri- trovare laudacia di Schumann e Delors, fondando la costruzione europea sulla ces- sione di sovranit a organi sopranazionali, come spiega Renaud Dehousse. E convinto cheper decideresuquestioni cruciali come le frontiere comuni e il finanziamento del- che allindomani della guerra in Iraq ha preferito fare a pezzi lEuropa, per corrobo- rare lisolamento della Francia dagli Stati Uniti, umiliando i nuovi venuti paesi delle- st, tutti filoatlantici. Oltre la Polonia e la Spagna, Sarkozy include nel novero dei grandi dEuropa anche il Regno Unito, perch sarebbe incoerente dire: siccome ne diffidiamo, teniamolo fuori per un pae- se che cresce ad alto ritmo e diffonde nel mondo lunica lingua europea oggi univer- sale. La scelta, per, non ha niente di al- bionico. Per quanto europeista, Sarko re- sta un francese. Se un liberale, pi lega- to alla politica che alleconomia. Pi che al mercato, crede nella volont. Pi che alle leggi della commercial society, al libero gioco degli interessi e della concorrenza, o allarmonia della mano invisibile, crede nella virt dellinteresse generale, fedele allalchimia rousseauiana dove la volont generale altra cosa che la volont di tutti. E forse, in fondo in fondo, resta un giacobi- no, senza il terrore certo, senza lodio per la tradizione e il privilegio, ma convinto che per trasformare la societ basti conquistare il potere e agire attraverso la macchina del- lo stato. Sar un bonapartista, persuaso com che per restaurare i costumi e com- battere relativismo e decadenza, basti ridar valore allautorit come principio insosti- tuibile di civilt. Ma resta soprattutto un pragmatico, che sogna di fare dellEuropa un trampolino verso e una barriera contro la globalizzazione. E a chi gli domanda di definire se stesso, di dire chi : Non ho tempo per le idee e lintrospezione ri- sponde sempre un po scocciato sono un uomo dazione, che fa politica per risolvere i problemi dellagente. Eseunoproprioin- siste sui modelli storici: N Bonaparte n De Gaulle. Sono un politico del XXI secolo, e la politica ha un ritardo di quindici anni rispetto alle domande della societ. di Marina Valensise N on cerchiamo di inseguire la coerenza atutti i costi. Nonmettiamoci intestadi trovare nel programma di Nicolas Sarkozy il principio di non contraddizione, come se si trattasse di logica aristotelica. In fatto di politica estera la rupture certo esiste, ma sembra avvolta nel suo contrario. Lo dimo- strail progettopresentatolasettimanascor- sa ai giornalisti convocati in un salone del- lHotel Mridien a Parigi. Il candidato del centrodestra alle presidenziali francesi ha fattodi tuttoper smussarelantagonismocol presidente uscente, Jacques Chirac. Ha esordito sostenendo che in politica estera il consenso, la continuit e la permanenza dei principi non devono essere il presupposto, bens il risultato di un dibattito democrati- co. In materia internazionale, dove spesso necessario un consenso non ideologico e trasversale a destra e sinistra, si pu anche scegliere di avere una politica, ma diffici- le scegliere i propri interlocutori e riparti- re da zero. Poi si diffuso in un omaggio a Jacques Chirac. Strano modo di presentar- si allopinione pubblica per un candidato- ministro che finora ha fatto di tutto per prendere le distanze dal governo di cui era membro, eaccreditarsi comeuninnovatore. A molti parso soprattutto un modo per scongiuraregli ultimi strali dellEliseo. Non detto che il vecchio re, prima di uscire di scena, abbiadel tuttoabbandonatolideadi saltaresullapreda. Mossocomdaunavo- lont tenace di conquistare il potere, non tipo da rinunciarvi facilmente, avverte RaymondBarrecheloconoscebene: nel 76 ne prese il posto di primo ministro, abban- donato da Chirac per fomentare meglio i suoi propositi di vendetta, dopo le umilia- zioni subite dallallora presidente Valry Giscard dEstaing. Non mi stupirei che si ripresentasse, se solo pensasse di aver la minima possibilit di essere eletto, dice Barre. Ma unipotesi improbabile. Tuttavia, visto che la politica estera nella Quinta Repubblica resta le domaine re- serv del presidente, Sarkozy, che ha inte- resse a tenersi buoni chiracchiani come Mi- chle Alliot-Marie e il suoi compagno Pa- trick Ollier (che ambisce alla presidenza dellAssemblea nazionale), non andato al- loscontroinpoliticaesteraconChirac: Ap- provo lazione condotta da 12 anni dal pre- sidentedellaRepubblica, hadetto. Ehari- cordato lintervento in Bosnia a fianco del- la Nato e poi in Kosovo, gli accordi di Day- ton che hanno portato la pace nellex Yugo- slavia, lonore ai Caschi bludelUnprofor. I francesi sannoquel chedevonoallalucidit di Chirac per non averli trascinati in unim- presaincertacomelaguerrainIraq, haag- giunto toccando il capitolo pi spinoso nel- la politica estera della chiracchia: Un er- rore storico che non volevano commettere. Poi, per, al culmine dellomaggio al presi- dente che ha saputo difendere lidentit na- zionale e negoziare leccezione culturale, Sarko, con la freddezza brutale dellanima- le politico deciso a tutto pur di segnare il propriocampo, hasferratoil colpofinale: I nostri diplomatici cheogni giorno, avolteri- schiando la vita, come succede oggi a Bagh- dad o a Beirut, difendendo gli interessi francesi con unabnegazione che fa onore alla Repubblica, non possono tenere il loro rango in assenza di chiarezza politica e di visione strategica, e cio in assenza di una dottrina. A quel punto parso chiaro che Chirac era un cadavere da seppellire. La dottrina di Sarko non ha niente di dot- trinario. Da buon seguace del generale De Gaulle, Sarkozy sa bene che la grandezza di un uomo politico sta nella tattica pi che nella strategia, come ha scritto a proposito del fondatore della Quinta Repubblica lo storico Franois Furet, che ne riconosceva la straordinaria capacit di adattarsi alla storia dopo essere stato smentito. Furet per dipingeva De Gaulle come un vec- chiardo scettico e colto che adorna di pre- lUnione, bisognerebbe riunire una grande Convenzione, magari subito dopo le elezio- ni europee del 2009, formata dai rappresen- tanti dei vari Parlamenti nazionali, al fine di sottrarre decisioni cruciali alla diploma- zia bruxellese, dando maggior spazio al di- battito democratico. La Convenzione, nel progetto Sarko, potrebbe andare oltre il Trattato e decidere di cambiare le regole quando si tratta di questioni difficili, come larmonizzazione dei regimi fiscali o la poli- tica estera, passando dalla maggioranza qualificata a una superqualificata. Quanto alle regole, poi, c lobiezione che Sarko lancia contro lunanimit. E ve- ro che non si pu imporre a uno stato mem- bro una decisione che non vuole sottoscri- vere. Ma inaccettabile che un paese che non voglia andare avanti impedisca di farlo agli altri 26 stati . Lunanimitinsomma, se- condo Sarkozy, non ha dato i frutti sperati. Nel negoziato per lingresso della Turchia come membro permanente dellUe si di- mostrata una falsa garanzia, evitando a ogni stato di passare per censore, senza favorire un processo di decisione consapevole. E in- fatti, nonostante la questione turca abbia pesatosul risultatodei referenduminFran- cia e in Olanda, sei mesi dopo non c stato nessun capo di stato o di governo che abbia trovato il coraggio di opporsi alladesione della Turchia. LEuropa commenta Sarkozy nel suo ultimo libro sembra inca- pace di svincolarsi da una promessa formu- lata nel 1963, nel contesto geopolitico della guerra fredda. Pi il tempo passa, pi sar brutale dire ai turchi che non possono en- trare nellUe. Eppure proprio quello che rischiadi succedere, vistochelaFranciaha previsto un referendum ad hoc. E a rischio la stabilit politica dellEuro- pa. Anche su questo Sarkozy parla chiaro. Dice che la Turchia non rientra nel proget- to dellEuropa politica, e questo non per ra- gioni ideologiche, ma solo per considera- zioni obiettive: Nel momento in cui entra la Tuchia, un paese di 75 milioni di abitanti che tra ventanni saranno 100, e cio il pri- mo paese dEuropa, in termini demografici, visto che la Germania oggi ne ha 82, lEuro- pa politica salta. La Turchia per Sarkozy unacartinadi tornasole: rappresentail terr- reno di scontro aperto non soltanto con Chi- rac, che era favorevole al suo ingresso in Europa, ma soprattutto con linglese Tony Blair e con lAmerica di Bush, che ha sem- pre visto nella Turchia in Europa un deter- rente contro i rischi di integralismo islami- co. Per Sarkozy, invece, a prevalere sono ra- gioni di identit e buon senso. Intanto c il rispetto dei criteri europei: la libera circo- lazione di beni e persone pi difficile nel centro dellAnatolia. Poi c la difficolt di integrazionedellapopolazionemusulmana, che pone il problema dellislam in Europa, negarlo significherebbe nascondere la realt. Infine c levidenza geografica: La Turchia non in Europa, in Asia minore. Come faremo a spiegare nelle scuole che lEuropa confina con lIraq e la Siria?. Per non parlare poi di tutti gli altri paesi del Mediterraneo che ne sarebbero esclusi. Se per stabilizzare la Turchia dobbiamo desta- bilizzarelEuropa, iodicocheci costacaro, dicevaSarkozy sei mesi faaMichael Prazan nellintervista per Le Meilleur du Monde. Oggi, per, ha trovato la soluzione. E lU- nione del Mediterraneo. Dovr essere un metodo per riavvicinare i nostri vicini, riat- tivando il dialogo tra le due sponde per ri- lanciarlo in termini di sicurezza, lotta al terrorismo, libert e sviluppo e di immi- grazione controllata. E sar uno spazio di solidariet e cooperazione e un obiettivo in s, il perno di una grande alleanza tra lEuropa e lAfrica, che nella globalizza- zione serva da contrappeso allAmerica e allAsia. Pensavamo di voltare le spalle al Mediterraneo come se fosse il nostro pas- sato? ha chiesto Sarko presentando il progetto a Tolone un mese fa E invece l il nostro avvenire. (sesto di una serie di articoli, gli altri sono stati pubblicati il 23 e il 30 gennaio, l8, il 21 e il 27 febbraio) Minitrattato e convenzione. Sarkozy ha un piano per superare il no francese Parigi. Anchesei sondaggi continuanoadareintestaNi- colas Sarkozy, che batterebbe Sgolne Royal, per 52 a 48, la popolarita del centrista Franois Bayrou aumenta di giorno in giorno, fino a superare il 20. Riuscir ad andare al ballottaggio, finendo magari per imporsi a sorpresa? Gli esperti, ancora pochi giorni fa, davano la probabilit per uno a dieci. Eppure, basta seguire Bayrou in campagna per capire che per lui la probabilit ben pi alta. Fragli agricoltori, per esempio, Bayrouhauntassodi po- polarit del 26 per cento, dietro Sarkozy che domina al 32, e 16 punti davanti Sgolne, ferma al 10 dietro Le Pen, al 13. E si capisce perch. Lo scopo di una politica agricola ha detto ieri al Salone Internazionale dei Macchinari Agri- coli al Parco di Villepinte non solo lagricoltura, ma gli agricoltori. Lagricoltura, ha spiegato, si potrebbe fare su scala industriale, con appezzamenti di migliaia di ettari, noi invece vogliamo difendere il volto dellagricoltura francese e garantirle un futuro. Lottimismo, per un agri- coltore come lui, convertito allallevamento di cavalli, dobbligo: Dobbiamo nutrire il pianeta, miliardi di perso- ne. E con la crisi del mare e le difficolt della pesca, le ve- re risorse alimentari vengono dalla terra. Dobbiamo smet- tere di strappare i contadini dalla terra, tanto pi che le- voluzionedei prezzi dei prodotti agricoli pudiventarepro- mettente, come dimostra quella del mais. Oggi la questione degli sbocchi dellagricoltura comincia ad apparire positi- va. Pensiamo al Brasile, che grazie allagricoltura in gra- do di produrre met del carburante che consuma. Inutile cercare di scoraggiare il centrista Bayrou, ricordandogli le critiche alla Pac, la Politica agricola comunitaria, venute dal mondo inglese, che vorrebbe dirottare i fondi europei sui settori di innovazione e ricerca. Davanti alle critiche del mondo inglese, ha risposto, ci vuole una difesa del mon- do francese. Non c alcuna ragione di abbandonare posi- zioni che consideriamo vitali per la Francia. E la Francia in Europa, in materia di agricoltura, non affatto isolata, secondo Bayrou, anche se al vertice di Madrid non stata nemmeno invitata solo perch il popolo francese ha detto no alla costituzione. Adesso per il momento di correre ai ripari. Bayrou vuole un trattato che organizzi un ap- proccio democratico. E contro lEuropa degli iniziati, e per quella dei cittadini. Ma giudica irrealistica la propo- sta di trattato semplificato lanciata da Sark, e ammette di non conoscere il progetto di convenzione democratica. Quanto allItalia, che tutti accreditano come suo modello: Per quanto voglia bene a Rutelli e Prodi, non credo che lopposizione della destra contro la sinistra sia adatta alla Francia, dice Bayrou, che conta di essere eletto al secon- do turno, e respinge le accuse di incoerenza, in nome del popolo francese che mi sostiene e trova che sia lora di cambiare le regole del gioco. Bayrou dice che per quanto voglia bene a Rutelli non prende lItalia a modello Il candidato dellUmp alle presidenziali di Francia, Nicolas Sarkozy (foto Reuters) Su Airbus e la politica energetica, lasse con la Germania traballa. Il candidato dellUmp punta sui paesi dellest Bruxelles non il capro espiatorio di tutte le difficolt, ma deve anche smettere di ignorare il grido di rivolta dei popoli DIZIONARIO DELLA RUPTURE - 6 ANNO XII NUMERO 56 - PAG IV IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 7 MARZO 2007 M aveva stupito, alcuni giorni fa, che il Corriere della Sera relegasse nella pagina delle lettere la lettera di un suo lettore immagino ventenne che avrebbe certo meritato la prima pagina non meno che quella di una lettrice che ventanni fa malediceva le vacanze da passare lontano dalluomo che amava, uno che viveva con la sua famiglia legale. La lettera di pochi gior- ni fa era quella di un ventenne che non ri- calcava affatto le solite litanie fate posto ai giovani eccetera eccetera tutto il con- trario. Erail gridodallarmedi unventenne chedenunciavaquantofosserocretini i suoi coetanei, gentaglia che non apre un giorna- le, che non legge un libro, che non ha inte- resse n passione per nulla e che nonha al- trofarointellettualechenonsialatelevisio- ne. Cretini illimitati, e del resto chi di noi nonlo ha mai sentito o visto coni suoi occhi cento volte? Genitori allibiti da figli venten- ni cheunlibrononlosbircianoneppuresot- totortura, checonosconosoloil linguaggioe gli stilemi degli sms, eccetera eccetera. Be- ninteso questa orda di cretini avr tutto il tempo di rassettarsi e di ravvedersi. Di tutti i drammi, quellodi avereventanni lunico che abbia un rimedio. Lavanzare nellet e nellesperienza del dolore. Ecco perch mi lascia assai perplesso linvocazione del direttore di RaiUno, Fa- brizioDel Noce, acheil prossimofestival di Sanremo guadagni laudience rappresenta- ta dai ventenni pi di quanto non abbia fat- to ledizione recente condotta da Sua Mae- st Pippo Baudo. Lavere come punto di ri- ferimento la sensibilit e le abitudini ricet- tive dei ventenni pu portare al disastro. A lorovabenecichespiccio, straordinaria- mente di superficie, e che abbia lo spesso- re della carta velina. Di pi, gli stilemi a lo- ro pi cari sono i pi asfissianti e volgari. Sono un ascoltatore abituale della Radio- Due diretta dal mio amico Sergio Valzania. Beninteso, dieci spanne sopra tante radio private talvolta persino imbarazzanti da ascoltare da quanto vi perenne il parlare di questi giovani conduttori alla maniera di chi fa rumore con la bocca. Epper, n po- trebbe essere diversamente, anche Radio- Due flirta con il mondo dei gggiovani. E dunque un diluvio di parlar rapido, di but- tarlasul ridere, di scemenzedaunsoldofat- te passare come trendy e accattivanti. Lal- tro giorno cera un signore che veniva inter- vistato a raccontare cose serie: ebbene ave- va addosso due o tre conduttori che lo asse- diavano a buttarla sul ridere. Perch fuori dal riso, per tanti gggiovani di oggi, non c pensiero n parola. Non c moto della- nimo. Non c curiosit culturale. Solo risa- te, le pi facili. Ovvio che non penso affatto che cento ventenni su cento siano cos. Non lo penso minimamente. Di pi, venti di quei cento ventenni sono e saranno di altissimo livello professionale, civile, scientifico. Co- me quel ragazzo che ha scritto la lettera al Corriere della Sera. Solo che non sono loro a fare laudience, a creare unmercato, a im- porre uno stilema dominante. Ricordo quando, un paio danni fa, una trasmissione cult delle giovani generazioni, leIene, mi mandcontroastuzzicarmi due dei suoi migliori campioni. Due cretini di proporzione illimitata, dei quali provavi ver- gognaafarescempiodaquantoerafacile. Mi direte, e avete pienamente ragione, che il cretinismodei ventenni alimentatodal cre- tinismo generale di una societ che sta toc- cando labisso della volgarit e dellimbecil- lit. Non il linguaggio dei ventenni che fa paura, il linguaggio di tutti e che ascoltia- mo tutti i giorni. Dappertutto. Frasi che un tempo sarebbero state impronunciabili co- me quelle dellagente di Paolo Bonolis (a proposito, e come sempre, Bonolis stato elegantissimo) il quale replica a Baudo che non intende rispondere a un settantenne. Ocome quella di Marco Rizzo, uncomunista italiano, chedefiniscerappresaglianazista unerrore atroce e orribile delle forze ameri- cane inAfghanistanche hanno reagito mala- mente a un attentato kamikaze e ucciso dei civili. Unorda di cretini, di tutte le et. Giampiero Mughini Mughini contro lorda di gggiovani cretini che Del Noce vuole conquistare La crisi continua Se un capo comunista richiama i dissidenti in nome dei frati francescani siamo messi male (segue dalla prima pagina) Pertanto non vero affatto che Turigliatto e Rossi siano stati pi coerenti di quei dirigenti di Rifonda- zione, Pdci e Verdi che hanno sfilato con- tro lallargamento della base americana o contro la missione in Afghanistan, per poi votare a favore di una linea politica oppo- sta, sostenendo il governo che quella li- nea persegue. La verit che anche Turi- gliatto e Rossi hanno mediato cos come Rame, Bulgarelli e tutti quei senatori che hanno svernato sulle pagine del Corriere della Sera e del Manifesto eccome se hanno mediato, i dissidenti, tra le posizio- ni del movimento e quelle dei loro parti- ti: chi uscendo dallaula al momento del voto, chi votando a favore ma esprimendo- si contro, chi uscendo dallaula giurando eterna fedelt al governo. Palazzo Chigi ha mediato tra la maggioranza riformista e la sinistra radicale, Rifondazione e gli altri partiti della sinistra radicale hanno mediato con le rispettive minoranze, e al- lo stesso modo i dissidenti pi convinti hanno mediato tra le posizioni del movi- mento e quelle dei rispettivi partiti: non si sono schierati contro il governo e non lo hanno appoggiato. Dinanzi al dilemma etico in cui si sono trovati, semplicemen- te, hanno fatto obiezione di coscienza. Dunque il punto non la coerenza. Il pun- to dove fissi il confine. E Rifondazione ha deciso di non fissarne alcuno. Ma se non c una linea politica che sempre, anche, linea di confine a cosa vuoi esse- re coerente? Non resta che la propria co- scienza. Cos per la coperta sar sempre troppo corta: quando avrai esaurito la se- rie delle mediazioni, in troppi saranno ri- masti fuori. Invece di fissare un confine, Rifondazione ha scelto di aprirsi ai mo- vimenti. E il movimento entrato. Men- tre tutta la sinistra radicale stava nel mo- vimento, il movimento ne prendeva in ostaggio i parlamentari, che ora cos giu- stificano il proprio comportamento: con la fedelt al movimento. E quando il segre- tario di Rifondazione cita le dichiarazio- ni di sostegno al governo da parte delle organizzazioni promotrici della manife- stazione di Vicenza, in realt, non smenti- sce un bel nulla. Anzi, riafferma impieto- samente la perdita di sovranit del suo partito e di se stesso, mentre si inginoc- chia a chiedere la legittimazione politico- spirituale della Tavola della Pace. Ma so- prattutto, cos dicendo, Franco Giordano dice una cosa impropria. Perch il movi- mento non un partito. E la differenza tutta qui. Non c un segretario del movi- mento titolato a parlare per tutti e ma- gari anche democraticamente eletto, a es- sere pignoli e non c nemmeno una li- nea ufficiale del movimento, per la sem- plice ragione che altrimenti non ci sareb- be il movimento, e cio un logo dietro il quale possano sfilare indifferentemente i frati francescani di Assisi e i disobbedien- ti di Luca Casarini. Per questo Giordano ha doppiamente torto, quando scende sul terreno dei Turigliatto e Rossi, contestan- done le posizioni in nome dellautentica linea del movimento, e non del partito di cui segretario. Il suicidio politico di Rifondazione pienamente racchiuso in questa immagine. Nellimmagine stra- niante del segretario di un partito comu- nista che dinanzi ai dissidenti agita il fax di solidariet della Tavola della Pace o dellArci. A questo punto si capisce che resta poco da fare. Cominciata con Rifon- dazione che voleva portare i movimenti al governo, temo che la legislatura finir con i movimenti che riportano Rifondazione allopposizione. Con tutta la sinistra italia- na, incidentalmente. E come la favola della rana e dello scorpione: non inte- resse di nessuno, ma non ha importanza. E nella loro natura. Chi la rana? E chi lo scorpione? Ma qual la morale della favola? In teoria si dovrebbe partire dal presuppo- sto che lo scorpione intenda davvero at- traversare il ruscello, e dunque sia since- ro quando chiede alla rana di lasciarlo salire sopra di lei e le assicura che non la punger, perch altrimenti morirebbe annegato; solo che una volta l, a met del guado, listinto pi forte. Ma in fondo, per come siamo abituati a immaginarlo, non sarebbe nella natura dello scorpione non avere alcuna intenzione di passare il fiume, e tendere di proposito una trappo- la alla rana? Io credo che la rana sia Rifondazione, e i movimenti lo scorpione. Ma capisco che molti potrebbero obiettarmi che lo scor- pione proprio Rifondazione, e la rana quella sinistra riformista che non ha mai fatto i conti con il veleno del radicalismo fine a se stesso, pensando di poterlo tra- ghettare al governo senza pagare dazio. E un discorso che si sente spesso tra intel- lettuali pensosi che amano interrogarsi sui destini della sinistra. E mi pare che ul- timamente, dopo luscita di Nicola Rossi dai Ds, vada piuttosto di moda prenderse- la con la rana. Specialmente tra i girini. E un discorso che non mi convince. Forse perch dietro queste parole vedo molti feroci cacciatori di rane, ma pochis- simi cacciatori di scorpioni. Francesco Cundari