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Generazione Norman, i baroni delluniversit non vinceranno | Linkiesta.it


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9 September 2012

Intervista

Editoriale
Addio grandi imprese. Sempre colpa della politica?
Nessun paese ha subito una desertificazione industriale del genere. Ma si critica solo la casta

Generazione Norman, i baroni delluniversit non vinceranno


Andrea Sessa Norman Zarcone era un filosofo, un musicista, un letterato e un giornalista. Ma, soprattutto, era un giovane uomo che coltivava con dedizione il sogno di poter proseguire la propria carriera di ricercatore universitario. Ma il suo sogno si infranto contro un muro delle clientele, dalle baronie universitarie, delle raccomandazioni. E cos ha deciso di togliersi la vita a soli 27 anni. Esistono due libert incondizionate: la libert di pensiero e la libert di morire, che la stessa di vivere. Era questo uno degli ultimi pensieri scritti da Norman, che il padre Claudio ci mostra in fotocopia, alla vigilia dell'anniversario di quel funesto 13 settembre 2010.

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1 La Lucarelli contro lipocrisia del #boicottabarilla Onu, storico s per distruggere le armi chimiche Gallipoli, lesercito con gli occhiali a specchio Merkel contro tutti: la Germania al voto Lo Speciale Mercati calmi, l'urgenza finanziare le imprese

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Norman Zarcone

Gallipoli, lesercito con gli occhiali a specchio Addio grandi imprese. Sempre colpa della politica? La perfidia di Vodafone che conquista il metr di Roma BlackBerry, ascesa e declino di un marchio Onu, storico s per distruggere le armi chimiche

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PALERMO - I primi giorni di settembre che danno laddio allestate e alle vacanze restituiscono una citt di nuovo brulicante di traffico e persone. Siamo nel quartiere Brancaccio, nel dedalo di viuzze dove padre Pino Puglisi ha lavorato e in cui, per il suo impegno antimafia, stato ucciso. In quello stesso quartiere viveva anche un ragazzo, dal nome particolare e dalla personalit poliedrica. Norman Zarcone era un filosofo, un musicista, un letterato e un giornalista. Ma, soprattutto, era un giovane uomo che coltivava con dedizione il sogno di poter proseguire la propria carriera di ricercatore allinterno delluniversit. Il muro con i cocci aguzzi di bottiglia, oltre il quale Norman non ha saputo intravedere un barlume di speranza, e contro cui si sono schiantati i suoi desideri costituito dalle clientele, dalle baronie universitarie, dalle raccomandazioni. Esistono due libert incondizionate: la libert di pensiero e la libert di morire, che la stessa di vivere. Era questo uno degli ultimi pensieri scritti da Norman Zarcone, che il

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No Tav, proiettili ai sindacati:
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padre Claudio ci mostra in fotocopia, alla vigilia di quel funesto 13 settembre 2010 che cambi la vita di una famiglia e che colp, seppur a orologeria come spesso accade, la pubblica opinione. Norman decise di togliersi la vita, a soli 27 anni, dopo aver per tanto tempo inghiottito i bocconi amari di un dottorato di ricerca in Filosofia del Linguaggio, dopo due lauree nello stesso ramo ottenute con 110 e lode, che volgeva al termine. Non vedeva pi prospettive Norman. Sapeva che non avrebbe potuto continuare la carriera accademica e provava un forte senso di ingiustizia perch vedeva, molto spesso, sfilargli davanti chi aveva qualche santo in paradiso. Per questo motivo il 13 settembre di due anni fa decise di lanciarsi nel vuoto, dal settimo piano della sua tanto amata quanto odiata facolt di Lettere e Filosofia di Palermo. A pochi giorni dal secondo anniversario della morte il padre Claudio, giornalista e scrittore, ci fa entrare nello studio di Norman. Una chitarra, un basso, due tastiere, tantissimi libri, cd e foto alle pareti. Qui tutto trasuda cultura, ma anche voglia di vivere. Signor Zarcone ha sottolineato con forza il significato del gesto di Norman. Non si tratta di un suicidio di un ragazzo depresso, ma come lha definita lei una morte culturale, perch? Perch ho sentito tante falsit dopo la sua morte. Dicevano che era un ragazzo depresso, mentre lui era tutto il contrario: amava la vita e amava vivere. Mio figlio non stato nemmeno ucciso dalla precariet, in quanto non era nemmeno precario: era un dottorando senza borsa, quindi non guadagnava nulla. La sua stata una scelta etica e filosofica, dettata dallincapacit di accettare un sistema corrotto da baronie, familismo e raccomandazioni. A mio figlio non mancava niente, poteva contare sulla famiglia. Ma il suo stato un grido di dolore come quello di Jan Palach, perch si sentito offeso nella sua essenza spirituale. Diceva che ormai per farsi sentire ci sarebbero voluti dei gesti forti. Lui lha fatto, ma non molti hanno voluto sentire. A chi si riferisce in particolare? Io ce lho con le baronie universitarie. Dopo la morte di mio figlio non stata avviata nemmeno unindagine interna alluniversit. Non hanno voluto intitolare, come era stato richiesto dai colleghi e dagli amici di Norman, unaula di Lettere a mio figlio. Hanno continuato a trattarlo come lo trattavano da vivo: un corpo estraneo allinterno del sistema. Nei dottorati vanno spesso avanti i protetti del professore, o meglio del barone, di turno. A Norman perdevano sistematicamente i capitoli del suo lavoro di ricerca, gli parlavano spesso con sufficienza e gli avevano fatto capire chiaramente che, al contrario di altri, non avrebbe avuto futuro l dentro. Come disse un suo professore, questo avvenuto perch Norman era nella scuderia sbagliata. (Claudio Zarcone fuma di continuo. Non aspetta la prossima domanda. Inizia a parlare di suo figlio, delle sue passioni, delle ali che gli hanno spezzato). Amava studiare. Diceva ai suoi amici che se gli avessero dato 1200 euro per studiare tutta la vita lui sarebbe stato felicissimo. Si era anche iscritto a Fisica e allesame di Analisi Matematica aveva preso 28! Lui che veniva da studi classici e poi filosofici! Poi amava la musica e in suo onore mi sono rimesso a suonare il basso con i suoi amici, che adesso sono diventati i miei. Li considero tutti miei figli, non mi lasciano mai solo. Era anche giornalista Norman, aveva da poco preso il tesserino da pubblicista e stava conducendo uninchiesta sulla mafia qui a Brancaccio. Per guadagnare qualcosa faceva il bagnino in un lido allAddaura. Ci sono andato laltro giorno: tutti lo ricordano con affetto. Mi raccontavano che teneva delle vere e proprie lezioni di filosofia ai bagnanti che lo ascoltavano rapiti. Ha parlato della morte di suo figlio come di un omicidio di Stato S, lo considero tale. Chi non si genuflette al potente di turno e non accetta sodomizzazioni sar condannato a un posto marginale nella societ e non allaltezza delle proprie aspirazioni e capacit. Norman questo non lo accettava e con la sua morte ha lanciato un messaggio etico molto forte. Ho ritrovato diversi suoi appunti su Nieztsche e sulla possibilit di una morte opportuna. I giovani devono cambiare le cose, non possono accettare questo sistema malato: devono essere loro le voci dissonanti della societ. Dagli ultimi dati emerge quella che alcuni media hanno definito generazione Norman. Cio una generazione di ragazzi specializzati ma senza un lavoro allaltezza delle proprie aspettative e costretti a ripiegare su altro. Che reazioni ci sono state a Palermo, specie tra gli universitari? Reazioni quasi nulle. Non gli fregato niente a nessuno: alle celebrazioni per Norman sono venuti solo i suoi amici e pochi altri. Se ci fosse stato un concerto di una rockstar si sarebbero precipitati a migliaia. Dovrebbe essere una generazione che si dovrebbe ribellare, ma che invece preferisce mettersi sotto lala del potente di turno e questo, specie

sembrano gli anni 70


Con questa violenza e tensione, in Val Susa le vere vittime dei militanti saranno i valsusini stessi

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29/09/13

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in tempi di crisi, molto pi facile e comodo per tutti. Per se viene a mancare la richiesta di protezione, cio la domanda, prima o poi verr a mancare la protervia dei baroni, cio lofferta. un fatto matematico. Il destino beffardo ha voluto che dopo la morte di Norman alluniversit di Palermo sia scoppiato uno scandalo sugli esami comprati in alcune facolt. Gli inquirenti scoprirono che per esame alla facolt di Economia ci volevano 1.000 euro, qualcosa in pi serviva per una materia ad Architettura o a Ingegneria Ricordo con precisione il titolo di un giornale locale sullateneo di Palermo. Sullo sfondo cera una foto di mio figlio e mia moglie che piangevano abbracciati per la morte di Norman e il titolo recitava: Universit fra scandali e lacrime. Norman aveva denunciato con il suo gesto forte quel microsistema criminogeno che tutti conoscono e contro il quale io lotto. Non ho mai preso una querela per le parole che ho speso contro i baroni. Si sa che c quel sistema, ma romperlo parecchio difficile per i giovani. La politica siciliana, in maniera bipartisan, le aveva assicurato il suo sostegno, promettendo la creazione di una fondazione dedicata a suo figlio. A distanza di anni il progetto si arenato tra le sabbie mobili dellAssociazione regionale siciliana, tanto che il premier francese Hollande ha dichiarato di volersi interessare alla vicenda. Che ne pensa? Innanzitutto ho gi ringraziato il presidente Hollande per la sua sensibilit. Purtroppo la politica cannibalizza tutte le vicende e non avevo chiesto io la nascita di una fondazione. Mi stata proposta e pensavo potesse essere una buona piattaforma di idee per i ragazzi, una fucina di libero pensiero e di legalit. Invece, siccome si tratta di una fondazione con un cda gratuito non fa gola a nessuno perch non garantisce posti di clientele e prebende. Adesso con il nuovo governo regionale liter per la fondazione dovrebbe ricominciare da capo, perdendo ancora tempo. Gli unici che mi sono stati davvero vicini, oltre la mia famiglia e gli amici di mio figlio, sono stati il presidente Napolitano, molto sensibile e paterno, e il presidente dellInter Massimo Moratti. Io, Norman e laltro mio figlio siamo tutti interisti e il presidente Moratti rimasto molto colpito dalla vicenda, tanto che allinaugurazione dello spazio allinterno dellUniversit Generazione Norman venuto e si molto emozionato. Lo ringrazio per la sua vicinanza. Lei ha scritto un libro sulla vicenda, ha inciso delle canzoni e prodotto un dvd con il sostegno della Provincia di Palermo. Molti giovani ricercatori la contattano per raccontarle il coraggio della denuncia arrivato dopo il gesto di suo figlio. La forza per credere in un cambiamento c ancora? Dopo la sua morte sono precipitato in un baratro, ma ci sono tante cose che gli dovevo. Il libro erano degli appunti di vita che andavo scrivendo la sera, poi da quel 13 settembre 2010 cambiato. Si intitola Il cane di Zenone molto pi veloce di me, perch si rif alla metafora di Zenone di Cizio, in cui il rapporto uomo vita viene rappresentato come quello di un cane legato a un carro. Se il cane riesce a seguire landatura del carro ogni cosa sar agevole, se si ribella non seguendo il carro rischia di essere travolto. Norman si era ribellato a questa societ che non riconosce il merito, dove i giovani meritevoli sono isolati e abbandonati. Ma ci sono i giovani che intendono reagire nel loro piccolo, mi scrivono e mi raccontano le loro storie. Sono diventato amico di una ricercatrice di Roma che solo per aver citato alcune mie parole stata espulsa dal suo dipartimento ed stata anche querelata. Quale sua frase aveva citato? Io avevo detto che la mafia non solo quella che uccide e spara di Tot Riina, che era un cafone. C un altro tipo di mafia altrettanto pericolosa: quella dei colletti bianchi che mortifica le intelligenze e che li umilia. A questo tipo di mafia occorre togliere il potere.
parole chiave: baroni / claudio zarcone / norman zarcone / universit / universit di palermo 56 shares stampa pdf

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Inviato da: Roberto Terrosi 21 April 2013 - 20:32 Sono venuto a conoscenza di questo fatto solo oggi a pi di due anni di distanza, grazie a una canzone che ho sentito mentre guidavo in auto. Sono rimasto sconvolto da questo sacrificio, ma mi ha sconvolto l'indifferenza con cui stato trattato dai media. Questo un fatto di una gravit inaudita, e doveva essere sui titoli di testa dei telegiornali e invece niente. La gente non sa che successo. Tutti sappiamo che si suicidato un venditore ambulante algerino ma non sappiamo che Norman si tolto la vita per motivi della stessa gravit. Li ne scaturita una protesta popolare, qui bastato mettere la sordina ai giornali e tutto continua come se niente fosse, e

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peggio continuano i concorsi truccati che hanno ucciso Norman ma che stanno uccidendo tutta la cultura italiana e infine anche la fiducia nella possibilit di crearsi un futuro da parte di un'intera generazione. Io voglio dire a tutti quelli che sono intervenuti qui, a eccezione del padre di Norman che da quanto ho capito a gi fatto il possibile e l'impossibile per dare rilievo a questo caso, di dirlo a tutti quelli che conoscete perch la gente non lo sa. E' una cosa gravissima e tutti lo devono sapere, anche perch coloro che portano la responsabilit morale di questa morte sono ancora l a fare gli stessi giochetti di prima, quando invece dovrebbero almeno essere coperti di infamia.

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Inviato da: Marco D.

7 March 2013 - 23:49

Ha/Avete visto l'articolo pubblicato dal Corriere della Sera, "La FORMULA che scova il NEPOTISMO nelle universit italiane" ? reply share

Inviato da: Giulio88

17 March 2013 - 17:31

Ho letto l'articolo e posso dire che non cos che si scoprono le baronie universitarie. Studio in una facolt dove molti professori sono imparentati tra loro e non necessariamente portano lo stesso cognome.Ci sono cognati, nipoti, mogli,figli di ex presidi che nessuno ricorda pi, inoltre quando si presenta il problema dell'omonimia in genere si opta per un altro dipartimento. A dimostrazione di ci che dico, ricordo che fino a 2 anni fa una prof.ssa cognata di un'altra nella stessa facolt, con la quale condivideva lo stesso cognome, magicamente ha smesso di utilizzare il doppio cognome. Quindi non cos che si scoprono i nepotismi o per meglio dire: l'aspetto tragigo di questa piaga che gli studenti lo sanno benissimo chi sono i "baroni" ma sono portati a giustificare questa cosa, adducendo come pretesto il fatto che comunque sono preparati. Altra faccenda pietosa la vendita da parte dei docenti dei loro libri agli studenti, libri che altrimenti rimarrebbero invenduti per l'eternit. Credo che l'univesrit italiana sia solo un grande bluff. reply share

Inviato da: Sara

18 September 2012 - 19:06

In tutte le facolt funziona cos. Anche l'ateneo di Messina affetto da una strana forma di "omonimia compulsiva". Tutti lo sanno, ma nessuno fa niente. La cosa che mi fa pi inorridire, leggere commenti del tipo: "Si per un bravo professore!" Ma cosa diavolo c'entra?? Ci mancherebbe pure che non lo fosse. Nessuno mette in dubbio la bravura dei Baroni, ma il fatto che essa si espliciti nella facolt dove rettore/prorettore/professore e cos via: la madre,il padre, il fratello etc etc. La gente o scema o finge di esserlo. Per colpa di questi potentati i nostri migliori cervelli sono costretti ad emigrare e alcuni, come Norman, ci lasciano per sempre. reply share

Inviato da: Aleteia86

13 February 2013 - 11:57

Studio alla facolt di lettere e filosofia dell'universit di Messina e ho da poco scoperto che molti professori sono parenti tra di loro. (Figli dell'ex preside, di professori di altri dipartimenti, cognati e dulcis in fundo, marito e moglie che addirittura inseriscono nei loro progrgammi i loro libri). Credo che gli studenti dovrebbero denunciare questa situazione vergognosa, invece di giustificarla. Troppo spesso anche io sento dire "Ah si, per un bravo professore!" oppure " una questione genetica" Sono tutte menzogne, perch un professore davvero valido non ha bisogno di vendere i suoi libri agli studenti. Le baronie universitarie finiranno quando gli studenti capiranno che pi importante ribellarsi a questo schifo che leccare i professori per avere tutti 30 nel libretto. reply share

Inviato da: Sofia

17 September 2012 - 12:53

Ho letto il libro di Claudio Zarcone e molti commenti riportati sul web "qua e l". A tutti vorrei dire che non stiamo discutendo sull'etica del suicidio; credo che nessuno abbia il diritto di commentare se sia stato giusto o sbagliato il gesto di Norman perch stato semplicemente il SUO gesto e, come tale, l'affermazione della SUA libert di scelta: l'unico messaggio che lui ha gridato e grida dal silenzio della morte. Conosco ben poco del "suo" mondo universitario, ma lo immagino, perch conosco il mio, quello dell'Universit "Sapienza" di Roma; quello che non viene scardinato neanche dalle denunce pubbliche e aperte di coloro che ne fanno parte. Io capisco Norman; ho accettato un dottorato di ricerca VINTO senza raccomandazione alcuna e, per questo, SENZA

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BORSA (ovvero senza lo straccio di un rimborso). Ho lavorato gratuitamente solo per poter continuare a fare ricerca, quella che serve a salvare la vita della gente (come quella di Norman). L'ho fatto gratis perch ero convinta che, prima o poi, le cose sarebbero cambiate; ma non stato cos. Non ho MAI discusso la tesi di dottorato, nonostante avessi lavorato assiduamente al mio progetto per 3 anni. Non voglio un titolo; voglio una Universit degna di essere chiamata tale. Non riaprir polemiche consumate sullo stato della ricerca in Italia, consumate dalla bocca della politica. Sogno che il gesto di Norman possa motivare tanta gente a ribellarsi. Io ho scelto di non credere pi nei sogni e, come me, molti altri. Mi domando quanti siano rimasti nel silenzio a soffrire di questa condizione. Mi domando perch non abbiamo il coraggio di metterci insieme e obbligare lo Stato a fare Giustizia. Libert e Giustizia. Norman non era solo un filosofo, ma era () un uomo; l'uomo ha insito nella sua natura il pensiero. Lui ha pensato e ha scelto. L'Umanit dovrebbe essergli grata per averglielo ricordato. Combatto contro la morte ogni giorno, per il mestiere che faccio. Mi occupo di cancro, ma, col passare del tempo, mi sono cinvinta che, il vero "cancro" intorno a noi. Da madre, ammiro la forza del padre di Norman di continuare a parlare. Sofia

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Inviato da: Culitto Salvatore Generazione Norman, i baroni delluniversit non vinceranno cos ha deciso di togliersi la vita a soli 27 anni in questo modo hanno gi vinto

14 September 2012 - 12:19

il suicidio, scelta messaggio o altro che sia alla fine solo pura e semplice "resa" reply share

Inviato da: Anonimo

19 September 2012 - 20:46

Caro Culitto, da quel che scrive emergono chiaramente i limiti del suo pensiero. Ha mai sentito parlare di libero arbitrio? E ha mai sentito parlare di Jan Palach? Si documenti e vedr come in Europa, grazie anche a Jan Palach, la dittatura poi stata sconfitta. Norman non si arreso, anzi andato all'arrembaggio sbugiardando commistioni e interessi. Egli ha offerto la propria vita all'idea di giustizia e meritocrazia. Mi creda (non mi stancher mai di ripeterlo), ci vogliono coglioni per fare quello che ha fatto mio figlio, in fondo gli sarebbe stato pi comodo cercarsi una raccomandazione e assistere quotidianamente allo scempio sociale cui assistiamo. Penso che certi commenti la gente dovrebbe tenerli in tasca poich inopportuni. Penso che un gesto solenne e misterioso come il suicidio meriterebbe il silenzio religioso, non il commento facile, retorico e privo di conoscenza delle cose. Claudio Zarcone reply share

Inviato da: Anonimo

10 September 2012 - 10:47

mi permetto solo di dire che il suicidio non pu essere solo dovuto a un dottorato e ai problemi dell'universit italiana. Chi sceglie di perseguire questa strada e per di pi lo accetta senza borsa non pu fingere di non sapere a cosa andr in contro. Oggi nella migliore delle ipotesi un Phd in italia sono 3 anni di contratto per studiare quello che ti piace. nel privato non se la passano meglio. reply share

Inviato da: Claudio Zarcone

10 September 2012 - 11:28

Caro Anonimo il suicidio non dovuto a un dottorando, meno, o pi di quanto non lo sia per ogni altro uomo, a prescindere dall'et e dal ruolo sociale. Mio figlio ha scelto di scegliere, altri hanno preferito aderire al mercato delle vacche. E guardi, sono giusto io, il padre, dilaniato ogni giorno dal ricordo di mio figlio maciullato sul selciato di Lettere, a dirglielo: ogni scelta va rispettata, senza retropensieri n articolate retrospettive culturali. Il suicidio esiste da quando esiste il mondo. Norman sapeva benissimo, come lei sottolinea, a cosa sarebbe andato incontro. Ma il punto un altro: egli ha voluto gridare contro quel potere malefico che serpeggia nelle nostre universit, ha voluto sbugiardare la "mentalit cortigiana" dei nostri giovani, purtroppo pronti a sottomettersi al potente di turno. Nessuno qui e in altra sede, ha mai inneggiato al suicidio, altro discorso, invece , non lasciar passare argomentazioni bigotte, acritiche e prive di conoscenza di cose, fatti e moventi. Ripeto ancora una volta: quando Mario Monicelli, ultranovantenne, decise di togliersi la vita, comp il suo gesto estremo perch era un pirla? No di certo. Monicelli scelse. Come molti altri. E in quanto scelta va rispettata. Cordialmente, Claudio Zarcone

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Inviato da: Roberto C.

10 September 2012 - 07:42

Come pu una persona tanto diversa e tanto distante avere in mente quelle stesse parole pur non avendole mai lette? Non si tratta di brodo culturale....neanche di affinit elettive....qualcosa mi ha legato a Norman pur senza averlo mai conosciuto....io ho fatto scelte diverse e che mi hanno portato a condizioni diverse...non per questo non sono in grado di comprendere il senso pieno di una scelta che non mi appartiene. Il tempo passa....ma il ricordo non si affievolisce....sono traguardi importanti anche questi. Ciao Norman. Roberto reply share

Inviato da: Claudio Zarcone

10 September 2012 - 00:06

Caro Crimi, ci siamo incontrati per ben due volte e l'ho pure presentata al caporedattore di Repubblica, ricorda? Non ho poteri taumaturgici, posso solo mettere a disposizione la mia piccola capacit giornalistica. Ad ogni modo - e per correttezza d'informazione - lei scomparso caro Crimi. Cosa avrei dovuto fare che non ho fatto? Sa come contattarmi. Un saluto. Claudio Zarcone reply share

Inviato da: Anonimo

9 September 2012 - 23:41

Spero che quanto han fatto questi ragazzi candidati al concorso di avvocatura sia da ESEMPIO e dia CORAGGIO a molti altri candidati nei prossimi concorsi pubblici: dai concorsi per i piccoli Comuni, ai concorsi per l'ULSS, a quelli per l'Universit....e chi pi ne ha, pi ne metta!!! Se tutti iniziassero ad ostacolare/ostruire questa modus operandi, forse prima o poi qualcosa cambierebbe!! L'INDIFFERENZA e la MANCANZA DI INDIGNAZIONE ALIMENTA QUESTA PRASSI VIZIOSA!! Se non riusciamo a capire questo, se non reagiamo anche nel nostro piccolo, non cambier mai nulla!!! http://www.linkiesta.it/concorso-avvocato-stato reply share

Inviato da: Luciano Crimi

9 September 2012 - 22:45

Son o un impiegato amministrativo dell'Universit di Palermo e conosco bene il sistema. La baronia sar sempre pi forte e vi spiego il perch. I giovani che vogliono intraprendere una carriera universitaria non hanno speranze ed hanno due scelte, o leccan o il culo e sottostanno al sistema baronale ssendo riconoscenti a vita ai baroni oppure si ribellano non stanno al gioco e fuggono all'estero. Ho parlato in una assemblea di ateneo quando si discusse dello statuto in riforma alla legge gelmini e ho accusato il Rettore di non aver fatto nulla per combattere la baronia, ho detto che un sistema mafioso ma alla fine del discorso davanti a centinaia di docenti e ricercatori e forse anche studenti....nessuno che abbia commentato. Tutti hanno fatto finta di nulla, un clima imbarazzante. Io sono da solo, mi sono beccato anche una sanzione disciplinare e una querela dal Rettore ma nessuno mi ha aiutato, sto combattendo da solo. Speravo che il dottor Zarcone potesse darmi pi di una mano ma ha preferito stare in disparte. reply share

Inviato da: Leonardo Aldo Fimiani

9 September 2012 - 22:38

Io ho vissuto da lontano la vicenda di Norman perch non abito pi a Palermo da 27 anni, ma anche da vicino visto che i suoi genitori sono miei cugini. Un anno fa sono stato a trovare Claudio e Giusy e in una calda serata di agosto, per oltre due ore, abbiamo parlato di Norman, senza accorgerci che si era fatta notte. Io non ho conosciuto Norman quando era ancora in vita, ma le parole e gli sguardi dei suoi genitori mi hanno mostrato il vero volto di un ragazzo palermitano di 27 anni, amante della vita e stanco dei soprusi, stanco di vedere ingiustizia sotto forma di prevaricazione. Grazie di essere stato con noi, Norman, anche se per cos poco, ma hai vissuto una vita intensa e degna di essere vissuta. reply share

Inviato da: Antonio

9 September 2012 - 17:06

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Generazione Norman, i baroni delluniversit non vinceranno | Linkiesta.it


Ho letto parte del libro scritto da Claudio Zarcone. Parole struggenti di un padre dilaniato da una morte inaspettata. Mi dispiace e spero che la famiglia Zarcone possa trovare la serenita' dopo un evento cosi' tragico. Ma non sono d'accordo a definire questo suicidio un omicidio di stato. Aveva Norman Zarcone iniziato a lottare contro le baronie universitarie, iniziando una campagna di protesta? Norman aveva avuto la possibilita' di studiare. di fare musica, di esprimere i suoi pensieri. In molte parti del mondo questo non e' possibile. L'Italia non e' certo un paradiso dei diritti umani, ma i problemi non si risolvono togliendosi la vita.

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Inviato da: Claudio Zarcone

10 September 2012 - 00:16

Togliersi la vita a volte, non risolvere i problemi, caro Antonio. C' gente che a dispregio della propria vita vuole invece lanciare messaggi forti. Come peraltro fece Jan Palach gi citato nell'articolo dell'ottimo Sessa. Se non si capisce questo assunto di base, non si capir mai niente di Norman. Norman aveva tutto: la salute, l'intelligenza, il talento, una famiglia solida. Non si tolto la vita per assenza di qualcosa, bens per "pienezza" dell'essere. E la sua "pienezza" lo ha condotto a gridare il suo "no" viscerale contro un sistema marcescente e col tanfo di bottega che si annusa fin dai confini italiani. Norman ha scelto di non vivere in ginocchio, morendo con la faccia al Sole, a differenza di altri che vivono una vita di sotterfugi e sottomissioni. Sar anche difficile da accettare, ma cos. C' gente nata per sacrificarsi per gli altri. E Norman era fra questi. Altro non so dirle. Auguri. Claudio Zarcone reply share

Inviato da: Gianpi

9 September 2012 - 23:55

di' accordo sul fatto che nessun paese marcio come il nostro meriti gesti estremi visto che esiste la possibilita' di trovare miglior sorte altrove.resta il problema della mobilita' sociale che incontra chi resta ed e' senza sponsor... reply share

Inviato da: Claudio Zarcone

9 September 2012 - 15:56

Ha ragione Alimede, bella canzone. Aggiungerei anche i "Malatempora", che hanno composto il brano, altrettanto bello (che d il nome ad un cd) "Ennezeta", chiare iniziali di Norman Zarcone. Grazie. Claudio Zarcone. P.S. per la redazione:nel grassetto dove si dice "Norman Zarcone fuma di continuo", riferendosi a me, andrebbe apportata la correzione "Claudio Zarcone..." Grazie ancora. C.Z. reply share

Inviato da: Alimede

9 September 2012 - 13:38

Esiste una band chiamata Management del dolore post-operatorio, hanno dedicato una canzone proprio a lui, intitolata appunto "Norman", il testo fra i migliori commenti applicabili alla vicenda. reply share

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