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Federica Borgina compongono lopera e leggere la trama che la lega al mondo. Crediamo sia fondamentale estrarre dal gomitolo il filo rosso della Storia: lungo il quale si cercher di comprendere, approfondire, studiare, sicuri che sia impossibile capire a fondo la contemporaneit senza conoscere il passato, ricordando che tutta larte stata contemporanea. Altri fili correranno lungo la trama della contemporaneit, raccoglieranno le impressioni di testimoni oculisti e si affacceranno da camere con vista; altri ancora viaggeranno lungo le infinite orbite che compongono luniverso culturale, lasciando appunti di viaggio e ospitando forestieri. Infine conserveremo un filo per ogni lettore, suggerendovi e invitandovi a prendere cura di voi stessi, poich crediamo che sia questo lobiettivo dellarte e della cultura. Questa scatola sispira alle botes duchampiane: non ha la pretesa di spiegare larte, ma di incuriosire, interessare e coinvolgere i lettori, invitandoli a scuotere la propria Bote e ad immaginare un rumore segreto. Bote tutto questo e speriamo possa divenire altro ancora. Il compito arduo, ma non ci spaventa: sar nostra premura di contraddirci spesso, per evitare di conformarci ai nostri stessi gusti.
Marcel Duchamp, bruit secret, 1916, gomitolo di spago, lastre di ottone, viti, cm 12,9 x 13 x 11,4, Philadelphia Museum of Art
bote
Tutta larte stata contemporanea (Maurizio Nannucci, Altes Musem di Berlino) Francesco Tedeschi / Duchamp autore di scatole e precursore di opere in scatola Testimoni oculisti (Marcel Duchamp) Gianfranco Baruchello / Venti fotografie di Baruchello a Marcel Duchamp Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini / Rosa Dao Camera con vista
Giulia Brivio / Carlos Bunga
Appunti di viaggio
Giovanni Bertuccio / Samuel Rosseau - Galleria 1000eventi Susanna Mazzocchi / Caravaggio ospita Caravaggio - Pinacoteca di Brera Alessandro Castiglioni / Un museo in valigia
Prendi cura di te stesso (Sophie Calle, Biennale diVenezia 2007) La tua porzione di stelle Scrobbling: Carlos Bunga Viaggio al centro dellarte: Arte, genio e follia. Il giorno e la notte dellartista. Siena
Bote - numero 01, anno 01, primavera 2009 Direttrici editoriali Federica Borgina e Giulia Brivio collaboratori Giovanni Bertuccio, Alessandro Castiglioni, Tommaso Isabella, Susanna Mazzocchi, Francesco Tedeschi interventi speciali Gianfranco Baruchello, Elisa Bollazzi, Carlos Bunga, Ottonella Moccellin e Nicola Pellegrini Progetto e redazione graca Giacomo Brivio grazie a Gianfranco Baruchello, Paolo Bolpagni, Luca Brazzoli, Luca Dassi, Galeria Elba Bentez Madrid, Nicoletta Gramaccia, Cristina Luise, Kevin McManus ,Ottonella Mocellin, Nicola Pellegrini, Veronica Pitea, Cristina Salvaderi, Luca Scarabelli, Manuela Stocchi, Carla Subrizi, Francesco Tedeschi, i piegatori di scatole per luscita del primo numero di Bote Elisa Bollazzi ha realizzato: Microcollection, Boteen-valise, 2009, multiplo in 50 pezzi numerati, cm 3,7 x 10 x 1,2, materiali vari
(contattare la redazione per maggiori informazioni)
stampa Tipografia Valtorta, Giussano contatti Associazione Culturale Bote via Matteotti 43, 20035 Lissone (MI) www.boiteonline.org - boite@boiteonline.org
Francesco Tedeschi
carattere del diario intimo, del contenitore di note personali. Nelluno e nellaltro caso, sia che intendiamo prevalente lintento didascalico, sia che vogliamo sottolineare la natura fantastica e poetica dei materiali contenuti nelle scatole duchampiane, larte in scatola cos prodotta o riprodotta oltre a essere testimonianza della complessit della mente di Duchamp (non a caso il principio dellarchivio affine ai modelli operativi dei computer, in quella naturale transizione fra le funzioni del cervello reale e quelle dei cervelli informatici) trova una sua forte attualit nellarte cronologicamente pi vicina. Non si contano, da allora, le scatole in cui artisti impegnati sul fronte visivo hanno raccolto le loro intenzioni e intuizioni creative, da quelle di Joseph Cornell, lartista americano che aiut Duchamp ad assemblare la scatola del 1938-41 e che ha poi fondato la sua produzione eminentemente in scatole, che ampliano e specificano il modello
Joseph Cornell, Oggetto (rosa dei venti), 1942-53, MoMA Museum of Modern Art, New York
Marcel Duchamp, Bote-en-valise (de ou par Marcel Duchamp ou Rrose Slavy), 1935-41, valigia di pelle contenente repliche in miniatura, fotografie e riproduzioni dei lavori di Duchamp, cm 40,6 x 38,1 x 10,2, MoMA Museum of Modern Art, New York
della cornice, divenendo contenitori di mondi in miniatura, a quelle di Gianfranco Baruchello, che molte affinit presenta con lopera di Duchamp, a quelle realizzate dagli artisti di Fluxus e oltre, fino alle pi recenti forme di unarte che pu essere definita dellarchiviazione, della memoria e della narrazione. Tra le pieghe di questa produzione, ogni volta motivata da ragioni diverse e specifiche, si pu andare alla ricerca di un suggestivo percorso che non solo iconografico, per quanto nel modo pi aperto e affascinante, secondo il modello delle tavole della Mnemosyne warburgiana, ma che rappresentazione aggiornata di una tensione dellarte a essere forma di autoconservazione ed autoesplicazione. Non si pu dire che ogni elaborazione fondata sulla forma della valigia o della scatola vada considerata in senso autoreferenziale, che si spiega da s, o esclusivamente da s, perch anche la scatola e pu diventare forma aperta, elemento di una rappresentazione che nasce dallidea o dalloggetto, ma si rivolge a chi la riceve, oltre che a chi la produce, come un messaggio in bottiglia... Per questo, portare attenzione allarte in scatola significa avere a che fare con le pi disparate produzioni di unarte che mette in relazione il privato con lenciclopedico.
Joseph Cornell, LEgypte de Mlle Cleo de Merode cours elementaire dhistoire naturelle, 1940, scatola, cm 12 x 27 x 18, Collezione Robert Lehrman, Washington D.C.
Francesco Tedeschi, professore di storia dellarte contemporanea allUniversit Cattolica di Milano, critico e storico darte. La sua bote custodisce un labirinto e una pallina.
Testimoni oculisti
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01 Seduto con sigaro nella sinistra, mano destra tesa a indicare (Roma, Caff Rosati, piazza del Popolo) / 02 Primo piano con sigaro in bocca, (tra le dita). Roma sul set di Verifica Incerta (via Baglivi) casa di Gianfranco Baruchello / 03 Guarda il Grande Vetro, Philadelphia Museum. Sulla destra Teeny Duchamp guarda unopera / 04 Curvo guarda attraverso le linee di frattura del Grande Vetro (Museo di Philadelphia) / 05 Con una casquette nera guarda affreschi in tomba etrusca (Cerveteri, Italia) / 06 Giardino dello studio di Gianfranco Baruchello in via Monte Senario, Roma / 07 Seduto, una palma sullo sfondo, in casa sua a Cadaques (Spagna) / 08 Altra sul set di Verifica, Roma / 09 Altra sul set di Verifica, Roma, sigaro tra le labbra / 10 Altra sul set di Verifica, pi stretta, sigaro in mano / 11 Davanti a una finestra panoramica, a Spoleto (Italia) / 12 Primo piano, via Baglivi, Roma / 13 Su un fondo di foglie e rami. Via Monte Senario, Roma (giardino dello studio di Gianfranco Baruchello) / 14 Chinato guarda il Vetro, Philadelphia Museum / 15 Con cappello di paglia (profilo), terrazza di casa Duchamp, Cadaques (Spagna) / 16 Seduto, tra le gambe di un mostro femminile a Bomarzo (Italia) / 17 Altra, di Cadaques casa sua / 18 Altra, set di Verifica Incerta, casa sua / 19 Altra, pi stretta, set di Verifica Incerta, casa sua / 20 Seduto nello studio di Gianfranco Baruchello a Roma, bicchiere in mano.
Testimoni oculisti
rosa dao
La piccola Rosa Dao ha quasi un anno e mezzo, occhi profondi e certamente non sa chi Rrose Slavy. difficile anche per chi pi grande di lei capire Quest-ce que cest la vie? A questa domanda Marcel Duchamp rispose: Leros est la vie. Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini hanno scritto una lettera aperta rivolta alla loro bimba, cercando di spiegarle il senso della vita. Contemporaneamente hanno vestito i panni di Testimoni oculisti e si sono rivolti allopera di Marcel Duchamp, mutuandone limpiego dei giochi di parole, modalit che lartista utilizz dal 1920 firmandosi Rrose Slavy. Gli artisti hanno composto la lettera impiegando ventidue anagrammi del nome anagrafico di Rosa Dao (Rosa Dao Pellegrini). Cos il nome della bimba divenuto Rrosa Dao, in omaggio a Rrose Slavy; e la lettera stata decorata da una Rrose alla quale dovrebbe assomigliare linnesto floreale che Ottonella e Nicola stanno sperimentando. Il lavoro stato poi riprodotto su un puzzle da 500 pezzi e ogni singolo frammento custodito in una Bote. La lettera si rotta come successe al GrandeVetro di Duchamp nel 1926. Lidea della frammentazione - spiegano gli artisti - stata presa in prestito da Vincenzo Ferrari, artista legato alla coppia dagli albori della loro ricerca artistica. Fu proprio Vincenzo Ferrari, nel 1991, periodo in cui era docente allAccademia di Brera a Milano, a invitare lArc Group, di cui Nicola e Ottonella erano parte, a realizzare uninstallazione, The Light House, in unaula dellaccademia e li invit a realizzare la loro prima opera in scatola. Alcune delle mostre milanesi dellArc Group ospitarono opere bidimensionali e collage raccolte in scatole.
Federica Borgina Il tentativo di spiegare a una bambina il senso della vita si frantuma in 500 pezzi che non si riuniranno mai: forse la concretizzazione simbolica dellimpossibilit di cogliere tale senso? Eppure basta ascoltare Duchamp: Eros est la vie. Forse Ottonella e Nicola hanno voluto dire qualcosa di semplice alla loro Rosa Dao, dando retta a Marcel Duchamp: lamore la vita.
Ottonella Mocellin (1966), Nicola Pellegrini (1962), artisti. La loro bote custodisce un rompiscatole. Federica Borgina (1986), studentessa di storia dellarte allUniversit Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua bote custodisce una piccola barca realizzata piegando un foglio del Corriere della Sera.
carlos bunga
Per comprendere larte contemporanea necessario allargare i confini della propria indagine includendo diversi campi della scienza e della conoscenza come la filosofia, lantropologia, la psicologia sociale, la tecnologia, larchitettura. Non solo, bisogno dimenticare la separazione dei generi per avvicinarsi alla complessit dellespressione artistica fatta di medium sempre pi avanzati innestati tra di loro. Mi colpisce il lavoro, apparentemente semplice come una scatola di cartone, dellartista portoghese Carlos Bunga. Ne discusto con lui stendendo le pieghe della carta e ascoltando la sua energia. Carlos Bunga: Mi piace pensare al lavoro come a un formato senza definizione. A una sovrapposizione di supporti pittura, architettura, design, disegno, fotografia o installazione. una concezione implicita nel mio lavoro, fatto di giustapposizioni di idee e concetti. Giulia Brivio: Perch utilizzi il cartone? Un materiale povero, banale, utilizzato solitamente per confezionare scatole, forme chiuse che si possono aprire. Potrebbe avere anche una nostalgica componente emotiva, ricorda gli scatoloni in soffitta dove si chiudono i vecchi giocattoli o fa pensare al trasloco in un nuovo appartamento. Marcel Duchamp nelle sue scatole ha messo le istruzioni del suo capolavoro Le GrandVerre o le copie in miniatura di opere darte... Cos la tua scatola di cartone? CB: Ho studiato pittura e penso che il mio lavoro sia una specie di pittura espansa, che riflette su concetti astratti come la memoria, il tempo e la fragilit. Dopo molte esperienze nel campo della pittura una crescente insoddisfazione per il supporto bidimensionale mi ha portato con naturalezza a esplorare lo spazio tridimensionale, interessato anche al suo legame con larchitettura. Palazzi demoliti, vestigia di qualcosa che esistito in un determinato luogo e tempo, i muri
Giulia Brivio delle case abbattuti e i segni che hanno lasciato sugli edifici adiacenti. Questi muri per me sono fortemente pittorici e mi appassiono alla loro storia, memoria, alle aree dove sono sorti. Come materializzare questi concetti? Nel mio studio ho iniziato a costruire piccole case di cartone, cos da poter approfondire la nozione di spazio e di precariet. Infatti per me la citt, composizione di case, un modello in scala, completamente manipolabile e modellabile. E come parte di essa credo che anche noi siamo vulnerabile, mutevoli, distruggibili. Il cartone solo un modo di indagare questi principi. Uso il cartone, ma non parlo di cartone.
Elba Bentez Project, 2005, cartone, scotch, pittura, light box e pellicole colorate, installazione site-specific, Galera Elba Bentez, Madrid.
GB: Le scatole aperte e tagliate mostrano una dimensione interiore, forse rivelano una struttura. Hai mai pensato al Decostruttivismo? Ad architetti come Hans Hollein o Peter Eisnman? Ad artisti come Gordon Matta-Clark? CB: Il mio lavoro si basa sul concetto di Tempo, sul modo in cui interviene nel processo di costruzione/decostruzione. Gordon Matta-Clark lavora con macchinari specifici su edifici reali, li taglia a pezzi, innalzandone simbolicamente la frammentazione. Sono incuriosito dallanalisi della criticit degli ambienti domestici, ma
anche dalle prospettive multiple che creano spaccature al loro interno. Tornando indietro nel tempo penso al Costruttivismo russo, un movimento culturale che coinvolse particolarmente larchitettura, con prospetti e facciate influenzate della tecnologia meccaniche e dalle progressiva industrializzazione. Il Decostruttivismo in architettura ha giocato un ruolo diverso perch la societ di oggi pi complessa, in qualche modo astratta. Parte del mio interesse nellarchitettura contemporanea sta nel capire che tutti i progetti architettonici, come quelli di Hans Hollein, Peter Eisnman, Frank Gehry, Rem Koolhaas o Zaha Adid, e le immagini di progresso, funzionalit e permanenza sono concepiti in questa nostra societ che in rovina. Siamo sempre stressati dallidea di preservare le cose, quando in realt esse mutano continuamente. La non-permanenza ovunque intorno a noi ed parte della nostra condizione di esseri mortali. GB: In cosa si differenziano le grandi installazioni e le piccole sculture sui tavoli? Sono prototipi? Sembra di essere di fronte a un edificio distrutto da un terremoto. Locchio curioso di spiare nelle stanze, di scoprire frammenti di ricordi e vite, come nei tuoi lavori dove lo sguardo cerca di abitare le pieghe e i tagli del cartone. Cosa c da scoprire? CB: Le prime maquettes le ho costruite con il cartone, simulando piccole architetture. Forme astratte che mantenevano comunque una referenzialit oggettiva, basandosi sulla realt. Volevo lavorare sul concetto di casa partendo da unidea astratta. Realizzare installazioni senza pianificarle, progettarle, mi spinge ad avere una grande abilit di adattamento allo spazio dove sto per costruirle. Prima di tutto devo relazionarmi ad esso, osservarne i dettagli. Da li in poi il mio processo creativo non altro che una miscela di intuizione e razionalit e anche emozioni. Le caratteristiche preesistenti dello spazio influenzano la struttura che sto costruendo. Le grandi installazioni sono come dei modelli in scala, che danno allo spetta-
tore nuove possibilit di comprendere lo spazio. Queste architetture in spazi gi esistenti mi rendono pi cosciente del concetto di appropriazione e in questo senso ho iniziato a intervenire sugli oggetti, come i tavoli. Non sono prototipi, ma intensificazioni di idee che non devono per forza avere una definizione concreta. Fui molto colpito dalle immagini di Hiroshima del 1945, dopo la bomba atomica! Fui sconvolto dalle immagini di Berlino dopo la seconda Guerra Mondiale. Fui scioccato dallincidente di Chernobyl del 1986! In poco tempo tutto divent cenere! Fenomeni naturali come lo tsunami, gli uragani, Katrina, i terremoti, o eventi terribili come l11 settembre ci fanno rendere conto una volta ancora della nostra condizione di esseri mortali! La temporaneit dellarchiettura o della vita accelerata da questo tipo di fenomeni, come scrisse Walter Benjamin nel Angelo della Storia: la violenza della tempesta ci che chiamiamo progresso. Come questi eventi hanno il potere di velocizzare la temporalit delle cose, cos fanno le mie performance in cui agisco con il mio corpo sullarchitettura. Non penso alla temporalit come a una fine, ma come alla possibilit di un nuovo inizio.
Carlos Bunga nato a Porto nel 1976, vive e lavora tra Lisbona e Madrid. Nel 2003 ha vinto il Premio EDP Novos Artistas. Nel 2004 ha partecipato a Manifesta 5 a San Sebastian, Spagna. Tra le numerose mostre collettive si ricordano quelle ad Artists Space New York, a San Diego Museum of Modern Art, a Serralves Museum Porto, e le personali a Milton Keynes Gallery, UK e a Elba Benitez Gallery, Madrid. Giulia Brivio (1981), laureata in Scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo allUniversit Cattolica di Brescia. Lavora a Viafarini organization for contemporary art e a DOCVA - Documentation Center for Visual Arts, Milano. La sua bote custodisce un tazza da t.
Tommaso Isabella
Midnight Party, The Childrens Party, 1970). Se da una parte questo approccio sembra seguire quella narcotizzazione della soggettivit nel processo creativo ricercata da Duchamp e poi, sempre nel cinema, da Warhol, la sua dimensione di rituale privato ne potenzia laspetto desiderante e soggettivo: lo sguardo del voyeur che contempla la sua collezione, ma anche la radice amorosa che Stan Brakhage legava al lavoro del cineamatore, nel suo manifesto In Defense of Amator, in cui faceva di questa figura un modello per il cinema di sperimentazione indipendente. Lidea del cinema come materializzazione di un atto di memoria, linteresse per il documento non come rappresentazione, ma come reliquia del reale, per i legami viventi che intrattiene con esseri, luoghi, tempi: collezionista di immagini memoriali, di frammenti trovati per caso, oppure salvati dalla scomparsa grazie al gesto amoroso della ripresa, in questo senso Cornell fu un cineamatore, anche quando commission due suoi film allo stesso Brakhage nel 1955: TheWonder Ring documenta un percorso su una linea sopraelevata della metropolitana destinata allo smantellamento, mentre Centuries of June nasce dal desiderio di preservare il ricordo di una vecchia residenza di Flushing (la zona del Queens in cui viveva Cornell) che sarebbe stata demolita a breve. Ma il primo esperimento
cinematografico, Rose Hobart (1936), a costituire loggetto pi conturbante per come coniuga intimit e impersonalit rispetto al materiale. Tra i vari cimeli raccolti nelle sue peregrinazioni cera una pellicola di serie B della Universal, East of Borneo, unavventura esotica a base di coccodrilli e malvagi principi orientali: Cornell la rimont, riducendola a una suite di 17 minuti per lattrice protagonista Rose Hobart, un contenitore concentrato delle sue espressioni e reazioni a un mondo misterioso, di cui rimangono soltanto frammenti: giungla, animali, un vulcano in eruzione, uneclissi, una sfera che precipita in una fontana. Gli unici interventi, a parte il montaggio, si limitano alla proiezione, che prevede la velocit di 16 fotogrammi al secondo, (lo standard fino ai primi anni venti, mentre il film, del 1931, girato gi a 24) e lutilizzo di un filtro blu scuro, oppure il viraggio della pellicola in blu, il colore delle scene notturne secondo la codificazione del muto. Alla colonna sonora del film Cornell sostituisce, con lungimiranza kitsch, un disco di musica brasiliana, anchesso trovato su qualche bancarella: il ralenti soffuso, la bizzarra consonanza tra musica e immagini, sprofonda la proiezione in un atmosfera di onirismo e mistero, che sembra realizzare tecnicamente quellestasi di fronte alla paccottiglia cinematografica propagandata e praticata in sala da spettatori come Andr Breton e Robert Desnos. Pur nella sua peculiare riservatezza e molto pi di qualsiasi altro tra i film detti surrealisti, Rose Hobart offre un esempio stupefacente di godimento perverso dei prodotti della cultura popolare, attraverso la liberazione del loro potenziale perturbante dallanestesia dei meccanismi narrativi standardizzati: in questo senso si pone allo stesso livello di un altro capolavoro del collage surrealista, i tre romanzi per immagini realizzati da Max Ernst tra il 1929 e il 1934. Ma al contrario della copula demoniaca tra le immagini di questultimo, Cornell lavora per sottrazione. Anche se lo smontaggio dei codici di continuit hollywoodiani si serve di marcate rotture (stacchi che intervengono su una dissolvenza, porte che si aprono senza che entri nessu-
no, campi-controcampi palesemente falsi), nel complesso il film conserva laffascinante opacit delloggetto trovato: la tensione tra le immagini non si risolve in semplici giochi metaforici o formali sui raccordi, ma produce un andamento ripetitivo, circolare, ipnotico, su cui aleggia un desiderio segreto, sospeso. Cornell sembra voler isolare ed estrarre gesti ed espressioni della protagonista, collezionarli e archiviarli in una specie di film-scatola, lavorata con la stessa grazia infantile ed ermetica di quelle che dedicava alle sue eroine: femme fatale hollywoodiane, ballerine ottocentesche, angeliche apparizioni che egli si lasciava scorrere davanti agli occhi, come in questa splendida nota di cinema da camera tratta dalle sue carte: Tutto il giorno, settimana dopo settimana, dal tavolo del mio studio guardo la facciata grigia, cupa, arcigna dellenorme edificio del Manhattan Storage and Warehouse con le sue file simmetriche di doppie imposte metalliche; ogni sera, puntualmente alle cinque, guardiani in uniforme compaiono allo stesso istante a ciascuna delle innumerevoli finestre chiudendo per la notte le pesanti imposte imbullettate. Ma in questa sera estiva, allora fissata, la forma eterea di Fanny Cerrito, splendida da togliere il fiato nel suo velo impalpabile di ondina, appare a ogni finestra per adempiere al compito dei guardiani. Dovere assolto con tale candore, con tale ineffabile umilt e grazia da far venire un groppo alla gola. La sua compostezza e lo sguardo dolce (lenta dissolvenza finale) sono un biasimo al rimpianto mentre lei svanisce.
Tommaso Isabella (1980) si laureato in Lettere allUniversit di Pavia, si interessa di cinema, arte e letteratura, fornitore occasionale di manodopera intellettuale. La sua bote custodisce batterie e istruzioni per luso.
Cfr. A. Breton, Nadja, Einaudi, Torino, 1972; R. Desnos, Cinma, Gallimard, Paris, 1966 Cfr. M. Ernst, Una settimana di bont, Adelphi, Milano, 2007 Carte di Joseph Cornell, Smithsonian Institution, cit. in Charles Simic, Dime-Store Alchemy. The Art of Joseph Cornell
Appunti di viaggio
Samuel Rousseau
Galleria 1000eventi, Milano Rimanere affascinati dalle voci che parlano contemporanamente dentro di te. Sono: il disarmo, la paura e langoscia. I sensi di colpa per una umanit ancora non troppo umana. La consapevolezza dolorosa che qui viene sublimata attraverso la forma. Questo Samuel Rousseau (1971), o queste, meglio, sono le parole che le sue opere hanno provocato. Non a caso si parla di parole, dal momento che le sue opere non sono, solo, retiniche, ma figurano come la mise en scene di unIdea. E le idee si esprimono attraverso concetti, e questultimi attraverso le parole. Tutta lesposizione sembra muovere verso un comun denominatore, da ricercare certo, ma facilmente reperibile. Sei le opere esposte, sei spunti argomentativi per un fine unico: la Natura, la Madre Terra e quello che i sui figli, gli umani, continuano a fare. Inserito allinterno di quel dibattito che vede opposta la cultura alla natura, gli agi della vita moderna contro una vita pi semplice e sostenibile, il linguaggio che usa quello della provocazione, ma non troppo; della denuncia romantica, della messa in discussione duchampiana. Il tutto ci suggerisce un enorme punto interrogativo. Cos quello che vedo, e perch mi appare bello anche se non dovrebbe? Nietzsche, ne La nascita della tragedia, ci invitava a pensare il significato della parola Sublime come una sorta di appagamento dopo una circostanza dolorosa. Forse abbiamo la nostra risposta! Rousseau ci mostra le sue opere, di bella forma, o almeno cos ci appaiono a prima vista, appagando il nostro senso privilegiato, la vista. Un attimo dopo, avvicinandoci o semplicemente non chiedendoci nulla, le opere parleranno. Ci racconteranno la nostra idea, quella contemporanea, di bellezza. Ci insegneranno il surriscaldamento della crosta terrestre, la deforestazione e linquinamento e via cosi fino a diventare, le opere, degli specchi in cui non ci riflettiamo noi come singoli, bens noi come exempla gentium.
Giovanni Bertuccio E in questo momento non parleranno pi di aspetti sociologici, politici o economici, adesso parleranno di etica, di cosa significa essere una Persona, qui e ora. Si rimane disorientati certo, tutte quelle voci non potrebbero fare altro che incupirci, provocarci del dolore, ammesso che lo si senta. Ma se facessimo finta di non ascoltare e continuassimo la mostra potremmo scovare, anche, lantidoto alla malattia.. Nella seconda sala presenziano, Sans titre - lArbre et son ombre (2008) e Un peu deternit (2007), tutte e due sono video proiezioni e ambedue giocano sulle ombre. Lombra come laltra faccia della medaglia, lombra dionisiaca della luce apollinea potremmo dire. Il primo ci racconta del divenire, il secondo ci avverte sulla finzione che noi stessi insieme al cosmo rappresentiamo. E qui le cose si complicano: siamo finti, in quanto attori, e per di pi siamo allinterno di un grande fiume, che scorrendo, cambia puntualmente... non rimane che, solo, un risata isterica... Il segreto e fermarsi e andare, banalmente, oltre, come per le opere di Rousseau, e vedere finalmente se stessi, e con se stessi la societ che insieme si costruita. Per questo importantissimo il punto di vista che si adotta nel guardare. Forse le opere: Casei 842, Casei 913 e Sphres gopotiques ci ricordano questo: meglio vedere le cose da una distanza non troppo ravvicinata, magari da cogliere pi sfumature possibili, magari da ricordarci la bellezza o lindifferenza delle cose semplici. A tutti i partecipanti veranno offerti fleurs de krosne!!
Giovanni Bertuccio (1984), studente di storia dellarte allUniversit Cattolica di Milano. La sua bote custodisce una sua polaroid, magari con met faccia in ombra. Sul retro una scritta: Non in onore a Narciso, bens come pedina pensante.
Susanna Mazzocchi
Caravaggio, Cena in Emmaus, 1601/02, olio su tela, cm 139 x195, National Gallery, Londra
Caravaggio Ospita Caravaggio, titola cos la mostra allAccademia di Brera che da inizio ad una stagione ricca di grandi appuntamenti per celebrare il bicentenario della Pinacoteca. La Sala XV accoglie quattro dipinti del Maestro, uno di propriet della Pinacoteca e tre provenienti da Londra (National Gallery), Roma (Galleria Borghese) e New York (Metropolitan Museum). Mina Gregori e Amalia Pacia, le curatrici, scelgono di mettere a confronto due opere di uguale tema, che ben testimoniano levoluzione dellarte di Caravaggio (1571-1610) in un lasso di tempo limitato: la Cena in Emmaus dipinta nel 1601-02 della Pinacoteca di Brera, e quella del 1606 della National Gallery. Nella prima versione, Caravaggio mostra il Cristo con gli occhi socchiusi e il braccio proteso in avanti, circondato da tre personaggi sbigottiti e perplessi, dai gesti carichi di significati. La tavola ricca di rimandi allegorici, come la canestra di frutta che in equilibrio precario proietta sulla tovaglia lombra di un pesce inesistente; lombra appunto, fenomeno ottico studiato a tal punto e sperimentato in un modo nuovo e sorprendente, che quella di Cristo manca sulla parete accanto a quella delloste. Risulta evidente la tradizione pittorica lombarda del Cinquecento, che andr poi sfumando negli anni successivi,
come gi si pu notare nella versione del 1606. Questultima vede laggiunta di un personaggio e lo spostamento di uno da sinistra a destra del Cristo, che ha gi spezzato il pane e sta benedicendo i suoi discepoli; siamo quindi in un momento successivo, Ges si rivelato ed pronto a congedarsi. La scena possiede unintensit maggiore nonostante sia pi essenziale e buia. La tavola, meno ricca, attraversata da una luce laterale che scorcia la stanza, andando ad esaltare i gesti ed i volti dei personaggi, che appaiono pi contriti e come pi sollevati. La mostra permette di ammirare anche due opere giovanili del Maestro lombardo: Ragazzo con canestro di frutta del 1593-94 e Concerto del 1594-95, provenienti rispettivamente dalla Galleria Borghese di Roma e dal Metropolitan Museum di New York. Le due opere, certo diverse dalle precedenti, testimoniano limportanza che Caravaggio attribuiva alla fisiognomica, alla luce e ai significati allegorici dei suoi capolavori. I volti intensi, forti nel loro realismo e dagli accesi contrasti chiaroscurali, sono probabilmente tutti autoritratti. LAccademia di Brera ospita un grande Maestro in un allestimento romboidale che tanto ricorda un piccolo scrigno semiaperto che custodisce al suo interno quattro capolavori di pittura italiana illuminati da luci ben posizionate. Lunica nota dolente concerne la fruizione temporale della mostra stessa: solo quindici minuti sicuramente non sufficienti per ammirare tale splendore! E se nel quarto dora a disposizione capitasse di trovare visitatori rumorosi, non resterebbe altro da fare che ripercorrere la fila e sperare che i prossimi minuti possano essere migliori!
Susanna Mazzocchi (1985), studentessa di Storia dellarte allUniversit Cattolica di Milano. La sua Bote custodisce un fagiolo ricoperto di pelo.
Appunti di viaggio
un museo in valigia
Microcollection il paradosso di un museo e un museo paradossale. Nasce come progetto portatile e invisibile, tutto ci che solitamente un museo non . La collezione, alloggi formata da oltre quattrocento pezzi, con nomi tra i pi prestigiosi nel panorama internazionale, ha una natura del tutto peculiare: Microcollection un museo costituito da microframmenti prelevati ma potremmo anche dire salvati dalla distruzione o pi semplicemente rubati - da opere darte, interventi e installazioni che, dal 1990, Elisa Bollazzi, ideatrice del progetto e direttrice del museo, ha pazientemente raccolto. Questi frammenti poi, dopo una meticolosa catalogazione, vengono disposti su comuni vetrini da laboratorio, per essere infine fruibili, durante i diversi eventi espositivi, attraverso luso di un microscopio. Microcollection dunque un micromuseo, portatile e invisibile, ricordando come linvisibile non il contrario di ci che visibile, ma ci che visibile in modo diverso. Le parole di Gurita stimolano uninteressante riflessione attorno alla natura di Microcollection. Andando infatti a descrivere un possibile primo approccio con il micromuseo, potremmo parlare di una sorta di rito scientista, gi di per se stesso ricco di fascino e attesa, facendo riferimento al microscopio, alla scoperta di come le lenti abbiano ingrandito il frammento scelto. Poi, ci che effettivamente l si osserva, sono una serie di piccoli elementi scuri, tutti molto simili tra loro. La differenza, la specificit di ogni pezzo, non dunque percepibile attraverso la visione dei singoli vetrini, ma avviene nel momento in cui si viene a conoscenza della vera origine del frammento. Attraverso cio unattribuzione di identit, unoperazione nomenclatoria. La curiosit e il fascino di una visita a Microcollection non sta dunque nella visione di tanti frammenti, ma nel sapere che tale pezzettino di Fontana, di Pascali, di Colombo. Chiss come ha fatto a rubarlo. Chiss se lo ha fatto per davvero. Quello che lartista attiva e sfrutta un processo
Alessandro Castiglioni di mitizzazione delle icone e degli archetipi, come lintangibilit per esempio, propri delluniverso artistico di tutti i tempi. Il frammento e il nome collegato a esso richiamano automaticamente unimmagine, unidea, di cui Microcollection solo tramite. Emblematico in questo senso, come Elisa Bollazzi, in occasione dellallestimento di un intervento per Manifesta 7, abbia scelto di esporre dei frammenti di Anish Kapoor - i primi a essere raccolti, nel 1990, al Padiglione Inglese della Biennale di Venezia - e alcuni pannelli che riportavano diverse frasi rubate allartista, tra cui Artists dont make objects. Artists make mithologies . Non volendo certo con questo breve intervento esaurire una riflessione su come Microcollection abbia sviluppato i molteplici stimoli legati alla rielaborazione della mitologia contemporanea, mi piacerebbe accennare anche a un altro aspetto fondamentale nello sviluppo di questo progetto. Infatti il fatto che sia in sostanza costituito da una serie di piccoli vetrini da laboratorio, rende collocabile lintera collezione allinterno di una valigia trasportabile ovunque. Lidea di un museo in valigia, si deve a Duchamp, ma le ricerche della Bollazzi hanno tratto molto anche dagli assemblage di Joseph Cornell e dai molti oggetti di matrice Fluxus costruite tra gli altri da Brecht, Maciunas, Vostell. Ci tengo a sottolineare, in conclusione, questo aspetto per ricordare come, in occasione della prima uscita di Bote, Microcollection abbia prodotto un multiplo nato proprio come omaggio a molte e diverse ricerche. Una scatola nella scatola, un frammento nel frammento fino ad arrivare al nucleo, al centro che mito e non pu essere che Duchamp.
Alessandro Castiglioni (1984), curatore indipendente, collabora con la GAM di Gallarate. Nella sua Bote custodisce dei tarocchi. Per leggere il futuro o pi semplicemente, come Calvino, raccontare delle storie.
A. Gurita, Microcollection, in XV Biennale de Paris, Editions Biennale de Paris, Parigi, 2007. Roaming, a cura di A. Castiglioni, nellambito di Manifesta 7 Tabula Rasa, di D. Isaia e Raqs Media Collective, Ex Alumix, Bolzano. Dallintervista a cura di J.Tusa per la BBC, gennaio 2006.
MARZO
APRILE MAGGIO
31 marzo 8 aprile
e direzione Marco Isidori, Teatro Out Off, via Mac Mahon 16, Milano - www.teatrooutoff.it 2 aprile Il Convivio: la nascita del personaggio Dante, incontro con Giuliana Nuvoli, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Castello Sforzesco, Piazza Castello, 1 Milano - www.milanocastello.it 15 Aprile concerto Bob Dylan, Mediolanum Forum, via G. di Vittorio 6, Assago (MI) - www.forumnet.it fino al 5 aprile Toms Maldonado, Triennale Design Museum, viale Alemagna 10, Milano www.triennaledesignmuseum.it 14 aprile 26 giugno Magdalena Abakanowicz, Space to experience, a cura di Angela Vettese, Fondazione Arnaldo Pomodoro, via Andrea Solari 35, Milano www.fondazionearnaldopomodoro.it
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa presentano ...Ma bisogna che il discorso si faccia! Quadro per unesposizione spettacolare da lInnominabile di Samuel Beckett. Un Concerto Grosso, drammaturgia
regia Ferdinando Bruni e Elio De Capitani Teatro dellEflo, via Ciro Menotti 11, Milano www.elfo.org fino al 21 giugno di Ravenna, via di Roma 13, Ravenna www.museocitta.ra.it
Angels in America. Fantasia gay su temi nazionali. Prima parte: si avvicina il millennio, di Tony Kushner,
5 24 maggio
LArtista viaggiatore da Gauguin a Klee, da Matisse a Ontani, Mar Museo darte della citt
LA TUA PORZIONE DI STELLE - Elio Grazioli, Marcel Duchamp, Riga 5, Marcos y Marcos, Milano 1993 - Carla Subrizi, Introduzione a Duchamp, Laterza, Roma-Bari 2008 - Alan Fletcher, The Art Of Looking Sideways, Phaidon, London 2001 - Prendimi lanima, un film di Roberto Faenza Drammatico - Italia 2003 - Waking life, un film di Richard Linklater Animazione - USA 2001 SCROBBLING: Carlos Bunga Gli artisti Gordon Matta-Clark, Manfred Pernice, gli architetti Hans Hollein, Zaha Adid, i filosofi Jacques Derrida, Walter Benjamin
VIAGGIO AL CENTRO DELLARTE: Siena Visita la mostra Arte, Genio e Follia. Il giorno e la notte dellartista, ideata da Vittorio Sgarbi, al Complesso Museale Santa Maria della Scala, Siena. Artemeta studia ed elabora itinerari turistici inconsueti in occasione di mostre darte, con pernottamenti in alberghi scelti secondo caratteristiche di particolare fascino o design e fornisce indirizzi utili e dilettevoli dove mangiare, bere o fare acquisti. www.artemeta.it
oes. m e e d to s. um mis o s coisa v i a t a a i r r a c p as s sso respost , e essa O proce s s a t o s m o e p t es mpre ar o que r d s Nem se uestion a q d i , v a c d s s u b mai em-nos e activa r z Temos p a f m e s s a d sta dvi as. nncia e a mesmas m r as cois e p e r m e i b o A s r. variedad ento a m a m n u e avana o , i t o s plex e o que rsose ais com v i m n z u e e permit v e d a ndo cad istncia u x e m a , m m u N alismos ermite r p u t s l m o u s c r ) ndiciona multi ( o de recu , c s e e r u a q n scipli cionais a n ) i (inter)di t l o. u ou (m muta t e m n e ) r e e r t ( in nfiana o o semp c d s n e u d as m da com mentar a a r o nosso d a n c u n e f para acto itrios r c O abstr e d . sitamos almente n o i c a r e neces as aceita-l e s a s i co unga Carlos B
di emozioni. dubbi che una miscela vo ti ea cr . Abbiamo pi se so co le al ta Il proces os sp i delle sempre una ri cercare, a porc a no go in sp Non abbiamo ci li stessi dubbi certezze e queg re avanti. rca sulle anda ette questa rice ioni rm pe e a domande e ad rt le az za sempre al variet di situ Limpermanen complesso, la pi ti) e ul pr (m m i, se ar ondo )disciplin er nt (i cose. In un m i rs e il nostro tenza di unive per raggiunger li na io consente lesis az )n ti er)net e (mul culturali, (Int ne. io az o di standard ut m inua sente il bisogn si e to et mondo in cont sp so onalmente. guardata con accettarle razi r pe , se Lastrazione co le e stabilizzare su cui fondare