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Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale

Stefano Siboni
Corso di meccanica razionale
Moto di un punto materiale soggetto ad un campo di forze centrali.
Indice
Campo di forze centrali: denizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1
Regolarit` a nellorigine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1
Il campo di forze centrali `e posizionale e conservativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2
Equazione del moto per un punto materiale in un campo centrale . . . . . . . . . . . . . pag. 4
Integrali primi. (i) Energia meccanica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5
Integrali primi. (ii) Momento angolare rispetto al centro del campo . . . . . . . . . . . pag. 5
Conseguenze dellessere

K
O
un integrale primo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 6
Sistema di riferimento Oxyz in cui il piano del moto
coincide con il piano coordinato Oxy. Costante delle aree . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
Descrizione cinematica dei moti piani:
velocit`a e accelerazione istantanee in coordinate polari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 8
Velocit`a areale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 11
Velocit`a areale e costante delle aree nei moti centrali. 2
a
legge di Keplero . . . . . pag. 13
Equazioni del moto nel piano Oxy in coordinate polari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 13
Riduzione a forma normale.
Calcolo delle condizioni iniziali per il problema di Cauchy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 14
Equazione del moto radiale. Forze ttizie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15
Analisi di Weierstrass del moto radiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 16
Conseguenze dellessere c = 0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17
Formule di Binet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 19
Equazione dierenziale delle orbite in coordinate polari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 19
Discussione di Weierstrass applicata allequazione dierenziale delle orbite
in coordinate polari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 20
Equazione dierenziale delle orbite nel reciproco della distanza radiale . . . . . . . . pag. 26
Moto in un campo newtoniano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 27
Campo newtoniano con correzione inversamente proporzionale al cubo
della distanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 31
Campo centrale elastico con correzione inversamente proporzionale al cubo
della distanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 40
Campo centrale elastico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 41
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Campo di forze centrali: denizione.
Un campo di forze si denisce centrale se esiste un punto sso O dello spazio E
3
per il
quale risulta che:
(1) il vettore forza in un generico punto P E
3
\ {O} `e diretto secondo la retta congiun-
gente O con P, ovvero secondo il vettore P O;
(2) lintensit`a del vettore forza in P dipende soltanto dalla distanza |P O|.
Dalla denizione segue immediatamente che il pi` u generale campo di forze centrali si scrive
nella forma:

F(P) = f(|P O|)


P O
|P O|
=
f(|P O|)
|P O|
(P O) P E
3
\ {O} ,
essendo f una generica funzione di R
+
a valori in R, di conveniente regolarit` a tipica-
mente almeno di classe C
1
. Il punto O viene detto centro del campo di forze centrali.
Regolarit`a nellorigine.
Nella precedente denizione nulla si `e stabilito in relazione al valore assunto dal campo
centrale nel centro O. Molti campi centrali risultano singolari nel centro, dove quindi
il campo di forze non ha un valore denito esempi: campo gravitazionale newtoniano
generato da un punto materiale, campo elettrostatico prodotto da una carica elettrica
puntiforme, secondo la legge di Coulomb. Con questo si intende che il campo non `e
prolungabile con continuit` a in O.
Viceversa, esistono campi centrali per i quali

F(P) ammette un prolungamento con-
tinuo in O prolungamento che `e necessariamente unico per denizione. Un esempio
notevole `e costituito dal campo delle sollecitazioni elastiche che una molla ideale, connessa
per un estremo al punto sso O, esercita su un punto materiale P libero di muoversi nello
spazio E
3
ed al quale sia collegato il secondo estremo della molla.
Si verica facilmente che nel caso di un campo centrale prolungabile con continuit` a nel
proprio centro O deve aversi:

F(O) = 0 .
Per il teorema di caratterizzazione della continuit`a in O mediante successioni, deve risultare
infatti che considerata una qualsiasi successione di punti (P
n
)
nN
, P
n
E \ {O} n N,
convergente ad O:
lim
n
P
n
= O ,
la successione delle immagini attraverso

F deve a propria volta convergere al valore del
campo

F in O:
lim
n

F(P
n
) =

F(O) .
Indicato con P il punto simmetrico rispetto ad O di un generico punto P:
P := O (P O) P E
3
,
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laversi lim
n
P
n
= O implica che allo stesso modo lim
n
P
n
= O, per cui
lim
n

F(P
n
) =

F(O) .
Daltra parte, dalla denizione di campo centrale segue immediatamente che

F(P) =

F(P) P E
3
\ {O} e che quindi
lim
n

F(P
n
) = lim
n

F(P
n
) = lim
n

F(P
n
) =

F(O) .
Dal teorema di unicit` a del limite si deduce pertanto che

F(O) =

F(O)
ossia, equivalentemente, che

F(O) = 0 .
Il campo di forze centrali `e posizionale e conservativo.
La natura posizionale del campo di forze centrali `e evidente dalla denizione. Si tratta di
vericare che il campo ammette sempre un potenziale, almeno nellipotesi che f sia una
funzione continua reale di R
+
.
Indicate con (x, y, z) le coordinate cartesiane
di un generico punto P E
3
rispetto ad
una terna ortogonale Oxyz, la distanza di P
dallorigine O `e data dallespressione:
= |P O| =
_
x
2
+ y
2
+ z
2
e le componenti cartesiane del campo di forze assumono la forma:
F
x
= f()
x

F
y
= f()
y

F
z
= f()
z

.
Conviene analizzare il problema dellesistenza del potenziale distinguendo i casi in cui il
centro O del campo sia o non sia un punto singolare.
(i) Campo

F continuo nel centro O
Se

F `e continua in P = O un potenziale `e dato da:
U(x, y, z) =
_

0
f() d .
In (x, y, z) R
3
\ {(0, 0, 0)} risulta infatti, per il teorema di derivazione delle funzioni
composte:
U
x
(x, y, z) = f()

x
= f()
x

= F
x
(x, y, z)
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e analoghe relazioni valgono per le altre componenti F
y
e F
z
. Nel centro (x, y, z, ) =
(0, 0, 0) la continuit` a di f ed il teorema della media integrale implicano invece, per un

x
(0, 1) opportuno:
U
x
(0, 0, 0) = lim
x0
U(x, 0, 0) U(0, 0, 0)
x
= lim
x0
U(x, 0, 0)
x
=
= lim
x0
1
x
_
|x|
0
f() d = lim
x0
1
x
|x| f(
x
|x|) .
Poiche:

x
|x|
x0
0
si ha che:
lim
x0
f(
x
|x|) = f(0) = 0
ed essendo poi x/|x| limitata, si conclude che esiste il:
lim
x0
|x|
x
f(
x
|x|) = 0
per cui:
U
x
(0, 0, 0) = 0 = F
x
(0, 0, 0)
mentre analoghe espressioni valgono per F
y
(0, 0, 0) e F
z
(0, 0, 0).
(ii) Campo singolare nel centro O
Qualora

F sia singolare in P = O, un potenziale denito (x, y, z) R
3
si avr` a per:
U(x, y, z) =
_

0
f() d ,
0
> 0 costante ,
risultando infatti, come prima:
U
x
(x, y, z) = f()

x
= f()
x

= F
x
(x, y, z)
U
y
(x, y, z) = f()

y
= f()
y

= F
y
(x, y, z)
U
z
(x, y, z) = f()

z
= f()
z

= F
z
(x, y, z)
(x, y, z) R
3
\ {(0, 0, 0)} .
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Equazione del moto per un punto materiale in un campo centrale.
Lequazione del moto per un punto materiale di massa m nel campo centrale

F(P) si
scrive:
m

P =

F(P) (C.1)
e rispetto alla terna cartesiana ortogonale Oxyz si riduce allequivalente sistema di tre
equazioni scalari:
_

_
m x = f()
x

m y = f()
y

m z = f()
z

=
_
x
2
+ y
2
+ z
2
che `e a sua volta riconducibile alla forma normale del primo ordine:
_

_
x = u
y = v
z = w
u =
1
m
f()
x

v =
1
m
f()
y

w =
1
m
f()
z

.
(C.2)
Lequazione dierenziale ottenuta `e denita per:
(t, x, y, z, u, v, w) R R
3
\ {(0, 0, 0)} R
3
se il centro O costituisce un punto singolare del campo di forze, mentre si avr` a semplice-
mente:
(t, x, y, z, u, v, w) R R
3
R
3
qualora il campo non presenti alcuna singolarit` a. In ogni caso il dominio di denizione
delle equazioni del moto `e un sottoinsieme aperto in R
7
. Il problema di Cauchy associato
al sistema (C.2) si ottiene assegnando le condizioni iniziali:
(t, x, y, z, u, v, w) = (t
0
, x
0
, y
0
, z
0
, u
0
, v
0
, w
0
) R R
3
\ {(0, 0, 0)} R
3
ovvero in RR
3
R
3
secondo che il centro sia o meno un punto singolare. Nella discussione
seguente si assumer`a che le funzioni a secondo membro in (C.2) siano sucientemente
regolari da assicurare esistenza ed unicit` a della soluzione massimale per qualsiasi problema
di Cauchy con dato iniziale distinto dal centro del campo. La condizione risulta certamente
vericata se f() `e una funzione C
1
di > 0. Si ricorda che, essendo aperto il dominio di
denizione dellequazione dierenziale, la soluzione massimale di ogni problema di Cauchy
risulta sempre denita su un intervallo aperto I della variabile indipendente t.
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Integrali primi.
Il punto materiale in moto in un campo centrale ammette due integrali primi notevoli,
lenergia meccanica ed il momento angolare calcolato rispetto al centro del campo di forze.
(i) Energia meccanica.
Posto per brevit`a P O = x = x e
1
+y e
2
+z e
3
e indicato con il gradiente rispetto
alle coordinate cartesiane (x, y, z), le equazioni del moto del sistema si possono scrivere
nella forma:
m

x =
U
x
(x) = U(x)
e moltiplicando scalarmente membro a membro per

x porgono:
m

x

x U(x)

x = 0
ossia:
d
dt
_
m
2
|

x|
2
U(x)
_
= 0 .
Ci` o implica che lungo qualsiasi soluzione delle equazioni del moto (C.2) la funzione
C
2
:
m
2
|

x|
2
U(x) =
m
2
|

x|
2
+ W(x)
si mantiene costante e costituisce dunque un integrale primo del sistema. La funzione
W(x) = U(x) `e detta energia potenziale del sistema.
(ii) Momento angolare rispetto al centro del campo.
Il momento angolare del punto materiale P rispetto al polo O `e dato dalla relazione:

K
O
= (P O) m

P . (C.3)
Considerato (C.3) lungo una qualsiasi soluzione delle equazioni del moto, la sua derivata
rispetto al tempo diventa:
d

K
O
dt
=

P m

P + (P O) m

P = (P O) m

P
e nella terna inerziale con origine in O risulta pertanto:
d

K
O
dt
= (P O)

F(P) = (P O) f(|P O|)
P O
|P O|
= 0 .
Si `e cos` provato che anche

K
O
rappresenta un integrale primo per il sistema.
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Conseguenze dellessere

K
O
un integrale primo.
Si distinguono i casi in cui lintegrale

K
O
`e nullo oppure diverso da zero.
(i) se

K
O
= 0, il moto del punto materiale `e rettilineo. In tal caso infatti, allistante
iniziale t
0
il moto P(t) deve soddisfare la condizione (P(t
0
) O)

P(t
0
) = 0, che
equivale a richiedere il parallelismo dei vettori P(t
0
) O e

P(t
0
). Una soluzione
massimale del problema di Cauchy pu` o allora essere costruita:
lungo la retta P(t
0
) O se P(t
0
) = 0;
lungo la retta individuata da O e

P(t
0
) qualora sia P(t
0
) = 0 e

P(t
0
) = 0;
come soluzione statica P(t) = O t R, nellipotesi che P(t
0
) = 0 e

P(t
0
) = 0.
Si intende che la condizione P(t
0
) = 0 pu` o ricorrere se e soltanto se il campo di
forze non presenta singolarit` a nel proprio centro O. In caso contrario P(t
0
) = 0 e il
moto rettilineo `e in realt` a connato entro la semiretta uscente dal centro e contenente
P(t
0
). In ogni caso, il moto che ne risulta `e di tipo unidimensionale, ed il
suo andamento qualitativo pu` o essere analizzato per mezzo della usuale discussione
di Weierstrass (in R
+
o in R, secondo che il centro sia singolare o meno).
In eetti, se almeno uno fra P(t
0
) ed

P(t
0
) `e diverso da zero, allora `e denito il
versore n parallelo ad entrambi i vettori P(t
0
) O e

P(t
0
). Si pu` o cercare pertanto
una soluzione della (C.1) della forma:
P(t) O = (t) n , (t) R ,
con (t) funzione reale di variabile reale. Si hanno le relazioni:

n =
1
m

F
_
n
_
P(t
0
) O = (t
0
) n

P(t
0
) =

(t
0
) n
e, essendo

F( n) parallelo a n, il problema di Cauchy equivalente:
_

=
1
m

F
_
n
_
n
(t
0
) = [P(t
0
) O] n

(t
0
) =

P(t
0
) n
che ammette una ed una sola soluzione massimale. Dunque P(t) O = (t) n `e
soluzione massimale di (C.1). Per unicit` a quella deve essere la soluzione massimale di
(C.1). Il moto avviene cos` lungo la retta passante per 0 e di direzione n.
(ii) per

K
O
= 0 il moto del punto materiale avviene in un piano contenente il centro
O e ortogonale a

K
O
. Lungo il moto P(t), denito sullintervallo aperto J di t, vale
infatti:
(P O)

K
O
= (P O) (P O) m

P = 0
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e quindi:
(P O)

K
O
= 0
che scritta in coordinate cartesiane ortogonale rappresenta precisamente lequazione
di un piano passante per lorigine ed ortogonale al vettore

K
O
. Si osservi che lorbita
{P(t) , t J}
non contiene il centro del campo; se ci`o avvenisse, ad un qualche istante t

J
dovrebbe risultare P(t

) = O e dunque

K
O
= (P(t
0
) O) m

P(t
0
) = (P(t

) O) m

P(t

) = 0 m

P(t

) = 0
contro lipotesi.
`
E questo il caso pi` u interessante di moto nel campo centrale.
Di qui in poi si assumer` a sempre soddisfatta la condizione

K
0
= 0.
Sistema di riferimento Oxyz in cui il piano del moto coincide con il piano
coordinato Oxy. Costante delle aree.
Assegnate che siano le condizioni iniziali in modo che risulti

K
O
= 0, il piano del moto P(t)
`e determinato univocamente. Appare quindi del tutto ragionevole, al ne di semplicare
lanalisi, introdurre la terna di riferimento cartesiana ortogonale destra Oxyz in modo che
il piano coordinato Oxy venga a coincidere con il piano del moto. Tale scelta comporta
che il vettore momento angolare

K
O
sia diretto secondo lasse Oz:

K
O
= mc e
3
(C.4)
essendo c R\{0} la cosiddetta costante delle aree, avente le dimensioni di unarea per
unit` a di tempo. Della relazione (C.4) si pu` o fornire una espressione cartesiana esplicita
ricordando che, per la scelta della terna di riferimento, lungo il moto deve aversi:
P O = x e
1
+ y e
2

P = x e
1
+ y e
2
cosicche:

K
O
= (x e
1
+ y e
2
) m( x e
1
+ y e
2
) = m(x y y x)
e pertanto:
c = x y y x . (C.5)
In questa terna di coordinate il moto del punto materiale, soluzione massimale di un
assegnato problema di Cauchy relativo alle equazioni del moto (C.2), `e descritto da funzioni
x(t), y(t) almeno di classe C
2
su un intervallo aperto I di t, oltre che da z(t) = 0 t I.
Vale inoltre (x(t), y(t)) = (0, 0) t I, mentre c = 0.
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Descrizione cinematica dei moti piani: velocit`a e accelerazione istantanee
in coordinate polari.
Nel piano Oxy della terna di riferimento cartesiana ortogonale scelta come descritto al
punto precedente, si introduce il sistema di coordinate polari piane di polo O, coordinata
radiale e anomalia misurata fra il semiasse Ox positivo e il raggio vettore P O,
positivamente orientata rispetto allasse Oz cio`e crescente per rotazioni antiorarie, come
rappresentato in gura.
Poiche si suppone che

K
O
= 0 e che di conseguenza le traiettorie del sistema non passino
per lorigine, `e suciente considerare valori strettamente positivi > 0 della coordinata
radiale, mentre pu` o assumere qualsiasi valore reale. Dato un generico punto P = O nel
piano Oxy, il corrispondente versore radiale `e parallelo e concorde a P O e si scrive
nella forma:
r = cos e
1
+ sin e
2
in termini dei versori e
1
ed e
2
della terna cartesiana. La derivata in del versore radiale
denisce un secondo versore, ortogonale al precedente, detto versore trasverso:

h = sin e
1
+ cos e
2
.
La relazione fra le coordinate polari (, ) e quelle cartesiane (x, y) di P `e data da:
x = cos y = sin (C.6)
per cui il moto regolare P(t), descritto in coordinate cartesiane dalle funzioni C
2
x(t) e
y(t), in coordinate polari si rappresenter` a per mezzo di opportune funzioni (t), (t):
x(t) = (t) cos (t) y(t) = (t) sin (t) t I .
Moto regolare in coordinate polari
Ci si pu` o convincere facilmente che le funzioni t I (t) R e t I R
+
sono a
loro volta di classe C
2
, o comunque della stessa regolarit` a di x(t), y(t). A questo proposito
si osservi che lapplicazione:
: (, ) R R
+
(x, y) = ( cos , sin ) R
2
\ {(0, 0)}
denita dalle (C.6) non costituisce un dieomorsmo C
2
di RR
+
su R
2
\{(0, 0)}. Benche
suriettiva e di classe C

, infatti, lapplicazione non `e iniettiva in quanto:


( + 2n, ) = (, ) (, ) R R
+
, n Z .
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Nondimeno, comunque si ssino
1
,
2
R, tali che
1
<
2
e
2

1
< 2, la restrizione
alla striscia := {(, ) :
1
< <
2
, > 0}:

2
: (, ) := (
1
,
2
) R
+
(x, y) = ( cos , sin ) R
2
\ {(0, 0)}
gode delle seguenti propriet` a:
(i) ha come codominio il settore aperto compreso fra le semirette uscenti dallorigine
O e di equazione =
1
, =
2
vedi gura;
(ii) `e C

al pari di ;
(iii) risulta iniettiva da in ;
(iv) il suo determinante jacobiano vale inne

(x, y)
(, )

sin cos
cos sin

=
e si mantiene quindi diverso da zero per ogni (, ) .
Dal teorema delle funzioni implicite segue che la funzione inversa:

2
:
`e di classe C

sul suo intero dominio di denizione . Lapplicazione

2
costituisce
perci` o un dieomorsmo C

di su .
Si consideri ora una sequenza bi-innita di intervalli aperti (
1,i
,
2,i
), i Z, tali che:
0 <
2,i

1,i
< 2 i Z

1,i
<
1,i+1
<
2,i
<
2,i+1
i Z
+
_
i=
(
1i
,
2i
) = R .
I dieomorsmi

1,i

2,i
deniscono un atlante per il dominio R
2
\ {(0, 0)} del piano Oxy,
che si congura quindi come una 2-variet` a C

di R
2
; essi consentono di convertire il moto
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regolare descritto da x(t), y(t) in un moto regolare in coordinate polari (t), (t), come
richiesto.
Allo stesso risultato si pu`o pervenire anche facendo uso dellidentit` a complessa:
(t)e
i(t)
= x(t) + iy(t)
la quale porge:
(t) =
_
x(t)
2
+ y(t)
2
(C.7)
e:
(t) = i ln (t) i ln
_
x(t) +iy(t)

(C.8)
con:

(t) =
_
x(t) y(t) y(t) x(t)

(t)
2
.
Velocit`a e accelerazione
Nello studio del moto di un punto in un campo centrale `e conveniente determinare lespres-
sione di velocit`a ed accelerazione istantanee in coordinate polari, ovvero delle loro proiezioni
lungo i predetti versori r e

h. Il vettore posizione di un generico P Oxy \ {O} si scrive:
P O = r
e dato un moto regolare denito da opportune funzioni (t) > 0 e (t), di classe C
2
, la
velocit`a istantanea di P al tempo generico t risulter` a:

P = r +
d r
dt
= r +

d r
d
= r +

h
dove:
`e la velocit`a radiale del punto P,

si dice velocit`a trasversa di P ed inne


rappresenta la velocit`a angolare scalare di trascinamento dello stesso P, iden-
ticabile con la velocit` a angolare scalare di una qualsiasi terna cartesiana di origine
O rispetto alla quale il moto di P risulti puramente radiale ovvero lanomalia
costante nel tempo.
Una ulteriore derivazione rispetto al tempo conduce allespressione per laccelerazione:

P = r +

d r
d
+
d
dt
(

h +

2
d

h
d
= r +

d r
d
+
d
dt
(

h +

2
( r) =
= (

2
) r +
_

+
d
dt
(

)
_

h = (

2
) r +
1

+
d
dt
(

)
_

h =
= (

2
) r +
1

d
dt
(
2

)

h
Stefano Siboni 10
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
in cui si distinguono un termine di accelerazione radiale:
a

2
(C.9)
e uno di accelerazione trasversa:
a

=
1

d
dt
(
2

) . (C.10)
Velocit`a areale.
Dato un moto regolare P(t), al trascorrere del tempo il raggio vettore P(t)O spazza una
regione del piano Oxy. Se si indica con P
0
= P(t
0
) la posizione del punto P allistante
iniziale t
0
, larea A(t) della regione D(t) compresa fra i raggi vettori P
0
O e P(t) O e
la traiettoria percorsa da P dallistante t
0
allistante t `e data dallintegrale di supercie:
A(t) =
_
D(t)
1dxdy =
1
2
_
D(t)

y
y x

dxdy
che in forza del teorema di Gauss-Green si riscrive in termini dellequivalente integrale
curvilineo:
A(t) =
1
2
_
D(t)
+
(y dx + xdy)
lungo la frontiera D(t)
+
di D(t), orientata positivamente secondo lusuale convenzione
di Stokes.
Larea spazzata dal raggio vettore fra gli istanti t e t +t si potr` a allora esprimere come:
A(t + t) A(t) =
_
D(t+t)\D(t)
1dxdy =
1
2
_
[D(t+t)\D(t)]
+
(y dx + xdy) .
Baster`a poi porre:
P(t) O = x e
1
+ y e
2
P(t + t) O = (x +x) e
1
+ (y +y) e
2
Stefano Siboni 11
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
e introdurre le parametrizzazioni dei raggi vettori P(t) O e P(t + t) O:
P(s) O = sx e
1
+sy e
2
P(s) O = (1 s)(x +x) e
1
+ (1 s)(y +y) e
2
, s [0, 1] ,
per ottenere:
A(t + t) A(t) =
1
2
_
1
0
(yxs ds + xys ds) +
1
2
_
t+t
t
[y(t) x(t) dt + x(t) y(t) dt]+
+
1
2
_
1
0
[(y + y)(x +x)(1 s) ds (x +x)(y + y)(1 s) ds] =
=
1
2
_
1
0
0 ds +
1
2
_
t+t
t
[y(t) x(t) + x(t) y(t)] dt +
1
2
_
1
0
0 ds =
=
1
2
_
t+t
t
[y(t) x(t) + x(t) y(t)] dt .
La supposta regolarit`a di P(t) assicura, per questultimo integrale, lesistenza del limite:
lim
t0
A(t + t) A(t)
t
= lim
t0
1
t
1
2
_
t+t
t
[y(t) x(t) + x(t) y(t)] dt =
1
2
[x(t) y(t) y(t) x(t)]
come conseguenza della continuit`a in t dellintegrando e del teorema della media:
_
t+t
t
[y(t) x(t)+x(t) y(t)] dt = t [y(t+t) x(t+t)+x(t+t) y(t+t)] , (0, 1) .
La velocit`a areale del punto P allistante t `e quindi data dallequazione:
dA
dt
(t) =
1
2
(x y y x) (C.11)
e si interpreta come larea spazzata nellunit` a di tempo dal raggio vettore P(t)O, valutata
allistante t. La stessa relazione pu`o essere riespressa in coordinate polari, ricordando che:
x = cos y = sin
e che di conseguenza, avendo le funzioni (t), (t) la stessa regolarit` a di x(t), y(t):
x = cos sin

y = sin + cos

per cui risulta:


dA
dt
=
1
2
_
sin cos +
2
cos
2


sin cos +
2
sin
2

=
1
2

2

.
Stefano Siboni 12
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Velocit`a areale e costante delle aree nei moti centrali. 2
a
legge di Keplero.
Nel piano del moto di un punto materiale in un campo centrale con

K
O
= 0 la
costante delle aree denita dalla (C.5) `e un integrale primo. Dal confronto con la (C.11)
si deduce quindi che in un moto centrale la velocit` a areale `e costante:
dA
dt
(t) =
1
2
(x y y x) =
1
2

2

=
c
2
.
La velocit`a areale coincide con la met`a della costante delle aree, che in coordinate
polari assume la forma:
c =
2

.
Le funzioni

A e c sono integrali primi linearmente dipendenti delle
equazioni del moto ed implicano la seconda legge di Keplero, o legge delle aree
uguali:
Durante il moto di un punto materiale in un campo centrale, il raggio vettore
congiungente la posizione del punto con il centro del campo spazza aree uguali
in tempi uguali.
Si osservi come, nonostante questo aspetto non venga di solito sottolineato in modo espli-
cito, la legge presupponga il carattere planare del moto, gi` a dimostrato in precedenza ed
in tutta generalit` a.
Equazioni del moto nel piano Oxy in coordinate polari.
Le equazioni del moto, dedotte dalla seconda legge della dinamica nellipotesi che il siste-
ma di riferimento Oxyz sia inerziale, possono essere proiettate lungo i versori radiale e
trasverso:
_
ma

= f()
ma

= 0
e con la sostituzione delle espressioni (C.9) e (C.10) si riducono a:
_

_
m(

2
) = f()
m
1

d
dt
(
2

) = 0 .
(C.12)
Dalla seconda equazione si ritrova la costante delle aree
2

= c. Si ricordi che c = 0 per
ipotesi.
Stefano Siboni 13
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Riduzione a forma normale. Calcolo delle condizioni iniziali per il problema
di Cauchy.
Le equazioni del moto (C.12) si possono scrivere in una forma pi` u esplicita eseguendo la
derivata in t:
_
_
_
m(

2
) = f()
m(

+ 2

) = 0 .
(C.13)
e poiche per lipotesi di

K
O
= 0 si ha sempre > 0, esse equivalgono al sistema del primo
ordine in forma normale:
_

_
u

=
1
m
f() + u
2

=
2

= u

= u

in cui si `e ovviamente posto u

= e u

=

. Le condizioni iniziali in coordinate polari:
(t
0
) =
0
(t
0
) =
0
u

(t
0
) = u
0
u

(t
0
) = u
0
si possono ricavare facilmente da quelle assegnate in coordinate cartesiane:
x(t
0
) = x
0
y(t
0
) = y
0
x(t
0
) = x
0
y(t
0
) = y
0
.
Il valore di
0
coincide con la distanza del punto materiale dal centro O del campo allistante
iniziale t
0
e viene quindi calcolata per mezzo della (C.7):

0
=
_
x
2
0
+ y
2
0
.
La coordinata angolare allo stesso istante si ottiene utilizzando uno dei dieomorsmi

1,i

2,i
, scelto in modo che (x
0
, y
0
) appartenga al suo dominio di denizione, oppure
direttamente per mezzo della (C.8):

0
= i ln
0
i ln
_
x
0
+ iy
0

.
Quanto a u
0
e u
0
, la prima `e semplicemente la velocit`a radiale di P allistante t
0
e viene
quindi determinata per mezzo della relazione:
u
0
=

P
P O
|P O|

t=t
0
= ( x
0
e
1
+ y
0
e
2
)
x
0
e
1
+ y
0
e
2
_
x
2
0
+ y
2
0
=
1
_
x
2
0
+ y
2
0
( x
0
x
0
+ y
0
y
0
) ,
mentre la seconda si identica con il quoziente fra la velocit`a trasversa di P a t = t
0
e la
distanza radiale
0
:
u
0
=

P e
3

P O
|P O|

t=t
0
1

0
= ( x
0
e
1
+ y
0
e
2
) e
3

x
0
e
1
+ y
0
e
2
_
x
2
0
+ y
2
0
1

0
=
x
0
y
0
+ y
0
x
0
x
2
0
+ y
2
0
.
Stefano Siboni 14
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Equazione del moto radiale. Forze ttizie.
Dalla seconda equazione del moto in coordinate polari (C.12) si deduce che
2
= c e che
pertanto:

=
c

2
.
Questa equazione, sostituita nella prima delle (C.12), consente di eliminare la dipendenza
da e di ottenere la seguente equazione nella sola variabile :
m =
mc
2

3
+ f() (C.14)
nota come equazione del moto radiale e semplicemente equazione radiale. Si osservi
come il secondo membro della (C.14) non contenga la sola componente radiale della forza
centrale f(), ma anche un termine addizionale mc
2
/
3
. Di questultimo termine di forza
`e possibile dare una interpretazione notevole. Lequazione (C.14) descrive infatti il moto
puramente radiale di P, ossia il moto del punto materiale quale appare in un sistema
di riferimento co-rotante con il raggio vettore P O. Si consideri pertanto una
terna di riferimento cartesiana ortogonale Ox

il cui piano coordinato Ox

coincida
con Oxy e rispetto al quale il punto P si mantenga localizzato lungo lasse Ox

. Questa
terna di riferimento vedi gura ruota di un angolo rispetto alla terna galileiana
Oxyz ed ha quindi natura non inerziale.
Accanto alla forza reale f() r, in essa si manifestano anche le forze ttizie di Coriolis e di
trascinamento, per le quali vale lespressione:

F
inerziali
= 2m v
r
m

(P O) m [ (P O)] =
= 2m

e
3
r m

e
3
r + m

2
r = m(

+ 2

)

h + m

2
r
considerato che la velocit` a angolare di trascinamento risulta ovviamente =

e
3
, mentre
la velocit` a v
r
del punto P relativa alla terna co-rotante Ox

si riduce al solo termine


radiale r. Basta poi osservare che:

+ 2

=
1

2
+ 2

) =
1

d
dt
(
2

) =
1

dc
dt
= 0
Stefano Siboni 15
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
per concludere che il risultante delle forze inerziali agenti su P assume la forma:

F
inerziali
= m

2
r =
mc
2

3
r
ed `e perci`o identicabile con il solo termine centrifugo m [ (P O)]. Questo
termine coincide con quello addizionale a secondo membro nellequazione radiale (C.14),
che risulta cos` completamente giusticata come equazione del moto relativa alla terna
co-rotante con il raggio vettore P O.
Analisi di Weierstrass del moto radiale.
Si tratta di applicare la discussione di Weierstrass direttamente allequazione del moto
radiale (C.14), mantenendo il tempo t come variabile indipendente. Lo scopo `e quello
di avere informazioni sullandamento qualitativo della soluzione radiale (t), t I. Che
lanalisi di Weierstrass sia applicabile `e evidente. Basta infatti moltiplicare membro a
membro la relazione per per ottenere:
d
dt
_
m
2

2
+
mc
2
2
1

2
+ W()
_
= 0 t I
ossia:
m
2

2
+
mc
2
2
1

2
+ W() = E t I .
Introducendo lenergia potenziale ecace:
W
e
() = W() +
mc
2
2
1

2
(C.15)
segue inne che:
m
2

2
+ W
e
() = E t I . (C.16)
Si osservi che W
e
dipende dalla costante delle aree c. Si tratta, al solito, del teorema di
conservazione dellenergia, avendo la costante E il signicato sico di energia meccanica
totale del sistema. Alla (C.16) `e applicabile la consueta discussione di Weierstrass dalla
quale si deduce la legge oraria radiale = (t), tipicamente per inversione dellintegrale:
t t
0
=
_
m
2
_
(t)
(t
0
)
1
_
E W
e
()
d .
La legge oraria angolare si ricava inne da:
(t) = (t
0
) + c
_
t
t
0
1
()
2
d (C.17)
senza dover ricorrere ad inversioni ulteriori.
Stefano Siboni 16
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Dati (t
0
),

(t
0
), (t
0
) e (t
0
), lenergia della soluzione vale:
E =
m
2
_
(t
0
)
2
+ (t
0
)
2

(t
0
)
2

+ W[(t
0
)]
mentre la costante delle aree si scrive:
c = (t
0
)
2

(t
0
) = 0 .
Il problema di Weierstrass (C.16) conduce alla soluzione (t) noti che siano (t
0
) e
(t
0
), dopodich`e la (C.17) fornisce (t) noto (t
0
).
Conseguenze dellessere c = 0.
Nellipotesi di c = 0 `e dato fare uso della variabile angolare come variabile
indipendente in luogo del tempo t, ricavando lespressione per lorbita completa in
coordinate polari.
Data una soluzione massimale delle equazioni del moto in coordinate polari, denita
nellintervallo aperto I e per la quale si abbia c = 0, dalla relazione:

2

= c
segue che (t) > 0 t I e che conseguentemente:

(t) =
c
(t)
2
t I .
Una integrazione nella variabile indipendente t porge allora:
(t) = (t
0
) + c
_
t
t
0
1
()
2
d t I (C.18)
e poich`e lintegrando `e una funzione continua priva di zeri, se ne deduce che la (t) `e
funzione monot` ona crescente o decrescente a seconda che il segno di c risulti positivo o
negativo e dunque invertibile su I. Linversa corrispondente si indicher` a con t() e sar`a
denita sullintervallo (I).
Si vuole ora discutere la regolarit`a dellapplicazione t(). A tale scopo si osserva pre-
liminarmente che le equazioni del moto (C.12) possono riscriversi nella forma normale
equivalente del primo ordine:
_

_
u

=
1
m
f() + u
2

=
2

= u

= u

(C.19)
Stefano Siboni 17
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
dove (u

, u

, , ) R
2
R
+
R e f() `e una funzione almeno continua del proprio
argomento . Dalla denizione di soluzione di (C.19) segue immediatamente che u

(t),
u

(t), (t) e (t) sono funzioni C


1
in t I, cosicche (t) e (t) risultano almeno C
2
.
Ci` o premesso, sullaperto R I R
2
si consideri lapplicazione denita da:
G(, t) + (t
0
) +c
_
t
t
0
1
()
2
d (, t) R I .
Si ha che:
(1) G `e almeno di classe C
2
in R I. Per ogni (, t) R I vale infatti:

2
G

2
(, t) = 0

2
G
t
(, t) = 0

2
G
t
2
(, t) = c
d
dt
_
(t)
2
_
= 2c (t)(t)
3
,
le quali sono tutte funzioni continue in R I;
(2) per ogni t I risulta G
_
(t), t
_
= 0, per denizione di (t) e G(, t);
(3) (, t) R I vale:
G
t
(, t) = c(t)
2
= 0
in eetti il segno si mantiene constante.
Dal teorema delle funzioni implicite si deduce che ((t), t), t I, esistono un intorno
aperto J R di (t) ed una applicazione C
2
:
: J I
tali che ((t)) = t e G(, ()) = 0 J, vale a dire:
+(t
0
) + c
_
()
t
0
1
()
2
d = 0 .
Ma per lunicit` a della funzione inversa t(), la cui esistenza sullintero intervallo (I) `e gi`a
stata stabilita, non pu` o allora essere che la restrizione di t() allintorno J:
() = t

J
() J ,
per cui t() risulta almeno di classe C
2
sullintervallo (I) potendosi scegliere (t) a
piacere in (I).
`
E quindi possibile utilizzare la in luogo di t quale variabile indipendente,
per studiare un qualsiasi moto con costante delle aree diversa da zero. Questo
signica determinare lequazione dellorbita completa in coordinate polari, =
o
(), per
poi procedere al calcolo della legge oraria angolare = (t) invertendo la relazione:
c(t t
0
) =
_
(t)
(t
0
)

2
o
() d t I .
La legge oraria radiale sar`a inne (t) =
o
((t)) t I.
In alternativa, si mantiene t come variabile indipendente e si ricavano la legge
oraria radiale (t) direttamente dallequazione (C.14) e quindi quella angolare
(t) per mezzo della (C.18).
Stefano Siboni 18
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Formule di Binet.
Come stabilito al punto precedente, nellipotesi che la costante delle aree c sia diversa da
zero la funzione che descrive lorbita del punto materiale in coordinate polari:

o
() = (t())
`e cercamente denita e almeno di classe C
2
, quale composizione di due applicazioni C
2

(t) e t().
Una immediata applicazione del teorema di derivazione delle funzioni composte permette
allora di riscrivere le derivate prima e seconda di (t) nella forma seguente:
=

d
o
d
() =
c

2
o
d
o
d
= c
d
d
_
1

o
_
=

d
d
_
c
d
d
_
1

o
__
=
c
2

2
o
d
2
d
2
_
1

o
_
.
(C.20)
in modo che laccelerazione radiale diventa:
a

2
=
c
2

2
o
d
2
d
2
_
1

o
_

o
_
c

2
o
_
2
=
c
2

2
o
d
2
d
2
_
1

o
_

c
2

3
o
. (C.21)
Le relazioni (C.20) e (C.21) sono note come formule del Binet e rivestono grande im-
portanza nella derivazione dellequazione dierenziale delle orbite in coordinate polari.
Equazione dierenziale delle orbite in coordinate polari.
Lequazione dierenziale delle orbite in coordinate polari si ottiene semplicemente so-
stituendo la formula di Binet (C.21) nella prima delle equazioni del moto in coordinate
polari (C.13):

mc
2

2
o
d
2
d
2
_
1

o
_

mc
2

3
o
= f(
o
) . (C.22)
Lequazione pu` o porsi in forma normale del secondo ordine nella variabile dipendente 1/
o
:
d
2
d
2
_
1

o
_
=

2
o
mc
2
f(
o
)
1

o
e deve essere risolta assegnando le condizioni iniziali:

o
(
0
) =
0
d
o
d
(
0
) =
(t
0
)

(t
0
)
=
u
0
c/
2
0
=
u
0

2
0
c
,
ovvero:
1

o
(
0
) =
1

0
d
d
_
1

o
_
(
0
) =
1

2
0
d
o
d
(
0
) =
u
0
c
.
Stefano Siboni 19
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Discussione di Weierstrass applicata allequazione dierenziale delle orbite
in coordinate polari.
Moltiplicando membro a membro lequazione dierenziale delle orbite (C.22) per d
o
/d
si ha:
mc
2
_

2
o
d
o
d
_
d
2
d
2
_
1

o
_
+mc
2
1

o
_

2
o
d
o
d
_
= f(
o
)
d
o
d
da cui segue lequazione equivalente:
mc
2
d
d
_
1

o
_
d
2
d
2
_
1

o
_
+ mc
2
1

o
d
d
_
1

o
_
f(
o
)
d
o
d
= 0
che pu` o anche porsi nella forma:
d
d
_
mc
2
2
_
d
d
_
1

o
__
2
+
mc
2
2
1

2
o
+ W(
o
)
_
= 0
ed implica la costanza, lungo lorbita, dellespressione:
mc
2
2
_
d
d
_
1

o
__
2
+
mc
2
2
1

2
o
+ W(
o
) ,
essendosi indicata con W() = U() lenergia potenziale del campo centrale, denita
da f() = W

(). Detta funzione, che `e associata ovviamente ad un integrale primo


dellequazione (C.22), assume lungo lorbita prescelta
o
() lo stesso valore costante E
assunto dallenergia meccanica lungo la corrispondente soluzione ((t), (t)) dellequazione
del moto in coordinate polari. Lintegrale dellenergia meccanica, scritto in coordinate
polari, vale infatti:
H(u

, u

, , ) =
m
2
(u
2

+
2
u
2

) + W()
e lungo la soluzione (u

(t), u

(t), (t), (t)) diventa


H(u

, u

, , ) =
m
2
(u
2

+
2
u
2

) +W() =
m
2
(
2
+
2

2
) +W() =
=
m
2
_
_
d
o
d
_
2

2
+
2

2
_
+W() =
m
2
_
c
2

4
_
d
o
d
_
2
+
c
2

2
_
+ W() =
=
_
mc
2
2
_
d
d
_
1

o
_
_
2
+
mc
2
2
2
o
+ W(
o
)
_

=(t)
= E .
Le soluzioni dellequazione (C.22) sono quindi analizzabili attraverso il problema di
Weierstrass:
_
d
o
d
_
2
= (
o
)
Stefano Siboni 20
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
in cui per un assegnato valore E dellenergia meccanica totale la funzione di Weiestrass
assume la forma:
(
o
) =
4
o
2
mc
2
_
E
mc
2

2
o
W(
o
)
_
. (C.23)
Il problema di Weierstrass ottenuto `e formalmente analogo a quello consueto per il moto
di un punto materiale lungo una traiettoria prestabilita e in presenza di sollecitazioni
posizionali conservative. Giova tuttavia sottolineare alcune dierenze di rilievo:
(i) la coordinata radiale `e strettamente positiva per denizione, per cui la discussione
di Weiestrass viene svolta sulla sola semiretta dei reali positivi > 0;
(ii) lenergia potenziale da considerare nellanalisi di Weierstrass non si identica sem-
plicemente con quella del campo centrale, W(), ma `e data dallenergia potenziale
ecace (C.15);
(iii) la variabile indipendente `e rappresentata dallanomalia e non dal tempo t. Questul-
tima propriet` a ha conseguenze rilevanti circa linterpretazione geometrica dei risultati
ottenibili dallanalisi di Weierstrass.
Per illustrare il signicato delle precedenti osservazioni, si consideri un potenziale ecace
il cui graco abbia landamento riportato nella gura seguente:
Lanalisi di Weierstrass consente di ottenere informazioni sullandamento qualitativo delle
funzioni
o
(), soluzioni dellequazione dierenziale delle orbite (C.22). Al solito, landa-
mento delle soluzioni dipende dal livello dellenergia meccanica E pressato. Nella fat-
tispecie i livelli notevoli di energia che conviene considerare sono:
(i) E = E
0
, corrispondente al minimo assoluto =
min
dellenergia potenziale ecace;
(ii) E = E
1
, livello negativo di energia distinto da E
0
, in modo che la retta E = E
1
intersechi il graco di W
e
() in due soli punti =

e =
+
;
Stefano Siboni 21
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(iii) E = E
2
, associato al massimo relativo proprio =
max
di W
e
();
(iv) E = E
3
, maggiore di E
2
.
Si esaminano i singoli casi cos` individuati.
(i) Caso E = E
0
Dai criteri di Weierstrass segue che in corrispondenza del valore iniziale di arbitrario
deve necessariamente aversi
o
=
min
e d
o
/d = 0 e che la soluzione dellequazione
delle orbite deve ridursi a

o
() =
min
R .
Lorbita del punto materiale `e quindi una circonferenza di centro O e raggio
min
, percorsa
peraltro di moto uniforme, essendo
c(t t
0
) =
_
(t)
(t
0
)

2
o
() d =
_
(t)
(t
0
)

2
min
d =
2
min
[(t) (t
0
)]
e dunque
(t) = (t
0
) +
c

2
min
(t t
0
)
con t
0
R istante iniziale del moto.
(ii) Caso E = E
1
I valori

e
+
della coordinata radiale sono punti di inversione della soluzione
o
().
Al crescere di la soluzione
o
() alterna tratti crescenti progressivi a tratti
decrescenti retrogradi mantenendosi comunque compresa fra il valore minimo

e il valore massimo
+
, in corrispondenza dei quali d
o
/d = 0. Gli intervalli di denizione
dei tratti crescenti e decrescenti hanno la stessa lunghezza:
_

+

1
_
()
d =
_

+
_

1
_
()
_
d
Stefano Siboni 22
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espressa in termini della funzione di Weierstrass (C.23). La soluzione `e dunque periodica
nella variabile , con periodo angolare
=
_

+

1
_
()
d +
_

+
_

1
_
()
_
d = 2
_

+

1
_
()
d ,
in modo che
o
( + ) =
o
() R. Nei punti per i quali
o
=

noti come
pericentri lorbita risulta tangente alla circonferenza di centro O e raggio

, mentre
negli apocentri
o
=
+
lorbita `e tangente alla circonferenza di uguale centro e raggio
+
;
langolo al centro compreso fra un apocentro e il pericentro immediatamente successivo
lungo lorbita o viceversa `e costante e vale /2; fra due apocentri o pericentri
consecutivi lelongazione coincide invece, per quanto detto sopra, con il periodo angolare
.
Le corrispondenti soluzioni (t), (t) sono denite t R, in quanto lapplicazione stret-
tamente monot`ona in R:
t t
0
=
1
c
_
(t)
(t
0
)

2
o
() d (C.24)
ha codominio R per via delle diseguaglianze
2


o
()
2

2
+
, R, mentre ovviamente
(t) =
o
[(t)]. Il senso di percorrenza dellorbita dipende dal segno di c la funzione
(t) `e crescente per c > 0 e decrescente per c < 0.
Lorbita descritta da
o
() non necessariamente risulta chiusa. Ci` o si verica se e
soltanto se esistono due apocentri (o pericentri) la cui separazione angolare corrisponda ad
un numero intero di rivoluzioni complete del punto attorno al centro O; in altre parole,
anche lorbita sia chiusa occorre e basta che nel passaggio da un apocentro iniziale ad un
apocentro nale, il raggio vettore P O spazzi un angolo giro o un multiplo intero di questo
il punto P deve ritrovarsi alla stessa distanza da O e nella stessa posizione angolare,
descritta da a meno di multipli interi di 2. Dal momento che langolo compreso fra
Stefano Siboni 23
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due apocentri successivi `e , la separazione angolare fra due apocentri assegnati non
potr` a che essere un multiplo intero n del periodo angolare, con n N. La condizione
necessaria e suciente per le orbite chiuse diviene pertanto n = 2m, ossia

2
=
m
n
m, n N , (C.25)
dove, considerati m ed n primi fra loro, m rappresenta il numero minimo di rivoluzioni
complete del punto P necessario e suciente anche lorbita si richiuda, mentre n `e il
numero di apocentri e pericentri compresi nello stesso tratto di orbita.
Qualora la condizione (C.25) non sia soddisfatta, lorbita del sistema `e data da una tipica
traiettoria a rosetta, come illustrato nella gura seguente:
Al trascorrere del tempo, lorbita tende a riempire densamente la corona circolare chiusa
compresa fra le circonferenze di raggi

e
+
lorbita passa arbitrariamente vicino a
qualsiasi punto pressato di tale corona circolare:
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(iii) Caso E = E
2
Se il valore iniziale di `e minore di
max
, la soluzione
o
() `e denita R e risulta
a meta asintotica tanto per + che per , con meta asintotica
max
. Per
d
o
/d 0 al iniziale, la funzione
o
() `e monotona crescente dal iniziale a = +,
con lim
+

o
() =
max
. Landamento qualitativo della traiettoria viene riportato nella
gura seguente:
In virt` u della relazione (C.24), il divergere degli integrali impropri:
1
c
_
+
(t
0
)

2
o
() d
1
c
_

(t
0
)

2
o
() d (C.26)
implica che la soluzione (t) sia denita t R e di conseguenza anche la (t) =
o
[(t)].
Considerazioni analoghe valgono per d
o
/d < 0 al iniziale.
Qualora il valore iniziale di coincida con il massimo relativo
max
, deve aversi di necessit`a
d
o
/d = 0 e la soluzione massimale dellequazione delle orbite `e quella costante
o
() =

max
R, corrispondente ad una traiettoria circolare percorsa di moto uniforme.
Unaltra situazione interessante ricorre con i valori iniziali >
max
e d
o
/d < 0.
Stefano Siboni 25
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In tal caso la soluzione massimale `e a meta asintotica per +, sempre con meta
max
,
e lorbita spiraleggia tendendo alla circonferenza di centro O e raggio
max
dallesterno.
(iv) Caso E = E
3
Se inizialmente d
o
/d < 0, la soluzione massimale
o
() presenta un unico punto di inver-
sione in =
i
, corrispondente alla sola intersezione fra la retta orizzontale rappresentativa
dellenergia meccanica e il graco del potenziale ecace. La soluzione risulta dunque stret-
tamente decrescente <
i
tale che
o
(
i
) =
i
, crescente >
i
. Lorbita spiraleggia
tendendo alla circonferenza di centro O e raggio
i
, la intercetta tangenzialmente in un
unico punto e quindi torna a spiraleggiare allontanandosene indenitamente.
Al solito, la soluzione ((t), (t)) = ((t),
o
[(t)]) risulta denita t R, causa levidente
divergenza degli integrali impropri (C.26). Il caso d
o
/d 0 si tratta in modo analogo.
Equazione dierenziale delle orbite nel reciproco della distanza radiale.
Lequazione dierenziale delle orbite, (C.22), pu` o essere espressa in un forma pi` u semplice
introducendo come variabile dipendente il reciproco u = 1/ > 0 della coordinata radiale,
funzione incognita dellanomalia ,
mc
2
u
2
d
2
u
d
2
mc
2
u
3
= f(1/u) . (C.27)
Lequazione equivale a
mc
2
_
d
2
u
d
2
+ u
_
=
1
u
2
f(1/u) =
d
du
U(1/u)
ed ammette lintegrale primo dellenergia meccanica
mc
2
2
_
_
du
d
_
2
+ u
2
_
U(1/u) = E (C.28)
Stefano Siboni 26
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cui `e associato il problema di Weierstrass
_
du
d
_
2
=
2
mc
2
[E + U(1/u)] u
2
=
2
mc
2
_
E + U(1/u)
mc
2
2
u
2
_
=
=
2
mc
2
_
E W
e
(1/u)
_
=
2
mc
2
_
E

W
e
(u)

,
essendosi posto

W
e
(u) = W
e
(1/u) .
Il problema di Weierstrass (C.28) fornisce u = u() se u((t
0
)) e
du
d
((t
0
)) sono assegnati.
In eetti, questi possono essere determinati sulla base dei dati iniziali:
u((t
0
)) =
1

o
((t
0
))
=
1
(t
0
)
e:
du
d
((t
0
)) =
1

o
((t
0
))
2
d
o
d
((t
0
)) =
1
(t
0
)
2
(t
0
)
1

(t
0
)
certamente denita in quanto c = 0 implica

(t
0
) = 0. La relazione
(t t
0
)c =
_
(t)
(t
0
)
1
u
2
()
d
porge inne (t) assegnato che sia (t
0
).
Moto in un campo newtoniano.
In questo caso la legge di forza del campo centrale `e descritta dalla funzione
f() =
MmG

2
dove M rappresenta la massa gravitazionale del corpo massiccio che genera il campo e G in-
dica la costante della gravitazione universale o di Cavendish, G = 6.672 10
11
Nm
2
kg
2
.
Orbite in un campo newtoniano
Lequazione dierenziale delle orbite (C.22) assume la forma

mc
2

2
o
d
2
d
2
_
1

o
_

mc
2

3
o
=
MmG

2
o
che equivale a
d
2
d
2
_
1

o
_
+
1

o
=
MG
c
2
.
Stefano Siboni 27
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Le soluzioni di questa equazione sono del tipo
1

o
=
MG
c
2
+ ()
con la funzione incognita () che soddisfa lequazione dierenziale caratteristica del moto
armonico semplice di pulsazione unitaria:
d
2

d
2
+ = 0
e che di conseguenza si scrive come
() = A cos(
0
) , A 0 ,
0
R .
La soluzione generale dellequazione dierenziale delle orbite diventa pertanto
1

o
=
MG
c
2
+A cos(
0
)
ovvero

o
() =
1
MG
c
2
+A cos(
0
)
=
c
2
MG
1 +
Ac
2
MG
cos(
0
)
=
c
2
MG
1 + e cos(
0
)
(C.29)
con e := Ac
2
/MG 0 e
0
R, costanti arbitrarie da determinare sulla base delle
condizioni iniziali assegnate. La geometria analitica insegna che le curve descritte dalla
(C.29) sono coniche proprie di eccentricit`a e, aventi un o leventuale unico fuoco
nellorigine O. Precisamente:
per e [0, 1) la conica `e una ellisse di semiassi a e b, individuati univocamente dalle
relazioni
b
2
/a =
c
2
MG
e e =
1
a
_
a
2
b
2
.
Nel caso particolare di e = 0, lellisse ha eccentricit` a nulla e si riduce ad una circon-
ferenza di raggio a = b = c
2
/MG;
per e = 1 lorbita del punto materiale `e una parabola con fuoco O;
per e > 1 lorbita `e un ramo di iperbole, avente in O il relativo fuoco. In questo caso
i semiassi a e b della conica possono essere determinati in modo univoco risolvendo le
equazioni
b
2
/a =
c
2
MG
e e =
1
a
_
a
2
+ b
2
.
Si perviene in questo modo ad una completa classicazione delle orbite sulla base del
parametro di eccentricit`a e, ricavabile dalle condizioni iniziali.
Stefano Siboni 28
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Relazione fra eccentricit`a ed energia
Un modo pi` u diretto per classicare le orbite del punto materiale nel campo newtoniano
consiste nel calcolo dellenergia meccanica, che risulta in una relazione molto semplice
con leccentricit`a e. Si ha infatti, usando lespressione MmG/ per lenergia potenziale
gravitazionale:
E = mc
2
_
d
d
_
1

o
_
_
2
+
mc
2
2
1

2
o

MmG

o
=
MG
c
2
+Acos(
0
)
=
=
mc
2
2
A
2
sin
2
(
0
) +
mc
2
2
_
_
MG
c
2
_
2
+
2MGA
c
2
cos(
0
) + A
2
cos
2
(
0
)
_

MmG
_
MG
c
2
+ A cos(
0
)
_
=
=
mc
2
A
2
2
sin
2
(
0
) +
mM
2
G
2
2c
2
+mMGA cos(
0
)+
+
mc
2
A
2
2
cos
2
(
0
)
mM
2
G
2
c
2
mMGA cos(
0
) =
=
mc
2
A
2
2

mM
2
G
2
2c
2
=
mM
2
G
2
2c
2
_
c
4
A
2
M
2
G
2
1
_
=
mM
2
G
2
2c
2
(e
2
1) .
In denitiva, vale la relazione
E =
mM
2
G
2
2c
2
(e
2
1)
con mM
2
G
2
/2c
2
costante positiva ed e 0. Perci` o:
E < 0 e < 1 orbita ellittica (o circolare)
E = 0 e = 1 orbita parabolica
E > 0 e > 1 orbita iperbolica
per cui la tipologia dellorbita pu` o essere dedotta semplicemente dal segno dellenergia
meccanica nota in base alle condizioni iniziali.
Stefano Siboni 29
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Leggi di Keplero
I risultati precedenti possono ora essere applicati alla dimostrazione delle leggi kepleriane
per il moto dei pianeti nel sistema solare. Nella dimostrazione si assume che possano essere
trascurate, almeno in prima approssimazione, le interazioni gravitazionali dei vari pianeti
luno con laltro. Ciascun pianeta viene quindi descritto come interagente con il solo campo
gravitazionale solare.
(i) Prima legge (o delle orbite ellittiche). La prima legge di Keplero, secondo
la quale le orbite dei pianeti sono delle ellissi con il Sole collocato in uno dei due
fuochi, `e gi`a stata dimostrata in precedenza per il moto di un punto materiale in un
campo newtoniano, riducendosi al caso particolare delle orbite di eccentricit` a minore
di 1, ovvero di energia negativa. La legge `e caratteristica dei campi centrali
attrattivi la cui intensit`a sia inversamente proporzionale al quadrato della
distanza dal centro.
(ii) Seconda legge (o delle aree uguali). Anche la seconda legge di Keplero, secondo
cui il raggio vettore congiungente il pianeta con il centro del Sole spazza aree uguali in
tempi uguali, `e gi`a stata stabilita. Si tratta infatti di una caratteristica generale
del moto in un qualsiasi campo di forze centrali, conseguenza del teorema di
conservazione del momento angolare rispetto al centro del campo.
(iii) Terza legge (o dei quadrati e dei cubi, o armonica). La legge stabilisce che
il quadrato del periodo orbitale T di un pianeta attorno al Sole `e proporzionale al
cubo del semiasse maggiore a dellorbita, la costante di proporzionalit` a risultando
indipendente dal pianeta. A questo risultato si perviene notando preliminarmente che
b
2
a
=
c
2
MG
per cui

2
a
2
b
2
=

2
a
3
c
2
MG
e quindi larea dellorbita ellittica risulta
ab =
|c|

MG
a
3/2
.
Poiche la velocit`a areale costante del pianeta `e data da |c|/2, il periodo orbitale si
esprime nel modo seguente
T =
ab
|c|/2
=
2ab
|c|
=
2
|c|
ab =
2

MG
a
3/2
e pertanto
T
2
a
3
=
4
2
MG
a dimostrazione dellasserto, considerato che la costante a secondo membro `e indipen-
dente dalla massa del pianeta.
Stefano Siboni 30
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Campo newtoniano con correzione inversamente proporzionale al cubo
della distanza.
Lequazione delle orbite `e integrabile esplicitamente qualora il potenziale sia del tipo:
U() =
a

2
(C.30)
con a, b R costanti arbitrarie. Nellipotesi che la costante delle aree sia diversa da zero,
il problema di Weierstrass corrispondente assume la forma:
mc
2
2
_
du
d
_
2
+

W
e
(u) = E
essendo

W
e
(u) = au + (b + mc
2
/2)u
2
lenergia potenziale ecace del sistema. Si possono
distinguere 9 casi diversi in relazione al segno assunto dai coecienti a e b +mc
2
/2, come
specicato nel seguito. Il graco del potenziale `e illustrato nella gura allegata.
(1) b + mc
2
/2 > 0. Il graco di

W
e
`e una parabola passante per lorigine e con la la
concavit` a rivolta verso lalto.
a < 0 Il graco ha pendenza negativa per u 0+, per cui esiste una intersezione con il
semiasse positivo delle ascisse in u = a/(b+mc
2
/2). Lenergia meccanica totale
pu` o assumere qualsiasi valore E a
2
/(4b + 2mc
2
).
a = 0 La pendenza del graco tende a zero per u 0+ e quindi non esistono inter-
sezioni del graco stesso con il semiasse delle ascisse u > 0. Tutti i valori E > 0
dellenergia meccanica totale sono consentiti.
a > 0 Il graco ha pendenza positiva per u 0+; nessuna intersezione con il semiasse
positivo delle ascisse. Sono permessi tutti i valori positivi dellenergia meccanica
totale.
(2) b + mc
2
/2 = 0.

W
e
ha per graco una semiretta condotta per lorigine.
a < 0 La semiretta ha pendenza negativa e tutti i valori di E reali sono permessi.
Nessuna intersezione con il semiasse u > 0.
a = 0 Il graco coincide con il semiasse u > 0. Sono consentiti soltanto valori positivi
dellenergia meccanica totale E.
a > 0 Il graco ha coeciente angolare positivo. Lenergia E pu` o assumere qualsiasi
valore reale positivo.
Stefano Siboni 31
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
(3) b+mc
2
/2 < 0. Il graco di

W
e
`e una parabola con la concavit` a rivolta verso il basso,
passante per lorigine.
a < 0 Per u 0+ la pendenza del graco risulta negativa. Nessuna intersezione ha
luogo con il semiasse u > 0. E assume qualsiasi valore reale.
a = 0 La pendenza del graco `e nulla per u 0+. Non si hanno intersezioni con il
semiasse u > 0, mentre lenergia E pu` o assumere anche in questo caso qualsiasi
valore reale.
a > 0 Il graco ha pendenza positiva per u 0+. Di consequenza esiste una inter-
sezione con il semiasse u > 0, per u = a/(b + mc
2
/2). Ogni valore reale di E `e
permesso.
A titolo di esempio si esegue esplicitamente il calcolo dellorbita nel caso che sia b+mc
2
/2 >
0 ed a < 0. Si considerino anzitutto valori negativi dellenergia meccanica totale, cui
corrispondono moti periodici nellangolo . Si ha:
du
d
=
_
2
mc
2
_
E au (b + mc
2
/2)u
2
mentre il polinomio sotto radice P(u)
_
b +
mc
2
2
_
u
2
au + E si pu` o scrivere:
P(u) =
_
b +
mc
2
2
_
(u u
+
)(u u

)
Stefano Siboni 32
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con
u

=
|a|
_
a
2
+ 4E(b + mc
2
/2)
2(b + mc
2
/2)
R
+
(C.31)
e quindi 0 < u

< u
+
. Se il moto `e inizialmente progressivo lintegrale di Weierstrass
diviene, essendo u(
0
), u() [u

, u
+
]:

0
=
_
mc
2
2b +mc
2
_
u()
u(
0
)
du
_
(u
+
u)(u u

)
. (C.32)
Mediante il cambiamento di variabile u = u

+ (u
+
u

) sin
2
(/2), [0, ], si ottiene:
(
0
)
_
2b + mc
2
mc
2
=
_
()
(
0
)
(u
+
u

)sin(/2) cos(/2)
(u
+
u

)|sin(/2) cos(/2)|
d = () (
0
)
dove (), (
0
) [0, ]. Una volta raggiunto il punto di inversione u = u
+
lequazione del
moto si scrive:
(
0
)
_
2b + mc
2
mc
2
=
_
u
+
u(
0
)
du
_
(u
+
u)(u u

)

_
u()
u
+
du
_
(u
+
u)(u u

)
=
= (
0
)
_
u()
u
+
du
_
(u
+
u)(u u

)
che la sostituzione u = u

+ (u
+
u

) sin
2
(/2), [, 2], permette di porre nella
forma:
(
0
)
_
2b + mc
2
mc
2
= (
0
)
_
()

sin(/2) cos(/2)
|sin(/2) cos(/2)|
d = () (
0
)
con (
0
) [0, ] e () [, 2]. Le successive inversioni si trattano in modo analogo. In
generale, dunque:
() = (
0
) +
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
)
con (
0
) [0, ] e () R, per cui:
u() = u

+ (u
+
u

) sin
2
(()/2) =
u
+
u

2

u
+
u

2
cos () =
=
u
+
+ u

2
_
1
u
+
u

u
+
+ u

cos
_
(
0
) +
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
)
_
_
e (
0
) determinato da:
u(
0
) = u

+ (u
+
u

) sin
2
((
0
)/2) , (
0
) [0, ] . (C.33)
Stefano Siboni 33
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Se il moto `e inizialmente retrogrado si ha invece lespressione:
u() =
u
+
+ u

2
_
1
u
+
u

u
+
+ u

cos
_
(
0
)
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
)
_
_
.
In conclusione, lequazione dellorbita in coordinate polari `e data da:

o
() =
2
u
+
+ u

_
1
u
+
u

u
+
+ u

cos
_
(
0
) +
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
)
_
_
1
,
dove = 1 o +1 a seconda che il moto iniziale sia progressivo o retrogrado in
o
ossia
retrogrado o progressivo in u . Lorbita `e limitata fra le circonferenze di raggio 1/u
+
ed
1/u

, ma in generale non risulta chiusa. Ci`o avviene se e soltanto se esistono k, n N tali


che:
2k = 2n
_
2b + mc
2
mc
2
,
dove n rappresenta il numero di rivoluzioni complete (intendendosi per rivoluzione com-
pleta una variazione di 2 dellangolo ) e k il corrispondente numero di passaggi successivi
al pericentro (o allapocentro) necessari a che lorbita si chiuda. Se lorbita non si chiude
ad ogni rivoluzione essa assume lusuale andamento a rosetta. Il periodo:
2
_
mc
2
2b + mc
2
rappresenta langolo spazzato dal raggio vettore fra due passaggi consecutivi al pericentro
(o allapocentro).
Una applicazione notevole dei risultati ottenuti si ha in meccanica celeste, relativamente
allo studio del moto orbitale del pianeta Mercurio. Si pu` o infatti dimostrare che per
tenere conto di particolari eetti dinamici previsti dalla teoria delle Relativit` a Generale di
A. Einstein `e necessario introdurre sullusuale potenziale newtoniano un piccolo termine
correttivo inversamente proporzionale al quadrato della distanza:
U() =
MmG

2
essendo G la costante di gravitazione universale, una costante reale tale che || MmG
ed M, m le masse del Sole e del pianeta rispettivamente. Lorbita del pianeta non risulta
chiusa, per cui la legge kepleriana delle orbite ellittiche deve considerarsi solo come una
prima approssimazione.
Nel caso che lenergia meccanica totale del sistema sia uguale a zero, se si assume il moto
iniziale progressivo in u lorbita no al punto di inversione u = u
+
si ottiene dallintegrale di
Weierstrass (C.32) con u
+
dato dalla (C.31), u

= 0 e u(
0
), u() (0, u
+
]. La sostituzione
u = u
+
sin
2
(/2), (0, ], porge allora:
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
) = () (
0
) .
Stefano Siboni 34
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
La successiva fase retrograda viene invece descritta per mezzo di:
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
) =
_
u
+
u(
0
)
du
_
(u
+
u)(u u

)

_
u()
u
+
du
_
(u
+
u)(u u

)
=
= (
0
) +
_
u()
u
+
du
_
(u
+
u)(u u

)
che diventa:
_
2b +mc
2
mc
2
(
0
) = (
0
)
_
()

sin(/2) cos(/2)
|sin(/2) cos(/2)|
d = () (
0
)
con il cambiamento di variabile u = u
+
sin
2
(/2), [, 2). Vale in ogni caso:
() = (
0
) +
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
) (0, 2) (C.34)
con (
0
) (0, ] determinato da u(
0
) = u
+
sin
2
((
0
)/2), per cui:
u() = u
+
sin
2
_
(
0
)
2
+
1
2
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
)
_
ed inne:

o
() =
1
u
+
sin
2
_
(
0
)
2
+
1
2
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
)
_
.
`
E immediato vericare dalla (C.34) che (

,
+
), con:


0
(
0
)
_
mc
2
2b +mc
2
,
+

0
+ [2 (
0
)]
_
mc
2
2b + mc
2
,
e che:
lim

o
() = lim

o
() = +
mentre la distanza minima dal centro di forza viene raggiunta per = (
+
+

)/2:

o
_

+
+

2
_
=
1
u
+
.
La variazione complessiva dellangolo :
(0) 2
_
mc
2
2b + mc
2
Stefano Siboni 35
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
pu` o scriversi (0) = + , dove `e langolo che misura la deessione subita dal punto
materiale mentre questo percorre la propria orbita completa.
Qualora E > 0 ed il moto iniziale sia progressivo in u, si procede in modo analogo. Nella
fase progressiva valgono la (C.32) e la (C.31), con u

< 0 e u(
0
), u() (0, u
+
]. Posto
u = u

+ (u
+
u

) sin
2
(/2), (2 arcsin
_
u

/(u
+
u

), ], si ha:
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
) =
_
()
(
0
sin(/2) cos(/2)
|sin(/2) cos(/2)|
d = () (
0
) .
Nella successiva fase retrograda `e invece:
_
2b +mc
2
mc
2
(
0
) =
_
u
+
u(
0
du
_
(u
+
u)(u u

)

_
u()
u
+
du
_
(u
+
u)(u u

)
=
= (
0
)
_
u()
u
+
du
_
(u
+
u)(u u

)
che con la sostituzione u = u

+ (u
+
u

) sin
2
(/2),
_
, 2 2 arcsin
_
u

u
+
u

_
,
diventa:
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
) = (
0
)
_
()

sin(/2) cos(/2)
|sin(/2) cos(/2)|
d = () (
0
) .
In ogni caso risulta:
() = (
0
) +
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
) (C.35)
con (
0
) determinato da:
u(
0
) = u

+ (u
+
u

) sin
2
((
0
)/2) , (
0
)
_
2 arcsin
_
u

u
+
u

,
_
e:
()
_
2 arcsin
_
u

u
+
u

, 2 2 arcsin
_
u

u
+
u

_
. (C.36)
Pertanto:

o
() =
_
u

+ (u
+
u

) sin
2
_
(
0
)
2
+
1
2
_
2b + mc
2
mc
2
(
0
)
_
_
1
. (C.37)
Dalle (C.35) e (C.36) si verica che (

,
+
), essendo:
_


0
+
_
2 arcsin
_
u

/(u
+
u

) (
0
)
_
_
mc
2
2b + mc
2

+

0
+
_
2 2 arcsin
_
u

/(u
+
u

) (
0
)
_
_
mc
2
2b +mc
2
Stefano Siboni 36
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
e che:
lim

o
() = lim

o
() = + ,
mentre la distanza minima dal centro di forza viene raggiunta per = (

)/2:

o
_

+
+
2
_
=
1
u
+
.
La variazione totale dellangolo :
(E)
_
2 4 arcsin
_
u

/(u
+
u

_
mc
2
2b + mc
2
ha lo stesso signicato gi` a discusso per E = 0. Si osservi che (E
2
) < (E
1
) E
1
, E
2

0, E
1
< E
2
, conformemente al fatto che punti materiali di energia maggiore subiscono una
deessione minore. Lequazione dellorbita nel caso di un moto inizialmente retrogrado in
u si ottiene dalla (C.37) per mezzo della sostituzione (
0
) (
0
).
Analisi di Weierstrass applicata allequazione del moto radiale
Si vuole ora applicare la discussione di Weierstrass al calcolo della soluzione ((t), (t))
per il potenziale (C.30). Per ssare le idee e semplicare nel contempo i calcoli, si assume
a = 0 e b + mc
2
/2 < 0, e si considerano soluzioni di energia negativa. Lequazione di
conservazione dellenergia meccanica totale risulta in questo caso:
m
2
(t)
2
+ W
e
[(t)] = E
con il potenziale ecace dato da:
W
e
()
_
b +
mc
2
2
_
1

2
.
Prima di procedere alla determinazione della soluzione radiale (t) conviene sottolineare
che la soluzione massimale sar`a denita in un intervallo limitato. Per E < 0 si ha infatti
inversione del moto radiale nel punto:


_
1
E
_
b +
mc
2
2
_
e lintervallo di tempo t

necessario a che il punto materiale si sposti da =

a = 0 si
scrive:
t

=
_
m
2
_
0

_
E
_
b +
mc
2
2
_
1

2
_
1/2
d =
_
m
2
_
0

_
|b + mc
2
/2| |E|
2
d
Stefano Siboni 37
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
ovvero:
t

=
1
|E|
_
m
2
_
|b + mc
2
/2| .
Il moto da =

a = 0 avviene dunque in un intervallo di tempo nito e la soluzione


non `e ulteriormente prolungabile, essendo = 0 un punto singolare per il potenziale e per
il campo di forze.
Ci` o premesso, sia (t
0
) (0,

], t
0
R, la condizione iniziale e si assuma che allistante
iniziale la velocit` a radiale del punto abbia segno positivo. Il moto del sistema consta allora
di una fase progressiva (nel passato e nel futuro) e di una retrograda (nel futuro). Per
quanto concerne la fase progressiva si ha lintegrale di Weierstrass:
t t
0
=
_
m
2
_
(t)
(t
0
)
_
E
_
b +
mc
2
2
_
1

2
_
1/2
d =
=
1
|E|
_
m
2
_
_
|b +mc
2
/2| |E|(t
0
)
2

_
|b + mc
2
/2| |E|(t)
2
_
per ogni (t) (0,

] e quindi:
t
_
t
0

1
|E|
_
m
2
_
_
|b + mc
2
/2|
_
|b +mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
_
,
t
0
+
1
|E|
_
m
2
_
|b + mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
_
.
(C.38)
La soluzione radiale `e quindi data dallespressione:
(t)
2
=
1
|E|
|b + mc
2
/2|
1
|E|
_
_
|b + mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
|E|
_
2/m(t t
0
)
_
2
(C.39)
con t variabile nellintervallo (C.38). Quanto alla fase retrograda si scrive invece, (t)
(0,

]:
tt
0
=
_
m
2
_

(t
0
)
_
E
_
b+
mc
2
2
_
1

2
_
1/2
d
_
m
2
_
(t)

_
E
_
b+
mc
2
2
_
1

2
_
1/2
d =
=
1
|E|
_
m
2
_
_
|b +mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
+
_
|b + mc
2
/2| |E|(t)
2
_
per cui:
t
_
t
0
+
1
|E|
_
m
2
_
|b + mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
,
t
0
+
1
|E|
_
m
2
_
_
|b + mc
2
/2| +
_
|b + mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
_
_
.
Stefano Siboni 38
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
e su tale intervallo vale di nuovo lespressione (C.39). In conclusione, la legge oraria radiale
`e data da (C.39) sullintervallo:
_
t
0

1
|E|
_
m
2
_
_
|b +mc
2
/2|
_
|b + mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
_
,
t
0
+
1
|E|
_
m
2
_
_
|b +mc
2
/2| +
_
|b + mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
_
_
(t

, t
+
) .
e si verica immediatamente che lim
tt

+
(t) = lim
tt
+

(t) = 0.
La legge oraria angolare segue dalla relazione:
(t) (t
0
) = c
_
t
t
0
1
(t)
2
dt = c
_
t
t
0
1
[ (t t
0
)]
2
dt (C.40)
essendosi posto:

1
|E|
|b +mc
2
/2|
1
|E|

_
|b + mc
2
/2| |E|(t
0
)
2
|E|
_
2/m
cosicch`e t

= t
0
+

e
_

< 1. Con il cambiamento di variabile = [ (t


t
0
)]
_
/, (1, +1), la (C.40) porge:
(t) (t
0
) =
c
2
_

_
ln
_
1 + (t)
1 (t)
_
ln
_
1 +
_
/
1
_
/
__
denita t (t

, t
+
). Inoltre:
lim
tt

+
(t) = e lim
tt
+

(t) = + .
Conclusione: in un intervallo di tempo nito, di durata:
2
|E|
_
m
2
_
|b + mc
2
/2| ,
il punto materiale tende al centro del campo tanto nel futuro quanto nel passato e nel far
questo compie innite rivoluzioni complete. Lorbita `e spiraliforme.
Stefano Siboni 39
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Campo centrale elastico con correzione inversamente proporzionale al cubo
della distanza.
Si tratta di un altro esempio di potenziale per il quale lequazione delle orbite pu` o integrarsi
esplicitamente in termini di funzioni elementari.
Un altro caso in cui lequazione delle orbite risulta integrabile per mezzo di funzioni ele-
mentari `e quello del campo centrale descritto dal potenziale:
U() = a
2

2
(C.41)
con a e b costanti reali arbitrarie. Nellipotesi che la costante delle aree sia diversa da zero,
il problema di Weierstrass per le orbite diviene:
mc
2
2
_
du
d
_
2
+

W
e
(u) = E
dove

W
e
(u) = a/u
2
+ (b + mc
2
/2)u
2
`e lenergia potenziale ecace del sistema e u
1/. Si possono distinguere 9 casi diversi in relazione al segno assunto dai coecienti a
e b + mc
2
/2. Il graco del potenziale `e illustrato nella gura allegata e la discussione di
Weierstrass viene condotta come negli esempi precedenti. Ci si limita a sottolineare quanto
segue:
lintegrale di W. assume la forma:

0
=
_
mc
2
2
_
u()
u(0)
1
_
E

W
e
du
e moltiplicando numeratore e denominatore dellintegrando per u:

0
=
_
mc
2
2
_
u()
u(0)
u
_

_
b + mc
2
/2
_
u
4
+ Eu
2
a
du ,
espressione che si integra facilmente per mezzo del cambiamento di variabile = u
2
,
u > 0:

0
=
1
2
_
mc
2
2
_
u()
u(0)
1
_

_
b +mc
2
/2
_

2
+ E a
d ;
come `e immediato vericare, il potenziale ecace ammette punti critici soltanto per
b + mc
2
/2 > 0, a > 0 e b + mc
2
/2 < 0, a < 0. In ambo i casi il punto critico `e unico,
trattandosi di un minimo relativo proprio per a > 0 e di un massimo relativo proprio
per a < 0,
per b + mc
2
/2 = 0, a = 0, il potenziale ecace risulta costante a zero;
in ogni altro caso W
e
`e funzione monot` ona nellintervallo (0, +]. La funzione ()
risulta periodica soltanto per b +mc
2
/2 > 0, a > 0.
Stefano Siboni 40
Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
Campo centrale elastico.
Il potenziale del campo centrale elastico `e dato dallespressione:
U() =
k
2

2
, con k > 0,
cui corrisponde lenergia potenziale:
W() =
k
2

2
.
Nellipotesi che la costante delle aree c sia diversa da zero, lequazione delle orbite si ottiene
risolvendo il problema di Weierstrass:
mc
2
2
_
du
d
_
2
+
mc
2
2
u
2
+
k
2
1
u
2
= E
dove si `e posto al solito u() 1/() > 0 e la costante E rappresenta lenergia meccanica
totale del sistema. Lenergia potenziale ecace

W
e
(u)
mc
2
2
u
2
+
k
2
1
u
2
ammette in {u >
0} un unico punto critico u

= (k/mc
2
)
1/4
, che in eetti `e minimo assoluto della funzione.
Dunque:
E

W
e
(u

) =
mc
2
2
_
k
mc
2
_
1/2
+
k
2
_
mc
2
2
_
1/2
=
_
kmc
2
_
1/2
.
Per E >
_
kmc
2
_
1/2
si ha immediatamente che u() `e una funzione periodica di . Indicati
con
0
ed u
0
i valori iniziali delle variabili e u e supponendo che il moto iniziale sia
progressivo in u, risulta:
du
d
() =
_
2
mc
2
_
E
k
2
1
u
2

mc
2
2
u
2
e lintegrale di Weierstrass diviene:

0
=
_
mc
2
2
_
u
u
0
_
E
k
2
1
u
2

mc
2
2
u
2
_
1/2
du
ovvero:

0
=
1
2
_
mc
2
2
_
u
u
0
_

mc
2
2
u
4
+ Eu
2

k
2
_
1/2
2u du .
Con il cambiamento di variabile u R
+
u
2
R
+
si deduce:

0
=
1
2
_
mc
2
2
_
u
2
u
2
0
_

mc
2
2

2
+ E
k
2
_
1/2
d
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Universit`a degli studi di Trento Corso di Meccanica razionale
che pu` o anche scriversi nella forma:

0
=
1
2
_
u
2
u
2
0
1
_
(
+
)(

)
d
essendo:


E
mc
2

_
_
E
mc
2
_
2

k
mc
2
con 0 <

<
+
, a causa della condizione E > (kmc
2
)
1/2
. Lulteriore cambiamento di
variabile [

,
+
] R
+
z [0, /2] denito da:
=

+ (
+

) sin
2
z
porge inne:

0
=
1
2
_
z
z
0
2(
+

) sin z cos z
(
+

)| sin z cos z|
= z z
0
.
Per E =
_
kmc
2
_
1/2
la soluzione dellequazione delle orbite risulta semplicemente u() = u
0
R e corrisponde ad unorbita circolare di raggio 1/u
0
.
Stefano Siboni 42

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