Sei sulla pagina 1di 15

Linsulino-resistenza

Struttura dellinsulina
Linsulina un ormone di natura proteica, viene prodotta dalle cellule del pancreas, ed formata da 2
catene polipeptidiche A e B, composte rispettivamente da 21 e 30 residui di amminoacidi. Laa N-terminale
della catena A la glicina, quello C-terminale lasparagina; laa N-terminale della catena B la fenilanina,
quello C-terminale lalanina. Le 2 catene sono tenute insieme da 2 ponti disolfuro fra i residui di cisteina 7 e
7 e 20 e 19 rispettivamente (legami intercatena). La catena A tenuta ripiegata da un legame disolfuro
intracatena fra i residui di cisteina 6 e 11.
Biosintesi e catabolismo
Linsulina, il cui gene nelluomo localizzato nel braccio corto del cromosoma 11, viene sintetizzata in
forma di precursore inattivo, la proinsulina (costituita da ununica catena polipeptidica formata, a seconda
della specie animale, da 78 a 86 residui (in tutte le specie animali le catene polipeptidi contengono 51 aa,
quindi la diversit da specie a specie data dalla lunghezza del peptide C della proinsulina). I 2 segmenti N
e C terminali andranno a costituire rispettivamente le catene A e B dellinsulina (P.M. tot 5734) mentre il
segmento intermedio (peptide C, o peptide di connessione) viene distaccato al momento della conversione
proinsulina ----> insulina.
In realt la catena della proinsulina viene sintetizzata in forma di una proteina pi complessa, la pre-
proinsulina. nellambito della pre-proinsulina che si formano i ponti disolfuro che caratterizzano la
molecola dellinsulina.
Nelluomo la vita media dellinsulina circolante di 7-15 min. responsabili della sua inattivazione sono gli
enzimi proteolitici contenuti nei lisosomi dei tessuti che la utilizzano.
Regolazione della secrezione dellinsulina
La quantit di insulina secreta giornalmente di circa 1 unit/Kg di peso. Nel diabete insulino privo la
quantit di insulina richiesta di circa 70 unit e se si considera che nei soggetti adulti la quantit
immagazzinata nel pancreas, sia in forma di insulina che di proinsulina pari a 350-400 unit, si capisce
chiaramente che i fattori di regolazione della secrezione insulinica agiscono principalmente sul rilascio del
deposito e non sulla sintesi di nuovo ormoni.
I due principali fattori di regolazione della secrezione di insulina sono la glicemia e il glucagone. Laumento
della glicemia stimola la secrezione di insulina, una sua diminuzione la inibisce. per questo che la
variazione della concentrazione di insulina nel sangue parallela a quella della glicemia. Per esempio
linsulinemia di un soggetto normale a digiuno (10-20 U/ml) si innalza rapidamente (fino a 100-140) in
seguito alla somministrazione di glucidi, per ritornare ai valori di partenza dopo circa 2 ore.
Il meccanismo di stimolazione da parte del glucagone sicuramente secondario alla sua azione sulla
formazione del cAMP, ma il modo in cui laumentata concentrazione di cAMP si traduce in unaumentata
secrezione di insulina ancora poco chiaro. Pertanto Ca
2+
(che si ipotizza aumenti nellambiente
intracellulare in seguito alla stimolazione indotta dal legame del glucosio con il suo recettore,
rappresentando cos il segnale vero alla secrezione dellormone) e cAMP segnalano alle cellule lazione
del glucosio e del glucagone rispettivamente; in entrambi i casi ne consegue stimolazione della secrezione
insulinica.

I recettori dellinsulina
I numerosi processi cellulari regolati dallinsulina dipendono dal legame dellormone con i suoi recettori
presenti sulle membrane cellulari degli organi bersaglio (fegato, cellule muscolari e tessuto adiposo). Questi
recettori sono di natura glicoproteica e saldamente ancora alla membrana plasmatica. Sono recettori ad
unica porzione -elicizzata intramembrana in forma di dimeri tenuti legati da un ponte disolfuro. Altri
recettori sono allinterno della cellula (o perch dislocativi dalla membrana o perch, di recente sintetizzati,
non ancora inseriti nel contesto della membrana). Il numero di recettori di superficie pu diminuire o per
diminuita sintesi o per aumentata demolizione, o ancora per internalizzazione. Questa possibilit di
variazione del numero dei recettori di membrana con i quali interagisce linsulina, costituisce il fattore di
controllo pi importante della sensibilit delle cellule allinsulina. Linsulino-resistenza infatti spesso
determinata da una diminuzione del numero di recettori di membrana. Anche uno stato di iperinsulinemia
pu indurre una riduzione del numero di recettori di membrana senza tuttavia alterare il numero totale dei
recettori cellulari. Si tratta del fenomeno della down regulation.
Un epatocita contiene circa 17.000 recettori ed un adipocita 10000. tuttavia sufficiente che linsulina si
leghi ad un decimo di questi recettori per evocare, nelladipocita una sensibile risposta metabolica.
Lelevata affinit dellinsulina per i suoi recettori (10
-10
M) necessaria per la cattura delle poche molecole
di insulina circolanti nel sangue: la concentrazione dellinsulina nel sangue infatti dello stesso ordine (10
-
10
M). La cinetica dellassociazione dellinsulina con i suoi recettori indica una cooperativit negativa, nel
senso che la capacit dei recettori liberi di legare linsulina tanto minore quanto pi recettori si sono gi
legati allormone.
Azione dellinsulina
Lazione dellinsulina, non appena lormone si legato ai suoi recettori di membrana, si esplica sia
modificando i processi di permeabilit di membrana (attivazione del trasporto del glucosio, degli aa e di
alcuni ioni come il K), sia modificando lattivit di alcuni enzimi intracellulari (attivazione Glicogeno
sintetasi, Acetil-CoA carbossilasi e piruvato deidrogenasi ed inibizione della fosforilasi e della lipasi
adipolitica), sia promuovendo la sintesi di alcune proteine, quali la glucochinasi. Parte di queste azioni
derivano dallattivit tirosino-chinasica propria del recettore attivato e del conseguente innesco della
cascata di attivazione di proteine chinasi, operanti a livello sia di alcuni enzimi propri del metabolismo sia di
fattori connessi con i processi di trascrizione genica o di trasduzione dellmRNA in nuove proteine. Alcune
azioni, particolarmente quelle metaboliche sono invece conseguenti allattivazione delle proteine
fosfatasi, e suggerirebbero il coinvolgimento di uno specifico messaggero secondario. Secondo una recente
ipotesi il recettore insulinico ad attivit tirosino-chinasica attiverebbe per fosforilazione una fosfolipasi C la
quale libererebbe nel citosol molecole di glicano-fosfoinositide con funzione di 2 messaggero. Anche
lattivazione delle fosfatasi potrebbe consistere in una fosforilazione. La funzione principale dellinsulina
quella di stimolare la fase sintetica del metabolismo, promuovendo lassunzione di glucosio e di aa da parte
delle cellule di numerosi tessuti e stimolando la sintesi di glicogeno, degli acidi grassi (FA) e dei trigliceridi
(TG) e delle proteine. Di conseguenza il livello ematico dellinsulina strettamente controllato in funzione
dello stato metabolico dellorganismo.
Azione sul metabolismo dei carboidrati. Linsulina stimola lutilizzazione del glucosio in tutti i tessuti, con
leccezione forse del cervello, ma con meccanismi diversi. Nel tessuto muscolare e adiposo la maggior
utilizzazione del glucosio principalmente dovuta allattivazione della diffusione facilitata attraverso la
membrana cellulare. Le membrane cellulari di altri tessuti, in particolare del fegato e del cervello, sono
invece permeabili al glucosio che pu diffondere nelle cellule per libera diffusione, indipendentemente
dallazione dellinsulina. Nel fegato lazione di stimolo dellinsulina sullutilizzazione dei carboidrati (che, nel
periodo post-prandiale, penetrano facilmente negli epatociti, in virt di un gradiente di glucosio circolo
portale/cellule epatiche molto favorevole) consegue innanzitutto ad una sintesi della glucochinasi.
Laumentato ingresso di glucosio nelle cellule per stimolo del suo trasporto facilitato attraverso la
membrana, o lincremento della sua cattura nelle cellule attraverso la fosforilazione indotta dalla
glucochinasi, comporta un aumento della glicolisi e, soprattutto nel fegato, una pi intensa sintesi di
glicogeno. Laumento della glicogenosintesi e la simultanea riduzione della glicogenolisi sono indotti da
unattivazione della glicogeno sintetasi e da inibizione della glicogeno fosforilasi da parte dellinsulina,
verosimilmente per il tramite di attivazione di proteine-fosfatasi che attivano gli ormoni di sintesi, attivi allo
stato defosforilato, per azione dellinsulina. anche possibile che linsulina attenui lazione del cAMP,
stimolando lazione del suo antagonista, il cGMP. stimolando analogamente la defosforilazione degli
enzimi che linsulina incrementa lattivit della fosfofruttochinasi II (per ridotta formazione di fruttosio-2,6
difosfato) e della piruvato deidrogenasi, promuovendo la formazione e luso di acetil-CoA di origine
glucidica nel ciclo di Krebs.
In aggiunta agli effetti descritti, linsulina inibisce la gluconeogenesi, inibendo la biosintesi di alcuni enzimi
che partecipano al processo: in particolare la fosfoenolpiruvato carbossichinasi e la G6P-fosfatasi.
Stimolando lutilizzazione del glucosio ed inibendo la formazione di metaboliti non glucidici, linsulina
previene un aumento della concentrazione di glucosio nel sangue, ovvero liperglicemia. In un individuo
normale il glucosio ematico viene completamente ricambiato in 5 minuti per estrazione dal sangue da parte
dei tessuti che lo consumano ed immissione nel sangue da parte di fegato ed intestino. Questi due processi
opposti sono normalmente mantenuti allequilibrio, sicch la glicemia compresa tra i 65 e i 100 mg per
100 ml. La somministrazione di insulina altera questo equilibrio facilitando luscita di glucosio del glucosio
dal sangue (che andr nelle cellule dei tessuti), inducendo ipoglicemia. Se lipoglicemia talmente rapida
ed intensa le funzioni del cervello, che ricava energia primariamente, se non esclusivamente, dal glucosio,
vengono compromesse a volte drammaticamente con esito di uno stato di shock o coma. Un regolare, ma
bilanciato, livello di insulina dunque necessario per un normale funzionamento dellorganismo. Tenendo
presente che la secrezione di insulina dal pancreas stimolata, secondo una correlazione positiva, dal
livello di glucosio nel sangue e che lazione dellinsulina produce una maggior utilizzazione del glucosio, si
pu concludere che linsulina segnala unabbondanza di glucosio. Per contro i due ormoni antagonisti,
glucagone ed adrenalina, segnalano una scarsit di glucosio.
Azione sul metabolismo lipidico. Linsulina stimola la sintesi degli FA (lipogenesi) e la loro esterificazione in
trigliceridi. Entrambe queste azioni, particolarmente evidenti a livello del tessuto adiposo, sono
conseguenza dellaumentata utilizzazione del glucosio. Tutti sanno che un eccesso di carboidrati,
soprattutto semplici si trasformano in grassi! laumentata trasformazione del glucosio in piruvato e quindi
in acetil-CoA e ossalacetato a spiegare laumento della lipogenesi. Infatti la forte produzione di citrato ne
consente lesportazione dal mitocondrio al citosol, senza danno al buon funzionamento del ciclo di Krebs, e
la concomitante stimolazione da parte dellinsulina della citrato liasi e della ACC (enzimi citosolubili), facilita
la formazione, sempre nel citosol, di acetil-CoA e malonil-CoA, i precursori della biosintesi ex novo degli FA.
Anche la formazione degli enzimi di sintesi degli FA stimolata dallinsulina, analogamente a come lo era
per quelli del glucosio. Va notato che la formazione nel citosol di malonil-CoA, instaura, da parte di questo
metabolita, linibizione del sistema dipendente dalla carnitina, ovvero quello del trasporto degli acili nei
mitocondri, con conseguento arresto del flusso metabolico della -ossidazione. Pertanto, sotto lazione
dellinsulina, lapprovvigionamento di acetil-CoA per il funzionamento del ciclo di Krebs avviene a carico del
glucosio. Laumento del glicerolo-3-fosfato, altro intermedio della glicolisi, spiega a sua volta laumentata
esterificazione degli FA in trigliceridi, particolarmente del tessuto adiposo. Allaumento dei TG concorre
anche la potente azione inibitrice dellinsulina sugli enzimi di degradazione, in questo caso sulla lipasi del
tessuto adiposo, probabilmente riferibile ad una diminuzione di cAMP per stimolazione della
fosfodiesterasi. A ci si aggiunge lazione attivatoria esercitata dallormone sulla lipoproteina-lipasi con
distacco degli FA dai chilomicroni (quindi FA di origine alimentare) che il tessuto adiposo assume ed
incorpora nei TG. Leffetto antilipolitico dellinsulina si realizza a concentrazioni di insulina molto pi basse
di quelle richieste per gli altri effetti metabolici indotti dallormone. Conseguenza dellazione antilipolitica
dellinsulina la marcata diminuzione dei NEFA ematici (diminuiscono gli FA non esterificati circolanti
poich linsulina inibisce la lipolisi). La rallentata corrente di FA dal tessuto adiposo al fegato spiega anche
lazione antichetosica dellinsulina: infatti la carenza di FA, con abbondanza di glucosio, porta a forte
riduzione dei corpi chetonici da parte del fegato, semplicemente perch c una minor ossidazione di FA.
Azione sulla sintesi proteica. La somministrazione dellinsulina stimola in quasi tutti i tessuti
lincorporazione degli aa nelle proteine. Laumentata sintesi proteica espressione sia di un attivato
trasporto degli aa attraverso le membrane cellulari, sia di una aumentata capacit dei ribosomi di
sintetizzare le catene polipeptidiche. per questa stimolazione della sintesi proteica, oltre che per lazione
antigluconeogenica, glicogenosintetica e lipogenica che linsulina viene considerata lormone anabolico per
eccellenza. Nella tabella sotto vengono riassunti i principali effetti metabolici indotti dallazione
dellinsulina.
In sintesi, linsulina tramite la sua azione:
Facilita il passaggio del glucosio dal sangue alle cellule ed ha pertanto azione ipoglicemizzante
(abbassa la glicemia). Favorisce l'accumulo di glucosio sotto forma di glicogeno (glicogenosintesi) a
livello epatico ed inibisce la degradazione di glicogeno a glucosio (glicogenolisi)
Stimola l'utilizzazione del glucosio per la produzione di energia
Facilita il passaggio di FA dal sangue alle cellule, stimola la sintesi di FA a partire da glucosio e aa in
eccesso ed inibisce la lipolisi (utilizzazione degli FA a scopo energetico)
Stimola la produzione endogena di colesterolo
Facilita il passaggio degli aa dal sangue alle cellule, ha funzione anabolizzante perch stimola la
sintesi proteica e inibisce la gluconeogenesi (formazione di glucosio a partire da alcuni aa)
Stimola la proliferazione cellulare
Diabete mellito
Il diabete una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue
(iperglicemia) e dovuta a unalterata quantit o funzione dellinsulina.
Una deficienza di insulina, o un difetto della sua azione, produce il diabete pancreatico o mellito, che si
estrinseca con alterazioni metabolica dovute fondamentalmente ad una diminuita capacit dei vari tessuti
ad utilizzare il glucosio. Ne deriva uniperglicemia. Quando la glicemia supera il valore soglia di 160-180 mg
su 100 ml il glucosio viene eliminato dai reni e compare nelle urine: glicosuria. A determinare liperglicemia
concorre anche laccentuata gluconeogenesi a spese di aa che vengono distolti dalla loro funzione primaria,
ovvero la sintesi proteica. La diminuita utilizzazione del glucosio obbliga i tessuti a ricavare energia dai lipidi
e dagli aa. La conseguente accentuata mobilizzazione di FA dal tessuto adiposo, induce aumento dei NEFA
nel sangue. La captazione da parte del fegato di una maggiore quantit di FA e glicerolo liberati dal tessuto
adiposo produce steatosi epatica ed aumento delle VLDL nel sangue. Inoltre vengono prodotti corpi
chetonici (dalleccessivo catabolismo epatico degli FA) che nel lungo periodo non riescono a venire
controbilanciati da una adeguata utilizzazione ossidativa nei tessuti extraepatici: si ha quindi un loro
accumulo nel sangue (chetonemia) ed eliminazione con le urine (chetonuria). Inoltre un eccesso di corpi
chetonici dannoso, in quanto pu alterare lequilibrio acido-base e idro-elettrolitico del plasma e
dellorganismo con instaurarsi di acidosi; questa condizione, nota come chetosi o acidosi diabetica, pu
portare al coma.
Linsulino-deficienza produce diabete di tipo I, o insulino-dipendente, al quale si ascrive circa il 10% dei
diabetici. Linsulino-resistenza produce il diabete di tipo II, o insulino-indipendente, molto pi diffuso (90%
dei diabetici). I diabetici di tipo II sono generalmente obesi, hanno elevati tassi ematici di insulina e
recettori insulinici superficiali scarsi per down regulation. Se nel caso di diabete di tipo I si somministra
insulina porcina che comunque provoca una scarsa reazione immunitaria e che differisce da quella umana
da un aa di alanina al posto di quello della treonina nellaa C-terminale della catena B, si pu comunque
portare, col tempo, allo sviluppo di anticorpi anti-insulina.
Insulino-resistenza
Per insulino-resistenza (IR) si intende ogni condizione nella quale una determinata quantit di insulina
evoca una risposta biologica anormale. LIR consegue alluno o allaltro dei meccanismi eziologici sotto
elencati:
1. Anomalie del prodotto di secrezione delle cellule
- Anomala molecola dellinsulina
- Conversione incompleta della proinsulina in insulina
2. Antagonisti dellinsulina in circolo
- Elevata concentrazione ematico degli ormoni antagonisti
- Anticorpi anti-insulina
- Anticorpi anti-recettori dellinsulina
3. Anomalie dei tessuti bersaglio
- Diminuito numero dei recettori insulinici
- Difetto post recettoriale
Anomala composizione dellinsulina. La sostituzione di un aa con un altro per mutazione genica pu
diminuire o annullare lattivit dellinsulina, quando laa sostituito occupa una posizione critica per lazione
dellormone. Per esempio, in un paziente diabetico che presentava elevata glicemia ed insulinemia si
potuto accertare che la sua insulina era anomala per sostituzione del residuo di fenilanina nella posizione
24 della catena con quello di leucina. Ovviamente questo paziente rispondeva molto bene con la
somministrazione di insulina esogena.
Incompleta conversione della proinsulina in insulina. Questo difetto, ancora riferibile ad anomalia del gene
della pre-proinsulina, consiste nella sostituzione di un residui di un aa con un altro nella zona di distacco del
peptide di connessione con linsulina. Questa sostituzione previene lattacco proteolitico della proteasi
responsabile della conversione proinsulina ----> insulina.
Elevata concentrazione in circolo degli antagonisti insulinici. Pu trattarsi di antagonisti ormonali (ad es,
cortisolo, GH, glucagone e catecolamine) o di anticorpi anti insulinici, che vengono prodotti nei pazienti
trattati cronicamente con insulina esogena. Pi che produrre una vera propria insulino-resistenza, questi
anticorpi, legando e non rilasciando linsulina presente nel plasma, modificano il decorso dellazione
dellinsulina esogena. Altra possibilit costituita dalla formazione di autoanticorpi anti-recettori
dellinsulina che, legandosi agli stessi recettori, ne prevengono il legame con linsulina.
Deficienza dei recettori insulinici. Un diminuito numero di recettori di membrana dellinsulina alla base di
alcune situazioni fisiopatologiche, le pi comuni delle quali sono lobesit ed il diabete insulino
indipendente (II). Poich le cellule sono dotate di molti pi recettori (il 90% dei recettori sono recettori di
riserva solo potenzialmente funzionanti) di quanti si leghino effettivamente allinsulina, la diminuzione del
loro numero totale comporta una minore probabilit di legame con linsulina particolarmente quando
questa presente in piccole quantit. Ci implica uno spostamento a destra della curva che esprime lentit
della risposta a dosi crescenti di insulina; solo a concentrazioni elevate di insulina la risposta massimale.
La diminuzione del numero dei recettori dellinsulina implica quindi una diminuita sensibilit allinsulina.
Difetti post-recettoriali. In ultimo ci sono i difetti post-recettoriali i quali consistono in una anomalo
accoppiamento del complesso insulina-recettore e trasporto del glucosio ed altri eventi metabolici
indotti dallinsulina. Questi difetti si rivelano con una diminuzione dellazione insulinica ad ogni
concentrazione: diminuita capacit di risposta allinsulina.
Linsulino-resistenza del muscolo scheletrico
Linsulino-resistenza una riduzione della capacit dell'organismo di eliminare un carico di glucosio dal
circolo in risposta all'azione esercitata dallinsulina. L'insulina, stimolando il trasporto di glucosio dal sangue
ai tessuti, come il muscolo scheletrico, regola la concentrazione di glucosio nel sangue. L'insulina, un
ormone chiave nella regolazione del metabolismo, stimola energicamente il trasporto di glucosio dal
sangue ai tessuti, come il muscolo scheletrico, che esprimono il GLUT4, il trasportatore del glucosio
regolato dall'ormone. A causa della elevata reattivit del muscolo scheletrico all'insulina e la grande massa
complessiva muscolare, la maggior parte del glucosio che viene eliminato dal sangue in risposta all'insulina
negli esseri umani immagazzinato come glicogeno nel muscolo scheletrico. Quando il trasporto di glucosio
stimolato dall'insulina nel muscolo scheletrico diminuisce, come avviene nelle persone con diabete, il
risultato l'incapacit di mantenere la glicemia entro valori normali. Cos, il muscolo scheletrico gioca un
ruolo primario nel mantenimento di normali concentrazioni di glucosio nel sangue.
Trasporto di glucosio mediato dallinsulina
Il glucosio non ha la capacit di entrare nelle cellule liberamente, infatti il suo passaggio legato alla
presenza di una proteina trasportatrice per il trasporto facilitato. I due pi importanti trasportatori per il
glucosio a livello delle cellule muscolari sono il GLUT1 e il GLUT4. Il GLUT1 sempre presente sulla
membrana plasmatica, mentre il GLUT 4, nello stato basale, presente in un deposito intracellulare ed
richiamato sulla faccia esterna della membrana plasmatica in concomitanza con 3 eventi biochimici:
1. la presenza dellinsulina;
2. la contrazione muscolare;
3. lipossia tissutale.
Trasduzione del segnale insulinico. Perch il GLUT4 traslochi sulla membrana plasmatica quindi
necessario che linsulina si leghi al suo recettore. Linsulina legata al recettore innesca una cascata di eventi
che porta alla fine alla traslocazione del trasportatore. I recettori per linsulina sono composti da 2 subunit
e 2 . Linsulina si lega al suo recettore IRS (Insulin receptor substrate) sulla subunit extracellulare ed
inizia una auto-fosforilazione del dominio di tirosina (Tyr) nelle subunit intra-cellulari. Il substrato IRS-1
viene fosforilato a livello dei suoi residui di Tyr. Questa subsequenza conduce di conseguenza allattivazione
del fosfatidilinositolo 3 chinasi (PI3K). Il PI3K un enzima chiave nel segnale dellinsulina e nel meccanismo
di trasporto del glucosio, bisogna che le subunit catalitiche vengano fosforilate, attivandolo. Il PI3K una
volta attivato, converte il fosfolipide di membrana PIP2 in PIP3. Il PIP3 attiva indirettamente unaltra
chinasi, la PKB. Quando si lega al PIP3, PKB viene fosforilata e attivata. Gli effetti noti dellattivazione della
PKB sono:
a) traslocazione del GLUT4 sulle membrane favorendo cos lassunzione del glucosio (nel tessuto
adiposo e muscolo);
b) attivazione della GS, mediante fosforilazione e quindi inibizione della GSK3.
Per completare il collegamento tra questa via e lassunzione di glucosio, c bisogno di un altro segnale. Un
nuovo substrato trovato per questa PKB, lAS 160, il quale risulta essere molto importante per questa
ulteriore tappa. Comunque la comprensione della cascata degli eventi molecolari insulina-dipendente non
sono ancora completamente chiariti. Pu risultare ovvio che unalterazione della cascata di eventi indotta
dallazione dellinsulina pu portate ad uninsensibilit dei tessuti allormone stesso e quindi alla necessit
di maggiori quantit di insulina per ottenere una risposta biologica adeguata (condizione di insulino-
resistenza).
Meccanismi molecolari alla base dellinsulino-resistenza
Un eccesso di FA circolanti stato associato in modo consistente a una riduzione dellazione insulinica e
allinsorgenza di IR. Un aumento cronico del grasso corporeo quale riscontrabile nellobesit e pressoch
costantemente nel diabete mellito di tipo II (DM2) si associa a un eccesso di FA circolanti legato soprattutto
a un aumentato rilascio da parte dellaumentata massa adiposa. Da uno studio, emerso che linfusione
endovenosa di FA riduce inoltre luptake di glucosio tissutale e in particolare quello muscolare sia in
condizioni basali che durante infusione concomitante di insulina anche in soggetti sani o in modelli animali
fisiologici. La capacit di interferire con lazione insulinica muscolare anche in soggetti normalmente
insulino-sensibili suggerisce che gli FA giochino un ruolo precoce nella patogenesi della riduzione della
azione insulinica associata a sovrappeso e obesit.
La conoscenza dei meccanismi attraverso i quali gli FA inducono insulino-resistenza potrebbe pertanto
risultare determinante nella comprensione della sua origine e storia naturale. Ma nonostante i meccanismi
attraverso i quali un eccesso lipidico determina insulino-resistenza siano oggetto di intensissimo studio in
quanto chiave fondamentale nella comprensione di tale alterazione metabolica, essi sono in parte ancora
da chiarire. In particolare i meccanismi potenziali degli effetti degli FA sullazione insulinica rimangono in
larga parte da definire. Si ipotizza che ci possa essere una alterazione della cascata di eventi del segnale
insulinico cos da ridurre i livelli di attivazione di alcune proteine chiave, come ad es. PI3K
1
oppure una
competizione tra i substrati lipidici e glucidici per lutilizzazione ossidativa.
2-4
Inoltre gli FA potrebbero
contribuire a ridurre lazione insulinica muscolare in modo indiretto attraverso un aumento dello stress
ossidativo sistemico.
5

Metabolismo dei FA ed insulino-resistenza
Sono molti gli studi che hanno esaminato la relazione tra IR ad alterazioni nel metabolismo dei lipidi nei
muscoli scheletrici. In uno studio stato osservato che i livelli di ceramidi intramuscolari erano pi elevati
in soggetti obesi e diabetici rispetto al gruppo di controllo sano. I dati di altri studi hanno dimostrato che il
contenuto di lipidi intramuscolari e la sensibilit allinsulina sono negativamente correlati.
6-10
Quindi
laccumulo di acil-CoA a lunga catena (LC-CoA), diacilgliceroli (DAG) e ceramidi si dimostrato avere un
effetto negativo sul segnale dellinsulina nei muscoli scheletrici (Fig. 1). In ultima analisi, queste alterazioni
nella segnalazione cellulare sono state collegate ad una riduzione del metabolismo e delluptake del
glucosio stimolato dallinsulina, cio ad IR.
11


Fig. 1. Relazione tra azione insulinica sistemica e contenuto muscolare umano di LC-CoA. GIR, % di infusione di glucosio; FFM,
massa grassa libera. Correlazione significativa (P = 0.01) tra azione dellinsulina e contenuti di LC-CoA, con un coefficiente di
correlazione r
2
= 0.34. (Img da: Ellis BA et al. Longchain acyl-CoA esters as indicators of lipid metabolism and insulin sensitivity in rat
and human muscle. Am J Physiol Endocrinol Metab. 2000;279:E554E560).

Pertanto, se la catena di eventi iniziata da un accumulo di intermedi lipidici responsabile dell'insorgenza
di IR nel muscolo, necessario che tali meccanismi cellulari che portano a queste alterazioni nell'accumulo
di lipidi intracellulari vengano ben compresi. Recenti studi hanno dimostrato che l'accumulo di LC-CoA,
DAG, ceramidi, o qualsiasi combinazione di questi prodotti lipidici, influenza negativamente l'attivazione
della cascata indotta dal segnale dell'insulina.
12, 13
Quindi, in definitiva la domanda importante che
dobbiamo porci : Quali sono i meccanismi cellulari che portano all'accumulo iniziale di intermedi lipidici
intracellulari? Questi meccanismi non sono stati completamente chiariti, ma i dati hanno dimostrato che
l'accumulo di lipidi pu essere prevalentemente attribuibile ad una minore ossidazione di FA, ad un
maggior uptake degli stessi, o ad entrambe le condizioni presenti nell'insulino-resistenza del muscolo
scheletrico. Se questa ipotesi fosse corretta, quindi, un mismatch tra alti livelli di uptake degli FA e bassi
livelli di ossidazione degli stessi potrebbe facilmente tradursi in un accumulo di intermedi lipidici
intramuscolari.
1. Aumento delluptake degli FA nelle cellule muscolari
Un elevato uptake di FA da parte delle cellule muscolari pu rappresentare un importante meccanismo
cellulare che porta ad un accumulo di lipidi intracellulari. Nell'insulino-resistenza muscolo scheletrica degli
animali con obesit, DM2, o entrambe le patologie, i livelli di uptake degli FA nelle fibre muscolari
ossidative o miste sono notevolmente aumentati.
14-17
Infatti uno studio ha dimostrato che il trasporto del
palmitato nelle cellule muscolari maggiore nei soggetti obesi e DM2 rispetto a soggetti magri e in
sovrappeso. Tuttavia, i dati non forniscono alcuna correlazione riguardo alla comprensione dei meccanismi
cellulari che possono essere responsabili dei pi elevati livelli di uptake di FA nell'insulino-resistenza
muscolare. risaputo che l'uptake degli FA determinato, almeno in parte, dalle loro concentrazioni
plasmatiche. Quando le condizioni sperimentali sono mantenute costanti, le alte concentrazioni di FA sono
associate a pi alti livelli di uptake degli FA, sia a riposo sia durante contrazione muscolare.
18
Ovviamente il
fatto che la concentrazione plasmatica di FA, e quindi la loro disponibilit, tende ad essere pi elevata nei
soggetti obesi e/o con insulino-resistenza e DM2, pu parzialmente spiegare i livelli pi elevati di uptake di
FA nell'insulino-resistenza muscolare.
Ma a cosa pu essere dovuto tale aumentato uptake? Nelle cellule muscolari umane e animali, la FABP
PM
e
la CD36 sono tra le diverse proteine chiave che sono state identificate come proteine di trasporto degli FA.
In condizioni fisiologiche note per aumentare i livelli di uptake degli FA (come la stimolazione indotta
dall'insulina, l'esercizio fisico/contrazione muscolare, o la stimolazione indotta dalla leptina), la FABP
PM
e la
CD36 hanno dimostrato di effettuare una traslocazione sulla membrana plasmatica.
19-21
La sovra-
espressione di FABP
PM
e di CD36 nel muscolo scheletrico si dimostrata capace di aumentare l'uptake degli
FA nel muscolo, mentre una mutazione nelle CD36 del muscolo scheletrico stata associata a diminuzione
dei livelli di uptake di FA.
22-24
Questi risultati suggeriscono che i difetti relativi alla stimolazione del sistema
di uptake possono causare un aumento dei livelli di uptake degli FA e portare ad un accumulo di intermedi
lipidici. In linea con questo concetto, i dati hanno mostrato che elevati livelli di uptake di FA nei soggetti con
IR sono associati con un aumentato contenuto proteico totale di FABP
PM
e con un trasferimento
permanente di CD36 alla membrana plasmatica.
25

Quindi, un maggior contenuto di FABP
PM
o di CD36 sulla membrana plasmatica, o di entrambi i
trasportatori, pu fornire un meccanismo cellulare attraverso il quale i livelli di uptake degli FA aumentano
nell'insulino-resistenza muscolare.
2. Riduzione della capacit ossidativa degli FA nelle cellule muscolari
La capacit ossidativa muscolare e, pi specificamente, la capacit del muscolo di ossidare gli FA sembrano
essere buoni predittori della sensibilit all'insulina. Quindi, sulla base di questa osservazione, diversi gruppi
di ricercatori hanno cercato di dimostrato che il contenuto mitocondriale, la funzione mitocondriale, e la
capacit ossidativa sono ridotti nei soggetti obesi con IR e DM2. La ridotta capacit ossidativa osservata nei
soggetti obesi, con DM2, o che presentano entrambe le patologie, pu giocare un ruolo molto importante
nella patogenesi dellIR.
26-28

La capacit ossidativa viene comunemente valutata misurando il contenuto e l'attivit dei principali enzimi
mitocondriali. Numerosi studi hanno dimostrato che le attivit della CPT1 e di altri enzimi mitocondriali
chiave, come ad esempio la citrato sintetasi e la -idrossiacil-CoA deidrogenasi, sono significativamente
ridotte nel muscolo scheletrico di soggetti con obesit, DM2, o entrambe le patologie.
29-31



Insulino-resistenza ed esercizio fisico
L'attivit fisica, induce importanti effetti metabolici ed considerata una componente fondamentale di
ogni modalit di trattamento per le persone con obesit e DM2 o pi in generale per soggetti con patologie
di tipo metabolico, quindi potrebbe giocare un ruolo importante nella riduzione di un quadro di IR.
Trasporto di glucosio mediato dalla contrazione
Linsulina non il solo mediatore coinvolto nel trasporto di glucosio. La contrazione, come gi accennato,
stimola il trasporto attraverso vie differenti dal segnale indotto dallinsulina. Il GLUT 4 trasloca sulla
membrana attraverso entrambi i segnali. Il Ca
2+
, un importante 2 messaggero coinvolto in molte vie di
traduzione del segnale, esso stato riconosciuto come una importante molecola segnale per il trasporto di
glucosio in risposta alla contrazione. Quindi leffetto ipoglicemizzante dovuto dallesercizio fisico potrebbe
essere indotto dallaumento delle concentrazioni di Ca
2+
legate allattivit muscolare. Solo che le
concentrazioni di calcio rilasciato dal SR dopo un potenziale dazione rimangono elevate esclusivamente
durante la fase di contrazione, a differenza del trasporto di glucosio che rimane elevato per tempi pi
lunghi. Inoltre, stata scoperta nel muscolo scheletrico una proteina chinasi, chiamata AMPK che riveste un
ruolo molto importante per il trasporto di glucosio durante la contrazione. Altre ipotesi di molecole segnale
coinvolte nel processo sono la proteina chinasi calmodulina calcio-dipendente (CaMK) e la proteina chinasi
C. Quindi oltre alla presunta aumentata sensibilit allinsulina indotta da una attivit fisica regolare,
lesercizio fisico pu contribuire a migliorare lomeostasi glucidica anche attraverso meccanismi differenti.
Esercizio fisico e insulino-resistenza
Inoltre, stato dimostrato che un miglioramento della sensibilit all'insulina potrebbe essere misurata per
diverse ore e fino a pochi giorni dopo una singola sessione di esercizio sia in soggetti sani che in soggetti
con obesit e diabete.
32, 32
Al contrario, pochi giorni di vita sedentaria potrebbe ridurre notevolmente la
sensibilit all'insulina.
34

In conformit con questa evidenza, l'American Diabetes Association e l'American College of Sports
Medicine hanno formulato raccomandazioni per quanto riguarda l'attivit fisica, che includono attivit
aerobica ad intensit moderata per almeno 150 minuti a settimana o esercizio aerobico vigoroso per
almeno 90 minuti a settimana. Inoltre si raccomanda che le persone svolgano attivit fisica almeno tre
giorni a settimana, con non pi di due giorni consecutivi senza attivit fisica.
35, 36
Pertanto, l'attivit fisica,
anche se di pi breve durata, considerata una componente fondamentale di ogni modalit di
trattamento, che deve includere anche una lieve-moderata restrizione calorica per le persone con obesit
e/o DM2. Sebbene il valore di una regolare attivit fisica come modalit di trattamento sia indiscussa, i
meccanismi cellulari indotti dall'attivit fisica che portano ad un miglioramento della sensibilit all'insulina
e della funzione metabolica non sono ancora stati chiaramente definiti.
In uno studio, stato osservato che in opposizione alla relazione inversa generalmente osservata tra i livelli
intramuscolari di intermedi lipidici e la sensibilit all'insulina nei soggetti obesi e in soggetti affetti da DM2, i
soggetti sedentari magri e quelli che svolgono un'attivit fisica regolare presentavano paradossalmente una
marcata sensibilit all'insulina, nonostante i livelli elevati di TG intramuscolari (Fig. 2).
36, 37

Fig. 2. Sensibilit allinsulina in soggetti magri e obesi, in soggetti obesi con DM2, e in soggetti sottoposti ad allenamento. *, P <
0.05 vs gruppo obesi e DM2; **, P < 0.05 vs solo gruppo DM2. Risultati medi SE. (Img. da: Goodpaster BH, He J, Watkins S, Kelley
DE. Skeletal muscle lipid content and insulin resistance: evidence for a paradox in endurance-trained athletes. J Clin Endocrinol
Metab. 2001;86:57555761).

Infatti stato dimostrato che lesercizio fisico aumenta il contenuto di TG intramuscolari a scapito di altri
intermedi lipidici pi labili come ceramidi e DAG che inducono IR. Ci suggerisce che gli elevati livelli di TG
intramuscolari possono essere un adattamento metabolico positivo indotto da una regolare attivit fisica
ed stato suggerito che livelli pi elevati di TG intramuscolari possono essere utili in quanto indirizzano
verso una loro utilizzazione come fonte di combustibile ossidabile.
38
In effetti, la prova ha suggerito che
l'esercizio fisico pu stimolare la sintesi di TG nel muscolo e ridurre l'accumulo di altri intermedi lipidici pi
labili, come i ceramidi e i DAG.
39

Nello stesso studio stato anche osservato che una singola sessione di esercizio fisico pu effettivamente
prevenire IR indotta dai lipidi dopo aver aumentato di quattro volte la concentrazione plasmatica di FA. I
soggetti sottoposti ad allenamento, infatti, non solo mostravano uninversione di tale danneggiamento
della sensibilit allinsulina indotta dagli FA il giorno successivo (che nei soggetti tenuti a riposo era
dellordine del 30%), ma anche un incremento del 25% sopra il livello basale dellindice di sensibilit,
dimostrando che lesercizio fisico aumenta lossidazione degli FA, e conduce ad una aumentata sensibilit
allinsulina (Fig. 3).


Fig. 3. Una singola sessione di esercizio previene lIR indotta dai lipidi. LIR fu misurata prima (giorno 1) e durante (giorno 2)
linfusione di lipidi ed eparina. Le linee collegate dai punti indicano i livelli di Si al giorno 1 e 2 dei singoli soggetti. Valori medi
SEM (n = 8). * P < 0.001 vs giorno 1 nei rispettivi trial;
t
P < 0.001 vs giorno 2 SED. (vedere tipo di prova effettuata). (Img. da: Schenk
S, Horowitz JF. Acute exercise increases triglyceride synthesis in skeletal muscle and prevents fatty acidinduced insulin resistance. J
Clin Invest. 2007;117:16901698).
Dal momento che la resistenza all'insulina e l'accumulo di lipidi intramuscolari sono legati ad un mismatch
tra gli elevati livelli di uptake degli FA e concomitanti bassi livelli di ossidazione degli stessi, sulla base di
questi risultati, stato suggerito che un aumento della capacit ossidativa indotto dall'esercizio fisico pu
essere un importante meccanismo cellulare attraverso cui una attivit fisica regolare possa correggere il
mismatch della cinetica degli FA e migliorare l'azione dell'insulina nel muscolo scheletrico.
Di fatti, noto che i livelli di ossidazione degli FA possono aumentare da 3 a 10 volte in seguito ad attivit
fisica e che una aumentata ossidazione osservabile anche in soggetti obesi e diabetici. Pertanto,
ipotizzabile che un aumento dei livelli di ossidazione degli FA nel muscolo IR, durante l'esercizio fisico, pu
rappresentare un meccanismo importante per eliminare il mismatch tra l'uptake e l'ossidazione degli FA
che caratterizza l'IR muscolare, regolando i livelli di intermedi lipidi intramuscolari. Infatti, in un altro studio,
un aumento della capacit ossidativa e un miglioramento nella sensibilit all'insulina sono strettamente
correlate quando i soggetti sono sottoposti ad un rigoroso programma di allenamento.
40

Questo ultimo dato rafforza lipotesi che uno degli effetti a lungo termine dell'esercizio fisico potrebbe
essere dovuto proprio ad una correzione del mismatch tra uptake ed ossidazione di FA; laumento della
sensibilit allinsulina potrebbe anche essere dovuto ad una maggiore capacit mitocondriale e ad maggiore
attivit e/o quantit di proteine chiave nel segnale dell'insulina.








Lipid
Intermediates
Lipid
Intermediates
Lipid
Intermediates
FA Uptake
FA Uptake
FA Uptake
FA Oxidation
FA Oxidation
FA Oxidation
Healthy Muscle
Insulin-resistant Muscle
Insulin-resistant Muscle with Exercise Training


Bibliografia
1. Kruszynska YT., Worrall DS., Ofrecio J., Frias JP., Macaraeg G., Olefsky JM. Fatty acid-induced insulin
resistance: decreased muscle PI3K activation but unchanged AKT phosphorylation. J. Clin.
Endocrinol. Metab. 87 (1): 226-34; Jan. 2002.
2. Stump CS., Short KR., Bigelow ML., Schimke JM., Nair KS. Effect of insulin on human skeletal muscle
mitochondrial ATP production, protein synthesis, and mRNA transcripts. Proc Natl Acad Sci U S A
100 (13):7996-8001, Jun. 2003.
3. Shetty GK., Economides PA., Horton ES., Mantzoros CS. and Veves A. Circulating adiponectin and
resistin levels in relation to metabolic factors, inflammatory markers, and vascular reactivity in
diabetic patients and subjects at risk for diabetes. Diabetes Care 27 (10): 2450-57, Oct. 2004.
4. Shulman GI. Cellular mechanisms of insulin resistance. J. Clin. Invest. 106 (2): 171-6, Jul. 2000.
5. Ueno N., Dube MG., Inui A., Kalra PS., Kalra SP. Leptin modulates orexigenic effects of ghrelin and
attenuates adiponectin and insulin levels and selectively the dark-phase feeding as revealed by
central leptin gene therapy. Endocrinology 145 (9): 4176-84, Sep. 2004.
6. Straczkowski M, Kowalska I, Baranowski M, et al. Increased skeletal muscle ceramide level in men
at risk of developing type 2 diabetes. Diabetologia. 2007;50: 23662373.
7. Bruce CR, Thrush AB, Mertz VA, et al. Endurance training in obese humans improves glucose
tolerance and mitochondrial fatty acid oxidation and alters muscle lipid content. Am J Physiol
Endocrinol Metab. 2006;291:E99E107.
8. Houmard JA, Tanner CJ, Yu C, et al. Effect of weight loss on insulin sensitivity and intramuscular
long-chain fatty acyl-CoAs in morbidly obese subjects. Diabetes. 2002;51:29592963.
9. Ellis BA, Poynten A, Lowy AJ, et al. Longchain acyl-CoA esters as indicators of lipid metabolism and
insulin sensitivity in rat and human muscle. Am J Physiol Endocrinol Metab. 2000;279:E554E560.



Disfunzione mitocondriale


Exercise


+ Uptake FA
- Ossidazione FA

GLUT4
Exercise
+








10. Chavez JA, Summers SA. Characterizing the effects of saturated fatty acids on insulin signaling and
ceramide and diacylglycerol accumulation in 3T3L1 adipocytes and C2C12 myotubes. Arch
Biochem Biophys. 2003;419:101109.
11. Hegarty BD, Furler SM, Ye J, et al. The role of intramuscular lipid in insulin resistance. Acta Physiol
Scand. 2003;178: 373383.
12. Cooney GJ, Thompson AL, Furler SM, et al. Muscle long-chain acyl CoA esters and insulin resistance.
Ann N Y Acad Sci. 2002;967:196207.
13. Powell DJ, Turban S, Gray A, et al. Intracellular ceramide synthesis and protein kinase Czeta
activation play an essential role in palmitate-induced insulin resistance in rat L6 skeletal muscle
cells. Biochem J. 2004;382:619629.
14. Chabowski A, Chatham JC, Tandon NN, et al. Fatty acid transport and FAT/CD36 are increased in red
but not in white skeletal muscle of ZDF rats. Am J Physiol Endocrinol Metab. 2006;291:E675E682.
15. Luiken JJ, Arumugam Y, Dyck DJ, et al. Increased rates of fatty acid uptake and plasmalemmal fatty
acid transporters in obese Zucker rats. J Biol Chem. 2001; 276:4056740573.
16. Turcotte LP, Swenberger JR, Zavitz TM, Yee AJ. Increased fatty acid uptake and altered fatty acid
metabolism in insulinresistant muscle of obese Zucker rats. Diabetes. 2001;50:13891396.
17. Todd MK, Yaspelkis BB III, Turcotte LP. Short-term leptin treatment increases fatty acid uptake and
oxidation in muscle of high fat-fed rats. Metabolism. 2005;54:12181224.
18. Turcotte LP, Petry C, Kiens B, Richter EA. Contraction-induced increase in Vmax of palmitate uptake
and oxidation in perfused skeletal muscle. J Appl Physiol. 1998;84:17881794.
19. Bonen A, Luiken JJ, Arumugam Y, et al. Acute regulation of fatty acid uptake involves the cellular
redistribution of fatty acid translocase. J Biol Chem. 2000;275:1450114508.
20. Luiken JJ, Dyck DJ, Han XX, et al. Insulin induces the translocation of the fatty acid transporter
FAT/CD36 to the plasma membrane. Am J Physiol Endocrinol Metab. 2002;282:E491E495.
21. Steinberg GR, Dyck DJ, Calles-Escandon J, et al. Chronic leptin administration decreases fatty acid
uptake and fatty acid transporters in rat skeletal muscle. J Biol Chem. 2002;277:88548860.
22. Clarke DC, Miskovic D, Han XX, et al. Overexpression of membrane-associated fatty acid binding
protein (FABPpm) in vivo increases fatty acid sarcolemmal transport and metabolism. Physiol
Genomics. 2004;17:3137.
23. Bonen A, Han XX, Habets DD, et al. A null mutation in skeletal muscle FAT/ CD36 reveals its
essential role in insulinand AICAR-stimulated fatty acid metabolism. Am J Physiol Endocrinol Metab.
2007;292:E1740E1749.
24. Coburn CT, Knapp FF Jr, Febbraio M, et al. Defective uptake and utilization of long chain fatty acids
in muscle and adipose tissues of CD36 knockout mice. J Biol Chem. 2000;275:3252332529.
25. Bonen A, Parolin ML, Steinberg GR, et al. Triacylglycerol accumulation in human obesity and type 2
diabetes is associated with increased rates of skeletal muscle fatty acid transport and increased
sarcolemmal FAT/CD36. FASEB J. 2004; 18:11441146.
26. Schrauwen-Hinderling VB, Kooi ME, Hesselink MK, et al. Impaired in vivo mitochondrial function but
similar intramyocellular lipid content in patients with type 2 diabetes mellitus and BMImatched
control subjects. Diabetologia. 2007;50:113120.
27. Kelley DE, He J, Menshikova EV, Ritov VB Dysfunction of mitochondria in human skeletal muscle in
type 2 diabetes. Diabetes. 2002;51:29442950.
28. Holloway GP, Thrush AB, Heigenhauser GJ, et al. Skeletal muscle mitochondrial FAT/CD36 content
and palmitate oxidation are not decreased in obese women. Am J Physiol Endocrinol Metab.
2007;292:E1782E1789.
29. Hulver MW, Berggren JR, Cortright RN, et al. Skeletal muscle lipid metabolism with obesity. Am J
Physiol Endocrinol Metab. 2003;284:E741E747.
30. Kim JY, Hickner RC, Cortright RL, et al. Lipid oxidation is reduced in obese human skeletal muscle.
Am J Physiol Endocrinol Metab. 2000;279:E1039E1044.
31. Simoneau JA, Kelley DE. Altered glycolytic and oxidative capacities of skeletal muscle contribute to
insulin resistance in NIDDM. J Appl Physiol. 1997;83:166171.
32. Cartee GD, Young DA, Sleeper MD, et al. Prolonged increase in insulin-stimulated glucose transport
in muscle after exercise. Am J Physiol. 1989;256:E494E499.
33. Devlin JT, Hirshman M, Horton ED, Horton ES. Enhanced peripheral and splanchnic insulin
sensitivity in NIDDM men after single bout of exercise. Diabetes. 1987;36:434439.
34. Dela F, Mikines KJ, von Linstow M, et al. Effect of training on insulin-mediated glucose uptake in
human muscle. Am J Physiol. 1992;263:E1134E1143.
35. American Diabetes Association. Standards of medical care in diabetes2007. Diabetes Care.
2007;30(suppl 1):S4S41.
36. Haskell WL, Lee IM, Pate RR, et al. Physical activity and public health: updated recommendation for
adults from the American College of Sports Medicine and the American Heart Association. Med Sci
Sports Exerc. 2007;39:14231434.
37. Goodpaster BH, He J, Watkins S, Kelley DE. Skeletal muscle lipid content and insulin resistance:
evidence for a paradox in endurance-trained athletes. J Clin Endocrinol Metab. 2001;86:57555761.
38. van Loon LJ, Goodpaster BH. Increased intramuscular lipid storage in the insulinresistant and
endurance-trained state. Pflugers Arch. 2006;451:606616.
39. Schenk S, Horowitz JF. Acute exercise increases triglyceride synthesis in skeletal muscle and
prevents fatty acidinduced insulin resistance. J Clin Invest. 2007;117:16901698.
40. Goodpaster BH, Brown NF. Skeletal muscle lipid and its association with insulin resistance: what is
the role for exercise? Exerc Sport Sci Rev. 2005;33:150154.

Potrebbero piacerti anche