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colici espressi nel poema.

Finita la lettura di alcuni brani, domand al critico i l suo giudizio; e questi brutalmente gli disse: Un letamaio profumato al patchouli. (L'esprit de Vron). 2919. Il disegnatore caricaturista Cham spiegava cos la propria calvizie: La mia statura cos elevata, che i miei capelli han la vertigine e... cadono. (DE LA BATU T, L'esprit des grands hommes). 2920. Nobile di origine, il caricaturista Cham, senza essere in rotta con la pro pria famiglia, viveva per conto suo in un ambiente un po' strano, e dava ricevim enti ai quali poteva intervenire chicchessia, anche senza conoscere il padrone d i casa neppur di vista. Fu in casa sua che avvenne il dialogo divenuto famoso., Io mi annoio, gli disse un invitato che non lo conosceva. Se ce ne andassimo? A chi lo dite! rispose Cham. Ma io non posso andarmene: sono il padrone di casa. (JOLLIVET, Souvenirs). CHAMBERLAIN Giuseppe nato a Camberwell nel 1836 - morto a Higbury nel 1914; uomo politico inglese, fu pi volte ministro. 2921. A diciotto anni, era a capo della ditta Nettlefold, Chamberlain e C, una fa bbrica di scarpe. Nettlefold era suo zio. Attivo, diligente, ardito,- privo di s crupoli, il giovanetto seppe combattere ogni sorta di concorrenza, vendendo i su oi prodotti a perdita: in tal modo trascin a rovina molte case rivali. Chamberlai n compr allora a basso prezzo il fallimento dei rivali, ottenendo cos una specie d i monopolio: e da un giorno all'altro raddoppi i prezzi delle sue calzature e pot proclamarsi il re delle scarpe . E re assoluto, non costituzionale. A soli trentotto anni d'et, si ritir dalla vita attiva degli affari, con una gross a fortuna. E si dedic allora alla politica. Freddo, cortese, riservato, elegante, non amava affatto lo sport e la fatica fis ica. Non conosco diceva neppure di vista la bicicletta, non vado a cavallo, non mi pi ace di camminare quando posso andare in carrozza, non ho mai preso parte a nessu na specie di sport e non capisco nulla di giuoco. (Nuova Antologia, 1900). 2922. Chamberlain si serviva raramente della sua vettura e preferiva dar la cacc ia a qualche carrozzella di piazza. Un giorno suo zio, il grande Gladstone, che era allora primo ministro, mentre se ne andava a piedi, come suo costume, a una riunione del Consiglio dei Ministri, fu urtato da una carrozzella e cadde a terr a. L'illustre statista si rialz, senza essersi fatto un gran male, e il suo primo pensiero fu di rincorrere la carrozzella, per saper il nome del cocchiere colpe vole. Ma, mentre il ministro stava per raggiungerla, il cocchiere diede una frus tata al cavallo e la carrozza scapp via. Gladstone dovette darsi per vinto. Arrivato in ritardo al Consiglio, si scus dicendo che era stato rovesciato a terr a da un imbecille di cocchiere. Chamberlain, che era ministro del Commercio, aggiust il monocolo e disse: Gi; ma vorrei sapere se si addice a un Primo Ministro inglese correre dietro le c arrozze di piazza gridando come un ossesso! E voi come lo sapete? Oh, bella! Dentro la carozzella c'ero io; e sono stato io anzi a gridare al cocc hiere che fuggisse, per scampar una contravvenzione! (Histoires anglaises). 2923. Era feroce contro gli interruttori; ma la sua ferocia consisteva in un suo metodo originale di metterli in ridicolo. Appena qualcuno lo interrompeva, egli sospendeva il discorso e diceva: Se me lo permettete, vorrei pregare quel signore di salire su una sedia perch tut ti abbiano il piacere di vederlo. Dopo di che, Chamberlain continuava, serio e imperturbabile: Ora, signore, vorreste aver la cortesia di parlare? Mi dispiacerebbe che qualcun o non avesse sentito ci che avete detto. L'interruttore, confuso, balbettava qualche frase; e Chamberlain, ascoltandolo c on un malizioso sorriso, si aggiustava tranquillamente il monocolo; poi volgendo si verso l'uditorio, riprendeva il suo discorso senza tener nessun conto dell'in terruzione. (Harper's Monthly Magazine, agosto 1900). 2924. Giuseppe Chamberlain aveva piantato alcuni alberelli nel suo giardino a Hi

gbury e voleva che tutti li ammirassero. Naturalmente questa mania del grande uo mo faceva l'allegria di Neville Chamberlain, uno dei figli del ministro. Un giorno che Chamberlain dava nella sua villa un pranzo di gala, il figlio giun se in gran ritardo, per circostanze speciali che non teneva affatto di far saper e al genitore. Come mai non siete stato puntuale? gli domand, in tono di rimprovero. il padre se vero. Il giovane cercava invano una scusa plausibile; poi tutt'a un tratto con un sorr iso rispose: Che volete? Mi ero sperduto nella vostra foresta! (Histoires anglaises). 2925. La sua passione erano le orchidee. Vi spese somme favolose, ma ne aveva un a collezione celebre in tutto il mondo dei floricultori. Nello spettacoloso giar dino della sua villa presso Birmingham, una ventina di giardinieri si occupavano solo di coltivar orchidee. Una variet porta il suo nome: Anterium Chamberlianum. Durante la sessione parlamentare, questi suoi giardinieri avevano la missione di fargli pervenire ogni giorno due orchidee: una appena s'apriva la seduta alla C amera dei Comuni, e l'altra quando la seduta stava per chiudersi. In tal modo la sua bottoniera era in festa perpetua. (Nuova Antologia, 1900). 2926. Il famoso uomo politico inglese godeva di una salute di ferro non ostante la sua tarda et. Un giorno, un amico lo preg di rivelargli il segreto di tanta rob ustezza e resistenza fisica; e Chamberlain rispose: Volentieri, amico mio. Non camminate mai, quando potete andare in carrozza, e di due sigari, scegliete sempre il pi grosso e il pi forte. (Minerva, 16 dicembre 19 23). 2927. Parlando di Gladstone col suo figliuolo Austen Chamberlain, disse un giorn o: I grandi uomini sono come le montagne; soltanto da lontano possibile apprezzarne giustamente l'altezza. (A. CHAMBERLAIN in Le Journal, 19 ottobre 1934). 2928. Una marchesa, convinta femminista, diceva una sera nel suo salotto: Tempo verr che l'Inghilterra sar governata dalle donne. In quel mentre entrava Cha mberlain nella sala, e inchinandosi a baciar la mano della marchesa, rispose: E non ci sar nulla di nuovo. (Histoires diplomatiques). CHAMBERLAIN Austen nato nel 1863 - morto nel 1933; uomo politico inglese, figlio di Giuseppe. 2929. Il ministro inglese Austen Chamberlain raccontava spesso questo aneddoto. Quando da giovane usc dall'universit di Cambridge, and a far visita alla sua balia, che abitava appunto in un villaggio presso Cambridge. La brava donna gli domand che cosa intendeva di fare; e Chamberlain, credendo di sbalordire la balia, le disse: Mi dar alla politica. Ah, signor Austen! esclam la donna un bravo giovane come voi! E perch non cercate invece di far qualcosa di utile? (Manuel gnral, 12 maggio 1934). 2930. Quando Lloyd George diede non so che aspetto-teatrale alla politica ingles e, contro la tradizione aristocratica di .quel paese, Austen Chamberlain disse: Non affatto proibito a un uomo politico inglese d'aver del genio; ma -non ci pia ce che, per dimostrarlo, porti i capelli lunghi. (Gringoire, 18 gennaio 1940). CHAMBORD (Enrico d'Artois, conte di) nato a Parigi nel 1820 - morto nel castello di Frohsdorf (Austria) nel 1883; fig lio postumo del duca di Berry; pretendente al trono di Francia; chiamato dai leg ittimisti col nome di Enrico V. 2931. Quando suo padre, il duca di Berry, fu ucciso, la duchessa di Berry era in cinta. Sarebbe stato un maschio? Sarebbe stato il tanto desiderato erede del tro no? Ma, mentre i legittimisti speravano, i repubblicani e i bonapartisti diffida vano: temevano cio che ci potesse essere una mistificazione e una sostituzione d' infante. La madre, duchessa di Berry, pertanto, a ci che queste supposizioni foss ero provate false sin dall'origine, volle partorire dinanzi a testimoni, e non v olle esser liberata fin che non fossero presenti tutti i dignitari di Corte. Il piccolo Enrico fu chiamato Il figlio del miracolo. Ma aveva appena dieci anni, q uando il nonno Carlo X fu detronizzato dalla rivoluzione del 1830 e anche il pic colo Enrico dovette fuggire in esilio. Per ridargli il trono, la duchessa di Ber

ry sollev la Vandea, ma inutilmente. (LAROUSSE). 2932. Nel 1873, stava quasi per riuscire a ottenere il trono di Francia; se non che egli guast ogni cosa con la pretesa che alla bandiera tricolore venisse sosti tuita la bandiera bianca della monarchia borbonica. Fu a proposito di tale prete sa, che il maresciallo Mac Mahon pronunci la frase celebre: Se la bandiera bianca venisse innalzata invece della tricolore, i fucili sparere bbero da soli! (LAROUSSE). 2933. Il conte di Chambord amava molto andar a caccia, e suo compagno in queste partite era un certo abate Lsis, molto simpatico e gioviale. L'abate un giorno aveva sparato contro qualcosa che si muoveva tra il grano. Que sto qualcosa era il sedere di una contadina, curva per estirpare delle erbacce n ate in mezzo alla messe. Il buon prete ne era inconsolabile e spiritosamente dic eva: Non mi perdoner mai d'aver a questo modo sfigurato una donna! Quando il bravo pre te fu sul letto di morte, il conte di Chambord and a fargli visita. Avete delle commissioni domand lo spiritoso moribondo per Enrico IV? (Les nouvell es littraires, 6 dicembre 1930). 2934. A un tale che voleva diventar cortigiano, il conte di Chambord. dipingeva cos, realisticamente, i costumi di Corte: A Corte, ragazzo mio, bisogna sedere quando si pu, pisciare quando. gli altri vog liono e chiedere tutti i posti vacanti. (Les nouvelles littraires, 6, dicembre 19 30). CHAMFORT (Nicola Sebastiano Roch, detto di) n. 1741 - m. 1794; letterato frances e. 2935. Il suo vero nome era Sebastiano Nicola Roch: e Chamfort era uno pseudonimo inventato da lui per far credere a un'origine nobiliare. Una volta il marchese di Crqui l'ebbe a rimproverare di questo. Come! In un'epoca di filosofia, in cui si bada pi alla sostanza che a in cui una persona d'ingegno pu trovarsi alla pari con qualunque vecchio aristoc ratico, voi, filosofo, avete cambiato nome? Ma non sapete che oggi al nome non s i d pi importanza? - Dite bene rispose Chamfort; ma provate un po' una volta di farvi annunziare, i nvece che col vostro nome di marchese di Crqui, come il signor Criquet; e vedrete se i nomi hanno o non hanno importanza! (RICHEPIN, Chamfort). 2936. La regina Maria Antonietta si rallegrava con Chamfort del gran successo ch e aveva a Corte. - Si pu sapere gli domand come avete fatto a sedurre tanta gente? - La cosa semplicissima, Maest rispose Chamfort; quando si vuol piacere al bel mo ndo, bisogna rassegnarsi a lasciarsi insegnare ci che gi sappiamo da gente che non lo sa. (RiCHEPIN, Chamfort). 2937. Si parlava a Chamfort del pubblico. Un momento rispose l'illustre uomo bisognerebbe prima sapere quanti sciocchi ci vogliono per fare un pubblico. (LEON VALLE, La Sarabande). 2938. Un giorno fu chiesto a Chamfort come si potesse evitare di diventare misan tropi. Non c' niente di pi facile rispose egli; bisogna non aver carattere e disabituarsi dal pensare! (BCRING, Das goldene Buch der Anekdoten). 2939. Qualcuno diceva a Chamfort di non aver fatto che una sola cattiva azione d urante la propria vita. - E quando finir? domand Chamfort. (Encyclopdiana). 2940. Un giorno Chamfort conversava con un ministro che faceva sentir troppo la superiorit della sua carica. Allora Chamfort, perduta la pazienza, gli disse: Signore, non crediate che io ignori che voi siete superiore a me; ma so anche ch e pi facile essere mio .superiore che mio eguale. (Encyclopdiana). 2941. Il giorno dopo che furono soppresse le pensioni ai letterati, Chamfort fu a casa di Marmontel e trov tutta la famiglia in lagrime perch quel decreto riducev a il povero Marmontel in miseria, come del resto vi riduceva anche Chamfort. Ma Chamfort aveva pi forza d'animo. Prese dunque sulle ginocchia uno dei figli di Ma rmontel e, accarezzandolo, gli disse: Vieni, piccolo mio, tu un giorno varrai pi di noi; tu un giorno pian-aerai a sent

ir raccontare che tuo padre ha avuto la debolezza di piangere per una pensione s oppressa. (ROEDERER). 2942. Quando Chamfort fu sul letto di morte, disse a Sieys che era venuto a visit arlo: - Ecco che io me ne vado finalmente da questa vita, dove bisogna che il cuore si spezzi o si faccia di bronzo. (P. J. STAHL). CHAMPAIGNE Filippo n. 1602 - m. 1674; uno dei pi grandi pittori della Scuola Fiamminga. 2943. Filippo Champaigne fu un abilissimo pittore, e familiare ed amico della re gina madre. Il cardinal Richelieu, volendo farne un suo seguace, gli offr grandi fortune; ma il pittore, fedele alla sua regina, quanto disinteres sato, fece rispondere: Io non ho che un'ambizione, di esser il primo nella mia arte. Pertanto non ho ni ente da desiderare dal signor cardinale, che nulla pu fare per farmi diventare un gran pittore. Di tutto il resto non mi curo. (Encyclopdie mthodique). CHAMPCENETZ (il cavaliere di) nato a Parigi nel 1760 - decapitato nel 1794; uno dei pi spiritosi ultrarealisti francesi al tempo della Rivoluzione. 2944. Era pieno di debiti; ma soleva scusarsene coi tempi: Oggi si ha soltanto quel che si mangia! Erano i tempi della Rivoluzione Francese, e certo non erano tempi facili per nes suno. Del resto diceva i debiti sono come le donne; pi se ne hanno e meno se ne pagano. (LAROUSSE). 2945. Davanti al tribunale rivoluzionario, dopo aver udito la sua sentenza di mo rte, Champcenetz domand al presidente se non era possibile farsi sostituire. Andando alla ghigliottina, incespic su uno dei gradini e disse ai suoi compagni: Questo di cattivo augurio; se fossi superstizioso, tornerei a casa. (BIENSTOCK, Le livre de chevet). CHAMPOLLION Gian Francesco nato a Figeac il 22 dicembre 1790 - morto a Parigi il 4 marzo 1832; famoso egitt ologo e orientalista; scoperse la scrittura detta geroglifica e lasci una grammat ica egiziana. 2946. Champollion fu vittima d'un brutto tiro da parte del suo segretario. Il fa moso egittologo aveva ricevuto da un suo amico, il maggiore Williers, che viaggi ava nell'Alto Egitto, il calco di una magnifica iscrizione ritenuta contemporane a di Ramses il Grande. Champollion, allora occupatissimo in altri lavori, diede il calco al segretario, perch glielo mettesse da parte per momenti migliori. Il s egretario lo pos in un *angolo e non ci pens pi. Quando, di l a qualche giorno, Cham pollion gli richiese il calco, questo era sparito e, per quante ricerche il segr etario facesse, non lo trov pi. Il poveretto, per evitare il licenziamento, gioc d' audacia e disse: Ho trascritto il calco fedelmente, per vostra comodit. Domani vi dar la mia trascr izione. Prese poi un foglio di carta e vi butt gi tutti i geroglifici che gli venivano in mente; e lo port a Champollion, il quale si mise subito all'opera di decifrazione , che dur quarantotto ore. Quando usci dal suo studio, l'egittologo era felice. Ecco un frammento disse che completer quelli di Manetone e getter nuova luce sugli ultimi tempi della diciottesima dinastia. Tutto il mondo scientifico infatti parl della nuova scoperta e della geniale inte rpretazione dello Champollion, mentre lo sfrontatissimo segretario, stordito da quel concerto di elogi, si domandava se non avesse per caso scritto prosa egizia na senza saperlo. (Revue, 1 settembre 1913). CHANGARNIER Nicola Teodulo n. 1793 - m. 1877; generale e uomo politico francese. 2947. Changarnier stava spiegando a Bugeaud il piano di battaglia e gli dava le istruzioni del caso. Ho capito interruppe Bugeaud ho gi partecipato a parecchie battaglie per sapere c he cosa debbo fare. Changarnier lo guard un poco e poi disse, asciutto asciutto:

Questa non una buona ragione. Anche il maresciallo di Sassonia aveva un mulo che aveva fatto tutte le sue campagne, e tuttavia quel mulo non sapeva niente lo st esso. (LEON VALLE, La Sarabande). CHAPELAIN Giovanni n. 1595 - m. 1674; letterato francese. 2948. Il poeta Chapelain era avarissimo. Menage racconta che essendo un giorno a ndato a fargli visita con Pellison, vide sul suo focolare gli stessi tizzoni che vi aveva visti dodici anni prima. Quando mor la moglie, colui che egli aveva incaricato delle spese dei funerali gl i port un conto di tremila franchi. Tremila franchi! esclam Chapelain esterrefatto; ma allora era meglio che non mori sse! (GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). CHAPELLE (Claudio Emanuele Lullier, detto) n. 1621 - m. 1686; letterato francese famoso per il suo spirito. 2949. Chapelle si ubriacava volentieri, e il suo amico Boileau faceva grandi sfo rzi per guarirlo da questo vizio del bere. Una volta Boileau lo vide uscire dall 'osteria. Vergogna! gli disse essere sempre in questo stato! cominciava una delle sue solite lavate di capo. Ma Chapelle tagli corto, esclaman do: Credi a me, io sono molto meno ubriaco di vino di quel che tu sei ubriaco di org oglio per i tuoi versi. Questa risposta sanguinosa sta a indicare che Chapelle era assai meno ubriaco ch e non sembrasse. (E. COLOMBEY, Ruelles, salons, etc.). 2950. Quando Chapelle era ubriaco, diceva ogni sorta di schiocchezze. Una sera, in una conversazione, si parlava di una giovane sposina. Oh, s! molto bella disse Chapelle, pi brillo che mai ci ho dormito insieme. La cosa fu riportata alla sposa; la quale, incontrando di l a qualche giorno Chap elle, nella pienezza dei suoi sentimenti, l'invest con male parole. Badate, signora, rispose Chapelle che se la prendete su questo tono, un'altra vo lta non vengo pi a dormire con voi! (Encyclopdiana). 2951. Una sera, il buon Chapelle era a pranzo col maresciallo d'Hoquincourt, suo amico. Avendo tutti e due bevuto assai, vennero a parlare di religione, e pur a mmettendo che bisogna essere buoni cristiani, convennero che era molto difficile mantenersi buoni tutta la vita, e perci rimpiangevano i martiri che, con poche o re di sofferenze, si acquistavano il paradiso per tutta l'eternit. Chapelle allora propose di andare a predicare la fede in Turchia dove certo sarebbero stati fatti prigionieri dal Sultano. Allora egli risponderebbe c on fermezza e sarebbe martirizzato; il maresciallo avrebbe, fatto altrettanto do po di lui, e Chapelle gli andrebbe incontro in paradiso. A queste parole, il mar esciallo si offese, dicendo che toccava a lui, pel suo grado e per la sua nobilt, essere martirizzato per primo. Chapelle gli rispose per le rime, e i due si azz uffarono, tirandosi i piatti e dandosi botte da orbo. Corsero a dividerli alcuni che passavano di li e che restarono ben sorpresi e risero assai a sentire le ca use di quel diverbio. (Encyclopdie mthodique). O 2952. Chapelle andava spesso a pranzare in casa della signorina Chouars, dove si mangiava bene e si beveva meglio. Anche la signorina, come Chapelle, era una solenne bevitrice. Una sera, la cameriera, entrando nella sala da pranzo per il servizio, trov che la sua padrona piangeva a calde lagrime e Chapelle sospirava e si lamentava. Incuriosita, volle sapere la ragione di tanto dolore, e Chapelle le disse: Piangiamo la morte del grande poeta Pindaro, che i medici hanno ammazzato dandog li delle medicine contrarie al suo male. E tanto Chapelle quanto la signorina si misero a parlare con la cameriera di que lla morte, in termini cos accorati, che la povera ragazza, dimenticando il serviz io, si mise a piangere con loro e i due non riuscivano pi a consolarla. (Encyclopd ie mthodique). 2953. Il poeta Chapelle frequentava il salotto di Ninon de Lenclos; ma in consid erazione delle sue frequenti sbornie, ne fu escluso. Egli promise a s stesso di v endicarsene, facendo contro Ninon un epigramma al giorno. Eccone uno dei miglior

i: Tutti si meravigliano che la bella Ninon ragioni con tanta competenza di Plat one.Eppure niente di pi naturale, dal momento che, badando alla sua et, facile cap ire che essa ha conosciuto di persona questo grande filosofo . (E. COLOMBEY, Ruel les, salons, etc.). 2954. Il duca di Brissac, volendo passare alcuni giorni nelle sue campagne, si p ort con se Chapelle, la cui compagnia era amabilissima. Se non che avvenne che, d opo qualche giorno, Chapelle fece amicizia con un canonico del luogo, il quale e ra gran ghiottone e gastronomo. Chapelle si attacc a lui, e faceva giorno e notte scorpacciate grandissime, senza ricordarsi pi del duca di Brissac. Costui, doven do tornare a Parigi, fece sapere a Chapelle che era venuto il momento di partire . Ma non cos l'intendeva Chapelle, il quale, piuttosto che abbandonare il nuovo a mico e i suoi succulenti manicaretti, si sarebbe lasciato impiccare. Preso alla sprovvista dal duca, non si perdette d'animo e gli rispose: - Mi dispiace, duca, ma io non posso venire pi con voi; perch ho letto proprio sta mane in Plutarco che chi segue i grandi diventa loro servo. Figuratevi se io vog lio perdere la mia cara libert! Invano il duca cerc di persuaderlo che egli lo trattava da amico e non da seguace ; Chapelle, che aveva trovato la sua cuccagna, fu irremovibile. (Encyclopdie mthod ique). 2955. Domandarono a Chapelle se non avesse mai avuto desiderio di prender moglie . S, rispose -- qualche volta,... al mattino! (LAROUSSE). CHAPLIN Charlie, detto Charlot nato a Londra, il 16 aprile 1889, famosissimo attore cinematografico. 2956. Era sceso un giorno, con un modestissimo bagaglio, in uno dei pi sontuosi a lberghi di Atlantic City. Sul registro dei viaggiatori figuravano nomi illustri: il principe X, e il suo seguito , la duchessa Y, e il suo seguito ecc. Allora, per non esser da meno, Charlot scrisse: Charlie Chaplin, il seguito... a domani . (Minerva, 1 gennaio 1926). CHARDIN Giovanni Simone n. 1699 - m. 1769; pittore parigino. 2957. Chardin, pittore francese della met del secolo XVIII, aveva avuto la commis sione di un quadro. Ma il committente voleva che i colori fossero molto vivi e b rillanti. E chi vi ha dato a intendere - rispose Chardin che i quadri si fanno coi colori? (PANCKOUCKE). CHARLET Nicola n. 1792 - m. 1845; valente disegnatore e pittore francese. 2958. Il famoso disegnatore Charlet invit un giorno a pranzo un suo amico in un r istorante di Parigi; ma, al momento di pagare il conto, si accorse di aver dimen ticato a casa il portafoglio. L'amico non aveva un soldo in tasca. Come fare? Ch arlet non si perde d'animo: si fa portare carta, penna e calamaio, disegna sulla carta un cacciatore con in mano una lepre, vi scrive sotto: Buono per quindici franchi; e prega il cameriere di portare quel foglio all'editore Moyon. Infatti, di l a poco il cameriere, con lo stupore dipinto in volto, port a Charlet la somm a che egli aveva chiesto, e il pranzo fu pagato. (TOURNEUX, Charlet). CHAROT (Francesco de) nobiluomo francese, vissuto nella seconda met del XVII secolo. 2959. La duchessa d'Aguillon, nipote del cardinale Richelieu, si lament un giorno con la regina che la signorina di Saint-Chaumon le avesse rimproverato di avere avuto cinque o sei bambini da suo Zio. Eh! signora, disse Charot, che era presente non sapete che di ci che si dice a co rte, bisogna credere solo la met? (Encyclopdiana). CHASLES Michele nato a Epernon il 15 novembre 1793 - morto a Parigi nel 1880 insigne matematico. 2960. L'insigne geometra era un appassionato collezionista di autografi. Il famo so falsario Vrain Lucas, sapendo questa sua passione, ne approfitt indegnamente, turlupinandolo in modo grossolano. Gli vendette falsi autografi di Newton, di Ga lileo, di Carlomagno, di Pitagora, di Archimede... per una somma che raggiunse l e centocinquantamila lire. Malgrado l'abilit somma del falsario, ogni tanto gli e

ra sfuggito, nei falsi autografi, qualche anacronismo o sciocchezza che avrebbe dovuto metter sull'avviso Chasles. Una volta Flammarion gli dimostr che nell'autografo di Galileo... c'era un errore di astronomia ; ma Chasles era cos infatuato, che, crollando le spalle, rispose: Oh, questo poco importa! Ma la lettera proprio di Galileo. Qualche tempo dopo Vr ain Lucas gli vendette un lasciapassare per Giulio Cesare scritto di pugno di Ve rcingetorige... in francese! E lo scienziato bevve anche questa. Tanto le passioni ci acciecano! (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). CHATEAUBRIAND Renato nato nel 1768 - morto nel 1848; insigne letterato e poeta francese. 2961. Emigrato a Londra, durante la Rivoluzione, il povero Chateaubriand pass gio rni di squallida miseria. Faceva vita in comune col suo amico Hingant, ma tra tu tt'e due, un triste giorno, non avevano che sessanta franchi. Diminuirono la raz ione dei viveri, come si fa in una citt assediata . Hingant per l'inedia diventava pazzo: si credeva perseguitato e piangeva e rideva senza motivo. Vivevano ormai di solo pane, e siccome si vergognavano di far sapere alla padrona di casa la l oro vera situazione, si facevano portare come il solito l'acqua calda per il t; m a poi che non avevano il t, si limitavano a bere l'acqua calda zuccherata. Per in gannare la fame, Chateaubriand masticava la carta. E quando passava per strada d inanzi alle botteghe dei fornai, il suo tormento diventava terribile. Una sera d 'inverno rest a lungo davanti alla vetrina di un negoziante di frutta secche, div orando con gli occhi tutta quella grazia di Dio. Avrei mangiato diceva non solo le frutta secche ma anche i panieri che le conten evano! (MAUROIS, Chateaubriand). 2962. Non ostante questa vita di orribili privazioni il suo orgoglio nobiliare n on lo abbandonava. Per soccorrere la sua miseria, il suo amico Peltier gli aveva trovato un posto di professore di francese in un pensionato del Suffolk. Uno Chateaubriand gli aveva risposto il giovane emigrato ha dei precettori, ma n on diventa il precettore di altri! Tuttavia l'amico lo persuase ad accettare; e siccome all'ultimo momento Chateaub riand recalcitrava, ve lo condusse a viva forza. Sar meglio fare il precettore che morire di fame gli disse. (MAUROIS, Chateaubria nd). 2963. Da giovane, quando dovette emigrare in Inghilterra, era cos delicato di cos tituzione e cos magro e pallido, che suo cugino, temendo per la sua salute, lo po rt a visitare da un medico illustre, un certo dottor Godwin. Costui, avendo saput o che il giovane aveva pi volte sputato sangue, gli disse brutalmente: - La vostra vita sar molto corta. Questo responso gli fece prendere una vera passione per i cimiteri, per i discor si lugubri, per la malinconia. La quale rest poi sempre nel fondo del suo caratte re. Molti e molti anni dopo, ambasciatore a Roma, quando dava uno dei suoi fasto si ricevimenti, nel vedere le belle e giovani donne romane che splendevano di gr azia nei suoi salotti, egli non poteva sottrarsi al pensiero che tutte quelle gi ovani bellezze erano destinate a finire in un sepolcro gentilizio. sotto forma d i polvere quasi impalpabile. E per s stesso non sognava che di poter morire a Roma, per avere almeno (diceva) un gran sepolcro per chiudervi una piccola vita. (MAUROIS, Chateaubriand). 2964. Aveva scritto e faceva rappresentare una tragedia, il Mos; ma, non osando a ssistere egli stesso alla prima recita, vi mand un suo domestico e ne attese con ansia il ritorno. Ebbene? Come andata? gli domand, appena lo vide arrivare. Benissimo, benissimo rispose il domestico. Da principio pareva che non ne voless ero sapere, e stavano tutti muti; ma in seguito si sono divertiti molto: ridevan o, ridevano, tutta una gran risata sino in fondo. (Minerva, 30 dicembre 1933). 2965. Quando usc il Genio del cristianesimo, Chateaubriand disse: Vorrei che questo libro facesse tanto chiasso da arrivare sino in Cielo, ove mia madre morta. Il chiasso ci fu e fu tale che mut affatto l'idea che Chateaubriand s'era fatto d i s stesso. Da allora egli ebbe una grande ambizione politica, senGSPLIT:uPalazzi-Z

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