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1. Introduzione 2. Capitolo 1 3. Capitolo 2 4. Capitolo 3 5. Capitolo 4 6. Capitolo 5 7. Capitolo 6

Capitolo 1 Le difficolt per parlare di Cabal e studiarla resiedono nel fatto che i mondi spirituali non hanno uguali nel nostro mondo, e, anche se l'oggetto del loro studio diventa comprensibile, solo temporaneamente, perch percepito dalla parte spirituale della nostra coscienza che costantemente rinnovata in alto. Questo perch delle nozioni gi assimilate diventano completamente incomprensibili. In funzione dell'umore e dello stato spirituale, il testo pu sembrare al lettore sia impregnato di senso profondo che assolutamente superficiale. Non bisogna disperarsi quando qualcosa che ieri era chiaro, oggi non pi comprensibile. Non bisogna disperarsi quando il testo ermetico, sembra straniero, privo di logica, ecc. non si apprende la Cabal per avere delle conoscenze teoriche, ma per cominciare a vedere e percepire, mentre l'analisi interiore e la conoscenza delle forze spirituali, della luce, dei livelli spirituali, daranno la conoscenza assoluta.

Finch l'uomo non sensibile alla luce superiore, agli elementi spirituali, non comprende la logica della costruzione del sistema dell'universo, perch non esiste, nel nostro mondo, analogo a ci che studiato. La presente opera sar un aiuto per fare solo i primi passi sulla strada che conduce alla percezione dalle forze spirituali. Poi, certamente, non sar possibile continuare senza l'aiuto di un maestro. L'opera non divisa in capitoli perch non parla che di una sola cosa, della ricerca della strada che conduce al Creatore. Il lettore potr dare lui stesso delle denominazioni o dei numeri ai passaggi. raccomandato di non leggere le parole nel loro senso abituale ma, dopo avere preso conoscenza di un paragrafo, di pensare di applicarlo ad ogni tipo di esempi della vita, ivi compreso le sue preoccupazioni personali. Sar anche utile ripensare ad una frase con insistenza e numerose volte, provando ad impregnarsi dei sentimenti dell'autore, di leggere lentamente, attardandosi sull'essenza di ci che scritto, poi di ritornare all'inizio della frase. Questo modo di procedere aiuter il lettore a penetrare le descrizioni per mezzo dei suoi propri sentimenti o a provare l'assenza di sensazioni, ci che anche una tappa necessaria allo sviluppo spirituale. L'opera non redatta per essere letta velocemente ma per indurre una percezione approfondita dell'approccio spontaneo personale. Questo perch parla di una sola cosa, della relazione col Creatore, ne parla sotto differenti forme affinch ciascuno possa trovare la frase, la parola adeguata che sar all'origine dell'approfondimento del testo. L'opera descrive alla terza persona i desideri e gli atti, trovando la loro origine nell'egoismo, tuttavia, finch l'uomo non in stato di partecipare tra la sua coscienza ed i suoi desideri nei suoi stati d'animo, prova queste stimolazioni e questi desideri dovuti all'egoismo come essere "suoi". La lettura sar reiterata scegliendo degli stati d'animo differenti per avere una migliore conoscenza di s stesso, del suo proprio approccio di un solo e stesso passaggio del testo, come anche dei punti di vista che permettono di abbordarlo. Essere in disaccordo col testo positivo quanto approvarlo, la cosa principale di "vivere" il testo. Un sentimento di disaccordo significher che si ad un grado preliminare, (akhoraim, il posteriore), di conoscenza (panim). unicamente all'uscita di una lenta percezione approfondita degli stati descritti che si svilupperanno i recipienti (i kelim) necessari per sentire le forze superiori in cui potr penetrare poi la Luce superiore che, allo stadio iniziale,si trova intorno a noi, circonda le nostre anime, ma impercettibile da noi. L'opera non da leggere per avere delle conoscenze, e neanche per ricordarsela. Il lettore in nessun caso deve controllare ci che ha custodito in memoria dopo la sua lettura; bene che tutto sia dimenticato, e che il testo riletto sembri completamente nuovo. Ci significa che le sensazioni precedenti sono giunte alla loro pienezza, che sono sparite lasciando posto al lavoro, all'appagamento delle nuove sensazioni non provate. Il processo di sviluppo dei nuovi organi che permettono di avere delle sensazioni rinnovato senza tregua e si intensifica nella sfera spirituale non percettibile dell'anima. Questo perch, la cosa principale di sapere come il lettore si sente durante la lettura e non dopo: le sensazioni sono provate, nascono nel cuore e nel cervello secondo i bisogni dello sviluppo ulteriore dell'anima. Non affrettarsi di finire questo libro, scegliete i luoghi dove parla di voi, solo allora che potr aiutarvi e diventare una prima guida nella ricerca della vostra elevazione spirituale personale.

Quest'opera ha per scopo di aiutare il lettore ad interessarsi al senso della sua venuta al mondo, alla possibilit di penetrare i mondi spirituali, allo scopo della creazione, a percepire il Creatore, l'eternit, l'infinito, ed aiutarlo a sormontare alcune tappe preliminari su questa strada. "Qual il senso della mia esistenza? (Rabbi Yhuda Ashlag "Introduzione allo studio delle dieci sfirot", paragrafi 2, 12-17, 44-57). Alla sola evocazione di questa domanda che tutti si pongono, sono sicuro che non dubiterete pi della necessit di studiare la Cabal; domanda amara, giustificata, che preoccupa ognuno su questa terra. scritto "Malgrado fosti creato, malgrado sei nato, malgrado vivi e malgrado morrai". Ogni generazione ha la sua parte di amarezze, e l'ultima ha avuto la sua: tra noi, alcuni hanno conosciuto la seconda guerra mondiale, gli anni dopo la guerra, altri sono stati obbligati a lasciare il loro paese. La nostra generazione conosce molte inquietudini e sofferenze, disorganizzata, si cerca. La domanda del senso dell'esistenza provata con un'acutezza particolare. In verit, pi difficile vivere che morire, non detto invano: "Non sei tu che decidi di vivere". La natura ci ha creati, e siamo obbligati ad esistere con queste qualit che sono in noi come degli esseri per met assennati: assennati unicamente per il fatto che possiamo prendere coscienza, che agiamo grazie agli attributi ed alle qualit con cui siamo stati creati, ed andare contro questo impossibile. Se cadiamo sotto l'impero della nostra natura selvaggia, dove ci condurr, lei che irrazionale e ci spinge uno contro l'altro e spinge dei popoli interi uno contro l'altro, come bestie selvagge, in una guerra astiosa a nome della libert degli istinti. Ma nel nostro inconscio da qualche parte, l'immagine che ci facciamo di noi stessi, in quanto essere dotati di ragione, non in accordo con questo stato di fatto. Se esiste una Forza superiore che ci ha creati, perch non la percepiamo? Perch si nasconde a noi? Se sapessimo ci che ci aspetta, non faremmo errori nella vita e non riceveremmo sofferenze in ritorno. Le generazioni si succedono sul nostro pianeta, e ciascuna di esse e ciascuno di noi, si pone delle domande sul senso dell'esistenza, particolarmente durante le guerre, delle sofferenze collettive o nella serie di disgrazie che subiamo. Perch la nostra esistenza, che ci costa cos caro in gioie insignificanti, ci sembra una felicit nell'assenza di sofferenze? Come sarebbe pi semplice la vita se il Creatore non si nascondesse a noi, se fosse percettibile, visibile a ciascuno di noi. Non avremmo pi dubbi sulla Sua esistenza, potremmo vedere e potremmo provare il Suo ascendente su noi stessi e sul mondo circostante, prendere coscienza della ragione e dello scopo della nostra creazione, vedere le conseguenze dei nostri atti, la Sua reazione a loro riguardo, in un dialogo preliminare con Lui, fare luce sui nostri problemi, chiedere aiuto, ricercare protezione e consiglio, lamentarsi e chiedere delle spiegazioni sul Suo comportamento a nostro riguardo, chiedere consiglio per l'avvenire e, in relazione costante e in intesa con Lui, operare dei cambiamenti su noi stessi per essergli graditi ed affinch siamo buoni. Come i bambini fin dalla loro nascita percepiscono la loro madre (ed il Creatore sarebbe percepito in modo non meno vicino perch l'uomo lo percepirebbe come essere la sorgente della sua nascita, suo genitore, la ragione della sua esistenza e dei suoi stati futuri) fin dalle "fasce" potremmo essere continuamente in relazione col Creatore e potremmo imparare a vivere nella buona via, vedendo la Sua reazione ai nostri atti ed anche nelle nostre intenzioni.

Non ci sarebbe pi bisogno di governi, di scuole, di educatori, tutto si riassumerebbe alla semplice e bella esistenza dei popoli nel nome di uno scopo evidente a tutti, l'avvicinamento spirituale col Creatore visibile e percettibile. Tutti gli uomini agirebbero in riferimento alle leggi spirituali evidenti, alle leggi dell'azione dei mondi spirituali, ai comandamenti che tutti compirebbero naturalmente perch avrebbero consapevolezza che nel caso contrario porterebbero pregiudizio, come per esempio l'uomo non si getta nel fuoco o nel vuoto, sapendo che si far inevitabilmente male. Se vedessimo il Creatore e la Sua onnipotenza su di noi, sul mondo, non ci sarebbe difficile compiere il compito pi difficile pensando ai benefici che ci porta. Per esempio, dare senza pensarci tutto ci che abbiamo a persone sconosciute e lontane, senza pensare a noi n nel presente, n nel futuro perch vedremmo l'onnipotenza dell'alto come anche le conseguenze benefiche dei nostri atti altruistici e avremmo coscienza fino a quale punto dipendiamo dal Creatore Sarebbe cos naturale (e siccome questo contro natura ed impossibile alla nostra epoca dove l'onnipotenza del Creatore nascosta), darsi con tutta la nostra anima al Creatore, sottomettere spontaneamente i nostri pensieri, i nostri desideri, al Suo potere ed essere come Egli desidera, senza preoccuparsi, in qualche modo, della nostra persona anche per un solo secondo, strapparsi completamente da noi stessi col pensiero, smettere di percepire noi stessi, trasferire le nostre sensazioni verso di Lui, provare ad entrare in Lui, vivere per le Sue sensazioni, i Suoi pensieri ed i Suoi desideri. Secondo ci che precede, chiaro che ci manca solo una cosa in questo mondo, la facolt di percepire il Creatore. Questa percezione il solo scopo dell'uomo nel mondo, e questa ragione merita che l'uomo riunisca tutti i suoi sforzi perch, percepire il Creatore, la sua sola salvezza davanti a tutte le disgrazie e la morte spirituale, per tendere verso l'eternit spirituale, senza ritorno in questo mondo. La metodologia che permette di percepire il Creatore la Cabal. Percepire il Creatore significa avere fede. La parola "fede" generalmente incompresa perch d'uso considerare che avere fede significa camminare nelle tenebre senza vedere n provare il Creatore, altrimenti detto, si comprende questo termine in un senso diametralmente opposto. Secondo la Cabal, la luce del Creatore che riempe l'uomo, la luce della relazione col Creatore, la sensazione di unione (or hassadim), corrisponde alla luce della fede o, semplicemente, alla fede. La fede, la luce del Creatore, conferisce all'uomo la sensazione di essere in relazione con l'eternit, di comprendere il Creatore, un sentimento di comunicazione chiara e completa col Creatore, un'impressione di sicurezza assoluta, di eternit, di grandezza e di forza. chiaro, di conseguenza, che non che avendo fede, altrimenti detto, percependo il Creatore, che troveremo la nostra salvezza davanti alle sofferenze e agli inseguimenti spossanti dei piaceri effimeri della nostra esistenza temporanea. In ogni caso, la ragione delle nostre disgrazie, del nostro sentimento di inutilit, del carattere temporaneo della nostra esistenza proviene solo dall'impossibilit di percepire il Creatore. La Torah ci invita "Venite a contemplare la Bellezza del Creatore" (Taamu ve reu ki tov Hashem). Lo scopo della presente opera di aiutare il lettore a sormontare alcune tappe preliminari nella sua ricerca del Creatore. Colui che prender coscienza della necessit realmente vitale di percepire il

Creatore, prender la decisione di studiare la Cabal nelle sue prime sorgenti: il libro dello Zohar coi commenti del "Sulam", gli scritti dell'Ari, il "Talmud Eser ha-Sefiroth". Vediamo che fin dall'inizio della creazione del mondo, l'umanit ha sopportato molte sofferenze e dei mali peggiori della morte. Chi, se non il Creatore, la sorgente di queste sofferenze pi grandi della morte? Chi, se non Lui, ce le invia? In tutta la storia dell'umanit, quanti uomini ci sono stati, pronti a qualsiasi sofferenza pur di giungere alla saggezza suprema e progredire spiritualmente prendendo volontariamente su di s le pene ed i mali per provare, in modo molto infimo, una sensazione spirituale e conoscerne la forza superiore, per unirsi al Creatore ed avere la possibilit di essere il Suo schiavo. Ma tutti hanno vissuto la loro vita senza chiamata, senza essere pervenuti a niente, hanno lasciato questo mondo proprio come erano venuti, senza niente. Perch il Creatore non ha risposto alle loro preghiere, perch ha deviato da essi, perch ha ignorato le loro sofferenze? Avevano l'impressione che li trascurasse. Provavano in modo confuso l'esistenza di uno scopo superiore all'universo e a tutto quello che succede, uno scopo corrispondente a questa unione totale dell'uomo col Creatore, ed essi, assorti negli abissi del loro egoismo, nei momenti in cui erano in preda alle disgrazie insopportabili, senzienti che il Creatore li rifiutava, bruscamente sentivano aprirsi nel loro cuore chiuso dal giorno della creazione e sensibile fino ad allora unicamente alle loro proprie sofferenze ed ai loro desideri, una fessura grazie alla quale riuscivano a provare, attraverso la parete spezzata del loro cuore, la loro unione ardente con Lui. Le qualit di questi uomini si sono trasformate nel loro contrario per diventare simili a quelle del Creatore, ed essi hanno cominciato a vedere. nella profondit di queste sofferenze, e solamente in esse, che possibile prendere coscienza del principio di unit del Creatore, in questa unit che risiede, ed in essa che, in una certa misura, possibile l'unione con Lui. Provando questa sensazione che riempe le loro ferite, grazie a queste e grazie alle incoerenze spaventose che lacerano la loro anima, sono questi uomini, tutti senza eccezione, che il Creatore Stesso, riempe senza fine di una dolce felicit, a tal punto che impossibile conoscere qualcosa di pi perfetto, a tal punto che sembra loro che le sofferenze sopportate per provare questa perfezione non siano state vane. La ragione del silenzio del Creatore in risposta alle sollecitazioni degli uomini che questi si preoccupano solo di andare avanti e non ad esaltare il Creatore. Questo perch sono simili a quello che versa delle lacrime senza ragione e lascia la vita come se non fosse mai venuto, la fine di ogni animale l'oblio, e chi non ha conosciuto il Creatore simile ad un animale. Il Creatore si apre unicamente a quelli che si preoccupano di magnificarlo. L'unit, lo scopo della creazione, si riversa nel cuore di chi magnifica ed ama il Creatore, che afferma sinceramente che il Creatore ha creato tutto per lui, e questa unit, questo scopo non aderiscono nel cuore di chi si lamenta egoisticamente dell'ingiustizia di Colui che ci governa. L'uomo non conosce che una parte dello Spirituale prima che questo non si rivela interamente a lui.... Tutto dipende dalla purezza delle ispirazioni ed , nella parte del cuore sbarazzato dell'egoismo, che si riversa la luce spirituale.

Se l'uomo prova a guardare il mondo che lo circonda e prende coscienza del livello dell'umanit, allora potr apprezzare meglio la creazione. E cos il Creatore esiste realmente, come lo affermano i Cabalisti, ci dirige tutti e crea per noi le situazioni quotidiane che viviamo continuamente, allora non c' niente di pi bello che essere costantemente in relazione con Lui, e il pi vicini possibile. Ma se cerchiamo di forzarci internamente per avere questa percezione, siccome il Creatore ci dissimulato, ci sentiamo come sospesi nell'aria, senza punto d'appoggio. Perch senza vedere, senza provare, senza sentire, senza ricevere nessun segnale nei nostri organi riceventi, lavoriamo in una unica direzione, gridiamo nel deserto. Perch il Creatore ci ha creato affinch non potessimo percepirlo? Peraltro, perch si deve nascondere a noi? Perch, anche quando l'uomo grida verso di Lui, non risponde, ma preferisce agire su di noi in modo nascosto dietro il paravento della natura e del mondo che ci circonda. Perch se voleva correggerci, altrimenti detto rettificare il Suo "errore" nella creazione, avrebbe potuto farlo gi da molto tempo, in modo nascosto od evidente. Se si scoprisse a noi, tutti lo vedremmo e lo apprezzeremmo come possiamo apprezzare con i nostri sensi e la nostra intelligenza di cui ci ha dotati creandoci, e, sicuramente sapremmo cosa fare e come agire in questo mondo che ha creato, sembra, per noi. E di pi, appena l'uomo comincia ad aspirare al Creatore, appena desidera percepirlo, avvicinarsi a Lui, sente che le sue ispirazioni si sottraggono. Tuttavia, se il Creatore all'origine di tutte le nostre sensazioni, perch le toglie a colui che aspira a Lui, e al contrario, innalza ogni tipo di ostacoli nei suoi tentativi di scoprirlo? Questi tentativi fatti dall'uomo per avvicinarsi del Creatore, i rifiuti del Creatore in risposta di andare incontro all'uomo, e le sofferenze imposte a quelli che lo ricercano, possono durare degli anni. L'uomo ha l'impressione talvolta che questa fierezza e questo orgoglio di cui gli si dice che se ne deve sbarazzare, sono ben presenti nel Creatore in una pi grande misura. L'uomo non riceve risposta n alle sue lacrime n alle sue chiamate malgrado la misericordia supposta del Creatore, in modo particolare verso quello che lo ricerca. Se possiamo cambiare noi stessi, qualcosa nella nostra vita, ci significa che ci ha dato il libero arbitro, ma non ci ha dato le conoscenze sufficienti per evitare le sofferenze della nostra esistenza e del nostro sviluppo. Ma, se il libero arbitro non esiste, che cosa c' allora di pi crudele di obbligarci a soffrire invano per decine d'anni in un mondo selvaggio? Si pu continuare questo genere di lamenti all'infinito, perch se il Creatore la ragione della nostra condizione, abbiamo allora di che cosa criticare ed accusare, ci che fa il nostro cuore quando ci troviamo in queste situazioni. Perch se l'uomo non soddisfatto di qualcosa, con questo sentimento di insoddisfazione, senza neanche pensare al Creatore, Lo accusa. Ciascuno di noi ha ragione nelle sue affermazioni, qualunque ne sia l'oggetto, perch afferma ci che prova in un dato momento, per mezzo dei suoi sensi e di quello che analizza con la sua intelligenza. Quelli che possiedono una grande esperienza della vita sanno quanto hanno cambiato i loro punti vista col passare degli anni.

Non possiamo dire che avevamo torto ieri e ragione oggi. Perch, secondo lo stesso principio, dobbiamo comprendere che il nostro punto di vista di oggi non neanche giusto, quello di cui saremo convinti domani. L'uomo fa dei suoi stati spirituali un'analisi che giusta e corrisponde ad un dato momento ma che pu essere completamente contrario a quello di uno stato provato in un altro momento. E' cos che non possiamo giudicare altri mondi, le loro leggi, giudicare le loro qualit, prendendo per riferimento dei criteri di oggi, dei criteri del nostro mondo. Non possediamo l'intelligenza spirituale, le sensazioni spirituali, i concetti spirituali, non possiamo di conseguenza, non portare giudizio su ci che non conosciamo e trarne delle conclusioni. Anche per quanto riguarda il nostro mondo, non sbagliamo costantemente? Pu giudicare ci che appartiene all'alto colui che possiede degli attributi dell'Alto. Se dotato anche degli attributi del nostro mondo, pu anche approssimativamente descriverci l'universo dell'Alto. Il cabalista in grado di farlo, l'uomo del nostro mondo, creato con gli attributi che ciascuno di noi possiede, ma dotato di attributi dell'Alto che gli permettono di parlarne allo stesso tempo. Il Creatore ha dato a certi cabalisti la possibilit di rivelarsi ad un gran numero di persone per aiutare ancora un pi grande numero a comunicare con Lui. I Cabalisti ci spiegano in una lingua compresa della nostra intelligenza che nei mondi spirituali, l'Alto, l'intelligenza costruita ed agisce secondo altre leggi; queste leggi sono differenti dalle nostre. Non c' nessun muro tra il nostro mondo e l'Alto, i mondi spirituali. Ma il fatto che, con i loro attributi, i mondi spirituali sono un'antimondo, ci li rende impercettibili a noi, a tal punto che nascendo nel nostro mondo, altrimenti detto, ricevendo la sua natura, dimentichiamo completamente il nostro antistato precedente. L'uomo pu avere naturalmente la percezione di questo antimondo se ne acquista la natura, l'intelligenza, gli attributi. La legge principale dei mondi spirituali l'altruismo assoluto. Come pu l'uomo acquistare questa qualit? I cabalisti propongono di effettuare questo sconvolgimento interiore con un atto chiamato "emuna lemala mi daat" [una fede superiore all'intelligenza]: il nostro "buonsenso" che il principale strumento dei nostri atti, l'uomo non sembra poter neutralizzare completamente le sue conclusioni e cercare il posto, - quando non ha pi l'appoggio che gli fornisce il suo "buonsenso" come se si tenesse sulle sue gambe che sarebbero sospese nel vuoto -, di aggrapparsi con le due mani al suo Creatore. Perch l'uomo in questa situazione non dispone dell'intelligenza che gli permette di sottrarsi agli avvenimenti sgradevoli e che il Creatore "gli manda". In un tentativo esasperato di risolvere i problemi, resta sospeso in aria senza appoggio n risposta ragionevole su ci che gli succede. Ma se l'uomo pu, col pensiero, malgrado l'approccio critico della sua intelligenza e rallegrandosi della possibilit che si presenta, afferrare con le due mani il Creatore, pu, almeno un istante sopportare gli avvenimenti, ne vede allora la bellezza e si trova nella verit autentica ed eterna che non sar oggetto di cambiamenti l'indomani, come tutte le opinioni che ha potuto avere nel passato, perch legato all'eterno, ed solamente con questa verit che osserva tutti gli avvenimenti. Il movimento verso la parte anteriore solo simultaneamente possibile secondo tre linee parallele: la linea destra chiamata fede, la linea sinistra chiamata presa di coscienza, la comprensione. Queste due linee sono in contraddizione perch si escludono l'un l'altra. E' la ragione per la quale non possibile equilibrarli che, con l'aiuto della linea mediana che costituita al tempo stesso della

linea sinistra e della linea destra, la linea del comportamento spirituale che fa appello unicamente alla ragione in funzione della profondit della fede. Come sono formati a partire dal Creatore, tutti gli elementi spirituali si sovrappongono su di Lui, vengono per cos dire ad applicarsi su di Lui. Tutto ci che si sovrapposto sul Creatore nel sistema dell'universo, esiste solamente rispetto alle creazioni, e tutto ci che generato dalla creazione primordiale, chiamata Malkhut , altrimenti detto tutti i mondi e tutte le creazioni, tutto ci che, eccetto il Creatore, costituisce la creazione unica, rappresentano la Malkhut che la radice, la sorgente di tutte le creazioni che poi, si divide in una moltitudine di piccole parti. Tutti insieme rappresentano la Shekhina, la luce del Creatore, la Sua presenza, Egli stesso che riempe la Shkhina e corrisponde alla Shokhen. Il tempo necessario per riempire completamente tutte le parti della Shekhina il tempo della riparazione (zman tikun). E' il momento dove le creazioni realizzano la riparazione delle parti Malkhut, ciascuna per la parte da cui generata. Finch il Creatore non potr legarsi completamente alle creazioni, vale a dire, che non si riveler nella sua piena misura, finch la Shokhen non riempir la Shekhina, la condizione della Shekhina o delle creazioni che la compongono si chiameranno l'esilio della Shekhina (di fronte al Creatore), (la galut della Shekhina) poich questa condizione esclude la perfezione nei mondi spirituali. Nel nostro mondo, situato nel grado pi basso in cui ciascuna delle creazioni deve provare completamente il Creatore, ciascuno , per l'istante, occupato a seguire la sua corsa permanente per saziare i suoi piaceri terrestri e segue ciecamente le esigenze del suo corpo. Questa fase si chiama "la shekhina nella cenere" (shekhina be afar), e quando i piaceri spiritualmente puri sono considerati come un'elucubrazione ed un nonsenso, questo stato chiamato la sofferenza della Shekhina (tsaar Shekhina). Tutte le sofferenze dell'uomo provengono da ci che obbligato dall'Alto a rigettare totalmente il buonsenso e di camminare alla cieca, ponendo la fede al di sopra della ragione. E pi l'uomo possiede ragione e conoscenze, pi bravo ed intelligente, pi gli difficile avanzare sulla strada della fede e, di conseguenza, pi soffre a dover allontanare il suo buonsenso. Colui che ha scelto particolarmente questa strada di sviluppo spirituale basato sulla ragione e la conoscenza, maledice nel suo cuore la necessit di una tale strada e non pu con le sue proprie forze di autopersuasione giustificare il Creatore ed in nessun caso essere in armonia con Lui. Non pu sopportare questo stato di fatto senza sostegno, finch il Creatore non gli porter il suo aiuto e non gli riveler l'insieme del quadro della creazione del sistema dell'universo. Se l'uomo si sente in condizione di elevazione spirituale, quando tutti i suoi desideri sono orientati unicamente verso il Creatore, il momento adeguato per dedicarsi alla lettura di libri sulla Cabal per provare ad impregnarsi del loro senso profondo. Anche se vede che, malgrado i suoi sforzi, non comprende niente, gli occorrer tuttavia continuare a studiare e non lasciarsi andare alla disperazione per il fatto che non comprende niente. Gli sforzi compiuti trovano la loro espressione nelle ispirazioni dell'uomo per raggiungere i misteri del Torah, essi corrispondono alla preghiera affinch il Creatore si apre a lui, affinch colma le sue inspirazioni. La forza della preghiera determinata dalla grandezza delle ispirazioni.

Gli sforzi fatti aumentano il desiderio di ricevere quello a cui aspiriamo, e la grandezza determinata dalla sofferenza dell'assenza dell'oggetto del desiderio. Le sofferenze stesse, senza parole, con la loro sola sensazione nel cuore sono una preghiera. Tenuto conto di ci che precede, si comprende che, dopo grandi sforzi per giungere a ci che desiderato, l'uomo in un tale stato di pregare sinceramente che riceve ci che aspetta. Se durante questi tentativi di immergersi in un libro, il cuore non desidera liberarsi di pensieri stranieri, il cervello non sar neanche in grado di concentrarsi sullo studio perch il cervello lavora solo secondo il desiderio del cuore. Affinch il Creatore riceva la preghiera, questa deve venire dal fondo del cuore, altrimenti detto, solo su di lei che devono essere concentrati tutti i desideri. la ragione per la quale l'uomo deve centinaia di volta approfondire il testo, senza neanche niente comprendere per giungere a questo desiderio vero di essere sentito per il Creatore. Il vero desiderio tale che non lascia posto a nessuno altro desiderio. Lo studio della Cabal permette all'uomo di studiare le azioni del Creatore e, di conseguenza riavvicinarsi a Lui, diviene cos progressivamente degno di sentire ci che studia. La fede, vale a dire la percezione del Creatore, deve essere tale che l'uomo abbia l'impressione di trovarsi davanti al Re dell'universo. Allora, senza alcun dubbio si impregna di un sentimento di amore e di timore. L'uomo non trova riposo finch non giunto ad una fede di questa natura, perch la sola via di accesso alla vita spirituale, quella che gli permette di non affondare nell'egoismo e di ridivenire un recipiente di piaceri. Peraltro, la necessit di provare cos il Creatore deve essere costante finch diventi un'abitudine per l'uomo, proprio come costante l'attrattiva per l'amata che non lascia in pace. Tutto ci che circonda l'uomo spegne tuttavia in s questa necessit poich il piacere tirato da qualcosa diminuisce subito il dolore indotto dalla sensazione di vuoto spirituale. la ragione per la quale rallegrandosi dei piaceri di questo mondo, l'uomo deve controllare che non spengono il bisogno di percepire il Creatore, non lo privano cos di sensazioni spirituali. In un modo generale, la necessit interiore di provare il Creatore unicamente propria all'uomo, ma non ad ogni uomo che ha un aspetto umano esterno. Questa necessit proviene dal bisogno per l'uomo di comprendere chi , di pensare a s e al suo destino in questo mondo, di riflettere sulla fonte della sua origine. particolarmente la quiete delle risposte alle domande che lo riguardano, che lo conducono alla necessit di ricercare la fonte della sua vita. Questa necessit obbliga l'uomo a penetrare con ogni tipo di sforzo, i segreti della natura fino all'ultimo, in se stesso come nell'ambiente naturale. Ma sola l'ispirazione ad afferrare il Creatore verit, perch la fonte di tutto e - soprattutto - il nostro Creatore. E' per questo che anche se l'uomo si trovasse solo al mondo o si trovasse in altri mondi, in ogni modo, la ricerca di se stesso lo porterebbe alla ricerca del Creatore.

La percezione dell'influenza del Creatore sulle sue Creazioni avviene secondo due linee. La linea destra corrisponde al Creatore che ci dirige, indipendentemente dai nostri atti. La linea sinistra corrisponde al Creatore, che ci dirige in altri termini, in funzione dei nostri atti, ci che corrisponde alla punizione per i nostri atti cattivi e la ricompensa per i buoni. Quando l'uomo sceglie la linea destra, deve dirsi che tutto ci che succede o non succede, non ha per origine che i desideri del Creatore, organizzato secondo i Suoi piani e, che niente dipende dall'uomo stesso. In questo caso, non ha nel suo conto nessuno atto, n alcun merito, tutti i suoi atti sono costretti sotto l'azione delle inspirazioni che riceve dall'esterno. la ragione per la quale l'uomo deve ringraziare il Creatore per tutto ci che riceve da Lui. Riconoscendo che il Creatore lo conduce verso l'eternit, pu provare dell'amore per Lui. Avanzare possibile solo alleando in modo adeguato le linee destra e sinistra, scegliendo precisamente la centrale. Se l'uomo ha cominciato ad avanzare da un punto di origine, scelta con precisione, ma non sa esattamente in quale modo verificare continuamente il suo orientamento e correggerlo, devier dalla giusta strada, o a destra o a sinistra. Anche se ha fatto appena uno scarto di un millimetro, anche se l'uomo insegue la sua strada nella buona direzione, ad ogni passo, il suo errore continua a crescere, ed egli si scoster sempre di pi dallo scopo. Fin nella sua discesa nei gradi spirituali, la nostra anima una parte del Creatore, un punto che gli appartiene, che la radice della nostra anima. Il Creatore pone l'anima nel corpo affinch, una volta che lei si trova, si eleva coi desideri del corpo e si unisce di nuovo col Creatore. In altri termini, la nostra anima si installa nel nostro corpo, ci che si chiama la venuta al mondo dell'uomo, affinch, dopo avere vinto i desideri del corpo, e malgrado essi si sollevano durante la vita dell'uomo in questo mondo al livello che possedeva prima della sua discesa nel nostro mondo. Dopo aver sormontato i desideri del corpo, l'anima che ha raggiunto il livello spirituale da cui discesa, perviene oltre le delizie che aveva nel suo stato iniziale quando si era separata dal Creatore e, da un semplice punto, si trasforma in un corpo spirituale voluminoso, 620 volte pi grande del punto iniziale, prima della sua discesa nel nostro mondo. E' cos che nel suo stato finito, il corpo spirituale dell'anima composto da 620 parti o organi. Ogni parte o organo si chiama "comandamento". La luce del Creatore o il Creatore stesso ( identico), che riempie ogni parte dell'anima, si chiama Torah. Elevandosi al grado spirituale seguente, altrimenti detto compiendo un comandamento, con delle aspirazioni altruistiche di cui fa oggetto al momento in cui si eleva, l'anima riceve la Torah, essa si delizia della Luce del Creatore e dal Creatore stesso. Il vero cammino che conduce a questo scopo, passa dalla linea mediana che significa l'unione delle tre componenti, in un solo e stesso concetto: l'uomo, il sentiero che deve intraprendere, e la Torah.

I tre elementi della creazione sono in effetti riuniti: l'uomo che aspira a ritornare verso il suo Creatore, il Creatore che lo scopo al quale aspira l'uomo, e il sentiero che permette all'uomo, mentre lo percorre, di avere la conoscenza della Torah. Come abbiamo gi detto, non esiste nessun altro oltre il Creatore, e noi, noi siamo qualcosa che Lui ha creato, con il sentimento di un'esistenza propria. Man mano che progredisce spiritualmente, l'uomo ne ha chiaramente coscienza e la sente. Ma tutte le nostre sensazioni - "nostre", vale a dire che le percepiamo come essere in qualche modo "personali", sono delle reazioni che Lui ha creato in noi, in fin dei conti, le nostre sensazioni corrispondono a ci che Lui vuole che proviamo. Tuttavia, fintanto che l'uomo non ha raggiunto la conoscenza assoluta di questa verit, i tre elementi della creazione, lui, il suo sentiero verso il Creatore, e il Creatore stesso, sono visti da lui non come un solo e stesso tutto, ma come tre elementi distinti. Avendo raggiunto l'ultimo grado del suo svilupppo spirituale, altrimenti detto, essendosi elevato al grado da cui disceso la sua anima, tuttavia gi caricata dai desideri del corpo, l'uomo ha completato la conoscenza del Creatore nel suo corpo spirituale che si impregna della Torah, di tutta la luce del Creatore, del Creatore stesso. I tre elementi altre volte separati nelle sensazioni dell'uomo, l'uomo, il suo sentiero e il Creatore, sono allora riuniti in unico elemento, il corpo spirituale riempito di luce. E' la ragione per la quale, chi avanza deve continuamente controllarsi per progredire sul buon sentiero, per sapere se aspira con la stessa forza di desiderio ai tre elementi mentre essi sono ancora separati nella sua percezione, con una forza uguale, e ci dall'inizio del sentiero, unendoli in un solo e stesso tutto, come dovranno apparire alla fine del percorso, e come lo sono in questo stesso momento, ci che l'uomo non percepisce per il fatto della sua imperfezione. Se l'uomo aspira ad uno degli elementi pi di un altro, subito si allontana dal vero sentiero. Il modo pi facile per l'uomo di controllare se sul giusto sentiero, di porsi la domanda: aspiro a comprendere gli attributi del Creatore, ad aderire a Lui?

"Se non sono per me stesso, per chi sono, e se non sono che per me stesso - come lo potrei poich sono insignificante". Questa affermazione che racchiude una contraddizione, illustra il rapporto dell'uomo e dei suoi sforzi per raggiungere lo scopo al quale aspira; l'uomo deve affermare che se non si aiuta da solo, chi lo far al su posto, e deve agire secondo il principio della retribuzione per le buone azioni e della punizione per le cattive, con la convizione che le sue azioni hanno delle conseguenze dirette e che costruisce lui stesso il suo avvenire, ma nello stesso tempo, deve dire in se stesso: chi sono per aiutarmi da solo ad uscire dalla mia natura senza che nessuno attorno a me possa aiutarmi. Se tutto si svolge secondo il piano del Creatore, a cosa servono i buoni sforzi dell'uomo? Infatti, il lavoro personale secondo il principio della retribuzione - la punizione, permette all'uomo di prendere coscienza che il Creatore che lo dirige e di ergersi al grado di coscienza al quale chiaro per lui che il Creatore che dirige tutto, e che tutto previsto in anticipo. Questo grado un preliminare. Senza accedervi, l'uomo non pu avere la convizione che tutto diretto dal Creatore. Prima di questo, l'uomo non in grado di prendere coscienza, n di agire secondo i principi propri a questo grado, e non che in questo modo che bisogna procedere per

capire l'organizzazione del mondo, altrimenti detto, l'uomo deve agire unicamente secondo le leggi che percepisce al grado dove si trova.

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