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Lezioni di Geometria Dierenziale I

Calcolo dierenziale sulle variet` a


Mauro Nacinovich
Indice
Capitolo I. Calcolo dierenziale negli spazi Euclidei 9
I.1. Funzioni dierenziabili negli spazi R
n
9
I.2. Equazioni dierenziali ordinarie 12
I.3. Il teorema delle funzioni implicite 18
I.4. Mollicatori 21
I.5. Immersioni e sommersioni dierenziabili negli spazi Euclidei 24
I.6. Sottovariet` a dierenziabili negli spazi Euclidei 26
Capitolo II. Geometria dierenziale di R
n
29
II.1. Campi di vettori in R
n
29
II.2. Curve integrali di un campo di vettori in R
n
31
II.3. Gruppi locali a un parametro associati a campi di vettori 34
II.4. Campi di vettori e cambiamenti di coordinate 36
II.5. Derivata di Lie rispetto a un campo di vettori 37
II.6. Spazio tangente ad un aperto di R
n
38
II.7. Spazio tangente a una sottovariet` a di R
n
39
II.8. Campi di vettori F-correlati 40
II.9. Il teorema di Frobenius 42
II.10. Integrali primi 45
Capitolo III. Variet` a topologiche e variet` a dierenziabili 47
III.1. Paracompattezza e partizione dellunit` a 47
III.2. Variet` a topologiche 48
III.3. Alcuni esempi 49
III.4. Variet` a topologiche con bordo 51
III.5. Denizione di variet` a dierenziabile 52
III.6. Applicazioni dierenziabili 53
III.7. Funzioni reali dierenziabili e partizione dellunit` a 54
III.8. Immersioni, sommersioni, dieomorsmi 59
III.9. Prodotto cartesiano di variet` a dierenziabili 60
III.10. Sottovariet` a dierenziabili 61
III.11. Dieomorsmi 64
III.12. Esistenza e unicit` a di strutture dierenziali 65
Capitolo IV. Strutture dierenziali su alcuni gruppi e spazi omogenei 67
IV.1. I quaternioni e la struttura dierenziale di SU(2), SO(3), SO(4) 67
IV.2. La trasformata di Cayley 68
3
4 INDICE
IV.3. I gruppi SL
2
(C), Sp(1, C), SO(3, C), SL
2
(R), SO(1, 2) 72
IV.4. La quadrica di CP
5
ed alcuni omomorsmi di gruppi 74
IV.5. Variet` a di Stiefel reali 78
IV.6. Variet` a di Grassmann 83
IV.7. Variet` a di Stiefel e di Grassmann complesse 85
IV.8. Matrici di rango assegnato 88
IV.9. Variet` a dei sottospazi Lagrangiani 88
Capitolo V. Il lemma di Morse-Sard 91
V.1. Il caso degli spazi Euclidei 91
V.2. Il teorema di Sard per variet` a dierenziabili 96
Capitolo VI. Teoremi di approssimazione e dimmersione 97
VI.1. Il teorema dimmersione per variet` a compatte 99
VI.2. Il teorema dimmersione nel caso non compatto 101
VI.3. Alcuni teoremi di approssimazione per applicazioni dierenziabili 103
VI.4. Retratti dierenziabili dintorno 111
VI.5. Omotopie di classe C

113
Capitolo VII. Campi di vettori e spazio tangente 115
VII.1. Campi di vettori e curve integrali sulle variet` a 115
VII.2. Lo spazio tangente 118
VII.3. Dierenziale di unapplicazione dierenziabile 119
VII.4. Gruppi a un parametro di dieomorsmi 120
VII.5. Isotopia 122
VII.6. Campi di vettori ed isotopie dellidentit` a 123
VII.7. Isotopie dello spazio ambiente 125
VII.8. k-celle dierenziabili 126
VII.9. Collari 128
Capitolo VIII. Fibrati vettoriali 131
VIII.1. Fibrati dierenziabili 131
VIII.2. Fibrati vettoriali dierenziabili 135
VIII.3. Morsmi e operazioni di brati vettoriali 136
VIII.4. Fibrati vettoriali e brato tangente 138
VIII.5. Norme dierenziabili e strutture Euclidee 139
VIII.6. Classi di isomorsmo di brati vettoriali 140
VIII.7. Fibrati vettoriali sulle sfere 141
VIII.8. Quozienti della sfera e spazi lenticolari 143
Capitolo IX. Fibrato normale e intorno tubolare 145
IX.1. Il brato normale 145
IX.2. Intorni tubolari 146
IX.3. Unicit` a dellintorno tubolare 149
IX.4. Intorni tubolari propri 150
IX.5. Immagine inversa di un valore regolare 153
INDICE 5
Capitolo X. Trasversalit` a 155
X.1. Applicazioni e sottovariet` a trasversali 155
X.2. Il teorema di trasversalit` a di Thom 158
X.3. Immersioni regolari 163
X.4. Funzioni di Morse 165
X.5. Descrizione locale delle funzioni di Morse 169
X.6. Indice dintersezione 170
X.7. Indice dintersezione e grado topologico 172
Capitolo XI. Alcune Costruzioni 175
XI.1. Somme connesse 175
XI.2. Somme connesse di variet` a con bordo 180
XI.3. Somme connesse lungo il bordo 181
XI.4. Incollamento lungo una sottovariet` a 182
XI.5. Incollamento lungo sottovariet` a del bordo 183
XI.6. Attaccamento di manici alla frontiera 183
Capitolo XII. Forme dierenziali negli spazi Euclidei 187
XII.1. Forme dierenziali in R
n
187
XII.2. Pull-back 188
XII.3. Dierenziale di una forma 188
XII.4. Il complesso di de Rham 189
XII.5. Coomologia di de Rham a supporti compatti 192
XII.6. Il grado di unapplicazione propria di R
n
in s e 195
XII.7. Orientazione e sottovariet` a di R
n
. 198
XII.8. Integrazione sulle sottovariet` a e formule di Stokes 199
Capitolo XIII. Calcolo dierenziale sulle variet` a 205
XIII.1. Fibrato cotangente e tensori 205
XIII.2. Forme dierenziali su una variet` a 206
XIII.3. Il lemma di Poincar e-Volterra sugli intorni contrattili 208
XIII.4. Derivata di Lie di un tensore 208
XIII.5. Distribuzioni vettoriali e teorema di Frobenius 211
XIII.6. Integrabilit` a formale e lemma di Poincar e-Volterra 216
XIII.7. Il teorema di Darboux sulle forme canoniche 219
Capitolo XIV. La coomologia di de Rham sulle variet` a 225
XIV.1. Denizioni prinicipali 225
XIV.2. Invarianza omotopica 226
XIV.3. Fibrati vettoriali 227
XIV.4. Coomologia di deRham e rivestimenti 229
XIV.5. Complessi dierenziali 229
XIV.6. Le successioni di Mayer-Vietoris 233
XIV.7. Alcuni esempi 234
XIV.8. La successione di Mayer-Vietoris a supporti compatti 237
XIV.9. La dualit` a di Poincar e 238
6 INDICE
XIV.10. Grado di unapplicazione 241
XIV.11. La formula di K unnet 242
XIV.12. Duale di Poincar e in una sottovariet` a orientata 244
XIV.13. La propriet` a semi-locale 245
Capitolo XV. Coomologia di de Rham e brati dierenziabili 251
XV.1. Coomologia a supporti compatti nelle bre 251
XV.2. Integrazione sulla bra e isomorsmo di Thom 251
XV.3. Dualit` a di Poincar e e classe di Thom 254
XV.4. Due propriet` a fondamentali della dualit` a di Poincar e 255
XV.5. Coomologia di de Rham relativa 256
XV.6. Il complesso di de Rham twistato 259
Capitolo XVI. Il complesso di

Cech-de Rham 265
XVI.1. Successione esatta associata ad un ricoprimento 265
XVI.2. La coomologia di

Cech-de Rham 266
XVI.3. Una formula di omotopia 270
XVI.4. La forma di Eulero di un brato in sfere orientate 273
XVI.5. La successione di Gysin 279
XVI.6. Coomologia delle variet` a di Stiefel complesse e quaternioniche 284
XVI.7. Lisomorsmo di Thom 285
XVI.8. Fibrati in sfere associati a brati vettoriali 287
XVI.9. Il numero di Eulero 289
XVI.10. La caratteristica di Eulero 291
XVI.11. Caratteristica di Eulero di un complesso 293
Capitolo XVII. Classi caratteristiche 295
XVII.1. La classe di Chern di un brato in rette complesse 295
XVII.2. La coomologia degli spazi proiettivi complessi 297
XVII.3. Le classi di Chern 297
XVII.4. Propriet` a delle classi di Chern 299
XVII.5. Variet` a bandiera e variet` a di Grassmann 302
XVII.6. Variet` a bandiera di un brato vettoriale 303
Capitolo XVIII. Fasci e coomologia di

Cech 305
XVIII.1. Fasci dinsiemi e morsmi di fasci 305
XVIII.2. Prefasci dinsiemi 307
XVIII.3. Fascio associato ad un prefascio e prefasci canonici 308
XVIII.4. Il fascio immagine diretta 310
XVIII.5. Fasci dotati di struttura algebrica 312
XVIII.6. Morsmi di A-moduli e fasci quozienti 313
XVIII.7. Coomologia di

Cech con coecienti in un fascio 315
XVIII.8. Il teorema di Serre 318
XVIII.9. Un teorema di algebra omologica 325
XVIII.10. Il teorema di Leray sui ricoprimenti aciclici 330
XVIII.11. Il Teorema di de Rham 334
INDICE 7
XVIII.12. Fasci acchi 335
Capitolo XIX. Il Teorema di de Rham 341
XIX.1. Il teorema di de Rham 341
XIX.2. Prolungamento di sezioni 347
XIX.3. Fasci molli 348
XIX.4. Fasci ni 352
XIX.5. Fasci dierenziali 352
XIX.6. Risoluzione dun fascio 353
XIX.7. Risoluzione canonica dun fascio 354
Capitolo XX. Appendice: Esponenziale di matrici 355
XX.1. Spazi di matrici 355
XX.2. La decomposizione di Wedderburn 357
XX.3. Esponenziale di matrici 359
XX.4. Matrici Hermitiane 364
Capitolo XXI. Appendice: Omologia 369
XXI.1. Notazione 369
XXI.2. Denizione assiomatica 370
XXI.3. Prime conseguenze degli assiomi 372
XXI.4. La formula di K unnet 378
XXI.5. Gruppi di omologia dei complessi cellulari 378
Capitolo XXII. Appendice: Elementi di algebra omologica 383
XXII.1. Complessi 383
XXII.2. Complessi di catene 384
XXII.3. Complessi di cocatene 390
XXII.4. I funtori Hom e Tor 394
XXII.5. Relazione con lomologia singolare 395
Capitolo XXIII. Appendice: Fibrati di Steenrod 397
XXIII.1. Azione di gruppo 397
XXIII.2. Azioni continue 400
XXIII.3. Alcuni brati principali 401
CAPITOLO I
Calcolo dierenziale negli spazi Euclidei
In questo capitolo raccogliamo i risultati di calcolo dierenziale per funzioni
di pi ` u variabili reali, a valori negli spazi Euclidei, che ci saranno utili nel seguito.
I.1. Funzioni dierenziabili negli spazi R
n
Indichiamo con x
1
, . . . , x
n
le coordinate dello spazio Euclideo R
n
. Sia un
aperto di R
n
ed
f : x f (x) =
t
( f
1
(x), ..., f
m
(x)) R
m
unapplicazione di in R
m
.
Denizione I.1.1 (Derivate parziali). Diciamo che f ammette in x
0
derivata
parziale rispetto ad x
i
se la funzione
t (t) = f (x
0
+ te
i
) R
m
,
denita in un intorno di 0 R, ` e derivabile in 0. Si pone allora

i
f (x
0
) =
f (x
0
)
x
i
=
d
dt
(t)

t=0
= lim
t0
f (x
0
+ te
i
) f (x
0
)
t
.
Diciamo che f ammette la derivata nella direzione del vettore v R
n
nel punto
x
0
se esiste il limite

v
f (x
0
) = lim
t0
f (x
0
+ tv) f (x 0)
t
.
Le derivate parziali di f sono le sue derivate rispetto nelle direzioni dei vettori
e
1
, . . . , e
n
della base canonica di R
n
.
Denizione I.1.2 (Dierenziale). La f si dice dierenziabile in x
0
se esiste
unapplicazione lineare d f (x
0
) : R
n
R
m
tale che
f (x) f (x
0
) d f (x
0
)(x x
0
) = o(x x
0
) per x x
0
.
Questa condizione signica che, per ogni > 0, possiamo trovare un intorno
U

di x
0
in tale che
f (x) f (x
0
) d f (x
0
)(x x
0
) x x
0
x U

.
Vale il:
9
10 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Teorema I.1.3. Sia un aperto di R
n
, f : R
m
unapplicazione, x
0
un punto
di . La f ammette la derivata parziale f (x
0
)/x
i
(risp. ` e dierenziabile in x
0
)
se e soltanto se ciascuna delle funzioni
x f
j
(x) R, j = 1, ..., m
ammette la derivata parziale f
j
(x
0
)/x
i
(risp. ` e dierenziabile in x
0
).
Se f ` e dierenziabile in x
0
essa ` e continua in x
0
, ammette tutte le derivate
parziali f (x
0
)/x
i
(per i = 1, ..., n) in x
0
, e
d f (x
0
)(v) = (J f )(x
0
)v v R
n
ove (J f )(x
0
) ` e la matrice Jacobiana
(J f )(x
0
) =
_

_
f
1
(x
0
)
x
1
f
1
(x
0
)
x
2
. . .
f
1
(x
0
)
x
n
f
2
(x
0
)
x
1
f
2
(x
0
)
x
2
. . .
f
2
(x
0
)
x
n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
f
m
(x
0
)
x
1
f
m
(x
0
)
x
2
. . .
f
m
(x
0
)
x
n
_

_
.
Ricordiamo il seguente:
Teorema I.1.4. Sia un aperto di R
n
ed f : R
m
una funzione che ammette
derivate parziali f (x)/x
i
rispetto a tutte coordinate x
1
, ..., x
n
di R
n
in ogni punto
di . Se le funzioni
x
f (x)
x
i
R
m
sono continue per ogni i = 1, ..., n, allora f ` e dierenziabile in ogni punto x di .
Denizione I.1.5. Una f : R
m
che ammetta derivate parziali prime continue
in , rispetto a ciascuna delle coordinate, si dice dierenziabile di classe C
1
.
Teorema I.1.6 (Dierenziale della funzione composta). Siano un aperto di R
n
,
G un aperto di R
m
, ed f : G, g : G R

due funzioni di classe C


1
. Allora la
funzione composta g f : R

` e dierenziabile di classe C
1
, e vale la formula:
d(g f )(x) = dg( f (x)) d f (x) x .
Denizione I.1.7. Le derivate parziali di ordine superiore di una funzione f :
R
m
si deniscono per ricorrenza: se 1 i
1
, ..., i
m
n e la derivata parziale

m
f (x)/x
i
1
....x
i
m
` e denita in , ed 1 j n, allora la derivata parziale

m+1
f (x)/x
j
x
i
1
....x
i
m
` e, quando esiste, la derivata parziale rispetto alla coordinata x
j
della funzione
x
m
f (x)/x
i
1
....x
i
m
R
m
.
Vale il:
I.1. FUNZIONI DIFFERENZIABILI NEGLI SPAZI R
n
11
Teorema I.1.8 (Schwarz). Siano un aperto di R
n
edf : R
m
una fun-
zione che ammetta derivate parziali del primo e del secondo ordine rispetto alle
coordinate, continue in . Allora
f (x)
x
i
x
j
=
f (x)
x
j
x
i
1 i, j n, x .
Denizione I.1.9. Una funzione f : R
m
denita su un aperto di R
n
si dice
dierenziabile di classe C
k
in se ammette derivate parziali continue in no
allordine k.
Se ` e un aperto di R
n
ed A un sottoinsieme di R
m
, indichiamo con C
k
(, A)
linsieme di tutte le funzioni f : A tali che x f (x) R
m
sia
dierenziabile di classe C
k
in .
Diremo che f ` e dierenziabile di classe C
k
nel punto x
0
di se esiste un
intorno aperto U di x
0
in tale che f
U
sia dierenziabile di classe C
k
.
Per il Teorema I.1.8, se f C
k
(, R
m
), le sue derivate parziali no allordine
k non dipendono dallordine in cui si eseguono le successive derivate prime:

h
f (x)/x
i
1
...x
i
h
=
h
f (x)/x
i

1
...x
i

h
, 1 h k, 1 i
1
, ..., i
h
n, S
h
.
Associamo ad ogni h-upla (i
1
, ..., i
h
) di interi con 1 i
1
, ..., i
h
n un multiin-
dice = (
1
, ...,
n
) N
n
ove
j
` e il numero di indici r tali che i
r
= j. Deniamo
allora:

f (x)
x

=
h
f (x)/x
i
1
...x
i
h
.
Se = (
1
, ...,
n
) N
n
, poniamo
! =
1
!
n
!, =
1
+ +
n
, x

= (x
1
)

1
(x
n
)

n
.
e scriviamo per semplicit` a

, oppure D

invece di

.
Denizione I.1.10. Poniamo
C

(, R
m
) =

_
k=0
C
k
(, R
m
).
Una funzione f C

(, R
m
) si dice analitica reale in se per ogni punto x
0

la serie di Taylor

N
n

f (x
0
)
!
(x x
0
)

converge uniformemente, in un intorno di x


0
, alla funzione f .
Esempio I.1.11. La funzione
f (x) =
_

_
0 se x = 0,
exp
_
1
x
2
_
se x 0
` e di classe C

su R, ma non ` e analitica reale in 0. Infatti essa si annulla con tutte le


sue derivate in 0 e quindi la sua serie di Taylor in 0 non converge ad f in un intorno
di 0.
12 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Linsieme delle funzioni analitiche reali denite sullaperto di R
n
, a valori
in R
m
, si indica con C

(, R
m
).
Vale la catena di inclusioni:
C
0
(, R
m
) C
1
(, R
m
) .... C
k
(, R
m
) C

(, R
m
) C

(, R
m
).
Se m = 1, scriviamo C
k
() invece di C
k
(, R). Vale la formula di Leibnitz
1
,

( f g) =

+=
!
!!
(

f )(

g) , f , g C
k
(), N
n
, k ;
ne segue che C
k
() (per 0 k ) ` e una R-algebra ed un anello unitario per il
prodotto di funzioni.
I.2. Equazioni dierenziali ordinarie
Teorema I.2.1 (Peano). Siano un aperto di R
m+1
ed f : R
m
una funzione
continua. Fissati (t
0
, y
0
) , possiamo trovare un T > 0 ed una funzione u :
[t
0
, t
0
+ T] R
m
di classe C
1
tale che
(i) (t, u(t)) t
0
t t
0
+ T,
(ii) u

(t) = f (t, u(t)) t


0
t t
0
+ T,
(iii) u(t
0
) = y
0
.
Dimostrazione. Possiamo supporre, per semplicit` a di notazioni, che t
0
= 0,
y
0
= 0. Siano a > 0 ed R > 0 tali che
K = [a, a]

B(0, R) .
Linsieme K ` e compatto e quindi, per il teorema di Weierstrass, f ` e limitata su K.
Sia M > 0 tale che
f (t, y) M (t, y) K.
Fissiamo T > 0 in modo tale che
T M < R.
Indichiamo con la lettera X linsieme di tutte le funzioni continue u : [0, T] R
m
tali che u(t) R per ogni 0 t T. Su X consideriamo la topologia della
convergenza uniforme, associata alla distanza
d(u, v) = ju vj

= sup
0tT
u(t) v(t).
Con questa topologia, X ` e uno spazio metrico completo. Consideriamo lapplica-
zione
X u (u) C([0, r], R
m
)
denita da
(u)(t) =
_
t
0
f (s, u(s))ds.
1
Scriviamo
!
!!
=
_

_
=
_

_
, estendendo cos` la denizione del binomiale al caso dei
multiindici.
I.2. EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE 13
Abbiamo
(u)(t)
_
t
0
f (s, u(s))ds
_
t
0
Mds = Mt R se 0 t T.
Quindi (u) X per ogni u X. La funzione ` e continua su X. Infatti la f ` e
uniformemente continua su K e quindi, ssato > 0, possiamo trovare > 0 tale
che
f (t, y) f (s, z) < r
1
se (t, y), (s, z) K, t s < , y z < .
Siano u, v X con ju vj

< . Allora
(u)(t) (v)(t) =

_
t
0
( f (s, u(s)) f (s, v(s))ds

T
1
t .
Osserviamo ancora che le funzioni di (X) sono equicontinue ed equilimitate e
quindi (X) ` e relativamente compatto in X per il teorema di Ascoli-Arzel` a.
Consideriamo la funzione
X u ju (u)j

R
e sia
= inf
uX
ju (u)j

.
Dico che = 0. Infatti, ssato > 0, sia > 0 tale che
f (t, y) f (s, z) < T
1
se (t, y), (s, z) K, t s < , y z < .
Consideriamo una partizione
0 = t
0
< t
1
< .... < t
N
= r
con t
j
t
j1
< (1 + M)
1
per j = 1, ..., N. Deniamo per ricorrenza
_

_
y
0
= f (0, 0)
y
j
= y
j1
+ (t
j
t
j1
) f (t
j1
, y
j1
) se j = 1, ..., N.
Consideriamo poi la funzione a scalini
(t) = f (t
j1
, y
j1
) se t [t
j1
, t
j
[, j = 1, ..., N.
La funzione
v(t) =
_
t
0
(s)ds
` e lineare a tratti ed appartiene ad X. Inoltre
(t) f (t, v(t)) < T
1
0 t T.
Infatti su ciascuno degli intervalli [t
j1
, t
j
[ abbiamo:
(t) f (t, v(t)) = f (t
j1
, y
j1
) f (t, y
j1
+ (t t
j1
) f (t
j1
, y
j1
) < T
1

perch e
t
j1
t t
j
t
j1
< ,
(t t
j1
) f (t
j1
, y
j1
) < (1 + M)
1
M < .
14 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Quindi
v(t) (v)(t)
_
t
0
(s) f (s, v(s))ds T
1
t .
Dunque = 0.
Sia u

una successione in X tale che


lim

ju

(u

)j

= 0.
Poich e (X) ` e relativamente compatto in X, a meno di estrarre una sottosuccessio-
ne, possiamo supporre che
(u

) sia una successione convergente in X.


Allora
ju

j(u

(u

))j

+ju

(u

)j

+j(u

)(u

)j

0 se ,
e quindi la u

` e una successione di Cauchy in X. Poich e X ` e completo, essa


converge a una funzione u X. Per la continuit` a di , abbiamo
(u) = u
e quindi
u(t) =
_
t
0
f (s, u(s))ds 0 t T.
Dal teorema fondamentale del calcolo integrale segue che u C
1
([0, T],

B(0, R)) e
soddisfa il sistema
_

_
u

(t) = f (t, u(t)) se 0 t T,


u(0) = 0.

Osservazione I.2.2. Sotto le ipotesi del teorema di Peano, la soluzione del proble-
ma
_

_
u

(t) = f (t, u(t)) se t


0
t t
0
+ T,
u(t
0
) = y
0
pu` o non essere unica. Consideriamo ad esempio fa funzione continua
f : R
2
(x, y)
3

y R.
Tutte le funzioni
u
c
(t) =
_

_
0 se 0 t c,
_
_
2
3
(x c)
_
3
se t c
per c 0 sono soluzioni di
_

_
u

(t) =
3

u(t) se t 0,
u(0) = 0.
I.2. EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE 15
Unaltra dimostrazione del Teorema di Peano. Siano K, M, T e X deniti
come in precedenza. Fissato un qualsiasi numero reale positivo 0 < < T, vi
` e una e una sola funzione u

X che soddisfa:
_

_
u

(t) = 0 se 0 t
u

(t) =
_
t
0
f (s, u

(s ))ds se t T.
Si verica facilmente che la famiglia u

X ` e relativamente compatta in X
per il teorema di Ascoli-Arzel` a. Possiamo quindi trovare una successione

innitesima tale che


u

u in X.
Passando al limite sotto il segno di integrale, otteniamo allora
u(t) =
_
t
0
f (s, u(s))ds se 0 t T.
Per il teorema fondamentale del calcolo integrale la u ` e una funzione di classe C
1
su [0, T] e soddisfa:
_

_
(t, u(t)) 0 t T
u(0) = 0
u

(t) = f (t, u(t)) se 0 t T.

Teorema I.2.3 (Unicit` a). Sia un aperto di R


m+1
= R
t
R
m
y
e sia f : R
m
una funzione continua, che ammette derivate parziali prime continue rispetto alle
variabili y
1
, ..., y
m
. Sia (t
0
, y
0
) . Se u
j
: [t
0
, t
0
+ T
j
] R
m
(con T
j
> 0 per
j = 1, 2) sono funzioni di classe C
1
che risolvono il sistema:
_

_
(t, u
j
(t)) se t [t
0
, t
0
+ T
j
],
u

j
(t) = f (t, u
j
(t)) se t [t
0
, t
0
+ T
j
],
u
j
(t
0
) = y
0
allora
u
1
(t) = u
2
(t) t
0
t t
0
+ minT
1
, T
2
.
Dimostrazione. Poniamo T = minT
1
, T
2
e sia
A = t [t
0
, t
0
+ T] u
1
(t) = u
2
(t).
Linsieme A ` e chiuso perch e le funzioni u
j
sono continue. Esso contiene t
0
e quindi
non ` e vuoto. La componente connessa A
0
di t
0
in A ` e un intervallo chiuso [t
0
, t
1
]
con t
0
t
1
t
0
+ T. Dico che t
1
= t
0
+ T. Infatti, se fosse t
1
< t
0
+ T, avremmo
u
j
(t) = y
1
+
_
t
t
1
f (s, u
j
(s))ds se t
1
t t
0
+ T, j = 1, 2
con
y
1
= u
1
(t
1
) = u
2
(t
1
).
16 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Laperto contiene un intorno di (t
1
, y
1
) della forma
K = t t
1
T
1


B(y
1
, R
1
).
Su K abbiamo

f (t, y)
y

L < .
Inoltre, poich e le u
j
sono continue, possiamo scegliere 0 < < minT
1
, t
0
+T t
1

tale che
u
j
(t)

B(y
1
, R
1
) t
1
t t
1
+ , j = 1, 2.
Se z
1
, z
2


B(y
1
, R
1
), abbiamo
f (t, z
2
) f (t, z
1
) =

_
1
0
d
d
f (t, z
1
+ (z
2
z
1
))d

_
1
0
f
y
(t, z
1
+ (z
2
z
1
))(z
2
z
1
)d

__
1
0

f
y
(t, z
1
+ (z
2
z
1
))

d
_
z
2
z
1

L z
2
z
1
.
Otteniamo quindi
u
2
(t) u
1
(t)
_
t
t
1
f (s, u
2
(s)) f (s, u
1
(s))ds
(t t
1
)L sup
t
1
st
u
2
(s) u
1
(s)
per t
1
t t
1
+ . Pur di scegliere > 0 con L < 1, , avremo
sup
t
1
tt
1
+
u
2
(t) u
1
(t) L sup
t
1
tt
1
+
u
2
(t) u
1
(t) u
1
(t) = u
2
(t)
t
1
t t
1
+ .
Ci ` o contraddice la denizione di t
1
e mostra quindi che t
1
= t + r.
Teorema I.2.4 (Dipendenza continua dai dati iniziali). Siano un aperto di R
m+1
=
R
t
R
m
y
ed f : R
m
una funzione continua, che ammette derivate parziali prime
continue rispetto alle variabili y
1
, ..., y
m
. Sia (t
0
, y
0
) . Possiamo allora trovare
T > 0, R > 0 ed una funzione continua
: [t
0
, t
0
+ T] B(y
0
, R) R
m
,
che ammette derivata parziale prima continua rispetto alla variabile t, tale che
_

_
(t, (t, y)) se (t, y) [t
0
, t
0
+ T] B(y
0
, R)
(t
0
, y) = y se y B(y
0
, R)
(t, y)
t
= f (t, (t, y)) se t
0
t t
0
+ T.
I.2. EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE 17
Dimostrazione. Supponiamo, per semplicit` a di notazioni, che t
0
= 0, y
0
= 0.
Dal teorema di esistenza e unicit` a segue facilmente lesistenza, per ogni y in un
intorno di 0, di una soluzione u
y
(t) del problema
_

_
(t, u
y
(t)) se 0 t T
u
y
(0) = y
u

y
(t) = f (t, u
y
(t)) se 0 t T.
Posto (t, y) = u
y
(t), resta da dimostrare la dipendenza continua di da y.
A questo scopo introduciamo (t, y) = (t, y) y ed osserviamo che vale
luguaglianza:
(t, y) =
_
t
0
f (s, y + (s, y))ds se 0 t T.
Abbiamo allora:
(t) = (t, y
2
) (t, y
1
)
_
t
0
f (s, y
2
+ (s, y
2
)) f (s, y
1
+ (s, y
1
))ds

_
t
0
L(y
2
y
1
+ (s))ds
Lty
2
y
1
+ L
_
t
0
(s)ds
Lry
2
y
1
+ L
_
t
0
(s)ds.
Indichiamo con (t) la funzione
(t) = Lry
2
y
1
+ L
_
t
0
(s)ds.
Allora (t) ` e una funzione di classe C
1
e
_

(t) = L(t)
(t) Lry
2
y
1

(t) (t).
Otteniamo allora

(t)
(t)
L
da cui, integrando,
(t) Lry
2
y
1
e
Lt
.
Questa disuguaglianza dimostra la tesi.
Teorema I.2.5 (Dipendenza C
k
dai dati iniziali). Sia un aperto di R
t
R
m
y
R
k

e sia
f : R
m
18 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
una funzione di classe C
k
con k 1. Fissato un punto (t
0
, y
0
,
0
) , possiamo
trovare T > 0, R > 0, e una funzione
: G = [T + t
0
, T + t
0
] B(y
0
, R) B(
0
, L) R
m
di classe C
k
tale che:
_

_
(t, (t, y, ), ) (t, y, ) G,
(t, y, )
t
= f (t, (t, y, ), ) se t t
0
T
(t
0
, y, ) = y.
Dimostrazione. Basta osservare che le derivate parziali delle soluzioni del
sistema dierenziale

t
(t, y, ) = f (t, (t, y, ), )
soddisfano ancora un sistema dierenziale (che si ottiene calcolando le derivate
parziali di ambo i membri) ed applicare il teorema di esistenza e unicit` a.
I.3. Il teorema delle funzioni implicite
Teorema I.3.1 (delle funzioni implicite). Siano un aperto di R
n
x
R
m
y
ed F :
R
m
una funzione continua. Supponiamo che F ammetta derivate parziali
prime continue rispetto a y
1
, ..., y
m
in e che, in un punto (x
0
, y
0
) la matrice
quadrata m m
A
0
=
F
y
(x
0
, y
0
) =
_

_
F
1
(x
0
,y
0
)
y
1
F
1
(x
0
,y
0
)
y
2
. . .
F
1
(x
0
,y
0
)
y
m
F
2
(x
0
,y
0
)
y
1
F
2
(x
0
,y
0
)
y
2
. . .
F
2
(x
0
,y
0
)
y
m
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
F
m
(x
0
,y
0
)
y
1
F
m
(x
0
,y
0
)
y
2
. . .
F
m
(x
0
,y
0
)
y
m
_

_
sia invertibile. Possiamo allora determinare due numeri reali positivi r, R ed una
funzione continua
f : B(x
0
, r) B(y
0
, R)
tali che
_

_
B(x
0
, r) B(y
0
, R) ,
F(x, f (x)) = F(x
0
, y
0
) x B(x
0
, y
0
).
Dimostrazione. Per semplicare le notazioni, possiamo supporre siano
x
0
= 0, y
0
= 0, F(x
0
, y
0
) = F(0, 0) = 0.
Lapplicazione
G : (x, y) y A
1
0
F(x, y) R
m
ammette derivate parziali prime continue rispetto ad y
1
, ..., y
m
e
G
y
(0, 0) = 0.
Quindi G(x, y) = o(
_
x
2
+ y
2
) e perci ` o possiamo trovare costanti r, R > 0, tali
I.3. IL TEOREMA DELLE FUNZIONI IMPLICITE 19
che
_

B(0, r)

B(0, R) ,
jG(x, y)/yj <
1
2
se x < r, y < R.
Abbiamo allora:
G(x, y
2
) G(x, y
1
) =

_
1
0
d
dt
G(x, y
1
+ t(y
2
y
1
))dt

_
1
0
G
y
(x, y
1
+ t(y
2
y
1
))(y
2
y
1
)dt

y
2
y
1

_
1
0
_
_
_
_
_
G
y
(x, y
1
+ t(y
2
y
1
))
_
_
_
_
_
dt

1
2
y
2
y
1
, per x < r, y
1
, y
2
< R.
La G ` e uniformente continua sul compatto

B(0, r)

B(0, R). In particolare possiamo


trovare 0 < r
0
< r tale che
G(x
2
, y
2
) G(x
1
, y
1
) < R/2
se x
2
x
1
r
0
, y
2
y
1
r
0
, (x
1
, y
1
), (x
2
, y
2
)

B(0, r)

B(0, R).
Quindi, per x

B(0, r
0
) ed y

B(0, R), abbiamo
G(x, y) G(x, y) G(0, y) + G(0, y) < R.
In particolare, se X = C(

B(0, r),

B(0, R)) ` e lo spazio delle funzioni continue u :

B(0, r)

B(0, R), munito della topologia della convergenza uniforme, lapplica-
zione
T : X u G(x, u(x)) X
` e ben denita ed ` e una contrazione, perch e
jT(u) T(v)j = sup

B(0,r
0
)
G(x, u(x)) G(x, v(x))
1
2
ju vj u, v X.
Poich e X, con la distanza
d(u, v) = sup
x

B(0,r)
u(x) v(x),
` e uno spazio metrico completo, la T ammette in X un unico punto sso f . Ottenia-
mo:
f (x) = f (x) A
1
0
F(x, f (x)) = F(x, f (x)) = 0.
Per vericare lunicit` a, ` e suciente osservare che
y
2
y
1
= G(x, y
2
) G(x, y
1
)
1
2
y
2
y
1

se (x, y
1
), (x, y
2
)

B(0, r)

B(0, R), F(x, y
1
) = F(x, y
2
) = 0.

20 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI


Supponiamo ora che la funzione F ammetta derivate parziali continue rispetto
a tutte le variabili. Se una funzione f (x) di classe C
1
soddisfa, in un intorno del
punto x
0
,
_

_
F(x, f (x)) = F(x
0
, y
0
),
f (x
0
) = y
0
,
otteniamo, calcolando il dierenziale rispetto ad x:
F
x
(x, f (x)) +
F
y
(x, f (x))
f
x
(x) = 0 .
La matrice Jacobiana A(x, y) =
F
y
(x, y) ` e invertibile in un intorno di (x
0
, y
0
) ed
otteniamo quindi:
(1.3.1)
f (x)
x
=
_
F
y
(x, f (x))
_
1
F
x
(x, f (x)) .
Per ogni variabile x
i
, (1.3.1) denisce un sistema di equazioni dierenziali ordina-
rie, dipendente dalle altre variabili x
j
( j i) come parametri. Otteniamo quindi
che, se F ` e di classe C
k
per k 1 rispetto a tutte le variabili x
1
, ..., x
n
, y
1
, . . . , y
m
,
la funzione f ` e di classe C
k
in un intorno di x
0
.
Vale quindi il:
Teorema I.3.2. Siano un aperto di R
n+m
= R
n
x
R
m
y
ed F : R
m
una
funzione dierenziabile di classe C
k
, con 1 k . Se, in un punto (x
0
, y
0
)
lo Jacobiano
F
y
(x
0
, y
0
) ` e una matrice invertibile, allora esiste un intorno aperto
convesso U di x
0
in R
n
ed ununica funzione f : U R
m
, di classe C
k
, tale che
(x, f (x)) x U ed F(x, f (x)) = F(x
0
, y
0
) x U .
Dimostrazione. I casi in cui k sia un intero positivo od seguono dallosser-
vazione precedente. Per dimostrare la tesi nel caso analitico reale, si pu` o, in primo
luogo, risolvere per serie, cio` e calcolando le successive derivate parziali di f (x) in
x
0
usando la (1.3.1) e le relazioni che da essa si ottengono dierenziandola; oc-
corre poi stimare la crescita di tali derivate utilizzando lipotesi di analiticit` a della
F.
Teorema I.3.3 (dellapplicazione inversa). Siano un aperto di R
n
ed f :
R
n
unapplicazione dierenziabile di classe C
k
, con 1 k . Se df (x
0
) ` e
invertibile, allora f ` e un omeomorsmo di un intorno aperto U di x
0
su un intorno
aperto V di y
0
= f (x
0
) e lapplicazione inversa
_
f
V
U
_
1
` e dierenziabile di classe
C
k
in un intorno di y
0
.
Dimostrazione. Consideriamo lapplicazione
R
n
y
(y, x) f (x) y R
n
.
Essa ` e di classe C
k
e, per ipotesi,
F
x
(x, y) =
f (x)
x
I.4. MOLLIFICATORI 21
` e invertibile per x = x
0
ed y = y
0
= f (x
0
). Per il teorema delle funzioni implicite vi
` e una g, univocamente denita e di classe C
k
in un intorno V di y
0
in R
n
y
, tale che
_

_
f (g(y)) y = 0 y V ,
g(y
0
) = x
0
.
Poich e dg(y
0
) = d f (x
0
)
1
` e ancora invertibile, possiamo determinare ununica h
di classe C
k
in un intorno W di x
0
, a valori in R
n
, tale che g h sia ben denita
in W e g(h(x)) = x in W, h(x
0
) = y
0
. Possiamo supporre, poich e h ` e continua,
che h(W) V e quindi applicando f ai due membri delluguaglianza g h(x) = x
otteniamo:
h(x) = f g h(x) = f (x) in W .

I.4. Mollicatori
Ricordiamo che il supporto di una funzione reale f , denita su uno spazio
topologico X, ` e la chiusura dellinsieme dei punti x di X in cui f (x) 0:
supp( f ) = x X f (x) 0.
Denizione I.4.1. Se ` e un aperto di R
n
, indichiamo con C
k
comp
(), per 0 k
, lo spazio vettoriale reale delle funzioni reali, di classe C
k
su , con supporto
compatto contenuto in .
Osserviamo che la funzione identicamente nulla (che ha supporto vuoto) ` e
lunica funzione analitica reale a supporto compatto in R
n
.
Lemma I.4.2. Possiamo trovare una funzione C

comp
(R
n
) tale che (x) 0 per
ogni x R
n
, (0) > 0 e supp( f ) = x 1.
Dimostrazione. La funzione reale f : R R, denita da
f (t) =
_

_
exp(1/t) se t > 0
0 se t 0 .
` e di classe C

; essa ` e infatti di classe C

in tutti i punti t 0.
`
E continua in 0 in
quanto
lim
t0
+
f (t) = lim
s+
1
e
s
= 0 .
Abbiamo poi, se t > 0 e k ` e un intero positivo:
(1.4.1)
d
k
dt
k
f (t) =
p
k
(t)
t
2k
f (t)
per un polinomio p
k
R[t] di grado minore di k. Infatti:
d
dt
f (t) =
1
t
2
f (t) t > 0;
22 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
supponiamo che la (1.4.1) sia vera per un intero k 1. Allora
d
k+1
dt
k+1
f (t) =
d
dt
_
p
k
(t)
t
2k
f (t)
_
=
t
2
p

k
(t) (1 + 2kt)p
k
(t)
t
2(k+1)
f (t), t > 0 .
Abbiamo quindi, per polinomi q
2k
R[s] di grado 2k:
lim
t0
+
d
k
dt
k
f (t) = lim
s+
q
2k
(s)
e
s
= 0
per ogni intero k 1. Per il Teorema dellH opital, ne segue che f ` e di classe C

e
ha tutte le derivate nulle per t = 0.
Allora la funzione : R
n
R, denita da:
(x) = f (1 x
2
) x R
n
,
gode di tutte le propriet` a richieste.
Lemma I.4.3. Sia : R
n
R una funzione continua a supporto compatto. Se
(x) 0 per ogni x R
n
e (x
0
) > 0 in un punto x
0
R
n
, allora
0 <
_
R
n
(x)dx < .
Dimostrazione. Osserviamo che ` e integrabile perch e ` e continua e nulla fuori
da un compatto. Per il Teorema di Weierstrass ha un massimo M su supp e
0 < M < . Inoltre il supporto di , essendo compatto, ` e contenuto nel cubo
[R/2, R/2]
n
per un numero positivo R sucientemente grande. Per la monotonia
dellintegrale, otteniamo quindi
0
_
R
n
(x)dx M R
n
< .
Poich e ` e continua, possiamo poi trovare > 0 tale che
(x) (x
0
)/2 > 0 se x
i
0
/2 x
i
x
i
0
+ /2 .
Ancora per la monotonia dellintegrale, otteniamo che
_
R
n
(x)dx
_
x
i
x
i
0
/2
(x
0
)/2 dx =
n
(x
0
)/2 > 0 .

Dai due lemmi precedenti ricaviamo:


Lemma I.4.4. Esiste una funzione : R
n
R, di classe C

e a supporto
compatto, tale che
(1) (x) 0 per ogni x R
n
;
(2) supp() D
n
= x R
n
x 1;
(3)
_
R
n
(x)dx = 1.
I.4. MOLLIFICATORI 23
Sia una funzione reale con le propriet` a elencate nel lemma. Allora ciascuna
delle funzioni

, per > 0, denite da:

(x) =
n
(x/) x R
n
gode delle propriet` a:
(1) supp(

) B(0, ) = x ;
(2)
_
R
n

(x)dx = 1.
La seconda propriet` a segue infatti dalle formule di cambiamento di variabili negli
integrali multipli.
Denizione I.4.5. La famiglia

> 0 si dice una famiglia di mollicatori in


R
n
.
Teorema I.4.6. Sia

=
n
(x/)
>0
una famiglia di mollicatori in R
n
. Allora
per ogni funzione continua f : R
n
R, le funzioni:
f

(x) =
_
R
n
f (y)

(x y)dy x R
n
sono di classe C

in R
n
; inoltre:
(1) supp( f

) supp( f ) + B(0, ) = x R
n
dist(x, supp( f )) ;
(2) lim
0
+ f

(x) = f (x) uniformemente sui compatti di R


n
.
Dimostrazione. Osserviamo che, per ogni x R
n
ssato, la funzione R
n

y f (y)

(x y) ` e continua e uguale a 0 fuori dalla palla chiusa di centro x e


raggio . Essa ` e dunque integrabile su R
n
e quindi la f

` e ben denita. Chiaramente


f

(x) = 0 se dist(x, supp f ) > .


Essa ` e una funzione di classe C

per il teorema di derivazione sotto il segno


di integrale.
Inne, abbiamo
f

(x) =
_
R
n
f (x y)

(y)dy =
_
R
n
f (x y)(y)dy
per il teorema di cambiamento di variabili negli integrali multipli. La funzione
R
n
R
n
(x, y) f (x y) R ` e continua e quindi uniformemente continua
sui compatti. Fissato un numero reale positivo, possiamo trovare allora per ogni
compatto K di R
n
un > 0 tale che
f (x y) f (x) < se x K, y < .
Allora:
f

(x) f (x)

_
R
n
f (x y) f (x)(y)dy

< se < , x K .
La dimostrazione ` e completa.
Proposizione I.4.7. Siano K un compatto di R
n
ed A un aperto di R
n
contenente
K. Esiste allora una funzione f C

(R
n
) tale che 0 f (x) 1 in R
n
, f (x) = 1
su K ed f (x) = 0 se x A.
24 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Dimostrazione. Siano U
1
, U
2
intorni aperti di K in A con U
1
U
2
A. Sia
> 0 un numero reale maggiore di dist(K, R
n
\U
1
), dist(U
1
, R
n
\U
2
) e dist(U
2
, R
n
\
A). Poich e R
n
` e uno spazio normale, possiamo trovare una funzione di Urysohn
: R
n
I = [0, 1] R tale che (x) = 1 se x U
1
, (x) = 0 se x U
2
. Sia

>0
una famiglia di mollicatori in R
n
. Allora
f (x) =

(x) =
_
R
n
(y)

(x y)dy
soddisfa tutte le propriet` a richieste. Infatti, poich e 0 (x) 1,
0 f (x) =
_
R
n
(y)

(x y)dy
_
R
n

(x y)dy = 1;
se x K, allora (y)

(x y) =

(x y) per ogni y R
n
perch e y U
1
se x y
appartiene al supporto di

e quindi
f (x) =
_
R
n
(y)

(x y)dy =
_
R
n

(x y)dy = 1 x K ;
se x A, allora (y) = 0 sul supporto di y

(x y), in quanto esso ` e contenuto


in R
n
\ U
2
e perci ` o:
f (x) =
_
R
n
(y)

(x y)dy =
_
R
n
0dy = 0.

Osservazione I.4.8. Pi ` u semplicemente, se 3r > dist(K, A), posto K


r
= x R
n

dist(x, K) < r, possiamo denire


f (x) =
_
K
r

r
(x y)dy.
Si dimostra che la funzione f ha supporto in K
2r
= x dist(x, K) < 2r, che
assume valori nellintervallo [0, 1], e che f
1
(1) = K.
I.5. Immersioni e sommersioni dierenziabili negli spazi Euclidei
Siano A un aperto di R
n
, B un aperto di R
m
ed f : A B una funzione
dierenziabile di classe C
k
, con k 1.
Denizione I.5.1. Diciamo che f ` e unimmersione dierenziabile in x
0
A se il
suo dierenziale d f (x
0
) : R
n
R
m
` e un monomorsmo Rlineare; la f si dice
unimmersione dierenziabile se ` e tale in ogni punto di A.
Diciamo che f ` e una sommersione dierenziabile in x
0
A se il suo dieren-
ziale d f (x
0
) : R
n
R
m
` e un epimorsmo R-lineare; la f si dice una sommersione
dierenziabile se ` e tale in ogni punto di A.
Un punto x
0
in cui la f non sia una sommersione dierenziabile si dice punto
critico di f e la sua immagine f (x
0
) B valore critico di f .
Linsieme dei punti critici di f si indica con C( f ) e linsieme dei valori critici
con CV( f ).
I.5. IMMERSIONI E SOMMERSIONI DIFFERENZIABILI NEGLI SPAZI EUCLIDEI 25
Esempio I.5.2. Consideriamo lapplicazione f : R x 1 + x
2
R. Allora f
` e unimmersione e una sommersione in ogni x R \ 0; abbiamo C( f ) = 0 e
CV( f ) = 1.
Teorema I.5.3 (dellinversa sinistra). Siano A R
n
e B R
m
due aperti ed
f : A B unapplicazione dierenziabile di classe C
k
con k 1. Se f ` e unim-
mersione nel punto x
0
A, allora n m e possiamo trovare un intorno aperto U
di x
0
in A, un intorno aperto W di f (x
0
) in B ed unapplicazione dierenziabile
g : W U, di classe C
k
, tali che
f (U) W e g f (x) = x x U .
Dimostrazione. Per ipotesi il dierenziale d f (x
0
) : R
n
R
m
` e un monomor-
smo Rlineare e quindi n m. In particolare, il determinante di un minore n n
della matrice Jacobiana di f in x
0
` e diverso da zero. Supponiamo per semplicit` a
che la matrice delle prime n righe:
( f
1
, . . . , f
n
)
(x
1
, . . . , x
n
)
=
_

_
f
1
(x
0
)
x
1
f
1
(x
0
)
x
2
. . .
f
1
(x
0
)
x
n
f
2
(x
0
)
x
1
f
2
(x
0
)
x
2
. . .
f
2
(x
0
)
x
n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
f
n
(x
0
)
x
1
f
n
(x
0
)
x
2
. . .
f
n
(x
0
)
x
n
_

_
abbia determinante diverso da zero. Poich e essa ` e la matrice Jacobiana in x
0
della
composizione f di f con la proiezione nelle prime n coordinate:
: R
m

t
(y
1
, . . . , y
m
)
t
(y
1
, . . . , y
n
) R
n
,
per il teorema dellapplicazione inversa possiamo trovare intorni aperti U di x
0
in
A e W

di f (x
0
) in R
n
tali che
= ( f )

U
: U x ( f (x)) W

sia un omeomorsmo di U su W

e
1
sia dierenziabile di classe C
k
in W

.
Poniamo W =
1
(W

) B e g =
1
su W: la funzione cos` denita ` e di classe
C
k
e soddisfa la tesi.
Teorema I.5.4 (dellinversa destra). Siano A R
n
e B R
m
due aperti ed f : A
B unapplicazione dierenziabile di classe C
k
, con k 1. Se f ` e una sommersione
dierenziabile nel punto x
0
A, allora n m e possiamo trovare intorni aperti U
di x
0
in A, W di f (x
0
) in B ed una funzione dierenziabile g : W U di classe C
k
tale che
g(W) U, f g(y) = y y W .
Dimostrazione. Poich e d f (x
0
) : R
n
R
m
` e un epimorsmo Rlineare, n m.
A meno di permutare gli indici delle coordinate x
1
, . . . , x
m
, possiamo supporre che
26 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
la matrice delle prime m colonne:
( f
1
, . . . , f
m
)
(x
1
, . . . , x
m
)
=
_

_
f
1
(x
0
)
x
1
f
1
(x
0
)
x
2
. . .
f
1
(x
0
)
x
m
f
2
(x
0
)
x
1
f
2
(x
0
)
x
2
. . .
f
2
(x
0
)
x
m
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
f
m
(x
0
)
x
1
f
m
(x
0
)
x
2
. . .
f
m
(x
0
)
x
m
_

_
abbia determinante diverso da 0.
Siano x

= (x
1
, . . . , x
m
), x

= (x
nm+1
, . . . , x
n
),
: R
m

t
x


t
(x

, x

0
) R
n
= R
m
y
R
nm
z
.
La ` e unimmersione di classe C

di R
m
in un sottospazio ane di dimensione
n di R
n
per il punto x
0
. Quindi la f ` e denita e dierenziabile in un intorno
di x

0
=
t
(x
1
0
, . . . , x
m
0
) in R
m
e il suo dierenziale in x

0
` e un isomorsmo lineare
R
m
R
m
. Per il teorema dellapplicazione inversa, possiamo trovare intorni U

di
x

0
in , W di y
0
= f (x
0
) = f (y
0
) in B, tali che
= ( f )

W
U

: U y f ((y)) W
sia un omeomorsmo e la sua inversa
1
: W U

sia dierenziabile di classe


C
k
. Allora la g =
1
soddisfa la tesi.
I.6. Sottovariet` a dierenziabili negli spazi Euclidei
Denizione I.6.1. Una sottovariet` a parametrica di dimensione m e di classe C
k
,
con k 1, dello spazio Euclideo R
n
` e unapplicazione
: R
n
,
denita su un aperto di R
m
, tale che:
(1) ` e unimmersione topologica;
(2) ` e unimmersione dierenziabile di classe C
k
.
Limmagine () si dice il supporto della variet` a parametrica e si indica con .
Osserviamo che m n. Se m = n, per il teorema dellapplicazione inversa la
` e un dieomorsmo di classe C
k
dellaperto di R
n
= R
m
sullaperto () di R
n
.
Lemma I.6.2. Sia : R
n
una variet` a parametrica di dimensione m, denita
su un aperto R
m
e di classe C
k
, con k 1. Per ogni y
0
, esistono un
intorno aperto U di (y
0
) in R
n
ed n m funzioni f
i
: U R di classe C
k
tali
che
() U =
_
x U f
i
(x) = 0, 1 i n m
_
,
ed inoltre
d f
1
(x), ..., d f
nm
(x)
_
R
n
_

sono linearmente indipendenti per ogni x U.


I.6. SOTTOVARIET
`
A DIFFERENZIABILI NEGLI SPAZI EUCLIDEI 27
Dimostrazione. Poich e ` e unimmersione dierenziabile in ogni punto di ,
possiamo senzaltro supporre che la matrice
_

1
y
1
. . .

1
y
m
.
.
.
.
.
.
.
.
.

m
y
1
. . .

m
y
m
_

_
abbia determinante diverso da zero in y
0
. Sia : R
n
R
m
la proiezione nelle
prime m coordinate. Per il teorema dellapplicazione inversa, possiamo trovare un
intorno aperto W di ((y
0
)) in R
m
e un intorno V di y
0
in tale che
g (y) = y, y V , g(x

) = x

, x

W .
Poich e abbiamo supposto che sia unimmersione topologica, possiamo trovare
un intorno aperto U di (y
0
) in R
n
tale che
(V) = U () .
Poniamo
f
i
(x) = x
m+i

m+i
g((x)) per x U, i = 1, ..., n m.
Chiaramente le f
i
hanno dierenziali linearmente indipendenti in U e (V) ` e il
luogo di zeri delle f
i
in U.
Viceversa, vale il
Lemma I.6.3. Siano n, m interi con 0 < m < n e sia F : A R
nm
una som-
mersione dierenziabile di classe C
k
(k 1), denita su un aperto A di R
n
. Se
F(x
0
) = 0 in un punto x
0
A, possiamo trovare una sottovariet` a parametrica
: A, denita su un aperto di R
m
, di classe C
k
e dimensione m, tale che,
per un intorno aperto U di x
0
in A, risulti:
x U F(x) = 0 = () .
Dimostrazione. Possiamo supporre che la matrice
_
F
i
(x)
x
m+j
_
1i, jnm
sia inver-
tibile per x = x
0
. Per il teorema delle funzioni implicite, esistono un intorno
aperto di (x
1
0
, ..., x
m
0
) in R
m
, un intorno aperto W di (x
m+1
0
, ..., x
n
0
) in R
nm
tali che
W = U ed una funzione g : W, di classe C
k
, tali che
F(x) = 0 U = (y, g(y)) y .
Baster` a allora denire
: y (y, g(y)) R
n
.

Denizione I.6.4. Si dice sottovariet ` a dierenziabile di classe C


k
e di dimensione
m di R
n
un sottoinsieme S di R
n
tale che, per ogni punto x
0
S si possa trovare un
intorno aperto U di x
0
in R
n
tale che la componente connessa di x
0
in S U sia il
supporto di una sottovariet` a parametrica di dimensione m.
Una supercie parametrica regolare : R
n
di classe C
k
, con () S ,
si dice una parametrizzazione locale di classe C
k
, della supercie S .
28 I. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
La topologia di sottovariet` a di S ` e quella che ha per base le componenti
connesse delle intersezioni di S con gli aperti di R
n
.
Si pu` o scegliere come base della topologia di sottovariet` a di S anche la famiglia
dei supporti delle sue parametrizzazioni locali di classe C
k
.
Essa ` e in generale pi ` u ne della topologia di sottospazio.
Esempio I.6.5. Sia M(m, n; R) = R
mn
lo spazio vettoriale delle matrici m n a
coecienti reali e sia k minm, n. Allora linseme M(m, n; k; R) delle matrici
m n di rango k ` e una sottovariet` a dierenziabile localmente chiusa di classe C

di M(m, n; R), di dimensione k(m+ n k). Infatti M(m, n; k; R) ` e lintersezione del


chiuso delle matrici che hanno nulli tutti i determinanti dei minori di ordine (k +1)
con laperto delle matrici che hanno almeno uno dei determinanti dei minori di
ordine k diverso da zero.
Un atlante di M(m, n; k; R) si pu` o parametrizzare con la scelta di k colonne
X
i
1
, . . . , X
i
k
, con 1 i
1
< < i
k
n della matrice X M(m, n; k; R). Laperto
U
i
1
,...,i
k
` e formato dalle matrici X per cui X
i
1
, . . . , X
i
k
sono linearmente indipendenti.
Le coordinate sono allora gli (mk) coecienti della matrice (X
i
1
, . . . , X
i
k
), che va-
riano nellaperto di M(m, k; R) = R
mk
delle matrici che hanno un minore kk con
determinante diverso da 0, e i k(n k) coecienti c
h
j
che si ricavano dalla decom-
posizione X
j
=
_
k
h=1
c
h
j
X
i
h
della j-esima colonna ( j i
1
, . . . , i
k
) di X rispetto alle
colonne X
i
1
, . . . , X
i
k
. Questa scelta delle coordinate denisce un dieomorsmo di
U
i
1
,...,i
k
sul prodotto R
k(nk)
R
k(m+nk)
.
CAPITOLO II
Geometria dierenziale di R
n
II.1. Campi di vettori in R
n
Sia un aperto di R
n
. Indichiamo con C

() lalgebra reale delle funzioni


reali che sono denite e continue, con le loro derivate parziali di ogni ordine, su .
Vale il seguente:
Lemma II.1.1. Siano un aperto di R
n
, f C

(), ed x
0
un punto di .
Possiamo trovare funzioni g
1
, . . . , g
n
C

() tali che:
(2.1.1) f (x) = f (x
0
) + (x
1
x
1
0
)g
1
(x) + + (x
n
x
n
0
)g
n
(x) x .
Inoltre
(2.1.2) g
j
(x
0
) =
f (x
0
)
x
j
per j = 1, . . . , n.
Dimostrazione. Possiamo supporre per semplicit` a che f (x
0
) = 0. Sia B(x
0
, r) =
x R
n
x x
0
< r una palla aperta, di centro x
0
, contenuta in . Per ogni pun-
to x di B(x
0
, r), il segmento [x
0
, x], di estremi x
0
, x
1
, ` e contenuto in . Abbiamo
perci ` o, per il teorema fondamentale del calcolo integrale,
f (x) = f (x) f (x
0
) =
_
1
0
d
dt
f (x
0
+ t(x x
0
))dt
=

n
j=1
(x
j
x
j
0
)
_
1
0
f
x
j
(x
0
+ t(x x
0
))dt.
Per il teorema di derivazione sotto il segno di integrale, le funzioni
h
j
(x) =
_
1
0
f
x
j
(x
0
+ t(x x
0
))dt
sono denite e di classe C

sulla palla aperta B(x


0
, r). Fissiamo ora numeri reali
r
1
, r
2
con 0 < r
1
< r
2
< r ed introduciamo la funzione di taglio:
(t) =
_

_
1 se t r
1
exp
_
exp(1/(r
1
t)
tr
2
_
se r
1
< t < r
2
0 se t r
2
.
La ` e una funzione di classe C

, non crescente, uguale a 1 per t r


1
ed uguale a
0 per t r
2
. Perci ` o le funzioni
k
j
(x) =
_

_
(x x
0
)h
j
(x) se x x
0
< r
2
0 se x x
0
r
2
29
30 II. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
sono denite e di classe C

su R
n
. Osserviamo che k
j
(x) = h
j
(x) se x x
0
r
1
.
In particolare:
f (x) =

n
j=1
(x
j
x
j
0
)k
j
(x) per x B(x
0
, r
1
).
Poich e la funzione

f = f (x)
_
n
j=1
(x
j
x
j
0
)k
j
(x), che ` e denita e di classe C

su
, si annulla sulla palla B(x
0
, r
1
), le funzioni

j
(x) =
_

_
0 se x B(x
0
, r
1
)
(x
j
x
j
0
)

f (x)
x x
0

2
se x \ x
0

sono denite e di classe C

in . Otteniamo quindi la tesi ponendo g


j
= k
j
+
j
,
per j = 1, . . . , n. Infatti la (2.1.2) ` e conseguenza della (2.1.1).
Denizione II.1.2. Un campo di vettori X sullaperto di R
n
` e un operatore
dierenziale lineare reale del primo ordine omogeneo su , cio` e unapplicazione:
(2.1.3) X : C

() C

()
che si possa descrivere mediante:
(2.1.4)
_

_
X( f )(x) =

n
j=1
a
j
(x)
f (x)
x
j
f C

()
con a
j
C

() per j = 1, . . . , n.
Indicheremo nel seguito con X() linsieme di tutti i campi di vettori su .
Ricordiamo la denizione:
Denizione II.1.3. Unalgebra g su un campo K, con prodotto g g (X, Y)
[X, Y] g si dice unalgebra di Lie se il prodotto soddisfa gli assiomi:
[X, X] = 0 X g (antisimmetria)
[X, [Y, Z]] + [Y, [Z, X]] + [Z, [X, Y]] = 0 X, Y, Z g
(identit` a di Jacobi).
Abbiamo facilmente:
Proposizione II.1.4. Linsieme X() dei campi di vettori su ` e:
(1) uno spazio vettoriale reale;
(2) un C

()-modulo a sinistra;
(3) unalgebra di Lie reale per loperazione di commutazione di campi di
vettori:
(2.1.5) X() X() (X, Y) [X, Y] = X Y Y X X().
Dimostrazione. Ricordiamo che, se
X =

n
j=1
a
j
(x)

x
j
ed Y =

n
j=1
b
j
(x)

x
j
,
II.2. CURVE INTEGRALI DI UN CAMPO DI VETTORI IN R
n
31
si ha:
X + Y =

n
j=1
_
a
j
(x) + b
j
(x)
_

x
j
, R,
f X + gY =

n
j=1
_
f (x)a
j
(x) + g(x)b
j
(x)
_

x
j
f , g C

().
Queste operazioni deniscono le strutture di spazio vettoriale reale e di C

()-
modulo di X(). La verica di (1) e (2) ` e dunque immediata.
Per dimostrare la (3), basta vericare che:
(2.1.6) [X, Y] =

n
j,k=1
_
a
k
(x)
b
j
(x)
x
k
b
k
(x)
a
j
(x)
x
k
_

x
j
.

Per preparare la denizione astratta di campo di vettori su una variet` a, dimo-
striamo la
Proposizione II.1.5. Condizione necessaria e suciente anch e unapplicazione
R-lineare X : C

() C

() sia un campo di vettori in ` e che valga la:


(2.1.7) X( f g) = f X(g) + gX( f ) f , g C

() (identit` a di Leibnitz).
Dimostrazione. La verica della necessit` a della condizione ` e immediata. Ve-
richiamo la sucienza. Dimostriamo innanzi tutto che, se X End
R
(C

())
soddisfa la (2.1.7), allora X si annulla sulle costanti. Se infatti indichiamo con c la
funzione che vale identicamente c R su , otteniamo dalla (2.1.7):
X(1) = X(1 1) = 1 X(1) + 1 X(1) = 2 X(1) = X(1) = 0.
Quindi anche:
X(c) = X(c 1) = c X(1) = c 0 = 0.
Poniamo ora a
j
(x) = X(x
j
). Fissato x
0
ed f C

(), utilizziamo il Lemma


II.1.1 per ssare anche funzioni g
j
C

() che soddisno le (2.1.1) ed (2.1.2).


Otteniamo:
X( f )(x
0
) = [X( f (x
0
) +

n
j=1
(x
j
x
j
0
)g
j
(x))]
x=x
0
= X( f (x
0
)) +

n
j+1
_
X((x
j
x
j
0
)g
j
(x))
_
x=x
0
= 0 +

n
j=1
_
(x
j
x
j
0
)X(g
j
) + g
j
(x)X(x
j
x
j
0
)
_
x=x
0
=

n
j=1
g
j
(x
0
)X(x
j
)(x
0
) =

n
j=1
a
j
(x
0
)
f (x
0
)
x
j
.
La dimostrazione ` e completa.
II.2. Curve integrali di un campo di vettori in R
n
Sia un aperto di R
n
. Al campo di vettori
X =

n
j=1
a
j
(x)

x
j
X() (2.2.1)
associamo il sistema (autonomo) di equazioni dierenziali ordinarie:
x
j
(t) = a
j
(x(t)), j = 1, . . . , n. (2.2.2)
32 II. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
Denizione II.2.1. Le soluzioni del sistema (2.2.2) si dicono curve integrali o
curve caratteristiche del campo di vettori (2.2.1).
Osservazione II.2.2. Lungo le curve integrali t x(t) lazione del campo si riduce
alla dierenziazione ordinaria:
(2.2.3) (X f )(x(t)) =
d
dt
f (x(t)) f C

().
Viceversa, le soluzioni u C

() dellequazione dierenziale alle derivate


parziali:
(2.2.4) Xu(x) = 0 x
sono integrali primi del sistema (2.2.2). Cio` e, se x = x(t), per t (a, b), ` e soluzione
di (2.2.2), allora:
(2.2.5) u(x(t)) = costante per a < t < b.
Dal teorema di esistenza, unicit` a e dipendenza dierenziabile dei dati per i
sistemi di equazioni dierenziali ordinarie abbiamo:
Proposizione II.2.3. Siano (2.2.1) un campo di vettori nellaperto R
n
ed x
0
un punto di . Allora vi ` e un unico intervallo aperto (a, b) R, con a <
0 < b + ed ununica curva : (a, b) di classe C

, tale che valgano le


(2.2.6) e (2.2.7):
(2.2.6)
_

_
(t) = a
j
((t)) per ogni a < t < b ed 1 j n,
(0) = x
0
.
(2.2.7)
_
(t

) diverge in
successione t

limitata e divergente in (a, b).


Indicheremo con con I
X,x
0
lintervallo (a, b) e con
X
(x
0
, t) la curva : (a, b)
descritti nella Proposizione II.2.3. Abbiamo ancora:
Proposizione II.2.4 (Dipendenza dai dati iniziali). Con le notazioni della Propo-
sizione II.2.3: ssato x
0
esistono un intorno U di x
0
in ed un numero reale
r > 0 tali che:
I
X,x
(r, r) x U, (2.2.8)
U (r, r) (x, t)
X
(x, t) ` e unapplicazione di classe C

. (2.2.9)
Denizione II.2.5. Sia (2.2.1) un campo di vettori. Un punto x si dice:
regolare, o non stazionario, se (a
1
(x), . . . , a
n
(x))

0,
critico, o stazionario, se (a
1
(x), . . . , a
n
(x)) =

0.
Osserviamo che x ` e un punto critico per X X() se e soltanto se I
X,x
= R
ed
X
(x, t) = x per ogni t R.
Esempio II.2.6. Sia = R
n
e supponiamo che i coecienti a
j
di (2.2.1) siano
costanti e non tutti nulli. Allora le curve integrali di X sono della forma:
x
j
(t) = x
j
0
+ ta
j
per j = 1, . . . , n, t R,
II.2. CURVE INTEGRALI DI UN CAMPO DI VETTORI IN R
n
33
sono cio` e il fascio delle rette parallele alla direzione a = (a
1
, . . . , a
n
).
Fissiamo unapplicazione lineare : R
n
R
n1
che abbia come nucleo la
retta Ra. Allora le soluzioni di (2.2.4) sono tutte e sole le u = v , al variare di v
in C

(R
n1
).
Esempio II.2.7. Sia = R
2
x,y
e sia:
X = x

y
y

x
.
Allora il corrispondente sistema di equazioni ordinarie ` e:
_

_
x = y
y = x
che ha soluzioni della forma:
_

_
x = Acos(t + t
0
)
y = Asin(t + t
0
)
con A, t
0
R.
Le soluzioni sono quindi lorigine, che ` e lunico punto stazionario di X, e le cir-
conferenze con centro nellorigine.
Le soluzioni di (2.2.4) sono le u = v(x
2
+ y
2
), con v C

(R).
Esempio II.2.8. Sia ancora = R
2
x,y
e sia:
X = x

x
+ y

y
.
Le soluzioni del sistema:
_

_
x = x
y = y
sono le curve:
_

_
x = x
0
e
t
y = y
0
e
t
t R, x
0
, y
0
R,
cio` e lorigine, unico punto critico di X, e le semirette aperte uscenti dallorigine. Le
soluzioni di (2.2.4) devono essere costanti su ciascuna componente connessa del-
lintersezione del suo dominio di denizione con una qualsiasi semiretta uscente
dallorigine. In particolare, le uniche soluzione di classe C

di (2.2.5) su un do-
minio stellato rispetto allorigine sono le costanti. In generale, se C

(A) per
un aperto A R, allora le funzioni della forma u(x, y) = (x/y) e v(x, y) = (y/x)
sono soluzioni di (2.2.4), rispettivamente su U
1
= (x, y) R
2
y 0, (x/y) A
e su U
2
= (x, y) R
2
x 0, (y/x) A.
34 II. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
Esempio II.2.9. Sia = R
2
x,y
e:
X = x

x
y

y
.
Le soluzioni del sistema:
_

_
x = x
y = y
sono le curve:
_

_
x = x
0
e
t
y = y
0
e
t
t R, x
0
, y
0
R,
cio` e lorigine, unico punto critico di X, e le componenti connesse delle iperboli
equilatere aventi per asintoti gli assi coordinati. Le soluzioni di (2.2.5) sono della
forma u = v(xy), ove v C

(R).
II.3. Gruppi locali a un parametro associati a campi di vettori
Sia un aperto di R
n
ed X X() un campo di vettori. Poniamo:
(2.3.1)

= (t; x) R t I
X,x
.
Possiamo precisare ulteriormente la Proposizione II.2.4 nella forma seguente:
Teorema II.3.1. Linsieme

` e un intorno aperto di 0 in R
n+1
. La:
(2.3.2)
X
:

(t; x)
X
(t; x)
denita dalle:

X
(t; x)
t
= X

X
(t,x)
(t, x)

(2.3.3)

X
(0; x) = x x (2.3.4)
gode delle propriet ` a:
_

X
(t
1
+ t
2
, x) =
X
(t
1
,
X
(t
2
; x))
se (t
2
; x), (t
1
;
X
(t
2
; x)), (t
1
+ t
2
, x)

;
(2.3.5)
(t, x)

(t,
X
(t; X))

ed
X
(t,
X
(t; x)) = x. (2.3.6)
Dimostrazione. Basta solo vericare le (2.3.5) e (2.3.6). La (2.3.5) ` e conse-
guenza del fatto che, se consideriamo i due membri delluguaglianza come funzioni
di t
1
, essi soddisfano lo stesso problema di Cauchy:
_

(t) = X
(t)
(0) =
X
(t
2
; x).
La (2.3.6) ` e conseguenza della (2.3.5).
II.3. GRUPPI LOCALI A UN PARAMETRO ASSOCIATI A CAMPI DI VETTORI 35
Osserviamo che la (2.3.5) ci dice in particolare che, se (t; x)

, allora esiste
un intorno aperto U di x in ed un > 0 tale che, per t < , la x
X
(t, x) ` e un
dieomorsmo tra laperto U e laperto
X
(t; U) di .
Scriveremo anche
t
X
per lapplicazione x
X
(t, x). Osserviamo che in ge-
nerale essa non ` e denita su tutto laperto . La (2.3.5) si pu` o comunque riscrivere
nella forma:
(2.3.7)
t
1
X

t
2
X
=
t
1
+t
2
X
,
intendendo con questo che luguaglianza ` e vericata per tutti gli x per cui
entrambi i membri della (2.3.7) siano deniti.
Introduciamo per funzioni di questo tipo la seguente:
Denizione II.3.2. Sia un aperto di R
n
e sia
t
t R una famiglia di
sottoinsiemi aperti di con le propriet` a:

t
1

t
2
se t
2
< t
1
, (2.3.8)
_
t<0

t
=
_
t>0

t
=
0
= , (2.3.9)

= (t; x) R x
t
` e aperto in R
n+1
. (2.3.10)
Sia poi
t
C

(
t
, ) t R una famiglia di funzioni che godono delle seguenti
propriet` a:

0
= id
X
, (2.3.11)

t
1

t
2
=
t
1
+t
2
su
t
1

t
2
, t
1
, t
2
R, (2.3.12)

(t; x)
t
(x) C

(

, ). (2.3.13)
Allora la famiglia
t
si dice un gruppo locale a un parametro di dieomorsmi
di .
Il Teorema II.3.1 ci dice che:
Proposizione II.3.3. Un campo di vettori X X() denisce un gruppo locale a
un parametro
t
X
di dieomorsmi di .
Denizione II.3.4. Il gruppo locale a un parametro
t
X
si dice il usso del campo
di vettori X X().
Naturalmente laperto

nella Denizione II.3.2 pu` o in generale essere pi ` u
piccolo dellaperto massimale considerato nellenunciato del Teorema II.3.1. Ab-
biamo viceversa:
Teorema II.3.5. Se
t
C

(
t
, ) ` e un gruppo locale a un parametro di dif-
feomorsmi di , risulta univocamente determinato un campo di vettori X X()
tale che:
(2.3.14)

t
(x)
t
= X

t
(x)
x
t
.
36 II. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
Dimostrazione. Deniamo X mediante X
x
=

t
(x)
t

t=0
, per ogni x .
Allora, per la (2.3.12), vale anche la (2.3.14).
Denizione II.3.6. Il campo di vettori X X() che soddisfa la (2.3.14) si dice il
generatore innitesimale del gruppo locale a un parametro di dieomorsmi
t
.
Denizione II.3.7. Chiamiamo gruppo a un parametro di dieomorsmi di una
famiglia di applicazioni dierenziabili
t
: , per t R, tali che:

0
= id
X
, (2.3.15)

t
1

t
2
=
t
1
+t
2
t
1
, t
2
R, (2.3.16)
R (t, x)
t
(x) C

(R , ). (2.3.17)
Chiaramente un gruppo ` e anche un gruppo locale a un parametro di dieomor-
smi.
Denizione II.3.8. Un campo di vettori X X() si dice completo se ` e generatore
innitesimale di un gruppo a un parametro di dieomorsmi di .
Si dimostra facilmente il seguente:
Teorema II.3.9. Ogni campo di vettori a supporto compatto in ` e completo.
II.4. Campi di vettori e cambiamenti di coordinate
Sia :

un dieomorsmo tra due aperti di R


n
. Ad esso corrisponde
un isomorsmo lineare:
(2.4.1)

: X() X(

),
univocamente determinato dalla propriet` a che:
(2.4.2) (

X) f = X(

f ) = X( f ) f C

).
Se X =
_
n
j=1
a
j
(x)

x
j
, applicando alla (18.5.4) il teorema della derivazione della
funzione composta, ricaviamo:
(2.4.3)

X =

n
j,h=1
a
h
(x)

j
(x)
x
h

y
j
per y = (x).
Possiamo interpretare la come un cambiamento di coordinate in , e quindi la
(2.4.3) come lespressione del campo di vettori X nelle nuove coordinate y.
Abbiamo:
Proposizione II.4.1. Sia x
0
un punto regolare per il campo di vettori x X().
Possiamo allora trovare un intorno aperto U di x
0
in ed un cambiamento di
coordinate : U x y = (x) U

tale che:
(2.4.4)

X =

y
1
.
II.5. DERIVATA DI LIE RISPETTO A UN CAMPO DI VETTORI 37
Dimostrazione. Possiamo supporre, per ssare le idee, che X sia descritto dal-
la (2.2.1) e che sia a
1
(x
0
) 0. Indichiamo allora con = (y
1
, . . . , y
n
) la soluzione
del problema di Cauchy:
_

y
1

j
(y
1
, y
2
, . . . , y
n
) = a
j
((y)) ( j = 1, . . . , n)

1
(0, y
2
, . . . , y
n
) = x
1
0

j
(0, y
2
, . . . , y
n
) = x
j
0
+ y
j
( j = 2, . . . , n).
Per il teorema di esistenza e unicit` a, esso denisce una funzione di classe C

in
un intorno di 0 in R
n
y
. Il suo Jacobiano in 0 ` e:
(0)
y
=
_

_
a
1
(x
0
) a
2
(x
0
) . . . a
n
(x
0
)
1
.
.
.
1
_

_
(sono nulli tutti i termini fuori dalla prima riga e dalla diagonale principale). Quindi
la denisce un dieomorsmo tra un intorno U

di 0 in R
n
y
ed un intorno U di x
0
in . Abbiamo:

_

y
1
_
f =

y
1
f ((y
1
, y
2
, . . . , y
n
))
=

n
j=1

j
y
1
f
x
j
=

n
j=1
a
j
(x)
f
x
j
,
ed otteniamo quindi la tesi con =
1
.
II.5. Derivata di Lie rispetto a un campo di vettori
Proposizione II.5.1. Sia un aperto di R
n
e sia X X() un campo di vettori in
. Lapplicazione:
(2.5.1) L
X
: X() Y [X, Y] = X Y Y X X()
` e una derivazione dellalgebra di Lie X().
`
E cio` e R-lineare e soddisfa:
(2.5.2) L
X
([Y, Z]) = [L
X
(Y), Z] + [Y, L
X
(Z)] Y, Z X().
Vale inoltre la:
(2.5.3) L
X
( f Y) = (X f )Y + f L
X
(Y) f C

(), Y X().
Dimostrazione. La verica delle diverse propriet` a ` e immediata. Osserviamo
che la (2.5.2) ` e una scrittura equivalente dellidentit` a di Jacobi.
Denizione II.5.2. La L
X
: X() X() si dice la derivata di Lie rispetto al
campo di vettori X X().
Diamo ora uninterpretazione geometrica della derivata di Lie di un campo di
vettori, che illustra anche il signicato delloperazione di commutazione di campi
di vettori.
38 II. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
Teorema II.5.3. Sia un aperto di R
n
e siano X, Y X(). Allora
(2.5.4) L
X
(Y)(x) = [X, Y](x) =
_
d
dt
_
t=0
__

t
X
Y
_
(x)
_
.
Dimostrazione. La formula che vogliamo dimostrare ` e di carattere locale ed ` e
invariante rispetto a cambiamenti di coordinate. Quindi, se X
x
0
0, per dimostrare
che essa ` e valida nel punto x
0
, potremo ricondurre la verica al caso in cui
X =

x
1
. Allora
t
X
(x) = x + te
1
ove e
1
= (1, . . . , 0) ` e il primo vettore della base
canonica di R
n
.
Se Y =

n
i=1
b
i
(x)

x
i
X(), abbiamo
d
t
X
(Y)(x) =

m
i=1
b
i
(x te
i
)

x
i
e quindi
_
d
dt
_
t=0
d
t
X
(Y)(x) =

n
i=1
b
i
(x)
x
1

x
i
= [X, Y].
Questo dimostra la (2.5.4) fuori dai punti critici di X. Osserviamo che, per la
dipendenza continua della soluzione del problema di Cauchy per un sistema di
equazioni dierenziali ordinarie dai parametri, se X

X() ` e un altro campo


di vettori, la derivata di Lie L
X+X
(Y) dipende con continuit` a dal parametro .
Possiamo cos` ottenere la (2.5.4) anche in un punto critico x
0
di X, sostituendo ad
X il campo di vettori X+X

, con X

non singolare in x
0
, applicando la prima parte
della dimostrazione e poi passando al limite, nella L
X+X
(Y)(x
0
) = [X+X

, Y](x
0
),
per 0, in modo da ottenere la ancora la (2.5.4).
II.6. Spazio tangente ad un aperto di R
n
Denizione II.6.1. Sia un aperto di R
n
ed x
0
un punto di . Un vettore tangente
ad in x
0
(o applicato in x
0
) ` e unapplicazione R-lineare:
(2.6.1) v : C

() R
che soddisfa lidentit` a
(2.6.2) v( f g) = f (x
0
)v(g) + g(x
0
)v( f ) f , g C

().
Indicheremo con T
x
0
lo spazio tangente ad in x
0
.
Ripetendo i ragionamenti svolti nei paragra precedenti pei campi di vettori
otteniamo:
Proposizione II.6.2. Per ogni x
0
lo spazio tangente T
x
0
` e uno spazio vetto-
riale reale di dimensione n; i vettori
_

x
j
_
x
0
, per 1 j n, ne costituiscono una
base.
Denizione II.6.3. Lunione disgiunta T =
_
x
T
x
si dice lo spazio tangente
di . Lapplicazione
(2.6.3) R
n
(x; )

n
j=1

j
_

x
j
_
x
T
II.7. SPAZIO TANGENTE A UNA SOTTOVARIET
`
A DI R
n
39
` e una bigezione, con cui identichiamo T al prodotto cartesiano R
n
. Indi-
chiamo con : T lapplicazione che associa ad ogni vettore tangente il suo
punto dapplicazione.
Osservazione II.6.4. La T

denisce un brato vettoriale banale su .


Proposizione II.6.5. I campi di vettori in X() sono in corrispondenza biunivoca
con le sezioni di classe C

del brato T

. La corrispondenza: X()
(, T) associa ad X X() la sezione x X
x
T
x
ove X
x
( f ) = X( f )(x)
per ogni x ed f C

().
Denizione II.6.6. Se X X() ed x , il vettore tangente X
x
T
x
denito
nella Proposizione II.6.5 si dice la valutazione di X in x.
Denizione II.6.7. Il dierenziale di unapplicazione F : R
m
, di classe C
1
su un aperto di R
n
, ` e lapplicazione
(2.6.4) F

= dF : T TR
m
denita da
(2.6.5) dF(v)( f ) = F

(v)( f ) = v(F

f ) = v( f F) v T, f C

(R
m
).
In coordinate, abbiamo:
(2.6.6) dF
_

n
j=1
a
j
_

x
j
_
x
0
_

_
=

m
i=1

n
j=1
a
j
F
i
(x
0
)
x
j
_

y
i
_
f (x
0
)
.
II.7. Spazio tangente a una sottovariet` a di R
n
Denizione II.7.1. Sia S una sottovariet` a dierenziabile di dimensione m di R
n
.
Sia x
0
S . Un vettore v T
x
0
R
n
si dice tangente ad S se v( f ) = 0 per ogni
funzione f , denita e di classe C

su un intorno di U di x
0
, che si annulla su un
intorno di x
0
in S U.
Indichiamo con T
x
0
S lo spazio dei vettori tangenti ad S in x
0
.
Proposizione II.7.2. Sia S una sottovariet` a dierenziabile di dimensione m di R
n
.
Per ogni x S , T
x
S ` e uno spazio vettoriale reale di dimensione m. Linsieme:
(2.7.1) TS = (x, v) x S , v T
x
S
` e una sottovariet ` a dierenziabile di dimensione 2m di TR
n
= R
n
R
n
.
Se : S R
n
` e una parametrizzazione di classe C
k
, con k 1, di S in
un intorno di x
0
S , con aperto di R
m
e y
0
=
1
(x
0
), allora
(2.7.2) T
x
0
S = d(x
0
)(T
y
0
).
Se S ` e localmente chiusa in R
n
, allora anche TS ` e localmente chiusa in R
n
R
n
.
Dimostrazione. Sia U un intorno aperto di x
0
S e ssiamo funzioni f
1
, . . . , f
nm

C

(U) in modo che


x f
j
(x) = 0, per j = 1, . . . , n m U
40 II. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
sia un intorno aperto di x
0
in S per la topologia di sottovariet` a. Osserviamo che:
v =

n
j=1
v
j
_

x
j
_
x
0
T
x
0
S
( f
1
, . . . , f
nm
)(x
0
)
x
_

_
v
1
.
.
.
v
n
_

_
= 0
Da questo segue che T
x
0
S ha dimensione m. Abbiamo poi:
(x, v) TS (U R
n
)
_

_
F
j
(x, v) = f
j
(x) = 0,
F
nm+j
(x, v) =

n
i=1
f
j
(x)
x
i
v
i
= 0,
per j = 1, . . . , n m,
e la matrice Jacobiana di F = (F
1
, . . . , F
2(nm)
) ` e della forma:
F(x, v)
(x, v)
=
_

_
( f
1
,..., f
nm
)(x)
x

0
( f
1
,..., f
nm
)(x)
x
_

_
.
Essa ha quindi rango 2(n m) e ci` o dimostra che TS ` e una variet` a sottovariet` a
di R
2n
di dimensione 2m; chiaramente essa ` e localmente chiusa se S ` e localmente
chiusa.
Se : S ` e una parametrizzazione locale di classe C
1
di S , abbiamo
d(y)(T
y
) T
(y)
S per ogni y . Poich e ` e unimmersione dierenziabile, il
sottospazio vettoriale d(y)(T
y
) ha dimensione m e quindi coincide con T
(y)
S .

Denizione II.7.3. Data una sottovariet` a dierenziabile S di R


n
ed un intorno
aperto di S in R
n
, un campo di vettori X X() si dice tangente ad S se, per
ogni x X, la valutazione X
x
di X in x ` e un vettore tangente ad S in x.
Si verica facilmente il seguente:
Lemma II.7.4. Sia S una sottovariet` a dierenziabile localmente chiusa di R
n
ed
un intorno aperto di S in R
n
. Allora i campi di vettori X X() che sono tangenti
ad S formano una sottoalgebra di Lie di X().
Dimostrazione. Infatti, se f ` e una funzione reale di classe C

denita in e
nulla su S , ed X, Y X() sono tangenti ad S , allora:
[X, Y]( f ) = X(Y f ) Y(X f ) = 0 su S
perch e X f ed Y f sono ancora funzioni reali di classe C

denite in e nulle
su S .
II.8. Campi di vettori F-correlati
Unapplicazione dierenziabile F :

di classe C

tra un aperto R
n
ed un aperto

R
n

denisce unapplicazione, anchessa di classe C

, dF :
T T

. In generale per` o, ad un campo di vettori X X() la F non fa


corrispondere un campo di vettori su

.
Introduciamo perci ` o la nozione seguente:
II.8. CAMPI DI VETTORI F-CORRELATI 41
Denizione II.8.1. Sia F :

unapplicazione dierenziabile tra due aperti


di R
n
ed

di R
n

. Due campi di vettori X X() ed X

X(

) si dicono
F-correlati se:
(2.8.1) dF(x)(X
x
) = X

F(x)
x .
Osservazione II.8.2. Ad esempio, se F ` e un dieomorsmo, allora X

= F

(X)
` e F-correlato ad X ed ` e lunico campo di vettori F-correlato ad X. Se F non ` e
un dieomorsmo, non ` e detto che ad un assegnato campo di vettori X X() si
possa far corrispondere un campo di vettori X

X(

) che sia F-correlato ad X.


Chiaramente, se ve n` e uno, esso ` e completamente determinato nei punti di F().
Proposizione II.8.3. Sia F :

unapplicazione dierenziabile tra due


aperti di R
n
ed

di R
n

. Se X
1
, X
2
X(), X

1
, X

2
X(), ed X

j
` e F-correlato
a X
j
per j = 1, 2, allora anche [X

1
, X

2
] ` e F-correlato ad [X
1
, X
2
].
Dimostrazione. Siano
X
j
=

n
h=1
a
h
j
(x)

x
h
X

j
=

k=1
b
k
j
(y)

y
k
per j = 1, 2. Il fatto che X

j
sia F-correlato ad X
j
signica che:
b
k
j
(F(x)) =

n
h=1
a
h
j
(x)
F
k
(x)
x
h
per j = 1, 2, k = 1, . . . , n

x .
Dierenziando, otteniamo:

r=1
b
k
j
(F(x))
y
r
F
r
(x)
x

n
h=1
a
h
j
(x)
x

F
k
(x)
x
h
+

n
h=1
a
h
j
(x)

2
F
k
(x)
x
h
x

Abbiamo, per i coecienti di [X

1
, X

2
]:
b
r
1
b
k
2
y
k
b
r
2
b
k
1
y
k
=a
h
1
F
k
x
h
b
k
2
y
r
a
h
2
F
k
x
h
b
k
1
y
r
=a
h
1
a
s
2
x
h
F
k
x
s
+ a
h
1
a
s
2

2
F
k
y
s
x
k
a
h
2
a
s
1
x
h
F
k
x
s
a
h
2
a
s
1

2
F
k
y
s
x
k
=
_
a
h
1
a
s
2
x
h
a
h
2
a
s
1
x
h
_
F
k
x
s
dove abbiamo calcolato per y = F(x) ed abbiamo utilizzato per brevit` a la conven-
zione per cui gli indici ripetuti in alto e in basso si intendono sommati per tutti i
valori per cui sono deniti. Questa relazione ci d` a la tesi.
42 II. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
II.9. Il teorema di Frobenius
Sia un aperto di R
n
ed X un campo di vettori in . Per ogni punto regolare di
X passa una ed una sola sua curva integrale. Quindi, se X ` e regolare in tutti i punti
di , la famiglia F delle curve integrali di X in ` e una famiglia di sottovariet` a
dierenziabili di dimensione 1 di ed ogni punto x di appartiene ad uno ed un
solo elemento di F.
Chiaramente la famiglia delle curve integrali di f X, se f ` e una qualsiasi fun-
zione dierenziabile che non si annulla in nessun punto di , coincide con la F. Se
quindi siamo interessati a studiare la famiglia di curve F, sar` a naturale considerare
non un singolo campo di vettori X, ma il C

()-modulo C

() X generato da X,
ovvero il C

()-modulo formato da tutti quei campi di vettori che sono tangenti a


tutte le curve della famiglia F.
Estendiamo questa nozione mediante la denizione:
Denizione II.9.1. Si dice sistema dierenziale in , un qualsiasi sotto-C

()-
modulo D() di X().
Per ogni x , linsieme D
x
= X
x
X D() ` e un sottospazio vettoriale di
T
x
. La sua dimensione si dice dimensione di D() in x.
Se tale dimensione ` e costante ed uguale a p in tutti i punti di , diciamo che
D() ` e una distribuzione vettoriale regolare di dimensione p, o una distribuzione
di p-piani in .
Se U ` e un sottoinsieme aperto di , indicheremo con D(U) il C

(U)-modulo
generato dalle restrizioni ad U dei campi di vettori di D().
Il sistema dierenziale D() si dice completamente integrabile se:
(2.9.1) [D(), D()] D().
Abbiamo indicato con [D(), D()] il C

()-modulo generato dai commutatori


[X, Y], al variare di X, Y in D().
Esempio II.9.2. Se n 2, i campi di vettori
X
i, j
= x
i

x
j
x
j

x
i
per 1 i < j n
generano un sistema dierenziale completamente integrabile in R
n
. La sua restri-
zione ad = R
n
\ 0 ` e una distribuzione regolare di iperpiani.
Esempio II.9.3. C

(R
n
x
1
,...,x
n
), i campi di vettori
X
j
=

x
j
+
(x
1
, . . . , x
n
)
x
j

x
0
per j = 1, . . . , n
generano una distribuzione di iperpiani completamente integrabile in R
n+1
x
0
,x
1
,...,x
n
.
Esempio II.9.4. Sia = R
2n
= R
n
x
R
n
y
. I campi di vettori:
X
j
=

x
j
x
j
y
j

y
j
generano una distribuzione completamente integrabile di n-piani in R
2n
.
II.9. IL TEOREMA DI FROBENIUS 43
Esempio II.9.5. Sia un aperto di R
n
ed F C

(). Allora D() = X


X() XF = 0 ` e un sistema dierenziale completamente integrabile in , e la sua
restrizione allaperto

= x dF(x) 0 ` e una distribuzione diperpiani.


Denizione II.9.6. Sia D() un sistema dierenziale. Una sottovariet` a dieren-
ziabile S di si dice variet ` a integrale di D() se T
x
S D
x
per ogni x S .
Esempio II.9.7. Nel caso dellEsempio II.9.2, 0 e tutte le sfere x R
n
x = r,
con r > 0, sono variet` a integrali di D().
Nel caso dellEsempio II.9.3, tutte le ipersupercie x
0
= (x
1
, . . . , x
n
) + k, al
variare di k R, sono variet` a integrali di D(R
2n+1
).
Nel caso dellEsempio II.9.4, tutte le sottovariet` a n dimensionali
y
j
= k
j
exp([x
j
]
2
/2),
al variare di k
1
, . . . , k
n
R, sono sottovariet` a integrali di D(R
2n
).
Nel caso dellEsempio II.9.5, tutte le sottovariet` a dierenziabili di su cui F
sia costante sono sottovariet` a integrali di D().
Vale il:
Teorema II.9.8 (Frobenius). Sia un aperto di R
n
e sia D() una distribuzione
vettoriale regolare completamente integrabile di p-piani in . Per ogni punto x
0

possiamo trovare un intorno aperto U di x
0
in ed ununica variet` a integrale
connessa S di dimensione p di D() che contenga x
0
e sia una sottovariet ` a chiusa
di U.
La dimostrazione del Teorema di Frobenius ` e conseguenza della seguente:
Proposizione II.9.9. Sia D() una distribuzione vettoriale regolare completamen-
te integrabile di p-piani in . Allora, per ogni x
0
possiamo trovare un intorno
aperto U di x
0
in ed un dieomorsmo : U V di U su un intorno aperto V
di 0 in R
n
y
tale che

(D(U)) sia generato da



y
1
, . . . ,

y
p
.
Dimostrazione. Ragioniamo per ricorrenza su p. Nel caso p = 1 ci si riduce
alla Proposizione II.4.1. Supponiamo quindi che p > 1 e che il teorema sia vero
per distribuzioni totalmente integrabili di (p1)-piani. Fissiamo p campi di vettori
X
1
, . . . , X
p
D() tali che X
1 ,x
0
, . . . , X
p ,x
0
generino D
x
0
. Sia X
j
=
_
n
i=1
a
i
j

x
i
, per
j = 1, . . . , p. A meno di cambiare gli indici delle coordinate, possiamo supporre
che la matrice A(x
0
) = (a
i
j
(x
0
))
1i, jp
sia invertibile. Fissiamo un intorno aperto U
di x
0
in cui A(x) = (a
i
j
(x))
1i, jp
sia invertibile. Allora i campi di vettori Y
1
, . . . , Y
d
,
deniti da:
_

_
Y
1
.
.
.
Y
p
_

_
= [A(x)]
1
_

_
X
1
.
.
.
X
p
_

_
generano D(U) come C

(U)-modulo. Essi sono della forma:


Y
j
=

x
j
+

n
h=p+1
b
h
j

x
h
per j = 1, . . . , p.
44 II. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
La condizione che D(U) sia completamente integrabile, ci dice che i commutatori
[Y
j
, Y
k
], per 1 j < k p, sono combinazioni lineari di Y
1
, . . . , Y
p
con coecienti
in C

(U). Ma:
[Y
j
, Y
k
] =

n
h=p+1
c
h
j,k

x
h
implica allora che
[Y
j
, Y
k
] = 0 1 j < k p.
In particolare, il C

(U)-modulo D
d1
(U) generato da Y
1
, . . . , Y
p1
` e una distri-
buzione di (p 1)-piani in U completamente integrabile. Per lipotesi indutti-
va, possiamo allora trovare un intorno aperto U

di x
0
in U ed un dieomorsmo

: U

su un intorno aperto V

di 0 in R
n

tale che

(D
p1
(U

)) sia generato
da

1
, . . . ,

p1
. Quindi

(D(U

)) ` e generato da campi di vettori:

1
, . . . ,

p1
,
p
=

n
h=p

h
()

h
,
dove possiamo supporre che
p
(0) 0 e quindi, a meno di sostituire ad U

un
intorno aperto pi ` u piccolo di x
0
, che
p
() 0 per V

. Poich e

(D(U

)) ` e un
C

(V

)-modulo, a meno di dividere


p
a sinistra per
p
(), possiamo supporre sia:

p
=

p
+

n
h=p+1

h
()

h
.
Il fatto che

(D(U

)) sia completamente integrabile ci d` a allora:

h
()

j
= 0 per j = 1, . . . , p 1.
Questo ci dice che le
h
sono localmente costanti rispetto alle variabili
1
, . . . ,
p1
.
Possiamo supporre che laperto V

sia della forma V

= V

1
V

2
, con V

1
intorno
aperto di 0 in R
p1

1
,...
p1
e V

2
intorno aperto di 0 in R
np+1

p
,...,
n
. Applichiamo la Pro-
posizione II.4.1 al campo di vettori

p
+
_
n
h=p+1

h
()

h
in V

2
. Esiste quindi un
dieomorsmo : V

2
W
2
di un intorno aperto V

2
di 0 in R
np+1
su un intorno
W
2
di 0 in R
np+1

p
,...,
n
per cui risulti

p
+
_
n
h=p+1

h
()

h
) =

d
.
Consideriamo ora lintorno aperto U

=
1
(V

1
V

2
) e lapplicazione :
U

x y V

1
W
2
R
n
denita da:
_

_
y
i
=
i
(x) se 1 i p 1
y
i
=
i
(
d
(x), . . . ,
n
(x)) se p i n.
Questapplicazione verica la tesi della Proposizione.
Dimostrazione del Teorema II.9.8. Sia : U V R
n
un dieomorsmo
che trasforma un intorno aperto di x
0
in in un intorno di 0 in R
n
della forma
V = y

< r

, y

< r

, ove y

= (y
1
, . . . , y
p
), y

= (y
p+1
, . . . , y
n
), ed r

, r

sono numeri reali positivi, e per cui

(D(U)) = C

(V)[

y
1
, . . . ,

y
p
]. Allora le

p+1
(x) = k
p+1
, . . . ,
n
(x) = k
n
, al variare di (k
p+1
, . . . , k
n
) nella palla di centro 0
e raggio r

di R
np
, sono le variet` a integrali di D(U) in U.
II.10. INTEGRALI PRIMI 45
II.10. Integrali primi
Discutiamo in questo paragrafo una generalizzazione del teorema di Frobenius,
che ci sar` a utile nel seguito.
Sia un aperto di R
n
e sia D() una distribuzione regolare di p-piani in .
Denizione II.10.1. Sia F = (F
1
, . . . , F
k
) C

(, R
k
). Diciamo che F = 0 ` e un
integrale primo di D() se:
XF(x) = 0 se X D(), x ed F(x) = 0; (2.10.1)
lo Jacobiano
F(x)
x
ha rango k se x ed F(x) = 0. (2.10.2)
Vale il:
Teorema II.10.2. Sia F = 0 un integrale primo di D(). Se:
(2.10.3) [X, Y](x) D
x
X, Y D(), x F(x) = 0 ,
allora ogni punto x
0
F(x) = 0 ` e contenuto in una variet ` a integrale di
dimensione p di D().
Dimostrazione. Sia x
0
un punto in cui F(x
0
) = 0. Per il Lemma I.6.2 del
Capitolo I, possiamo trovare un intorno aperto U di x
0
in , un intorno V di 0 in
R
n
, e un dieomorsmo : U V con (x
0
) = 0 tale che (F(x) = 0 U) =
y
j
= 0 1 j k V. Consideriamo

D(V) =

(D(U)). Se Y =
_
n
j=1
a
j
Y
(y)

y
j
,
abbiamo per ipotesi:
a
j
Y
= Y(y
j
) = 0 per 1 j k se Y

D(V) e y
i
= 0 per 1 i k.
Consideriamo ora laperto G = z R
np
(0, z) V di R
np
. I campi di vettori
_
nk
j=1
a
k+h
Y

z
h
, al variare di Y in

D(V), deniscono una distribuzione completamente
integrabile

D(G) di p-piani di G. Per il Teorema II.9.8 esiste una variet` a integrale

S di dimensione p di

D(G) passante per 0. Allora

S = (0, z) z

S ` e una
variet` a integrale di dimensione p di

D(V) passante per lorigine e contenuta in
y
j
= 0 1 j k. Inne, S =
1
(

S ) ` e una variet` a integrale di D(), di


dimensione p, passante per x
0
e contenuta in F = 0.
CAPITOLO III
Variet` a topologiche e variet` a dierenziabili
III.1. Paracompattezza e partizione dellunit` a
Sia X uno spazio topologico.
Denizione III.1.1. Se U = U
i
i I e V = V

A sono due ricoprimenti


di X, diciamo che V ` e un ranamento di U se per ogni i I esiste un indice

i
A tale che V

i
U
i
. Una funzione i
i
con V

i
U
i
per ogni i I si dice
una funzione di ranamento.
Una famiglia F = A
i
i I di sottoinsiemi di X si dice localmente nita se
per ogni punto x di X esiste un intorno aperto U
x
di x in X tale che i I A
i
U
x

sia nito.
Denizione III.1.2. Lo spazio topologico X si dice paracompatto
1
se verica las-
sioma di separazione di Hausdor, e se ogni suo ricoprimento aperto ammette un
ranamento aperto localmente nito.
Ricordiamo, senza darne la dimostrazione
2
, le principali propriet` a degli spazi
paracompatti:
Teorema III.1.3. Ogni spazio paracompatto ` e normale.
Su uno spazio paracompatto X valgono cio` e le due propriet` a di separazione:
(1) Se x y sono due punti distinti di X, allora esistono due intorni aperti,
U
x
di x e U
y
di y, tali che U
x
U
y
= ;
(2) Se A, B sono due chiusi di X con A B = , allora esistono due aperti U,
V di X tali che A U, B V e U V = .
Teorema III.1.4. Ogni sottospazio chiuso di uno spazio paracompatto ` e paracom-
patto.
Denizione III.1.5. Sia X uno spazio topologico ed U = U
i
i I un suo
ricoprimento aperto. Una partizione continua dellunit` a su X subordinata ad U ` e
una famiglia
i
i I C(X, R) di funzioni reali continue su X che godano delle
seguenti propriet` a:

i
(x) 0, x X, i I, (i)
1
Questo concetto fu introdotto nel 1944 da J. Dieudonn e (Une g eneralization des espaces
compacts, J. Math. Pures Appl. 23, pp. 65-76).
2
cf. Cap. 2-11 di J.G.Hocking, G.S.Joung Topology, Addison-Wesley Publishing Compa-
ny Inc., Reading, Massachusetts, 1961, oppure Cap IX-4.3,4.4 di N.Bourbaki General Topology
Hermann, Paris, 1966.
47
48 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
supp
i
= x X
i
(x) 0 U
i
, i I, (ii)
supp
i
i I ` e localmente nita, (iii)

iI
(x) = 1, x X. (iv)
Osserviamo che la somma in (iv) ` e ben denita perch e per la (iii) per ciascun
punto x X vi ` e un intorno aperto U
x
in cui solo un numero nito di addendi siano
non nulli.
Teorema III.1.6. Sia X uno spazio di Hausdor. Sono equivalenti:
(A) X ` e paracompatto.
(B) Per ogni ricoprimento aperto U di X esiste una partizione continua
dellunit` a su X subordianta ad U .
Teorema III.1.7. Sia X uno spazio di Hausdor, localmente compatto.
(a) Se X ` e unione numerabile di compatti, allora X ` e paracompatto.
(b) Se X ` e connesso e paracompatto, allora X ` e unione numerabile di com-
patti.
Teorema III.1.8. Ogni spazio di Hausdor, localmente compatto e a base nume-
rabile, ` e paracompatto.
Teorema III.1.9 (Stone
3
). Ogni spazio topologico metrizzabile ` e paracompatto.
III.2. Variet` a topologiche
Denizione III.2.1. Uno spazio topologico X si dice localmente euclideo di di-
mensione n se ogni punto p di X ammette un intorno U omeomorfo ad R
n
.
Poich e ogni punto di R
n
ha un sistema fondamentale di intorni aperti che sono
omeomor ad R
n
, dire che un punto p di X ammette un intorno omeomorfo ad R
n
` e
equivalente a dire che esso ammette un intorno omeomorfo ad un qualsiasi aperto
di R
n
.
Denizione III.2.2. Una carta locale di dimensione n di X ` e il dato di un aperto U
di X, di un aperto V di R
n
, e di un omeomorsmo : U V. Se 0 V e p
0
U ` e
il punto per cui (p
0
) = 0, chiameremo p
0
il suo centro.
Denizione III.2.3. Una variet` a topologica di dimensione n ` e uno spazio topolo-
gico X paracompatto e localmente Euclideo di dimensione n.
Per il Teorema III.1.8 la paracompattezza si pu` o descrivere in modo equiva-
lente richiedendo che X sia di Hausdor e che ogni sua componente connessa
sia numerabile allinnito. Ci ` o signica che, per ogni componente connessa Y
di X, si pu` o trovare una successione K
n

nN
di sottoinsiemi compatti di Y tali che
K
n


K
n+1
per ogni intero n 0 ed Y =
_
nN
K
n
.
3
Paracompactness and product spaces in Bull. A.M.S. 54 (1948), pp. 977-982. Osserviamo che
il prodotto di due spazi paracompatti pu` o non essere paracompatto.
III.3. ALCUNI ESEMPI 49
Denizione III.2.4. Sia M una variet` a topologica di dimensione n ed U
i

i
V
i

R
n
, per i = 1, 2, due carte locali in M. Se U
1
U
2
, allora
1
(U
1
U
2
) e

2
(U
1
U
2
) sono aperti di R
n
e
(3.2.1)
2,1
:
1
(U
1
U
2
) x
2

1
1
(x)
2
(U
1
U
2
)
` e un omeomorsmo tra aperti di R
n
, che si dice la funzione di transizione dalla
carta U
1

1
V
1
alla carta U
2

2
V
2
.
Denizione III.2.5. Un atlante di M ` e una famiglia A = U
i

i
V
i
R
n

iI
di
carte locali in M tale che
_
iI
U
i
= M. Poniamo:
V
i, j
=
j
(U
i
U
j
) V
j
e (3.2.2)

i, j
: V
i, j
x
i

1
j
(x) V
j,i
. (3.2.3)
Le (
i, j
) cos` denite si dicono le funzioni di transizione dellatlante A.
Le funzioni di transizione soddisfano le relazioni di compatibilit` a
(3.2.4)
i,i
= id
U
i
,
i, j

j,k
(x) =
i,k
(x), x
k
(U
i
U
j
U
k
).
Teorema III.2.6. Ogni variet ` a topologica ` e localmente compatta e metrizzabile.
Dimostrazione. La prima aermazione segue dal fatto che gli spazi Euclidei
R
n
sono localmente compatti. Per quanto riguarda la seconda, basta osservare che
ogni componente connessa di una variet` a topologica ` e a base numerabile ed ogni
spazio regolare a base numerabile ` e metrizzabile; se indichiamo con X
i
, i I le
componenti connesse di X e con d
i
: X
i
X
i
R una distanza che denisce la
topologia di X
i
, possiamo denire la distanza in X ponendo
x, y X, x X
i
, y X
j
= d(x, y) =
_

_
d
i
(x, y)
1 + d
i
(x, y)
se i = j,
1 se i j.

III.3. Alcuni esempi


Esempio III.3.1. Ogni sottoinsieme aperto X di R
n
` e una variet` a topologica di
dimensione n.
Esempio III.3.2. Sia A un aperto di R
n
(n 1), con A R
n
e sia X il quoziente
di R
n
0, 1 che si ottiene identicando i punti (x, 0) ed (x, 1) se x A. Lo
spazio topologico X ` e localmente Euclideo di dimensione n, ma non ` e una variet` a
topologica perch e non ` e di Hausdor: i punti (x, 0) ed (x, 1), per x sulla frontiera
A di A, deniscono nel quoziente X elementi distinti che non ammettono intorni
disgiunti.
Esempio III.3.3. Su R0, 1 consideriamo la relazione di equivalenza che identi-
ca due punti (x, 0) ed (x, 1) se x 0. Il quoziente X ` e uno spazio di Hausdor, ma
non ` e localmente Euclideo, perch e il punto x
0
di X corrispondente a (0, 0), (0, 1)
non ha un intorno omeomorfo ad R. Infatti, se U ` e un intorno aperto di x
0
in X,
allora U \ x
0
ha almeno tre componenti connesse.
50 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Esempio III.3.4. Sia X lo spazio topologico ottenuto considerando su R
2
la topo-
logia denita dallordine lessicograco:
(x
1
, y
1
) (x
2
, y
2
)
_

_
x
1
< x
2
, oppure
x
1
= x
2
e y
1
< y
2
.
Ogni componente connessa di X ` e omeomorfa ad R e quindi X ` e uno spazio local-
mente Euclideo di dimensione 1. La topologia dellordine lessicograco ` e indotta
dalla distanza:
d((x
1
, y
1
), (x
2
, y
2
)) =
_

_
1 se x
1
x
2
y
1
y
2

1 + y
1
y
2

se x
1
= x
2
.
Quindi X, essendo metrizzabile, ` e paracompatto e dunque una variet` a topologica
di dimensione 1.
Esempio III.3.5. Sia X =]0, 1]]0, 1[, ed un buon ordinamento su ]0, 1[, ri-
spetto al quale ]0, 1[ non ammetta massimo: in particolare per ogni t ]0, 1[ vi ` e un
elemento t

]0, 1[ (successivo di t) con t t

tale che s ]0, 1[ t s t

= .
Consideriamo su X la topologia dellordine relativa allordinamento totale:
(x, t) < (y, s)
_

_
t s oppure
t = s e x < y.
Chiaramente X ` e localmente euclideo di dimensione 1, ` e connesso e di Hausdor,
ma non ` e una variet` a topologica perch e non ` e paracompatto.
Esempio III.3.6. La sfera S
n
` e una variet` a topologica di dimensione n. Siano
x
0
, . . . , x
n
le coordinate cartesiane di R
n+1
e scriviamo
S
n
=
_
x R
n+1

n
i=0
x
2
i
= 1
_
.
Indichiamo poi con p : R
n+1
R
n
la proiezione sulle ultime n coordinate
R
n+1
x = (x
0
, x
1
, . . . , x
n
)
p
x

= (x
1
, . . . , x
n
) R
n
e siano

+
: U
+
= S
n
\ e
0
x
1
1+x
0
x

R
n
,

: U

= S
n
\ e
0
x
1
1x
0
x

R
n
.
le proiezioni stereograche rispetto al polo sud e
0
ed al polo nord e
0
, rispettiva-
mente. Allora A = (U
+
,
+
), (U

) ` e un atlante di S
n
, formato da due carte
locali di dimensione n. Le sue funzioni di transizione sono
+
=
+
: R
n
\ 0
y y/y
2
R
n
\ 0.
Esempio III.3.7. Lo spazio proiettivo reale di dimensione n
RP
n
= (R
n+1
\ 0)/ , ove x y y R x,
` e una variet` a topologica di dimensione n. Indichiamo con [x
0
, x
1
, . . . , x
n
] il punto
di RP
n
che corrisponde al punto (x
0
, x
1
, . . . , x
n
) di R
n+1
\0. Le x
0
, . . . , x
n
sono sue
III.4. VARIET
`
A TOPOLOGICHE CON BORDO 51
coordinate omogenee. Un atlante A di RP
n
` e descritto nelle coordinate omogenee
dagli aperti
U
i
= [x
0
, x
1
, ..., x
n
]

x
i
0 per i = 0, 1, ..., n
e dagli omeomorsmi

i
: U
i
[x
0
, x
1
, . . . , x
n
] (y
1
, . . . , y
n
) R
n
,
ove y
j
=
_

_
x
j1
/x
i
se 1 j i,
x
j
/x
i
se i < j n.
Esempio III.3.8. Lo spazio proiettivo complesso di dimensione n
CP
n
= (C
n+1
\ 0)/ , ove z w w Cz,
` e una variet` a topologica di dimensione 2n. Indichiamo con [z
0
, z
1
, . . . , z
n
] il punto
di CP
n
che corrisponde al punto (z
0
, z
1
, . . . , z
n
) di C
n+1
\ 0. Le z
0
, . . . , z
n
sono sue
coordinate omogenee. Un atlante A di CP
n
` e descritto nelle coordinate omogenee
dagli aperti
U
i
= [z
0
, z
1
, ..., z
n
]

z
i
0 per i = 0, 1, ..., n
e dagli omeomorsmi

i
: U
i
[z
0
, z
1
, . . . , z
n
] (w
1
, . . . , w
n
) C
n
= R
2n
,
ove w
j
=
_

_
z
j1
/z
i
se 1 j i,
z
j
/z
i
se i < j n.
III.4. Variet` a topologiche con bordo
Denizione III.4.1. Una variet` a topologica di dimensione n con bordo ` e uno spa-
zio topologico paracompatto M in cui ogni punto ha un intorno aperto omeomorfo
ad un aperto di R
n
+
= (x
1
, . . . , x
n
) R
n
x
n
0.
La parte interna

M di M ` e linsieme dei punti di M che hanno un intorno
omeomorfo ad R
n
.

M ` e una variet` a topologica di dimensione n ed un aperto denso
di M.
Linsieme M = M\

M ` e una variet` a dierenziabile di dimensione (n 1) che
si dice il bordo di M.
Un omeomorsmo : U (U) R
n
+
di un aperto U di M su un aperto (U)
di R
n
+
si dice una carta locale in M.
Una collezione A = (U
i
,
i
) i I di carte locali in M tali che M =
_
iI
U
i
si dice un atlante di M.
Le variet` a topologiche denite in III.2 sono variet` a a bordo con il bordo vuoto.
Per questo le chiameremo anche variet` a senza bordo.
52 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
III.5. Denizione di variet` a dierenziabile
Denizione III.5.1. Sia M una variet` a topologica di dimensione n. Un atlante A
di M si dice di classe C
k
(ove k ` e un intero non negativo, oppure od ) se le sue
funzioni di transizione sono dieomorsmi di classe C
k
.
Due atlanti A ed A

di classe C
k
di M si dicono C
k
-compatibili se A A

` e ancora un atlante di classe C


k
.
Un atlante di classe C
0
` e semplicemente un atlante e tutti gli atlanti di classe
C
0
su M sono tra loro compatibili.
La relazione di compatibilit` a C
k
` e una relazione di equivalenza nella famiglia
degli atlanti di M.
Se A ` e un atlante di classe C
k
su M, lunione di tutti gli atlanti C
k
-compatibili
con A ` e ancora un atlante C
k
compatibile con A; esso ` e massimale nel senso che
non ` e propriamente contenuto in nessun atlante di classe C
k
con esso compatibile.
Esempio III.5.2. Un atlante formato da una sola carta ` e sempre di classe C

.
Quindi i due atlanti A = (R, x) e A

= (R, x
3
) su R sono atlanti di classe C

sulla variet` a topologica R. Essi sono compatibili di classe C


0
, ma non di classe C
k
per k 1, perch e la funzione di transizione x
3

x non ` e dierenziabile in 0.
Denizione III.5.3. Una variet ` a dierenziabile di dimensione n ` e il dato di una
variet` a topologica M di dimensione n e di un suo atlante massimale A di classe C
k
.
Osservazione III.5.4. Una variet` a dierenziabile di classe C
0
` e semplicemente
una variet` a topologica.
Osservazione III.5.5. Non tutte le variet` a topologiche (anche se di Hausdor
e paracompatte) ammettono un atlante dierenziabile di classe C
k
con k positi-
vo. Un esempio di variet` a topologica su cui non pu` o essere denita una struttura
dierenziale ` e stato dato da Michel A. Kervaire
4
nel 1959.
Hassler Whitney
5
ha dimostrato che ogni variet` a dierenziabile di classe C
1
paracompatta ammette un atlante di classe C

. Quando studiamo le propriet` a to-


pologiche di una variet` a dierenziabile M di classe C
k
con k 1, potremo quindi
supporre, senza perdere in generalit` a, che essa sia di classe C

, o di una qualsiasi
classe C
h
con h 1 che sia utile nella discussione (vedi il III.12).
Tutte le variet` a dierenziabili sono triangolabili, come ` e stato dimostrato da
Stewart S. Cairns
6
, ma non tutte le variet` a topologiche lo sono, come mostrato da
Laurence C. Siebenmann
7
. Abbiamo quindi delle inclusioni proprie
Variet` a topologiche Variet` a triangolabili Variet` a dierenziabili.
4
A Manifold which does not not admit any Dierentiable Structure, Commentarii Mathematici
Helvetici, 34 (1960), pp. 257-270.
5
Dierentiable Manifolds, Annals of Mathematics 37 (3) (1936), pp. 645-680
6
On the triangulation of regular loci, Ann. of Math. (2) 35 (1934), no. 3, 579-587.
7
Topological manifolds. Actes du Congrs International des Math ematiciens (Nice, 1970),
Tome 2, pp. 133-163. Gauthier-Villars, Paris, 1971
III.6. APPLICAZIONI DIFFERENZIABILI 53
Inne, una variet` a topologica triangolabile pu` o avere due triangolazioni non equi-
valenti
8
.
Un atlante A di classe C
k
su una variet` a topologica M di dimensione n de-
termina su M ununica struttura di variet` a dierenziabile di classe C
k
. Latlante
massimale

A corrispondente ` e formato da tutti e soli gli omeomorsmi : U
V R
n
di un aperto U di M su un aperto V di R
n
tali che (U, ) A sia ancora
un atlante di classe C
k
(equivalente ad A). Ogni carta di tale atlante massimale si
dice un sistema di coordinate (o carta locale) di classe C
k
di M.
Se (U, ) ` e una carta locale di classe C
k
con centro in p e : V V

` e un
dieomorsmo di classe C
k
tra due intorni aperti di 0 in R
n
, con (0) = 0, allora
anche (U
1
(V), ) ` e una carta locale di classe C
k
con centro in p.
Un atlante di classe C
k
` e anche di classe C
h
per ogni 0 h < k. Denisce
quindi su M ununica struttura di variet ` a dierenziabile di classe C
h
. In partico-
lare, possiamo considerare una variet` a dierenziabile di classe C
k
come variet` a
dierenziabile di classe C
h
per ogni h k.
Esempio III.5.6. Gli atlanti deniti nel paragrafo III.2 per le variet` a topologiche
S
n
, RP
n
, CP
n
sono tutti di classe C

.
Lemma III.5.7. Sia M una variet` a dierenziabile di classe C
k
(con 0 k ) ed
A un aperto di M. Se A = (U
i
,
i
) i I ` e un atlante di classe C
k
su M, allora
A
A
= (U
i
A,
i

U
i
A
i I, U
i
A
` e un atlante di classe C
k
su A.
Quindi, su ogni aperto A di una variet` a dierenziabile M risulta denita ununi-
ca struttura di variet` a dierenziabile di classe C
k
tale che ogni carta locale di classe
C
k
di A sia anche una carta locale di classe C
k
di M. Con la struttura dierenziale
cos` denita, diciamo che A ` e una sottovariet ` a aperta di M.
In modo del tutto analogo si possono denire le variet` a dierenziabili con
bordo.
Denizione III.5.8. Sia M una variet` a topologica con bordo. Un atlante A di M
` e di classe C
k
se le sue funzioni di transizione sono di classe C
k
. Due atlanti di
classe C
k
sono equivalenti se la loro unione ` e ancora un atlante di classe C
k
. Una
struttura dierenziale di classe C
k
su M ` e il dato di una classe di equivalenza di
atalanti C
k
su M.
III.6. Applicazioni dierenziabili
In questo paragrafo introduciamo la nozione di applicazione dierenziabile tra
variet` a.
8
Robion C.Kirby, Laurence C. Siebenmann: Foundational essays on topological manifolds,
smoothings, and triangulations. With notes by John Milnor and Michael Atiyah, Annals of Ma-
thematics Studies, No. 88. Princeton University Press, Princeton, N.J.; University of Tokyo Press,
Tokyo, 1977. vii+355 pp.
54 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Lemma III.6.1. Sia f : M N unapplicazione continua tra due variet` a
dierenziabili di classe C
k
e sia p M. Sono equivalenti:
(i) Possiamo trovare una carta locale (U, ) in p ed una carta locale (V, )
in f (p) tali che
f (U) V e f
1
C
k
((U), (V)).
(ii) Per ogni carta locale (U, ) in p e per ogni carta locale (V, ) in f (p)
f
1
C
k
((U f
1
(V)), (V)).
Dimostrazione. Chiaramente (ii) = (i). Limplicazione opposta segue dal
fatto che i cambiamenti di carte locali sono applicazioni di classe C
k
e la compo-
sizione di applicazioni di classe C
k
sono ancora applicazioni di classe C
k
.
Denizione III.6.2. Unapplicazione continua f : M N che soddis le con-
dizioni equivalenti del lemma, si dice dierenziabile di classe C
k
in p. Unap-
plicazione f si dice dierenziabile di classe C
k
in M se ` e tale in ogni punto di
M.
Linsieme di tutte le applicazioni dierenziabili di classe C
k
denite sulla
variet` a dierenziabile M, a valori nella variet` a dierenziabile N, si indica con
C
k
(M, N).
Vale il seguente:
Lemma III.6.3. Siano M, N variet` a dierenziabili di classe C
k
(0 k ) ed
f : M N unapplicazione. Sia U un ricoprimento aperto di M. Condizione
necessaria e suciente anch e f sia dierenziabile di classe C
k
su M ` e che per
ogni aperto U U la restrizione f
U
: U N di f alla sottovariet` a aperta U
sia dierenziabile di classe C
k
.
III.7. Funzioni reali dierenziabili e partizione dellunit` a
Consideriamo sulla retta reale R la struttura di variet` a dierenziabile di di-
mensione 1 denita dallunica carta coordinata (R, id). Linsieme C
k
(M, R) delle
applicazioni dierenziabili di classe C
k
, denite su una variet` a dierenziabile M
di classe C
k
e a valori in R, si indica semplicemente con C
k
(M). Se k = ,
scriveremo a volte E (M) invece di C

(M) e se k = (funzioni analitichereali),


scriveremo a volte A(M) invece di C

(M).
Teorema III.7.1. Sia M una variet ` a dierenziabile di classe C
k
, (0 k ).
Linsieme C
k
(M) delle funzioni reali di classe C
k
su M ` e un anello commutativo e
unitario e unalgebra reale rispetto alle operazioni
(1) di somma:
( f + g)(p) = f (p) + g(p) f , g C
k
(M), p M;
(2) di prodotto:
( f g)(p) = f (p)g(p) f , g C
k
(M), p M;
III.7. FUNZIONI REALI DIFFERENZIABILI E PARTIZIONE DELLUNIT
`
A 55
(3) di prodotto per scalare:
(k f )(p) = k f (p) f C
k
(M) , k R, p M.
Teorema III.7.2 (di partizione dellunit` a). Sia M una variet ` a dierenziabile di
classe C
k
, (0 k ), paracompatta. Sia U = U
j
j J un ricoprimento
aperto di M. Allora esiste una partizione dellunit` a
j

jJ
, subordinata
9
ad U ,
mediante funzioni
j
di C
k
(M).
Dimostrazione. Siano V = V
i
i I un ranamento aperto localmente
nito di U mediante aperti coordinati (V
i
, x
i
) di M, con

V
i
compatto, e sia W =
W
i
i I un ranamento di V , con
W
i


W
i
V
i
U
j
i
per unopportuna funzione di ranamento i j
i
.
Per ogni i I ssiamo un aperto G
i
con W
i
G
i
V
i
. Per la Proposizione
I.4.7 del Capitolo I, esiste per ogni i i una funzione g
i
C

(R
n
) tale che
_

_
0 g
i
(y) 1 y R
n
,
g
i
(y) = 1 y x
i
(W
j
) ,
g
i
(y) = 0 y x
i
(G
i
) .
Le funzioni
h
i
(p) =
_

_
g
i
(x
i
(p)) se p V
i
,
0 se p G
i
sono allora di classe C
k
su M; i loro supporti formano un ricoprimento localmente
nito di M ed inoltre anche h
1
i
(1) i I ` e un ricoprimento chiuso localmente
nito di M. Ne segue che
h(p) =

iI
h
i
(p) , p M
` e una funzione reale di classe C
k
, che assume valori 1 su M. Quindi le

i
(p) =
h
i
(p)
h(p)
, p M, i I,
formano una partizione dellunit` a di classe C
k
su M. Per ogni j J sia I
j
linsieme
degli indici i I tali che j
i
= j. Allora le

j
(p) =

iI
j

i
(p)
sono funzioni di classe C
k
che deniscono una partizione dellunit` a su M subordi-
nata ad U .
Come conseguenza dellesistenza di partizioni dellunit` a, otteniamo:
9
Ricordiamo che questo signica che supp
j

jJ
` e un ricoprimento chiuso localmente nito di
M, con supp
i
U
i
per ogni j J e che
_
iI

j
(p) = 1 per ogni p M.
56 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Proposizione III.7.3. Sia F un chiuso di una variet` a dierenziabile M, di classe
C
k
con 0 k , paracompatta. Se U ` e un intorno aperto di F in M, esiste una
funzione f C
k
(M) tale che
0 f (p) 1, p M, f (p) =
_

_
1 se p F ,
0 se p U .
Dimostrazione. Poich e M ` e normale, possiamo ssare un intorno aperto V di
F in U la cui chiusuraV sia ancora contenuta in U. Consideriamo il ricoprimento
aperto U,

V. Per il Teorema III.7.2 esiste una partizione dellunit` a f , g, con


f , g C
k
(M), supp f U, supp g

V = . La f ` e uguale ad 1 su V e quindi su F
ed ` e nulla fuori da U e perci ` o soddisfa la tesi.
Lemma III.7.4. Sia M una variet` a dierenziabile, paracompatta e a base nume-
rabile, di classe C
k
con 0 k . Se f

N ` e una successione di funzioni di


classe C
k
in M, possiamo trovare una successione

di numeri positivi tali che


la serie
(3.7.1)

=0

converga uniformemente sui compatti di M ad una funzione di classe C


k
.
Dimostrazione. Fissiamo un atlante A = (U
i
, x
i
) i I N di M con U
i

M ed U
i

iI
localmente nito, e sia V
i

iI
un ranamento di U
i
con

V
i
U
i
.
Sceglieremo poi le

> 0 in modo tale che

mink,

iI, i
sup
x
i
(

V
i
)

f
j
x

<
2

.
La scelta ` e possibile perch e per ogni il primo membro ` e una somma nita di
estremi superiori di funzioni continue su sottoinsiemi compatti. Con questa scelta
degli

, per ogni i I la serie


_

x
1
i
di funzioni di C
k
(x
i
(U
i
)) converge
uniformemente con tutte le derivate no allordine k (con tutte le derivate se k = )
su tutti i compatti di x
i
(U
i
) R
m
. Questo implica che la serie (3.7.1) converge,
uniformemente sui compatti di M, a una funzione di classe C
k
su M.
Osservazione III.7.5. Lenunciato del Lemma III.7.4 non ` e valido se k = . Siano
ad esempio M = R ed f

= (1 +
2
x
2
)
1
. Sia f =
_
0

(1 +
2
x
2
)
1
per una
serie convergente con

> 0 per ogni N. In particolare, la serie


_
0

` e
convergente e quindi la f denisce una funzione analitica su R\ 0, che si estende
a una funzione olomorfa nellintorno U = z C iz Z di R \ 0 in C, ed in
esso coincide con la funzione F =
_
0

(1 +
2
z
2
), meromorfa su C \ 0 e con
poli semplici nei punti i/ per Z
+
. Se f fosse analitica in 0, la sua serie di
potenze con centro in 0 convergerebbe in un intorno V di 0 in C ad una funzione
olomorfa G. Poich e F = G su U V per lunicit` a della continuazione analitica,
abbiamo ottenuto una contraddizione perch e F ha una singolarit` a essenziale in 0.
Proposizione III.7.6. Se F ` e un chiuso di una variet` a dierenziabile M, para-
compatta e a base numerabile, di classe C
k
con 0 k , allora esiste unap-
plicazione f C
k
(M) tale che 0 f (p) 1 per ogni p M ed f
1
(0) =
F.
III.7. FUNZIONI REALI DIFFERENZIABILI E PARTIZIONE DELLUNIT
`
A 57
Dimostrazione. Osserviamo che M, essendo normale e a base numerabile ` e
metrizzabile. Sia dist : M M R una distanza su M e consideriamo gli intorni
U

= p M dist(p, F) < 2

, al variare di in N, di F in M. Per la Proposizione


III.7.3 esiste una funzione f

C
k
(M) tale che
0 f

(p) 1 p M, K f
1
(0), U

f
1

(1).
Per il Lemma III.7.4 Possiamo allora scegliere una successione

di numeri reali
positivi tale che
f (p) =

=0

(p)
converga ad una funzione di classe C
k
(M). La f C
k
(M) cos` ottenuta ha allora
le propriet` a richieste.
In modo analogo si pu` o dimostrare la:
Proposizione III.7.7. Sia M una variet ` a dierenziabile, paracompatta e a base
numerabile, di classe C
k
, con 0 k . Se F
0
ed F
1
sono due chiusi disgiunti
di M, allora esiste una f C
k
(M) tale che 0 f (p) 1 per ogni p M ed
f
1
(0) = F
0
, f
1
(1) = F
1
.
Osservazione III.7.8. Il teorema di partizione dellunit` a non vale nella classe C

:
infatti una funzione analiticareale che si annulli su un aperto di una variet` a M
si annulla sullunione delle componenti connesse di M che lo intersecano. Per
questo motivo, nonostante per il teorema di Whitney ogni variet` a M, dierenzia-
bile di classe C
1
e paracompatta, ammetta un atlante compatibile di classe C

, ` e
conveniente considerare strutture di classe C
k
con 1 k .
Denizione III.7.9. Siano M ed N variet` a dierenziabili ed F un sottoinsieme
chiuso di M. Sia 0 k . Unapplicazione continua f : F N si dice
dierenziabile di classe C
k
su F se per ogni punto p F esiste un intorno aperto
U
p
di p in M ed una funzione

f C
k
(U
p
, N) tale che

f
U
p
F
= f
U
p
F
.
Indichiamo con C
k
(F, N) linsieme delle funzioni dierenziabili di classe C
k
di F in N. Se N = R, scriveremo C
k
(F) invece di C
k
(F, R).
Proposizione III.7.10. Sia M una variet ` a dierenziabile paracompatta ed F un
chiuso di M. Allora, per ogni f C
k
(F), con 0 k , esiste una funzione

f C
k
(M) tale che

f
F
= f .
Dimostrazione. Consideriamo un ricoprimento U
i

iI
di F con aperti tali che
per ogni i I esista una f
i
C
k
(U
i
) tale che f
i
(p) = f (p) su U
i
F. Consideriamo
una partizione dellunit` a
i
subordinata al ricoprimento aperto U
i
F
di M. Per ogni i poniamo

f
i
(p) =
_

i
(p) f
i
(p) se p U
i
,
0 se p U
i
.
Allora

f
i
C
k
(U
i
) ed

f =
_
iI

f
i
C
k
(M) ` e il prolungamento di f cercato.
58 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Teorema III.7.11 (di approssimazione). Sia M una variet` a dierenziabile para-
compatta, F un suo sottoinsieme chiuso ed f : M R
n
unapplicazione continua,
la cui restrizione ad F sia di classe C
k
, con 0 k . Allora per ogni > 0
esiste unapplicazione g C
k
(M, R
n
) tale che
g(p) = f (p), p F, (3.7.2)
g(p) f (p) < , p M. (3.7.3)
Dimostrazione. Per la proposizione III.7.10, applicata ad ogni componente di
f , esiste una

f C
k
(M, R
n
) con

f
F
= f
F
. Costruiamo un ricoprimento aperto di
M nel modo seguente. Poniamo
U
0
= p M

f (p) f (p) < .
U
0
` e un intorno aperto di F in M. Poi, per ogni punto p F, sia
U
p
= q M f (p) f (q) < .
Allora U = U
0
U
p
p F ` e un ricoprimento di M. Sia
0

p
una
partizione dellunit` a di classe C
k
subordinata ad U . Poniamo

0
=
_

0


f su U
0
,
0 su U
0
,

p
=
_

p
f (p) su U
p
,
0 su U
p
.
Allora
0
,
p
C
k
(M, R
n
) e
g(p) =
0
(p) +

qF

q
(p)
` e unapplicazione in C
k
(M, R
n
) che soddisfa le (3.7.2), (3.7.3).
Corollario III.7.12. Sia M una variet` a dierenziabile connessa di classe C
k
, con
1 k . Allora ogni coppia di punti di M pu` o essere congiunta da una curva
di classe C
k
.
Dimostrazione. Fissiamo un qualsiasi punto p
0
e sia N il sottoinsieme dei pun-
ti di M che possono essere congiunti a p
0
da una curva di classe C
k
. Chiaramente
p
0
N e quindi N ` e non vuoto. Per dimostrare che N = M, dobbiamo dimo-
strare che ` e aperto e chiuso. A questo scopo, baster` a dimostrare che, dato un
qualsiasi punto p
1
M, esiste un intorno U di p
1
in M tale che, per ogni curva
: [0, 1] U, di classe C
k
, con (1) = p
1
ed ogni punto p
2
di U, possiamo
trovare una : [0, 2] U con (t) = (t) per 0 t 1 e (2) = p
2
.
Infatti, da questo segue che, se p
1
N, tutto lintorno U ` e contenuto in N e
dunque N ` e aperto. Se p
1


N, lintorno U di p
1
contiene qualche punto di N e
quindi p
1
N e ci ` o mostra che N ` e chiuso.
Scegliamo una carta locale (U, x), con centro in p
1
ed x(U) = R
m
. Sia
C
k
([0, 1], U), con (1) = p
1
. Utilizzando la Proposizione III.7.10, possiamo sup-
porre che x sia la restrizione a [0, 1] di una funzione f C
k
(R, R
m
). Se p
2
` e un
altro punto di U, sia x
2
= x(p
2
) e g(t) = x
2
(t 1). Sia poi
1
,
2
una partizione
dellunit` a su R, subordinata al ricoprimento V
1
= t < 2, V
2
= t > 1. Allora
III.8. IMMERSIONI, SOMMERSIONI, DIFFEOMORFISMI 59
(t) =
1
(t) f (t) +
2
(t)g(t) denisce una funzione C
k
(R, R
n
), con (t) = f (t)
se t 1 ed (2) = x
2
. Deniamo C
k
([0, 2], U) ponendo
(t) = x
1
((t)), per 0 t 2.
`
E (t) = (t) per 0 t 1 e (2) = p
2
. La dimostrazione ` e completa.
Teorema III.7.13 (interpolazione). Sia M una variet` a dierenziabile paracom-
patta di classe C
k
, con 1 k , ed f
1
, f
2
: M R due funzioni reali, con f
1
semicontinua superiormente, f
2
semicontinua inferiormente ed f
1
(p) < f
2
(p) per
ogni p M. Allora esiste una funzione f C
k
(M) tale che f
1
(p) < f (p) < f
2
(p)
per ogni p M.
Dimostrazione. Per ogni punto q M, linsieme
A
q
= p M f
1
(p) < f
2
(q), f
2
(p) > f
1
(q)
` e un intorno aperto di q in M. Fissiamo un intorno aperto relativamente compatto
U
q
di q in M con U
q
A
q
. Abbiamo
(3.7.4)
q
= sup
pU
q
f
1
(p) < inf
pU
q
f
2
(p) = M
q
.
Consideriamo il ricoprimento aperto U = U
q
q M di M e sia
q
una
partizione dellunit` a di classe C
k
subordinata ad U . Poniamo
(3.7.5) f (p) =

qM

q
+ M
q
2

q
(p).
La f ` e una funzione di classe C
k
(M) che soddisfa le condizioni richieste. Infatti,
per la (3.7.4), abbiamo
f
1
(p)
q
(p) <

q
+ M
q
2

q
(p) < f
2
(p)
q
(p), se p, q M e
q
(p) > 0.
Da questo, sommando su q M, segue che la f denita da (3.7.5) soddisfa f
1
(p) <
f (p) < f
2
(p) per ogni p M.
III.8. Immersioni, sommersioni, dieomorsmi
Siano M ed N due variet` a dierenziabili, di dimensione m ed n rispettivamente,
entrambe di classe C
k
con k 1, ed f : M N unapplicazione dierenziabile
di classe C
k
. Fissiamo un punto p
0
M e sia q
0
= f (p
0
) il punto corrispondente
di N. Fissiamo un intorno coordinato (V, y) di N con centro in q
0
e sia (U, x) un
intorno coordinato in M con centro in p
0
tale che f (U) V. La funzione
(3.8.1) R
m
x(U) x y( f (x
1
)) y(V)
` e di classe C
k
ed in particolare, essendo k 1, possiamo considerare il suo
Jacobiano in 0
(3.8.2)
_
y
x
_
x=0
=
_

_
y
1
( f (x
1
))
x
1
. . .
y
1
( f (x
1
))
x
m
.
.
.
.
.
.
.
.
.
y
n
( f (x
1
))
x
1
. . .
y
n
( f (x
1
))
x
m
_

_
x=0
.
60 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
La scelta di una diversa coppia di carte coordinate in p
0
e q
0
denisce uno Jacobia-
no che dierisce da quello in (3.8.2) per la moltiplicazione a destra per una matrice
di GL
m
(R) ed a sinistra per una matrice di GL
n
(R). In particolare
Lemma III.8.1. Il rango della matrice Jacobiana (3.8.2) non dipende dalla scelta
delle carte coordinate (U, x) in p
0
e (V, y) in q
0
.
Possiamo dare quindi la seguente
Denizione III.8.2. Lapplicazione dierenziabile f : M N di classe C
k
in
p
0
M ` e in p
0
unimmersione dierenziabile se la matrice Jacobiana (3.8.2) denisce
una trasformazione lineare iniettiva, se cio` e ha rango m uguale alla di-
mensione di M;
una sommersione dierenziabile se la matrice Jacobiana (3.8.2) deni-
sce unapplicazione lineare surgettiva, se cio` e ha rango n uguale alla
dimensione di N;
un dieomorsmo locale se la matrice Jacobiana (3.8.2) denisce un iso-
morsmo lineare, se cio` e n = m ed il determinante della matrice Jacobia-
na ` e diverso da zero.
Per il teorema delle funzioni implicite vale la
Proposizione III.8.3. Sia f : M N unapplicazione dierenziabile di classe
C
k
, con k 1, tra due variet` a dierenziabili M ed N di classe C
k
e di dimensioni
m, n, rispettivamente. Sia p
0
M e q
0
= f (p
0
).
(1) Se f ` e unimmersione dierenziabile in p
0
, allora m n ed esiste un in-
torno aperto U di p
0
in M tale che la f sia unimmersione dierenziabile
in ogni punto di U e che la restrizione f
U
: U N sia iniettiva. Esiste
poi un intorno V di q
0
in N ed unapplicazione g C
k
(V, U) tale che
g f (p) = p per ogni p U.
(2) Se f ` e una sommersione dierenziabile in p
0
, allora m n, e possiamo
trovare intorni aperti U di p
0
in M e V di q
0
in N tali che f (U) = V,
che la f sia una sommersione dierenziabile in tutti i punti di U, che la
sua restrizione ad U denisca unapplicazione aperta di U su V e che,
inoltre, esista una g C
k
(V, U) tale che f g(q) = q per ogni q V.
(3) Se f ` e un dieomorsmo locale in p
0
, allora m = n ed f denisce un
omeomorsmo di un intorno aperto U di p
0
su un intorno aperto V di q
0
,
con omeomorsmo inverso
_
f
V
U
_
1
: V U di classe C
k
.
III.9. Prodotto cartesiano di variet` a dierenziabili
Se M ed N sono due variet` a dierenziabili di classe C
k
(0 k ) di dimen-
sione m ed n rispettivamente, possiamo denire sul prodotto cartesiano M N una
ed una sola struttura di variet` a dierenziabile di dimensione m + n, che renda le
III.10. SOTTOVARIET
`
A DIFFERENZIABILI 61
proiezioni sui singoli fattori
M N

M
.w
w
w
w
w
w
w
w
w

N

G
G
G
G
G
G
G
G
G
M N
sommersioni dierenziabili di classe C
k
. Un atlante per questa struttura si ottiene
da atlanti A
M
= (U
i
, x
i
) i I ed A
N
= (V
j
, y
j
) j J di classe C
k
di M ed N
rispettivamente, ponendo A
MN
= (U
i
V
j
, x
i
y
j
) (i, j) I J, ove
x
i
y
j
: U
i
V
j
(p, q) (x
i
(p), y
j
(q)) x
i
(U
i
) y
j
(V
j
) R
m+n
.
III.10. Sottovariet` a dierenziabili
Supporremo in questo paragrafo che M sia unassegnata variet` a dierenziabile,
paracompatta, di dimensione m e di classe C
k
, con 1 k .
Denizione III.10.1. Diciamo che N ` e una sottovariet` a di dimensione n e di classe
C

di M se:
(i) N ` e una variet` a dierenziabile di dimensione n e di classe C

;
(ii) N M come insieme;
(iii) k e linclusione : N M ` e unimmersione dierenziabile di
classe C

.
Lemma III.10.2. La topologia di una sottovariet` a dierenziabile ` e pi` u ne della
topologia di sottospazio topologico.
Dimostrazione. Infatti la topologia di sottospazio su N ` e la meno ne tra
quelle che rendono linclusione : N M continua; poich e ogni applicazio-
ne dierenziabile di classe C

, con k 0, ` e in particolare continua, ne segue la


tesi.
Esempio III.10.3. Consideriamo in R
2
il sottoinsieme N denito da
N =
_
t

1+t
2
(cos t, sin t)

t R
_
S
1
.
Esso ` e una sottovariet` a dierenziabile di dimensione 1 di R
2
. La sua topologia di
sottovariet` a dierenziabile ` e strettamente pi ` u ne della topologia di sottospazio:
infatti
_
t

1+t
2
(cos t, sin t) t R
_
` e chiuso nella topologia di sottovariet` a dieren-
ziabile (essendo una componente connessa), mentre ` e denso e quindi non chiuso in
N per la topologia di sottospazio.
Esempio III.10.4. Consideriamo il toro T
2
= S
1
S
1
. Esso ` e una variet` a dif-
ferenziabile di classe C

, con latlante denito dalle applicazioni inverse delle


immersioni topologiche:
(, ) (, )(s, t) (exp[i(s + )], exp[i(t + )]) S
1
S
1
al variare di , in R. Sia r un numero reale e siano
N
r
=
__
e
it
, e
irt
_

t R
_
, f
r
: R t
_
e
it
, e
irt
_
N
f
.
62 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Vi ` e ununica struttura di variet` a dierenziabile su N
f
per cui f
r
sia un dieomor-
smo locale di classe C

. Con questa struttura dierenziabile, N


f
` e una sottovariet` a
dierenziabile di classe C

del toro T
2
. Se r Q, la N
r
` e compatta e la sua topo-
logia di sottovariet` a coincide con quella di sottospazio. Se r R \ Q ` e irrazionale,
allora f
r
` e bigettiva, N
r
` e un sottospazio denso di T
2
e la sua topologia di sottova-
riet` a ` e strettamente pi` u ne di quella di sottospazio topologico: in particolare come
sottospazio topologico N
r
non ` e localmente connesso.
Nel seguito, utilizzando il teorema di Whitney (vedi lOsserviazione III.5.5),
supporremo per semplicit` a che M sia di classe C

.
Proposizione III.10.5. Sia N una sottovariet ` a dierenziabile di dimensione n e
classe C
k
, con k 1, di M. Per ogni punto p N esiste un intorno aperto V di p
in N ed un aperto coordinato (U, z) di classe C
k
di p in M tali che:
(i) V = q U z
i
(q) = 0, per i = n + 1, . . . , m;
(ii)
_
V, (z
i
)
1in
_
sia una carta locale di classe C
k
di N.
Dimostrazione. Fissiamo carte coordinate (V, y) in N ed (U, x) in M, con cen-
tro in p. Per ipotesi, linclusione di N in M denisce unapplicazione dierenzia-
bile di classe C
k
y(V) y x = f (y) x(U), con f (0) = 0,
la cui matrice Jacobiana x/y ha rango n in 0. A meno di riordinare gli indici,
possiamo supporre che
det
_

_
x
1
y
1
. . .
x
1
y
1
.
.
.
.
.
.
.
.
.
x
n
y
1
. . .
x
n
y
n
_

_
y=0
0.
Per il teorema dellapplicazione inversa, a meno di restringere lintorno V di p,
(V, x

), con x

= (x
1
, . . . , x
n
)
V
, ` e ancora una carta locale su N con centro in p.
Possiamo supporre che V U. Le restrizioni di x
n+1
, . . . , x
m
a V sono funzioni
di classe C
k
su V e si possono quindi esprimere come funzioni delle coordinate
locali:
x
j
= f
j
(x
1
, . . . , x
n
), n < j m su V.
Poniamo
_

_
z
i
= x
i
, 1 i n,
z
i
= x
i
f
i
(x
1
, . . . , x
n
), n < i m.
Allora
z
x
=
_

_
I
n
0

f
i
x
j
I
mn
_

_
` e invertibile e quindi le z
i
deniscono una carta locale in un intorno U

U di p in
M, che verica le (i) ed (ii).
Corollario III.10.6. Sia N un sottoinsieme di M e k, n interi non negativi. Esiste
al pi ` u, su N, una struttura di variet` a dierenziabile di classe C
k
e di dimensione n
per cui N sia una sottovariet ` a di classe C
k
di M.
III.10. SOTTOVARIET
`
A DIFFERENZIABILI 63
Dimostrazione. Infatti, se esiste, la struttura dierenziabile di classe C
k
di N
` e denita da un atlante le cui carte coordinate sono della forma (U N, (x
i
)
1in
)
al variare di (U, (x
i
)
1im
) tra le carte locali di classe C
k
di M per cui x
n+1
, . . . , x
m
sono nulle su U N.
Denizione III.10.7. Una sottovariet` a dierenziabile N di M si dice
10
propria se
` e un chiuso di M, localmente chiusa se ` e un sottospazio localmente chiuso di M.
Chiaramente
sottovariet` a propria = sottovariet` a localmente chiusa = sottovariet` a.
Usando il teorema delle funzioni implicite, si dimostra la
Proposizione III.10.8. Sia 1 k .
Un sottospazio topologico N di M ` e una sottovariet ` a propria di classe C
k
di
M e di dimensione n se ` e vericata una delle due condizioni equivalenti:
(a) Per ogni p M esiste una carta locale (U, x) di classe C
k
in M, con cen-
tro in p, tale che MU sia connesso ed (UM, x

), con x

= (x
1
, . . . , x
n
),
sia una carta locale in N;
(b) Per ogni p M esiste una carta locale (U, x) di classe C
k
in M, con
centro in p, tale che M U = p U x
n+1
= 0, . . . , x
m
= 0.
Un sottospazio topologico N di M ` e una sottovariet` a localmente chiusa di clas-
se C
k
di M e di dimensione n se ` e vericata una delle due condizioni equivalenti:
(a

) Per ogni p N esiste una carta locale (U, x) di classe C


k
in M, con centro
in p, tale che M U sia connesso ed (U M, x

), con x

= (x
1
, . . . , x
n
),
sia una carta locale in N;
(b

) Per ogni p N esiste una carta locale (U, x) di classe C


k
in M, con
centro in p, tale che M U = p U x
n+1
= 0, . . . , x
m
= 0.
Abbiamo poi:
Proposizione III.10.9. Siano M, N due variet ` a dierenziabili di classe C
k
, con
1 k , ed f C
k
(M, N). Se q ` e un valore regolare di f , se cio` e q f (M)
ed f ` e una sommersione in tutti i punti di f
1
(q), allora f
1
(q) ` e una sottovariet ` a
propria di M.
Proposizione III.10.10. Siano M, N due variet` a dierenziabili di classe C
k
, con
1 k , ed f C
k
(M, N). Siano r un intero con 0 r minm, n, q f (M)
e supponiamo che, per ogni p f
1
(q) ed ogni coppia di carte locali (U, x) con
centro in p e (V, y) con centro in q, per cui f (U) V, lo Jacobiano in 0 di y f x
1
abbia rango r. Allora f
1
(q) ` e una sottovariet` a propria di M, di classe C
k
e di
dimensione m r.
10
In inglese neat.
64 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
III.11. Dieomorsmi
Denizione III.11.1. Un dieomorsmo tra due variet` a dierenziabili M, N ` e unap-
plicazione bigettiva f : M N tale che sia f che la sua inversa f
1
siano
dierenziabili.
Osserviamo che linsieme Di(M) dei dieomorsmi di una variet` a dieren-
ziabile M in s e ` e un gruppo rispetto al prodotto di composizione.
Premettiamo il seguente:
Lemma III.11.2. Siano p, q R
n
. Fissato un numero reale R > max p, q,
possiamo trovare un dieomorsmo f : R
n
R
n
tale che:
(3.11.1)
_

_
f (x) = x per x > R
f (p) = q.
Dimostrazione. Sia v = (v
1
, . . . , v
n
) = q p R
n
e indichiamo con v il
corrispondente campo di vettori a coecienti costanti:
(3.11.2) v =
n

i=1
v
i

x
i
.
Esso denisce il gruppo a un parametro di dieomorsmi di R
n
delle traslazioni
parallele a v:
v
(t)(x) = x + tv.
Fissiamo due numeri reali r
1
, r
2
con max p, q < r
1
< r
2
< R ed una funzione
C

0
(R
n
), con
_

_
(x) = 1 se x r
1
,
0 < (x) < 1 se r
1
< x < r
2
,
(x) = 0 se x r
2
e consideriamo il campo di vettori:
(3.11.3) X = (x)v = (x)

n
i=1
v
i

x
i
.
Per il Teorema II.3.9 del Capitolo II, esso denisce un gruppo a un parametro di
dieomorsmi:
(3.11.4) R R
n
(t, x)
t
(x) R
n
con:
(3.11.5)
_

t
(x)
t
= (
t
(x))v (t, x) R R
n

0
(x) = x x R
n
.
Abbiamo
t
(x) = x per ogni t R se x r
2
e
1
(p) = p + v = q.
Dimostriamo ora:
Teorema III.11.3. Se M ` e una variet ` a dierenziabile connessa, allora il gruppo
Di(M) dei dieomorsmi di M opera transitivamente su M.
III.12. ESISTENZA E UNICIT
`
A DI STRUTTURE DIFFERENZIALI 65
Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che, per ogni coppia di punti p, q M,
esiste un dieomorsmo Di(M) che trasforma il punto p nel punto q.
Fissiamo p M ed indichiamo con N linsieme dei punti q di M per cui esiste
un dieomorsmo di M che trasforma p in q.
N ` e aperto. Sia q = (p) N, con Di(M) e sia (U, x) una carta coordinata
con centro in q ed x(U) = R
m
. Se q

U ed R un numero reale con 0 x(q

) < R,
per il Lemma III.11.2 possiamo trovare un dieomorsmo F : R
m
R
m
tale che
F(0) = x(q

) ed F(x) = x per x > R. Deniamo Di(M) ponendo:


(y) =
_

_
y se y U
x
1
F(x(y)) se y U.
Questa formula denisce un dieomorsmo di M che trasforma q in q

. Allora
Di(M) e trasforma p in q

. Quindi U N e questo dimostra che N ` e


aperto.
N ` e chiuso. Sia q un punto della chiusura di N. Scegliamo una carta coordinata
(U, x) con centro in q come nella prima parte della dimostrazione. Se q

U N,
costruiamo F e come nella prima parte della dimostrazione. Poich e q

N,
possiamo trovare

Di(M) con

(p) = q

. Allora
1

Di(M) e

(p) = q. Ci ` o dimostra che N ` e anche chiuso.


Poich e N ` e sia aperto che chiuso ed M ` e connesso, ed inoltre p N , ne
segue che N = M. La dimostrazione ` e completa.
III.12. Esistenza e unicit` a di strutture dierenziali
Sia M una variet` a topologica ed indichiamo con M

, M

due variet` a die-


renziabili di classi C
k

e C
k

rispettivamente, corrispondenti a due distinte strut-


ture dierenziali su M, denite da atlanti A

ed A

. Diremo che le due strut-


ture dierenziali sono equivalenti di classe C
k
se k mink

, k

ed esiste un
dieomorsmo f : M

di classe C
k
.
Ad esempio, le M

ed M

ottenute considerando sulla retta reale R le strutture


C

denite dagli atlanti A

= (R, x) ed A

= (R, x
3
) sono C

-equivalenti,
perch e f (x) = x
3
` e un dieomorsmo di M

su M

.
Su ogni variet` a M di classe C
1
, per un teorema di Whitney
11
si pu` o denire
una struttura di classe C

compatibile. Inoltre le strutture compatibili di classe C


k
,
per ogni k 1, sono tutte tra loro equivalenti.
`
E stato dimostrato
12
che esistono delle variet` a topologiche che non ammettono
una struttura dierenziale di classe C
1
.
11
Hassler Whitney Dierentiable Manifolds, The Annals of Mathematics, Second Series, Vol.
37, No. 3 (Jul., 1936), pp. 645-680.
12
Michel A. Kervaire, A manifold which does not admit any dierentiable structure Comment.
Math. Helv. 34 (1960), pp. 257-270.
66 III. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Lesempio di Kervaire ` e una variet` a topologica di dimensione dieci. Le variet` a
topologiche di dimensione due e tre ammettono una ed una sola struttura dieren-
ziale. Questo fatto ` e stato dimostrato da Johann Radon
13
per dimensione 1 e 2 e da
Edwin E. Moise
14
in dimensione 3.
Per dimensioni superiori, la struttura dierenziale, quando esista, non ` e univo-
camente determinata e si pone quindi il problema di determinare le diverse strutture
dierenziali su una variet` a. Di solito la classicazione ` e fatta per variet` a orientabili
e dieomorsmi che preservano lorientazione.
Per tutte le variet` a compatte di dimensione maggiore di quattro vi ` e un numero
nito di strutture dierenziabili non equivalenti. Su R
n
c` e ununica struttura dif-
ferenziale se n 4, mentre per n = 4 ve ne sono innite
15
(quelle diverse dalla
struttura standard sono gli R
4
esotici).
Per avere unidea del numero di dierenti strutture su una variet` a compatta,
riportiamo in una tabella il numero
n
delle strutture dierenziabili non equivalenti
sulle sfere S
n
con n 18. Nella prima riga riportiamo il valore di n e nella seconda
il corrispondente
n
.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
1 1 1 ? 1 1 28 2 8 6 992 1 3 2 16256 2 16 16
Quando ci siano pi` u di una struttura dierenziale sulla sfera S
n
, le sfere con le
strutture non equivalenti a quella standard si dicono sfere esotiche. Ci sono 27
sfere esotiche di dimensione sette, mentre non si conoscono sfere esotiche di di-
mensione inferiore.
`
E aperto il problema delle strutture dierenziabili sulla sfera
di dimensione quattro. Non si sa se vi siano sfere esotiche, e quindi nemmeno se
esse siano in numero nito o innito. Il fatto che non ci siano sfere esotiche in
dimensione quattro ` e noto come la congettura di Poincar e generalizzata.
Utilizzando la teoria dellostruzione, Robion Kirby e Laurent Siebenmann
16
hanno dimostrato che il numero di strutture dierenziali non equivalenti su una
variet` a compatta di dimensione maggiore di quattro ` e nito. John Milnor, Michel
Kervaire e Morris Hirsch hanno dimostrato
17
che tale numero ` e lo stesso per tutte
e coincide quindi col numero delle strutture dierenziali sulle sfere.
Quindi, se M ` e una variet` a topologica di dimensione diversa da quattro, essa
possiede al pi ` u un numero nito di strutture dierenziali non equivalenti.
13
Johann Karl August Radon (18871956), matematico austriaco.
14
Edwin Evariste Moise (19181998), matematico americano. I suoi risultati sulle variet` a di
dimensione tre, ottenuti nellarticolo: Ane structures in 3-manifolds. V. The triangulation theorem
and Hauptvermutung. Annals of Mathematics. Second Series, Vol. 56 pg 96-114 (1952), sono
descritti nel libro: Geometric topology in dimensions 2 and 3. Graduate Texts in Mathematics, Vol.
47. Springer-Verlag, New York-Heidelberg, 1977. x+262 pp.
15
cf. M.Kreck Exotische Strukturen auf 4-Mannigfaltigkeiten. [Exotic structures on 4-
manifolds] Jahresber. Deutsch. Math.-Verein. 88 (1986), no. 3, 124145. I primi esempi sono
di Robion Kirby e Michael Freedman.
16
R.C. Kirby e L.C. Siebenmann, Foundational Essays on Topological Manifolds. Smoothings,
and Triangulations. Princeton, New Jersey: Princeton University Press (1977).
17
vedi: T.Asselmeyer-Maluga e C.H. Brans Exotic Smoothness in Physics. World Scientic
Singapore, 2007.
CAPITOLO IV
Strutture dierenziali su alcuni gruppi e spazi omogenei
IV.1. I quaternioni e la struttura dierenziale di SU(2), SO(3), SO(4)
Indichiamo con H il corpo (non commutativo) dei quaternioni. Ricordiamo
che i suoi elementi hanno la rappresentazione matriciale standard
__

, C
_
= H.
Le unit` a immaginarie standard si rappresentano mediante
i =
_
i 0
0 i
_
, j =
_
0 1
1 0
_
, k =
_
0 i
i 0
_
.
Identichiamo R
4
e C
2
ad H ed R
3
allo spazio dei quaternioni puramente immagi-
nari. La sfera S
3
si identica allo spazio dei quaternioni q con q q = 1.
Identichiamo il piano complesso C a un sottoinsieme di H, facendo corri-
spondere al numero complesso z il quaternione
_
z 0
0 z
_
.
Identichiamo C
2
ad H facendo corrispondere a (z
1
, z
2
) C
2
il quaternione di
matrice
_
z
1
z
2
z
2
z
1
_
. Unapplicazione R-lineare A : H H ` e C-lineare indicheremo
con A
C
la corrispondente applicazione C-lineare A
C
: C
2
C
2
. Osserviamo che,
in questo caso, det(A) = det(A
C
)
2
.
Proposizione IV.1.1. (1) Per ogni a S
3
lapplicazione
a
, denita da
a
(x) =
ax a, trasforma quaternioni puramente immaginari in quaternioni puramente im-
maginari e denisce quindi una trasformazione di R
3
in s e, che appartiene al
gruppo speciale ortogonale. La
(4.1.1) S
3
a
a
SO(3)
` e un omomorsmo continuo di gruppi con nucleo 1 ed un rivestimento a due
fogli.
(2) Per ogni a S
3
la trasformazione
(4.1.2)
a
: H x a xa H
` e la simmetrica di vettore a in H = R
4
.
(3) Per ogni coppia (a, b) S
3
lapplicazione
a,b
denita da
a,b
(x) = axb ` e
unisometria di H = R
4
con determinante 1. Lapplicazione
(4.1.3) S
3
S
3
(a, b)
a,

b
SO(4)
67
68 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
` e un omomorsmo continuo con nucleo (1, 1) e un rivestimento a due fogli.
(4) Per ogni S
1
C ed a S
3
lapplicazione
,a
` e C-lineare e denisce
una trasformazione unitaria di C
2
. Lapplicazione S
1
S
3
(, a)
,a
1 U(2)
` e un omomorsmo continuo e surgettivo, con nucleo (1, 1) ed un rivestimento a
due fogli.
(5) Per ogni a S
3
lapplicazione
1,a
(x) = xa ` e unisometria di C
2
con
determinante 1. Lapplicazione
(4.1.4) S
3
a
1,a
SU(2)
` e un isomorsmo di gruppi ed un omeomorsmo.
Dimostrazione. Verichiamo la (2). Se a S
3
, ` e a xa = a
2
x = x per
ogni x H, e quindi la
a
` e unisometria. Ricordiamo che il prodotto scalare in R
4
di due elementi x, a H ` e (xa) = Re ( xa). Quindi x a se e soltanto se xa ` e un
immaginario puro, cio` e se ax = xa = xa. Abbiamo quindi

a
(a) = a aa = a, e
a
(x) = a xa = a ax = x, se x a.
Quindi
a
` e la simmetria vettoriale di vettore a.
Poich e ogni elemento di SO(4) ` e prodotto di un numero pari di simmetrie
vettoriali, dalla (2) segue che lomomorsmo (4.1.3) ` e surgettivo. Se a, b S
3
e

a,b
` e lidentit` a, da
a,b
(1) = 1 ricaviamo che b = a = a
1
. Da
a,b
(x) = x per ogni
x H ricaviamo allora che ax = xa per ogni x H, e quindi a ` e reale e perci` o
uguale a 1. Questo dimostra la (3).
Le trasformazioni di SO(3) si identicano alle trasformazioni di SO(4) che
lasciano sso 1. Sono cio` e del tipo
a
=
a, a
e ne segue quindi (1).
Le (4) e (5) seguono dal fatto che la
a,b
` e C-lineare se e soltanto se a C e, in
questo caso det([
a,b
]
C
) = a
2
.
Corollario IV.1.2. Abbiamo i seguenti dieomorsmi di classe C

:
SO(3) = RP
3
,
SO(4) = S
3
RP
3
,
SU(2) = S
3
,
U(2) = S
1
S
3
.
IV.2. La trasformata di Cayley
Sia C
nn
lo spazio delle matrici complesse n n. Indichiamo con
(4.2.1) U
e
= X C
nn
det(I + X) 0
laperto di C
nn
= C
n
2
delle matrici complesse che non hanno autovalore 1.
Denizione IV.2.1. La trasformata di Cayley di una matrice X U
e
` e la matrice
(4.2.2) c(X) = (I + X)
1
(I + X).
Vale il
IV.2. LA TRASFORMATA DI CAYLEY 69
Teorema IV.2.2. La trasformata di Cayley (4.2.2) denisce uninvoluzione die-
renziabile di classe C

di U
e
in s e. La trasformata di Cayley di una matrice X U
e
` e reale se e soltanto se X ` e reale.
Dimostrazione. La c ` e una funzione razionale, e quindi dierenziabile di clas-
se C

, sul suo dominio di denizione. Verichiamo che limmagine di c ` e ancora


contenuta in U
e
. Abbiamo
1
infatti, se v C
n
,
v + c(v) = 0 (I + X)v + (I X)v = 2v = 0 v = 0.
Possiamo quindi denire literata c
2
di c, ed abbiamo
c
2
(X) = (I + (I + X)
1
(I X))
1
(I (I + X)
1
(I X))
= ((I + X) + (I X))
1
((I + X) (I X)) = X, X U
e
.
Chiaramente c si restringe ad uninvoluzione di U
e
R
nn
.
Come vedremo nel seguito, la trasformata di Cayley ` e uno strumento molto
utile nello studio della struttura dei gruppi di matrici.
Sia H una matrice compessa n n non singolare. Poniamo
O
H
(C) = a C
nn
a

Ha = H, o
H
(C) = X C
nn
X

H + HX = 0,
O
H
(R) = a R
nn
a

Ha = H, o
H
(R) = X R
nn
X

H + HX = 0,
U
H
(C) = a C
nn
a

Ha = H, u
H
(C) = X C
nn
X

H + HX = 0
Come vedremo nel seguito, O
H
(C), O
H
(R) ed U
H
(C) sono gruppi di Lie e o
H
(C),
o
H
(R) ed u
H
(C) le corrispondenti algebre di Lie.
Abbiamo
Proposizione IV.2.3. La trasformata di Cayley denisce omeomorsmi
U
e
O
H
(C)
c
U
e
o
H
(C),
U
e
O
H
(R)
c
U
e
o
H
(R),
U
e
U
H
(C)
c
U
e
u
H
(C).
Dimostrazione. Per dimostrare il primo omeomorsmo basta vericare che,
se a U
e
G
H
(C), allora X = c(a) g
H
(C) e che, viceversa, se X = g
H
(C),
allora a = c(X) G
H
(C). Il secondo omeomorsmo segue allora dal fatto che la
trasformata di Cayley trasforma matrici reali in matrici reali.
Se a U
e
G
H
(C), abbiamo
[(I + a)
1
(I + a)]

H = [(I a)(I + a)
1
]

H = (I + a

)
1
(H a

H)
= (I + a

)
1
(H Ha
1
) = (I + a

)
1
H(I a
1
)
= (H
1
+ H
1
a

)
1
(I a
1
) = (H
1
+ a
1
H
1
)
1
(I a
1
)
= H(I + a
1
)
1
(I a
1
) = H(I + a)
1
(a I),
1
Possiamo anche osservare che gli autovalori di c(X) sono i = (1 + )
1
(1 ), al variare di
tra gli autovalori di X e (1 + )
1
(1 ) 1 se ` e un numero complesso 1.
70 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
ove abbiamo utilizzato
a

Ha = H a
1
H
1
(a

)
1
= H
1
aH
1
a

= H
1
.
Questo dimostra che c(a) g
H
(C).
Sia ora X U
e
g
H
(C) ed a = c(X). Risulta allora
a

Ha = (I + X

)
1
(I + X

)H(I X)(I + X)
1
= (I + X

)
1
(H + X

H)(I X)(I + X)
1
= (I + X

)
1
H(I + X)(I X)(I + X)
1
= (H
1
+ H
1
X

)
1
(I X) = (H
1
XH
1
)(I X)
= H(I X)
1
(I X) = H,
ove abbiamo utilizzato
X

H + HX = 0 H
1
X

+ XH
1
= 0.
Quindi a = c(X) G
H
(C). Ci ` o completa la dimostrazione dei primi due omeo-
morsmi.
Il terzo si dimostra vericando che se a U
e
U
H
(C), allora c(a) u
H
(C), e
che, viceversa, se X U
e
u
H
(C), allora c(X) U
H
(C). A questo scopo ` e sucien-
te ripetere le veriche precedenti, sostituendo alla trasposizione laggiunzione.
Gli insiemi o
H
(C), o
H
(R), u
H
(C) sono spazi vettoriali reali di dimensione nita.
La trasformata di Cayley denisce quindi una carta locale con centro nellidentit` a
dei gruppo G
H
(C) e G
H
(R), rispettivamente.
Abbiamo
Teorema IV.2.4. Sia H C
nn
una matrice invertibile e sia G uno dei gruppi
O
H
(C), O
H
(R), U
H
(C). Indichiamo con g la corrispondente algebra di Lie o
H
(C),
o
H
(R), u
H
(C), rispettivamente. Con la topologia di sottospazio di C
nn
, il gruppo
G ` e una variet` a topologica ed ammette ununica struttura dierenziale di classe
C

per cui:
(1) c : U
e
G U
e
g ` e una carta locale con centro in I;
(2) per ogni a G la traslazione a sinistra G x ax G ` e un dieomor-
smo di classe C

.
Dimostrazione. Per la Proposizione IV.2.3 linisieme U
e
G, che ` e un intorno
aperto di I in G per la topologia di sottospazio, ` e omeomorfo ad un aperto dello
spazio vettoriale reale g. Poich e le traslazioni a sinistra L
a
: C
nn
x ax C
nn
mediante gli elementi a di G sono omeomorsmi, ogni punto a di G ha un intorno
U
a
= a (U
e
G) omeomorfo ad un aperto di g. Consideriamo il corrispondente
atlante A = (U
a
, X
a
) a G
H
(k), con X
a
(x) = c(a
1
x) per x U
a
. Esso deni-
sce su G
H
(k) una struttura dierenziale di classe C

per cui valgono le condizioni


(1) e (2). Infatti le funzioni di transizione

a,b
: c(U
a
U
b
) X c(b
1
a c(X)) c(U
a
U
b
)
sono analitiche reali.
IV.2. LA TRASFORMATA DI CAYLEY 71
Ricordiamo le denizioni di alcuni gruppi classici e delle loro algebre di Lie.
Indichiamo con I la matrice identit` a in C
nn
e con J la matrice antisimmetrica non
degenere
J =
_
0 I
I 0
_
C
2n2n
.
O(n) = a R
nn
a

a = I (gruppo ortogonale),
SO(n) = a O(n) det(a) = 1 (gruppo speciale ortogonale),
o(n) = X R
nn
X

+ X = 0 (algebra delle matrici antisimmetriche),


O(n, C) = a C
nn
a

a = I (gruppo ortogonale complesso),


SO(n, C) = a O(n, C) det(a) = 1 (gruppo speciale ortogonale complesso),
U(n) = a C
nn
a

a = I (gruppo unitario),
u(n) = X C
nn
X

+ X = 0 (algebra delle matrici anti-hermitiane),


Sp(n, C) = a C
2n2n
a

Ja = J, (gruppo simplettico complesso),


sp(n, C) = X C
2n2n
X

J + JX = 0, (algebra simplettica complessa)


Sp(n, R) = a R
2n2n
a

Ja = J, (gruppo simplettico reale),


sp(n, R) = X R
2n2n
X

J + JX = 0, (algebra simplettica reale)


Sp(n) = Sp(n, C) U(2n) (gruppo unitario quaternionico)
sp(n) = sp(n, C) u(2n) (algebra anti-hermitiana quaternionica).
Il gruppo unitario quaternionico si chiama anche iper-unitario.
Dal Teorema IV.2.4 ricaviamo immediatamente
Teorema IV.2.5.
SO(n) ` e una variet ` a di classe C

e dimensione n(n 1)/2.


SO(n, C)) ` e una variet` a di classe C

e dimensione n(n 1).


U(n) ` e una variet` a di classe C

e dimensione n
2
.
Sp(n, C) ` e una variet ` a di classe C

e dimensione 2n(2n + 1).


Sp(n, R) ` e una variet ` a di classe C

e dimensione n(2n + 1).


Sp(n) ` e una variet ` a di classe C

e dimensione n(2n + 1).


Osservazione IV.2.6. Tutti i gruppi nel Teorema IV.2.5 sono connessi. I gruppi
O(n) ed O(n, C) sono formati ciascuno da due componenti connesse, omeomorfe
ad SO(n) ed SO(n, C), rispettivamente. I gruppi SO(n), O(n), U(n), Sp(n) sono
compatti. I gruppi SO(n, C), O(n, C), Sp(n, C), Sp(n, R) non sono compatti.
Osservazione IV.2.7. Le matrici antisimmetriche reali e le matrici anti-hermitiane
hanno autovalori puramente immaginari. Quindi la trasformata di Cayley ` e denita
su tutte le algebre di Lie o(n), u(n), sp(n).
Oltre ai gruppi di Lie reali e complessi descritti sopra, ricordiamo le denizioni
di alcuni gruppi reali non compatti. Sia
I
p,q
=
_
I
p
I
q
_
,
72 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
ove abbiamo indicato con I
k
la matrice identit` a k k. Poniamo allora
O(p, q) = a R
(p+q)(p+q)
a

I
p,q
a = I
p,q

(gruppo ortogonale
di segnatura (p, q)),
SO(p, q) = O(p, q) SL
p+q
(R)
(gruppo speciale ortogonale
di segnatura (p, q),
U(p, q) = a GL
p+q
(C) a

I
p,q
a = I
p,q
(gruppo unitario
di segnatura (p, q)),
SU(p, q) = U(p, q) SL
p+q
(C)
(gruppo speciale unitario
di segnatura (p, q)
IV.3. I gruppi SL
2
(C), Sp(1, C), SO(3, C), SL
2
(R), SO(1, 2)
Sia e
1
, e
2
la base canonica di C
2
. Deniamo una forma alternata non degenere
su C
2
ponendo
(4.3.1) v w = (v, w) e
1
e
2
, v, w C
2
.
Il gruppo Sp(1, C) consiste delle trasformazioni lineari di C
2
che lasciano invariata
la forma (4.3.3) e dunque coincide con SL
2
(C).
Consideriamo ora, sullo spazio C
22
delle matrici complesse 2 2 la forma
bilineare simmetrica
(4.3.2) tr(AB) =

2
i, j=1
a
i j
b
i j
, A =
_
a
11
a
12
a
21
a
22
_
, B =
_
b
11
b
12
b
21
b
22
_
C
22
.
Il sottospazio sl
2
(C) delle matrici di C
22
con traccia nulla ha dimensione tre. Una
base di sl
2
(C) consiste delle matrici
_
1 0
0 1
_
,
_
0 1
0 0
_
,
_
0 0
1 0
_
ed in tale base la matrice associata alla restrizione ad sl
2
(C) della forma tr ` e
_

_
2 0 0
0 0 1
0 1 0
_

_
ed ` e quindi non degenere. Le trasformazioni lineari di sl
2
(C) che lasciano invarian-
te la forma formano quindi il gruppo ortogonale complesso O(3, C).
Per ogni a GL
2
(C), la trasformazione
2
Ad(a) : C
22
X aXa
1
C
22
lascia le tracce invarianti. Trasforma quindi sl
2
(C) in s e e preserva la forma .
Abbiamo
2
La corrispondenza che associa ad ogni a GL
n
(C) la trasformazione lineare Ad(a)
GL
nn
(C) denita da Ad(a)(X) = aXa
1
per X C
nn
si dice la rappresentazione aggiunta di
GL
n
(C). Il nucleo della rappresentazione aggiunta ` e costituito dai multipli dellidentit` a in GL
n
(C) e
il luogo dei punti ssi di Ad dai multipli dellidentit` a in C
nn
.
IV.3. I GRUPPI SL
2
(C), Sp(1, C), SO(3, C), SL
2
(R), SO(1, 2) 73
Proposizione IV.3.1. Lapplicazione
(4.3.3) SL
2
(C) a Ad(a) SO(3, C)
` e un epimorsmo di gruppi con nucleo I.
Dimostrazione. Abbiamo, per ogni a, b, c C,

__
a b
c a
_
,
_
a b
c a
__
= tr
_
a
2
+ bc 0
0 a
2
+ bc
_
= 2(a
2
+ bc) = 2 det
_
a b
c a
_
.
Quindi una trasformazione C-lineare T di sl
2
(C) che preservi la forma preserva
sia la traccia che il determinante delle matrici di sl
2
(C) e quindi i loro autovalori. A
meno di comporre la T con una opportuna Ad(a), con a SL
2
(C), possiamo quindi
supporre che T lasci ssa la matrice =
_
1 0
0 1
_
e quindi il suo -ortogonale
H =

=
__
0 a
b 0
_

a, b C
_
.
Inoltre, poich e H ` e un piano iperbolico, la o lascia invarianti o scambia tra loro
le sue due rette isotrope
__
0 a
0 0
_

a C
_
e
__
0 0
b 0
_

b C
_
.
Se T SO(3, C) allora lascia invarianti ciascuna delle due rette iperboliche ed ` e
quindi della forma
T
_
0 a
b 0
_
=
_
0 a
b 0
_
, con , C.
Da
2ab =
__
0 a
b 0
_
,
_
0 a
b 0
__
=
__
0 a
b 0
_
,
_
0 a
b 0
__
= 2 ab, a, b C
segue che 0 =
1
. Se ` e un numero complesso con
2
= , abbiamo allora
T = Ad
_
0
0
1
_
.
Questo dimostra che la (4.3.3) ` e un omomorsmo surgettivo e, considerando il caso
= = 1, che il suo nucleo ` e I.
Restringendoci alle matrici a coecienti reali, otteniamo analogamente
Proposizione IV.3.2. Lapplicazione
(4.3.4) SL
2
(R) a Ad(a) SO(1, 2)
denisce un omomorsmo surgettivo sulla componente connessa dellidentit` a di
SO(1, 2), con nucleo I.
74 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
IV.4. La quadrica di CP
5
ed alcuni omomorsmi di gruppi
Consideriamo lo spazio vettoriale complesso
2
(C
4
), di dimensione 6, dei due-
vettori complessi alternati. Sia e
1
, e
2
, e
3
, e
4
la base canonica di C
4
. Deniamo una
forma bilineare e simmetrica su
2
(C
4
) ponendo
(4.4.1) = () e
1
e
2
e
3
e
4
, ,
2
(C
4
).
Nella base canonica
(4.4.2) e
1
e
2
, e
1
e
3
, e
1
e
4
, e
2
e
3
, e
4
e
2
, e
3
e
4
di
2
(C
4
) la matrice associata alla forma ( ) ` e
_

_
0 0 0 0 0 1
0 0 0 0 1 0
0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0
0 1 0 0 0 0
1 0 0 0 0 0
_

_
e quindi la forma ` e non degenere.
La forma ( ) ci permette di rappresentare linsieme dei piani per lorigine
di C
4
come punti di una quadrica proiettiva. Ricordiamo che ogni elemento di

2
(C
4
) ha rango pari. Lelemento nullo ` e quello di rango 0, gli elementi di rango
due sono tutti e soli quelli che si possono scrivere nella forma v
1
v
2
con v
1
e v
2
lineramente indipendenti, quelli di rango quattro si possono scrivere nella forma
v
1
v
2
+ v
3
v
4
per una base v
1
, v
2
, v
3
, v
3
di C
4
.
Lemma IV.4.1. Sia 0
2
(C
4
). Allora
(1) ` e isotropo, cio` e ( ) = 0, se e soltanto se ha rango due;
(2) ` e anisotropo, cio` e ( ) 0, se e soltanto se ha rango quattro;
(3) se = v
1
v
2
e = w
1
w
2
sono due elementi linearmente indipendenti
di
2
(C
4
), allora ( ) = 0 se e soltanto se i due piani (v
1
, v
2
) e (w
1
, w
2
)
hanno una retta in comune.
Un due-piano di C
4
si identica, a meno di un fattore complesso, ad un elemen-
to di rango due di
2
(C
4
). Quindi, come conseguenza del Lemma IV.4.1, possiamo
enunciare il
Corollario IV.4.2. La Grassmanniana G
4,2
dei due-piani di C
4
si pu` o identicare
alla quadrica proiettiva complessa non degenere di CP
5
.
Osservazione IV.4.3. G
4,2
` e quindi una sottovariet` a analitica compatta di CP
5
di
dimensione reale 8.
Il gruppo delle trasformazioni C-lineari di
2
(C
4
) = C
6
che preservano la for-
ma bilineare simmetrica ( ) ` e il gruppo ortogonale complesso O(6, C). Le
trasformazioni di O(6, C) hanno determinante 1. Quelle di determinante 1 for-
mano il sottogruppo normale di indice due SO(6, C). Pi ` u in generale, possiamo
considerare il gruppo CO(6, C) delle trasformazioni conformi per la forma ( ),
quelle cio` e che la trasformano in un suo multiplo per uno scalare diverso da zero.
IV.4. LA QUADRICA DI CP
5
ED ALCUNI OMOMORFISMI DI GRUPPI 75
Abbiamo
Proposizione IV.4.4. Per ogni a GL
4
(C), lapplicazione C-lineare
(4.4.3) (a) :
2
(C
4
)
2
(C
4
), t.c. (a)(v
1
v
2
) = a(v
1
) a(v
2
), v
1
, v
2
C
4
soddisfa la condizione
(4.4.4) ((a)() (a)()) = det(a)( ), ,
2
(C
4
)
ed ` e quindi conforme per la forma ( ).
Lapplicazione
(4.4.5) : GL
4
(C) CO(6, C)
` e un epimorsmo di gruppi con nucleo I. Per restrizione otteniamo epimorsmi
di gruppi, con nucleo I,
a GL
4
(C) det a = 1

O(6, C), (4.4.6)
SL
4
(C)

SO(6, C). (4.4.7)
Dimostrazione. La (4.4.4) ed il fatto che : GL
4
(C) CO(6, C) sia un omo-
morsmo di gruppi seguono dalle propriet` a del determinante. Dimostriamo ora
che tale omomorsmo ` e surgettivo. Sia CO(6, C). Poich e la trasforma ele-
menti isotropi di
2
(C
4
) in elementi isotropi di
2
(C
4
), possiamo pensarla come
una trasformazione che manda piani di C
4
in piani di C
4
. Inoltre, poich e due piani
che si intersecano in una retta sono elementi isotropi non nulli distinti di
2
(C
4
) tra
loro ortogonali rispetto alla forma ( ), la denisce una trasformazione dello
spazio proiettivo CP
3
delle rette per lorigine di C
4
che preserva le collineazioni.
Per il teorema fondamentale della geometria proiettiva lapplicazione ` e una omo-
graa, che si ottiene per passaggio al quoziente da unapplicazione b GL
4
(C).
Riscalando, otteniamo una a = k b, con 0 k C, tale che (a) = .
Osservazione IV.4.5. GL
4
(C) e CO(6, C) sono variet` a analitiche di dimensione
reale 32 e la (4.4.5) ` e un rivestimento dierenziabile a due fogli.
SL
4
(C) e SO(6, C) sono variet` a analitiche di dimensione reale 30 e la (4.4.7)
` e un rivestimento dierenziabile a due fogli. Poich e SL
4
(C) ` e semplicemente con-
nessa, essa ` e il rivestimento universale di SO(6, C), (questultima variet` a ha gruppo
fondamentale Z
2
).
La restrizione della forma bilineare simmetrica ( ) al sottospazio reale

2
(R
4
) = R
6
` e non degenere di segnatura (3, 3). Il gruppo delle trasformazioni
R-lineari che la lasciano invariante ` e quindi il gruppo ortogonale reale di segnatura
(3, 3) ed otteniamo perci ` o
Proposizione IV.4.6. Lapplicazione
(4.4.8) SL
4
(R)

SO(3, 3)
` e un epimorsmo di SL
4
(R) sulla componente connessa dellidentit ` a di SO(3, 3),
con nucleo I.
76 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
Osservazione IV.4.7. Il gruppo SL
4
(R) ` e connesso, ma non semplicemente con-
nesso (ha gruppo fondamentale Z
2
). Il gruppo SO(3, 3) ha due componenti connes-
se. SL
4
(R) e SO(3, 3) sono variet` a analitiche di dimensione reale 15 e la (4.4.8) ` e
un rivestimento dierenziabile a due fogli della componente connessa dellidentit` a
di SO(3, 3).
Introduciamo su
2
(C
4
) uninvoluzione anti-C-lineare , denendola, sugli
elementi della base (4.4.2), mediante
e
1
e
2
= e
3
e
4
, e
1
e
3
= e
4
e
2
, e
1
e
4
= e
2
e
3
,
e
2
e
3
= e
1
e
4
, e
4
e
2
= e
1
e
3
, e
3
e
4
= e
1
e
2
.
Sugli elementi della base canonica la matrice associata alla forma Hermitiana
simmetrica
(4.4.9) ( ) = ( ), ,
2
(C
4
)
` e la matrice identit` a.
Lemma IV.4.8. Il gruppo delle trasformazioni C-lineari di
2
(C
4
) che preservano
sia la forma simmetrica ( ) che la forma Hermitiana simmetrica ( ) ` e
isomorfo al gruppo ortogonale O(6).
Dimostrazione. Infatti
V =
2
(C
4
) =
` e una forma reale
3
di
2
(C
4
). La restrizione a V di ( ) e di ( ) coincidono
e deniscono un prodotto scalare su V. Se ` e una trasformazione C-lineare di

2
(C
4
) che preserva sia ( ) che ( ), abbiamo
(() ()) = ( ) = ( ) = (() ()) = (() ()), ,
2
(C
4
).
Questo implica che = e quindi che (V) = V, e la restrizione di a V
denisce un elemento di O(6). Viceversa, una trasformazione ortogonale su V si
estende in modo unico ad una trasformazione C-lineare su
2
(C
4
), che preserva sia
( ) che ( ).
Proposizione IV.4.9. Per restrizione, la trasformazione in (4.4.5), denisce epi-
morsmi di gruppo
a U(4) det(a) = 1

O(6), (4.4.10)
SU(4)

SO(6), (4.4.11)
con nucleo I.
Dimostrazione.
`
E suciente vericare che, se a GL
4
(C) e (a) preserva sia
( ) che ( ) allora a U(4) e ha determinante 1. Il fatto che det(a) = 1
segue dalla (4.4.4). Osserviamo poi che il fatto che (a) commuti con loperatore
ci dice che la a trasforma due-piani ortogonali in due-piani ortogonali di C
4
.
3
Una forma reale V di uno spazio complesso W ` e un suo sottospazio vettoriale reale tale che
V iV = 0 e W = V iV.
IV.4. LA QUADRICA DI CP
5
ED ALCUNI OMOMORFISMI DI GRUPPI 77
Da questo ricaviamo che ` e una trasformazione C-lineare di C
4
che preserva lor-
togonalit` a ed ` e quindi conforme per il prodotto scalare Hermitiano di C
4
. Avendo
determinante 1 ` e allora unitaria.
Osservazione IV.4.10. SU(4) ed SO(6) sono variet` a dierenziabili analitiche reali
connesse e compatte di dimensione 15. Il gruppo SU(4) ` e semplicemente connesso
e la (4.4.11) il rivestimento universale, a due fogli, di SO(6).
Fissiamo ora una forma alternata non degenere
2
([C
4
]

). Possiamo ad
esempio scegliere la forma a coecienti reali
(4.4.12) = dx
1
dx
3
+ dx
2
dx
4
,
dove abbiamo indicato con dx
1
, dx
2
, dx
3
, dx
4
la base duale della base canonica
e
1
, e
2
, e
3
, e
4
di C
4
.
Ricordiamo che il gruppo simplettico complesso Sp(2, C) si pu` o identicare al
gruppo delle trasformazioni C-lineari di C
4
che preservano la forma alternata :
Sp(2, C) = a GL
4
(C) (a(v
1
), a(v
2
)) = (v
1
, v
2
), v
1
, v
2
C
4
.
Possiamo considerare come una forma lineare sullo spazio
2
(C
4
). In parti-
colare,
(4.4.13) W =
2
(C
4
) () = 0
` e un sottospazio vettoriale complesso, di dimensione cinque, di
2
(C
4
), e
(4.4.14) e
1
e
2
, e
1
e
4
, e
2
e
3
, e
3
e
4
, e
1
e
3
e
2
e
4
` e una base di W. La restrizione della forma ( ) a W ha in questa base la matrice
_

_
0 0 0 1 0
0 0 1 0 0
0 1 0 0 0
1 0 0 0 0
0 0 0 0 2
_

_
ed ` e quindi non degenere. Osserviamo ancora che W ` e lortogonale, rispetto alla
forma ( ), di e
1
e
3
+ e
2
e
4
.
Il gruppo delle trasformazioni C-lineari di W che preservano la forma ( ) ` e
quindi il gruppo ortogonale complesso O(5, C). Ogni trasformazione SO(5, C)
si estende in modo unico ad una trasformazione SO(6, C), che coincide con
su W e lascia sso lelemento e
1
e
3
+ e
2
e
4
. Daltra parte ` e chiaro che una
a GL
4
(C) denisce una (a) che lascia sso e
1
e
3
+ e
2
e
4
se e soltanto se
appartiene al sottogruppo Sp(2, C). Otteniamo perci ` o
Lemma IV.4.11. Lapplicazione
(4.4.15) Sp(2, C) a (a)
W
SO(5, C)
` e un epimorsmo con nucleo I.
Osservazione IV.4.12. Sp(2, C) e SO(5, C) sono variet` a analitiche connesse di di-
mensione reale 20; Sp(2, C) ` e semplicemente connesso e la (IV.4.11) ` e un rivesti-
mento universale, dierenziabile e a due fogli, di SO(5, C).
78 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
La restrizione della forma bilineare simmetrica ( ) al sottospazio reale
W
R
= W
2
(R
4
) =
2
(R
4
) () = 0
` e non degenere ed ha segnatura (3, 2). Poich e il gruppo delle trasformazioni che
preservano una forma bilineare simmetrica di segnatura (3, 2) ` e il gruppo ortogo-
nale O(2, 3) di segnatura (2, 3), otteniamo
Proposizione IV.4.13. La restrizione dellapplicazione in (4.4.5) denisce un
omomorsmo di gruppi
(4.4.16) Sp(2, R) a (a)
W
R
SO(2, 3),
surgettivo sulla componente connessa dellidentit` a di SO(2, 3), con nucleo I.
Osservazione IV.4.14. Sp(2, R) e SO(2, 3) sono variet` a analitiche di dimensione
reale 10. Sp(2, R) ` e connesso e semplicemente connesso, SO(2, 3) consiste di due
componenti connesse e la (4.4.16) il rivestimento universale, dierenziabile e a due
fogli, della sua componente connessa dellidentit` a.
Linvoluzione anti-C-lineare lascia invariante il sottospazio W e trasforma
lelemento e
1
e
3
+ e
2
e
4
nel suo opposto. In particolare, gli elementi di W che
sono lasciati ssi da formano un sottospazio vettoriale reale L
R
di dimensione
cinque su cui la ( ) denisce un prodotto scalare Euclideo. Otteniamo perci ` o:
Proposizione IV.4.15. La restrizione dellapplicazione in (4.4.5) denisce un
epimorsmo di gruppi
(4.4.17) Sp(2) a (a)
L
R
SO(5),
con nucleo I.
Osservazione IV.4.16. Sp(2) e SO(5) sono variet` a analitiche connesse e com-
patte di dimensione reale 10. Sp(2) ` e semplicemente connessa e la (4.4.17) ` e il
rivestimento universale, dierenziabile e a due fogli, di SO(5).
IV.5. Variet` a di Stiefel reali
Denizione IV.5.1. La variet ` a di Stiefel reale V
n,m
(R) ` e linsieme degli m-riferimenti
ortogonali di R
n
. I suoi punti sono cio` e le m-uple v = (v
1
, . . . , v
m
) di vettori
ortonormali di R
n
.
Identicandov = (v
1
, . . . , v
m
) alla matrice nm con colonne v
1
, . . . , v
m
ottenia-
mo unimmersione naturale di V
n,m
(R) nello spazio Euclideo R
nm
. Consideriamo
su V
n,m
(R) la topologia di sottospazio.
La variet` a di Stiefel V
n,1
(R) ` e la sfera (n 1)-dimensionale S
n1
R
n
; ` e
poi V
n,n1
(R) = SO(n), V
n,n
(R) = O(n). Le variet` a di Stiefel reali generaliz-
zano quindi, allo stesso tempo, le sfere, i gruppi ortogonali ed i gruppi speciali
ortogonali.
Teorema IV.5.2. La variet` a di Stiefel V
n,m
(R) ` e una variet ` a analitica compatta di
dimensione
m(2nm1)
2
.
IV.5. VARIET
`
A DI STIEFEL REALI 79
Dimostrazione. Abbiamo gi` a considerato i casi m = 1, m = n 1, m = n.
Supporremo quindi nella discussione che segue che 1 < m n 2.
Poich e
V
n,m
(R) = A M(n m, R) A

A = I
m
,
ed abbiamo linclusione naturale
V
n,m
(R) S
n1
S
n1
.,,.
m volte
R
nm
,
il sottospazio V
n,m
(R) di R
nm
` e compatto perch e chiuso e limitato.
Descriviamo ora un atlante di carte locali di V
n,m
(R).
Deniamo in primo luogo una carta locale con centro in e = (e
1
, . . . , e
m
), dove
abbiamo indicato con e
1
, . . . , e
n
la base canonica di R
n
. Sia U
e
laperto formato
dalle matrici v = (v
1
, . . . , v
m
) V
n,m
(R) tali che
(4.5.1) det
_

_
v
1
1
v
1
j
.
.
.
.
.
.
.
.
.
v
j
1
v
j
j
_

_
> 0, per 1 j m.
Vogliamo dimostrare che lapplicazione x
e
: U
e
B
n1
B
nj
B
nm
denita da
x
e
(v) = (v
2
1
, . . . , v
n
1
; . . . ; v
j+1
j
, . . . , v
n
j
; . . . ; v
m+1
m
, . . . , v
n
m
).
` e un omeomorsmo. La x
e
` e senzaltro ben denita, continua ed aperta. Sar` a
quindi suciente dimostrare che la x
e
` e bigettiva. A questo scopo dimostriamo per
ricorrenza su k = 1, . . . , m che
(P
k
)
_

_
(w
1
, . . . , w
k
) B
n1
B
nk
, !(u
1
, . . . , u
k
)

B
1


B
k
tali che
_
u
1
u
2
u
k
w
1
w
2
w
k
_
V
n,k
e det
_

_
v
1
1
v
1
j
.
.
.
.
.
.
.
.
.
v
j
i
v
j
j
_

_
> 0 per 1 j k.
Per k = 1 abbiamo
v
1
1
=
_
1

n
i=2
v
i
1

2
.
Supponiamo ora k 1 e che valga la (P
k
). Abbiamo quindi gi` a ottenuto i vettori
v
1
, . . . , v
k
e la condizione che la diseguaglianza in (4.5.1) valga per j = k, ci di-
ce che v
1
, . . ., v
k
, e
k+1
, . . ., e
n
` e una base di R
n
. Utilizzando il procedimento di
ortogonalizzazione di Grahm-Schmidt possiamo ottenere in modo unico una base
ortonormale a = (a
1
, . . . , a
m
) ponendo
_

_
a
i
= v
i
se 1 i k,
a
i
=
i
_
e
i

_
i1
j=1
a
i
j
a
j
_
con
i
> 0, se k < i n.
Qui a
i
j
= (e
i
a
j
) sono le componenti i-esime del vettore a
j
. I vettori a
i
con i > k
sono denti per ricorrenza, in quanto la denizione di ciascuno di essi utilizza i
80 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
vettori precedenti, e i loro coecienti dipendono analiticamente dai coecienti v
j
h
per 1 h k e h < j n.
Osserviamo ora che
a
1
(v
1
, . . . , v
k+1
) =
_

_
1 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 1 0

k+1
1

k+1
k

k+1
k+1
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

n
1

n
k

n
k+1
_

_
I coecienti
j
h
di questa matrice, ad eccezione del coeciente
k+1
k+1
, sono funzioni
algebriche dei v
j
h
per 1 h k + 1 ed h < k n. Se vogliamo che la matrice v
soddis la diseguaglianza in (4.5.1) per j = k + 1 occorre scegliere

k+1
k+1
=
_
1

n
j=k+2
w
j
k+1

2
.
Otteniamo allora i coecienti di v
k+1
moltiplicando a
1
(v
1
, . . . , v
k
, v
k+1
) a sinistra
per a. Questo dimostra (P
k+1
) e quindi per ricorrenza la (P
k
) vale per tutti gli interi
k con 1 k m.
Otteniamo un atlante analitico reale A = (U
a
, x
a
) a O(n) su V
m,n
(R)
ponendo U
a
= a U
e
ed x
a
(v) = x
e
(a
1
v) per v = (v
1
, . . . , v
m
) U
a
.
In particolare
dim
R
V
n,m
(R) =
m

h=1
(n h) = nm
m(m + 1)
2
.

Il gruppo speciale ortogonale SO(n) opera transitivamente sulle variet` a di Stie-


fel V
n,m
(R) per ogni 1 m n 1. Lo stabilizzatore di un punto ` e isomorfo al
gruppo SO(n m). Quindi:
Proposizione IV.5.3. Sia 1 m < n. La variet ` a di Stiefel V
n,m
(R) ` e connessa
per archi ed ` e omeomorfa allo spazio omogeneo SO(n)/SO(n m). Abbiamo la
successione esatta di omotopia
4
(4.5.2)

h
(SO(n m))
h
(SO(n))
h
(V
n,m
(R))

h1
(SO(n m))

1
(SO(n m))
1
(SO(n))
1
(V
n,m
(R))
0.
Siano k, m, n interi con 1 k < m < n. Lapplicazione
(4.5.3) V
n,m
(R) (v
1
, . . . , v
m
) (v
1
, . . . , v
k
) V
n,k
(R)
4
Per semplicit` a in questa, e nelle altre successioni esatte in questo paragrafo ometteremo di
indicare il punto base.
IV.5. VARIET
`
A DI STIEFEL REALI 81
` e una brazione localmente banale con bra tipica V
nk,mk
(R). Otteniamo quindi
una successione esatta in omotopia
(4.5.4)

h+1
(V
n,k
(R))

h
(V
nk,mk
(R))
h
(V
n,m
(R))
h
(V
n,k
(R))

h1
(V
n,k
(R))
Otteniamo perci ` o la
Proposizione IV.5.4. Se 1 m < n, la variet` a di Stiefel reale V
n,m
(R), ` e (nm1)-
connessa e
(4.5.5)
nm
(V
n,m
(R)) =
_

_
Z se n m ` e pari, o m = 1,
Z
2
se n m ` e dispari ed m 2.
Dimostrazione. Ragioniamo per ricorrenza su m 1. Poich e, come abbiamo
osservato in precedenza, V
n,1
(R) = S
n1
, la tesi ` e vera se m = 1. Supponiamo
allora che m > 1 e che la tesi sia vera per le variet` a di Stiefel reali V
n,k
(R) con
1 k < m. Consideriamo la successione esatta (4.5.4) con k = m1. Se h < nm,
allora
h
(V
nm+1,1
(R)) =
h
(S
nm
) = 0, e
h
(V
n,m1
(R)) = 0 per lipotesi induttiva.
Quindi anche
h
(V
n,m
(R)) = 0.
Dimostriamo ora la (4.5.5). Sappiamo che essa vale per m = 1.
Esaminiamo a parte il caso m = 2. Per m = 2, k = 1 ed h = n 2, la (4.5.4) d` a:
(4.5.6)
Z =
n1
(S
n1
)

Z =
n2
(S
n2
)
n2
(V
n,2
) 0.
Per calcolare lapplicazione

in (4.5.6), consideriamo il diagramma commutativo


di brazioni
SO(n 1) SO(n) S
n1

_
_
_
_
_
V
n1,1
(R) V
n,2
(R) S
n1
.
Otteniamo allora un diagramma commutativo
(4.5.7)

n1
(S
n1
)


n2
(SO(n 1))
n2
(SO(n))
_
_
_
_

_
p

n1
(S
n1
)


n2
(V
n1,1
(R))
n2
(V
n,2
(R)).
Prima di procedere nella dimostrazione della proposizione, premettiamo alcuni
risultati relativi al gruppo ortogonale.
Lemma IV.5.5. Consideriamo lapplicazione : S
n
S
n
S
n
denita da
(4.5.8) S
n
S
n
(x, y) (x, y) = y 2(xy)x S
n
.
Per ogni x S
n
, la S
n
y F(x, y) S
n
ha grado (1).
Per ogni y S
n
, la S
n
x F(x, y) S
n
ha grado 1 (1)
n
, cio` e 2 se n ` e
dispari e 0 se n ` e pari.
82 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
Dimostrazione. Sia e
0
, e
1
, . . . , e
n
la base canonica di R
n+1
.
Fissato x = e
1
, la y F(e
1
, y) ` e la sospensione della
S
1
(x
0
, x
1
) (x
0
, x
1
) S
1
,
che possiamo anche scrivere, mediante linclusione S
1
C, come
S
1
z z = z
1
S
1
.
Quindi la y F(e
1
, y) ha grado (1) e perci ` o tutte le y f
x
(y) = F(x, y) hanno
grado (1).
Per dimostrare che le x
y
(x) = F(x, y) hanno grado 1 (1)
n
, poich e S
n
` e
connesso per archi, possiamo limitarci a considerare il caso speciale in cui y = e
n
.
Scriviamo per semplicit` a =
e
n
. Consideriamo quindi lapplicazione
S
n
x = (x
n
, . . . , x
n
) (x) = (2x
n
x
0
, . . . , 2x
n
x
n1
, 2x
2
n
1) = (2x
n
) x e
n
S
n
.
Abbiamo (x) = (x). Quindi, se a : S
n
x x S
n
` e lapplicazione
antipodale, = a. Quindi, poich e il grado della mappa antipodale ` e (1)
n+1
,
da
deg() = deg( a) = deg() (1)
n+1
otteniamo che deg() = 0 se n ` e pari.
Consideriamo ora il caso in cui n sia dispari. Osserviamo che (S
n1
) = e
0
.
Possiamo quindi denire due applicazioni

+
(x)
_

_
(x) se x S
n
+
,
e
0
se x S
n

,
,

(x)
_

_
e
0
se x S
n
+
,
(x) se x S
n

.
Lelemento denito da in
n
(S
n
, e
0
) ` e la somma delle classi di omotopia di
+
e

. Poich e

=
+
a, abbiamo deg(

) = deg(
+
), perch e la mappa antipodale
ha grado 1. Quindi deg() = 2 deg deg(
+
). Osserviamo ora che
+
(x) x per
ogni x S
n
. Quindi
S
n
I (x, t)
+
(x, t) =
(1 t)
+
(x) + t x
(1 t)
+
(x) + t x
S
n
` e unomotopia di
+
con lidentit` a. Ci` o dimostra che
+
ha grado 1, e quindi ha
grado 2.
La matrice della simmetria
x
rispetto al vettore x = (x
0
, . . . , x
n
) S
n
` e la

x
=
_

_
1 2x
2
0
2x
0
x
1
. . . 2x
0
x
n
2x
0
x
1
1 2x
2
1
. . . 2x
1
x
n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
2x
0
x
n
2x
1
x
n
. . . 1 2x
2
n
_

_
.
Il determinante di
x
` e (1). Deniamo
n
: S
n
SO(n + 1) mediante

n
: S
n1
x
x

e
0
.
IV.6. VARIET
`
A DI GRASSMANN 83
La restrizione di
n
alla semisfera superiore S
n+1
+
= S
n
x
n
0 trasforma la
coppia (S
n
+
, S
n1
) nella coppia (SO(n + 1), (SO(n)). Consideriamo lapplicazione
p : SO(n + 1) g g(e
n
) S
n
. Abbiamo
p((x)) = (x)(e
n
) =
x

e
0
(e
n
)
=
x
(e
0
) =
+
(x) x S
n
+
.
Possiamo quindi considerare lestensione di p che si ottiene mandando tutta la
semisfera S
n

nel punto e
n
. Lapplicazione che si ottiene ` e la a
+
, ed ha quindi,
poich e
+
ha grado 1, grado uguale a (1)
n+1
. Osserviamo inne che la restrizione
di
n
allequatore ` e la
n1
.
Questa applicazione ci permette di descrivere, nella successione esatta
Z =
n
(S
n
)


n1
(SO(n))


n1
(SO(n + 1)) 0
il nucleo della

. Abbiamo infatti
Proposizione IV.5.6. Il nucleo di

` e il sottogruppo ciclico generato da =

(id
S
n ). Lapplicazione
n1
: S
n1
SO(n) rappresenta lelemento (1)
n+1
.
Utilizziamo ora il diagramma commutativo (4.5.7). Poich e limmagine p

della classe di id
S
n1 ` e 0 o 2[id
S
n2 ] a seconda che n sia dispari o pari, otteniamo la
(4.5.5).
IV.6. Variet` a di Grassmann
Indichiamo con G
n,m
(R) linsieme dei sottospazi vettoriali di dimensione m
di R
n
. Sia M(n m, R) = R
nm
lo spazio vettoriale delle matrici reali n m, ed
indichiamo con M(n m, m, R) laperto delle matrici di rango m di M(n m, R).
Abbiamo una bigezione di G
n,m
(R) sul quoziente
M(n m, m, R)/ , ove X Y a GL(m, R) tale che X = Ya.
Questo ci permette di defnire la topologia di G
n,m
(R).
Proposizione IV.6.1. Il quoziente G
n,m
(R) ` e uno spazio topologico di Hausdor,
connesso e compatto.
Dimostrazione. Per vericare che G
n,m
(R) ` e connesso e compatto, basta os-
servare che ` e uno spazio omogeneo per lazione transitiva del gruppo speciale or-
togonale SO(n). Lo stabilizzatore di un punto ` e isomorfo al sottogruppo chiuso
S(O(m) O(n m)) e quindi G
n,m
(R) ` e di Hausfor.
Lemma IV.6.2. Sia B = GL(n, R) linsieme delle basi di R
n
.
Se = (
1
, . . . ,
n
) B, indichiamo con

: R
n
R
m
la proiezione che
associa a v =
_
n
i=1
v
i

i
lelemento (v
1
, . . . , v
m
) R
m
.
Linsieme
U

= p G
n,m
(R)

(p) = R
m

` e aperto in G
n,m
(R) e lapplicazione

: M(m (nm), R) U

84 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI


che associa alla matrice (x
i, j
)
1im,
m<jn
lm-piano
_

1
+

n
j=m+1
x
1, j

j
, . . . ,
m
+

n
j=m+1
x
m, j

j
_
` e un omeomorsmo di M(m (nm), R) = R
m(nm)
su U

.
Abbiamo perci ` o
Proposizione IV.6.3. Il quoziente G
n,m
(R) ` e una variet` a topologica connessa e
compatta di dimensione m(nm).
Proposizione IV.6.4. Se B, indichiamo con x

: U

M(m (nm), R)
linversa di

. La famiglia A = U

, x

B
` e un atlante analitico di G
n,m
(R), in
cui le funzioni di transizione sono razionali.
Denizione IV.6.5. G
n,m
(R), con la struttura di variet` a analitica reale denita dal-
latlante U

, x

, si dice la variet` a di Grassmann degli m-piani di R


n
.
Osserviamo che G
n,1
= RP
n1
e quindi le variet` a di Grassmann reali costitui-
scono una classe di variet` a che comprende gli spazi proiettivi reali.
Osservazione IV.6.6. Otteniamo un atlante di G
n,m
(R) facendo variare tra gli
elementi della forma (e
i
1
, . . . , e
i
n
) con 1 i
1
< i
m
n, 1 i
m+1
< < i
n
n,
ottenendo cos` un atlante di cardinalit` a nita
_
n
m
_
.
Proposizione IV.6.7. Fissato un prodotto scalare su R
n
, lapplicazione
(4.6.1) G
n,m
(R) p p

G
n,nm
(R)
che associa ad ogni m-piano p l(nm)-piano ad esso ortogonale ` e un dieomor-
smo.
5
Nello studio dellomotopia delle variet` a di Grassmann potremo quindi suppor-
re nel seguito che n 2m.
Consideriamo lapplicazione naturale
(4.6.2) V
n,m
(R) G
n,m
(R)
che associa ad un sistema v V
n,m
(R) di m vettori ortonormali il sottospazio p
G
n,m
(R) da essi generato. La (4.6.2) ` e una brazione localmente banale con bra
omeomorfa al gruppo O(m). Abbiamo quindi la successione esatta:
(4.6.3)

h+1
(G
n,m
(R))

h
(O(m))
h
(V
n,m
(R))
h
(G
n,m
(R))

h1
(O(m))
Lemma IV.6.8. Per ogni intero non negativo h ed ogni coppia dinteri positivi
m, k, con m k, le applicazioni

:
h
(O(m))
h
(V
k+m,m
(R)) hanno immagine
nulla.
5
Per m = 1, lapplicazione ` e una polarit` a proiettiva rispetto ad una quadrica senza punti reali.
IV.7. VARIET
`
A DI STIEFEL E DI GRASSMANN COMPLESSE 85
Dimostrazione. Rappresentiamo V
k+m,m
(R) come lo spazio delle matrici reali
M di tipo (k+m)m tali che
t
M M = I
m
. Allora linclusione : O(m) V
k+m,m
(R)
identica O(m) al sottospazio delle matrici
M
g
=
_
g
0
_
con g O(m).
Lomotopia F : O(m) I V
n,m
(R) denita da
F(g, t) =
_

_
g cos
2
(t/2) + I
m
sin
2
(t/2)
(g I
m
) sin(t/2) cos(t/2)
0
n2m,m
_

_
denisce una retrazione di deformazione di O(m) sul punto base di V
n,m
(R). Da
questo segue la tesi.
In particolare, dalla successione esatta di Serre otteniamo le successioni esatte
corte:
(4.6.4) 0
h
(V
n,m
(R))
h
(G
n,m
(R))
h1
(O(m)) 0.
Abbiamo perci ` o, tenuto conto dellomeomorsmo (4.6.1),
Teorema IV.6.9. Siano 1 m < n e = minm, nm. Per ogni h 1 abbiamo
(4.6.5)
h
(G
n,m
(R)) =
h
(V
n,
(R))
h1
(O()).
In particolare, poich e V
n,m
(R) ` e semplicemente connesso per nm > 1, otte-
niamo che
(4.6.6)
1
(G
n,m
(R)) = Z
2
n 3 e 1 m < n
ed inoltre
(4.6.7)
h
(G
n,m
(R)) =
_

h1
(SO()) se 2 h < n ,
Z
n1
(SO()) se h = n ` e pari o = 1,
Z
2

n1
(SO()) se h = n ` e dispari e 3.
Se n

> n, abbiamo uninclusione naturale


(4.6.8) G
n,m
(R) G
n

,m
(R).
Proposizione IV.6.10. Lapplicazione
h
(G
n,m
(R))
h
(G
n

,m
(R)) indotta dalla
(4.6.8) ` e un isomorsmo per ogni h < minm, nm ed ogni n

> n.
Dimostrazione. Infatti, se h < nm, e consideriamo la partizione cellulare di
G
n

,m
(R) data dalle celle di Schubert, lo scheletro h + 1-dimensionale di G
n

,m
(R) ` e
contenuto in G
n,m
(R).
IV.7. Variet` a di Stiefel e di Grassmann complesse
In modo analogo deniamo le variet` a di Stiefel e di Grassmann complesse.
Denizione IV.7.1. La variet` a di Stielfel complessa V
n,m
(C) ` e costituita dalle m-
uple di vettori ortonormali di C
n
.
86 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
Possiamo identicare V
n,m
(C) alliniseme delle matrici complesse Z, di tipo n
m, che soddisfano Z

Z = I
m
. Osserviamo che V
n,1
(C) = S
2n1
C
n
, che V
n,n
(C) =
U(n) e che V
n1
(C) = SU(n). Le variet` a di Stiefel complesse generalizzano quindi
le sfere di dimensione dispari e i gruppi unitari.
Abbiamo:
Proposizione IV.7.2. Per ogni 0 m < n, la variet ` a di Stiefel V
n,m
(C) ` e una
variet ` a analitica di Hausdor, di dimensione reale m(2nm), compatta e connessa
per archi. Essa ` e omeomorfa allo spazio omogeneo SU(n)/SU(n m).
Dimostrazione. V
n,m
(C) ` e uno spazio topologico di Hausdor compatto per-
ch e ` e un sottoinsieme chiuso e limitato di C
nm
. Possiamo denire la sua struttura
dierenziale descrivendo una carta locale con centro in un punto v = (v
1
, . . . , v
m
).
Completiamo v
1
, . . . , v
m
ad una base ortonormale (v
1
, . . . , v
n
) di C
n
. Assegnamo
numeri complessi z
h, j
per 1 j < h n e numeri reali y
j
per j = 1, . . . , m, tali
che y
2
j
+
_
n
h=j+1
z
h, j

2
< 1 per ogni j = 1, . . . , m. Risulteranno allora univocamen-
te determinati numeri complessi z
h, j
, per 1 h j m tali che Im(z
j, j
) = y
j
,
Re(z
j, j
) > 0 e detta Z la matrice Z = (z
h, j
)
1hn
1jm
, sia Z

Z = I
m
. I numeri reali y
j
e
le parti reali e immaginarie degli z
h, j
con 1 j < h n sono le coordinate di una
carta locale con centro in v. La dimensione della variet` a ` e quindi

m
j=1
[2(n j) + 1] = m(2n + 1) m(m + 1) = 2nm m
2
= m(2n m).
Chiaramente il gruppo speciale unitario SU(n) opera transitivamente su V
n,m
(C),
con isotropia SU(n m). Quindi V
n,m
(C) ` e omeomorfo al quoziente SU(n)/
SU(nm)
e perci ` o compatto e connesso per archi.
Proposizione IV.7.3. La variet` a di Stiefel complessa V
n,m
(C) ` e (2n2m)-connessa
e
2n2m+1
(V
n,m
(C)) = Z.
Dimostrazione. Fissato un intero k con 1 k < m, lapplicazione
(4.7.1) V
n,m
(C) (v
1
, . . . , v
m
) (v
1
, . . . , v
k
) V
n,k
(C).
` e una brazione localmente banale con bra tipica V
nk,mk
(C). Otteniamo quindi
una successione esatta
(4.7.2)

h+1
(V
n,k
(C))

h
(V
nk,mk
(C))
h
(V
n,m
(C))
h
(V
n,k
(C))

h1
(V
nk,mk
(C))
Ragioniamo per ricorrenza su m 1. Per m = 1, V
n,1
(C) = S
2n1
, e sappiamo che
la sfera di dimensione (2n 1) ` e (2n 2)-connessa. Supponiamo ora che m > 1 e
che, per ogni r con 1 r < m la variet` a di Stiefel complessa V
n,r
(C) sia (2n 2r)-
connessa. Utilizziamo la successione esatta (4.7.2) con k = 1. Poich e per lipotesi
induttiva V
n1,m1
(C) ` e (2n 2m)-connesso e V
n,1
(C) = S
2n1
` e (2n 2)-connesso,
otteniamo che
h
(V
n,m
(C) ` e (2n 2)-connesso.
IV.7. VARIET
`
A DI STIEFEL E DI GRASSMANN COMPLESSE 87
Utilizziamo ancora la successione esatta (4.7.2) con k = (m1) ed h = 2n2m.
Poich e V
n,m1
(C) ` e (2n 2m + 2)-connessa, otteniamo lisomorsmo

2n2m+1
(V
n,m
(C)) =
2n2m+1
(V
nm+1,1
(C)) =
2n2m+1
(S
2n2m1
) = Z.

Lapplicazione
(4.7.3) V
n,m
(C) (v
1
, . . . , v
m
) (v
1
, . . . , v
m
) G
n,m
(C)
` e una brazione localmente banale con bra tipica U(m). Otteniamo quindi una
successione esatta domotopia
(4.7.4)

h+1
(G
n,m
(C))

h
(U(m))
h
(V
n,m
(C))
h
(G
n,m
(C))

h1
(U(m))
h1
(V
n,m
(C))
Con una dimostrazione analoga a quella del Lemma IV.6.8 otteniamo
Lemma IV.7.4. Se 1 m < 2m n, allora lapplicazione
h
(U(m))
h
(V
n,m
(C))
in (4.7.4) ha immagine nulla.
Questo di d` a, per ogni intero h 1 e per 1 m < 2m n, le successioni esatte
corte
(4.7.5) 0
h
(V
n,m
(C))
h
(G
n,m
(C))
h1
(U(m)) 0.
Otteniamo perci ` o il
Teorema IV.7.5. Sia = minm, n m. Allora, per ogni 1 m < n ed h 1
(4.7.6)
h
(G
n,m
(C)) =
h
(V
n,
(C))
h1
(U()).
Dimostrazione. Se 2m n, la tesi segue dalla (4.7.5). Per completare la
dimostrazione, ` e suciente utilizzare lomeomorsmo
(4.7.7) G
n,m
(C) p p

G
n,nm
(C),
dove p

` e l(nm)-piano ortogonale a p, rispetto ad un prodotto scalare Hermitiano


in C
n
.
Otteniamo in particolare
(4.7.8)
h
(G
n,m
(C)) =
_

h1
(U()) se 1 h 2n 2,
Z
2n2
(U()) se h = 2n 2,
e quindi
1
(G
n,m
(C)) = 0 e
2
(G
n,m
(C)) = Z per ogni 1 m < n.
88 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
IV.8. Matrici di rango assegnato
Il gruppo prodotto GL
m
(R) GL
n
(R) opera sullo spazio vettoriale R
mn
delle
matrici reali m n mediante dieomorsmi di classe C

:
(4.8.1) GL
m
(R) GL
n
(R) R
mn
(a, b, X) aXb
1
R
mn
.
Le orbite di questa azione sono i sottospazi
M(m n, k; R) = X R
mn
rank (X) = k, 0 k minm, n.
Proposizione IV.8.1. Per ogni k = 0, . . . , minm, n il sottospazio M(m n, k; R)
di R
mn
` e una sottovariet ` a di classe C

e dimensione k(n + m k).


Dimostrazione. Scriviamo le matrici di R
mn
come matrici a blocchi
X =
_

_
X
1
1
X
1
2
X
2
1
X
2
2
_

_
, con
_

_
X
1
1
R
kk
, X
2
1
R
(mk)k
,
X
1
2
R
k(nk)
, X
1
1
R
(mk)(nk)
.
Linsieme
U
I
m
,I
n
=
_
X M(m n, k; R)

det X
1
1
> 0
_
` e un intorno aperto di X
0
=
_
I
k
0
0 0
_
in M(m n, k; R). Deniamo una carta locale
in U
I
m
,I
n
mediante

I
m
I
n
: U
X
0
X (X
1
1
, X
1
2
, X
2
1
) GL
+
k
(R) R
k(nk)
R
(mk)k
,
ove abbiamo indicato con GL
+
k
(R) laperto delle matrici reali in R
kk
che hanno
determinante positivo.
Il fatto che questa sia una carta locale si pu` o vericare osservando che lappli-
cazione
(X
1
1
, x
1
2
, X
2
1
)
_

_
X
1
1
X
1
2
X
2
1
X
2
1
[X
1
1
]
1
X
1
2
_

_
` e linversa di
I
m
I
n
.
Se (a, b) GL
m
(R) GL
n
(R), la coppia che consiste dellaperto U
a,b
=
aU
I
m
,I
n
b e dellomeomorsmo
a,b
(X) =
I
m
,I
n
(a
1
Xb
1
) ` e una carta locale in
M(m n, k; R), e A = (U
a,b
,
a,b
) (a, b) GL
m
(R) GL
n
(R) ` e un atlante
di classe C

di M(m n, k; R). Poich e GL


+
k
(R) ` e un aperto di R
kk
, la dimensione
di M(m n, k; R) ` e k
2
+ k(n k) + (m k)k = k(m + n k).
IV.9. Variet` a dei sottospazi Lagrangiani
Sia V uno spazio vettoriale reale di dimensione pari 2n ed
2
V

una forma
bilineare alternata non degenere su V.
Denizione IV.9.1. Un sottospazio W di V ` e isotrpo se (w
1
, w
2
) = 0 per ogni
w
1
, w
2
W.
Un sottospazio isotropo massimale, cio` e di dimensione n, si dice Lagrangiano.
IV.9. VARIET
`
A DEI SOTTOSPAZI LAGRANGIANI 89
Sia W
0
un sottospazio Lagrangiano di V. Una base e
1
, . . . , e
n
di W
0
si completa
ad una base e
1
, . . . , e
2n
di V con
(4.9.1) (e
i
, e
j
) =
_

_
1 se j i = n,
1 se i j = n,
0 se i j n.
Un sottospazio Lagrangiano W trasversale al sottospazio Lagrangiano (e
n+1
, . . . , e
n
)
ammette una base
1
, . . . ,
n
con

j
= e
j
+

2n
i=n+1
x
i j
e
i
, 1 j n.
Nella base e
1
, . . . , e
2n
la matrice associata ad ` e
(4.9.2)
_
0 I
I 0
_
.
La condizione che W sia Lagrangiana si esprime, in termini della matrice
_
I
X
_
che
esprime i vettori (
1
, . . . ,
n
) nella base e
1
, . . . , e
2n
, mediante
(I, X

)
_
0 I
I 0
_ _
I
X
_
= X X

= 0.
Quindi X ` e una matrice simmetrica n n.
Indichiamo con S
n
lo spazio vettoriale reale di dimensione
n(n+1)
2
delle matrici
simmetriche reali n n. Le inverse delle applicazioni
S
n
X = (x
i, j
)
1i, jn

_
(e
j
+
_
2n
i=n+1
x
i j
e
n+i
, 1 j n) W M W (e
n+1
, . . . , e
2n
),
al variare di e
1
, . . . , e
2n
nellinsieme delle basi di V in cui la matrice associata ad
abbia la forma (4.9.2), deniscono un atlante analitico e quindi una struttura di
variet` a analitica di dimensione
n(n+1)
2
su M.
Se g ` e un prodotto scalare su V, risulta denita unapplicazione lineare J
GL
R
(V) tale che
(4.9.3) (v, w) = g(Jv, w), v, w V.
Un prodotto scalare g su V ` e compatibile con se J ` e unanti-involuzione di V, se
cio` e J
2
= I.
Ad esempio, se e
1
, . . . , e
2n
` e una base di V per cui valga la (4.9.1), il prodotto
scalare denito da
(4.9.4) g(e
i
, e
j
) =
i, j
=
_

_
1 se i = j,
0 se i j,
` e compatibile con .
90 IV. STRUTTURE DIFFERENZIALI SU ALCUNI GRUPPI E SPAZI OMOGENEI
In questo caso la J denisce su V la struttura di uno spazio vettoriale complesso
di dimensione n e la
(4.9.5) (vw) = g(v, w) + i(v, w)
denisce un prodotto scalare Hermitiano. Abbiamo:
Sp(n, R) = a GL
n
(R) (a(v), a(w)) = (v, w), v, w V,
Sp(n, R) O(2n) = a Sp(n, R) g(a(v), a(w)) = g(v, w), v, w V = U(n).
Il gruppo U(n) opera transitivamente su M. In particolare M ` e connesso e compatto.
Lo stabilizzatore di un sottospazio Lagrangiano ` e il gruppo ortogonale O(n) ed
abbiamo quindi una brazione naturale
(4.9.6) : U(n) M = U(n)/O(n) con bra O(n).
Otteniamo la successione esatta di omotopia

h
(O(n))
h
(U(n))
h
(M)

h1
(O(n))
da cui si possono calcolare i gruppi di omotopia di M a partire da quelli dei gruppi
unitari e del gruppo ortogonale. In particolare, per quanto riguarda il gruppo fon-
damentale, dal momento che U(n) ed M sono connessi, ed O(n) ha due componenti
connesse, abbiamo una successione esatta

1
(O(n))
1
(U(n))
1
(M) Z
2
0,
= Z
2
= Z
da cui ricaviamo che
1
(M) = Z.
CAPITOLO V
Il lemma di Morse-Sard
Il Lemma di Morse-Sard descrive alcune importanti propriet` a delle applicazio-
ni dierenziabili. Esso ha conseguenze importanti sia nella geometria che nella
topologia dierenziale. Ad esempio, utilizzando il Lemma di Sard, dimostreremo
nel Capitolo VI il teorema dimmersione di Whitney
1
, che ci dice che ogni va-
riet` a dierenziabile paracompatta di classe C

e di dimensione m ` e dieomorfa
ad una sottovariet` a propria di R
2m+1
. Tra i diversi argomenti di cui il Lemma di
Sard costituisce unindispensabile premessa, citiamo la trasversalit` a, la teoria delle
singolarit` a, la teoria di Morse.
Il Lemma fu dimostrato da Anthony P. Morse
2
nel 1939 per funzioni a valori
scalari e generalizzato da Arthur Sard
3
, nel 1942, al caso di funzioni a valori in
una variet` a dierenziabile di classe C

. In letteratura il risultato ` e citato come


Teorema di Sard, o Lemma di Sard, o Teorema di Morse-Sard.
V.1. Il caso degli spazi Euclidei
V.1.1. Applicazioni dierenziabili R
m
R
n
con m < n.
Lemma V.1.1. Siano m, n, due interi positivi con m < n ed f : A R
n
unappli-
cazione dierenziabile di classe C
1
, denita su un aperto A di R
m
. Allora f (A) ` e
di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla.
Dimostrazione. Per ogni intero positivo N ed ogni Z
m
indichiamo con
Q(, N) il cubo m-dimensionale di lato 1/N e centro nel punto /N:
Q(, N) = x R
m
Nx
i

i
1/2, per i = 1, . . . , m.
La famiglia:
_
Q(, N) Z
m
, N N \ 0
_
` e numerabile e le sue sottofamiglie formate dai cubi di lato 1/N sono ricoprimenti
chiusi localmente niti (quadrettature) di R
m
. Linsieme A ` e lunione numerabile
_

della famiglia Q

= Q(

, N

) A dei cubi Q(, N) in esso contenuti.


Allora
f (A) =
_
f (Q

)
` e una rappresentazione di f (A) come unione numerabile di insiemi compatti.
1
Hassler Whitney, Dierentiable manifolds, Ann. of Math. (2) 37 (1936), no. 3, 645680.
2
Anthony P. Morse, The behavior of a function on its critical set. Ann. of Math. (2) 40 (1939),
no. 1, 6270.
3
Arthur Sard, The measure of the critical values of dierentiable maps. Bull. Amer. Math.
Soc. 48, (1942). 883890.
91
92 V. IL LEMMA DI MORSE-SARD
Baster` a dimostrare che ogni f (Q

) ha parte interna vuota e misura di Lebesgue


nulla.
Fissiamo un indice . Le derivate parziali prime di f sono uniformemente
limitate su Q

. Per il teorema della media, la f ` e Lispchitziana su Q

. Abbiamo
cio` e, per una costante L

> 0,
f (x
1
) f (x
2
) L

x
1
x
2
, x
1
, x
2
Q

.
Quindi limmagine f (E) di un sottoinsieme E di Q

di diametro ha diametro
minore o uguale a L

ed ` e perci ` o contenuto in una palla n-dimensionale di raggio


L

e dunque in un cubo n-dimensionale di lato 2L

. Linsieme f (Q

) ` e compatto
e quindi misurabile secondo Lebesgue in R
n
.
Poich e Q

` e unione di N
m
cubi m-dimensionali di lato 1/(N N

) di R
m
, la
sua immagine f (Q

) ` e contenuta in ununione di N
m
cubi n-dimensionali di lato
2L

m/(N N

) di R
n
. Per la subadditivit` a della misura, otteniamo
(5.1.1) vol( f (Q

)) N
m
_
2L

m
N N

_
n
=
2
n
L
n

m
n/2
N
n

N
mn
, N N.
Facendo tendere N allinnito, otteniamo che f (Q

) ha misura di Lebesgue nulla.


Ne segue che f (A), essendo unione numerabile di sottoinsiemi misurabili di misura
nulla ` e misurabile ed ha misura di Lebesgue nulla in R
n
.
Per dimostrare che f (A) ` e un sottoinsieme della prima categoria di Baire, basta
vericare che ciascuno dei compatti f (Q

) ha parte interna vuota. Questo segue


dalla prima parte della dimostrazione, perch e un compatto di R
n
con parte interna
non vuota ha misura di Lebesgue positiva. La dimostrazione ` e completa.
V.1.2. Punti e valori regolari e critici. Ricordiamo le nozioni di punti e
valori regolari e critici per applicazioni dierenziabili negli spazi Euclidei.
Denizione V.1.2. Sia f : A R
n
unapplicazione dierenziabile, di classe C
k
,
con k 1, denita su un aperto A di R
m
.
Un punto x
0
A si dice regolare se f ` e una sommersione dierenziabile in x
0
,
se cio` e d f (x
0
) : R
m
R
n
` e surgettiva, critico se invece d f (x
0
) non ` e surgettiva,
cio` e se ha rango < n.
Limmagine f (x
0
) di un punto critico si dice valore critico di f .
Indichiamo con C( f ) e CV( f ) rispettivamente linsieme dei punti e dei valori
critici di f .
Gli elementi di f (A) \ CV( f ) si dicono valori regolari di f .
I punti critici di f sono cio` e tutti e soli i punti x A in cui f non ` e una sommer-
sione. Se y ` e un valore regolare di f , allora f
1
(y) ` e una sottovariet` a dierenziabile
propria, di dimensione m n, di A.
In particolare, se m < n ed f C
k
(A, R
n
), allora tutti i punti di A sono critici e
CV( f ) = f (A).
Possiamo riformulare il teorema delle funzioni implicite utilizzando la nozione
di punto critico :
Teorema V.1.3 (delle funzioni implicite). Sia f : A R
n
unapplicazione die-
renziabile di classe C
k
, con k 1, denita su un aperto A di R
m
. Se x
0
A ` e un
V.1. IL CASO DEGLI SPAZI EUCLIDEI 93
punto regolare, possiamo trovare un intorno aperto V di f (x
0
) in R
n
, un intorno
aperto W di 0 in R
mn
, un intorno U di x
0
in A ed un dieomorsmo di classe C
k
g : V W U
che non abbia punti critici in V W e soddis lidentit` a
f (g(y, z)) = y (y, z) V W.
In particolare, se m = n, la g ` e un dieomorsmo di classe C
k
di V su un
aperto g(V) di A. In questo caso la f denisce un sistema di coordinate di classe
C
k
in g(V).
Dal teorema delle funzioni implicite deduciamo immediatamente il seguente :
Lemma V.1.4. Sia A un aperto di R
n
ed f : A R
n
unapplicazione dieren-
ziabile di classe C
1
. Se y ` e un valore regolare di f , allora f
1
(y) ` e un sottospazio
discreto di A.
Dimostrazione. Dal teorema delle funzioni implicite segue che ogni punto x
di f
1
(y) ha un intorno aperto U tale che f
1
(y) U = x .
V.1.3. Il lemma di Morse-Sard.
Teorema V.1.5 (Lemma di Morse-Sard). Sia f : A R
n
unapplicazione die-
renziabile di classe C

, denita su un aperto A di R
m
. Allora CV( f ) ` e di prima
categoria ed ha misura di Lebesgue nulla.
Dimostrazione. Lenunciato del teorema ` e banalmente vero quando n = 0,
perch e in questo caso linsieme dei punti critici di f ` e vuoto. Possiamo quindi
supporre n > 0 ed il teorema vero per applicazioni di classe C

a valori in R
n1
.
Se m < n, tutti i punti di A sono critici e dunque CV( f ) = f (A). In questo caso, la
tesi ` e conseguenza del Lemma V.1.1.
Consideriamo quindi, nel resto della dimostrazione, il caso in cui m, n 1,
supponendo per ricorrenza che la tesi sia vera per applicazioni dierenziabili di
classe C

denite su aperti di R
k
con k < m.
Posto C = C( f ), per ogni intero positivo k sia C
k
il sottoinsieme di C in cui si
annullano tutte le derivate parziali di f di ordine positivo minore o uguale di k:
C
k
= x A D

f (x) = 0 per ogni N


m
con 0 < k,
e poniamo
C

=
_
k
C
k
.
Linsieme C ` e chiuso in A e, per ogni 0 < k , i C
k
sono sottoinsiemi chiusi di
C e quindi di A.
Dimostreremo separatamente che le immagini mediante f di C\C
1
, di C
k
\C
k+1
e di C

sono di prima categoria ed hanno misura di Lebesgue nulla in R


n
.
Poich e
CV( f ) = f (C \ C
1
)

_
k=1
f (C
k
\ C
k+1
) f (C

),
94 V. IL LEMMA DI MORSE-SARD
da ci` o seguir` a che CV( f ) ` e anchesso di prima categoria ed ha misura di Lebe-
sgue nulla, perch e unione numerabile dinsiemi di prima categoria con misura di
Lebesgue nulla.
Sia x
0
un punto di C \ C
1
. Mostriamo che esso ammette un intorno compatto
B in A tale che f (B C) abbia misura di Lebesgue nulla e sia quindi privo di punti
interni. Possiamo supporre, per semplicit` a, che siano
x
0
= 0, f (0) = 0,
f (0)
x
1
0.
Mediante un cambiamento di coordinate di classe C

in un intorno W di 0 in A,
possiamo ricondurci al caso in cui la restrizione di f a W si possa scrivere nella
forma
4
:
f (x) = f (x
1
, x
2
, . . . , x
m
) = (x
1
, f
2
(x), . . . , f
n
(x)) = (x
1
, g(x)),
con g C

(W, R
n1
). Lo Jacobiano di f si scrive in queste coordinate come
Jf =
f
(x
1
, . . . , x
m
)
=
_
f
x
1
, . . . ,
f
x
m
_
=
_

_
1 0
g
x
1
g
(x
2
, . . . , x
m
)
_

_
e quindi i punti critici di f in W sono un sottoinsieme dellinsieme dei punti critici
di g in W. Sia B un intorno compatto di 0 in W. Per lipotesi induttiva g(BCV(g))
` e un compatto di R
n1
con parte interna vuota e misura di Lebesgue nulla. Poich e
g(B C(g))
n1
( f (B C( f ))),
ove
n1
: R
n
(y
1
, . . . , y
n
) (y
2
, . . . , y
n
) R
n1
,
e la proiezione
n1
` e aperta, ne segue che anche il compatto f (BC( f )) ` e privo di
punti interni. Inoltre, f (B C( f )) ` e contenuto in [r, r] g(B C(g)) per qualche
r > 0. Quindi anche f (B C( f )) ha misura nulla per il teorema di Fubini.
Ripetendo questo ragionamento per i diversi punti di C \ C
1
, dimostriamo che
` e possibile ricoprire C \ C
1
con una famiglia numerabile di compatti B

tali che
f (C B

) sia privo di punti interni e di misura di Lebesgue nulla. Dunque


f (C \ C
1
) =
_

f (C B

)
` e di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla in R
n
.
Siano ora k 1 ed x
0
C
k
\ C
k+1
. Per semplicit` a, possiamo supporre che
x
0
= 0, f (x
0
) = 0. Indichiamo con una derivata parziale di f di ordine k, per
cui sia d(0) 0. A meno di restringerci ad un intorno aperto W di 0 R
m
, e di
cambiare le coordinate in W ed in R
n
, possiamo supporre che (x) = x
1
.
Allora C
k
W ` e contenuto in x
1
= 0 e quindi f (C
k
W) ` e contenuto
nellinsieme dei valori critici dellapplicazione
g(x
2
, ..., x
m
) = f (0, x
2
, ..., x
m
),
4
Se, ad esempio, risulta f
1
/x
1
0, risolvendo lequazione implicita x
1
= f
1
(t
1
, . . . , t
m
) in un
intorno di 0, troviamo una funzione t
1
= h(x
1
, t
2
, . . . , t
m
) ed allora x
1
= f
1
, x
2
= t
2
, . . . , x
m
= t
m
sono nuove coordinate in un intorno di 0 in cui la f ha la forma desiderata.
V.1. IL CASO DEGLI SPAZI EUCLIDEI 95
denita e di classe C

in un intorno W

di 0 in R
m1
. Linsieme f (C
k
W

) ` e allora
di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla per lipotesi induttiva su m.
Ricoprendo C
k
\C
k+1
con una famiglia numerabile di tali intorni W, dimostria-
mo che f (C
k
\ C
k+1
) ` e di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla, perch e
unione numerabile di insiemi di prima categoria con misura di Lebesgue nulla.
Ci resta da vericare che anche f (C

) ` e di prima categoria ed ha misura di


Lebesgue nulla in R
n
.
Fissiamo un cubo Q, di lato r > 0, contenuto in A e sia Q
i,N

1iN
m una sua
suddivisione in N
m
cubi di lato r/N. Per ogni N sia I
N
linsieme degli indici i per
cui Q
i,N
C

.
Fissiamo un intero positivo con n( +1) > m. Poich e tutte le derivate parziali
di f si annullano identicamente su C

, per ogni intero positivo possiamo trovare


5
un intorno aperto U

di Q C

in A tale che :
(5.1.2) f (x) dist(x, Q C

, x U

.
Poich e dist(Q C

, U

) = > 0,
Q
i,N
U

, N > r/, i I
N
,
e perci ` o otteniamo che
f (x) (r

m/N)

, se N > r/, ed x
_
iI
N
Q
i,N
.
Da questa diseguaglianza ricaviamo che
diam( f (Q
i,N
)) (r

m/N)
+1
se N > r/, i I
N
.
Quindi, se
n
` e il volume della palla unitaria di R
n
, abbiamo, per ogni N > r/,
vol( f (K C

iI
N
vol( f (Q
i,N
)) N
m

n
(r

m/N)
n(+1)
.
Poich e n( + 1) > m, il secondo membro di questa diseguaglianza tende a 0 per
N . Quindi vol( f (Q C

)) = 0 e perci ` o f (Q C

) ` e un chiuso con parte


interna vuota.
Poich e C

` e unione numerabile di compatti Q C

, con Q cubo chiuso in


A, linsieme f (C

) ` e di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla, perch e


unione numerabile di insiemi di prima categoria con misura di Lebesgue nulla. La
dimostrazione ` e completa.
Osservazione V.1.6. Dalla dimostrazione si pu` o osservare come it teorema riman-
ga valido sotto lipotesi pi` u debole che f sia di classe C
k
con kn > m.
5
Se C
k+1
((a, a), R) si annulla in 0 con tutte le sue derivate no allordine k, allora
(x) =
1
k!
_
x
0
(x t)
k

(k+1)
(t)dt, x (a, a).
In particolare, se
(k+1)
(x) L per x b < a, abbiamo
(x) Lx
k
, x (b, b).
Otteniamo la diseguaglianza (5.1.2) applicandola alla restrizione di ciascuna devata parziale prima
di f ai segmenti uscenti da un punto di C

.
96 V. IL LEMMA DI MORSE-SARD
V.2. Il teorema di Sard per variet` a dierenziabili
Siano M, N variet` a dierenziabili di classe C
k
, con k 1, di dimensioni m, n
rispettivamente, ed f C
k
(M, N) unapplicazione dierenziabile di classe C
k
.
Un punto p che sia critico per la rappresentazione di f in una qualsiasi coppia di
sistemi di coordinate locali in p ed in f (p), lo ` e anche per la sua rappresentazione
rispetto a qualsiasi altra scelta di sistemi di coordinate locali.
Possiamo quindi denire senza ambiguit` a linsieme C( f ) dei punti critici di f
in M e linsieme CV( f ) dei valori critici di f in N.
Denizione V.2.1. Diciamo che un punto p M ` e un punto critico (rispettivamente
punto regolare) di unapplicazione dierenziabile f : M N, di classe C
k
, con
k 1, se, rispetto a coordinate locali x in un intorno U di p in M ed y in un intorno
V di f (U) in N, il punto x(p) ` e critico (rispettivamente regolare) per la
y f x
1
: x(U) R
m
y(V) R
n
.
Linsieme dei valori regolari di f ` e il complementare in f (M) dellinsieme
CV( f ) dei valori critici.
Se q f (M) N ` e un valore regolare, allora f
1
(q) ` e una sottovariet ` a
propria di M, dierenziabile di classe C
k
, di dimensione m n.
Usando atlanti formati da un insieme al pi ` u numerabile di elementi otteniamo
immediatamente:
Lemma V.2.2. Sia f : M N unapplicazione dierenziabile di classe C
1
tra due variet` a dierenziabili di classe C
k
, con k 1, di dimensioni m ed n,
rispettivamente. Se m < n, allora f (M) ` e un sottoinsieme di N di prima categoria.
Teorema V.2.3 (Lemma di Sard). Siano M ed N variet ` a dierenziabili di classe
C
k
e di dimensione m, n rispettivamente, con k 1 e kn > m. Allora, per ogni ap-
plicazione f C
k
(M, N), linsieme CV( f ) dei valori critici ` e della prima categoria
di Baire in N.
Osservazione V.2.4. Possiamo introdurre sulla variet` a dierenziabile N una mi-
sura positiva n-dimensionale , con la condizione che il suo pull-back rispetto a
ciascuna carta locale sia un multiplo, rispetto ad una funzione di densit` a di classe
C

, della misura di Lebesgue in R


n
. Un modo per costruire la ` e il seguente.
Fissiamo un ricoprimento aperto localmente nito U
i

iI
di N mediante gli aperti
di un atlante (U
i
, x
i
)
iI
di N, di classe C

. Sia
i
una partizione dellunit` a su
N, con funzioni
i
0, subordinata al ricoprimento U
i

iI
. Deniamo la misura
mediante lintegrale delle funzioni continue a supporto compatto, ponendo :
_
N
g d =

iI
_
x
i
(U
i
)
g(x
1
i
)
i
(x
1
i
) d
n
, g C
0
c
(N, R) ,
ove
n
` e la misura di Lebesgue n-dimensionale in R
n
.
Vale allora il Lemma di Sard nella formulazione :
Teorema V.2.5. Se M, N sono variet ` a dierenziabili di classe C
k
e dimensione
m, n, rispettivamente, con k 1 e kn > m, allora linsieme CV( f ) dei valori critici
di una f C
k
(M, N) ` e -misurabile ed ha misura nulla.
CAPITOLO VI
Teoremi di approssimazione e dimmersione
In questo capitolo dimostreremo che ogni variet` a dierenziabile M di dimen-
sione m ` e dieomorfa ad una sottovariet` a propria di R
2m+1
. Questo risultato ` e stato
ottenuto da Whitney
1
nel 1936. Egli dimostr` o che ogni variet` a dierenziabile di
dimensione m e di classe C
k
, con 1 k , ` e C
k
-dieomorfa ad una sottovariet` a
analitica propria di R
2m+1
. Da questo risultato segue il fatto che ogni atlante di
classe C
k
ne contiene uno di classe C

. La tecnica della dimostrazione non forniva


per` o, per variet` a di classe C

, unimmersione di classe C

e Whitney formulava,
nel lavoro citato, la congettura che una variet` a M di dimensione m e classe C

fos-
se anche C

-dieomorfa ad una sotto variet` a analitica propria di R


2m+1
. Bochner
2
nel caso delle variet` a compatte e poi e Malgrange
3
in generale dimostrarono lesi-
stenza di unimmersione di classe C

sotto lipotesi su M si potesse denire una


metrica Riemanniana analitica. Nel 1958 Morrey
4
dimostr` o che si poteva rinun-
ciare a questa ipotesi nel caso di una M compatta. La soluzione positiva generale
della congettura di Whitney ` e stata data da Grauert
5
nel 1958.
Nash
6
dimostr` o che le variet` a dierenziabili compatte sono dieomorfe a sot-
tovariet` a semialgebriche di R
n
ed in seguito Tognoli
7
dimostr` o che esse sono dif-
feomorfe a variet` a algebriche reali ani. Limmersione algebrica si dimostra uti-
lizzando un teorema di approssimazione, che vale per sottovariet` a di dimensione
m di un R
n
con m piccolo rispetto ad n. La stima m (n 1)/2 di Tognoli ` e stata
migliorata da Ivanov
8
ad m < 2n/3. Ballico e Tognoli
9
dimostrarono che si pos-
sono utilizzare come modelli variet` a algebriche complesse denite da equazioni a
1
Hasserl Whitney, Dierentiable manifolds. Ann. of Math. (2) 37 (1936), no. 3, 645680.
2
S. Bochner Analytic mapping of compact Riemann spaces into Euclidean space. Duke Math.J.
3 (1937), 339-354
3
B.Malgrange, Plongement des vari et es analytiques-reelles, Bull. Soc. Math. France 85(1957),
101-113.
4
Charles B. Morrey, Jr., The Analytic Embedding of Abstract Real-Analytic Manifolds. Annals
of Mathematics , (2), Vol. 68, No. 1 (Jul., 1958), pp. 159-201
5
Hans Grauert, On Levis problem and the imbedding of real-analytic manifolds. Ann. of Math.
(2) 68 1958 460472.
6
J.F. Nash, Real algebraic manifolds. Annals of Mathematics 56 (1952), 405421.
7
A. Tognoli, Su una congettura di Nash. Ann. Scuola Norm. Sup. Pisa 27 (1973), 167185.
8
N. V. Ivanov, Improvement of the Nash-Tognoli theorem. Journal of Soviet Mathematics July
1984, Volume 26, Issue 1, pp 1642-1645
9
E.Ballico, A.Tognoli, Algebraic models dened over Q of dierential manifolds. Geom.
Dedicata 42 (1992), no. 2, 155161.
97
98 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
coecienti razionali. Akbulut e King
10
hanno esteso il risultato di Nash e Tognoli
al caso di variet` a che siano parte interna di variet` a compatte con bordo. In generale
non ` e possibile realizzare una qualsiasi variet` a dierenziabile non compatta come
una variet` a algebrica. Unostruzione ` e costituita dal fatto che i gruppi di omologia
delle variet` a algebriche hanno rango nito, mentre ci sono variet` a dierenziabili
non compatte con gruppi di omologia di rango innito.
Per il caso di spazi analitici, cio` e variet` a che si possano localmente rappre-
sentare come luoghi di zeri di un ideale di funzioni analitiche, il corrispondente
teorema dimmersione ` e dovuto ad Acquistapace, Broglia e Tognoli
11
.
Un problema naturale ` e quello di stabilire quale sia la dimensione ottimale
dello spazio Euclideo in cui si possa includere una variet` a dierenziabile. Lo stesso
Whitney
12
miglior` o nel 1944 il suo risultato precedente, mostrando che ogni variet` a
di dimensione m ammette uninclusione dierenziabile in R
2m
. Questo fatto si
ricava mostrando dapprima che mediante unisotopia una variet` a di dimensione m
in R
2m
si pu` o deformare in una variet` a che ha solo autointersezioni trasversali, e
che unulteriore deformazione pu` o eliminare i punti di autointersezione. Gli spazi
proiettivi reali di dimensione m = 2
k
non si possono includere in spazi Euclidei di
dimensione pi` u piccola di 2n = 2
k+1
e dunque n = 2m ` e la migliore stima lineare
per la dimensione dellinclusione dierenziabile. Se m non ` e una potenza di due,
allora M pu` o essere incluso in uno spazio Euclideo R
n
con n < 2m. Haeiger
e Hirsch
13
hanno dimostrato che variet` a compatte di dimensione m ammettono
uninclusione dierenziabile in R
2mk
se 2k + 3 m ed M ` e k-connessa. Questo
risultato, ottenuto per m 4 ` e stato esteso al caso m = 4 da Fang
14
.
Pi ` u in generale, date due variet` a M ed N si possono studiare le immersioni e
le inclusioni in C
k
(M, N). Per questi argomenti ` e interessante consultare larticolo
di Thomas G. Goodwillie, John R. Klein, Michael S. Weiss: Spaces of smooth
embeddings, disjunction and surgery, in Annals of Math. Studies 149, Surveys on
surgery theory (vol. 2), 2000, che ore una vasta panoramica sullargomento.
Qui ci limiteremo a dimostrare il teorema dimmersione nella formulazione
originaria e nella categoria C
k
, con k . Dimostreremo dapprima il teorema
dimmersione per variet` a compatte di classe C
k
con 2 k . Nel paragra-
fo successivo esporremo alcuni risultati relativi ad applicazioni dierenziabili tra
10
Selman Akbulut and Henry King, Some new results on the topology of nonsingular real
algebraic sets. Bull. Amer. Math. Soc. (N.S.) Volume 23, Number 2 (1990), 441-446.
11
F. Acquistapace, F. Broglia e A. Tognoli, An embedding theorem for real analytic spaces.
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze (4) 6, no 3 (1979), p. 415-426.
12
H.Whitney, The selfintersections of a smooth nmanifold in 2nspace, Ann. of Math. 45 (1944),
220246.
13
A. Haeiger, Plongements di erentiables dans le domaine stable. Comment. Math. Helv. 37
(1962/63), 155-176. ed A. Haeiger and M. Hirsch, Immersions in the stable range. Ann. of Math.
(2) 75 (1962), 231-241.
14
Fuquan Fang, Orientable 4-manifolds topologically embed into R
7
. Topology, 41 (2002),
927-930.
VI.1. IL TEOREMA DIMMERSIONE PER VARIET
`
A COMPATTE 99
spazi Euclidei, che sono per s e interessanti e che ci saranno utili nella dimostra-
zione del teorema dimmersione per variet` a dierenziabili, anche non compatte, di
classe C

.
VI.1. Il teorema dimmersione per variet` a compatte
La dimostrazione del teorema dimmersione richiede due ingredienti fonda-
mentali. Il primo consiste nel produrre un numero suciente di funzioni dieren-
ziabili reali, denite su tutta la variet` a M; il secondo di usare il Lemma di Sard per
mostrare che, da una immersione (risp. inclusione), dierenziabile di M in R

se
ne pu` o ottenere, con unopportuna proiezione, una in R
n
con n 2m (risp. in R
n
con n 2m + 1).
Lemma VI.1.1. Sia M una variet ` a dierenziabile di classe C
k
, con 0 k .
Possiamo trovare un intero positivo n ed uninclusione f C
k
(M, R
n
) di M in R
n
.
Dimostrazione. Poich e M ` e compatta, ammette un atlante A = (U
i
,
i
)
1i

nito e di classe C
k
. Consideriamo un ricoprimento aperto W
i

1i
di M con

W
i
U
i
e per ogni i sia
i
C
k
(M) una funzione con
i
(p) = 1 se p W
i
e
supp
i
U
i
. Per ogni i = 1, . . . , deniamo

i
(p) =
_

i
(p)
i
(p) se p U
i
,
0 se p U
i
.
Allora
i
C
k
(M, R
m
) per i = 1, . . . , . La
f : M p (
1
(p), . . . ,

(p),
1
(p), . . . ,

(p)) R
(m+1)
.
` e uninclusione dierenziabile di classe C
k
di M in R
(m+1)
. Infatti, ` e unimmersio-
ne dierenziabile perch` e su ciascun W
i
la componente
i
coincide con la funzione

i
della carta locale. Siano poi p
1
, p
2
M, con f (p
1
) = f (p
2
). Poich e W
i

i=1,...,
` e un ricoprimento aperto di M, abbiamo p
1
W
i
, e quindi
i
(p
1
) = 1, per qual-
che i con 1 i . Allora anche
i
(p
2
) = 1 e quindi p
2
supp
i
U
i
.
Da
i
(p
1
) =
i
(p
2
) otteniamo allora che
1
(p
1
) =
i
(p
2
), da cui p
1
= p
2
. Ci` o
dimostra che f ` e iniettiva e quindi uninclusione dierenzabile di classe C
k
.
A partire da unimmersione dierenziabile f C
k
(M, R

), con k 1, denia-
mo lo spazio tangente di M nel modo seguente. Se (U, ) ` e un carta coordinata di
classe C
k
in M, per ogni punto p U sia
T
f
p
(U, ) = (p, v) M R

v d( f
1
)((p))(R
m
).
Sia (U

) unaltra carta locale di classe C


k
in M con p V ed indichiamo con
C
k
(

(U U

), (U U

)) la corrispondente funzione di transizione, allora


d( f
1
)(

(p)) = d( f
1
)((p)) d(

(p)).
Poich e d(

(p)) ` e un automorsmo lineare di R


m
, ` e T
f
p
(U

) = T
f
p
(U, ).
Deniamo
(6.1.1) T
f
p
M = T
p
(U, ), T
f
(U, ) =
_
pU
T
f
p
(U, ), T
f
M =
_
pM
T
f
p
M.
Si verica facilmente che vale il seguente
100 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
Lemma VI.1.2. Sia M una variet` a dierenziabile di classe C
k
, con k 1 ed
f C
k
(M, R

) unimmersione dierenziabile. Si pu` o denire su T


f
M ununica
struttura dierenziale di classe C
k1
in cui, per ogni carta locale (U, ) di classe
C
k
in M, linsieme T
f
(U, ) sia aperto in T
f
M e la coppia formata da T
f
(U, ) e
dallinversa dellapplicazione bigettiva
(U) R
m
(x, v) (
1
(x), d( f
1
)(x)v) T
f
(U, )
sia una carta locale di classe C
k1
in T
f
M.
Abbiamo poi
Lemma VI.1.3. Sia M una variet` a dierenziabile di classe C
k
, con k 1 ed
f C
k
(M, R

) unimmersione dierenziabile. Allora


S
f
M = (p, v) T
f
M v = 1
` e una sottovariet` a dierenziabile di classe C
k1
e dimensione 2m 1 di T
f
M.
Il teorema dimmersione ` e conseguenza del Lemma seguente.
Lemma VI.1.4. Sia M una variet` a dierenziabile di classe C
k
, numerabile allin-
nito. Sia f C
k
(M, R
n
) unimmersione dierenziabile di classe C
k
, con k 2.
Per ogni S
n1
R

sia

(x) = x (x) la proiezione ortogonale sulliper-


piano perpendicolare a . Se n > 2m, allora linsieme dei vettori S
n1
per cui

f non ` e unimmersione dierenziabile ` e un insieme della prima categoria di


Baire in S
n1
.
Dimostrazione. La condizione che

f non sia unimmersione dierenziabi-


le equivale al fatto che (p, ) appartenga ad S
f
M per qualche p M. Consideriamo
quindi lapplicazione : S
f
M (p, v) v S
n1
. Essa ` e dierenziabile di classe
C
k1
. Se n 1 > (2m 1), poich e per ipotesi k 1 1, essa ` e di prima categoria
per il Lemma V.2.2.
Dai Lemmi VI.1.1 e VI.1.4 otteniamo
Teorema VI.1.5. Ogni variet ` a compatta M, di dimensione m e di classe C
k
, con
k 2, ammette unimmersione dierenziabile f C
k
(M, R
n
), di classe C
k
, in uno
spazio Euclideo di dimensione n 2m.
Abbiamo poi il
Lemma VI.1.6. Sia M una variet` a di classe C
k
, con 1 k e di dimensione
m, numerabile allinnito, e sia f C
k
(M, R
n
) unapplicazione dierenziabile
iniettiva a valori in uno spazio Euclideo. Se n > 2m + 1, allora linsieme dei
vettori S
n1
tali che la

f non sia iniettiva ` e della prima categoria di Baire


in S
n1
.
Dimostrazione. Dire che

f non ` e iniettiva signica che vi sono due punti


p
1
p
2
in M per cui

( f (p
1
)) =

( f (p
2
)), per cui cio` e f (p
1
) f (p
2
) sia un
multiplo di . Consideriamo dunque laperto N = (p
1
, p
2
) M M p
1
p
2

VI.2. IL TEOREMA DIMMERSIONE NEL CASO NON COMPATTO 101


di M M. Esso ` e una variet` a di classe C
k
e di dimensione 2m, su cui possiamo
denire lapplicazione, di classe C
k
,
F : N (p
1
, p
2
)
f (p
1
) f (p
2
)
f (p
1
) f (p
2
)
S
n1
.
Linsieme degli per cui

f non ` e iniettiva ` e limmagine F(N). Se n 1 > 2m,


per il Lemma V.2.2 limmagine F(N) ` e della prima categoria di Baire.
Abbiamo quindi
Teorema VI.1.7. Ogni variet` a compatta M, di dimensione m e di classe C
k
con
2 k , ammette uninclusione dierenziabile in uno spazio Euclideo di
dimensione n 2m + 1.
Dimostrazione. Sia M una variet` a dierenziabile compatta di dimensione m e
classe C
k
, con 2 k . Per il Lemma VI.1.1 esiste uninclusione dierenziabile
f C
k
(M, R
n
. Sia n il pi` u piccolo intero positivo per cui ci` o sia possibile. Se fosse
n > 2m+1, per i Lemmi VI.1.4 e VI.1.6 potremmo trovare S
n1
tale che

f
sia ancora uninclusione dierenziabile in uno spazio Euclideo di dimensione n1,
contraddicendo la scelta di n. La dimostrazione ` e completa.
VI.2. Il teorema dimmersione nel caso non compatto
Dimostreremo in questo paragrafo che una variet` a dierenziabile M di classe
C
k
, con 2 k e di dimensione m, connessa, ammette unimmersione propria
in uno spazio Euclideo di dimensione 2m ed uninclusione propria in uno spa-
zio Euclideo di dimensione 2m + 1. Il ragiomamento ripercorrer` a, con piccole
variazioni, quello seguito nel paragrafo precedente per il caso compatto.
Lemma VI.2.1. Sia M una variet ` a dierenziabile di dimensione m e di classe C
k
,
con 0 k . Se M ammette un atlante nito, allora esiste uninclusione di
classe C
k
di M in uno spazio Euclideo R
n
.
Dimostrazione. Sia A = (U
i
, x
i
)
1i
un atlante nito di M e sia
i

1i
una partizione dellunit` a di classe C
k
subordinata al ricoprimento U
i
. Per ogni i
deniamo
i
C
k
(M, R
m
) mediante

i
(p) =
_

i
(p) x
i
(p) se p U
i
,
0 se p U
i
.
Allora
f : M p (
1
(p), . . . ,

(p),
1
(p), . . . ,

(p)) R
(m+1)
` e uninclusione dierenziabile di classe C
k
.
Otteniamo allora
Lemma VI.2.2. Sia M una variet ` a dierenziabile di dimensione m e di classe C
k
,
con 2 k . Se M ammette un atlante nito, allora esiste uninclusione di
classe C
k
di M in uno spazio Euclideo R
n
con n 2m + 1.
102 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
Dimostrazione. Per il Lemma VI.2.1 M ammette uninclusione dierenziabile
di classe C
k
in uno spazio Euclideo. Sia n il pi ` u piccolo intero positivo per cui esi-
sta uninlcusione f C
k
(M, R
n
). Se fosse n > 2m+1, per i Lemmi VI.1.4 e VI.1.6
potremmo trovare S
n1
tale che

f sia ancora uninclusione dierenziabile.


Deve essere quindi n 2m + 1.
Per dimostrare lesistenza di uninclusione propria e togliere lipotesi che vi sia
un atlante nito, introduciamo su M una funzione di esaustione, cio` e una funzione
C
k
(M) per cui tutti gli insiemi M
r
= p M (p) r siano compatti.
Lemma VI.2.3. Sia M una variet ` a dierenziabile di classe C
k
, con 0 k ,
numerabile allinnito. Possiamo allora denire una funzione C
k
(M) tale che,
per ogni r R, linsieme M
r
= p M (p) r sia compatto.
Dimostrazione. Sia A = (U

, x

)
I
un atlante di M con I N, U

I
localmente nito e U

relativamente compatto in M per ogni I. Sia

una
partizione dellunit` a di classe C
k
, con

0 su M per ogni , subordinata al


ricoprimento U

I
. Allora (p) =
_
I

(p) denisce una funzione in C


k
(M)
che ha le propriet` a richieste. Infatti (p) > se p
_
<
U

.
Da questa ricaviamo
Lemma VI.2.4. Ogni variet` a M di classe C
k
con 0 k , numerabile allin-
nito e di dimensione m, ammette uninclusione propria f C
k
(M, R
n
), di classe
C
m
in uno spazio Euclideo R
n
, e con la propriet ` a che
(6.2.1) M
r
= p M f
1
(p) r ` e compatto per ogni r R.
Dimostrazione. Sia C
k
(M) tale che M
r
= p M (p) r sia compatto
per ogni r R. Per ogni coppia di numeri reali r
1
, r
2
con r
1
< r
2
laperto
N
r
1
,r
2
= p M r
1
< (p) < r
2

` e una variet` a che ammette un atlante nito. Per il Lemma VI.2.2 esiste uninclu-
sione dierenziabile f
r
1
,r
2
C
k
(N
r
1
,r
2
, R
2m+1
). Siano
M

=
_
Z
N
,+1
, M

=
_
Z
N

1
2
,+
1
2
.
Allora M

, M

` e un ricoprimento aperto di M. Fissiamo una partizione dellunit` a

di classe C
k
su M subordinata al ricoprimento M

, M

e deniamo

(p) =
_

(p) f
,+1
(p) se < (p) < + 1,
0 se (p) Z,

(p) =
_

(p) f

1
2
,+
1
2
(p) se < (p) +
1
2
< + 1,
0 se ((p) +
1
2
) Z.
Allora

C
k
(M, R
2m+1
) e la
f : M p ((p),

(p),

(p),

(p),

(p)) R
4m+5
` e uninclusione dierenziabile propria di classe C
k
, che soddisfa la (6.2.1).
VI.3. ALCUNI TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE PER APPLICAZIONI DIFFERENZIABILI 103
Ricaviamo inne
Teorema VI.2.5. Ogni variet` a M, di classe C
k
con 2 k , numerabile al-
linnito, ammette uninclusione dierenziabile propria di classe C
k
in uno spazio
Euclideo di dimensione n 2m + 1 ed unimmersione dierenziabile propria di
classe C
k
in uno spazio Euclideo di dimensione 2m.
Dimostrazione. Per il Lemma VI.2.4 c` e un minimo intero positivo n per cui
esiste uninclusione propria f C
k
(M, R
n
) per cui valga la (6.2.1). Supponiamo
per assurdo che n > 2m + 1. Per i Lemmi VI.1.4 e VI.1.6 linsieme dei
S
n1
per cui

f non ` e pi` u uninclusione dierenziabile ` e della prima categoria


di Baire in S
n1
. In particolare, possiamo trovare S
n1
\ con
1
<
n
.
Se pr ` e la proiezione pr(x
1
, x
2
, . . . , x
n
) = (x
1
, . . . , x
n1
) R
n1
, la pr

f
sarebbe uninclusione dierenziale in C
k
(M, R
n1
) che soddisfa ancora le (6.2.1),
contraddicendo la scelta di n.
Con un argomento simile possiamo dimostrare che esiste unimmersione pro-
pria di classe C
k
di M in uno spazio Euclideo di dimensione 2m.
VI.3. Alcuni teoremi di approssimazione per applicazioni dierenziabili
VI.3.1. Applicazioni denite su aperti di spazi Euclidei.
Lemma VI.3.1. Siano un aperto di R
m
e K un sottoinsieme compatto di . Se
f C
1
(, R
n
) ` e unimmersione dierenziabile in tutti i punti di K, allora esistono
due costanti positive c, r tali che
f (x
1
) f (x
0
) c x
1
x
0
, x
0
K, x
1
, con x
1
x
0
r. (6.3.1)
Dimostrazione. Indichiamo con
J f (x) =
_
f
i
(x)
x
j
_
1in
1jm
la matrice Jacobiana di f . Per ipotesi, la matrice simmetrica F(x) = (J f (x))

J f (x)
` e denita positiva nei punti di K. Poich e gli autovalori di una matrice sono funzioni
continue dei suoi coecienti, possiamo trovare un numero c > 0 tale che 4c
2
sia un
limite inferiore per il minimo autovalore di F(x) per x K. Se 0 < r < dist(K, ),
ed x
0
K, x
1
R
m
, x
0
x
1
< r, allora il segmento di estremi x
0
ed x
1
` e contenuto
in ed abbiamo, con x
t
= x
0
+ t(x
1
x
0
),
f (x
1
) f (x
0
) =
_
1
0
d
dt
f (x
t
)dt =
_
1
0
J f (x
t
)(x
1
x
0
)dt.
Per ogni 0 < r < dist(K, ),
K
r
= x R
m
dist(x, K) r
` e un sottoinsieme compatto di . Fissiamo un r
0
con 0 < r
0
< dist(K, ).
Lo Jacobiano di f ` e uniformemente continuo su K
r
0
ed esiste quindi un r, con
0 < r < r
0
, tale che jJ f (x
0
) J f (x
1
)j = sup
v=1
J f (x
0
)v J f (x
1
)v < c se
x
0
, x
1
K
r
0
ed x
0
x
1
r.
104 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
Se x
0
K, x
1
, ed x
1
x
0
< r, allora x
t
K
r
0
ed x
t
x
0
< r per 0 t 1,
e quindi
f (x
1
) f (x
0
) =

_
1
0
J f (x
t
)(x
1
x
0
)dt

J f (x
0
)(x
1
x
0
)
_
1
0
jJ f (x
t
) J f (x
0
)j x
1
x
0
dt
cx
1
x
0
.
La dimostrazione ` e completa.
Ricordiamo che
jAj =
_
traccia(A

A)
` e una norma Hermitiana sullo spazio C
nm
delle matrici complesse n m e la
sua restrizione al sottospazio R
nm
delle matrici reali n m una norma Euclidea.
Lapplicazione C
nm
A A

C
mn
` e unisometria anti-C-lineare.
Lemma VI.3.2. Siano un aperto di R
m
, n un intero 2m, ed f : R
n
,
unapplicazione dierenziabile di classe C
2
. Linsieme delle matrici reali A
R
nm
per cui lapplicazione
x f
A
(x) = f (x) + Ax R
n
sia unimmersione dierenziabile in ogni punto x di ` e un sottoinsieme denso di
seconda categoria in R
nm
.
Dimostrazione. Nei punti x in cui la f
A
non ` e unimmersione, la matrice
B = Jf (x) +A ha rango minore di m, cio` e A = B Jf (x) per una matrice B di rango
minore di m. Per ogni 0 k < m, le matrici n m di rango k formano una sot-
tovariet` a dierenziabile localmente chiusa M(n m, k; R) di R
nm
di dimensione
k(n + m k) (vedi IV.8). Lapplicazione:
F
k
: M(n m, k; R) (x, B) A = B J f (x) R
nm
` e dierenziabile di classe C
1
, denita su una variet` a dierenziabile di dimensione
m + k(n + m k) ed a valori in una variet` a dierenziabile di dimensione mn.
La k m + k(n + m k) ` e crescente per 2k < n + m ed, in particolare, per
k < m. Perci ` o, poich e abbiamo supposto che n 2m, abbiamo
m + k(n + m k) m + (m 1)(n + 1) = mn + 2m n 1 < mn, per 0 k < m.
Per il Lemma V.2.2 limmagine di F
k
` e di prima categoria in R
nm
. Quindi anche
lunione delle immagini delle F
k
, per 0 k < m, ` e un sottoinsieme di prima
categoria in R
nm
. Ne segue che le A R
nm
per cui f
A
sia unimmersione in ogni
punto x ` e il complementare di un insieme di prima categoria, ed in particolare,
poich e R
nm
` e metrico completo e quindi di Baire, ` e di seconda categoria e denso
in R
nm
.
VI.3. ALCUNI TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE PER APPLICAZIONI DIFFERENZIABILI 105
Lemma VI.3.3. Siano un aperto di R
m
, n un intero m, f : R
n
unapplica-
zione dierenziabile di classe C
1
, K e K

compatti con K

K e supponiamo
che
rank Jf (x) = m, x K,
f (x
1
) f (x
2
), se x
1
, x
2
K

ed x
1
x
2
.
Allora, possiamo trovare due numeri reali positivi ,

e, ssato un numero reale


con 0 < < dist(K, ), un numero reale positivo

, tali che
(1) se g C
1
(, R
n
) e jJg(x)j < per ogni x K, allora f + g ` e unimmer-
sione dierenziabile in tutti i punti di K;
(2) Se g C
0
(, R
n
) soddisfa la diseguaglianza g(x) g(y)

x y per
x, y K

, allora la restrizione di ( f + g) a K

` e iniettiva;
(3) se g C
1
(, R
n
) e g(x) + jJg(x)j <

quando dist(x, K) < , allora


f + g ` e unimmersione in tutti i punti di K ed iniettiva su K

.
Dimostrazione. (1) Il minimo autovalore (x) della matrice simmetrica
(Jf (x))

Jf (x)
` e una funzione continua e, per ipotesi, positiva in ogni punto x di K. Quindi

0
= min
xK
(x) > 0,
e sar` a dunque, con
0
> 0,
J f (x)v
2

0
v
2
, x K, v R
m
.
Fissiamo =
_

0
/4. Se g C
1
(, R
n
) e jJg(x)j < per ogni x K, allora
Jg(x)v
2
(
0
/4)v
2
per x K e v R
m
. Otteniamo allora
(J f (x) + Jg(x))v J f (x)v Jg(x)v v, x K, v R
m
,
e dunque f + g ` e unimmersione dierenziabile in ogni x K. Questo dimostra il
punto (1).
(2) Per il Lemma VI.3.8 esistono c > 0 ed r > 0 tali che valga la (6.3.1).
Linsieme
E = (x
0
, x
1
) K

x
0
x
1
r
` e compatto in R
m
R
m
e quindi la funzione
F(x
0
, x
1
) = f (x
1
) f (x
0
)/x
1
x
0
,
che ` e denita e continua su E, ammette in E un minimo positivo c

. Otteniamo
quindi, con = minc, c

> 0,
f (x
1
) f (x
0
) x
1
x
0
, x
0
, x
1
K

.
Se g: R
n
soddisfa g(x
1
) g(x
0
) < x
1
x
0
per x
0
, x
1
K

, avremo, per
x
0
x
1
K

:
( f (x
1
) + g(x
1
)) ( f (x
0
) + g(x
0
)) f (x
1
) f (x
0
) g(x
1
) g(x
0
)
x
1
x
0
g(x
1
) g(x
0
) > 0,
che mostra come ( f + g) sia ancora iniettiva su K

.
106 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
(3) Avendo gi` a dimostrato la (1), ` e suciente vericare che ` e possibile sce-
gliere

> 0 in modo che la condizione che g(x) + jJg(x)j <

su K

assi-
curi liniettivit` a di f + g su K

. Se x
0
, x
1
K

K ed x
1
x
0
< , allora
il segmento [x
0
, x
1
] di estremi x
0
, x
1
` e contenuto in K

ed abbiamo perci` o, con


x
t
= x
0
+ t(x
1
x
0
),
g(x
1
) g(x
0
) =

_
1
0
Jg(x
t
)(x
1
x
0
)dt

x
1
x
0
.
Per il Lemma VI.3.1 possiamo trovare costanti c, r > 0 per cui valga la (6.3.1).
Quindi, se x
0
, x
1
K

ed x
1
x
0
< r
1
= minr, abbiamo
( f + g)(x
1
) ( f + g)(x
0
) f (x
1
) f (x
0
) g(x
1
) g(x
0
) (c

)x
1
x
0
.
Linsieme E = (x
0
, x
1
) K

x
1
x
0
r
1
` e compatto. Per lipotesi che f
sia iniettiva su K

, la funzione continua f (x
1
) f (x
0
) ` e positiva su E ed ha perci ` o
su E un minimo positivo c
1
.
`
E allora
( f + g)(x
1
) ( f + g)(x
0
) f (x
1
) f (x
0
) g(x
1
) g(x
0
) c
1
2

,
x
0
, x
1
K

con x
1
x
0
r
1
.
Quindi f + g ` e iniettiva su K

purch e sia

< minc, c
1
/2.
Ricordiamo ora la denizione della topologia di Fr echet canonica dello spazio
C

(, R
n
), nel caso in cui sia un aperto di R
m
. Per ogni compatto K ed
ogni intero non negativo k iconsideriamo la seminorma
15
:
j f j
K,k
= sup
xK
sup
k

f (x)

.
Fissiamo ora una successione K

N
di compatti di , con K

int(K
+1
),
_

=
e deniamo, per f , g C

(, R
n
) :
dist( f , g) =

=0
2

j f gj
K

,
1 + j f gj
K

,
.
Si verica che questa ` e una distanza su C

(, R
n
), che denisce la topologia della
convergenza uniforme delle funzioni con tutte le loro derivate parziali sui compat-
ti di , e che, con questa distanza, C

(, R
n
) ` e uno spazio metrico completo e
quindi, in particolare, uno spazio di Baire.
Dal Lemma VI.3.2 ricaviamo
Corollario VI.3.4. Sia un aperto di R
m
ed n un intero 2m. Allora linsieme
delle f C

(, R
n
) che non sono immersioni dierenziabili ` e di prima categoria.
Dimostrazione. Sia K

una successione di compatti con

= . Per ogni
intero positivo k linsieme
G

= f C

(, R
n
) x K

t.c. rank Jf (x) < m


15
Una seminorma su uno spazio vettoriale reale V ` e unapplicazione p : V R a valori non
negativi, positivamente omogenea di grado uno e subadditiva. A dierenza della norma, non si
richiede a una seminorma la propriet` a che p(v) = 0 implichi v = 0.
VI.3. ALCUNI TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE PER APPLICAZIONI DIFFERENZIABILI 107
` e chiuso. Sia infatti f
a
a N una successione di G

convegente in C

(, R
n
).
Per ogni a N esistono un punto x
a
K

ed un vettore v
a
R
m
con v
a
= 1 e
d f
a
(x
a
)v
a
= 0. Poich e K

S
m1
` e compatto, a meno di passare ad una sottosucces-
sione possiamo supporre che x
a
x

e v
a
v

S
m1
. Se f

` e il limite di
f
a
in C

(, R
n
), avremo J f

(x

)v

= 0. Questo dimostra che f

. Perci` o
G

` e chiuso in C

(, R
n
). Per il Lemma VI.3.2 linsieme G

non ha punti interni e


quindi linsieme delle f di C

(, R
n
) che non sono immersioni dierenziabili in
qualche punto di , essendo uguale allunione numerabile
_
N
G

, ` e della prima
categoria di Baire.
Lemma VI.3.5. Sia un aperto di R
m
, K un compatto di ed n un intero
2m + 1. Allora linsieme delle f C

(, R
n
) che sono immersioni dierenziabili
in ogni punto di K ed iniettive su K ` e denso.
Dimostrazione. Per il Lemma VI.3.2, data f
0
C

(, R
n
), linisieme degli
A R
nm
tali che f
A
(x) = f
0
(x)+Ax sia unimmersione dierenziabile in ogni pun-
to di ` e un aperto di seconda categoria in R
nm
. Fissato quindi un qualsiasi intorno
aperto V di f
0
in C

(, R
n
), possiamo trovare una f V che sia unimmersione
dierenziabile in tutti i punti di .
Fissiamo un compatto K di . Per il Lemma VI.3.1, possiamo trovare due
costanti c, r > 0 per cui sia valida la (6.3.1). Consideriamo un ricoprimento nito
U
i

1i
di K con aperti di diametro minore di r, e siano F
i
U
i
sottoinsiemi
chiusi con K
_
1i
F
i
. Osserviamo che, in particolare, f ` e iniettiva su ciascun
U
i
. Per ogni i sia
i
una funzione in C

() uguale ad 1 su F
i
e con supp
i
U
i
,

i
< 1 su U
i
\ F
i
. Posto g
0
= f , deniamo per ricorrenza g
j
= f +
_
j
i=1
v
i

i
, per
opportuni vettori v
1
, . . . , v

R
n
, in modo che ciascuna delle g
j
appartenga ancora
a V e sia unimmersione dierenziabile su K, iniettiva su
_
ij
F
i
e su ciascun F
i
per j < i . Supponiamo di aver gi` a denito g
j1
. Su

U
j
= (x
1
, x
2
)

j
(x
1
)
j
(x
2
) deniamo la funzione

U
j
(x
0
, x
1
)
j
(x
0
, x
1
) =
g
j1
(x
1
) g
j1
(x
0
)

j
(x
1
)
j
(x
0
)
R
n
.
Poich e n > 2m, limmagine ` e di prima categoria e quindi possiamo trovare un
vettore v
j
che non appartenga allimmagine di
j
, e sia sucientemente piccolo in
modo che g
j
sia ancora unimmersione dierenziabile in tutti i punti di K, iniettiva
su
_
i<j
F
i
e su ciascun F
i
per j i , ed appartenga allaperto V . Siano x
0

x
1

_
ij
F
i
. Allora g
j
(x
0
) g
j
(x
1
). Ci ` o infatti ` e vero se x
0
ed x
1
appartengono
entrambi a
_
i<j
F
i
o entrambi a F
j
. Se uno dei due appartiene ad F
j
e laltro ad
_
i<j
F
i
\ F
j
, allora (x
1
) (x
0
) e quindi g
j
(x
1
) g
j
(x
0
) perch e abbiamo scelto
v
j
(

U
j
). Otteniamo dunque per ricorrenza una g

V che ` e unimmersione
dierenziabile in tutti i punti di K ed iniettiva su K.
Proposizione VI.3.6. Sia un aperto di R
m
ed n 2m + 1. Allora linsieme delle
applicazioni f C

(, R
n
) che non sono inclusioni dierenziabili ` e di prima
categoria.
108 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
Dimostrazione. Sia K

una successione di compatti di con K



K
+1
ed =
_

. Sia G

come nella dimostrazione del Corollario VI.3.4. Per i


Lemma VI.3.3 e VI.3.5, gli insiemi
F

= f C

(, R
n
) x
0
x
1
K t.c. f (x
0
) = f (x
1
) G

sono chiusi privi di punti interni. Linsieme delle funzioni di C

(, R
n
) che non
sono inclusioni dierenziabili ` e lunione degli F

, e quindi di prima categoria


perch e unione numerabile di chiusi con parte interna vuota.
VI.3.2. Applicazioni denite su una variet` a e a valori in uno spazio Eu-
clideo. Deniamo la topologia di Fr echet dello spazio vettoriale reale C

(M, R
n
)
delle applicazioni dierenziabili di una variet` a dierenziabile M, di classe C

,
numerabile allinnito, nello spazio Euclideo R
n
.
Fissiamo un atlante localmente nito U

, x

) I di M, con I N, e gli U

localmente compatti in M, ed un ranamento U

di U

con U

. Poniamo
K

= x

(

U

). Possiamo allora denire una distanza su C

(M, R
n
) mediante
dist( f , g) =

=0
2

j f x
1

g x
1

j
K

,
1 +
_

j f x
1

g x
1

j
K

,
, f , g C

(M, R
n
).
Si verica che con questa distanza C

(M, R
n
) ` e uno spazio metrico completo, e
quindi di Baire. La topologia indotta dalla distanza ` e, per la rappresentazione delle
applicazioni nelle carte locali, quella della convergenza uniforme sui compatti delle
funzioni e di tutte le loro derivate.
Otteniamo allora:
Corollario VI.3.7. Siano M una variet ` a dierenziabile di dimenione m ed n un in-
tero 2m. Per ogni compatto K di M, linsieme delle applicazioni f C

(M, R
n
)
che sono immersioni dierenziabili in ogni punto di K formano un aperto denso.
Se inoltre M ` e numerabile allinnito, allora linsieme delle applicazioni f
C

(M, R
n
) che sono immersioni dierenziabili in tutti i punti di M ` e un sottoinsie-
me denso di seconda categoria.
Dimostrazione. Sia A = U

, x

)
I
un atlante di M, con U

M per ogni
, ed U

localmente nita. Fissiamo un ranamento U

di U

con U

e sia K

=

U

. Allora linsieme G

delle f C

(M, R
n
) che non sono immer-
sioni dierenziabili in qualche punto p K

formano un sottoinsieme chiuso di


C

(M, R
n
). Dimostriamo che G

non ha punti interni. A questo scopo, se f


0
G

,
applichiamo il Lemma VI.3.2 alla funzione
f
0,
: x

(U

) x f
0
x
1

R
n
.
Per ogni > 0 possiamo trovare una matrice reale A

, di tipo n m, con jA

j < ,
tale che la
x

(U

) x f
0,
+ A

x R
n
sia unimmersione dierenziabile in ogni punto x di x

(U

). Introduciamo una
funzione reale , di classe C

in R
m
, costantemente uguale ad 1 in un intorno
VI.3. ALCUNI TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE PER APPLICAZIONI DIFFERENZIABILI 109
di x

(K

) ed uguale a 0 fuori di un altro intorno compatto di x

(K

) in x

(U

).
Poniamo allora
f

(p) =
_

_
f
0
(p) se p U

,
f
0
(p) + (x

(p))A

(p) se p U

.
Allora le f

non appartengono a G

se > 0 e lim
0
f

= f
0
in C

(M, R
n
). Ci` o
dimostra che, per ogni I, i chiusi G

hanno parte interna vuota.


Se K ` e un compatto di M, linsieme F
K
delle f C

(M, R
n
) che non sono
immersioni dierenziabili in qualche punto di K ` e un chiuso di C

(M, R
n
) con-
tenuto in F

K
=
_
U

K
G

. Poich e F

K
` e ununione nita di chiusi con parte
interna vuota, ` e esso stesso un chiuso con parte interna vuota. Questo dimostra la
prima aermazione del corollario.
Supponiamo ora che M sia numerabile allinnito. Allora il ricoprimento
U

I
` e numerabile e linsieme delle f C

(M, R
n
) che non sono immersio-
ni dierenziabili in qualche punto di M ` e lunione numerabile
_
I
G

, e dunque
della prima categoria di Baire.
Vale ancora il seguente
Lemma VI.3.8. Siano M una variet ` a dierenziabile di dimensione med n un intero
con n > 2m. Per ogni v S
n1
R
n
sia
v
: R
n
v

= R
n1
la proiezione
ortogonale.
Se f C

(M, R
n
) ` e unimmersione dierenziabile, allora linsieme dei vettori
v S
n1
R
n
per cui
v
f non sia unimmersione dierenziabile ` e di prima
categoria in S
n1
.
Dimostrazione. Se (U, x) ` e una carta locale in p M, la f x
1
denisce una
sottovariet` a parametrica m-dimensionale f (U) di R
n
. Sia V
p
lo spazio tangente ad
f (U) in f (p). Esso non dipende dalla scelta della carta locale. Si verica che lu-
nione disgiunta N =
_
pM
(V
p
S
n1
) ` e una variet` a dierenziabile
16
di dimensione
2m 1. Consideriamo lapplicazione dierenziabile
: N (p, v) v S
n1
.
La condizione che
v
f non sia unimmersione equivale al fatto che v appartenga
a (N). Poich e n > 2m, limmagine di ` e di prima categoria in S
n1
.
16
Possiamo denire su

M =
_
pM
V
p
una struttura di variet` a dierenziabile di dimensione 2m
associando ad ogni carta locale (U, x) di M una carta locale (

U, x) di

M denita come linversa
dellapplicazione
x(U) R
m
(x
1
, . . . , x
m
, v
1
, . . . , v
m
)
_
x
1
(x
1
, . . . , x
m
),

m
i=1
v
i
( f x
1
)
x
i
_


U

M.
Osserviamo che

M si pu` o considerare una sottovariet` a del prodotto M R
n
ed N ` e lintersezione di

M con M S
n1
. La variet` a

M ` e dieomorfa allo spazio tangente T M denito nel Capitolo VII.
110 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
VI.3.3. Applicazioni dierenziabili tra variet` a. Siano M, N due variet` a dif-
ferenziabili di classe C

e di dimensioni m, n, rispettivamente. Deniamo una


topologia sullo spazio C

(M, N) delle applicazioni dierenziabili di classe C

da
M in N.
Se K ` e un compatto di M e V un aperto di N, indichiamo con C

(M, K; N, V)
linsieme delle f C

(M, N) tali che f (K) V. Supponiamo ora che il compatto


K sia contenuto in una carta (U, x) di M e che V sia laperto di una carta (V, y) in N.
Ad ogni intero non negativo k possiamo associare la pseudodistanza
17

U,x,K,V,y,k
su
C

(M, K; N, V) denita da

U,x,K,V,y,k
( f , g) = sup
pK,
k

(y( f (x)) y(g(x)))


x

x=x(p)
.
Se f
0
C

(M, K; N, V) ed r > 0, poniamo


B( f
0
; U, x, K, V, y, k, r) = f C

(M, K; N, V)
U,x,K,V,y,k
( f , f
0
) < r.
La topologia di C

(M, N) ` e la meno ne tra quelle per cui B( f


0
; U, x, K, V, y, k, r)
sia un intorno aperto di f
0
per ogni possibile scelta di una coppia di carte coordinate
(U, x) in M e (V, y) in N con f
0
(U) V, di un compatto K di U, di un intero non
negativo k e di un numero reale r > 0.
Se M ed N sono a base numerabile, allora questa topologia di C

(M, N) ` e me-
trizzabile con una metrica completa. Per vericarlo possiamo utilizzare il Teorema
dimmersione di Whitney.
Fissata uninclusione dierenziabile propria N R

, identichiamo N ad
una sottovariet` a propria, e quindi a un sottoinsieme chiuso, di R

. Possiamo allora
considerare C

(M, N) come il sottospazio chiuso di C

(M, R

) formato dalle f
per cui f (M) N. Si verica allora che la topologia di C

(M, N) ` e quella di
sottospazio chiuso di C

(M, R

).
Vale quindi la
Proposizione VI.3.9. Se M ed N sono numerabili allinnito, allora la topolo-
gia che abbiamo denito in questo modo ` e metrizzabile ed ammette una metrica
completa. In particolare, C

(M, N) ` e uno spazio di Baire.


Dai teoremi di immersione e di inclusione otteniamo
Teorema VI.3.10. Supponiamo che M ed N siano a base numerabile. Se la di-
mensione n di N ` e maggiore o uguale al doppio 2m della dimensione di M, allora
linsieme delle f C

(M, N) che non sono immersioni dierenziabili ` e di prima


categoria.
Se n 2m + 1, allora linsieme delle f C

(M, N) che non sono inclusioni


dierenziabili ` e di prima categoria.
Dimostrazione. Utilizzando il teorema dinclusione di Whitney, possiamo sup-
porre che N sia una sottovariet` a propria di R

. Sia V

un ricoprimento numerabile
17
Una pseudodistanza su un insieme E ` e una funzione reale non negativa : E E R tale
che (x, y) = (y, x) 0, (x, x) = 0, (x, y) (x, z) + (z, y) per ogni x, y, z E. A dierenza della
distanza, non si richiede che (x, y) = 0 implichi che x = y.
VI.4. RETRATTI DIFFERENZIABILI DINTORNO 111
di N con aperti relativamente compatti di N, per cui ci sia unapplicazione lineare
surgettiva

: R

R
n
la cui restrizione a un intorno aperto di

V

sia un dieo-
morsmo su un aperto di R
n
. Sia poi U

una base numerabile degli aperti di M,


con U

relativamente compatto in M per ogni . Per ogni coppia (, ) linsieme


F
,
delle f C

(M, N) tali che f (



U

)

V

f non sia unimmersione dif-


ferenziabile in qualche punto di

U

` e un chiuso privo di punti interni di C

(M, N)
per il Corollario VI.3.7. Linsieme delle f C

(M, N) che non sono immersioni


dierenziabili ` e lunione degli F
,
e quindi, essendo unione numerabile di chiusi
con parte interna vuota, di prima categoria.
Supponiamo ora che n 2m + 1 e consideriamo per ogni
1
,
2
, linsieme
F

1
,
2
,
delle f C

(M, N) tali che



U

1


U

1
= , f (

U

1


U

2
)

V

ed esistono
p
1


U

1
e p
2


U

2
tali che f (p
1
) = f (p
2
). Chiaramente F

1
,
2
,
` e un chiuso.
Per vericare che non ha punti interni, ssiamo una funzione C

(M) che sia


positiva su

U
2
e con supp

U
1
= . La funzione
: (p
1
, p
2
)

( f (p
1
))

( f (p
2
))
(p
2
)
R
n
` e denita e di classe C

in un intorno di

U
1


U
2
in M M. Poich e n > 2m, per il
Lemma V.2.2 la sua immagine ` e di prima categoria e di misura di Lebesgue nulla
in R
n
. Ricordiamo che la proiezione

` e un dieomorsmo di un intorno aperto



V

di

V

in N su un aperto

di R
n
. Possiamo quindi trovare una successione v
a

aN
di vettori di R
n
con

f (p) + v
a
(p)

per ogni p

U
2
, lim
a
v
a
= 0, e
v
a
(

U

1


U

2
) per ogni indice a. Indichiamo con f
a
C

(M, N) la funzione
che coincide con f fuori del supporto di e per cui

f
a
=

f + v
a
su
supp . Allora f
a
F

1
,
2
,
per ogni a ed f
a
f in C

(M, N). Questo dimostra


che il chiuso F

1
,
2
,
non ha punti interni. Linsieme delle f in C

(M, N) che non


sono iniettive ` e lunione degli F

1
,
2
,
e quindi di prima categoria perch e unione
numerabile di chiusi privi di punti interni. Linsieme delle f in C

(M, N) che non


sono inclusioni dierenziabili ` e quindi di prima categoria perch e unione dellinsie-
me di prima categoria delle applicazioni che non sono immersioni dierenziabili e
linsieme di prima categoria delle applicazioni dierenziabili non iniettive.
VI.4. Retratti dierenziabili dintorno
Introduciamo innanzi tutto la denizione di retratto dierenziabile dintorno.
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed N una sua sottovariet` a
dierenziabile localmente chiusa, di dimensione n m.
Denizione VI.4.1. Diciamo che N ` e un retratto dintorno in M se vi sono un
intorno aperto U di N in M ed una sommersione dierenziabile : U N tale
che (p) = p per ogni p N.
Consideriamo innanzi tutto il caso di una sottovariet` a di uno spazio Euclideo.
Proposizione VI.4.2 (intorno tubolare). Sia N una sottovariet` a dierenziabile lo-
calmente chiusa in R
m
, di dimensione n < m. Per ogni intorno aperto U di N in
112 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
R
m
esiste una funzione reale positiva C

(N) tale che


U

=
_
yN
x R
m
x y < (y) U,
x U

, !y = (x) N tale che x y = dist(x, N),


C

(U

, N).
Dimostrazione. Possiamo supporre che N sia un sottospazio chiuso di U. Sia
k = m n. Per ogni punto p N esiste un intorno aperto U
p
di p in U e funzioni
f
1
, . . . , f
k
C

(U
p
) tali che
N U
p
= x U
p
f
1
(x) = 0, . . . , f
k
(x) = 0,
d f
1
(x), . . . , d f
k
(x) siano linearmente indipendenti per ogni x U
p
.
Lapplicazione
()
p
: (N U
p
) R
k
(x, t) x +

k
i=1
t
i
f
i
(x)
x
R
m
,
ove abbiamo indicato con f
i
/x = (f
i
/x
1
, . . . , f
i
/x
m
) il gradiente di f
i
, ` e
dierenziabile di classe C

. Si verica facilmente, scegliendo una qualsiasi carta


locale (A
p
, y) su N con centro in p e con A
p
U
p
, che lo Jacobiano di
p
, nelle
coordinate (y, t), ` e invertibile in 0. Per il punto (3) della Proposizione III.8.3, la
p
denisce un dieomorsmo di un intorno V
p
B
r
p
di (p, 0) in A
p
R
k
su un intorno
W
p
di p in R
m
. Osserviamo che W
p
N = V
p
. Possiamo ancora supporre che
() dist(W
p
, N \ A
p
) > sup
xW
p
dist(x, N).
Indichiamo con

p
: W
p
(x) (
p
(x),
p
(x)) V
p
B
r
p
linversa della
p
. Per la ()
x
p
(x) =

k
i=1

i
p
(x)
f
i
(
p
(x))
x
e quindi il vettore x(x) ` e perpendicolare ad N nel punto
p
(x). Abbiamo allora
()
_

_
x
p
(x) = dist(x, N), x W
p
,
x y > dist(x, N) x W
p
, y N \
p
(x).
Infatti, se x W
p
ed y A
p
verica x y = dist(x, N), allora x W
p
per la () ed
il vettore xy ` e perpendicolare ad N in y e quindi si scrive come una combinazione
lineare dei gradienti f
1
/x, . . . , f
k
/x.
Sia =
_
pN
W
p
e deniamo, utilizzando lunicit` a della proiezione ortogona-
le, : N ponendo =
p
su W
p
.
La funzione (x) = dist(x, (U)) ` e continua e positiva su N. Per il Teorema
III.7.13 esiste allora una funzione C

(N
0
) tale che
1
2
(x) < (x) < (x) su N
0
.
La funzione soddisfa la tesi.
Utilizzando il teorema dimmersione di Whitney e la Proposizione VI.4.2,
dimostriamo
VI.5. OMOTOPIE DI CLASSE C

113
Teorema VI.4.3. Sia M una variet ` a dierenziabile di dimensione m ed N una sua
sottovariet ` a dierenziabile di dimensione n < m, localmente chiusa in M. Allora
N ` e un retratto dierenziabile dintorno in M.
Dimostrazione. Poich e una sottovariet` a localmente chiusa di M ` e una sottova-
riet` a propria di un aperto M
0
di M, possiamo supporre nella dimostrazione che N
sia una sottovariet` a propria di M.
Per il teorema dimmersione di Whitney, possiamo trovare un intero , con m
2m + 1, ed un dieomormso : M M
0
R

di M con una sottovariet` a


propria M
0
di R

. Allora N
0
= (N) ` e una sottovariet` a propria di M
0
e quindi di R

.
Per la Proposizione VI.4.2, N
0
ha un intorno tubolare W in R

in cui la proie-
zione ortogonale
N
: W N ` e ben denita ed ` e una sommersione dierenzia-
bile. Posto U =
1
(W), possiamo allora denire una retrazione dierenziabile
: U N mediante il diagramma commutativo
U

W

N
0
N

N
0
.

VI.5. Omotopie di classe C

Il teorema dimmersione di Whitney e il Teorema VI.4.3 ci permettono di


dimostrare il seguente teorema di approssimazione:
Teorema VI.5.1 (di approssimazione). Siano M ed N due variet ` a dierenziabili
ed f : M N unapplicazione continua. Allora esiste unomotopia
F : M [0, 1] N, tale che
_

_
F(p, 0) = f (p), p M,
F
M(0,1]
C

(M (0, 1], N).


Dimostrazione. Per il teorema dimmersione di Whitney, M ed N ammettono
inclusioni dierenziabili
M

(M) = M
0
R
m
0
, N

(N) = N
0
R
n
0
,
con m m
0
2m+1, n n
0
2n+1.
Possiamo estendere f
0
= f
1
C
0
(M
0
, N
0
) ad una funzione continua

f
0
C
0
(R
m
0
, R
n
0
).
Per la Proposizione VI.4.2, esiste una funzione positiva r C

(N
0
) tale che,
posto
V
r
=
_
yN
0
B(y, r(y)),
vi sia una sommersione dierenziabile C

(V
r
, N
0
) con y (y) = dist(y, N
0
)
per ogni y V
r
.
114 VI. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
Per ogni x M
0
sia (x) un numero reale positivo tale che

f
0
() B( f
0
(x),
1
3
r( f
0
(x))) se x < (x).
Per la Proposizione VI.4.2, possiamo trovare una funzione positiva C

(M
0
)
tale che
U

=
_
xM
0
B(x, (x))
_
xM
0
B(x, (x))
e vi sia una sommersione dierenziabile C

(U

, M
0
) con x (x) =
dist(x, M
0
) per ogni x U

.
Sia C

0
(R
m
0
), con 0, supp B(0, 1),
_
dx = 1.
Poniamo G(0, x) = f (x) e, per ogni 0 < t 1 deniamo
G(x, t) = (t(x))
m
0
_
R
m
0

f
0
(x )
_

t(x)
_
d = (t(x))
m
0
_
R
m
0

f
0
()
_
x
t(x)
_
d
=
_
R
m
0

f
0
(x t(x))()d.
Otteniamo cos` una funzione G C
0
(M I, R
n
0
) C

(M (0, 1], R
n
0
). Inoltre,
per la scelta di , G(x, t) V
r
per ogni (x, t) M I. La (x, t) = G(x, t) ` e
quindi unomotopia di f
0
dierenziabile su M(0, 1]. La F =
1
denisce
lomotopia cercata.
Esempio VI.5.2. Ad esempio, in una variet` a dierenziabile connessa due punti
qualsiasi possono essere congiunti con un cammino di classe C

.
Abbiamo ancora
Teorema VI.5.3 (regolarizzazione dellomotopia). Siano M ed N due variet ` a dif-
ferenziabili numerabili allinnito, ed F : M [0, 1] N unomotopia continua
tra due applicazioni dierenziabili f
0
, f
1
: M N. Allora esiste unomotopia
: M [0, 1] N tra f
0
ed f
1
con C

(M [0, 1], N).


Dimostrazione. Possiamo supporre che M ed N siano sottovariet` a proprie di
spazi Euclidei. Costruiamo allora una

F : M [0, 1] [0, 1] N, come nel-
la dimostrazione del Teorema VI.5.1, mediante luso di mollicatori. Allora la
(x, t) =

F(x, t, t t
2
) soddisfa le propriet` a richieste.
Dallesistenza degli intorni tubolari negli spazi Euclidei, ricaviamo:
Teorema VI.5.4. Siano M, N due variet` a dierenziabili e sia d una metrica che
denisce la topologia di N.
(1) Esiste una funzione positiva C

(N) tale che se f , g C


0
(M, N) e
d( f (p), g(p)) < ( f (p)) per ogni p M, allora f e g sono omotope tra
loro.
(2) Per ogni funzione positiva C
0
(M) ed ogni f C
0
(M, N) esiste una
g C

(M, N) tale che d( f (x), g(x)) < (p) per ogni p M.


CAPITOLO VII
Campi di vettori e spazio tangente
VII.1. Campi di vettori e curve integrali sulle variet` a
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m, di classe C

, numerabile
allinnito. Lo spazio C

(M) delle funzioni reali di classe C

su M ` e unalgebra
reale ed un anello commutativo unitario.
VII.1.1. Campi di vettori.
Denizione VII.1.1. Un campo di vettori su M ` e una derivazione dellalgebra
C

(M), cio` e unapplicazione R-lineare


X : C

(M) C

(M)
che soddis lidentit` a di Leibnitz:
(7.1.1) X( f g) = gX( f ) + f X(g) f , g C

(M) .
Linsieme X(M) dei campi di vettori su M ` e un C

(M)-modulo unitario a
sinistra, con il prodotto denito da
(7.1.2) ( f X)(g) = f (X(g)), per f , g C

(M), X X(M),
ed unalgebra di Lie reale con il prodotto di commutazione
(7.1.3) [X, Y]( f ) = X(Y( f )) Y(X( f )) per X, Y X(M) , f C

(M) .
Lemma VII.1.2. I campi di vettori X X(M) si annullano sulle funzioni costanti.
Dimostrazione. Indichiamo con c, per c R, la funzione costante che vale c
su M. Abbiamo:
X(c) = X(c 1) = c X(1) + 1 X(c) = 2 X(c)
e quindi X(c) = 0.
Lemma VII.1.3. Sia X X(M). Se f C

(M) ed f (p) = 0 per tutti i punti p di


un aperto A di M, allora X( f )(p) = 0 per ogni p A. Abbiamo quindi :
(7.1.4) supp(X( f )) supp( f ) f C

(M) , X X(M) .
Dimostrazione. Fissato un punto p A, siano U e V due aperti di M con
p U V A, e sia una funzione di C

(M) uguale a 0 in U ed uguale ad 1 su


M \ V. Allora f = f e quindi:
X( f )(p) = X(f )(p) = (p)X( f )(p) + f (p)X()(p) = 0.

115
116 VII. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Da questo lemma si ricava immediatamente:
Lemma VII.1.4. Sia X un campo di vettori su M; se f , g sono due funzioni di
C

(M) che assumono gli stessi valori su tutti i punti di un aperto A di M, allora :
X( f )(p) = X(g)(p) p A.
Dimostrazione. Infatti f g si annulla su A e quindi:
X( f )(p) X(g)(p) = X( f g)(p) = 0 p A.

Corollario VII.1.5. Se A ` e un aperto di M, per ogni X X(M) vi ` e uno ed un solo


campo di vettori X
A
X(A) tale che X
A
f
A
= (X f )
A
per ogni f C

(M).
Ad ogni carta locale (U, x) in M possiamo associare campi di vettori /x
1
,
. . . , /x
m
in X(U), deniti da :
(7.1.5)
_

x
i
_
f =
[ f x
1
]
x
i
x , f C

(U) .
In una carta locale, un campo di vettori si rappresenta come un operatore dieren-
ziale alle derivate parziali, omogeneo del primordine. Vale infatti il
Lemma VII.1.6. Siano X X(M) ed (U, x) una carta locale in M. Allora :
(7.1.6) X
U
=
m

i=1
X(x
i
)
_

x
i
_
.
Dimostrazione. Data f C

(U), sia f

= f x
1
C

(x(U)). Se x
0
x(U),
per ogni punto x di un intorno aperto V
x
0
x(U) di x
0
, stellato rispetto ad x
0
:
f

(x) = f

(x
0
) +
_
1
0
d f

(x
0
+ t(x x
0
))
dt
dt
= f

(x
0
) +
m

i=1
(x
i
x
i
0
) f

i
(x), con
f

i
(x) =
_
1
0
f

x
i
(x
0
+ t(x x
0
)) dt C

(V
x
0
) .
Con x
0
= x(p
0
) abbiamo
f

i
(x
0
) =
f

(x
0
)
x
i
=
__

x
i
_
f
_
(p
0
)
VII.1. CAMPI DI VETTORI E CURVE INTEGRALI SULLE VARIET
`
A 117
e quindi :
_
X
U
f
_
(p
0
) =
_
X

V
x
0
f
_
(p
0
)
=
_
X

V
x
0
[ f (p
0
)]
_
(p
0
) +
_

_
X

V
x
0
m

i=1
(x
i
x
i
0
) f

i
x
_

_
(p
0
)
=
m

i=1
f

i
(x
0
)
_
X

V
x
0
(x
i
x
i
0
)
_
(p
0
)
=
m

i=1
_
X(x
i
)
_
(p
0
)
__

x
i
_
f
_
(p
0
).

VII.1.2. Vettori tangenti.


Denizione VII.1.7. Fissato un punto p M, chiamiamo vettore tangente ad M
in p unapplicazione R-lineare
(7.1.7) v: C

(M) R,
che soddis lidentit` a di Leibnitz:
(7.1.8) v( f g) = v( f ) g(p) + f (p) v(g), f , g C

(M) .
I vettori tangenti in un punto p M formano uno spazio vettoriale reale, che
indicheremo con T
p
M.
Lemma VII.1.8. Se U ` e un intorno aperto di p in M ed X X(U), allora
(7.1.9) X
p
: C

(M) f (X f )(p) R
` e un vettore tangente ad M in p.
Denizione VII.1.9. Chiamiamo X
p
T
p
M il valore in p del campo vettoriale X.
Teorema VII.1.10. Per ogni punto p M lapplicazione lineare
(7.1.10) X(M) X X
p
T
p
M
` e surgettiva. Se M ha dimensione m ed (U, x) ` e una carta locale di M in p, allora
i vettori tangenti
_

x
1
_
p
, . . . ,
_

x
m
_
p
formano una base di T
p
M.
VII.1.3. Velocit` a e curve integrali di un campo di vettori. Siano a <
b ed C
1
((a, b), M) un arco di classe C
1
in M.
Denizione VII.1.11. La velocit ` a di in t (a, b) ` e il vettore tangente (t)
T
(t)
M, denito da
(7.1.11) (t)( f ) =
d f ((t))
dt
, f C

(M).
Osserviamo che la (7.1.11) ` e ben denita in quanto f C
1
((a, b)).
118 VII. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Denizione VII.1.12. Un arco C
1
((a, b), M) di classe C
1
in M ` e una curva
integrale del campo di vettori X X(M) se:
(7.1.12) (t) = X
(t)
, t (a, b).
Se (U, x) ` e una carta locale in M ed X =
_
m
i=1
a
i
(x)/x
i
in U, allora gli in-
tegrali in U del campo di vettori X sono soluzioni x(t) = x((t)) del sistema
autonomo di equazioni dierenziali ordinarie del primordine :
(7.1.13) x
i
= a
i
(x) per i = 1, . . . , m.
Dai teoremi di esistenza e unicit` a per sistemi di equazioni dierenziali ordinarie
abbiamo allora :
Teorema VII.1.13. Siano X X(M) un campo di vettori in M e p
0
un punto di M.
Esiste allora ununica curva integrale : (a, b) M di X, con a < 0 < b
+, con (0) = p
0
, tale che, se a > , allora (t) non ha punti limite
1
in M per
t a; se b < +, allora (t) non ha punti limite in M per t b .
VII.2. Lo spazio tangente
Indichiamo con T M lunione disgiunta degli spazi vettoriali T
p
M, al variare di
p in M e con : T M M lapplicazione che fa corrispondere al vettore tangente
v T
p
M il suo punto dapplicazione p . Possiamo denire su T M una struttura
di variet` a dierenziabile nel modo seguente. Per ogni carta locale (U, x) di M,
deniamo una carta locale (
1
(U), x dx) di T M ponendo :
(7.2.1)
_

1
(U) v (x((v)), v(x)) x(U) R
m
,
con v(x) = (v(x
1
), . . . , v(x
m
)) R
m
.
Se (V, y) ` e unaltra carta locale di M, per p U V abbiamo :
(7.2.2) v(y
i
) =
m

h=1
v(x
h
)
y
j
x
h
,
cio` e v(y) = (y/x)v(x), ove y/x ` e la matrice Jacobiana del cambiamento di
coordinate. Questa relazione si esprime anche dicendo che le componenti di un
vettore tangente sono covarianti rispetto ai cambiamenti di coordinate.
Quindi, se y = (x), per x x(U V) R
m
` e la funzione di transizione delle
due carte (U, x) e (V, y), il cambiamento di coordinate dalla carta (
1
(U), x dx)
alla carta (
1
(V), y dy) ` e ( d).
Abbiamo perci ` o :
Proposizione VII.2.1. Dato un atlante A = (U
i
, x
i
) di M, con funzioni di tran-
sizione
2
x
i, j
, allora TA =
1
(U
i
), x
i
dx
i
) ` e un atlante di T M, con funzioni di
transizione x
i, j
dx
i, j
.
1
Diciamo che p
c
` e un punto limite di per t c a, b se esiste una successione t

(a, b)
tale che lim

(t

) = p
c
.
2
abbiamo cio` e x
i, j
= x
i
x
1
j
su x
j
(U
j
U
i
).
VII.3. DIFFERENZIALE DI UNAPPLICAZIONE DIFFERENZIABILE 119
Denizione VII.2.2. Con la struttura dierenziale denita dallatlante descritto
nella Proposizione VII.2.1, chiamiamo T M lo spazio tangente di M.
Proposizione VII.2.3. Lapplicazione
(7.2.3) : T M M, t.c. (v) = p se v T
p
M
` e una sommersione dierenziabile di classe C

.
Fibrati dierenziabili. Lo spazio tangente ` e un particolare esempio di brato
dierenziabile.
Denizione VII.2.4. Un brato dierenziabile ` e il dato = (E

B) di due va-
riet` a dierenziabili B, E e di una sommersione dierenziabile E

B. La variet` a
E si dice lo spazio totale, B la base e la proiezione del brato .
Se U ` e un aperto di B, Indichiamo con (U, ), od anche con (U, E) quando
non vi sia pericolo di confusione, lo spazio delle sezioni dierenziabili di su
U, cio` e linsieme delle applicazioni s C

(U, E) che sono inverse destre della


proiezione :
(7.2.4) (U, ) = s C

(U, E) s(p) = p, p U.
VII.3. Dierenziale di unapplicazione dierenziabile
Siano M ed N due varitet` a dierenziabili ed f : M N unapplicazione di
classe C

. Essa induce unapplicazione (il pullback di funzioni) :


(7.3.1) f

: C

(N) f

() = f C

(M) .
Denizione VII.3.1. Il dierenziale di f in un punto p M, che indicheremo con
f

(p) o con d f (p), ` e lapplicazione


(7.3.2)
f

(p) = d f
p
: T
p
M T
f (p)
N, denita da:
f

(p)(v)() = d f
p
(v)() = v( f

()) = v( f ) C

(N) .
Osservazione VII.3.2. Se (U, x) e (V, y) sono carte locali in M ed N rispettivamen-
te, con p U ed f (p) V, abbiamo :
(7.3.3) f

(p)
_

_
m

i=1
v
i
_

x
i
_
p
_

_
=
n

j=1
_

_
m

i=1
v
i
f
j
x
i
(p)
_

_
_

y
j
_
f (p)
.
Nelle carte locali il dierenziale ` e quindi lapplicazione lineare associata alla ma-
trice Jacobiana della f .
Proposizione VII.3.3. Se f C

(M, N), allora


(7.3.4) d f : T M v d f
(v)
(v) TN
` e unapplicazione dierenziabile di classe C

.
Denizione VII.3.4. Lapplicazione d f denita dalla (7.3.4) si dice la funzione
dierenziale di f o il sollevamento di f agli spazi tangenti.
120 VII. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
VII.4. Gruppi a un parametro di dieomorsmi
Linsieme Di

(M) dei dieomorsmi di classe C

di M ` e un gruppo rispet-
to al prodotto di composizione. Studiamo qui nel seguito la relazione tra i suoi
sottogruppi e sottogruppi locali a un parametro ed i campi di vettori.
`
E utile introdurre la seguente notazione. Se M, N sono due variet` a dierenzia-
bili, U

un aperto di M R, ed F C
1
(U

, N), allora per ogni (p, t


0
) U

la
t F(p, t) ` e una curva di classe C
1
in N, denita su un intervallo che contiene
il punto t
0
. Indicheremo allora con

F(p, t
0
) la sua velocit` a in t
0
. Ricordiamo che

F(p, t
0
) T
F(p,t
0
)
N.
Denizione VII.4.1. Un gruppo a un parametro di dieomorsmi di M ` e unap-
plicazione dierenziabile
(7.4.1) : M R (p, t) (p, t) M
che goda delle propriet` a :
(i) (p, 0) = p p M
(ii) (p, t + s) = ((p, t), s) p M , t, s R.
Denizione VII.4.2. Chiamiamo gruppo locale a un parametro di dieomorsmi
di M il dato di un intorno U

di M0 in MR tale che, per ogni p M, linsieme


U

p
= t R (p, t) U

sia connesso, e di unapplicazione


(7.4.2) : U

M R (p, t) (p, t) M
che goda delle propriet` a :
(i) (p, 0) = p p M
(ii) (p, t + s) = ((p, t), s) se (p, t + s) e ((p, t), s) U

.
Al gruppo locale a un parametro (7.4.2) associamo il campo di vettori X
X(M) denito da
(7.4.3) X
p
=

(p, 0), p M.
Denizione VII.4.3. Il campo di vettori X denito da (7.4.3) si dice il generatore
innitesimale del gruppo locale a un parametro (7.4.2).
Teorema VII.4.4. Se X ` e il generatore innitesimale del gruppo locale a un para-
metro C

(U

, M), allora
(7.4.4)

(p, t) = X
(p,t)
, (p, t) U

.
Ogni campo di vettori X ` e generatore innitesimale di un gruppo locale a un
parametro di dieomorsmi.
Due gruppi locali a un parametro di dieomorsmi
i
C

(U

i
, M), i = 1, 2,
che abbiano lo stesso generatore innitesimale, coincidono sul dominio comune di
denizione U

1
U

2
.
Dimostrazione. Lesistenza e unicit` a di un gruppo locale a un parametro di
dieomorsmi associato ad un campo di vettori X X(M) ` e conseguenza del
teorema desistenza locale, unicit` a e dipendenza C

dai dati iniziali per il sistema


VII.4. GRUPPI A UN PARAMETRO DI DIFFEOMORFISMI 121
di equazioni dierenziali ordinarie (7.1.13). Il fatto che la soluzione generale del
problema di Cauchy denisca un gruppo locale a un parametro ` e conseguenza del
fatto che il sistema (7.1.13) ` e autonomo, che cio` e le funzioni a secondo membro
in (7.1.13) non dipendono dalla variabile t e quindi che, se t (p, t) ` e soluzione
in un intervallo t (a, b), con a < 0 < b, con dato iniziale (p, 0) = p, allora, per
ogni t
0
(a, b) ssato, t (p, t + t
0
) ` e soluzione nellintervallo (a t
0
, b t
0
),
con dato iniziale (p, t
0
), e coincide quindi con ((p, t
0
), t).
Denizione VII.4.5. Il gruppo locale a un parametro con generatore innitesimale
X X(M) si dice anche usso di X.
Denizione VII.4.6. Un campo di vettori X X(M) si dice completo se, per ogni
p
0
M, la soluzione del problema di Cauchy
(7.4.5)
_

_
p = X
p
,
p(0) = p
0
` e denita per ogni t R.
Proposizione VII.4.7. Ogni campo di vettori a supporto compatto ` e completo.
Teorema VII.4.8. Condizione necessaria e suciente anch e un campo di vettori
X X(M) sia completo ` e che sia generatore innitesimale di un sottogruppo a un
parametro di dieomorsmi di M.
In particolare, su una variet` a dierenziabile compatta, i sottogruppi a un para-
metro di Di

(M) sono in corrispondenza biunivoca con i campi di vettori in X(M).


VII.4.1. Il caso delle variet` a con bordo. Possiamo estendere senza dicolt` a
la denizione dei campi di vettori anche al caso delle variet` a a bordo.
Denizione VII.4.9. Sia M una variet` a dierensiabile di dimensione m, con bordo,
X X(M) e p
0
M. Fissiamo una carta locale (U, x) con centro in p
0
U p x X(U) x R
m
x
m
0, x(p
0
) = 0.
Diciamo che X nel punto p
0
` e
diretto verso lesterno se X
p
x
m

x=0
< 0,
tangente se X
p
x
m

x=0
= 0,
diretto verso linterno se X
p
x
m

x=0
< 0.
La denizione non dipende dalla scelta della carta locale, perch e la componente
y
m
/x
m
dello Jacobiano della funzione di transizione ` e positiva su U V M
per ogni coppia di carte locali (U, x) e (V, y) di M.
Abbiamo allora
Proposizione VII.4.10. Sia M una variet` a dierenziabile con bordo ed X X(M)
un campo di vettori che non ` e tangente a M in nessun punto. Esistono allora due
122 VII. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
funzioni continue non negative , : M R tali che
_

_
(p) > 0, (p) > 0 se p int(M),
(p) > 0, (p) = 0 se p M ed X
p
` e diretto allesterno,
(p) = 0, (p) > 0 se p M ed X
p
` e diretto allinterno,
ed unapplicazione continua ed innitamente dierenziabile no al bordo di U

: U

= (p, t) M R (p) t (p)


tale che
(p, t)
t
= X
(p,t)
, (p, t) U

,
(p, t + s) = ((p, s), t), se (p, s), (p, t + s), ((p, s), t) U

.
VII.5. Isotopia
Su una variet` a M il usso relativo ad un campo di vettori completo denisce
unomotopia f
t

tR
dellidentit` a in cui ogni f
t
` e ancora un dieomorsmo di M
in s e. Pi` u in generale, introduciamo qui una nozione di equivalenza dinclusioni
dierenziabili.
Siano M ed N due variet` a dierenziabili.
Denizione VII.5.1. Unisotopia tra due inclusioni dierenziabili f
0
, f
1
C

(M, N)
` e unapplicazione dierenziabile F C

(M R, N) tale che
(a) F(x, 0) = f
0
(x), F(x, 1) = f
1
(x) per ogni x M;
(b) f
t
= F( , t) C

(M, N) ` e uninclusione dierenziabile per ogni t R.


Osservazione VII.5.2. Nella denizione di isotopia si potrebbe considerare, in
modo equivalente, unapplicazione F denita soltanto su M [0, 1]. Sia infatti
C

(R) una funzione reale con


_

_
(t) = 0 se t 0,
0 < (t) < 1 se 0 < t < 1,
(t) = 1 se t 1.
Possiamo prendere ad esempio (t) = exp
_
t
1
exp((t 1)
1
)
_
su (0, 1).
Se F C

(M [0, 1], N), con f


t
= F( , t) inclusione dierenziabile per ogni
t [0, 1], allora G(p, t) = F(p, (t)) C

(M R, N), con g
t
= G( , t) inclusione
dierenziabile per ogni t R, e g
t
= f
0
per t 0, g
t
= f
1
per t 1.
Proposizione VII.5.3. Lisotopia dinclusioni dierenziabili di una variet` a M in
una variet ` a N ` e una relazione dequivalenza.
Ad unapplicazione F C

(M R, N) associamo lapplicazione
(7.5.1)

F : M R (p, t) (F(p, t), t) N R,

F C

(M R, N R).
Diciamo che una

F C

(MR, NR) preserva i livelli se


R
(F(p, t)) = t per ogni
(p, t) MR. Qui abbiamo indicato con
R
: N R (q, t) t R la proiezione
sul secondo fattore del prodotto cartesiano. In modo analogo, indicheremo con

N
: N R (q, t) q N la proiezione sul primo fattore.
VII.6. CAMPI DI VETTORI ED ISOTOPIE DELLIDENTIT
`
A 123
Lemma VII.5.4. Per ogni isotopia dinclusioni dierenziabili F C

(M R, N)
lapplicazione
(7.5.2)

F : M [0, 1] (x, t) (F(x, t), t) N [0, 1]
` e uninclusione dierenziabile che preserva i livelli.
Viceversa, se

F C

(M R, N R) ` e uninclusione dierenziabile che pre-


serva i livelli, allora F(x, t) =
N


F(x, t) ` e unisotopia dinclusioni dierenziabili.
Dimostrazione. Verichiamo che le f
t
= F( t) sono immersioni dierenzia-
bili se e soltanto se

F ` e unimmersione dierenziabile. Fissando uninclusione
dierenziabile propria : N R

e considerando le applicazioni F e

F
possiamo ricondurci al caso in cui N = R

. Fissata una carta locale (U, x) in M,


poich e

F(p, t) = ( f
t
(p), t), lo Jacobiano di

F ` e dato da


F
(x, t)
=
_

_
f
t
x
F
t
0 1
_

_
.
`
E chiaro quindi che

F ` e unimmersione dierenziabile se e soltanto se f
t
` e unim-
mersione dierenziabile per ogni t R. Inoltre,

F ` e iniettiva se e soltanto se
ciascuna delle f
t
, per t R, ` e iniettiva.
VII.6. Campi di vettori ed isotopie dellidentit` a
Se F C

(M R, R), indichiamo con



F(p, t) = dF
(p,t)
(/t) la derivata
rispetto al tempo di F nel punto (p, t). Osserviamo che

F ` e una sezione di classe
C

del brato dierenziabile = (T M R


id
R
M R). Indicheremo con
(M R, T M) lo spazio

(M R, T M R) delle sezioni del brato .


Per ogni campo di vettori completo X X(M), il gruppo a un parametro
X

C

(MR, M) che ha generatore innitesimale X ` e unisotopia dellidentit` a su M,


caratterizzata dallequazione dierenziale

X
= X.
Pi ` u in generale, se F C

(M R, M) ` e unisotopia dellidentit` a su M, la
derivata rispetto al tempo

F ` e un elemento di (M R, T M). Viceversa, data una
sezione X (M R, T M) possiamo cercare di costruire unisotopia dellidentit` a
risolvendo, per ogni p M, il sistema di equazioni dierenziali ordinarie
(7.6.1)
_

F(p, t) = X(F(p, t), t),


F(p, 0) = p
Se X non ` e costante rispetto a t, il sistema (7.6.1) non ` e autonomo. Possiamo
associare ad esso un sistema autonomo nella funzione incognita G C

(M
R, M R), considerando, per ogni p M,
(7.6.2)
_

G(p, t) =

X(G(p, t)) = (X(G(p, t)), /t),
G(p, 0) = (p, 0).
Qui

X ` e un campo di vettori in X(M R) che soddisfa d
R
(

X) = /t. Se (7.6.2)
ammette per ogni p M una soluzione denita per ogni t R, allora F =
M
G
` e unisotopia dellidentit` a su M.
124 VII. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Vale quindi il
Teorema VII.6.1. Le isotopie dellidentit` a su M sono in corrispondenza biuni-
voca con i campi di vettori completi

X X(M R) con d
R
(

X) = /t. La
corrispondenza ` e quella che associa ad

X la
M
G per la soluzione G di (7.6.2).
Osservazione VII.6.2. Se X X(M) ` e completo, allora (X, /t) ` e un campo
completo su M R.
Osservazione VII.6.3. Se X (MR, T M) ha supporto compatto, allora (X, /t)
` e un campo di vettori completo su M R.
Esempio VII.6.4. Sia f C

(R
n
, R
n
) un dieomorsmo, con f (0) = 0. Possiamo
scrivere f nella forma
f
i
(x) =

n
j=1
a
i
j
(x)x
j
per i = 1, . . . , n, con a
i
j
C

(R
n
),
con
a
i
j
(x) =
_
1
0
f
i
x
j
(tx)dt C

(R
n
).
La F(x, t) = t
1
f (tx) ` e unisotopia tra il dieomorsmo lineare
f
0
(x) =
f (0)
x
x
ed f . Quindi ogni dieomorsmo di R
n
` e isotopo ad un dieomorsmo lineare. In-
ne, poich e GL(n, R) ha esattamente due componenti connesse per archi, possiamo
concludere che ogni dieomorsmo di R
n
` e isotopo o allidentit` a o alla simmetria
rispetto ad un iperpiano.
Nel suo lavoro del 1936, H. Whitney dimostr` o il
Teorema VII.6.5 (Isotopia di inclusioni omotope). Se f
0
, f
1
: M N sono due in-
clusioni dierenziabili omotope di una variet ` a compatta m-dimensionale M in una
variet ` a dierenziabile N di dimensione n 2m + 2, allora f
0
ed f
1
sono isotope
comme inclusioni dierenziabili.
Traccia della dimostrazione. Consideriamo unomotopia F : M I N tra
f
0
ed f
1
. Per il Teorema VI.5.3 del Capitolo VI, possiamo supporre che lomoto-
pia sia restrizione di una F C

(M R, N). Consideriamo allora la



F(p, t) =
(F(p, t), t). Questa ` e unapplicazione in C

(M R, N R). Poich e dim(M R) =


m + 1 e dim(N R) = n + 1 2m + 3 = 2(m + 1) + 1, possiamo approssimare

F con uninclusione dierenziabile



G C

(M R, N R). Poich e M [0, 1] ` e


compatto, se

G ` e sucientemente vicina ad

F in C

(MR, NR), possiamo, con


un cambiamento di variabili, ottenere che

G(p, t) = (G(p, t), t) per t in un intorno
di [0, 1]. Inoltre, poich e inclusioni dierenziabili di una variet` a compatta che sia-
no vicine sono isotope, G
0
sar` a isotopa ad f
0
e G
1
ad f
1
. Poich e lisotopia ` e una
relazione dequivalenza, anche f
0
ed f
1
sono isotope.
VII.7. ISOTOPIE DELLO SPAZIO AMBIENTE 125
Osservazione VII.6.6. Chiamiamo nodo in R
n
uninclusione dierenziabile di S
1
in R
n
(n 3). Sciogliere un nodo : S
1
R
n
signica trovare unisotopia di
con il nodo banale
S
1
e
i
(cos , sin , 0, . . . , 0) R
n
.
Sappiamo che ci sono in R
3
nodi chiusi non scioglibili. Per il Teorema VII.6.5 tutti
i nodi chiusi in R
n
con n 4 sono scioglibili.
In generale, possiamo considerare delle catene di m nodi, o m-link, cio` e inclu-
sioni dierenziabili
: S
1
| | S
1
.,,.
m volte
R
n
.
Sciogliere una catena di m nodi vuol dire trovare unisotopia di con la catena
banale
S
1
| | S
1
.,,.
m volte
(e
it
)
j
(cos , sin , j, 0, . . . , 0) R
n
.
Per il Teorema VII.6.5 tutte le catene di m nodi in uno spazio Euclideo R
n
, con
n 4, si possono sciogliere.
VII.7. Isotopie dello spazio ambiente
Due inclusioni dierenziabili f
0
, f
1
C

(M, N) possono essere isotope senza


che i complementi N \ f
0
(M) ed N \ f
1
(M) siano omeomor. Un semplice esempio
` e linclusione in R
2
di un segmento aperto e di una circonferenza privata di un
punto. Introduciamo una nozione pi ` u restrittiva di isotopia:
Denizione VII.7.1. Due inclusioni dierenziabili f
0
, f
1
C

(M, N) sono am-


bientalmente isotope se esiste unisotopia dellidentit` a F C

(N R, N) su N
tale che
F( f
0
(p), 1) = f
1
(p), p M.
In generale lisotopia ambientale, che implica lomeomorsmo dei comple-
menti delle immagini, ` e pi ` u restrittiva dellisotopia. Le due relazioni coincidono
per le inclusioni dierenziabili di variet` a compatte. Vale infatti il seguente
3
:
Teorema VII.7.2 (R. Thom). Siano M, N variet ` a dierenziabili ed F C

(M
R, N) unisotopia di inclusioni dierenziabili di M in N. Per ogni compatto K
contenuto in M esiste unisotopia dellidentit ` a G C

(N R, N) su N tale che
G( f
0
(p), 1) = f
1
(p), p K.
Dimostrazione. Possiamo supporre che, posto f
t
= F( , t), sia f
t
= f
0
per
t < 0 ed f
t
= f
1
per t > 1. Per il Lemma VII.5.4 la

F C

(M R, N R) denita
da

F(p, t) = (F(p, t), t) N R, per p M, t R


` e uninclusione dierenziabile. Limmagine

M =

F(M R) ` e una sottovariet` a
dierenziabile di N R. Consideriamo il campo di vettori (X, /t) = d

F(/t),
3
R en e Thom: La classication des immersions, S emin. Bourbaki 157, 1957-58
126 VII. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
con X (

M, TN), su

M. Possiamo trovare allora un campo di vettori (Y, /t)
X(N R), con
Y (N R, TN), supp Y N R,
Y = X su

F(K [0, 1]).
Il campo (Y, /t) ` e completo e quindi genera un gruppo a un parametro di dieo-
morsmi di N R che preservano i livelli. Ad esso corrisponde quindi unisotopia
dello spazio ambiente che trasforma f
0
in f
1
su K.
Corollario VII.7.3. Se M ` e una variet ` a compatta, due inclusioni dierenziabili
f
0
, f
1
C

(M, N) che siano isotope sono anche ambientalmente isotope.


Osservazione VII.7.4. La conclusione del Corollario VII.7.3 non vale in generale
per variet` a M non compatte.
Consideriamo ad esempio due nodi
0
,
1
: S
1
S
3
con
0
(1) =
1
(1) =
(0, 0, 1). Le loro restrizioni f
0
, f
1
: S
1
\ 1 S
3
\ (0, 0, 1) sono isotope, ma
possono non essere ambientalmente isotope, in quanto i complementi dei supporti
dei due nodi possono non essere omeomor
4
.
Corollario VII.7.5. Se M ` e una variet ` a connessa, per ogni coppia di punti p
0
, p
1

M esiste unisotopia F C

(MR, M) dellidentit` a su M con F(p


0
, 1) = p
1
.
Corollario VII.7.6. Ogni inclusione dierenziabile f C

(S
m
, S
n
), con n
2m+2, si estende ad una inclusione dierenziabile

f C

(D
m+1
, S
n
).
Dimostrazione. Poich e n > m, f ` e omotopa allinclusione dierenziabile stan-
dard
: S
m
(x
0
, . . . , x
m
) (x
0
, . . . , x
m
, 0, . . . , 0) S
n
.
Questa si estende allinclusione dierenziabile
D
m+1
(x
0
, . . . , x
m
) (x
0
, . . . , x
m
,
_
1 x
0

2
x
m

2
, 0, . . . , 0) S
n
.
Per il Teorema VII.6.5, f ed sono isotope e per il Teorema VII.7.2 lo sono con
unisotopia dello spazio ambiente. Ne segue che anche f si estende ad uninclu-
sione dierenziabile di D
m+1
.
VII.8. k-celle dierenziabili
In questo paragrafo esponiamo alcuni risultati
5
relativi alle applicazioni die-
renziabili di dischi.
Premettiamo unosservazione sulle applicazioni dierenziabili.
Lemma VII.8.1. Siano M, N due variet` a dierenziabili, di dimensione m, n, ri-
spettivamente, e sia C

(N, M) unapplicazione dierenziabile. Se K ` e un


compatto di N tale che
4
Il nodo non banale pi ` u semplice ` e il trifoglio, cio` e una curva in R
3
isotopa alla
x = sin t + 2 sin 2t, y = cos t 2 cos 2t, z = sin 3t.
Il suo complemento in R
3
non ` e omeomorfo ad R
3
\ R
1
.
5
Richard S.Palais, Extending dieomorphisms. Proc. Amer. Math. Soc. 11, 1960 pp. 274-277
VII.8. k-CELLE DIFFERENZIABILI 127
(1) f
K
sia iniettiva;
(2) d f (q) : T
q
N T
(q)
M sia iniettiva per ogni q K,
allora esiste un intorno aperto U di K in N tale che
U
sia uninclusione dieren-
ziabile.
Dimostrazione. Utilizzando il teorema dimmersione di Whitney, possiamo
ridurci al caso in cui M = R
m
ed N sia una sottovariet` a propria di uno spazio
Euclideo R

. In particolare, possiamo considerare laggiunta d

(q) dellappli-
cazione d(q) : T
q
N T
(q)
R
m
= R
m
, rispetto al prodotto scalare canonico di
R
m
e a quello indotto su T
q
N dalla restrizione del prodotto scalare canonico di
R

. La composta d

(p) d(q) ` e un endomorsmo iniettivo di T


q
N ed abbiamo
perci ` o, nella norma degli operatori, inf
K
jd

(q) d(q)j
2
= > 0. Per conti-
nuit` a otteniamo che esiste un intorno relativamente compatto W di K in N tale che
jd

(q) d(q)j
2
(/2) > 0 per ogni q

W. Allora, applicando largomento del
Lemma ?? del Capitolo VI ad un numero nito di carte coordinate che ricoprono

W, otteniamo che esistono costanti positive , c tali che


(q
1
) (q
2
) cq
1
q
2
, q
1
, q
2


W con q
1
q
2
.
Questo segue dal fatto che la distanza Euclidea su ciascun sottoinsieme compatto
di una carta coordinata ` e equivalente alla restrizione della distanza Euclidea su R

.
Consideriamo ora il compatto F = (q
1
, q
2
)

W

W q
1
q
2
. La
funzione reale
(q
1
, q
2
) =
(q
1
) (q
2
)
q
1
q
2

` e denita e continua su F ed ` e positiva nei punti di F (K K). Essa sar` a allora


ancora positiva in tutti i punti di un intorno A di F (K K) in F. Linsieme
U = K (
,..,

1
(A)
,..,

2
(A)) ` e un intorno aperto di K in N, tale che la restrizione ad U
di sia uninclusione dierenziabile.
Notazione VII.8.2. Se A ` e un qualsiasi sottoinsieme della variet` a dierenziabile
N, indicheremo con C

(A, M) linsieme di tutte le funzioni continue f : A M


per cui esista un intorno aperto U di A in N ed unapplicazione dierenziabile

f C

(U, M) tale che



f
A
= f .
Denizione VII.8.3. Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m e k un inte-
ro con 0 k m. Una k-cella dierenziabile di M ` e uninclusione dierenziabile
C

(D
k
, M).
Lapplicazione ` e cio` e uninclusione topologica ed ` e la restrizione a D
k
=
x R
k
x 1 di unapplicazione di classe C

, denita su un intorno aperto U


di D
k
in R
k
, ed a valori in M, con dierenziale iniettivo in ogni punto di D
k
.
Per il Lemma VII.8.1 la ` e la restrizione dellinclusione dierenziabile di un
disco aperto B(r), con r > 1, in M.
Vale il
Teorema VII.8.4 (estensione ad unn-cella). Se C

(D
k
, M) ` e una k-cella di
M, con 0 k < m, ed U un intorno aperto di (D
k
) in M, allora esiste una m-cella
C

(D
m
, M), con
D
k = e ((D
m
) U).
128 VII. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Se M ` e orientata, possiamo scegliere in modo che mantenga lorientazione.
Dimostrazione. Il teorema ` e una conseguenza del Lemma VII.8.1.
Vale allora il
Teorema VII.8.5 (Transitivit` a). Se , C

(D
k
, M) sono due k-celle dieren-
ziabili di M, allora esiste un dieomorsmo F C

(M, M) tale che = F . Se


M ` e orientata, e o k < m, oppure k = m e le due celle sono equi-orientate, allora
possiamo scegliere il dieomorsmo F in modo che mantenga lorientazione.
Osservazione VII.8.6. Se M ` e connessa, o pi` u in generale se le due celle e
sono contenute nella stessa componente connessa di M, il dieomorsmo F del
Teorema VII.8.5 pu` o essere scelto isotopo allidentit` a, in unisotopia costante al di
fuori di un compatto di M.
Teorema VII.8.7 (di estensione). Se C

(D
k
, M) ` e una k-cella dierenziabile
in M ed f uninclusione dierenziabile di un intorno di (D
k
) in M, allora esiste
un dieomorsmo F di M in s e, che coincide con f su un intorno di (D
k
).
Se M ` e orientabile ed f preserva lorientazione, allora si pu` o ottenere una F
che preservi lorientazione e sia isotopa allidentit ` a in unisotopia costante al di
fuori di un sottoinsieme compatto.
VII.9. Collari
Denizione VII.9.1. Sia M una variet` a dierenziabile a bordo. Chiamiamo collare
di M un intorno aperto di M in M dieomorfo a M [0, 1).
Per dimostrare lesistenza di collari, dimostriamo in primo luogo il
Lemma VII.9.2. Sia M una variet ` a dierenziabile a bordo. Esiste allora un
campo di vettori X X(M) con
X
p
0, p M.
Dimostrazione. Fissiamo un atlante A = U

, x

) A di M localmente
nito ed una partizione dellunit` a

A, mediante funzioni reali non negative


di classe C

e subordinata ad U

. Poniamo
X

=
_



x
n

su U

,
0 su M \ U

,
e sia
X =

A
X

.
Allora X ` e ben denito ed ` e un campo di vettori di classe C

su M perch e la
famiglia dei supporti degli X

` e localmente nita. Inoltre, ` e


X

x
n

(p) > 0, se p U

M,
onde
X x
n

(p) > 0 se p U

M
dimostra che X
p
0 per p M.
VII.9. COLLARI 129
Abbiamo quindi il
Teorema VII.9.3. Sia M una variet ` a a bordo. Ogni intorno aperto di M in M
contiene un collare di M.
Dimostrazione. Poich e ogni intorno aperto di M in M ` e ancora una variet` a
con bordo M, baster` a dimostrare che M ammette un collare in M. Per la propo-
sizione VII.4.10 esiste un intorno U

di M 0 in M R, della forma
U

= (p, t) M R (p) t (p), con


_

_
(p) 0 su int(M),
(p) = 0 su M,
(p) > 0 su M
ed una : U

M, di classe C

, tale che
(p, t)
t
= X
(p,t)
, (p, t) U

.
Poich e X
p
` e diretto verso linterno, per il teorema delle funzioni implicite (p, t)
M R 0 t < (p) (p, t) (p, t) M ` e un dieomorsmo locale.
Utilizziamo il seguente
Lemma VII.9.4. Siano M, N due spazi paracompatti ed f : N M un omeo-
morsmo locale. Sia F un sottospazio chiuso di N e supponiamo che la restrizione
f
F
: F f (F) sia un omeomorsmo. Allora esiste un intorno aperto U di F in N
tale che f
U
: U f (U) sia un omeomorsmo.
Dimostrazione. Se A ` e un aperto di N che interseca F.
Poich e f
F
: F f (F) ` e per ipotesi un omeomorsmo, f (A F) ` e un aperto
di f (F). Potremo trovare allora un aperto G di M tale che f (A F) = G f (F).
Laperto B = A f
1
(G) sar` a allora tale che
() B F = A F, e B f
1
( f (F)) = B F.
Poich e f ` e un omeomorsmo locale, ranando un ricoprimento aperto di N forma-
to da un ricoprimento di F fatto con aperti B che soddisno () e da F, possiamo
trovare ricoprimenti aperti localmente niti U
i
i I e V
i
i I di N ed M
rispettivamente, tali che
f
i
: U
i
x f (x) V
i
sia un omeomorsmo per ogni i I,
se U
i
F , allora U
i
F = f
1
(V
i
f (F)).
Siano U

i
i I e V

i
i I loro ranamenti con

U

i
U
i
, V

i
= f (U

i
)

i
= f (

U

i
) V
i
. Indichiamo con J il sottoinsieme di indici i I per cui U

i
F .
Dico che, per ogni coppia di indici (i, j) J J linsieme
W
i, j
= x U

i
y

U

j
t.c. y x, f (y) = f (x)
` e chiuso in U

i
. Infatti, se x U

i
\ W
i, j
, o x

U

j
ed allora U
i
U
j
` e un intorno
aperto di x che non interseca W
i, j
, oppure x

U

j
ed U

i
\ f
1
(

j
) ` e un intorno di x
130 VII. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
che non interseca W
i, j
. Poich e il ricoprimento

U

i
` e localmente nito, gli insiemi
A
i
= U

i
\
_
jI, ji,

W
i, j
sono aperti. Allora
U =
_
A
i
F
A
i
.
` e un intorno aperto di F in N, su cui la f ` e iniettiva. Infatti, dico che F W
i, j
=
per ogni (i, j) J J. Infatti, B = U
i
soddisfa la () se i J. Se quindi x U
i
,
y U
j
, con i, j J ed f (x) = f (y) f (F), allora x = y F. Quindi U contiene F.
Il fatto che f
U
sia iniettiva segue dalla denizione.
Utilizzando il Lemma, otteniamo che, pur di scegliere una funzione : M
t > 0 sucientemente piccola, possiamo supporre che
(p, t) M R 0 t < (p) (p, t) (p, t) M
sia un omeomorsmo con limmagine. Possiamo supporre che sia una funzione
di classe C

. Ponendo allora
f : M [0, 1) (p, t) (p, t (p)) M
otteniamo un dieomorsmo di M[0, 1) con un intorno aperto di M in M.
Corollario VII.9.5. Ogni variet ` a a bordo si pu` o realizzare come una sottovariet` a
a bordo di una variet ` a senza bordo.
Dimostrazione. Sia f : M [0, 1) M un dieomorsmo di M [0, 1) su
un intorno aperto di M in M.
Otteniamo una variet` a senza bordo N attaccando M(, 1) ad M mediante
la f .
Corollario VII.9.6. Sia M una variet` a con bordo M compatto. Supponiamo che
M sia unione di due chiusi disgiunti
M = N
0
N
1
, N
0
=

N
0
, N
1
=

N
1
, N
0
N
1
= .
Allora esiste una funzione : M [0, 1], di classe C

, tale che

1
(0) = N
0
, f
1
(1) = N
1
.
Dimostrazione. Sia g : M [0, 1) A M un collare di M in M. Sia B =
int(M) Sia
A
,
B
una partizione dellunit` a subordinata al ricoprimento A, B.
Deniamo allora
(x) =
_

_
t se x = g(y, t) con y N
0
, 0 t 1/2
(1 t)
A
(x) se x = g(y, t) con y N
1
, 0 t 1/2
Poich e la ` e di classe C

su un compatto di M, possiamo prolungarla ad una


funzione di classe C

su tutto M, con le propriet` a richieste.


CAPITOLO VIII
Fibrati vettoriali
Il brato tangente ` e un esempio della struttura pi ` u generale di brato vettoriale,
che esamineremo in questo capitolo. Aloro volta, i brati vettoriali sono particolari
brati dierenziabili localmente banali.
VIII.1. Fibrati dierenziabili
Denizione VIII.1.1. Un brato dierenziabile ` e il dato di due variet` a dieren-
ziabili E = E(), B = B() e di una sommersione dierenziabile = () : E B.
Chiamiamo E lo spazio totale, B la base e la proiezione nella base di .
Per ogni punto p B, linsieme E
p
= E
p
() =
1
(b) ` e una sottovariet` a
dierenziabile propria di E, che si dice la bra di su p.
Se U ` e un aperto di B, poniamo E
U
=
1
(U). La restrizione di ad E
U
descrive un brato E
U
U, che si indica anche con
U
e si dice la restrizione ad
U di .
Unapplicazione s C
k
(U, E) tale che ( f (p)) = p per ogni p U si dice una
sezione di classe C
k
di su U. Indichiamo con
k

(U, E) lo spazio delle sezioni


di su U. Scriveremo per semplicit` a
k
(U, E) invece di
k

(U, E) e (U, E) per

(U, E) quando la notazione semplicata non generi confusione.


Ancora, indicheremo a volte il brato con la sola lettera del suo spazio totale.
Ad esempio, diremo a volte il brato tangente T M invece di il brato tangente
(T M

M).
Lemma VIII.1.2. Sia un brato dierenziabile,
0
E() e p
0
= ()(
0
).
Allora esistono un intorno aperto U di p
0
in B() ed una sezione s

(U, E())
con s(p
0
) =
0
.
Dimostrazione. Poich e () ` e una sommersione dierenziabile in tutti i punti
di E(), la tesi segue dal teorema delle funzioni implicite (cf. Proposizione III.8.3).

Denizione VIII.1.3. Se M, F sono due variet` a dierenziabili, la proiezione


M
:
M F M denisce un brato dierenziabile, che si dice brato banale di base
M e bra F.
Denizione VIII.1.4. Diciamo che il brato dierenziabile ` e localmente banale
con bra tipica F se
(a) F ` e una variet` a dierenziabile;
131
132 VIII. FIBRATI VETTORIALI
(b) per ogni p B esistono un intorno aperto U di p in B ed una
U

C

(E
U
, F) tale che
U
C

(E
U
, U F) sia un dieomorsmo che
renda commutativo il diagramma
(8.1.1) E
U

B
B
B
B
B
B
B
B
U F
pr
U
.x
x
x
x
x
x
x
x
x
U.
Se
U
: U F E
U
` e linversa di
U
, allora, per ogni
0
F ssato,
lapplicazione p
U
(p,
0
) ` e una sezione dierenziabile di su U. Una carta
locale denisce quindi unapplicazione della bra tipica F nello spazio

(U, E)
delle sezioni di su U.
Denizione VIII.1.5. La
U
in (8.1.1), o linversa
U
: U F E
U
, si dicono
una trivializzazione di su U.
Denizione VIII.1.6. Un atlante di trivializzazione di ` e una collezione A =
(U
a
,
a
) a A formata da aperti U
a
di B e da trivializzazioni locali
E
U
a
((),
a
()) U
a
F,
tale che B =
_
aA
U
a
.
A volte scriveremo E

B per il brato dierenziabile con E() = E,
B() = B e () = . La notazione E

F
B signicher` a che, inoltre, il brato
dierenziabile ` e localmente banale, con bra tipica F.
Proposizione VIII.1.7 (Un criterio di banalit` a locale). Siano E e B variet` a dif-
ferenziabili, con B connessa. Allora ogni sommersione dierenziabile propria
: E B denisce un brato dierenziabile localmente banale.
Ricordiamo che il fatto che sia propria signica che ` e continua, chiusa, e
che
1
(K) ` e compatto in E per ogni compatto K di B.
Dimostrazione. Fissiamo un punto p
0
B. Linsieme E
p
0
=
1
(p
0
) ` e una
sottovariet` a compatta di E. Consideriamo un suo intorno tubolare W in E (cf. Pro-
posizione VI.4.2), di cui E
p
0
sia retratto dierenziabile dintorno: W ` e un intorno
aperto di E
p
0
in E ed ` e assegnata unapplicazione dierenziabile : W E
p
0
con
() = per ogni E
p
0
. Poich e ` e chiusa, (E \ W) ` e un chiuso di B che
non contiene p
0
. Quindi U
0
= M \ (E \ W) ` e un intorno aperto di p
0
in B, con
E
U
0
=
1
(U
0
) W. Quindi E
p
0
ha in E un intorno tubolare E
U
0
. Utilizziamo la
retrazione per denire la
: E
U
0
((), ()) U
0
E
p
0
.
Poich e ` e una sommersione dierenziabile, la ` e un dieomorsmo locale in
tutti i punti E
p
0
. Linsieme dei punti di E
U
0
in cui sia che la restrizione di
ad E
()
sono dieomorsmi locali ` e un intorno aperto W
1
di E
p
0
in E
U
0
. Allora
U
1
= M \ (E \ W
1
) ` e un intorno aperto di p
0
in M e la restrizione di ad E
U
1
e
di a ciascun E
p
con p U
1
sono dieomorsmi locali. In particolare, per ogni
VIII.1. FIBRATI DIFFERENZIABILI 133
p U
1
, (E
p
) ` e un sottoinsieme aperto e chiuso di E
p
0
. Poich e E
p
0
ha al pi` u un
numero nito di componenti connesse, ne segue che r(E
p
) = E
p
0
per tutti i punti p
della componente connessa U
2
di p
0
in U
1
.
Resta da dimostrare che : E
p
E
p
0
` e anche iniettiva se p appartiene a un
intorno sucientemente piccolo di p
0
in U
2
. Poich e ` e un dieomorsmo locale,
linsieme Q = (
1
,
2
) E
U
2
E
U
2

1

2
, (
1
) = (
2
) ` e, in E
U
2
E
U
2
un chiuso disgiunto dalla diagonale = (, ) E
U
2
di E
U
2
E
U
2
. Infatti
ogni E
U
2
` e contenuto in un aperto W

su cui denisce un dieomorsmo


con un aperto W

di U
2
E
p
0
. Quindi W
v
W
v
` e un intorno di (v, v) in E
U
2
E
U
2
che non interseca Q.
Sia ora

un sistema fondamentale di intorni aperti relativamente compatti


di p
0
in U
2
, con
+1

per ogni . Abbiamo


_

(

E

) = E
p
0
E
p
0
e
quindi
_

(Q [

E

]) = Q
_

(

E

) = Q (E
p
0
E
p
0
) = .
Per la propriet` a dellintersezione nita, possiamo trovare un indice per cui Q
(

E

) = , e quindi la restrizione di ad E

sia una trivializzazione locale.


Per completare la dimostrazione, baster` a osservare che le bre E
p
=
1
(p) so-
no tutte dieomorfe tra loro. Ci ` o segue dalla connessione di B e dal fatto che dalla
prima parte della dimostrazione si ricava che, ssato un punto p
0
B, linsieme
dei p B per cui la bra E
p
` e dieomorfa ad E
p
0
` e aperto e chiuso in B.
Proposizione VIII.1.8. Sia un brato dierenziabile ed M una sottovariet ` a
dierenziabile di B(). Deniamo
(8.1.2) E
M
= ()
1
(M),
M
: E
M
()() M.
Allora
M
= (E
M

M
M) ` e un brato dierenziabile con base M.
Denizione VIII.1.9. Il brato
M
descritto nella Proposizione VIII.1.8 si dice la
restrizione ad M del brato .
Proposizione VIII.1.10. Se e sono brati dierenziabili, allora, posto
E( ) = E() E(),
B( ) = B() B(),
( ) : E( ) (, ) (()(), ()()) B( ),
= (E( )
()
B( )) ` e un brato dierenziabile.
Se e sono localmente banali con bre tipiche F() ed F() rispettivamente,
allora anche ` e localmente banale, con bra tipica F() F().
Denizione VIII.1.11. Il brato dierenziabile descritto nella Proposizione
VIII.1.10 si dice prodotto cartesiano dei brati e .
Proposizione VIII.1.12 (pullback). Sia un brato dierenziabile, M una variet ` a
dierenziabile ed f : M B() unapplicazione dierenziabile. Poniamo
E( f

) = (p, ) M E() f (p) = ()(),


134 VIII. FIBRATI VETTORIALI
( f

) : E (p, ) p M.
Allora f

= E( f

)
( f

)
M ` e un brato dierenziabile con base M.
Se ` e localmente banale con bra tipica F, anche f

` e localmente banale
con bra tipica F.
Denizione VIII.1.13. Il brato f

descritto nella Proposizione VIII.1.12 si dice


limmagine inversa, o pullback, di mediante lapplicazione f .
Denizione VIII.1.14. Siano
1
e
2
due brati dierenziabili sulla stessa base
B(
1
) = B(
2
) = M. Chiamiamo somma di Whitney dei brati
1
e
2
, ed indichia-
mo con
1

M

2
, limmagine inversa del brato
1

2
mediante limmersione
canonica : M p (p, p) M M di M nella diagonale di M M.
Abbiamo, in modo canonico,
E(
1

M

2
) = (
1
,
2
) E(
1
) E(
2
) (
1
)(
1
) = (
2
)(
2
),
(
1

M

2
)(
1
,
2
) = (
1
)(
1
) = (
2
)(
2
), (
1
,
2
) E(
1

M

2
).
Osserviamo che, per le Proposizioni VIII.1.8, VIII.1.10, VIII.1.12, se
1
e
2
sono localmente banali con bre tipiche F
1
ed F
2
rispettivamente, la loro somma
di Whitney
1

M

2
` e ancora localmente banale, con bra tipica F
1
F
2
.
Denizione VIII.1.15. Siano
1
e
2
due brati dierenziabili. Un morsmo di
brati dierenziabili ( f , ) :
1

2
` e il dato di una coppia di applicazioni dif-
ferenziabili f : E(
1
) E(
2
) e : B(
1
) B(
2
) che rendano commutativo il
diagramma
(8.1.3)
E(
1
)
f
E(
2
)
(
1
)

_
(
2
)
B(
1
)

B(
1
).
Abbiamo
Lemma VIII.1.16. Siano
1
e
2
due brati dierenziabili.
Se f : E(
1
) E(
2
) ` e unapplicazione dierenziabile e
p B(
1
), q B(
2
) t.c. f (E
p
(
1
)) E
q
(
2
),
allora esiste un unico morsmo di brati dierenziabili ( f , ) :
1

2
che induca
f sugli spazi totali.
Dimostrazione. Lunicit` a ` e ovvia, in quanto la si ottiene per passaggio al
quoziente rispetto alle proiezioni sulle basi. Per dimostrare che ` e dierenziabile,
basta osservare che, se s

1
(U, E(
1
)) per un aperto U di B(
1
), allora
U
=
(
2
) s, onde ` e dierenziabile su U.
Proposizione VIII.1.17. Sia ( f , ) :
1

2
un morsmo di brati dierenzia-
bili. Se f : E(
1
) E(
2
) ` e un dieomorsmo, anche : B(
1
) B(
2
) ` e un
dieomorsmo, e la ( f
1
,
1
) :
2

1
` e un morsmo di brati dierenziabili.
VIII.2. FIBRATI VETTORIALI DIFFERENZIABILI 135
Dimostrazione. Chiaramente ` e bigettiva. Se W ` e un aperto di B(
2
) ed s
2

2
(W, E(
2
)), allora
1

W
= f
1
s
2
dimostra che
1
` e anche dierenziabile.
Denizione VIII.1.18. Un isomorsmo di brati dierenziabili ` e un morsmo
( f , ) :
1

2
per cui f : E(
1
) E(
2
) sia un dieomorsmo.
Un isomorsmo di brati dierenziabili ( f , ) :
1

2
con B(
1
) = B(
2
) =
M e = id
M
si dice unequivalenza.
VIII.2. Fibrati vettoriali dierenziabili
Denizione VIII.2.1. Un brato vettoriale dierenziabile di rango n ` e il dato di
un brato dierenziabile = E

B, con surgettiva, e di una struttura di spazio
vettoriale reale di dimensione n su ogni bra E
p
=
1
(p), compatibile con la
struttura dierenziabile. Ci ` o signica che le applicazioni
_

_
E
M
E (v, w) v + w E,
R E (k, v) k v E
sono dierenziabili.
Proposizione VIII.2.2. Ogni brato vettoriale dierenziabile di rango n ` e local-
mente banale con bra tipica R
n
.
Dimostrazione. Sia = E

B un brato dierenziabile vettoriale di rango
n. Dato un punto p
0
B, ssiamo una R-base e
1
, . . . , e
n
di E
p
0
. Per il Lemma
VIII.1.2 possiamo trovare un intorno aperto U di p
0
in B e sezioni
i

(U, E)
con
i
(p
0
) = e
i
per i = 1, . . . , n. Per continuit` a, linsieme U
0
dei punti p di U in cui

1
(p), . . . ,
n
(p) sono ancora linearmente indipendenti ` e un intorno aperto di p
0
in
B. Allora la
U
0
R
n
(p; v
1
, . . . , v
n
)

n
i=1
v
i

i
(p)
1
(U
0
)
` e una trivializzazione locale dierenziabile di in un intorno aperto del punto p
0
.

Se

(U, E) ` e una sezione di un brato vettoriale dierenziabile = E



B,
il supporto di in U ` e la chiusura in U dellinsieme dei punti p in cui (p) 0
p
:
supp = p U (p) 0
p
U.
Proposizione VIII.2.3. Sia = E

B un brato vettoriale dierenziabile. Se
U, V sono aperti di B con

U V, allora per ogni
(U,E)
possiamo trovare una
sezione globale
(B,E)
tale che supp V e (p) = (p) per ogni p U.
Dimostrazione. Se C

(B) ha supporto contenuto in V ed ` e uguale ad 1 in


un intorno di

U, porremo
(p) =
_

_
(p)(p) se p V,
0
p
se p V.

136 VIII. FIBRATI VETTORIALI


Se V, W sono spazi vettoriali reali della stessa dimensione n, indichiamo con
Iso
R
(V, W) linsieme degli isomorsmi R-lineari di V in W.
Denizione VIII.2.4. Una trivializzazione locale di un brato vettoriale dieren-
ziabile = (E

B) ` e una trivializzazione locale
(8.2.1) : U R
n
E
U
di compatibile con la struttura lineare, che sia cio` e lineare sulle bre.
Potremo quindi scrivere
1
(8.2.2) (p, v) = (p)v, con (p) Iso
R
(R
n
, E
p
) p U.
Un atlante di trivializzazione di un brato vettoriale dierenziabile ` e un
atlante di trivializzazione di in cui tutte le trivializzazioni locali siano compatibili
con la struttura lineare.
Chiameremo funzioni di transizione dellatlante di trivializzazione A = (U
a
,
a
)
del brato vettoriale dierenziabile = (E

B), le applicazioni
2
g
,
C

(U
a

U
b
, GL(n, R)), denite da
(8.2.3) g
a,b
(p) =

(p)
1

b
(p), p U
a
U
b
si dicono le funzioni di transizione dellatlante A.
VIII.3. Morsmi e operazioni di brati vettoriali
Siano
1
e
2
due brati vettoriali dierenziabili.
Denizione VIII.3.1. Un morsmo di brati dierenziabili ( f , ) :
1

2
si
dice un morsmo di brati vettoriali reali dierenziabili se ` e lineare sulle bre, se
cio` e per ogni p B(
1
) lapplicazione E(
1
)
p
v f (v) E(
2
)
(p)
` e lineare.
Se inoltre la f : E(
1
) E(
2
) ` e un dieomorsmo, allora anche ( f
1
,
1
) :

2

1
` e un morsmo di brati vettoriali dierenziabili.
In questo caso diremo che ( f , ) :
1

2
` e un isomorsmo di brati vettoriali
reali dierenziabili.
Se, ancora, B(
1
) = B(
2
) = M e = id
M
, diremo che la ( f , id
M
) :
1

2
` e
unequivalenza di brati vettoriali reali.
Dire che un brato dierenziabile di rango n ` e trivializzabile equivale dunque
a dire che ` e isomorfo al brato dierenziale triviale B()V, con V spazio vettoriale
reale di dimensione n.
Le costruzioni dellalgebra lineare si estendono in modo naturale ai brati
vettoriali.
1
Le p (p) sono sezioni del brato vettoriale
B

, che sar` a denito nel paragrafo


successivo.
2
Osserviamo che GL(n, R) ` e un aperto di R
n
2
, e quindi una variet` a dierenziabile di
dimensione n
2
.
VIII.3. MORFISMI E OPERAZIONI DI FIBRATI VETTORIALI 137
Fibrato duale. Sia = E

B un brato vettoriale reale di rango n. Sia
E

=
_
pB
E

p
lunione disgiunta dei duali degli spazi vettoriali E
p
, al variare di p nella base B.
Indichiamo ancora con : E

B lapplicazione che associa il punto p B


ad E

p
E

.
Se A = (U
a
,
a
) a A ` e un atlante di trivializzazione per , per ogni punto
p U
a
la

a
(p) : R
n
v
a
(p, v) E
p
` e un isomorsmo lineare. La sua trasposta ((p))

: E

p
(R
n
)

= R
n
` e ancora un
isomorsmo lineare.
Possiamo cos` denire su

= E


B ununica struttura di brato vettoriale
dierenziabile, per cui A

= (U
a
,

a
) a A, ove

a
: U
a
R
n
(p, v

) [(
a
(p))

]
1
v

U
a
,
sia un atlante di trivializzazione.
Denizione VIII.3.2. Dato un brato vettoriale dierenziabile , il brato vetto-
riale dierenziabile

denito sopra si dice il brato duale di .


Osservazione VIII.3.3. Se ` e un brato vettoriale dierenziabile su M e

il
suo duale, sulla somma di Whitney
M

` e denito laccoppiamento di dualit` a



M

(M R

M
M). Esso associa a due sezioni

(U, E()),

(U, E

()) la funzione (U p ((p),

(p))) C

(U).
Proposizione VIII.3.4. Ogni brato vettoriale ` e equivalente al suo brato duale.
Dimostrazione. Sia un brato vettoriale di rango n ed A = (U
a
,
a
) a A
un suo atlante di trivializzazione. Sia
a
una partizione dellunit` a subordinata ad
U
a
a A con
a
C

(B()) e
a
0 su B(). Deniamo un prodotto scalare
sulle bre di mediante
(v
1
v
2
) =

pU
a

a
(p) (pr
R
n (
a
(v
1
)pr
R
n (
a
(v
2
))
R
n ,
p B(), v
1
, v
2
E()
p
.
Il prodotto scalare denisce un isomorsmo (di Riesz)
p
: E
p
E

p
per ogni
p M, che ci d` a unequivalenza (, id
B
) :

.
Denizione VIII.3.5. Sia M una variet` a dierenziabile e T M

M il suo -
brato tangente. Il brato duale T

M

M del brato tangente si dice il brato
cotangente su M.
Somma diretta. Se
1
,
2
sono brati vettoriali, di ranghi n
1
ed n
2
rispetti-
vamente, allora il prodotto
2

2
ha una struttura naturale di brato vettoriale di
rango n
1
+ n
2
, con bra sopra il punto (p
1
, p
2
) B(
1
) B(
2
) uguale allo spazio
vettoriale somma diretta E(
1
)
p
1
E(
2
)
p
2
.
Se
1
e
2
hanno la stessa base B(
1
) = B(
2
) = M, allora la somma di Whitney

1

M

2
` e un brato vettoriale dierenziabile di rango n
1
+ n
2
.
138 VIII. FIBRATI VETTORIALI
Prodotto tensoriale. Dati due brati vettoriali dierenziabili
1
,
2
, di ranghi
n
1
ed n
2
rispettivamente, con basi B(
1
) = B
1
e B(
2
) = B
2
, deniamo il loro
prodotto tensoriale
1

2
come il brato vettoriale dierenziabile di rango n
1
n
2
con base B
1
B
2
e bra su E(
1
)
p
1

R
E(
2
)
p
2
sul punto (p
1
, p
2
) B
1
B
2
. Se
B
1
= B
2
= M, indichiamo con
M

2
limmagine inversa di
1

2
rispetto
allimmersione p (p, p) di M nella diagonale di M M. Esso si dice prodotto
di Whitney dei brati
1
e
2
.
Fibrati tensoriali. Le operazioni di somme dirette, prodotti tensoriali, som-
me e prodotti di Whitney di brati vettoriali dierenziabili sono associative e
commutative, a meno di equivalenze.
In particolare, ssati due interi non negativi r, s possiamo denire, a partire da
un brato vettoriale reale = E

Bdi rango n, un brato vettoriale dierenziabile

r,s
() sulla stessa base B, di rango n(r + s), con spazio totale
T
r,s
(E) =
_
pB
E
p
E
p
.,,.
r volte
E

p
E

p
.,,.
s volte
.
Possiamo descrivere la sua struttura di brato vettoriale dierenziabile a partire da
un atlante di trivializzazione A = (U
a
,
a
) a A di . Latlante corrispondente
T
r,s
A = (U
a
,
(r,s)
a
) a A di
r,s
() consiste delle carte
U
a
(R
n
)
r
(R
n
)

s
(p, t, ) (
a
(p))

r
t ([
a
(p)

]
1
)

s
T
r,s
(E)
U
a
.
Il brato vettoriale
r,s
() ha rango n(r + s) e si dice la potenza tensoriale r-
covariante ed s-controvariante di .
Denizione VIII.3.6. Se M ` e una variet` a dierenziabile di dimensione m, il brato

r,s
(T M

M) si indica con T
r,s
M

M e si dice il brato dei tensori r-covarianti
ed s-controvarianti su M.
VIII.4. Fibrati vettoriali e brato tangente
Denizione VIII.4.1. Sia = E

M un brato dierenziabile. Il brato verticale
su E ` e il nucleo del dierenziale della proiezione sulla base:
(8.4.1) VE = v TE d(v) = 0.
Supponiamo ora che E

M sia un brato vettoriale. Possiamo identicare M
alla sezione nulla di E, mediante lapplicazione
(8.4.2) : M x 0
x
E.
Abbiamo allora
Proposizione VIII.4.2. Ogni brato vettoriale = E

M ` e equivalente al
pullback su M, mediante linclusione (8.4.2), del suo brato verticale.
Dimostrazione. Sia x M e v E. Associamo a v il vettore v V
0
x
E denito
da
v f =
d
dt
f (t v)
t=0
.
VIII.5. NORME DIFFERENZIABILI E STRUTTURE EUCLIDEE 139
Otteniamo cos` unapplicazione E VE
M
=

(VE), che si verica facilmente


essere unequivalenza di brati vettoriali.
Proposizione VIII.4.3. Se = E

M ` e un brato vettoriale dierenziabile, allo-
ra la restrizione di TE ad M (cio` e il suo pullback mediante linclusione (8.4.2)) ` e
equivalente alla somma diretta di T M e della restrizione ad M del brato verticale:
(8.4.3) TE
M
= T M
M
VE
M
.
Utilizzando le proposizioni VIII.4.2 e VIII.4.3 ed il teorema dimmersione di
Whitney otteniamo il
Teorema VIII.4.4. Sia = E

M un brato vettoriale dierenziabile. Possiamo
allora trovare un brato vettoriale dierenziabile = E()
()
M sulla stessa
base M tale che la somma di Whitney
M
sia equivalente ad un brato banale.
Dimostrazione. Utilizzando il teorema di Whitney, possiamo ssare uninclu-
sione dierenziabile propria : E R

. Identichiamo ad M la sezione nulla


di e sia N la sia immagine in R

. Il dierenziale d denisce per restrizione


uninclusione dierenziabile di V
M
E su un sottobrato dierenziabile

, con base
N, della restrizione ad N del brato tangente di R

, e ` e equivalente, per la propo-


sizione VIII.4.2, al pullback di

. Identichiamo T
N
R

al brato banale N R

.
Allora le bre di

sono della forma yW


y
, con y N e W
y
sottospazio vettoriale
di R

. Deniamo il brato vettoriale dierenziabile

su N come il sottobrato di
N R

con bre y W

y
, al variare di y in N, ed indichiamo con il suo pull-
back mediante . Allora
M
` e il pullback mediante del brato vettoriale

= N R

, e dunque equivalente ad un brato banale perch e pullback di un


brato equivalente ad un brato banale.
VIII.5. Norme dierenziabili e strutture Euclidee
Sia = (E

B) un brato vettoriale. Indichiamo con 0
E
la sua sezione nulla.
Denizione VIII.5.1. Una norma dierenziabile su ` e unapplicazione reale con-
tinua e non negativa j j
E
C
0
(E, R) che goda delle propriet` a:
jqj
E
> 0 se q 0
E
, (8.5.1)
jk qj
E
= k jqj
E
k R, q E, (8.5.2)
jq
1
+ q
2
j
E
jq
1
j
E
+ jq
2
j
E
, p B, q
1
, q
2
E
p
, j j
2
E
C

(E). (8.5.3)
Denizione VIII.5.2. Una struttura Euclidea su ` e unapplicazione dierenziabile
E
B
E (q
1
, q
2
) (q
1
q
2
)
E
R
bilineare simmetrica, denita positiva. Valgono cio` e
(q
1
, q
2
)
E
= (q
2
q
1
)
E
, (q
1
, q
2
) E
B
E, (8.5.4)
(q
1
+ q
2
, q
3
)
E
= (q
1
q
3
)
E
+ (q
2
q
3
)
E
, p B, q
1
, q
2
, q
3
E
p
, (8.5.5)
(kq
1
q
2
)
E
= k(q
1
q
2
)
E
, k R, (q
1
, q
2
) E
B
E, (8.5.6)
(qq)
E
> 0 q E \ O
E
. (8.5.7)
140 VIII. FIBRATI VETTORIALI
Osserviamo che, data una struttura Euclidea ( )
E
su , la jqj
E
=
_
(qq)
E
0
` e una norma dierenziabile su .
Lesistenza di norme dierenziabili ` e garantita quindi dalla
Proposizione VIII.5.3. Ogni brato vettoriale ammette una struttura Euclidea.
Dimostrazione. Sia A = (U
i
,
i
)
iI
un atlante di trivializzazione di . Se
ha rango k, per ogni i la

i
:
1
(U
i
) q ((q),
i
(q)) U
i
R
k
` e unequivalenza di brati vettoriali. Se
i
C

(B) ` e una partizione dellunit` a


su B subordinata al ricoprimento U
i

iI
, la
(q
1
q
2
)
E
=

(q
1
)U
i

i
((q
1
)) (
i
(q
1
)
i
(q
2
))
R
k , (q
1
, q
2
) E
B
E,
denisce una struttura Euclidea su .
Denizione VIII.5.4. Una struttura Euclidea sul brato tangente di una variet` a M
si dice una struttura Riemanniana su M.
VIII.6. Classi di isomorsmo di brati vettoriali
Ricordiamo che, se = E

M ` e un brato vettoriale dierenziabile di rango
k, con base M, data unaltra variet` a dierenziabile N ed unapplicazione dieren-
ziabile f : N M di N nella base di , il pullback f

` e il brato dierenziabile
di rango k su N, con spazio totale f

E e proiezione
f
deniti da
(8.6.1)
_

_
f

E := E( f

) = (x, v) N E (v) = f (x),

f
:= ( f

)(x, v) = x, (x, v) E( f

).
Se abbiamo una composizione di applicazioni dierenziabili
M

g
M

f
M
ed un brato vettoriale = E

M su M, allora
( f g)

sono canonicamente equivalenti: infatti


E(( f g)

) = (x, v) M

E f (g(x)) = (v),
E(g

) = (x, (y, v)) M

E g(x) = y, f (y) = (v)


e lequivalenza ` e denita dallapplicazione (x, (y, v)) = (x, ( f (x), v)) (x, v).
Indichiamo con Vec
k
(M) la collezione delle classi di isomorsmo dei bra-
ti vettoriali di rango k sulla variet` a M. Possiamo considerarlo come un insieme
puntato, ove il punto base ` e costituito dalla classe dequivalenza del brato banale
MR
k

M
M. Losservazione che abbiamo fatto sopra si pu` o esprimere mediante
la
Proposizione VIII.6.1. Vec
k
( ) ` e un funtore dalla categoria delle variet ` a ed
applicazioni dierenziabili alla categoria degli spazi puntati e delle applicazioni
che preservano i punti base.
VIII.7. FIBRATI VETTORIALI SULLE SFERE 141
Abbiamo la
Proposizione VIII.6.2 (propriet` a domotopia dei brati vettoriali). Siano M ed N
variet ` a dierenziabili, con M compatta. Se f
0
, f
1
: M N sono due applicazioni
dierenziabili omotope e = E

N
N ` e un brato vettoriale su N, allora i brati
f

0
ed f

1
sono isomor.
Dimostrazione. Sia F : M I (x, t) f
t
(x) N unomotopia di classe
C

tra f
0
ed f
1
. Indichiamo con pr
M
: M I (x, t) x M la proiezione sul
primo fattore. Per dimostrare il teorema, sar` a suciente vericare che, se per un
t
0
[0, 1] il brato f

t
` e isomorfo ad un brato vettoriale su M, ci` o ` e ancora
vero per tutti i brati f

t
con t [0, 1] e t t
0
< per qualche > 0.
Consideriamo sulla variet` a compatta con bordo
3
M I i due brati vettoriali
F

e pr

M
e il brato principale Iso(F

, pr

M
), la cui bra su (x, t) ` e linsieme di
tutti gli isomorsmi lineari
x
: E( f

t
)
x
E()
x
. Per ipotesi questo brato ha una
sezione su M t
0
. Il brato principale Iso( f

E, p

M
F) ` e un aperto del brato
vettoriale
= Hom(F

, pr

M
) = (pr

M
)


MI
F

.
La sezione si estende a una sezione globale di su M I. La sar` a ancora
una sezione di Iso(F

, pr

M
) su un intorno aperto di M t
0
. Per la compattezza
di M, questo intorno conterr` a M t per tutti i t [0, 1] con t t
0
< per qualche
> 0.
Osservazione VIII.6.3. La proposizione vale anche senza lipotesi di compattez-
za su M. Ricordiamo che tutte le variet` a che consideriamo supponiamo siano
paracompatte.
Corollario VIII.6.4. Ogni brato vettoriale sopra una variet` a contrattile ` e iso-
morfo al brato banale.
Esempio VIII.6.5. Vec
k
(S
1
) si pu` o identicare alle classi di omotopia di applica-
zioni f : 1 GL(k, R) che mandano il punto 1 in I
k
. Esso consiste quindi di
due punti se k 1. Nel caso k = 1 i due brati corrispondono rispettivamente al
cilindro (caso orientabile) e al nastro di M obius (caso non orientabile).
VIII.7. Fibrati vettoriali sulle sfere
Decomponiamo la sfera
S
n
=
_
(x
0
, x
1
, . . . , x
n
)

n
h=0
x
2
h
= 1
_
R
n+1
nellunione di due celle chiuse:
S
n
= D
n
+
D
n

, con D
n
+
= x S
n
x
0
0, D
n

= x S
n
x
0
0.
Sia
S
n1
= D
n
+
D
n

= x S
n
x
0
= 0.
3
Per evitare di utilizzare nella dimostrazione la variet` a compatta a bordo M I, possiamo
osservare che lomotopia F = ( f
t
) : M I N si estende ad unapplicazione dierenziabile

F : M R N, e ragionare sulla variet` a dierenziabile senza bordo M R.


142 VIII. FIBRATI VETTORIALI
Data unapplicazione continua f : S
n1
GL(k, R), possiamo denire un brato
vettoriale di rango r su S
n
incollando i brati banali D
+
n
R
k
e D

n
R
k
mediante
la funzione dincollamento che associa ad (x, v) S
n1
R
k
D
+
n
R
k
lelemento
(x, f (x)v) S
n1
R
k
D

n
R
k
. La f ` e detta la funzione di clutching
4
. Si
dimostra facilmente che
Lemma VIII.7.1. Siano f
0
, f
1
: S
n1
GL(k, R) due funzioni di clutching. Se f
0
ed f
1
sono omotope, allora i brati vettoriali E
f
1
ed E
f
2
sono equivalenti. Abbiamo
quindi unapplicazione naturale
(8.7.1) (S
n1
, GL(k, R)) Vec
k
(S
n
).
Poich e D
n
+
e D
n

sono contrattili, i brati vettoriali con basi D


n
+
e D
n

sono
banali. Da questa osservazione segue il
Lemma VIII.7.2. Lapplicazione (8.7.1) ` e surgettiva.
Lo studio dellapplicazione (8.7.1) ` e complicato dal fatto che il gruppo GL(k, R)
ha due componenti connesse.
`
E quindi conveniente considerare dapprima i brati
vettoriali orientati.
Indichiamo con Vec
+
k
(M) le classi di equivalenza di brati vettoriali orientati di
rango k sulla variet` a dierenziabile M. Sia GL
+
(k, R) il gruppo degli endomorsmi
lineari di R
k
con determinante positivo. Abbiamo allora
Proposizione VIII.7.3. Lapplicazione (S
n1
, GL
+
(k, R)) Vec
+
k
(S
n
) ` e bigetti-
va.
Per analizzare Vec
k
(S
n
), introduciamo lo spazio Vec
0
k
(S
n
) che consiste delle
classi di equivalenza di brati vettoriali di rango k su S
n
che hanno unorientazione
assegnata sul punto e
1
S
n1
S
n
. Scegliendo le trivializzazioni su D
n

che
mantengono questa orientazione assegnata, le abbiamo ssate entrambe a meno di
omotopia. Otteniamo cos`
Lemma VIII.7.4. Vi ` e una bigezione naturale
(S
n1
, e
1
; GL(k, R), GL
+
(k, R)) Vec
0
k
(S
n
).
Se n 2, S
n1
` e connesso ed abbiamo quindi:
Lemma VIII.7.5. Se n 2, vi ` e una bigezione naturale
(S
n1
, GL
+
(k, R)) Vec
0
k
(S
n
).
Quindi lapplicazione naturale Vec
+
k
(S
n
) Vec
0
k
(S
n
) ` e una bigezione. Ne
segue che
Proposizione VIII.7.6. Se n 2, ogni brato vettoriale reale su S
n
` e orientabile,
ed ha esattamente due orientazioni, che dipendono dalla scelta dellorientazione
su una singola bra. Lapplicazione (8.7.1) ha bre che hanno al pi` u due ele-
menti. Hanno un solo elemento le bre che corrispondono a brati vettoriali che
ammettono un automorsmo che inverte lorientazione delle bre, due elementi
altrimenti.
4
clutch ` e in inglese la frizione.
VIII.8. QUOZIENTI DELLA SFERA E SPAZI LENTICOLARI 143
Osservazione VIII.7.7. Poich e SO(k) ` e un retratto di deformazione di GL
+
(k, R),
abbiamo
(S
n1
, GL
+
(k, R)) = (S
n1
, SO(k)) =
n1
(SO(k)).
VIII.8. Quozienti della sfera e spazi lenticolari
Consideriamo in primo luogo il caso della sfera S
3
. Ricordiamo che essa si
pu` o considerare come lo spazio dei quaternioni di modulo 1 ed ` e quindi un gruppo
con la restrizione del prodotto di quaternioni.
I sottogruppi G di S
3
operano su S
3
, per moltiplicazione a sinistra, in modo
libero. In particolare, se G ` e un sottogruppo nito, il quoziente M = S
3
/G ` e una
variet` a dierenziabile di dimensione 3, di cui S
3
` e il rivestimento universale.
I gruppi non ciclici che operano su S
3
sono
Q
8
(gruppo quaternionale) che consiste degli elementi 1, i, j, k, caso
particolare del
Q
4m
(gruppo quaternionale generalizzato), che ` e il sottogruppo di S
3
generato
da a = e
i/m
e b = j. Esso ` e descritto dalle relazioni
a
m
= 1, b
2
= 1, bab
1
= a
1
e contiene il sottogruppo ciclico di ordine 2m generato da e
i/m
come
sottogruppo normale di indice due. Il gruppo Q
4m
si indica anche con
D

4m
e detto gruppo diedrale binario perch e il suo quoziente rispetto al
sottogruppo normale 1 ` e il gruppo diedrale D
2m
di ordine 2m.
T

24
(gruppo binario tetraedrale),
O

48
(gruppo binario ottaedrale),
I

120
(gruppo binario icosaedrale). Gli ultimi tre sono le immagini inverse dei
gruppi tetraedrale, ottaedrale ed icosaedrale delle simmetrie rotazionali
del tetraedro, dellottaedro o del cubo, dellicosaedro o del dodecaedro
regolari mediante lomomorsmo S
3
SO(3).
Consideriamo ora il caso di una sfera di dimensione dispari S
2n1
C
n
. Fis-
sato un intero m 2 ed interi k
1
, . . . , k
n
primi con m, deniamo un dieomorsmo
della sfera mediante
: S
2n1
(z
1
, . . . , z
n
)
_
e
2ik
1
/m
z
1
, . . . , e
2ik
n
/m
z
n
) S
2n1
.
Esso genera un gruppo ciclico di ordine m di dieomorsmi di S
2n1
, che agisce
in modo libero su S
2n1
. Il quoziente
(8.8.1)
_

_
L
m
(k
1
, . . . , k
n
) = S
2n1
/ ,
con z w se a 1, . . . , m t.c. w =
a
(z)
si dice lo spazio lenticolare di tipo
5
(m; k
1
, . . . , k
n
).
5
Spazi lenticolari con la stessa m, ma dierenti (k
1
, . . . , k
n
) possono non essere omeomor. A
questo proposito, vedi M.Cohen, A course in Simple-Homotopy theory, Springer Verlag, GTM 10,
1973.
144 VIII. FIBRATI VETTORIALI
Sia M uno spazio lenticolare di tipo (m; k
1
, . . . , k
n
), con m > 1. Esso ha una
struttura di CW-complesso con una cella di ciascuna dimensione 0, 1, . . . , 2n 1 e
il corrispondente complesso con i coecienti in Z ` e
0 Z
0
Z
m

0
Z
m
Z
0
Z 0
e quindi otteniamo
H
h
(M, Z) =
_

_
Z h = 0, 2n 1,
Z
m
h pari e 0 < h < 2n 1
0 altrimenti
,
H
h
(M, Z) =
_

_
Z h = 0, 2n 1,
Z
m
h dispari e 0 < h < 2n 1,
0 altrimenti
Dalla successione esatta
0 Z E
exp(2i)
E

0,
dove abbiamo indicato con E il fascio dei germi di funzioni C

a valori complessi
e con E

il sottofascio di quelle che non si annullano in nessun punto, otteniamo


una successione esatta lunga di coomologia
0 H
0
(M, Z) H
0
(M, E ) H
0
(M, E

)
H
1
(M, Z) H
1
(M, E ) H
1
(M, E

)
H
2
(M, Z) H
2
(M, E )
Consideriamo i brati vettoriali in rette complesse su M. Le loro classi di equiva-
lenza sono parametrizzate dagli elementi di H
1
(M, E

). Utilizzando i risultati sulla


coomologia a coecienti in Z scritti sopra, e il fatto che la coomologia a coe-
cienti in E ` e banale in dimensione positiva perch e E ` e un fascio ne, otteniamo la
successione esatta
0 H
1
(M, E

H
2
(M, Z) Z
m
0,
e questo mostra che il gruppo di Picard di M ` e isomorfo a Z
m
.
CAPITOLO IX
Fibrato normale e intorno tubolare
IX.1. Il brato normale
Sia M una sottovariet` a dierenziabile di dimensione m di una variet` a dieren-
ziabile N, di dimensione n. Indichiamo con
1
T
M
N la restrizione ad M del brato
tangente di N, che possiamo identicare al pullback di TN su M rispetto allinclu-
sione M N. Il dierenziale dellinclusione identica il brato tangente T M di
M ad un sottobrato di T
M
N.
Denizione IX.1.1. Il brato normale di M in N ` e il quoziente

N
M = T
M
N/T M
della restrizione ad M del brato tangente di N rispetto al brato tangente di M.
Abbiamo quindi la successione esatta di brati vettoriali
(9.1.1) 0 T M T
M
N
N
M 0.
Lo spazio tangente TR
n
di uno spazio Euclideo R
n
sidentica in modo natura-
le al prodotto cartesiano R
n
R
n
: la coppia (p, v) R
n
R
n
corrisponde al vettore
tangente
v
p
f = lim
t0
f (p + tv) f (p)
t
, f C

(R
n
).
Se M ` e una sottovariet` a dierenziabile di R
n
, allora

R
n M = (p, v + T
p
M) p M, v R
n
.
Lemma IX.1.2. Se M ` e una sottovariet` a dierenziabile di dimensione m di uno
spazio Euclideo R
n
, allora
(9.1.2) T

R
n M = (p, v) M R
n
v T
p
M
` e un brato vettoriale di rango nm su M, canonicamente isomorfo al brato
normale
R
n M.
Dimostrazione. Si verica che la restrizione a T

R
n
M della proiezione nel quo-
ziente
T
M
R
n
= M R
n
(p, v) v + T
p
M
R
n M
` e unequivalenza di brati vettoriali.
Denizione IX.1.3. Il brato T

R
n
M descritto dal Lemma IX.1.2 si dice il brato
ortogonale di M in R
n
.
1
Per semplicit` a, indicheremo a volte con lo stesso simbolo sia il brato che il suo spazio totale.
145
146 IX. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
Siano M, N due variet` a dierenziabili ed f C

(M, N) unimmersione di M
in N. La f denisce uninclusione

f : T M f

TN di brati vettoriali, mediante


il diagramma commutativo
T M
f

f
G
G
G
G
G
G
G
G
G
TN
f

TN

TN

w
w
w
w
w
w
w
w
ove

TN
: f

TN = (p, v) M TN (v) = f (p) (p, v) v TN.


Linclusione

f ci permette di identicare T M ad un sottobrato vettoriale di f

T M.
Denizione IX.1.4. Chiamiamo brato normale dellimmersione f il brato quo-
ziente
f
S = f

TN/

f (T M).
IX.2. Intorni tubolari
Denizione IX.2.1. Siano N una variet` a dierenziabile ed M una sua sottovariet` a
dierenziabile. Un intorno tubolare di M in N ` e un brato vettoriale dierenziabile
di base M il cui spazio totale U sia un intorno aperto di M in N.
Esempio IX.2.2. Lo spazio totale E() di un brato vettoriale ` e intorno tubolare
in E() della sua sezione nulla.
Esempio IX.2.3. U = R
n+1
\ 0 ` e intorno tubolare di S
n
in R
n+1
. La strut-
tura di brato vettoriale in rette di U su S
n
` e descritta dal dieomorsmo di
trivializzazione
U x
_
x
x
, log x
_
S
n
R.
Esempio IX.2.4. Consideriamo il toro
M =
_

_
(x, y, z) R
3

_
_
x
2
+ y
2
2
_
2
+ z
2
= 1
_

_
.
Un suo intorno tubolare in R
3
` e
U = (x, y, z) R
3
x
2
+ y
2
> 0 (x, y, z) R
3
(x
2
+ y
2
2)
2
+ z
2
> 0.
Infatti, lapplicazione
M R ((x, y, z), t) (1 e
t
)
2(x, y, 0)
_
x
2
+ y
2
+ e
t
(x, y, z) U
` e un dieomorsmo che denisce su U una struttura di brato vettoriale banale,
con sezione nulla M.
Esempio IX.2.5. Siano m, n due interi con 0 m < n e sia un sottospazio proiet-
tivo di dimensione m di RP
n
. Scegliamo un sottospazio proiettivo

di dimensione
(nm1) di RP
n
che non intersechi . Per ogni q RP
n
\

il sottospazio proiettivo
IX.2. INTORNI TUBOLARI 147
di dimensione (nm) di RP
n
generato da q e da

interseca in un unico punto


p = (q). La = (RP
n
\


) ` e un intorno tubolare di in RP
n
.
Esempio IX.2.6. Siano m, n due interi con 0 m < n e sia un sottospazio
proiettivo complesso di dimensione m di CP
n
. Scegliamo un sottospazio proiettivo
complesso

di dimensione (n m1) di CP
n
che non intersechi . Per ogni
q CP
n
\

il sottospazio proiettivo di dimensione (nm) di CP


n
generato da q e
da

interseca in un unico punto p = (q). La = (CP


n
\


) ` e un intorno
tubolare di in CP
n
.
Proposizione IX.2.7. Ogni intorno tubolare di M in N ` e equivalente al suo brato
normale in N.
Dimostrazione. Sia = (U

M) un intorno tubolare di M in N. Per ogni


punto q U, deniamo un elemento v

(q) T

(q)
N mediante
v

(q) f = lim
t0
f (tq) f (

(q))
t
, f C

(N).
Lequivalenza cercata : U
N
M ` e allora denita dal diagramma commutativo:
U

C
C
C
C
C
C
C
C
v

T
M
N

.w
w
w
w
w
w
w
w
w

N
M
in cui abbiamo indicato con : T
M
N
N
M la proiezione nel quoziente.
Teorema IX.2.8 (esistenza dellintorno tubolare). Ogni sottovariet ` a localmente
chiusa ammette un intorno tubolare.
Dimostrazione. Sia M una sottovariet` a localmente chiusa, di dimensione m, di
una variet` a dierenziabile N, di dimensione n. Sostituendo ad N un intorno aperto
di M in N, possiamo supporre che M sia una sottovariet` a propria di N. Mediante
unimmersione dierenziabile propria possiamo ricondurci al caso in cui M ed N
siano sottovariet` a proprie di uno spazio Euclideo R

. Sia
E = (p, v) M R

v T

p
M T
p
N.
La variet` a E ` e lo spazio totale di un brato vettoriale di rango n m su M. Per la
Proposizione VI.4.2 possiamo trovare una funzione C

(M), a valori positivi,


tale che, posto
U

=
_
yM
x R
m
x y < (y),
risulti determinata unapplicazione C

(U

, M) tale che
x U

, !y = (x) M tale che x y = dist(x, M).


Allora
E

= p + v (p, v) E, v < (p)


` e una sottovariet` a propria di dimensione n di U

.
148 IX. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
Per ogni punto q N U

indichiamo con
E
(q) la sua proiezione ortogonale
sul sottospazio ane (q) + (T

(q)
M T
(q)
N). Vogliamo vericare che
E
de-
nisce un dieormosmo tra un intorno aperto di M in N U

ed un intorno aperto
di M in E

. Si verica facilmente
2
che
E
C

(U

, E

).
La restrizione di
E
ad N U

denisce un dieomorsmo locale in tutti i


punti di M e quindi di un intorno W di M in N su un intorno aperto W

di M in E

.
Linsieme
A = q W pr
T
(q)
N
(v) >
1
2
v, v T
q
N \ 0
` e un intorno aperto di M in N su cui
E
` e un dieomorsmo locale iniettivo e quindi
un dieomorsmo su un aperto A

di E

. Infatti, ` e chiaramente
E
(q
1
)
E
(q
2
) se
(q
1
) (q
2
); se (q
1
) = (q
2
) e q
1
, a
2
A, allora
3

E
(q
2
)
E
(q
1
)
1
2
q
2
q
1
.
Possiamo supporre che A

sia della forma


A

= p + v p M, v T

p
M T
p
N, v < (p)
per una funzione positiva C

(M). La composizione di
E
con il dieomor-
smo
A

q
_

_
(q),
q (q)
_

2
(p) q (q)
2
_

_
E
denisce su U la struttura dello spazio totale di un brato vettoriale su M.
La proiezione nella base di un intorno tubolare U

M ` e una retrazione di
deformazione
(q, t) = (q, t) (1 t) q U, per (x, t) U [0, 1], 0 q =

(q) M.
Inoltre, un intorno tubolare identica in modo canonico il brato normale
N
M
ad un sottobrato di T
M
N, perch e la restrizione della proiezione nel quoziente
ker d


N
M ` e unequivalenza di brati.
2
Fissiamo un punto p
0
M. Possiamo trovare allora un intorno aperto di p
0
in U

e funzioni
f
m+1
, . . . , f

() tali che
M = q f
m+1
(q) = 0, . . . , f

(q) = 0,
N = q f
n+1
(q) = 0, . . . , f

(q) = 0,
d f
m+1
(q) d f

(q) 0, q ,
f
m+1
(p)
x
, . . . ,
f
n
(p)
x
T
p
N, p M .
Se q N
1
(M ), poich e q (q) T

(q)
M, sono univocamente determinati coecienti
t
m+1
, . . . , t

R tali che
q = (q) +

i=m+1
t
i
f
i
((q))
x
, ed ` e
E
(q) =

i=n+1
t
i
f
i
((q))
x
.
I coecienti t
i
sono funzioni di classe C

di q e quindi questo dimostra che la


E
` e una funzione di
classe C

.
3
Si consideri la funzione dist(q, N) al variare di q sul segmento [q
1
, q
2
]. Questa funzione ha un
massimo in un punto interno q
12
del segmento. Se q

12
N ` e tale che q
12
q

12
= dist(q
12
, N), allora
q
1
q
2
T
q

12
N.
IX.3. UNICIT
`
A DELLINTORNO TUBOLARE 149
Se M ed N sono orientati, anche
N
M ha unorientazione naturale, che viene
scelta per convenzione come quella che rende orientata positivamente la somma
diretta T M
N
M = T
M
N.
Proposizione IX.2.9. Siano M, N due variet` a ed f C

(M, N) uninclusione
dierenziabile propria. Allora f si estende ad uninclusione dierenziabile

f di

f
M in N, che ha per immagine un intorno tubolare di f (M) in N.
Dimostrazione. Poich e f ` e uninclusione dierenziabile propria, limmagine
f (M) di M ` e una sottovariet` a propria di N e la f

: T M T
f (M)
N denisce per
passaggio al quoziente un isomorsmo tra i brati vettoriali f

N
f (M) =
f
M e

N
f (M). Per il Teorema IX.2.8, f (M) ha un intorno tubolare U

f (M) in N e,
per la Proposizione IX.2.7 esso ` e equivalente al brato
N
f (M). Per composizione,
otteniamo un dieomorsmo di
f
M su U.
IX.3. Unicit` a dellintorno tubolare
Lunicit` a dellintorno tubolare ` e conseguenza del seguente
Teorema IX.3.1. Siano N una variet` a dierenziabile di dimensione n, M una sua
sottovariet ` a propria di dimensione m e = (E

M) un brato vettoriale di ran-


go k nm, con base M, il cui spazio totale E sia una sottovariet` a dierenziabile
di N. Se = (U

M) ` e un intorno tubolare di M in N, allora esiste unisotopia


F = f
t
C

(E [0, 1], N) dellinclusione dierenziabile E N tale che


f
0
= id
E
, f
1
(E) U, f
t
(p) = p, t [0, 1], p M,
f
1
: E U sia un monomorsmo di brati vettoriali.
Dimostrazione. Costruiamo innanzi tutto unisotopia G = g
t
C

(ER, E)
dellinclusione g
0
di E in N con una g
1
per cui g
1
(E) U. Fissiamo una metrica
Euclidea sulle bre di E (vedi VIII.5) ed indichiamo con j j
E
la corrispondente
norma sulle bre. Possiamo allora trovare una funzione positiva
E
C

(M) tale
che
q E jqj
E
<
E
(

(p)) U.
Possiamo allora denire
G : E R (q, t)
_

_
[1 t] +
t
E
(

(q))
_
1 + jqj
2
E
_

_
q E,
dove il prodotto per scalare ` e riferito alla struttura di brato vettoriale di E.
Possiamo quindi supporre, nel seguito della dimostrazione, che sia E U.
Ricordiamo poi che, per la Proposizione IX.2.7, lintorno tubolare ` e equivalente
al brato normale
N
M. Indichiamo con : T
M
N/T M U il corrispondente
dieomorsmo tra gli spazi totali. Deniamo lomotopia F = f
t
C

(E


[0, 1], N) ponendo, per 0 t < 1,
f
t
(q) =
_
1
1t
[(1 t)q]

,
150 IX. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
dove abbiamo usato la notazione [q]

, per indicare che il prodotto di q E per lo


scalare R ` e fatto rispetto alla struttura vettoriale sulle bre di e la notazione
[q]

per indicare che il prodotto di q U per lo scalare R ` e fatto rispetto alla


struttura vettoriale sulle bre di . Per t = 0, poniamo
f
0
(q) = (v

(q)),
ove
v

(q) T

(q)
N ` e denito da v

(q)() =
d([tq]

)
dt

t=0
,
e v

(q) ` e la proiezione di v

(q) nel quoziente T

(q)
N/T

(q)
M. Si verica che la
F cos` denita d` a lisotopia cercata.
Corollario IX.3.2. Sia N una variet` a dierenziabile ed M usa sua sottovariet` a
localmente chiusa. Allora tutti gli intorni tubolari di M in N sono isotopi rispetto
ad isotopie stazionarie su M.
IX.4. Intorni tubolari propri
Siano N una variet` a dierenziabile, M una sottovariet` a localmente chiusa e
= (U

M) un suo intorno tubolare.


Denizione IX.4.1. Una norma dierenziabile su ` e unapplicazione C
0
(U)
tale che
_

_
(q) > 0 q U \ M,
(tq) = t (q), q U, t R,
(q
1
+ q
2
) (q
1
) + (q
2
) q
1
, q
2
U
p
, p M,

2
C

(U).
Se ` e una norma dierenziabile su , lapplicazione
F : U R (q, t) F
t
(q) =
q
_
1 + t
2

2
(q)
U
` e una isotopia di U, stazionaria su M, tra lidentit` a e lintorno aperto U

di M,
denito da
U

= q U (q) < 1.
In generale, per ogni numero reale t, limmagine F
t
(U) ` e un intorno aperto U
t
di
M in U, denito da
U
t
= q U t(q) < 1
e il dieomorsmo
F
1
t
: U
t
q
q
_
1 t
2

2
(q)
U
denisce su
t
= (U
t

M) ununica struttura di brato vettoriale per cui


F
1
t
sia unequivalenza di brati vettoriali. Con questa struttura,
t
` e un intorno
tubolare di M in N.
IX.4. INTORNI TUBOLARI PROPRI 151
Per ogni t 0, le bre U
t
p
= U
p
U
t
sono relativamente compatte in U
e (U
t

M) ` e un brato dierenziabile localmente banale su M, con bra


tipica S
nm1
.
Denizione IX.4.2. Lintorno tubolare

si dice una -retrazione di .


Denizione IX.4.3. Un intorno tubolare

che si possa ottenere da un altro intorno


tubolare mediante una -retrazione si dice proprio.
Lemma IX.4.4. Se M ` e una sottovariet` a propria di N, allora la frontiera U

di
un suo intorno tubolare proprio ` e una sottovariet ` a propria di N.
Abbiamo:
Teorema IX.4.5. Sia N una variet ` a dierenziabile. Allora
(1) Ogni sua sottovariet` a localmente chiusa M ammette un intorno tubolare
proprio.
(2) Se M ` e una sottovariet` a propria di N, allora due qualsiasi intorni tubolari
propri di M in N sono ambientalmente isotopi in unisotopia stazionaria
su M.
Dimostrazione. (1) ` e equivalente al fatto che sia possibile denire su ogni -
brato vettoriale una norma dierenziabile. A questo scopo ` e suciente considerare
un atlante di trivializzazione (U
a
, g
a
)
aA
di e ssare una partizione dellunit` a

aA
di classe C

subordinata ad U
a

aA
. Posto

2
(q) =

aA
(

(q)) g
a
(q)
2
,
la (q) =
_

2
(q) ` e una norma dierenziabile su e

` e un intorno tubolare
proprio di M.
Premettiamo alla dimostrazione generale del punto (2) la discussione di un
caso particolare.
Lemma IX.4.6. Siano M una sottovariet ` a propria di N e = (U

M) un suo
intorno tubolare. Se ,

C
0
(U) sono due norme dierenziabili su , allora
esiste unisotopia F C

(N [0, 1], N) dello spazio ambiente, stazionaria su M,


tale che F
t
(U
p
) = U
p
per ogni p M, che trasforma U

in U

.
Dimostrazione. La funzione
g(q, t) =
t(q) + (1 t)

(q)

(q)
, q U \ M, t [0, 1],
` e di classe C

su (U \ M) [0, 1] e di grado 0 sulle bre, in particolare ` e unifor-


memente limitata su ogni bra. Quindi
G(q, t) =
_

_
g(q, t) q se q U \ M,
q se q M,
` e unomotopia continua, stazionaria su M, che trasforma U

in U

. Inoltre, la
restrizione di G ad (U \ M) [0, 1] ` e unisotopia di dieomorsmi di U \ M.
152 IX. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
Sia

G(q, t) = (G(q, t), t) e consideriamo il campo di vettori

X = (X, /t) =

(/t) X((U \ M) [0, 1]). Osserviamo che gli insiemi


W
0
= (q, t) U [0, 1]
1
3
< t(q) + (1 t)

(q) <
5
3
,
W
1
= (N [0, 1]) \ (q, t) U [0, 1]
2
3
t(q) + (1 t)

(q)
4
3
,
formano un ricoprimento aperto di N [0, 1], perch e M ` e un sottoinsieme chiuso
di N. Se
0
,
1
` e una partizione dellunit` a subordinata a W
0
, W
1
, allora il campo
di vettori (Y, /t) X(N [0, 1]) con
Y(q, t) =
_

0
(q, t)X(q, t) se (q, t) (U \ M) [0, 1],
0 se (q, t) W
1
,
` e completo. Il suo usso denisce unisotopia ambientale che trasforma U

in U

Conclusione della dimostrazione del Teorema IX.4.5. Ci resta da dimostrare


(2) nel caso generale. Siano
i
= (U
i

i
M), i = 0, 1, sono due intorni tubolari
di M in N. Per il Corollario IX.3.2, esiste unisotopia F C

(U
0
[0, 1], N),
stazionaria su M, dellinclusione con unequivalenza F
1
: U
0
U
1
di brati
vettoriali.
Sia

F(q, t) = (F(q, t), t),



F C

(U
0
[0, 1], N [0, 1]).
Denotiamo con
N
la proiezione
N
: N [0, 1] N. Fissiamo una norma
dierenziabile su U
0
. Allora

W = (F(q, t), t)
1
2
< (q) <
3
2

` e un intorno in N [0, 1] della sua sottovariet` a propria

Q = (F(q, t), t) q U
0
, t [0, 1], (q) = 1.
Possiamo quindi trovare una sezione X (N [0, 1], TN) tale che
_

_
X(F(q, t), t) =
N

d

F(q, t)(/t) se (q) = 1,
X(q, t) = 0 su N [0, 1] \

W.
Allora

X = (X, /t) ` e un campo di vettori completo su NI. Il suo usso denisce
unisotopia ambientale tra U
0,
ed U
1,
ove

(F
1
(q)) = (q) per ogni q U
0
. La
tesi ` e allora conseguenza del Lemma IX.4.6.
Corollario IX.4.7 (Teorema del disco). Sia N una variet` a connessa ed f C

(D
m
, N)
uninclusione dierenziabile di un disco di dimensione m < n = dimN. Allora la
f si estende ad uninclusione

f C

(D
n
, N).
Sia N ` e connessa e siano f
0
, f
1
C

(D
m
, N) due inclusioni dierenziabili del
disco chiuso m-dimensionale in N. Nel caso in cui m = n, supporremo ancora che
le due immersioni preservino lorientazione
4
.
4
Cio` e che esista un dieomorsmo Di(N) che trasformi f
0
(0) in f
1
(0) per cui d f
1
1
d
d f
0
(0) : R
n
R
n
abbia determinante positivo.
IX.5. IMMAGINE INVERSA DI UN VALORE REGOLARE 153
Esiste allora unisotopia F C

(N[0, 1], N) dellidentit` a di N che trasformi


f
0
in f
1
, tale cio` e che risulti F( f
0
(x), 1) = f
1
(x) per ogni x D
m
.
IX.5. Immagine inversa di un valore regolare
Siano M, N due variet` a dierenziabili ed f C

(M, N). Sia q


0
N ` e un va-
lore regolare di f e consideriamo la sottovariet` a V = f
1
(q
0
) di M. Il dierenziale
di f denisce, per ogni p V, un isomorsmo lineare

M
p
V [w] f

w T
q
0
N.
Abbiamo indicato qui con [w] la classe di equivalenza di w T
p
M in
M
p
V =
T
p
M/T
p
V. In particolare,
M
V ` e un brato banale. Abbiamo la
Proposizione IX.5.1. Se V ` e compatta, esiste un intorno aperto U di q
0
in N ed
uninclusione dierenziale : V U (V U) = f
1
(U) M che rende
commutativo il diagramma
V U

E
E
E
E
E
E
E
E
E
f
1
(U)
f
.x
x
x
x
x
x
x
x
U.
Possiamo inoltre fare in modo che f
1
(U) sia lo spazio totale di un intorno tubolare
di V in M.
Corollario IX.5.2. Supponiamo che M sia una variet` a connessa e compatta, N
una variet ` a connessa ed f C

(M, N) una sommersione dierenziabile. Allora


N ` e compatta, f surgettiva e = (M
f
N) ` e un brato dierenziabile localmente
banale.
CAPITOLO X
Trasversalit` a
X.1. Applicazioni e sottovariet` a trasversali
La nozione di trasversalit` a di sottovariet` a dierenziabili ` e lequivalente, in
geometria dierenziale, di quella di posizione generale della geometria algebrica
o di giacitura generica dellalgebra lineare. La nozione di trasversalit` a di sottova-
riet` a si estende ad una nozione di trasversalit` a di applicazioni dierenziabili. La
possibilit` a di deformare due applicazioni in modo da metterle in posizione trasver-
sale luna rispetto allaltra ` e uno strumento fondamentale nellapplicazione alla
topologia di metodi di geometria dierenziale.
Denizione X.1.1. Siano M
1
, M
2
ed N tre variet` a dierenziabili ed f
1
C

(M
1
, N),
f
2
C

(M
2
, N), due applicazioni dierenziabili.
Diciamo che f
1
ed f
2
sono trasversali in (p
1
, p
2
) M
1
M
2
se
o f (p
1
) f (p
2
),
o f (p
1
) = f (p
2
) = q e d f
1
(T
p
1
M
1
) + d f
2
(T
p
2
M
2
) = T
q
N.
Scriviamo f
1

(p
1
,p
2
)
f
2
per indicare che f
1
ed f
2
sono trasversali in (p
1
, p
2
).
Diciamo che f
1
ed f
2
sono trasversali, e scriviamo f
1
f
2
, se f
1
ed f
2
sono
trasversali in ogni (p
1
, p
2
) M
1
M
2
:
(10.1.1) f
1
f
2
f
1

(p
1
,p
2
)
f
2
, (p
1
, p
2
) M
1
M
2
.
`
E quindi
(10.1.2) f
1
f
2

p
1
M
1
, p
2
M
2
, f
1
(p
1
) = f
2
(p
2
) = q
= d f
1
(T
p
1
M
1
) + d f
2
(T
p
2
M
2
) = T
q
N.
In particolare, se dim M
1
+ dim M
2
< dimN, la condizione f
1
f
2
signica
che f (M
1
) f (M
2
) = .
Denizione X.1.2. Siano M, N variet` a dierenziabili, V una sottovariet` a dieren-
ziabile di N. Indichiamo con
V
: V N linclusione.
Unapplicazione dierenziabile f C

(M, N) si dice trasversale a V in un


punto p M se f
(p, f (p))

V
cio` e se
(10.1.3) o f (p) V, o f (p) = q V e d f (T
p
M) + T
q
V = T
q
N.
Scriveremo in questo caso f
p
V.
Diciamo che f ` e trasversale a V, e scriviamo f V, se lo ` e in tutti i punti
p M, se cio` e
(10.1.4) q V, p f
1
(q), T
q
V + d f (T
p
M) = T
q
N.
155
156 X. TRASVERSALIT
`
A
Denizione X.1.3. Diciamo che due sottovariet` a dierenziabili V
1
, V
2
di una va-
riet` a dierenziabile N si intersecano trasversalmente in q V
1
V
2
se
T
q
V
1
+ T
q
V
2
= T
q
N.
Scriviamo V
1

q
V
2
per indicare che V
1
e V
2
si intersecano trasversalmente in q.
Diciamo che le due sottovariet` a V
1
e V
2
sono trasversali in N se
o V
1
V
2
= , oppure T
q
V
1
+ T
q
V
2
= T
q
N, q V
1
V
2
.
Il simbolo V
1
V
2
signica che V
1
e V
2
sono trasversali in N.
Osservazione X.1.4. Siano V
1
, V
2
due sottovariet` a dierenziabili di N. Se V
1
e V
2
si intersecano trasversalmente in un punto di N, allora
dimV
1
+ dimV
2
dimN.
Esempio X.1.5. Sia un brato dierenziabile, f C

(M, E()) unapplicazione


dierenziabile a valori nel suo spazio totale. Siano q E(), b = ()(q) B() e
p f
1
(q).
`
E f
p
E
b
se e soltanto se p non ` e un punto critico di () f .
Esempio X.1.6. Dallesempio X.1.5 otteniamo che, se M, N
1
ed N
2
sono variet` a
dierenziabili ed f C

(M, N
1
N
2
), allora linsieme dei punti p N
1
tali che
f (p N
2
) ` e denso e di seconda categoria in N
1
.
Osservazione X.1.7. Sia un brato dierenziabile. Una sottovariet` a propria N
del suo spazio totale E() ` e il graco di una sezione dierenziabile globale s

(B(), E()) se e soltanto se


(1) per ogni p B(), lintersezione N E
p
() contiene uno ed un solo
punto s(p);
(2) ()
N
E
p
per ogni p N.
Dimostrazione. Le condizioni (1), (2) sono senzaltro necessarie. Per dimo-
strare che viceversa, se (1) e (2) sono vericate, allora N ` e il supporto di una sezio-
ne, basta osservare che la condizione di trasversalit` a implica che la restrizione della
() ad N ` e una sommersione ed applicare il teorema delle funzioni implicite.
Proposizione X.1.8. Siano M ed N variet ` a dierenziabili, V una sottovariet ` a pro-
pria di N. Se f V, allora f
1
(V) ` e una sottovariet` a propria di M, che ha in M
la stessa codimensione che V ha in N.
Dimostrazione. Sia k la codimensione di V in N. Per ogni punto q V, pos-
siamo trovare un intorno aperto U di q in N ed una sommersione C

(U, R
k
)
tale che V U =
1
(0). Per lipotesi che f V, abbiamo
d( f )(T
p
M) = d(d f (T
p
M)) = d(d f (T
p
M) + T
q
V) = d(T
q
N) = R
k
,
p f
1
(U V).
Quindi f ` e una sommersione in ogni punto di f
1
(V U) e dunque f
1
(V) ` e
una sottovariet` a localmente chiusa di codimensione k di M. Essa ` e un sottoinsie-
me chiuso di M, perch e immagine inversa del chiuso V mediante lapplicazione
continua f .
X.1. APPLICAZIONI E SOTTOVARIET
`
A TRASVERSALI 157
Osservazione X.1.9. Possiamo utilizzare la Proposizione X.1.8 per dare unaltra
dimostrazione, che non utilizza nozioni omotopiche, del teorema del punto sso
di Brower. Ricordiamo che con un argomento standard ci possiamo ridurre a di-
mostrare che non ci sono retrazioni continue di R
n
su S
n1
= D
n
. Utilizzando
lapprossimazione, si verica che ci ` o ` e equivalente al fatto che non ci siano re-
trazioni dierenziabili
1
di R
n
su S
n1
. Supponiamo per assurdo che esista una
retrazione dierenziabile C

(R
n
, S
n1
) di R
n
su S
n1
. Scegliamo allora un
valore regolare q
0
S
n1
di . Allora
1
(q
0
) ` e una curva semplice propria in R
n
che taglia trasversalmente S
n1
in q
0
. Essa deve quindi intersecare S
n1
in un altro
punto q
1
, distinto da q
0
. Non pu` o allora essere una retrazione.
Proposizione X.1.10. Siano N una variet` a dierenziabile di dimensione n ed M
1
,
M
2
due sue sottovariet ` a dierenziabili localmente chiuse, di dimensioni m
1
ed m
2
rispettivamente, che si intersecano trasversalmente in un punto p
0
M
1
M
2
. Sia
m
0
= m
1
+ m
2
n.
Esiste allora una carta coordinata (U, x) di N, con centro in p
0
, tale che
M
1
U = p U x
i
(p) = 0, per m
1
< i n,
M
2
U = p U x
i
(p) = 0, per m
0
< i m
1
,
M
1
M
2
U = p U x
i
(p) = 0, per m
0
< i n.
Dimostrazione. Poich e M
1
ed M
2
sono localmente chiuse in N, possiamo tro-
vare un intorno aperto W di p
0
in N e funzioni f
m
1
+1
, . . . , f
n
, g
m
2
+1
, . . . , g
n
C

(W)
tali che
M
1
W = f
m
1
+1
= 0, . . . , f
n
= 0, d f
m
1
+1
(p) d f
n
(p) 0, p W,
M
2
W = g
m
2
+1
= 0, . . . , g
n
= 0, dg
m
2
+1
(p) dg
n
(p) 0, p W.
La condizione che N
1
ed N
2
si intersechino trasversalmente in p
0
signica che
d f
m
1
+1
(p
0
) d f
n
(p
0
) dg
m
2
+1
(p
0
) dg
n
(p
0
) 0.
Infatti, se cos` non fosse, esisterebbe un covettore T

p
0
N \ 0, con
0 =

m
1
<in
a
i
d f
i
(p
0
) =

m
2
<in
b
i
dg
i
(p
0
), a
i
, b
i
R,
e quindi
T
p
0
M
1
=
_
m
1
<in
ker d f
i
(p
0
) ker ,
T
p
0
M
2
=
_
m
2
<in
ker dg
i
(p
0
) ker ,
contraddirebbe lipotesi di trasversalit` a.
1
Utilizzando lapprossimazione possiamo trovare una f C

(R
n
, R
n
) tale che
3
4
< f (x) <
4
3
per ogni x R
n
ed f (x) x <
1
4
se x = 1. Avremo ancora, per qualche > 0, f (x) x <
1
4
se
< 1 x < . Sia C

(R
n
) una funzione con 0 (x) 1, (x) = 1 se

2
< 1 x <

2
e
uguale a 0 in un intorno di S
n1
. Allora la g(x) = (x) f (x) +(1 (x))x ` e una funzione di classe C

su R
n
, che non ` e mai nulla ed ` e lidentit` a su S
n1
. La g(x)/g(x) denisce allora la retrazione cercata.
158 X. TRASVERSALIT
`
A
Per il teorema delle funzioni implicite possiamo allora scegliere una carta
coordinata (U, x) in p
0
con U W ed
x
i
(p) = g
m
2
+im
0
(p) se m
0
< i m
1
, x
i
(p) = f
i
(p) se m
1
< i n.
Questo carta (U, x) soddisfa la tesi.
Corollario X.1.11 (isotopia). Siano M
0
, M
1
e V tre sottovariet ` a dierenziabili
localmente chiuse di una variet` a dierenziabile N, con
dimN = n, dim M
0
= dim M
1
= m, dimV = n m.
Supponiamo che
2
p
0
M
0
M
1
V, M
0

p
0
V ed M
1

p
0
V.
Allora esiste un intorno aperto U di p
0
in N ed unisotopia F C

(N [0, 1], N)
dellidentit` a tali che
_

_
F(t, p) = p, p V,
F(1, p) M
1
p M
0
U.
Dimostrazione. Utilizzando la Proposizione X.1.10, possiamo ssare una car-
ta locale (W, x) con centro in p
0
tale che
M
0
W = x
i
= 0 m < i n, V W = x
i
= 0 1 i m.
Poich e anche M
1

p
0
V, per il teorema delle funzioni implicite, a meno di sostituire
a W un intorno pi` u piccolo di p
0
, possiamo supporre che x(W) = B
m
B
nm
, ove
B
k
= x R
k
x < 1, e che vi siano funzioni f
m+1
, . . . , f
n
C

(B
m
), tali che
M
1
W = x
i
= f
i
(x
1
, . . . , x
m
) per i = m + 1, . . . , n, (x
1
, . . . , x
m
) B
m
.
Sia ora C

(N) con supporto compatto in W ed uguale ad 1 in un intorno U di


p
0
in W. Il campo di vettori X X(M), denito da
X(p) =
_

_
(p)
_
m<in
f
i
(x
1
, . . . , x
m
)

x
i
se p W,
0 se p W.
ha supporto compatto ed ` e quindi ` e completo. Il gruppo a un parametro di dieo-
morsmi generato da X denisce lisotopia dierenziabile desiderata.
X.2. Il teorema di trasversalit` a di Thom
Il Teorema di trasversalit` a di Thom
3
ci dice che applicazione dierenziabile si
pu` o approssimare con una che sia trasversale ad una sottovariet` a assegnata. Nel-
la dimostrazione utilizziamo in modo essenziale la struttura di brato vettoriale
dellintorno tubolare. Cominciamo quindi con il dimostrare un risultato che ri-
guarda lesistenza di sezioni di un brato vettoriale trasversali ad unapplicazione
assegnata.
2
I punti in cui M
i
interseca V trasversalmente sono punti isolati dellintersezione M
i
V.
3
Ren e Thom, Quelques propri et es globales des vari et es di erentiables. Comm. Math. Helv. 28
(1954), pp. 17-86.
X.2. IL TEOREMA DI TRASVERSALIT
`
A DI THOM 159
Teorema X.2.1. Sia = (E()

B) un brato vettoriale dierenziabile ed


f C

(M, E()) unapplicazione dierenziabile di una variet ` a M nel suo spa-


zio totale. Allora esiste una sezione globale s

(B, E()), trasversale ad f ,


che possiamo scegliere vicina quanto si vuole alla sezione nulla su un compatto
assegnato.
Dimostrazione. Per il Teorema VIII.4.4 esiste un brato vettoriale dierenzia-
bile = (E()

B), sulla stessa base B, tale che la somma di Whitney =


B

sia banale. Lo spazio totale E() di si pu` o considerare anche come lo spazio totale
di un brato vettoriale sulla base E(), con
E() = (v, w) E() E()

(v) =

(w) (v, w)

v E().
Consideriamo il suo pullback f

su M. Abbiamo quindi il diagramma commuta-


tivo
E( f

)
f

E()

M
f
E(),
ove
E( f

) = (p, v, w) M E() E() v = f (p),

(v) =

(w)
e le applicazioni f

del diagramma sono descritte da


f

: E( f

) (p, v, w) (v, w) E(),

: E( f

) (p, v, w) p M.
Una trivializzazione di ` e denita da unapplicazione C

(E(), R
n
), la cui
restrizione ad ogni bra di E() sia un isomorsmo lineare:
E()

D
D
D
D
D
D
D
D
B R
n

B
.w
w
w
w
w
w
w
w
w
B.
Sia : BR
n
E() linversa di

. Ad ogni z R
n
corrisponde una sezione
costante del brato banale
B
: B R
n
B e quindi la sezione

(B, E()), denita da


z
(b) = (b, z), b B.
Abbiamo osservato (vedi lEsempio X.1.5) che la condizione che z sia un valore
regolare di g = f

` e equivalente al fatto che f


z
.
Dalla sezione
z
ricaviamo una sezione s
z

(B, E()) ponendo


s
z
(b) = (
z
(b)), b B.
160 X. TRASVERSALIT
`
A
Abbiamo cio` e il diagramma commutativo
E( f

)
f

E()

s
z
|
|
|
|
|
|
|
|
M
f

E().
Dico che f s
z
.
Infatti, se (p, b) M B ed f (p) = s
z
(b), allora (p,
z
(b)) E( f

) ed
f

(p,
z
(b)) =
z
(b). Poich e f


z
, le immagini dei dierenziali d f

in (p,
z
(b))
e d
z
in b generano lo spazio tangente di E() nel punto
z
(b). Poich e ` e una
sommersione, ci ` o vale allora anche per le immagini delle composizioni d d f

=
d f d

e d d
z
= ds
z
. Questo completa la dimostrazione.
Corollario X.2.2. Siano M, N, V variet ` a dierenziabili ed f C

(M, N). Per


ogni inclusione dierenziabile g C

(V, N) di V con immagine g(V) localmente


chiusa in N ` e possibile trovare unisotopia G = g
t
C

(V [0, 1], N) tra g = g


0
ed uninclusione dierenziabile g
1
trasversale ad f .
Dimostrazione. Fissiamo un intorno tubolare = (E()

g(V)) di g(V) in
N. Lo spazio totale E() ` e un intorno aperto di g(V) in N e quindi la sua imma-
gine inversa W = f
1
(E()) ` e una sottovariet` a aperta di M. Per il Teorema X.2.1,
possiamo trovare una sezione s

(g(V), E()) trasversale ad f


W
C

(W, E()).
Chiaramente la G = g
t
C

(V R, N) denita da g
t
(q) = t s(g(q)), dove il pro-
dotto per lo scalare t ` e ben denito per la struttura di brato vettoriale dellintorno
tubolare, denisce unisotopia tra g = g
0
e g
1
= s g, che ` e trasversale ad f .
Nel caso in cui la g sia uninclusione dierenziabile propria, possiamo ottenere
unaltra inclusione dierenziabile propria trasversale ad f mediante unisotopia
ambientale. Ci ` o ` e conseguenza del seguente lemma.
Lemma X.2.3. Sia M una sottovariet` a propria di una variet` a dierenziabile N,
= (E()

M) un suo intorno tubolare in N ed s

(M, E()) una sua sezione


globale. Esiste allora un gruppo a un parametro =
t
C

(N R, N) di
dieomorsmi di N tale che

1
(p) = s(p), p M,

t
(E
p
()) E
p
(), p M,

t
(q) = q, q N \ E().
Dimostrazione. Lapplicazione
G : E() R (q, t) q + t s(

(q)) E()
` e un gruppo a un parametro di dieomorsmi di E(). Sia X X(E()) il suo
generatore innitesimale. Fissiamo una norma dierenziabile sulle bre di ,
tale che (s(p)) < 1 per ogni p M. Poich e M ` e una sottovariet` a propria, gli
insiemi
W
1
= q E() (q) < 2, W
2
= q E() (q) 1
X.2. IL TEOREMA DI TRASVERSALIT
`
A DI THOM 161
formano un ricoprimento aperto di N. Sia
1
,
2
una partizione dellunit` a subor-
dinata a W
1
, W
2
. Deniamo un campo di vettori Y X(N) mediante
Y(q) =
_

1
(q)X(q) se q W
1
,
0 se q W
2
.
Poich e Y ` e nullo fuori da E() ed in E() ` e un campo verticale con supporto che
interseca ciascuna bra in un compatto, Y ` e completo e denisce perci ` o un gruppo
a un parametro =
t
di dieomorsmi di N che soddisfa la tesi del Lemma.
Corollario X.2.4. Siano M, N due variet ` a dierenziabili, V una sottovariet` a pro-
pria di N ed f C

(M, N). Esiste un gruppo a un parametro =


t

C

(N [0, 1], N) di dieomorsmi di N tale che


1
f sia trasversale a V.
Dimostrazione. Fissiamo un intorno tubolare = (E()

V) di V in N. La
M

= f
1
(E()) ` e una sottovariet` a aperta di M e la restrizione di f ad M

unap-
plicazione in C

(M

, E()). Per il Teorema X.2.1, possiamo trovare una sezione


s

(M, E()) trasversale ad f . Per il Lemma X.2.3 esiste un gruppo a un para-


metro =
t
di dieomorsmi di N con
1
(p) = s(p) per ogni p M. Poich e

1
` e un dieomorsmo di N, il fatto che s sia trasversale ad f equivale al fatto
che V sia trasversale a
1
f . Quindi il gruppo a un parametro (q, t) = (q, t)
soddisfa la tesi.
Corollario X.2.5. Sia N una variet ` a dierenziabile ed M
1
, M
2
due sottovariet ` a
dierenziabili di N. Se M
1
` e propria, possiamo trovare un gruppo a un parametro
=
t
di dieormorsmi di N tale che
1
(M
1
) M
2
.
Corollario X.2.6. Sia M una sottovariet ` a compatta, di dimensione m, di R
n
. Se k <
nm1, ogni applicazione f C

(S
k
, R
n
\M) si pu` o estendere ad unapplicazione

f C

(R
k+1
, R
n
\ M).
Dimostrazione. Possiamo estendere f ad unapplicazione, che possiamo an-
cora indicare con la stessa lettera f , in C

(R
k+1
, R
n
). Sia = (E()

M)
un intorno tubolare di M in R
n
. Possiamo scegliere lintorno tubolare in modo
che sia E() f (S
k
) = . Consideriamo laperto W = f
1
(E()) di R
k+1
. Per il
Teorema X.2.1 possiamo trovare una sezione s

(M, E()) trasversale ad f


W
.
Per il Lemma X.2.3 c` e un gruppo a un parametro di dieomorsmi =
t
di
R
n
che trasforma la sezione s nella sezione nulla di ed ` e costante fuori da E().
La

f =
1
f ci d` a allora lestensione cercata, perch e f (R
k+1
) M = per la
trasversalit` a, perch e (k + 1) + dim M < n.
Esempio X.2.7. Il Corollario X.2.6 ci dice che R
n
\S
1
e, pi ` u in generale, R
n
\ f (S
1
)
per f C

(S
1
, R
n
), ` e semplicemente connesso se n 4.
Esempio X.2.8. Consideriamo due immersioni dierenziabili f : S
n
R
n+k+1
e g : S
k
R
n+k+1
che abbiano immagini disgiunte. Per il Corollario X.2.6 la
f si estende ad unapplicazione

f C

(D
n+1
, R
n+k+1
). Per il Corollario X.2.4
possiamo supporre, a meno di omotopia, che

f g. Allora

f (D
n+1
)g(S
k
) consiste
di un numero nito di punti, in cui le due applicazioni sono trasversali. Possiamo,
162 X. TRASVERSALIT
`
A
in ciascuno di questi punti, considerare il sistema di riferimento che si ottiene come
somma diretta dellimmagine del sistema di riferimento canonico di R
n+1
mediante
d

f e del sistema di riferimento canonico di R
k
mediante dg. Assoceremo al punto
il valore 1, a seconda che il sistema di riferimento cos` ottenuto abbia la stessa
orientazione od orientazione opposta rispetto al sistema di riferimento canonico di
R
n+k+1
. La somma algebrica L( f , g) di questi valori si dice lindice di link di f e g.
Tale numero ` e indipendente dalla scelta del prolungamento

f di f .
Esempio X.2.9. Sia M una variet` a compatta (senza bordo) di dimensione m 1 e
C

(M, R
n
), con n m. Sia y
0
un valore regolare di . Allora M
0
=
1
(y
0
)
` e una sottovariet` a di dimensione mn di M, che ` e bordo di una sottovariet` a N, di
dimensione mn+1 di M.
Fissiamo un segmento [y
0
, y
1
] R
n
di lunghezza y
1
y
0
> diam((M)).
Il segmento aperto =]y
0
, y
1
[ ha un intorno tubolare = (U

), con U =
R
n1
, il cui spazio totale ` e un cono con vertice in y
0
e le cui sezioni costanti
sono segmenti aperti con un estremo in y
0
. Se W =
1
(U), la restrizione di a
W \ M
0
` e unapplicazione dierenziabile a valori in U. Per la dimostrazione del
Teorema X.2.1 possiamo trovare una sezione costante s () trasversale a
W\M
0
.
Limmagine inversa mediante del supporto s = s(y) y (y
0
, y
1
) di s ` e allora
una sottovariet` a localmente chiusa N, con bordo M
0
.
Enunciamo e dimostriamo ora il teorema fondamentale sulla trasversalit` a.
Teorema X.2.10 (Thom). Siano M, N due variet` a dierenziabili, S una sottova-
riet` a dierenziabile propria di N. Per ogni compatto K di M, linsieme
T
K
(M, N; S ) = f C

(M, N) f
p
S, p K
delle applicazioni dierenziabili di M in N che sono trasversali ad S in ogni punto
di K ` e un aperto denso di C

(M, N).
Se M ` e numerabile allinnito, linsieme
T
M
(M, N; S ) = f C

(M, N) f
p
S, p M
delle applicazioni dierenziabili di M in N che sono trasversali ad S ` e denso e di
seconda categoria di C

(M, N).
Dimostrazione. Dalla denizione di trasversalit` a segue facilmente che, per
ogni compatto K di M, linsieme T
K
(M, N; S ) ` e aperto in C

(M, N). Baster` a


dimostrare che ` e denso.
Sia (V
j
, y
j
)
jJ
un atlante numerabile e localmente nito di N, con i V
j
relati-
vamente compatti in N e con la propriet` a che
o

V
j
S = , oppure S V
j
= y
1
j
= 0 , . . . , y
k
j
= 0.
Sia poi (U
i
, x
i
)
iI
un atlante numerabile di M tale che gli U
i
siano relativa-
mente compatti in M e, per unapplicazione : I J, sia f
0
(

U
i
) V
(i)
per
ogni i I. Siano i
1
, . . . , i
t
un insieme nito di indici in I con K
_
t
=1
U
i

. In-
dichiamo con U
f
0
lintorno aperto di f
0
in C

(M, N) formato dalle applicazioni


f C

(M, N) con f (

U
i

) V
(i

)
.
Se V
(i

)
S = , ogni f U
f
0
` e trasversale ad S in tutti i punti di

U
i

.
X.3. IMMERSIONI REGOLARI 163
Se V
(i

)
S , ssiamo un intorno

U
i

di

U
i

con chiusura compatta in


f
1
(V
(i

)
). Sia pr : R
n
R
k
la proiezione sulle prime k coordinate. Se h
C

(

U
i

, V
(i

)
) non ` e trasversale ad S su

U
i

, allora h
i

= (pr y
(i

)
h) ha punti
critici in

U
i

. Le applicazioni prive di punti critici in



U
i

formano un aperto denso


di C

(

U
i

, R
k
). Quindi
V
f
0
=
_
t
=1
f U
f
0
C(pr y
(i

)
f

U
i

)

U
i

=
` e un sottoinsieme aperto di C

(M, N) denso in U
f
0
e contenuto in T
K
(M, N; S ).
Questo dimostra la prima aermazione del Teorema.
Dimostriamo ora lultima parte. Fissiamo una qualsiasi successione di com-
patti K

di M, con
_

= M. Allora
T
M
(M, N; S ) =
_

T
K

(M, N; S ),
cio` e linsieme delle applicazioni dierenziabili da M in N che sono trasversali ad S
` e intersezione di una famiglia numerabile di aperti densi e dunque, per il Teorema
di Baire, un sottoinsieme denso di seconda categoria di C

(M, N).
X.3. Immersioni regolari
Date due variet` a dierenziabili M, N, indichiamo con
J

(M, N) = f C

(M, N) ker d f (p) = 0, p M


linsieme delle immersioni dierenziabili di M in N.
Osservazione X.3.1. Osserviamo che J

(M, N) pu` o essere vuoto. Ad esempio,


non ci sono inclusioni dierenziabili di RP
n
in R
n
.
Lemma X.3.2. Siano M, N due variet ` a dierenziabili connesse, di dimensione m
ed n rispettivamente, con m n.
Se M ` e compatto, allora J

(M, N) ` e aperto in C

(M, N).
Se M ` e numerabile allinnito, allora J

(M, N) ` e intersezione numerabile di


aperti di C

(M, N).
Mostriamo ora che ` e possibile denire su J

(M, N) una struttura di spazio


metrizzabile completo. A questo scopo, introduciamo strutture Riemanniane su M
ed N. Questo ci permette di considerare, per ogni f C

(M, N) ed ogni punto


p M laggiunta (d f (p))

: T
f (p)
N T
p
M del dierenziale di f in p. Avremo
quindi
J

(M, N) = f C

(M, N) (d f (p))

d f (p) > 0, p M.
Sia
M
il brato vettoriale su M la cui bra su p M ` e linsieme degli en-
domorsmi simmetrici di T
p
M. Ogni f J

(M, N) denisce una sezione


4
s
f

M
(M, E(
M
)), caratterizzata da:
s
f
(p) End
R
(T
p
M), s
f
(p) = s

f
(p), exp(s
f
(p)) = (d f (p))

d f (p).
4
Vedi il Teorema XX.4.5.
164 X. TRASVERSALIT
`
A
Lapplicazione
J

(M, N) f s
f

M
(M, E(
M
))
` e dierenziabile. Sia
1
una distanza in C

(M, N) che lo renda uno spazio metrico


completo. Scegliamo poi una successione di compatti K

N
in M con
_

= M
e poniamo

2
( f , g) =

sup
K

js
f
s
g
j

M
1 + sup
K

js
f
s
g
j

M
per una norma dierenziabile j j

M
sulle bre
M
. La distanza su J

(M, N)
denita da
( f , g) =
1
( f , g) +
2
( f , g), f , g J

(M, N)
` e continua rispetto alla topologia di sottospazio. Si verica facilmente che ` e una
metrica completa. Abbiamo perci ` o:
Proposizione X.3.3. La topologia di sottospazio di J

(M, N) pu` o essere denita


da una metrica completa. In particolare, J

(M, N) ` e uno spazio di Baire.


Denizione X.3.4 (Immersione regolare). Sia f J

(M, N) unimmersione dif-


ferenziabile di M in N e p
1
, p
2
due punti distinti di M con la stessa immagine
q = f (p
1
) = f (p
2
) in N. Diciamo che f ` e regolare in (p
1
, p
2
) se
d f (T
p
1
M) + d f (T
p
2
M) = T
q
N .
Ci ` o equivale ad aermare che esistano intorni aperti U
1
, U
2
di p
1
, p
2
rispetti-
vamente, tali che le applicazioni f
U
1
C

(U
1
, N) ed f
U
2
C

(U
2
, N) siano
trasversali in (p
1
, p
2
).
Diciamo che f ` e unimmersione regolare se lo ` e in tutte le coppie di punti
(p
1
, p
2
) con p
1
p
2
ed f (p
1
) = f (p
2
).
Osservazione X.3.5. Se 2m < n, allora le immersioni regolari sono inclusioni.
Teorema X.3.6 (Thom). Siano M, N due variet ` a dierenziabili di dimensione m, n
rispettivamente, con m n. Per ogni compatto K M, le immersioni die-
renziabili f J

(M, N) che sono regolari su K formano un aperto denso in


J

(M, N).
Linsieme J

reg
(M, N) delle immersioni dierenziabili regolari ` e denso e di
seconda categoria in J

(M, N).
Dimostrazione. Siano
N
= (q, q) q N la diagonale in N N e
M
=
(p, p) p M quella in M M.
Ad f C

(M, N) associamo lapplicazione dierenziabile


f f : (M M) \
M
(p
1
, p
2
) ( f (p
1
), f (p
2
)) N N.
La condizione che ( f f )
(p
1
,p
2
)

N
signica che
o f (p
1
) f (p
2
), oppure f (p
1
) = f (p
2
) = q, d f (T
p
1
M)+d f (T
p
2
M) = T
q
N.
Infatti
f (p
1
) = f (p
2
) = q, ( f f )
(p
1
,p
2
)

N
(d f (T
p
1
M) d f (T
p
2
M)) + (v, v) v T
q
N = T
q
(N) T
q
N
X.4. FUNZIONI DI MORSE 165

_
v T
q
N v
1
d f (T
p
1
M)), v
2
d f (T
p
2
M)), v
0
T
q
N
tali che (v, 0) = (v
1
, v
2
) + (v
0
, v
0
) v = v
1
v
2
_
.
Vogliamo dimostrare che
J

(M, N; K) = f J

(M, N) ( f f )
(p
1
,p
2
)

N
, p
1
, p
2
K, p
1
p
2
.
` e un aperto denso di J

(M, N).
Utilizzando il teorema di immersione di Whitney, possiamo supporre che N, M
siano sottovariet` a proprie di uno spazio Euclideo R

. Sia K un compatto di M. Se
f
0
J(M, N), esiste un intorno aperto relativamente compatto U
K
della diagonale

K
= (p, p) p K in M M ed una costante c
K
> 0 tale che
f
0
(p
1
) f
0
(p
2
) c
0
p
1
p
2
, p
1
, p
2
U
K
.
Osserviamo che
W
1
= f J

(M, N) f (p
1
) f (p
2
)
1
2
c
0
p
1
p
2
, p
1
, p
2
U
K

` e un intorno di f
0
in J

(M, N).
Con una dimostrazione analoga a quella del Teorema X.2.10, otteniamo che
W
2
= f J

(M, N) ( f f )
(p
1
, p
2
)

N
, (p
1
, p
2
) K K \ U
K

` e un aperto denso di C

(M, N). Poich e W


1
W
2
J

(M, N; K), otteniamo la


prima parte dellenunciato.
Fissiamo una successione di compatti K

di M con K



K
+1
ed
_

= M.
Allora
J
reg
(M, N) =
_

(M, N; K

)
` e denso di seconda categoria perch e intersezione numerabile di aperti densi dentro
uno spazio di Baire.
X.4. Funzioni di Morse
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed f C

(M) una fun-


zione reale dierenziabile. Nei punti in cui ` e regolare, in cui cio` e d f 0, la f
` e equivalente ad una proiezione. Nei punti critici, il comportamento di f pu` o es-
sere molto complicato. Marston Morse
5
introdusse una classe di funzioni con un
comportamento particolarmente semplice nellintorno dei loro punti singolari. In
particolare, una funzione di Morse avr` a, in un punto singolare, un Hessiano non
degenere e si potr` a scrivere, in un opportuno sistema di coordinate, nella forma
f (x) = f (0) +

q
i=1
(x
i
)
2

m
i=q+1
(x
i
)
2
,
per un intero q, con 0 q m.
Sia f C
2
(M) una funzione dierenziabile di classe C
2
su M. Fissata una
carta coordinata con centro in un punto p
0
M, il suo Hessiano ` e una matrice
simmetrica e denisce quindi una forma bilineare simmetrica sullo spazio tangente.
5
Marston Morse, The critical points of a function of n variables. Trans. Amer. Math. Soc. 33
(1931), no. 1, 7291.
166 X. TRASVERSALIT
`
A
Questa forma non ` e per` o denita in modo invariante se p
0
` e un punto regolare:
abbiamo infatti per due sistemi di coordinate x ed y con centro in p
0

2
f
y
i
y
j
=

m
h,k=1

2
f
x
h
x
k
x
h
y
i
x
k
y
j
+

m
h=1
f
x
h

2
x
h
y
i
y
h
, per 1 i, j m,
e quindi lHessiano in p
0
ha un signicato tensoriale se e soltanto se p
0
` e un punto
critico di f . In questo caso, esso denisce una forma bilineare simmetrica sullo
spazio tangente T
p
0
M.
Traduciamo questa osservazione nellenunciato di un lemma e diamone una
dimostrazione senza usare carte locali.
Lemma X.4.1. Sia M una variet ` a dierenziabile ed f C
2
(M). Se p
0
` e un punto
critico di f , risulta univocamente determinata una forma bilineare simmetrica
(10.4.1) d
2
f (p
0
) : T
p
0
M T
p
0
M R
tale che
(10.4.2) d
2
f (p
0
)(X
p
0
, Y
p
0
) = XY f (p
0
), X, Y X(M).
Dimostrazione. Poich e f ` e un punto critico di f , risulta X f (p
0
) = 0 per ogni
X X(M). Se X, Y X(M), abbiamo
(10.4.3) XY f (p
0
) = YX f (p
0
) + [X, Y] f (p
0
) = YX f (p
0
).
In particolare, XY f (p
0
) = 0 se uno dei due campi di vettori X, Y si annulla in 0.
Questo dimostra che il valore XY f (p
0
) = YX f (p
0
) dipende solo dai valori X
p
0
, Y
p
0
che i due campi di vettori assumono in p
0
e quindi, per la (10.4.3), la (10.4.2)
denisce una forma bilineare simmetrica su T
p
0
M.
Denizione X.4.2. Sia M una variet` a dierenziabile ed f C
2
(M) una funzione
dierenziabile di classe C
2
su M. Se p
0
` e un punto critico di f , la forma quadratica
d
2
f (p
0
)(v, v) associata alla forma bilineare simmetrica (10.4.1) si dice lHessiano
di f in p
0
.
Osservazione X.4.3. In generale, d
2
f (p
0
) risulta denito in modo invariante sol-
tanto su ker d f (p
0
) T
p
0
M.
Supporremo nel seguito che la f sia dierenziabile di classe C

su M.
Il dierenziale di f denisce unapplicazione dierenziabile
F = d f : M T

M
di M nel suo brato cotangente T

M. Fissiamo una carta coordinata (U, x) con


centro in un punto p
0
M, e consideriamo le coordinate canoniche corrispondenti
in T

M
U
. In queste coordinate lapplicazione F si scrive
x(U) x
_
x
1
, . . . , x
m
;
f
x
1
, . . . ,
f
x
m
_
x(U) R
m
.
La matrice associata al dierenziale di F ha quindi la forma
_

i, j

2
f
x
i
x
j
_

_
X.4. FUNZIONI DI MORSE 167
I vettori tangenti alla sezione nulla di T

M nel punto (p
0
, 0) si scrivono in
coordinate locali nella forma
_
v
0
_
, con v R
m
.
Quindi, la condizione che lHessiano di f in un suo punto critico p
0
sia non
degenere ` e equivalente allaermazione che il dierenziale di d f , come applica-
zione a valori in T

M, sia trasversale alla sezione nulla nel punto d f (p


0
) = (p
0
, 0).
Riformuliamo quindi le nozioni che ci interessano nella forma seguente.
Denizione X.4.4. Sia f C

(M). Denotiamo con M


0
la sezione nulla del brato
cotangente T

M e con C( f ) linsieme dei punti critici di f .


Un punto p di M ` e punto critico di f se d f (p) M
0
.
Un punto critico p C( f ) si dice non degenere se d f ` e trasversale ad M
0
in 0
p
T

M. Ci ` o equivale al fatto che d


2
f (p) sia non degenere su T
p
M.
Il numero degli autovalori negativi di d
2
f (p) in un punto critico non
degenere p di f si dice il suo indice di Morse in p.
La f si dice una funzione di Morse se d f M
0
.
Dalla Proposizione X.1.8 otteniamo:
Proposizione X.4.5. I punti critici non degeneri di una funzione f C

(M) sono
isolati.
Dimostriamo ora lesistenza di funzioni di Morse.
Lemma X.4.6. Siano M una sottovariet` a dierenziabile di dimensione m di uno
spazio Euclideo R
n
ed f C

(M). Allora linsieme dei funzionali lineari :


R
n
R per cui ( f
M
) sia una funzione di Morse ` e un sottoinsieme denso di
seconda categoria in R
n
= (R
n
)

.
Dimostrazione. Indichiamo con T

M
R
n
lo spazio totale della restrizione ad M
del brato cotangente di R
n
. Deniamo un brato ane = T

M
R
n

M, con

() =
T
p
M
, p M, T

p
R
n
.
Sia il brato vettoriale di rango n m con
E() = (, ) T

M T

M
R
n
() = () = p,
T
p
M
= 0,
B() = T

M,

(, ) = .
La struttura ane sulle bre di ` e descritta dallomomorsmo di brati
E(
T

M
) (, ) E().
Sia il pullback del brato mediante lapplicazione d f C

(M, T

M). Otte-
niamo un diagramma commutativo
E()
F
T

M
R
n

M
d f
T

M.
168 X. TRASVERSALIT
`
A
Qui E() = (p, ) M T

M
T

p
M,
T
p
M
= d f (p) ed F(p, ) = .
Il brato = T

M
R
n
M ` e trivializzabile. Per il TeoremaX.2.1, i covettori
(R
n
)

per cui la corrispondente sezione costante in

(M, T

M
R
n
) sia trasversale
ad F formano un sottoinsieme denso della seconda categoria di Baire. Fissiamo un
tale ed indichiamo con s

(R
n
) la funzione lineare s

(x) = (x ) su R
n
e con

(M) la sua restrizione ad M. Abbiamo allora un diagramma commutativo


E()
F

M
R
n

M
ds

.y
y
y
y
y
y
y
y
y
M
d f

M
.
Poich e

sono sommersioni, otteniamo che d f e d

sono trasversali. Questo


equivale al fatto che i punti critici di f

siano non degeneri, cio` e che f

sia
una funzione di Morse.
Teorema X.4.7. Sia M una variet` a dierenziabile, numerabile allinnito. Per
ogni f C

(M) esiste una funzione di Morse g C

(M) tale che f (p)g(p) <


per ogni p M. Possiamo inoltre scegliere g in modo tale che g assuma valori
distinti nei punti critici distinti.
Dimostrazione. Utilizzando il teorema dimmersione di Whitney e limmer-
sione canonica di R

nella sfera S

, possiamo ricondurci al caso in cui M sia una


sottovariet` a localmente chiusa e limitata di uno spazio Euclideo. Lesistenza di una
g C

(M) di Morse con sup f g < ` e conseguenza del Lemma X.4.6.


Per completare la dimostrazione, sar` a suciente mostrare che, se f C

(M)
` e una funzione di Morse, ssato > 0 ` e possibile trovare unaltra funzione di
Morse g C

(M), con sup f g < , che assuma valori distinti nei suoi punti
critici. Per la Proposizione X.4.5 linsieme C( f ) dei punti critici di f ` e discreto.
Possiamo allora ssare una famiglia localmente nita U
p
di aperti tali che
p U
p
,

U
p


U
q
= se p, q C( f ), p q.
Fissiamo, per ogni p una funzione
p
C

(M) con supp


p
U
p
e
p
= 1 in un
intorno di p. Esiste allora una successione
p
di numeri reali positivi tali che, se
c
p
<
p
, la funzione
g
(c
p
)
= g +

pC( f )
c
p

p
sia ancora una funzione di Morse, con gli stessi punti critici di g.
La tesi ` e allora facilmente vericata nel caso in cui linsieme C( f ) sia nito.
Supponiamo che C( f ) sia innito. Allora ` e numerabile e possiamo porre
C( f ) = p

N. Deniamo allora per ricorrenza la successione c


p

di
numeri reali con c
p

<
p

per ogni , richiedendo che, posto


g

= g +

h
c
p
h

p
h
sia g

(p

) g
1
(p
h
) h < . Allora la g
(c
p
)
ottenuta assume valori distinti in
punti critici distinti.
Per le variet` a compatte con bordo vale il seguente
X.5. DESCRIZIONE LOCALE DELLE FUNZIONI DI MORSE 169
Teorema X.4.8. Sia M una variet` a dierenziabile compatta con bordo, e suppo-
niamo che il bordo sia unione di due parti N
0
ed N
1
, disgiunte e compatte. Allora
esiste una funzione di Morse f C

(M) con f
1
(0) = N
0
, f
1
(1) = N
1
, 0 f 1
su M, senza punti critici su M.
Osservazione X.4.9. Sia f una funzione di Morse su una variet` a compatta M.
Allora M ` e topologicamente equivalente ad un CW-complesso che si ottiene da
successivi attaccamenti di tante celle di dimensione k quanti sono i punti critici
con indice di Morse
6
k di f .
X.5. Descrizione locale delle funzioni di Morse
Descriviamo ora la struttura locale delle funzioni di Morse nellintorno di un
punto critico.
Lemma X.5.1. Sia un intorno aperto di 0 in R
m
x
ed f C

() una funzione
dierenziabile, con f (0) = 0, che ha in 0 un punto critico non degenere. Possiamo
allora trovare coordinate locali y = (y
1
, . . . , y
m
) in 0 tali che, per un intero q con
0 q m,
(10.5.1) f =

1jq
(y
j
)
2
+

q<jm
(y
j
)
2
.
Dimostrazione. Possiamo supporre che sia stellato rispetto allorigine. Ab-
biamo allora
f (x) =

m
i, j=1
x
i
x
j
h
i, j
(x), con h
i, j
(x) =
_
1
0
_
1
0

2
f (stx)
x
i
x
j
t ds dt.
La matrice (h
i, j
(0)) ` e lHessiano di f in 0. A meno di una trasformazione lineare
di coordinate, possiamo allora supporre che (h
i, j
(0))
1i, jm
sia diagonale, con tutti
gli elementi sulla diagonale di modulo 1. Poniamo
_

_
y
1
1
=
_
h
1,1
(x)
_
x
1
+

m
i=2
h
1,i
(x)
h
1,1
(x)
_
,
y
j
1
= x
j
se 1 < j m.
Osserviamo che le y
j
1
sono ben denite e dierenziabili in un intorno di 0 in .
Inoltre lo Jacobiano
y
1
x
` e lidentit` a nellorigine, e quindi le y
j
1
deniscono un
sistema di coordinate in un intorno
1
di 0 in . Nelle nuove coordinate risulta:
f (y
1
) = f (x(y
1
)) = h
1,1
(0)(y
1
1
)
2
+

2i, jm
h
(1)
i, j
(y)y
i
1
y
j
1
,
con (h
(1)
i, j
)
2i, jm
simmetrica.
Per ricorrenza, possiamo trovare una sequenza

1

m1

m
6
vedi J. Milnor, Morse Theory, Based on lecture notes by. M. Spivak and R. Wells, Princeton,
New Jersey. Princeton University Press, 1963.
170 X. TRASVERSALIT
`
A
di intorni aperti di 0 in R
m
e di coordinate (y
k
) in
k
ed una sequenza di matrici
simmetriche (h
(k
i, j
)
k<i, jm
, ponendo
_

_
y
k
k
=
_
h
(k1)
k,k
(y
k1
)
_

_
y
k
k1
+

m
i=k+1
h
(k1)
k,i
(y
k1
)
h
(k1)
k,k
(y
k1
)
_

_
,
y
j
k
= y
j
k1
se j k,
in modo che risulti
f (y
k
) =

k
j=1
h
j, j
(0)(y
j
k
)
2
+

m
i, j=k+1
h
(k)
i, j
(y
k
)y
i
k
y
j
k
.

Il seguente teorema ` e la riformulazione astratta del lemma precedente:


Teorema X.5.2. Sia M una variet` a dierenziabile ed f C

(M) una funzione


che ha in p
0
M un punto critico non degenere. Esiste allora una carta locale
(U, x) con centro in p
0
tale che, per un intero q con 0 q m, risulti
(10.5.2) f (p) = f (p
0
)

1iq
(x
i
(p))
2
+

q<im
(x
i
(p))
2
.
X.6. Indice dintersezione
Sia M una variet` a dierenziabile ed M
1
, M
2
due sue sottovariet` a proprie, con
(10.6.1) dim M = m, dim M
1
= m
1
, dim M
2
= m
2
, m
1
+m
2
= m, M
1
M
2
.
Lintersezione M
1
M
2
` e un sottoinsieme discreto di M. Per lipotesi di trasversa-
lit` a,
(10.6.2) T
p
M = T
p
M
1
T
p
M
2
, p M
1
M
2
.
Risulta perci ` o denita, per ogni p M
1
M
2
, un isomorsmo lineare
(10.6.3) T
p
M
2

M, p
M
1
= T
p
M/T
p
M
1
di T
p
M
2
sulla bra in p del brato normale ad M
1
in M.
Siano ora assegante unorientazione sul brato normale
M
M
1
di M
1
in M ed
unorientazione sulla variet` a M
2
.
Nel caso in cui M
1
sia una sottovariet` a orientata di una variet` a orientata M,
possiamo considerare su
M
M
1
unorientazione, che chiameremo canonica, per
cui lisomorsmo naturale
(10.6.4)
p
: T
p
M T
p
M
1

M, p
M
1
mantenga lorientazione.
Assegnate unorientazione ad
M
M
1
e ad M
2
, ha senso chiedersi se liso-
morsmo (10.6.3) conservi o inverta lorientazione. Porremo, per p M
1

M
2
,
(10.6.5) (p) =
_

_
+1 se conserva lorientazione,
1 se inverte lorientazione.
X.6. INDICE DINTERSEZIONE 171
Denizione X.6.1. Siano M
1
, M
2
due sottovariet` a compatte trasversali di una va-
riet` a dierenziabile M, con dim M
1
+ dim M
1
= dim M, e siano assegnate orienta-
zioni di M
2
e del brato normale di M
1
.
Lindice dintersezione di M
1
ed M
2
` e il numero intero
(10.6.6) [M
1
: M
2
] =
_

_
0 se M
1
M
2
= ,
_
pM
1
M
2
(p) se M
1
M
2
.
Se M
2
` e una variet` a orientabile compatta e connessa di dimensione m
2
, il
suo m
2
-esimo gruppo di omologia a coecienti interi H
m
2
(M
2
) ` e isomorfo a Z.
Unorientazione su M
2
corrisponde alla scelta di un generatore
7

M
2
di H
m
2
(M
2
).
Supponiamo che M
1
sia connessa. Ad unorientazione di
M
M
1
possiamo as-
sociare un elemento
M
1
di H
m
2
(M, M \ M
1
). Sia infatti F la bra di
M
M
1
in un
qualsiasi punto p M
1
. Lorientazione del brato normale equivale al dato di un
generatore
F
del gruppo ciclico H
m
2
(F, F \ p) = Z.
Sia = (U

M
1
) un intorno tubolare di M
1
. Linclusione
: (F, F \ p) (U, U \ M
1
)
ci permette di considerare limmagine
U
=

(
F
) di
F
in H
m
2
(U, U \ M
1
). Lele-
mento
U
H
m
2
(U, U \ M
1
) non dipende dalla scelta del punto p, perch e abbiamo
supposto M
1
connessa.
Utilizzando lisomorsmo di excisione,
H
m
2
(U, U \ M
1
) = H
m
2
(M, M \ M
1
),
la classe
U
denisce un elemento
M
1
H
m
2
(M, M \ M
1
), che dipende solo dalla
sottovariet` a M
1
e dalla orientazione del suo brato normale.
Consideriamo le inclusioni
: (M
2
, ) (M
2
, M
2
\ M
1
) e : (M
2
, M
2
\ M
1
) (M, M \ M
1
).
Vale la
Proposizione X.6.2. Siano M una variet ` a dierenziabile ed M
1
, M
2
due sue sot-
tovariet ` a connesse e compatte, trasversali e di dimensioni complementari in M.
Siano assegnate unorientazione
M
1
H
m
2
(M, M\ M
1
) sul brato normale di M
1
ed unorientazione
M
2
H
m
2
(M
2
) su M
2
. Allora
(10.6.7)

(
M
2
) = [M
1
: M
2
]
M
1
.
Se M, M
1
ed M
2
sono tutte orientate e scegliamo sui brati normali le orienta-
zioni canoniche, per ogni punto p M
1
M
2
risulta
(p) =
_

_
+1 se T
p
M T
p
M
1
T
p
M
2
mantiene lorientazione,
1 se T
p
M T
p
M
1
T
p
M
2
inverte lorientazione.
In particolare, vale la
(10.6.8) [M
2
: M
1
] = (1)
m
1
m
2
[M
1
: M
2
].
7
Esso corrisponde alla classe di coomologia di deRham di una forma di grado m
2
con integrale
1 su M
2
.
172 X. TRASVERSALIT
`
A
Nel caso di due sottovariet` a non necessariamente trasversali, ma connesse, com-
patte e soddisfacenti la (10.6.1), possiamo prendere la (10.6.7) come denizione
dellindice dintersezione [M
1
: M
2
].
Per la Proposizione X.6.2, lindice dintersezione ` e un invariante omotopico.
Se il brato normale di M
1
ed M
2
non sono orientate, possiamo utilizzare i
gruppi di omotopia a coecienti in Z
2
e denire lindice dintersezione come un
elemento di Z
2
. In particolare il numero (pari o dispari) di punti dintersezione di
due sottovariet` a compatte ` e un invariante isotopico.
Esempio X.6.3. Consideriamo una circonferenza S = S
1
R
3
RP
3
. Ogni
immagine isotopica di S
1
in RP
3
che intersechi trasversalmente un iperpiano =
RP
2
di RP
3
lo interseca in un numero pari di punti.
In particolare S ` e dieomorfa ad una retta proiettiva = RP
1
di RP
3
, ma non
` e ad essa isotopica.
Esempio X.6.4. Consideriamo nel piano proiettivo complesso CP
2
le due sotto-
variet` a M
1
= z
2
0
+ z
2
1
+ z
2
3
= 0 ed M
2
= z
0
= 0. Entrambe sono dieomorfe
alla sfera S
2
, ma non possono essere trasformate luna nellaltra da unisotopia del
piano proiettivo complesso, perch e le rette proiettive complesse che intersecano
M
1
trasversalmente la intersecano in due punti, mentre quelle che intersecano M
2
trasversalmente la intersecano in un solo punto.
X.7. Indice dintersezione e grado topologico
Siano M
1
ed M
2
due variet` a compatte e connesse orientate, della stessa di-
mensione m. Abbiamo osservato che lorientazione denisce canonicamente, per
ciascuna di esse, un generatore
M
1
di H
m
(M
1
) ed un generatore
M
2
di H
m
(M
2
).
Possiamo denire il grado di unapplicazione continua f : M
1
M
2
come il
numero intero deg( f ) per cui
(10.7.1) f

(
M
1
) = deg( f )
M
2
.
Supponiamo ora che f sia dierenziabile e consideriamo il graco di f , cio` e
lapplicazione
(10.7.2)

f : M
1
p (p, f (p)) M
1
M
2
.
Sia pr
2
: M
1
M
2
M
2
la proiezione nella seconda coordinata. Consideriamo il
diagramma
H
m
(M
1
)

f

H
m
(

f (M
1
))

H
m
(M
1
M
2
, M
1
(M
2
\ p
2
))
f

_
pr
2

_
pr
2

_
H
m
(M
2
) H
m
(M
2
)
=
H
m
(M
2
, M
2
\ p
2
)
ove :

f (M
1
) M
1
M
2
` e linclusione. Indichiamo con
M
1
la classe denita dal
brato normale di M
1
in M
1
M
2
, con lorientazione data da quella di M
2
. Poich e

(
M
1
) = [

f (M
1
) : M
p
2
]
M
1
,
ed il diagramma ` e commutativo, otteniamo
X.7. INDICE DINTERSEZIONE E GRADO TOPOLOGICO 173
Lemma X.7.1. Con le notazioni introdotte sopra, abbiamo
(10.7.3) deg( f ) = [

f (M
1
) : (M
1
p
2
)], p
2
M
2
.
Se in particolare scegliamo come p
2
un valore regolare di f , il grado dellappli-
cazione f si pu` o calcolare come lindice dintersezione del graco di f con quello
dellapplicazione costantemente uguale a p
2
.
CAPITOLO XI
Alcune Costruzioni
XI.1. Somme connesse
Loperazione di somma connessa consiste nel congiungere due variet` a connes-
se, della stessa dimensione m 2, con un tubo.
Senza ripeterlo in ogni denizione ed enunciato, supporremo nel seguito che
m sia un intero maggiore o uguale a due.
Come spazio topologico, la somma connessa ` e ottenuta per incollamento.
Ricordiamo che, se X e Y sono spazi topologici, A un sottospazio di X ed
f : A Y unapplicazione continua, lincollamento X
f
Y di X ad Y mediante la
f ` e il quoziente dellunione disgiunta X | Y rispetto alla relazione di equivalenza
che identica x A con y = f (x) Y.
Siano M
1
ed M
2
due variet` a dierenziabili della stessa dimensione m 2.
Fissiamo p
1
M
1
, p
2
M
2
e siano U
1
una carta coordinata di M
1
con centro in
p
1
ed U
2
una carta coordinata in M
2
con centro in p
2
, con funzioni coordinate
(11.1.1)
i
: U
i
R
m
, tali che
i
(U
i
) = R
m
, i = 1, 2
ed U
1
M
1
, U
2
M
2
. Se M
1
ed M
2
sono orientate, richiediamo che la carta
locale (U
1
,
1
) preservi e la (U
2
,
2
) inverta lorientazione.
Osserviamo che il diagramma commutativo
U
i

B
B
B
B
B
B
B
B
R
m
{
{
{
{
{
{
{
{
p
i

descrive U
i
come intorno tubolare di p
i
in M
i
.
Denizione XI.1.1. La somma connessa M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e lo spazio topologico
che si ottiene incollando M
1
ad M
2
mediante lapplicazione
(11.1.2) f : U
1
p
1
2
_

1
(p)

1
(p)
2
_
U
2
,
con la struttura dierenziabile descritta dal seguente Teorema:
Teorema XI.1.2. Le applicazioni naturali
i
: M
i
\ p
i
M
1
#M
2
(
1
,
2
), per i =
1, 2, sono omeomorsmi con limmagine ed ` e possibile denire su M
1
#M
2
(
1
,
2
)
ununica struttura di variet ` a dierenziabile che le renda dieomorsmi locali.
La struttura dierenziabile cos` denita ha le propriet` a:
175
176 XI. ALCUNE COSTRUZIONI
(1) Se M
1
ed M
2
sono variet` a dierenziabili connesse della stessa dimen-
sione m > 1, la loro somma connessa M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e una variet ` a
dierenziabile connessa di dimensione m.
(2) Se M
1
ed M
2
sono orientate, anche M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e orientabile ed am-
mette unorientazione tale che le inclusioni M
i
\ p
i
M
1
#M
2
(
1
,
2
)
preservino lorientazione.
(3) M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e compatta se, e soltanto se, entrambe M
1
ed M
2
sono
compatte.
(4) Se M
1
ed M
2
sono connesse, a meno di dieomorsmi, la M
1
#M
2
(
1
,
2
)
non dipende dalla scelta dei punti p
i
M
i
e delle carte locali (U
i
,
i
).
Dimostrazione. Quando ci` o non provochi ambiguit` a, scriveremo nel seguito
per semplicit` a, nel corso della dimostrazione, M
1
#M
2
invece di M
1
#M
2
(
1
,
2
).
Le

M
i
= M
i
\p
i
, per i = 1, 2, sono due variet` a dierenziabili di dimensione m.
Indichiamo con :

M
1
|

M
2
M
1
#M
2
la proiezione nel quoziente. Osserviamo
che per ogni i = 1, 2 la composizione

i
:

M
i


M
1
|

M
2

M
1
#M
2
,
dove la prima freccia ` e linclusione naturale, ` e aperta ed ` e un omeomorsmo con
limmagine. In particolare, ` e aperta ed ` e un omeomorsmo locale.
Fissati due atlanti A
1
di

M
1
ed A
2
di

M
2
, la loro unione disgiunta A = A
1
|A
2
` e un atlante di

M
1
|

M
2
. Una carta locale (U, ) A denisce in modo naturale una
carta locale in M
1
#M
2
. Infatti (U) ` e un aperto e risulta denito un omeomorsmo

: (U) (U) R
m
mediante il diagramma commutativo
U
U

D
D
D
D
D
D
D
D
(U)

.w
w
w
w
w
w
w
w
w
(U).
Latlante

A = ((U),

) (U, ) A
1
| A
2
cos` ottenuto ` e ancora di classe C

.
Il fatto che, se M
1
ed M
2
sono orientate, anche M
1
#M
2
sia orientata, ` e conse-
guenza del fatto che lo jacobiano dellinversione
1
(11.1.3) : R
m
\ 0 y
y
y
2
R
m
ha determinante negativo. Avendo scelto una carta (U
2
,
2
) orientata negativamen-
te, la sua composizione con linversione d` a una mappa che ha la stessa orientazione
di (U
1
,
1
).
Per dimostrare che M
1
#M
2
, a meno di dieomorsmi, ` e indipendente dalla
scelta dei punti p
1
M
1
, p
2
M
2
e delle carte locali (U
1
,
1
), (U
2
,
2
), utiliz-
ziamo il Teorema III.11.3 del Capitolo III. Questo di dice subito che a meno di
dieomorsmi M
1
#M
2
non dipende dalla scelta di p
1
e p
2
.
1
Per semplicit` a si pu` o considerare lo Jacobiano in un punto della sfera unitaria y = 1. Esso
lascia invariati i vettori tangenti alla sfera ed inverte la direzione del vettore normale. Il determinante
dello Jacobiano ` e quindi in tali punti uguale a (1) ed, essendo m > 1, si mantiene negativo sul
connesso R
m
\ 0.
XI.1. SOMME CONNESSE 177
La tesi ` e infatti conseguenza dellunicit` a dellintorno tubolare (Teorema IX.3.1,
Corollario IX.3.2 e Teorema IX.4.5.)
Notazione XI.1.3. Se M
1
ed M
2
sono due variet` a dierenziabili connesse, indi-
cheremo con M
1
#M
2
la loro somma connessa
2
, con la struttura di variet` a descritta
dal Teorema XI.1.2.
Esempio XI.1.4. Se M ` e una variet` a di dimensione m, allora M#S
m
` e dieomorfa
ad M.
Esempio XI.1.5. Se m > 1, abbiamo R
m
#R
m
= R
m
\ 0 = S
m1
R.
Esempio XI.1.6. In generale, se M ` e una variet` a di dimensione m > 1, allora
M#R
m
=

M = M \ p
0
, ove p
0
` e un punto di M.
Proposizione XI.1.7. Se M
1
ed M
2
sono due variet` a connesse di dimensione m
3, allora
(11.1.4)
1
(M
1
#M
2
) =
1
(M
1
)
1
(M
2
).
Dimostrazione. Siano p
1
M
1
, p
2
M
2
i centri delle carte locali (U
1
,
1
) di
M
1
, (U
2
,
2
) di M
2
, ed indichiamo con :

M
1
|

M
2
M
1
#M
2
la corrisponden-
te proiezione nel quoziente. Applichiamo il teorema di Seifert-Van Kampen alla
coppia di aperti A
1
= (

M
1
) ed A
2
= (

M
2
). Poich e A
1
A
2
` e omeomorfo ad
S
m1
R, abbiamo
1
(A
1
A
2
) = 0. Quindi

1
(M
1
#M
2
) =
1
(M
1
\ p
1
)
1
(M
2
\ p
2
).
Poich e m 3, abbiamo
3

1
(

M
i
) =
1
(M
i
) per i = 1, 2, e da questa uguaglianza
segue la tesi.
Proposizione XI.1.8. Indichiamo con T
g
una variet ` a dierenziabile di dimensio-
ne due omeomorfa alla sfera a g manici e con L

una variet ` a dierenziabile di


dimensione due omeomorfa alla sfera ad nastri di Moebius. Abbiamo allora
(11.1.5) T
g
1
#T
g
2
= T
g
1
+g
2
, T
g
#L

= L
2g+
, L

1
#L

2
= L

1
+
2
.
Teorema XI.1.9. Linsieme M
m
delle variet ` a dierenziabili compatte, connesse di
dimensione m, modulo dieomorsmi, rispetto alloperazione di somma connessa
` e un monoide associativo, commutativo e unitario. Abbiamo infatti, per ogni scelta
di M, M
1
, M
2
, M
3
compatte, connesse, di dimensione m,
M
1
#M
2
= M
2
#M
1
,
(M
1
#M
2
)#M
3
= M
1
#(M
2
#M
3
),
M#S
m
= M.
Le variet` a dierenziabili compatte, connesse, orientate di dimensione m modulo
dieomorsmi formano un sottomonoide unitario M
+
m
di M
m
.
2
per il punto (3), possiamo evitare il riferimento ai punti p
i
ed alle carte locali
i
utilizzate per
denirla.
3
Applichiamo il teorema di Seifert-Van Kampen alla coppia di aperti

M
i
ed U
i
. Laperto U
i
` e
omeomorfo ad R
m
e quindi semplicemente connesso. Lintersezione

M
i
U
i
` e omotopa ad S
m1
e
quindi semplicemente connessa. Ne segue che
1
(M
i
) =
1
(

M
i
).
178 XI. ALCUNE COSTRUZIONI
La struttura dei monoidi M
m
, M
+
m
non ` e nota in generale. Nel caso m = 2 si sa
che, a meno di dieomorsmi, la struttura topologica determina anche quella dif-
ferenziabile. Dalla classicazione topologica delle variet` a compatte di dimensione
due otteniamo allora che
Teorema XI.1.10. Il monoide M
2
` e generato dal toro T e dal piano proiettivo RP
2
,
con la relazione
(11.1.6) T#RP
2
= 3 RP
2
= RP
2
#RP
2
#RP
2
.
`
E poi
(11.1.7) M
+
2
Z
+
= g Z g 0,
ovvero il genere ` e lunico invariante delle supercie compatte connesse orientate.
Infatti, se M ` e una variet` a connessa di dimensione due, M#T si ottiene incol-
lando ad M un manico, M#RP
2
incollando ad M un nastro di Moebius.
Esempio XI.1.11. La bottiglia di Klein K
2
` e la somma connessa RP
2
#RP
2
di due
copie del piano proiettivo reale.
Calcoliamo
1
(K
2
) utilizzando il teorema di Seifert-van Kampen. Il piano
proiettivo privato di un punto si retrae per deformazione su S
1
. Possiamo scegliere
generatori a, b, uno per ciascuna delle due copie di
1
(RP
2
\ pt), in modo che la
circonferenza , su cui si retrae lintersezione delle due copie di di RP
2
\ pt, sia
omotopa, in ciascuno degli RP
2
\ pt, al quadrato del generatore. Il sottogruppo di
van Kampen di Z
a
Z
b
` e quindi generato da a
2
b
2
. Otteniamo quindi che
1
(K
2
) =
Z Z
2
, ed il suo abelianizzato ` e H
1
(K
2
) = Z Z
2
.
La bottiglia di Klein si pu` o anche ottenere identicando i punti del perimetro
di un rettangolo mediante la formula abab
1
= 1. Indicando con c una diagonale
del rettangolo, tagliandolo lungo c ed incollando b e b
1
, si ottiene K
2
da un trian-
golo con due lati c ed un lato a
2
, identicando i punti del perimetro mediante la
formula a
2
c
2
= 1. Questa formula di fornisce immediatamente
1
(K
2
) = Z Z
2
ed
H
1
(K
2
) = Z Z
2
.
In generale, linsieme A
m
degli elementi invertibili di M
m
` e un gruppo. I suoi
elementi sono omeomor a sfere. Vale infatti la:
Proposizione XI.1.12. Siano M, N due variet` a dierenziabili di dimensione m. Se
M#N ` e omeomorfo ad S
m
, allora M ed N sono entrambe omeomorfe ad S
m
.
Osservazione XI.1.13. Una sfera domotopia ` e una variet` a dierenziabile che ha
lo stesso tipo domotopia di una sfera. Essa ha quindi gli stessi gruppi di omotopia,
di omologia e di coomologia singolare di una sfera.
La congettura di Poincar e generalizzata aerma che una m-sfera di omotopia
` e omeomorfa alla sfera S
m
. Essa ` e stata risolta nel 1961 da Stephen Smale
4
nel
4
Generalized Poincar es conjecture in dimensions greater than four, Annals of Mathematics,
2nd Ser., 74 (1961), no. 2, 391406
XI.1. SOMME CONNESSE 179
caso m 5, nel 1982 da Michael Hartley Freedman
5
nel caso m = 4 e nel 2003 da
Grigori Perelman
6
nel caso m = 3.
Osserviamo che la validit` a della congettura di Poincar e generalizzata nel caso
m = 2 ` e conseguenza del teorema di classicazione delle supercie compatte e nel
caso m = 1 dal fatto che la circonferenza ` e lunica curva connessa e compatta di
dimensione 1.
Le sfere di omotopia sono omeomorfe, ma possono non essere dieomorfe alle
sfere S
m
.
Linsieme A
m
degli elementi invertibili di M
m
si pu` o identicare al gruppo
delle strutture dierenziabili invertibili sulla sfera topologica di dimensione m.
`
E
noto che per m 4 tutte le strutture dierenziabili sulla sfera di dimensione m sono
invertibili, ed A
m
` e nito e Abeliano. Non si sa se esistano sfere esotiche, cio` e con
una struttura dierenziabile diversa da quella standard, in dimensione 4.
Osservazione XI.1.14. Una sfera di omologia ` e una variet` a dierenziabile che
ha gli stessi gruppi di omologia singolare di una sfera. Se una variet` a M, di
dimensione M, ` e una sfera di omologia abbiamo cio` e
H
i
(M) =
_

_
Z per i = 0, m,
0 altrimenti.
In origine la congettura di Poincar e, da lui formulata nel 1900, stabiliva che una
sfera di omologia di dimensione tre fosse omeomorfa ad S
3
. Nel 1904 egli stesso
trov` o un esempio di una sfera di omologia di dimensione tre non semplicemente
connessa.
Una sfera di omologia di dimensione 3, non omeomorfa alla sfera S
3
, ` e lo spa-
zio dodecaedrale di Poincar e. Esso pu` o essere denito come uno spazio omogeneo
di SO(3), scegliendo come gruppo di isotropia il gruppo icosaedrale I delle rota-
zioni che trasformano in s` e un icosaedro regolare con centro nellorigine. Il grup-
po I ` e isomorfo al gruppo alternato A
5
delle permutazioni di segnatura positiva di
cinque elementi.
Ricordiamo che licosaedro regolare ` e il solido platonico con venti facce, che
sono triangoli equilateri, dodici vertici, e trenta lati. Il suo duale ` e il dodecaedro,
con dodici facce che sono pentagoni regolari, venti vertici e trenta lati.
Oltre alla sfera S
3
, questa ` e lunica sfera domologia che ha gruppo fondamen-
tale nito. Il suo gruppo fondamentale ` e il gruppo icosaedrale binario 2I, che ha
ordine 120. Indicando con I il gruppo delle rotazioni dellicosaedro regolare, il
5
The topology of four-dimensional manifolds, Journal of Dierential Geometry 17 (3) (1982),
357453
6
The entropy formula for the Ricci ow and its geometric applications.
arXiv:math.DG/0211159,
Ricci ow with surgery on three-manifolds. arXiv:math.DG/0303109
Finite extinction time for the solutions to the Ricci ow on certain three-manifolds.
arXiv:math.DG/0307245
Vedi anche: John W. Morgan, Gang Tian (2006). Ricci Flow and the Poincar e Conjecture.
arXiv:math/0607607
180 XI. ALCUNE COSTRUZIONI
gruppo icosaedrale binario si pu` o ottenere dal diagramma commutativo
Spin(3) SO(3)
_

2I I .
Notiamo che il gruppo 2I ha lo stesso ordine, ma non ` e isomorfo al gruppo S
5
delle
permutazioni di 5 elementi. Il gruppo A
5
` e un sottogruppo di S
5
, ma non un suo
quoziente, ed un quoziente di 2I, ma non un suo sottogruppo.
Lo spazio dodecaedrale di Poincar e ` e stato recentemente proposto come mo-
dello su larga scala dellUniverso
7
.
Esempio XI.1.15. Sia D
m
un disco m-dimensionale di una carta coordinata di una
variet` a M di dimensione m e sia la relazione di equivalenza che identica punti
antipodali di D
m
. Il quoziente M/ ` e omeomorfo alla variet` a M# RP
m
.
XI.2. Somme connesse di variet` a con bordo
Abbiamo denito le variet` a dierenziabili con bordo nel III.4 del Capitolo III.
Possiamo estendere le denizioni ed i risultati del XI.1 al caso in cui M
1
ed M
2
siano variet` a con bordo ed i punti p
i
M
i
siano interni alle variet` a. Fissiamo
coordinate locali
i
: U
i
R
m
con centro p
i
e
i
(U
i
) = R
m
, tali che, se le M
i
sono
orientate, la
1
preservi e la
2
inverta lorientazione.
Denizione XI.2.1. La somma connessa M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e lo spazio topologico
che si ottiene incollando M
1
ad M
2
mediante lapplicazione
(11.2.1) f : U
1
p
1
2
_

1
(p)

1
(p)
2
_
U
2
,
con la struttura di variet` a dierenziabile con bordo descritta dal seguente Teore-
ma XI.2.2.
Teorema XI.2.2. Le applicazioni naturali
i
: M
i
\ p
i
M
1
#M
2
(
1
,
2
), per i =
1, 2, sono omeomorsmi con limmagine ed ` e possibile denire su M
1
#M
2
(
1
,
2
)
ununica struttura di variet` a dierenziabile con bordo che le renda dieomorsmi
locali. Il bordo di M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e lunione disgiunta dei bordi di M
1
ed M
2
:
(M
1
#M
2
(
1
,
2
)) = M
1
| M
2
.
La struttura dierenziabile cos` denita ha le propriet` a:
(1) Se M
1
ed M
2
sono variet ` a dierenziabili con bordo connesse della stessa
dimensione m > 1, la loro somma connessa M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e una variet` a
dierenziabile con bordo connessa di dimensione m.
7
Luminet, Jean-Pierre; Je Weeks, Alain Riazuelo, Roland Lehoucq, Jean-Phillipe Uzan
(2003-10-09). Dodecahedral space topology as an explanation for weak wide-angle tem-
perature correlations in the cosmic microwave background. Nature 425 (6958): 593-595.
arXiv:astro-ph/0310253
XI.3. SOMME CONNESSE LUNGO IL BORDO 181
(2) Se M
1
ed M
2
sono orientate, anche M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e orientabile ed am-
mette unorientazione tale che le inclusioni M
i
\ p
i
M
1
#M
2
(
1
,
2
)
preservino lorientazione.
(3) M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e compatta se, e soltanto se, entrambe M
1
ed M
2
sono
compatte.
(4) Se M
1
ed M
2
sono connesse, a meno di dieomorsmi, la M
1
#M
2
(
1
,
2
)
non dipende dalla scelta dei punti p
i
M
i
e delle carte locali (U
i
,
i
).
Le considerazioni sono analoghe a quelle svolte nel XI.1 e saranno quindi
omesse.
Notazione XI.2.3. Se M
1
ed M
2
sono due variet` a dierenziabili con bordo connes-
se, indicheremo con M
1
#M
2
la loro somma connessa
8
, con la struttura di variet` a
dierenziabile con bordo descritta dal Teorema XI.2.2.
Esempio XI.2.4. Sia D
m
il disco chiuso m-dimensionale. Allora D
m
#D
m
` e dieo-
morfo al cilindro S
m1
I.
XI.3. Somme connesse lungo il bordo
Consideriamo ora loperazione di connettere due variet` a con bordo lungo un
disco sulla loro frontiera. La somma connessa lungo il bordo fa corrispondere a due
variet` a con bordo una nuova variet` a con bordo, il cui bordo ` e la somma connessa
dei bordi delle due variet` a.
Siano M
1
ed M
2
due variet` a dierenziabili, con bordi M
1
e M
2
non vuoti.
Fissiamo due punti p
i
M
i
, e due carte locali (U
i
,
i
) con centri in p
i
, i = 1, 2,
con la propriet` a che le
i
: U
i
R
m
+
= x R
m
x
m
0 siano dieomor-
smi surgettivi. Se le M
i
sono orientate, supporremo che
1
preservi e
2
inverta
lorientazione.
Denizione XI.3.1. La somma connessa lungo il bordo di M
1
ed M
2
mediante
(
1
,
2
) ` e lo spazio topologico M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ottenuto incollando M
1
\ p
1
ad
M
2
\ p
2
mediante lapplicazione
9
f : (U
1
) \ p
1
p
1
2
_

1
(p)

1
(p)
2
_
(U
2
) \ p
2
M
2
\ p
2
,
con la struttura dierenziabile descritta dal Teorema XI.3.2.
Teorema XI.3.2. Si pu` o denire su M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ununica struttura di variet` a
dierenziabile con bordo per cui le inclusioni naturali denite dal diagramma
commutativo
M
i
\ p
i

P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
(M
1
\ p
1
) | (M
2
\ p
2
)
.j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
)
8
per il punto (3), possiamo evitare il riferimento ai punti p
i
ed alle carte locali
i
utilizzate per
denirla.
9
Se : R
m
R
m
` e linversione v v/v
2
, identichiamo tra loro i punti
1
1
(v) e
1
2
((v)),
al variare di v in R
m
+
.
182 XI. ALCUNE COSTRUZIONI
siano immersioni dierenziabili di variet` a con bordo, e risulta
(M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) = M
1
#M
2
.
La struttura dierenziabile di M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ha le propriet` a:
(1) Se M
1
ed M
2
sono orientate, anche M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ` e orientabile ed ` e
possibile denire su di essa unorientazione in modo tale che le immer-
sioni M
i
\ p
i
M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) preservino lorientazione.
(2) M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ` e compatta se e soltanto se entrambe M
1
ed M
2
sono
compatte.
(3) Se i bordi M
1
e M
2
sono connessi, allora, a meno di dieomorsmi, la
struttura dierenziabile di M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) non dipende dalla scelta dei
punti p
i
e delle carte locali
i
.
Notazione XI.3.3. Se le M
i
hanno bordi connessi, indicheremo semplicemente con
M
1
#
b
M
2
, invece che con M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
), la somma connessa lungo il bordo delle
variet` a M
1
ed M
2
.
Osservazione XI.3.4. Se M ` e una variet` a con bordo di dimensione m, allora
M#
b
D
m
` e dieomorfa ad M.
Proposizione XI.3.5. Se M
1
, M
2
sono variet` a dierenziabili connesse con bordi
connessi, di dimensione m 2, allora M
1
#
b
M
2
ha il tipo di omotopia del bouquet
M
1
M
2
.
Dimostrazione. Ricordiamo che il bouquet M
1
M
2
si ottiene da M
1
| M
2
identicando un punto di M
1
con un punto di M
2
. Sia M
1
#
b
M
2
= M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
)
con dieomorsmi
i
: U
i
R
m
+
. Per vericare la validit` a dellenunciato, ` e
suciente osservare che gli spazi U
i
\ p
i
sono contrattili.
XI.4. Incollamento lungo una sottovariet` a
Possiamo generalizzare loperazione si somma connessa allincollamento lun-
go sottovariet` a dieomorfe. In generale, il risultato dellincollamento dipender` a
dalle classi di isotopia delle due sottovariet` a. La costruzione ` e la seguente.
Sia = (E

N) un brato vettoriale di rango k su una variet` a dieren-
ziabile N, di dimensione n. Possiamo denire su E una metrica positiva
10
, cio` e
unapplicazione
g
E
C

(E
N
E, R)
con le propriet` a
(1) g
E
(p) ` e bilineare e simmetrica su E
p
E
p
per ogni p N,
(2) g
E
(v, v) > 0 se p N e v E
p
\ 0.
Utilizzando la metrica g
E
, possiamo denire uninvoluzione sullo spazio totale E
privato della sezione nulla:

E =
_
pN
(E
p
\ 0), mediante

E =
_
pN
(E
p
\ 0) v r(v) =
v
g
E
(v, v)


E.
10
Questo ` e ovvio se ` e un brato banale; nel caso generale si pu` o dimostrare utilizzando una
partizione dellunit` a subordinata ad un atlante di trivializzazione di .
XI.6. ATTACCAMENTO DI MANICI ALLA FRONTIERA 183
Identichiamo N alla sezione nulla N 0 di E.
Siano poi M
1
ed M
2
due variet` a dierenziabili della stessa dimensione m =
n + k ed h
i
: E M
i
, i = 1, 2 due immersioni di E, che siano dieomorsmi con
limmagine. Deniamo
M(h
1
, h
2
) = (M
1
\ h
1
(N)) | (M
2
\ h
2
(N))/ ,
ove ` e la relazione di equivalenza che identica i punti
h
1
(v) h
2
_
v
g
E
(v, v)
_
, v

E.
Teorema XI.4.1. Le immersioni naturali M
i
\ h
i
(N) M(h
1
, h
2
) (i = 1, 2) so-
no omeomorsmi con le immagini. Esiste ununica struttura dierenziabile su
M(h
1
, h
2
) per cui tali inclusioni siano immersioni dierenziabili.
Se S
1
ed S
2
sono sottovariet` a dierenziabili proprie di M
1
ed M
2
, rispettiva-
mente, con S
1
ed S
2
dieomorfe tra loro, il dieomorsmo tra S
1
ed S
2
induce
un dieomorsmo dei loro intorni tubolari, che ci permette di incollare M
1
ad M
2
lungo le sottovariet ` a S
1
ed S
2
, utilizzando la costruzione precedente.
Un caso particolare di questa costruzione ` e il seguente.
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed n un intero positivo mi-
nore di m. Consideriamo allora una sottovariet` a S di M dieomorfa ad S
n
ed
incolliamo S
m
ad M lungo S
n
S
m
. Questa operazione si dice modicazione
sferica o chirurgia.
Esempio XI.4.2. Siano
1
,
2
due brati dierenziabili localmente banali con bra
tipica S
n
e basi B

1
, B

2
della stessa dimensione m. Il risultato dellattaccamen-
to degli spazi totali E

1
ed E

2
lungo una bra ` e allora un brato dierenziabile
localmente banale con bra S
n
e base B

1
#B

2
.
XI.5. Incollamento lungo sottovariet` a del bordo
Sia = (E

N) un brato vettoriale dierenziabile di rango k, su una base
N di dimensione n, come nel paragrafo precedente.
Sia m = n+k+1 e siano M
1
ed M
2
due variet` a dierenziabili di dimensione m,
con bordi M
1
e M
2
non vuoti. Siano h
i
: E M
i
, per i = 1, 2, due inclusioni
dierenziabili dello spazio totale E di nei bordi di M
1
ed M
2
, rispettivamente.
Le h
i
si possono estendere ad inclusioni dierenziabili
11

h
i
: E

R
+
M
i
di
variet` a con bordo, in modo tale che le immagini

h
i
(E

R
+
) siano intorni tubolari
di h
i
(N) = N
i
in M
i
(i = 1, 2).
XI.6. Attaccamento di manici alla frontiera
Loperazione di attaccamento di un k-manico
12
ad una variet` a dierenziabile
M (qui k < m = dim M) con bordo ` e lanalogo, per le variet` a dierenziabili,
delloperazione di attaccamento di una k-cella per i complessi cellulari.
11
Indichiamo con

R
+
la semiretta chiusa t R t 0.
12
Questa operazione ` e stata introdotta da Stephen Smale, nellarticolo: On the structure of
manifolds Amer. J. Math. , 84 (1962) pp. 387-399.
184 XI. ALCUNE COSTRUZIONI
Sia M una variet` a di dimensione m, con bordo non vuoto, k un intero con
0 k < m, ed f : S
k1
D
mk
M uninclusione dierenziabile.
Denizione XI.6.1. Possiamo denire su M
f
D
m
ununica struttura di variet` a
dierenziabile con bordo per cui le inclusioni naturali M M
f
D
m
e D
m

M
f
D
m
siano inclusioni dierenziabili.
Denotiamo con M
f
D
m
la variet` a con bordo ottenuta incollando il disco D
m
ad
M mediante la f , con la struttura dierenziabile che rende lapplicazione naturale
M | D
m
M
f
D
m
dierenziabile.
Sia m = + . Scriviamo x R
m
= R

come x = (x

, x

), con x

ed
x

. Identichiamo S
1
alla sfera contenuta in S
m1
D
m
denita da
S
1
= (x

, x

) D
m
x

= 0, x

= 1.
Per ogni numero reale , con 0 < 1, linsieme
T

= x D
m
x

>
` e un intorno tubolare di S
1
in D
m
, con proiezione
T

x = (x

, x

)
_
x

, 0
_
S
1
.
Poniamo

= T

\ S
1
.
Su

T

` e denita uninvoluzione naturale che preserva le bre:

(x

, x

) =
_

_
x

_
1 +
2
x

2
, x

_
x

2

2
_
1 x

2
_

_
Inoltre,

preserva le sfere di dimensione di S


m1
= D
m
che contengono S
1
.
Ogni sfera di dimensione che contiene S
1
contiene due punti x con x

= 0.
Fissiamo un punto x
0
= (0, x
0

) S
m1
e consideriamo la sfera S

x
0
, di dimensione
, contenuta in S
m1
e contenente x
0
ed S
1
. Indichiamo con K
x
0 il suo emisfero
chiuso che contiene x
0
ed ` e delimitato da S
1
. Sia
x
0 un disco di dimensione ,
di centro x, contenuto in K
x
0 . Se x
0
= (0, x
0

), allora
13
= (x

, x

) S
m1
x

= tx
0

. t
0
t 1.
Abbiamo allora

0
( \ x
0
) S
1
= x S
m1
x

= x
0

_
1 t
2
, t
0
t 1.
Otteniamo perci ` o il seguente
Lemma XI.6.2. Lintersezione K
x
0 T(t
2
0
) =
0
( \ x
0
) S
1
` e una sottovariet` a
con bordo di T(t
2
0
) ed un collare di S
1
in K
x
0 . Il suo bordo consiste di S
1
ed

0
(K).
13
t = 1 corrisponde al centro di e, per ogni t [t
0
, 1[, contiene una sfera di dimensione 1
con x

= tx
0

.
XI.6. ATTACCAMENTO DI MANICI ALLA FRONTIERA 185
Denizione XI.6.3. Sia h : S
1
M uninclusione dierenziabile ed

h : T
0

M una sua estensione ed un intorno tubolare di h(S
1
) in M. La variet` a ottenuta
dallunione disgiunta di M\h(S
1
) e di D
m
\S
1
identicando il punto x T
0
con
il punto

h(
0
(x)) M \ h(S
1
) si dice ottenuta attaccando ad M una -maniglia.
Essa sar` a indicata con
14
M
h
H

.
La sottovariet` a h(S
1
) si dice la sfera dattaccamento. Identichiamo M \
h(S
1
) e D
m
\ S
1
alle loro immagini in M
h
H

e chiameremo D
m
\ S
1
il
manico ed il disco D

= x D
m
x

= 0 il disco cintura e la sua frontiera S


1
la sfera cintura
15
.
Osservazione XI.6.4. Se M ` e orientata e

h inverte lorientazione di M, allora
M
h
H

ammette unorientazione compatibile con quella di M e con lorientazione


standard del disco.
Osservazione XI.6.5. Attaccare uno 0-manico signica fare lunione disgiunta di
M e D
m
, cio` e M
h
H
0
= M | D
m
.
Osservazione XI.6.6. Siano M
1
, M
2
due variet` a connesse di dimensione m, con
bordi non vuoti e connessi, e ssiamo p
1
M
i
, per i = 1, 2. Sia h : S
0
= 1
M
1
|M
2
lapplicazione denita da h(1) = p
1
, h(1) = p
2
. Allora (M
1
|M
2
)
h
H
1
=
M
1
#
b
M
2
.
Proposizione XI.6.7. La variet` a M ottenuta attaccando un -manico ad un disco
D
m
lungo una sfera S
1
del suo bordo ` e dieomorfa a S

, con + = m.
Osservazione XI.6.8. In particolare, D
3
H
1
= S
1
D
2
` e il toro solido.
14
H ` e liniziale di handle, che signica manico, o maniglia nella lingua inglese.
15
belt disc e belt sphere, rispettivamente.
CAPITOLO XII
Forme dierenziali negli spazi Euclidei
XII.1. Forme dierenziali in R
n
Indichiamo con
q
R
n
lo spazio vettoriale reale, di dimensione
_
n
q
_
, delle forme
q-multilineari alternate su R
n
.
Denizione XII.1.1. Sia A un aperto di R
n
. Le applicazioni C

(A,
q
R
n
)
si dicono forme dierenziali alternate, omogenee di grado q e con coecienti di
classe C

in A.
Useremo la notazione
(12.1.1)
q
(A) := C

(A,
q
R
n
)
Indichiamo con dx
i
la forma lineare su R
n
denita da:
(12.1.2) dx
i
(x) = x
i
, x =
t
(x
1
, ..., x
n
) R
n
.
Le forme:
(12.1.3) dx
i
1
... dx
i
q
con 1 i
1
< ... < i
q
n
costituiscono una base di
q
R
n
. Una forma
q
(A) si scrive in modo unico
come:

1i
1
<...<i
q
n

i
1
...i
q
dx
i
1
dx
i
q
, con (12.1.4)

i
1
,...,i
q
(x) = (x)(e
i
1
, ..., e
i
q
) C

(A), (12.1.5)
ove abbiamo indicato con e
1
, ..., e
n
i vettori della base canonica di R
n
.
Denizione XII.1.2. Lalgebra di Grassmann

(A) delle forme alternate di classe


C

su A ` e la somma diretta

(A) =

n
q=0

q
(A),
con il prodotto denito sulle forme omogenee da

(x)(v
1
, . . . , v
q
)
=

1
1
<<
q
q
1<
q

+1
<<
q
S
q
()

(x)(v

1
, . . . , v

(x)(v

q
+1
, . . . , v

q
)
v
1
, . . . , v
q
R
n
,

,(k)
(A),

,(k)
(A), q

+ q

= q.
187
188 XII. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
XII.2. Pull-back
Se f C

(A) ` e una funzione reale di classe C

, denita sullaperto A di R
n
,
il suo dierenziale ` e lelemento di
1
(A) denito da:
(12.2.1) d f (x) =
n

i=1
f (x)
x
i
dx
i
.
Siano B un aperto di R
m
, A un aperto di R
n
e =
t
(
1
, ...,
n
) C

(B, A).
Denizione XII.2.1. Il pullback, o immagine inversa di una forma dierenziale

q
(A), descritta da (12.1.4), ` e la forma dierenziale


q
(B) denita da:
(12.2.2)

i
1
...i
q

i
1
...i
q
() d
i
1
... d
i
q
.
Si verica immediatamente che il pull-back di forme gode delle propriet` a :
Teorema XII.2.2. (1)

:
q
(A)
q
(B) ` e unapplicazione R-lineare.
(2) Se
1

q
1
(A) ed
2

q
2
(A), allora
1

2

q
1
+q
2
(A) e

(
1

2
) = (

1
) (

2
).
(3) Se : D B ` e unapplicazione di classe C
k+1
, denita su un aperto D
di R

, allora
( )

.
XII.3. Dierenziale di una forma
Estendiamo la denizione del dierenziale dal caso delle funzioni a quello
delle forme dierenziali ponendo, per una
q,(k+1)
(A) descritta dalla (12.1.4):
(12.3.1)
d(x) =

1i
1
<...<i
q
n
d
i
1
...i
q
(x) dx
i
1
... dx
i
q
=

n
i=1

1i
1
<...<i
q
n

i
1
...i
q
(x)
x
i
dx
i
dx
i
1
... dx
i
q
.
Il dierenziale delle forme dierenziali ` e caratterizzato dal:
Teorema XII.3.1. Il dierenziale ` e lunica applicazione R-lineare
d :

(A)

(A)
che goda delle seguenti propriet ` a:
(1) Per ogni intero q 0, il dierenziale denisce unapplicazione R-lineare :
(12.3.2) d :
q
(A)
q+1
(A).
(2) d coincide con il dierenziale denito sulle funzioni nel caso q = 0.
(3) Vale la formula del dierenziale del prodotto:
d(
1

2
) = d
1

2
+ (1)
q
1

1
d
2

1

q
1
k+1
(A),
2

q
2
k+1
(A)
XII.4. IL COMPLESSO DI DE RHAM 189
(4) d d :
q
(A)
q+2
(A) ` e lapplicazione nulla, cio` e
(12.3.3) d d = d
2
= 0.
Dimostrazione. Il dierenziale denito dalla (12.3.1) soddisfa la (3) per le
propriet` a del prodotto esterno e la regola di Leibnitz per la derivazione del prodotto
di due funzioni. La (12.3.3) ` e allora conseguenza della:
d
2
f =

n
i, j=1

2
f (x)
x
i
x
j
dx
i
dx
j
= 0,
valida per ogni funzione f C
2
(A, R). Viceversa, se valgono le (1), (2), (3), (4)
lespressione del dierenziale ` e data necessariamente dalla (12.3.1).
XII.4. Il complesso di de Rham
Per ogni aperto A di R
n
, otteniamo un complesso di operatori dierenziali:
(12.4.1)
0
0
k+n
(A)
d

1
k+n1
(A)

h
k+nh
(A)
d

h+1
k+nh1
(A)
d

h+2
k+nh2
(A)

d

n
k
(A) 0
Denizione XII.4.1. Il complesso (12.4.1) si dice il complesso di de Rham
1
sul-
laperto A di R
n
.
Poniamo:
Z
q
(A) =
q
(A) d = 0 ( spazio delle q-forme chiuse), (12.4.2)
B
q
(A) = d
q1
(A) ( spazio delle q-forme esatte), (12.4.3)
H
q
(A) = Z
q
(A)/B
q
(A)
(q-esimo gruppo di coomologia
di de Rham).
(12.4.4)
Se Z
q
(A), indicheremo con [] la corrispondente classe di coomologia in
H
q
(A),
Se q < 0, oppure q > n, porremo Z
q
(A) = 0, B
q
(A) = 0, H
q
(A) = 0.
Dalla formula dei dierenziali, otteniamo immediatamente il:
Teorema XII.4.2. Siano A un aperto di R
n
, B un aperto di R
m
e C

(B, A). Il
pullback commuta con i dierenziali:
(12.4.5)

(d) = d

(A)
e denisce quindi, per ogni intero q, un omomorsmo
(12.4.6) [

] : H
q
(A) H
q
(B).
1
Georges de Rham, Matematico (Roche, Losanna, 1903 - Losanna 1990). Dal 1932 prof. al-
luniv. di Losanna e successivamente di Parigi (1943) e Ginevra (1953). Le sue ricerche riguardano
soprattutto problemi di natura dierenziale e topologica sulle variet` a dierenziabili. Nel 1931 dimo-
str` o il famoso teorema che identica i gruppi di coomologia ad invarianti topologici. I suoi risultati
hanno aperto nuovi ed elevati settori di ricerca. Il suo lavoro ` e stato particolarmente importante per
lo sviluppo della teoria dei fasci.
190 XII. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Osservazione XII.4.3. Il Teorema XII.4.2 ci dice che la dierenziazione ` e uno-
perazione invariante rispetto ai cambiamenti di carte locali e ci permetter` a perci` o
di denire le forme dierenziali e il dierenziale di forme sulle variet` a.
Dimostriamo alcuni risultati sui gruppi di coomologia del complesso di de
Rham, da cui ricaveremo in particolare il Lemma di Poincar e-Volterra sullaci-
clicit` a locale di (12.4.1).
Lemma XII.4.4. Sia A un aperto di R
n
, I un intervallo aperto di R e

A
: A I (x, t) x A
la proiezione canonica. Allora il pullback di forme induce un isomorsmo lineare
(12.4.7) [

A
] : H
q
(A) H
q
(A I).
In particolare
(12.4.8) H
n+1
(A I) = 0.
Dimostrazione. Fissiamo t
0
I e consideriamo linclusione

t
0
: A x (x, t
0
) A I.
Poich e
A

t
0
= id
A
, abbiamo
id
H
q
(A)
= [(
A

t
0
)

] = [

t
0

A
] = [

t
0
] [

A
]
e quindi [

A
] ` e iniettiva.
Resta da dimostrare che [

A
] ` e anche surgettiva.
Indichiamo con d
x
il dierenziale in A e con d quello su A I. Scriviamo un
elemento
q
(A I) nella forma
=

+ dt

, con

(A I,
q
R
n
),

(A I,
q1
R
n
).
Abbiamo allora
d = d
x
+ dt

t
= d
x

+ dt
_

t
d
x

_
.
Osserviamo che

A
(
q
(A)) se e soltanto se

= 0,

t
= 0.
Se Z
q
(A I), abbiamo
d
x

= 0,

t
= d
x

.
Poniamo
(x, t) =
_
t
t
0

dt C

(A I,
q1
R
n
)
q1
(A I).
Allora
d = (

+dt

)
_
d
x
+dt

t
_
=

d
x
Z
q
(AI) C

(AI,
q
R
n
).
XII.4. IL COMPLESSO DI DE RHAM 191
La forma =

d
x
` e coomologa ad e soddisfa le equazioni
d
x
= 0,

t
= 0.
In particolare, ` e il pullback mediante

A
di un elemento di Z
q
(A). La dimostra-
zione ` e completa.
Ogni elemento
n+1
(A I) = Z
n+1
(A I) ` e divisibile per dt, risulta cio` e
= dt

, con

(A I,
n
(A)).
Allora
=
_
t
t
0

(A I,
n
(A))
n
(A I)
soddisfa lequazione
d = dt

t
= dt

= .
Pi ` u in generale abbiamo:
Proposizione XII.4.5. Siano A un aperto di R
n
e I
1
, . . . , I
k
intervalli aperti di R.
Allora
H
q
(A I
1
I
k
) = 0, q > n.
Dimostrazione. Abbiamo infatti, per il Lemma XII.4.4, H
q
(AI
1
I
k
) =
H
q
(A I
1
I
k1
) = = H
q
(A I
1
) = H
q
(A) = 0.
Dalla Proposizione XII.4.5 si ottiene facilmente il
Teorema XII.4.6. Siano I
1
, . . . , I
n
intervalli aperti di R. Allora
(12.4.9) H
q
(I
1
I
n
) =
_

_
R se q = 0,
0 se q 0.
In particolare, otteniamo il teorema di Poincar e
2
e Volterra
3
sullaciclicit` a lo-
cale del complesso di de Rham.
2
Jules Henri Poincar e (Nancy, 29 aprile 1854 - Parigi, 17 luglio 1912) ` e stato un matematico,
un sico teorico e un losofo naturale francese. Poincar e viene considerato un enciclopedico e in
matematica lultimo universalista, dal momento che eccelse in tutti i campi della disciplina attivi ai
suoi giorni.
Come matematico e sico, diede molti contributi originali alla matematica pura, alla matema-
tica applicata, alla sica matematica e alla meccanica celeste. A lui si deve la formulazione della
congettura di Poincar e, uno dei pi` u famosi problemi in matematica. Nelle sue ricerche sul problema
dei tre corpi, Poincar e fu la prima persona a scoprire un sistema caotico deterministico, ponendo in
tal modo le basi della moderna teoria del caos. Viene inoltre considerato come uno dei fondatori
della topologia.
Poincar e introdusse il moderno principio di relativit` a e fu il primo a presentare le trasformazioni
di Lorentz nella loro moderna forma simmetrica. Poincar e complet` o le trasformazioni concernenti
la velocit` a relativistica e le trascrisse in una lettera a Lorentz nel 1905. Ottenne cos` la perfetta
invarianza delle equazioni di Maxwell, un passo importante nella formulazione della teoria della
relativit` a ristretta. Il gruppo di Poincar e usato in sica e matematica deve a lui il suo nome.
3
Vito Volterra (Ancona, 3 maggio 1860 - Roma, 11 ottobre 1940), matematico e sico italia-
no. Fu uno dei principali fondatori dellanalisi funzionale e della connessa teoria delle equazioni
integrali. Il suo nome noto soprattutto per i suoi contributi alla biologia matematica.
192 XII. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Teorema XII.4.7 (Lemma di Poincar e-Volterra). Sia
q
(A) (k 1) una forma
dierenziale denita su un aperto A di R
n
, che soddisfa
(12.4.10) d = 0
in un intorno aperto di un punto p di A. Se q = 0, allora f ` e costante in un intorno
di p in A. Se q > 0, possiamo trovare un intorno aperto U di p in A ed una forma
dierenziale u
(q1)
(U) tale che:
(12.4.11) du = in U.
Dimostrazione del Teorema XII.4.7. La tesi segue dal Teorema XII.4.6, per-
ch e ogni punto p A ha in A un intorno aperto della forma I
1
I
n
, con
I
1
, . . . , I
n
intervalli aperti in R.
XII.5. Coomologia di de Rham a supporti compatti
Sia A un aperto di R
n
. Se B ` e un aperto di A, possiamo denire la restrizione
r
A
B

q
(B) di una forma

(A) come il pullback di rispetto allinclusione


B A.
Denizione XII.5.1. Il supporto di una forma dierenziale

(A) ` e il comple-
mentare del pi ` u grande aperto di A su cui la restrizione di sia nulla.
Indichiamo con
q
0
(A) il sottospazio delle q-forme dierenziali alternate, con
coecienti di classe C

, che hanno supporto compatto in A.


Poich e
(12.5.1) supp d supp ,

(A),
il dierenziale di una forma a supporto compatto ha ancora supporto compat-
to. Otteniamo perci ` o un sottocomplesso del complesso (12.4.1) restringendoci ai
sottospazi
q
0
(A) delle forme con supporto compatto in A.
(12.5.2)
0
0
0
(A)
d

1
0
(A)
d

2
0
(A)

h
0
(A)
d

h+1
0
(A)
d

h+2
0
(A)

n1
0
(A)
d

n
0
(A) 0
Denizione XII.5.2. Poniamo:
Z
q
0
(A) =
q
0
(A) d = 0, (spazio delle q-forme chiuse a supporto compatto),
B
q
0
(A) = d
q1
0
(A), (spazio delle q-forme esatte a supporto compatto),
H
q
0
(A) = Z
q
0
(A)/B
q
0
(A),
(q-esimo gruppo di coomologia di de Rham
a supporti compatti).
Osserviamo che H
0
0
(A) = 0 se A ` e un aperto di R
n
con n > 0, perch e Z
0
0
(A) = 0,
in quanto i suoi elementi sono funzioni localmente costanti con supporto compatto
in A.
XII.5. COOMOLOGIA DI DE RHAM A SUPPORTI COMPATTI 193
Sia A un qualsiasi aperto di R
n
, I un intervallo aperto di R e
A
: A I
(x, t) x A la proiezione su A. Se
q
0
(A I), scriviamo
(12.5.3) =

+dt

, con

0
(AI,
q
R
n
),

0
(AI,
q1
R
n
).
e deniamo
(12.5.4)
A

() =
_
I

dt.
Denizione XII.5.3. La forma
A

()
q1
0
(A) si dice ottenuta da
q
0
(A I)
mediante integrazione sulla bra.
Lemma XII.5.4. Siano A un aperto di R
n
ed I un intervallo aperto di R. Linte-
grazione sulla bra anticommuta con i dierenziali:
(12.5.5) d
x
(
A

() =
A

(d),
0
(A I).
Dimostrazione. Con denita dalla (12.5.3), abbiamo
d = d
x

+ dt
_

t
d
x

_
.
Quindi

(d) =
_
I
_

t
d
x

_
dt =
_
I
d
x

dt = d
x
_
I

dt = d
x

()
perch e
_
I
(

/t)dt = 0 per il teorema fondamentale del calcolo integrale.


In particolare, per ogni intero non negativo q lintegrazione sulla bra denisce
un omomorsmo
(12.5.6) [
A

] : H
q+1
0
(A I) H
q
0
(A).
Vale il
Lemma XII.5.5. Siano A un qualsiasi aperto di R
n
ed I un intervallo aperto di R.
Allora per ogni intero non negativo q, la (12.5.6) ` e un isomorsmo.
Utilizzeremo, nella dimostrazione, il seguente
Lemma XII.5.6. Sia I un intervallo aperto di R e t
0
= inf I. Se f (t)dt
1
0
(I), la
(12.5.7) u(t) =
_
t
t
0
f ()d
` e lunica soluzione dellequazione du = f (t)dt che si annulli in un intorno destro
di t
0
. La u ha supporto compatto se, e soltanto se,
(12.5.8)
_
I
f (t)dt = 0.
La (12.5.8) ` e condizione necessaria e suciente anch e lequazione u

= f am-
metta in I una soluzione a supporto compatto.
194 XII. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Osservazione XII.5.7. Per il Lemma XII.5.5 lapplicazione
Z
1
0
(I) =
1
0
(I) f (t)dt
_
I
f (t)dt R
` e un funzionale lineare non nullo il cui nucleo ` e B
1
0
(I).
`
E perci ` o H
1
0
(I) = R.
Dimostrazione del Lemma XII.5.5. Fissiamo una qualsiasi funzione (t) C

0
(I),
con
_
I
(t)dt = 1,
e deniamo, per ogni intero non negativo q, lapplicazione
(12.5.9)

:
q
0
(A) (t) dt

A

q+1
0
(A R).
Abbiamo
(12.5.10)
A

) = , d(

) =

(d),
q
0
(A).
Quindi

denisce per passaggio al quoziente un omomorsmo


[

] : H
q
0
(A) H
q+1
0
(A I).
Per (12.5.10) abbiamo
id
H
q
0
(A)
= [(
A

)] = [
A

] [

],
Da cui segue subito immediatamente che la [
A

] ` e surgettiva. Resta da dimostrarne


liniettivit` a.
Sia q 1 ed =

+ dt

Z
q
0
(A R), con

0
(A I,
q
R
n
),

0
(A I,
q1
R
n
).
`
E
d
x

= 0,

t
= d
x

.
Osserviamo, in particolare, che, se

= 0, allora = 0. Infatti in questo caso

,
essendo indipendente da t ed a supporto compatto, ` e nulla.
Supponiamo vi sia una forma
q2
0
(A) tale che
d =
A

=
_
I

dt.
Sia
=

(d) = d(

).
`
E [] = [] e, per la (12.5.10),

= 0.
Questo signica che, per
=

+ dt

, con

0
(A I,
q
R
n
),

0
(A I,
q1
R
n
),
risulta
_
I

dt = 0.
XII.6. IL GRADO DI UNAPPLICAZIONE PROPRIA DI R
n
IN S

E 195
Perci ` o, se t
0
= inf I,
(x, t) =
_
t
t
0

(x, s)ds
denisce una forma in C

0
(A I,
q1
R
n
)
q1
0
(A I) ed abbiamo
d = d
x
+ dt

t
= d
x
+ dt

.
Allora
= d C

0
(A I,
q
R
n
) Z
q
0
(A I)
perci ` o, per quanto osservato in precedenza, = 0 e quindi = d.
`
E dunque
[] = [] = 0. La dimostrazione ` e completa.
Otteniamo quindi
Proposizione XII.5.8. Sia A un aperto di R
n
e siano I
1
, . . . , I
k
intervalli aperti di
R. Allora, per ogni intero q 0,
(12.5.11) H
q+k
0
(A I
1
I
k
) = H
q
0
(A).
Dalla Proposizione XII.5.8 e dallOsservazione XII.5.7 otteniamo il
Teorema XII.5.9. Siano I
1
, . . . , I
n
intervalli aperti di R. Allora
(12.5.12) H
q
0
(I
1
I
n
) =
_

_
R se q = n,
0 se q n.
Se
n
0
(I
1
I
n
), allora B
n
0
(I
1
I
n
) se, e soltanto se,
(12.5.13)
_
I
1
I
n
= 0.
XII.6. Il grado di unapplicazione propria di R
n
in s e
Siano A, B aperti di R
n
ed f : A B unapplicazione propria
4
di classe C

.
Poich e f ` e propria, il pullback di una forma a supporto compatto in A ha supporto
compatto in B ed otteniamo quindi unapplicazione
f

:
q
0
(B)
q
0
(A)
che commuta con in dierenziale e denisce perci ` o, per passaggio al quoziente,
unapplicazione
(12.6.1) [ f

] : H
q
0
(B) H
q
0
(A).
Identichiamo il gruppo di coomologia H
n
0
(R
n
) con R mediante il quoziente
dellapplicazione
(12.6.2) Z
n
0
(R
n
)
_
R
n
R.
4
Unapplicazione continua : X Y tra due spazi topologici X, Y si dice propria se lim-
magine inversa
1
(K) di ogni compatto K di Y ` e un compatto di X. Ci ` o equivale al fatto che f sia
continua, chiusa e che
1
(y) sia compatto in X per ogni punto y di Y.
196 XII. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Se f ` e unapplicazione propria dierenziabile di R
n
in s e, la [ f

] denisce unap-
plicazione lineare di R in s e, quindi della forma t c t con c R.
Denizione XII.6.1. Si dice grado di unapplicazione propria dierenziabile di R
n
in s e, e si indica con deg( f ), il numero per cui risulta
(12.6.3) [ f

][] = (deg( f )) [], [] H


n
0
(R
n
).
Denizione XII.6.2. Sia f C

(R
n
, R
n
) unapplicazione propria di classe C

.
Se y R
n
` e un valore regolare di f , deniamo il grado di f in y come lintero
(12.6.4) deg
y
f =

xf
1
(y)
sign(det d f (x)).
Vale il
Teorema XII.6.3. Sia f : R
n
R
n
unapplicazione dierenziabile propria ed
y R
n
un valore regolare di f . Allora
deg
y
f = deg( f ) Z, y R
n
\ CV( f ), (12.6.5)
_
R
n
f

= deg( f )
_
R
n
,
n
0
(R
n
). (12.6.6)
Dimostrazione.
`
E suciente dimostrare che, dato un qualsiasi valore regolare
y
0
R
n
\ CV( f ), risulta
(12.6.7)
_
R
n
f

= (deg
y
0
f )
_
R
n
,
n
0
(R
n
).
Linsieme f
1
(y
0
) ` e nito, perch e ` e compatto e consiste di punti isolati. Sia f
1
(y
0
) =
x
1
, . . . , x
k
. Per il teorema dellapplicazione inversa, possiamo trovare un intorno
aperto connesso V di Y tale che f
1
(V) sia unione disgiunta di aperti U
1
, . . . , U
k
,
con x
j
U
j
per j = 1, . . . , k e la restrizione di f ad U
j
sia un dieomorsmo di U
j
su V. Fissiamo una forma
0

n
0
(V), con
_
R
n

0
=
_
V

0
= 1.
Se
n
0
(R
n
), la forma
=
_
_
R
n

_

0
soddisfa
_
R
n
= 0,
quindi, per il Teorema XII.5.9, ` e = du per qualche u
n1
0
(R
n
). Abbiamo
quindi
_
R
n
f

=
_
R
n
+
_
_
R
n

_
R
n
f

0
=
_
R
n
d f

u +
_
_
R
n

_
R
n
f

0
=
_
_
R
n

_
R
n
f

0
.
XII.6. IL GRADO DI UNAPPLICAZIONE PROPRIA DI R
n
IN S

E 197
Baster` a quindi dimostrare che
_
R
n
f

0
= deg
y
0
f .
Abbiamo
_
R
n
f

0
=

k
j=1
_
U
j
f

0
=

k
j=1
sign(det d f (x
j
))
_
R
n

0
= deg
y
0
f ,
per le formule di cambiamento di variabile degli integrali multipli.
Esempio XII.6.4. Per ogni intero positivo n lapplicazione f
n
: R t t
n
R
` e propria. Osserviamo che 1 ` e un valore regolare di f
n
, che viene assunto nel solo
punto 1 se n ` e dispari, nei punti 1 se 1 ` e pari. Poich e
d
dt
f
n
(t) = nt
n1
, il grado di
f
n
` e 1 se n ` e dispari, 0 se n ` e pari.
Pi ` u in generale, si pu` o vericare che una f C

(R, R) ` e propria se e soltanto


se lim
t
f (t) = . Il grado di f ` e 0 se f ha segno costante al di fuori di un
intervallo limitato, 1 se t f (t) ` e positiva e 1 se t f (t) ` e negativa fuori da un intervallo
limitato.
Esempio XII.6.5. Per ogni intero positivo n, lapplicazione
f
n
: R
2
= C z z
n
C = R
2
` e propria ed 1 ` e un suo valore regolare, immagine delle n radici n-esime dellunit` a.
Si verica facilmente che lo Jacobiano di f
n
ha determinante positivo in tutti i punti
z 0 e quindi il grado di f
n
(z) = z
n
` e n.
Per il Teorema grande di Picard, una funzioni intera f O(C) ` e propria se e
soltanto se ` e un polinomio di grado positivo. Se f C[z], il grado dellapplicazione
z f (z) da esso denita ` e uguale al suo grado come polinomio. Infatti i valori
regolari w di f sono quelli per cui lequazione f (z) = w ha un numero di radici
distinte uguale al grado di f e in ciascuna di esse il determinante dello Jacobiano
della corrispondente applicazione in R
2
` e positivo.
Esempio XII.6.6. Calcoliamo il grado dellapplicazione f : C z z
3
z C.
Si verica facilmente che f ` e propria e che 0 ` e un valore regolare di f . Abbiamo
f
1
(0) = 0, 1, i.
Il dierenziale di f ` e d f = 3z
2
dz d z. Abbiamo, in forma matriciale
d f (0) =
_
1 0
0 1
_
, d f (1) =
_
2 0
0 4
_
, d f (i) =
_
2 0
0 4
_
.
Il grado ` e quindi (1) + 1 + 1 + 1 + 1 = 3. Osserviamo che d f (z) ha determinante
positivo se z ` e sucientemente grande. Come conseguenza, esiste una costante
c > 0 tale che f
1
(w) contenga esattamente tre elementi se w > c.
198 XII. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
XII.7. Orientazione e sottovariet` a di R
n
.
Sia M una variet` a dierenziabile di classe C
k
, con k 1. Un atlante A di
classe C
k
si dice orientato se i determinanti degli jacobiani delle sue funzioni di
transizione sono positivi. Diremo che due atlanti orientati A
1
ed A
2
sono compati-
bili se la loro unione ` e ancora un atlante orientato. Una variet` a dierenziabile che
ammetta un atlante orientato si dice orientabile. La relazione di compatibilit` a ` e
allora una relazione di equivalenza tra gli atlanti orientati su M che ne deniscono
la struttura dierenziabile. Se M ` e connessa e orientabile, ci sono esattamente due
classi di equivalenza di atlanti orientati su M. La scelta di una delle due classi ` e
una orientazione della variet` a M. Nel caso di una variet` a non connessa, unorien-
tazione di M sar` a la scelta di una particolare orientazione su ciascuna delle sue
componenti connesse.
Osservazione XII.7.1. Non tutte le variet` a sono orientabili. Ad esempio gli spazi
proiettivi reali RP
n
sono orientabili se n ` e dispari, ma non se n ` e pari.
Consideriamo ora in particolare lorientabilit` a di sottovariet` a di R
n
. Ricor-
diamo che una sottovariet` a localmente chiusa di R
n
, di classe C
k
(k 1) e di
dimensione m, ` e un sottoinsieme S di R
n
tale che, per ogni punto p S , si possano
trovare un intorno aperto U di p in R
n
ed n m funzioni di classe C
k
f
i
: U R, i = m + 1, ..., n
tali che
(12.7.1)
_

_
S U = x U f
i
(x) = 0 i = m + 1, ..., n
d f
m+1
(x) ... d f
n
(x) 0, x U.
Una carta locale su S ` e una parametrizzazione
(12.7.2) R
m
B
aperto
r
S R
n
di classe C
k
, cio` e unapplicazione dierenziabile di classe C
k
, denita su un aperto
B di R
m
, a valori in R
n
, non singolare, cio` e con Jacobiano di rango massimo m
in ogni punto di B, e la cui immagine r(B) sia contenuta in S . Lesistenza di un
atlante ottenuto mediante parametrizzazioni ` e assicurata dal teorema delle funzioni
implicite.
La scelta delle funzioni f
m+1
, . . . , f
n
determina unorientazione su S U : una
parametrizzazione (12.7.2) con r(B) S U sar` a una carta ammissibile se
det
_
f
m+1
(r), ..., f
n
(r),
r
y
1
, ...,
r
y
m
_
> 0.
Torniamo al caso generale. Sia M una variet` a di classe C
k
con k 1 e sia D
un aperto di M.
`
E allora possibile denire unapplicazione continua f : M
R che assuma valori negativi su D e positivi su M \

D. Infatti M ` e uno spazio
topologico regolare e a base numerabile e dunque metrizzabile. Se d ` e una distanza
XII.8. INTEGRAZIONE SULLE SOTTOVARIET
`
A E FORMULE DI STOKES 199
che denisce la topologia di M, e bD ` e la frontiera di D, baster` a porre
f (x) =
_

_
d(x, bD) se x

D
d(x, bD) se x M D.
Diciamo che D ` e regolare di classe C
k
se ` e possibile scegliere una tale funzione
f in modo che sia di classe C
k
in un intorno U di bD in M e non abbia punti
critici su bD; diciamo allora che la f denisce D. Se M ` e orientata, possiamo
denire sulla frontiera di un suo aperto D di classe C
k
una struttura di variet` a
orientata di dimensione n 1. Se f ` e una funzione che denisce D, costruiamo un
atlante orientato su bD nel modo seguente: ogni punto p di bD ammette un intorno
coordinato (U, ), compatibile con lorientazione di M, della forma
= ( f ,
2
, ...,
n
).
Considereremo allora la
(bD U, (
2
, ...,
n
))
come una carta dellatlante che denisce lorientazione di bD. La frontiera di D,
pensata come variet` a orientata nel modo che abbiamo precisato, si indica con D e
si dice il bordo o la frontiera orientata di D.
Questa nozione ` e molto importante per la teoria dellintegrazione delle forme
dierenziali.
XII.8. Integrazione sulle sottovariet` a e formule di Stokes
In questo paragrafo, dati un aperto A di R
n
e due interi non negativi h, q, indi-
cheremo con
q,(h)
(A) lo spazio C
h
(A,
q
R
n
) delle forme dierenziali alternate di
grado q, con coecienti dierenziabili di classe C
h
in A.
Sia A un dominio di R
n
. Una n-forma continua
n,(0)
(A) ha lespressione
=
1,...,n
dx
1
... dx
n
,
ove
1,...,n
` e una funzione reale, continua in A. Se D ` e un sottoinsieme misurabile
di A ed
1,...,n
` e integrabile su D, possiamo denire
_
D
=
_
D

1...n
dx.
Siano B un aperto di R
q
, A un aperto di R
n
ed r C
1
(B, A) uninclusione
dierenziabile. La r(B) ` e una sottovariet` a parametrica di A R
n
di dimensione
q. Se
q,(0)
(A), il suo pull-back r

` e una q-forma continua su B. Se D ` e un


dominio misurabile di B, e supp(r

)

D un compatto contenuto in B, possiamo
integrare su D la forma r

, e porre:
_
r(D)
=
_
D
r

.
La formula di cambiamento di variabili negli integrali multipli ci dice che un cam-
biamento di parametrizzazione di r(D) che non ne cambi lorientazione, ottenuto
200 XII. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
cio` e mediante un dieomorsmo
z : B B

tra aperti B

, B R
q
con det
_
z
i
y
j
_
1i, jq
> 0
non cambia il valore dellintegrale :
_
z(D)
(r z
1
)

=
_
D
r

.
Possiamo quindi integrare una q-forma su sottoinsiemi compatti di sottovariet` a
orientate di dimensione q, usando ladditivit` a dellintegrale e riducendoci, per
partizione dellunit` a, a considerare soltanto il caso di variet` a parametriche (carte
locali).
Riconsideriamo ora il concetto di bordo di un dominio di R
n
. Supponiamo che
D sia un aperto relativamente compatto di R
n
. Sia d la distanza euclidea in R
n
e
consideriamo la funzione continua f : R
n
R negativa in D e positiva su R
n


D:
f (x) =
_

_
d(x, bD) se x

D
d(x, bD) se x R
n
D.
Allora bD ` e di classe C
k
con k 1 in un punto p bD se soltato se la funzione f
cos` denita ` e di classe C
k
in un intorno di p e f (p) 0 .
Se bD ` e di classe C
k
in un punto p, per il teorema delle funzioni implicite
potremo trovare un intorno U di p in R
n
tale che bDU sia una sottovariet` a chiusa
di classe C
k
e di dimensione n 1 dellaperto U. Lorientazione di D ` e denita
dalle rappresentazioni parametriche
r : V R
n1
U
con r(V) = bD U

U che soddisfano la condizione:


det
_
f (r),
r
y
1
, ...,
r
y
n1
_
> 0.
Se la frontiera di un un aperto relativamente compatto D ` e dierenziabile in tut-
ti i punti, indichiamo con D la sua frontiera come sottovariet` a dierenziabile
orientata di dimensione n1, con lorientazione denita nel modo precisato sopra.
Teorema XII.8.1 (Formula di Green). Sia D un aperto relativamente compatto
con frontiera dierenziabile e sia
n1,(1)
(A) una forma dierenziale denita
in un intorno aperto A di

D. Allora
(12.8.1)
_
D
=
_
D
d.
Dimostrazione. Sia A un intorno aperto di

D ed U
i
un ricoprimento aperto di
A. Fissiamo una partizione dellunit` a
i
di classe C

, subordinata ad U
i
. Se

n1
1
(A), per ladditivit` a dellintegrale e del dierenziale, ` e suciente dimostrare
la (12.8.1) per ciascuna delle forme
i
=
i
.
Baster` a quindi dimostrare che, per ogni punto x
0
A, esiste un intorno aperto
U
x
0
di x
0
in A tale che la (12.8.1) sia vericata se ha supporto contenuto in U
x
0
.
XII.8. INTEGRAZIONE SULLE SOTTOVARIET
`
A E FORMULE DI STOKES 201
Se ha supporto compatto contenuto in D, entrambi i termini della (12.8.1)
sono nulli. In questo caso infatti il secondo membro ` e un integrale su un com-
patto [R, R]
n
D. Per il teorema di Fubini, la verica della formula si riduce
allintegrazione per parti per funzioni di una variabile reale.
Sia x
0
D. Per il teorema delle funzioni implicite, esiste un intorno U di x
0
in cui sono denite coordinate y = y(x) con
U = y
h
< 1 1 h n,
D U = 1 < y
1
< 0, y
h
< 1 per 2 h n.
Se ha supporto contenuto in U, Abbiamo allora
_
D
d =
_
y
1
(DU)
y

(d).
Scriviamo
=

n
h=1
(1)
h

h
dy
1


dy
h
dy
n
, con
h
C

0
(y
1
(U)).
Allora
d =

n
h=1

h
y
h
dy
1
dy
n
e quindi
_
D
d =
_
DU
d =
_
y
1
(DU)
y

(d) =
_
y
1
(DU)
dy

[1,1]
n1
dy
2
dy
n
_
0
1

1
y
1
dy
1
+

n
h=2
_
0
1
dy
1

[1,1]
n1

h
y
h
dy
2
dy
n
=

[1,1]
n1

1
(0, y
2
, . . . , y
n
) dy
2
dy
n
=
_
D
,
perch e
_
0
1

1
y
1
dy
1
=
(i)
1
(0, y
2
, . . . , y
n
),
_
1
1

h
y
h
dy
h
= 0 per 2 h n.

Sia ora S una sottovariet` a dierenziabile orientata di dimensione q e di classe


C
k
, con k 1, di un aperto A di R
n
. Ci` o signica che, per ogni punto p S ,
possiamo trovare un intorno U
p
di p ed n q funzioni dierenziabili f
i
per i =
q + 1, ..., n denite in U
p
e tali che :
_

_
S U
p
= x U
p
f
i
(x) = 0, i = q + 1, ..., n,
d f
q+1
(x) ... d f
n
(x) 0, x S U
p
.
202 XII. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
e inoltre lorientazione di S ` e denita dallatlante in cui sono carte ammissibili in
S U
p
le parametrizzazioni :
r : V R
q
S U
p
R
n
per cui
det
_
f
q+1
(r), ..., f
n
(r),
r
y
1
, ...,
r
y
q
_
> 0.
Dato un aperto relativamente compatto D di S , diremo che la sua frontiera ` e di
classe C
k
se possiamo trovare una funzione di classe C
k
con :
_

_
D = x S (x) < 0
d(x) d f
q+1
(x) ... d f
n
(x) 0 x bD,
dove bD ` e la frontiera di D in S e le f
q+1
, . . . , f
n
deniscono lorientazione di S
in un intorno x. Su bD consideriamo allora lorientazione denita dalle funzioni
f
q+1
, ..., f
n
, . La sottovariet` a bD, con questa orientazione, si dice il bordo di D e
si indica con D. Otteniamo allora, per la denizione di integrale di una q-forma
su una sottovariet` a orientata q-dimensionale e la formula di Green:
Teorema XII.8.2 (Formula di Stokes). Sia D un dominio relativamente compatto
con frontiera di classe C
k
(k 1) di una sottovariet ` a orientata S di dimensione q
di R
n
(con q 1). Sia
q1
1
(U) per un intorno U di

D in R
n
. Allora:
_
D
=
_
D
d.
Osservazione XII.8.3. Le formule di Green e di Stokes si estendono al caso in cui
la frontiera dellaperto relativamente compatto D sia di classe C
1
a tratti, cio` e D si
possa ottenere mediante unioni e intersezioni nite di aperti con frontiera regolare
di classe C
1
. In questo caso D risulta ununione nita di sottoinsiemi chiusi
di sottovariet` a orientate, due a due senza punti interni comuni e lintegrale sulla
frontiera deve intendersi come la somma nita degli integrali eettuati su ciascuno
di tali sottoinsiemi.
Osservazione XII.8.4. Concludiamo con alcune osservazioni che collegano le for-
mule di Green-Stokes al lemma di Poincar e-Volterra. Sia A un aperto di R
n
e sia

q
k
(A), (k, q 1) con
d = 0 in A.
Una tale forma si dice chiusa. Allora:
(i) Lintegrale della su sottovariet` a compatte di A di dimensione q ` e invariante
per omotopia e la sua denizione si pu` o estendere no a denire applicazioni :
(S
q
, A) R,

(D
q
, S
q1
; A) R.
Ci ` o dipende dal fatto che le applicazioni continue S
n
A si possono approssimare
mediante applicazioni di classe C

e queste, per il lemma di Sard, hanno luogo di


valori critici di misura q-dimensionale nulla.
XII.8. INTEGRAZIONE SULLE SOTTOVARIET
`
A E FORMULE DI STOKES 203
(ii) Condizione necessaria e suciente anch e si possa trovare una forma u

q1
k+1
(A) tale che
du = in A
(in questo caso diciamo che ` e esatta in A) ` e che lintegrale di su ogni sottova-
riet` a compatta orientata di dimensione q di A sia 0.
Osservazione XII.8.5. Sia A = R
2
0. Consideriamo su A la forma chiusa
d =
xdy ydx
x
2
+ y
2
.
Essa non ` e esatta in quanto il suo integrale su una qualsiasi circonferenza
[0, 2] t
t
(Rcos t, Rsin t) A
(R > 0) ` e uguale a 2. Lintegrale della forma d su un laccetto in A, diviso per
2 si dice l indice del laccetto rispetto a 0 e lannullarsi dellindice del laccetto ` e
condizione necessaria e suciente anch e esso sia omotopo al laccetto costante.
Intuitivamente lindice rispetto a 0 di un laccetto in A misura quante volte esso si
avvolge intorno allorigine. In generale, dato un laccetto in R
2
, ` e possibile denire
lindice del laccetto rispetto a qualsiasi punto di R
2
che non appartenga al laccetto,
considerando le forme:
(x x
0
)dy (y y
0
)dx
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
.
Nel caso di laccetti semplici, lindice rispetto al laccetto di ciascun punto che non
sia nel suo supporto pu` o assumere solo due valori tra i numeri 0, 1, 1. I punti
in cui lindice ` e diverso da 0 formano un aperto limitato che ha il laccetto come
frontiera (Teorema di Jordan).
Lindice rispetto a 0 della frontiera orientata di un dominio regolare connesso
e semplicemente connesso che contenga 0 come suo punto interno ` e 1, mentre la
somma degli indici dei laccetti che compongono la frontiera di un dominio regolare
che non contenga 0 nella sua chiusura ` e uguale a 0.
CAPITOLO XIII
Calcolo dierenziale sulle variet` a
XIII.1. Fibrato cotangente e tensori
Denizione XIII.1.1. Sia M una variet` a dierenziabile. Il brato duale T

M del
suo brato tangente T M si dice il suo brato cotangente ed i suoi elementi vettori
cotangenti o covettori di M.
Se f C

(M), per ogni p M lapplicazione T


p
v v( f ) R ` e un
funzionale lineare su T
p
M ed ` e dunque un elemento di T

p
M. Associamo in questo
modo ad ogni f C

(M) una sezione dierenziabile



d f del brato T

M, con
d f (v) = (v,

d f ((v))), v T M.
Nel seguito scriveremo per semplicit` a d f invece di

d f , identicando il dierenziale
di una funzione reale alla corrispondente sezione del brato cotangente.
Indichiamo con X

(M) il C

(M)-modulo (M, T

M) delle sezioni dierenzia-


bili del brato T

M.
Abbiamo un accoppiamento di dualit` a
(13.1.1) X(M) X

(M) (X, ) (X, ) C

(M),
denito da
(X, )(p) =
p
(X
p
) per ogni p M.
Denizione XIII.1.2. Indichiamo con T
r,s
M la potenza tensoriale r-covariante ed
s-controvariante di T M. Essa ` e un brato vettoriale con bra [T
p
M]

r
[T

p
M]

s
.
In particolare, T
1,0
M = T M e T
0,1
M = T

M. Indichiamo poi con T


r,s
(M) lo
spazio delle sue sezioni, che si dicono tensori r-covarianti ed s-controvarianti.
Per estensione dellaccoppiamento (13.1.1), possiamo far corrispondere ad una
sezione T
r,s
(M) unapplicazione:
(13.1.2) : X

(M) X

(M)
.,,.
r volte
X(M) X(M)
.,,.
s volte
C

(M)
Si verica senza dicolt` a il seguente criterio :
Proposizione XIII.1.3. Unapplicazione R-multilineare (13.1.2) ` e associata ad un
tensore se e soltanto se ` e C

(M)-multilineare.
205
206 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
XIII.2. Forme dierenziali su una variet` a
Sia M una variet` a dierenziabile di classe C

e di dimensione m. Indichiamo
con
q
(M) lo spazio dei tensori alternati q-controvarianti su M. Per la Proposizione
XIII.1.3 abbiamo il seguente criterio
Proposizione XIII.2.1. Unapplicazione R-multilineare
: (X(M))
q
C

(M)
denisce un elemento di
q
(M) se e soltanto se verica le due condizioni:
(X
1
, X
2
, . . . , X
q
) = 0 se X
1
, X
2
, . . . , X
q
X(M) ed (13.2.1)
1 i < j h con X
i
= X
j
,
( f X
1
, X
2
, . . . , X
q
) = f (X
1
, . . . , X
q
), (13.2.2)
X
1
, . . . , X
q
X(M), f C

(M).
La condizione (13.2.1) ` e equivalente a ciascuna delle
(X
1
, . . . , X
q
) = 0 se X
1
, . . . , X
q
X(M) (13.2.3)
sono R-linearmente dipendenti,
(X

1
, . . . , X

q
) = ()(X
1
, . . . , X
q
), (13.2.4)
X
1
, . . . , X
q
X(M), S
q
.
Dalle (13.2.1) ed (13.2.2) segue che
(X
1
, . . . , X
q
)(p) = 0 se X
1
, . . . , X
q
X(M), p M (13.2.5)
ed X
1
p
, . . . , X
q
p
sono R-linearmente dipendenti in T
p
M.
Denizione XIII.2.2. Gli elementi di
q
(M) si chiamamo forme alternate di grado
q, o q-forme alternate.
Denizione XIII.2.3. Il dierenziale della q-forma alternata
q
(M) ` e la
(q + 1)-forma alternata d
q+1
(M) denita da
(13.2.6)
d(X
0
, X
1
, . . . , X
q
) =
q

i=0
(1)
i
X
i
[(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . , X
q
)]
+

0i<jq
(1)
i+j
([X
i
, X
j
], X
0
, . . . ,

X
i
, . . . ,

X
j
, . . . , X
q
)
X
0
, X
1
, . . . , X
q
X(M) .
Verichiamo che la (13.2.6) denisce una (q + 1)-forma alternata. Se, per
due indici 0 r < s q, ` e X
r
= X
s
= Y, si verica facilmente che cia-
scuna delle due somme a secondo membro di (13.2.6) si annulla. Per dimostra-
re la C

(M)-multilinearit` a, ` e allora suciente vericare che d verica anche


la (13.2.2). Abbiamo
[ f X
0
, X
i
] = f [X
0
, X
i
] (X
i
f )X
0
.
XIII.2. FORME DIFFERENZIALI SU UNA VARIET
`
A 207
Quindi
d( f X
0
,X
1
, . . . , X
h
) = f
h

i=0
(1)
i
(X
i
)(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . , X
h
)]
+
h

i=1
(1)
i
(X
i
f )(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . , X
h
)]
+ f

0i<jh
(1)
i+j
([X
i
, X
j
], X
0
, . . . ,

X
i
, . . . ,

X
j
, . . . , X
h
)

i=1
(1)
i
(X
i
f )(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . , X
h
)]
= f d(X
0
, X
1
, . . . , X
h
),
f C

(M), X
0
, X
1
, . . . , X
h
X(M) .
Se x
1
, . . . , x
m
sono coordinate locali, ` e
_

x
i
,

x
j
_
= 0.
Quindi la denizione (13.2.6) coincide, nel caso in cui M sia un aperto di uno spa-
zio Euclideo, con quella data in XII.3 del Capitolo XII. Poich e, per calcolare il
dierenziale di una q-forma alternata nellintorno di un punto p M possia-
mo utilizzare nella (13.2.6) campi di vettori deniti soltanto in un intorno di p,
otteniamo in particolare il
Teorema XIII.2.4. Se M ` e una variet` a dierenziabile di dimensione m, il dieren-
ziale denisce un complesso di operatori dierenziali del primordine :
(13.2.7)
0
0
(M)
d

1
(M)

d

m1
(M)
d

m
(M) 0 .
`
E
0
(M) = C

(M) e, per ogni aperto connesso U di M, le funzioni f


C

(U) con d f = 0 su U sono costanti su U.


Ogni punto p M ha un sistema fondamentale di intorni aperti U tali che, se
1 q m e
q
(U) soddisfa d = 0 in U, allora esiste una
q1
(U) tale
che d = in U.
Dimostrazione. Il Teorema segue dal teorema analogo (Lemma di Poincar e-
Volterra) dimostrato per le forme dierenziali denite sugli aperti degli spazi Eu-
clidei.
Denizione XIII.2.5. Poniamo
Z
q
(M) = f
q
(M) d f = 0 (spazio delle q-forme chiuse su M),
B
q
(M) = d f f
q1
(M) (spazio delle q-forme esatte su M),
H
q
(M) = Z
q
(M)/B
q
(M) (q-esimo gruppo di coomologia
di de Rham di M).
208 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
XIII.3. Il lemma di Poincar e-Volterra sugli intorni contrattili
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m. Un aperto U di M si dice
contrattile se esiste unomotopia C

(U[0, 1], U, di unapplicazione costante


con lidentit` a.
Abbiamo :
Teorema XIII.3.1 (Poincar e-Volterra). Se U ` e un aperto contrattile di M, allora
H
q
(U) = 0 per ogni q 1.
Dimostrazione. Sia =
t
C

(U [0, 1], U) con

0
(p) = p
0
U,
1
(p) = p, p U.
Sia q 1 ed
q
(U) una q-forma chiusa. Poniamo

() =
0
+ dt
1
,
con
0
(U [0, 1],
q
T

M),
1
(U [0, 1],
q1
T

M). Allora
d(

()) =

(d) = 0 =
_
d
M

0
= 0,

0
t
= d
M

1
_
,
dove abbiamo indicato con d
M
la restrizione del dierenziale su U[0, 1] ai vettori
orizzontali, cio` e a ker dt. Deniamo :
(t) =
_
t
0

1
(s)ds .
Otteniamo allora, per dierenziazione sotto il segno di integrale,
d
M
(t) =
_
t
0
d
M

1
(s)ds =
_
t
0

0
t
(s)ds =
0
(t),
perch e
0
(0) = 0. Con u = (1)
q1
(U), otteniamo d
M
u =
0
(1) = in U.
XIII.4. Derivata di Lie di un tensore
Siano M, N due variet` a dierenziabili. Unapplicazione C

(M, N) de-
nisce applicazioni

= d : T M TN (immagine diretta o pushdown) e

: C

(N) C

(M),

: X

(N) X

(M) (immagine inversa o pullback).


Se ` e un dieomosmo, sia

che

si estendono ad isomorsmi:

: T
r,s
M T
r,s
N,

: T
r,s
(M) T
r,s
(N),

: T
r,s
N T
r,s
M,

: T
r,s
(N) T
r,s
(M),
con

= (
1
)

=
1

= (
1
)

= (

)
1
.
Siano X X(M) e
X
=
X
t
il corrispondente gruppo locale a un parametro
di dieomorsmi di M.
Per ogni aperto U relativamente compatto in M esiste un > 0 tale che, per
ogni t (, ), le
X
t
siano denite su U. Quindi, per ogni T
r,s
(M), la (
X
t
)

denisce un tensore di T
r,s
(U). In particolare, per ogni p U ssato, ` e denita
XIII.4. DERIVATA DI LIE DI UN TENSORE 209
unapplicazione t (
X
t
)

(p) C

((, ), T
r,s
p
M). Otteniamo pertanto un
nuovo tensore L
X
() T
r,s
(M), ponendo :
(13.4.1) L
X
()(p) =
d(
X
t
)

(p)
dt

t=0
=
d(
X
t
)

(p)
dt

t=0
.
Denizione XIII.4.1. Il tensore L
X
() ` e la derivata di Lie del tensore rispetto al
campo di vettori X.
Si verica facilmente che:
Proposizione XIII.4.2. Se f T
0,0
(M) = C

(M), allora L
X
f = X f per ogni
X X(M).
Dimostrazione. Infatti L
X
f =
d
dt
f (
X
t
)
t=0
= X f , per ogni f C

(M).
Proposizione XIII.4.3. Se X, Y X(M), allora L
X
(Y) = [X, Y].
Dimostrazione. Sia Y X(M). Poniamo Y(t) = (
X
t
)

Y. In una carta coordi-


nata (U, x) siano X =
_
m
i=1
a
i
/x
i
, Y
i
=
_
b
i
/x
i
. Scriviamo = (x, t) per la
funzione che descrive nelle coordinate locali il gruppo locale a un parametro
X
.
La ` e soluzione del sistema

i
(x, t) = a
i
((x, t)) i = 1, . . . , m.
Scriviamo (x, t) per linversa (x, t) della (t). Abbiamo cio` e ((x, t), t) = x
per ogni t ed x nel dominio di denizione. Abbiamo allora:
Y(t) =
m

i, j=1
b
i
((x, t))(
j
/x
i
)((x, t))(/x
j
).
Otteniamo quindi:
Y(t)
dt
=
m

i, j=1
_

_
m

h=1
b
i
x
h

h
t

j
x
i
+ b
i
_

2

j
x
i
x
k

k
t
+

j
x
i
t
_
_

x
j
.
Da ((x, t), t) = x, abbiamo:

h
t
+
m

k=1

h
x
k

k
t
= 0.
Poich e /x e /x sono entrambi lidentit` a per t = 0, abbiamo :
m

i, j,h=1
b
i
x
h

h
t

j
x
i

t=0
=
m

h=1
a
h
b
j
x
h
.
Per t = 0 ` e
2

j
/x
i
x
k
= 0, mentre
2

j
/x
i
t = a
j
/x
i
ed otteniamo quindi la
formula desiderata.
Denizione XIII.4.4. Dati numeri positivi h, k, r, s con h r, k s, deniamo sui
tensori loperazione di contrazione degli indici (h, k) :
c
h
k
: T
r,s
(M) T
r1,s1
(M)
210 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
nel modo seguente : siano X
1
, . . . , X
m
X(M) campi di vettori che deniscono un
sistema di riferimento su un aperto U di M, tali cio` e che X
1
(p), . . . , X
m
(p) T
p
M
sia una base di T
p
M per ogni p U. Deniamo il sistema di riferimento duale

1
, . . . ,
m
X

(U) mediante (X
i
,
j
)(p) =
i
j
(delta di Kronecker) per ogni p U.
Allora, su U, poniamo :
c
h
k
()(
1
, . . . ,
r1
, Y
1
, . . . , Y
s1
)
=
m

j=1
(
1
, . . . ,
k1
,
j

k
,
k
, . . .
r1
, Y
1
, . . . , Y
h1
, X
j

h
, Y
h
, . . . Y
s1
)

i
X

(M), Y
i
X(M) .
Si verica che la contrazione ` e ben deninta, che cio` e non dipende dalla scelta
del sistema di riferimento su U.
Abbiamo :
Proposizione XIII.4.5. La derivata di Lie commuta con le contrazioni.
Dimostrazione. Ci` o ` e conseguenza del fatto che le contrazioni commutano
con gli isomorsmi locali degli spazi di tensori che sono deniti dallazione di un
gruppo locale a un parametro di dieomorsmi.
Utilizzando questa proposizione possiamo calcolare la derivata di Lie dei di-
versi tensori a partire dalla denizione della derivata di Lie delle funzioni e dei
campi di vettori. Ad esempio, se
1
(M), abbiamo :
(13.4.2) L
X
()(Y) = X((Y)) ([X, Y]) X, Y X(M)
e, pi ` u in generale :
Proposizione XIII.4.6. Se X X(M) e
h
(M), allora :
(13.4.3)
L
X
()(X
1
, . . . , X
h
) = X((X
1
, . . . , X
h
))
+
h

i=1
(1)
i
([X, X
i
], X
1
, . . . ,

X
i
, . . . , X
h
) ,
X
1
, . . . , X
h
X(M) .
Denizione XIII.4.7. Dato un campo di vettori X X(M), deniamo il prodotto
interno rispetto ad X X(M) mediante :

X
: T
r,s
(M)
X
() T
r,s1
(M)

X
()(
1
, . . . ,
r
, X
1
, . . . , X
s1
) = (
1
, . . . ,
r
, X, X
1
, . . . , X
s1
)

1
, . . . ,
r
X

(M) , X
1
, . . . , X
s1
X(M)
quando s 1. Porremo
X
() = 0 per ogni tensore 0-controvariante.
Il prodotto interno per il campo di vettori X si indica anche con X|.
Teorema XIII.4.8. Valgono le formule:
L
X
() = d(
X
) +
X
(d) X X(M) ,
h
(X), (13.4.4)
XIII.5. DISTRIBUZIONI VETTORIALI E TEOREMA DI FROBENIUS 211
[L
X
,
Y
]() = L
X
(
Y
())
Y
(L
X
()) =
[X,Y]
() (13.4.5)
X, Y X(M), T
r,s
(M) .
XIII.5. Distribuzioni vettoriali e teorema di Frobenius
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m.
Denizione XIII.5.1. Una distribuzione vettoriale generalizzata su M ` e un sotto-
C

(M)-modulo V di X(M).
Ci ` o singica che
f X + gY V, per ogni X, Y V e per ogni f , g C

(M).
Per ogni p M poniamo
V
p
= X
p
X V T
p
M.
La dimensione di V
p
, come spazio vettoriale reale, ` e il rango di V in p.
Denizione XIII.5.2. Una distribuzione vettoriale generalizzata V di rango co-
stante si dice una distribuzione vettoriale.
In questo caso, gli elementi di V sono le sezioni di un sottobrato vettoriale

V
= (W

M) del brato tangente e, viceversa, se = (W

M) ` e un sotto-
brato vettoriale del brato tangente, lo spazio V =

(M, W) delle sue sezioni ` e


una distribuzione vettoriale su M.
Denotiamo con

(M) =

m
h=0

h
(M) lalgebra delle forme dierenziali al-
ternate su M e con
+
(M) =

m
h=1

h
(M) lideale delle forme di grado positivo,
che non contengono cio` e componenti di grado 0.
Denizione XIII.5.3. Un sistema dierenziale esterno su M ` e un ideale I dellal-
gebra di Grassmann

(M), contenuto nellideale


+
(M).
Associamo alla distribuzione vettoriale V il sistema dierenziale esterno
I
V
=
+
(M)
V
= 0.
Osserviamo che I
V
` e un sotto-C

(M)-modulo graduato ed un ideale di

(M),
e che, come ideale, ` e generato dai suoi elementi di grado uno.
Denizione XIII.5.4. Sia I un sistema dierenziale esterno. La sua distribuzione
caratteristica ` e la distribuzione vettoriale
(13.5.1) V
I
= X X(M)
X
(I) I.
La relazione tra sistemi dierenziali esterni e distribuzioni vettoriali ` e descritta
dal seguente:
Lemma XIII.5.5. Sia Vuna distribuzione vettoriale ed I
V
il sistema dierenziale
esterno ad essa associato. Allora V ` e la distribuzione caratteristica di I
V
.
Se I ` e un sistema dierenziale esterno e V
I
la sua distribuzione caratteristi-
ca, abbiamo linclusione
(13.5.2) I I
V
I
.
212 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Esempio XIII.5.6. Sia I il sistema dierenziale

(R
m
) (dx
1
+ dx
2
dx
3
) in
R
m
, con m 3. Allora V
I
= C

(R
m
)
_

x
4
, . . . ,

x
m
_
ed I
V
I
` e lideale di

(M)
generato da dx
1
, dx
2
, dx
3
.
Sia V una distribuzione vettoriale su M.
Denizione XIII.5.7. Una sottovariet` a N di M si dice una sottovariet ` a integrale
di V se T
p
N V
p
per ogni p N.
Diciamo che V ` e totalmente integrabile se per ogni punto p M esiste una
sottovariet` a integrale N di V con p N e T
p
N = V
p
.
Diciamo che V ` e formalmente integrabile se
(13.5.3) [V, V] V.
Abbiamo il
Teorema XIII.5.8 (Frobenius). Sia Vuna distribuzione vettoriale di rango k. Sono
equivalenti:
(i) V ` e totalmente integrabile;
(ii) V ` e formalmente integrabile;
(iii) dI
V
I
V
Dimostrazione. (ii) = (i). Sia p M. Poich e V
p
ha rango k, possiamo
ssare k campi vettoriali X
1
, . . . , X
k
Vcon X
1p
, . . . , X
k p
linearmente indipendenti
in T
p
M. Possiamo allora trovare una carta locale (U, x) per cui:
X
i
=

m
j=1
a
j
i
(x)

x
j
, con a
j
i
(0) =
j
i
per 1 i k, 1 j m.
Consideriamo la matrice k k
A(x) =
_

_
a
11
(x) a
12
(x) a
1k
(x)
a
21
(x) a
22
(x) a
2k
(x)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
a
k1
(x) a
k2
(x) a
kk
(x)
_

_
.
Poich e A(0) = I
k
, a meno di restringere lintorno U di p, possiamo supporre che
A(x) sia invertibile in U. Sia B(x) = (b
i
j
(x)) la sua inversa. Allora i campi di vettori
Y
i
=
k

j=1
b
j
i
(x)X
j
=

x
i
+
m

j=k+1
c
h
i
(x)

x
h
(i = 1, . . . , k)
generano V
q
in ogni punto q U. La condizione (ii) implica che
[Y
i
, Y
j
]
q
(Y
1q
, . . . , Y
kq
) per ogni q U.
Poich e i campi di vettori
Y
1
, . . . , Y
k
,

x
k+1
, . . . ,

x
m
XIII.5. DISTRIBUZIONI VETTORIALI E TEOREMA DI FROBENIUS 213
deniscono una base di T
q
M in ogni punto q U, ed
[Y
i
, Y
j
]
q

__

x
k+1
_
q
, . . . ,
_

x
m
_
q
_
,
otteniamo che [Y
i
, Y
j
] = 0 in U per ogni 1 i, j k.
Dimostriamo ora il seguente
Lemma XIII.5.9. Siano Y
1
, . . . , Y
k
campi di vettori deniti e linearmente indipen-
denti in tutti i punti di un intorno aperto U di p M. Se [Y
i
, Y
j
] = 0 in U per
ogni 1 i < j k, allora esite una carta locale (U

, y) con p U

U per cui
Y
i
=

y
i
in U

per i = 1, . . . , k.
Dimostrazione. Possiamo supporre che (U, x) sia una carta locale in p. Ragio-
niamo per induzione su k.
Sia k = 1. Possiamo supporre che Y
1p
=
_

x
1
_
p
. Il campo di vettori Y
1
denisce un gruppo locale a un parametro di dieomorismi x(U) R

U
(x, t) (x, t) R
m
, ove

U ` e un intorno di x(U) 0 in x(U) R. Abbiamo

1
(x, t)
t
= 1 per x = 0, t = 0 e quindi, per il teorema delle funzioni implicite,
x = (0, y
2
, . . . , y
m
; y
1
) denisce un nuovo sistema di coordinate in un intorno U

di p in U, per cui Y
1
=

y
1
.
Sia ora k > 1 e supponiamo che il lemma valga per un numero inferiore di
campi di vettori linearmente indipendenti che commutano tra loro. Per la prima
parte della dimostrazione, possiamo ssare coordinate locali (U, x) tali che:
Y
1
=

x
1
, Y
i
=
m

j=1
a
j
i
(x)

x
j
per 2 j k.
Poich e
[Y
1
, Y
i
] =
m

j=1
a
j
i
(x)
x
1

x
j
per 2 j k,
la condizione [Y
1
, Y
i
] = 0 implica che i coecienti a
j
i
sono indipendenti da x
1
in
un intorno < x
i
< x(U).
Poniamo Z
j
=
_
m
j=2
a
j
i
(x)

x
j
per 2 j k. Allora [Z
i
, Z
j
] = 0 per 2
i, j k. Per lipotesi induttiva, possiamo trovare un cambiamento delle coordinate
x
2
, . . . , x
m
per cui risulti Z
j
=

x
j
per 2 j k. Otteniamo perci ` o nelle nuove
coordinate x
1
, . . . , x
m
:
Y
1
=

x
1
, Y
i
=

x
i
+ a
1
i
(x)

x
1
per 2 i k .
Da [Y
i
, Y
j
] = 0 per ogni 1 i, j k otteniamo allora che le a
1
i
sono indipendenti
da x
1
e a
1
i
/x
j
= a
1
j
/x
i
per 2 i, j k. Possiamo quindi trovare una funzione
214 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
, indipendente da x
1
, tale che a
1
i
= /x
i
per 2 i k. Nelle nuove variabili :
_

_
y
1
= x
1
+ (x
2
, . . . , x
m
)
y
i
= x
i
per 2 i m
abbiamo Y
i
=

y
i
per 1 i k.
Completiamo ora la dimostrazione dellimplicazione (ii) = (i). Fissata una
carta locale (U

, y) con centro in p per cui Y


i
=

y
i
per i = 1, . . . , k, la
N = y
k+1
= 0, . . . , y
m
= 0
` e una sottovariet` a di M, contenuta in U

, contenente p e tale che T


q
N = V
q
per
ogni q N.
(ii) = (iii) Se
1
(M) si annulla su tutti i campi di V, abbiamo:
() d(X, Y) = X((Y)) Y((X)) ([X, Y]) = 0 X, Y V
perch e (Y) = 0, (X) = 0 ed anche ([X, Y]) = 0 perch e [X, Y] V. Si ragiona in
modo analogo per forme di grado maggiore di uno.
(iii) = (ii) Abbiamo V = X X(M) (X) = 0, I
V
X

(M).
Limplicazione ` e allora una facile conseguenza della ().
(ii) = (i) Segue dal fatto che il commutatore di due campi di vettori tangenti
a una sottovariet` a N in tutti i suoi punti ` e ancora tangente alla sottovariet` a N in tutti
i suoi punti.
Possiamo ancora riformulare il Teorema di Frobenius nella forma
Teorema XIII.5.10 (Frobenius). Condizione necessaria e suciente anch e una
distribuzione vettoriale V, di rango k, sia formalmente integrabile ` e che sia veri-
cata una delle condizioni equivalenti:
(1) per ogni punto p M possiamo trovare una carta locale (U, x) con centro
in p tale che V
U
sia generata dai campi di vettori

x
1
, . . . ,

x
k
;
(2) per ogni punto p M possiamo trovare una carta locale (U, x) con centro
in p tale che lideale I
V

U
sia generatato dai dierenziali dx
k+1
, . . . , dx
m
.

Osserviamo inne che vale la :


Proposizione XIII.5.11. Se I ` e un sistema dierenziale esterno in M e dI I,
allora V
I
` e formalmente integrabile.
Dimostrazione. Se X V
I
ed I, allora :
L
X
() = d(
X
()) +
X
(d) I
per lipotesi che d dI I. Poich e la derivata di Lie commuta con la
contrazione, abbiamo, per X, Y V
I
ed I :

[X,Y]
() =
L
X
(Y)
() = L
X
(
Y
())
Y
(L
X
()) I .
XIII.5. DISTRIBUZIONI VETTORIALI E TEOREMA DI FROBENIUS 215
Questo vale per ogni I e quindi anche [X, Y] V
I
.
Vale ancora il
Lemma XIII.5.12. Siano V
k
e V
n
due distribuzioni vettoriali totalmente integra-
bili su M, di rango k ed n rispettivamente, con k < n e V
k
V
n
. Per ogni punto
p
0
M possiamo trovare un intorno aperto U di p
0
in M e distribuzioni vettoriali
totalmente integrabili V
h
(U) di rango h, per k < h < n, tali che V
h
V
h+1
per
ogni h = k, . . . , n 1.
Dimostrazione. Fissiamo un punto p
0
M. Per il Teorema XIII.5.10 possia-
mo trovare una carta coordinata (U
0
, y), con centro in p
0
, tale che
V
k
(U
0
) =
_

y
1
, . . . ,

y
k
_
.
Possiamo completare i campi di vettori

y
i
, i = 1, . . . , k a un sistema di generatori
di V
n
, in un intorno U
1
di p
0
in U
0
, aggiungendo campi di vettori Z
i
della forma
Z
i
=

m
j=k+1
a
j
i

y
j
, , a
j
i
C

(U
1
), i = k + 1, . . . , n.
I campi Z
k+1
, . . . , Z
n
deniscono in tutti i punti di U
1
vettori tangenti lineramente
indipendenti. A meno di una permutazione delle coordinate, possiamo supporre
che la matrice
A =
_

_
a
k+1
k+1
a
k+1
n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
a
k+1
n
a
n
n
_

_
sia invertibile in p
0
, e quindi in un intorno aperto U
2
di p
0
in U
1
. Posto
_

_
Y
k+1
.
.
.
Y
n
_

_
= A
1
_

_
Z
k+1
.
.
.
Z
n
_

_
,
i campi di vettori Y
1
, . . . , Y
n
X(U
2
) sono della forma
Y
i
=

y
i
+

m
j=n+1
b
j
i

y
j
, b
j
i
C

(U
2
), i = 1, . . . , n
e quindi, poich e B
n
` e totalmente integrabile, soddisfano
[Y
i
, Y
j
] = 0, per 1 i, j n.
Ne segue che le distribuzioni
V
h
= (Y
1
, . . . , Y
h
) , per k h n.
sono totalmente integrabili e soddisfano la tesi.
216 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
XIII.6. Integrabilit` a formale e lemma di Poincar e-Volterra
Ci sar` a utile utilizzare nel seguito una versione relativa del Lemma di Poincar e-
Volterra, in cui utilizziamo la nozione di distribuzione totalmente integrabile.
Fissiamo una variet` a dierenziabile M di dimensione m. Se V ` e una distri-
buzione vettoriale di rango n su M ed U un aperto di M, indicheremo con V(U)
la distribuzione vettoriale in U generata da V, cio` e il C

(U)-modulo a sinistra
generato dalle restrizioni ad U dei campi di vettori di V(= V(M)).
Supponiamo ssata su M una distribuzione vettoriale V, di rango n e totalmen-
te integrabile.
Lemma XIII.6.1. Siano V, V
1
due distribuzioni totalmente integrabili su M, di
ranghi n ed n1 rispettivamente, con V
1
V. Supponiamo vi sia un campo di
vettori Y X(M) tale che
V
1
ed Y generano V; (i)
L
Y
(V
1
) V
1
. (ii)
Allora, per ogni punto p M possiamo trovare un intorno aperto U di p in M con
la propriet ` a:
(13.6.1)
_

_
f C

(U) tale che X f = 0, X V


1
g C

(U) tale che


_

_
Xg = 0 in U, X V
1
,
Yg = f in U.
Dimostrazione. Per il Teorema XIII.5.10 possiamo trovare una carta coordina-
ta (U, x) con centro in p tale che:
I
V
1
(U) ` e generato da dx
1
, dx
n+1
, . . . , dx
m
;
I
V
(U) ` e generato da dx
n+1
, . . . , dx
m
.
In particolare, V(U) ` e generato da

x
1
, . . . ,

x
n
e quindi
Y =

n
i=1
a
i
(x)

x
i
in U.
Per ipotesi a
1
0 in tutti i punti di U ed
L
Y
_

x
i
_

_

x
2
, . . . ,

x
n
_
, i = 2, . . . , n =
a
1
x
i
= 0 in U, i = 2, . . . , n.
Se f C

(U) ed X f = 0, allora
f
x
i
= 0 in U per i = 2, . . . , n.
Possiamo supporre che x(U) sia un ipercubo x
i
< 1, 1 i m. Ponendo
g(x) = g(x
1
, x
2
, . . . , x
m
) =
_
x
1
0
f (t, x
2
, . . . , x
m
)
a
1
(t, x
2
, . . . , x
m
)
dt
deniamo allora una funzione g C

(U) che soddisfa il sistema in (13.6.1).


XIII.6. INTEGRABILIT
`
A FORMALE E LEMMA DI POINCAR

E-VOLTERRA 217
Data una distribuzione formalmente integrabile, possiamo sempre ricondurci
localmente alla situazione descritta nel Lemma XIII.6.1:
Lemma XIII.6.2. Sia V una distribuzione totalmente integrabile di rango n. Per
ogni punto p M possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed una di-
stribuzione totalmente integrabile V
1
di rango n 1 in U ed un campo di vettori
Y V(U) tali che
V
1
ed Y generano V(U); (i)
L
Y
(V
1
) V
1
. (ii)
Dimostrazione. Scegliamo una carta coordinata (U, x) con centro in p tale che
I
V
(U) = (dx
n+1
, . . . , dx
m
) e deniamo
V
1
=
_

x
2
, . . . ,

x
n
_
ed Y =

x
1
.

Introduciamo la notazione: se ,
p
(M) e V ` e una distribuzione vettoriale
su M, scriviamo
(13.6.2) mod V (X
1
, . . . , X
p
) = (X
1
, . . . , X
p
), X
1
, . . . , X
p
V.
Osserviamo che
Lemma XIII.6.3. Se V ` e formalmente integrabile, allora
(13.6.3) mod V = d d mod V.
Possiamo enunciare ora il
Teorema XIII.6.4. Sia V una distribuzione vettoriale formalmente integrabile su
M. Allora, per ogni p M possiamo trovare un intorno aperto U di p in M tale
che, per ogni intero k con 1 k m ed ogni forma

k
(U) con d 0 mod V(U)
possiamo trovare una forma

k1
(U) tale che d mod V(U).
Dimostrazione. Dimostriamo il teorema per induzione sul rango n di V. La
tesi ` e banalmente vera se V ha rango zero. Supponiamo quindi che n > 0 e la tesi
sia vericata per tutte le distribuzioni formalmente integrabili di rango inferiore
ad n.
Per i Lemmi XIII.6.1 e XIII.6.2 e lipotesi induttiva, ssato p M possiamo
trovare un intorno aperto U di p in M tale che
(a) esiste un Y V(U) ed una distribuzione formalmente integrabile V
1
(U)
di rango n1 in U tali che
V(U) = (Y, V
1
(U)) ed [Y, V
1
(U)] V
1
(U).
(b) Per ogni
k
(U), con k > 0 e d 0 mod V
1
(U) possiamo trovare

k1
(U) con d mod V
1
(U).
218 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
(c) Per ogni f C

(U) con X f = 0 per ogni X V


1
(U) possiamo trovare
una g C

(U) tale che


_

_
Xg = 0 X V
1
(U),
Yg = f in U.
Sia ora
k
(U), con k > 0, e supponiamo che
d 0 mod V(U).
In particolare,
d 0 mod V
1
(U)
e quindi, per (b) possiamo trovare una
k1
(U) con
d mod V
1
(U).
Consideriamo
= Y|( d)
k1
(U).
Abbiamo
d = d(Y|( d)) = L
Y
( d) Y|(d[ d])
= L
Y
( d) Y|d.
Poich e [Y, V
1
(U)] V
1
(U), otteniamo che
d 0 mod V
1
(U).
Consideriamo ora il caso in cui sia k = 1. Allora C

(U) ed X = 0 per
ogni X V
1
(U). Per il punto (c), possiamo trovare una funzione g C

(U) tale
che
_

_
Xg = 0 X V
1
(U),
Yg = in U.
Dico che
d( + g) mod V(U).
Infatti,
d( + g)(X) = X + Xg = d(X) = (X), X V
1
(U),
d( + g)(Y) = Y|(d) + Yg = Y|(d) + = Y| = (Y).
Questo completa la dimostrazione nel caso k = 1.
Se k > 1, per (b) possiamo trovare
k1
(U) tale che
d mod V
1
(U).
Sia g C

(U) una soluzione (che esiste per il punto (c)) di


_

_
Xg = 0 X V
1
(U),
Yg = 1 in U.
Dico che allora
d( + dg ) mod V(U).
XIII.7. IL TEOREMA DI DARBOUX SULLE FORME CANONICHE 219
Infatti, se X
1
, . . . , X
k
V
1
(U), otteniamo
d( + dg )(X
1
, . . . , X
k
) = d(X
1
, . . . , X
k
) = (X
1
, . . . , X
k
),
d( + dg )(Y, X
2
, . . . , X
k
) = (Y|d)(X
2
, . . . , X
k
) + d(X
2
, . . . , X
k
)
= (Y|d)(X
2
, . . . , X
k
) + (X
2
, . . . , X
k
)
= Y|(X
2
, . . . , X
k
) = (Y, X
2
, . . . , X
k
).
Questo completa la dimostrazione.
XIII.7. Il teorema di Darboux sulle forme canoniche
In questo paragrafo studieremo la forma canonica di Darboux
1
di una uno-
forma e di una due-forma chiusa. Questi risultati sono preliminari allo studio delle
variet` a di contatto e delle variet` a simplettiche.
XIII.7.1. Un Lemma di algebra lineare. Sia
2
V

una forma bilineare


alternata su uno spazio vettoriale reale V. Un sottospazio vettoriale W di V ` e
isotropo se la restrizione di a W ` e nulla, cio` e se (w
1
, w
2
) = 0 per ogni coppia di
vettori w
1
, w
2
W. Chiamiamo Lagrangiano un sottospazio isotropo massimale.
Lemma XIII.7.1. Siano V uno spazio vettoriale reale di dimensione nita m ed

2
V

una forma bilineare antisimmetrica su V. Allora


(1) ha rango pari 2r;
(2) ker = v V (v, w) = 0, w V ha dimensione m 2r;
(3) i sottospazi Lagrangiani di V rispetto ad hanno dimensione m r;
(4) ogni sottospazio isotropo ` e contenuto in un sottospazio Lagrangiano.
Dimostrazione. Ricordiamo che il rango di ` e la dimensione dellimmagine
dellapplicazione lineare

: V V

ad essa associata:
(w,

(v)) = (v, w), v, w V.


Per vericare (1) e (2) basta osservare che la matrice ((e
i
, e
j
))
1i, jm
associata ad
in una qualsiasi base e
1
, . . . , e
m
di V ` e antisimmetrica e quindi, poich e tutti i suoi
autovalori non nulli sono immaginari puri, ha rango pari.
Dimostriamo (3) per ricorrenza sul rango r di . Se r = 0, allora dobbiamo
prendere W = V. Se r > 0, ssiamo un vettore v
1
V per cui (v
1
, ) sia
un funzionale non nullo. Allora V
1
= v V (v
1
, v) = 0 ` e un sottospazio
di dimensione m1 di V e la restrizione di a V
1
ha rango r 1. Per lipotesi
induttiva, V
1
contiene un sottospazio W, di dimensione (m1) (r1) = m r su
cui la restrizione di ` e nulla.
Dimostriamo ora (4). Sia W un sottospazio isotropo per . La somma W +
ker ` e ancora un sottospazio isotropo. Sia L un sottospazio isotropo massimale
che contenga W. Se dimL < mr, poich e ker L, lortogonale L

di L rispetto
ad avrebbe dimensione m dimL + m 2r > m r. Se v L

\ L, allora
il sottospazio L + Rv sarebbe un sottospazio isotropo di dimensione 1 + dimL e
conterrebbe propriamente L, contro lipotesi di massimalit` a.
1
Jean-Gaston Darboux (14 agosto 1842, Nmes 23 febbraio 1917, Parigi) matematico francese
che ha dato contributi fondamentali alla geometria dierenziale. Ha avuto come allievo

Elie Cartan.
220 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Lemma XIII.7.2. Siano V uno spazio vettoriale reale di dimensione nita m,
V

un funzionale lineare, ed
2
V

una forma alternata di rango 2r su V.


Allora
(1) Se
r
0, allora ker ker e i sottospazi Lagrangiani della
restrizione di a ker hanno dimensione mr 1 e sono le intersezioni
di ker con i sottospazi Lagrangiani di in V.
(2) Se
r
= 0, allora ker ker e ker contiene sottospazi Lagran-
giani di in V.
Dimostrazione. Per il Lemma XIII.7.1, ogni sottospazio isotropo di ker ` e
contenuto in un sottospazio Lagrangiano di in V.
Indichiamo con

: V V

lapplicazione lineare associata ad . Se ha


rango 2r, abbiamo

r
= 0

(V) ker ker .


Se
r
0, allora ker non contiene ker e quindi non pu` o contenere
sottospazi Lagrangiani di in V. I suoi sottospazi isotropi massimali sono tutte e
sole le intersezioni di ker con un sottospazio Lagrangiano di in V, ed hanno
dimensione mr1.
Se
r
= 0, allora

(V) ed esiste quindi un vettore v

V tale che
(v) = (v

, v) per ogni v V. I sottospazi Lagrangiani contenuti in ker sono


tutti e soli quelli che contengono il vettore v

.
XIII.7.2. Il teorema di Darboux per le due-forme. Enunciamo una versio-
ne geometrica, in termini di distribuzioni totalmente integrabili, del teorema di
Darboux sulle forme canoniche delle due-forme alternate.
Lemma XIII.7.3. Siano M una variet` a dierenziabile di dimensione m, V una
distribuzione formalmente integrabile ed
2
(M) una due-forma su M. Suppo-
niamo che:
(13.7.1) d(X
1
, X
2
, X
3
) = 0, X
1
, X
2
, X
3
V.
Allora
(13.7.2) K

= X V X| = 0 su V.
` e una distribuzione formalmente integrabile su M.
Dimostrazione. Infatti, se X, Y K

e Z V, abbiamo
0 = d(X, Y, Z) = X(Y, Z) Y(X, Z) + Z(X, Y)
([X, Y], Z) + ([X, Z], Y) ([Y, Z], X) = ([X, Y], Z).
Infatti (X, Y) = 0, (X, Z) = 0, (Y, Z) = 0 perch e X, Y K

, Z V, e
([X, Z], Y) = 0, ([Y, Z], X) = 0 perch e X, Y K

, [X, Z], [Y, Z] V. Questo


dimostra che K

` e formalmente integrabile.

XIII.7. IL TEOREMA DI DARBOUX SULLE FORME CANONICHE 221


Teorema XIII.7.4. Sia
2
(M) una due-forma alternata su una variet` a die-
renziabile M di dimensione m. Siano V
0
e V due distribuzione vettoriali di rango
n
0
ed n rispettivamente, totalmente integrabili, con
(13.7.3) K

= X V X| = 0 su V V
0
V
e supponiamo che:
(1) = 0 su V
0
;
(2) per ogni p M, la forma
p
ha rango costante 2r su V
p
;
(3) d(X
1
, X
2
, X
3
) = 0, X
1
, X
2
, X
3
V.
Allora per ogni punto p M possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed
una distribuzione totalmente integrabile V
1
di rango n r su U con
(4) V
0
(U) V
1
V(U) ed (X
1
, X
2
) = 0 X
1
, X
2
V
1
.
Dimostrazione. Ragioniamo per induzione sul rango 2r di . Se r = 0, la tesi
` e banalmente vericata con U = M e V
1
= V. Supponiamo quindi r > 0 e la tesi
vera quando abbia rango minore di 2r.
Per il Lemma XIII.5.12, ssato un punto p di M possiamo trovare un intorno
aperto U

di p in M ed una distribuzione totalmente integrabile V


2
X(U

), di
rango n 1 su U

, con
V
0
(U

) V
2
V(U

).
La restrizione di a V
2
ha rango 2r 2 e verica le ipotesi del teorema con U

al
posto di M, n 1 al posto di n, V
2
al posto di V. Per lipotesi induttiva, possiamo
trovare un intorno aperto U di p in U

ed una distribuzione vettoriale totalmente


integrabile V
1
X(U), di rango (n1) (r 1) = nr, con V
0
(U) V
1
V
2
(U),
su cui la restrizione di sia identicamente nulla. La distribuzione V
1
soddisfa
la (4).
Possiamo utilizzare il Teorema XIII.7.4 per ottenere una forma canonica di .
Per il Teorema XIII.6.4, ssato un punto p
0
M, possiamo trovare un suo intorno
U in M ed una forma
1
(U) tali che
d mod V(U).
Per il Teorema XIII.7.4 possiamo supporre che su U sia denita una distribuzione
totalmente integrabile V
1
, di rango n r, su cui sia identicamente nulla. In
particolare
d 0 mod V
1
.
Utilizzando ancora il Teorema XIII.6.4, a meno di restringere ulteriormente lin-
torno U di p
0
, possiamo supporre che vi sia una funzione f C

(U) tale che


d f mod V
1
.
A meno di unulteriore restrizione dellintorno U di p
0
, possiamo supporre che su
U sia denito un sistema di coordinate x tali che
(i) dx
n+1
, . . . , dx
m
generano lideale I
V
(U);
(ii) dx
1
, . . . , dx
r
, dx
n+1
, . . . , dx
m
generano lideale I
V
1
.
222 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Allora:
d f =

r
i=1
a
j
dx
j
+

m
i=n+1
b
j
dx
j
,
d =

r
i=n+1

j
dx
j
con a
j
, b
j
C

(U),
j

1
(U). Dierenziando otteniamo
d =

r
i=1
da
j
dx
j
+

m
i=n+1
db
j
dx
j
e quindi
=

r
i=1
da
j
dx
j
+

m
i=n+1
(db
j
+
j
) dx
j
Poich e la restrizione di a V ha rango 2r, abbiamo
da
1
da
r
dx
1
dx
r
0 su V
p
, p U.
Possiamo quindi scegliere nuove coordinate y = (y
1
, . . . , y
m
) in un intorno aperto
U

di p in U, con
_

_
y
i
= x
i
se 1 i r, n < i m,
y
i
= a
i
se r < i 2r.
Abbiamo ottenuto il seguente
Corollario XIII.7.5. Sotto le ipotesi del Teorema XIII.7.4, per ogni punto p
M possiamo trovare una carta coordinata (U, x) con centro in p ed m n forme
dierenziali
n+1
, . . . ,
m

1
(U) tali che
J
V
(U) = (dx
n+1
, . . . , dx
m
), (13.7.4)
=

r
i=1
dx
i
dx
r+i
+

m
i=n+1

i
dx
i
. (13.7.5)
Dal Teorema XIII.7.4 ricaviamo il risultato di Darboux sulle due forme chiuse:
Teorema XIII.7.6. Sia
2
(M) una forma chiusa, di rango costante 2r. Per
ogni punto p di M possiamo trovare una carta coordinata (U, x) con centro in p
tale che
(13.7.6) =

r
i=1
dx
i
dx
r+i
su U.
XIII.7.3. Il teorema di Darboux per le uno-forme. Una uno-forma

1
(M), che non si annulli in nessun punto di M, denisce una distribuzione diper-
piani
(13.7.7) V

= X X(M) (X) = 0.
Per il Lemma di Cartan, V

` e totalmente integrabile se e soltanto se


(13.7.8) d = 0.
In questo caso, per ogni punto p M possiamo trovare, in un opportuno intorno
aperto U di p, un fattore integrante f C

(U) con f 0 in tutti i punti di U e


(13.7.9) d( f ) = 0, f = dg con g C

(U).
Le g = costante deniscono in U la foliazione associata alla distribuzione V

.
XIII.7. IL TEOREMA DI DARBOUX SULLE FORME CANONICHE 223
Pi ` u in generale, quando V

non sia totalmente integrabile, possiamo porci


il problema di determinare foliazioni locali, di dimensione massimale, di variet` a
integrali di V

.
Osserviamo che, se V V

` e totalmente integrabile, allora


d(X
1
, X
2
) = X
1
(X
2
) X
2
(X
1
) ([X
1
, X
2
]) = 0, X
1
, X
2
B.
Dobbiamo quindi cercare le intersezioni della distribuzione V

con le distribuzioni
vettoriali massimali su cui si annulla la forma d.
Nel caso in cui il rango di d su V

sia costante, questo problema ` e risolto dal


seguente
Teorema XIII.7.7 (Darboux). Sia
1
(M) una forma dierenziale che goda
delle propriet ` a:
(p) 0, p M, (13.7.10)
d(p) ha rango 2r su T
p
M, per ogni p M. (13.7.11)
Sia p M. Allora:
(1) Se
(13.7.12) (p) (d(p))
r
0,
possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed una distribuzione
totalmente integrabile V
mr1
X(U), di rango m r 1 in U, con
(13.7.13) V
mr1
V

(U).
(2) Se
(13.7.14) (d)
r
= 0 in un intorno di p,
possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed una distribuzione
totalmente integrabile V
mr
X(U), di rango m r in U, con
(13.7.15) V
mr
V

(U).
Tali distribuzioni hanno rango massimo tra le distribuzioni totalmente integrabili
contenute in V

(U), per un intorno aperto U di p in M.


Dimostrazione. Supponiamo valga la (13.7.12). A meno di sostituire ad M un
intorno aperto di p in M, possiamo supporre, per semplicit` a, che la (13.7.12) valga
per tutti i punti di M.
Per il Teorema XIII.7.4, possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed
una distribuzione vettoriale totalmente integrabile V
1
X(U), di rango mr su U,
su cui d si annulli identicamente. Lintersezione V
1
V

` e una distribuzione di
rango mr 1 per il Lemma XIII.7.2. Dico che V
1
V

` e totalmente integrabile.
Infatti, se X, Y V
1
V

, ` e [X, Y] V
1
perch e V
1
` e totalmente integrabile, ed
[X, Y] V

perch e
([X, Y]) = d(X, Y) + X(Y) Y(X) = 0.
224 XIII. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Consideriamo ora il caso in cui valga la (13.7.14). Possiamo supporre per
semplicit` a che (d)
r
= 0 su M. Per il Lemma XIII.7.2,
K
d
= X X(M) d(X, Y) = 0, Y X(M) V

.
e la distribuzione vettoriale
V
0
= X X(M) (X|d) = 0
contiene N
d
, ha rango m 2r + 1 ed ` e contenuta in V

.
La distribuzione V
0
` e formalmente integrabile. Infatti
([X, Y]) = d(X, Y) X(Y) + Y(X) = 0,
in quanto (X) = 0, (Y) = 0 e d(X, Y) = (X|d)(Y) = 0 perch e (X|d) ` e
multiplo di per X V
0
.
`
E poi, se X, Y V
0
e Z V

,
0 = d
2
(X, Y, Z) = Xd(Y, Z) Yd(Y, Z) + Zd(X, Y)
d([X, Y], Z) + d([X, Z], Y) d([Y, Z], X)
= d([X, Y], Z),
perch e d(Y, Z) = 0, d(Y, Z) = 0, d(X, Y) = 0, d([X, Z], Y) = 0, d([Y, Z], X) =
0 in quanto le forme X|d ed Y|d sono multiple di ed [X, Z], [Y, Z] V

.
Quindi [X, Y]|d si annulla su V

e perci ` o ` e un multiplo di .
Per il Teorema XIII.7.4, per ogni punto p M possiamo trovare una distribu-
zione vettoriale V
1
in U, di rango m r, che contenga V
0
(U) e su cui d sia iden-
ticamente nulla. Per il Lemma XIII.7.2, la V
1
` e contenuta in V

. La dimostrazione
` e completa.
Dalla discussione sulle forme canoniche di una due forma fatta sopra, ricavia-
mo il
Teorema XIII.7.8 (Darboux). Sia
1
(M) una uno-forma, che non si annulli
in nessun punto di M e tale che d abbia rango costante 2r in tutti i punti di M.
Sia p M. Allora:
(1) Se (d)
r
non si annulla in p, esiste una carta coordinata (U, x) con
centro in p tale che
(13.7.16) = dx
2r+1
+

r
i=1
x
i
dx
r+i
in U.
(2) Se (d)
r
` e identicamente nulla in un intorno di p, esiste una carta
coordinata (U, x) con centro in p tale che
(13.7.17) =

r
i=1
x
i
dx
r+i
in U.
CAPITOLO XIV
La coomologia di de Rham sulle variet` a
XIV.1. Denizioni prinicipali
Denizione XIV.1.1. I complessi di spazi vettoriali ed operatori dierenziali
0
0
(M)
d

1
(M)
d

2
(M)

q1
(M)
d

q
(M)
d

q+1
(M)
(14.1.1)
0
0
c
(M)
d

1
c
(M)
d

2
c
(M)

q1
c
(M)
d

q
c
(M)
d

q+1
c
(M)
(14.1.2)
si dicono il complesso di de Rham ed il complesso di de Rham pei supporti com-
patti, rispettivamente. Poniamo
Z
q
(M) =
q
(M) d = 0, (forme chiuse) (14.1.3)
B
q
(M) = d
q1
(M), (forme esatte) (14.1.4)
Z
q
c
(M) =
q
c
(M) d = 0, (forme chiuse a supporto compatto) (14.1.5)
Z
q
c
(M) = d
q1
c
(M), (forme esatte a supporto compatto). (14.1.6)
I quozienti
H
q
(M) = Z
q
(M)/B
q
(M), (14.1.7)
H
q
c
(M) = Z
q
c
(M)/B
q
q
(M) (14.1.8)
si dicono, rispettivamente, il q-esimo gruppo di coomologia di de Rham e il q-
esimo gruppo di coomologia di de Rham a supporti compatti.
Proposizione XIV.1.2. Sia M una variet ` a dierenziabile di dimensione m e ponia-
mo
(14.1.9) H

(M) =

m
q=0
H
q
(M), H

c
(M) =

m
q=0
H
q
c
(M).
Il prodotto esterno nellalgebra di Grassmann

(M) denisce per passaggio al


quoziente una struttura di algebra di Grassmann su H

(M) ed H

c
(M).
Dimostrazione. Basta osservare che
(d) = d( ),
q
1
(M), Z
q
2
(M).
Quindi
Z
q
1
(M) Z
q
2
(M) Z
q
1
+q
2
(M) e
B
q
1
(M) Z
q
2
(M) + Z
q
1
(M) B
q
2
(M) B
q
1
+q
2
(M).
225
226 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Se Z
q
1
(M), Z
q
2
ed [], [] sono le classi di coomologia da esse
denite, poniamo
[] [] = [ ].
Denizione XIV.1.3. Lo spazio vettoriale reale H

(M), con loperazione ottenuta


per passaggio al quoziente dal prodotto esterno, si dice lanello di coomologia reale
della variet` a M.
XIV.2. Invarianza omotopica
Siano M, N variet` a dierenziabili ed f C

(M, N) unapplicazione die-


renziabile. Si verica facilmente che il pull-back e il dierenziale sulle forme
commutano. Quindi, per passaggio ai quozienti, la f denisce unapplicazione
naturale
(14.2.1) f

: H
q
(N) H
q
(M)
ed anche, se f ` e propria, unapplicazione f

: H
q
c
(N) H
q
c
(M).
Lemma XIV.2.1. Sia M una variet` a dierenziabile, sia I un intervallo di R, e
consideriamo la proiezione p
M
: M I M e, per ogni t I, la sezione s
t
: M
x (x, t) M I. Allora per ogni intero q 0 ed ogni t I,
p

M
: H
q
(M) H
q
(M I) ed s

t
: H
q
(M I) H
q
(M)
sono isomorsmi, luno inverso dellaltro.
Dimostrazione. Abbiamo s
t
= id
M
per ogni t I, e quindi anche

t
` e
lidentit` a in coomologia:
H
q
(M)
p

J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
H
q
(M I)
s

t .q
q
q
q
q
q
q
q
q
q
H
q
(M)
In particolare, s

t
: H
q
(M I) H
m
(M) ` e surgettiva, e p

M
: H
q
(M)
H
q
(M I) ` e iniettiva.
Per ogni intero q 1 indichiamo con
q
M
(M I) lo spazio delle q-forme su
M I che sono localmente combinazioni lineari di elementi di p

M
(
q
(M)), con
coecienti in C

(M I). Abbiamo

q
(M I) =
q
M
(M I)
q1
M
(M I) dt.
Sia f Z
q
(M I). Scriviamo f = f
(q)
+ f
(q1)
dt con f
(h)

h
M
(M I). La
condizione dintegrabilit` a d f = 0 ci d` a
_

_
d
M
s

t
f
(h)
= 0 t I,
d
dt
s

t
f
(q)
+ (1)
q
d
M
s

t
f
(q1)
= 0 t I.
Fissato t
0
I, deniamo una forma g
(q1)

q1
M
(M I) mediante
g
(q1)
(x, t) = p

M
__
t
t
0
s

f
(h1)
d
_
(x, t)
XIV.3. FIBRATI VETTORIALI 227
Allora
(q)
= f d
MI
g
(q1)
Z
q
(M I)
q
M
(M I). In particolare, soddisfa
d
dt
s

(q)
= 0,
onde s

(q)
` e una forma
q
(M), indipendente da t I, ed abbiamo
(q)
= p

M
.
Inoltre
d
M
= d
M
s

(q)
= s

t
d
MI

(q)
= 0.
Questo dimostra che p

M
: H
q
(M) H
q
(M I) ` e anche surgettiva, e completa
quindi la dimostrazione.
Abbiamo la
Proposizione XIV.2.2. Due applicazioni dierenziabili f
0
, f
1
C

(M, N) omoto-
pe inducono la stessa applicazione in coomologia.
Dimostrazione. Per ipotesi esiste unapplicazione dierenziabile
F = ( f
t
) C

(M I, N), con F( , 0) = f
0
, F( , 1) = f
1
.
`
E f
t
= F s
t
e quindi f

t
= s

t
F

. Per il Lemma XIV.2.1, per ogni t [0, 1], s

t
inverte p

M
, ove p
M
: M [0, 1] M ` e la proiezione sul primo fattore. Abbiamo
perci ` o, in coomologia, f

0
= (p

M
)
1
F

= f

1
.
Corollario XIV.2.3. Due variet` a che abbiano lo stesso tipo domotopia hanno la
stessa coomologia di de Rham.
Ricordiamo, che, per variet` a dierenziabili, possiamo denire tutte le nozioni
usuali dellomotopia richiedendo che tutte le mappe considerate siano dierenzia-
bili. Ad esempio, nellenunciato del corollario, il fatto che due variet` a M ed N
abbiamo lo stesso tipo domotopia si pu` o formulare nel modo seguente:
Esistono applicazioni dierenziabili f C

(M, N), g C

(N, M), =

t
C

(M [0, 1], M), =


t
C

(N [0, 1], N), tali che


_

0
= g f ,

1
= id
M
,
_

0
= f g,

1
= id
N
.
XIV.3. Fibrati vettoriali
In un brato vettoriale = (E

M) la base M ` e un retratto di deformazione
dierenziabile dello spazio totale E. Abbiamo perci ` o
Teorema XIV.3.1. Sia = (E

M) un brato vettoriale. Lapplicazione
(14.3.1)

: H

(M) H

(E)
indotta dal pullback di forme ` e un isomorsmo.
Indichiamo con
(14.3.2)
q
ch
(E) =
q
(E) (supp ) M
228 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
lo spazio delle q-forme alternate, di classe C

su E, il cui supporto sia contenuto


nellimmagine inversa di un compatto di M. Poich e il dierenziale non accresce i
supporti, abbiamo un sottocomplesso del complesso di de Rham:
(14.3.3)
0
0
ch
(E)
d

1
ch
(E)
d

2
ch
(E)
Poniamo
Z
q
ch
(E) =
q
ch
(E) d = 0,
B
q
ch
(E) = d
q1
ch
(E),
H
q
ch
(E) = Z
q
ch
(E)/B
q
ch
(E).
Denizione XIV.3.2. Chiamiamo H
q
ch
(E) il q-esimo gruppo di coomologia di de
Rham con supporti compatti nella base.
Con una dimostrazione analoga a quella del Lemma XIV.2.1 si verica che
vale il
Teorema XIV.3.3. Sia = (E

M) un brato vettoriale di rango n. Il pullback
di forme denisce un isomorsmo
(14.3.4)

: H

c
(M) H

ch
(E).
Dimostrazione. Consideriamo lapplicazione F = f
t
: E R E denita
da f
t
() = t per ogni E e t R. Se
q
ch
(E), allora F


q
ch
(E R) per
il brato vettoriale E R

M di rango n + 1 ottenuto dalla somma diretta di
con il brato banale in rette su M. Possiamo scrivere
F

=
0
+ dt
1
,
ove
i

qi
E
(E R)
qi
ch
(E R). Se d
E
= 0, allora d
ER
F

= 0, e questo d` a
d
E

0
= 0,

0
dt
= d
E

1
.
Se
(t) =
_
t
0
dt
1

q1
ch
(E R),
allora
F

d
ER
=
0
(0) =

(
M
),
ove abbiamo identicato M alla sezione nulla di . Questo dimostra che lapplica-
zione (14.3.4) ` e surgettiva. Poich e la composizione dellinclusione : M E e
della proiezione ` e lidentit` a su M, la

` e lidentit` a in coomologia e quindi in


particolare

` e anche iniettiva. Quindi (14.3.4) ` e un isomorsmo.


XIV.5. COMPLESSI DIFFERENZIALI 229
XIV.4. Coomologia di deRham e rivestimenti
Siano M, N due variet` a topologiche e : N M unapplicazione di rivesti-
mento. Il dato di una struttura dierenziale su una delle due determina univoca-
mente una struttura dierenziabile sullaltra, che renda un dieomorsmo locale.
Vale la seguente
Proposizione XIV.4.1. Siano M, N due variet` a dierenziabili e C

(N, M) un
rivestimento regolare a un numero nito di fogli. Allora

: H

(M) H

(N) ` e
iniettiva.
Dimostrazione. Per ipotesi il gruppo G = Aut() degli automorsmi del rive-
stimento
1
, che opera in modo semplicemente transitivo sulle bre del rivestimento,
` e un gruppo nito e i suoi elementi sono dieomorsmi di N. Deniamo
(14.4.1) :

(N)
1
G

gG
g

.
Indichiamo con

G
(N) =

(N) g

= , g G
lR-sottospazio vettoriale di

(N) delle forme G-invarianti. Abbiamo un diagram-


ma commutativo

(N)

G
(N)

(M)

u
u
u
u
u
u
u
u
u

I
I
I
I
I
I
I
I
I
in cui la composizione

` e un isomorsmo. Indichiamo con la sua inversa.


Osserviamo che d
N

G
(N)

G
(N), in quanto commuta con il dierenziale d
N
.
Abbiamo
(

()) = ,

(M), (d
N
) = d
M
(),

G
(N).
Sia
q
(M), con d
M
= 0. Se

= d
N
, con
q1
(N), abbiamo,
poich e

` e lidentit` a su

G
(N),

= (

) = (d
N
) = d
N
() = d
N

((())) =

(d
M
(())).
da cui otteniamo che = d
M
(()) ` e coomologa a zero.

XIV.5. Complessi dierenziali


Ricordiamo qui alcuni fatti algebrici generali che ci saranno utili nel seguito.
1
Gli elementi di Aut() si dicono in inglese deck transformations. Il rivestimento si dice rego-
lare se i suoi automorsmi operano transitivamente sulle bre. Il rivestimento universale ` e regolare,
con gruppo degli automormsi isomorfo al gruppo fondamentale della base.
230 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Denizione XIV.5.1. Un complesso dierenziale ` e il dato di uno spazio vettoriale
C su un campo k, di una sua Z-gradazione C =

qZ
C
q
e di un omomorsmo
d
C
: C C, omogeneo di grado 1, con d
C
2
= 0. Indichiamo il complesso
mediante
(14.5.1)
C
q1
d
C
C
q
d
C
C
q+1

La coomologia di (22.3.1) ` e la somma diretta di spazi vettoriali:
H(C, d
C
) =

qZ
H
q
(C, d
C
), (14.5.2)
ove H
q
(C, d
C
) = (ker d
C
C
q
)/d
C
(C
q1
).
Lo spazio vettoriale H
q
(C, d
C
) si dice anche il q-esimo gruppo di coomologia di
(22.3.1).
Dati due complessi dierenziali (A, d
A
) e (B, d
B
) sullo stesso campo k, unap-
plicazione lineare f : A B si dice un omomorsmo di complessi se
f (A
q
) B
q
, q Z, (14.5.3)
f d
A
= d
B
f . (14.5.4)
Essa induce unapplicazione naturale
(14.5.5) f

: H
q
(A, d
A
) H
q
(B, d
B
),
che fa corrispondere alla classe [a
q
] di a
q
ker d
A
A
q
la classe [ f (a
q
)] di f (a
q
)
ker d
B
B
q
.
Una successione
(14.5.6)
V
q1
f
q1
V
q
f
q
V
q+1

di k-spazi vettoriali su di applicazioni k-lineari si dice esatta se
(14.5.7) f
q1
(V
q1
) = ker f
q
, q Z.
Una successione esatta della forma
(14.5.8)
0 A

B

C 0
si dice una successione esatta corta.
Se (A, d
A
), (B, d
B
) e (C, d
C
) sono complessi dierenziali di spazi vettoriali su k
e la (22.3.8) ` e una successione esatta corta di omomorsmi di complessi, deniamo
una corrispondenza tra i cocicli di (C, d
C
) e quelli di (A, d
A
) mediante
(14.5.9)
_

_
c
q
C
q
, d
C
c
q
= 0,
b
q
B
q
, (b
q
) = c
q
,
! a
q+1
A
q+1
, (a
q+1
) = d
B
b
q+1
,
d
A
a
q+1
= 0.
Lesistenza di b
q
` e conseguenza della surgettivit` a di . Lesistenza e unicit` a di a
q+1
segue dal fatto che (d
B
b
q
) = d
C
(b
q
) = d
C
c
q
= 0 e dallesattezza di (22.3.8).
Poich e ` e iniettiva, otteniamo che d
A
(a
q+1
) = 0 perch e (d
A
a
q+1
) = d
B
(a
q+1
) =
d
2
B
b
q
= 0.
XIV.5. COMPLESSI DIFFERENZIALI 231
Per vericare che la corrispondenza c
q
a
q+1
denisce unapplicazione
(14.5.10)
q
: H
q
(C, d
C
) H
q+1
(A, d
A
)
in coomologia, ` e suciente vericare che a
q+1
` e coomologo a 0 se lo ` e c
q
. Suppo-
niamo quindi che sia c
q
= d
C
c
q1
per qualche c
q1
C
q1
. Abbiamo allora
b
q1
B
q1
t.c. (b
q1
) = c
q1
=(b
q
) = c
q
= d
C
c
q1
= d
C
(b
q1
) = (d
B
b
q1
)
=(b
q
d
B
b
q1
) = 0
=! a
q
A
q
t.c. (a
q
) = b
q
d
B
b
q1
=(d
A
a
q
) = d
B
(a
q
) = d
B
(b
q
d
B
b
q1
) = d
B
b
q
= (a
q+1
)
=a
q+1
= d
A
a
q
.
Quindi la
q
risulta ben denita da
(14.5.11) ([c
q
]) = [a
q+1
].
Abbiamo il
Teorema XIV.5.2. Se (22.3.8) ` e una successione esatta corta di complessi die-
renziali di spazi vettoriali su k, allora abbiamo una successione esatta lunga
(14.5.12)
H
q1
(B, d
B
)

H
q1
(C, d
C
)

q1
H
q
(A, d
A
)

H
q
(B, d
B
)

H
q
(C, d
C
)

q
H
q+1
(A, d
A
)
Nello studio dei gruppi di coomologia dei complessi, ` e spesso utile il seguente
lemma algebrico:
Teorema XIV.5.3 (Lemma dei cinque). Consideriamo un diagramma commutati-
vo di gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe e colonne esatte:
0 0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0 0
Abbiamo supposto cio` e che
1
sia surgettiva,
2
e
4
siano isomorsmi ed
5
sia
iniettiva. Allora
3
` e un isomorsmo.
232 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Dimostrazione. Dimostriamo che
3
` e iniettiva. Sia a
3
A
3
, con
3
(a
3
) = 0.
Abbiamo

4
( f
3
(a
3
)) = g
3
(
3
(a
3
)) = 0 = f
3
(a
3
) = 0 = a
2
A
2
t.c. a
3
= f
2
(a
2
)
=
3
( f
2
(a
2
)) = g
2
(
2
(a
2
)) = 0 = b
1
B
1
t.c.
2
(a
2
) = g
1
(b
1
)
= a
1
A
1
t.c.
1
(a
1
) = b
1
, =
2
(a
2
) = g
1
(
1
(a
1
)) =
2
( f
1
(a
1
))
= a
2
= f
1
(a
1
) = a
3
= f
2
f
1
(a
1
) = 0.
Dimostriamo ora che
3
` e surgettiva. Abbiamo:
a
4
A
4
t.c. g
3
(b
3
) =
4
(a
4
) = 0 = g
4
g
3
(b
3
) = g
4

4
(a
4
) =
5
f
4
(a
4
)
= f
4
(a
4
) = 0 = a
3
A
3
t.c. f
3
(a
3
) = a
4
= g
3
(b
3
) =
4
f
3
(a
3
) = g
3
(
3
(a
3
)) = g
3
(b
3

3
(a
3
)) = 0
= b
2
B
2
t.c. g
2
(b
2
) = b
3

3
(a
3
) = a
2
A
2
t.c.
2
(a
2
) = b
2
= b
3

3
(a
3
) = g
2

2
(a
2
) =
3
( f
2
(a
2
)) = b
3
=
3
(a
3
+ f
2
(a
2
)).

Dalla dimostrazione segue che


Teorema XIV.5.4 (Lemmi dei quattro). Consideriamo un diagramma commutati-
vo di gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe esatte:
0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4

_

2

_

3

_

4

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4

_
0
Se
1
` e surgettiva ed
2
,
4
iniettive, allora
3
` e iniettiva.
Consideriamo un diagramma commutativo di gruppi abeliani e di omomor-
smi, con righe esatte:
0

_
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

3

_

4

_

5

_
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0
XIV.6. LE SUCCESSIONI DI MAYER-VIETORIS 233
Se
5
` e iniettiva ed
2
,
4
surgettive, allora
3
` e surgettiva.
XIV.6. Le successioni di Mayer-Vietoris
La successione di Mayer-Vietoris
2
` e uno degli strumenti fondamentali per il
calcolo dei gruppi di coomologia. Essa ` e una conseguenza del Teorema XIV.5.2 e
del
Lemma XIV.6.1. Siano A, B due aperti di una variet` a M. Allora, per ogni intero
q, la successione corta
(14.6.1)
0
q
(A B)


q
(A)
q
(B)


q
(A B) 0,
ove
(14.6.2)
_

_
( f ) = f
A
f
B
f
q
(A B),
(g h) = g
AB
h
AB
g
q
(A), h
q
(B),
` e esatta.
Dimostrazione. Liniettivit` a di e il fatto che limmagine di sia uguale al
nucleo di sono evidenti. La surgettivit` a di segue dallesistenza di una partizione
dellunit` a su A B subordinata al ricoprimento A, B. Se
A
,
B
C

(A B) e
supp
A
A, supp
B
B, e
A
+
B
= 1 su A B, allora, data f
q
(A B),
possiamo denire
f
A
=
_

B
f su A B,
0 su A \ B,
, f
B
=
_

A
f su A B,
0 su B \ A.
Allora f
A

q
(A), f
B

q
(B) ed f
A
f
B
= f su A B.
Otteniamo quindi, per il Teorema XIV.5.2, il
Teorema XIV.6.2 (Mayer-Vietoris). Se A, B sono due aperti di una variet` a die-
renziabile M abbiamo una successione esatta lunga
H
q1
(A) H
q1
(B) H
q1
(A B)
H
q
(A B) H
q
(A) H
q
(B) H
q
(A B)
H
q+1
(A B) H
q+1
(A) H
q+1
(B)
Dimostrazione. Il risultato segue dal Teorema XXII.3.2. Lapplicazione
q
si
pu` o descrivere nel modo seguente. Se f Z
q
(A B) ed f
A

q
(A), f
B

q
(B)
sono forme tali che f = f
A
f
B
su A B, allora
(14.6.3) g =
_

_
d f
A
su A,
d f
B
su B,
2
Leopold Vietoris (Radkersburg, 4 giugno 1891 - Innsbruck, 9 aprile 2002), mathematico
austriaco. I suoi principali contributi sono nel campo della topologia e della storia della matematica.
Meinhard E. Mayer (nato nel 1929 in Romania), ha insegnato a partire dal 1966 presso lUni-
versit` a della California ad Irvine. I suoi interessi principali sono stati i metodi geometrici delle teorie
di gauge e le applicazioni delle ondelette alla turbolenza. Ha contribuito alla teoria dei bosoni-vettori
(W e Z bosoni) e dellunicazione elettro-debole, che sarebbe divenuta poi il modello standard.
234 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
denisce un elemento di Z
q+1
(AB), la cui classe di coomologia [g] in H
q+1
(AB)
` e limmagine mediante
q
della classe [ f ] di f in H
q
(A B).
XIV.7. Alcuni esempi
Esempio XIV.7.1. Consideriamo la circonferenza S
1
= z C z = 1. Siano
A = S
1
\ i, B = S
1
\ i. Allora A e B sono dieomor ad R, A B allunione
disgiunta di due copie di R. Risulter` a quindi:
H
q
(A) = H
q
(B) =
_

_
R se q = 0,
0 se q 0,
H
q
(A B) =
_

_
R
2
se q = 0,
0 se q 0.
Dalla successione di Mayer-Vietoris ricaviamo allora che H
q
(S
1
) = 0 se q 0, 1.
Abbiamo poi
0 H
0
(S
1
) R R R
2
H
1
(S
1
) 0.
`
E H
0
(S
1
) = R, perch e S
1
` e connesso per archi. Quindi la dimensione dello spazio
vettoriale H
1
(S
1
) si ricava da
0 = dim
R
H
0
(S
1
) dim
R
R R + dim
R
R
2
dim
R
H
1
(S
1
)
= 1 2 + 2 dim
R
H
1
(S
1
).
`
E perci ` o H
1
(S
1
) = R.
Esempio XIV.7.2. Consideriamo la sfera
S
n
= x = (x
0
, x
1
, . . . , x
n
) R
n+1
x = 1, n > 1.
Siano A = x S
n
x
0
> 1, B = x S
n
x
0
< 1. Poich e A e Bsono dieomor
ad R
n
, ed A B ` e connesso, otteniamo dalla successione di Mayer-Vietoris gli
isomorsmi
H
q
(S
n
) = H
q1
(A B), se q 0, 1,
e la successione esatta
0 H
0
(S
n
) = R R R H
0
(A B) = R
H
1
(S
n
) 0.
Dalla successione esatta ricaviamo che H
1
(S
n
) = 0 se n > 1. Inne, A B si
retrae per deformazione su S
n1
= x S
n
x
0
= 0. Vedremo che questo d` a
H
q
(A B = H
q
(S
n1
) per ogni q Z. Ricaviamo cos` per ricorrenza, utilizzando
lesempio precedente, che
H
q
(S
n
) =
_

_
R se q = 0, n,
0 se q 0, n.
Esempio XIV.7.3. Se n > 1, il rivestimento universale dello spazio proiettivo RP
n
` e il rivestimento a due fogli : S
n
RP
n
. Abbiamo quindi, per la Proposi-
zione XIV.4.1, applicazioni iniettive

: H
q
(RP
n
) H
q
(S
n
). In particolare,
otteniamo che
H
q
(RP
n
) = 0 se 0 < q < n.
XIV.7. ALCUNI ESEMPI 235
Inoltre, H
0
(RP
n
) = R perch e RP
n
` e connesso.
Per calcolare H
n
(RP
n
) utilizziamo la successione esatta di Mayer-Vietoris. Sia
= x
0
= 0 un iperpiano di RP
n
. Fissiamo un punto p
0
che non appartenga a ,
ad esempio il punto di coordinate omogenee (1, 0, . . . , 0). Allora A = RP
n
\ p
0
` e
un intorno tubolare di . La proiezione : A associa ad un punto p distinto
da p
0
il punto dintersezione (p) di con la retta pp
0
.
Sia B = RP
n
\ . Abbiamo allora, indicando con = lequivalenza omotopica,
A = RP
n
\ p
0
= RP
n1
,
B = RP
n
\ = R
n
,
A B = RP
n
,
A B = R
n
\ 0 = S
n1
.
Abbiamo perci ` o la successione esatta in coomologia
0 H
n1
(RP
n1
) R H
n
(RP
n
) 0,
perch e H
n1
(RP
n
) = 0, H
n1
(S
n1
) = R, H
n
(RP
n1
) = 0.
Poich e H
1
(RP
1
) = H
1
(S
1
) = R, otteniamo per ricorrenza che
H
n
(RP
n
) =
_

_
R se n ` e dispari,
0 se n ` e pari.
Esempio XIV.7.4. Siano m, n interi con 1 m < n e sia un m-piano di RP
n
. Sia
M = RP
n
\ . Scegliamo un (nm1)-piano

di RP
n
con

= . Per ogni
q M, l(m+1)-piano per q e interseca

in uno ed un solo punto p = (q).


Poich e (q) \ = R
m+1
, la = (M

) denisce un intorno tubolare di

in
RP
n
, con spazio totale M. L(nm1)-piano

` e quindi un retratto di deformazione


di M. Otteniamo perci ` o
H
q
(RP
n
\ RP
m
) = H
q
(RP
nm1
), q > 0.
Ad esempio,
H
q
(RP
2m+1
\ RP
0
) =
_

_
R se q = 0,
0 altrimenti,
H
q
(RP
2m
\ RP
0
) =
_

_
R se q = 0, 2m 1,
0 altrimenti,
H
q
(RP
3
\ RP
1
) =
_

_
R se q = 0, 1,
0 altrimenti,
H
q
(RP
5
\ RP
1
) =
_

_
R se q = 0, 3,
0 altrimenti,
H
q
(RP
5
\ RP
2
) =
_

_
R se q = 0,
0 altrimenti,
236 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
H
q
(RP
5
\ RP
3
) =
_

_
R se q = 0, 1
0 altrimenti.
Esempio XIV.7.5. Consideriamo ora lo spazio proiettivo CP
n
. Sia = z
0
= 0 un
suo iperpiano e p
0
un punto non appartenente a , ad esempio il punto di coordinate
omogenee (1, 0, . . . , 0). Allora A = CP
n
\ p
0
= z
1

2
+ + z
n

2
> 0 ` e lo spazio
totale di un suo intorno tubolare in CP
n
. Poniamo B = CP
n
\ . Allora
A = z
1

2
+ + z
n

2
> 0 = CP
n1
,
B = CP
n
\ = C
n
= 0,
A B = CP
n
,
A B = C
n
\ 0 = S
2n1
,
ove = indica equivalenza omotopica. Otteniamo allora la successione esatta:
0 H
1
(CP
n
) H
1
(CP
n1
) H
1
(S
2n1
)
H
2
(CP
n
) H
q1
(S
2n1
)
H
q
(CP
n
) H
q
(CP
n1
) H
q
(S
2n1
)

da cui otteniamo
H
q
(CP
n
) = H
q
(CP
n1
), q 2n 2, H
2n1
(CP
n
) = 0, H
2n
(CP
n
) = R.
Ricaviamo perci ` o, per ricorrenza,
H
q
(CP
n
) =
_

_
R se q = 0, 2, . . . , 2n,
0 se q = 1, 3, . . . , 2n 1.
Esempio XIV.7.6. Siano m, n due interi con 1 m < n e un m-piano proiettivo
complesso in CP
n
. Se scegliamo un (nm1)-piano proiettivo complesso

che non
intersechi , lapplicazione che fa corrispondere ad ogni punto q di M = CP
n
\
lunico punto p = (q) di

in cui l(m+1)-piano proiettivo complesso per e q


interseca

denisce un intorno tubolare = (M



) di

in CP
n
. Otteniamo
perci ` o
H
q
(CP
n
\ CP
m
) =
_

_
R se q = 0, 2, . . . , 2(nm1),
0 altrimenti.
Esempio XIV.7.7. Siano M ed N due sottovariet` a proprie connesse di R
n
che si
intersechino in un punto p
0
. Possiamo scegliere due loro intorni tubolari con spa-
zi totali A e B la cui intersezione A B sia un intorno contrattile di p
0
. Dalla
successione esatta di Mayer-Vietoris possiamo allora dedurre che
H
0
(A B) = R, H
q
(A B) = H
q
(A) H
q
(B), per ogni q > 0.
Esempio XIV.7.8. Siano M una variet` a connessa di dimensione m 2, p
0
M
ed N = M\p
0
. Allora H
q
(M) = H
q
(N) per ogni q m, m 1. Infatti, se A ` e
XIV.8. LA SUCCESSIONE DI MAYER-VIETORIS A SUPPORTI COMPATTI 237
un intorno contrattile di p
0
in M, lintersezione A N ` e omotopicamente equiva-
lente alla sfera S
m1
. La successione di Mayer-Vietoris ci d` a quindi lisomorsmo
desiderato se 1 q m 2. Abbiamo poi la successione esatta
0 H
m1
(M) H
m1
(N) R
H
m
(M) H
m
(N) 0.
Una variet` a connessa di dimensione m ha m-esimo gruppo di coomologia di
de Rham uguale ad R se compatta ed orientabile, uguale a 0 altrimenti. Avremo
quindi H
m1
(M) = H
m1
(N) se M ` e compatta e orientabile, H
m1
(N) = H
m1
(M)
R altrimenti.
Esempio XIV.7.9. Siano M
1
, M
2
due variet` a connesse di dimensione m. Allora
H
q
(M
1
M
2
) = H
q
(M
1
) H
q
(M
2
) se q m 1, m.
Esempio XIV.7.10. Introduciamo su R
n
\ 0 la relazione di equivalenza
x y y = 2
k
x, con k Z.
Allora M = (R
n
\ 0)/ ha ununica struttura di variet` a dierenziabile di dimen-
sione n per cui la proiezione nel quoziente : R
n
\ 0 M sia un dieomorsmo
locale. Per n = 1 la M ` e dieomorfa ad S
1
e per n = 2 al toro T
2
= S
1
S
1
.
Supponiamo quindi nel seguito che n 3.
Possiamo ricoprire M con i due aperti
A = (1 < x < 2), B =
__
3
2
< x < 3
__
.
Allora A e B sono omotopicamente equivalenti ad S
n1
ed AB allunione disgiun-
ta di due copie di S
n1
. Otteniamo allora la successione esatta di Mayer-Vietoris:
0 R R R R R
H
1
(M) 0
0 H
q
(M) 0 per 2 q m 2
0 H
m1
(M) R R R R
H
m
(M) = R 0.
Otteniamo perci ` o
H
q
(M) =
_

_
R se q = 0, 1, (m 1), m,
0 altrimenti.
XIV.8. La successione di Mayer-Vietoris a supporti compatti
Costruiamo ora la successione esatta di Mayer-Vietoris per le forme a supporto
compatto.
Lemma XIV.8.1. Siano A, B due aperti della variet` a dierenziabile M. Allora,
per ogni intero non negativo q abbiamo la successione esatta
(14.8.1)
0
q
c
(A B)


q
c
(A)
q
c
(B)


q
c
(A B) 0
238 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
ove
_

_
( f ) = f f f
q
c
(A B),
( f g) = f g f
q
c
(A), g
q
c
(A B).
Dimostrazione. Liniettivit` a di e il fatto che limmagine di sia il nucleo
di sono ovvii. La surgettivit` a di ` e conseguenza della partizione dellunit` a. Se

A
,
B
C

(A B) e supp
A
A, supp
B
B, e
A
+
B
= 1 su A B, allora,
data f
q
c
(A B), possiamo denire
f
A
=
A
f , f
B
=
B
f .
Allora f
A

q
c
(A), f
B

q
c
(B) ed f
A
f
B
= f su A B.
Come conseguenza abbiamo
Teorema XIV.8.2 (Mayer-Vietoris pei supporti compatti). Siano A, B due aperti
della variet` a dierenziabile M. Abbiamo allora una successione esatta lunga per
la coomologia di de Rham a supporti compatti:
H
q1
c
(A) H
q1
c
(B) H
q1
c
(A B)
H
q
c
(A B) H
q
c
(A) H
q
c
(B) H
q
c
(A B)
H
q+1
c
(A B) H
q+1
c
(A) H
q+1
c
(B)
XIV.9. La dualit` a di Poincar e
Denizione XIV.9.1. Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m. Un buon
ricoprimento di M ` e un suo ricoprimento aperto U = U
i
per cui ogni intersezione
non vuota U
i
1
U
i
k
sia dieomorfa ad R
m
.
Introducendo una metrica Riemanniana su M e scegliendo intorni aperti con-
vessi possiamo dimostrare il
Teorema XIV.9.2. Ogni variet` a dierenziabile M ammette un buon ricoprimen-
to. Ogni ricoprimento aperto di una variet ` a dierenziabile M ammette un buon
ranamento.
Teorema XIV.9.3. Se una variet ` a M ammette un buon ricoprimento nito, allora
sia la sua coomologia di de Rham che la sua coomologia di de Rham coi sup-
porti compatti hanno dimensione nita. Se inoltre M ` e una variet ` a orientata di
dimensione m, la forma bilineare
(14.9.1) ( f , g)
_
M
f g, per f
q
(M), g
mq
c
(M)
denisce per passaggio al quoziente un accoppiamento di dualit` a tra H
q
(M) ed
H
mq
c
(M).
Dimostrazione. Ragionando per induzione sulla cardinalit` a di un buon rico-
primento, ed utilizzando le successioni esatte di Mayer-Vietoris, si dimostra facil-
mente la nitezza dei gruppi di coomologia di de Rham, sia con supporti chiusi che
con supporti compatti.
XIV.9. LA DUALIT
`
A DI POINCAR

E 239
Supponiamo ora che M sia orientabile, in modo da poter denire senza ambi-
guit` a lintegrale su M delle m-forme. Se f e g sono chiuse, ed una delle due esatta,
abbiamo
_
M
f g = 0.
Se infatti f = du, con u
q1
(M), allora f g = d(u g), con u g
m1
c
(M),
e quindi lintegrale (14.9.1) ` e nullo per la formula di Stokes. Se g = dv con v

q1
c
(M), allora ancora w = (1)
q
f v
m1
c
(M) e lintegrale (14.9.1) ` e nullo
per la formula di Stokes perch e f g = dw.
Quindi, per passaggio al quoziente la (14.9.1) denisce una forma bilineare
(14.9.2) H
q
(M) H
mq
c
(M) ([ f ], [g])
_
M
f g R.
Dimostriamo ora che (14.9.2) denisce un accoppiamento di dualit` a tra i grup-
pi di coomologia. Osserviamo che questo ` e vero se M = R
m
. Possiamo quindi
ragionare per induzione, supponendolo vero per variet` a M che ammettano un buon
ricoprimento che consista di al pi ` u un certo numero 1 di aperti, e dimostrandolo
quindi per variet` a che ammettano un buon ricoprimento con + 1 aperti.
Siamo U, V due aperti di M e deniamo
_

_
A
1
= H
q
(U V),
A
2
= H
q
(U) H
q
(V),
A
3
= H
q
(U V),
A
4
= H
q+1
(U V),
A
5
= H
q+1
(U) H
q+1
(V),
_

_
B
1
=
_
H
mq
c
(U V)
_

,
B
2
=
_
H
mq
c
(U)
_


_
H
mq
c
(V
_
)

,
B
3
=
_
H
q
c
(U V)
_

,
B
4
=
_
H
mq1
c
(U V)
_

,
B
5
=
_
H
mq1
c
(U)
_


_
H
mq1
c
(V)
_

,
ove V

denote il duale dello spazio vettoriale di dimensione nita V. La (14.9.2)


denisce le frecce verticali del diagramma commutativo a righe esatte
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5
,
ove le g
i
sono ottenute per dualit` a da quelle della successione esatta di Mayer-
Vietoris per i supporti compatti. Se M ammette un buon ricoprimento consistente
di + 1 aperti U
0
, U
1
, . . . , U

e scegliamo U = U
0
, V =
_

j=1
U
j
, allora U, V ed
U V ammettono buoni ricoprimenti con al pi ` u aperti. Per lipotesi induttiva ne
segue che
1
,
2
,
4
,
5
sono isomorsmi e dunque, per il lemma dei cinque, anche

3
` e un isomorsmo, che identica H
q
(M) = H
q
(U V) al duale di H
mq
c
(M).
Corollario XIV.9.4. Sia M una variet ` a dierenziabile orientata che ammette un
buon ricoprimento nito.
Sia
q
(M). Condizione necessaria e suciente anch e B
q
(M) ` e che
(14.9.3)
_
M
= 0, Z
mq
c
(M).
240 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Sia
q
c
(M). Condizione necessaria e suciente anch e B
q
c
(M) ` e che
(14.9.4)
_
M
= 0, Z
mq
(M).
Dimostrazione. Supponiamo che
q
(M) soddis la (14.9.4). Abbiamo in
particolare
_
M
(d) = (1)
q+1
_
M
d = 0,
mq+1
c
(M),
e quindi Z
q
(M). Se fosse [] 0 in H
q
(M), per il Teorema XIV.9.3 potremmo
trovare una Z
mq
c
(M) con
_
M
0.
Quindi B
q
(M). La dimostrazione nel caso delle forme a supporto compatto ` e
analoga.
In particolare abbiamo:
Teorema XIV.9.5. Se M ` e una variet ` a dierenziabile compatta e orientabile di
dimensione m, allora
(14.9.5) dim
R
H
q
(M) = dim
R
H
mq
(M) < +
e, ssata unorientazione di M, la (14.9.2) denisce un accoppiamento di dualit ` a
tra H
q
(M) ed H
mq
(M). In particolare, per una variet` a dierenziabile connessa,
compatta ed orientabile di dimensione m ` e H
m
(M) = R.
Osservazione XIV.9.6. Lenunciato non vale, in generale, nel caso di variet` a non
orientabili. Infatti, per uno spazio proiettivo reale di dimensione pari 2m abbiamo
R = H
0
(RP
2m
) H
2m
(RP
2m
) = 0.
Esempio XIV.9.7. Sia M una supercie orientabile di genere g. Possiamo ottene-
re M da un poligono chiuso P di 4g identicando a coppie i suoi lati secondo la
formula P = a
1
b
1
1
a
1
b
1
1
a
g
b
1
g
a
g
b
1
g
. Sia : P M la proiezione nel quo-
ziente. Utilizziamo un ricoprimento di M mediante i due aperti A = (

P) = R
2
,
B = (P \ p
0
) per un punto p
0


P. Lintersezione A B ` e omotopicamen-
te equivalente ad S
1
. Per lEsempio XIV.7.7, poich e B si retrae su un bouquet
di 2q circonferenze, otteniamo che H
1
(B) = H
1
(S
1
) H
1
(S
1
)
.,,.
2q volte
= R
2g
. Per
Mayer-Vietoris abbiamo allora la successione esatta
0 H
1
(M) R
2g
R H
2
(M) 0.
Per la dualit` a di Poincar e abbiamo H
2
(M) = H
0
(M) = R e quindi H
1
(M) = R
2g
.
Osservazione XIV.9.8. I gruppi di coomologia H
q
(M) hanno in generale, anche
quando non siano di dimensione nita, una struttura naturale di spazi di Fr echet.
Se M ` e orientata, i gruppi H
mq
c
(M), con unopportuna topologia, sono ancora i
loro duali topologici. Laccoppiamento di dualit` a ` e sempre denito dalla (14.9.2).
XIV.10. GRADO DI UNAPPLICAZIONE 241
XIV.10. Grado di unapplicazione
Dal Teorema XIV.9.5, ed utilizzando gli argomenti della dimostrazione del
Teorema XII.6.3, otteniamo
Teorema XIV.10.1. Siano M, N due variet ` a connesse, compatte, orientate, della
stessa dimensione m. Se f : M N ` e unapplicazione dierenziabile, esiste un
numero reale k tale che
(14.10.1)
_
M
f

= k
_
N
,
m
(N).
Il numero k ` e la somma algebrica delle segnature di d f (p), per p che varia nella
controimmagine f
1
(q) di un valore regolare q N di f .
`
E perci ` o un numero
intero ed ` e uguale a zero se f non ` e surgettiva.
Denizione XIV.10.2. Il numero intero k nella formula (14.10.1) si dice il grado
dellapplicazione f e si denota con deg( f ).
Esempio XIV.10.3. Su S
1
= z = e
i
C z = 1 la forma dierenziale
1
2
d =
1
2 i
dz
z
=
1
2 i
d z
z
denisce lorientazione ed ha integrale 1.
Se f O(D) C

(

D) ed f (z) 0 per z S
1
, la
(14.10.2) g : S
1
z
f (z)
f (z)
S
1
` e unapplicazione di classe C

. Per calcolarne lindice, osserviamo che


(14.10.3)
g

(
1
2
d) =
1
2 i
d log g =
1
2 i
_
d log f (z)
1
2
d log f (z)

f (z)
_
=
1
4 i
_ f

(z)dz
f (z)

(z)d z

f (z)
_
.
Otteniamo allora
(14.10.4)
deg(g) =
1
4 i
_
1
S
_ f

(z)dz
f (z)

(z)d z

f (z)
_
=
1
2 i
_
1
S
f

(z)dz
f (z)
=

zD

z
( f ),
ove
z
( f ) ` e la molteplicit` a di zero di f in z.
Pi ` u in generale se f M(D) C

(

D\ f
1
()) ` e una funzione meromorfa su
D, che si prolunga ad una funzione C

in un intorno di S
1
, e deniamo g mediante
la (14.10.2), il grado di g ` e ancora denito dalla (14.10.4), ove
z
( f ) indica lintero
per cui ( z)

f
(z)
f () ` e denita, olomorfa e non nulla in un intorno di z in D,
` e cio` e o lordine di zero o lopposto dellordine di polo di f in z.
242 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
XIV.11. La formula di K unnet
Teorema XIV.11.1 (formula di K unnet). Siano M ed N due variet` a dierenziabi-
li, di dimensioni m ed n, rispettivamente. Supponiamo che M ammetta un buon
ricoprimento nito
3
. Allora vale la formula di K unnet
4
(14.11.1)
_

_
H
q
(M N) =

m
j=0
H
j
(M) H
qj
(N),
H
q
c
(M N) =

m
j=0
H
j
c
(M) H
qj
c
(N),
per ogni q N.
Dimostrazione. Siano
(14.11.2) M N

M
.w
w
w
w
w
w
w
w
w

N

G
G
G
G
G
G
G
G
G
M N
le proiezioni del prodotto MN sui singoli fattori, e sia
q
1
(M)
q
2
(N) il prodotto
tensoriale algebrico di
q
1
(M) ed
q
2
(N). I suoi elementi sono le somme nite
(14.11.3) f =

r
j=1

M
(g
j
)

N
(h
j
), con g
j

q
1
(M), h
j

q
2
(N).
Abbiamo inclusioni naturali

q
1
+q
2
=q
Z
q
1
(M)Z
q
2
(N) Z
q
(M N),

q
1
+q
2
=q
_
B
q
1
(M)Z
q
2
(N) Z
q
1
(M)B
q
2
(N)
_
B
q
(M N),
che deniscono per passaggio al quoziente applicazioni
(14.11.4)

q
1
+q
2
=q
H
q
1
(M)H
q
2
(N) H
q
(M N).
Fissiamo due aperti U, V di M e poniamo
_

_
A
1
=

q
1
+q
2
=q
H
q
1
(U V)H
q
2
(N),
A
2
=

q
1
+q
2
=q
(H
q
1
(U) H
q
1
(V))H
q
2
(N),
A
3
=

q
1
+q
2
=q
H
q
1
(U V)H
q
2
(N),
A
4
=

q
1
+q
2
=q+1
H
q
1
(U V)H
q
2
(N),
A
5
=

q
1
+q
2
=q+1
_
H
q
1
(U) H
q
1
(V)
_
H
q
2
(N),
3
Il teorema vale anche sotto lipotesi meno restrittiva che i gruppi di coomologia di M siano
di dimensione nita. Nel caso in cui n e i gruppi di coomologia di de Rham di M n e tutti quelli di
N siano tutti di dimensione nita, la tesi vale ancora, purch e i prodotti tensoriali nella formula di
K unnet si intendano calcolati nel senso degli spazi vettoriali topologici.
4
Otto Hermann Lorenz K unneth (Neustadt an der Haardt, 6 luglio 1892 Erlangen, 7 maggio
1975) topologo algebrico tedesco.
XIV.11. LA FORMULA DI K

UNNET 243
_

_
B
1
= H
q
((U V) N),
B
2
= H
q
(U N) H
q
(V N),
B
3
= H
q
((U V) N),
B
4
= H
q+1
((U V) N),
B
5
= H
q+1
(U) H
q
1
(V N),
Per la successione esatta di Mayer-Vietoris, otteniamo un diagramma commutativo
a righe esatte
()
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5
,
dove le
i
sono denite dalle (14.11.4), sostituendo ad M le sottovariet` a U, V,
U V. Dimostreremo quindi la formula di K unnet per induzione sul numero di
aperti di un buon ricoprimento di M. Infatti, con una dimostrazione analoga a
quella del Lemma XII.4.4, si dimostra che
H
q
(R
m
N) = H
q
(N), q N,
e quindi la formula di K unnet vale quando M = R
m
. Supponiamo che essa valga
per ogni variet` a M che ammetta un buon ricoprimento con al pi ` u k aperti, per
qualche k 1. Se U
0
, . . . , U
k
` e un buon ricoprimento di una variet` a M, che
consiste di k + 1 aperti, consideriamo il diagramma () con U = U
0
e V = U
1

U
k
. Allora, per lipotesi induttiva,
1
,
2
,
4
,
5
sono isomorsmi. Per il
lemma dei cinque anche
3
` e un isomorsmo.
Con analoga dimostrazione otteniamo la generalizzazione della formula di
K unnet al caso di un brato
5
coomologicamente banale.
Teorema XIV.11.2 (Leray-Hirsch). Sia E

M un brato dierenziabile, con
bra tipica F. Supponiamo che M abbia un buon ricoprimento nito e che per
ogni intero non negativo q vi siano delle classi di coomologia e
q
1
, . . . , e
q

q
H
q
(E)
tali che il loro pull-back su ciascuna bra
1
(x), per x M, sia una base di
H
q
(
1
(x)). Allora vale la formula di K unneth:
(14.11.5) H
q
(E) =

q
1
+q
2
=q
H
q
1
(M) H
q
2
(F).
Esempio XIV.11.3. Sia T
n
= S
1
S
1
.,,.
n volte
il toro n-dimensionale.
`
E T
n
= T
n1
S
1
.
Allora, per la formula di K unnet, abbiamo
H
q
(T
n
) = (H
q
(T
n1
) R) (H
q1
(T
n1
) R) = H
q1
(T
n1
) H
q
(T
n1
), q 1.
5
Per calcolare i gruppi di coomologia di un brato qualsiasi, si pu` o utilizzare la successione
spettrale di Serre, introdotta in J.P.Serre: Homologie singuli` ere des espaces br es, Ann.Math. 54
(1951), pp. 425-505.
244 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Poich e
_
n1
q
_
+
_
n1
q1
_
=
_
n
q
_
, otteniamo per ricorrenza
H
q
(T
n
) = R
(
n
q
)
, q = 0, 1, . . . , n.
XIV.12. Duale di Poincar e in una sottovariet` a orientata
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed S una sua sottovariet` a
propria orientata di dimensione k. Associamo ad S il funzionale lineare I
S
, denito
sulle k-forme a supporto compatto da:
(14.12.1) I
S
( f ) =
_
S
f , f
k
c
(M).
Per la formula di Stokes, I
S
( f ) = 0 se f B
k
c
(M). Per passaggio al quoziente, I
S
denisce quindi un funzionale lineare su H
k
c
(M). Supponiamo che M sia orientata
ed ammetta un buon ricoprimento nito. Allora, utilizzando la dualit` a di Poincar e,
possiamo identicare I
S
ad un elemento di H
mk
(M).
Denizione XIV.12.1. Sia M una variet` a orientata ed S una sua sottovariet` a pro-
pria orientata di dimensione k. Si dice duale di Poincar e chiuso di S una qualsiasi
forma
S
Z
mk
(M), tale che
(14.12.2)
_
M
f
S
=
_
S
f , f Z
k
c
(M).
La classe [
S
] H
mk
(M) ` e lelemento che denisce I
S
nella dualit` a di Poincar e.
In modo analogo, se S ` e una sottovariet` a compatta orientata di dimensione k
di M, possiamo associare ad essa un funzionale denito sulle k-forme dierenziali
con supporti chiusi in M, mediante
(14.12.3) I
S
( f ) =
_
S
f , f
k
(M).
Poich e I
S
( f ) = 0 se f B
k
(M), la I
S
denisce in questo caso un funzionale lineare
su H
k
(M). Per la dualit` a di Poincar e vi ` e un unico elemento di H
mk
c
(M) tale che,
se
S
Z
mk
c
(M) ` e un suo rappresentante, risulti
(14.12.4)
_
M
f
S
=
_
S
f , f Z
k
(M).
Denizione XIV.12.2. Sia M una variet` a orientata ed S una sua sottovariet` a com-
patta orientata di dimensione k. Una forma
S
Z
mk
c
(M) per cui valga la
(14.12.4) si dice duale di Poincar e compatto di S . La sua classe [
S
] H
mk
c
(M) ` e
lelemento che denisce I
S
nella dualit` a di Poincar e.
Esempio XIV.12.3. Il duale di Poincar e chiuso di un punto in R
n
` e 0, mentre il
suo duale di Poincar e compatto ` e una qualsiasi forma a supporto compatto con
integrale 1 su R
n
.
Esempio XIV.12.4. Sia S = (x, 0) x > 0 M = R
2
\ 0.
Introduciamo su M coordinate polari (r, ). Il dierenziale
d = (xdy ydx)/(x
2
+ y
2
)
XIV.13. LA PROPRIET
`
A SEMI-LOCALE 245
` e ben denito su M.
Sia f = a(x, y)dx + b(x, y)dy Z
1
c
(M). Scriviamola nella forma
f = dr + d, con = a cos + b sin , = r(a sin b cos ).
Abbiamo

M
f d =

dr d =
_

0
dr
_
2
0
(r, )d
Integrando per parti abbiamo
_
2
0
d = 2(r, 0)
_
2
0

d.
Utilizzando le condizioni dintegrabilit` a e scambiando lordine dintegrazione, ot-
teniamo che
_
+
0
dr
_
2
0

d =
_
2
0
d
_

0

r
dr = 0.
Quindi

M
f d = 2
_

0
(r, 0)dr = 2
_
S
f .
Quindi (2)
1
d ` e il duale di Poincar e chiuso di S = x > 0, y = 0 in M = R
2
\0.
Osserviamo che, in particolare, se f = adx + bdy Z
1
c
(R
2
\ 0, lintegrale
_
S

f , per S

= t(cos , sin ) t > 0


non dipende dalla scelta dellangolo .
Esempio XIV.12.5. Sia M = R
2
\ 0. Il duale di Poincar e di S
1
` e la classe di
(r)dr per una qualsiasi funzione C

c
(R), con supp r > 0 ed
_
R
dr = 1.
XIV.13. La propriet` a semi-locale
In questo paragrafo studiamo la coomologia di de Rham su variet` a dierenzia-
bili che possono non ammettere un buon ricoprimento nito. Dimostriamo innanzi
tutto il seguente
Lemma XIV.13.1. Sia M una variet ` a dierenziabile connessa ed orientabile, che
ammetta un buon ricoprimento nito. Sia q un intero con 1 q n ed
1
, . . . ,
k

Z
mq+1
c
(M) forme chiuse a supporto compatto tali che le loro classi di coomologia
[
1
], . . . , [
k
] deniscano una base di H
mq+1
c
(M).
Se B
q
(M), allora esiste una soluzione
q1
di
(14.13.1) d = ,
_
M

i
= 0, 1 i k.
Se
1
,
2

q1
sono soluzioni di (14.13.1), allora
1

2
B
q2
(M).
246 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Dimostrazione. Sia
0

q1
(M) una soluzione di d
0
= in M. Per la
dualit` a di Poincar e, esiste una
1
Z
q1
(M) tale che
_
M

1

i
=
_
M

0

i
, per 1 i k.
Allora =
0

1
soddisfa la (14.13.1).
Se
1
,
2
soddisfano la (14.13.1), allora
1

2
Z
q1
(M) soddisfa
_
M
(
1

2
) = 0, Z
mq+1
c
(M).
Infatti, Z
mq+1
c
(M) si pu` o scrivere in modo unico nella forma = d+
_
k
i=1
c
i

i
con
mq
c
(M) e c
1
, . . . , c
k
R. Abbiamo perci ` o
_
M
(
1

2
) =
_
M
(
1

2
) d +

k
i=1
c
1
_
M
(
1

2
)
i
= (1)
q1
_
M
d
_
(
1

2
)
_
= 0
per la formula di Stokes. Quindi, per il Corollario XIV.9.4,
1

2
B
q
(M).
La coomologia di de Rham gode della propriet` a semi-locale, che ` e descritta
dalla seguente
Proposizione XIV.13.2. Sia M una variet` a dierenziabile connessa, orientata e
numerabile allinnito. Sia q un intero 0. Per Z
q
(M) sono equivalenti:
(1) B
q
(M),
(2)
_
M
= 0, Z
mq
c
(M),
(3) U
aperto
M,
U
B
q
(U).
Dimostrazione. Per q = 0, una Z
0
(M) ` e una funzione costante su M e le
condizioni (1), (2), (3) equivalgono al fatto che = 0.
Osserviamo che chiaramente (1) (3) (2).
Fissiamo un buon ricoprimento numerabile e localmente nito U = U

di M,
con gli U

localmente compatti in M. A partire da U , costruiamo una successione


crescente di aperti connessi V

0
, con V

V
+1
ed M =
_

, ciascuno dotato
di un buon ricoprimento nito. A questo scopo possiamo denire per ricorrenza:
_

_
V
0
= U
0
,
V
+1
=
_
U

.
Se Z
q
(M), con m 1 e vale la (2), allora abbiamo in particolare
_
V

, Z
mq
c
(V

), ,
e quindi, per il Corollario XIV.9.4, per ogni indice 0 possiamo trovare una


q1
(V

) tale che
d

= su V

.
XIV.13. LA PROPRIET
`
A SEMI-LOCALE 247
Poich e ogni aperto relativamente compatto di M ` e contenuto in V

per qualche ,
otteniamo limplicazione (2) (3) e quindi lequivalenza (2) (3).
Dimostriamo inne limplicazione (3) (1). Sia V

0
la successione di
aperti costruita sopra.
Consideriamo in primo luogo il caso q = 1. Sia Z
1
(M) e supponiamo
che per ogni 0 vi sia un u

(V

) tale che du

= su V

. La funzione
u

u
+1

ha dierenziale nullo e quindi ` e costante su V

, in quanto V

` e connesso.
Perci ` o, ssato un punto p
0
V
0
, ` e
u

(p) u

(p
0
) = u
+1
(p) u
+1
(p
0
) su V

e quindi possiamo denire una u C

(M) con du = su M ponendo u(p) =


u

(p) u

(p
0
) su V

.
Consideriamo inne il caso q > 1.
Dico che ` e possibile costruire una successione
h

h1
Z
mq+1
c
(M) ed una
successione di aperti W

di M con le propriet` a:
(1) ([
h
]
M
), ove abbiamo indicato con [
h
]
M
la classe di coomologia di
h
in
H
mq+1
c
(M), ` e una base di H
mq+1
c
(M).
(2) W

W
+1
ed M =
_

.
(3) Ogni W

ammette un buon ricoprimento nito.


(4) Esiste una successione crescente h

di interi positivi tali che supp


h
W

per h h

e limmagine di H
nq+1
c
(W

) H
nq+1
c
(W
+1
) sia generata
dalle classi di
1
, . . . ,
h

in H
nq+1
(W
+1
).
Costruiamo le
h
e i W

per ricorrenza. Possiamo ssare W


0
= V
0
. Sappiamo,
per il Teorema XIV.9.5, che H
mq+1
c
(W
0
) ha dimensione nita. Possiamo quindi
scegliere
1
, . . . ,
h
0
Z
mq+1
c
(W
0
) in modo tale che le loro classi di coomo-
logia [
1
]
M
, . . . , [
h
0
]
M
in H
mq+1
c
(M) siano linearmente indipendenti e generino
limmagine di H
mq+1
c
(W
0
) H
mq+1
c
(M).
Le classi di coomologia [
1
]
W
0
, . . . , [
h
0
]
W
0
di
1
, . . . ,
h
0
in H
mq+1
c
(W
0
) sono
a maggior ragione linearmente indipendenti. Possiamo completarle ad una base di
H
mq+1
c
(W
0
), aggiungendo una base [
1
]
W
0
, . . . , [
k
]
W
0
del nucleo dellapplicazione
naturale H
mq+1
c
(W
0
) H
mq+1
c
(M). Fissiamo dei loro rappresentanti
1
, . . . ,
k

Z
mq+1
c
(W
0
). Per ogni j = 1, . . . , k possiamo trovare una forma
j

mq
c
(M)
tale che d
j
=
j
. Sar` a quindi suciente scegliere W
1
= V

con > 0 e tale che


supp
j
V

per ogni j = 1, . . . , k.
Ripetendo questa costruzione otteniamo le successioni [
h
] e W

desiderate.
Poniamo ora W
h
= per h < 0 e costruiamo, per ricorrenza, una successione

, con
(a)


q1
(W

), d

= ,
_
W


j
= 0 per 1 j h

,
(b)
+1

W
2
=

W
2
se 2.
Per il Lemma XIV.13.1 possiamo trovare
0
e
1
che soddisno (a). La condizione
(b) ` e banalmente vericata per
0
e
1
. Supponiamo di aver costruito
0
, . . . ,

,
248 XIV. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
con 1, che soddisino (a) e (b). Sia
q1
(W
+1
) una soluzione di
d = in W
+1
,
_
W
+1

j
= 0 se j h
+1
.
Dico che
()
_
W
1
(

) = 0, Z
mq+1
c
(W
1
).
Infatti una base di H
mq+1
c
(W
1
) ` e data dalle classi [
1
]
W
1
, . . . , [
h
1
]
W
1
de-
nite dalle
1
, . . . ,
h
1
e da classi [
1
]
W
1
, . . . , [
k
]
W
1
che appartengono al nucleo
dellapplicazione naturale H
mq+1
c
(W
1
) H
mq+1
c
(M). Per la scelta di W

pos-
siamo trovare delle forme
1
, . . . ,
k

mq
c
(W

) tali che d
i
=
i
per i = 1, . . . , k.
Abbiamo
_
W
1
(

)
j
= 0, 1 j h
1
_
W
1
(

)
j
=
_
W

) d
j
= (1)
q
_
[d(

)]
j
= 0, 1 j k,
da cui segue (). Possiamo allora trovare
q2
(W
1
tale che
d =

su W
1
.
Se


q2
(W
+1
) con

= su W
2
, possiamo porre
+1
= d


q1
(W
+1
).
Deniamo inne
q1
(M), a partire dalla successione

, mediante

=
+2

per = 0, 1, 2, . . . .
Abbiamo d = B
q
(M). Ci ` o completa la dimostrazione.
Come conseguenza di questo teorema, abbiamo
Teorema XIV.13.3. Se M ` e una variet ` a connessa, numerabile allinnito, orien-
tabile, allora
(14.13.2) H
q
(M) = (H
mq
c
(M))

.
Dimostrazione. Nella dimostrazione del teorema precedente abbiamo mostra-
to che si possono costruire una successione
h
Z
mq
c
(M) ed una successione
di aperti W

con le propriet` a:
(1) Le classi di coomologia [
h
]
M
delle
h
in H
mq
c
(M) formano una base
di H
mq
c
(M);
(2) ogni W

ammette un buon ricoprimento nito,


(3) W

W
+1
,
_
W

= M,
(4) per una successione non decrescente h

abbiamo supp
h
W

per h
h

e limmagine di H
mq
c
(W

) H
mq
c
(W
+1
) ` e generata dalle classi delle

h
con h h

.
Per dimostrare il teorema, ` e suciente provare che, data una qualsiasi succes-
sione c
h
di numeri reali, ` e possibile costruire una Z
q
(M) tale che
(14.13.3)
_
M

h
= c
h
, h.
XIV.13. LA PROPRIET
`
A SEMI-LOCALE 249
Sia c
h
una successione di numeri reali. Dico che ` e possibile determinare una
successione

Z(W

) tale che
_
W


h
= c
h
, per h h

,
+1

W
2
=

W
2
per 2.
Poich e i W

ammettono un buon ricoprimento nito, per la dualit` a di Poincar e


possiamo trovare

Z(W

) tali che
_
W


h
= c
h
, per h h

.
Possiamo quindi scegliere
0
=
0
,
1
=
1
. Supponiamo di aver costruito

0
, . . . ,

, per qualche 1, in modo che sia soddisfatta la

W
2
=
+1

W
2
, se 2 .
Abbiamo allora
_
W
1
(
+1

)
h
= 0, per h h

.
Questo implica che
_
W
1
(
+1

) = 0, Z
mq
c
(W
1
)
e quindi esiste una
q1
(W
1
) tale che
+1

W
1

W
1
= d. Se

q1
(W
+1
) ` e uguale a su W
2
, possiamo denire
+1
=
+1
d. Otteniamo
quindi per ricorrenza la successione delle

e potremo allora denire Z


q
(M)
ponendo
W

=
+2

per ogni 0. La classe di coomologia denita da


` e lelemento del duale di H
mq
c
(M) che vale c
h
sullelemento [
h
] della base di
H
mq
c
(M). Ci ` o completa la dimostrazione.
CAPITOLO XV
Coomologia di de Rham e brati dierenziabili
XV.1. Coomologia a supporti compatti nelle bre
Denizione XV.1.1. Sia = (E

M) un brato vettoriale. Una forma
q
(E)
ha supporto compatto nella direzione verticale se
K
compatto
M, supp
1
(K) ` e compatto in E.
Indichiamo con
q
cv
(E) lo spazio vettoriale delle q-forme su E che hanno supporto
compatto nella direzione verticale.
Poich e il dierenziale non accresce i supporti, abbiamo il complesso di de Rham
per le forme con supporto compatto nella direzione verticale:
(15.1.1)
0
0
cv
(E)
d

1
cv
(E)
d

2
cv
(E)

q1
cv
(E)
d

q
cv
(E)
d

q+1
cv
(E)
Porremo
(15.1.2)
_

_
Z
q
cv
(E) =
q
cv
(E) d = 0,
B
q
cv
(E) = d
q1
cv
(E),
H
q
cv
(E) = Z
q
cv
(E)/B
q
cv
(E).
XV.2. Integrazione sulla bra e isomorsmo di Thom
Sia = (E

M) un brato dierenziabile, con bre di dimensione n e base
di dimensione m.
Teorema XV.2.1 (Integrazione sulla bra). Supponiamo che le bre di siano
orientate. Allora, per ogni intero q 0, esiste ununica applicazione lineare
(15.2.1)

:
n+q
cv
(E)
q
(M)
tale che
(15.2.2) (

)(X
1
, . . . , X
q
)(p) =
_
E
p
X

q
| |X

1
|
per ogni
n+q
cv
(E) e per ogni X
1
, . . . , X
q
X(M), X

1
, . . . , X

q
X(E), con X
i
ed
X

i
coppie di campi di vettori -coniugati per ogni i = 1, . . . , q.
Se M ` e orientata, la forma


q
(M) ` e caratterizzata da:
(15.2.3)
_
M
(

) =
_
E

.
n+q
cv
(E),
mq
c
(M).
251
252 XV. COOMOLOGIA DI DE RHAM E FIBRATI DIFFERENZIABILI
Dimostrazione. Sia
n+q
(E). Per ogni scelta di Y
1
, . . . , Y
q
X(E) la
Y
q
| |Y
1
| ` e una forma in
n
cv
(E). Se p M, il suo pullback su E
p
=
1
(p) si
annulla nei punti in cui almeno uno dei campi Y
1
, . . . , Y
q
assuma un valore vertica-
le. Poich e : E M ` e una sommersione, per ogni X X(M) possiamo trovare
un X

X(E) ad esso -correlato, tale cio` e che d(X

) = X
()
per ogni E.
Poich e la (15.2.2) denisce una forma C

(M)-multilineare alternata su (X(M))


q
,
essa determina univocamente una forma


q
(M).
Si verica facilmente che, nel caso in cui M sia orientata, vale la (15.2.3), e
che questa determina univocamente

.
Denizione XV.2.2. Lapplicazione

:
n+q
(E)
q
(E) descritta dal Teore-
ma XV.2.1 si dice integrazione sulla bra.
Proposizione XV.2.3 (Formula della proiezione). Sia = (E

M) un brato
con bre orientate di dimensione n. Allora
(15.2.4)

) = (

) ,
q
1
+n
cv
(E),
q
2
(M).
Dimostrazione. Poich e i due membri delluguaglianza (15.2.4) sono C

(M)-
lineari rispetto a , possiamo utilizzare la partizione dellunit` a per ricondurci al
caso in cui abbia supporto contenuto in un aperto di un atlante di trivializzazione
di . Possiamo cos` ricondurci al caso in cui anche M sia orientata. Abbiamo
allora, per
q
1
+n
c
v(E),
q
2
(M) e
mq
1
q
2
c
(M),
_
M
(

)) =
_
E
(

) (

) =
_
E

( )
=
_
M
(

) =
_
M
[(

) ]
da cui segue la tesi.
Proposizione XV.2.4. Lintegrazione sulla bra commuta con il dierenziale ester-
no.
Dimostrazione. Poich e lenunciato del teorema ` e locale rispetto ad M, possia-
mo supporre nel corso della dimostrazione che M sia orientata. Per le formule di
Stokes e le (15.2.1), se
q1+n
cv
(E) abbiamo, per ogni
mq
c
(M):
_
M
(d
M

) = (1)
q
_
M

d
M
= (1)
q
_
E

d
M

= (1)
q
_
E
d
E

=
_
(d
E
)

=
_
M

(d
E
) ,
e questo dimostra che

(d
E
) = d
M

.
Poich e lintegrazione sulla bra commuta con il dierenziale esterno, essa
denisce, per passaggio al quoziente, unapplicazione in coomologia, che ` e un
isomorsmo nel caso dei brati vettoriali.
Teorema XV.2.5 (Isomorsmo di Thom). Sia = (E

M) un brato vettoriale
orientato di rango n. Allora lapplicazione
(15.2.5) [

] : H
n+q
cv
(E) H
q
(M),
XV.2. INTEGRAZIONE SULLA FIBRA E ISOMORFISMO DI THOM 253
che si ottiene per passaggio al quoziente dallintegrazione sulla bra, ` e, per ogni
q Z, un isomorsmo di gruppi.
Dimostrazione. Siano U, V due aperti di M. Utilizzando la partizione dellu-
nit` a, otteniamo per ogni q una successione esatta
0
q
cv
(E
UV
)
q
cv
(E
U
)
q
cv
(E
V
)
q
cv
(E
UV
) 0,
che denisce una successione esatta corta di complessi dierenziali.
Otteniamo perci ` o un diagramma commutativo
()
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5
,
con
_

_
A
1
= H
n+q1
cv
(E
U
) H
n+q1
cv
(E
V
),
A
2
= H
n+q1
cv
(E
UV
),
A
3
= H
n+q
cv
(E
UV
),
A
4
= H
n+q
cv
(E
U
) H
n+q
cv
(E
V
),
A
5
= H
n+q
cv
(E
UV
),
,
_

_
B
1
= H
q1
(U) H
q1
(V),
B
2
= H
q1
(U V)),
B
3
= H
q
(U V),
B
4
= H
q
(U) H
q
(V),
B
5
= H
q
(U V),
in cui le righe sono esatte perch e parte di successioni esatte di Mayer-Vietoris, e le

i
sono denite mediante lintegrazione sulla bra. A questo punto osserviamo che
il teorema di isomorsmo di Thom vale senzaltro nel caso di brati banali. Se M
ammette un atlante di trivializzazione nito, possiamo ragionare per induzione sul
numero degli aperti di un atlante di trivializzazione ed applicare quindi il lemma
dei cinque alla (). Completeremo la dimostrazione del caso generale in XVI.7,
dopo aver introdotto il complesso di

Cech-de Rham.
Denizione XV.2.6. Sia = (E

M) un brato vettoriale orientato di rango n.
Limmagine inversa della classe di 1 H
0
(M) mediante lisomorsmo (15.2.5) ` e
una classe di coomologia

H
n
cv
(E), che si dice la classe di Thom di .
Osserviamo che la classe di Thom si restringe, su ogni singola bra E
p
, ad un
generatore di H
n
c
(E
p
), e che, viceversa, questa propriet` a caratterizza la classe di
Thom del brato. Risulta infatti, per la Proposizione XV.2.3,

) = ,
q
(M).
Abbiamo quindi, in particolare:
Proposizione XV.2.7. Siano
i
= (E
i

i
M), per i = 1, 2, due brati vetto-
riali orientati sulla stessa base M, di ranghi n
1
, n
2
, rispettivamente. Allora la
classe di Thom

2
del brato
1

M

2
` e il prodotto pr

E
1

1
pr

E
2

2
, ove
pr
E
i
: E(
1

M

2
) E
i
` e la proiezione naturale e

i
la classe di Thom di
i
.
254 XV. COOMOLOGIA DI DE RHAM E FIBRATI DIFFERENZIABILI
XV.3. Dualit` a di Poincar e e classe di Thom
Siano M una variet` a dierenziabile ed N una sua sottovariet` a propria di di-
mensione n. Fissiamo un intorno tubolare
1
= (U

N) di N in M. Indicheremo
con m, n e k = m n le dimensioni di M ed N e la codimensione di N in M,
rispettivamente.
Supponiamo che sia orientato
2
ed indichiamo con

H
k
cv
(U) la sua classe
di Thom.
Poich e N ` e propria, gli elementi di

cv
(U) sono restrizioni di forme in

(M),
che si annullano fuori di U. Abbiamo perci ` o uninclusione

cv
(U)

(M),
che commuta con i dierenziali e denisce quindi, in coomologia, un omomor-
smo

: H

cv
(U) H

(M), omogeneo di grado 0. Lisomorsmo di Thom (Teo-


rema XV.2.5) ci permette allora di denire, per ogni intero q, la successione di
applicazioni
H
q
(N)

=
H
q+k
cv
(U)

H
q+k
(M).
Abbiamo:
Proposizione XV.3.1. Supponiamo che N sia una sottovariet` a propria di M e che
M ed N siano orientate. Allora limmagine

) in H
k
(M) della classe di Thom

di un intorno tubolare di N in M ` e il duale di Poincar e della sottovariet ` a


orientata N.
Dimostrazione. Fissiamo un intorno tubolare = (U

N) di N in M ed
indichiamo con : N U linclusione di N nello spazio totale del suo intorno
tubolare.
Sia
n
c
(M) una n-forma con supporto compatto in M.
Per il Teorema XIV.3.3 le forme
U
e

(
N
) sono coomologhe in H
n
ch
(U).
Ci ` o signica che esiste una forma
n1
(U) tale che (supp ) sia compatto in
N ed
()
U

(
N
) = d, con
n1
ch
(U).
Abbiamo allora, indicando con lo stesso simbolo

una qualsiasi forma chiusa


in
k
cv
(U) che rappresenti la classe di Thom

H
k
cv
(U) di , poich e

hanno supporto compatto in U,


_
M

=
_
U

=
_
U
_

(
N
) + d
_

(per la ())
1
Ricordiamo che ` e un brato vettoriale con base N il cui spazio totale U ` e un intorno aperto
di N in M.
2
Ad esempio, se M ed N sono entrambe orientate, ed
M

m
(M),
N

n
(N) sono forme
di grado massimo che ne deniscono lorientazione, si pu` o denire in modo naturale lorientazione
sulle bre F di mediante forme
F

k
(F) per cui

N
(p)
F
(p) > 0 per ogni p F ed ogni
estensione
F
di
F
a un intorno di p in M.
XV.4. DUE PROPRIET
`
A FONDAMENTALI DELLA DUALIT
`
A DI POINCAR

E 255
=
_
U

(
N
)

(per la formula di Stokes)


=
_
N
, (per integrazione sulla bra),
perch e

` e la classe di Thom del brato. La dimostrazione ` e completa.


Corollario XV.3.2. Sia M una variet ` a orientata. Allora il duale di Poincar e di una
sua sottovariet ` a propria orientata N e la classe di Thom di un intorno tubolare di
N in M si possono rappresentare mediante la stessa forma. In particolare, il duale
di Poincar e di una sottovariet ` a propria orientata N di M pu` o essere rappresentato
da una forma chiusa il cui supporto ` e contenuto in un arbitrario intorno aperto U
di N in M.
Se = (E

M) ` e un brato vettoriale orientato su una variet` a orientata M,
allora possiamo immergere M in E come la sezione nulla ed identicare con un
intorno tubolare di M in E. Abbiamo dunque:
Proposizione XV.3.3. La classe di Thom di un brato vettoriale orientato =
(E

M) e il duale di Poincar e della sua sezione nulla possono essere rappresen-
tati dalla stessa forma.
XV.4. Due propriet` a fondamentali della dualit` a di Poincar e
Ricordiamo che due sottovariet` a R ed S di una variet` a dierenziabile M si
intersecano trasversalmente se
(15.4.1) T
x
R + T
x
S = T
x
M, x R S.
Se le due variet` a R ed S si intersecano trasversalmente, allora
(15.4.2) codim(R S ) = codimR + codimS.
In particolare, il brato normale
M
(R S ) della loro intersezione ` e
(15.4.3)
M
(R S ) =
M
R
RS

RS

M
S
RS
.
Supponiamo ora che sia M che R ed S siano orientate. Abbiamo allora la relazione
tra le classi di Thom:
(15.4.4)
RS
=
R

S
.
Quindi nella dualit` a di Poincar e lintersezione trasversale di sottovariet` a orientate
corrisponde al prodotto esterno di forme.
Ricordiamo che, pi ` u in generale, unapplicazione f C

(M, N) si dice tra-


sversale a una sottovariet` a S di N se
(15.4.5) f

(T
x
M) + T
f (x)
S = T
f (x)
N, x f
1
(S ).
Supponiamo ora che M ed N siano orientate e che f C

(M, N) preservi
lorientazione. Sia S una sottovariet` a orientata di N, trasversale ad f . Se =
(U

S ) ` e un intorno tubolare sucientemente piccolo di S in N, allora f
1
(U)
256 XV. COOMOLOGIA DI DE RHAM E FIBRATI DIFFERENZIABILI
` e lo spazio totale di un intorno tubolare

= ( f
1
(U)

f
1
(S )) di f
1
(S ) in M.
Dal diagramma commutativo
H
q
(S )

S
H
q+k
cv
(U)

H
q+k
(N)
f

_
f

_
f

_
H
q
( f
1
(S ))

S
H
q+k
cv
( f
1
(U))

H
q+k
(M)
otteniamo che, se
S
` e duale di Poincar e di S in N, allora f

S
=
f
1
(S )
, cio` e
nella dualit` a di Poincar e le applicazioni indotte in coomologia corrispondono alle
immagini inverse dei corrispondenti oggetti geometrici.
Per il Teorema di trasversalit` a in omotopia, questa uguaglianza vale anche
senza lipotesi di trasversalit` a dellapplicazione f .
Come conseguenza abbiamo
Teorema XV.4.1. Sia M una variet ` a connessa orientata. Se N
0
ed N
1
sono due sot-
tovariet` a proprie isotope di M in unisotopia dello spazio ambiente, allora le classi
di Thom dei loro intorni tubolari deniscono in M la stessa classe di coomologia.
Abbiamo inoltre
Teorema XV.4.2. Se N
1
, N
2
sono due sottovariet` a orientate, di dimensione n
1
, n
2
rispettivamente, di una sottovariet ` a orientata M, di dimensione m, con n
1
+n
2
m,
che si intersecano trasversalmente, allora La classe di Thom dellintersezione ` e il
prodotto delle classi di Thom di N
1
ed N
2
.
Teorema XV.4.3. Siano N
1
ed N
2
due sottovariet ` a compatte orientate, di dimen-
sioni n
1
, n
2
di una variet ` a compatta orientata M, di dimensione m, con n
1
+n
2
= m,
e siano
N
1
,
N
2
due forme che deniscono le classi di Thom di loro intorni
tubolari. Allora lindice dintersezione di N
1
ed N
2
` e dato da
(15.4.6) [N
1
: N
2
] =
_
M

N
1

N
2
.
XV.5. Coomologia di de Rham relativa
Siano M, N variet` a dierenziabili. Sia f C

(N, M) unapplicazione di classe


C

di N in M.
Denizione XV.5.1. Deniamo

q
( f ) =
q
(M)
q1
(N), q Z,

( f ) =

qZ

q
( f ), (15.5.1)
ed unapplicazione lineare di grado uno
d
f
:

( f ) (, ) (d
M
, f

d
N
)

( f ). (15.5.2)
ove abbiamo indicato con d
M
e d
N
i dierenziali esterni su M ed N, rispettivamente.
Abbiamo
XV.5. COOMOLOGIA DI DE RHAM RELATIVA 257
Lemma XV.5.2. La successione
(15.5.3)
0
0
( f )
d
f

1
( f )
d
f

2
( f )

q
( f )
d
f

q+1
( f )
` e un complesso.
Dimostrazione. Abbiamo infatti, se (, )
q
( f ),
d
2
f
(, ) = d
f
(d
M
, f

d
N
) = (d
2
M
, f

d
M
d
N
f

+ d
2
N
) = 0,
perch e d
2
M
= 0, d
2
N
= 0 e d
N
f

= f

d
M
.
Denizione XV.5.3. Indichiamo con
(15.5.4) H
q
( f ) = (ker d
f
:
q
( f )
q+1
( f ))/d
f

q1
( f )
il q-esimo gruppo di coomologia del complesso (15.5.3).
Deniamo applicazioni :

(N)

( f ) e :

( f )

(M) ponendo
(15.5.5) () = (0, (1)
q
), (, ) = ,
q
(M),
q1
(N).
Abbiamo allora
(d
N
) = (0, (1)
q
d
N
) = d
f
(),
q1
(N),
(d
f
(, )) = d
M
= d
M
(, ), (, )
q
( f ).
Quindi gli omomorsmi della successione esatta corta
(15.5.6)
0

(N)

( f )

(M) 0
commutatno con i dierenziali ed abbiamo, utilizzando il Teorema XIV.5.2,
Teorema XV.5.4. Abbiamo una successione esatta lunga di coomologia
(15.5.7)
0 H
0
( f )
[

]
H
0
(M) H
0
(N)
[

]
H
1
( f )
[

]
H
1
(M) H
1
(N)
H
q1
(N)
[

]
H
q
( f )
[

]
H
q
(M) H
q
(N)

Denizione XV.5.5. Nel caso in cui N sia una sottovariet` a dierenziabile di M ed
f : N M linclusione, scriveremo H
q
(M, N) invece di H
q
( f ) e lo chiameremo il
q-esimo gruppo di coomologia di de Rham relativa della coppia (M, N).
Se N ` e una sottovariet` a dierenziabile di M, una (, )
q
(M)
q1
(N)
` e chiusa se ` e chiusa in M e la sua restrizione ad N ` e esatta, dovendo risultare
d
M
= 0 ed
N
= d
N
. La forma (, ) ` e esatta se ` e esatta ed esiste una forma

q1
(M) tale che = d ed inoltre
N
sia esatta su N.
258 XV. COOMOLOGIA DI DE RHAM E FIBRATI DIFFERENZIABILI
Se N ` e una sottovariet` a propria di M, possiamo dare uninterpretazione pi ` u
intuitiva del signicato dei gruppi di coomologia relativa. Poniamo
(15.5.8)

(M, N) =

(M)
N
= 0.
Poich e il dierenziale commuta con la restrizione, abbiamo
Lemma XV.5.6. d

(M, N)

(M, N).
Abbiamo quindi un complesso
(15.5.9)
0
0
(M, N)
d

1
(M, N)
d

2
(M, N)
Abbiamo
Proposizione XV.5.7. Se N ` e una sottovariet ` a dierenziabile propria di M, allora
i gruppi di coomologia di de Rham relativa della coppia (M, N) sono isomor ai
corrispondenti gruppi di coomologia del complesso (15.5.9).
Dimostrazione. Nel corso della dimostrazione, denoteremo con H
q
(

(M, N), d)
i gruppi di coomologia del complesso (15.5.9). Indichiamo con f : N M lin-
clusione. Lomomorsmo naturale :

(M, N) (, 0)

( f ) com-
muta con il dierenziale ed induce quindi un omomorsmo H
q
(

(M, N), d)
H
q
(M, N) tra i gruppi di coomologia del complesso (15.5.9) ed i corrispondenti
gruppi di coomologia di de Rham relativa per la coppia (M, N). Verichiamo che
questo omomorsmo ` e un isomorsmo.
Osserviamo che H
0
(
0
(M, N), d) consiste delle funzioni localmente costati che
si annullano sui punti di N e quindi delle funzioni costanti su ciascuna delle com-
ponenti connesse di M che si annullano sulle componenti che intersecano N. Ab-
biamo poi
0
( f ) = (u, 0) u C

(M). La condizione d
f
(u, 0) = 0 d` a du = 0
su M ed u
M
= 0, onde H
0
(M, N) consiste ancora delle funzioni costanti sulle
componenti connesse di M, che si annullano su quelle che intersecano N.
Esaminiamo ora il caso q > 0.
iniettivit` a. Sia
q
(M, N) una forma chiusa che si annulla su N e supponiamo
che la sua immagine (, 0) in
q
( f ) sia coomologa a zero in H
q
(M, N). Questo
signica che esistono
q1
(M) e
q2
(N) tali che
= d
M
su M ed
N
= d
N
su N.
Se q = 1, allora = 0; quindi
0
(M, N) ed ` e coomologa a zero in
H
1
(

(M, N), d). Se q > 1, osserviamo che, poich e N ` e una sottovariet` a pro-
pria di M, possiamo trovare una
q2
(M) con
N
= . Allora d
M

q1
(M, N) e verica lequazione d
M
( d
M
) = . Quindi ` e coomologa a zero
in H
q
(

(M, N), d).


surgettivit` a. Sia (, )
q
( f ) una forma chiusa. Abbiamo cio` e
q
(M),

q1
(N), d
M
= 0 e
N
d
N
= 0. Poich e N ` e una sottovariet` a propria di M,
possiamo trovare una forma


q1
(M) tale che

N
= . Allora
(, ) d
f
(

, 0) = ( d
M

, 0)
` e limmagine della forma chiusa d
M

, che appartiene ad
q
(M, N). La dimo-
strazione ` e completa.
XV.6. IL COMPLESSO DI DE RHAM TWISTATO 259
Possiamo quindi, nel caso in cui N sia una sottovariet` a propria di M, denire i
gruppi di coomologia relativa della coppia (M, N) come i gruppi di coomologia del
complesso che si ottiene dal complesso di de Rham su M restringendosi alle forme
che hanno restrizione nulla su N.
In generale, otteniamo
Teorema XV.5.8 (Successione esatta di una coppia). Se N ` e una sottovariet` a dif-
ferenziale di M, abbiamo una successione esatta lunga di coomologia
(15.5.10)
0 H
0
(M, N) H
0
(M) H
0
(N)
H
1
(M, N)
H
q1
(N)
H
q
(M, N) H
q
(M)
Osservazione XV.5.9. Nel caso in cui N sia una sottovariet` a propria di M, gli
omomorsmi H
q
(N) H
q+1
(M, N) si possono ottenere associando ad una forma
d
N
-chiusa
q
(N) la classe di coomologia in H
q+1
(M, N) del dierenziale d
M

di un suo prolungamento
3


q1
(M).
XV.6. Il complesso di de Rham twistato
XV.6.1. Fibrato dorientazione e brati vettoriali piatti. Sia M una variet` a
dierenziabile ed A = (U
i
, x
i
) il suo atlante massimale.
Deniamo un brato in rette o
M
= (L

M) su M richiedendo che gli U
i
siano gli aperti di un atlante di trivializzazione di o
M
e le funzioni di transizione
siano
(15.6.1) g
i, j
(p) = sgn
_
det(x
i
/x
j
)
_
, p U
i
U
j
.
Denizione XV.6.1. Il brato o
M
si dice il brato dorientazione della variet` a M.
Indicheremo con
U,x
: U R L
U
la trivializzazione locare corripondente
alla carta locale (U, x) di M. Se (U, y) ` e unaltra carta locale sullo stesso aperto U
di M, abbiamo il diagramma commutativo
U R
id(sgn(x/y) )

U,x

H
H
H
H
H
H
H
H
H
U R

U,y
.v
v
v
v
v
v
v
v
v
L
U
.
Lemma XV.6.2. Il brato dorientazione o
M
della variet` a M ` e banale se e soltanto
se la variet` a M ` e orientabile.
Il brato di orientazione ` e un esempio di brato vettoriale piatto:
3
Richiediamo cio` e che

N
= .
260 XV. COOMOLOGIA DI DE RHAM E FIBRATI DIFFERENZIABILI
Denizione XV.6.3. Sia un brato vettoriale di rango k. Un atlante di trivializ-
zazione piatto di ` e un atlante di trivializzazione (U
i
,
i
) di in cui le funzioni
di transizione g
i, j
C

(U
i
U
j
, GL(k, R)) siano localmente costanti.
Due atlanti di trivializzazione piatti di sono equivalenti se la loro unione ` e
ancora un atlante di trivializzazione piatto di .
Una classe di equivalenza di atlanti di trivializzazione piatti di si dice una
struttura di piattezza di .
Un brato vettoriale piatto ` e un brato vettoriale con una struttura di piattezza
assegnata.
Osservazione XV.6.4. I brati vettoriali banali ammettono una struttura di piat-
tezza, ma non tutti i brati vettoriali ammettono una struttura di piattezza. Ad
esempio, il brato tangente ad una sfera di dimensione n 2 non ammette una
struttura di piattezza.
XV.6.2. Forme dierenziali a coecienti in un brato vettoriale. Sia M
una variet` a dierenziabile e sia = (E

M) un brato dierenziabile con base
M.
Denizione XV.6.5. Una q-forma dierenziale su M a coecienti in E ` e unappli-
cazione
(15.6.2) : (X(M))
q
(M, E)
tale che, per X
1
, . . . , X
q
X(M) risulti:
(X
1
, . . . , X
q
) = 0 se 1 i < j q tale che X
i
= X
q
, (15.6.3)
( f X
1
, . . . , X
q
) = f (X
1
, . . . , X
q
), f C

(M). (15.6.4)
Indichiamo con
q
(M, E) lo spazio delle q-forme dierenziali a coecienti
in E e con
q
c
(M, E) il sottospazio delle q-forme dierenziali a coecienti in E ed
a supporto compatto in M.
Per ogni coppia di interi non negativi q
1
, q
2
possiamo denire un prodotto
(15.6.5)
q
1
(M)
q
2
(M, E) (, )
q
1
+q
2
(M, E)
mediante
( )(X
1
, . . . , X
q
1
+q
2
) =

S
q
1
+q
2
,
1
1
<<
q
1
q
1
+q
2
,
1
q
1
+1
<<
q
1
+q
2
q
1
+q
2
()(X

1
, . . . , X

q
1
)(X

q
1
+1
, . . . , X

q
1
+q
2
)
Scriveremo anche
= (1)
q
1
q
2

ed
s = s
q
(M, E), se s

(M, E) =
0
(M, E),
q
(M).
XV.6. IL COMPLESSO DI DE RHAM TWISTATO 261
XV.6.3. Integrazione di densit` a. Sia M una variet` a dierenziabile di dimen-
sione m.
Denizione XV.6.6. Una densit ` a su M ` e una m-forma dierenziale a coecienti
nel suo brato dorientazione o
M
= (L

M).
Ad ogni carta locale (U, x) in M possiamo associare la sezione s
U,x

o
M
(U, L)
denita dal diagramma commutativo
U
id1
.x
x
x
x
x
x
x
x
x
s
U,x

A
A
A
A
A
A
A
A
U R

(U,x)

L
U
Se
m
c
(U), deniamo
(15.6.6)
_
M
s
U,x
=
_
x(U)
x

.
Osserviamo che, se y sono diverse coordinate sullo stesso aperto U di M, allora
s
U,x
= sgn(y/x)s
U,y
ed abbiamo
_
x(U)
x

=
_
y(U)
sgn(y/x) y

per le formule di cambiamento di variabili negli integrali multipli.


Utilizzando la partizione dellunit` a ricaviamo allora
Teorema XV.6.7. Esiste ununica applicazione lineare
(15.6.7)
m
(M, L)
_
M
R
che coincide con la (15.6.6) sugli elementi della forma = s
U,x
per (U, x)
carta coordinata in M ed
m
c
(U).
Utilizzando la partizione dellunit` a si dimostra facilmente che vale la formula
di Stokes per le densit` a:
Teorema XV.6.8 (Formula di Stokes). Sia M una variet` a dierenziabile di dimen-
sione m. Allora
(15.6.8)
_
M
d = 0,
m1
c
(M).
Sia S una sottovariet` a propria di M, di dimensione k. Unorientazione del bra-
to normale
M
S denisce un isomorsmo del brato dorientazione o
S
= (L
S
S
)
di S con il pullback su S del brato dorientazione o
M
di M. Questo si pu` o denire
nel modo seguente. Sia
S
= (U

S
S ) un intorno tubolare di S in M. Per ogni
carta coordinata (W, y) in S possiamo trovare una carta coordinata (V, x) in M tale
che
V S = W, x
i

W
= y
i
, per 1 i k, dx
k+1
dx
m
> 0
su
1
S
(p) V, p W.
262 XV. COOMOLOGIA DI DE RHAM E FIBRATI DIFFERENZIABILI
Qui dx
k+1
dx
m
> 0 signica che x
k+1
, . . . , x
m
sono coordinate orientate
positivamente sulle bre dellintorno tubolare. Lisomorsmo ` e dato allora dal
diagramma commutativo
L
S

W



L
W
W R.

W,y
I
I
I
I
I
I
I
I
I

V,x

v
v
v
v
v
v
v
v
v
Quindi, se S ` e una sottovariet` a propria di dimensione k di M con brato normale
orientato ed
k
c
(M, L), allora
S

k
c
(S, L
S
) e possiamo quindi calcolare
lintegrale
_
S
=
_
S

S
.
Osserviamo che viceversa, se
k
c
(S, L
S
) e
S
` e la classe di Thom di S con
supporto nellintorno tubolare U, allora (

S
)
S

m
c
(M) e
(15.6.9)
_
S
=
_
M
(

S
)
S
.
XV.6.4. Il complesso di de Rham per forme a coecienti in un brato
vettoriale piatto. In generale, non ` e possibile estendere la denizione del die-
renziale esterno alle forme a coecienti in un brato vettoriale. Per scrivere la
formula (13.2.6) del Capitolo XIII occorre infatti che sia denita una nozione di
derivazione per le sezioni del brato. A questo ne introdurremo nel seguito la
derivazione covariante, ma, come vedremo, la dierenziazione covariante non ci
permetter` a, in generale, di denire un complesso.
Nel caso di un brato vettoriale piatto, c` e per` o una dierenziazione naturale
delle sezioni e possiamo quindi denire il dierenziale mediante la (13.2.6) del
Capitolo XIII.
Abbiamo in particolare, associati al brato dorientazione o
M
= (L

M), i
complessi
(15.6.10)
0
0
(M, L)
d

1
(M, L)
d

2
(M, L)

m1
(M, L)
d

m
(M, L) 0.
(15.6.11)
0
0
c
(M, L)
d

1
c
(M, L)
d

2
c
(M, L)

m1
c
(M, L)
d

m
c
(M, L) 0.
Denizione XV.6.9. I complessi (15.6.10) e (15.6.11) si dicono, rispettivamente,
il complesso di de Rham twistato e il complesso di de Rham twistato a supporti
compatti.
Indichiamo con H
q
(M, L) ed H
q
c
(M, L) i loro rispettivi gruppi di coomologia.
XV.6. IL COMPLESSO DI DE RHAM TWISTATO 263
XV.6.5. Dualit` a di Poincar e. Sia M una variet` a dierenziabile. I complessi
di de Rham twistati su M sono isomor ai rispettivi complessi di de Rham deniti
in precedenza nel caso in cui M sia una variet` a orientabile, e ne dieriscono nel
caso in cui M non sia orientabile.
Dalla formula di Stokes ricaviamo
Teorema XV.6.10. (1) Lapplicazione
(15.6.12)
q
(M)
mq
c
(M, L) (, )
_
M
R
denisce, per passaggio al quoziente, unapplicazione bilineare
(15.6.13) H
q
(M) H
mq
c
(M, L) R.
(2) Lapplicazione
(15.6.14)
q
c
(M)
mq
(M, L) (, )
_
M
R
denisce, per passaggio al quoziente, unapplicazione bilineare
(15.6.15) H
q
c
(M) H
mq
(M, L) R.
Ripetendo la dimostrazione fatta nel caso delle variet` a orientabili e della coo-
mologia di de Rham, otteniamo
Teorema XV.6.11 (dualit` a di Poincar e). Se M ` e una variet` a non orientabile con
un buon ricoprimento nito, abbiamo gli isomorsmi
(15.6.16) H
q
(M) = (H
mq
c
(M, L))

, H
q
(M, L) = (H
mq
c
(M))

.
Osservazione XV.6.12. Sia S una sottovariet` a propria di dimensione k di M.
(1) Ad unorientazione di S corrisponde una classe [
S
] in H
k
(M, L), con

S
Z
k
(M, L) ed
_
S
=
_
M

S
, Z
k
(M).
(2) Ad unorientazione del brato normale di S corrisponde una classe [
S
]
in H
k
(M), con
S
Z
k
(M) e
_
S
=
_
M

S
, Z
k
(M, L).
XV.6.6. Rivestimento a due fogli di una variet` a non orientabile. Sia M una
variet` a dierenziabile ed o
M
= (L

M) il suo brato dorientazione. Indichiamo
con L
0
la sezione nulla di o
M
e deniamo
(15.6.17)

M = (L \ L
0
)/ , ove t t

= k t, con k > 0.
La proiezione nella base denisce unapplicazione :

M M, che rende com-
mutativo il diagramma
L \ L
0

G
G
G
G
G
G
G
G

.|
|
|
|
|
|
|
|
M.
264 XV. COOMOLOGIA DI DE RHAM E FIBRATI DIFFERENZIABILI
La :

M M ` e un rivestimento a due fogli ed ` e ` e possibile denire in modo
unico una struttura di variet` a dierenziabile su

M, per cui sia un dieomorsmo
locale. Vale il seguente
Lemma XV.6.13. Se M ` e connessa, allora

M ` e connessa se e soltanto se la M non
` e orientabile.
Lapplicazione
(15.6.18)

: H
q
(M) H
q
(

M)
` e iniettiva per ogni q 0.
Esempio XV.6.14. La bottiglia di Klein si pu` o denire come il quoziente M del
quadrato Q = 0 x, y 1 R
2
rispetto alla relazione dequivalenza:
(15.6.19) (0, y) (1, y) per 0 y 1, e (x, 0) (1x, 1) per 0 x 1.
La M ` e una variet` a dierenziabile compatta di dimensione 2 non orientabile. Sia :
Q M la proiezione nel quoziente. Siano A = (

Q) e B = (Q \ (
1
2
,
1
2
)). Allora
A ` e omotopicamente equivalente ad un disco, B al bouquet di due circonferenze ed
A B ad una circonferenza. La successione esatta di Mayer-Vietoris ci d` a allora:
0 H
1
(M) H
1
(B) R H
2
(M) = 0.
Poich e H
1
(B) = R
2
, otteniamo che H
1
(M) = R. Per la dualit` a di Poincar e
H
q
(M, L) =
_

_
R se q = 1, 2,
0 altrimenti.
Osserviamo che il rivestimento doppio della bottiglia di Klein ` e il toro T
2
e quindi
H
1
(M) H
1
(

M) ` e iniettiva e non surgettiva.
CAPITOLO XVI
Il complesso di

Cech-de Rham
XVI.1. Successione esatta associata ad un ricoprimento
In questo paragrafo introduciamo una successione esatta che ci sar` a poi utile
per costruire oggetti globali a partire da altri oggetti deniti localmente.
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m, U = U
i
un suo rico-
primento aperto e = (E

M) un brato vettoriale dierenziabile di base M.
Per ogni sequenza nita di indici i
1
, . . . , i
n
indichiamo con U
i
1
,...,i
n
lintersezione
U
i
1
U
i
n
dei corrispondenti aperti del ricoprimento. Siano
C
0
(U , E) =

iI

(U
i
, E),
C
q
(U , E) =
_
f = ( f
i
0
,...,i
q
) f
i
0
,...,i
q

(U
i
1
,...,i
q
, E), f
i

1
...i
q
= () f
i
0
,...,i
q
, S
q
_
,
q 1,
C

(U , E) =

q=0
C
q
(U , E).
Deniamo unapplicazione lineare : C

(U , E) C

(U , E), omogenea di
grado uno, ponendo
(16.1.1) (f )
i
0
,...,i
q+1
=
q+1

h=0
(1)
h
f
i
0
,...,

i
h
,...,i
q+1

U
i
0
...i
q+1
, f = ( f
i
0
,...,i
q
) C
q
(U , E).
Deniamo ancora unapplicazione :

(M, E) C
0
(U , E) mediante
(16.1.2) ( f )
i
= f
U
i
.
Teorema XVI.1.1. La successione
(16.1.3)
0 C

(M)

C
0
(U , E)

C
1
(U , E)
C
q1
(U , E)

C
q
(U , E)

C
q+1
(U , E)
` e esatta.
Premettiamo alla dimostrazione del teorema la costruzione di un operatore
domotopia per il complesso (16.1.3).
Fissata una partizione dellunit` a
i

iI
subordinata al ricoprimento aperto U =
U
i

iI
di M, indichiamo con le applicazioni
(16.1.4)
: C
q
(U , E) C
q1
(U , E), ( f )
i
1
,...,i
q
=

iI

i
f
i,i
1
,...,i
q
,
: C
0
(U , E)

(M, E), f =

iI

i
f
i
,
265
266 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
dove per semplicit` a di notazione abbiamo indicato con
i
f
i,i
1
,...,i
q
la sezione di

(U
i
1
,...,i
q
, E) che ` e uguale a
i
f
i,i
1
,...,i
q
su U
i,i
1
,...,i
q
e a zero fuori del supporto di
i
.
Proposizione XVI.1.2. Lapplicazione (16.1.4) soddisfa le identit` a
+ = 1 su C
q
(U , E) per q 1, (16.1.5)
+ = 1 su C
0
(U , E). (16.1.6)
Dimostrazione. Sia f = ( f
i
o
,...,i
q
) C
q
(U , E), con q 1. Abbiamo
(( f ))
i
0
,...,i
q
=

q
h=0
(1)
h
( f )
i
0
,...,

i
h
,...,i
q
=

q
h=0

i
(1)
h

i
f
i,i
0
,...,

i
h
,...,i
q
,
((f ))
i
0
,...,i
q
=

i
(f )
i,i
0
,...,i
q
=

i
f
i
0
,...,i
q

q
h=0
(1)
h

i
f
i,i
0
,...,

i
h
,...,i
q
= f
i
0
,...,i
q

q
h=0
(1)
h

i
f
i,i
0
,...,

i
h
,...,i
q
,
dove per semplicit` a di notazioni abbiamo omesso di indicare le restrizioni e le
estensioni a zero fuori dai supporti delle
i
. Sommando membro a membro otte-
niamo che ( f ) + (f ) = f . Il caso q = 0 ` e analogo.
Denizione XVI.1.3. Lapplicazione denita nella (16.1.4) si dice lapplicazione
di omotopia associata alla partizione dellunit` a
i
.
Dimostrazione del Teorema XVI.1.1. Lesattezza in

(M, E) ed in C
0
(U , E)
sono ovvie, cos` come il fatto che
2
= 0 e quindi (16.1.3) sia un complesso.
Lesattezza ` e conseguenza dellesistenza di un operatore domotopia. Se infatti
f C
q
(U , E) e f = 0, allora
( f ) = ( f ) + (f ) = f .
Questo completa la dimostrazione dellesattezza della (16.1.3).
XVI.2. La coomologia di

Cech-de Rham
Fissata la variet` a M ed un suo ricoprimento aperto U = U
i
, indichiamo, per
ogni coppia di interi non negativi (q
1
, q
2
) con K
q
1
,q
2
lo spazio C
q
1
(U ,
q
2
) delle
(q
1
+1)-uple f = ( f
i
0
,...,i
q
1
) con f
i
0
,...,i
q
1

q
2
(U
i
0
,...,i
q
1
) ed f
i

0
,...,i
q
1
= () f
i
0
,...,i
q
1
per ogni permutazione di 0, 1, . . . , q
1
. Possiamo allora costruire il complesso
XVI.2. LA COOMOLOGIA DI

CECH-DE RHAM 267
doppio
0
0
(M)

K
0,0

K
1,0

K
2,0

d

_
d

_
d

_
d

_
0
1
(M)

K
0,1

K
1,1

K
2,1

d

_
d

_
d

_
d

_
0
2
(M)

K
0,2

K
1,2

K
2,2

_
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
delle q
1
-cocatene alternate del ricoprimento U a coecienti nelle q
2
-forme die-
renziali. Poniamo
(16.2.1) C

(U ,

) =

q
1
,q
2
Z
+
C
q
1
(U ,
q
2
).
Deniamo il dierenziale totale del complesso doppio
(16.2.2)
D : C

(U ,

) C

(U ,

), con
Df = f + (1)
q
1
d f , f C
q
1
(U ,
q
2
).
Poniamo
(16.2.3) K
(q)
=

q
1
+q
2
=q
K
q
1
,q
2
=

q
1
+q
2
=q
C
q
1
(U ,
q
2
).
Lemma XVI.2.1. D(K
(q)
) K
(q+1)
per ogni intero q 0 e
(16.2.4)
0 K
(0)
D
K
(1)
D
K
(2)

` e un complesso.
Dimostrazione. La prima osservazione segue dal fatto che K
(q)
K
(q+1)
e
dK
(q)
K
(q+1)
. Sia ora f C
q
1
(U ,
q
2
). Abbiamo
D
2
f = D(f + (1)
q
1
d f ) =
2
f + (1)
q
1
d f + (1)
q
1
+1
df + (1)
2q
1
d
2
f
= (1)
q
1
(d f df ) = 0
Questo dimostra che (16.2.4) ` e un complesso.
Indichiamo con
(16.2.5) H
q
(K

, D) =
_
ker(D : K
(q)
K
(q+1)
)
_
/DK
(q1)
i gruppi di coomologia del complesso (16.2.4).
Per ogni intero non negativo q abbiamo unapplicazione naturale
(16.2.6) :
q
(M) (
U
i
)
iI
C
0
(U ,
q
) K
(q)
.
Osserviamo che
(16.2.7) d = D .
268 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Lapplicazione (16.2.6) induce quindi unapplicazione in coomologia
(16.2.8)

: H
q
(M) H
q
(K

, D).
Teorema XVI.2.2 (Mayer-Vietoris generalizzato). Per ogni intero q 0, lappli-
cazione (16.2.8) ` e un isomorsmo.
Dimostrazione. Il caso q = 0 ` e banale. Dimostriamo lisomorsmo per q 1.
iniettivit` a. Sia f Z
q
(M) e supponiamo esista una g K
(q1)
tale che f = Dg.
Dimostriamo per ricorrenza che, per ogni h = 0, . . . , q 1, si pu` o trovare una
soluzione g
h


qh1
j=0
K
j,qj1
dellequazione Dg = f . Per ipotesi lasserzione
` e vera se h = 0, perch e

q1
j=0
K
j,qj1
= K
(q1)
. Supponiamo 0 h < q 1 e
che vi sia una soluzione g
h


qh1
j=0
K
j,qj1
dellequazione Dg = f . Abbiamo
g
h
= g
0
h
+ + g
qh1
h
, con g
j
h
K
j,qj1
.
Abbiamo allora
_

_
( f
U
i
) = dg
0
h
,
g
0
h
dg
1
h
= 0,

g
qh2
h
+ (1)
qh1
dg
qh1
h
= 0,
g
qh1
h
= 0.
Fissata una partizione dellunit` a
i
subordinata ad U , sia il corrispondente ope-
ratore di omotopia. Allora g
h+1
= g
h
D(g
qh1
h
)

qh2
j=0
K
j, jq1
e soddisfa
ancora lequazione D(g
h+1
) = D(g
h
D(g
qh1
h
)) = Dg
h
= f .
Per ricorrenza otteniamo quindi una soluzione g
0
= (g
0,i
) K
0,q1
di Dg
0
=
f .
`
E allora
_

_
dg
0,i
= f
U
i
,
g
0,i
= g
0, j
su U
i
U
j
,
e quindi g
0
= g per una g
q1
(M) per cui dg = f .
surgettivit` a. Sia f K
(q)
con Df = 0. Dimostriamo per ricorrenza che, per
ogni h = 0, . . . , q, esiste una g
h
K
(q1)
tale che f
h
= f Dg
h


qh
j=0
K
j,qj
. Per
h = 0 possiamo prendere f
0
= f e g
0
= 0. Supponiamo, per un h con 0 h < q,
di aver trovato g
h
K
(q1)
tale che f
h
= f Dg
h


qh
j=0
K
j,qj
. Scriviamo
f
h
= f
0
h
+ + f
qh
h
con f
j
h
K
j,qj
. Da Df
h
= 0 ricaviamo che f
qh
h
= 0. Posto
g

h+1
= f
qh
h
K
qh1,h
K
(q1)
e g
h+1
= g
h
+ g

h+1
K
(q1)
, otteniamo
f
h+1
= f
h
Dg

h+1
= f Dg
h+1

qh1
j=0
K
j,qj
.
Per h = q otteniamo una g
q
K
q1
tale che f
q
= f Dg
q
K
0,q
. Lequazione
Df
q
= 0 ci d` a allora f
q
= per una forma Z
q
(M). Limmagine della classe
di in H
q
(M) ` e la classe di f in H
q
(K

, D).
XVI.2. LA COOMOLOGIA DI

CECH-DE RHAM 269
Per ogni intero q 0 indichiamo con C
q
(U , R) lo spazio vettoriale
(16.2.9) C
q
(U , R) = (c
i
0
,...,c
iq
) U
i
0
,...,i
q
.
Possiamo identicare C
q
(U , R) a un sottospazio di C
q
(U ,
0
) e la restrizione
delloperatore denisce unapplicazione
(16.2.10) : C
q
(U , R) C
q+1
(U , R).
Otteniamo un complesso
(16.2.11)
0 C
0
(U , R)

C
1
(U , R)

C
2
(U , R)
Denizione XVI.2.3. Il complesso (16.2.11) si dice il complesso di

Cech, a coef-
cienti reali, relativo al ricoprimento U . Poniamo
Z
q
(U , R) = C
q
(U , R) = 0,
B
q
(U , R) = C
q1
(U , R),

H
q
(U , R) = Z
q
(U , R)/B
q
(U , R).
I gruppi di coomologia

H
q
(U , R) e si dicono i gruppi di coomologia di

Cech, a
coecienti reali, del ricoprimento U .
Abbiamo uninclusione naturale
(16.2.12) C
q
(U , R) K
q,0
K
(q)
.
Osserviamo ancora che, se c C
q
(U , R), ` e Dc = c. Quindi (16.2.11) ` e un sotto-
complesso del complesso (16.2.4) ed abbiamo perci ` o un omomorsmo naturale
(16.2.13)

H

(U , R) H

(K

, D).
Teorema XVI.2.4. Se U ` e un buon ricoprimento, allora lomomorsmo (16.2.13)
` e un isomorsmo.
Dimostrazione. Per q = 0 sia

H
0
(U , R) che H
0
(K

, D) si identicano allo
spazio delle funzioni localmente costanti su M e sono quindi isomor. Nel resto
della dimostrazione considereremo gli omomorsmi

H
q
(U , R) H
q
(K

, D)
per q 1.
Surgettivit` a. Sia q un intero positivo ed f K
(q)
con Df = 0. Dimo-
striamo, per induzione su h = 0, . . . , q, che ` e possibile trovare un elemento f
(h)

q
j=h
K
j,qj
con f f
(h)
DK
(q1)
. Per h = 0 possiamo prendere f
(0)
= f .
Supponiamo ora che 0 h < q e che vi sia una f
(h)


q
j=h
K
j,qj
con f f
(h)

DK
(q1)
. Scriviamo
f
(h)
= f
(h)
h
+ f
(h)
h+1
+ + f
(h)
q
, con f
(h)
j
K
j,qj
.
Poich e Df
(h)
= 0, abbiamo in particolare d f
(h)
h
= 0. Per lipotesi che U sia
un buon ricoprimento, H
qh
(U
i
0
,...,i
h
) = 0 per ogni scelta degli indici i
0
, . . . , i
h
e
quindi possiamo trovare un elemento g K
h,qh1
tale che dg = (1)
h
f
(h)
h
. Allora
f
(h+1)
= f
(h)
Dg

q
j=h+1
K
j,qj
ed f f
(h+1)
DK
(q1)
. Otteniamo in
270 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
questo modo un elemento f
(q)
= f
(q)
q
K
q,0
, coomologo ad f in H
q
(K

, D).
Lequazione Df
(q)
= 0 ci d` a d f
(q)
= 0 e f
(q)
= 0 e quindi f
(q)
` e un elemento di
C
q
(U , R), che denisce una classe di coomologia in

H
q
(U , R) la cui immagine in
H
q
(K

, D) ` e la classe di coomologia di f .
Iniettivit` a. Sia q un intero positivo ed f C
q
(U , R) con f = 0. Abbiamo
gi` a osservato che ci` o equivale al fatto che f K
q,0
e Df = 0. Supponiamo esista
u K
(q1)
tale che Du = f . Dimostriamo per induzione su h = 0, . . . , q 1 che ` e
possibile trovare soluzioni u
(h)
di Du
(h)
= f con u
(h)


q1
j=h
K
j,qj1
. Possiamo
infatti porre u
(0)
= u. Supponiamo di aver costruito u
(h)
per un h con 0 h < q 1.
Se
u
(h)
= u
(h)
h
+ u
(h)
h+1
+ + u
(h)
q1
, con u
(h)
j
K
j,qj1
,
dallequazione du
(h)
= f ricaviamo che du
(h)
h
= 0. Poich e q h 1 > 0 ed U ` e
un buon ricoprimento, possiamo trovare w K
h,qh2
tale che dw = (1)
h
u
(h)
h
.
Quindi u
(h+1)
= u
(h)
Dw

q1
j=h+1
K
j,qj1
e soddisfa Du
(h+1)
= f . Per
u
(q1)
K
q1,0
lequazione Du
(q1)
= f d` a du
(q1)
= 0, cio` e u
(q1)
C
q1
(U , R),
e u
(q1)
= f . Ci` o dimostra che f ` e coomologa a zero in

H
q
(U , R). La dimostra-
zione ` e completa.
Abbiamo quindi il
Teorema XVI.2.5 (de Rham). Se U ` e un buon ricoprimento di M, allora abbiamo
gli isomorsmi
(16.2.14)
H

(M)
=
H

(K

, D)
=

(U , R).
Osservazione XVI.2.6. Per ogni ricoprimento U di M la composizione

H

(U , R)
H

(K

, D

)

H
q
(M) denisce un omomorsmo della coomologia di

Chech
del ricoprimento U , a coecienti in R, e la coomologia di de Rham. In generale,
questo omomorsmo pu` o non essere n e iniettivo, n e surgettivo.
XVI.3. Una formula di omotopia
Ricaviamo in questo paragrafo una formula di omotopia che renda esplicito
lomomorsmo di de Rham

H

(U , R) H
q
(M), che diventa un isomorsmo nel
caso in cui U sia un buon ricoprimento.
Fissiamo una partizione delluntit` a
i
subordinata ad U . Indichiamo con
le applicazioni descritte in (16.1.4). Osserviamo che : K
q
1
,q
2
K
q
1
1,q
2
se
q
1
> 0, mentre : K
0,q

q
(M) ` e linversa di :
q
K
0,q
K
(q)
.
`
E inoltre
conveniente introdurre la notazione d per loperatore d : K

descritto sugli
elementi bi-omogenei di K mediante
d = (1)
q
1
d : K
q
1
,q
2
K
q
1
,q
2
+1
,
in modo che il dierenziale del complesso (K

, D

) si scriva nella forma


D = + d.
XVI.3. UNA FORMULA DI OMOTOPIA 271
Lesistenza di unequivalenza omotopica : K

(M) ` e conseguenza di
alcuni fatti generali sui complessi di co-catene
1
.
Lapplicazione :

(M) K

commuta con i dierenziali, ` e cio` e


D = d
e denisce quindi un omomorsmo di complessi.
Poniamo (con K
(1)
= 0)
(16.3.1) Q
q
=
q
(M) K
(q1)
, per q Z, q 0.
e deniamo su Q

q0
Q
q
un dierenziale D : Q

mediante la
formula:
(16.3.2) D( f , ) = (d f , ( f ) + D).
Poich e d = D , e d
2
= 0, D
2
= 0, ` e

2
( f , ) = (d f , ( f ) + D) = (d
2
f , (d f ) + D( f ) + D
2
) = 0.
Quindi D
2
= 0 ed otteniamo un complesso (Q

, D

):
(16.3.3)
0 Q
0
D
0
Q
1
D
1
Q
2

dove abbiamo indicato con D
q
la restrizione di D ad un operatore da Q
q
in Q
q+1
.
Denizione XVI.3.1. Il complesso (16.3.3) si dice il cono dellomomorsmo di
complessi :

(M) K

.
Lemma XVI.3.2. Il complesso (16.3.3) ` e aciclico e possiamo denire un omomor-
smo s : Q

, con s
q
: Q
q
Q
q1
, tale che
(16.3.4) D
q1
s
q
( f , ) = ( f , ), ( f , ) Q
q
t.c. D
q
( f , ) = 0.
Dimostrazione. Se ( f , 0) Q
0
e D( f , 0) = 0, ` e f C

(M) con d f = 0 ed
( f ) = 0, e dunque f = 0. Quindi D
0
: Q
0
Q
1
` e iniettiva.
Sia q 1 ed ( f , ) Q
q
, con f
q
(M) ed =
0
+ +
q1
, con

j
K
j,qj1
, e D
q
( f , ) = 0. Abbiamo
_

q1
= 0,

q2
+ d
q2
= 0,

0
+ d
1
= 0,
( f ) + d
0
= 0,
d f = 0.
Sia : K
q
1
,q
2
K
q
1
1,q
2
loperatore di omotopia descritto dalle (16.1.4), as-
sociato ad una partizione dellunit` a
i
subordinata al ricoprimento U = U
i
.
1
Vedi ad esempio il Cap.4, 2 in: Edvin H. Spanier, Algebraic Topology, Springer, 1966.
272 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Abbiamo allora, con
_

q2
=
q1
,

q3
= (
q2
(d)
q1
),

q4
= (
q3
(d)
q2
+ (d)
2

q1
),

1
= (
2
(d)
3
+ (1)
q2
(d)
q2

q1
),

0
= (
1
(d)
2
+ (1)
q1
(d)
q1

q1
),
_

q1
=
q2
,

q2
=
q3
+ d
q2
,

q3
+
q4
+ d
q3
,

1
=
0
+ d
1
.
Abbiamo poi

0
+ d
1
= 0 = (
0
d
0
) = 0
e quindi esiste ununica g
q1
(M) tale che

0
= d
0
+ (g),
e da questa relazione si deduce che anche
( f ) = d
0
= d(g) = (dg) = dg = f .
Abbiamo perci ` o ottenuto
( f , ) = D(g, ), con =
0
+ +
q2
.
Lespressione esplicita della s
q
` e allora
(16.3.5)
_

_
(g()) =

q1
i=0
(d)
i

i
,
s
q
( f ,
0
+ +
q1
) =
_
g(),

q2
i=0

i
j=0
(1)
j
(d)
j

i+1
_
.

Siano i s
q
omomorsismi che soddisfano (16.3.4).
Poich e limmagine di 1 s
q
D
q1
` e contenuta nel nucleo di D
q1
, possiamo
denire un operatore
(16.3.6) R
q
= s
q
(1 s
q+1
D
q
) : Q
q
Q
q1
.
Vale allora
Lemma XVI.3.3. Per ogni intero q 0 abbiamo
(16.3.7) D
q1
R
q
+ R
q+1
D
q
= 1
Q
q .
XVI.4. LA FORMA DI EULERO DI UN FIBRATO IN SFERE ORIENTATE 273
Dimostrazione. Abbiamo infatti
D
q1
R
q
+ R
q+1
D
q
= D
q1
s
q
(1 s
q+1
D
q
) + s
q+1
(1 s
q+2
D
q+1
)D
q
= (1 s
q+1
D
q
) + s
q+1
D
q
= 1,
perch e D
q1
s
q
` e lidentit` a sullimmagine di (1 s
q+1
D
q
), che ` e contenuta nel
nucleo di D
q
.
Deniamo operatori
q
: K
(q)

q
(M) e K
q
: K
(q)
K
(q1)
ponendo
(16.3.8) R
q
(0, ) = (
q
(), K
q
()), K
(q)
.
Proposizione XVI.3.4. Le = (
q
) ed = (
q
) sono inverse omotopiche luna
dellaltra.
Dimostrazione. Se f
q1
(M),
R
q
(0, ( f )) = s
q
(1 s
q+1
D
q
)(0, ( f )) = s
q
(d f , ( f )) = ( f , 0).
Quindi = 1.
Sia ora K
q1
. Abbiamo
(0, ) = D((), K()) + ((D), K(D))
= (d(), (()) + DK()) + ((D), K(D)).
Da questa identit` a ricaviamo le uguaglianze
d() = (D),
() = DK() + K(D)
La prima ci dice che : K

` e un omomorsmo di complessi e la seconda


che ` e omotopa allidentit` a su (K

, D

).
La formula esplicita per loperatore ` e data da
(16.3.9) () =

q
i=0
(d)
i

q
i=0
(d)
i

i+1
,
con =
0
+ +
q+1
= D e
i
K
i,qi+1
.
XVI.4. La forma di Eulero di un brato in sfere orientate
Ricordiamo che le classi di coomologia di de Rham H
q
(S
n
) della sfera S
n
sono
0 per q 0, n ed isomorfe ad R per q = 0, n. Lapplicazione

n
(S
n
)
_
S
n
R
denisce per passaggio al quoziente lisomorsmo H
n
(S
n
) = R.
Indichiamo con lelemento di H
n
(S
n
) tale che
2
_
S
n
= 1.
2
Ricordiamo che un rappresentante di ` e il pullback ad S
n
della forma
=
1
(n + 1)c
n+1
_
n
i=0
(1)
i
x
i
dx
1


dx
i
dx
n
__
n
i=0
x
i

2
_ n+1
2
Z
n1
(R
n+1
\ 0),
274 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Sia pr : R
m
S
n
S
n
la proiezione sul secondo fattore. Se
n
(R
m
S
n
)
e d = 0, allora, per la formula di Stokes
I

(x) =
_
xS
n

` e costante per x R
m
ed ` e una forma esatta se e soltanto se I

(x) = 0. Lap-
plicazione I

(x) rende esplicito, in grado n, lisomorsmo pr

: H

(S
n
)
H

(R
m
S
n
) indotto dal pullback, descritto nel Teorema XIV.3.1. In particolare, la
classe di pr

` e una base di H
n
(R
m
S
n
) = R. La forma
U
= pr

ha la propriet` a
che il suo pullback ad ogni bra x S
n
denisce il generatore di H
n
(x S
n
) con
integrale 1.
Sia = (E

M) un brato dierenziabile localmente banale con bre S
n
orientate. Il pullback

(M)

(E) commuta con i dierenziali e denisce


quindi un omomorsmo di complessi. Il cono di

` e un complesso
(16.4.1)
0
0
()
d


1
()
d


2
()
d


dove abbiamo posto
3

q
() =
q
(M)
q1
(E), q 0,
d

( f , g) = (d
M
f ,

( f ) + d
E
g), f

(M), g

(E).
Dalla successione esatta corta
0
q1
(E)
a
()
b
(M) 0
con a(g) = (0, g) e b( f , g) = f
si ricava la successione esatta lunga di coomologia
(16.4.2)
0 H
0
() H
0
(M) H
0
(E)
H
1
() H
1
(M) H
1
(E)
H
q
() H
q
(M) H
q
(E)
H
q+1
()
Lintegrazione sulla bra ci permette di denire, per ogni intero q, unapplica-
zione
(16.4.3) :
q
() (, )


qn1
.
Poich e il dierenziale commuta con il pullback, la restrizione alla bra del pullback
di una forma di grado positivo su M ` e nullo, e lintegrale sulla bra di una forma
ove
c
n+1
=
_

_
2(2)
n
2
(n+1)!!
=
2(2)
n
2
(n+1)(n1)31
se n ` e pari,
(2)
n+1
2
(n+1)!!
=
(2)
2
n+1
2
(n+1)(n1)42
se n ` e dispari,
` e il volume della palla unitaria (n + 1)-dimensionale.
3
Conveniamo che
q
(E) = 0 per q < 0.
XVI.4. LA FORMA DI EULERO DI UN FIBRATO IN SFERE ORIENTATE 275
di grado minore di n ` e nullo, abbiamo
(d

(, )) = (d
M
, d
E
+

) =

(d
E
+

)
=

(d
E
) +

) = d
M
(

) = d
M
((, )), (, )

().
Quindi
(16.4.4) d

= d
M

e quindi la denisce per passaggio al quoziente un omomorsmo di grado (n+1)
(16.4.5) [] : H
n+q+1
() H
q
(M).
Osservazione XVI.4.1. In particolare, se (, ) Z
n+1
(), lintegrale sulla bra

` e una funzione localmente costante su M.


Dimostreremo in XVI.5 che (16.4.5) ` e un isomorsmo per ogni intero q. Per
dimostrare questo risultato consideriamo preliminarmente il caso q = 0.
Teorema XVI.4.2. Lomomorsmo
(16.4.6) [] : H
n+1
() H
0
(M)
` e un isomorsmo.
In particolare vale il
Corollario XVI.4.3. Esiste ununica classe di coomologia [(e

)] H
n+1
()
tale che
(16.4.7)

= 1 su M.
Denizione XVI.4.4. Lunica classe di coomologia [(e

)] H
n+1
() che sod-
disfa (16.4.7) si dice la classe di Eulero totale del brato .
La sua immagine [e

] in H
n+1
(M) si dice la classe di Eulero del brato .
Se (e

) Z
n+1
() ` e un rappresentante della classe di Eulero totale di ,
chiamiamo


n
(E) una forma angolare ed e

Z
n+1
(M) la corrispondente
forma di Eulero del brato .
Dimostrazione del Teorema XVI.4.2. Possiamo supporre che M sia connessa.
La dimostrazione della surgettivit` a di (16.4.6) ` e allora equivalente allesistenza di
una classe di Eulero del brato , cio` e di una (e

) Z
n+1
() con

= 1.
Se U ` e un aperto di trivializzazione per , dieomorfo ad R
m
, la restrizione
a
U
della classe di Eulero totale ha un rappresentante della forma (0,
U
), con
una forma
U
Z
n
(E
U
) la cui classe di coomologia in H
n
(E
U
) ` e univocamente
determinata dalla richiesta
4
che sia

U
= 1 su U.
Fissiamo un buon ricoprimento U = U
i
di M, che consista di aperti di
trivializzazione di . Sia V
i
= E
U
i
=
1
(U
i
) ed indichiamo con V = V
i
il
ricoprimento aperto di E immagine inversa del ricoprimento U di M.
4
La classe di Eulero di ` e unostruzione allesistenza di una forma chiusa globale in
n
(E)
che abbia integrale uno su tutte le bre di .
276 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Costruiamo per ricorrenza una sequenza
5

0
, . . . ,
n
con
(16.4.8)
_

h
C
h
(V ,
nh
),

0
= (1),
d
E

0
= 0,
d
E

h
+
h1
= 0 se 1 h n.
Per ogni indice i, ssiamo una forma chiusa u
i
Z
n
(V
i
) con

u
i
= 1 su U
i
e
poniamo
0
= (u
i
). Poich e

(
0
) = (

0
) = ((1)) = 0,
possiamo trovare
1
C
1
(V ,
n1
) tale che d
E

1
+
0
= 0. Supponiamo di aver
costruito
0
, . . . ,
h
per qualche h con 1 h < n. Poich e
d
E

h
= d
E

h
=
2

h1
= 0
e
h
C
h+1
(V ,
nh
), con 1 n h < n, poich e H
nh
(V
i
0
,...,i
h+1
) = 0 per ogni
scelta degli indici i
0
, . . . , i
h+1
, possiamo trovare una
h+1
C
h+1
(U ,
nh1
) tale
che
d
E

h+1
+
h
= 0.
Questo completa la dimostrazione dellesistenza della successione
0
, . . . ,
n
che
soddisfa (16.4.8). Abbiamo poi
d
E

n
= d
E

n
=
2

n1
= 0.
Quindi
n
C
n+1
(V , R).
Lomomorsmo canonico

: C

(U ,

) C

(V ,

)
d` a per restrizione un isomorsmo

: C

(U , R) C

(V , R).
In particolare, c` e un unico elemento
n+1
C
n+1
(U , R) tale che
(16.4.9)
n+1
= 0,

n+1
+
n
= 0.
Fissiamo una partizione dellunit` a
i
, di classe C

, su M, subordinata al rico-
primento U e sia

i
la corrispondente partizione dellunit` a su E subordinata
al ricoprimento V . Come in XVI.3, costruiamo a partire dalle due partizioni gli
operatori di omotopia

M
: C

(U ,

(M),
E
: C

(V ,

(E).
Ricordiamo che
d
M

M
=
M
D
M
, d
E

E
=
E
D
E
,
5
Al solito, se = (alpha
i
0
,...,i
h
) C
h
(V ,
q
), poniamo d
E

q
= (1)
q
(d
E

q
i
0
,...,iq
). Poniamo
ancora D
E
= d
E
+ .
XVI.4. LA FORMA DI EULERO DI UN FIBRATO IN SFERE ORIENTATE 277
ove abbiamo indicato con D
M
= d
M
+ il dierenziale totale del complesso di

Cech-de Rham associato al ricoprimento U di M. Inoltre, per la scelta delle


partizioni dellunit` a, abbiamo


M
,


E
=
M

.
Abbiamo
D
E
(
0
+ +
n
) = d
E

0
+
n
=

n+1
Poniamo
_

_
e

=
M
(
n+1
)
n+1
(M),

=
E
(
0
+ +
n
).
Otteniamo allora
d
M
e

= d
M

M
(
n+1
) =
M
(D
M

n+1
) =
M
(
n+1
) = 0,
d
E

= d
E

E
(
0
+ +
n
) =
E
(D
E
(
0
+ +
n
))
=
E
(

n+1
) =

M
(
n+1
) =

E
(
0
+ +
n
) =
E
(

(
0
+ +
n
)) =
E
(

0
) =
E
((1)) = 1.
Questo dimostra che (e

) Z
n+1
() e (e

) = 1, e completa la dimostra-
zione della surgettivit` a.
La classe di Eulero ` e unostruzione allesistenza di sezioni globali di . Abbia-
mo infatti:
Proposizione XVI.4.5. Se il brato ammette una sezione globale, allora [e

]=0.
La condizione che sia [e

] = 0 ` e necessaria e suciente anch e esista una classe


[

] H
n
(E) con

= 1.
Dimostrazione. Supponiamo esista una sezione globale

(M, E). Poich e


= 1, la

` e lidentit` a in coomologia. In particolare

` e iniettiva e quindi
[e

] = 0 perch e [

] = [d
E

] = 0. La seconda aermazione ` e ovvia.


Per completare la dimostrazione del Teorema XVI.4.2, baster` a dimostrare che
una (, ) Z
n+1
() con

= 0 ` e coomologa a zero in H
n+1
(). Usiamo le
notazioni introdotte in precedenza.
In particolare U = U
i
` e un buon ricoprimento di M e V
i
=
1
(U
i
) la sua
immagine inversa in E.
Le forme
n+1
(M) e
n
(E) soddisfano
d
M
= 0, d
E
+

= 0,

= 0.
Poich e U ` e un buon ricoprimento, possiamo costruire una successione f
0
, f
1
, . . . , f
n
con
_

_
f
h
C
h
(U ,
nq
),
() + d
M
f
0
= 0,
d f
h
+ f
h1
= 0 per 1 h n.
Dalluguaglianza d
E
+

= 0 ricaviamo che
0 = d
E
() +

0
= d
E
() +

d
M
f
0
= d
E
(()

f
0
).
278 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Poich e

(()

f
0
) =

() = (

) = 0,
possiamo trovare u
0
C
0
(V ,
n1
) tale che
d
E
u
0
+

( f
0
) = ().
Poich e H
q
(V
i
0
,...,i

) = 0 per ogni q 0, n, possiamo costruire una successione


u
0
, . . . , u
n1
con
_

_
u
h
C
h
(V ,
nh1
),
d
E
u
0
+

( f
0
) = (),
d
E
u
h
+ u
h1
+

( f
h
) = 0 per 1 h n 1.
Abbiamo
0 = (d
E
u
n1
+ u
n2
+

( f
n1
)) = d
E
u
n1
+

(f
n1
)
= d
E
u
n1

(d
M
f
n
) = d
E
(u
n1
+

f
n
).
In particolare, ` e determinata una
n
C
n
(U , R) tale che
u
n1
+

f
n
=

n
,
ed abbiamo

(
n
f
n
) = u
n1
= (
n
f
n
) = 0.
Osserviamo che
D
M
( f
0
+ + f
n
) = () + f
n
,
D
E
(u
0
+ + u
n1
) = ()

( f
0
+ + f
n1
) + u
n1
= ()

( f
0
+ + f
n1
+ f
n

n
).
Poniamo
_

_
f =
M
( f
0
+ + f
n

n
),
u =
E
(u
0
+ + u
n1
).
Allora
_

_
d
M
f =
M
(() + f
n

n
)
= +
M
(( f
n

n
)) = ,
d
E
u =

f ,
da cui otteniamo che
d

( f , u) = (, ).
La dimostrazione ` e completa.
XVI.5. LA SUCCESSIONE DI GYSIN 279
XVI.5. La successione di Gysin
La successione esatta lunga di Gysin
6
` e un caso particolare della successione
spettrale di Serre
7
per la coomologia di un brato dierenziabile.
Teorema XVI.5.1 (Successione esatta di Gysin). Sia = (E

M) un brato
dierenziabile in sfere S
n1
orientato, con n 2, su una variet` a M, e sia [e

]
H
n
(M) la sua classe di Eulero. Abbiamo allora la successione esatta lunga di
coomologia
(16.5.1)
H
q1
(E)

H
qn
(M)
[e

]
H
q
(M)

H
q
(E) H
qn+1
(M)
ove

` e lapplicazione associata allintegrazione sulla bra, [e

] quella associa-
ta al prodotto esterno per una forma di Eulero e

e la

lapplicazione naturale
indotta dal pullback.
La successione esatta di Gysin ` e conseguenza della successione esatta della
brazione (16.4.2) e della seguente
Proposizione XVI.5.2. Sia = (E

M un brato dierenziabile localmente
banale con bre S
n1
orientate e sia (e

) Z
n
() una coppia di forme che
rappresenti la classe di Eulero totale del brato . Allora
:
q
(M) (e

)
n+q
(), q Z, (16.5.2)
:
n+q
() (, )


q
(M), q Z, (16.5.3)
deniscono omomorsmi di complessi, di grado n e n rispettivamente, che indu-
cono per passaggio al quoziente isomorsmi
(16.5.4) [] : H
q
(M) H
n+q
(), [] : H
n+q
() H
q
che sono luno linverso dellaltro.
Dimostrazione. Verichiamo che ` e un omomorsmo di complessi. Se

q
(M), ` e
d

(()) = (d
M
(e

), d
E
(

) +

(e

))
= ((1)
n+1
e

d
M
, (d
E

() + (1)
n1

d
E
(

) +

(e

())
= (1)
n+1
(e

d
M
,

(d
M
))) = (1)
n+1
(d
M
).
6
Werner Gysin ` e un matematico svizzero, nato nel 1915, studente di Heinz Hopf ed Eduard
L.Stiefel. Ha pubblicato un solo lavoro, in cui discute il risultato legato al suo nome: Zur Homo-
logietheorie der Abbildungen und Faserungen von Mannigfaltigkeiten, Commentarii Mathematici
Helvetici 14 (1942) pp. 61-122.
7
La successione spettrale di Serre, ottenuta da Jean-Pierre Serre (Bages, 15 settembre 1926)
nella sua tesi di dottorato, esprime, nel linguaggio dellalgebra omologica, la coomologia singolare
dello spazio totale di una brazione di Serre in termini della coomologia della base e della bra. Il
risultato ` e esposto nellarticolo:
J.-P. Serre, Homolgie singuli` ere des espaces br es, Ann. of Math. (2) 54 (1951), pp 425-505.
280 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Quindi
d
M
= (1)
n+1
d

.
Se (, )
n+q
(), abbiamo
(d

(, )) = (d
M
, d
E
+

) =

(d
E
+

)
=

(d
E
) = d
M

= d
M
(, ).
Questo dimostra che
d

= d
M

e quindi sia che sono omomorsmi di complessi ed inducono perci` o omomor-
smi (16.5.4) in coomologia. Abbiamo
() = (e

)) =

) = ,

(M).
Quindi ` e lidentit` a e dunque anche [] [] ` e lidentit` a in coomologia. Questo
dimostra che
[] : H
q
(M) H
n+q
() ` e iniettiva per ogni q Z,
[] : H
n+q
() H
q
(M) ` e surgettiva per ogni q Z.
Per dimostrare che [] ` e iniettiva, utilizzeremo il lemma:
Lemma XVI.5.3. Consideriamo il brato banale
R
m
S
n1

.t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
p

K
K
K
K
K
K
K
K
K
K
R
m
S
n1
.
Abbiamo
(16.5.5) H
q
(R
m
S
n1
) = H
q
(S
n1
) =
_

_
R se q = 0, n 1,
0 se q 0, n 1.
Lintegrazione sulla bra denisce un omomorsmo surgettivo
(16.5.6)

:
n+q
(R
m
S
n1
)
q
(M), per ogni q Z,
che per passaggio al quoziente d` a, per q = 0, un isomorsmo

: H
n
(R
m
S
n1
) H
0
(R
m
). (16.5.7)
Abbiamo inoltre:
(16.5.8)
_

_
q 1, f Z
q
(E) t.c.

f = 0,
u
q1
(E) t.c.

u = 0, du = f .
Dimostrazione. La (16.5.5) segue dal fatto che S
n
` e un retratto dierenziabile
di deformazione di R
m
S
n
.
XVI.5. LA SUCCESSIONE DI GYSIN 281
Se
n
Z
n
(S
n
) ` e una forma
8
con
_
S
n

n
= 1, abbiamo

(p

n
) = 1 e quindi
lapplicazione

: H
n
(R
m
S
n
) H
0
(R
m
) ` e surgettiva. La (16.5.6) segue dal
fatto che

(p

) = ,

(M).
Per completare la dimostrazione, baster` a allora vericare la (16.5.8). Osservia-
mo che

u = 0 se u
q
(E) con q < n e quindi, tenuto conto di (16.5.5) e
dellisomorsmo H
n
(R
m
S
n
) = H
n
(S
n
) = R, la (16.5.8) ` e senzaltro valida se
q n.
Sia q > n ed f Z
q
(E) soddis

f = 0. Poich e H
q
(R
m
S
n
) = 0, esiste una
v
q1
(R
m
S
n
) tale che dv = 0. Consideriamo la forma (p

n
) (

v))

q1
(R
m
S
n
).
`
E
d[(p

n
) (

v))] = (1)
n
(p

n
) (

dv)) = (1)
n
(p

n
) (

f )) = 0.
Quindi la u = v [(p

n
) (

v))]
q1
(E) ` e una soluzione di du = f con

u =

v = 0.
Torniamo alla dimostrazione delliniettivit` a di [].
Sia (, ) Z
q
() e supponiamo che

= d
M
f , con f
qn1
(M). Allora
(, ) + (1)
n
d

( f ) = ( e

d f ,

d f )) = ( ,

) ker .
Per completare la dimostrazione sar` a quindi suciente mostrare che
ogni (, ) Z
q
() con

= 0 ` e coomologo a zero in H
q
().
La condizione

= 0 ` e automaticamente vericata se q < n. In particolare,


vercheremo che H
q
() = 0 se q < n.
Un elemento di Z
0
() ` e una coppia ( f , 0), con f C

(M) e d
M
f = 0,

f =
0. Quindi H
0
() = Z
0
() = 0.
Per dimostrare la nostra tesi per q 1, ssiamo un buon ricoprimento U =
U
i
di M mediante aperti di trivializzazione per , e denotiamo con V = V
i
=

1
(U
i
) la sua immagine inversa in E.
Sia (, ) Z
1
().
`
E

1
(M), d
M
= 0, C

(E), d +

= 0.
Poich e n 2, la condizione

= 0 ` e automaticamente vericata. Poich e U ` e un


buon ricomprimento, possiamo trovare un elemento f
0
C
0
(U ,
0
) tale che
() + d
M
f
0
= 0.
8
Ricordiamo che un rappresentante di ` e il pullback ad S
n
della forma
=
1
(n + 1)c
n+1
_
n
i=0
(1)
i
x
i
dx
1


dx
i
dx
n
__
n
i=0
x
i

2
_ n+1
2
Z
n1
(R
n+1
\ 0),
ove
c
n+1
=
_

_
2(2)
n
2
(n+1)!!
=
2(2)
n
2
(n+1)(n1)31
se n ` e pari,
(2)
n+1
2
(n+1)!!
=
(2)
2
n+1
2
(n+1)(n1)42
se n ` e dispari,
` e il volume della palla unitaria (n + 1)-dimensionale.
282 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Abbiamo allora
0 = (d
E
+

) = (d
E
) +

() = d
E
()

(d
M
f
0
) = d
E
(()

f
0
).
Quindi ()

f
0
C
0
(V , R).
Lapplicazione naturale

: C
q
(U ,

) C
q
(V ,

), q Z,
d` a per restrizione un isomorsmo
(16.5.9)

: C
q
(U , R) C
q
(V , R), q Z.
Possiamo quindi trovare un elemento
0
C
0
(U , R) tale che
()

f
0
=

0
.
Abbiamo
(16.5.10) (

(
0
+ f
0
)) = (()) = 0 = (
0
+ f
0
) = 0.
Quindi
0
+ f
0
= ( f ) per una funzione f C

(M) ed otteniamo
d
M
( f ) = d
M
(
0
+ f
0
) = d
M
f
0
= () = d
M
f = ,

( f ) =

(
0
+ f
0
) = () =

f = ,
e dunque
d

( f , 0) = (d
M
f ,

f ) = (, ).
Sia ora q 2. Dimostriamo che in questo caso ` e possibile costruire due
successioni f
0
, . . . , f
q1
ed u
0
, . . . , u
q2
tali che
_

_
f
h
C
h
(U ,
qh1
),
() + d
M
f
0
= 0,
f
h1
+ d
M
f
h
= 0
per 1 h q 1,
_

_
u
h
C
h
(V ,
qh2
),

u
h
= 0,
() + d
E
u
0
=

f
0
,
u
h1
+ d
E
u
h
=

f
h
per 1 h q 2.
Costruiamo per ricorrenza prima la successione f
0
, . . . , f
q1
, poi la successione
u
0
, . . . , u
q2
. Per ipotesi, la coppia (, ) soddisfa

q
(M), d
M
= 0,
q1
(E), d
E
+

= 0,

= 0.
Poich e U ` e un buon ricoprimento, possiamo trovare f
0
C
0
(U ,
q1
) tale che
() +d
M
f
0
= 0. Applicando ai due membri di questa uguaglianza otteniamo che
0 = (() + d
M
f
0
) = (d
M
f
0
) = d
M
f
0
.
Poich e U ` e un buon ricoprimento, possiamo allora trovare f
1
C
1
(U ,
q2
) tale
che f
0
+ d
M
f
1
= 0. Se 1 h < q 1 ed abbiamo gi` a costruito f
0
, . . . , f
h
con
f
h1
+ d
M
f
h
= 0, allora
d
M
f
h
= (d
M
f
h
) =
2
f
h1
= 0.
Poich e U ` e un buon ricoprimento, potremo trovare f
h+1
C
h+1
(U ,
qh2
) tale
che
f
h
+ d
M
f
h+1
= 0.
XVI.5. LA SUCCESSIONE DI GYSIN 283
Ci ` o dimostra lesistenza della successione f
0
, . . . , f
h1
. Abbiamo poi
d
E
(()

f
0
) = (d
E
)

(d
M
f
0
) = (d
E
) +

(()) = 0,

(()

f
0
) =

(()) = (

) = 0.
Per il Lemma XVI.5.3 possiamo trovare u
0
C
0
(V ,
q2
) tale che
() + d
E
u
0
=

f
0
,

u
0
= 0.
Se q = 2 abbiamo nito. Altrimenti, se q > 2, osserviamo che
0 = (() + d
E
u
0

f
0
) = d
E
u
0

f
0
= d
E
u
0
+

d
M
f
1
= d
E
(

f
1
u
0
),

f
1
u
0
) =

u
0
= (

u
0
) = 0.
Per il Lemma XVI.5.3 possiamo trovare u
1
C
0
(V ,
q3
) tale che
u
0
+ d
E
u
1
=

f
1
,

u
1
= 0.
Se q = 3 abbiamo nito. Se q > 3 ed abbiamo gi` a costruito u
0
, . . . , u
h
con 1 h <
q 2, da
0 = (u
h1
+ d
E
u
h

f
h
) = d
E
u
h

f
h
= d
E
u
h
+

d
M
f
h+1
= d
E
(

f
h+1
u
h
),

f
h+1
u
h
) =

(u
h
) = (

u
h
) = 0,
applicando il Lemma XVI.5.3 possiamo trovare u
h+1
C
h+1
(V ,
qh3
) tale che
u
h
+ d
E
u
h+1
=

f
h+1
,

u
h+1
= 0.
Quindi per ricorrenza otteniamo anche la successione u
0
, . . . , u
q2
.
Abbiamo
0 = (u
q3
+ d
E
u
q2

f
q1
) = d
E
u
q2

f
q1
= d
E
u
q2
+

d
M
f
q1
= d
E
( f
q1
u
q2
).
Quindi f
q1
u
q2
C
q1
(V , R) e quindi risulta univocamente determinato
q1

C
q1
(U , R) tale che
f
q1
u
q2
=

q1
.
Siano
E
e
M
come in XVI.4. Con
_

_
f =
M
( f
0
+ + f
q1

q1
)
q1
(M),
u =
E
(u
0
+ + u
q2
)
q2
(M),
otteniamo
d f = , du +

f = , cio` e d

( f , u) = (, ).
La dimostrazione ` e completa.
284 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Poich e H
q
(M) = 0 per q < 0, il segmento iniziale della successione di Gysin
denisce isomorsmi H
q
(E) = H
q
(M) per q < n 1. Il segmento successivo ` e
quindi
0 H
n1
(M)

H
n1
(E)

H
0
(M)
H
n
(M)

H
n
(E)

H
1
(M)

Osserviamo ancora che, nel caso esista una sezione globale s

(M, E), [e

] = 0
e lapplicazione

` e iniettiva. Dunque la successione di Gysin si spezza nelle


successioni esatte corte
0 H
q
(M)

H
q
(E)

H
qn+1
(M) 0.
In eetti, nel caso di un brato banale, queste successioni esatte corte sono com-
patibili con la formula di K unneth
H
q
(M S
n1
) =

q
1
+q
2
=q
(H
q
1
(M) H
q
2
(S
n1
) = H
q
(M) H
qn+1
(M).
XVI.6. Coomologia delle variet` a di Stiefel complesse e quaternioniche
Consideriamo le variet` a di Stiefel
9
V
n,k
(C) dei sistemi di k vettori ortonormali
rispetto al prodotto scalare Hermitiano di C
n
. Per ogni k = 1, . . . , n la V
n,k
(C) ` e
una variet` a analitica orientabile, connessa e compatta, di dimensione 2kn n
2
.
`
E V
n,1
= S
2n1
e, per ogni k 1, abbiamo una brazione naturale
k
=
(V
n,k+1
(C)

k
V
n,k
(C)), con bra S
2n2k1
. Le variet` a di Stiefel complesse sono
orientabili e possiamo quindi utilizzare la successione di Gysin per studiare la loro
coomologia di de Rham. Consideriamo innanzi tutto il caso k = 1. La forma di
Eulero e

1
ha grado 2n 2 ed ` e quindi coomologa a zero. La successione di Gysin
si spezza quindi nelle successioni esatte corte
0 H
q
(S
2n1
)

1
H
q
(V
n,2
(C))

1
H
q2n+3
(S
2n1
) 0,
per ogni intero q 0. Sia
2n1

2n1
(S
2n1
) un elemento con
_
S
2n1

2n1
= 1.
Allora 1
0
(V
n,2
(C)) e

1
(
2n1
)
2n1
(V
n,2
(C)) sono generatori dei gruppi
di coomologia H
0
(V
n,2
(C)) ed H
2n1
(V
n,2
(C)). Poich e la classe di Eulero di
1
` e nulla, esiste su V
n,2
(C) una forma angolare chiusa

1
Z
2n3
(V
n,2
(C)), che
denisce una base di H
2n3
(V
n,2
(C)). Chiaramente la classe di

1
(
2n1
)

4n4
(V
n,2
(C)) ` e una base di H
4n4
(V
n,2
(C)) con
_
V
n,2
(C)

2n1
= 1. Dalla
9
Alcune delle variet` a di Stiefel reali non sono orientabili. Non possiamo quindi applicare ad
esse direttamente la successione di Gysin per il calcolo della loro coomologia di de Rham e della
loro coomologia singolare. La loro coomologia a coecienti Z
2
fu calcolata da Armand Borel in:
A. Borel, Sur la cohomologie des espaces bres principaux et des espaces homog` enes de
groupes de Lie compacts, Ann. of Math. 57 (1953), 115-207.
Il calcolo completo dellanello di coomologia a coecienti interi delle variet` a di Stiefel reali ` e
stato ottenuto pi ` u recentemente. Vedi:
Martin

Cadek, Mamoru Mimura, and Jir Van zura: The cohomology rings of real Stiefel
manifolds with integer coecients, J. Math. Kyoto Univ. Volume 43, Number 2 (2003), 411-428.
XVI.7. LISOMORFISMO DI THOM 285
successione di Gysin ricaviamo poi che H
q
(V
n,2
(C)) = 0 se q 0, 2n 3, 2n 1,
4n 4. Se poniamo a
2n1
= [

2n1
], a
2n3
= [

1
], abbiamo:
Lanello di coomologia H

(V
n,2
(C)) ` e lalgebra reale unitaria libera di Grass-
mann generata dai due elementi omogenei a
2n3
ed a
2n1
.
Possiamo calcolare ricorsivamente la coomologia delle variet` a di Stiefell com-
plesse utilizzando la successione di Gysin. Otteniamo, in generale:
Proposizione XVI.6.1. Lanello di coomologia H

(V
n,k
(C)) ` e unalgebra unitaria
libera di Grassmann unitaria con k generatori omogenei a
2n1
, a
2n3
, . . . , a
2n2k+1
.
Dimostrazione. Sia k 2 e supponiamo di aver gi` a dimostrato il teorema per
la coomologia di de Rham di V
n,k
. Poich e i gruppi di coomologia di V
n,k
sono nulli
in grado dispari, la classe di Eulero di
k
` e nulla e quindi otteniamo una successione
esatta
0 H

(V
n,k
(C))

k
H

(V
n,k+1
(C))

k
H

(V
n,k
(C)) 0.
Poich e la forma di Eulero ` e nulla, la forma angolare di
k
ha un rappresentante chiu-
so

k
Z
2n2k1
(V
n,k+1
(C)). Poich e

k
` e iniettiva in coomologia, H

(V
n,k+1
(C))
contiene

k
H

(V
n,k
(C)) [

k
] H

(V
n,k
(C)), e

k
_

k
H

(V
n,k
(C)) [

k
] H

(V
n,k
(C))
_
=
k
([

k
(H

(V
n,k
(C))) = H

(V
n,k
(C)),
otteniamo per la successione esatta di Gysin che
H

(V
n,k+1
(C)) =

k
H

(V
n,k
(C)) [

k
] H

(V
n,k
(C)).
Da questa uguaglianza segue la tesi.
Le variet` a di Stiefel quaternioniche V
n,k
(H) sono variet` a compatte, connesse,
orientabili, di dimensione k(4n 2k + 1). Abbiamo V
n,1
(H) = S
4n1
e, per ogni
k, otteniamo una brazione naturale : V
n,k+1
(H) V
n,k
(H) con bra S
4(nk)1
.
Anche queste brazioni hanno classe di Eulero nulla, ed utilizzando la successione
esatta di Gysin otteniamo, con un ragionamento analogo a quello svolto nel caso
complesso,
Proposizione XVI.6.2. Lanello di coomologia H

(V
n,k
(H)) ` e un anello unitario
con k generatori omogenei a
4n1
, a
4n5
, . . . , a
4n4k+3
.
XVI.7. Lisomorsmo di Thom
In questo paragrafo completiamo la dimostrazione dellisomorsmo di Thom
nel caso in cui non si assuma che la base M del brato vettoriale = (E

M)
ammetta un buon ricoprimento aperto nito. Sia n il rango di .
Ricordiamo che il Teorema di Thom stabilisce che lintegrazione sulla bra
denisce un isomorsmo
(16.7.1)

: H
q
cv
(E

) H
qn
(M), q Z.
Nella costruzione della classe e dellisomorsmo di Thom utilizzeremo il
286 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Lemma XVI.7.1. Consideriamo il brato banale
R
m
R
n

.u
u
u
u
u
u
u
u
u
p

I
I
I
I
I
I
I
I
I
R
m
R
n
con base R
m
e bra R
n
. Allora, per qualsiasi intero q,
(16.7.2)
_

_
Z
q
cv
(R
m
R
n
) t.c.

= 0,

q1
cv
(R
m
R
n
) t.c. d = ,

= 0.
Dimostrazione. Abbiamo gi` a dimostrato che lintegrazione sulla bra de-
nisce un isomorsmo

: H
q
cv
(R
m
R
n
) H
qn
(R
m
). Poich e

= 0 se

q
cv
(R
m
R
n
) con q < n, baster` a dimostrare la (16.7.2) per q > n.
Fissiamo
n
c
(R
n
) tale che
_
R
n
= 1. Sia Z
q
cv
(R
m
R
n
) con

= 0.
Poich e H
q
cv
(R
m
R
n
) = H
qn
(R
m
) = 0, possiamo trovare
0

q1
cv
(R
m
R
n
) tale
che d
0
= . Consideriamo la forma
1
=

0
) p

. Abbiamo
d
1
=

d
0
) p

) p

= 0,

1
=

0
) p

] =

0
.
Quindi =
0

1

q1
cv
(R
m
R
n
) ` e una soluzione di d = con

= 0.
Fissiamo un buon ricoprimento nito U = U
i
di M mediante aperti di tri-
vializzazione e sia V = V
i
=
1
(U
i
) il ricoprimento immagine inversa di E

.
Considereremo i complessi (C

(U ,

), D
M
) e (C

(V ,

cv
), D
M
) e, ssata una
partizione dellunit` a
i
su M subordinata ad U e il suo pullback

i
ad una
partizione dellunit` a su E

subordinata a V , gli operatori domotopia

M
: C

(U ,

(M) e
E

: C

(V ,

cv
)

cv
(E

).
surgettivit` a. La surgettivit` a di (16.7.1) ` e banalmente vericata per q < n. Con-
sideriamo dapprima lomomorsmo H
n
cv
(E

) H
0
(M). Sia c una funzione local-
mente costante su M. Dico che possiamo, per ricorrenza, costruire una successione

0
, . . . ,
n
tale che
(16.7.3)
_

h
C
h
(V ,
nq
cv
),
(c) =

0
,
d
E

0
= 0,
d
E

h
+
h1
= 0 se 1 h n.
Lesistenza di
0
segue dalla validit` a dellisomorsmo di Thom nel caso in cui
la base sia uno spazio Euclideo. Le
1
, . . . ,
n
si ottengono poi per ricorrenza
utilizzando il Lemma XVI.7.1. Osserviamo poi che
d
E

n
= d
E

n
=
2

n1
= 0,
e quindi (
n
) = 0 perch e le sue componenti sono funzioni localmente costanti con
supporti che intersecano le bre in sottoinsiemi compatti. Allora,
=
E

(
0
+ +
n
) verica
XVI.8. FIBRATI IN SFERE ASSOCIATI A FIBRATI VETTORIALI 287
d
E

=
E

(D
E

(
0
+ +
n
)) = 0,

(u
0
+ +
n
) =

(
0
) =
M
(

0
) =
M
((c)) = c.
In particolare abbiamo dimostrato che
Esiste una forma chiusa

Z
n
cv
(E

), con supporto compatto rispetto alle


bre e tale che

= 1.
Ricordiamo che

si dice una forma di Thom del brato e la sua classe di


coomologia in H
n
cv
(E

) la classe di Thom di .
Lesistenza della classe di Thom ci permette di completare la dimostrazione
della surgettivit` a di (16.7.1). Infatti, se Z
q
(M), allora

Z
cv
(E

) e

) = .
Iniettivit` a. Sia f Z
q
cv
(E

) e supponiamo che [

f ] = 0 in H
qn
(M). Sia
u
qn1
(M) tale che du =

f . Allora f d(

u) ` e coomologa ad f in
H
q
cv
(E

) ed abbiamo

( f d(

u)) =

(du)) =

f ) = 0.
Baster` a quindi dimostrare che ogni forma f Z
q
cv
(E

) con

f = 0 ` e coo-
mologa a zero in H
q
cv
(E

). Sia quindi f una tale forma. Poich e lisomorsmo


di Thom vale per brati banali, possiamo costruire per ricorrenza, utilizzando in
Lemma XVI.7.1, una successione u
0
, . . . , u
q1
con
(16.7.4)
_

_
u
h
C
h
(V ,
qh1
cv
),
d
E

u
0
= ( f ),
d
E

u
h
+ u
h1
= 0, se 1 h q 1.
Poich e
d
E

u
q1
= d
E

u
q1
=
2
u
q1
= 0,
` e u
q1
C
q
(V ,
0
cv
) C
q
(V , R) = 0. Otteniamo quindi
D
E

(u
0
+ + u
q1
) = d
E

u
0
= ( f )
e quindi ` e
_

_
u =
E
(u
0
+ + u
q1
)
q1
cv
(E),
du =
E
(D
E
(u
0
+ + u
q1
)) =
E
(( f )) = f .
Questo completa la dimostrazione dellisomorsmo di Thom.
XVI.8. Fibrati in sfere associati a brati vettoriali
Sia = (E

M) un brato vettoriale di rango n sulla variet` a M. Fissiamo


una metrica Riemanniana sulle bre di e indichiamo con j j

la relativa
norma sulle bre di . Questo ci permette di denire il brato in sfere , come
il sottobrato dierenziabile di con spazio totale
(16.8.1) E

= v E

jvj

= 1.
288 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Ricordiamo che, se le bre di sono orientate, risulta denita la sua classe di Thom

H
n
cv
(E

), caratterizzata dal fatto che la restrizione alle bre soddisfa


_
E
p

= 1, p M.
In particolare, se sia la base M che le bre di sono orientate, anche E

risulta
orientata ed abbiamo
(16.8.2)
_
M
=
_
E

,
m
c
(M).
In particolare, la classe di Thom

` e il duale di Poincar e chiuso in H


n
(E

) della
sezione nulla, che possiamo identicare ad M, del brato vettoriale . Fissiamo
una forma, che indicheremo ancora con

Z
cv
(E

), che rappresenti la classe di


Thom. Possiamo scegliere

con il supporto contenuto in v E

jvj

< 1.
Poich e

: H
n
(M) H
n
(E

) ` e un isomorsmo, inverso dellisomorsmo


H
n
(E

) H
n
(M) indotto dalla restrizione, detto e

il pullback su M della classe


di Thom, poich e

(e

) =

M
) sono coomologhi in H
n
(E

), esiste una
forma


n1
(E

) tale che
(16.8.3)

(e

) + d

.
Per la formula di Stokes abbiamo
1 =
_
E
p

=
_
E
p
jvj

=
_
E
p
jvj

1
(

(e

) + d

)
=
_
E
p
jvj

1
d

=
_
E

.
Poich e

= 0, se indichiamo ancora con

la restrizione di

ad E

,
otteniamo che
_
E

= 1, p M, d

.
Abbiamo quindi ottenuto
Teorema XVI.8.1. Sia un brato vettoriale orientato, con base M, e un brato
in sfere ad esso associato. Allora la classe di Eulero di ` e il pullback su M, iden-
ticata alla sezione nulla di , della classe di Thom di , o, in modo equivalente,
la restrizione ad M del duale di Poincar e chiuso di M in E

.
Denizione XVI.8.2. Chiamiamo classe di Eulero del brato vettoriale reale , ed
indichiamo con e

, la classe di Eulero del suo brato in sfere associato.


Sia

il sottobrato dierenziabile del brato vettoriale che ha spazio totale
(16.8.4)

E

= v E

v 0.
Consideriamo lomomorsmo del brato

sul brato in sfere denito da
(16.8.5) :

E

v
v
jvj

.
XVI.9. IL NUMERO DI EULERO 289
Lemma XVI.8.3. Lapplicazione
(16.8.6) :

() (, ) (,

)
denisce un omomorsmo di complessi che, per passaggio al quoziente, d` a un
isomorsmo
(16.8.7) [] : H

() H

)
in coomologia.
XVI.9. Il numero di Eulero
Supponiamo che = (E

M) sia un brato dierenziabile orientato, local-
mente banale, con bra S
m1
, su una variet` a orientata, compatta e connessa M, di
dimensione m. La classe di Eulero [e

] di ` e un elemento di H
m
(M) ed ` e quindi
completamente determinata dal numero
(16.9.1) () =
_
M
e

.
Denizione XVI.9.1. Chiamiamo () il numero di Eulero del brato .
Sia U M un aperto di trivializzazione di . Fissata la trivializzazione,
una sezione s denita su un aperto U

contenuto in U determina unapplicazio-


ne s
U
C

(U

, S
m1
). Siano p
0
U ed s

(U \ p
0
, E) una sezione su U, con
una singolarit` a isolata nel punto p
0
. Possiamo supporre che U = R
m
per un dieo-
morsmo descritto da una carta coordinata x, compatibile con lorientazione di M
e centrata in p
0
. Consideriamo lapplicazione s
U
C

(R
m
\ 0, S
m1
) associata
alla sezione s. Per ogni r > 0 otteniamo unapplicazione

r
: S
m1
x s
U
(rx) S
m1
.
Il grado di questa applicazione non dipende n` e da r n e dalla scelta della carta
locale di trivializzazione e si dice il grado locale di s in p
0
. Se
m1
(S
m1
) e
_
S
m1
= 1, allora
deg
p
0
s =
_
S
m1

r
.
Se (e

) ` e la forma di Eulero totale del brato e W un intorno relativamente


compatto di p
0
in U, con frontiera regolare di classe C

e dieomorfo alla palla


unitaria di R
m
, abbiamo
(16.9.2) deg
p
0
s =
_
W
s

.
Supponiamo ora che M sia compatta e che vi sia una sezione s di su M
con singolarit` a isolate in un numero nito di punti p
1
, . . . , p
k
di M.
`
E cio` e s

(M \ p
1
, . . . , p
k
, E). Per ogni i = 1, . . . , k possiamo trovare un intorno U
i
di p
i
ed una forma u
i

m1
(U
i
) tale che du
i
= e

su U
i
. Fissiamo degli aperti W
i
U
i
,
con chiusure

W
i
due a due disgiunte, e frontiere di classe C

, ciascuno dieomorfo
ad una palla di R
m
e con p
i
W
i
. Siano poi
i
C

(M) con supp


i
U
i
e
i
= 1
290 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
su W
i
. Allora e


_
k
i=1
d
M
(
i
u
i
) ` e ancora una forma di Eulero ed ` e identicamente
nulla su
_
k
i=1
W
i
.
Utilizzando questa osservazione, possiamo ssare una forma di Eulero totale
(e

) con e

= 0 su
_
k
i=1
W
i
. Abbiamo allora, poich e s(p) = p per ogni
p p
1
, . . . , p
k
:
() =
_
M
e

=
_
M\
_
k
i=1
W
i
e

=
_
M\
_
k
i=1
W
i
( s)

=
_
M\
_
k
i=1
W
i
s

=
_
M\
_
k
i=1
W
i
s

d
E

=
_
M\
_
k
i=1
W
i
d
M
s

k
i=1
_
W
i
s

k
i=1
deg
p
i
s.
Osservazione XVI.9.2. Si pu` o dimostrare
10
che ogni brato in sfere orientato su
una base compatta ammette una sezione globale con un numero nito di singolarit` a.
Abbiamo dimostrato il seguente
Teorema XVI.9.3. La caratteristica di Eulero di un brato derenziabile in sfere
S
m1
, su una base compatta di dimensione m ed orientato ` e la somma dei gradi
locali di una sua sezione che abbia un numero nito di singolarit` a.
Osservazione XVI.9.4. In particolare, la caratteristica di Eulero ` e sempre un nu-
mero intero.
Sia = (E

M) un brato vettoriale orientato, di rango m uguale alla


dimensione della base M. Fissiamo una norma Riemanniana j j

sulle bre di e
consideriamo il sottobrato in sfere di , con spazio totale
E = v E

jvj

= 1.
Per il Teorema X.2.1, esistono sezioni s

(M, E

) trasversali alla sezione nulla.


Una tale s ha un numero nito di zeri p
1
, . . . , p
k
in M. Lapplicazione s s/jsj

` e una sezione di con un numero nito di singolarit` a negli zeri di s.


Denizione XVI.9.5. Chiamiamo punto singolare di una sezione s

(M, E

)
un punto p
0
in cui s(p
0
) = 0.
Chiamiamo indice di s in un suo punto singolare p
0
il grado locale dellappli-
cazione p s(p)/js(p)j

in p
0
.
Per quanto osservato prima, abbiamo
Teorema XVI.9.6. Sia s

(M, E

) una sezione di con un numero nito di


singolarit ` a. Allora la somma degli indici dei punti singolari di s ` e uguale alla
caratteristica di Eulero di un qualsiasi brato in sfere associato ad .
Osserviamo ancora che vale il
10
Vedi N.Steenrode: The topology of bre bundles, Princeton University Press, Princeton, N.J.
1951.
XVI.10. LA CARATTERISTICA DI EULERO 291
Teorema XVI.9.7. Sia un brato vettoriale orientato di rango m sulla variet ` a
Riemanniana orientata compatta M, della stessa dimensione m. Se s

(M, E

)
` e una sezione con un numero nito di zeri, allora la classe di Eulero del brato
in sfere associato ad E ` e il duale di Poincar e degli zeri di s, contati con le loro
molteplicit ` a.
Osservazione XVI.9.8. Se ` e il brato tangente di una variet` a compatta orientata
M, vedremo nel paragrafo successivo che il numero di Eulero del brato in sfere
associato ` e la caratteristica di Eulero-Poincar e di M.
Esempio XVI.9.9. Consideriamo la sfera S
m
R
m+1
. La proiezione ortogonale
sullo spazio tangente di S
m
del campo di vettori /x
0
denisce un campo di vettori
X su S
m
, che si annulla in e
0
. Poich e gli indici di X in e
0
sono uguali se la
dimensione m ` e pari, opposti se m ` e dispari, ne segue che la caratteristica di Eulero-
Poincar e di S
m
` e 2 se m ` e pari, zero se m ` e dispari.
Osservazione XVI.9.10. In generale, un brato in sfere orientato con bra di
dimensione pari ha classe di Eulero nulla.
Esempio XVI.9.11. Realizziamo il toro T
2
come il sottospazio
T
2
=
_
(x, y, z) R
3

_
_
x
2
+ y
2
2
_
2
+ z
2
= 1
_
.
La proiezione ortogonale X sullo spazio tangente di T
2
del campo di vettori /x
si annulla nei quattro punti (3, 0, 0) e (1, 0, 0). Gli indici di X nelle coppie di
punti (3, 0, 0), (1, 0, 0) e (1, 0, 0), (3, 0, 0) sono opposti e quindi la caratteristica
di Eulero-Poincar e del toro ` e nulla.
XVI.10. La caratteristica di Eulero
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m, i cui gruppi di coomologia
di de Rham abbiano tutti dimensione nita.
Denizione XVI.10.1. La caratteristica di Eulero (M) di M ` e la somma alternata
delle dimensioni dei suoi gruppi di coomologia
(16.10.1) (M) =

q
(1)
q
dim
R
H
q
(M).
Osservazione XVI.10.2. Per la dualit` a di Poincar e, se M ` e una variet` a compatta
orientabile di dimensione dispari, la sua caratteristica di Eulero ` e nulla.
Se M ` e una variet` a complessa orientabile di dimensione pari, la sua caratteri-
stica di Poincar e ` e un numero pari.
Gli spazi proiettivi reali di dimensione dispari sono orientabili ed hanno quindi
caratteristica di Eulero zero.
Gli spazi proiettivi reali di dimensione pari sono variet` a connesse e compatte
non sono orientabili ed hanno tutti i gruppi di coomologia nulli in grtado diverso.
Hanno quindi caratteristica di Eulero 1.
292 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
Supponiamo che M sia una variet` a connessa, compatta e orientata di dimen-
sione m. Scegliamo una base
i
di H

(M) come spazio vettoriale. Per la dualit` a


di Poincar e, risulta determinata una base duale
i
di H

(M) con
(16.10.2)
_
M

i

j
=
i, j
.
Siano
i
: M M M le proiezioni sulla prima e sulla seconda componente,
rispettivamente. Per la formula di K unneth,
(16.10.3) H

(M M) = H

(M) H

(M)
e

j
` e una base di H

(M M).
Lemma XVI.10.3. Sia
i
una base di H

(M) formata da elementi omogenei. La


sua base duale
i
in H

(M) ` e ancora formata da elementi omogenei. Il duale di


Poincar e della diagonale
M
= (p, p) p M di M M ` e
(16.10.4)

M
=

i
(1)
deg
i

i
.
Dimostrazione. Il fatto che la base
i
sia anchessa formata da elementi omo-
genei ` e conseguenza del fatto che, per ogni q = 0, . . . , m, il gruppo H
mq
(M) ` e
duale di H
q
(M). Osserviamo ora che (1)
(deg
i
)(deg
i
+deg
j
)

j
` e la base
duale di

j
in H

(M M). Infatti
_
MM

k
=
_
MM

k
=
_
M

i

_
M

k
` e 0 se (i, j) (h, k). Per (i, j) = (h, k) abbiamo, precisando i segni nelle uguaglianze
precedenti,
_
MM

j
= (1)
(deg
i
)(deg
i
+deg
j
)
.
Il duale di Poincar e della diagonale
M
` e una combinazione lineare degli elementi
della base e si scrive quindi nella forma

M
=

i, j
c
i, j

j
.
Abbiamo, per la denizione del duale di Poincar e,
(1)
(deg
i
)(deg
i
+deg
j
)
c
i, j
=
_
MM

M
=
_
M

i

j
= (1)
(deg
i
)(deg
j
)

i, j
.
Da questa identit` a ricaviamo che
c
i, j
=
_

_
(1)
deg
i
se i = j,
0 se i j.
Questo completa la dimostrazione.
XVI.11. CARATTERISTICA DI EULERO DI UN COMPLESSO 293
Lemma XVI.10.4. Il brato normale della diagonale
M
di M M ` e isomorfo al
brato tangente di
M
ed al brato tangente di M.
Indichiamo con (
M
) il brato normale di
M
in M M. Ricordiamo che
il duale di Poincar e di una sottovariet` a compatta orientata orientata e la classe di
Thom di un suo intorno tubolare si rappresentano mediante la stessa forma. Inol-
tre, la restrizione della classe di Thom alla sezione nulla ` e la classe di Eulero del
brato in sfere corrispondente. Abbiamo perci` o, indicando con (T
M
), ((
M
))
e (T M) i brati in sfere di T
M
, di (
M
) e di T M, rispettivamente:
_

M
=
_

M
e
((
M
))
_

M
e
(T

M
)
=
_
M
e
(T M)
Poich e
(16.10.5)
_

M
=

i
(1)
deg
i
_
M

i

i
=

i
(1)
i
dim
R
H
i
(M), ,
abbiamo ottenuto
Teorema XVI.10.5. Sia M una variet ` a compatta orientata. Allora il numero di
Eulero del brato in sfere del brato tangente di M ` e uguale alla sua caratteristica
di Eulero.
Come corollario otteniamo
Teorema XVI.10.6 (Teorema dellindice di Hopf). Se M ` e una variet ` a compat-
ta orientata, ed X X(M) un qualsiasi campo di vettori con un numero nito
di punti critici
11
, allora la somma degli indici di X nei suoi punti singolari ` e la
caratteristica di Eulero di M.
XVI.11. Caratteristica di Eulero di un complesso
Sia
(16.11.1)
0 V
0

1
V
1
V
2

V
n1

n1
V
n
0
un complesso di spazi vettoriali di dimensione nita su un campo k e di applica-
zioni k-lineari. Indichiamo con H
i
= ker
i
/
i1
(V
i1
) i suoi gruppi di coomologia.
Allora
Proposizione XVI.11.1. Vale luguaglianza
(16.11.2)

n
i=0
(1)
i
dim
k
H
i
=

n
i=0
(1)
i
dim
k
V
i
.
Dimostrazione. Abbiamo infatti
dim
k
ker
i
+ dim
k

i
(V
i
) = dim
k
V
i
.
Quindi

n
i=0
(1)
i
dim
k
V
i
=

n
i=0
(1)
i
(dim
k
ker
i
+ dim
k

i
(V
i
))
11
Si dicono critici i punti in cui un campo di vettori su annulla.
294 XVI. IL COMPLESSO DI

CECH-DE RHAM
=

n
i=0
(1)
i
(dim
k
ker
i
dim
k

i
(V
i1
))
=

n
i=0
(1)
i
dim
k
H
i
.

Utilizzando il Teorema XVI.2.4, questa proposizione ci permette di calcolare


la caratteristica di Eulero delle variet` a che ammettono un buon ricoprimento nito.
Esempio XVI.11.2. Sia m 2 e sia M la variet` a che si ottiene togliendo n punti da
R
m
. Calcoliamo la caratteristica di Eulero di M a partire da un buon ricoprimento
nito. Possiamo ottenere questo ricoprimento nel modo seguente. Innanzi tutto, a
meno di un dieomorsmo, possiamo supporre che
M = x R
m
x (i, 0, . . . , 0), i = 1, . . . , n.
Costruiamo allora un buon ricoprimento di M utilizzando gli aperti
_

_
U
1
= x
1
< 1, U
2
= 1 < x
1
< 2, . . . , U
n
= n 1 < x
1
< n, U
n+1
= x
1
> n,
U
2
+
= x
2
> 0, U
2

= x
2
< 0,

U
m
+
= x
m
> 0, U
m

= x
m
< 0.
Poich e si ottengono intersezioni non nulle soltato intersecando aperti che siano
stati elencati in righe diverse, la dimensione d
h
di C
h
(U , R) ` e
_

_
d
0
= (n + 1) + 2(m 1) = n + 2m 1,
d
h
= 2
h
_
m1
h
_
(n + 1) + 2
h+1
_
m1
h+1
_
se 1 h m 2,
d
m1
= 2
m1
(n + 1),
0 se h m.
Quindi
(M) = n + 2m 1 + (n + 1)

m1
h=1
2
h
(1)
h
_
m 1
h
_

m2
h=1
(1)
h+1
2
h+1
_
m 1
h + 1
_
= n + 2m 1 + n[(1)
m1
1] 2(m 1) =
_

_
1 n se m ` e pari,
1 + n se m ` e dispari.
Nel caso m = 2, poich e (M) = 1 dim
R
H
1
(M), otteniamo che H
1
(M) = R
n
. In
generale, abbiamo
H
q
(M) =
_

_
R se q = 0,
R
n
se q = m 1,
0 se q 0, m 1.
CAPITOLO XVII
Classi caratteristiche
Sia M una variet` a dierenziabile. Ricordiamo che il prodotto esterno di for-
me denisce su H

(M) =

H
q
(M), per passaggio al quoziente, una struttura di
algebra, che chiameremo algebra di coomologia di M.
Deniamo ancora, nel caso in cui i gruppi di coomologia di de Rham di M
abbiano tutti dimensione nita, il polinomio di Poincar e di M come il polinomio
P
t
(M) =

q0
t
q
dim
R
H
q
(M).
XVII.1. La classe di Chern di un brato in rette complesse
Consideriamo un brato vettoriale = (E

M) con bra orientata di rango


due. Assegnare una metrica Riemanniana sulle bre di denisce su ciascuna bra
una struttura complessa. Possiamo quindi considerare come un brato in rette
complesse. Sia U = U
i
un ricoprimento di M mediante aperti di trivializzazione.
Le funzioni di transizione g
i, j
sono allora funzioni complesse a valori diversi da
zero. Le g
i, j
/g
i, j
sono ancora funzioni di transizione di un brato equivalente a .
Possiamo quindi supporre che le funzioni di transizione g
i, j
siano a valo-
ri in S
1
C. Esse sono quindi anche le funzioni di transizione del brato in
circonferenze = (E

M) associato a . Calcoliamo una sua forma di Eulero.
Su ciascun U
i
` e denita una forma angolare d
i
, associata alla rappresentazione
dei punti di S
1
nella forma z = e
i
, con R. Abbiamo
e
i
i
= g
i, j
e
i
j
su U
i, j
e quindi, dierenziando, otteniamo che
ig
i, j
e
i
j
d
i
= e
i
j
dg
i, j
+ ie
i
j
g
i, j
d
j
= d
i
= d
j
+
1
i
dg
i, j
g
i, j
Poich e
g
i, j
g
j,k
g
k,i
= 1 su U
i, j,k
=
dg
i, j
g
i, j
+
dg
j,k
g
j,k
+
dg
k,i
g
k,i
= 0 su U
i, j,k
,
possiamo trovare delle forme
i

1
(U
i
) tali che
dg
i, j
g
i, j
= i
i
i
j
su U
i, j
.
Ne segue che
d
i

i
= d
j

j
su U
i, j
295
296 XVII. CLASSI CARATTERISTICHE
e quindi risulta denita una forma angolare

con

= d
i

i
su U
i
, per ogni indice i.
La corrispondente forma di Eulero ` e
e

= d
i
su U
i
, per ogni indice i.
Si ottiene una espressione esplicita della forma di Eulero utilizzando una partizione
dellunit` a
i
subordinata al ricoprimento U . Possiamo allora scegliere

i
=

j
dg
j,i
g
j,i
su U
i
, per ogni indice i
ed abbiamo allora
(17.1.1) e

j
d
j

dg
j,i
g
j,i
su U
i
, per ogni indice i.
Denizione XVII.1.1. La classe di Eulero [e

] H
2
(M) si dice la prima classe di
Chern del brato in rette complesse e si indica con c
1
().
Dalla descrizione esplicita della prima classe di Chern ricaviamo
Proposizione XVII.1.2. Siano
1
e
2
due brati in rette complesse su M. La
prima classe di Chern del brato in rette complesse
1

2
` e
(17.1.2) c
1
(
1

2
) = c
1
(
1
) + c
1
(
2
).
Se

` e il duale del brato in rette complesse su M, allora


(17.1.3) c
1
(

) = c
1
().
Dimostrazione. Se g
1
i, j
e g
2
i, j
sono le funzioni di transizione dei brati
1
e
2
, rispettivamente, rispetto ad un comune ricoprimento aperto U = U
i
di
M mediante aperti di trivializzazione, allora g
i, j
= g
1
i, j
g
2
i, j
sono le funzioni di
transizione di
1

2
. La formula (17.1.2) per la prima classe di Chern di segue
allora dalla (17.1.1).
Analogamente, se g
i, j
sono le funzioni di transizione di un brato in rette
rispetto a un ricoprimento U = U
i
di M mediante aperti di trivializzazione, le
g

i, j
= g
1
i, j
sono funzioni di transizione per

rispetto allo stesso ricoprimento U ,


che ` e di trivializzazione anche per

. La (17.1.3) segue allora dalla (17.1.1).


Proposizione XVII.1.3. Sia = (E

M) un brato in rette complesse con


base M. Sia N unaltra variet ` a dierenziabile ed f C

(N, M). Allora


(17.1.4) c
1
( f

) =

c
1
().
Dimostrazione. Se U = U
i
` e un atlante di trivializzazione di in M, allora
W = W
i
= f
1
(U
i
) ` e un atlante di trivializzazione di

in N. Se g
i, j

C

(U
i, j
, C

) sono le funzioni di transizione di relative ad U , le

g
i, j
= g
i, j

C

(W
i, j
, C

) sono le funzioni di transizione di

relative a W . Fissiamo una


partizione C

dellunit` a
i
in M relativa al ricoprimento U . Allora

i
` e una
XVII.3. LE CLASSI DI CHERN 297
partizione dellunit` a C

in N relativa al ricoprimento W . Un rappresentante in


H
2
(N) di c
1
(

) ` e dato, per la (17.1.1), da

i
d
N
(

i
)
d
N
(

g
i, j
)

g
i, j
=

i
d
M

i

d
M
g
i, j
g
i, j
_
su W
j
= f
1
(U
j
)
per ogni indice j. Questo dimostra la Proposizione.
XVII.2. La coomologia degli spazi proiettivi complessi
Possiamo utilizzare la successione di Gysin per calcolare con maggior ac-
curatezza la coomologia di de Rham degli spazi complessi CP
n
. Abbiamo una
brazione naturale
(17.2.1) S
2n+1

CP
n
con bra S
1
. Indichiamo con e H
2
(CP
n
) la sua classe di Eulero. Abbiamo allora
le successioni esatte
(17.2.2)
H
q+1
(S
2n+1
)

H
q
(CP
n
)
e
H
q+2
(CP
n
)

H
q+2
(S
2n+1
)
Abbiamo gi` a visto nellEsempio XIV.7.5 che il polinomio di Poincar e di CP
n
` e
(17.2.3) P
t
(CP
n
) =

n
q=0
t
2q
=
1 t
2n+2
1 t
2
,
cio` e H
q
(CP
n
) ha dimensione reale 1 per q = 0, 2, . . . , 2n, e zero altrimenti. La suc-
cessione esatta (17.2.2) ci permette di aermare che e ` e il generatore di H
2
(CP
n
),
e che, per ogni q = 2, . . . , n,
(17.2.4) e
q
= e e
.,,.
q volte
` e il generatore di H
2q
(CP
n
).
Abbiamo ottenuto
Proposizione XVII.2.1. Lalgebra di coomologia H

(CP
n
) ` e unalgebra unitaria
con un unico generatore e, ed ` e isomorfa al quoziente R[x]/(x
n+1
).
Osserviamo che S
2n+1
CP
n
` e il brato in sfere associato al brato tautolo-
gico di CP
n
, che ha come spazio totale
(17.2.5) T = (p, v) CP
n
C
n+1
v p,
dove abbiamo identicato i punti p di CP
n
alle rette complesse passanti per lori-
gine di C
n+1
. Quindi la classe e ` e la prima classe di Chern del brato tautologico
di CP
n
.
XVII.3. Le classi di Chern
Sia = (E

M) un brato vettoriale complesso di rango n. Possiamo


associare ad esso il suo proiettivizzato P() = (P(E

)

M). Il suo spazio totale
si ottiene come il quoziente di E

, privato della sezione nulla, rispetto allazione


298 XVII. CLASSI CARATTERISTICHE
moltiplicativa del gruppo C

dei numeri complessi diversi da zero. Lo indicheremo


con
(17.3.1) P(E

) =

E

/C

, ove

E

= v E

v 0.
La proiezione sulla base ` e denita dal diagramma commutativo
(17.3.2)

E

A
A
A
A
A
A
A
A
P(E

.y
y
y
y
y
y
y
y
M.
Identicheremo P(E

) con linsieme delle rette per lorigine delle bre di E

.
Deniamo il brato tautologico di P() con spazio totale
(17.3.3) T() = (, v) P(E

) E

v ,
base P(E

) e proiezione : T() (, v) P(E

) e sia H
2
(P(E

))
lopposto della sua prima classe di Chern.
Lemma XVII.3.1. Le classi
q
H
2q
(P(E

)), per q = 0, 1, . . . , n1 si restringono,


su ogni bra di P(), ad una base della coomologia della bra.
Dimostrazione. Questo segue dal fatto che la classe di Eulero della restrizione
di un brato in sfere orientate ad una sottovariet` a della base ` e una restrizione alla
sottovariet` a della classe di Eulero del brato.
Come conseguenza otteniamo, per il Teorema di Leray-Hirsch, la
Proposizione XVII.3.2. Abbiamo
H

(P(E

)) = H

(M) H

(CP
n1
), (17.3.4)
P
t
(P(E

)) = P
t
(M)
1 t
2n
1 t
2
. (17.3.5)
Da questa segue il
Teorema XVII.3.3. Sia H
2
(P(E

)) lopposta della classe di Eulero del brato


tautologico su P(E

). Esistono allora delle classi di coomologia


(17.3.6) c
q
() H
2q
(M)
tali che
(17.3.7)
n
+

(c
1
())
n1
+ +

(c
n1
()) +

(c
n
()) = 0.
Dimostrazione. Infatti, per la (17.3.4), ` e
H

(P(E

)) =
_

n1
q=0

(
q
)
q

q
H

(M)
_
.
Le (17.3.6) e (17.3.7) si ottengono esprimendo
n
H
2n
(P(E

)) come combinazio-
ne lineare di 1, , . . . ,
n1
a coecienti in

(H

(M)).
XVII.4. PROPRIET
`
A DELLE CLASSI DI CHERN 299
Denizione XVII.3.4. Le classi c
q
() H
2q
(M) denite dalle (17.3.6) e (17.3.7)
si dicono le classi di Chern del brato .
Incheremo con
(17.3.8) c() = 1 + c
1
() + c
2
() + + c
N
() H

(M)
la classe di Chern totale del brato.
Osservazione XVII.3.5. Nel caso di un brato in rette complesse, la classe di
Chern denita in XVII.1 coincide con quella della Denizione XVII.3.4.
XVII.4. Propriet` a delle classi di Chern
Le classi di Chern godono di alcune importanti propriet` a, che le caratterizzano
assiomaticamente.
Teorema XVII.4.1 (Naturalit` a). Siano M, N due variet` a dierenziabili e sia =
(E

M) un brato vettoriale complesso di rango n su M. Sia f C

(N, M).
Allora le classi di Chern dellimmagine inversa f

del brato sono le immagini


inverse delle classi di Chern di :
(17.4.1) c
q
(

) = f

(c
q
()), q = 1, . . . , n.
Dimostrazione. Ricordiamo che

` e il brato con spazio totale


E

= (a, v) N E

f (a) =

(v)
e proiezione

: E

(a, v) a N. La f si solleva ad un omomorsmo di


brati vettoriali, denito sugli spazi totali da
F : E

(a, v) v E

che, per passaggio ai quozienti, d` a un omomorsmo dei proiettivizzati


P(E

)

F
P(E

M
N
f
M.
Indichiamo con
N
lopposta della prima classe di Chern del brato tautologico
su P(E

) e con
M
quella del brato tautologico su P(E

). Per la Proposizio-
ne XVII.1.2 ` e
N
=

F

M
. Applicando

F

al primo membro dellequazione

n
M
+

M
(c
1
())
n1
M
+ +

M
(c
n1
())
M
+

M
(c
n
()) = 0
otteniamo
0 =
n
N
+

F

M
(c
1
()))
n1
N
+ +

F

M
(c
n1
()))
N
+

F

M
(c
n
()))
=
n
N
+

N
( f

(c
1
()))
n1
N
+ +

N
( f

(c
n1
()))
M
+

N
( f

(c
n
())),
da cui segue la (17.4.1).
Osservazione XVII.4.2. Ovviamente brati complessi isomor sulla stessa base
hanno uguali classi di Chern.
300 XVII. CLASSI CARATTERISTICHE
Teorema XVII.4.3 (formula del prodotto di Whitney). Se
1
e
2
sono brati
vettoriali complessi su M, allora
(17.4.2) c(
1

M

2
) = c(
1
)c(
2
).
Dimostrazione. Poniamo
0
=
1

M

2
e
i
= (E
i

i
M), per i = 0, 1, 2 ed
indichiamo con n, n
1
, n
2
, (n = n
1
+ n
2
), i ranghi dei brati vettoriali comlessi
0
,

1
e
2
, rispettivamente.
Consideriamo i P(E
i
) come sottospazi di P(E
0
) ed indichiamo con
i
: P(E
i
)
P(E
0
) le inclusioni naturali. Siano poi
T(E
i
) = (a, v) P(E
i
) E
i
v a
gli spazi totali dei brati tautologici T(
i
). Abbiamo ancora inclusioni naturali

i
: T(E
i
) T(E
0
) per i = 1, 2. In particolare, la prima classe di Chern si T(
i
) ` e
limmagine inversa mediante
i
della prima classe di Chern di T(
0
), per i = 1, 2.
Quindi, se H
2
(P(E
0
)) ` e lopposto della prima classe di Chern di T(
0
), le classi
di Chern di
i
sono caratterizzate dalle equazioni
[

i
()]
n
i
+

i
(c
1
(
i
))[

i
()]
n
i
1
+ +

i
(c
n
i
1
(
i
))[

i
()] +

i
(c
n
i
(
i
)) = 0.
Ci ` o signica che la classe

i
=
n
1
+

0
(c
1
(
i
))
n
i
1
+ +

0
(c
n
i
1
(
i
)) +

0
(c
n
i
(
i
)) H
2n
i
(P(E
0
))
ha restrizione nulla

i
(
i
) su P(E
i
), per i = 1, 2.
Dimostriamo che possiamo scegliere dei rappresentanti f
i
Z
2n
i
(P(E
0
)) delle
classi di coomologia
i
con supporti disgiunti.
Sia g
1
Z
2n
1
(P(E
0
)) un qualsiasi rappresentante di
1
. Poich e P(E
0
) \ P(E
2
)
` e un intorno tubolare di P(E
1
) in P(E
0
), la restrizione denisce, per passaggio al
quoziente, un isomorsmo
H
q
(P(E
0
) \ P(E
2
)) H
q
(P(E
1
)), q Z.
Dunque la restrizione di g
1
a P(E
0
) \ P(E
2
) ` e coomologa a zero e possiamo per-
ci ` o trovare una forma u
1

2n
1
1
(P(E
0
) \ P(E
2
)) tale che g
1
= du
1
su P(E
0
) \
P(E
2
). Fissiamo un qualsiasi intorno U
2
di P(E
2
) in P(E
0
) e sia
2
C

(P(E
0
))
una funzione che si annulla su un intorno U

2
U
2
di P(E
2
) in U
2
e vale 1 sul
complementare in P(E
0
) di un altro intorno U

2
U
2
di P(E
2
) in U
2
. Allora
f
1
=
_

_
g
1
d(
2
u
1
) in P(E
0
) \ P(E
2
),
g
1
in P(E
2
)
` e un rappresentante della classe
1
con supporto contenuto in U
2
.
Analogamente, possiamo costruire una forma f
2
Z
2n
2
(P(E
0
)) che rappre-
senta la classe
2
, con supporto contenuto in un arbitrario intorno aperto U
1
di
P(E
1
). Scegliendo due intorni aperti disgiunti U
1
ed U
2
dei chiusi disgiunti P(E
1
)
e P(E
2
), otteniamo per la classe
1

2
un rappresentante f
1
f
2
identicamente
nullo. Lespressione
1

2
= 0 ci d` a

n
+
1

n1
+ +
n1
+
n
= 0
XVII.4. PROPRIET
`
A DELLE CLASSI DI CHERN 301
con
q
=

q
1
+q
2
=q

0
(c
q
1
(
1
))

0
(c
q
2
(
2
))
=

0
_

q
1
+q
2
=q
c
q
1
(
1
) c
q
2
(
2
)
_
,
ove abbiamo posto c
0
(
i
) = 1. La dimostrazione ` e completa.
Proposizione XVII.4.4. Sia = (E

M) un brato vettoriale complesso di
rango n. La sua n-esima classe di Chern c
n
() coincide con la classe di Eulero
di .
Dimostrazione. Fissiamo una metrica Hermitiana sulle bre di ed indichia-
mo con S() = (S(E)

S
M) il corrispondente brato in sfere. La corrispondenza
S(E) v ([v], v) S(T(E))
identica gli spazi totali di S() e del brato in sfere del brato tautologico su P().
Sia
: S(E) v [v] P()
la proiezione naturale. Abbiamo il diagramma commutativo
T(E)

S(T(E))

P
.l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l

P(E)

D
D
D
D
D
D
D
D
S(E)

S
.v
v
v
v
v
v
v
v
v

M
Sia (e
P
,
p
) la forma di Eulero totale del brato in sfere S(T()). Possiamo leggere

P
come una 1-forma su S(E) e la e
P
come una 2-forma chiusa su P(E). Indicando
con lopposta di e
P
, abbiamo, per lequazione che caratterizza la forma di Eulero,
d
P
=

(e
P
) =

().
Consideriamo la forma

S
=
P

n1
i=0

S
(c
i
()) (

())
ni1
.
Abbiamo

S
=
S
(
P
(

())
n1
= 1,
d
S
=

n1
i=0

S
(c
i
()) (

())
ni
=

n1
i=0

(c
i
())
ni
_
=

(c
n
())) =

S
(c
n
()),
per la (17.3.7). Questo dimostra che (
S
, c
n
()) ` e la classe di Eulero totale del
brato in sfere S(), e quindi la forma di Eulero di .
Corollario XVII.4.5. Sia = (E

M) un brato vettoriale complesso di rango
n. Se ammette una sezione che non si annulli in nessun punto, allora c
n
() = 0.
302 XVII. CLASSI CARATTERISTICHE
Dimostrazione. Infatti una sezione globale di che non si annulli in nessun
punto ci permette di denire una sezione globale di S(). Questo implica che la
classe di Eulero, e quindi ln-esima classe di Chern, ` e nulla.
XVII.5. Variet` a bandiera e variet` a di Grassmann
Richiamiamo la costruzione delle variet` a di Grassmann e delle variet` a bandiera
complesse.
Se V ` e uno spazio vettoriale complesso di dimensione n e k un intero con
0 < k < n, la Grassmanniana dei k-piani di V ` e linsieme
(17.5.1) G
k
(V) = ` e un sottospazio vettoriale di dimensione k di V,
dotato di ununica struttura di variet` a complessa compatta per cui lazione natu-
rale del gruppo lineare GL
C
(V) ` e olomorfa. La G
k
(V) ` e una variet` a complessa,
connessa e compatta di dimensione k(n k), e quindi una variet` a reale analitica di
dimensione 2k(n k).
Sia
0
di G
k
(V). Fissiamo una base e
1
, . . . , e
n
di V tale che e
1
, . . . , e
k
sia una
base di . Allora linsieme di tutti i k-piani che ammettono una base della forma
e
1
+

nk
i=1
x
1,i
e
k+i
, . . . , e
k
+

nk
i=1
x
k,i
e
k+i
` e un intorno aperto U
e
1
,...,e
n
di
0
ed i coecienti (x
i, j
)
1ik
1jnk
sono coordinate in
U
e
1
,...,e
n
. Se ssiamo un prodotto scalare Hermitiano su V, possiamo considera-
re il gruppo unitario U(V) e il gruppo speciale unitario SU(V). Anchessi ope-
rano transitivamente su G
k
(V) che quindi pu` o essere rappresentato come spazio
omogeneo
G
k
(V) = U(n)/(U(k) U(n k)) = SU(n)/S(U(k) U(n k)).
Pi ` u in generale, ssati interi k
1
, . . . , k
r
con 0 < k
1
< < k
r
< n, deniamo
(17.5.2) F
k
1
,...,k
r
(V) = (
1
, . . . ,
r
) G
k
1
(V) G
k
r

1

r
.
La F
k
1
,...,k
r
(V) ` e una sottovariet` a complessa di G
k
1
(V) G
k
r
, connessa e com-
patta, di dimensione complessa
k
1
(n k
1
) + (k
2
k
1
)(n k
2
) + + (k
r
k
r1
)(n k
r
)
= nk
r
(k
2
1
+ + k
2
r
) + k
1
k
2
+ + k
r1
k
r
Scriveremo nel seguito F
k
(V) per F
1,2,...,k
(V) ed F(V) per F
n1
(V). Osserviamo che
dim
C
F(V) = n(n 1),
dim
C
F
k
(V) =
k(2n k 1)
2
.
Denizione XVII.5.1. Le variet` a F
k
1
,...,k
r
(V) si chiamano variet` a bandiera. La
F
k
(V) ` e la variet` a delle k-bandiere complete e la F(V) variet` a delle bandiere com-
plete, o variet` a bandiera associata a V.
XVII.6. VARIET
`
A BANDIERA DI UN FIBRATO VETTORIALE 303
XVII.6. Variet` a bandiera di un brato vettoriale
Sia = (E

M) un brato vettoriale complesso di rango n. Associamo a
la variet` a F(E)
(17.6.1) F(E) = (p,
1
, . . . ,
n1
) p M,
1

n1
E
p
,
ove abbiamo indicato con
h
un sottospazio vettoriale complesso di dimensione h.
La F(E) ha una struttura naturale di variet` a dierenziabile di dimensione m+n(n1)
ed ` e lo spazio totale di un brato dierenziabile F() = (F(E)

F
M) con base M.
Denizione XVII.6.1. La F(E) si dice la variet` a bandiera del brato vettoriale .
Abbiamo
Lemma XVII.6.2. Limmagine inversa

F
() di su F(E) si decompone nella
somma diretta
(17.6.2)

F
() =
1

n
di n brati in rette complesse.
Dimostrazione. Fissiamo un prodotto scalare Hermitiano dierenziabile sul-
le bre di . Allora ad ogni bandiera completa
1

n1
in E
p
cor-
risponde ununica decomposizione ortogonale L
1
L
n
in rette complesse
L
i
= L
i
(
1
, . . . ,
n1
) tali che
1
= L
1
ed
i
= L
1
L
i
per ogni 1 < i < n.
Deniamo i brati in rette
i
con spazi totali
E
i
= (p,
1
, . . . ,
n1
; v) F(E) E v L
i
(
1
, . . . ,
n1
)
e proiezioni
i
: E
i
(p,
1
, . . . ,
n1
; v) (p,
1
, . . . ,
n1
) F(E). Lapplicazione

1

n

F
() denita da
(p,
1
, . . . ,
n1
; v
1
) (p,
1
, . . . ,
n1
; v
n
) (p,
1
, . . . ,
n1
; v
1
+ + v
n
)
denisce lisomorsmo cercato.
Per la formula del prodotto di Whitney, ` e
c(

F
()) = c(
1
) c(
n
).
Poniamo
(17.6.3) x
1
= c(
1
), . . . , x
n
= c(
n
).
Allora
c(

F
()) = (1 + x
1
) (1 + x
n
) =

n
i=0

i
(x
1
, . . . , x
n
)
ove
_

0
(x
1
, . . . , x
n
) = 1,

1
(x
1
, . . . , x
n
) = x
1
+ + x
n
,

q
(x
1
, . . . , x
n
) =
_
1i
1
<<i
q
n
x
i
1
x
i
q
, per 1 < q < n,

n
(x
1
, . . . , x
n
) = x
1
x
n
sono le funzioni simmetriche elementari di x
1
, . . . , x
n
.
304 XVII. CLASSI CARATTERISTICHE
Poich e c(

F
()) =

F
(c()), otteniamo
(17.6.4)

F
(c
q
()) =
q
(x
1
, . . . , x
n
).
Esprimeremo questa uguaglianza con la relazione formale
(17.6.5) c() =
n
_
i=1
(1 + x
i
).
Abbiamo perci ` o
Teorema XVII.6.3. Sia = (E

M) un brato vettoriale complesso di rango
n 2. Allora lanello di coomologia della variet` a bandiera associata ` e
(17.6.6) H

(F(E)) = H

(M)[x
1
, . . . , x
n
]
__
_
n
i=1
(1 + x
i
) = c()
_
,
ove il quoziente si intende rispetto allideale generato dalle
q
(x
1
, . . . , x
n
) c
q
(),
per q = 1, . . . , n, e la sua serie di Poincar e ` e
(17.6.7) P
t
(F(E)) = P
t
(M)
1 t
4
1 t
2
. . .
1 t
2n
1 t
2
.
Possiamo considerare la variet` a bandiera di uno spazio vettoriale complesso
V di dimensione n come la variet` a bandiera associata al brato vettoriale banale
0 V. Come conseguenza del teorema precedente abbiamo quindi
Corollario XVII.6.4. Sia V uno spazio vettoriale complesso di dimensione n 2
e sia F(V) la variet ` a delle sue bandiere complete. Lalgebra di coomologia e la
serie di Poincar e di F(V) sono
H

(F(V)) = R[x
1
, . . . , x
n
]
__
_
n
i=1
(1 + x
i
) = 1
_
, (17.6.8)
P
t
(F(V) =
_
n
i=2
1 t
2i
1 t
2
, (17.6.9)
ove abbiamo indicato con
_

n
i=1
(1 + x
i
) = 1
_
lideale generato dalle funzioni sim-
metriche di grado positivo di x
1
, . . . , x
n
.
CAPITOLO XVIII
Fasci e coomologia di

Cech
XVIII.1. Fasci dinsiemi e morsmi di fasci
Denizione XVIII.1.1. Un fascio dinsiemi ` e un brato topologico S

X in
cui la proiezione sia un omeomorsmo locale.
Lo spazio X ` e la base, S lo spazio totale o etal e e la proiezione sulla base
del fascio.
La bra S
x
=
1
(x) si dice la spiga su x X, o linsieme dei germi di S in x.
Le spighe S
x
sono sottospazi discreti di S e sono chiuse se e soltanto se
(S) X ` e uno spazio T
1
. Infatti la proiezione ` e aperta e quindi (S) ha la
topologia quoziente, cio` e la pi` u ne tra quelle che rendano la proiezione continua.
Quando ci` o non crei confusione, si usa indicare il fascio S

X con la stessa
lettera S che denota il suo spazio totale.
Esempio XVIII.1.2. Siano X uno spazio topolgico ed Y uno spazio discreto. Al-
lora X Y

X
X, con
X
(x, y) = x, ` e un fascio dinsiemi, che si dice il fascio
costante dinsieme Y.
Esempio XVIII.1.3. Sia

X

X un rivestimento di uno spazio topologico X ed
S un aperto di

X. Allora S

X ` e un fascio dinsiemi di base X.
Denizione XVIII.1.4. Se S

X ed S

sono due fasci dinsiemi, un


morsmo di brati
S

S

si dice un morsmo di fasci.


Quando X = X

e = id
X
, chiameremo un morsmo di fasci su X.
Denizione XVIII.1.5. Se S

X ` e un fascio su X ed Y un sottospazio di X,
allora
1
(Y), che indicheremo con S
Y
, ` e lo spazio totale del fascio S
Y

Y,
di base Y, che chiamiamo la restrizione ad Y del fascio S.
Pi ` u in generale,
305
306 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Lemma XVIII.1.6. Sia S

X un fascio dinsiemi su X, Y uno spazio topologi-
co ed f : Y X unapplicazione continua. Allora
(18.1.1)
_
f

S = (q, ) Y S f (q) = (),


(q, ) = q, (q, ) f

S,
denisce un fascio f

S

Y di base Y.
Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che ` e un omeomorsmo locale. Fis-
siamo un punto (q
0
,
0
) f

S. Poich e S ` e un fascio, esistono un intorno aperto


A di
0
in S ed un intorno aperto U di p
0
= f (q
0
) in X tali che la restrizione

A
: A U sia un omeomorsmo. Poich e f ` e continua, possiamo trovare un
intorno aperto V di q
0
in Y con f (V) U. Allora D = (V A) f

S ` e un aperto
di f

S e lapplicazione
V q (q,
1
A
( f (q))) D
` e unapplicazione continua che inverte la
D
: D (q, ) q V Y. La
dimostrazione ` e completa.
Denizione XVIII.1.7. Il fascio f

S

Y denito nel Lemma XVIII.1.6 si dice
il fascio immagine inversa di S

X mediante f C(Y, X).
Denizione XVIII.1.8. Un sottospazio T di S denisce un sottofascio di S

X se T

X ` e ancora un fascio su X.
Lemma XVIII.1.9. Sia S

X un fascio su X. Condizione necessaria e suf-
ciente anch e un sottospazio T di S sia lo spazio totale di un sottofascio di
S

X ` e che T sia un sottospazio aperto di S.
Denizione XVIII.1.10. Se S

X ed S

X sono due fasci su X, il loro


prodotto brato, o somma di Whitney, ` e il fascio dinsiemi su X che ha come spazio
totale
(18.1.2) S
X
S

= (,

) S S

() = (

),
con proiezione denita da
(18.1.3) : S
X
S

(,

) () =

) X.
Osserviamo che (S
X
S

) = (S)

(S

).
Questa denizione si estende ad un qualsiasi numero nito di fasci dinsiemi
su X. In particolare, indicheremo con S
p
la somma di Whitney di p copie del
fascio S:
S
p
= S
X

X
S
.,,.
p volte
.
Denizione XVIII.1.11. Sia S

X un fascio dinsiemi su X ed Y un sottospazio
di X.
Una sezione continua di S su Y ` e unapplicazione s C(Y, S) tale che
s = id
Y
.
XVIII.2. PREFASCI DINSIEMI 307
Indicheremo con S(Y), linsieme di tutte le sezioni continue su Y X del
fascio S.
Se s S(Y) ed y Y, il valore di s in y si indica con s
y
, od s
(y)
, e si dice il
germe di s in y.
Proposizione XVIII.1.12. Sia S

X un fascio dinsiemi su X.
(1) Se U ` e un aperto di X, ogni s S(U) denisce un omeomorsmo di U
su un aperto s(U) di S.
(2) La famiglia di aperti s(U) U
aperto
X, s S(U) ` e una base della
topologia di S.
(3) Per ogni S esiste un intorno aperto U di () in X ed una s S(U)
tale che = s
(())
.
(4) Se Y X ed s, s

S(Y), allora linsieme


(18.1.4) y Y s
(y)
= s

(y)

` e un aperto di Y.
Denizione XVIII.1.13. Un fascio dinsiemi S

X si dice di Hausdor se il
suo spazio totale S ` e di Hausdor.
Proposizione XVIII.1.14 (Principio di continuazione analitica). Sia S

X un
fascio di Hausdor. Se Y X, s, s

S(Y) ed s
(y
0
)
= s

(y
0
)
in un punto y
0
Y,
allora s
(y)
= s

(y)
per ogni punto y della componente connessa di y
0
in Y.
Dimostrazione. Infatti, se S

X un fascio di Hausdor, linsieme dei punti
in cui i germi di due sezioni in S(Y) coincidono ` e aperto e chiuso in Y.
XVIII.2. Prefasci dinsiemi
Denizione XVIII.2.1. Sia X uno spazio topologico. Un prefascio dinsiemi su
X ` e un funtore controvariante S tra la categoria Ap(X) degli aperti di X, con i
morsmi dinclusione, e la categoria E degli insiemi, con i morsmi di applicazioni
tra insiemi.
Questo signica assegnare una corrispondenza
(18.2.1) S : Ap(X) U S(U) E,
e per ogni coppia di aperti U V di X unapplicazione di restrizione
V
U
: S(V)
S(U) tale che
(18.2.2)
_

U
U
= id
S(U)
, U Ap(X),

V
U

W
V
=
W
U
, U, V, W Ap(X) con U V W.
Indicheremo il prefascio (X, S, ) con la sola lettera S, ove ci ` o non provochi
confusione.
Denizione XVIII.2.2. Siano (X, S, ) ed (X, S

) due prefasci dinsiemi sullo


stesso spazio topologico X. Un morsmo di prefasci : (X, S, ) (X, S

) ` e il
308 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
dato, per ogni aperto U di X, di unapplicazione
U
: S(U) S

(U), tale che, per


ogni coppia di aperti U V X vi sia un diagramma commutativo
(18.2.3)
S(V)

V
S

(V)

V
U

V
U
S(U)

U
S

(U).
Lemma XVIII.2.3. Se S

X ` e un fascio dinsiemi su X, allora la corrispon-
denza
(18.2.4) Ap(X) U S(U)
` e un prefascio dinsiemi su X.
Denizione XVIII.2.4. Il prefascio U S(U) si dice associato al fascio S

X. Lo indicheremo con S.
Esempio XVIII.2.5. Siano X, Y due spazi topologici. Associamo ad ogni aperto U
di X lo spazio C(U, Y) delle applicazioni continue di U in Y. Con le applicazioni
naturali di restrizione, questo si dice il prefascio delle applicazioni continue di X
in Y.
Esempio XVIII.2.6. Siano M, N due variet` a dierenziabili di classe C

e k un
ordinale con 0 k . Facciamo corrispondere ad ogni aperto U M linsieme
C
k
(U, N) delle applicazioni di classe C
k
da U in N. Con le restrizioni naturali,
otteniamo il prefascio delle applicazioni di classe C
k
di M in N.
Esempio XVIII.2.7. Se M ed N sono variet` a complesse, indichiamo con O(M, N),
per ogni aperto U di M, linsieme delle applicazioni olomorfe di U in N. Con le
restrizioni naturali, questo ` e il prefascio delle applicazioni olomorfe di M in N.
Esempio XVIII.2.8. Sia X uno spazio topologico ed Y un insieme. Se poniamo
S(U) = Y per ogni aperto U di X e
V
U
= id
Y
per ogni coppia di aperti U V di
X, otteniamo il prefascio delle applicazioni costanti di X in Y.
XVIII.3. Fascio associato ad un prefascio e prefasci canonici
Dato un prefascio (X, S, ) possiamo denire, per ogni punto p X, il limite
diretto
(18.3.1) S

p
= lim
U
aperto
p
S(U).
Esso ` e denito come il quoziente dellunione disgiunta
_
U
aperto
p
S(U) rispetto alla
relazione di equivalenza
S(U
1
) s
1
s
2
S(U
2
) p U
aperto
3
U
1
U
2
tale che r
U
1
U
3
(s
1
) = r
U
2
U
3
(s
2
).
Denizione XVIII.3.1. Chiamiamo S

p
linsieme, o la spiga, dei germi di sezioni
di S in p.
Se U ` e un aperto di X, p U ed s S(U), indichiamo con s
(p)
=
U
p
(s) il
germe denito da s in p.
XVIII.3. FASCIO ASSOCIATO AD UN PREFASCIO E PREFASCI CANONICI 309
Dato un prefascio (X, S, ), siano
(18.3.2) S

=
_
pX
S

p
, : S

X con (S

p
) = p.
Proposizione XVIII.3.2. Sia (X, S, ) ` e un prefascio, ed S

X sia denita dalla


(18.3.2). Consideriamo su S

la topologia che ha come base degli aperti gli


A(U, s) = s
(p)
p U, con U Ap(X), s S(U).
Allora S

X ` e un fascio dinsiemi su X.
Denizione XVIII.3.3. Il fascio S

X denito dalla (18.3.2) si dice associato


al prefascio (X, S, ).
Se S

` e il fascio associata al prefascio S, abbiamo un morsmo canonico di


prefasci
(18.3.3)
U
: S(U) S

(U)
che fa corrispondere ad s S(U) la sezione U p s
(p)
S

p
S

.
Osservazione XVIII.3.4. Non ` e detto, in generale, che questo morsmo sia iniet-
tivo o surgettivo.
Ad esempio, se S ` e il prefascio delle applicazioni costanti di X in un insieme
Y con almeno due elementi, ed X contiene un aperto U non connesso, allora
U
` e
iniettiva, ma non surgettiva. Infatti S

` e in questo caso il prefascio delle applicazioni


localmente costanti di X in Y e quindi S

(U) contiene applicazioni non costanti,


mentre S(U) consiste delle sole applicazioni costanti.
Per costruire un esempio in cui non sia iniettiva, consideriamo uno spazio X
che contenga almeno due punti ed in cui i punti siano chiusi e ssiamo una coppia
dinsiemi Y, Z con Y Z. Fissato un elemento y
0
Y, poniamo
S(U) =
_

_
Z se U = X,
Y se U
aperto
X,
_

X
U
(z) = y
0
z Z, U
aperto
X,

V
U
(y) = y y Y, U
aperto
V
aperto
X.
Il fascio associato ` e il fascio costante X Y

X
X. La
X
: S(X) S

(X) non ` e
iniettiva perch e associa ad ogni elemento di S(X) = Z la sezione costante s
(p)
= y
0
per ogni p X.
Denizione XVIII.3.5. Un prefascio (X, S, ) si dice canonico se, per ogni aperto
U di X, la
U
: S(U) S

(U) ` e bigettiva.
Proposizione XVIII.3.6. Condizione necessaria e suciente anch e un prefascio
(X, S, ) sia canonico ` e che valgano le due propriet` a:
(S 1) Se U = U
i

iI
` e una qualsiasi famiglia di aperti di X, U =
_
iI
U
i
, ed
s, s

S(U) soddisfano r
U
U
i
(s) = r
U
U
i
(s

) per ogni i I, allora s = s

;
(S 2) Se U = U
i

iI
` e una qualsiasi famiglia di aperti di X, U =
_
i
U
i
, per
ogni famiglia di s
i
S(U
i
), che soddisno r
U
i
U
i
U
j
(s
i
) = r
U
j
U
i
U
j
(s
j
) per
ogni i, j I, esiste un s S(U) tale che r
U
U
i
(s) = s
i
per ogni i I.
310 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Dimostrazione. Le condizioni (S 1) ed (S 2) sono necessarie. Sia U = U
i

iI
una famiglia di aperti di X, U =
_
iI
U
i
e supponiamo che s, s

S(U) soddisno
r
U
U
i
(s) = r
U
U
i
(s

) per ogni i I. Abbiamo allora


(
U
(s))
U
i
=
U
i
(r
U
U
i
(s)) =
U
i
(r
U
U
i
(s

)) = (
U
(s

))
U
i
, i I
= (
U
(s)) = (
U
(s

))
e questo implica che s = s

, perch e
U
` e, per ipotesi, iniettiva.
Supponiamo ora che siano assegnate s
i
S(U
i
), per i I, e che queste
soddisno r
U
i
U
i
U
j
(s
i
) = r
U
j
U
i
U
j
(s
j
) per ogni i, j I. Le
U
i
(s
i
) soddisfano allora

U
i
(s
i
)
U
i
U
j
=
U
i
U
j
(r
U
i
U
i
U
j
(s
i
)) =
U
i
U
j
(r
U
j
U
i
U
j
(s
j
)) =
U
j
(s
j
)
U
i
U
j
, i, j I.
Esiste quindi ununica sezione globale S

(U) tale che


U
i
(s
i
) =
U
i
per ogni
i I. Poich e
U
` e surgettiva, =
U
(s) per una s S(U). Da

U
i
(r
U
U
i
(s)) =
U
(s)
U
i
=
U
i
=
U
i
(s
i
), i I
otteniamo che r
U
U
i
(s) = s
i
, per liniettivit` a delle
U
i
.
Le condizioni (S 1) ed (S 2) sono sucienti. Sia U un qualsiasi aperto di X.
Se s, s

S(U) e
U
(s) =
U
(s

), allora s
(p)
= s

(p)
per ogni p U. Ci ` o signica
che per ogni p U eiste un intorno aperto U
p
di p in U tale che r
U
U
p
(s) = r
U
U
p
(s

).
Per la condizione (S 1) questo implica che s = s

. Quindi
U
: S(U) S

(U) ` e
iniettiva.
Sia ora S

(U). Per ogni punto p U esistono un intorno aperto U


p
di p in
U ed una s
p
S(U
p
) tali che
U
p
(s
p
) =
U
p
. Abbiamo poi

U
p
1
U
p
2
(r
U
p
1
U
p
1
U
p
2
(s
p
1
)) =
U
p
1
U
p
2
=
U
p
1
U
p
2
(r
U
p
2
U
p
1
U
p
2
(s
p
2
)).
Abbiamo gi` a dimostrato che le
U
p
1
U
p
2
sono iniettive. Quindi
r
U
p
1
U
p
1
U
p
2
(s
p
1
) = r
U
p
2
U
p
1
U
p
2
(s
p
2
), p
1
, p
2
U.
Per (S 2) esiste allora una s S(U) tale che r
U
U
p
(s) = s
p
per ogni p U. Abbia-
mo allora
U
(s) = . Abbiamo cos` dimostrato anche la surgettivit` a di
U
. La
dimostrazione ` e completa.
Corollario XVIII.3.7. Il prefascio S associato ad un fascio S su X ` e sempre
canonico.
XVIII.4. Il fascio immagine diretta
Se (X, S, ) ` e un prefascio sullo spazio topologico X, Y ` e un altro spazio to-
pologico ed f : X Y unapplicazione continua, deniamo un prefascio su Y
ponendo
f

S(V) = S( f
1
(V)), V Ap(Y), (18.4.1)
( f

)
V
2
V
1
(s) =
f
1
(V
2
)
f
1
(V)
1
)
(s) se V
1
, V
2
Ap(Y), V
1
V
2
, s f

S(V
2
). (18.4.2)
XVIII.4. IL FASCIO IMMAGINE DIRETTA 311
Denizione XVIII.4.1. Il prefascio (Y, f

S, f

) si dice immagine diretta di (X, S, )


mediante lapplicazione continua f .
Proposizione XVIII.4.2. Limmagine diretta di un fascio canonico ` e un fascio
canonico.
Denizione XVIII.4.3. Se S ` e un fascio sullo spazio topologico X ed f : X Y
unapplicazione continua a valori in uno spazio topologico Y, il fascio f

si
indica con f

S e si dice immagine diretta del fascio S mediante lapplicazione


continua f .
Osservazione XVIII.4.4. Un germe
(q)
nel fascio immagine diretta f

S ` e deni-
to da una sezione s S( f
1
(V)) per un intorno aperto V di q in Y. In particolare,
per ogni p f
1
(q) vi ` e un germe s
(p)
di S in p che corrisponde a
q
. In par-
ticolare, abbiamo uninclusione naturale ( f

S)
q
0

_
pf
1
(q
0
)
S
p
e, per ogni
p
0
inf
1
(q
0
), la f denisce unapplicazione naturale di germi

f
p
0
: ( f

S)
q
0
S
p
0
che rende commutativo il diagramma
( f

S)
q
0

f
p
0

N
N
N
N
N
N
N
N
N
N
N
S
p
0
.s
s
s
s
s
s
s
s
s
s
_
pf
1
(q
0
)
S
p
in cui la freccia a destra ` e linclusione naturale S
p
0

_
pf
1
(q
0
)
S
p
.
Proposizione XVIII.4.5. Siano S, S

due fasci sulla stessa base X, : S


S

un morsmo di fasci. Siano poi Y, Z spazi topologici ed f : X Y, g : Y Z


applicazioni continue. Allora:
(1) Risulta denito un morsmo di fasci
(18.4.3) f

: f

S f

,
in modo tale che
(18.4.4) f

( f

S)(V) = ((S))( f
1
(V)) = ( f

)(V), V Ap(Y).
(2) Abbiamo
(18.4.5) (g f )

S = g

( f

S).
(3) Abbiamo
(18.4.6) (g f )

= g

( f

).
312 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
XVIII.5. Fasci dotati di struttura algebrica
Denizione XVIII.5.1. Un fascio di gruppi abeliani ` e un fascio dinsiemi S

X,
su ogni spiga S
x
del quale sia assegnata una struttura di gruppo abeliano, in modo
tale che la:
(18.5.1) S
X
S (
1
,
2
)
1

2
S
sia un morsmo di fasci (basta cio` e che sia unapplicazione continua tra gli spazi
etal e).
Indichiamo con 0
(p)
lelemento neutro di S
p
e con 0 : X S la sezione nulla,
che associa ad ogni p X lelemento neutro 0
(p)
di S
p
. Chiaramente 0 S(X) ` e
una sezione continua.
Osserviamo che le spighe S
p
di un fascio di gruppi abeliani contengono per
ogni p lelemento neutro e quindi sono non vuote.
Per ogni sottospazio Y di X, linsieme S(Y) delle sezioni continue di S su Y
` e in modo naturale un gruppo abeliano, con loperazione:
(18.5.2)
S(Y) S(Y) (s
1
, s
2
) s
1
s
2
S(Y)
ove (s
1
s
2
)
(p)
= s
1 ,(p)
s
2 ,(p)
p Y.
Denizione XVIII.5.2. Sia S

X un fascio di gruppi abeliani, Y un sottospazio
di X ed s S(Y). Il supporto di s ` e linsieme
(18.5.3) supp s = p Y s
(p)
0
(p)
.
Osservazione XVIII.5.3. Il supporto di una sezione s S(Y) ` e un chiuso di Y,
perch e il luogo dei punti in cui s
(p)
= 0
(p)
` e aperto.
Denizione XVIII.5.4. Chiamiamo supporto del fascio di gruppi abeliani S lin-
sieme:
(18.5.4) supp S = x X S
p
0
(p)
.
Denizione XVIII.5.5. Un fascio S di gruppi abeliani su X si dice un fascio di
anelli se ` e assegnato un morsmo di fasci:
(18.5.5) S
X
S (
1
,
2
)
1

2
S
che denisca, su ogni spiga S
x
, insieme alla struttura di gruppo abeliano gi` a
assegnata, una struttura di anello.
Supporremo sempre nel seguito che tale anello sia commutativo e unitario e
che lapplicazione 1 : X S, che associa ad ogni p X lunit` a 1
(p)
dellanello
S
p
, sia continua.
Proposizione XVIII.5.6. Sia S un fascio di anelli su X. Allora:
(18.5.6) supp S = x X 1
(p)
0
(p)
.
In particolare, il supporto di un fascio di anelli su X ` e chiuso.
XVIII.6. MORFISMI DI A-MODULI E FASCI QUOZIENTI 313
Denizione XVIII.5.7. Sia A un fascio di anelli su X. Un fascio di A-moduli su
X ` e un fascio di gruppi abeliani per cui sia denito un morsmo di fasci:
(18.5.7) A
X
S S
che denisca, su ciascuna spiga S
x
, una struttura di A
x
-modulo.
In modo del tutto analogo al caso della categoria dei gruppi abeliani, per ogni
aperto U di X le sezioni di A(U) formano un anello e quelle di S(U) un A(U)-
modulo.
Se S
1
, . . ., S
m
sono fasci di A-moduli, anche S
1

X

X
S
m
` e un fascio
di A-moduli, e in modo naturale, si pu` o denire anche il fascio di A-moduli
S
1

A

A
S
m
.
Se S
i
= A per i = 1, . . . , m, scriveremo S
1

X

X
S
m
= A
m
.
XVIII.6. Morsmi di A-moduli e fasci quozienti
Sia A un fascio di anelli su X, che considereremo ssato una volta per tutte.
Denizione XVIII.6.1. Dati due fasci di A-moduli S, S

, un morsmo di fasci:
(18.6.1) : S S

si dice un morsmo di A-moduli se, per ogni x X, lapplicazione tra le spighe:


(18.6.2)
x
: S
x
S

x
` e un morsmo di A
x
-moduli.
Gli A-moduli, con i morsmi di A-moduli, formano una categoria.
Denizione XVIII.6.2. Un sottofascio I di A si dice un fascio di ideali se, per
ogni x X, linsieme dei germi I
x
` e un ideale di A
x
. Un sottofascio T di un
fascio di A-moduli S ` e un fascio di sotto-A-moduli di S se, per ogni x X, T
x
` e un sotto-A
x
-modulo di S
x
.
Proposizione XVIII.6.3. (1) Se S

, S

sono due fasci di sotto-A-moduli


del fascio di A-moduli S, allora anche:
(18.6.3) S

+ S

=
_
xX
(S

x
+ S

x
) ed S

=
_
xX
(S

x
S

x
)
sono fasci di sotto-A-moduli di S.
(2) Se (18.6.1) ` e un morsmo di fasci di A-moduli, allora:
ker =
_
xX
ker
x
` e un sotto-A-modulo di S, (18.6.4)
Imm =
_
xX
Imm
x
` e un sotto-A-modulo di S

. (18.6.5)
Le usuali nozioni di monomorsmo, epimorsmo, isomorsmo si estendono
in modo ovvio ai fasci di A-moduli.
314 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Denizione XVIII.6.4. Una sequenza di A-moduli e di A-morsmi:
(18.6.6)
S
h1

h1
S
h

h
S
h+1

( a < h < b +),
si dice una A-successione. Diciamo che (18.6.6) ` e un complesso se:
(18.6.7) Imm
h1
ker
h
a < h 1 < h < b
Diciamo che (18.6.6) ` e esatta in S
h
se:
(18.6.8) Imm
h1
= ker
h
.
Diciamo che (18.6.6) ` e esatta, o aciclica se ` e esatta per ogni h con a < h 1 < h <
b.
Una A-successione esatta corta ` e una A successione esatta della forma:
(18.6.9)
0

,
dove abbiamo indicato con 0

il fascio di A-moduli in cui per ogni x X la spiga


in x ` e lA
x
-modulo nullo.
Osservazione XVIII.6.5. Se (18.6.1) ` e un morsmo di A-moduli, allora:
(18.6.10)
0

ker S Imm 0

` e una A-successione esatta corta.


Denizione XVIII.6.6. Se S

` e un sotto-A-modulo di S, deniamo lA-modulo


quoziente S/S

ponendo:
(18.6.11) S/S

=
_
xX
S
x
/S

x
,
ove su ogni spiga S
x
/S

x
si considera la struttura di A
x
-modulo quoziente.
In particolare, se I ` e un fascio di ideali di A, il fascio quoziente A/I ` e un
fascio di anelli su X.
La proiezione naturale denisce un morsmo di A-moduli:
(18.6.12) : S S/S

ed otteniamo una A-successione esatta corta:


(18.6.13) 0

S

S/S

.
Proposizione XVIII.6.7. Il funtore (U, ) ` e esatto a sinistra: cio` e, per ogni aper-
to U di X ed ogni successione esatta corta (18.6.10) otteniamo una successione
esatta:
(18.6.14) 0 S

(U) S(U) S

(U).
Osservazione XVIII.6.8. Il funtore (U, ) non ` e, in generale, esatto a destra:
questo signica che lultima applicazione in (18.6.14) non ` e necessariamente sur-
gettiva.
XVIII.7. COOMOLOGIA DI

CECH CON COEFFICIENTI IN UN FASCIO 315
Denizione XVIII.6.9. Dato un morsmo (18.6.1), il fascio quoziente S

/Imm
si indica anche con coker . Abbiamo naturalmente una A-successione esatta
corta:
(18.6.15)
0

Imm S

coker 0

.
Scriveremo nel seguito, per semplicit` a, 0 invece di 0

per indicare il fascio nullo


di A-moduli.
XVIII.7. Coomologia di

Cech con coecienti in un fascio
Siano X uno spazio topologico ed S un fascio di gruppi abeliani su X.
Fissiamo un ricoprimento aperto U = U
i

iI
di X. Per ogni intero q 0,
ssati i
0
, i
1
, . . . , i
q
I denotiamo con U
i
0
,i
1
,...,i
q
lintersezione = U
i
0
U
i
1
U
i
q
.
Indichiamo con N
q
(U ) linsieme delle (q + 1)-uple di indici distinti di I tali che
U
i
0
,i
1
,...,q
.
Denizione XVIII.7.1. Sia C
q
(U , S) il gruppo abeliano delle q-cocatene alter-
nate di U con coecienti in S: esso consiste di tutte le
( f
i
0
,i
1
,...,i
q
)
_
(i
0
,...,i
q
)N
q
(U )
S(U
i
0
,i
1
,...,i
q
)
che soddisfano
1
:
f
i

0
,i

1
,...,i
q
= () f
i
0
,i
1
,...,i
q
S
q+1
.
Indichiamo con
U
q
=
q
= lapplicazione:
(18.7.1)
q
: C
q
(U , S) ( f
i
0
,i
1
,...,i
q
) ((f )
i
0
,i
1
,...,i
q+1
) C
q+1
(U , S)
denita da:
(18.7.2) (f )
i
0
,i
1
,...,i
q+1
=

q+1
j=0
(1)
j
f
i
0
,...,

i
j
...,i
q+1

U
i
0
,i
1
,...,i
q+1
).
Le q-cocatene f C
q
(U , S) che soddisfano ( f ) = 0 si dicono q-cocicli; quelle
della forma
q1
(), con C
q1
(U , S), si dicono q-cobordi.
Indicheremo con Z
q
(U , S) il gruppo dei q-cocicli e con B
q
(U , S) il gruppo
dei q-cobordi.
Lemma XVIII.7.2. Per ogni q 0 risulta
q+1

q
= 0.
Dimostrazione. Se f = ( f
i
0
,...,i
q
) C
q
(U , S), abbiamo:
(
q+1

q
f )
i
0
,...,i
q+2
=

q+2
j=0
(1)
j
(
q
f )
i
0
,...,

i
j
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2
=

q+2
j=0

j1
h=0
(1)
j+h
f
i
0
,...,

i
h
,...,

i
j
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2

q+2
j=0

q+1
h=j+1
(1)
j+h
f
i
0
,...,

i
j
,...,

i
h
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2
=

0j<hq+1
f
i
0
,...,

i
h
,...,

i
j
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2
1
Abbiamo indicato con S
q+1
il gruppo delle permutazioni dei (q + 1) elementi 0, 1, . . . , q. Se
S
q+1
, il simbolo () = 1 indica la sua segnatura.
316 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH

0h<jq+1
f
i
0
,...,

i
j
,...,

i
h
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2
= 0

Quindi, per ogni intero non negativo q, il gruppo B


q
(U , S) dei q-cobordi ` e
un sottogruppo del gruppo Z
q
(U , S) dei q-cocicli.
La successione dei gruppi delle cocatene e degli omomorsmi
q
=
U
q
che li
legano formano un complesso
2
di gruppi abeliani e di omomorsmi :
(18.7.3)
0 C
0
(U , S)

0
C
1
(U , S)

1
C
2
(U , S)
C
q1
(U , S)

q1
C
q
(U , S)

q
C
q+1
(U , S)
Denizione XVIII.7.3. Indichiamo con
1
lapplicazione nulla 0 = C
1
(U , S)
C
0
(U , S). Con questa convenzione, deniamo per ogni intero q 0 il q-esimo
gruppo di coomologia di

Cech a coecienti in S del ricoprimento U come il
quoziente:
(18.7.4) H
q
(U , S) =
ker
q
im
q1
=
Z
q
(U , S)
B
q
(U , S)
.
Osserviamo che, poich e S ` e un fascio, H
0
(U , S) = Z
0
(U , S) = S(X).
Infatti gli elementi ( f
i
) di Z
0
(U , S) sono tutti e soli quelli della forma f
i
= f
U
i
per una f S (X) e la f ` e univocamente determinata dalle sue restrizioni agli aperti
U
i
del ricoprimento.
Un ranamento del ricoprimento aperto U ` e il dato di un altro ricoprimento
aperto V = V
j

jJ
e di una funzione di ranamento : J I, tale che V
j
U

j
per ogni j J.
Scriveremo V

U per indicare che V ` e un ranamento di U con funzione


di ranamento .
Se V

U , la induce un omomorsmo dei cocicli alternati a coecienti in


S dei due ricoprimenti:

q
: C
q
(U , S) C
q
(V , S), denita da
(

f )
j
0
,..., j
q
= f
j
0
,..., j
q

V
j
0
,..., jq
( j
0
, . . . , j
q
) N
q
(V ).
Abbiamo:
(18.7.5)
V
q

q
=

q+1

U
q
per ogni q = 0, 1, . . . .
Valgono dunque le inclusioni

q
(Z
q
(U , S)) Z
q
(V , S) e

q
(B
q
(U , S)) B
q
(V , S).
Per passaggio ai quozienti, otteniamo un omomorsmo
(18.7.6)

q
: H
q
(U , S) H
q
(V , S) per ogni q = 0, 1, . . .
2
La parola complesso signica che il nucleo di ciascun omomorsmo contiene limmagine del
precedente.
XVIII.7. COOMOLOGIA DI

CECH CON COEFFICIENTI IN UN FASCIO 317
Denizione XVIII.7.4. Il q-esimo gruppo H
q
(X, S) della coomologia di

Cech di
X a coecienti nel fascio S ` e il limite induttivo, rispetto ai ranamenti, dei gruppi
H
q
(U , S) al variare di U nella famiglia dei ricoprimenti aperti di X:
(18.7.7)

H
q
(X, S) = inj lim
U
H
q
(U , S) per ogni q = 0, 1, . . .
Una classe di coomologia in

H
q
(X, S) ` e rappresentata da un q-cociclo f
Z
q
(U , S)), modulo la relazione di equivalenza che identica f a

q
( f ) +
V
q1
(g)
se V

U e g Z
q1
(V , S)).
Possiamo denire i gruppi di coomologia di

Cech anche come gruppi di coo-
mologia di un complesso di cocatene. A questo scopo deniamo, per ogni intero
q 0, il gruppo abeliano C
q
(X, S) delle q-cocatene in X a coecienti nel fascio
di gruppi abeliani S come il limite induttivo rispetto ai ricoprimenti aperti e ai
ranamenti :
(18.7.8) C
q
(X, S) = inj lim
U
C
q
(U , S)
Per denizione di limite induttivo, un elemento di C
q
(X, S) ` e rappresentato da
una f = ( f
i
0
,i
1
,...,i
q
) C
q
(U , S) e due q-cocicli f
h
= ( f
h
i
0
,i
1
,...,i
q
) C
q
(U
h
, S)
(h = 1, 2) deniscono lo stesso elemento di C
q
(X, S) se esiste un ranamento
comune V

h
U
h
(per h = 1, 2) tale che

1
( f
1
) =

2
( f
2
). Poich e laddizione
commuta con le applicazioni indotte dai ranamenti, gli insiemi C
q
(X, S) hanno
una struttura naturale di gruppi abeliani. Ancora, poich e le applicazioni di cobordo
commutano con gli omomorsmi indotti dai ranamenti, otteniamo un complesso
di gruppi abeliani e di omomorsmi :
(18.7.9)
0 C
0
(X, S)

X
0
C
1
(X, S)

X
1
C
2
(X, S)
C
q1
(X, S)

X
q1
C
q
(X, S)

X
q
C
q+1
(X, S)
Quando ci ` o non possa creare confusione, scriveremo a volte per semplicit` a
q
, o
anche , invece di
X
q
.
I sottogruppi
Z
q
(X, S) = ker
X
q
dei q-cocicli in C
q
(X, S) e
B
q
(X, S) =
X
q1
(C
q1
(X, S)) dei q-cobordi di C
q
(X, S)
sono i limiti induttivi (rispetto alle applicazioni di ranamento) dei corrispondenti
sottogruppi Z
q
(U , S) e B
q
(U , S). Il q-esimo gruppo di coomologia di

Cech ` e
allora dato da :
(18.7.10)

H
q
(X, S) =
ker
X
q
im
X
q1
=
Z
q
(X, S)
B
q
(X, S)
.
Siano S

X ed F

X due fasci di gruppi abeliani sullo spazio topologico
X e : S F un omomorsmo di fasci di gruppi abeliani. Per ogni aperto U
di X esso denisce un omomorsmo
U
: S(U) F(U), che ci permette di
318 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
costruire, assegnato un ricoprimento U di X, un omomorsmo naturale tra le q
cocatene alternate di U a coecienti in S e in F:
(18.7.11)
_

q
: C
q
(U , S) C
q
(U , F)
_

q
( f )
_
i
0
,i
1
,...,i
q
= (
U
i
0
,i
1
,...,iq
( f
i
0
,i
1
,...,i
q
)) .
Si verica facilmente che gli omomorsmi
q
commutano con le operazioni di
cobordo
q
dei due complessi di cocatene alternate a coecienti in S e in F.
Risultano quindi denite applicazioni naturali
(18.7.12)

=
q

: H
q
(U , S) H
q
(U , F)
per ogni q = 0, 1, . . .. Queste applicazioni a loro volta commutano con gli omomor-
smi dei ranamenti e quindi, nalmente, otteniamo unapplicazione naturale :
(18.7.13)

=
q

:

H
q
(X, S)

H
q
(X, F)
per ogni q = 0, 1, . . ..
Osserviamo che per passaggio al quoziente otteniamo ancora omomorsmi

q
: C
q
(X, S) C
q
(X, F) che commutano con le operazioni di cobordo e
quindi lomomorsmo
q

tra i gruppi di coomologia si pu` o denire anche a partire


dagli omomorsmi dei gruppi di cocatene. Abbiamo il diagramma commutativo (a
righe esatte) :
(18.7.14)
0 B
q
(X, S) Z
q
(X, S)

H
q
(X, S) 0

_

q

_

q

_
0 B
q
(X, F) Z
q
(X, F)

H
q
(X, F) 0
XVIII.8. Il teorema di Serre
I gruppi di coomologia di

Cech hanno buone propriet` a rispetto ai morsmi di
fasci quando si assuma che lo spazio di base X sia paracompatto.
Ricordiamo che uno spazio topologico X si dice paracompatto se ` e di Hau-
sdor e se ogni suo ricoprimento aperto ammette un ranamento localmente nito.
Gli spazi paracompatti sono normali e tutti gli spazi metrizzabili sono paracompat-
ti. Per uno spazio topologico connesso e localmente compatto, la paracompattezza
equivale allessere unione numerabile di insiemi compatti (numerabile allinnito).
Se X ` e paracompatto ed S un fascio su X, i gruppi di coomologia di

Cech
H
q
(X, S) si possono calcolare utilizzando soltanto ricoprimenti aperti localmente
niti.
Lemma XVIII.8.1. Sia X uno spazio normale ed U = U
i

iI
un suo ricoprimento
aperto localmente nito. Possiamo allora trovare un ricoprimento aperto V =
V
i

iI
di X tale che

V
i
U
i
per ogni i I.
XVIII.8. IL TEOREMA DI SERRE 319
Dimostrazione. Bene-ordiniamo linsieme I
3
. Costruiremo il ricoprimento V
per induzione transnita, in modo che
(1)

V
i
U
i
i I,
(2) j I, V
i
i j U
i
i > j ` e un ricoprimento aperto di X.
Dimostriamo induttivamente la proposizione
(P
j
0
) Gli aperti V
i
sono deniti per ogni i j
0
in modo che la (1) valga per
i j
0
e che, per ogni h I con h j
0
, la famiglia di aperti
V
i
i h U
i
i > h
sia un ricoprimento aperto di X.
Laermazione (P
j
0
) ` e banalmente vera se j
0
` e il minimo di I.
Osserviamo inoltre che, se (P
j
0
) ` e valida per uno j
0
I, allora:
V
j
0
= V
i
i j
0
U
i
i j
0

` e un ricoprimento aperto di X. Infatti, se x X, allora I


x
= i I x U
i
` e
nito perch e U ` e localmente nito. Se qualche i I
x
` e j
0
, allora V
j
0
contiene
un aperto U
i
che contiene x. Altrimenti, indichiamo con j

il pi` u grande elemento


di I
x
. Poich e per lipotesi induttiva
V
i
i j

U
i
i > j

` e un ricoprimento aperto di X, x V
i
per qualche i j

j
0
e dunque appartiene
a un V
i
V
j
0
.
Consideriamo ora linsieme
F =
_

_
_
jj
0
V
j

_
j>j
0
U
j
_

_
.
Esso ` e un chiuso contenuto in U
j
0
in quanto V
j
0
` e un ricoprimento di X. Essendo X
uno spazio T
4
, il chiuso F ha un intorno chiuso G contenuto in U
j
0
. Posto V
j
0
=

G,
chiaramente
V
i
i j
0
U
i
i > j
0

` e un ricoprimento aperto di X e vale la (1) per j j


0
. Se I ammette massimo e j
0
` e il massimo di I, allora V = V
i
i I soddisfa la tesi del Lemma. Se j
0
non ` e
il massimo di I, abbiamo ottenuto la (P
j

0
) ove j

0
` e lelemento di I successivo a j
0
(esso ` e ben denito come il minimo dellinsieme non vuoto i I i > j
0
di I).
Per induzione transnita otteniamo quindi una famiglia V = V
i
i I tale che
valgano le (1), (2). Chiaramente V ` e un ricoprimento aperto di X: se x X e j ` e il
minimo indice in I tale che x U
j
, la (2) ci dice che x V
i
per qualche i j.
La dimostrazione ` e completa.
Da questo Lemma ricaviamo il seguente:
3
Ci ` o signica che I ` e totalmente ordinato rispetto ad una relazione e che ogni sottoinsieme
non vuoto di I ammette minimo rispetto a .
320 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Lemma XVIII.8.2. Sia X uno spazio normale ed U un suo ricoprimento aperto
localmente nito. Fissiamo un intero q 0 e supponiamo che, per ogni (i
0
, i
1
, . . . , i
q
)
N
q
(U ) sia assegnato un ricoprimento aperto W
i
0
,i
1
,...,i
q
= W
i
0
,i
1
,...,i
q


A
i
0
,i
1
,...,iq
di
U
i
0
,i
1
,...,i
q
. Allora esiste un ranamento V

U , mediante un ricoprimento aperto


V = V
j

jJ
, tale che :
(18.8.1)
_

_
( j
0
, j
1
, . . . , j
q
) N
q
(V ) tale che (( j
0
), ( j
1
), . . . , ( j
q
)) N
q
(U )
A
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)
tale che V
j
0
, j
1
,..., j
q
W
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)

.
Dimostrazione. Per il Lemma XVIII.8.1 possiamo trovare un ricoprimento =

iI
tale che

i
U
i
per ogni indice i I. Il ricoprimento ` e anchesso
localmente nito.
Per ogni p X, linsieme I
p
degli indici i per cui U
i
G
p
` e nito.
Osserviamo che

iI\I
p
` e una famiglia di chiusi localmente nita. Quindi la
loro unione
_
iI\I
p

i
` e un chiuso che non contiene il punto p e perci ` o

V
p
=
_

_
_
iI
p
U
i
_

_
\
_

_
_
iI\I
p

i
_

_
` e un intorno aperto di p.
Per ogni (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) I
q+1
p
scegliamo =
i
0
,i
1
,...,i
q
A
i
0
,i
1
,...,i
q
tale
che p W
i
0
,i
1
,...,i
q

.
A questo punto, deniamo per ogni p X :
V
p
=
_

V
p
se N
q
(U ) I
q+1
p
=
_
(i
0
,i
1
,...,i
q
)N
q
(U )I
q+1
p
(W
i
0
,i
1
,...,i
q

i
0
,i
1
,...,iq


V
p
) se N
q
(U ) I
q+1
p
.
Deniamo V = V
p

pX
. Abbiamo V

U , con una funzione di ranamento


: X x (x) I che si pu` o scegliere imponendo la sola condizione che
(p) I
p
per ogni p X. Per costruzione, se p
0
, p
1
, . . . , p
q
sono punti distinti
di X tali che (p
0
, p
1
, . . . , p
q
) N
q
(V ) e ((p
0
), (p
1
), . . . , (p
q
)) N
q
(U ), allora
(p
i
) I
p
j
per ogni 0 i, j q e
V
p
0
, p
1
,...,p
q
W
(p
0
),(p
1
),...,(p
q
)

(p
0
),(p
1
),...,(pq)
.
Quindi V

U soddisfa la tesi del Lemma.


Dimostriamo ora che, se X ` e paracompatto, il funtore S C
q
(X, S), dalla
categoria dei fasci di gruppi abeliani su X a quella dei gruppi abeliani, ` e esatto.
Abbiamo cio` e:
Teorema XVIII.8.3. Sia X uno spazio paracompatto e sia
(18.8.2)
0 F

G

H 0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani. Allora per ogni intero q 0 la
successione di gruppi abeliani :
(18.8.3)
0 C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G)

q
C
q
(X, H ) 0
XVIII.8. IL TEOREMA DI SERRE 321
` e esatta.
Dimostrazione. (a) Dimostriamo che C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G) ` e iniettiva.
Sia f C
q
(U , F), per un qualsiasi ricoprimento aperto U di X. Dire che
lelemento di C
q
(X, G) denito da
q
( f ) ` e nullo, equivale a dire che esiste un
ranamento V

U tale che

q

q
( f ) = 0. Questa relazione ci d` a
q
(

( f )) =
0. Poich e (
q
(

f ))
j
0
, j
1
,..., j
q
=
V
j
0
, j
1
,..., jq
((

f )
j
0
, j
1
,..., j
q
) per ogni ( j
0
, j
1
, . . . , j
q
)
N
q
(V ) e la
V
j
0
, j
1
,..., jq
: S(V
j
0
, j
1
,..., j
q
) F(V
j
0
, j
1
,..., j
q
) ` e iniettiva, ne segue che

f = 0 e quindi f denisce lelemento nullo di C


q
(X, F).
(b) Dimostriamo lesattezza della successione
C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G)

q
C
q
(X, H ).
Sia un elemento di C
q
(X, G) con
q
() = 0. Sia U = U
i

iI
un ricoprimento
aperto localmente nito di X e sia g C
q
(U , G) una q-cocatena che rappresenta
. A meno di passare a un ranamento localmente nito di U , possiamo sup-
porre che
q
(g) = 0. Per lesattezza di (18.8.2), per ogni (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U )
possiamo trovare un intorno aperto W
i
0
,i
1
,...,i
q
p
di p in U
i
0
,i
1
,...,i
q
ed una f
i
0
,i
1
,...,i
q
p

F(W
i
0
,i
1
,...,i
q
p
) tale che r
U
i
0
,i
1
,...,iq
W
i
0
,i
1
,...,iq
p
(g
i
0
,i
1
,...,i
q
) =
U
i
0
,i
1
,...,iq
( f
i
0
,i
1
,...,i
q
p
). Per il Lemma XVIII.8.2
esiste un ranamento aperto V = V
j

jJ
di U , che possiamo scegliere localmente
nito:
V

U
tale che per ogni ( j
0
, j
1
, . . . , j
q
) N
q
(V ) con (( j
0
), ( j
1
), . . . , ( j
q
)) N
q
(U ),
possiamo trovare un punto p( j
0
, j
1
, . . . , j
q
) con
V
j
0
, j
1
,..., j
q
W
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)
p( j
0
, j
1
,..., j
q
)
U
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)
.
Deniamo un elemento C
q
(V , F) ponendo :

j
0
, j
1
,..., j
q
= r
W
( j
0
),( j
1
),...,( jq)
p( j
0
, j
1
,..., jq)
V
j
0
, j
1
,..., jq
_
f
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)
p( j
0
, j
1
,..., j
q
)
_
per ( j
0
, j
1
, . . . , j
q
) N
q
(V ) .
Se indichiamo con [] lelemento di C
q
(X, F) denito da , abbiamo
q
([]) = .
(c) La dimostrazione della surgettivit` a dellapplicazione C
q
(X, G)

q
C
q
(X, H )
` e del tutto analoga a quella di (b).
Osserviamo che abbiamo ottenuto, con la dimostrazione di questo teorema,
lenunciato pi ` u preciso :
Proposizione XVIII.8.4. Sia X uno spazio topologico e sia
(18.8.4)
0 F

G
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani su X. Allora, per ogni q 0,
otteniamo una successione esatta di gruppi abeliani:
(18.8.5)
0 C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G) .
322 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Supponiamo ora che X sia paracompatto. Allora se la successione di fasci di
gruppi abeliani :
(18.8.6)
F

G

H
` e esatta, ` e esatta anche la successione di gruppi abeliani:
(18.8.7)
C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G)

q
C
q
(X, H ) .
Come conseguenza del Teorema XVIII.8.3 otteniamo il
Teorema XVIII.8.5 (Serre). Se X ` e paracompatto e
(18.8.2)
0 F

G

H 0
` e una successione esatta di gruppi abeliani su X, allora possiamo denire, per ogni
intero q 0, un omomorsmo
(18.8.8)
q
: H
q
(X, H ) H
q+1
(X, F)
in modo tale che la seguente successione lunga di gruppi di coomologia risulti
esatta :
(18.8.9)
0 H
0
(X, F)

0
H
0
(X, G)

0
H
0
(X, H )

0
H
1
(X, F)

1



q1

H
q1
(X, H )

q1
H
q
(X, F)

q

H
q
(X, G)

q

H
q
(X, H )

q
H
q+1
(X, F)

q+1


La dimostrazione ` e conseguenza del Teorema XVIII.8.3 e del risultato generale
di algebra omologica:
Teorema XVIII.8.6. Siano
(A

, a

) =
0 A
0
a
0
A
1
a
1

a
q1
A
q
a
q
A
q+1
a
q+1

(B

, b

) =
0 B
0
b
0
B
1
b
1

b
q1
B
q
b
q
B
q+1
b
q+1

(C

, c

) =
0 C
0
c
0
C
1
c
1

c
q1
C
q
c
q
C
q+1
c
q+1

complessi di gruppi abeliani e siano, per q intero 0,


(18.8.10)
H
q
(A

, a

) =
ker a
q
ima
q1
, H
q
(B

, b

) =
ker b
q
imb
q1
, H
q
(C

, c

) =
ker c
q
imc
q1
i loro gruppi di coomologia. Supponiamo siano assegnati per ogni intero q 0
omomorsmi
(18.8.11)
q
: A
q
B
q
e
q
: B
q
C
q
XVIII.8. IL TEOREMA DI SERRE 323
tali che il diagramma :
(18.8.12)
0 0 0 0

_
0 A
0
a
0
A
1
a
1

a
q
1
A
q
a
q
A
q+1
a
q+1

q+1
0 B
0
b
0
B
1
b
1

b
q
1
B
q
b
q
B
q+1
b
q+1

q+1
0 C
0
c
0
C
1
c
1

c
q
1
C
q
c
q
C
q+1
c
q+1

_
0 0 0 0
sia commutativo e con le colonne esatte. Allora esisono, per ogni intero q 0,
omomorsmi
(18.8.13)
q
: H
q
(C

, c

) H
q+1
(A

, a

)
tali che la successione lunga di coomologia :
(18.8.14)
0 H
0
(A

, a

)

0
H
0
(B

, b

)

0
H
0
(C

, c

0
H
1
(A

, a

)

1



q1

H
q1
(C

, c

q1
H
q
(A

, a

)

q

H
q
(B

, b

)

0
H
q
(C

, c

q
H
q+1
(A

, a

)

q+1


sia esatta.
Dimostrazione. Costruiamo in primo luogo gli omomorsmi
q
. A questo
scopo dimostriamo che:
(1) Per ogni z
q
ker c
q
esistono y
q
B
q
ed x
q+1
ker a
q+1
tali che :
(18.8.15)
_

q
(y
q
) = z
q

q+1
(x
q+1
) = b
q
(y
q
)
(2) La x
q+1
in (18.8.15) ` e univocamente determinata modulo laddizione di
un elemento di ima
q
.
(3) Se z

q
` e un altro elemento di ker c
q
, che dierisce da z
q
per un elemento di
imc
q1
, ed x

q+1
ker a
q+1
y

q
B
q
risolvono :
(18.8.16)
_

q
(y

q
) = z

q+1
(x

q+1
) = b
q
(y

q
) ,
324 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
allora x
q+1
x

q+1
ima
q
.
(1) Sia z
q
C
q
con c
q
(z
q
) = 0. Poich e per ipotesi lomomorsmo
q
: B
q
C
q
` e surgettivo, esiste un elemento y
q
B
q
tale che z
q
=
q
(y
q
). Risulta:

q+1
(b
q
(y
q
)) = c
q
(
q
(y
q
)) = c
q
(z
q
) = 0.
Poich e per ipotesi la successione
0 A
q+1

q+1
B
q+1

q+1
C
q+1
0
` e esatta, vi ` e un unico elemento x
q+1
A
q+1
tale che

q+1
(x
q+1
) = b
q
(y
q
).
Abbiamo:

q+2
(a
q+1
(x
q+1
)) = b
q+1
(
q+1
(x
q+1
)) = (b
q+1
b
q
)(y
q
) = 0
e quindi
a
q+1
(x
q+1
) = 0
perch e
q+2
` e un omomorsmo iniettivo. Gli elementi y
q
B
q
e x
q+1
ker a
q+1
trovati risolvono (18.8.15).
(2) Siano y
q
B
q
e x
q+1
ker a
q+1
soluzione di :
_

q
( y
q
) = z
q
,
( x
q+1
) = b
q
( y
q
).
Allora
q
( y
q
y
q
) = 0 e, per lesattezza della successione:
0 A
q

q
B
q

q
C
q
0
esiste un unico elemento x
q
A
q
tale che y
q
y
q
=
q
(x
q
). Abbiamo perci ` o:

q+1
( x
q+1
x
q+1
) = b
q
( y
q
y
q
) = b
q
(
q
(x
q
)) =
q+1
(a
q
(x
q
)).
Poich e lomomorsmo
q+1
: A
q+1
B
q+1
` e iniettivo, ricaviamo che x
q+1
=
x
q+1
+ a
q
(x
q
).
(3) Tenuto conto della (2), per dimostrare (3) ` e suciente vericare che, se
z
q1
C
q1
, il sistema :
()
_

q
(y

q
) = c
q
1
(z
q1
)

q+1
(x

q+1
) = b
q
(y

q
)
ammette una soluzione y

q
B
q
, x

q+1
ker a
q+1
con x

q+1
ima
q
. Poich e
q
1
:
B
q1
C
q1
` e per ipotesi un omomorsmo surgettivo, possiamo trovare y
q
1

B
q1
tale che
q1
(y
q1
) = z
q1
. Allora

q
(b
q1
(y
q1
)) = c
q1
(
q1
(y
q1
)) = c
q1
(z
q1
)
e quindi, poich e b
q
(b
q1
(y
q1
) = 0, la coppia y

q
= b
q1
(y
q1
), x

q+1
= 0 ` e soluzione
di ().
Dimostriamo ora lesattezza di (XVIII.8.6). Per semplicit` a di notazioni, dato
un qualsiasi elemento x
q
ker a
q
(risp. y
q
ker b
q
, z
q
ker c
q
) indicheremo con
XVIII.9. UN TEOREMA DI ALGEBRA OMOLOGICA 325
[x
q
] (risp. [y
q
], [z
q
]) la corrispondente classe di q-coomologia in H
q
(A

, a

) (risp.
in H
q
(B

, b

), H
q
(C

, c

)).
Esatteza in H
q
(A

, a

) Sia x
q
ker a
q
. Se
q

([x
q
]) = 0, allora esiste un elemento
y
q1
B
q1
tale che
q
(x
q
) = b
q1
(y
q1
). Lelemento z
q1
=
q1
(y
q1
) di C
q1
soddisfa :
c
q1
(z
q1
) = c
q1
(
q1
(y
q1
)) =
q
(b
q1
(y
q1
) =
q

q
(x
q
) = 0.
Quindi z
q1
ker c
q1
denisce una classe di coomologia [z
q1
] in H
q1
(C

, c

) e

q1
([z
q1
]) = [x
q
].
Ci ` o dimostra lesattezza di (XVIII.8.6) in H
q
(A

, a

).
Esatteza in H
q
(B

, b

) Sia y
q
ker b
q
. Se
q

([y
q
]) = 0, allora esiste z
q1
C
q1
tale che
q
(y
q
) = c
q1
(z
q1
). Poich e abbiamo supposto che
q1
: B
q1
C
q1
sia iniettiva, esiste un elemento y
q1
B
q1
tale che z
q1
=
q1
(y
q1
). Abbiamo
allora:

q
(y
q
b
q1
(y
q1
)) = (y
q
) c
q
(
q1
(y
q1
)) = (y
q
) c
q
(z
q1
) = 0.
Per lesattezza della successione
0 A
q

q
B
q

q
C
q
0
v` e un unico x
q
A
q
tale che
q
(x
q
) = y
q
b
q1
(y
q1
). Abbiamo

q+1
(a
q
(x
q
)) = b
q
(
q
(x
q
)) = b
q
(y
q
b
q1
(y
q1
)) = 0.
Per liniettivit` a dellomomorsmo
q+1
: A
q+1
B
q+1
, otteniamo che a
q
(x
q
) = 0.
Quindi x
q
denisce una classe di coomologia [x
q
] H
q
(A

, a

) tale che

([x
q
]) = [
q
(x
q
)] = [y
q
+ b
q1
(y
q1
)] = [y
q
].
Questo dimostra lesattezza di (XVIII.8.6) in H
q
(B

, b

).
Esatteza in H
q
(C

, c

) Sia z
q
ker c
q
e siano y
q
B
q
, x
q+1
ker a
q+1
tali che
valga la (18.8.15). Sia [z
q
] H
q
(C

, c

) la classe di coomologia denita da z


q
. Se

q
([z
q
]) = 0, allora esiste un elemento x
q
A
q
tale che x
q+1
= a
q
(x
q
). Abbiamo
b
q
(y
q
) =
q+1
(x
q+1
) =
q+1
(a
q
(x
q
)) = b
q
(
q
(x
q
)).
Quindi y

q
= y
q

q
(x
q
) ker b
q
e denisce pertanto una classe di coomologia
[y

q
] H
q
(B

, b

) tale che :

([y

q
]) = [
q
(y

q
)] = [
q
(y
q
)] = [z
q
] .
Questo dimostra lesattezza di (XVIII.8.6) in H
q
(C

, c

).
XVIII.9. Un teorema di algebra omologica
In questo paragrafo enunceremo e dimostreremo un risultato generale sui com-
plessi bi-graduati che utilizzeremo poi nei paragra successivi per discutere alcune
propriet` a della coomologia di

Cech.
326 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Denizione XVIII.9.1. Un complesso doppio di cocatene ` e il dato di una famiglia
A
r,s

r,sN
di gruppi abeliani, indicizzati con le coppie di interi non negativi, e di
due famiglie di omomorsmi:
(18.9.1) d

= d

r,s
: A
r,s
A
r+1,s
e d

r,s
: A
r,s
A
r,s+1
r, s N
tali che:
(18.9.2)
_

_
d

r+1,s
d

r,s
= 0 r, s N,
d

r,s+1
d

r,s
= 0 r, s N,
d

r,s+1
d

r,s
+ d

r+1,s
d

r,s
= 0 r, s N.
Poniamo A =

(r,s)N
2
A
r,s
e deniamo d

: A A e d

: A A mediante
d

((a
r,s
)
r,sN
) = (a

r,s
)
r,sN
con
_

_
a

0,s
= 0 e
a

r,s
= d

r1,s
(a
r1,s
) se r 1 ,
(18.9.3)
d

((a
r,s
)
r,sN
) = (a

r,s
)
r,sN
con
_

_
a

r,0
= 0 e
a

r,s
= d

r,s1
(a
r,s1
) se s 1 .
(18.9.4)
Deniamo poi
(18.9.5) d : A a d

(a) + d

(a) A.
La (18.9.2) si pu` o esprimere mediante:
(18.9.6) d d = 0.
Poniamo :
(18.9.7) A
[q]
=

r+s=q
A
r,s
.
Allora d(A
[q]
) A
[q+1]
. Risulta quindi denito, per ogni intero q 0, un omomor-
smo d
q
= d : A
[q]
a
[q]
d(a
[q]
) A
[q+1]
con d
q+1
d
q
= 0 per ogni q 0, e
d = (d
q
) ` e il dierenziale totale del complesso :
(18.9.8)
0 A
[0]
d
0
A
[1]
d
1
A
[2]
d
2

Indicheremo i gruppi di coomologia del complesso totale con :
(18.9.9) H
q
(A
[]
, d

) =
ker d
q
imd
q1
.
Abbiamo poi le due famiglie numerabili di complessi di cocatene
(A
,s
, d

,s
) =
_
0 A
0,s
d

0,s
A
1,s
d

1,s
A
2,s
d

2,s

_
per ogni s N,
(A
r,
, d

r,
) =
_
0 A
r,0
d

0,s
A
r,1
d

1,s
A
r,2
d

2,s

_
per ogni r N,
XVIII.9. UN TEOREMA DI ALGEBRA OMOLOGICA 327
e indicheremo i loro gruppi di coomologia con :
(18.9.10)

E
q,s
= H
q
(A
,s
, d

,s
) =
ker d

q,s
imd

q1,s
ed

E
r,q
= H
q
(A
r,
, d

r,
) =
ker d

r,q
imd

r,q1
.
La successione spettrale
4
mette in relazione i gruppi di coomologia H
q
(A
,s
, d

,s
),
H
q
(A
r,
, d

r,
) e i gruppi di coomologia H
q
(A
[]
, d

) del complesso totale.


Osserviamo che per le (18.9.2) abbiamo in particolare :
d

r,s
(ker d

r,s
) ker d

r+1,s
e d

r,s
(imd

r,s1
) imd

r,s
,
ove abbiamo posto per convenzione d

1,s
= 0 e d

r,1
= 0 per ogni r, s N. Denia-
mo gli omomorsmi [d

r,s
] :

E
r,s


E
r+1,s
per passaggio al quoziente, mediante
il diagramma commutativo a righe esatte:
(18.9.11)
0 imd

r,s1
ker d

r,s


E
r,s
0
d

r,s1

_
d

r,s

_
[d

r,s
]
0 imd

r+1,s1
ker d

r+1,s


E
r+1,s
0
Per ogni intero s 0, otteniamo un complesso:
(18.9.12)
0

E
0,s
[d

0,s
]


E
1,s
[d

1,s
]


E
2,s
[d

2,s
]

In modo analogo, denendo gli omomorsmi [d

r,s
] :

E
r,s


E
r,s+1
mediante i
diagrammi commutativi a righe esatte:
(18.9.13)
0 Im d

r1,s
ker d

r,s


E
r,s
0
d

r1,s

_
d

r,s

_
[d

r,s
]
0 Im d

r1,s+1
ker d

r,s+1


E
r,s+1
0
ed otteniamo quindi, per ogni intero r 0, un complesso :
(18.9.14)
0

E
r,0
[d

r,0
]


E
r,1
[d

r,1
]


E
r,2
[d

r,2
]

Indichiamo come al solito con
(18.9.15) H
q
(

E
,s
, [d

,s
]) =
ker[d

q,s
]
im[d

q1,s
]
e H
q
(

E
r,
, [d

r,
]) =
ker[d

r,q
]
im[d

r,q1
]
i gruppi di coomologia dei complessi (18.9.12) e (18.9.14).
4
Vedi ad esempio : Roger Godement: Topologie alg ebrique et th eorie des faisceaux (Troi-
si` eme edition revue et corrig ee, Publications de lInstitut de Math ematique de lUniversit e de
Strasbourg, XIII, Actualit es Scientiques et Industrielles, No. 1252), Hermann, Paris, 1973, pp
viii+283.
328 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Lemma XVIII.9.2. Per ogni intero q 0 vi ` e un unico omomorsmo
(18.9.16)

q
: H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) H
q
(A
[]
, d

)
che renda commutativo il diagramma a colonne esatte:
(18.9.17)
ker d

q,0
ker d

q,0
ker d
q

_
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) H
q
(A
[]
, d

_
0 0
Dimostrazione. Ogni elemento di H
q
(

E
,0
, [d

,q
]) ` e rappresentato da una clas-
se di coomologia di H
0
(A
q,
, d

q,
), cio` e da un x
q,0
ker d

q,0
.
La condizione di cociclo [d

q,0
][x
q,0
] = 0 d` a d

q,0
x
q,0
= 0 e dunque abbiamo
unapplicazione surgettiva naturale ker d

q,0
ker d

q,0
@ >>> H
q
(

E
,0
, [d

,0
]). Os-
serviamo che se x
q,0
ker d

q,0
ker d

q,0
, allora d x
q,0
= d
q
x
q,0
= d

q,0
x
q,0
+d

q,0
x
q,0
=
0 e quindi ker d

q,0
ker d

q,0
ker d
q
. Se x
q,0
= d

x
q1,0
= d

q1,0
x
q1,0
per un
elemento x
q1,0
ker d

q1,0
, allora abbiamo d x
q1,0
= d

x
q1,0
= x
q,0
. Quindi
linclusione ker d

q,0
ker d

q,0
ker d
q
trasforma cobordi in cobordi ed otteniamo
per passaggio al quoziente il diagramma commutativo (18.9.17).
Osservazione XVIII.9.3. Siano q ed s due interi con q 0 ed s > 0. Un elemento
di

E
q,s
` e la classe di equivalenza in H
s
(A
q,
, d

q,
) di un elemento x
q,s
A
q,s
che
soddisfa d

x
q,s
= 0. Supponiamo che esso rappresenti un cociclo, cio` e che
[d

][x
q,s
] = [d

x
q,s
] = 0 in H
s
(A
q+1,
, d

q+1,
).
Poich e s > 0, ci ` o signica che esiste un elemento x
q+1,s1
A
q+1,s1
tale che
d

x
q,s
= d

x
q+1,s1
.
Vale la seguente :
Proposizione XVIII.9.4. Con le notazioni introdotte sopra : se

E
q, j
= H
j
(A
q,
, d

q,
) = 0
per ogni coppia dinteri j, q > 0, allora gli omomorsmi

q
: H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) H
q
(A
[]
, d

)
sono isomorsmi per ogni intero q 0.
Dimostrazione. Osserviamo che per q = 0 abbiamo
H
0
(

E
,0
, [d

,0
]) = ker d

0,0
d

0,0
, H
0
(A
[]
, d

) = ker d
0
,
e quindi

0
` e sempre un isomorsmo perch e ker d
0
= ker d

0,0
d

0,0
.
Dimostriamo ora lismomorsmo per q > 0.
XVIII.9. UN TEOREMA DI ALGEBRA OMOLOGICA 329

q
` e iniettiva. Sia x
q,0
ker d

q,0
ker d

q,0
un rappresentante di una classe di
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]). Se

q
([x
q,0
]) = 0, esiste un elemento y
[q1]
A
[q1]
tale che
d
q1
y
[q1]
= x
q,0
. Decomponiamo y
[q1]
:
y
[q1]
= y
q1,0
+ y
q2,1
+ + y
1,q2
+ y
0,q1
, con y
r,s
A
r,s
.
Lequazione d
q1
y
[q1]
= x
q,0
equivale al sistema :
()
_

_
d

q1,0
y
q1,0
= x
q,0
d

q2,1
y
q2,1
+ d

q1,0
y
q1,0
= 0
. . . . . .
d

0,q1
y
0,q1
+ d

1,q2
y
1,q2
= 0
d

0,q1
y
0,q1
= 0 .
In particolare, x
q,0
denisce la classe nulla in H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) se esiste una soluzio-
ne y
[q]
di () con y
j,qj1
= 0 per ogni j < q 1.
Se q = 1, ogni soluzione di () ` e della forma y
[0]
= y
0,0
. Quindi :

1
` e sempre
iniettiva.
Per dimostrare liniettivit` a di

q
per gli interi q > 1, dimostreremo per ricor-
renza che per ogni 0 k q 1
(P

k
) esiste una soluzione y
k
[q1]
di () con y
k
j,qj1
= 0 se j < k.
Abbiamo gi` a osservato che lipotesi che

q
([x
q,0
]) = 0 ci dice che ci ` o ` e vero per
k = 0. Supponiamo ora, per un intero k con 0 k < q 1, di avere una soluzione
y
k
[q1]
di d
q1
y
k
[q1]
= x
q,0
con y
k
j,qj1
= 0 se j < k. In particolare per () risulta
d

k,qk1
y
k
k,qk1
= 0.
`
E (qk1) > 0 e perci ` o per ipotesi H
qk1
(A
k,
, d

k,
) = 0 e
dunque esiste un elemento z
k,qk2
A
k,qk2
tale che d

k,qk2
z
k,qk2
= y
k
k,qk1
.
Allora y
k+1
[q1]
= y
k
[q1]
d
q2
z
k,qk2
soddisfa d
q1
y
k+1
[q1]
= x
q,0
e y
k+1
j,qj1
= 0 se
j < k + 1.
La y
q1
[q1]
` e della forma y
q1
[q1]
= x
q1,0
e quindi lequazione d
[q1]
y
q1
[q1]
=
x
q,0
signica che d

q1,0
x
q1,0
= x
q,0
e d

q1,0
x
q1,0
= 0. Questo prova che x
q,0
rappresenta la classe di coomologia nulla in H
q
(

E
,0
, [d

,0
]).

q
` e surgettiva. Sia una classe di coomologia in H
q
(A
[]
, d

). Sia x
[q]
ker d
q
un suo rappresentante. Scriviamo x
q
= x
q,0
+x
q1,1
+ +x
1,q1
+x
0,q
. Lequazione
d
q
x
[q]
= 0 equivale al sistema :
()
_

_
d

q,0
x
q,0
= 0
d

q1,1
x
q1,1
+ d

q,0
x
q,0
= 0
. . . . . .
d

0,q
x
0,q
+ d

1,q1
x
1,q1
= 0
d

0,q
x
0,q
= 0 .
Se fosse x
j,qj
= 0 per ogni j < q, allora x
[q]
= x
q,0
e per () lelemento x
q,0
apparterrebbe a ker d

q,0
ker d

q,0
e denirebbe una classe di coomologia di
330 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) con

q
() = . Per dimostrare la surgettivit` a di

q
dimostreremo
quindi per ricorrenza:
(P

k
)
_

_
per ogni intero k con 0 k q esiste un rappresentante
x
k
[q]
ker d
q
di con x
k
j,qj
= 0 per ogni intero j < k.
Per k = 0 possiamo scegliere come x
0
[q]
un qualsiasi rappresentante di in ker d
q
.
Supponiamo ora che 0 < k < q e vi sia un x
k
[q]
con x
k
j,qj
= 0 per ogni intero
j < k. Abbiamo in particolare d

k,qk
x
k,qk
= 0. Poich e q k > 0, per ipotesi
H
qk
(A
k,
, d

k,
) = 0 e quindi esiste y
k,qk1
A
k,qk1
tale che d

k,qk1
y
k,qk1
=
x
k,qk
. Poniamo allora x
k+1
[q]
= x
k
[q]
d
q1
y
k,qk1
, ottenendo in questo modo un
elemento x
k+1
[q]
con x
k+1
j,qj
= 0 se j < k + 1.
Per k = q, lelemento x
q
[q]
= x
q
q,0
ker d

q,0
ker d

q,0
denisce una classe
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) con

q
() = .
In modo del tutto analogo, abbiamo:
Proposizione XVIII.9.5. Per ogni intero q 0 vi ` e un unico omomorsmo
(18.9.18)

q
: H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) H
q
(A
[]
, d

)
che renda commutativo il diagramma a colonne esatte:
(18.9.19)
ker d

0,q
ker d

0,q
ker d
q

_
H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) H
q
(A
[]
, d

_
0 0
Se

E
j,q
= H
j
(A
,q
, d

,q
) = 0
per ogni coppia dinteri j, q > 0, allora gli omomorsmi (18.9.18) sono isomor-
smi per ogni intero q 0.
XVIII.10. Il teorema di Leray sui ricoprimenti aciclici
Sia S un fascio su uno spazio topologico X. Ad ogni aperto di X associamo
la restrizione S

di S ad . Essa si denisce con la corrispondenza che ad ogni


aperto U di associa il gruppo S

(U) = S(U).
Se q ` e un intero non negativo, porremo H
q
(, S) := H
q
(, S

). Per ogni
ricoprimento aperto U = U
i

iI
di X, U := U
i

iI
` e un ricoprimento
aperto di . Possiamo quindi denire per ogni intero q 0 delle applicazioni
naturali :
C
q
(U , S)

U
U
C
q
(U , S

) C
q
(, S

) := C
q
(, S) .
XVIII.10. IL TEOREMA DI LERAY SUI RICOPRIMENTI ACICLICI 331
Poich e le operazioni di restrizione e di cobordo commutano, avremo anche :

U
U
(Z
q
(U , S)) Z
q
(U , S) ,
U
U
(B
q
(U , S)) B
q
(U , S) ,
Fissato un ricoprimento aperto U , deniamo per ogni intero q 0 il fascio C
q
U
S,
facendo corrispondere ad ogni aperto di X il gruppo C
q
(U , S).
Poich e S ` e un fascio, per ogni aperto di X abbiamo una successione esatta :
(18.10.1)
0 S()

C
0
U
S()

U
0
C
1
U
S()
_
_
_
_
_
_
_
_
C
0
(U , S) C
1
(U , S)
ed otteniamo perci ` o la successione esatta di fasci
0 S

C
0
U
S

U
q
C
1
U
S .
Gli omomorsmi di cobordo
U
q
: C
q
U
S() C
q+1
U
S() deniscono un
omomorsmo di fasci :
(18.10.2)
U
q
: C
q
U
S C
q+1
U
S.
Vale il seguente :
Lemma XVIII.10.1. Se U ` e un ricoprimento aperto localmente nito di X, allora
la successione di fasci di gruppi abeliani Sia X uno spazio paracompatto. Allora,
per ogni fascio di gruppi abeliani S su X, la successione di fasci :
(18.10.3)
0 S

C
0
U
S

U
0
C
1
U
S

U
1

U
q2
C
q1
U
S

U
q1
C
q
U
S

U
q
C
q+1
U
S

U
q+1

` e esatta.
5
Dimostrazione. Abbiamo osservato sopra che im = ker
U
0
.
Resta quindi da dimostrare che im
U
q1
= ker
U
q
quando q > 0.
Sia q > 0, p X e sia C
q
U
S
p
con d
U
q
() = 0. Possiamo rappresentare
mediante una f C
q
(U , S), ove ` e un intorno aperto di p in X. A
meno di sostituire con un intorno pi` u piccolo di p in X, possiamo supporre che

U
q
( f ) = 0.
Sia I
p
linsieme nito degli indici i I per cui p U
i
. Allora
W =
_

_
_
iI
p
U
i
_

_
\
_

_
_
iI\I
p

U
i
_

_
` e un intorno aperto di p in X e U W contiene solo un numero nito di aperti
non vuoti, tutti contenenti il punto p. Inoltre per ogni (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U
W) abbiamo W U
i
0
,i
1
,...,i
q
. Deniamo allora C
q1
(U W, S) ssando
5
Diciamo anche che (18.10.3) ` e una risoluzione del fascio S.
332 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
arbitrariamente un indice i
0
I
p
e ponendo
i
1
,...,i
q
= r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq
W
( f
i
0
,i
1
,...,i
q
). Abbiamo
(dove per semplicit` a di notazione abbiamo omesso le funzioni di restrizione) :
_

q1
()
_
j
0
, j
1
,..., j
q
=
q

h=0
(1)
h
f
i
0
, j
0
,...,

j
h
,..., j
q
= f
j
0
,..., j
q
,
per la condizione che
U
q
( f ) = 0.
La dimostrazione ` e completa.
Dalla Proposizione XVIII.8.4 otteniamo allora :
Proposizione XVIII.10.2. Sia U un ricoprimento aperto localmente nito di uno
spazio paracompatto X. Allora per ogni fascio di gruppi abeliani S su X e per
ogni intero q 0 abbiamo una successione esatta di gruppi abeliani :
(18.10.4)
0 C
q
(X, S)

q
C
q
(X, C
0
U
S)
(d
U
0
)
q
C
q
(X, C
1
U
S)
(d
U
1
)
q


(d
U
h2
)
q
C
q
(X, C
h1
U
S)
(d
U
h1
)
q
C
q
(X, C
h
U
S)
(d
U
h
)
q
C
q
(X, C
h+1
U
S)
(d
U
h+1
)
q

Un ricoprimento aperto U = U
i

iI
di X si dice S-aciclico se
(18.10.5) H
j
(U
i
0
,i
1
,...,i
q
, S) = 0 q 0 , (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ), j > 0 .
Vale il :
Teorema XVIII.10.3 (Leray). Sia S un fascio su uno spazio topologico para-
compatto X. Se U ` e un ricoprimento aperto localmente nito ed S-aciclico di X,
allora gli omomorsmi naturali :
(18.10.6) H
q
(U , S) H
q
(X, S)
sono isomorsmi per ogni intero q 0.
Dimostrazione. Poniamo
A
r,s
= C
r
(X, C
s
U
S)
per ogni coppia di interi r, s 0, e deniamo gli omomorsmi
_

_
d

r,s
: A
r,s
A
r+1,s
d

r,s
: A
r,s
A
r,s+1
ponendo d

r,s
uguale al dierenziale del complesso :
0 C
0
(X, C
s
U
S)

0
C
1
(X, C
s
U
S)

1



q1
C
q
(X, C
s
U
S)

q
C
q+1
(X, C
s
U
S)

q+1

XVIII.10. IL TEOREMA DI LERAY SUI RICOPRIMENTI ACICLICI 333
e denendo d

r,s
come gli omomorsmi indotti da quelli del complesso di fasci
(18.10.3):
d

r,s
= (
U
r
)
s
: C
r
(X, C
s
U
S) C
r
(X, C
s+1
U
S) .
Per la Proposizione XVIII.10.2, abbiamo

E
r,s
= 0 per ogni r 0 ed ogni s > 0 ed

E
r,0
= C
r
(X, S). Abbiamo perci ` o :
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) = H
q
(X, S)
e, per la Proposizione XVIII.9, lapplicazione :

q
: H
q
(X, S) H
q
(A
[]
, d

)
` e un isomorsmo per ogni q 0. Osserviamo come questo isomorsmo sia conse-
guenza delle ipotesi che X sia paracompatto ed U localmente nito, e sia valido a
prescindere dallipotesi che U sia S-aciclico.
Indichiamo, per ogni q 0, con N
q
(U ) linsieme :
N
q
(U ) =
_
i
0
, i
1
, . . . , i
q
(i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U )
_
.
Abbiamo allora :
A
r,s
=
_
i
0
,i
1
,...,i
s
N
s
(U )
C
r
(U
i
0
,i
1
,...,i
s
, S) .
Per vericare questo isomorsmo, deniamo per ogni aperto di X il fascio S

mediante :
S

(U) = S(U ) per ogni aperto U di X.


Il fascio C
s
U
S ` e prodotto diretto, localmente nito, dei fasci S
U
i
0
,i
1
,...,is
. Per la
Proposizione XVIII.10.2 lisomorsmo di fasci :
C
s
U
S =
_
i
0
,i
1
,...,i
s
N
s
(U )
S
U
i
0
,i
1
,...,is
d` a lisomorsmo di gruppi abeliani :
A
r,s
= C
r
(X, C
s
U
S)
=
_
i
0
,i
1
,...,i
s
N
s
(U )
C
r
(X, S
U
i
0
,i
1
,...,is
)
=
_
i
0
,i
1
,...,i
s
N
s
(U )
C
r
(U
i
0
,i
1
,...,i
s
, S) .
Gli omomorsmi d

r,s
si fattorizzano attraverso gli omomorsmi

U
i
0
,i
1
,...,is
r
: C
r
(U
i
0
,i
1
,...,i
s
, S) C
r+1
(U
i
0
,i
1
,...,i
s
, S) .
Quindi lipotesi che il ricoprimento U sia S-aciclico ci d` a

E
r,s
= 0 per ogni
s 0 ed ogni r > 0.
Abbiamo poi :

E
0,s
= C
s
(U , S)
Auindi, per la Proposizione XVIII.9.5, per ogni ricoprimento aperto localmen-
te nito U di X paracompatto lomomorsmo

q
: H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) = H
q
(U , S) H
q
(A
[]
, d

)
` e un isomorsmo per ogni q 0.
334 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Componendo i due isomorsmi, per ogni intero q 0, otteniamo lismomor-
smo cercato :
(

q
)
1

q
: H
q
(X, S)
=
H
q
(U , S),
q 0 .

Osservazione XVIII.10.4. Ricordiamo che, senza nessuna ipotesi sul ricoprimen-


to U , ma come conseguenza della denizione di fascio, lomomorsmo
H
0
(U , S) H
0
(X, S)
` e sempre un isomorsmo e che lomomorsmo
H
1
(U , S) H
1
(X, S)
` e sempre iniettivo.
XVIII.11. Il Teorema di de Rham
Sia S un fascio di gruppi abeliani su uno spazio topologico X. Si dice risolu-
zione di S una qualsiasi successione esatta di fasci su X:
(18.11.1)
0 S

S
0

0
S
1

1
S
2

2

La risoluzione (18.11.1) di S si dice aciclica se H
q
(X, S
h
) = 0 per ogni q > 0 ed
h 0.
Teorema XVIII.11.1 (de Rham). Se X ` e uno spazio paracompatto e (18.11.1) ` e
una risoluzione aciclica di un fascio S su X, allora i gruppi di coomologia di

Cech
H
q
(X, S) sono isomor ai gruppi di coomologia H
q
(S

(X),

) del complesso :
(18.11.2)
0 S
0
(X)

0
S
1
(X)

1
S
2
(X)

2
S
3
(X)

3

Dimostrazione. Utilizziamo i risultati e le notazioni del paragrafo XVIII.9.
Per ogni coppia di interi non negativi r, s deniamo il gruppo abeliano
A
r,s
= C
r
(X, S
s
) .
Deniamo un complesso doppio di cocatene introducendo gli omomorsmi :
d

r
:=
r
: A
r,s
= C
r
(X, S
s
) f
r
( f ) A
r+1,s
= C
r+1
(X, S
s
) ,
d

s
:= (1)
r
(
s
)
r
: A
r,s
= C
r
(X, S
s
) f (1)
r
(
s
)
r
( f ) C
r
(X, S
s+1
) .
Per lipotesi che (18.11.1) sia una risoluzione e per la Proposizione XVIII.8.4,

E
r,s
= 0 per ogni r 0 e per ogni s > 0. Per lipotesi che (18.11.1) sia aciclica,

E
r,s
= 0 per ogni r > 0 e per ogni s 0. Abbiamo poi :

E
r,0
= C
r
(X, S) e H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) = H
q
(X, S) ;

E
0,s
= S
s
(X) e H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) = H
q
(S

(X),

) .
Per la Proposizione XVIII.9, per ogni q 0 lomomorsmo

q
: H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) = H
q
(X, S) H
q
(A
[]
, d

)
` e un isomorsmo. Per la Proposizione XVIII.9.5, per ogni q 0 lomomorsmo

q
: H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) = H
q
(S

(X),

) H
q
(A
[]
, d

)
XVIII.12. FASCI FIACCHI 335
` e un isomorsmo. Allora
(

q
)
1

q
: H
q
(X, S) H
q
(S

(X),

)
` e per ogni q 0 lismomorsmo cercato.
Osservazione XVIII.11.2. Lisomorsmo

q
: H
q
(X, S) H
q
(A
[]
, d

) vale
sotto la semplice ipotesi che (18.11.1) sia una risoluzione di S. Quindi, sotto
questa ipotesi ` e comunque denito un omomorsmo

q
: H
q
(S

(X),

) H
q
(X, S) .
Esso ` e un isomorsmo quando (18.11.1) ` e aciclica su X.
XVIII.12. Fasci acchi
Per utilizzare il Teorema di de Rham, ` e utile denire alcune categorie di fasci
che sono coomologicamente banali: risoluzioni acicliche ottenute utilizzando fasci
di questi tipi ci permettono di ricondurre il calcolo della coomologia di

Cech a
quello della coomologia di complessi dierenziali.
Denizione XVIII.12.1. Un fascio F su uno spazio topologico X si dice acco
se per ogni aperto di X lapplicazione di restrizione : r
X

: F(X) F() ` e
surgettiva.
Esempio XVIII.12.2. Consideriamo su CP
n
la topologia di Zariski, in cui gli aperti
sono i complementari di sottovariet` a algebriche. Allora il fascio C

delle funzioni
localmente costanti su CP
n
` e acco.
Esempio XVIII.12.3. Sia S un fascio su uno spazio topologico X. Indichiamo
con S

il fascio dei germi di sezioni discontinue


6
di S, associato al prefascio
canonico
Ap(X) U f S
U
f
(p)
= p, p U.
Il fascio S

` e un fascio acco ed abbiamo un ovvio morsmo iniettivo di fasci


S S

.
Proposizione XVIII.12.4. Limmagine diretta di un fascio acco mediante unap-
plicazione continua ` e un fascio acco.
Dimostrazione. Sia S

X un fascio acco sullo spazio topologico X, Y un
altro spazio topologico ed f C(X, Y). Sia V un aperto di Y. Abbiamo allora un
diagramma commutativo
S(X)
r
X
f
1
(V)
S( f
1
(V))
_
_
_
_
_
_
_
_
f

S(Y)
r
Y
V
f

S(V).
6
Cio` e non necessariamente continue.
336 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH
Dalla surgettivit` a di S(X)
r
X
f
1
(V)
S( f
1
(V)) segue quella di f

S(Y)
r
Y
V
f

S(V).

Proposizione XVIII.12.5. Sia


0 S

0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani su X. Se S

` e acco, allora, per


ogni aperto U di X la successione
0 S

(U)

S(U)

S

(U) 0
Dimostrazione. Poich e la restrizione ad un aperto di un fascio acco ` e ancora
un fascio acco, possiamo, per semplicit` a, limitarci a considerare il caso in cui
U = X. Lesattezza in S

(X) ed S(X) ` e conseguenza della denizione di fascio.


Baster` a quindi dimostrare che : S(X) S

(X) ` e surgettiva. Sia s

(X)
e consideriamo la famiglia
= (U, s
U
) U Ap(X), s
U
S(U), (s
U
) = s

U
.
Introduciamo la relazione dordine su :
(U, s
U
) (V, s
V
) U V, s
U
= s
V

U
.
Chiaramente ` e una famiglia induttiva. Per il Lemma di Zorn essa ammette un
elemento massimale (U
0
, s
U
0
). Se U
0
= X, abbiamo ottenuto la tesi. Supponiamo
per assurdo che U
0
X e sia p
0
U
0
. Vi ` e allora un intorno V di p
0
in X ed una
sezione s
V
S(V) tale che (s
V
) = s

V
. Se V U
0
= , allora
s
U
0
V
=
_

_
s
U
0
su U
0
,
v
V
su V
ci d` a un elemento (U
0
V, s
U
0
V
) (U
0
, s
U
0
), contraddicendo la massimalit` a.
Quindi U
0
V e (u
U
0

U
0
V
u
V

U
0
V
) = 0. Esiste allora s

U
0
V
S

(U
0
V)
tale che (s

U
0
V
) = u
U
0

U
0
V
u
V

U
0
V
. Poich e S

` e acco, abbiamo s

U
0
V
=
s

U
0
V
per una s

(X). Allora
s
U
0
V
=
_

_
s
U
0
su U
0
,
s
V
+ (s

)
V
su V
` e un elemento di S(U
0
V) e (U
0
V, s
U
0
V
) (U
0
, s
U
0
) contraddice la massi-
malit` a. Quindi U
0
= X. La dimostrazione ` e completa.
Segue allora
Proposizione XVIII.12.6. Sia
0 S

0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani su X. Se S

e S sono acchi,
allora anche S

` e acco.
XVIII.12. FASCI FIACCHI 337
Dimostrazione. Se U ` e un aperto di X ed s

U
S

(U), per la Proposizio-


ne XVIII.12.5 esiste un s
U
S(U) tale che (s
U
) = s

U
. Poich e abbiamo supposto
che S fosse acco, vi ` e una s S(X) tale che s
U
= s
U
.
`
E allora (s) S

(X) e
(s)
U
= s

U
.
Proposizione XVIII.12.7. Se
0 S
0

0
S
1

1
S
2

` e una successione esatta di fasci di gruppi abeliani acchi, allora, per ogni aperto
U di X, la successione di gruppi abeliani
0 S
0
(U)

0
S
1
(U)

1
S
2
(U)
` e esatta.
Dimostrazione. Lesattezza in S
0
(U) ` e conseguenza della denizione di fa-
scio. Per ogni h 0 abbiamo per ipotesi una successione esatta corta di fasci
0 ker
h

S
h

h
ker
h+1

0.
Dalla Proposizione XVIII.12.6 segue per ricorrenza che tutti i fasci ker
h

sono
acchi. La tesi segue allora dalla Proposizione XVIII.12.5.
Vale il seguente :
Lemma XVIII.12.8. Se F ` e un fascio di gruppi abeliani acco su X, allora
(18.12.1) H
q
(U , F) = 0
per ogni q > 0 ed ogni ricoprimento aperto localmente nito U di X.
Dimostrazione. Sia q > 0 e sia f = ( f
i
0
,i
1
,...,i
q
) Z
q
(U , F). Sia un buon
ordinamento di I. Per ogni i I che non sia massimo in I, indicheremo con i + 1
lelemento di I successivo ad i : i + 1 ` e il minimo dellinsieme j I j > i. Per
ogni i I deniamo gli aperti :

i
=
_
ji
U
j
e

i
= U
i

i
.
Supponiamo che, per un indice I ssato, f
()
Z
q
(U , S) abbia la propriet` a :
() r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

( f
()
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ).
Esiste allora una
()
C
q1
(U , S) tale che
_

_
(i) r
U
i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq

(
()
i
1
,...,i
q
) = 0 (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) ,
(ii)
()
i
1
,...,i
q
= 0 se (, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U )
(iii) r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

(( f
()

q1

()
)
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) .
Per ogni (i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ) per cui (, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ), vi ` e un elemento
S(U
,i
1
,...,i
q

) la cui restrizione a U
,i
1
,...,i
q
` e f
()
,i
1
,...,i
q
e la cui restrizione a
338 XVIII. FASCI E COOMOLOGIA DI

CECH

` e 0. Poich e il fascio S ` e acco, vi ` e allora una S(X) la cui restrizione


a U
,i
1
,...,i
q

` e uguale a . Deniamo
()
i
1
,...,i
q
come la restrizione di a U
i
1
,...,i
q
.
Se (, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) poniamo
()
i
1
,...,i
q
= 0 su U
i
1
,...,i
q
. Chiaramente, possiamo
fare in modo che la
()
sia alternata rispetto agli indici ((i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ),
dimodoch` e
()
C
q1
(U , S).
La
()
cos` costruita gode ovviamente delle propriet` a (i), (ii). Per dimostrare
che gode anche della (iii), basta vericare che
r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
,i
0
,i
1
,...,iq
(( f
q1

()
)
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 se (, i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q+1
(U ) ,
in quanto

= U

e
r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

( f
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 per ipotesi e
r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

((
q1

()
)
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 per la denizione di
()
.
Su U
,i
0
,...,i
q
risulta :
(
q1

()
)
i
0
,...,i
q
=
q

h=0
(1)
h
f
,i
0
,...,

i
h
,...,i
q
= f
i
0
,...,i
q
per la condizione di cociclo
q
f = 0, e questo mostra che vale anche la (ii).
Se i
min
` e il minimo di I, poniamo f
(i
min
)
= f . La () ` e vericata banalmente,
perch e
i
min
= , e la costruzione appena descritta ci permette di trovare una
(i
min
)
che soddisfa (i) e (ii) per = i
min
. Deniamo f
(i
min
+1)
= f
q1
(
(i
min
)
).
Dimostriamo per induzione transnita che ` e possibile costruire delle fami-
glie f
()

I
, con f
()
Z
q
(U , S), e
()

I
, con
()
C
q1
(U , S), che
verichino per ogni I le propriet` a (), (i), (ii), (iii) e
() f
(+1)
= f
()

q1
(
()
) I che non sia massimo.
Fissiamo ora un I con > i
min
e supponiamo che si siano gi` a ottenute le
( j)
per tutti gli indici j . Consideriamo ora la somma

( j)
.
Poich e U ` e localmente nita, per ogni punto p di X esiste un intorno
p
di p che
interseca soltanto un numero nito di aperti U
i
del ricoprimento. Quindi per ogni
(i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ) le somme

j
r
U
i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq

p
(
( j)
i
1
,...,i
q
)
contengono soltanto un numero nito di addendi diversi da zero. Infatti, per la
propriet` a (ii), ` e r
U
i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq

p
(
( j)
i
1
,...,i
q
) = 0 se ( j, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U
p
) e per la
XVIII.12. FASCI FIACCHI 339
scelta di
p
il numero di tali j, per ogni scelta di (i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ), ` e nito.
Possiamo allora denire :
f
()
= f
q1
_

ji

( j)
_

_
.
Osserviamo che, se i ammette un elemento precedente, cio` e se = +1 per qualche
I, allora vale la ().
Per la prima parte della dimostrazione, possiamo denire
()
in modo che
siano soddisfatte le (i), (ii), (iii) (con al posto di ).
Una volta costruite le famiglie f
()
e
()
, osserviamo che la somma :
=

()
denisce un elemento C
q1
(U , S) e che
()
q1
() = f .
Ci ` o ` e vero perch e, per ogni aperto di X, se (i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ) e (, i
1
, . . . , i
q
)
N
q
(U ), abbiamo r
U
i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq

(
()
i
1
,...,i
q
) = 0. Quindi, poich e U ` e localmente nito,
le somme

I

()
i
1
,...,i
q
sono localmente nite. Analogamente, r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

_
( f
()
f
(+1)
)
i
0
,i
1
,...,i
q
_
= 0 a
meno che qualcuna delle (q +1) uple (, i
0
, . . . ,

i
h
, . . . , i
q
) o ( +1, i
0
, . . . ,

i
h
, . . . , i
q
)
non appartengano a N
q
(U ). Perci ` o anche le somme :

I
( f

i
0
,...,i
q
f
+1
i
0
,...,i
q
)
sono localmente nite e

I
( f

i
0
,...,i
q
f
+1
i
0
,...,i
q
) = f
i
0
,...,i
q
.
Otteniamo perci ` o la (), e quindi la tesi.
Utilizziamo il Lemma XVIII.12.8 per dimostrare il :
Teorema XVIII.12.9. Sia X uno spazio paracompatto. Allora, per ogni fascio
acco S su X abbiamo H
q
(X, S) = 0 per ogni q > 0.
Dimostrazione. La tesi ` e conseguenza del Lemma XVIII.12.8, perch e, essen-
do X paracompatto, i gruppi di coomologia di

Cech si possono calcolare utilizzan-
do i ricoprimenti aperti localmente niti.
CAPITOLO XIX
Il Teorema di de Rham
XIX.1. Il teorema di de Rham
Teorema XIX.1.1. Sia M una variet` a dierenziabile paracompatta ed S un fascio
di E -moduli su M. Allora
(19.1.1) H
q
(U , S) = 0, q 1,
per ogni ricoprimento aperto U di M.
Dimostrazione. Ricordiamo che, per ogni intero q 0,
(19.1.2) C
h
(U , S) = ( f
i
1
,...,i
h
) f
i
1
,...,i
h
S(U
i
1
,...,i
h
), f
i

1
,...,i

h
= () f
i
1
,...,i
h

e che il dierenziale del complesso


C
h
(U , S)

C
h+1
(U , S)

C
h+2
(U , S)
` e denito da
: C
h
(U , S) C
h+1
(U , S),
_
( f
i
0
,...,i
h
))
i
0
,i
1
,...,i
h+1
=

h+1
j=0
(1)
j
f
i
0
,...,

i
j
,...,i
h+1

U
i
0
,i
1
,...,i
h+1
.
Sia
i

iI
una partizione dellunit` a subordinata al ricoprimento U . Deniamo
: C
h+1
(U , S) C
h
(U , S) mediante
(( f
i
0
,...,i
h
))
i
1
,...,i
h
=

iI
[
i
f
i,i
1
,...,i
h
], ove
S(U
i
1
,...,i
h
) [
i
f
i,i
1
,...,i
h
] =
_

i
f
i,i
1
,...,i
h
in U
i,i
1
,...,i
h
,
0 in U
i
1
,...,i
h
\ U
i,i
1
,...,i
h
.
La tesi segue allora dallidentit` a
( + ) f = f , f C
h
(U , S), h 1.
Abbiamo infatti
( ( f ))
i
0
,...,i
h
=
_

h+1
j=0
(1)
j
f
i
0
,...,

i
j
,...,i
h+1

U
i
0
,i
1
,...,i
h+1
_
=

i
f
i
0
,...,i
h

h
j=0
[
i
f
i,i
0
,...,

i
j
,...,i
h
]
= f
i
0
,...,i
h

h
j=0
(1)
j
[
i
f
i,i
0
,...,

i
j
,...,i
h
]
= f
i
0
,...,i
h
( ( f ))
i
0
,...,i
h
.

341
342 XIX. IL TEOREMA DI DE RHAM
Se S ` e un fascio su M ed U = U
i

iI
un ricoprimento aperto di M, deniamo
(19.1.3)
0
: S(M) C
0
(U , S), mediante (
0
s)
i
= s
U
i
, i I.
Se S ` e un fascio di gruppi abeliani, allora la
(19.1.4)
0 S(M)

0
C
0
(U , S)

C
1
(U , S)
` e esatta per deninizione di fascio.
Dal Teorema XIX.1.1 otteniamo allora
Corollario XIX.1.2. Se M ` e una variet` a dierenziabile paracompatta ed S un
fascio di E -moduli su M, allora la successione
(19.1.5)
0 S(M)

0
C
0
(U , S)

C
1
(U , S)

C
2
(U , S)

C
h
(U , S)

C
h+1
(U , S)

C
h+2
(U , S)
` e esatta.
Per ogni intero q 0, i germi di forme dierenziali alternate omogenee di
grado q formano un fascio di E -moduli su M, che denoteremo con
q
.
Per ogni coppia di interi non negativi h, q deniamo
(19.1.6)
C
h
(U ,
q
) = f = ( f
i
0
,...,i
h
) f
i
0
,...,i
h

q
(U
i
0
,...,i
h
), f
i

0
,...,i

h
= () f
i
0
,...,i
h
.
Abbiamo i due omomorsmi
d : C
h
(U ,
q
) C
h
(U ,
q+1
), con
(d f )
i
0
,...,i
h
= (d f
i
0
,...,i
h
),
: C
h
(U ,
q
) C
h+1
(U ,
q
), con
_
f )
i
0
,i
1
,...,i
h
=

h
j=0
(1)
j
f
i
0
,...,

i
j
,...,i
h

U
i
0
,i
1
,...,i
h
.
Osserviamo che
d = d.
Lemma XIX.1.3. Sia M una variet` a dierenziabile paracompatta. Sia U =
U
i

iI
un ricoprimento aperto di M. Allora
(1) per ogni f
q
Z
q
(U , R

) esistono una successione f


h
qh
ed un elemento
f
q
con le propriet` a:
(19.1.7)
_

_
f
h
qh1
C
qh1
(U ,
h
), h = 0, 1, . . . , q 1
f
q
Z
q
(M),
f
q
= f
0
q1
,
d f
h
qh1
= f
h+1
qh2
, h = 0, . . . , q 2,
d f
q1
0
=
0
f
q
.
XIX.1. IL TEOREMA DI DE RHAM 343
(2) Se f
q
B
q
(U , R

), ed f
h
qh
, f
q
soddisfano le (19.1.7), allora f
q

B
q
(M).
Dimostrazione. (1). Costruiamo le f
h
qh1
per ricorrenza su h. Per h = 0,
osserviamo che f
q
Z
q
(U , R

) Z
q
(U ,
0
). Possiamo quindi denire la f
0
q1
utilizzando il Teorema XIX.1.1, perch e
0
= E . Supponiamo di aver costruito
f
0
q1
, . . . , f
h
qh1
con f
j
qj1
C
qj1
(U ,
j
) per 0 j h < q 1 con
_

_
f
q
= f
0
q1
,
d f
0
q1
= f
1
q2
,
. . .
d f
h2
qh+1
= f
h1
qh
,
d f
h1
qh
= f
h
qh1
.
Allora
(d f
h
qh1
) = d f
h
qh1
= d
2
f
h1
qh
= 0
e quindi, per il Teorema XIX.1.1 esiste f
h+1
qh2
C
qh2
(U ,
h+1
) tale che
f
h+1
qh2
= d f
h
qh1
.
Dopo aver ottenuto le f
h
qh1
per h = 0, . . . , q 1, osserviamo che
d f
q2
1
= f
q1
o
= (d f
q1
o
) = d f
q1
o
= d
2
f
q2
1
= 0.
Per il Corollario XIX.1.2 vi ` e allora una f
q

q
(M) per cui
0
( f
q
) = d f
q
0
.
Chiaramente f
q
Z
q
(M).
(2). Esaminiamo dapprima il caso q = 1. Abbiamo allora f
1
Z
1
(U , R

),
f
0
0
C
0
(U , E ), f
1
Z
1
(M) ed
_

_
f
1
= f
0
0
,
d f
0
0
=
0
f
1
.
Se f
1
= g
0
, con g
0
C
0
(U , R

), allora ( f
0
0
g
0
0
) = 0 ed esiste quindi una
g E (M) tale che f
0
0
g
0
0
=
0
(g). Questa ci d` a dg = f
1
.
Supponiamo ora che q 2 e che f
q
= g
q1
, con g
q1
C
q1
(U , R

). Asse-
gnata una sequenza f
h
qh1

0hq1
, costruiamo unaltra seguenza g
h
qh2

0hq2
,
con
_

_
g
h
qh2
C
qh2
(U ,
h
), per h = 0, . . . , q 2,
f
0
q1
= g
q1
+ g
0
q2
,
f
h
qh1
= dg
h1
qh1
+ g
h
qh2
, per h = 1, . . . , q 2.
Ragioniamo per ricorrenza. Abbiamo
( f
0
q1
g
q1
) = f
q
f
q
= 0 = g
0
q2
C
q2
(U ,
0
) t.c. f
0
q1
= g
q
1
+ g
0
q2
.
344 XIX. IL TEOREMA DI DE RHAM
Se abbiamo denito le g
j
qj2
per j = 0, . . . , h < q 2, abbiamo
f
h+1
qh2
= d f
h
qh1
= d(g
h
qh2
) = (dg
h
qh2
)
= g
h+1
qh3
C
qh3
(U ,
h+1
) t.c. f
h+1
qh2
= dg
h
qh2
+ g
h+1
qh3
per il Teorema XIX.1.1. Otteniamo allora
f
q1
0
= d f
q2
1
= d(g
q2
0
) = (dg
q2
0
)
= g
q1

q1
(M) t.c. f
q1
0
dg
q2
0
=
0
(g
q1
).
Abbiamo allora f
q
= dg
q1
. La dimostrazione ` e completa.
Otteniamo cos` il
Teorema XIX.1.4. Sia M una variet` a dierenziabile paracompatta ed U un suo
ricoprimento aperto. Allora per ogni q la (19.1.7) denisce per passaggio ai
quozienti un omomorsmo
(19.1.8)
q
: H
q
(U , R

) H
q
(M).
Lomomorsmo
0
` e un isomorsmo e
1
iniettivo, per ogni ricoprimento U di M.
Dimostrazione. Per q = 0 la
0
` e lidentit` a tra i due gruppi, identicati allo
spazio delle funzioni reali localmente costanti su M. Il fatto che lomomorsmo
sia denito per q 1 ` e stato dimostrato nel Lemma XIX.1.3 Dimostriamo li-
niettivit` a di
1
. Siano quindi f
1
Z
1
(U , R

), f
0
0
C
0
(U , E ), f
1
Z
1
(M)
ed
_

_
f
1
= f
0
0
,
d f
0
0
=
0
f
1
.
Se f
1
= dg
0
per qualche g
0
C

(M), otteniamo
d( f
0
0

0
(g
0
)) =
0
( f
1
dg
0
) = 0.
Quindi
f
0
0

0
(g
0
) C
0
(U , R

), e ( f
0
0

0
(g
0
)) = ( f
0
0
) = f
1
.
Ci ` o dimostra che
1
` e iniettiva.
Esempio XIX.1.5. Consideriamo il ricoprimento U = U
1
, U
2
del toro T
2
=
R
2
/Z
2
, ove U
1
ed U
2
sono gli aperti
U
1
= ((x, y)
1
3
< x <
2
3
), U
2
= ((x, y) x
1
2
Z),
ove : R
2
T
2
` e la proiezione nel quoziente. Osserviamo che U
1
U
2
= U
1,2
ha due componenti connesse.
`
E quindi C
0
(U , R

) = R
2
, C
1
(U , R

) = R
2
. Poich e
R

(T
2
) = R, la : C
0
(U , R

) C
1
(U , R

) ha rango 1. Quindi H
1
(U , R

) = R
2
/R =
R. Lapplicazione
1
: H
1
(U , R

) H
1
(T
2
) ` e quindi, in questo caso, iniettiva e
non nulla, ma non surgettiva.
Teorema XIX.1.6. Sia M una variet ` a dierenziabile ed U = U
i
i I un
suo buon ricoprimento. Allora lomomorsmo (19.1.8) ` e un isomorsmo per ogni
q 0.
XIX.1. IL TEOREMA DI DE RHAM 345
Dimostrazione. Abbiamo osservato che
q
` e un isomorsmo per q = 0.
Sia f
1
Z
1
(M). Poich e gli aperti di U sono contrattili, esiste una f
0
0

C
0
(U , E ) tale che
d f
0
0
=
0
f
1
.
Allora f
0
0
soddisfa
d(f
0
0
) = d f
0
0
=
0
f
1
= 0
e quindi f
1
= f
0
0
Z
1
(U , R

).
Se fosse f
1
= dg
0
per qualche g
0

0
(M) = E (M), avremmo

0
f
1
=
0
(dg
0
) = d
0
(g
0
) = d f
0
0
= u
0
0
= f
0
0

0
(g
0
) C
0
(U , R

),
u
0
0
= f
0
0
= f
1
B
1
(U , R

).
La corrispondenza
f
1
Z
1
(M)
f
0
0
C
0
(U ,
0
)
f
0
0
Z
1
(U ,R

)
denisce quindi per passaggio al quoziente unapplicazione
1
: H
1
(M) H
1
(U , R

)
che inverte la
1
.
Generalizziamo questa costruzione e costruiamo, anche per ogni q 2, unap-
plicazione
q
: H
q
(M) H
q
(M, R

) che inverta la
q
.
Sia f
q
Z
q
(M), con q 2. Dico che esiste una successione
(19.1.9) f
q1
0
C
0
(U ,
q1
), f
q2
1
C
1
(U ,
q2
), . . . , f
0
q1
C
q1
(U ,
0
)
tale che
(19.1.10)
_

_
d f
q1
0
=
0
f
q
,
d f
q2
1
= f
q1
0
,
. . . . . .
d f
0
q1
= f
1
q2
.
Infatti, poich e gli U
i
sono contrattili, per ogni i I possiamo trovare una forma
f
q1
i

q1
(U
i
) tale che
d f
q1
i
= f
U
i
, i I.
Possiamo quindi denire f
q1
0
= ( f
q1
i
)
iI
C
0
(U ,
q1
). Supponiamo per
ricorrenza di aver denito f
q1
0
, . . . , f
qh1
h
con
_

_
f
qr1
r
C
r
(U ,
qr1
), 0 r h,
d f
q1
0
=
0
f
q
,
d f
qr1
r
= f
qr
r1
, 1 r h.
Abbiamo
d f
qh1
h
= d f
qh1
h
=
2
f
qh
h1
= 0
e quindi
f
qh2
h+1
C
h+1
(U ,
qh2
) tale che d f
qh2
h+1
= f
qh1
h
.
346 XIX. IL TEOREMA DI DE RHAM
Abbiamo quindi ottenuto la successione (19.1.9). Sia
f
q
= f
0
q1
.
Poich e
d f
q
= d f
0
q1
= d f
0
q1
=
2
f
1
q2
= 0,
f
q
= ( f
i
0
,...,i
q
) con f
i
0
,...,i
q
costante su U
i
0
,...,i
q
. Quindi f
q
C
q
(U , R

). Inoltre
f
q
=
2
f
0
q1
= 0 = f
q
Z
q
(U , R

).
Per dimostrare che la classe di coomologia denita da f
q
in H
q
(U , R

) dipende
solo dalla classe di coomologia di f
q
, ` e suciente vericare che, se (19.1.9) ` e una
successione che soddisfa (19.1.10) ed f
q
= dg
q1
per una g
q1

q1
(M), allora
f
q
B
q
(U , R

). Abbiamo infatti
f
q
= dg
q1
= d( f
q1
0

0
g
q1
) = 0
= g
q2
0
C
0
(U ,
q2
) t.c. f
q1
0

0
g
q1
= dg
q2
0
= d f
q2
1
= f
q1
0
= (
0
g
q1
+ dg
q2
0
) = dg
q2
0
= dg
q2
0
= d( f
q2
1
g
q2
0
) = 0
= g
q3
1
C
1
(U ,
q3
) t.c. f
q2
1
g
q2
0
= dg
q3
1
=
Possiamo cio` e costruire per ricorrenza una successione g
qr2
r
C
r
(U ,
qr2
),
per r = 0, 1, . . . , q 2 tale che
_

_
f
q
= dg
q1
,
f
q1
0

0
g
q1
= dg
q2
0
,
f
qr1
r
g
qr1
r1
= dg
qr2
r
1 r q 2.
Abbiamo allora
d f
0
q1
= f
1
q2
= dg
0
q2
= d( f
0
q1
g
0
q2
) = 0
= g
q1
= f
0
q1
g
0
q2
C
q1
(U , R

),
da cui f
q
= g
q1
. Quindi la (19.1.9), (19.1.10) denisce unapplicazione
(19.1.11)
q
: H
q
(M) H
q
(U , R

),
che, per le (19.1.10) ` e linversa di
q
.
Osservazione XIX.1.7. Si possono costruire buoni ricoprimenti di M a partire da
una sua triangolazione. A partire da una triangolazione K di M, ad ogni vertice
p K
0
possiamo associare laperto U
p
formato dallunione di tutte le parti interne
relative dei simplessi di K che contengono p, ovvero la parte interna della stella
di p in K . La famiglia U
p
p K
0
` e allora un buon ricoprimento, localmente
nito, di M.
XIX.2. PROLUNGAMENTO DI SEZIONI 347
Esempio XIX.1.8. Otteniamo un buon ricoprimento della sfera S
n
nel modo se-
guente.
Consideriamo la frontiera di un simplesso (n + 1)-dimensionale circoscritto
e sia : S
n
lomeomorsmo ottenuto per restrizione dalla proiezione
R
n+1
\ 0 x
x
x
S
n
.
Siano F
0
, . . . , F
n
le facce di . Allora gli
U
i
= ( \ F
i
), i = 0, . . . , n
sono gli aperti di un buon ricoprimento di S
n
. Abbiamo allora
C
h
(U , R

) = R
(
n+1
h
)
=
h
R
n+1
.
Per descrivere questo isomorsmo, Fissiamo una base e
0
, . . . , e
n
di R
n+1
, e faccia-
mo corrispondere ad (x
i
0
,...,i
h
) C
h
(U , R

) lelemento

0i
0
<<i
h
n
x
i
0
,...,i
h
e
i
0
e
i
h
.
Abbiamo allora un diagramma commutativo
C
h
(U , R

)

C
h+1
(U , R

)
=

_
=

h
R
n+1

e

h+1
R
n+1
per 0 h n 1, con e = e
0
+ + e
n
.
Si verica facilmente che

h
R
n+1
e

h+1
R
n+1
e

h+2
R
n+1
` e esatta per 0 h n. Ne ricaviamo unaltra dimostrazione del fatto che
H
q
(S
n
) = H
q
(U , R

) =
_

_
R se q = 0, n,
0 altrimenti.
XIX.2. Prolungamento di sezioni
Teorema XIX.2.1. Sia S

X un fascio su uno spazio paracompatto X. Se Y ` e
un chiuso di X ed s
Y
S(Y), allora esiste un intorno aperto U di Y in X ed una
sezione s
U
S(U) tale che s
U

Y
= s
Y
.
Dimostrazione. Poich e X ` e paracompatto, possiamo trovare un ricoprimento
aperto localmente nito U = U
i

iI
di Y in X tale che per ogni i I vi sia una
sezione s
i
S(U
i
) tale che s
i

YU
i
= s
Y

YU
i
. Fissiamo un altro ricoprimento
aperto V = V
i

iI
di Y con

V
i
U
i
per ogni i I. Osserviamo che, se i, j I, gli
insiemi
F
i, j
= p

V
i
V
j
s
i(p)
s
j
(p)

348 XIX. IL TEOREMA DI DE RHAM


sono chiusi che non intersecano Y. Poich e la famiglia F
i, j

i, jI
` e localmente nita,
lunione F =
_
i, jI
F
i, j
` e un chiuso che non interseca Y. Allora
U =
_
iI
V
i
\ F
` e un intorno aperto di Y in X e possiamo denire su U una sezione s
U
S(U) con
s
U

Y
= S
Y
ponendo
s
U
= s
i
su V
i
\ F.

XIX.3. Fasci molli


Denizione XIX.3.1. Un fascio dinsiemi S

X si dice molle
1
, o soce
2
se,
per ogni chiuso Y di X lapplicazione di restrizione
(19.3.1) S(X) s s
Y
S(Y)
` e surgettiva.
Esempio XIX.3.2. Per il Teorema XIX.2.1 Ogni fascio acco ` e molle.
Esempio XIX.3.3. Se X ` e paracompatto, il fascio C

dei germi di funzioni reali


continue su X ` e molle.
Sia infatti Y un sottoinsieme chiuso di X ed s C

(Y). Per ogni punto q Y,


esiste un intorno U
q
di q in X ed una
q
C(U
q
) tale che (
q
)
(p)
= s
(p)
per ogni
p Y U
q
. Consideriamo il ricoprimento aperto U = U
q
q Y X \ Y
di X e sia
q

una partizione continua dellunit` a su X con supp


q
U
q
,
supp

X \ Y. Allora
s(p) =

supp
q
p

q
(p)
q
(p)
` e una funzione in C(X) con s
(p)
= s
(p)
per ogni p Y.
La propriet` a di essere molle ` e una propriet` a locale. Abbiamo infatti
Proposizione XIX.3.4. Sia S

X un fascio su uno spazio paracompatto X. Se
ogni punto p X ha un intorno aperto U
p
in X tale che
F chiuso in X e contenuto in U
p
la restrizione S(U
p
) S(F) ` e surgettiva,
allora S ` e molle.
Dimostrazione. Sia Y un chiuso di X ed s
Y
S(Y) una sezione di S su Y.
Possiamo allora trovare un ricoprimento aperto localmente nito U = U
i

iI
di X
tale che:
(1) per ogni i I con U
i
Y esiste una s
i
S(U
i
) tale che s
i

YU
i
=
s
YU
i
;
(2) per ogni i I ed ogni chiuso F di X tale che F U
i
la restrizione
S(U
i
) S(F) ` e surgettiva.
1
In francese mou.
2
In inglese, soft.
XIX.3. FASCI MOLLI 349
Fissiamo un ranamento V = V
i

iI
di U con

V
i
U
i
per ogni i I e poniamo,
per ogni sottoinsieme J di I,
F
J
=
_
iJ

V
i
.
Sia
= (s
J
, J) J I, s
J
S(F
J
), s
J

YF
J
= s
Y

YF
J
.
Deniamo su la relazione dordine
(s
J
, J) (s
K
, K) J K, s
K

F
J
= s
J
.
Chiaramente ` e non vuota e induttiva. Essa ha pertanto un elemento massima-
le (s
J
0
, J
0
). Dimostriamo che J
0
= I. Se cos` non fosse, ssiamo i
0
I \ J
0
.
Consideriamo allora la sezione
s

i
0
=
_

_
s
J
0
su F
J
0
F
i
0
,
s
i
su F
i
0
Y.
Poich e F

i
0
= (F
J
0
F
i
0
) (F
i
0
Y) ` e un chiuso contenuto in U
i
0
, per ipotesi
possiamo prolungare s

i
0
S(F

i
0
) ad una sezione s
i
0
S(U
i
0
). Allora
s
J
0
i
0

=
_

_
s
J
0
su F
J
0
,
s
i
0
su F
i
0
denisce un elemento (s
J
0
i
0

, J
0
i
0
) di con (s
J
0
i
0

, J
0
i
0
) (s
J
0
, J
0
).
Abbiamo ottenuto una contraddizione, che dimostra che J
0
= I. La dimostrazione
` e completa.
Proposizione XIX.3.5. Supponiamo che X sia paracompatto e sia
(19.3.2)
0 S

0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani. Se S

` e molle, allora la succes-


sione
(19.3.3) 0 S

(X) S(X) S

(X) 0
` e esatta.
Dimostrazione. Lesattezza in S

(X) ed in S(X) ` e conseguenza della deni-


zione di fascio.
`
E quindi suciente dimostrare che S(X)

S

(X) ` e surgettiva.
Sia s

(X). Per ipotesi, possiamo trovare un ricoprimento aperto U =


U
i

iI
di X, che possiamo supporre localmente nito per la paracompattezza di X,
e sezioni s
i
S(U
i
), tali che
(s
i
) = s

U
i
, i I.
Sia V = V
i

iI
un ricoprimento aperto di X con la propriet` a che

V
i
U
i
per ogni
i I. Bene-ordiniamo I e dimostriamo che, posto Y
i
=
_
ji

V
j
, ` e possibile trovare
una famiglia di sezioni
(19.3.4)
i
S(Y
i
) tali che (
i
) = s

Y
i
,
i

Y
j
=
j

Y
j
se j i.
Infatti, sia J linsieme degli indici h I per cui si possono costruire le
i
S(Y
i
),
per i h, in modo che valgano le (19.3.4) per i h. Linsieme J ` e non vuoto
350 XIX. IL TEOREMA DI DE RHAM
perch e contiene il minimo di I. Supponiamo per assurdo che J I. Sia allora h
0
il
minimo di I \ J. Lunione Y

=
_
ih
0

V
i
` e un chiuso di X perch e unione localmente
nita di chiusi. Deniamo una sezione

S(Y

) ponendo

Y
i
=
i

Y
i
per i h
0
.
Poich e S ` e molle, esiste una sezione

S(X) tale che

Y
. Osserviamo
ora che (

s
h
0
) ` e denita e si annulla in tutti i punti di

V
h
0
Y

. Per lesattezza di
(19.3.2) esiste allora una sezione s

V
h
0
Y

) tale che (

s
h
0
)
V
h
0
Y
= (s

).
Poich e S

` e molle, esiste una s

(X) tale che s

= s


V
h
0
Y
. Deniamo allora
lelemento
h
0
ponendo

h
0
=
_

i
su Y
i
se i h
0
,
s
h
0
+ ( s

) su

V
h
0
.
Allora
h
0
S(Y
h
0
) e la famiglia
i
i h
0
soddisfa le (19.3.4) per ogni i h
0
.
Quindi h
0
J ci d` a una contraddizione e dimostra che ` e possibile denire una
famiglia
i
i I che soddis le (19.3.4) per ogni i I. Otteniamo allora
(s) = s

, con s S(X) denito da s


Y
i
=
i
, i I.

Teorema XIX.3.6. Siano X uno spazio pracompatto e


(19.3.5)
0 S

0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani su X. Se S ed S

sono molli,
anche S

` e molle.
Dimostrazione. Sia Y un sottoinsieme chiuso di X ed s

(Y). Per la
Proposizione XIX.3.5, esiste una sezione s S(Y) tale che (s) = s

. Poich e S
` e molle, abbiamo s = s
Y
per una sezione s S(X). Allora s

= ( s) S

(X)
ed s

Y
= s

.
Teorema XIX.3.7. Se
(19.3.6)
0 S
0

0
S
1

1
S
2

` e una successione esatta di fasci molli di gruppi abeliani, allora anche la succes-
sione
(19.3.7)
0 S
0
(X)

0
S
1
(X)

1
S
2
(X)
` e esatta.
Dimostrazione. Lesattezza in S
0
(X) ` e conseguenza della denizione di fa-
scio.
Per ogni intero h 0, per ipotesi la successione esatta corta di fasci
0 ker
h

S
h

h
ker
h+1

0.
XIX.3. FASCI MOLLI 351
` e esatta. Poich e ker
0

` e il fascio nullo, che ` e banalmente molle, segue per ricorren-


za, dal Teorema XIX.3.6, che ker
h

` e un fascio molle per ogni intero h 0. Otte-


niamo quindi per ogni intero h 0, per la Proposizione XIX.3.5, una successione
esatta di fasci
0 ker
h

(X) S
h
(X)

h
ker
h+1

(X) 0,
che dimostra lesattezza di (19.3.7) in S
h
(X).
Sia S un fascio di gruppi abeliani su uno spazio topologico X ed U = U
i

iI
un ricoprimento aperto di X.
Denizione XIX.3.8. Se s S(X), chiamiamo partizione di s su X subordinata
ad U una successione s
i

iI
S(X) tale che
(19.3.8) supp s
i
U
i
, supp s
i

iI
` e localmente nita, s =

iI
s
i
.
Abbiamo
Teorema XIX.3.9 (Esistenza di partizioni). Se X ` e uno spazio paracompatto ed S
un fascio molle di gruppi abeliani, allora, per ogni ricoprimento aperto U di X ed
ogni s S(X) esiste una partizione di s su X subordinata ad U .
Dimostrazione. Sia V = V
j

jJ
un ranamento localmente nito di U , con
funzione di ranamento j i
j
e

V
j
U
i
j
per ogni j J. Siano W
j

jJ
, G
j

jJ
altri ricoprimenti aperti di X con

W
j
G
j


G
j
V
j
per ogni j J.
Bene-ordiniamo linsieme J e dimostriamo per induzione transnita che ` e
possibile trovare sezioni
j
S(X) con supp
j
V
j
e

hj

h(p)
= s
(p)
, p
_
hj

W
h
.
Per ogni j J, poniamo Y
j
=
_
hj

W
h
G
j
. Gli insiemi Y
j
sono chiusi perch e
unione localmente nita di chiusi. Se j
0
= min J, deniamo s

j
0
S(Y
j
0
) ponendo
s

j
0
=
_

_
s su

W
j
0
,
0 su G
j
0
Poich e S ` e molle, esiste una sezione s
j
0
S con
j
0

Y
j
0
= s

j
0
.
Supponiamo che j > j
0
e di aver costruito
h
per ogni h j. Deniamo allora
una sezione s

j
S(Y
j
) ponendo
s

j
=
_

_
s
_
hj

j
su

W
j
,
0 su G
j

_
hj

W
h
.
La sezione ` e ben denita perch e
(s

hj

j
)
(p)
= 0
(p)
, p

W
j

_
_
hj

W
h
_
.
352 XIX. IL TEOREMA DI DE RHAM
Poich e S ` e molle, esiste una sezione
j
S(X) tale che s

j
=
j

Y
j
. Chiaramente
supp
j


G
j
V
j
. Ci` o dimostra lesistenza della successione
j

jJ
. Baster` a
allora porre
s
i
=

i
j
=i

j
per avere la (19.3.8).
Dal Teorema XIX.3.9 ricaviamo immediatamente:
Teorema XIX.3.10. Se A ` e un fascio danelli molle sullo spazio paracompatto X,
allora ogni fascio di A-moduli su X ` e molle.
Dimostrazione. Siano M un fascio di A-moduli su X, Y un chiuso di X e
M(Y) una sezione di M su Y. Esistono allora un ricoprimento aperto U = U
i

iI
di Y in X e sezioni
i
M(U
i
) tali che
i

U
i
Y
=
U
i
Y
per ogni i I. Per il
Teorema XIX.3.9 esiste una partizione
i

di 1 A(X) su X subordinata al
ricoprimento U X \ Y. Deniamo

i
=
_

i
su U
i
,
0 su X \ U
i
.
Allora
=

iI

i
M(X) e
Y
= .

XIX.4. Fasci ni
Denizione XIX.4.1. Un fascio S di gruppi abeliani su uno spazio topologico X
si dice ne
3
se il fascio Hom

Z
(S, S) ` e molle.
Teorema XIX.4.2. Sia X uno spazio paracompatto.
(1) Ogni fascio ne ` e su X ` e molle.
(2) Siano S, T due fasci di gruppi abeliani su X. Se S ` e ne, allora anche
S
Z
T ` e ne.
XIX.5. Fasci dierenziali
Sia X uno spazio topologico.
Denizione XIX.5.1. Un fascio graduato su X ` e il dato di una successione A

=
(A
n
)
nZ
di fasci.
Siano A

= (A
n
)
nZ
, B

= (B
n
)
nZ
due fasci graduati su X. Un morsmo di
grado k tra A

e B

` e una successione ( f
n
: A
n
B
n+k
) di morsmi di fasci.
Un fascio dierenziale su X ` e il dato di un fascio graduato di gruppi abeliani
A

= (A
n
)
nZ
su X e di un morsmo di fasci abeliani di grado k
(19.5.1) (A

) = (
n
: A
n
A
n+k
)
nZ
3
Inglese: ne; Francese: n
XIX.6. RISOLUZIONE DUN FASCIO 353
tale che
(19.5.2)
n+k

n
= 0, n Z.
Associamo ad un fascio dierenziale (A

) i fasci
Z
n
(A

) = ker
_
A
n

n
A
n+k
_
, (19.5.3)
B
n
(A

) = Im(A
nk

nk
A
n
_
, (19.5.4)
H
n
(A

) = Z
n
(A

)
_
B
n
(A

). (19.5.5)
Il fascio H
n
(A

) si dice il fascio derivato di grado n di (A

).
Considereremo nel seguito, per semplicit` a e senza perdita di generalit` a, soltan-
to dierenziali di grado 1.
XIX.6. Risoluzione dun fascio
Sia A un fascio di gruppi abeliani di base X.
Denizione XIX.6.1. Una risoluzione coomologica di A ` e una successione esatta
di fasci di gruppi abeliani della forma
(19.6.1)
0 A

L
0

0
L
1

1
L
2

2

Esempio XIX.6.2 (Cocatene di Alexander-Spanier). Sia X uno spazio topologico
ed A un gruppo abeliano. Per ogni intero non negativo n, associamo ad ogni aperto
U di X il gruppo abeliano delle applicazioni f : U
n+1
A. Otteniamo cos` un
prefascio canonico, associato al fascio F
n
(X, A), che si dice il fascio delle cocatene
di Alexander-Spanier di grado n di X a valori in A.
Ad f : U
n+1
A associamo lapplicazione
n
U
f : U
n+2
A denita da
(19.6.2) (
n
f )(x
0
, . . . , x
n+1
) =

n+1
h=0
(1)
h
f (x
0
, . . . , x
h
, . . . , x
n+1
).
Da questa otteniamo un morsmo di fasci di gruppi abeliani
(19.6.3)
n
: F
n
(X, A) F
n+1
(X, A).
Indicando con A

il fascio semplice di base X e bra A, abbiamo


(19.6.4) A

= ker
_

0
: F
0
(X, A) F
1
(X, A)
_
.
La
(19.6.5)
0 A

F
0
(X, A)

0
F
1
(X, A)

1
F
2
(X, A)
` e una risoluzione del fascio semplice A

su X.
Siano infatti n 1 ed f : U
n+1
A. Fissato un qualsiasi punto x U,
poniamo
g : U
n
(x
0
, . . . , x
n1
) f ( x, x
0
, . . . , x
n1
) A.
Otteniamo allora
(
n1
U
g)(x
0
, . . . , x
n
) =

n
h=0
(1)
h
f ( x, x
0
, . . . , x
h
, . . . , x
n
)
354 XIX. IL TEOREMA DI DE RHAM
= f (x
0
, . . . , x
n
) (
n
U
f )( x, x
0
, . . . , x
n
),
e quindi
n1
U
g = f se
n
U
f = 0.
XIX.7. Risoluzione canonica dun fascio
Sia A un fascio di gruppi abeliani sullo spazio topologico X. Per ogni aperto
U di X indichiamo con
(19.7.1) F
0
(U, A) = s : U A s = id
U

il gruppo abeliano delle sezioni (non necessariamente continue) di A su U. Allora


U F
0
(U, A) ` e un prefascio canonico. Il fascio associato, che indicheremo con
F
0
(A), ` e un fascio acco, ed abbiamo uninclusione canonica
(19.7.2) : A F
0
(A).
Deniamo per ricorrenza:
Z
1
(A) = F
0
(A)
_
A, F
1
(A) = F
0
(Z
1
(A))
Z
2
(A) = F
1
(A)
_
Z
1
(A), F
2
(A) = F
0
(Z
2
(A))
. . . . . . . . . . . .
Z
n
(A) = F
n1
(A)
_
Z
n1
(A), F
n
(A) = F
0
(Z
n
(A))
Z
n+1
(A) = F
n
(A)
_
Z
n
(A), F
n+1
(A) = F
0
(Z
n+1
(A)).
Abbiamo degli omomorsmi naturali
(19.7.3)
n
: F
n
(A) F
n+1
(A),
che si ottengono componendo la proiezione nel quoziente
F
n
(A) Z
n+1
(A) = F
n
(A)
_
Z
n
(A)
con linclusione
Z
n+1
(A) F
0
(Z
n+1
(A)) = F
n+1
(A).
Dalla costruzione che abbiamo descritto si ha
Teorema XIX.7.1. Per ogni fascio A di gruppi abeliani la
(19.7.4)
0 A

F
0
(A)

0
F
1
(A)

1
F
2
(A)
` e una risoluzione del fascio A mediante fasci acchi.
CAPITOLO XX
Appendice: Esponenziale di matrici
XX.1. Spazi di matrici
Sia k un campo ed indichiamo con k
mn
lo spazio vettoriale di dimensione mn
su k delle matrici a m righe ed n colonne a coecienti in k.
Denizione XX.1.1. Sia A C
mn
una matrice m n complessa:
A =
_

_
a
11
a
12
. . . a
1n
a
21
a
22
. . . a
2n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
a
m1
a
m2
. . . a
mn
_

_
C
mn
.
La trasposta della sua coniugata
A

=
_

_
a
11
a
21
. . . a
m1
a
12
a
22
. . . a
m2
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
a
1n
a
2n
. . . a
mn
_

_
C
nm
.
si dice laggiunta della A.
Date due matrici A = (a
i j
) e B = (b
i j
) in C
mn
poniamo
(AB) = trac(B

A) =
m

i=1
n

j=1

b
i j
a
i j
.
Lapplicazione
C
mn
C
mn
(A, B) (AB) C
denisce su C
mn
un prodotto scalare Hermitiano. Indichiamo con
A =
_
(AA) (per A C
mn
)
la norma associata e consideriamo su C
mn
la relativa distanza:
d(A, B) = A B se A, B C
mn
.
Teorema XX.1.2. Lapplicazione C
mn
A A

C
nm
` e unisometria anti-C-
lineare.
Lapplicazione C
mn
A
t
A C
nm
` e unisometria C-lineare.
La moltiplicazione righe per colonne denisce unapplicazione analitica
C
mn
C
nk
(A, B) AB C
mk
355
356 XX. APPENDICE: ESPONENZIALE DI MATRICI
e si ha inoltre
AB A B A C
mn
, B C
nk
.
Dimostrazione. La verica delle prime due aermazioni ` e immediata.
Per vericare lultima, scriviamo
A =
_

_
t
A
1
.
.
.
t
A
m
_

_
e B = (B
1
, ..., B
k
) con A
1
, ..., A
m
, B
1
, ..., B
k
C
n
.
Allora
AB
2
=

i, j
(A
i
B
j
)
C
n
2

i
A
i

2

j
B
j

2
= A
2
B
2
,
ove abbiamo indicato con ()
C
n e con rispettivamente il prodotto scalare Hermi-
tiano canonico di C
n
e la norma ad esso associata. Da questa diseguaglianza segue
la tesi.
Lemma XX.1.3. Siano m, n interi positivi. Data una matrice complessa A C
mn
poniamo
jAj = supAv ; v C
n
, v = 1 .
Allora
C
mn
A jAj R
` e una norma equivalente a .
Inoltre, se k ` e un altro intero positivo, vale la diseguaglianza:
() jABj jAj jBj A C
mn
, B C
nk
.
Dimostrazione. Poich e tutte le norme denite su uno spazio vettoriale di di-
mensione nita sono equivalenti, basta dimostrare che j j ` e una norma su C
mn
.
A questo scopo osserviamo innanzi tutto che, per il teorema di Weierstrass, poich e
lapplicazione S
2n1
v Av R ` e continua e S
2n1
= v C
n
v = 1 ` e
compatto, per ogni A C
mn
possiamo trovare un vettore v
A
S
2n1
tale che
Av
A
= jAj.
Da questo si deduce che j j ` e ben denita e si ricava immediatamente che
jAj > 0 0 A C
mn
, e j0j = 0 .
`
E ovvio che
jAj = jAj C, A C
mn
.
Per concludere, dimostriamo la subadditivit` a. Fissate A, B C
mn
abbiamo, per un
vettore v
A+B
S
2n1
:
jA + Bj = (A + B)v
A+B
Av
A+B
+ Bv
A+B
jAj + jBj .
Siano A C
mn
, B C
nk
. Se B = 0, la () ` e banalmente vera. Se B 0,
allora possiamo trovare un vettore w
AB
C
k
tale che w
AB
= 1, Bw
AB
0 e
jABj = (AB)w
AB
. Risulta allora:
jABj = (AB)(w
AB
) =

A
_
B(w
AB
)
B(w
AB
)
_

B(w
AB
) jAj jBj.
XX.2. LA DECOMPOSIZIONE DI WEDDERBURN 357

Denizione XX.1.4. Fissato un campo k, nel seguito useremo le notazioni:


gl
n
(k) = k
nn
sl
n
(k) = A k
nn
trac(A) = 0
GL
n
(k) = a k
nn
det a 0 (gruppo linerare su k)
SL
n
(k) = a k
nn
det a = 1 (gruppo speciale linerare su k)
Se k ` e uno dei campi C o R, su ciascuno di questi insiemi consideriamo la topologia
di sottospazio di C
nn
= C
n
2
.
Teorema XX.1.5. Con le operazioni di prodotto righe per colonne di matrici,
GL
n
(C) e GL
n
(R) sono gruppi topologici.
Dimostrazione. Per il Lemma XX.1.3, il prodotto
GL
n
(C) GL
n
(C) (a, b) ab GL
n
(C)
` e unapplicazione continua.
La topologia di gl
n
(C) coincide con la topologia Euclidea di C
n
2
. In particolare
lapplicazione determinante
gl
n
(C) A det(A) C
` e continua. Indichiamo con M
i
j
(A) il determinante della matrice (n 1) (n 1)
ottenuta sopprimendo dalla matrice A gl
n
(C) la j-esima riga e la i-esima colonna.
Le applicazioni
gl
n
(C) A M
i
j
(A) C, 1 i, j n
sono continue.
`
E allora continua lapplicazione
GL
n
(C) a (1)
i+j
(det a)
1
M
i
j
(a) C
che associa a una matrice invertibile a il coeciente sulla riga i-esima e la colonna
j-esima della sua inversa a
1
e quindi ` e continua lapplicazione
GL
n
(C) a a
1
GL
n
(C).
Questo dimostra che GL
n
(C) ` e un gruppo topologico.
I gruppi SL
n
(C), GL
n
(R), SL
n
(R) sono gruppi topologici perch e sottogruppi
di GL
n
(C).
XX.2. La decomposizione di Wedderburn
Nella proposizione che segue descriviamo la decomposizione di Wedderburn
di un endomorsmo di uno spazio vettoriale di dimensione nita su un campo di
caratteristica zero.
358 XX. APPENDICE: ESPONENZIALE DI MATRICI
Teorema XX.2.1 (Decomposizione di Wedderburn). Sia k un campo di caratte-
ristica zero. Per ogni A gl
n
(k) sono univocamente determinate una S gl
n
(k)
semisemplice
1
e una N gl
n
(k) nilpotente tali che
(20.2.1) A = S + N ed [S, N] = S N NS = 0 .
Gli endomorsmi S ed N sono polinomi di A.
Se a GL
n
(k), sono univocamente determinate una matrice semisemplice
s GL
n
(k) e una matrice unipotente
2
GL
n
(k) tali che
(20.2.2) a = s = s.
Risultano s, k[a].
Dimostrazione. Indichiamo con n lideale di k[A] generato dai suoi elementi
nilpotenti. Se
A
() = p
k
1
1
() p
k
m
m
() ` e la decomposizione del polinomio mi-
nimo
A
() di A in prodotto di potenze di primi distinti, indichiamo con f () =
p
1
() p
m
() il prodotto dei primi distinti contenuti in
A
(). Allora n ` e lideale
principale generato da f (A) = p
1
(A) p
m
(A).
Dimostriamo per ricorrenza che per ogni intero positivo k ` e possibile determi-
nare un A
k
k[A] tale che
() A
k
= A N
k
con N
k
n , f (A
k
) n
k
Per k = 1 possiamo scegliere A
1
= A. Supponiamo di aver ottenuto A
1
, . . . , A
k
che soddisno (), e cerchiamo A
k+1
nella forma A
k+1
= A
k
+ T, con T n
k
.
Utilizzando la formula di Taylor otteniamo:
f (A
k+1
) = f (A
k
+ T)
= f (A
k
) + f

(A
k
) T + T
1
con T
1
n
2k
n
k+1
in quanto f (A
k+1
) f (A
k
) f

(A
k
) T = T
2
B per qualche
matrice B gl
n
(k). Osserviamo ora che, poich e A
k
dierisce da A per una matrice
nilpotente di k[A], il suo polinomio minimo
A
k
() ha gli stessi fattori primi di

A
(). Poich e f () contiene solo fattori primi semplici, f () ed f

(), e quindi
anche
A
k
() ed f

(), sono primi tra loro. Quindi f

(A
k
) ` e invertibile. Otteniamo
perci ` o la () per A
k+1
scegliendo
T =
_
f

(A
k
)
_
1
f (A
k
) n
k
.
Poich e n
n
= 0, otteniamo la decomposizione cercata con S = A
n
, N = N
n
. Infatti
f (A
n
) n
n
= 0 ci dice che il polinomio minimo
A
n
di A
n
` e proprio f () e
quindi A
n
` e semisemplice perch e il suo polinomio minimo contiene solo fattori
primi semplici.
1
Un endomorsmo S si dice semisemplice, o completamente decomponibile, se ogni sottospa-
zio S -invariante ammette un complementare S -invariante. Un endomorsmo S ` e semisemplice se e
soltanto se il suo polinomio minimo
S
` e prodotto di fattori primi semplici. Da questa caratterizza-
zione segue che un endomorsmo S gl
n
(k) ` e semisemplice se e soltanto se ` e semisemplice come
elemento di gl(n,

k) per una qualsiasi estensione

k di k, ed in particolare se ` e diagonalizzabile in un
corpo di spezzamento del suo polinomio minimo. Da ci ` o segue che la somma di due endomorsmi
semisemplici che commutano tra loro ` e ancora semisemplice.
2
Una matrice si dice unipotente se la matrice e ` e nilpotente.
XX.3. ESPONENZIALE DI MATRICI 359
Dimostriamo ora lunicit` a. Se S

, N

sono due endomorsmi, il primo semi-


semplice e il secondo nilpotente, con A = S

+ N

ed S

= N

, osserviamo
innanzi tutto che ciascuno di essi commuta con A e quindi anche con gli endomor-
smi S, N k[A] trovati in precedenza. Poich e S ed S

sono due endomorsmi


semisemplici che commutano tra loro anche S S

` e semisemplice, e poich e N
ed N

sono due endomorsmi nilpotenti che commutano tra loro anche N N

` e
nilpotente. Quindi S S

= N

N ` e al tempo stesso semisemplice e nilpotente e


quindi ` e nullo. Ci ` o dimostra lunicit` a della decomposizione di Wedderburn.
Sia ora a GL
n
(k). Esso ha una decomposizione di Wedderburn a = s+N, con
s, N k[a], per la prima parte della dimostrazione. Baster` a allora osservare che la
parte semisemplice s di a ` e anchessa invertibile e s
1
k[a]. Quindi = I + s
1
N
` e un elemento unipotente di k[a] per cui vale la a = s = s. Lunicit` a della
decomposizione segue dal fatto che, se vale la (20.2.2), allora a = s + s( I) ` e la
decomposizione di Wedderburn (20.2.1) di a.
Denizione XX.2.2. Se A = S + N ` e una decomposizione di Wedderburn di
A gl
n
(k), l endomorsmo semisemplice S si dice parte semisemplice di A e
lendomorsmo nilpotente N parte nilpotente di A.
Se a GL
n
(k), ed a = s = S + N con s, S k[a] semisemplici, N k[a]
nilpotente e k[a] unipotente, chiamiamo s = S la sua parte semisemplice, N la
sua parte nilpotente, = I
n
+ S
1
N la sua parte unipotente.
Nel caso complesso, la decomposizione di Wedderburn si pu` o ricavare dalla
decomposizione di Jordan: in una matrice di Jordan la diagonale ` e la sua parte se-
misemplice nella decomposizione di Wedderburn. Mediante il coniugio possiamo
quindi ricondurre la decomposizione di Wedderburn a quella di Jordan.
XX.3. Esponenziale di matrici
Deniamo innanzi tutto lapplicazione esponenziale per endomorsmi nilpo-
tenti. Sia k un campo di caratteristica zero e sia N gl
n
(k) un endomorsmo
nilpotente. Poich e N
m
= 0 se m n, la serie:
exp(N) =

h=0
N
h
h!
si riduce alla somma nita dei suoi primi n termini:
exp(N) =

h=0
N
h
h!
=
n1

h=0
N
h
h!
.
Indichiamo con N (n, k) linsieme delle matrici nilpotenti di gl
n
(k) e con U (n, k)
linsieme delle matrici unipotenti di GL
n
(k). Abbiamo:
Teorema XX.3.1. Lapplicazione N exp(N) ` e una trasformazione bigettiva di
N (n, k) su U (n, k).
360 XX. APPENDICE: ESPONENZIALE DI MATRICI
Dimostrazione. Lesponenziale di una matrice nilpotente N ` e lendomorsmo
e + N

dove N

=
_
n1
h=1
N
h
h!
` e nilpotente perch e somma di endomorsmi nilpotenti
che commutano tra loro. Quindi exp(N) U (n, k) se N N (n, k).
Indichiamo con p
n
() il polinomio p
n
() =
_
n1
h=0

h
/h! k[] e con q
n
() il
polinomio q
n
() =
_
n2
h=0
(1)
h

h+1
/(h + 1) k[].
se k = R, essi sono i polinomi di Taylor di grado (n 1) di e

e di log(1 + ),
rispettivamente.
Poich e Q k, otteniamo perci ` o che
p
n
(q
n
()) = 1 + +
n
f ()
per un opportuno polinomio f () k[]. Ne segue che, data U (n, k), la
N = q
n
( e) ` e una matrice nilpotente per cui p
n
(N) = exp(N) = . Ci` o dimostra
la surgettivit` a dellapplicazione esponenziale.
Dimostriamo ora lunicit` a. Innanzi tutto osserviamo che, se N
1
, N
2
N (n, k)
ed exp(N
1
) = exp(N
2
), allora ker N
1
= ker N
2
.
Se, per assurdo, ci ` o non fosse vero, uno dei due sottospazi non sarebbe con-
tenuto nellaltro e quindi, a meno di scambiare gli indici, potremmo trovare un
vettore v ker N
1
ker N
2
. Poich e exp(N
2
)(v) = exp(N
1
)(v) = v, otteniamo che
_
n1
h=1
N
h
2
(v)/h! = 0. Avendo supposto che w = N
2
(v) non fosse nullo, avremmo
f (N
2
)(w) = 0 con f () = 1 +
_
n2
h=1

h
/(h + 1)! k[]. Ma allora il polinomio
minimo
N
2
() di N
2
dovrebbe contenere un fattore primo di f (), e quindi un fat-
tore primo che non si annulla per = 0, contro lipotesi che N
2
fosse nilpotente.
Quindi ker N
2
= ker N
1
.
Posto W = ker N
1
= ker N
2
, possiamo considerare gli endomorsmi nilpotenti

N
1
e

N
2
deniti da N
1
ed N
2
su k
n
/W per passaggio al quoziente. Da exp(

N
1
) =
exp(

N
2
) ricaviamo, ripetendo il ragionamento precedente, che ker

N
1
= ker

N
2
,
cio` e ker N
2
1
= ker N
2
2
.
Per ricorrenza otterremo allora che ker N
m
1
= ker N
m
2
per ogni intero positivo m.
Questo ci dice che per una scelta opportuna della base di k
n
, i due endomorsmi
nilpotenti N
1
ed N
2
si possono mettere entrambi in forma triangolare superiore.
Indichiamo con n
+
(n, k) linsieme di tutte le matrici triangolari superiori nilpotenti.
Esse formano un anello nilpotente e, posto
n
k
+
(n, k) = N
1
N
k
N
1
, . . . , N
k
n
+
(n, k) ,
risulta n
n
+
(n, k) = 0.
Se N
1
, N
2
n
+
(n, k) ed N
1
N
2
n
k
+
(n, k), allora N
m
1
N
m
2
n
k+m1
+
(n, k).
Infatti questo ` e vero se m = 1 e segue per ricorrenza dalluguaglianza: N
m
1
N
m
2
=
(N
1
N
2
)N
m1
1
+ N
2
(N
m1
1
N
m1
2
) per m 2.
Se exp(N
1
) = exp(N
2
) con N
1
, N
2
n
+
(n, k), abbiamo
() N
1
N
2
=
n1

h=2
(N
h
2
N
h
1
)/h!.
XX.3. ESPONENZIALE DI MATRICI 361
Se fosse N
1
N
2
, dovrebbe essere N
1
N
2
n
k
+
(n, k) \ n
k+1
+
(n, k) per qualche
k < n, ma questo contraddice la () perch e allora il secondo membro apparterrebbe
a n
k+1
+
(n, k).
Osservazione XX.3.2. Dalla dimostrazione del teorema segue che, se f ` e un po-
linomio di k[] con f

(0) 0, lapplicazione n
+
(n, k) N f (N) gl
n
(k) ` e
iniettiva.
Teorema XX.3.3. Per ogni A gl
n
(C), la serie
exp A =

h=0
1
h!
A
h
converge in GL
n
(C) e denisce un elemento di GL
n
(C). Lapplicazione
exp : gl
n
(C) A exp A GL
n
(C)
` e continua e surgettiva.
Se
1
, ...,
n
C sono gli autovalori di A gl
n
(C), ripetuti con la loro moltepli-
cit ` a, allora gli autovalori di exp A sono e

1
, ..., e

n
. In particolare vale la formula
(20.3.1) det(exp A) = e
trac(A)
.
Se A, B gl
n
(C), allora
(20.3.2) exp(A + B) = exp(A) exp(B) se AB = BA.
Se a GL
n
(C) e A gl
n
(C), allora
(20.3.3) a exp(A) a
1
= exp(a A a
1
).
Dimostrazione. Osserviamo che la serie a termini positivi

h=0
1
h!
jA
h
j
` e maggiorata termine a termine dalla serie convergente, a termini di segno positivo,

h=0
1
h!
jAj
h
e quindi la serie

h=0
1
h!
A
h
` e convergente in gl
n
(C), uniformemente sui sottoinsiemi compatti di gl
n
(C). Poich e
per ogni polinomio p C[z] lapplicazione gl
n
(C) A p(A) gl
n
(C) ` e continua,
la funzione exp : gl
n
(C) GL
n
(C) ` e continua perch e limite uniforme, su ogni
compatto di gl
n
(C), di una successione di applicazioni continue.
362 XX. APPENDICE: ESPONENZIALE DI MATRICI
Se A, B gl
n
(C) e AB = BA, abbiamo:

h=0
1
h!
(A + B)
h
=

h=0
1
h!

h
1
+h
2
=h
h!
h
1
!h
2
!
A
h
1
B
h
2
=

h
1
=0
1
h
1
!
A
h
1

h
2
=0
1
h
2
!
B
h
2
= exp(A) exp(B) .
Se A = S + N ` e la decomposizione di Wedderburn della matrice A gl
n
(C), la
exp(A) = exp(S + N) = exp(S ) exp(N)
d` a la decomposizione dellesponenziale di A nel prodotto della sua parte semi-
semplice e di una matrice unipotente che con essa commuta. Osserviamo che, se
A gl
n
(C) e a GL
n
(C), allora
(aAa
1
)
h
= aA
h
a
1
h N.
Abbiamo quindi
exp(aAa
1
) = a(exp A)a
1
A gl
n
(C), a GL
n
(C).
Questa formula ci d` a la possibilit` a di calcolare lesponenziale di una matrice semi-
semplice S utilizzando la sua diagonalizzazione: se a GL
n
(C) e
a S a
1
=
_

1
.
.
.

n
_

_
avremo
exp(S ) = exp
_

_
a
1

1
.
.
.

n
_

_
a
_

_
= a
1
_

_
e

1
.
.
.
e

n
_

_
a .
Chiaramente la matrice exp S ` e invertibile, ed ha determinante
det(exp S ) = e
(
1
+...+
n
)
= e
trac(A)
.
La matrice exp N ` e unipotente ed ha dunque determinante 1. Quindi
det(exp A) = det(exp(S + N)) = det(exp S exp N) = det(exp S ) = e
trac(A)
0
ed exp A GL
n
(C).
Dimostriamo ora che exp : gl
n
(C) GL
n
(C) ` e surgettiva. Fissiamo un iso-
morsmo lineare a in GL
n
(C), e siano s, C[a] la sua parte semisemplice e la
sua parte unipotente. Siano
1
, . . .,
k
gli autovalori distinti di s e sia b GL
n
(C)
tale che
b s b
1
=
_

1
I
n
1
.
.
.

k
I
n
k
_

_
XX.3. ESPONENZIALE DI MATRICI 363
con n
1
+ + n
k
= n. Poich e i
i
sono diversi da zero, possiamo trovare numeri
complessi
1
, . . .,
k
tali che e

i
=
i
. Allora la matrice
S = b
1

1
I
n
1
.
.
.

k
I
n
k
_

_
b ,
poich e la sua restrizione ad ogni autospazio di s ` e un multiplo dellidentit` a, appar-
tiene a C[s], e quindi a C[a], ed exp(S ) = s. Sia N la matrice nilpotente tale che
exp(N) = . Poich e S, N C[a], le due matrici commutano tra loro e quindi
exp(S + N) = exp(S ) exp(N) = s = a .
La dimostrazione ` e completa.
Osservazione XX.3.4. Se A sl(n, C), allora exp(A) SL(n, C), ma, se n 2,
l applicazione sl(n, C)
exp
SL(n, C) non ` e surgettiva. Consideriamo ad esempio
il caso n = 2. Allora
sl(2, C) =
__


_

, , C
_
.
Per una matrice triangolare superiore in sl(2, C) abbiamo:
exp
_

0
_
=
_
e

()
0 e

_
con () =
_

_
sinh

se 0
1 se = 0.
Consideriamo ora la matrice a =
_
1 1
0 1
_
SL(2, C). Supponiamo per assurdo vi
sia A sl(2, C) con exp(A) = a. La A ` e coniugata di una triangolare superiore B,
e b = exp(B) ` e allora una triangolare superiore coniugata ad a: poich e b ` e della
forma b =
_
1 k
0 1
_
con k 0, e B =
_

0
_
, questo non ` e possibile: dovrebbe
essere infatti = (2h + 1) i con h Z, e quindi () = 0 ed exp(B) sarebbe
diagonale.
Osservazione XX.3.5. Il determinante dellesponenziale di una matrice reale ` e
lesponenziale della sua traccia e quindi ` e un numero reale positivo. Quindi lespo-
nenziale denisce unapplicazione di gl
n
(R) nel sottogruppo normale GL
+
(n, R)
delle matrici reali invertibili con determinante positivo.
Come nellosservazione precedente, si pu` o vericare che la matrice
_
1 1
0 1
_
SL(2, R) GL
+
(2, R)
non ` e lesponenziale di una matrice reale, e che quindi exp : gl
n
(R) GL
+
(n, R)
non ` e surgettivo, e la sua immagine non contiene SL(n, R).
Osservazione XX.3.6. Se A, B gl
n
(C) sono due matrici che non commutano tra
loro: [A, B] = A B B A 0 , in generale non vale la formula di addizione: ` e
cio` e in generale exp(A + B) exp A exp B.
364 XX. APPENDICE: ESPONENZIALE DI MATRICI
Lemma XX.3.7. Per ogni A gl
n
(C) lapplicazione
R t exp(tA) GL
n
(C)
` e dierenziabile di classe C

e
_
d
dt
_
k
exp(tA) = A
k
exp(tA) = exp(tA)A
k
k N.
Dimostrazione. Se t, s R ed A gl
n
(C), abbiamo:
exp((t + s)A) = exp(tA) exp(sA) = exp(sA) exp(tA).
Quindi vale la
exp((t + s)A) =

h=0
s
h
h!
A
h
exp(tA)
=

h=0
s
h
h!
exp(tA)A
h
t, s R
e la serie converge uniformemente in norma su ogni compatto di R R. La tesi
segue allora dalla formula di Taylor.
Lemma XX.3.8. Sia A gl
n
(C) tale che exp(tA) GL
n
(R) per ogni t R. Allora
A gl
n
(R).
Dimostrazione. Infatti, da exp(tA) GL
n
(R) gl(n, R) per ogni t R
ricaviamo, derivando rispetto a t in t = 0, che
A =
d exp(tA)
dt

t=0
= lim
t0
exp(tA) I
t
gl(n, R)
perch e gl
n
(R) ` e chiuso in gl
n
(C).
XX.4. Matrici Hermitiane
Denizione XX.4.1. Una matrice A gl
n
(C) si dice Hermitiana se A

= A, si dice
antihermitiana se A

= A.
Gli insiemi p(n) delle matrici Hermitiane ed u(n) delle matrici antihermitiane
formano sottospazi vettoriali reali di dimensione n
2
di gl
n
(C) (pensato come spazio
vettoriale reale di dimensione 2n
2
).
Infatti : gl
n
(C) gl
n
(C) ` e uninvoluzione, e quindi gl
n
(C) = p(n) u(n), e
la moltiplicazione per lunit` a immaginaria i ` e un isomorsmo lineare che scambia
p(n) con u(n), onde dim
R
p(n) = dim
R
u(n).
Denizione XX.4.2. Una matrice u GL
n
(C) si dice unitaria se uu

= e, dove e
indica la matrice identit` a.
Le matrici unitarie sono le matrici di cambiamenti di basi ortonormali per il
prodotto scalare Hermitiano canonico di C
n
. Le matrici unitarie formano un sot-
togruppo di GL
n
(C), che denotiamo con U(n) e chiamiamo gruppo unitario di
ordine n.
XX.4. MATRICI HERMITIANE 365
Lemma XX.4.3. Ogni matrice Hermitiana ` e diagonalizzabile ed ha autovalori
reali. Se A p(n), possiamo trovare una trasformazione u U(n) tale che uAu
1
=
uAu

sia una matrice reale diagonale.


Dimostrazione. Sia A gl
n
(C) una matrice Hermitiana. Sia un autovalore di
A e sia v C
n
un autovettore relativo a . Abbiamo:
v
2
= (Avv)
C
n = (vA

v)
C
n = (vAv)
C
n = (vv)
C
n =

v
2
,
da cui =

e R.
Se w C
n
` e un vettore ortogonale a v, allora
(vAw)
C
n = (Avw)
C
n = (vw) = 0.
Quindi il sottospazio dei vettori di C
n
perpendicolari a v ` e A-invariante: da questo
fatto si ricava immediatamente che C
n
ammette una base ortonormale di autovettori
di A.
Denizione XX.4.4. Indichiamo con P
+
(n) linsieme delle matrici Hermitiane de-
nite positive, cio` e delle matrici Hermitiane che hanno tutti gli autovalori positivi.
Osserviamo che P
+
(n) ` e un aperto convesso dello spazio vettoriale reale p(n).
Teorema XX.4.5. Se A p(n), allora exp(A) P
+
(n). Lapplicazione esponen-
ziale denisce un dieomorsmo analitico
p(n) A exp(A) P
+
(n).
Dimostrazione. Si verica immediatamente che (exp(A))

= exp(A

). Quindi
l esponenziale di una matrice Hermitiana ` e ancora una matrice Hermitiana ed ` e
denita positiva perch e i suoi autovalori sono esponenziali di numeri reali.
Sia a P
+
(n). Per ogni numero reale positivo t, la (1 t)I +t a = I +t(a I) ` e
ancora una matrice Hermitiana simmetrica denita positiva. Essa ammette quindi
uninversa. La
(20.4.1) log a = (a I)
_
1
0
[(1 t)I +t a]
1
dt = (a I)
_
0

(1 )
1
(I a)
1
d
` e una funzione analitica di a. Osserviamo ancora che, se u U(n), allora
u

[a I][(1 t)I + ta]


1
u = u

[a I]uu

[(1 t)I + ta]


1
u
= [(u

au) I][u

((1 t)I + ta)u]


1
= [(u

au) I][(1 t)I + t(u

au)]
1
Abbiamo perci ` o
u

(log a)u = log(u

au), u U(n), a P
+
(n).
Utilizziamo questo fatto per dimostrare che log exp(A) = A per ogni A p(n).
Fissata A p(n), sia u U(n) tale che
u

Au =
_

1
.
.
.

n
_

_
= diag(
1
, . . . ,
n
)
366 XX. APPENDICE: ESPONENZIALE DI MATRICI
sia una matrice diagonale a coecienti reali. Allora
u

(log(exp(A)))u = log(exp(u

Au)) =
_
1
0
diag
_
e

1
1
1 t + t e

1
, . . . ,
e

n
1
1 t + t e

n
_
dt
= diag
__
1
0
(e

1
1)dt
1 + t( e

1
1)
, . . . ,
_
1
0
(e

n
1)
dt
1 + t (e

n
1)
_
= diag(
1
, . . . ,
n
)
e quindi
log exp(A) = udiag(
1
, . . . ,
n
)u

= A.
Viceversa, se a P
+
(n), possiamo trovare una matrice unitaria u tale che
a = u diag(k
1
, . . . , k
n
) u

con k
1
, ..., k
n
numeri reali positivi.
Allora
log(a) = log(u diag(k
1
, . . . , k
n
) u

) = u log( diag(k
1
, . . . , k
n
)) u

, e
log( diag(k
1
, . . . , k
n
)) =
_

_
k
1
1
.
.
.
k
n
1
_

_
_
1
0
diag
_
1
1 + t(k
1
1)
, . . . ,
1
1 + t(k
1
1)
_
dt
= diag
__
1
0
(k
1
1)dt
1 + t(k
1
1)
, . . . ,
_
1
0
(k
n
1)dt
1 + t(k
n
1)
_
= diag(log k
1
, . . . , log k
n
).
Otteniamo perci ` o
exp log(a) = u exp( diag(log k
1
, . . . , log k
n
))u

= u diag(k
1
, . . . , k
n
) u

= a.
Questo dimostra che lapplicazione analitica log : P
+
(n) p(n) ` e linversa di
exp : p(n) P
+
(n), che sono quindi dieomorsmi analitici.
Denizione XX.4.6. Lapplicazione log denita dalla (20.4.1) si dice il logaritmo
Hermitiano di una matrice Hermitiana denita positiva.
Osservazione XX.4.7. Il logaritmo Hermitiano ha unestensione analitica in cam-
po complesso, analoga allestensione del logaritmo al piano complesso privato
della semiretta reale negativa.
Lo spazio delle matrici complesse che non hanno autovalori reali 0 ` e un
sottoinsieme aperto di GL
n
(C), su cui la (20.4.1) ` e ben denita ed analitica. Si
verica facilmente che log : gl
n
(C) ` e uninclusione analitica e che la sua
immagine ` e costituita dallaperto di gl
n
(C) delle A i cui autovalori hanno parte
immaginaria minore, in modulo, di . Abbiamo cio` e:
Le applicazioni exp : e log : sono dieomorsmi analitici,
inversi luno dellaltro.
Infatti, se a e b GL
n
(C), ` e
b[log(a)]b
1
= log(bab
1
).
XX.4. MATRICI HERMITIANE 367
Se A gl
n
(C) ` e diagonalizzabile e
bAb
1
= diag(
1
, . . . ,
n
), con Im
i
< , i = 1, . . . , n,
possiamo trovare numeri complessi
1
, . . . ,
n
C \ x R x 0 tali che
log
i
=
i
per i = 1, . . . , n. Allora si verica che
log(b
1
diag(
1
, . . . ,
n
) b) = A.
Se A ` e una qualsiasi matrice in gl
n
(C), possiamo trovare una matrice b GL
n
(C)
tale che bAb
1
= S + N, con S diagonale ed N triangolare superiore nilpotente,
con S N = NS (forma di Jordan). Se S = diag(
1
, . . . ,
n
), con Im
i
< per
i = 1, . . . , n, siano
1
, . . . ,
n
C \ x R x 0 numeri complessi tali che
log
i
=
i
e
i
=
j
se
i
=
j
. Allora s = diag(
1
, . . . ,
n
) ed n = exp(N)
commutano e si verica che
log(b
1
snb) = b
1
(log(s) + log(n))b = b
1
(S + N)b = A.
In modo analogo, si dimostra che exp(log(a)) = a per ogni a .
Indichiamo con p(n, R) il sottospazio vettoriale reale delle matrici simmetri-
che a coecienti reali e con P
+
(n, R) il sottoinsieme di GL
n
(R) delle matrici reali
simmetriche denite positive. Poich e sia lesponenziale di una matrice simmetrica
reale che il logaritmo Hermitiano di una matrice reale simmetrica denita positiva
sono matrici reali, otteniamo:
Teorema XX.4.8. Lapplicazione esponenziale denisce un dieomorsmo anali-
tico
exp : p(n, R) P
+
(n, R).
CAPITOLO XXI
Appendice: Omologia
XXI.1. Notazione
N = 0, 1, 2, . . . ` e linsieme degli interi non negativi.
(X, A) indica una coppia topologica, cio` e la coppia formata da uno spazio
topologico X e da un suo sottospazio topologico A.
La coppia topologica (X, ) sar` a indicata semplicemente con X. Se A = x
` e un singoletto, scriveremo a volte, per semplicit` a di notazione, (X, x) invece di
(X, x).
Se (X, A) ed (Y, B) sono due coppie topologiche con X Y ed A B, indichia-
mo con
(Y,B)
(X,A)
linclusione X Y ed A B.
Se A = scriveremo
(Y,B)
X
invece di
(Y,B)
(X,)
e,
se B = ,
Y
X
invece di
(Y,)
(X,)
.
Useremo la notazione h

(X) ed h
p
(X) invece di h

(X, ) ed h
p
(X, ).
Denizione XXI.1.1. Una triade (X; A, B) di spazi topologici, con A B = X, si
dice excisiva se
X = int
X
(A) int
X
(B).
Denizione XXI.1.2. Sia f : X Y unapplicazione continua.
f ` e una n-equivalenza debole se, per ogni x X, le applicazioni f

:
h
(X, x)

h
(Y, f (x)) sono bigettive per h < n ed f

:
n
(X, x)
n
(Y, f (x)) surgettive.
f ` e unequivalenza debole se ` e una n-equivalenza debole per ogni n.
Siano (X, A) ed (Y, B) coppie topologiche ed f C(X, A; Y, B) unapplicazione
continua. f si dice unequivalenza debole se sia f
Y
X
: X x f (x) Y che
f
B
A
: A x f (x) B sono equivalenze deboli.
Alcune costruzioni topologiche. Ricordiamo che uno spazio puntato ` e uno
spazio topologico non vuoto X su cui si sia ssato un punto distinto x
0
X. Scri-
veremo nel seguito X, invece che (X, x
0
), sottintendendo il punto base quando non
vi sia rischio di confusione.
Se X, Y sono spazi puntati con punti base x
0
X ed y
0
Y rispettivamente,
deniamo:
X Y = X Y/
_
(X y
0
) (x
0
Y)
_
(bouquet di X e Y), (21.1.1)
X Y = X Y/X Y (smash di X e Y). (21.1.2)
369
370 XXI. APPENDICE: OMOLOGIA
Il bouquet e lo smash (che si dice anche prodotto tensoriale) sono a loro volta spazi
puntati, con punti base corrispondenti alle immagini di (X y
0
) (x
0
Y) e di
X Y, rispettivamente.
Siano I = [0, 1], con punto base 1 ed S
1
= z C z = 1, anchesso con
punto base 1. Dato lo spazio puntato X con punto base x
0
deniamo:
CX = X I (cono ridotto di X) (21.1.3)
X = X S
1
(sospensione ridotta di X). (21.1.4)
Cobrazioni. Unapplicazione : A X si dice una cobrazione se ha la
propriet` a dellesensione dellomotopia, se cio` e, per ogni spazio topologico Y, per
ogni applicazione continua f : X Y ed ogni omotopia F : A I Y di f ,
esiste unomotopia

F : X I Y che renda commutativo il diagramma:
A

0

?
?
?
?
?
?
?
A I
F
.x
x
x
x
x
x
x
x
x
id

Y
X
f

X I,

F
E
E
E
E
E
dove abbiamo indicato con
0
lapplicazione A a (a, 0) A I.
Esempio XXI.1.3. Linclusione : A X, per una coppia cellulare (X, A), ` e una
cobrazione.
Denizione XXI.1.4. Un punto x
0
di uno spazio topologico X ` e un punto base non
degenere se linclusione x
0
X ` e una cobrazione.
Chiamiamo spazio puntato non degenere uno spazio puntato X il cui punto
base sia non degenere.
XXI.2. Denizione assiomatica
Unomologia ` e un funtore covariante
(21.2.1) (A, B) h

(A, B) =

p=0
h
p
(A, B)
dalla categoria delle coppie topologiche a quella dei gruppi abeliani N-graduati,
che soddisfa gli assiomi 1 5 seguenti.
Prima di enunciare gli assiomi, ricordiamo che il fatto che h

sia un funtore
covariante signica:
Funtorialit` a. Se f : (X, A) (Y, B) ` e unapplicazione continua, allora sono
determinati omomorsmi di gruppi abeliani
(21.2.2) f

: h

(X, A) h

(Y, B), con f

(h
p
(X, A)) h
p
(Y, B) p N,
XXI.2. DEFINIZIONE ASSIOMATICA 371
in modo tale che, se id
X
: (X, A) (X, A) ` e lidentit` a ed f , g due applicazioni
continue con (X, A)
f
(Y, B)
g
(Z, C), allora
(id
X
)

= id
h

(X,A)
, (21.2.3)
(g f )

= g

. (21.2.4)
Gli assiomi che caratterizzano lomologia sono i seguenti:
1. Assioma domotopia. Se f
o
, f
1
C(X, A; Y, B) deniscono la stessa classe
di omotopia in (X, A; Y, B), allora f
1
= f
0
.
2. Assioma della frontiera. Ad ogni coppia topologica
1
(X, A) ` e associa-
to un omomorsmo frontiera (che si dice anche omomorsmo di connessione o
dierenziale)
(21.2.5) =
X,A
: h
p
(X, A) h
p1
(A)
in modo tale che per ogni applicazione continua f : (X, A) (Y, B) ed ogni intero
positivo p si abbia un diagramma commutativo
(21.2.6)
h
p
(X, A)
f

h
p
(Y, B)

X,A

Y,B
h
p1
(A)
f
A
h
p1
(B).
3. Assioma di excisione. Se (X; A, B) ` e una triade excisiva, allora
(21.2.7) (
X,B
A,AB
)

:
h
p
(A, A B)
=
h
p
(X, B),
` e un isomorsmo per ogni p N.
4. Assioma di esattezza. Per ogni coppia topologica (X, A), abbiamo una
successione esatta lunga di omologia:
(21.2.8)
h
p+1
(A)
(
X
A
)

h
p+1
(X)
(
(X,A)
X
)

h
p+1
(X, A)

X,A
h
p
(A)
(
X
A
)

h
p
(X)
(
(X,A)
X
)

h
p
(X, A)

X,A
h
p1
(A)
1
Identichiamo uno spazio topologico X alla coppia topologica (X, ). Quindi h
p
(X) :=
h
p
(X, ). Converremo inoltre, per semplicit` a, che h
p
(X, A) sia denito per ogni p Z ed uguale
a 0 per ogni p negativo.
372 XXI. APPENDICE: OMOLOGIA
5. Assioma dimensionale. Se pt ` e uno spazio topologico composto di un solo
punto, allora
(21.2.9) h
p
(pt) = 0 p > 0.
Denizione XXI.2.1. Il gruppo G = h
0
(pt) si dice il gruppo dei coecienti dello-
mologia h

.
Osservazione XXI.2.2. Se raorziamo lassioma di omotopia richiedendo in pi` u
che per ogni equivalenza debole f : (X, A) (Y, B) la corrispondente f

: h

(X, A)
h

(Y, B) sia un isomorsmo, allora lomologia h

` e completamente determinata dal


suo gruppo dei coecienti. Scriveremo allora
(21.2.10) h
p
(X, A) = H
p
(X, A; G) se h
0
(pt) = G.
Il gruppo h

(X, A) ` e comunque completamente determinato dal gruppo dei coe-


cienti nel caso in cui (X, A) sia una coppia cellulare
2
.
Osservazione XXI.2.3. Per ogni spazio topologico X ed ogni omologia, abbiamo
h
p
(X, X) = h
p
() = 0 per ogni intero p. Luguaglianza h
p
(X, X) = h
p
() segue
dallassioma di excisione, applicato ad A = , B = X. Applicando lassioma di
esattezza al caso A = , B = , troviamo una successione esatta lunga di omo-
morsmi di gruppi in cui tutti i termini sono uguali e le applicazioni

sono
isomorsmi. Se ne conclude che tutti i gruppi sono banali.
XXI.3. Prime conseguenze degli assiomi
Si ricava immediatamente dagli assiomi
Teorema XXI.3.1 (invarianza omotopica). Se (X, A) ed (Y, B) sono due coppie
omotopicamente equivalenti, allora h

(X, A) = h

(Y, B).
Abbiamo poi, nel caso dei complessi di celle:
Teorema XXI.3.2 (quoziente). Sia (X, A) una coppia cellulare. Allora
(21.3.1) h
p
(X, A) = h
p
(X/A, pt
A
), p N,
ove pt
A
` e limmagine di A nella proiezione sul quoziente X X/A.
Dimostrazione. Il cono CA = (A [0, 1])/(A 0) di base A ha lo stesso
tipo domotopia di un punto. Poich e (X, A) ` e una coppia cellulare, possiamo esten-
dere unomotopia che collassa CA ad un punto ad unomotopia F della somma
topologica X
A
CA. Otteniamo cos` unequivalenza omotopica
(X
A
CA, CA) = (X/A, pt
A
).
Per lassioma di excisione,
h
p
(X
A
CA, CA) h
p
(X, X CA) = h
p
(X, A).
La tesi segue quindi per linvarianza omotopica.
2
Vedi ad esempio il Cap. 13 in J.P.May: A concise course in Algebraic Topology, Chicago
Lectures in Mathematics, The University of Chicago Press, Chicago and London, 1999.
XXI.3. PRIME CONSEGUENZE DEGLI ASSIOMI 373
Osservazione XXI.3.3. Nellenunciato del teorema precedente potremmo sosti-
tuire allipotesi che (X, A) sia una coppia cellulare lipotesi che : A X sia una
cobrazione.
Teorema XXI.3.4. Sia X uno spazio topologico non vuoto ed x
0
X. Allora
h
0
(X) = h
0
(X, x
0
) h
0
(pt),
h
p
(X) = h
p
(X, x
0
) p > 0.
Dimostrazione. Utilizzando la successione esatta lunga della coppia (X, x
0
)
si ottiene subito che h
p
(X) = h
p
(X, x
0
) per ogni p 2. Abbiamo quindi una
successione esatta
() 0 h
1
(X)h
1
(X, x
0
)h
0
(x
0
)h
0
(X)h
0
(X, x
0
) 0.
Consideriamo lapplicazione costante f : X x
0
. Essa induce un omomorsmo
f

: h
0
(X) h
0
(x
0
). Se : x
0
x
0
x
0
X, da f = id
x
0
otteniamo che la
composizione
h
0
(x
0
)

h
0
(X)
f

h
0
(x
0
)
` e lidentit` a. In particolare,

` e iniettiva e quindi la successione esatta () si spezza


nelle due successioni esatte
0 h
1
(X) h
1
(X, x
0
) 0,
0 h
0
(x
0
)

h
0
(X) h
0
(X, x
0
) 0.
Inoltre, h
0
(X, x
0
) = ker( f

: h
0
(X) h
0
(x
0
)), perch e f

` e uninversa destra di

.
Otteniamo cos` la tesi.
Denizione XXI.3.5. Il gruppo h
p
(X, x
0
) non dipende dalla scelta del punto base
x
0
. Lo indichiamo con

h
p
(X) e lo chiamiamo omologia ridotta di X.
Se X , x
0
X, ed f : X x
0
` e lapplicazione costante, abbiamo

h
p
(X) = ker( f

: h
p
(X) h
p
(x
0
)), p N.
Se (X, A) ` e una coppia con A , poniamo

h
p
(X, A) = h
p
(X, A).
Possiamo allora riformulare il Teorema XXI.3.2 nella forma
Teorema XXI.3.6 (quoziente). Siano X uno spazio topologico ed A un sottoinsie-
me non vuoto di X. Se linclusione A X ` e una cobrazione, allora
(21.3.2) h
p
(X, A) =

h
p
(X, A) =

h
p
(X/A), p N.
Proposizione XXI.3.7. Se (X, A) ` e una coppia topologica, con A , allora
abbiamo anche per lomologia ridotta la successione esatta lunga:
(21.3.3)


h
p+1
(A)


h
p+1
(X)


h
p+1
(X, A)


h
p
(A)


h
p
(X)


h
p
(X, A)


h
p1
(A)
374 XXI. APPENDICE: OMOLOGIA
Proposizione XXI.3.8 (omologia delle sfere). Per ogni intero n 0 abbiamo
(21.3.4)

h
p
(S
n
) =
_

_
G se p = n,
0 se p n.
Dimostrazione. Calcoliamo lomologia della sfera S
0
= 1. Per lexcisione,
abbiamo h
p
(S
0
, 1) = h
p
(pt) per ogni p N. Otteniamo perci ` o dalla successione
esatta della coppia (S
0
, 1) che h
p
(S
0
) = 0 se p > 0 ed h
0
(S
0
) = G G, che
equivale ad

h
0
(S
0
) = G.
Utilizziamo poi il fatto che S
n
si ottiene dal disco D
n
identicando ad un punto
la sua frontiera D
n
= S
n1
. Poich e (D
n
, S
n1
) ` e una coppia cellulare, otteniamo
che h
p
(S
n
) = h
p
(D
n
, S
n1
) per ogni intero p. Dalla successione esatta della coppia
(D
n
, S
n1
), poich e D
n
ha il tipo di omotopia di un punto, otteniamo che

h
p
(S
n
) =
h
p1
(S
n1
) per ogni n 1. La tesi segue per ricorrenza su n dal caso n = 1.
Teorema XXI.3.9 (omologia della sospensione). Se X ` e uno spazio cellulare pun-
tato, allora
(21.3.5)

h
p
(X) =

h
p+1
(X), p Z.
Dimostrazione. Poich e il cono CX ` e contrattile, abbiamo

h
p
(CX) = 0 per ogni
p N. La successione esatta lunga di omologia della coppia (CX, X) ci d` a allora
isomorsmi
: h
p
(X)
=
h
p1
(CX, X), p Z.
Osserviamo ora che, se X ` e cellulare, allora (CX, X) ` e una coppia cellulare e quindi,
poich e X ` e omeomorfo al quoziente CX/X,

h
p
(CX, X) =

h
p
(CX/X) =

h
p
(X), p Z,
da cui segue la tesi.
Questo risultato ci permette di calcolare in un altro modo lomologia ridotta
delle sfere, utilizzando il fatto che, per ogni n N, abbiamo un omeomorsmo
S
n
= S
n+1
.
Data una tripla di spazi topologici A Y X deniamo un dierenziale
: h
p
(X, Y) h
p1
(X, A) mediante la composizione
(21.3.6)
h
p
(X, Y)

h
p1
(Y)

h
p1
(Y, A),
ove =
(Y,A)
Y
` e linclusione (Y, ) (Y, A).
Teorema XXI.3.10 (successione esatta di una tripla). Sia X uno spazio topologico
e siano A, Y due sottospazi di X con A Y X. Abbiamo allora una successione
esatta lunga
(21.3.7)
h
p+1
(X, Y)
h
p
(Y, A) h
p
(X, A) h
p
(X, Y)
h
p1
(Y, A)
XXI.3. PRIME CONSEGUENZE DEGLI ASSIOMI 375
Deniamo le applicazioni
: h
p
(A B)
_
(
A
AB
)

(), (
B
AB
)

()
_
h
p
(A) h
p
(B),
: h
p
(A) h
p
(B) (, ) (
AB
A
)

() (
AB
B
)

() h
p
(A B),
d : h
p
(A B)

h
p
(A B, A) = h
p
(B, A B)

h
p1
(A B),
cio` e
d =
B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

.
Teorema XXI.3.11 (successione di Mayer-Vietoris). Se A e B sono sottospazi
topologici di uno spazio topologico X, abbiamo una successione esatta lunga
(21.3.8)
h
p+1
(AB)
d
h
p
(AB)

h
p
(A) h
p
(B)

h
p
(AB)
d
h
p1
(AB) . . .
Dimostrazione.
1. Esattezza in h
p
(A) h
p
(B). Chiaramente = 0. Sia (, ) h
p
(A)
h
p
(B), con
A
() =
B
(). Consideriamo dapprima il caso in cui = 0. Abbiamo
un diagramma commutativo
h
p+1
(A, A B)

A,AB
h
p
(A B)
=

_
(
B
AB
)

h
p+1
(A B, B)

AB,B
h
p
(B),
dove la prima freccia verticale ` e lisomorsmo dato dallexcisione. Allora, per
lesattezza della successione
h
p
(A, A B) = h
p
(A B, B)

(AB),B
h
p
(B)
(
AB
B
)

h
p
(A B)
esiste un elemento h
p
(A, A B) tale che
= (
B
AB
)

A,AB
().
Otteniamo allora
(
A,AB
()) = ((
A
AB
)

(
A,AB
()), (
B
AB
)

A,AB
()) = (0, ).
Consideriamo ora il caso generale.
Se h
p
(A), h
p
(B) e (
AB
A
)

() = (
AB
B
)

(), allora
(
(AB,B)
AB
)

((
AB
A
)

()) = (
(AB,B)
AB
)

((
AB
B
)

()) = 0.
376 XXI. APPENDICE: OMOLOGIA
Consideriamo il diagramma commutativo
h
p
(A)
(
AB
A
)

h
p
(A B)
(
(A,AB)
A
)

_
(
(AB,B)
AB
)

_
h
p
(A, A B)
=

(
(AB,B)
(A,AB)
)

h
p
(A B, B).
Abbiamo
(
(AB,B)
(A,AB)
)

(
(A,AB)
A
)

() = (
(AB,B)
AB
)

(
AB
A
)

()
= (
(AB,B)
AB
)

(
AB
B
)

() = 0.
Quindi, per lexcisione, (
(A,AB)
A
() = 0. Per lesattezza della successione
h
p
(A B)
(
A
AB
)

h
p
(A)
(
(A,AB)
A
)

h
p
(A, A B)
otteniamo che esiste un elemento h
p
(A B) tale che = (
A
AB
)

(). Abbiamo
(, ) () = (0, (
B
AB
)

()) = (0,

), con(0,

) = 0,
e ci siamo quindi ricondotti al caso speciale considerato allinizio.
2. Esattezza in h
p
(A B). Osserviamo innanzi tutto che d = 0. Infatti, se
h
p
(A), allora (
AB
A
)

(
(AB,A)
AB
= 0 e quindi a maggior ragione

B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

(
AB
A
)

() = 0.
Se h
p
(B), utilizziamo il diagramma commutativo
h
p
(B)
(
AB
B
)

h
p
(A B)
(
(B,AB)
B
)

_
(
(AB,A)
AB
)

h
p
(B, A B)
=

(
(AB,A)
(B,AB)
)

h
p
(A B, A).
Otteniamo

B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

(
AB
B
)

()
=
B,AB
(
(B,AB
B
)

() = 0
per lesattezza della successione
()
h
p
(B)
(
(B,AB)
B
)

h
p
(B, A B)

B,AB
h
p1
(A B).
Sia ora h
p
(A B) con d() = 0. Per lesattezza di (), otteniamo che
h
q
(B) tale che (
(AB,A)
AB
)

() = (
(AB,A)
(B,AB)
)

(
(B,AB)
B
)

().
XXI.3. PRIME CONSEGUENZE DEGLI ASSIOMI 377
Per la commutativit` a del diagramma
h
p
(B)
(
(B,AB)
B
)

h
p
(A, A B)
(
AB
B
)

_
=

_
(
(AB,A)
(A,AB)
)

h
p
(A B)
(
(AB,A)
AB
)

h
p
(A B, A)
otteniamo che
(
(AB,A)
AB
)

( (
AB
B
)

()) = 0.
Per lesattezza della successione
h
p
(A)
(
AB
A
)

h
p
(A B)
(
(AB,A)
AB
)

h
p
(A B, A)
segue che esiste un h
p
(A) tale che
(
AB
B
)

() = (
AB
A
)

(), cio` e = (, ).
3. Esattezza in h
p
(A B). Dimostriamo in primo luogo che d = 0.
Abbiamo
(
B
AB
)

d = (
B
AB
)


B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

= 0 (
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

= 0.
Daltra parte, dal diagramma commutativo
h
p+1
(B, A B)
(
(AB,A)
(B,AB)
)

h
p+1
(A B, A)

B,AB

AB,A
h
p
(A B)
(
A
AB
)

h
p
(A)
segue che
(
A
AB
)

d = (
A
AB
)


B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

=
AB,A
(
(AB,A)
(B,AB)
)

(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

=
AB,A
(
(AB,A)
AB
)

= 0.
Questo completa la dimostrazione del fatto che = 0.
Sia ora h
p
(A B), con () = 0. Dalla (
B
AB
)

() = 0 segue che esiste un


elemento h
p+1
(B, A B) tale che =
B,AB
(). Sia = (
(AB,A)
(B,AB)
)

(). Poich e
0 = (
A
AB
)

() = (
A
AB
)


B,AB
()
= (
A
AB
)


B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

()
=
AB,A
(),
abbiamo = (
(AB,A)
AB
)

() per un elemento h
p+1
(A B). Quindi
=
B,AB
()
378 XXI. APPENDICE: OMOLOGIA
=
B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

()
=
B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

()
= d().
La dimostrazione ` e completa.
XXI.4. La formula di K unnet
Deniamo il prodotto di due coppie topologiche nel modo seguente:
(21.4.1) (X, A) (Y, B) = (X Y, XB AY).
Vale il
Teorema XXI.4.1 (K unnet). Se (X, A), (Y, B) sono due coppie topologiche ed (X
B, A Y) ` e una coppia excisiva, allora, per ogni intero non negativo p, abbiamo
(21.4.2) h
p
((X, A) (Y, B)) =

p
1
+p
2
=p
h
p
1
(X, A)
Z
h
p
2
(Y, B).
XXI.5. Gruppi di omologia dei complessi cellulari
Sia X un complesso cellulare di dimensione m. Indichiamo con X
n
lo scheletro
n-dimensionale di X, cio` e lunione delle sue celle di dimensione n.
Se G = h
0
(pt), deniamo i gruppi abeliani C
n
(X, G) mediante
(21.5.1) C
n
(X, G) = h
n
(X
n
, X
n1
)
e consideriamo le applicazioni
(21.5.2)
n
= (
(X
n1
,X
n2
)
X
n1
)


X
n
,X
n1 : C
n
(X, G) C
n1
(X, G).
Otteniamo in questo modo una successione di gruppi abeliani e di omomorsmi:
(21.5.3)
C
n
(X, G)

n
C
n1
(X, G)

n1
C
n2
(X, G)
C
2
(X, G)

2
C
1
(X, G)

1
C
0
(X, G) 0
Teorema XXI.5.1. Se X ` e un complesso cellulare, allora (21.5.4) ` e un complesso,
cio` e
(21.5.4)
n1

n
= 0, n N.
Dimostrazione. Infatti
n

n1
` e la composizione
h
n
(X
n
, X
n1
)

X
n
,X
n1
h
n1
(X
n1
)
(
(X
n1
,X
n2
)
X
n1
)

h
n1
(X
n1
, X
n2
)

X
n1
,X
n2
h
n2
(X
n2
)
(
(X
n2
,X
n3
)
X
n2
)

h
n1
(X
n2
, X
n3
),
che ` e nulla perch e (
(X
n1
,X
n2
)
X
n1
)


X
n1
,X
n2 = 0.
XXI.5. GRUPPI DI OMOLOGIA DEI COMPLESSI CELLULARI 379
Proposizione XXI.5.2. Sia X un complesso cellulare nito e sia q
n
il numero di
celle di dimensione n di X. Se h
0
(pt) = G, allora
(21.5.5) C
n
(X, G) = G
q
n
= G G
.,,.
q
n
volte
.
Abbiamo inoltre
(21.5.6) h
p
(X
n
, X
n1
) = 0, p n, p > 0.
Dimostrazione. Consideriamo il caso n = 0. Poich e X
n1
= , C(X, G) =
h
0
(X
0
) = G
q
0
perch e X
0
` e uno spazio discreto con q
0
punti.
Sia ora n > 0. Per il Teorema XXI.3.2, abbiamo
h
p
(X
n
, X
n1
) = h
p
(X
n
/X
n1
, pt
X
n1 ) =

h
p
(X
n
/X
n1
), p,
= h
p
(X
n
/X
n1
) se p > 0.
Il quoziente X
n
/X
n1
` e un bouquet di q
n
sfere S
n
. Dalla successione esatta di
Mayer-Vietoris ricaviamo immediatamente che h
p
(X
n
/X
n1
) = 0 se p n, p > 0,
e che h
n
(X
n
/X
n1
) ` e la somma diretta di q
n
copie di h
n
(S
n
), che, per la Proposizione
XXI.3.8 ` e isomorfo a G.
Proposizione XXI.5.3. Se X ` e un complesso cellulare di dimensione nita, abbia-
mo:
h
p
(X
n
) = 0 se p > n, (21.5.7)
(
X
X
n )

: h
p
(X
n
) h
p
(X) ` e un isomorsmo per p < n. (21.5.8)
Dimostrazione. Consideriamo le successioni esatte della coppie cellulari (X
n
, X
n1
):
h
p+1
(X
n
, X
n1
)
h
p
(X
n1
) h
p
(X
n
) h
p
(X
n
, X
n1
)
h
p1
(X
n1
)
Se p > 0, p n, da h
p
(X
n
, X
n1
) = h
p+1
(X
n
, X
n1
) = 0 ricaviamo che h
p
(X
n
) =
h
p
(X
n1
). Se p > n, abbiamo per ricorrenza h
p
(X
n
) = (h
p
(pt))
q
0
= 0.
Se invece p < n, otteniamo per ricorrenza che h
p
(X
n1
) = h
p
(X
n
) se n 1 > p.
Questa di d` a per ricorrenza un isomorsmo h
p
(X
n
) = h
p
(X
m
) per m, n > p. Poich e
X ha dimensione nita, X = X
m
per m sucientemente grande, ed otteniamo perci` o
la tesi.
Denizione XXI.5.4. Se
(21.5.9)
C
n
D
n
C
n1

D
2
C
1
D
1
C
0
0
` e un complesso di gruppi abeliani e di omomorsmi, il quoziente
(21.5.10) H
p
(C

, D

) =
ker(D
p
: C
p
C
p1
)
Imm(D
p+1
: C
p+1
C
p
)
si dice il p-esimo gruppo di omologia del complesso (21.5.9).
380 XXI. APPENDICE: OMOLOGIA
Per il Teorema XXI.5.1 ad ogni complesso cellulare X e ad ogni gruppo abelia-
no G ` e associato un complesso (C
n
(X, G),

) di gruppi abeliani e di omomorsmi


(21.5.4).
Teorema XXI.5.5. Se X ` e un complesso cellulare, abbiamo un isomorsmo natu-
rale
(21.5.11) h
p
(X) = H
p
(C(X; G),

).
Dimostrazione. Formiamo un diagramma commutativo scrivendo in orizzon-
tale la successione esatta della tripla (X
p+1
, X
p
, X
p1
) ed in verticale quella della
tripla (X
p
, X
p1
, X
p2
). Poich e h
p
(X
p+1
, X
p
) = 0, h
p+1
(X
p+1
, X
p
) = C
p+1
(X, G)
ed h
p
(X
p
, X
p1
) = C
p
(X, G), abbiamo un diagramma commutativo con righe e
colonne esatte:
0
_
_
_
_
h
p
(X
p1
, X
p2
)

_
C
p+1
(X, G) h
p
(X
p
, X
p2
) h
p
(X
p+1
, X
p2
) 0

_
C
p
(X, G)

_
C
p1
(X, G)
Per lesattezza della colonna, otteniamo
ker
p
= h
p
(X
p
, X
p2
).
Daltra parte,
_

(X
p
,X
p1
)
(X
p
,X
p2
)
_

` e iniettiva. Quindi, poich e

p+1
=
_

(X
p
,X
p1
)
(X
p
,X
p2
)
_

(X
p
,X
p1
)
X
p
_


X
p+1
,X
p
abbiamo
Imm
p+1
= Imm
_

(X
p
,X
p1
)
X
p
_


X
p+1
,X
p .
Questo ci d` a
h
p
(C

(X, G),

) = h
p
(X
p+1
, X
p2
).
Dalla successione esatta
0 = h
p
(X
p2
) h
p
(X
p+1
) h
p
(X
p+1
, X
p2
) h
p1
(X
p2
) = 0
otteniamo che h
p
(X
p+1
, X
p2
) = h
p
(X
p+1
). La tesi segue quindi dalla (21.5.8) della
Proposizione XXI.5.3.
XXI.5. GRUPPI DI OMOLOGIA DEI COMPLESSI CELLULARI 381
Calcolo esplicito dei gruppi di omologia a coecienti in Z di un complesso
cellulare.
Per ogni cella e

C
p
(X) indichiamo con (e

) il generatore 1 corrispondente
alla p-cella e

. Possiamo scrivere
(21.5.12)
p
(e

) =

eX
p1
[e

: e

](e

),
per opportuni numeri interi [e

, e

], che si dicono numeri dincidenza.


Sia
h

: e

X
p1
la funzione dattaccamento. Poich e le celle chiuse hanno lo stesso tipo di omotopia
del punto, abbiamo, per ogni p > 0, un isomorsmo

,e

: H
p
( e

, e

; Z) H
p1
(e

; Z) = Z.
Deniamo quindi un omomorsmo

h

= h


e

,e

: H
p
( e

, e

; Z) = Z H
p1
(X
p1
, Z).
Inoltre, lapplicazione caratteristica di e

: e

X
p1
induce un omomorsmo iniettivo


: H
p1
( e

, e

; Z) = Z H
p1
(X
p1
, X
p2
; Z) = C
p1
(X, Z) = Z
q
p1
.
Possiamo denire uninversa destra di

mediante
C
p1
(X, Z)

X
p1
k

(e

) k

Z = H
p1
( e

, e

; Z).
Otteniamo allora
Teorema XXI.5.6. Sia X un complesso cellulare, e

X
p
, e

X
p1
. Il numero
dincidenza [e

: e

] ` e denito dalla formula


(21.5.13) [e

: e

] =
_
(

)
1

(X
p1
,X
p2
)
X
p1
_



h

_
(1) Z = H
p1
( e

, e

; Z),
ove 1 Z = H
p
( e

, e

; Z).
Nel caso di un complesso cellulare regolare, per cui cio` e le applicazioni carat-
teristiche

: e

X siano omeomorsmi con limmagine, il valore dei numeri


dincidenza [e

: e

] ` e 0 se

(e

) non ` e contenuto in h

(e

), altrimenti ` e uguale a
1, ove il segno dipende dal fatto che lorientamento di e

coincida o sia opposto


a quello della frontiera di e

.
CAPITOLO XXII
Appendice: Elementi di algebra omologica
XXII.1. Complessi
Denizione XXII.1.1. Chiamiamo complesso una coppia (A, ) formata da un
gruppo abeliano A e da un suo endomorsmo nilpotente Hom(A, A) con
2
=
= 0.
Poniamo
B(A, ) = (A) = (a) a A, (22.1.1)
Z(A, ) = ker = a A (a) = 0. (22.1.2)
Per la condizione
2
= 0, abbiamo
B(A, ) Z(A, )
e possiamo quindi considerare il gruppo quoziente
(22.1.3) H(A, ) =
Z(A, )
B(A, )
.
Denizione XXII.1.2. Il gruppo H(A, ) si dice lomologia del complesso die-
renziale (A, ).
Denizione XXII.1.3. Siano (A, ), (B, ) due complessi. Un omomorsmo
Hom(A, B) ` e un omomorsmo di complessi se commuta con i dierenziali, se cio` e
il diagramma
(22.1.4)
A

A

B
` e commutativo.
Lemma XXII.1.4. Siano (A, ), (B, ) due complessi e Hom(A, B) un omo-
morsmo di complessi. Allora
(B(A, )) B(B, ),
(Z(A, )) Z(B, ),
e risulta perci ` o denito un unico omomorsmo dei gruppi di omologia [] : H(A, )
H(B, ) tale che
[]([a]) = [(a)], a Z(A, ).
383
384 XXII. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
Denizione XXII.1.5. Una successione di gruppi abeliani
A

B

C
` e esatta se im = ker .
Se inoltre ` e iniettiva e surgettiva, diciamo che
(22.1.5)
0 A

B

C 0
` e una successione esatta corta.
Una successione esatta corta di omomormsi di complessi ` e il dato di tre com-
plessi di catene (A, ), (B, ) (C, ) e di una successione esatta corta (22.2.8) in cui
e siano omomorsmi di complessi.
XXII.2. Complessi di catene
Denizione XXII.2.1. Un complesso di catene ` e il dato di un gruppo abeliano Z-
graduato C =

pZ
C
p
e di un omomorsmo omogeneo di grado (1) : C C
con
2
= = 0, che si dice il dierenziale od operatore bordo del complesso.
Per ogni intero p, la restizione a C
p
del dierenziale denisce un omomorsmo

p
: C
p
C
p1
, e
p1

p
= 0.
Indichiamo con (C, ) il complesso di catene
(22.2.1)
C
p+1

p+1
C
p

p
C
p1

p1
C
p2

Anche le
p
si dicono i dierenziali, od anche operatori bordo del complesso (C, ).
Poich e
2
= 0, abbiamo
(22.2.2) (C) = B(C, ) Z(C, ) = ker .
Denizione XXII.2.2. Il quoziente
(22.2.3) H(C, ) =
Z(C, )
B(C, )
si dice lomologia del complesso di catene (C, ).
Lomologia di (C, ) ` e un gruppo Z-graduato: abbiamo
(22.2.4) H(C, ) =

pZ
H
p
(C, ),
ove gli H
p
(C, ) sono i gruppi quoziente
(22.2.5) H
p
(C, ) =
ker
p
: C
p
C
p1
im
p
: C
p+1
C
p
.
Chiamiamo gli H
p
(C, ) i gruppi di omologia del complesso (C, ).
Scriveremo anche
Z
p
(C, ) = ker
p
: C
p
C
p1
,
B
p
(C, ) = im
p+1
: C
p+1
C
p
,
dimodoch e
Z(C, ) =

pZ
Z
p
(C, ),
XXII.2. COMPLESSI DI CATENE 385
B(C, ) =

pZ
B
p
(C, ),
H
p
(C, ) =
Z
p
(C, )
B
p
(C, )
.
Denizione XXII.2.3. Siano (A, ) e (B, ) due complessi di catene. Un omomor-
smo : A B si dice un omomorsmo di complessi di catene se ` e omogeneo di
grado zero e commuta con i dierenziali, se cio` e
(A
p
) B
p
, p Z, (22.2.6)
= . (22.2.7)
Un omomorsmo di complessi di catene determina un diagramma commutati-
vo
A

A

B.
Indicando con
p
: A
p
a
p
(a
p
) B
p
gli omomorsmi deniti da per ogni
intero p, possiamo riscrivere il diagramma precedente come:
A
p+1

p+1
A
p

p
A
p1

p+1

_

p

_

p1

_
B
p+1

p+1
B
p

p
B
p1

Lemma XXII.2.4. Sia : (A, ) (B, ) un omomorsmo di complessi di catene.
Allora, per ogni intero p Z,

p
(Z
p
(A, )) Z
p
(B, )),
p
(B
p
(A, )) B
p
(B, ))
e risulta perci` o denito un unico omomorsmo dei gruppi di omologia []
p
:
H
p
(A, ) H
p
(B, ) tale che
[]
p
([a]) = [
p
(a)], a Z
p
(A, ).
Denizione XXII.2.5. Una successione di gruppi abeliani
A

B

C
` e esatta se im = ker .
Se inoltre ` e iniettiva e surgettiva, diciamo che
(22.2.8)
0 A

B

C 0
` e una successione esatta corta.
Una successione esatta corta di omomormsi di complessi ` e il dato di tre com-
plessi di catene (A, ), (B, ) (C, ) e di una successione esatta corta (22.2.8) in cui
e siano omomorsmi di complessi di catene.
In particolare
0 A
p

p
B
p

p
C
p
0
386 XXII. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
` e, per ogni p Z, una successione esatta corta ed abbiamo
= , = ,
cio` e

p

p
=
p1

p
,
p

p
=
p1

p
, p Z.
Lomomorsmo di connessione. Ad una successione esatta corta di omomor-
smi di complessi di catene
(22.2.9)
0 (A, )

(B, )

(C, ) 0
possiamo associare una corrispondenza
(22.2.10)
1
p1

p

1
p
: Z
p
(C, ) c
p
a
p1
Z
p1
(A, )
nel modo seguente.
Sia c
p
Z
p
(C, ). Poich e
p
: B
p
C
p
` e, per ipotesi, surgettiva, possiamo
trovare un elemento
b
p
B
p
tale che
p
(b
p
) = c
p
.
Abbiamo allora

p1

p
(b
p
) =
p

p
(b
p
) =
p
(c
p
) = 0
e quindi, per ipotesi,
! a
p1
A
p1
tale che
p1
(a
p1
) =
p
(b
p
).
Inoltre,

p2

p1
(a
p1
) =
p1

p1
(a
p1
) =
p1

p
(b
p
) = 0
=
p1
(a
p1
) = 0, cio` e a
p1
Z
p1
(A

).
Abbiamo cio` e c
p
a
p1
se:
(22.2.11)
_

_
a
p1
Z
p1
(A

), b
p
B
p
, c
p
Z
p
(C

),

p
(b
p
) = c
p
,

p
(b
p
) =
p1
(a
p
1
).
Osserviamo che, se fosse c
p
=
p+1
(c
p+1
) per qualche c
p+1
C
p+1
, esisterebbero
un b
p+1
B
p+1
ed a
p
A
p
tali che
_

_
c
p
=
p+1
(c
p+1
),

p
b
p
=
p+1
(c
p+1
) =
p+1

p+1
(b
p+1
) =
p

p+1
(b
p+1
),
b
p

p+1
(b
p+1
) =
p
(a
p
),
=
p
(b
p
) =
p
(b
p

p+1
(b
p+1
)) =
p

p
(a
p
) =
p1
(
p
(a
p
)),
= a
p1
=
p
(a
p
) B
p
(A

).
Quindi
1
p1

p

1
p
(B
p
(C

)) B
p1
(A

) e perci` o la corrispondenza
(22.2.10) denisce, per passaggio al quoziente, unapplicazione
(22.2.12)
q
= [
1
p1

p

1
p
] : H
p
(C

) H
p1
(A

).
XXII.2. COMPLESSI DI CATENE 387
Denizione XXII.2.6. Lapplicazione (22.2.12) si dice lomomorsmo di connes-
sione associato alla successione esatta corta (22.2.9).
Teorema XXII.2.7. Ad ogni successione esatta corta di complessi di catene
0 (A

(B

(C

) 0
corrisponde una successione esatta lunga in omologia:
H
p
(A

)
[]
p
H
p
(B

)
[ ]
p
H
p
(C

p
H
p1
(A

)
ove
p
= [
1
p1

p

1
p
] ` e lomomorsmo di connessione.
Dimostrazione. Verichiamo in primo luogo che la successione lunga ` e un
complesso.
Abbiamo [
p
] [
p
] = [
p

p
] = [0] = 0.
Sia poi b
p
Z
p
(B

) e sia c
p
=
p
(b
p
). La (22.2.11) ` e vericata da
_

_
0 Z
p1
(A

), b
p
Z
p
(B

), c
p
Z
p
(C

),
c
p
=
p
(b
p
),
0 =
p
(b
p
) =
p1
(0)
e quindi c
p
0 e
p
([c
p
]) =
p
[
p
]([b
p
]) = 0.
Siano ora a
p1
, b
p
, c
p
elementi che soddisfano la (22.2.11). Allora

j1
(a
p1
) =
p
(b
p
) B
p1
(B

)
e quindi anche [
p
]
p
= 0.
Dimostriamo ora lesattezza.
Esattezza in H
p
(A

). Sia a
p
Z
p
(A

) e supponiamo che esista


b
p+1
B
p+1
tale che

p+1
(b
p+1
) =
p
(a
p
).
Allora, posto c
p+1
=
p+1
(b
p+1
)
p+1

1
p+1

p
(Z
p
(A

)), abbiamo

p+1
(c
p+1
) =
p+1

p+1
(b
p+1
) =
p

p+1
(b
p+1
) =
p

p
(a
p
) = 0
= c
p+1
Z
p+1
(C

).
Quindi [
p
] =
p+1
(c
p+1
).
Esattezza in H
p
(B

). Sia b
p
Z
p
(B

) e supponiamo che esista un


c
p+1
C
p+1
tale che
c
p
=
p
(b
p
) =
p+1
(c
p+1
).
Sia b
p+1
B
p+1
tale che
c
p+1
=
p+1
(b
p+1
).
Allora

p
(b
p

p+1
(b
p+1
)) = c
p

p+1

p+1
(b
p+1
) = c
p

p+1
(c
p+1
) = 0
e vi ` e quindi un unico a
p
A
p
tale che

p
(a
p
) = b
p

p+1
(b
p+1
)
388 XXII. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
=
p1

p
(a
p
) =
p

p
(a
p
) =
p
(b
p

p+1
(b
p+1
)) = 0
=
p
(a
p
) = 0, cio` e a
p
Z
p
(A

).
Abbiamo chiaramente [
p
]([a
p
]) = [b
p

p+1
(b
p+1
)] = [b
p
].
Esattezza in H
p
(C

). Sia c
p
Z
p
(C

). Dire che
p
([c
p
] = 0 ` e equi-
valente ad aermare che se Sa
p1
, b
p
, c
p
soddisfano (22.2.11), allora vi ` e a
p
A
p
tale che
a
p1
=
p
(a
p
).
Abbiamo allora

p
(b
b
) =
p1
(a
p1
) =
p1

p
(a
p
) =
p

p
(a
p
).
Allora b

p
= b
p

p
(a
p
) Z
p
(B

) e, poich e
p
(b

p
) =
p
(b
p

p
(a
p
)) =
p
(b
p
) =
c
p
, otteniamo che [
p
]([b

p
]) = [c
p
].
Denizione XXII.2.8. Diciamo che una successione esatta corta
(22.2.13)
0 A

B

C 0
si spezza se esiste un endomorsmo di proiezione : B B su ker . Abbiamo
cio` e:
(22.2.14) Hom(B, B),
2
= = , = 0, = .
Lemma XXII.2.9. Sia (22.2.13) una successione esatta corta. Sono equivalenti
(1) (22.2.13) si spezza;
(2) ammette uninversa sinistra in Hom(B, A);
(3) ammette uninversa destra in Hom(C, B);
(4) esistono uninversa sinistra Hom(B, A) di ed uninversa destra
Hom(C, B) di tali che
(22.2.15)
0 C

B

A 0
sia una successione esatta corta.
Dimostrazione. (1) (2), (3), (4). Abbiamo la decomposizione
B = B
0
B
1
, con B
0
= ker , B
1
= im .
Le applicazioni
: A a (a) B
0
e
: B
1
b (b) C
sono isomorsmi e le applicazioni
: B b
1
((b)) A e
: C c
1
(c) B
sono, rispettivamente, uninversa sinistra di ed uninversa destra di . Inoltre, per
costruzione, esse deniscono una successione esatta corta (22.2.15)
XXII.2. COMPLESSI DI CATENE 389
(2) (1). Se : B A ` e uninversa sinistra di , possiamo porre
= . Verichiamo la (22.2.14). Abbiamo
_

2
= ( ) = id
A
= = ,
= ( ) = 0 = 0,
= ( ) = id
A
= .
(3) (1). Se : C B ` e uninversa destra di , possiamo denire
mediante B b (b) = b ( (b)) B. Abbiamo
_

2
= (id
B
) = id
B
(id
B
)
= id
B
( ) = id
B
id
C

= id
B
= ,
= (id
B
) = ( ) = id
C
= 0,
= (id
B
) = = 0 = .

Denizione XXII.2.10. La (22.2.15) si dice inversa della (22.2.13).


Osserviamo che le successioni esatte corte che si spezzano sono esattamente
quelle che ammettono uninversa, in generale non unica. Nello studio dei gruppi
di coomologia dei complessi, ` e spesso utile il seguente lemma algebrico:
Teorema XXII.2.11 (Lemma dei cinque). Consideriamo un diagramma commu-
tativo di gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe e colonne esatte:
0 0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0 0
Abbiamo supposto cio` e che
1
sia surgettiva,
2
e
4
siano isomorsmi ed
5
sia
iniettiva. Allora
3
` e un isomorsmo.
Dimostrazione. Dimostriamo che
3
` e iniettiva. Sia a
3
A
3
, con
3
(a
3
) = 0.
Abbiamo

4
( f
3
(a
3
)) = g
3
(
3
(a
3
)) = 0 = f
3
(a
3
) = 0 = a
2
A
2
t.c. a
3
= f
2
(a
2
)
=
3
( f
2
(a
2
)) = g
2
(
2
(a
2
)) = 0 = b
1
B
1
t.c.
2
(a
2
) = g
1
(b
1
)
= a
1
A
1
t.c.
1
(a
1
) = b
1
, =
2
(a
2
) = g
1
(
1
(a
1
)) =
2
( f
1
(a
1
))
= a
2
= f
1
(a
1
) = a
3
= f
2
f
1
(a
1
) = 0.
390 XXII. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
Dimostriamo ora che
3
` e surgettiva. Abbiamo:
a
4
A
4
t.c. g
3
(b
3
) =
4
(a
4
) = 0 = g
4
g
3
(b
3
) = g
4

4
(a
4
) =
5
f
4
(a
4
)
= f
4
(a
4
) = 0 = a
3
A
3
t.c. f
3
(a
3
) = a
4
= g
3
(b
3
) =
4
f
3
(a
3
) = g
3
(
3
(a
3
)) = g
3
(b
3

3
(a
3
)) = 0
= b
2
B
2
t.c. g
2
(b
2
) = b
3

3
(a
3
) = a
2
A
2
t.c.
2
(a
2
) = b
2
= b
3

3
(a
3
) = g
2

2
(a
2
) =
3
( f
2
(a
2
)) = b
3
=
3
(a
3
+ f
2
(a
2
)).

Dalla dimostrazione segue che


Teorema XXII.2.12 (Lemmi dei quattro). Consideriamo un diagramma commu-
tativo di gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe esatte:
0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4

_

2

_

3

_

4

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4

_
0
Se
1
` e surgettiva ed
2
,
4
iniettive, allora
3
` e iniettiva.
Consideriamo un diagramma commutativo di gruppi abeliani e di omomor-
smi, con righe esatte:
0

_
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

3

_

4

_

5

_
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0
Se
5
` e iniettiva ed
2
,
4
surgettive, allora
3
` e surgettiva.
XXII.3. Complessi di cocatene
Denizione XXII.3.1. Un complesso di cocatene, o complesso dierenziale, ` e
il dato di uno spazio vettoriale C su un campo k, di una sua Z-gradazione C =
XXII.3. COMPLESSI DI COCATENE 391

qZ
C
q
e di un omomorsmo d
C
: C C, omogeneo di grado 1, con d
C
2
= 0.
Indichiamo il complesso mediante
(22.3.1)
C
q1
d
C
C
q
d
C
C
q+1

La coomologia di (22.3.1) ` e la somma diretta di spazi vettoriali:
H(C, d
C
) =

qZ
H
q
(C, d
C
), (22.3.2)
ove H
q
(C, d
C
) = (ker d
C
C
q
)/d
C
(C
q1
).
Lo spazio vettoriale H
q
(C, d
C
) si dice anche il q-esimo gruppo di coomologia di
(22.3.1).
Dati due complessi dierenziali (A, d
A
) e (B, d
B
) sullo stesso campo k, unap-
plicazione lineare f : A B si dice un omomorsmo di complessi se
f (A
q
) B
q
, q Z, (22.3.3)
f d
A
= d
B
f . (22.3.4)
Essa induce unapplicazione naturale
(22.3.5) f

: H
q
(A, d
A
) H
q
(B, d
B
),
che fa corrispondere alla classe [a
q
] di a
q
ker d
A
A
q
la classe [ f (a
q
)] di f (a
q
)
ker d
B
B
q
.
Una successione
(22.3.6)
V
q1
f
q1
V
q
f
q
V
q+1

di k-spazi vettoriali su di applicazioni k-lineari si dice esatta se
(22.3.7) f
q1
(V
q1
) = ker f
q
, q Z.
Una successione esatta della forma
(22.3.8)
0 A

B

C 0
si dice una successione esatta corta.
Se (A, d
A
), (B, d
B
) e (C, d
C
) sono complessi dierenziali di spazi vettoriali su k
e la (22.3.8) ` e una successione esatta corta di omomorsmi di complessi, possiamo
denire delle applicazioni k-lineari
(22.3.9)
q
: H
q
(C, d
C
) H
q+1
(A, d
A
)
nel modo seguente.
Sia c
q
C
q
con d
C
c
q
= 0. Poich e ` e surgettiva, esiste un elemento b
q
B
q
tale che c
q
= (b
q
). Abbiamo
(d
B
b
q
) = d
C
(b
q
) = d
c
c
q
= 0
e quindi, per lesattezza di (22.3.8) esiste uno ed un solo a
q+1
A
q+1
tale che
(a
q+1
) = d
B
b
q
.
Poich e
(d
A
a
q+1
) = d
B
(a
q+1
) = d
2
B
b
q
= 0 = d
A
a
q+1
= 0
392 XXII. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
per lesattezza di (22.3.8), lelemento a
q+1
denisce per passaggio al quoziente una
classe [a
q+1
] H
q+1
(A, d
A
).
Siano ora
c

q
= c
q
+ d
C
c
q1
, con c
q1
C
q1
,
b

q
B
q
con (b

q
) = c

q
= c
q
+ d
C
c
q1
,
a

q+1
A
q+1
con (a

q+1
) = d
B
b

q
.
Utilizzando ancora lesattezza di (22.3.8), otteniamo
b
q1
B
q1
tale che
(b

q
b
q
) = c

q
c
q
= d
C
c
q1
= d
c
(b
q1
) = (d
B
b
q1
)
= a
q
A
q
tale che b

q
b
q
d
B
b
q1
= (a
q1
)
= (a

q+1
a
q+1
) = d
B
b

q+1
d
B
b
q
= d
B
(b

q
b
q
d
B
b
q1
)
= d
B
(a
q
) = (d
A
a
q
)
= a

q+1
a
q+1
= d
A
a
q
.
Quindi la
q
risulta ben denita da
(22.3.10) ([c
q
]) = [a
q+1
].
Abbiamo il
Teorema XXII.3.2. Se (22.3.8) ` e una successione esatta corta di complessi die-
renziali di spazi vettoriali su k, allora abbiamo una successione esatta lunga
(22.3.11)
H
q1
(B, d
B
)

H
q1
(C, d
C
)

q1
H
q
(A, d
A
)

H
q
(B, d
B
)

H
q
(C, d
C
)

q
H
q+1
(A, d
A
)
Nello studio dei gruppi di coomologia dei complessi, ` e spesso utile il seguente
lemma algebrico:
Teorema XXII.3.3 (Lemma dei cinque). Consideriamo un diagramma commuta-
tivo di gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe e colonne esatte:
0 0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0 0
XXII.3. COMPLESSI DI COCATENE 393
Abbiamo supposto cio` e che
1
sia surgettiva,
2
e
4
siano isomorsmi ed
5
sia
iniettiva. Allora
3
` e un isomorsmo.
Dimostrazione. Dimostriamo che
3
` e iniettiva. Sia a
3
A
3
, con
3
(a
3
) = 0.
Abbiamo

4
( f
3
(a
3
)) = g
3
(
3
(a
3
)) = 0 = f
3
(a
3
) = 0 = a
2
A
2
t.c. a
3
= f
2
(a
2
)
=
3
( f
2
(a
2
)) = g
2
(
2
(a
2
)) = 0 = b
1
B
1
t.c.
2
(a
2
) = g
1
(b
1
)
= a
1
A
1
t.c.
1
(a
1
) = b
1
, =
2
(a
2
) = g
1
(
1
(a
1
)) =
2
( f
1
(a
1
))
= a
2
= f
1
(a
1
) = a
3
= f
2
f
1
(a
1
) = 0.
Dimostriamo ora che
3
` e surgettiva. Abbiamo:
a
4
A
4
t.c. g
3
(b
3
) =
4
(a
4
) = 0 = g
4
g
3
(b
3
) = g
4

4
(a
4
) =
5
f
4
(a
4
)
= f
4
(a
4
) = 0 = a
3
A
3
t.c. f
3
(a
3
) = a
4
= g
3
(b
3
) =
4
f
3
(a
3
) = g
3
(
3
(a
3
)) = g
3
(b
3

3
(a
3
)) = 0
= b
2
B
2
t.c. g
2
(b
2
) = b
3

3
(a
3
) = a
2
A
2
t.c.
2
(a
2
) = b
2
= b
3

3
(a
3
) = g
2

2
(a
2
) =
3
( f
2
(a
2
)) = b
3
=
3
(a
3
+ f
2
(a
2
)).

Dalla dimostrazione segue che


Teorema XXII.3.4 (Lemmi dei quattro). Consideriamo un diagramma commuta-
tivo di gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe esatte:
0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4

_

2

_

3

_

4

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4

_
0
Se
1
` e surgettiva ed
2
,
4
iniettive, allora
3
` e iniettiva.
394 XXII. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
Consideriamo un diagramma commutativo di gruppi abeliani e di omomor-
smi, con righe esatte:
0

_
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

3

_

4

_

5

_
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0
Se
5
` e iniettiva ed
2
,
4
surgettive, allora
3
` e surgettiva.
XXII.4. I funtori Hom e Tor
Richiamiamo in questo paragrafo alcuni risultati standard di algebra omologi-
ca.
Sia A un anello commutativo e unitario e siano E
1
, E
2
due A-moduli unitari.
Indichiamo con Hom(E
1
, E
2
) lA-modulo delle applicazioni A-lineari di E
1
in E
2
e
con E
1
E
2
il loro prodotto tensoriale su A, cio` e il quoziente dellA-modulo libero
generato da E
1
E
2
rispetto allideale bilatero generato dagli elementi
(a
1
u
1
+ a
2
u
2
, b
1
v
1
+ b
2
v
2
)

2
i, j=1
a
i
b
j
(u
i
, v
j
),
con a
1
, a
2
, b
1
, b
2
A, u
1
, u
2
E
1
, v
1
, v
2
E
2
.
Teorema XXII.4.1. Sia E un A-modulo unitario. Allora
(1) Hom( , E) ` e un funtore controvariante esatto a destra sulla categoria
degli A-moduli unitari.
(2) Hom(E, ) ` e un funtore convariante esatto a sinistra sulla categoria
degli A-moduli unitari.
(3) E ` e un funtore covariante esatto a sinistra sulla categoria degli
A-moduli unitari.
Dimostrazione. Lenunciato del teorema ` e equivalente allaermazione che,
se
(22.4.1)
0 E
1

E
2

E
3
0
` e una successione esatta di A-moduli unitari, allora sono esatte le
0 Hom(E
3
, E)

Hom(E
2
, E)

Hom(E
1
, E),
(22.4.2)
0 Hom(E, E
1
) Hom(E, E
2
) Hom(E, E
3
), (22.4.3)
0 E
1
E E
2
E E
3
E . (22.4.4)
Dimostriamo lesattezza della (22.4.2).
XXII.5. RELAZIONE CON LOMOLOGIA SINGOLARE 395
Fissata una
3
Hom(E
3
, E) e supponiamo che

(
3
) =
3
= 0. Poich e
` e surgettiva, questa relazione implica che
3
= 0.
Sia ora
3
Hom(E
2
, E) e supponiamo che

2
=
2
= 0.
XXII.5. Relazione con lomologia singolare
Per collegare la coomologia di de Rham e lomologia singolare, ` e conveniente
restringere la classe dei simplessi singolari ai simplessi singolari lisci. Indichiamo
con
(22.5.1)
k
=
_
t R
k+1

t
i
[0, 1],

k
i=0
t
i
= 1
_
il simplesso k-dimensionale standard.
Denizione XXII.5.1. Sia M una variet` a dierenziabile.
k
in M. Gli elemen-
ti dello spazio C

(
k
, M) delle applicazioni di classe C

di
k
in M si dicono
simplessi singolari lisci k-dimensionali in M. Indichiamo poi con
k
(M) linsie-
me delle k-catene singolari lisce di M, cio` e di quelle della forma
_

(somme
nite) con n

Z e C

(
k
, M).
Osservazione XXII.5.2. Si possono utilizzare solo simplessi lisci per calcolare
lomologia singolare di una variet` a dierenziabile. Utilizzando lapprossimazione,
si pu` o vericare che lomologia calcolata con i simplessi singolari lisci ` e la stessa
che si ottiene utilizzando tutti i simplessi singolari.
Denizione XXII.5.3. Deniamo lorientazione del simpesso standard
k
per ri-
correnza, ssando lorientazione positiva per
0
e denendo su
k
, per k > 0,
lorientazione per cui lapplicazione
k1
(t
1
, . . . , t
k
) (t
0
, t
1
, . . . , t
k
)
k
preserva lorientazione.
Se
k
(M) e C

(
k
, M), possiamo denire
(22.5.2)
_

=
_

.
Se c =
_


k
(M), porremo
(22.5.3)
_
c
=

.
Otteniamo cos` unapplicazione bilineare
(22.5.4)
k
(M)
k
(M) (c, ) (c, ) =
_
c
R.
Lemma XXII.5.4 (Stokes). Per ogni intero k 1 abbiamo
1
(22.5.5) (c, d) = (dc, ), c
k
(M),
k1
(M).
1
Ricordiamo che, se k 1,
d =

k
i=0
(1)
i
F
i
,
k
(M),
ove F
i
:
k1
(t
0
, . . . , t
k1
) (t
0
, . . . , t
i1
, 0, t
i
, . . . , t
k1
)
k
.
396 XXII. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
Abbiamo quindi un diagramma commutativo
(22.5.6)

k1
(M) Hom(
k1
(M), R)
d

_
Hom(d,1)

k
(M) Hom(
k
(M), R).
Le applicazioni Hom(d, 1) sono denite per dualit` a:
(22.5.7) Hom(d, 1)() = d, Hom(
k1
(M), R).
Denizione XXII.5.5. I gruppi Hom(
k
(M), R) si dicono i gruppi delle k-cocatene
singolari lisce di M. La successione
0 Hom(
0
(M), R)
Hom(d,1)
Hom(
1
(M), R)
Hom(d,1)

Hom(
k1
(M), R)
Hom(d,1)
Hom(
k
(M), R)
Hom(d,1)
Hom(
k+1
(M), R)
` e un complesso, che si dice il complesso delle cocatene singolari di M.
CAPITOLO XXIII
Appendice: Fibrati di Steenrod
XXIII.1. Azione di gruppo
Sia G un gruppo ed F un insieme.
Denizione XXIII.1.1. Unazione a sinistra di G su F ` e unapplicazione
(23.1.1) G F (g, x) gx F
tale che
ex = x, x F, (i)
g
1
(g
2
x) = (g
1
g
2
)x, g
1
, g
2
G, x F. (ii)
In modo analogo si denisce unazione a destra di G su F come unapplicazione
(23.1.2) F G (x, g) xg F
tale che
xe = x, x F, (i

)
(xg
1
)g
2
= x(g
1
g
2
), g
1
, g
2
G, x F. (ii

)
Se (23.1.1) ` e unazione a sinistra, la
(23.1.3) F G (x, g) g
1
x F
` e unazione a destra e, se (23.1.2) ` e unazione a destra, la
(23.1.4) G F (g, x) xg
1
F
` e unazione a sinistra. Non sar` a quindi restrittivo limitarsi, nel seguito della discus-
sione, a considerare azioni a sinistra.
Se (23.1.1) ` e unazione a sinistra, possiamo associare allelemento g di G
lapplicazione
(23.1.5) (g) : F x gx F.
Per (i), (e) ` e lidentit` a su F. Per (ii), abbiamo dunque
(g
1
g
2
) = (g
1
) (g
2
), (g
1
) = [(g)]
1
, g
1
, g
2
, g G.
Questo di dice che
(23.1.6) : G S(F)
397
398 XXIII. APPENDICE: FIBRATI DI STEENROD
` e un omomorsmo di G nel gruppo S(F) delle permutazioni degli elementi di
F. Viceversa, un omomorsmo (23.1.6) denisce unazione a sinistra di G su
F mediante
(23.1.7) G F (g, x) (g)(x) F.
Denizione XXIII.1.2. Lomomorsmo per cui valgano le (23.1.5), (23.1.7) si
dice associato allazione (23.1.1).
Osservazione XXIII.1.3. Se (23.1.2) ` e unazione a destra, allora lapplicazione
: G S(F) denita da (g)(x) = xg ` e un anti-omomorsmo di gruppi; soddisfa
cio` e la (g
1
g
2
) = (g)
2
(g
1
) per ogni g
1
, g
2
G.
Denizione XXIII.1.4. Diciamo che lazione (23.1.1) ` e fedele (o eettiva) se lo-
momorsmo associato ` e iniettivo. In generale, ker si dice il nucleo dinfedelt` a
dellazione.
Denizione XXIII.1.5. Se x F, linsieme Gx = gx g G si dice lorbita di x
(per lazione di G).
Le orbite degli elementi di F deniscono una partizione di F e quindi la rela-
zione di appartenere alla stessa orbita ` e una relazione di equivalenza. Il quoziente
corrispondente si indica con F/G e si dice spazio delle orbite.
Se Gx = F per ogni x F, se cio` e F/G contiene un solo punto, diciamo che
lazione ` e transitiva.
Unazione transitiva e fedele si dice semplicemente transitiva.
Osservazione XXIII.1.6. Il nucleo dinfedelt` a K = ker dellazione (23.1.1) ` e
un sottogruppo normale di G. Poich e g
1
x = g
2
x se g
1
1
g
2
K, ssato x F
lelemento gx dipende solo dalla classe di equivalenza di g in G/K. Possiamo
quindi far corrispondere allazione di G su F unazione fedele di G/K su F e,
viceversa, ad ogni azione transitiva di G/K su F determina unazione di G su F
con nucleo dinfedelt` a K, dimodoch e [g]x = gx per ogni g G ed x F, ove
abbiamo indicato con [g] la classe laterale di g in G/K.
Osservazione XXIII.1.7. Sia (23.1.1) unazione di gruppo. Se H ` e un altro gruppo
ed : H G un omomorsmo di gruppi, allora anche la
(23.1.8) H F (h, x) (h)x F
` e unazione di gruppo. Se ` e iniettiva e (23.1.1) ` e fedele, allora anche (23.1.8) ` e
fedele. Se ` e surgettiva e (23.1.1) ` e transitiva, allora anche (23.1.8) ` e transitiva.
Se H ` e un sottogruppo di G e linclusione, allora diciamo che la (23.1.8) ` e
una restrizione ad H di (23.1.1) e che (23.1.1) ` e unestensione a G di (23.1.8).
Denizione XXIII.1.8. Un sottoinsieme E di F ` e invariante per lazione di G se
gx E per ogni x E. In questo caso la
G E (g, x) gx E
` e ancora unazione di gruppo.
XXIII.1. AZIONE DI GRUPPO 399
Osservazione XXIII.1.9. Se G
i
sono gruppi, F
i
insiemi, e G
i
F
i
(g
i
, x
i
) g
i
x
i
azioni (a sinistra) di gruppo, per i che varia in un insieme I di indici, allora anche
_
_
iI
G
i
_

_
_
iI
F
i
_

_
(g
i
), (x
i
)
_
(g
i
x
i
)
_
iI
F
i
` e unazione di gruppo (a sinistra). Se tutte le azioni sono fedeli anche il loro
prodotto ` e fedele e se tutte sono transitive anche il loro prodotto ` e transitivo.
Denizione XXIII.1.10. Chiamiamo un G-insieme un insieme F su cui sia asse-
gnata unazione (23.1.1) del gruppo G.
Se F
1
, F
2
sono due G-insiemi, una G-applicazione di F
1
in F
2
` e unapplica-
zione f : F
1
F
2
tale che
f (gx) = gf (x), g G, x F
1
.
Pi ` u in generale, se F
i
` e un G
i
-spazio, per i = 1, 2 e : G
1
G
2
un omomorsmo
di gruppi, una -applicazione di F
1
in F
2
` e una f : F
1
F
2
con f (gx) = (g) f (x)
per ogni g G
1
ed x F
1
.
Denizione XXIII.1.11. Due azioni dello stesso gruppo G su due insiemi F
1
, F
2
si dicono equivalenti se esiste una G-applicazione bigettiva f : F
1
F
2
.
Denizione XXIII.1.12. Se F ` e uno spazio topologico e le applicazioni (g) cor-
rispondenti allazione (23.1.1) di G su F sono degli omeomorsmi, diciamo che G
opera su F per omeomorsmi.
Se F ` e una variet` a dierenziabile e le applicazioni (g) corrispondenti alla-
zione (23.1.1) di G su F sono degli dieomorsmi, diciamo che G opera su F per
dieomorsmi.
Se F ha una struttura algebrica (un gruppo, un anello, unalgebra ...) e le appli-
cazioni (g) corrispondenti allazione (23.1.1) di G su F sono degli automorsmi,
diciamo che G opera su F mediante automorsmi.
Esempio XXIII.1.13. Se F = G ` e un gruppo, le traslazioni a destra (g, h) L
g
h =
gh e laggiunta (g, h) ad(g)h = ghg
1
sono azioni di gruppo a sinistra, che si
dicono, rispettivamente, azione canonica a sinistra ed azione interna a sinistra. La
traslazione a destra (h, g) R
g
h = hg ` e unazione a destra, che si dice azione
canonica a destra.
Esempio XXIII.1.14. Sia H un sottogruppo del gruppo G. La restrizione ad H
dellazione canonica a destra denisce unazione di H su G le cui orbite formano
lo spazio quoziente F = G/H. Poich e lazione canonica a sinistra di G opera sulle
classi laterali sinistre di H, risulta denita unazione a sinistra canonica di G su F.
Denizione XXIII.1.15. Fissiamo unazione di gruppo (23.1.1). Se x
0
F,
linsieme
(23.1.9) G
x
0
= g G gx
0
= x
0

` e un sottogruppo di G, che si dice lo stabilizzatore (o sottogruppo di stabilit` a) del


punto x
0
.
400 XXIII. APPENDICE: FIBRATI DI STEENROD
Lemma XXIII.1.16. Supponiamo che lazione (23.1.1) sia transitiva. Allora sta-
bilizzatori corrispondenti a punti distinti di F sono tra loro coniugati.
Dimostrazione. Siano x
0
, x
1
F. Poich e abbiamo supposto lazione transiti-
va, possiamo trovare un elemento a G tale che ax
0
= x
1
. Abbiamo allora
g G
x
1
gax
0
= ax
0
a
1
ga x
0
= x
0
a
1
ga G
x
0
.
Quindi G
x
0
= a
1
G
x
1
a e i due sottogruppi G
x
0
e G
x
1
sono coniugati.
Proposizione XXIII.1.17. Ogni azione transitiva di un gruppo ` e equivalente alla
sua azione canonica su un suo quoziente.
Dimostrazione. Supponiamo che il gruppo G agisca transitivamente su un in-
sieme F. Fissiamo un qualsiasi punto x
0
di F e sia G
x
0
lo stabilizzatore del punto
x
0
.
Lapplicazione G g gx
0
F denisce per passaggio al quoziente unap-
plicazione f : G/G
x
0
F. Infatti, se g
1
1
g
2
G
x
0
, abbiamo
g
1
1
g
2
G
x
0
g
1
1
g
2
x
0
= x
0
g
2
x
0
= g
1
x
0
.
Queste equivalenze dimostrano che la f ` e ben denita ed iniettiva. Essa ` e anche
bigettiva perch e abbiamo supposto che lazione fosse transitiva. Poich e f (g[h]) =
f ([gh]) = ghx
0
= g f ([h]) (al solito indichiamo con [h] la classe di equivalenza
di h G in G/H), la f ` e una G-applicazione e quindi, essendo invertibile, una
G-equivalenza.
XXIII.2. Azioni continue
Siano G un gruppo topologico ed F uno spazio topologico.
Denizione XXIII.2.1. Unazione (23.1.1) di G su F si dice continua se lappli-
cazione G F (g, x) gx F ` e continua.
In questo caso G agisce su F mediante omeomorsmi.
Denizione XXIII.2.2. Chiamiamo G-spazio uno spazio topologico F su sui sia
denita unazione continua di un gruppo topologico G.
Lemma XXIII.2.3. Se F ` e un G-spazio, la proiezione : F F/G sullo spazio
delle orbite ` e aperta.
Se inoltre F ` e uno spazio di Hausdor compatto e G un gruppo compatto,
allora la proiezione : F F/G ` e anche chiusa.
Dimostrazione. Se A ` e un aperto di F, allora

1
((A)) =
_
xA
Gx =
_
gG
gA
` e aperto, perch e ciascuno degli insiemi gA, immagine di A mediante lomeomor-
smo di F denito da g, ` e aperto. Questo equvale ad aermare che (A) ` e aperto
Supponiamo ora che F sia di Hausdor compatto e G sia compatto. Allora
lapplicazione (23.1.1) ` e chiusa. Infatti un chiuso di G F ` e compatto, e quindi la
sua immagine in F mediante lapplicazione continua (23.1.1) ` e compatta e quindi
XXIII.3. ALCUNI FIBRATI PRINCIPALI 401
chiusa, perch e i compatti di F sono chiusi. Se K ` e un sottoinsieme chiuso di F,
allora
1
((K)) ` e limmagine del chiuso G K mediante la (23.1.1) e quindi ` e un
chiuso. Questo dimostra che (K) ` e chiuso per ogni chiuso K di F.
Denizione XXIII.2.4. Siano G
1
e G
2
due gruppi topologici e : G
1
G
2
un omomorsmo di gruppi topologici. Dati due G
i
-spazi F
i
(i = 1, 2) diciamo
che una f : F
1
F
2
` e una -applicazione di un G
1
-spazio in un G
2
-spazio se
f (gx) = (g) f (x) per ogni x F
1
e g G
2
.
Se G
1
= G
2
= G, lidentit` a, ed f : F
1
F
2
un omeomorsmo ed una G-
applicazione, anche f
1
: F
2
F
1
` e una G-applicazione. In questo caso diciamo
che f ` e unequivalenza di G-spazi.
Osservazione XXIII.2.5. Se H ` e un sottogruppo del gruppo topologico G, lazione
di G su G/H ` e transitiva e continua.
Osservazione XXIII.2.6. Sia F un G-spazio su cui G operi transitivamente. Fis-
siamo un punto x
0
F e sia H lo stabilizzatore di x
0
. Risulta allora denita una
G-applicazione bigettiva e continua f : G/H F. Non possiamo dire in generale
che questa sia unequivalenza di G-spazi.
Ci ` o vale senzaltro nel caso in cui G sia compatto ed F di Hausdor, perch e
unapplicazione continua e bigettiva tra spazi di Hausdor compatti ` e anche un
omeomorsmo.
XXIII.3. Alcuni brati principali
In questo paragrafo descriviamo alcuni brati principali di gruppi di Lie com-
patti.

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