Un gruppo di Zande schierati in ordine di battaglia (da People o all !ations".
#useo !a$ionale delle Arti e %radi$ioni Popolari #useo !a$ionale delle Arti e %radi$ioni Popolari HOME CHI SIAMO ORGANI STATUTO REGOLAMENTO CODICE DEONTOLOGICO CONTATTI Codice Deontologico &ocumento preparato dal 'ruppo di (a)oro sulla &eontologia Proessionale del *onsiglio &iretti)o dell+A.,.S.-.A. costituito da Armando *atemario (*oordinatore", Antonino *ola.anni, Paola /alteri, (uciana #ariotti, Adriano Santiemma. 0oma, 12 !o)embre 1333. Preambolo (e discipline &.-.A., nell4ambito delle loro numerose )ariet5 di orientamenti teorici e metodologici e dei dierenti interessi speciici, ri)olti a certi oggetti di studio o a certe regioni geograiche del mondo, hanno maniestato nel loro recente cammino alcune concordan$e di ondo su due punti ondamentali6 a" l4interesse per le dieren$e e le somiglian$e tra le orme colletti)e di )ita, nel corso dei processi storici del passato e del presente, all4interno dell4unitariet5 della condi$ione umana7 b" l4atten$ione ri)olta allo studio dei processi di genera$ione, diusione e cambiamento dei complessi colletti)i di conoscen$e, )alori e schemi di a$ione, nonch8 dei patrimoni materiali e immateriali. 9uesto insieme di discipline ha anche aermato la natura storico:etnica, colletti)a, creati)a, trasmissibile dei enomeni socio:culturali, che tutta)ia non considera pri)i di rela$ione con il processo di e)olu$ione biologica della specie umana7 ha sostenuto la necessit5 della compara$ione e della contestuali$$a$ione7 ha sottolineato l4opportunit5 della ormula$ione di prudenti generali$$a$ioni, sia sulla nascita e lo s)iluppo della dieren$ia$ione sociale e culturale nella storia dell4uomo, sia sulle dinamiche che hanno accompagnato il conigurarsi delle attuali societ5 e culture complesse. !ella loro storia ;ueste discipline hanno spesso cercato di ormulare princ<pi comuni di ricerca, elementi di consenso su aspetti generali e su certe regole di condotta nel la)oro ;uotidiano. Particolarmente signiicati)o per la storia di ;uesti studi nel nostro Paese, pu= essere considerato il noto #emorandum per l4Antropologia *ulturale, sottoscritto nel 19>8 da un gruppo di studiosi italiani attorno a una deini$ione dell4ambito d4indagine, delle linee teorico:metodologiche di ondo e dell4uso sociale della ricerca. (e discipline &.-.A. hanno elaborato, e continuamente rielaborano, conce$ioni della propria identit5 speciica nell4ambito delle scien$e sociali e storiche. -sse si pongono il problema della responsabilit5 scientiica e sociale nei riguardi del mondo circostante e sentono come urgente la necessit5 di stabilire, attra)erso l4accordo tra tutti i cultori di ;uesti studi e ricerche, un minimo di norme e princ<pi generali che ser)ano di orientamento, nei rapporti sia esterni sia interni, per i membri dei gruppi che si identiicano con le dette discipline. ,n tal senso esse ritengono opportuno che i rapporti con i soggetti studiati e l4e)entuale utili$$a$ione delle ricerche nell4ambito di a$ioni pratiche, nonch8 le atti)it5 di produ$ione della conoscen$a e la sua trasmissione e comunica$ione all4esterno, )engano portati a compimento nell4ambito di un insieme di regole comportamentali, pensate e proposte a garan$ia dei diritti delle persone e cose oggetto di indagine, degli stessi specialisti di ;ueste materie, come pure del pubblico in senso ampio, nonch8 della ;ualit5 ed eicacia del la)oro s)olto. %ali regole e princ<pi, rutto dell4esperien$a scientiica e proessionale degli antropologi, nel nostro come in altri paesi, )engono per= concepiti pi? come regole e princ<pi di orientamento e di orma$ione generale che non come articoli di un codice giuridico in senso stretto. Principi generali (e norme speciiche di ;uesto *odice riguardano i compiti e le responsabilit5 scientiiche, i rapporti con i gruppi sociali studiati e con gli inormatori, con i committenti e i inan$iatori, con i colleghi, con gli studenti, con il grande pubblico e i me$$i di comunica$ione di massa. Si ritengono tutta)ia importanti i seguenti princ<pi di carattere generale, che riguardano le condi$ioni socio:culturali di produ$ione della conoscen$a e i suoi processi di comunica$ione e circola$ione6 1. ,l rispetto per le culture di)erse dalla propria de)e essere principio ondamentale di orientamento della ricerca antropologica, soprattutto come principio di orientamento conosciti)o, secondo il ;uale la considera$ione per una cultura che non si condi)ide de)e pre)alere sulle proprie posi$ioni e con)in$ioni personali. ,l rierimento dell4antropologo ad orientamenti di )alore, tra i ;uali lo stesso rispetto per le culture si anno)era, contribuisce ad alimentare il processo conosciti)o, poich8 pu= ornire stimoli alla ricerca e ;uadri di rierimento della stessa, come si argomenta successi)amente nel %itolo ,. (4assun$ione di responsabilit5 operati)e : anche dirette : nel campo dell4a$ione sociale, rientra tra i possibili impegni degli studiosi, purch8 si accompagni alla produ$ione di conoscen$e sul mondo sociale, che rispettino le regole di cui al %itolo , di ;uesto *odice. 1. ,l rispetto per i patrimoni colletti)i di idee e )alori de)e per= accompagnarsi al rispetto per le persone (e anche per la natura, per gli animali e per i beni". ,l contrasto tra le due esigen$e parallele, ;uella del rispetto per le culture e ;uella del rispetto per le persone, pu= apparire re;uentemente nel la)oro antropologico7 @ compito degli antropologi considerare ;uesta contraddi$ione come un problema cruciale sul ;uale esercitare la rilessione e l4analisi. A. ,l la)oro di ricerca e le atti)it5 pratiche ad esso connesse de)ono essere condotti in modo da non procurare danni morali o materiali ad alcun soggetto sociale coin)olto, in particolare se si tratta delle popola$ioni o dei gruppi umani oggetto di studio7 la stessa atten$ione )a prestata al momento della comunica$ione e della diusione dell4inorma$ione. 2. Una documenta$ione rigorosa alla base dei propri studi, la coeren$a delle argomenta$ioni scelte, la proondit5 e l4impegno conosciti)o nella produ$ione dei propri la)ori : non come )erit5 e certe$$e in)alicabili, ma come proposte ragione)oli di discussione oerte al dibattito critico : de)ono essere Home Notiie ! E"enti #or$m Lin%& 'eb In Libreria Ri"i&te Dottorati Men$ Principale Libro Soci ( Con&$ltaione N$o"e I&criioni I&cri"iti alla Ne)&letter Iscriviti !ome -mail Antropologia e Letterat$ra Antropologia Storica Ne)* Antropologia del la"oro e dei proce&&i economici contemporanei Ne)* Migraioni+ dinamic,e &ociali e -amiliari Ne)* Antropologia Gi$ridica Seioni Ai&ea !ome utente PassBord 0icordami 0egistrati Accesso dimenticatoC Accedi Accedi Pagina 1 di 5 Codice Deontologico | Aisea - Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropolog... 13/08/01! "ttp#//$$$.aisea.it/inde%.p"p&option'co()content*+ie$'article*id'1*Ite(id'11, condizioni ineliminabili nell'attivit di ricerca nelle discipline D.E.A. D'altra parte, il diritto di critica deve accompagnarsi al rispetto per l'opera dei colleghi. 5. Deve essere rispettato e tutelato il diritto alla riservatezza di tutte le persone implicate - a qualunque titolo - nella ricerca, poich tale diritto costituisce un limite insito nell'attivit scientiica. Titolo I - Compiti e responsabilit scientifiche Art. 1 !ncombe sull'antropologo come proessionista l'obbligo di usare schemi di rierimento teorico chiari e coerenti, procedure e tecniche scientiicamente rigorose e veriicabili. "uesti strumenti risultano indispensabili per acquisire conoscenze elaborate su dati empirici intorno al modo di pensare, di sentire e di agire dei membri di una qualsiasi collettivit umana ed eventualmente per applicare queste conoscenze a problemi sociali concreti. # opportuno inoltre produrre conoscenze adeguate e$o proporre soluzioni ai problemi sociali che tengano in conto anche il corrispondente lavoro di colleghi di altre discipline e proessioni. Art. 2 E' atto obbligo dello scrupolo nella raccolta dei dati a livello empirico, con la piena consapevolezza del loro carattere spesso incontrollabile, in relazione soprattutto a tecniche particolari come l'%osservazione partecipante% o l'%intervista intensiva%, che lasciano spazio alla soggettivit dell'interpretazione. # perci& che in tale prospettiva acquista la pi' grande importanza lo stile della ricerca in termini di cautela, onest intellettuale e apertura teorica. Art. 3 ('antropologo si impegna ad una ormazione permanente, atta di continui aggiornamenti attraverso gli strumenti della circolazione internazionale delle conoscenze. Art. 4 )na cautela particolare si impone nell'opera di diusione di teorie e generalizzazioni, in particolare per il tramite dei mezzi di comunicazione di massa, poich in tal modo si pu& avorire una assunzione eccessivamente sempliicata della loro complessit e l'acquisizione dogmatica di alse certezze, o inine ar passare una egemonia di scuola per acquisizione scientiica incontrastata. Art. 5 All'antropologo # riconosciuta la piena autonomia del proprio lavoro, sia a livello teorico *scelta dei metodi, dei punti di vista, ecc.+ sia a livello pratico *indipendenza delle proprie condizioni di ricerca+, ed # attribuita conseguentemente la piena responsabilit del proprio operato. ,utti gli studiosi delle discipline antropologiche, inoltre, hanno il diritto di esprimere, comunicare e diendere i loro studi e le loro ricerche attraverso il libero accesso ai mezzi di comunicazione proessionale *riviste, case editrici, convegni e seminari+, senza alcuna discriminazione di sorta. Art. 6 ('antropologo limiter il pi' possibile alle proprie competenze speciiche il responso pubblico sui vari problemi socio-culturali sui quali pu& essere interpellato o, una volta che gli sia richiesto un giudizio proessionale su una data realt nella quale non # suicientemente competente, dovr esplicitare il pi' chiaramente possibile il livello e i limiti delle conoscenze, sue e$o dell'intera proessione, in relazione a quella realt. Art. 7 ('antropologo dovr avere piena coscienza del carattere non scientiico, e quindi non cogente, dei propri orientamenti di valore nella ricerca e, allo stesso tempo, della loro inevitabilit nella concreta scelta e realizzazione del proprio lavoro di indagine, sia di ricerca teorica e ondamentale, sia di ricerca applicativa. # precipuo dovere proessionale dell'antropologo dichiarare in partenza quali siano i suoi orientamenti e quale nesso essi abbiano con le ipotesi e le veriiche che intende costruire e porre in atto. Art. 8 Egli assicurer la possibilit di accesso ai dati e ai risultati del proprio lavoro a chi ne accia motivata richiesta e ne garantir la conservazione per eventuali usi conoscitivi uturi, tenendo nel debito conto i diritti di persone ed enti riconosciuti come degni di protezione dal nostro ordinamento giuridico e da questo -odice proessionale in particolare. Art. Al livello di impostazione teorica generale un orientamento relativistico appare al momento attuale conseguenza della stessa prospettiva antropologica, che onda inatti la sua ragion d'essere sull'esistenza di una pluralit di contesti culturali. .i ritiene pertanto condivisibile il principio che la conoscenza di s e degli %altri% # posta in essere a partire da un %punto di vista% esplicito, da una posizione storica e intellettuale determinata, rierita a processi in atto ed a scelte collettive. .u tale conoscenza, per&, va esercitato un orte impegno critico che porti alla autoconsapevolezza piena degli orientamenti e degli impianti conoscitivi posseduti, al loro sicuro padroneggiamento, nonch alla loro possibile modiicazione e al loro eventuale progressivo superamento. Titolo II - !apporti con i "r#ppi st#$iati e con "li informatori Art. 1% insiemi di individui singoli sia come entit collettive. !l rispetto per gli interessi, le convinzioni, le suscettibilit e le aspettative dei gruppi studiati deve costituire un obbligo centrale durante tutto il periodo della ricerca, nel processo di pubblicazione dei risultati e anche dopo che questo si sia concluso. (a sicurezza, la dignit e la riservatezza dei soggetti studiati devono essere in ogni caso tutelate. Art. 11 !l ricercatore deve essere in grado di prevedere in anticipo gli eetti - sulla popolazione oggetto di studio e sul pubblico pi' in generale del luogo ove si svolge la ricerca, come anche su quello delle istituzioni di studio e di ricerca vicine e lontane - che i risultati del suo lavoro potranno determinare in termini di giudizi, commenti e azioni di terzi. /er tale ragione egli curer con molta attenzione, nei suoi scritti scientiici derivati dalla ricerca, l'attribuzione esplicita a se stesso, e alla tradizione di studi antropologici della quale a parte, di ogni interpretazione, spiegazione e commento che ar scaturire dai atti sociali 0123 Pagina di 5 Codice Deontologico | Aisea - Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropolog... 13/08/01! "ttp#//$$$.aisea.it/inde%.p"p&option'co()content*+ie$'article*id'1*Ite(id'11, osservati e raccolti (opinioni di attori sociali, descrizione di eventi, ecc.). Questa assunzione esplicita di responsabilit esterna, che salvi da responsabilit la societ studiata e i suoi attori principali venuti a contatto con il ricercatore, costituisce un obbligo da osservare costantemente. Art. 12 Il ricercatore dovr assumere come propri e rispettare accuratamente i codici locali di legge, costume e morale della societ studiata e del paese in cui essa risiede, come base necessaria per instaurare i rapporti di fiducia e di collaborazione che devono essere alla base di una ricerca antropologica sul campo. Nel caso in cui il ricercatore intenda dissociarsi da norme o costumi locali, per propria convinzione profonda o nell'intento di far prevalere il rispetto di regole universali unanimemente concordate dai paesi della comunit internazionale - come, per esempio, nel caso del rispetto dei diritti umani - egli dovr assumersi esplicitamente la responsabilit personale nei confronti della societ locale, distinguendo tale responsabilit da uella della disciplina che rappresenta. Art. 13 !a riservatezza nei confronti delle informazioni ricevute e delle fonti specifiche delle stesse, come anche dei nomi e degli interessi concreti di persone o gruppi coinvolti in esse evidenti, dovr essere assicurata in ogni caso. !a consultazione con - e l'autorizzazione previa ottenuta da - gruppi e individui investigati (nonch" l'eventuale anonimato) saranno indispensabili per tutto il corso della ricerca. Art. 14 #onsiderato che le ricerche antropologiche sono freuentemente svolte in collaborazione stretta e continuata con un numero limitato di $informatori$ (gli informatori-chiave), % fatto obbligo ai ricercatori di riconoscere esplicitamente nelle loro pubblicazioni l'apporto fondamentale ricevuto da uesti collaboratori, fino alla attribuzione - nei casi opportuni - della ualifica di co-autori, e di indicare con chiarezza la natura e le condizioni della collaborazione (onerosa o gratuita). Art. 15 % fatto obbligo ai ricercatori di riconoscere alle loro fonti di informazione i diritti economici che possano scaturire dalla pubblicazione - in co-autor&a - dei risultati delle ricerche (diritti d'autore) e anche dallo sfruttamento commerciale delle informazioni raccolte (uso di piante medicinali, diffusione di oggetti di artigianato, ecc.). Titolo III - Rapporti con i committenti ed i finanziatori Art. 16 'er uanto riguarda i finanziamenti alla ricerca demo-etno-antropologica provenienti da (nti ufficiali di finanziamento della ricerca scientifica (#.N.)., *.'.I., *inistero dell'+niversit e della )icerca ,cientifica, +niversit, #ommissione (uropea, ecc.), si fa obbligo ai ricercatori di rendere visibile e dichiarare apertamente la fonte del finanziamento, il suo ammontare, i contenuti della ricerca, sia nel corso della stessa che in maniera esplicita e formale nelle pubblicazioni che potranno scaturirne, curando con particolare attenzione il rispetto dei tempi previsti e l'elaborazione di solleciti rapporti di ricerca per l'(nte finanziatore. Art. 17 'er uanto riguarda i finanziamenti ottenuti da (nti diversi da uelli di cui all'articolo precedente ()egioni, 'rovince, (nti locali, Istituzioni private, *inisteri o (ntit pubbliche di intervento pratico sulla realt sociale, -rganizzazioni Internazionali), i ricercatori dovranno mostrare di conoscere chiaramente - e tenerle nel debito conto - le finalit istituzionali (generali e specifiche) di ciascun ente finanziatore, la natura e i caratteri delle richieste esplicite e delle aspettative delle suddette istituzioni, gli spazi di libert e di autonomia previsti dalle medesime per il ricercatore. .nche in uesto caso, l'ammontare dei contributi e la compatibilit dei prodotti richiesti ()apporti, )elazioni, ,tudi, 'rogetti, ecc.) con gli standard di ualit della produzione di conoscenza indicati nei /itoli I e II, dovranno essere dimostrati alla comunit scientifica. Art. 18 !e attivit di collaborazione indicate nell'articolo 01, esterne e collaterali al processo di produzione della conoscenza, e finanziate da (nti pubblici e privati, possono essere classificate come segue2 a) contributi alla formazione di funzionari e tecnici di vari settori su problemi e su metodi delle discipline antropologiche3 b) prestazione di conoscenze specialistiche - gi conseguite in precedenti ricerche - per rispondere alle richieste di (nti pubblici o privati per la gestione e soluzione di problemi sociali3 c) conduzione di ricerche ad hoc con produzione di nuova conoscenza sistematica pertinente rispetto alle finalit applicative della istituzione committente, all'interno e nel contesto di piani, progetti, iniziative di azione pratica dei menzionati (nti. Art. 19 'er uanto riguarda gli eventuali sostegni economici a proprie iniziative di studio e di divulgazione (pubblicit, sponsorizzazioni), l'antropologo dovr sottoporre ad attento scrutinio e rifiutare uei condizionamenti che non siano compatibili con i fini istituzionali delle discipline 4.(... e siano in rapporto con interessi economici in contrasto con il principio della uguaglianza, del rispetto e della pacifica convivenza tra popoli e culture diverse. Titolo IV - Rapporti con i colle!i Art. 2" !'antropologo deve adoperarsi nelle forme pi5 adeguate affinch" nella comunit professionale venga promosso il dibattito scientifico, vengano costruite occasioni di confronto tra i vari orientamenti teorici e di ricerca e vengano garantiti canali di circolazione e di scambio con altre discipline. Art. 21 !e relazioni con i colleghi ricercatori e docenti, di ualunue grado ed esperienza professionale, cos& come uelle con il personale scientifico dei *usei, degli (nti !ocali e delle Istituzioni di )icerca operanti nel campo antropologico, dovranno essere improntate allo spirito collaborativo, al rispetto reciproco, evitando, in particolare nella collaborazione tra figure professionali con diversa collocazione lavorativa, atteggiamenti o comportamenti che tendano alla prevaricazione o all'affermazione di improprie asimmetrie di prestigio, potere o responsabilit. /ali regole devono valere sia nei confronti della persona del collega sia nei confronti della sua attivit professionale Art. 22 Pagina 3 di 5 Codice Deontologico | Aisea - Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropolog... 13/08/01! "ttp#//$$$.aisea.it/inde%.p"p&option'co()content*+ie$'article*id'1*Ite(id'11, Per quanto riguarda i rapporti con i colleghi di altre discipline, anch'essi saranno caratterizzati da rispetto, cortesia e spirito collaborativo, senza riferimenti a supposte gerarchie disciplinari o a competenze esclusive che sottovalutino i possibili apporti di diverse impostazioni e punti di vista esterni alle discipline D.E.A. Art. 23 Le valutazioni e i giudizi sulle attivit di ricerca e sulle pubblicazioni di colleghi delle discipline D.E.A., espresse nelle sedi di dibattito scientifico e nelle occasioni formali ad essi specificamente deputate recensioni e commenti ai lavori altrui, concorsi universitari di qualunque ordine e grado, premi o altre competizioni pubbliche!, dovranno essere formulate in modo rispettoso per le persone e per gli orientamenti da essi sostenuti, e comunque sereno, argomentato e fondato su prove documentarie. " giudizi e le valutazioni dovranno infatti essere improntati esclusivamente al desiderio di arricchire la conoscenza dei problemi antropologici, di chiarire i dubbi e le incertezze esistenti e di apportare nuove e pi# adeguate soluzioni alle domande esistenti nel campo della ricerca o nuovi materiali di discussione. Art. 24 $li antropologi debbono anche astenersi dal dare pubblicamente % al di fuori delle occasioni richiamate nell'articolo precedente % giudizi negativi sulla formazione, sulla competenza e sui risultati conseguiti negli interventi professionali dai colleghi, che siano lesivi del loro decoro personale e della loro reputazione professionale. &ostituisce aggravante il fatto che tali giudizi siano collegabili all'intento di superare i colleghi in competizioni accademiche, o di ottenere finanziamenti per ricerche e iniziative personali o infine di acquisire consulenze o incarichi presso Enti esterni all''niversit. Art. 25 $li antropologi hanno l'obbligo di contestare pubblicamente, in forme serene e rispettose, le dichiarazioni ingannevoli e scorrette di colleghi sulle ricerche altrui o su fatti personali connessi con l'attivit professionale. (ualora essi ravvisino casi di scorretta condotta professionale di colleghi, che possano tradursi in danno per il decoro e l'immagine della professione o per gli utenti dell'attivit professionale dei cultori delle discipline D.E.A., sono tenuti a darne pubblicit. Art. 26 " cultori delle discipline D.E.A. che assumono ai vari livelli e nei diversi contesti responsabilit, funzioni decisionali e di coordinamento di attivit professionali, dovranno improntare i rapporti con i collaboratori, istituzionali e non ricercatori, assistenti, collaboratori occasionali con o senza contratto, cultori della materia, dottori di ricerca! alle seguenti regole) a. *ispetto e garanzia dell'autonomia nello sviluppo della formazione individuale e delle scelte personali di ricerca. b. Divieto di sfruttamento o utilizzazione per fini personali, o non previsti istituzionalmente, dei lavori e delle prestazioni di servizio. c. Esercizio costante di responsabile supervisione sulle operazioni delegate di carattere didattico. A maggior ragione queste regole saranno applicate ai soggetti in training professionale dottorandi, borsisti, assegnisti, ecc.! rispetto ai quali l'eventuale rapporto di collaborazione deve rimanere strettamente finalizzato al processo formativo. Titolo V - Rapporti con li #t$denti Art. 27 +ia nelle sedi che hanno istituzionalmente carattere didattico 'niversit, +cuola, ,usei!, che pi# in generale nei contesti nei quali - chiamato a compiti formativi, l'antropologo deve porre ogni attenzione all'osservanza delle norme che presiedono a un corretto rapporto tra insegnanti ed allievi. inoltre, dai saperi e dalle competenze costituite dalle discipline demo%etno%antropologiche discende l'obbligo di considerare con particolare attenzione il processo di comunicazione formativa con i destinatari delle attivit didattiche. Art. 28 L'antropologo non deve operare, nei confronti di studenti e allievi, alcuna discriminazione sulla base del sesso e dell'orientamento sessuale, della classe sociale, dell'et, dello stato civile, dell'appartenenza etnica, della nazionalit, della religione, delle convinzioni politiche, della disabilit o di altri elementi che non sono rilevanti al fine del corretto esercizio della funzione docente e formativa. Art. 29 L'antropologo deve mettere a disposizione di studenti e allievi l'intero patrimonio professionale di cui dispone e consentire ad essi il pieno accesso alla documentazione scientifica in suo possesso. ed evitare forme improprie e semplificative di trasmissione delle conoscenze. Art. 3" Egli deve informare scrupolosamente sulla pluralit delle teorie e metodologie esistenti, e sui diversi punti di vista % anche distanti dal proprio % in modo da favorire la consapevole acquisizione, da parte degli studenti, della complessit e problematicit dei risultati del lavoro antropologico. Art. 31 Egli deve inoltre valorizzare la partecipazione attiva e critica degli studenti ed essere sensibile ai loro specifici interessi. Deve poi favorire i supporti alla formazione ulteriore e alla ricerca, in modo anche da rendere possibile una collocazione professionale % alla fine degli studi % nel mondo del lavoro. Art. 32 Le modalit d'uso o di impiego di informazioni orali o di elaborazioni scritte, prodotte dagli studenti a seguito di compiti di ricerca a loro affidati, devono prevedere sempre la nominalit della fonte scritta od orale, nel generale rispetto del diritto alla privac/, oltre che la tutela dei diritti personali d'autore degli studenti. Titolo VI - Rapporti con il p$%%lico e con i mezzi di com$nicazione di ma##a Art. 33 Pagina ! di 5 Codice Deontologico | Aisea - Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropolog... 13/08/01! "ttp#//$$$.aisea.it/inde%.p"p&option'co()content*+ie$'article*id'1*Ite(id'11, Nel diffondere il sapere disciplinare ed i risultati della ricerca al di fuori della comunit scientifica, l'antropologo deve evitare modalit impropriamente semplificate di divulgazione, adoperandosi affinch le informazioni siano comprensibili, ma non avulse dalla complessit dei loro contesti storico-culturali. Particolare attenzione porr nell'evitare forme espositive e argomentative che possano alimentare stereotipi e pregiudizi, privilegiando al contrario pratiche discorsive utili alla problematizzazione e - dove possibile - alla ricostruzione storica della formazione del proprio sapere. Art. 34 Laddove gli interventi intrapresi abbiano funzione educativa e didattica, l'antropologo deve adoperarsi per facilitare nel pubblico l'apprendimento e la partecipazione, ricorrendo eventualmente - nella messa a punto dei materiali o dei percorsi didattici - alla collaborazione scientifica di esperti in pedagogia e in scienze della comunicazione. Art. 35 Nei casi in cui la divulgazione della conoscenza antropologica venga effettuata da non specialisti, attraverso i mezzi di comunicazione di massa (stampa, radio, televisione, ecc., l'antropologo vigiler sulla correttezza dell'informazione e sulla fondatezza e documentazione delle posizioni da altri sostenute, ricorrendo al diritto di critica !uando sia necessario, allo scopo di difendere l'immagine della disciplina e il riconoscimento pubblico dei risultati effettivi della ricerca. Art. 36 Nei casi in cui sia egli stesso ad effettuare forme di divulgazione attraverso i mezzi di comunicazione di massa (tal"-sho#, interviste, pareri, e$pertise, articoli di divulgazione sulla stampa, ecc., l'antropologo dovr vigilare sulla corretta trasmissione dei suoi apporti conoscitivi e non dovr accettare semplificazioni, riduzioni o esagerazioni di eventuali aspetti eclatanti ed esotistici del proprio sapere. %n tali occasioni l'antropologo dovrebbe responsabilmente astenersi dal trattare argomenti che non siano di sua competenza specifica e indicare eventuali colleghi che posseggano la competenza necessaria. %n ogni caso negli interventi si dovrebbe anche mostrare una certa capacit di comunicare al grande pubblico e un'adeguata conoscenza dei codici della comunicazione giornalistica, in modo da rappresentare al meglio l'immagine delle discipline &.'.(. Nei suoi interventi di divulgazione attraverso i mezzi di massa, l'antropologo dovr aver cura di distinguere e rendere facilmente distinguibili gli apporti individuali di studiosi o gruppi di studio particolari dagli apporti pi) generali, accreditati da unanime consenso, delle discipline antropologiche. &ovr inoltre favorire, nelle sedi di divulgazione scientifica, la libera critica contro le posizioni di parte e i punti di vista restrittivi e non corredati da documentazione pertinente. Art. 37 &ovr essere sostenuto e promosso, nel corso delle attivit scientifiche e professionali degli antropologi, il ruolo formativo e partecipativo dei musei antropologici. &ovr essere favorito e sollecitato l'accesso del pubblico nei musei, vigilando al tempo stesso sulla piena disponibilit della documentazione scientifica in essi custodita. &ovr essere altres* caldeggiata l'utilizzazione di personale professionalmente competente ed esperto di didattica museale per l'apprendimento da parte del pubblico, evitando forme di divulgazione semplificata ed impropria. Art. 38 Per !uanto riguarda la diffusione e l'impiego di beni culturali demo-etno-antropologici materiali e immateriali, appartenenti a musei, in trasmissioni televisive e+o in pubblicazioni a mezzo stampa, l'antropologo impegnato all'interno delle istituzioni museali statali e locali ha il dovere di assicurare che il loro uso sia effettuato secondo i canoni propri delle discipline antropologiche. L'antropologo che intenda utilizzare i suddetti materiali a fini di studio dovr citare le fonti originarie e il nome dei colleghi che, eventualmente, hanno reso possibile la fruizione dei suddetti beni culturali. Ai#ea &nl$# A##ociazione Italiana per le 'cienze (tno-Antropoloic!e Pagina 5 di 5 Codice Deontologico | Aisea - Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropolog... 13/08/01! "ttp#//$$$.aisea.it/inde%.p"p&option'co()content*+ie$'article*id'1*Ite(id'11,