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Sono comunque da escludere tassativamente gli utilizzi di altre unità di misura, da quelle storiche ormai in
disuso a quelle partorite della più pura e scatenata fantasia.
Come ad esempio quella – maldestramente abusata in vari campi dell’attività umana - de “i sette pezzoloni” (o
“i sette pezzuoloni ”, secondo la notazione più antica) che, millantando di arrivare alla fatidica misura di 170
centimetri, in realtà se applicata falserebbe il gioco attestando l’altezza della rete ad una quota
anormalmente bassa (neanche 1 metro nella più rosea delle ipotesi, e fateci pure i calcoli, miscredenti!).
cavaliere medievale che, sovrastimando colpevolmente l’unità di misura del “pezzuolone”,
viene punito da due draghi che gli divorano le mani
Un ulteriore sistema è quello di calcolare l’altezza media sulla metà del campo dei servizi, dei dritti, dei
rovesci e degli smash del normogiocatore di beach tennis. Ottenuto questo dato medio, si posiziona la rete
regolandone l’altezza esattamente un centimetro più in alto.
Allo stesso modo poi si possono determinare sia la lunghezza che la larghezza del campo.
Il tutto in ossequio all’enunciato del Secondo Teorema Fondamentale dei Campi da Beach Tennis, che recita:
Corollario: è inutile dannarsi ed imprecare, in quanto contro il Secondo Teorema Fondamentale dei Campi da
Beach Tennis nessuno può farci niente. L’unico modo per sfuggirgli sarebbe essere avversari di sé stessi (ma
qui si entra nel delicatissimo campo della metafisica).