Rapi di ta. una ri lettura delle lezi oni ameri cane.
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3 Editoriale RApidita, scienza e magia di Pierluigi Argoneto Se non ci credete basta guardarsi intorno. Noi crediamo di vivere in unepoca, ma in realt viviamo in unaltra. Unepoca che non mai passata. E non sto parlando di viaggi nel tempo o cose del genere, no. Vi sto parlando di uno dei grandi inganni a cui, un po per accondiscendenza, un po per ignoranza, cediamo volentieri. Tutti, pi o meno, crediamo di vivere in unera dominata dalla scienza: mezzi di comunicazione e di trasporto supertecnologici, farmaci che, ogni giorno di pi, riescono a risolvere i nostri problemi e ad allungare la nostra aspettativa di vita, possibilit di manipolare geneticamente piante, animali e perno luomo. Per basta rallentare un attimo con l entusi asmo per rendersi conto che non propriamente cos. Innanzitutto chi pi fortemente propina questa deriva scientista della nostra societ, chi pi di tutti disegna questi scenari dal sapore quasi fantastico circa un mondo che, indifferente ad altri valori, si basa solo sulla ducia nelle verit della scienza e nel potere della tecnologia, non sono gli scienziati. Perlomeno nessuno degno di questo nome. Al contrario, a farlo sono coloro che, chi per un motivo chi per un altro, hanno un atteggiamento ostile nei confronti di ci che la scienza (con il suo metodo) in s rappresenta: mi riferisco ai reazionari, agli spiritualisti, ai bigotti, ai detentori di fragili certezze. E nel farlo, complice la stampa e la televisione, molto spesso parlano indistintamente di scienza e di tecnologia, senza molta cognizione di causa. Infatti, si trasmette una certa confusione: si ritiene scientico tutto ci che tecnologico, ignorando di fatto la dimensione propria della scienza, di quella di cui la tecnologia sicuramente una applicazione, una conseguenza, ma non di certo lelemento principale. Qual la differenza sostanziale tra di esse? La rapidit: la tecnologia ti d tutto e subito, la scienza invece procede adagio. A volte molto adagio. A noi oggi sembra quasi impossibile, abituati ad utilizzare i cellulari come naturali appendici delle nostre orecchie, a scambiare email con il ritmo di qualche decina se non centinaia al giorno, concepire come possa essere esistito un mondo diverso, un mondo senza tecnologia, senza computer e persino senza telefoni. Ma lo stesso esempio non possibile farlo con la scienza. La nostra unepoca dominata, ipnotizzata, condizionata dalla rapidit. Certo, lo avevano gi capito in anticipo i futuristi e oggi siamo ben felici di poter avere macchine sempre pi veloci, di poter raggiungere destinazioni lontane in pochissimo tempo. Addirittura investiamo anche economicamente e in modo deciso in velocit, anche rischiando di creare disordini e malcoltento: basti pensare al caso della TAV in Val di Susa. Ma di pi: siamo talmente abituati alla immediatezza che ci arrabbiamo se l'email non si scarica istantaneamente sul nostro palmare, o se l'aereo ritarda di qualche minuto alla partenza, o se chi davanti a noi non scatta in una frazione di secondo al comparire del verde del semaforo. I primi calcolatori del Pentagono erano grandi quanto una stanza e si narra che, con un computer simile, ai programmatori della Olivetti occorsero mesi per riuscire a fargli emettere le note della canzoncina Il ponte sul ume Kwai. E ne erano orgogliosissimi. Nei nostri palmari o iPad ora, invece, accade tutto in un attimo. Per dare una idea della inconsapevole rapidit che utilizziamo tutti i giorni, per chi non si fosse mai fermato a rietterci, mi sembra interessante riportare un passo di un romanzo di Christos Papadimitriou 1 : [] se premi il tasto a sulla tastiera, una a appare sullo schermo. Sembra istantaneo no? La verit che in mezzo accadono un migliaio di piccole cose. Contiamole. Innanzi tutto, la 4 pressione del tasto fa scorrere una corrente elettrica in un piccolo lo dentro alla tastiera. C' un piccolo processore nella tastiera - un computer ausiliario! - che non fa altro che censire uno dopo l'altro questi li, migliaia di volte al secondo, all'erta per tasti premuti. Quando sente la corrente nel piccolo lo che viene dal tasto a, esso fa due cose: innanzi tutto, dall'identit del lo che porta corrente deduce l'identit del tasto premuto - a viene immagazzinato in un posto sicuro, da cui sar recuperato in seguito. Come seconda azione, esso batte sulla spalla del processore centrale del tuo computer. Vedi, il processore centrale il membro pi rispettato di questa banda - il boss - il suo tempo prezioso, egli sempre in attivit. Ma quando succede qualcosa di nuovo - come un tasto premuto - egli deve essere avvertito. Da qui il colpetto sulla spalla. Si chiama interrupt. Ora, potresti pensare che la pressione di un tasto non sia un evento cos straordinario; lo fai pi volte al secondo quando scrivi. Ma dal punto di vista del boss, si tratta di un diversivo eccitante perch, vedi, lui fa centinaia di milioni di piccole cose - alla lettera, centinaia di milioni - nell'intervallo tra due tasti premuti. Dunque, quando il processore si accorge del colpetto sulla spalla, egli lascia quello che stava facendo in quel momento per prendersi cura dell'interrupt - ma naturalmente prima salva il suo lavoro in un posto speciale in modo da essere in grado di riprenderlo quando avr nito con questo compito sopraggiunto. Dalla natura di questo interrupt (perch il colpetto sulla spalla non era soltanto un colpetto; conteneva alcune informazioni utili), il boss si rende conto che stato premuto un tasto, e quindi assume le iniziative appropriate: egl i esegue un programma (una minuscola parte del sistema operativo del computer) il cui solo scopo quello di reagire alla pressione dei tasti. Questo momento rappresenta una transizione importante nel nostro resoconto; siamo entrati nel regno del software. Per il prossimo milionesimo di secondo, o gi di l, il computer fa quello che meglio sa fare - ci che fa tutto il tempo, se si escludono eventi anomali come un interrupt - cio esegue nel processore centrale un programma, un algoritmo, una sequenza di istruzioni. Questo particolare programma molto piccolo, alcune dozzine di istruzioni circa, e fa la cosa giusta: va nel posto speciale dove il processore ausiliario ha registrato l'identit del tasto premuto e lo trasmette al monitor - quel- l'aggeggio che sembra una televisione davanti a te. Oh, deve fare alcune altre cose, come vericare che non sia stato premuto shift, guardando in un altro angolo di quel posto speciale, e in tal caso aggiorna l'identit del carattere ad A - ma lasciamo perdere. Ora il monitor realizza che stato premuto a e allora orienta il suo fascio di elettroni veloci in modo che certe particelle uorescenti sulla supercie dello schermo si illuminano a formare una a. Nel frattempo il piccolo programma, compiuta la sua missione, termina, si congeda e nalmente il processore centrale, accorgendosi di essere ozioso, riprende il lavoro non terminato che ha messo da parte nel posto speciale - quel posto speciale chiamato la pila (stack), perch si rimuove sempre quello che sta sopra - e ricominicia ad eseguirlo. Meno di un millesimo di secondo trascorso da quando hai premuto il tasto, per cui sei giusticato a pensare che tutto questo sia avvenuto istantaneamente. Sorprendente, no? Per evidente: questa nostra abitudine alla tecnologia non ha nulla a che fare con l'abitudine alla scienza. Ha piuttosto a che fare con unaltra cosa. Con la magia. Che cosa era la magia, che cosa stata nei secoli e che cosa ancora oggi, sia pure sotto mentite spoglie? Tra le tante risposte che possibile dare forse la pi convincente una: la magia la presunzione che si possa passare di colpo da una causa ad un effetto per cortocircuito, senza compiere alcun passo intermedio. Invece di corteggiare una ragazza cerco la pozione per 5 farla subito innamorare di me, invece di combattere un nemico inlo uno spillo nella statuetta con le sue fattezze e lui muore, invece di andare a lavorare pronuncio una formula e trasformo il ferro in oro. La magia ignora la catena lunga dei passi logici che porta dalle cause agli effetti, ma soprattutto non si preoccupa di stabilire (provando e riprovando) se esista o meno un rapporto replicabile tra gli uni e gli altri. Di qui il suo fascino, dalle civilt primitive no ad oggi. E la ducia, la speranza nella magia non si per nulla dissolta con l'avvento della scienza sperimentale, checch ne dicano i giornali e i vari oppositori al metodo scientico. Il desiderio della simultaneit tra causa ed effetto si trasferito alla tecnologia, che viene presentata, faziosamente o per ignoranza, come lunica glia della scienza. Potrebbe sembrare strano che questa mentalit magica sopravviva nella nostra era, ma se ci guardiamo intorno essa riappare trionfante dappertutto, anche al di fuori della scienza. Persino le religioni tradizionali stanno da anni tremando di fronte al ritorno di quei riti sciamanici che richiamano folle adoranti di persone che, invece di cercare di comprendere (ammesso che sia possibile razionalmente) il mistero della trinit (la discussione teologica , sia pure con altri criteri, afne al metodo della scienza: se non altro procede per argomentazioni, passo per passo) trovano pi comodo adagiarsi e sperare nell'azione fulminea del miracolo. Quello che dunque dalla scienza traspare oggi, soprattutto attraverso i mass media, pertanto il suo aspetto magico, perch promette una tecnologia miracolosa: la pillola che..., la cura di, il cellulare che vi permette di. Per onest intellettuale vi anche da dire che a volte, a cedere a questa tentazione, sono anche gli uomini di scienza stessi, che magari fanno a gara per comunicare in televisione una ricerca in corso, annunciandola per come gi qualcosa di denitivo, con conseguente delusione quando ci si accorge che il risultato non ancora sul piatto. Vittime anchessi della rapidit. Alcuni episodi li conosciamo tutti, dall'annuncio prematuro della scoperta dei neutrini pi veloci della luce, no ai continui avvisi di scoperta della panacea contro il cancro o lHIV. La cosa pi difcile sicuramente comunicare che la ricerca fatta di ipotesi, esperimenti di controllo, prove di falsicazione. per questo che i tempi sono lunghi, non sono tempi magici. Forse con questa chiave di lettura ci si rende maggiormente conto di come possa accadere che siano di continuo annunciati tagli consistenti alla ricerca e l'opinione pubblica rimanga indifferente. Rimane turbata quando si chiude un ospedale, o se aumenta il costo delle medicine o quello del carburante, ma non sensibile alle stagioni lunghe e costose della ricerca. Al massimo si pensa che quei tagli possano portare qualche scienziato ad emigrare in America, ma difcilmente ci si rende conto che i tagli alla ricerca possono ritardare anche la scoperta di un farmaco pi efcace per l'inuenza, o la messa sul mercato di un'automobile che non utilizza carburanti di origine fossile, o tante altre cose del genere. E purtroppo non viene creato (mentalmente) nemmeno un rapporto tra il taglio alla ricerca e la possibilit di curare un bambino con qualche particolare morbo, perch la catena delle cause e degli effetti lunga e mediata, non immediata come nell'azione magica. C qualche rimedio per riuscire ad abbandonare la ineluttabilit della magia nella scienza e nella nostra societ? Come deve comportarsi lo scienziato di fronte alla domanda impellente che i media gli rivolgono ogni giorno di promesse miracolose? Con la prudenza, ovvio, ma non sempre serve. Tantomeno pu dichiarare il no comment su ogni notizia scientica perch la ricerca per sua natura pubblica. Quindi? Due possibili soluzioni: scolarizzazione e divulgazione. Spetta alla scuola e allUniversit limportante compito di educare gli studenti alla lentezza, tipica della 6 comprensione dei procedimenti scientici. Il compito non semplice perch purtroppo anche il sapere trasmesso dalle scuole si deposita sovente nella memoria come una sequenza di episodi miracolosi: Archimede che si butta in una tinozza ed esclama Eureka, Newton che vede cadere una mela e capisce allistante tutto, madame Curie che rientra una sera e da una macchia su un foglio scopre la radioattivit, il dottor Fleming che getta l'occhio distratto su un muschio e scopre la penicillina, Galileo che vede oscillare una lampada in chiesa e pare che in un colpo scopra tutto, persino che la terra gira. Laltro aspetto la divulgazione illuminata. Nel nostro Paese pi che in altri, l'uomo di scienza ritiene poco dignitoso dedicarsi alla divulgazione, mentre maestri di divulgazione sono stati ad esempio Einstein, Heisenberg e moltissimi altri ancora. Se si vuole imporre una immagine lenta, non magica, della scienza, necessario costruirla a poco a poco nella coscienza collettiva. Il prestigio di cui oggi gode lo scienziato nella nostra societ fondato su false ragioni, ed in ogni caso contaminato dalla inuenza congiunta delle due forme di magia, quella tradizionale e quella tecnologica, che ancora affascina la mente dei pi. Non viviamo nella Age of reasondi Isaiah Berlin, quanto nellet, mai completamente superata, della stregoneria. Se non si esce da questa spirale di false promesse e speranze deluse, la stessa scienza avr sempre di pi un cammino arduo da compiere e cose false o subdolamente verosimili da confutare. Infatti, non esiste una sola idea importante di cui la stupidit non abbia saputo servirsi, essa pronta e versatile e pu indossare tutti i vestiti della verit - ebbe a dire una volta Robert Musil - La verit ha invece un abito solo e una sola strada, ed sempre in svantaggio. Note 1 C.H. Papadimitriou: Turing. A novel about computation. 7 Letteratura 8 Disguise 11, PVC pipe, urethane paint, 2011, 82x7x38 RapiditA ed ermetismo di Nicoletta Schiavone Rapidit in letteratura: questione di stile e contenuto. Nella seconda delle sue Lezioni americane, Calvino d un'interpretazione della rapidit originale e molto composita, sottolineando che il concetto in questione pu essere applicato alla letteratura da molteplici punti di vista e rimarcando pi volte che, attraverso diverse strategie, esso costituisce uno dei fattori che determinano il successo di un'opera. L'attenzione di Calvino si appunta in particolar modo su due elementi: il ritmo di una narrazione/componimento poetico, che si regge sullo stile - includendo in questo concetto notazioni di ordine sintattico ma soprattutto lessicale - e la concisione o densit tematica. Le considerazioni dell'autore richiamano alla memoria la poetica del labor limae tanto cara ai grandi della letteratura italiana e, prima ancora, di quella latina, che consiste nell'ottenere un testo letterariamente rilevante (in prosa o in versi non fa differenza) attraverso un lento, sapiente, costante lavoro di cesello del lessico, della grammatica, della sintassi. Operazioni quasi ossessivamente sperimentate da Petrarca, Ariosto, Tasso, Foscolo, Leopardi, per citare solo autori particolarmente noti, pilastri della programmazione scolastica del secondo Novecento, frequentati anche da un pubblico poco avvezzo alla letteratura: Come per il poeta in versi cos per lo scrittore in prosa, la riuscita sta nella felicit dell'espressione verbale, che in qualche caso potr realizzarsi per folgorazione improvvisa, ma che di regola vuol dire una paziente ricerca del mot juste, della frase in cui ogni parola insostituibile, dell'accostamento di suoni e di concetti pi efcace e denso di signicato. () scrivere prosa non dovrebbe essere diverso dallo scrivere poesia; in entrambi i casi ricerca di un'espressione necessaria, unica, densa, concisa, memorabile. 1 I criteri adottati da Calvino sono, come si nota, del tutto interni al testo, e prescindono dalla mera quanticazione di versi o righe: in sostanza, la rapidit non da intendersi in termini di lunghezza o brevit di un testo, parametri del tutto esteriori, quanto piuttosto in termini di densit tematica di quest'ultimo. 2 Si tratta, cio, della capacit di suscitare nel lettore pensieri ed emozioni quasi simultanei, attraverso l'accostamento studiato di motivi anche molto differenti tra loro, composti in modo da non far vivere al lettore l'esperienza demoralizzante del gap d'attenzione. La rapidit, dunque, viaggia su un doppio binario: da un lato la concisione, la compresenza di motivi sapientemente accostati, dall'altra l'economia dei mezzi espressivi, raggiungibile solo mediante quel labor limae cui prima si faceva riferimento, e che consiste, senz'altro, in un gioco di sottrazione e mai di addizione. Ecco, allora, che la rapidit comincia a congurarsi come fattore di successo di un'opera, perch sostanzialmente motivo di diletto del lettore. L'autore capace di scrivere secondo rapidit, in denitiva, colui che riesce a trasporre nel testo il corto circuito dei propri pensieri e, avvincendolo, consente al lettore di ripercorrere lo stesso itinerario. Calvino ha gioco facile nel citare Leopardi, il teorico della poetica del vago e dell'indenito, cio colui che per primo ssa nel verso- e spessissimo, anzi, in pochi versi- le sofferenze e le gioie di un ego poetico sollecitato da suoni lontani, da panorami indeterminati, da lune e notti stellate, in modo tale da far 'correre' il lettore lungo il dipanarsi alogico, non mediato dalla parola, delle sue emozioni e dei suoi pensieri. L'inconscio, piacevole sforzo di lettura, si traduce, alla ne, in sforzo di immaginazione, continuamente chiamata a sopperire 9 alle mancanze del logos, da intendersi al contempo come parola e come ragione. indubbio che il componimento di breve respiro accentua e rende pi facilmente vericabili le potenzialit insite nella rapidit, poich, attraverso un'estrema economia di mezzi espressivi, ampiamente ltrati e depurati sul piano estetico (grammatica e sintassi), riesce a trasmettere integralmente i motivi che l'autore si pregge di analizzare. Pur potendo rintracciare esempi di scrittura 'rapida' nei grandi dell'Ottocento e in opere capitali di secoli ancora precedenti - si pensi ai Piccoli Idilli del Leopardi o ai Sonetti del Foscolo, ma anche alle famose strofe del Cinque Maggio di Manzoni che ripercorrono le tappe di affermazione e caduta di Napoleone, o anche ad alcuni punti del labirintico Orlando Furioso ariostesco (prima met del Cinquecento) - credo che l'ortodossa applicazione dei criteri appena enumerati sia perseguita da una sola corrente letteraria: l'Ermetismo. Figlio dell'angoscia e del vuoto che segue la Grande Guerra e che preannuncia il secondo conitto mondiale, accomuna autori dalle provenienze geograche e culturali pi disparate e d voce al ripiegamento dell'uomo-poeta in s stesso, nella propria interiorit, a riparo dai guasti della storia e di una societ che si evolve in un senso profondamente diverso da quello indicato da valori come la vita, la solidariet, la fratellanza, la libert. Di qui l'equazione tipica dell'Ermetismo: poesia=vita. L'essenza del soggetto coincide con l'essenza della poesia, strumento di conoscenza di s, degli altri, del mondo, di Dio, quasi ad assumere un valore iniziatico- religioso. Non conta inserirsi come autori o inserire i propri testi in cornici storico-letterarie vuote di signicato; questo 'protestantesimo' aspira a imporre come unico fondamento e allo stesso tempo unico scopo del poeta e della sua poesia il testo, entit che gli consente di rapportarsi alla realt e di trasmetterne al lettore la propria personalissima visione. Il preventivo riuto dell'intromissione della storia, assieme alle etichette e alle convenzioni che essa sempre stabilisce, spiega ulteriormente l'assolutizzazione cui va incontro il testo. Spiega anche la chiusura degli autori in un individualismo perfetto, del tutto avulso da una storia che rinnega continuamente la funzione di libera espressione per natura appartenente alla letteratura. Attorno agli anni '30, infatti, pur nella diversit di tratti specici caratterizzanti i vari contesti di affermazione di questa tendenza poetica (Firenze, Roma, Genova, Milano), si rende evidente da parte di tutti i letterati che vi si riconoscono lo sforzo di creare un universo linguistico alternativo, autosufciente e non soggetto alle dipendenze del reale, che rispondeva alla nequizia dei tempi e rappresentava a suo modo il tentativo di salvare un ambito non contaminato in mezzo all'alluvione fascista. 3 Proprio perch estremamente ripiegati nella propria interiorit, gli ermetici si avvalgono di un linguaggio estremamente denso, a volte addirittura involuto, difcile da penetrare, elitario perch rivolto ad un pubblico che condivida i valori, le speranze, le paure, la sensibilit che li animano. Nell'Ermetismo, la rapidit si traduce essenzialmente nell'analogia, procedimento caro al Simbolismo europeo del secondo Ottocento, trapiantato con successo in Italia dal genio poetico di Ungaretti. L'analogia di fatto un salto della ragione, al quale il poeta costretto dalla visione della realt che lo circonda, che gli appare priva di logica, insensata, spezzata, frammentata, insomma da ricostruire attraverso lo sforzo consolatorio e riparatore dell'immaginazione. L'analogia consente di accostare parole che apparentemente non veicolano un sistema compiuto e coerente di entit semantiche. In altri termini, non ci si pu aspettare da un poeta ermetico una poesia 'descrittiva', o che si basi sulla trasposizione 10 logica della realt. Il verso del poeta ermetico sceglie e accosta termini, parole, che allo stato naturale delle cose, nella comune percezione della dimensione storico- fattuale dell'uomo, non avrebbe senso accostare. La poesia ermetica, di fatto, poesia alogica, se non addirittura illogica, dal momento che la realt - per come la vede e la sente il poeta - non pu essere spiegata con un uso 'naturale' delle parole; al contrario, la sua spiegazione deve passare per un uso del tutto abnorme dell'unit minima della comunicazione e, spessissimo, addirittura, deve lasciare spazio al silenzio, al vuoto, colmabili solo attraverso l'immaginazione e l'intuizione. L'analogia coglie relazioni misteriose, impercettibili, ltra l'esperienza attraverso l'interiorit, trasferendo i dati della prima al piano ontologico- spirituale sul quale poggia la seconda. Il lettore cos condotto a 'correre' continuamente da un concetto all'altro e a creare ponti che gli permettano di collegarli mediante le proprie facolt immaginative. Ci si accorge allora che il tempo di inizio e ne elaborazione del pensiero sono assolutamente coincidenti. Il verso ermetico ha la potenza non comune al verso di altre epoche di esaurirsi e di dispiegarsi perfettamente nell'inezia temporale richiesta dal realizzarsi di quel corto circuito di idee, associazioni, connessioni provocato nella mente del lettore. un procedimento che desta perno una certa forma di stupore. L'estrema concentrazione di motivi e i mmagi ni l ampante i n di versi autori che normalmente si ascrivono a questa corrente, dal celeberrimo Quasimodo - per il quale per opportuno specicare che si avvicina ai modi ermetici solo parzialmente e in una fase limitata della propria produzione- no a Sinisgalli, De Libero, Gatto, Bigongiari, Luzi. Una lettura rapida di un testo ermetico Libero De Libero, poeta ciociaro, uno degli ermetici degli anni '30 pi fedeli all'uso esclusivo dell'analogia. Accostamento apparentemente sregolato di immagini slegate, per non dire contraddittorie, essa alimentata da frammenti e ricordi ltrati o distorti dalla memoria, tutti riconducibili, in realt, alla terra d'origine, alla sotterranea angoscia che da sempre la percorre, allo strisciante senso di morte che il poeta vi ravvisa in ogni momento della sua produzione. La poesia di De Libero fonde spesso luminose parole - immagini dalle sembianze naturalistiche con il loro rovesciamento, concludendo componimenti a volte fulminei con immagini dolenti, cariche di presentimenti funebri, pianto, sconforto. Una sensibilit ne che preannuncia, in un certo senso, l'enorme lutto che di l a qualche anno avrebbe interessato l'intera Europa. Passaporto una delle ultime liriche del poeta, fa parte della raccolta Circostanze, edita da Mondadori nel 1976. un componimento che pu essere facilmente assunto come esempio di quella densit tematica e di quel lavoro di selezione delle parole, di quella perfetta economia dei mezzi espressivi, cui si accennava prima: Dove vive e non importa chi quel dove la sua stanza e ha un nome solo per s viaggia nei suoi pensieri e scende ad ogni occasione lo perseguita il cuore e d'ogni luogo lo scaccia non pi fuoco ma cenere non . Otto versi bastano per delineare la parabola di una vita. Si tratta di un componimento altamente evocativo, perch interamente strutturato su una metafora potentissima, onnipresente nella letteratura occidentale, un vero e proprio topos 4 : la metafora della vita intesa 11 come viaggio. Il poeta un viaggiatore ramingo, non ha patria, non ha casa, non ha famiglia, solo, e la sua vita segnata dalla privazione: di una dimora, di un nome, di un'identit. Ha un nome solo per s, cio la sua esistenza non contempla riconoscimento alcuno da parte della societ, n tanto meno volont di essere riconosciuto, cifra tipica dell'animo ermetico. Non possibile allo stesso modo identicazione spaziale, quel dove la sua stanza: un luogo che non pu essere raggiunto, trovato, compreso all'interno di coordinate precise diventa lo spazio del s. Ma l'autore non lascia supporre che sia uno spazio innito alla maniera leopardiana; al contrario, una semplice, angusta stanza. Il termine non neutro e lascia dedurre che l'uomo del '900 non pi capace di sostenere ampi orizzonti, non tende agli ideali di innitezza tipici dell'uomo romantico ma, al contrario, pi utilmente impegnato a sostenere il peso della storia e dell'agire umano nell'angustia della propria coscienza, di cui la stanza specchio. Anche l'identicazione che passa per la semplice attribuzione di un nome del tutto autoreferenziale, non serve ad essere individuato, distinto, dagli altri, ma serve solo a districarsi nelle volute della propria anima. Nome, spazio, tempo non sono dati rilevanti, sono in fondo solo convenzioni del tutto esteriori, alle quali fa riferimento una societ ormai priva di valori reali e che si affanna invano a trovare una giusticazione al male del quale si fa promotrice. Si tratta di un avvertimento lanciato con forza anche dal Pirandello del Fu Mattia Pascal e di Uno, nessuno e centomila. In queste e in altre opere, l'autore siciliano lascia intendere pi volte che l'essenza dell'uomo, soprattutto quello del '900, soffocata da convenzioni, etichette, conformismi e moralismi. Non il mondo esterno, ma la coscienza il mondo che il nostro eroe attraversa. Il motivo della peregrinazione - che in letteratura comporta sempre il superamento di difcolt - spesso associato alla metafora della vita come viaggio, ed antico per lo meno quanto l'Odissea. Non a caso, alla gura di Ulisse che si ispira l'autore irlandese James Joyce quando compone uno dei romanzi pi famosi della prima met del '900, l'Ulisse appunto, pubblicato nel 1922 a Parigi. il periodo in cui la psicanalisi di Freud comincia a inuenzare pesantemente le arti gurative e la letteratura. indubbio che il motivo del viaggio nella propria coscienza abbia la pi compiuta realizzazione nell'opera appena citata, ma non si pu fare a meno di notare che, anche negli ermetici, il ripiegamento completo del poeta in s stesso giustica appieno la presenza di questo motivo. Dunque un secondo, importante, tema - evocativo forse anche pi del primo- nell'arco di soli quattro versi. Il viaggio del nostro eroe, inoltre, non indolore, non privo di fermate: egli scende ad ogni occasione, cio costretto a interrompere di continuo lo sforzo sostenuto di fronte alla visione del s che allo stesso tempo motivo e ambito della sua peregrinazione, lasciando intendere che l'esplorazione della propria coscienza non mai asettica contemplazione, ma, al contrario, analisi profonda e dolorosa di un'interiorit che trova il suo completamento e la sua realizzazione nella dimensione etica. evidente che De Libero non ha assorbito solo la lezione del testo di Joyce, ma anche e soprattutto quella della Coscienza di Zeno di Italo Svevo. La conseguenza del non riuscire a sostenere il peso della consapevolezza delle proprie paure, ansie, debolezze, il non trovare pace in nessun luogo. Lo perseguita il cuore/e d'ogni luogo lo scaccia: la sofferenza tale da dover abbandonare qualsiasi posto nel quale momentaneamente si sia trovato conforto. Il binomio sofferenza/errare continuo richiama alla memoria una tradizione prettamente classica, che trova un esponente di rilievo nell'Orazio delle Epistole 5 , ma che appare molto frequentata anche da autori 12 dell'Ottocento: si pensi per esempio all'Ortis del Foscolo, che vaga per tutta la vita, no al giorno del suicidio. L'indenitezza del luogo nel quale si colloca l'animo sofferente del poeta si riette nell'indenitezza della sua condizione: non pi fuoco, ma cenere non : il nostro eroe alla soglia della morte, ha superato da tempo la fase della vita connotata dalle passioni ardenti, dal fuoco, ma non ancora cenere. Con evidente richiamo alla tradizione biblica, egli sottolinea di non aver assunto ancora la forma di cenere, cio di non essere ancora irrimediabilmente assopito nel sonno eterno della morte. Anche il termine cenere non neutro: probabilmente, l'autore lo sceglie per evidenziare la perdita di ducia in un aldil di beatitudine, e dunque la caduta degli ideali paradisiaci tipici di epoche precedenti. L'approccio che il nostro poeta ha nei confronti della morte un approccio da uomo del '900, cio da uomo che ha conosciuto e assimilato la lezione del Positivismo, ed perci del tutto nichilista, convinto che l'assunzione della forma di cenere coincida con la ne di tutto e non con l'inizio di una vita pi edicante di quella condotta in terra. Ci che importa notare a questo punto, che, attraverso questa strategia compositiva, il lettore ha percorso l'intera storia della letteratura: dalle Sacre Scritture al '900. Non male per una poesia di otto versi! Conclusioni Come si cercato di dimostrare, l'accostamento simultaneo di tanti temi in cos pochi versi, complicato dalla struttura metaforica del componimento, genera nella mente di chi legge un gioco continuo di connessioni, rimandi, richiami, che non facile da vericare in altre epoche letterarie, laddove la brevit non sempre si accompagna alla stessa densit concettuale e tematica. Bisogna poi sottolineare che questa strategia compositiva verica al pi alto grado, soprattutto in questa parte del '900, l'importanza dell'intertestualit 6 , cio di quel fenomeno per il quale la letteratura di un'epoca sempre innervata e percorsa dalla produzione di epoche precedenti, sostrato presente tanto nella mente dell'autore quanto in quella del lettore. Inne, non si pu fare a meno di notare che la conci s i one quas i epi gr ammat i ca di ques t i componimenti risponde e anzi sembra profeticamente preannunciare la tendenza alla sintesi estrema che si afferma nel secondo '900. Durante gli anni del boom economico, infatti, la rapidit diventa la caratteristica principale del nuovo linguaggio imposto dalla televisione e dalla neonata pubblicit. In un'Italia che comincia a essere popolata di donne che lavorano, di uomini che si affannano a raggiungere lontani posti di lavoro con mezzi pubblici sempre pi efcienti e veloci, di operai che ambiscono all'acquisto di beni quali l'automobile, la Vespa e la Lambretta, la pubblicit, con la rapidit icastica che scolpisce nella memoria i ritornelli del Carosello, detta mode e tendenze, ma soprattutto velocizza, svecchia e rende informale il modo di esprimersi. La rapidit si fa codice, testo, canal e, vi ta; i n breve, assurge a chi ave di interpretazione dell'esistenza nazionale, internazionale, globale, degli ultimi sette decenni. Note 1 Cfr. I. Calvino, Lezioni americane, Milano, Mondadori, 1993, p. 50. 2 Ibidem. 3 Cfr. E. Gioanola, Poesia italiana del Novecento, Milano, Librex, 1986, p. 581. 4 Si denisce topos letterario un luogo comune della letteratura, cio la ripetizione di moduli identici in epoche, generi, autori diversi, sia dal punto di vista tematico sia dal punto di vista stilistico. 5 Cfr. Orazio, Epistole I 8, vv. 10-15. 6 Per una pi esaustiva spiegazione del termine cfr. M. Polacco, L'intertestualit, Roma-Bari, Laterza, 1998. 13 Fisica 14 Disguise 9, PVC pipe, urethane paint, 2011, 100x5.5.x30 Quant'Elento il Pie veloce? riflessioni sulla natura del tempo di Giuseppe de Nittis Scri veva Ital o Cal vi no nel l a l ezi one americana dedicata alla rapidit: Il tema che qui ci interessa non la velocit sica, ma il rapporto tra velocit sica e velocit mentale 1 . interessante notare come la citazione appena riportata suggerisca una contrapposizione interpretativa della nozione di velocit tra un livello sico/reale ed un livello mentale/astratto. All'interno di questo dualismo trovano posto tutte le riessioni sulla natura dello spazio e del tempo che dall'antica Grecia ai giorni d'oggi hanno attraversato il corso della storia del pensiero umano. Parole come velocit e movimento sono quotidianamente usate (talvolta abusate) in ogni ambito per esprimere idee universalmente accettate e condivise. Tuttavia, una riessione pi attenta sulla natura degli enti in gioco porta inevitabilmente alla constatazione che non vi niente di ovvio n di denitivamente accettato nella comprensione logica di quelle intuizioni primitive che sono alla base della nozione di velocit. Cosa sappiamo della natura dello spazio e del tempo? La questione antica, le risposte molteplici e spesso paradossali. Ed proprio narrando la storia di un paradosso che cominceremo la nostra riessione. L'inafferrabile tartaruga Il mito di Achille certamente uno tra i pi ricchi e antichi della mitologia greca. Nell'Iliade, Omero disegna Achille come l' eroe tra gli eroi. Inoltre, una moltitudine di altre leggende completano ed arricchiscono il resoconto della vita del personaggio. La tradizione mitologica considera Achille un semidio in quanto glio del mortale Peleo, re dei Mirmidoni di Ftia, e della nereide Teti. A ci si dovrebbe l'origine delle sorprendenti qualit possedute da Achille che fanno dell'eroe greco una sorta di predecessore dei moderni supereroi marvel i ani . Tra l e mol te straordinarie doti atletiche di cui Achille poteva farsi vanto, una in particolare -la velocit- gli merit il pi celebre dei suoi appellativo: Achille pi veloce 2 . Eppure, proprio in quanto simbolo di velocit, Achille divenne il protagonista di uno dei pi intriganti aneddoti pensato a confutazione dell'idea stessa di movimento (e quindi di velocit). Siamo ad Elea 3
attorno al 500 a.C., citt dove nacque e visse il losofo Zenone (489 a.C. - 431 a.C.) discepolo di Parmenide. Proprio a sostegno della dottrina parmenidea, Zenone elabora diversi paradossi strutturati sul principio della reductio ad absurdum. Degli scritti di Zenone sono a noi giunti solamente pochi frammenti. Sebbene si ritenga che in origine i paradossi fossero una quarantina, a noi ne sono pervenuti solo quattro contro il movimento ed alcuni contro la pluralit. La fama dei celebri argomenti sullimpossibilit del movimento dovuta essenzialmente a ci che scrive Aristotele nella Fisica: Quattro sono i ragionamenti di Zenone intorno al movimento, i quali mettono di cattivo umore quelli che tentano di risolverli 4 . Il primo dei paradossi contro il movimento usualmente designato con il nome di dicotomia 5 , perch Zenone in esso argomenta sulla possibilit di dimezzare all'innito ogni data distanza: Il primo intende provare l'inesistenza del movimento per il fatto che l'oggetto spostato deve giungere alla met prima che al termine 4 . Il secondo dei paradossi, forse il pi noto e suggestivo, quello che chiama in causa il pi veloce impegnato in un'improbabile corsa contro una tartaruga, universale simbolo di lentezza: Il secondo il cosiddetto di Achille: questo intende provare che il pi lento, correndo, non sar mai sorpassato dal pi veloce: infatti necessariamente, l' inseguitore dovrebbe giungere prima l donde il fuggitivo balzato 15 in avanti; sicch necessariamente il pi lento conserva una certa precedenza. Questo ragi onamento appunto quel l o del l a dicotomia, ma ne differisce per il fatto che non di v i de i n due anche l a g r ande z z a successivamente assunta. La conclusione di tale ragionamento che il pi lento non viene raggiunto [...] 4 . Una descrizione pi elegante dello stesso paradosso dovuta allo scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges che cos scrive: Achille, simbolo di rapidit, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte pi svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e cos via allinnito; di modo che Achille pu correre per sempre senza raggiungerla 6 . Come gi riconosciuto da Aristotele, l'essenza dei primi due dilemmi zenoniani sussiste sul medesimo principio geometrico, quello dell'innita divisibilit delle grandezze. l'applicazione di tale principio tanto alla dimensione spaziale - luogo dove il movimento si esplicita - quanto alla dimensione temporale - dimensione in cui il movimento trova attuazione - che soggiace alle paradossali conclusioni di Zenone. Questa sar la nostra chiave interpretativa del paradosso dell'Achille. La soluzione semplice, forse no! Ancora oggi gli argomenti di Zenone sono da ritenersi un passaggio obbligato per ogni tentativo speculativo sulla natura di enti quali spazio e tempo. Al di l dell'indubbio valore storico che gli argomenti contro il movimento (ed il divenire) prodotti della scuola eleatica rivestono per la storia del pensiero occidentale, essi possiedono anche un enorme valore scientico, dal momento che per oltre due millenni sono stati fonte di discussione ed oggetti di investigazione. Tutte le generazioni di loso, matematici e sici si sono adoperate nella ricerca della soluzione dei paradossi di Zenone, applicando, di volta in volta, teorie nuove e nuovi concetti. L'attuale generazione non fa certamente eccezione alla regola, come dimostra un articolo apparso nel 1994 su Le Scienze 7 dove si propone una denitiva soluzione dei paradossi zenoniani grazie all'applicazione di nuove teorie matematiche. Chiunque sa bene che un corridore pu raggiungere e superare l'avversario pi lento. Il movimento ed il continuo mutare della realt sono indubitabili dati di fatto di cui ogni osservatore umano fa costante e quotidiana esperienza. Quindi, per demolire i paradossi di Zenone sembrerebbe sufciente la banale applicazione del principio di buonsenso. In questa fattispecie rientra la celebre risposta che il cinico Diogene di Sinope diede a Diodoro Crono che argomentava contro la realt del movimento. Secondo la tradizione8 Diogene, in tutta risposta, semplicemente si alz e silenziosamente si mise a camminare. Dello stesso tipo anche la soluzione proposta dal losofo francese Henri Bergson che dice: L'errore zenoniano consiste nell'aver ammessa divisibile l'unit di movimento che, nel caso, dovrebbe corrispondere alla misura del passo di Achille: il quale, quindi, trovandosi, ad esempio, a mezzo passo dalla tartaruga con un intero suo passo certamente la sorpasserebbe 9 . 16 Questa confutazione, per quanto ingenua, anticipa un aspetto che verr ripreso in seguito giacch i ntroduce nel l a di scussi one un pri nci pi o di quantizzazione, in relazione al passo di Achille. Tuttavia, se si assume da principio il punto di vista di Bergson, allora l'obiezione zenoniana non si pu neppure formulare perch all'idea di unit di passo non si pu contrapporre il principio dell'innita divisibilit su cui i paradossi di Zenone sono costruiti. Ci che accomuna le due confutazioni sopracitate l'utilizzo pragmatico della separazione tra livello reale e livello astratto. Quando il dilemma viene ricondotto sul piano della realt esso risolto per ragioni di evidenza. Al contrario, l'argomentazione di Zenone conduce alle sue paradossali conseguenze solo quando la si considera ad un livello astratto, ovvero come una pura argomentazione del pensiero dove possibile immaginare punti in movimento su una retta ideale e dove le distanze possono essere decomposte in parti sempre pi piccole secondo un processo idealmente innito. Solamente su questo livello interpretativo l'Achille zenoniano pu sperimentare l'assurdo sintetizzato dal per sempre senza raggiungerla che chiude la narrazione di Borges. evidente, inoltre, che il paradosso si genera nella dimensione temporale pi che in quella spaziale e si esplica nel fatto che l'inseguitore, per quanto veloce, pu raggiungere l'inseguito solamente se si ammette un lasso innito di tempo. Tuttavia, proprio in questa dimensione che il paradosso si giustica, o meglio si comprende. Assodato che il paradosso dell'Achille non da confutarsi sul piano dell'evidenza, lo si deve allora affrontare sul piano astratto della logica. In questa categoria certamente rientra la soluzione oggi pi diffusamente accettata, ovvero quella che potremmo chiamare la confutazione matematica. Essa si basa sull'osservazione che gli inniti intervalli percorsi successivamente da Achille nel tentativo di raggiungere la tartaruga diventano sempre pi piccoli, ed il limite della loro somma converge. Difatti, una somma di inniti elementi (o meglio il limite di una somma) non fa necessariamente innito, mentre nei suo argomenti Zenone sembra assume implicitamente che, data una s omma innita, essa debba necessariamente divergere ad un valore innito 10 . Per essere pi precisi e volendo rimanere fedeli alla versione raccontata da Borges si pu facilmente dedurre che Achille per raggiungere la tartaruga deve percorrere una distanza (in metri) data dalla somma innita 10+1+1/10+1/100+1/1000+... . Ora questa serie, lungi dall'essere innita, produce un risultato nito che 11,111...(metri). Quindi ad Achille sar sufciente percorrere una distanza nita prima di raggiungere il suo avversario. Il paradosso pu essere esaminato con la medesima tecnica anche dal punto di vista dello scorrere del tempo. Se Achille fosse capace di correre i 100 metri in 10 secondi (peggio dei primatisti dei nostri giorni), allora impiegherebbe 1 secondo per percorrere i primi dieci metri, 1/10 di secondo per percorrere l'ulteriore metro che nel frattempo viene percorso dalla tartaruga, 1/100 di secondo per l'ulteriore decimetro ancora percorso dalla tartaruga e cos di seguito. Alla ne Achille impiegher un tempo totale di 1+1/10+1/100+1/1000+...= 10/9 = 1,111...(secondi) per raggiungere il suo avversario. Questo tempo appare alquanto breve e contraddice il [...] per sempre senza raggiungerla della narrazione di Borges. La soluzione matematica appare addirittura banale nella sua semplicit tanto da essere alla portata di ogni studente oggi familiare con un po' di nozioni di analisi matematica. Ma allora se la soluzione davvero cos semplice perch il paradosso di Zenone non fu demolito sin dagli albori della matematica greca 11 ? Perch ad oltre due millenni di distanza suscita ancora curiosit ed interessi? La sensazione che emerge che la spiegazione matematica che fa ricorso alla teoria delle 17 serie convergenti sia diffusamente accettata soprattutto perch comoda, in quanto consente di evitare riessioni pi approfondite su questioni fondamentali c h e v e n g o n o a l g o r i t mi c a me n t e a g g i r a t e dall'applicazione delle regole del calcolo. Pur tuttavia resta la percezione che Zenone in fondo non abbia totalmente torto, resta la sensazione che la nostra peculiare percezione della natura tempo debba giocare un qualche ruolo nel manifestarsi del paradosso dell'Achille. Briciole di tempo Una possibile e suggestiva risposta viene suggerita dal matematico italiano Umberto Bartocci nel suo saggio I paradossi di Zenone sul movimento e il dualismo spazio-tempo 12
(lavoro dal quale il presente saggio ha preso a larghe mani ispirazione). Bartocci parte dalla critica dell'idea dominante secondo cui il tempo continuo a favore di un'interpretazione discreta o granulare. Secondo questo punto di vista, non si pu pensare a lassi di tempo innitamente brevi ma deve esistere un ri nt occo ( t oc ) di t empo f ondament al e ed indivisibile...una basilare briciola di tempo che sommata a se stessa innumerevoli volte genera l'eternit. Sostiene Bartocci: l'intelletto umano non pu concepire l'innita suddivisibilit di un segmento temporale 12 , dove con l'espressione segmento temporale sottintende l'idea di quantit di tempo inclusa tra due successivi istanti. Ne consegue immediatamente che una somma innita di siffatti i ndi vi si bi l i segmenti non pu che di vergere giusticando cos quel [] per sempre senza raggiungerla che conclude il brano di Borges. Quindi, secondo questa analisi, il paradosso dell'Achille si genera nella mente umana che per una sua propria peculiarit concepisce la retta spaziale R e la retta temporale T come due strutture di natura intrinsecamente differenti. Sebbene entrambe le rette siano pensate come ordinate (entrambe ammettono una distinzione tra prima e dopo), la retta R concepita in maniera che tra un punto e l'altro ce ne sono sempre inniti (sicch nello spazio non c' modo di denire il successore di un determinato punto), mentre la retta T appare formata da istanti ben separati (toc) di modo che ogni istante ammette un successivo ed un precedente. La nostra mente, dunque, non sembrerebbe capace di immaginare inniti altri istanti compresi tra un dato istante iniziale ed un dato istante nale. A riprova di ci, Bartocci fa notare che espressioni come istante successivo sono correntemente usate nel nostro linguaggio. Da un punto di vista matematico la differenza tra le rette ordinate R e T sarebbe che la prima pensata come una struttura continua mentre la seconda come discreta. Ci comporta che in R esistono serie di segmenti convergenti mentre in T ogni serie necessariamente divergente. Assumendo vero il precedente punto di visto ne consegue che viene a mancare, almeno a livello ideale, una corrispondenza biunivoca tra segmenti di spazio percorsi (arbitrariamente piccoli) e relativi lassi di tempo impiegati (necessariamente non inferiori ad un toc). La mente si ritrova quindi costretta a concepire delle posizioni spaziali virtuali che non possono essere di fatto occupate in quanto non esiste un istante in cui tale occupazione abbia luogo. Secondo Bartocci questa [...] l'essenza dei paradossi di Zenone, che ci rende di cattivo umore, facendo oscillare indeterminatamente la risposta tra: s la raggiunge / no, non la raggiunge (a seconda che prevalga l'aspetto spaziale, o quello temporale) 12 . Zenone e la meccanica quantistica doveroso a questo punto chiedersi se vi sia una qualche evidenza teorica o sperimentale che possa realmente giusticare l'interpretazione discreta del tempo. Un possibile tentativo potrebbe essere quello di 18 identicare il toc fondamentale con il tempo tipico di un atto di pensiero (chiamato at nel testo di Bartocci). Infatti, se si ammettesse l'innita suddivisibilit del at si dovrebbe pure ammettere la possibilit di concepire inniti atti del pensiero in tempi niti. Tuttavia una tale circostanza appare assurda secondo la comune percezione del tempo 13 . Un diverso approccio di tipo quantitativo si pu invece strutturare sulla base delle teorie siche fondamentali che sono oggi alla base della nostra comprensione dell'universo (meccanica quantistica e relativit generale). La sica moderna sembra aver superato l'idea newtoniana dello spazio-contenitore vuoto ed inerte a vantaggio di una teoria dello spazio-ente dinamico dotato di ben precise propriet siche. Secondo i moderni punti di vista le interazioni fondamentali (i campi quantistici) sarebbero il costituente ontologico dello spazio (o meglio dello spazio-tempo). Inoltre, i dati sperimentali confermerebbero l'idea che la quasi totalit della materia (ossia dell'energia) che costituisce il nostro universo esiste in uno stato del quale non riusciamo ad avere esperienza sperimentale diretta (dark matter). Queste considerazioni portano verso una nuova teoria dell'etere, concepito come il costituente dinamico del tessuto spazio-temporale. In questa innovativa visione la struttura dello spazio deve essere necessariamente di tipo granulare (discreta). Infatti, se si assumono vere le predizioni della meccanica quantistica e della relativit generale, si arriva all'inevitabile conclusione che esiste una distanza minima che denisce il limite di applicabilit delle leggi siche, la cosiddetta scala di Planck. Ogni procedura di misurazione di una distanza utilizza il meccanismo dell'urto di particelle proiettile (fotoni, elettroni, neutroni, ecc.) contro l'oggetto che si vuole misurare. La precisione della misura dipende in modo essenziale dalla lunghezza d'onda (di De Broglie) dei proiettili. Tanto pi piccola la lunghezza d'onda, tanto pi le particelle proiettile si possono considerare puntiformi, tanto pi precisa sar la misura. Tuttavia il principio di indeterminazione (di Heisenberg) impone che l'energia delle particelle deve aumentare al diminuire dalla loro lunghezza d'onda, per cui se si vuole aumentare la precisione con cui si misura una distanza si deve inevitabilmente aumentare la concentrazione di energia nella porzione di spazio interessata dalla misura. Ma se si aumenta l'energia presente in un volume di spazio oltre una certa soglia, come conseguenza dell'equivalenza tra massa ed energia imposta dalla teoria della relativit generale, si produrr un buco nero. Un buco nero un oggetto talmente massivo (e con una attrazione gravitazionale talmente forte) da piegare lo spazio su s stesso. Tutto ci che entra in un buco nero non ne pu pi uscire, ivi compresa la luce o ogni altra particella proiettile. Si ottiene quindi una perdita totale dell'informazione da parte dell'universo esterno. La scala minima di lunghezza -la scala di Planck- quindi la distanza pi piccola che si pu misurare prima di perforare il tessuto spazio- temporale. Oltre questa scala perde senso parlare ancora di lunghezze, dato che di esse non si potr avere mai per principio evidenza sperimentale 14 . L'impossibilit teorica di risolvere dimensioni pi piccole della lunghezza di Planck porta all'idea di un tessuto spaziale granulare che in una visione dinamica assomiglia ad una sorta di gas in continua agitazione termica. La velocit tipica dei granuli di spazio (ovvero dei campi quantistici fondamentali) dovrebbe essere dell'ordine della velocit della luce che un'altra costante universale che caratterizza la sica del nostro universo. La quantizzazione dello spazio supporta l'idea di un tempo quantizzato. Il quanto fondamentale di tempo che abbiamo precedentemente chiamato toc, ma che con una terminologia gradita ai sici moderni 19 pot remmo chi amare anche c r o no ne , s i pu operativamente denire come la minima quantit di tempo sicamente misurabile e coincide con il tempo impiegato dalla luce per percorrere un tratto di lunghezza pari alla lunghezza di Planck. Un semplice conto fornisce per il cronone un valore di 10 -43 secondi. Anche questa una quantit terribilmente piccola 15 ! Conclusioni Cosa si pu concludere sulla visione dinamica che questa quantizzazione implica? Al trascorrere di un cronone le particelle fondamentali che si spostano alla velocit della luce si muovono di un quanto di spazio, e no a qui tutto bene. La questione intrigante capire cosa accade ad un corpo che si muove ad una velocit inferiore a quella della luce. La risposta obbligata: esso sta fermo. Ossia, quando trascorso un cronone un corpo pi lento della luce non si potuto spostare neppure di un quanto di spazio. Solo dopo un certo numero intero di toc elementari esso si ritrover improvvisamente spostato da una posizione iniziale ad una nal e senza che esso abbi a potuto effettivamente attraversare alcuna delle posizioni intermedie. Insomma, secondo questo scenario sembrerebbe che la confutazione zenoniana del comune senso del movimento non sia poi cos paradossale. Note 1 I. Calvino. Lezioni americane. Oscar Mondadori editore, Milano, 2002, p. 43. 2 Homerus (Omero). Iliade, libro I, v. 76. Traduzione di V. Monti. Ed. Rizzoli (BUR), Milano, 1990 (I edizione). 3 Elea (in greco: E!"#") un'antica citt della Magna Grecia che fu fondata nella seconda met del VI secolo a.C., da esuli Focei in fuga dalla Ionia (parte dell'attuale costa della Turchia presso il golfo di Smirne). In epoca romana fu denominata Velia. L'area archeologica attualmente localizzata nel comune di Ascea in provincia di Salerno, all'interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. 4 Aristotele. Fisica, libro VI (Z), 9, 239b. 5 La dicotomia (dal greco $#%&'&(#") la divisione di un'entit in due parti. Da un punto di vista geometrico essa equivale al principio secondo cui internamente alla porzione di retta ordinaria compresa tra i due punti A e B si "pu" concepire, un unico punto medio M (distinto da A e B). Iterando l'applicazione del principio segue che tra A e M si pu concepire un nuovo punto medio M' (distinto da A, B e M), e cos via, senza che nessun passo delle successive iterazioni possa congurarsi quale ultimo. 6 J. L. Borges. Metamorfosi della tartaruga in Altre inquisizioni. Feltrinelli, 1973. 7 W. I. McLaughlin. La risoluzione dei paradossi di Zenone sul moto. Le Scienze, numero 317, gennaio 1995, pp. 60 66. 8 Diogene Laerzio. Raccolta delle vite e delle dottrine dei loso, libro VI. 9 H. Bergson. Essai sur les donnes immdiates de la conscience. Thse pour le doctorat prsente la Facult des lettres de Paris, Paris, F. Alcan, 1889. 10 L'errore non deve apparire banale dal momento che una prima dimostrazione di convergenza di una particolare serie (di tipo non geometrica) si avuta solo nel XIV secolo da R. Suiseth. La teoria generale sulla convergenze delle serie stata completata solamente nel XVII secolo, circa ventidue secoli dopo la morte di Zenone. 11 La confutazione matematica del paradosso dell'Achile non necessita dei rudimenti del calcolo innitesimale. A riprova di ci ricordiamo che gi nel 1657 (ben due secoli prima della nascita della moderna analisi) Cartesio aveva elaborato un argomento analogo [Lettres de Mr. Descartes. Chez Henry le Gras, Paris, 1657, N. 118.]. Ci supporta l'idea sostenuta da molti storici della matematica (es. A. Frajese. Attraverso la storia della matematica. Libr. Veschi, Roma, 1962) secondo la quale anche grandi intelletti quali Talete, Pitagora, Euclide, Archimede, ecc. sarebbero stati perfettamente in grado di demolire il paradosso zenoniano sul livello puramente matematico. 12 U. Bartocci. I paradossi di Zenone sul movimento e il dualismo spazio-tempo. Episteme, Physis e Sophia nel III millennio, Perugia, N. 8, 2004. http://www.cartesio-episteme.net/ep8/ep8-zeno.htm 13 Un simile argomento era gi stato sostenuto dal matematico tedesco Hermann Weyl nel libro Filosoa della matematica e delle scienze naturali. (Ed. it. Boringhieri, Torino, 1967, pp. 50-51) 20 14 La stima dell'ordine di grandezza della scala di Planck si ottiene uguagliando la lunghezza d'onda di De Broglie (che d la distanza su cui si pu localizzare un oggetto) con il raggio di Schwarzschild (che la distanza con cui si pu localizzare un buco nero). Il valore ottenuto si chiama lunghezza di Planck e rappresenta una costante fondamentale che specica la sica del nostro universo. Essa vale circa 10 -35
metri, un valore incredibilmente piccolo (il raggio di un atomo di circa 10 -11 metri, il nucleo di un atomo misura circa 10 -14 metri e le particelle che compongono il nucleo, i quarks, misurano circa 10 -15
metri). 15 Le particelle con vita pi breve durano intorno ai 10 -23 secondi mentre il minimo atto di elaborazione di un computer avviene in circa 10 -9 secondi 21 Arte 22 Disguise 8, PVC pipe, urethane paint, 2011, 91x7x70 Tempus fugit. ovvero la parabola di Pino Pascali di Carolina Orlandini Se penso alla rapidit in un mondo come quello dellarte, mi viene inevitabilmente alla mente un percorso che si snoda per sommi capi attraverso tutta larte novecentesca, partendo dal Futurismo e dagli studi sul movimento, passando per larte del segno e del colore -come per esempio quella degli artisti informali- per giungere allarte cinetica, che sfrutta il movimento dellenergia elettrica, no alla video arte, con i suoi tempi e la sua velocit elettronici. A questo uido viaggio attraverso le diverse rappresentazioni del movimento si aggiunge una sezione dedicata ad opere che contengano in s il concetto di scatto e movimento. Si tratta, per esempio, delle tele strappate di Fontana, degli inchiostri dati a pennellate rapide e guizzanti di Tancredi, del vibrante segno pittorico di Schifano. Dentro al gesto immediato e scattante con cui vengono inferte le pennellate sulle tele si coglie lanimarsi della vita e balza agli occhi una simbologia chiara. Da diligente storica dellarte potrei quindi delineare un andamento in senso cronologico di quei vari movimenti artistici che sviluppano, sperimentando anche con nuovi linguaggi, lelemento della velocit. I tratti veloci della pennellata o lidea del movimento, sia pittorico che video, potrebbero quindi essere il comun denominatore che ci guida alla scoperta del concetto di rapidit in arte. Tuttavia, questi elementi mi sembrerebbero un po riduttivi o pi che altro scontati in una riessione come questa, imperniata appunto sullidea di rapidit. Ci che, invece, mi sembra pi calzante la vicenda di un artista spesso poco ricordato. E malauguratamente, oserei aggiungere. Mi riferisco a Pino Pascali, la cui carriera artistica e la stessa esistenza sono state tanto interessanti e avvincenti quanto rapide. Pascali rapidamente assurge e si impone allattenzione della critica, rapidamente ottiene i primi importanti riconoscimenti e rapidamente, cos come era venuto, scompare. Nasce nellottobre del 1935 in Puglia, vicino Bari, a Polignano a Mare e questa sua radice mediterranea emerger spessissimo nella sua opera. Muore poco pi che trentenne, stroncato in modo del tutto inatteso da un incidente con la sua moto. Appunto, la rapidit. Destino beffardo si potrebbe dire: rapidamente come stava crescendo, cos se ne andato. Era il 1968 e aveva solo 33 anni quando l11 settembre moriva a Roma, dove ormai viveva da tempo. Dopo la tragica ne la sua salma ha fatto ritorno alla terra a cui tanto era legato, inumata nel piccolo cimitero del suo paese di origine. La carriera artistica di Pascali breve e folgorante. Diplomatosi allAccademia di Belle Arti di Roma nel 1959, aveva cominciato subito a farsi notare come scenografo. Esegue bozzetti, disegni e corti per Carosello e altre trasmissioni tv, oltre che disegni e plastici di velieri, treni, corazze. Sperimentatore infaticabile, continua ininterrottamente a ricercare e provare nuovi modi e nuove forme di comunicazione artistica. Artista eclettico, infatti, dir poco. Pascali fu scultore, scenografo, performer. Nelle sue opere riunisce le radici della cultura mediterranea (i campi, il mare, la terra e gli animali) con la dimensione ludica dellarte. Mi riferisco, per esempio, al ciclo di opere dedicato alle armi, veri e propri giocattoli realizzati con materiali di recupero (metalli, paglia, corde, lamiere) che si stagliano ntamente minacciosi; l'artista infatti con l'abilit quasi di un bricoleur ricostruisce cannoni, bombe e mitragliatrici quasi in scala reale (Fig. 1), sembrano funzionanti e pronti a colpire, ma sono in realt inutilizzabili. In questo modo ironizza quasi per gioco sulla guerra, conferendo per al suo messaggio unincredibile forza; le armi sono portatrici di morte, Pascali, invece, le ricrea con pezzi di scarto, ma la verosimiglianza ingannevole, anche il colore (grigio - 23 verde) con cui le dipinge sembra reale. Nel 1965 tiene la sua prima personale a Roma nella prestigiosa galleria La Tartaruga. In soli tre anni si impone allattenzione dei maggior critici darte italiani (Vivaldi, Calvesi, Boatto, Bucarelli e De Marchis sono solo alcuni) e di galleristi d'avanguardia, come Sargentini, Sperone, Iolas, che lo presenter nel 1968 a Parigi. Proprio nellestate del 1968 partecipa su invito con una sala personale alla XXXIV Biennale di Venezia. la sua consacrazione: dopo la sua scomparsa, a mostra ancora aperta, gli viene conferito il Premio internazionale per la Scultura. La sua opera, pur non essendo connaturata strettamente al senso di rapidit, si pone tuttavia in stretta connessione con questultima: Pascali capisce infatti con estrema velocit come il mondo che ha davanti stia mutando e con altrettanta rapidit riporta e analizza tali mutamenti nella sua opera. Molti dei suoi lavori ripropongono, infatti, le icone e i feticci della cultura di massa che soprattutto a met degli anni Sessanta si sta imponendo. Questo pi di ogni altro elemento credo sia indice della rapidit di unartista, ossia la capacit dimostrata da Pascali di captare, registrare e metabolizzare i nuovi scenari e le nuove dinamiche che gli si pongono davanti. Pascali sa per coniugare anche in modo geniale e creativo forme primarie e mitiche della cultura e della natura mediterranea (la Grande Madre e Venere, il Mare, la Terra, i Campi, gli attrezzi e i riti agricoli) con le forme infantili del gioco e dellavventura (animali della preistoria, dello zoo e del mare, giocattoli di guerra, bruchi e bachi, travestimenti, Pulcinella). Si rivela capace di tradurre questo mondo dell'immaginario in forme monumentali e strutture essenziali, concise, come il romanico pugliese e il bestiario medievale delle sue chiese; ma nel contempo rimandano alle icone della dilagante cultura di massa (il fumetto, il cinema, la moda). Ad esempio, nel ciclo incentrato sugli animali lartista non cerca pi la verosimiglianza con il reale, come era accaduto per le armi, ma n dall'uso del materiale - tela e struttura in legno, materiale industriale (gli scovoli di acrilico) dei Bachi da setola (Fig.2) o peluche sintetico per la Vedova blu (Fig. 3) - chiara lintenzione: ricostruire una nuova Arca di No vista con locchio di un bambino, grandi animali leggeri oppure realizzati come giochi di peluche, ma sempre sovradimensionati. Egli stesso le denisce le nte sculture: sono trofei di caccia, code di delni e di balene (Fig. 4), rettili. La tela viene tagliata e usata con una tecnica precisa, i tagli sono netti e precisi, la grandezza smisurata di queste nte sculture nisce per fare da controaltare alla propria leggerezza poich l'interno vuoto. Cos Pascali introduce un elemento linguistico nuovo, priva la scultura di una sua precisa connotazione: il peso. I bianchi animali ricordano le sculture e i bassorilievi del romanico pugliese che lartista ben conosceva e che 24 fig. 2 fig.1 il suo fervido mondo immaginario aveva rielaborato inconsciamente. Infatti, pur senza mai citare direttamente la Puglia o Polignano o le memorie d'infanzia e adolescenza pugliese, la poetica, il linguaggio, le forme, i temi nascono da un substrato mediterraneo che si incontreranno a Roma con le esperienze artistiche internazionali. Pascali realizza le sue false sculture con materiali fragili ed efmeri (tela, legno, lana dacciaio, pelo acrilico, paglia). In questo modo d una sua originale risposta critica (italiana e meridionale) alle nuove tendenze che venivano dall'America: la Pop Art, la Minimal Art. Precorre lArte Povera, la Body Art, larte concettuale degli anni Settanta. Di li a breve, Pascali tende sempre pi ad invadere lo spazio, ad occuparlo con opere che assumono le dimensioni di vere e proprie installazioni. I materiali usati sono elementi primari come lacqua (Fig. 5) e la terra: qui si accentua la sua cultura mediterranea, la Natura vista come la Madre Profonda e Benigna dispensatrice di vita. I caratteri della civilt contadina aforano visibilmente nei Campi arati, nei Canali dirrigazione, in 1 mc di terra. Lidea di trasformare in oggetti scultorei ben deniti gli elementi naturali, come i 32 mq di mare (Fig. 6) in vaschette di zinco, un tentativo riuscitissimo di conciliare il naturale con larticiale. L'acqua l'elemento primario che affascina Pascali da sempre e ricostruisce il suo mare in vaschette di zinco, ognuna delle quali contiene una variazione di tono su tono del colore del mare. Nelle Botole o nelle Pozzanghere ritorna l'elemento primario dell'acqua ma vi anche la simulazione di materiali freddi come l'asfalto e l'uso dell'eternit che rappresenta una novit in pi rispetto alla Minima Art e all'Arte Povera, dove i materiali vengono esibiti come tali e nella loro ossessiva neutralit e freddezza. Pascali, come abbiamo potuto esaminare nora, sa cogliere i segnali della crisi delle culture metropolitane. Molti sono gli artisti interessati all'antropologia sociale, basta l'esempio degli spettacoli del Living Theatre che Pascali frequenta a Roma. Cos, intorno agli anni tra il 1965 ed il 1968, nasce un forte atteggiamento culturale circa il mito delle civilt pre-industriali che trova la sua applicazione visiva nella Land Art americana e nell'Arte Povera italiana. Nel 1967 nasce proprio a Torino, la citt industriale per eccellenza, il movimento dell'Arte Povera teorizzato dal giovane critico Germano Celant che invita anche lo stesso Pascali a farne parte. Ma i movimenti vanno stretti allartista, ancor oggi difcilmente collocabile in questa o in altra corrente artistica; il ciclo di opere con elementi naturali quali l'acqua, la terra, la paglia nasce da una parte come 25 fig. 4 fig. 3 presa di coscienza razionale contro l'urbanizzazione e il tecnologismo avanzante, l'altra - meno razionale e pi inconscia - si congura come la rielaborazione poetica della memoria e delle energie vitali insite nei miti medi terranei . Tutti questi el ementi rendono questartista degno della massima attenzione, che purtroppo negli anni non sempre gli stata concessa. Pascali era promotore di una ricerca artistica intensa che a ben vedere sarebbe potuta andare molto al di l di quanto visto nora. Quella di Pascali stata una parabola precisa: rapidamente cresciuto, rapidamente si svi l uppato e purtroppo, sempre troppo rapidamente, se ne andato. Didascalie Immagini (Fig. 1) Contraerea, oggetti di recupero dipinti, cm.170x130x95, 1965, Collezione privata, Roma (Fig. 2) Bachi da setola, scovoli acrilici su supporto di ferro, dimensioni variabili, 1968, Collezione Privata (Fig. 3) Vedova blu, pelo acrilico su struttura di legno, diametro cm. 280, 1968, Collezione Museum Moderner Stiftung Ludwig, Vienna (Fig. 4) Grande rettile e Coda di cetaceo, 1966, cos come presentati nella mostra L'Isola di Pascali, Palazzo Pino Pascali, Polignano a Mare, 1998. Grande Rettile, Collezione Museo Civico, Livorno, Coda di cetaceo, Collezione Museo comunale d'Arte Moderna, Spoleto (Fig. 5) Mare, tela bianca su centine di legno, 25 elementi, cm. 600x400x25, 1966, Collezione Museo d'Arte Moderna, Osaka, Giappone. (Fig. 6) 32 mq. di mare, 30 vasche di alluminio zincato e acqua colorata all'anilina, cm. 113x113 ciascuna, 1967, Collezione G.N.A.M. - Roma 26 fig.5 fig.6 Chimica 27 Disguise 2, PVC pipe, urethane paint, 2011, 60x22x85 Anche locchio vuole la sua parte. di Gerardo Abbandonato Quante volte siamo rimasti affascinati da un tramonto sulla spiaggia? O da un dipinto di Van Gogh? O dall'allegria di un prato orito? Il mondo che ci circonda pieno di tanti colori, tante tonalit e tante sfumature che, come amici silenziosi, accompagnano le nostre giornate. Tuttavia, di notte i colori svaniscono per riapparire alla luce di una candela o una lampadina. Come mai? Possiamo affermare con certezza ed esperienza che non possibile vedere i colori senza la luce e per cercare di comprenderne la necessit nella percezione del colore importante capire: cos' la luce? Nel XIX secolo, Michael Faraday e James Maxwell realizzarono che la luce un'onda elettromagnetica, ovvero l'insieme di un campo elettrico e di un campo magnetico oscillanti su piani perpendicolari, capaci di propagarsi nello spazio. La distanza tra i massimi dell'oscillazione prende il nome di lunghezza d'onda e il numero di oscillazioni al secondo la frequenza. Le due grandezze sono tra loro inversamente proporzionali e il loro prodotto pari esattamente alla velocit di propagazione della luce, c o (dal latino celeritas), la velocit massima raggiungibile nel nostro universo, pari a circa 300.000 chilometri al secondo 1 . In alternativa alla denizione classica di onda elettromagnetica, la radiazione luminosa pu essere descritta in termini di particelle di massa nulla, dette fotoni. Ciascun fotone viaggia alla velocit della luce, nello stesso verso di propagazione della radiazione, ed dotato di un'energia proporzionale alla sua frequenza. Il dualismo onda-particella della radiazione luminosa stato a lungo dibattuto a causa di esperimenti che mostravano, in maniera quasi paradossale, questo duplice comportamento 2 il quale stato spiegato in maniera unicata solo con l'avvento della meccanica qua nt i s t i c a . Lo s pe t t r o de l l a r a di a z i one elettromagnetica, cio l' insieme delle possibili frequenze, continuo e molto esteso: per comodit, viene suddiviso arbitrariamente in diverse categorie a seconda degli usi che se ne fanno. In Figura 1 riportata una rappresentazione schematica di tale suddivisione. Si pu notare come solamente una piccola parte dello spettro elettromagnetico sia visibile. L'insieme di queste radiazioni, visibili dal nostro occhio, prende il nome di luce bianca e la loro sorgente principale , ovviamente, il sole (Fig.2). Lo spettro solare, se pur parzialmente assorbito dall'atmosfera, contiene sia radiazioni infrarosse, sia radiazioni ultraviolette, sia le radiazioni visibili della luce bianca. In essa sono contenuti tutti i colori, ciascuno corrispondente ad una frequenza ed energia specica. Lo spettro della luce bianca riconoscibile nei colori dell'arcobaleno 3 (Fig. 3). 28 fig.1 fig.2 A questo punto per, possiamoci porci una domanda solo in apparenza innocua: se la luce che viene dal sole racchiude in s tutti i colori, come possibile vedere gli oggetti con colori differenti? Per rispondere necessario i nt rodur re qual che concet t o chi mi co- s i co. L'interazione luce-materia avviene a livello delle singole molecole. Le molecole, in condizione di equilibrio, si trovano nel loro stato fondamentale di minima energia. Esse, tuttavia, possono ritrovarsi ad avere energia superiore rispetto allo stato fondamentale, accedendo cos a stati eccitati.
Tali stati, per, sono discreti (quantizzati) e quindi per passare dallo stato fondamentale ad uno eccitato necessario che venga fornita al sistema un'energia esattamente uguale alla differenza tra gli stati, altrimenti il sistema non in grado di assimilarla. Per rendere pi immediata la comprensione di questo fenomeno, si pu pensare ad una gradinata: necessario che il piede venga sollevato dell'altezza giusta per passare dallo scalino inferiore a quello superiore. Se infatti non lo si alza a sufcienza, c' il rischio di inciampare e cadere. Al contrario, se lo si alza troppo, ma non in maniera sufciente per salire di due scalini, il rischio esattamente lo stesso. Dunque: quando le molecole interagiscono con la radiazione elettromagnetica della luce bianca, ne assorbono l'energia trasportata e vanno incontro a transizioni elettroniche 4 . Vista per la quantizzazione dei livelli energetici prima descritti, le molecole assorbiranno solo alcune delle frequenze della luce bianca, mentre le rimanenti verranno riesse. Quindi: se un corpo costituito o ricoperto (si pensi alle vernici, ai pennarelli etc...) da molecole che non assorbono alcuna frequenza della luce bianca, tutte verranno riesse facendoci apparire l'oggetto bianco (Fig. 4). Se, invece, le molecole assorbono tutte le radiazioni della luce bianca, l'oggetto ci apparir nero. Un oggetto ci apparir rosso se le molecole che lo costituiscono assorbono tutte le frequenze tranne il rosso, e cos via per ogni altro colore. Le innite sfumature cromatiche sono dovute a differenti percentuali delle varie frequenze assorbite. L'aspetto pi interessante di tutta la descrizione fatta la scala temporale con cui questi fenomeni avvengono. Le interazioni tra la materia e la radiazione luminosa sono estremamente veloci, cos come rapido tutto il processo che permette la visione dei colori. La distanza media Terra-Sole di circa 150 milioni di
chilometri, che i fotoni percorrono in circa 8.3 minuti: questo il tempo pi lungo di tutto il processo. Una volta arrivati sulla terra, l'interazione con la materia, l'assorbimento e il passaggio degli elettroni dallo stato fondamentale allo stato eccitato avvengono in 10 -15 secondi. Le radiazioni riesse, private delle componenti assorbite, raggiungono il nostro occhio in 3.310 -9 secondi. Se consideriamo come sorgente di radiazione luminosa una lampada ad incandescenza a luce bianca, 29 fig.3 fig.4 il cui spettro pu essere in prima approssimazione paragonato a quello del sole, dall'accensione della lampada no al raggiungimento dei fotoni riessi alla retina dei nostri occhi, il tempo trascorso pari a 6.610 -9 secondi. Praticamente un processo istantaneo. Il sistema che ha assorbito la radiazione luminosa tuttavia eccitato e metastabile: tende quindi a ritornare all'equilibrio riportando l'elettrone negli orbitali di stato fondamentale, cedendo l'energia assorbita. La cessione dell'energia avviene in primo luogo grazie ad urti e collisioni tra le molecole con aumento della propria energia termica 5 . A seconda del sistema, questo decadimento termico pu essere completo o pu essere accompagnato da un decadimento radiativo per il quale la molecola emette un fotone di energia minore rispetto a quello assorbito. In altre parole, la molecola va incontro ai fenomeni sici di uorescenza o fosforescenza a seconda della maggiore o minore velocit di emissione dei fotoni 6 . A questo punto il sistema, ritornato all'equilibrio, pronto per un nuovo ciclo di assorbimento-decadimento permettendoci di osservare costantemente tutti i colori che ci circondano: un tramonto sulla spiaggia, un dipinto di Van Gogh, un prato orito ci appaiono statici nella loro bellezza ma, in realt, sono sistemi in continuo dinamismo e attivit con delle velocit che l'occhio umano non in grado di percepire. La percezione dei colori, come di altri fenomeni, infatti limitata dalla velocit di trasmissione dell'impulso elettrico dalla retina, tramite il nervo ottico, al cervello: il tempo necessario dell'ordine dei millisecondi. Ad esempio, il proiettile della calibro 9 della Dynamit Nobel colpisce una mela con una velocit di 1000 metri al secondo 7 . L'occhio vede la mela esplodere, ma non il proiettile che la attraversa: il processo avviene infatti in un tempo (710 -5 secondi) impercettibile, sebbene sia di molto superiore a quello relativo ai processi di interazione luce-materia prima descritti. Essi risultano dunque praticamente impossibili da percepire all'occhio umano, il quale continuer a vedere una condizione media e statica. Note 1 Il valore preciso c o =2.98810 8 m/s corrisponde alla velocit della luce nel vuoto. La velocit nell'aria, nell'acqua o in altro mezzo dipende dalla permettivit elettrica (*) e dalla permeabilit magnetica (() secondo la relazione c=(* () -1/2 inferiore a c o . I calcoli che seguono sono stati effettuati con il valore della velocit nel vuoto. 2 Per approfondimenti, si vedano, a sostegno della natura corpuscolare, l'effetto fotoelettrico e, a sostegno della natura ondulatoria, la diffrazione. 3 L'arcobaleno il risultato della diffrazione della luce bianca causata dalle goccioline di acqua sospese nell'aria dopo una pioggia. 4 La formazione di molecole avviene attraverso la formazione di legami tra gli atomi. Ciascun atomo porta con s i propri elettroni e li dispone in orbitali. Durante la formazione dei legami, gli orbitali dei singoli atomi si fondono a formare orbitali molecolari in cui vengono disposti gli elettroni di valenza degli atomi stessi. Si intende per transizione elettronica il passaggio degli elettroni da orbitali a bassa energia (stato fondamentale) ad orbitali ad alta energia (stati eccitati). 5 Il decadimento termico dell'energia assorbita dalla radiazione elettromagnetica il motivo per cui l'estate preferiamo non indossare abiti scuri, i quali, assorbendo un numero maggiore di radiazioni, si riscaldano con una rapidit maggiore rispetto ad abiti chiari che riettono le radiazioni luminose. 6 Per la spiegazione dettagliata dei fenomeni di luminescenza si rimanda a testi dedicati. 7 http://www.focus.it/scienza/quali-velocita-e-distanza-raggiunge- un-colpo-di-pistola_C39.aspx Didascalie gure Fig.1 ( da www. 100sal ute. i t) Spettro del l a radi azi one elettromagnetica, classicazione ed utilizzo delle varie frequenze. Fig 2a (da http://www.appuntidigitali.it) Spettro di emissione del sole all'esterno dell'atmosfera e al livello del mare. Fig 2b (da www.photoactivity.com) Spettro della luce bianca. Fig 3 Schema del fenomeno di percezione del colore. 30 Letteratura 31 Disguise 6, PVC pipe, urethane paint, 2011, 59x29x69 Tra rapidita e lentezza di Hamza Zirem La velocit come ideologia di un movimento avanguardista La velocit ha avuto una grandissima importanza nel panorama artistico, letterario e losoco dellinizio del XX secolo. Nel contesto culturale del Futurismo, movimento avanguardista italiano nato nel 1909, si creato un mito della Velocit proclamando una nuova religione-morale. Il tema della velocit viene trattato dai futuristi in molteplici pubblicazioni. Scrive Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto del Futurismo, pubblicato sul giornale Le Figaro del 20 febbraio 1909: Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. La letteratura esalt no ad oggi limmobilit pensosa, lestasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, linsonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. Noi affermiamo che la magnicenza del mondo si arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocit. Con il manifesto tecnico della letteratura futurista del 1912 la velocit diviene il criterio in base al quale deve essere concepita una nuova letteratura dinamica, rapida e fortemente espressiva. Nel manifesto la nuova religione-morale della velocit del 1916 lideale futurista giunge alla sua pi radicale espressione: La velocit, avendo per essenza la sintesi intuitiva di tutte le forze in movimento, naturalmente pura. La lentezza, avendo per essenza lanalisi razionale di tutte le stanchezze in riposo, naturalmente immonda. (...) creiamo un nuovo bene: la velocit, e un nuovo male: la lentezza.
La velocit relativa alloblio Ho letto quasi tutti i libri di Milan Kundera. Penso che il volume La lentezza non sia uno dei suoi migliori, ma apre spazi sconnati alle riessioni: C un legame stretto tra lentezza e memoria, tra velocit e oblio. Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza direttamente proporzionale allintensit della memoria, il grado di velocit direttamente proporzionale allintensit delloblio. () La nostra epoca si abbandona al demone della velocit, ed per questo motivo che dimentica tanto facilmente se stessa. Ma io preferisco rovesciare questa affermazione: la nostra epoca ossessionata dal desiderio di dimenticare, ed per realizzare tale desiderio che si abbandona al demone della velocit; se accelera il passo perch vuol farci capire che ormai non aspira pi a essere ricordata; che stanca di se stessa, disgustata di se stessa; che vuole spegnere la tremula ammella della memoria. Giornata Mondiale della Lentezza La realt intorno a noi si muove a ritmi sempre pi rapidi e le nostre menti sembrano doversi adeguare per necessit ai ritmi imposti. Siamo informati in tempo reale, bombardati in ogni istante di notizie. Sappiamo tutto, ma ci sfugge il nocciolo della questione. C una regola che sostanzialmente ci interessa: non perdere tempo, accorciare le distanze che ci separano dal mondo e dai nostri simili. Il nostro organismo richiede lentezza ed connaturato a spostamenti minimi, a variazioni sottili che cozzano con limmediatezza a cui lo forziamo. In qualche modo, noi paghiamo limperativo della rapidit; lo paghiamo con una continua ansia. La nostra epoca sta passando fulmineamente, lasciando dietro di s cambiamenti cos estesi e irreversibili. Per contrastare i ritmi sempre pi 32 frenetici e riettere sulle conseguenze di uno stile di vita pi indirizzato verso la velocit, stata istituita da sei anni la Giornata Mondiale della Lentezza: uniniziativa promossa per la prima volta da Bruno Contigiani, fondatore e presidente dellorganizzazione di volontariato Larte del vivere con lentezza. Le persone sono invitate a riprendere in mano le redini della loro vita. un attimo di riessione collettiva sui danni economici, ambientali e sociali del vivere a folle velocit, in un momento difcile di grandi trasformazioni. La parola d'ordine di prendersi una pausa e rallentare. A ciascuno trovare il modo migliore per interpretare questa idea, dedicandosi ad una attivit lenta o scegliendo di non fare proprio nulla. Andare in profondit, per apprezzare le piccole cose di ogni giorno e per accorgersi che la maggiore ricchezza che si pu accumulare sono le relazioni umane. Ma agire con lentezza, vivere il momento in tutta la sua pienezza, apprezzandone il pi intimo signicato, non una scelta che si pu fare in ogni istante. La rapidit dello stile e del pensiero nel movimento circolare di Kateb Yacine Kateb Yacine, morto nel 1989, stato propulsore del rinnovamento del romanzo della letteratura magrebina di espressione francese. L'autore concepisce una rapidit di stile rivoluzionando la rappresentazione del tempo. Attraverso vicende diverse, la storia del suo romanzo Nedjma assume un movimento circolare in cui lavvenire e il passato si rimescolano nelleternit dellistante. Istruito nella lingua del colonizzatore, considerava la lingua francese "bottino di guerra" degli Algerini. Lavor come giornalista presso il quotidiano Alger Rpublicain per poi dedicarsi completamente alla scrittura. Viaggi molto, in Europa e in Asia. Fond, dopo l' indipendenza dell' Algeria, una compagnia teatrale. Il romanzo Nedjma, pubblicato nel 1956 in piena guerra d'Algeria, trov subito un grande successo e venne tradotto in numerose lingue. Il libro considerato un'allegoria degli interminabili contrasti dell'Algeria, incarnata nella protagonista Nedjma (nome femminile che, i n ar abo, s i gni c a s t e l l a ) des i der at a contemporaneamente da quattro diversi uomini, tutti tra di loro apparentati e, forse, legati alla stessa Nedjma. La struttura del romanzo basata su una costruzione frammentata ed i punti di vista narrativi sono molteplici. Formalmente, il libro diviso in sei parti, che si suddividono in dodici capitoli. La costruzione circolare sottolineata dal ritorno della sequenza iniziale nelle ultime pagine del libro. Questa complessit di congurazione si manifesta con gli intrecci testuali e la giustapposizione di elementi di diverso ordine e diversa temporalit. Nedjma, l'oggetto di una tenerezza d'infanzia, l'eterno femminile, la patria con cui Yacine sopraggiunge la sommit della sua arte. Nel linguaggio di Kateb Yacine presente una forte tensione retorica, che si manifesta nella molteplicit di registri, rappresentata la saldatura tra la rafgurazione simbolica e quella realistica, adoperando il monologo interiore. Il testo ricco di simboli grazie a cui lautore esplicita, probabilmente nel modo pi chiaro, un aspetto caratteristico dell'Algerino di fronte al tempo. Esso, infatti, legato a una concezione della realt percepita come unit da riedicare. In tale luce, alcune affermazioni dedicate da Calvino al tema della rapidit, si possono applicare al pensiero di Kateb Yacine, come nella seguente citazione: In letteratura, il tempo una ricchezza di cui disporre con agio e distacco: non si tratta d'arrivare prima a un traguardo stabilito; al contrario l'economia di tempo una buona cosa perch pi tempo risparmiamo, pi tempo potremo perdere. La rapidit dello stile 33 e del pensiero vuol dire soprattutto agilit, mobilit, disinvoltura; tutte qualit che s'accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all'altro, a perdere il lo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte. 34 Architettura 35 Disguise 7, PVC pipe, urethane paint, 2011, 70x6x100 il futuro, allimprovviso di Alessandra Maisto I said that time may change me but I can't trace time 1
Battaglie perse e guerre vinte, superstizioni ancestrali e scoperte scientiche, anni ruggenti e luned neri: la storia un grande elogio alla capacit delluomo di adattarsi e di reinventarsi. Aiutato dallesperienza accumulata in anni ed anni di corsi e ricorsi storici, lhomo sapiens per sopravvivere deve essersi evoluto sviluppando la capacit di stabilire con la realt spaziale e temporale in cui si trova una sorta di osmosi comportamentale, regolata da quello che potremmo denire gradiente di cambiamento. Tantissimi possono essere i fattori in grado di inuenzare o addirittura determinare il percorso delluomo: guerre, contatti con altri Paesi, trasformazioni sociali e politiche, scoperte tecnologiche e scientiche. Ognuno di questi fattori, gi vericandosi da solo, capace di grandi trasformazioni; se per alcuni, o tutti questi elementi, si combinano in uno stesso periodo, facilmente immaginabile quale miscela esplosiva possa crearsi e quanto grande possa essere il suo effetto sulla storia. Futurismo: benvenuti nel futuro Il XX secolo inizia proprio con una situazione simile a quella appena descritta: la crisi economica internazionale instaura nuovi equilibri tra Paesi in ascesa e Paesi in declino, il post-unit in Italia mette in evidenza le differenze sociali e culturali della neonata nazione, linvenzione del telegrafo senza li, della radio e dellaereo rendono le comunicazioni pi immediate e la distanza geograca un problema superabile, la catena di montaggio e la diffusione delluso delle automobili velocizzano lavoro e spostamenti. La parola dordine diventa velocit: il futuro splende di una luce nuova, invita luomo a raggiungerlo promettendo grandi novit, e luomo gli si fa incontro con passo impaziente. La data ufciale della nascita del Futurismo viene fatta corrispondere alla pubblicazione da parte di molti quotidiani, italiani e stranieri, del cosiddetto Manifesto del Futurismo, scritto dal letterato Filippo Tommaso Marinetti: il febbraio del 1909 e Marinetti in undici punti urla la rottura con il passato. Le sue parole hanno grandissima ripercussione in tutti gli ambienti della cultura ed in ogni strato sociale: in pochi anni oriscono manifesti futuristi degli scultori, dei pittori, dei drammaturghi, e nel 1914 larchitetto Antonio SantElia pubblica il Manifesto dellArchitettura Futurista che in otto punti getta le basi della nuova composizione: Abbiamo perduto il senso del monumentale, del pesante, dello statico, ed abbiamo arricchita la nostra sensibilit del gusto del leggero, del pratico, dellefmero e del veloce. [] E proclamo [] ! Che le linee oblique e quelle ellittiche sono dinamiche, per la loro stessa natura, hanno una potenza emotiva superiore a quelle delle perpendicolare e delle orizzontali, e che non vi pu essere un'architettura dinamicamente integratrice all'infuori di esse; [] ! Che, come gli antichi trassero ispirazione dell'arte dagli elementi della natura, noi - materialmente e spiritualmente articiali - dobbiamo trovare quell'ispirazione negli elementi del nuovissimo mondo meccanico che abbiamo creato, di cui l'architettura deve essere la pi bella espressione, la sintesi pi completa, l'integrazione artistica pi efcace; 36 [] ! Da un'architettura cos concepita non pu nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perch i caratteri fondamentali dell'architettura futurista saranno la caducit e la transitoriet. Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovr fabbricarsi la sua citt. Questo costante rinnovamento dell' ambiente architettonico contribuir alla vittoria del Futurismo, che gi si afferma con le Parole in libert, il Dinamismo plastico, la Musica senza quadratura e l'Arte dei rumori, e pel quale lottiamo senza tregua contro la vigliaccheria passatista. 2 Lintero manifesto un elogio alla rapidit: scompaiono decorazioni ed elementi dal mero valore esornativo in favore di linee pulite che dichiarano quasi con orgoglio il loro ruolo nella statica delledicio; la forma dettata dalla funzione, la tecnologia e la meccanizzazione entrano di diritto nella composizione. Si ritrovano in questi otto punti quegli elementi che secondo Calvino deniscono la rapidit in letteratura: la funzionalit, tipica della narrazione orale della tradizione popolare, il minimalismo, il parallelismo tra mezzi di trasporto (dal cavallo prima alle auto poi) e il ritmo di unopera scritta. Sa nt El i a s ug g e r i s c e un a l t r o s punt o completamente nuovo rispetto al passato: gli edici durano meno di chi in vario modo interagisce con essi. Non si costruisce per leternit, ogni generazione ha il diritto e lobbligo di scegliere la propria architettura. I tempi cambiano e le citt cambiano con essi. SantElia si dedica con particolare interesse allidealizzazione della citt futurista, perch la citt il luogo della modernit, che vive di dinamismo, di progresso e di tecnologia. Nei disegni di SantElia (Fig. 1) gli edici sono connessi tra loro e svettano verso il cielo; infrastrutture e mezzi di trasporto non sono pi un elemento di contorno ma diventano i protagonisti dellambiente urbano; le linee sinuose ed inclinate denunciano il riuto della staticit. Tra i tanti architetti ed artisti che scrivono in questi anni manifesti sullarchitettura futurista c anche Umberto Boccioni, di cui Architettura Futurista. Manifesto rimase per inedito no agli anni Settanta. Boccioni entra nel dettaglio della progettazione urbana, che si fa quindi realizzabile e meno utopica rispetto a quella delle tavole di SantElia: ledicio una macchina e come una macchina deve essere studiato per dare, tramite la disposizione degli spazi interni, il miglior rendimento possibile. Come nella pittura lo spettatore va posto al centro del quadro, cos larchitettura deve avvolgere luomo futurista. In particolar modo Boccioni scrive: Noi futuristi abbiamo riassunto in quattro anni le ricerche pittoriche e scultoree della modernit prima completamente sconosciute in Italia. Abbiamo creato a spirale la simultaneit la forma unica e dinamica che crea la costruzione architettonica della continuit: 37 fig. 1 DI NA MI S MO P L A S TI C O = C OS C I ENZ A ARCHITETTONICA DINAMICA [] L'unica via che conduca ad un rinnovamento radicale dell'architettura il ritorno alle Necessit. Quando ho scritto che la formula del dinamismo plastico racchiudeva in s l'idealit della nostra epoca intendevo dire che racchiudeva in s la necessit della nostra epoca. Nella vita moderna NECESSIT = VELOCIT [] La necessit dinamica della vita moderna creer necessariamente una architettura evolutiva. 3 La citt futurista per Boccioni una corazza di edici alti, che sovrastano le strade, un tripudio di colori e di rumori, invasa da cantieri e ciminiere, brulicante di uomini al lavoro: La Citt che Sale, come la rappresenta in un quadro del 1910 (Fig. 2). Larchitettura futurista unarchitettura pi teorizzata che realizzata, tuttavia ne ritroviamo una perfetta concretizzazione nella Centrale Termica e nella Cabina Apparati Centrali alla stazione di Santa Maria Novella di Firenze (Fig. 3), opera dellarchitetto Angiolo Mazzoni. Denita la pi perfetta, pi complessa e completa, la pi bella che esista in Italia e forse in Europa 4 , viene molto apprezzata da Marinetti per il suo aspetto tecnico e per il suo formalismo davanguardia, e sembra annunciare lindustrial design oggi tanto in voga. Il colore di forte impatto e la volumetria ne fanno un elemento caratterizzante in un contesto edilizio complessivamente anonimo. Lo stretto rapporto con la tecnologia e con la ferrovia denunciato dal prospetto posteriore, che d direttamente sui binari. Dallesterno sono distinguibili le cinque parti dellorganismo, organizzate ricalcando le funzioni degli ambienti interni, scelta che ripropone le idee di Boccioni riguardo allo strutturare ledicio come un meccanismo perfetto in grado di rendere massima la propria efcienza. Il futuro del Futurismo Dopo la Grande Guerra con la morte di Boccioni in Italia il Futurismo perde il suo slancio. Ormai per le idee per la nuova architettura hanno fatto il giro del mondo, e la loro spinta propulsiva si insinua in moltissimi movimenti successivi. Nella zona degli affari ad Algeri (Fig. 4), progettata dal padre del Movimento Moderno Le Corbusier, gli edici in tensostruttura denunciano la forte inuenza del 38 fig. 3 fig. 2 futurista Guido Fiorini, con cui larchitetto svizzero intrattenne un tto carteggio. In localit Marina, Le Corbusier immagina la nuova citt degli affari r ac chi us a i n due e nor mi e di c i di s pos t i longitudinalmente rispetto alla costa, sulla cui sommit una passerella aerea per le automobili mette a contatto il centro direzionale con la nuova citt. Se per i Futuristi ledicio una macchina, per Le Corbusier la casa machine habiter, macchina per abitare, appunto. Nel nostro Paese le idee di SantElia, morto al fronte, vengono assorbite dal Movimento Razionalista, che diventa arte ufciale del regime fascista e che nasce sulla scia del Movimento Moderno che ormai domina il panorama compositivo europeo. Protagonisti del Movimento Razionalista sono gli architetti del cosiddetto Gruppo 7, successivamente ufcializzatisi con lacronimo M.I.A.R. (Movimento Italiano per lArchitettura Razionale), attivi dalla seconda met degli anni Venti. Tra di loro c un giovanissimo Giuseppe Terragni, considerato oggi il maggior esponente del M. I. A. R. , che a Como, ci tt logisticamente e culturalmente emblematica in quegli anni, apre il suo studio di progettazione insieme al fratello Attilio. Lopera forse che meglio incarna la composizione di Terragni lex Casa del Fascio (Fig. 5) a Como, progettata nel 32 e realizzata quattro anni pi tardi. A proposito di questo edicio scrive Bruno Zevi 5 : Pietra miliare dell'architettura moderna europea, quest'opera dipana la fragranza creativa di Terragni nel quadro della poetica razionalista. un precoce testo di "maniera", e ci spiega perch, a distanza di quasi cinquant'anni, sia oggetto di appassionati studi. 6 Vengono impiegati materiali nuovi, tanto apprezzati dai Futuristi che, disposti in le ortogonali, caratterizzano e scandiscono linsieme compositivo: vetrocemento, vetro e metalli. Un elemento di rottura invece con il Futurismo il ritorno alla monumentalit, richiesto sicuramente dallideologia fascista, e in questopera denunciata dal basamento composto da tre gradini che alzano ledicio rispetto al piano stradale e dallimpiego allinterno del marmo. La geometria pura, semplice, pulita, e seppur vengano abbandonate le linee sinuose tanto esaltate dagli architetti dei primi anni del Novecento, da essi viene ripreso il minimalismo e lessenzialit; la composizione moderna ma limpianto volumetrico classico, ed proprio questo ritorno al classico che rende il Razionalismo italiano diverso dal Movimento Moderno e vicino ad unaltra corrente fortemente inuenzata dallarchitettura futurista cos come dallavvento del regime totalitario, ossia il Costruttivismo Russo. Il Costruttivismo russo nasce intorno al 1913 con un ruolo denito socialmente utile, e ha tra i suoi baluardi ladesione alla cosiddetta estetica della macchina, proprio come accade per il Futurismo in Italia. La macchina, oltre ad essere paradigma di bellezza e modernit, in questo caso anche esaltazione di utilit e di funzionalit. Forte quindi il legame con la realt sociale e storica; la nuova cultura come accade in Italia prende le mosse dagli strati sociali 39 fig. 4 meno agiati, ma qui il fenomeno molto pi sentito e prepotente: gli artisti vogliono superare i canoni dell'arte borghese ottocentesca ispirandosi ai nuovi modelli del progresso tecnologico per un'arte che diventi espressione ottimistica della classe proletaria, nuova protagonista della storia. Il Costruttivismo, accolto come passaggio obbligato verso unarte sociale, ha anche altri punti in comune con il Futurismo europeo, quali lo spirito rivoluzionario, le istanze di modernizzazione dell'arte, laffermazione di una poetica della modernit e la ricerca dinamica del rapporto spazio-tempo. Anche questa corrente artistica si autoproclama tramite un manifesto, il Manifesto Realista del 1920 degli scultori Naum Gabo e Antonij Pevzner. Una delle personalit pi emblematiche del Costruttivismo russo sicuramente Vladimir Evgrafovi, Tatlin, pittore e musicista, che durante i suoi numerosi viaggi venne a contatto con larte di Picasso e con i futuristi italiani da cui venne fortemente inuenzato. Suo il disegno mai realizzato del Monumento della Terza Internazionale (Fig.6), un imponente traliccio alto sette metri avvolto su se stesso in una spirale e che rappresenta uno dei primi esempi di scultura non ideata come oggetto artistico ma come assemblaggio di materiali diversi per riprodurre unidea e non la realt. Tra le scuole di avanguardia architettonica nate allinterno di questa corrente c lASNOVA (Associazione dei Nuovi Architetti), fondata nel 1923 e molto vicina al Movimento Razionalista il cui fondatore, Ni kol aj Ladovski j , sottol i nea l'importanza di unire, nella creazione di forme nuove, la fantasia e l'intuizione alla percezione degli elementi della composizione spaziale. La teoria di Ladovskij sulla composizione urbanistica trova afnit con lo Sperimentalismo di Kazimir Malevic e del suo gruppo UNOVIS (Affermazione Delle Nuove Forme nell'Arte). Nel 25 nasce invece lOSA (Associazione degli Architetti Contemporanei) il cui fondatore, Aleksandr Vesnin, riconosce all'artista il compito di creare oggetti in grado di attivare la coscienza dell'uomo e di risvegliare in esso un'energia dinamica. Una corrente contemporanea e per molti aspetti vicina al Costruttivismo in Russia lAstrattismo, di cui uno dei massimi esponenti ovviamente Vasilij Vasil'evi, Kandinskij che in una sua opera scrive: La linea geometrica un ente invisibile. Essa la traccia lasciata dal punto in movimento, quindi un suo prodotto. Essa sorta dal movimento e precisamente attraverso 40 fig. 6 fig. 5 l'annientamento della quiete suprema in s conchiusa nel punto. Qui ha luogo il salto dalla staticit al dinamismo. 7 Pur non accogliendo in s il ritorno alle forme classiche, lAstrattismo fa propria lidea di movimento, di dinamismo, la cui espressione si realizza tramite la linea, traccia del movimento del punto sul piano. Il dinamismo sociale, politico e tecnologico pervade la cultura, permea larte, giungendo a qualsiasi latitudine. La societ in movimento e larte si fa esaltazione del movimento. Il Futurismo del futuro Nellambito della composizione contemporanea spesso si usa lespressione forme futuriste quando si parla di Zaha Hadid o di Frank Gehry. Riguardo alla designer irachena, alcuni critici di architettura 8 hanno ritrovato nella sua Caserma dei Pompieri al Campus Vitra (Fig. 7) a Weil am Rhein, in Germania, realizzato tra la ne degli anni Ottanta e linizio degli anni Novanta, lo stesso dinamismo di un cane al guinzaglio di Giacomo Balla (Fig. 8), noto pittore futurista. Pensando invece alla Walt Disney Concert Hall di Frank Gehry (Fig. 9), in California, inaugurata nel 2003, la tensione verso lalto, le forme sinuose, i colori, i prospetti metallici, il senso di dinamismo portano alla mente il gi citato quadro di Boccioni, La Citt che Sale (Fig. 2). Sono queste le promesse e le premesse dellarchitettura che ci attende? Ho sempre pensato che fare previsioni sul futuro sia impossibile e che cercare di farne sia un dispendio di energie troppo spesso ingiusticato. Mi afdo allora alle parole di un storico francese scomparso nel 1985, Fernand Braudel: il presente spiega il passato e costruisce il futuro. E a quale altra arte, a quale altra disciplina compete il costruire, se non allarchitettura? Note 1 Changes, David Bowie, 1972 2 Manifesto dell'architettura futurista, A. Sant'Elia, collana Ogni uomo tutti gli uomini, Baiesi, 2009 3 Il Futurismo, E. Godoli, Bari, 1983 4 Il grande valore dell'opera tecnica, G. Devoto, "Il Bargello", 31 ottobre 1935 41 fig.9 fig.8 fig. 7 5 Bruno Zevi (Roma, 22 gennaio 1918 Roma, 9 gennaio 2000) stato un architetto, urbanista, storico e critico d'arte, docente universitario, saggista e politico italiano. 6 Giuseppe Terragni, B. Zevi, Bologna, 1980 7 Punto, linea, supercie. Contributo all'analisi degli elementi pittorici, V. Kandinskij, traduzione di Melisenda Calasso, Adelphi, Milano, 1968 8 Luigi Prestinenza Puglisi in un articolo pubblicato sulla rivista Terzo Occhio - numero dedicato al futurismo - 2008 42 Economia Disguise 4, PVC pipe, urethane paint, 2011, 90x27x15 43 Disguise 5, PVC pipe, urethane paint, 2011, 34x50x72 vitellozzo, noi si va ovvero leconomia della lentezza di Antonio di Stefano per Cooperativa Unaterra Secondo mia glia il tempo la distanza che intercorre tra oggi e il suo prossimo compleanno o, in alternativa e secondo la stima della distanza contingente, al giorno di Natale, ovvero il tempo rappresentabile come la distanza che impedisce di prendere contatto con il prossimo presunto regalo. Secondo lerede-pensiero dunque la velocit sarebbe il frutto di un rapporto diretto tra uno spazio in giorni diviso per unaspettativa di dono, circostanza impossibile poich da che mondo mondo i regali dei bambini non si prestano a divisioni. Dunque la velocit una grandezza inconcepibile, o stai fermo o vai veloce lo stesso, alla ne il regalo arriva comunque. Che ci sia qualcosa da rivedere sul concetto di tempo era gi chiaro nel mondo scientico, nel 1967 il sico americano Bryce DeWitt rilevava che a livello quantistico il tempo era una grandezza non costante, circostanza forse assolutamente rilevante se si debba calcolare lorbita di un satellite, ovviamente non percepibile dal nostro sistema sensoriale (quindi tale teoria del tutto inutile nel giusticare il ritardo ad un appuntamento). Pertanto il tempo nel nostro microcosmo continua ad esistere e, combinato con la misurazione dello spazio, continua a fornire una dimensione della velocit. Dunque unosservazione empirica della realt facilmente consente un categorizzazione dei fenomeni rispetto alla quantit di spazio percorso in un dato tempo, dunque rispetto a quanto essi sono veloci. Se il nostro mondo si dipanasse esclusivamente in linea retta, oltre ad avere la certezza di vivere uninnit di momenti unici, la velocit potrebbe essere misura delle cose, ma ahim, n dai primordi, il mondo ha mostrato una pervicace tendenza ad attorcigliarsi (prova evidente ne sono quelle giornate in cui senti di girare a tondo e alla ne, dopo una corsa innita, ti pare di essere andato appena appena pi in l del punto di partenza mattutino). Dunque la rapidit non sempre esprime valore, ad esempio correre come un matto a zig zag alla ne non necessariamente consente di coprire pi spazio di una diritta andatura a ritmo lento. Sarebbero daccordo tutti coloro che preferivano il lento panorama visibile da certi accelerati di provincia al guazzabuglio del paesaggio intuito dietro i vetri di un Freccia Rossa. Si potrebbe obiettare: ma se hai un malore improvviso e devi correre in ospedale preferiresti uno a cui piace guardare fuori dal nestrino o uno a cui prude il piede sotto lacceleratore? Sorge pertanto inevitabile la dicotomia rapidit versus lentezza sulla quale azzuffarsi quando si stanchi del pi classico scapoli e ammogliati. Schierarsi obbligatorio e, per spirito dialettico, mi dichiaro subito: sono per la lentezza. Della velocit spinta non mi do, tra fast food e slow food non ho dubbi. La lentezza basta a se stessa, la rapidit crea assuefazione: chi oggi accetterebbe di collegarsi ad internet con un modem a 56kb? Eppure un tempo aspettavamo pomeriggi interi nel rito pagano del disvelarsi del web (questa valutazione basta da sola a ricordarci che le categorizzazioni assolute aiutano a spiegare la realt ma non si specchiano in essa). Sebbene faccia simpatia la lentezza intaccata del senso della modernit contemporanea, assediata da essa, i l suo terreno materi a di erosi one. Continuamente connessi con il mondo mal accettiamo limiti ai nostri desideri e bisogni, sia a quelli reali che a quelli indotti. In questo senso prometeico dellesistenza la rapidit diventa la strada maestra da percorrere, perch fornisce lillusione del raggiungimento della soddisfazione, salvo vericare che di l a poco la corsa debba ricominciare, alla ricerca del bisogno successivo. 44 Dunque la rapidit come parafrasi quasi ineluttabile del nostro stare in attivit, del rilanciare necessariamente la posta, altrimenti ci sentiamo sperduti: il rinvio il killer delle possibilit (Z. Baumann). Smarriti i riferimenti resta solo la dinamica di un grosso mercato globale, di un grande rito dove la transazione misura dellessere e le rapidit sinonimo di efcienza, ove conta produrre e consumare, soprattutto consumare. Senza troppi pensieri, cos il PIL cresce, pi rapidamente meglio . Consumiamo senza chiederci troppi perch, altrimenti rallentiamo il ritmo: attenzione la Cina cresce rapidamente con un tasso a doppia cifra, oddio noi siamo lenti: una tragedia! Ed intanto leconomia nanziaria, in quel turbinare rapido di transazioni ci travolge: l'High Frequency Trading immette cifre enormi sulle borse, attraverso ipercalcolatori "vede" in anticipo l'andamento dei prezzi ed interviene totalizzando guadagni enormi: mente il povero risparmiatore ragiona su come investire due lire quelli hanno gi fatto migliaia di transazioni. E per questo in molti cominciano a chiedere di porre un freno (e badate bene allespressione porre un freno e alla sua implicanza deceleratoria), alle transazioni incontrollate con strumenti come la Tobin Tax. L'economia della lentezza si pone come una via di soluzione per un contrasto alla crisi internazionale diffusasi con la rapidit degli scambi. La rapidit non coincide con l'approfondimento dei temi e le riessioni, non collima con i ritmi naturali della vita umana e della ciclicit delle stagioni. Intellettuali come Latouche parlano da tempo di decrescita felice, quale atteggiamento improntato a contenere il consumo, a gestirlo qualitativamente e con spirito critico, e a rinunciare al paradigma della crescita a tutti i costi. La lentezza rassicurante, pondera, tasta con il piede prima di appoggiare il peso, di decidere il cammino, senza pretesa che sia lo stesso per ogni individuo, a ognuno il suo. La rapidit invece omologante, traccia la via e pretende che tutti la seguano, con lestezza, senza troppe domande sulla destinazione. Cos facendo la rapidit rischia di essere autoreferenziale, induce a fare a meno di obiettivi e traguardi, diventa un valore a s. La rapidit sa anche essere escludente, perde pezzi per strada: fermarsi a prestare soccorso signicherebbe rallentare. E per essa non obbligatoria, non corriamo per decreto, almeno per il momento, ma per auto convincimento e condizionamento collettivo, ma volendo potremmo fermarci, respirare, prendere ato e riprendere il cammino con ritmo pi lento e giusta direzione. Sono sempre di pi a provarci, stata addirittura istituita la giornata mondiale della lentezza, un invito a rendere le nostre giornate pi sostenibili, per noi e per lambiente in cui viviamo, ispirandosi al motto Rallentare quando possiamo, correre quando dobbiamo. La rapidit ritrosa a mettere radici, abita poco il territorio, si limita ad attraversarlo. A noi piace pensare che si possa vivere senza rincorrere nessuno, con la consapevolezza di andare avanti, magari in buona compagnia, ma con un ritmo che scegliamo da soli ed una voglia di fermarci quando ci piace. Come il Benigni di Non ci resta che piangere: Vitellozzo noi si va. Vitellozzo non che avresti una camera? 45 psichiatria 46 Disguise 4, PVC pipe, urethane paint, 2011, 90x27x15 Il racconto della vita e la magia della narrazione di Francesco Colosimo Ogni vita unenciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto pu essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili. Italo Calvino Si presenta Carlo, un paziente ipotetico, si siede sulla poltrona e inizia a raccontare la sua vita: la ordina secondo categorie e ne ssa i momenti importanti tenendo presente cosa opportuno per lui raccontare al terapeuta. La narrazione a volte molto dettagliata e parte dai traumi infantili nell'ipotesi che questo serva al terapeuta come chiave di lettura dei suoi problemi di oggi. A volte, invece, il suo racconto parte da ieri e nisce in un futuro che non c'. Pazienti abituati a raccontarsi e pazienti che non sanno da dove iniziare. Chi costruisce una storia ben organizzata e uida e chi produce frammenti saltando nel tempo con rapidit improvvisa come nei ashback cinematograci. Ahmed racconta la sua tortura oltre il deserto e quella che continua oggi rivivendo il suo passato; ieri e oggi si confondono. L'inganno del contenuto sempre presente e pu appannare la vista di chi ascolta. Ma la forma del racconto che d gli indizi principali: la trama sottile di pronomi e aggettivi, la costruzione di una frase, l'uso di termini astratti o concreti, la consequenzialit dei periodi e la logica serrata o l'insalata di parole; a volte il racconto perde il senso del tempo e le cose ritornano come un elastico teso i cui capi si riavvicinano all'improvviso. La forma del racconto del paziente va, quindi, oltre i contenuti e d informazioni molto pi preziose e corre dritto no a portare, grazie alla conoscenza e all'esperienza, e a volte con eccezionale rapidit, all'intuizione di come abituato a pensare chi seduto di fronte o di quale potente effrazione vittima la sua mente. esperienza di molti psichiatri che per cogliere la forma della storia e fare una diagnosi spesso bastano i primi cinque minuti di colloquio. I rimanenti e tutte le sedute successive servono per costruire insieme una nuova storia. Ogni racconto ha la sua velocit: l'incredibile lentezza di quello del melanconico e la ssit plumbea del catatonico. A volte sei pi rapido quando ti fermi, diresti a un ossessivo che ripete i suoi pensieri circolarmente, e magicamente cerca di allontanare la morte e tiene a bada l'angoscia; lansia di Mario, che affretta ogni movimento e chiede ripetutamente se vivr, lo porta a bruciare il tempo verso la morte; la velocit estrema e saltellante del pensiero improduttivo di Giorgio d forma alla sua maniacalit. Un desiderio pi o meno nascosto accomuna tutti i pazienti: cambiare tutto e subito. A questo il terapeuta classicamente risponde di non avere ancora la bacchetta magica. Chi va dallo sciamano o dal guaritore si aspetta che un rito potr guarirlo immediatamente. Nel sogno e nella magia viene ribaltato l'incedere lento del tempo e si procede a guizzi, a volte incomprensibili. Ma cosa c'entra la magia con la terapia? Maghi, fattucchieri, stregoni, sciamani hanno sempre affascinato e spaventato per la loro diversit, il loro potere, il possedere un qualcosa che ribalta il senso comune. Alcuni psicoterapeuti sono come i maghi e c' un sapere che possiedono e tramandano. La struttura della magia 1 un libro che mette le intuizioni della grammatica trasformazionale alla portata di quanti lavorano sul comportamento umano. Aiuta ad individuare il sistema di rappresentazioni di una persona, come usa i suoi sensi, quale di essi predomina nella propria rappresentazione della realt , e serve a osservare il processo di cambiamento. Serve anche per cogliere le deformazioni del linguaggio come le generalizzazioni, le cancellazioni, la lettura del pensiero. Se fai questo mi fai arrabbiare, dice la madre al glio attribuendogli cos in negativo (o in positivo) il 47 potere di determinare in lei un cambiamento emotivo. un sapere potente, magico. Studiando gli schemi della comunicazione appropriata e di quella non riuscita, Grinder e Bandler, padri della tecnica di Programmazione Neuro Linguistica, sono riusciti a rendere esplicita la sintassi del modo in cui le persone evitano il cambiamento e quindi del modo in cui a i ut a r l e a c a mbi a r e. Come c a mbi a r e l a rappresentazione della nostra esperienza, come ricreare una nostra storia. Quello che colpisce la magia della parola, la rapidit di come la narrazione muta e con essa la realt. Tobie Nathan, il fondatore dell'etnopsichiatria 2 , considera la parola attiva 3 usata in terapia o le procedure di diagnosi un oggetto terapeutico, ovvero qualcosa suscettibile di provocare un cambiamento nel paziente, tanto da denirlo operatore terapeutico. Oggetto terapeutico anche la teoria del terapeuta, cio l'interpretazione che fa e dice. La forza pu essere dentro l'oggetto ma anche dentro il pensiero che l'oggetto provoca. In un saggio 4 sulla costruzione degli oggetti terapeutici nel lavoro etnopsichiatrico, Natale Losi riprende dalle Lezioni americane di Calvino la leggenda dell'imperatore Carlo Magno con la precisa nalit di mostrare alcune caratteristiche dell'elemento prodigioso presente nel racconto: l'anello magico: sono i movimenti dell'anello che determinano quelli dei personaggi, l'anello che stabilisce i rapporti tra loro e attorno all'oggetto magico si forma come un campo di forze che il campo del racconto cos l'osservazione dei processi terapeutici rivela che quando appare l'oggetto costruito, esso costringe terapeuta e paziente a modicare il loro registro di funzionamento 5 . Gli oggetti terapeutici nelle sedute di etnopsichiatria richiamano i concetti di rapidit ma anche di magico, avvicinandosi cos ai sistemi tradizionali di cura messi in ombra dalle pratiche dichiarate scientiche. Una delle funzioni dell'oggetto terapeutico per Francoise Sironi, professore associato di psicologia clinica e patologica all'Universit Paris VIII, quella di collegare o di slegare. Sintetizzo una sua esperienza clinica: intuendo che il colore dei vestiti del paziente aveva a che fare con alcune sue problematiche, la terapeuta sugger di fare una pittura utilizzando solo quei colori, riuscendo in tal modo a far sperimentare direttamente una connessione tra cose che prima in apparenza, sembravano slegate. Al contrario a volte serve slegare ci che legato. A volte per mettere in moto questi processi non bastano solo le parole e bisogna inventare qualcosa per rinforzare il processo. Una pittura, per esempio. Ancora una volta un oggetto magico. Come nel suo lavoro di scrittore Calvino persegue il fulmineo percorso dei circuiti mentali che catturano e collegano punti lontani dello spazio e del tempo, cos loggetto terapeutico opera in modo immediato nella trama di rappresentazioni del paziente. La mia collega Cristina era con il suo paziente e con il mediatore culturale. Il paziente commentava: questa ha i poteri!, il mediatore ribatteva: s, ascoltala, ha i poteri. Cristina aveva fatto con il paziente un lavoro su un suo sogno suggerendogli di continuare a sognare e di cambiare il nale. Cos era successo, il paziente si era liberato di un peso ed era molto migliorato. Una delle tecniche di lavoro sui sogni in psicoterapia consiste nel far esplorare il sogno al paziente stimolandolo a riviverlo attraverso limmedesimazione nei vari oggetti che lo compongono. Non pi l'interpretazione dell'analista, ma la costruzione personale del paziente, la narrazione precisa e veloce che consente di cogliere, con impressionante rapidit, aspetti di s prima inesplorati. Il paziente ha spesso la percezione che 48 qualcosa di potente e incredibile stia accadendo. La narrazione corre rapida e gli oggetti del sogno mostrano con forza la loro carica emotiva prima nascosta. Il lavoro con il sogno si fa attivatore di cambiamento: una magia che, attraverso il racconto, trasforma la realt. Potenza della letteratura personale di ognuno di noi. Note 1 Bandler Richard, Grinder John, La struttura della magia, Astrolabio Roma 1981 2 Secondo una denizione di Franoise Sironi, l'etnopsichiatria il nome di una pratica clinica, di un modo di fare terapia, e di una disciplina che tiene conto non solo della storia individuale, ma anche della storia collettiva del paziente, della sua appartenenza a vari gruppi: culturale, etnico, sociale, religioso, politico. 3 Non sei un uomo, ad esempio, la parola attiva che il torturatore dice alla vittima mentre la tortura; una parola che continuer ad agire nella mente della vittima anche per tutta la vita, provocando, attivando, un sentimento di estraniazione dal genere umano. La pecora non tossisce come la mucca invece un esempio di parola al rovescio, enigmatica. Spesso un terapeuta costruisce appositamente una parola attiva di questo tipo con il preciso obiettivo di indurre un paziente a riettere. Essa diventa un oggetto attivo perch ha la capacit di penetrare lo spirito e scatenare reazioni nel paziente: cambiamenti di pensiero, di comportamento, miglioramento, apparizione di sogni. 4 Natale Losi, Riessioni sulla costruzione di oggetti terapeutici nel lavoro etnopsichiatrico, In Anna Rotondo, Marco Mazzetti (a cura di) Il carro dalle molte ruote Etnopsichiatria e psicoterapie transculturali, Edizioni di Terrenuove - 2001 Milano, pp. 121-128 5 Sironi Franoise, Ruolo e funzione degli oggetti nelle sedute di etnopsichiatria presso il Centro Georges Devereux, In Anna Rotondo, Marco Mazzetti (a cura di) Il carro dalle molte ruote Etnopsichiatria e psicoterapie transculturali, Edizioni di Terrenuove - 2001 - Milano: pp. 83-120.
49 comunicazione 50 Disguise 3, PVC pipe, urethane paint, 2011, 58x26x66 La rapidita (che fa cultura) dei nuovi media di Maria Grazia Trezza (...) in unepoca in cui altri media velocissimi e di estesissimo raggio trionfano, e rischiano dappiattire ogni comunicazione in una crosta uniforme e omogenea, la funzione della letteratura la comunicazione tra ci che diverso, in quanto diverso, non ottundendone bens esaltandone la differenza, secondo la vocazione propria del linguaggio scritto. 1
Questa la raccomandazione di Calvino alle generazioni del nuovo millennio, scritta nel 1984. Quando Internet era ancora agli albori. Internet La storia di questo nuovo mezzo rivoluzionario comincia a Washington nel 1966 da unidea di Bob Taylor, dirigente dellAdvanced Research Proiects Agency (ARPA). Per diversi anni la rete ideata da Taylor fu usata solo da specialisti e ricercatori universitari, poi nel 1993 arriva il World Wide Web, ideato da Tim Berners- Lee. Internet stata una vera rivoluzione, ha messo insieme sonoro, scrittura, immagini eliminando le barriere dello spazio e del tempo che impedivano e/o ritardavano la trasmissione del sapere e delle informazioni. Il web, per sua stessa natura, non ha mai smesso si crescere e di svilupparsi, di attirare gente e proporre novit. Da quando stato ideato si trova in una perpetua fase di miglioramento ed innovazione, oltre che di espansione anche grazie al sempre maggiore numero di persone che utilizzano questo strumento. Se dovessimo mantenere il passo e restare allineati su tutte le novit e i continui approcci alternativi delluso di Internet, la battaglia sarebbe persa in partenza a causa della rapidit con cui essi vengono proposti. Tuttavia ci sono alcuni aspetti particolarmente importanti e innovativi, ignorarli o non conoscerli potrebbe essere un comportamento non intelligente, soprattutto se ci serviamo del Web per lavoro o come mezzo attraverso cui cerchiamo informazioni. Gestione dellinformazione e forme del sapere Oggi siamo immersi nella Rete, una giungla informativa e di conoscenza in cui i dati sono sversati in essa continuamente, e altrettanto continuamente nuove idee sono proposte, vagliate, criticate, accettate, respinte. Il sapere perci si fa sempre pi condiviso e lintelligenza divenuta collettiva, secondo l'espressione coniata dal losofo francese Pierre Lvy. Lulteriore evoluzione, pi che mai indispensabile in questi giorni, come spiega lo studioso Michael Nielsen, capire come gli strumenti online possano amplicare attivamente lintelligenza collettiva, elemento frutto delle potenzialit della Rete che ha profondamente modicato lidea di fare cultura, di fare scienza rispetto a quanto avvenuto nei secoli scorsi. In diversi ambiti del sapere infatti, soprattutto scientici, stato possibile raggiungere risultati importanti grazie alla collaborazione di diversi scienziati e studiosi mediante esperienze di crowdsourcing tipiche della Rete. Ma ci che Nielsen mette in evidenza anche un altro aspetto: la possibilit che questa condivisione di sapere e di saperi possa generare pericoli, manipolazione, controllo, azioni di monitoraggio. Per questo si pone laccento sullurgenza di monitorare e capire a fondo le pratiche di gestione e condivisione della conoscenza, oltre che di ridenirne letica stessa della Rete per garantire accessibilit a tutti e libera circolazione nella Rete. Solo in questo modo sar possibile dar vita ad una vera cultura collettiva, di tutti e per tutti, sostiene Nielsen. Una cosa indubbia: Internet ha modicato e sta modicando i meccanismi del sapere, i contenuti ed anche il signicato stesso di conoscenza. tramontata 51 lidea classica di sapere, di carattere verticistico, calato dallalto solo da un esperto. Oggi ogni blogger un medium, ogni lettore un editor scrive Weinberger, losofo statunitense, ogni cittadino un potenziale reporter. Le informazioni e i diversi saperi che circolano in Rete sono opera di tante persone; tutti sono pronti a scrivere e correggere, contestare e arricchire, come dimostra Wikipedia, lenciclopedia online, libera, collaborativa e gratuita. La crescita dei contenuti risulta essere rapida e costante, giorno dopo giorno, senza la necessit di avere una redazione dedicata alla produzione dei contenuti, e servendosi solamente di un gruppo di persone che si adopera per mantenere la piattaforma funzionale e garantire il rispetto delle regole comuni. Una societ in cui tutto condiviso, messo in Rete e creato in collaborazione, ci fa parlare di cultura partecipativa come afferma William Uricchio, docente presso lUniversit di Utrecht,Paesi Bassi. Osservare, ricercare, inoltrare, raccomandare, riettere, inviare e condividere sono tutte azioni del l a cul tura partecipativa, un' apertura che ci fa ben sperare e che apre la strada anche ad una maggiore tolleranza e giustizia. Questa utopia positiva, per, si scontra con il suo opposto; tutte le azioni che abbiamo detto essere alla base della cultura partecipativa sono alla base di programmi di controllo, manipolazione e sorveglianza da parte di Stati e multinazionali. La Rete sinonimo di Libert e al contempo una minaccia alla Libert. Il mondo digitale ha un doppio volto afferma Matthias Dopfner, amministratore delegato del gruppo editoriale tedesco Axel Springer. Ma quali sono le caratteristiche di questa nuova conoscenza? Innanzitutto vasta per la quantit enorme di informazioni in circolazione; populista in quanto facile terreno di propaganda; instabile perch questa conoscenza non nasce, spesso, dal lavoro e dal confronto tra esperti, ma frutto della partecipazione di persone comuni che hanno come unico deterrente la possibilit di accedere alla Rete. Alternativa alla rete Lunico modo per orientarsi in questo caos informativo cercare di ridurre le informazioni afdando la sottrazione a esperti che analizzano i fatti, li scelgono e poi decidono quali di essi possono essere offerti al pubblico, come accadeva nella prima fase dellera del Web. Lentrata in scena del Web sociale ossia i blog, i social network, le wiki, i tag, i mushup, ha modicato il sistema perch qui le notizie esistono grazie alla possibilit di essere condivise dagli utenti. Weinberger spiega cos questo fenomeno: Da quando la conoscenza diventata un network, la persona pi intelligente allinterno di una stanza non quella che pontica in pi edi davant i a noi , n t ant o meno lintelligenza collettiva della stanza, la persona pi intelligente della stanza la stanza in s; il network che connette persone e idee in quello spazio e le proietta allesterno. Siamo, dunque, di fronte ad una crisi del sapere, che anche esaltazione del sapere stesso. Il termine -./0#1 rimanda infatti a due signicati: separare, soprattutto in senso gurato, e decidere. Una crisi denibile come un momento in cui possibile identicare, pi o meno chiaramente, una discontinuit allinterno di un cambiamento o di un fenomeno. Questa crisi ci pone dunque di fronte ad un sapere meno certo ma pi umano, meno denito ma pi trasparente, meno attendibile ma pi inclusivo, meno solido ma pi ricco 2 . Per la prima volta siamo di fronte ad un contenitore in grado di contenere tutta linformazione prodotta. Di fronte a questa crisi ci si pu porre in due modi differenti: da una parte gli Apocalittici, come scrive 52 Umberto Eco in un celebre saggio del 1964, ovvero coloro che osteggiano levoluzione tecnologica, che vedono la Rete come un contenitore di menzogne, bugie, propaganda, capace di rendere pi stupidi gli utenti. Dallaltra gli Integrati, per dirla ancora alla Eco, coloro che sostengono levoluzione, i tecno-entusiasti. Forse Baumann il teorico del mondo, della modernit e d e l l a mo r e l i q u i d o n o n s i s c h i e r e r e bb e aprioristicamente in nessuno dei due schieramenti. Il sociologo e losofo polacco non sembra preoccupato dellevoluzione tecnologica in s, n di come cambieranno nel prossimo futuro le superci di lettura perch il supporto su cui i contenuti culturali sono istallati e portati all'attenzione dei lettori un fattore secondario rispetto al messaggio. Semplicemente egli si adegua allevoluzione tecnologica. Del resto non sempre stata la carta a veicolare i signicati; luomo nel corso della storia ha scritto sulla pelle di animale e su pietra. Il punto fondamentale la prosecuzione nel tempo dei contenuti culturali, cos come raccomanda Calvino. Lo scrittore ci invita ad avere attenzione per i contenuti, a considerare le voci dei pi per garantire la di versi t tra l e di f ferenze e scongi urare un appiattimento che signicherebbe impoverimento culturale. Il punto, dunque, non sembra essere pi leccesso di informazioni, ma il ltro, o meglio i ltri. Oggi i ltri per ridurre le informazioni in Rete, secondo Weinberger sono due: laritmetica e il ltro sociale. Le formule e gli algoritmi consentono a Google di indicizzare i risultati di una ricerca, correggere in automatico errori di testo, parlare da un capo allaltro del mondo grazie a Skype. I rischi connessi a questo sistema sono che i risultati indicizzati vanno a consolidare gli stereotipi degli utenti in coerenza con il loro universo di appartenenza. Il ltro sociale fa prevalere, invece, il conformismo degli amici e lo fa ad uso e consumo del marketing. Per migliorare la qualit delle informazioni e dei saperi presenti in Rete un modo certamente quello di lavorare sui meccanismi di selezione. Ma solo questo non basta. Weinberger propone la sua soluzione che si chiama metadata. Nellarchitettura del nuovo sapere lutente diventa lesperto e, analogamente, rende esperto chi legge, quando capace di fornire le informazioni, i dati, i diversi punti di vista che hanno reso possibile la costruzione della notizia. Un articolo ricco di link che rimandano alle fonti, a contributi audio-video un modo per migliorare la qualit del sapere, per consentire al lettore, qualora lo voglia, di approfondire la propria conoscenza in relazione a ci che sta leggendo. Inne consentire la libera circolazione di tutti i saperi, in maniera gratuita e pubblica, compresi quelli prodotti da fonti autorevoli, quali centri di ricerca, giornali, fondazioni, istituzioni, per cercare di infondere le qualit del vecchio modo di produrre sapere nel nuovo. Ci che dobbiamo accettare che non la sintonia il principio della conoscenza, ma la dialettica. Questo lo aveva gi riconosciuto Socrate, nel V secolo a.C.: nelle differenze e nel dibattito maieutico tra le idee che germina il sapere e Calvino ce lo ricorda, con rinnovata forza, sul nire del 900. Note 1 I. Calvino, Lezioni Americane, Garzanti Editore,Milano 1985. 2 w w w. i l s o l e 2 4 o r e . i t / d o m e n i c a / serendipityprogrammata. 53 AUTORI GERARDO ABBANDONATO Gerardo Abbandonato, nato a Potenza nel 1985, laureato in Chimica alla Scuola Normale Superiore di Fisica, curriculum Chimico-Fisico. Attualmente perfezionando presso la SNS in Biosica, esperto in Spettroscopia di Assorbimento, di Fluorescenza e NMR (nuclear magnetic resonance). PIERLUIGI ARGONETO Nato nel 1977. Laureato in Ingegneria industriale, consegue il dottorato in Ingegneria della produzione. Docente presso lUniversit degli Studi della Basilicata del corso di Teoria dei Giochi autore di pubblicazioni e testi scientifici e divulgativi. redattore per Il Quotidiano, Mondo Basilicata e Tiscali. FRANCESCO COLOSIMO Psichiatra e psicoterapeuta nella ASL Roma C, autore di nume r os e pubbl i c a z i oni s c i e nt i c he s u t e mi dellimmigrazione e della psichiatria transculturale stato relatore sui medesimi temi nellambito di convegni nazionali e internazionali, docente in corsi di formazione sulle tematiche legate allimmigrazione. Collabora con la Caritas Diocesana di Roma nellambito del progetto Ferite Invisibili per la cura di rifugiati e richiedenti asilo vittime di traumi intenzionali. GIUSEPPE DE NITTIS E nato nel 1977 a Montalbano Jonico (MT). Studia prima a Pisa (laura in sica teorica) e poi a Trieste (Ph.D. in sica matematica presso la SISSA). Attualmente ricercatore a tempo determinato (post-doc) presso l'Universit de Cergy- Pontoise di Parigi. Il tema principale della sua ricerca riguarda gli aspetti matematici della Meccanica Quantistica. ANTONIO DI STEFANO per la "Cooperativa sociale Unaterra", un manipolo di donne e uomini che da una quindicina d'anni promuove, con tutte le difcolt del caso, forme di consumo equo, sostenibile e solidale. ALESSANDRA MAISTO Nata nel 1985. Laureanda i n Ingegneri a Edi l e Architettura si interessa di Architettura, Urbanistica, Design di interni. CAROLINA ORLANDINI Nata quasi trenta anni fa, nel 1982. Sceglie per passione di laurearsi in Storia dellArte Contemporanea allUniversit degli Studi di Firenze e successivamente si specializza alla Scuola di Specializzazione di Storia dellArte di Pisa, lavorando sempre sul contemporaneo e sulla fotograa. Appassionata di fotograa, primi scatti di una fotografa dilettante, autrice di piccoli testi su arte e fotograa. Ha curato e cura mostre. Magari non si pu dire unesperta, ma sicuramente qualcosa di arte contemporanea e di fotograa ne sa. NICOLETTA SCAVONE E nata a Potenza nel Marzo del 1983. Nel 2001 ha conseguito la maturit classica presso il Liceo Statale Q. O. Flacco. Nel 2007 ha conseguito presso l'Universit degli Studi della Basilicata la Laurea Specialistica in Linguistica, Filologia, Letteratura (curriculum dell'Et Classica), con una tesi in Letteratura Italiana del Cinquecento. In particolare, si occupata delle fonti latine e greche della Circe di Giambattista Gelli e del Cantus Circaeus di Giordano Bruno. Dal 2007 vive in provincia di Treviso ed esercita la professione di docente di Lettere presso le scuole secondarie statali di primo e secondo grado.
MARIA GRAZIA TREZZA Nata 1982. Laurea Specialistica in Teoria e Filosoa della Comunicazione, appassionata di losoa, libri e moda. HAMZA ZIREM Nato in Cabilia nel 1968, uno scrittore algerino. Laureato in lettere e ha insegnato francese nelle scuole superiori per 15 anni. Vive in Italia dal 2009 e lavora come mediatore culturale. Ha collaborato per due anni con la rivista La Grande Lucania. Ha pubblicato 7 libri di cui lultimo La forza delle parole edito dalla casa editrice Aracne di Roma. Selezione e cernita componente visuale, artistica, corrispondenza e assonanza percettiva delle opere rispetto al tema del Magazine: Fiorella Fiore Addette alla verica della concordanza grammaticale, sintattica e talvolta logica: Valentina Tramutola, Carmen Salvatore Responsabile della fascinazione cromatica, allineamento parasi mmetri co vi sual e, note, bordi e i mmagi ni : Vania Cauzillo 54 Kang Duck Bong autore delle opere Nato nel 1979 a Seoul, Kang Duck Bong si forma qui come scultore. Diviene famoso con la serie "Disguise", al momento esposta e visibile solo nella galleria di Seoul Gallery 4 walls (giunta anche in Italia in una retrospettiva sull'arte coreana a Pietrasanta). La sua idea realizza ai tempi nostri ci che gi Boccioni con il suo "uomo futurista" di Forme uniche della continuit nello spazio, aveva fatto nel 1913. Utilizzando cannucce di PVC ridipinte, l'artista ricrea con semplicit ma anche con grande effetto il movimento nel tempo e nello spazio, non prendendosi troppo sul serio, ma stupendo e affascinando il suo spettatore. 55 Disguise 11, PVC pipe, urethane paint, 2011, 82x7x38 MATERIALE PUBBLICATO Il Magazine di Liberascienza una rivista elettronica aperiodica. Il copyright degli articoli libero. Chiunque pu riprodurli. Unica condizione: mettere in evidenza che il testo riprodotto tratto da www.liberascienza.it. Tutti i materiali, i dati e le informazioni pubblicati allinterno di questo sito web sono no copyright, nel senso che possono essere riprodotti, modicati, distribuiti, trasmessi, ripubblicati o in altro modo utilizzati, in tutto o in parte, senza il preventivo consenso di Liberascienza, a condizione che tali utilizzazioni avvengano per nalit di uso personale, studio, ricerca o comunque non commerciali e che sia citata la fonte attraverso la seguente dicitura, impressa in caratteri ben visibili: www.liberascienza.it. Ove i materiali, dati o informazioni siano utilizzati in forma digitale, la citazione della fonte dovr essere effettuata in modo da consentire un collegamento ipertestuale (link) alla home page www.liberascienza.it o alla pagina dalla quale i materiali, dati o informazioni sono tratti. In ogni caso, dellavvenuta riproduzione, in forma analogica o digitale, dei materiali tratti da www.liberascienza.it dovr essere data tempestiva c o mu n i c a z i o n e a l s e g u e n t e i n d i r i z z o redazione@liberascienza.it, allegando, laddove possibile, copia elettronica dellarticolo in cui i materiali sono stati riprodotti. In caso di citazione su materiale cartaceo possibile citare il materiale pubblicato su www.liberascienza.it come una rivista cartacea, indicando il numero in cui stato pubblicato larticolo e l anno di pubbl i cazi one ri port at o anche nellintestazione del pdf. Esempio: Autore, Titolo, www.liberascienza.it, numero magazine (Anno). Liberascienza eanche tua: sostienila! Le iniziative in cantiere sono molte, per questo Liberascienza ha deciso di lanciare un progetto di sottoscrizione pubblica che offre a chiunque lopportunit di diventare protagonista di un progetto tanto ardito quanto interessante. Puoi cominciare da ora: effettua un versamento sul C/C intestato a Liberascienza IBAN IT92E0335967684510300012171 oppure segui questo link Sostieni anche tu Liberascienza! Se gestisci una pagina internet, un sito, un blog, una community, iscriviti alla nostra newsletter, inoltra le nostre iniziative ai tuoi contatti, pubblica i nostri link, fai pubblicit a Liberascienza diffondendo il nostro Magazine! Liberascienza. Lassociazione. Di idee. Iscrivendoti alla nostra Newsletter riceverai una email che ti segnaler le novit presenti sul sito e le nostre attivit. info@liberascienza.it Contatti redazione redazione @liberascienza.it Scrivi anche tu sul Magazine! http://www.liberascienza.it/norme.pdf www.liberascienza.it 56