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03/12/13

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A Google il 40% della pubblicit online. Nel 2013 il mercato cresce a 1,5 miliardi
Il presidente di Iab Italia, Simona Zanette: "Abbiamo rinunciato a una fetta di mercato, ma per rilanciare gli investimenti sul web serve una rete pi potente. Il problema non solo la copertura"
di GIULIANO BALESTRERI

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Simona Zanette, presidente Iab Italia

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iab italia , pubblicit online , web, investimenti pubblicitari, google , facebook, Simona Zanette

MILANO - Infrastruttura di rete, alfabetizzazione e qualit. Senza questi ingredienti l'Italia non prender mai il treno del web lasciando sul terreno punti di Pil e milioni di investimenti. Basti pensare a Google che nelle stime di Iab Italia pesa per circa il 40% della raccolta pubblicitaria online che a fine anno arriver poco oltre quota 1,5 miliardi. Facebook, il grande rivale, non supera quota 20 milioni, poco pi dell'1% del totale. "La colpa anche nostra" dice Simona Zanette presidente di Iab Italia che aggiunge: "Quindici anni fa avevamo i nostri motori di ricerca, poi abbiamo rinunciato a una bella fetta di mercato. E' evidente che si tratti di un problema anche culturale, restiamo un paese legato alla televisione e ai video". E cos sebbene gli investimenti pubblicitari sul web crescano del 7,7% sul 2012, restano tuttavia tra l'8 e il 10% della raccolta totale.

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In Gran Bretagna internet il primo mezzo come raccolta pubblicitaria. In Italia sembra impossibile colmare il divario con la televisione. "Non possiamo paragonarci a paesi che hanno peculiarit molto diverse dalle nostre. In Italia la televisione ha una copertura senza uguali e un costo degli investimenti pubblicitari tra i pi bassi. Inoltre, siamo anche refrattari ai cambiamenti. Ci sono due grandi differenze: da un lato l'infrastruttura che ancora manca; dall'altro l'alfabetizzazione. Il 44% degli italiani non usa il web: peggio non ne sente la necessit. Bisogna creare questa necessita, magari con una maggiore digitalizzazione della pubblica amministrazione. Basti pensare alla scuola: lo scorso anno sono stati 500 gli studenti a iscriversi al primo anno attraverso internet, quest'anno con l'obbligo di procede online, sono stati il 98%. Anche in questo modo si crea conoscenza e consapevolezza". Non semplice digitalizzare la pubblica amministrazione in un paese diviso a met. Un italiano su due non ha internet veloce. "E' vero, ma il digital divide non solo questo. Siamo fanalino di coda nella penetrazione del mezzo, ma anche nella potenza. Basta guardare all'agenda digitale dell'Unione europea. Una rete cos lenta, ad eccezione delle citt come Milano e Roma, inficiante per le comunicazioni, i prodotti editoriali e gli investimenti pubblicitari. Non dimentichiamo che siamo un popolo televisivo: per questo siamo i primi utilizzatori di contenuti video, ma senza potenza di banda diventa impossibile. Il governo per fortuna ha capito il problema e inizia a muoversi in questa direzione, anche se sar difficile intervenire con investimenti sulla rete". Da quello che dice sembra che sopravviveranno solo televisione e video. "No, io credo nell'evoluzione dei mezzi verso una forma digitale ed interettiva. Io giornali cambiano: oggi la fonte d'informazione primaria sono i quotidiani online che sostituiscono il cartaceo. La carta, per, resiste e diventa uno strumento di approfondimento".
www.repubblica.it/economia/2013/12/03/news/iab_pubblicit_online-72505867/

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03/12/13

A Google il 40% della pubblicit online. Nel 2013 il mercato cresce a 1,5 miliardi - Repubblica.it

I giornali online hanno milioni di utenti che per ancora non si traducono in ricavi. In questo modo sar difficile mantenere a lungo un'alta qualit dell'informazione. "E' un concetto che deve cambiare, anche se mi rendo conto della difficolt del momento, ma si pu creare un circolo virtuoso: portando sempre pi persone online si possono attrarre maggiori investimenti pubblicitari. La qualit una sfida che i grandi editori devono raccogliere e affrontare, ma possono farlo solo se sostenuti dall'infrastruttura della rete per pubblicare contenuti sempre migliori". Facebook arrivato in Borsa un anno fa scommettendo sull'aumento della raccolta pubblicitaria. Si pu fare un bilancio? "Ci sono aziende in Italia che usano Facebook molto bene, altre meno. Per esempio i gruppi di telecomunicazioni riescono a fare attraverso il social network anche il servizio di assistenza al cliente, ma altre hanno una pagina Facebook pi per dovere che per una vera strategia di comunicazione, in fondo il 98% degli utenti web va sulla piattaforma di Mark Zuckerberg. In Italia per il valore della raccolta pubblicitaria nell'ordine dei 20 milioni di euro". Quali sono i settori che investono di pi sulla rete? "Storicamente erano le tlc, le auto e la finanza, ma ora stanno arrivano grandi investitori dall'alimentare alla cosmetica. Quelli che storicamente puntavano sulla televisione ora stanno scoprendo youtube, soprattutto quando hanno target giovani. Il fenomeno in costante crescita, ma serve uno sviluppo della rete altrimenti si ferma tutto".

(03 dicembre 2013)

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