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ECCLESIASTE

Ho applicato il mio cuore a cercare e a investigare con sapienza tutto ci che si fa sotto il cielo (Eccl.1:13)

(Argentino Quintavalle)

INTRODUZIONE

LEcclesiaste appartiene alla letteratura sapienziale. La tradizione ebraica lo pone tra i cinque rotoli (insieme a Cantico, Ruth, Lamentazioni, Ester), e viene letto nel terzo giorno della festa delle Capanne, probabilmente a ricordo del fatto che Salomone usava istruire il popolo in questa circostanza.. uno dei libri pi enigmatici e da un certo punto di vista, pi sconcertante, che si trovi nelle Scritture e per questo stato valutato in maniera diversa. un sermone che include notizie cattive e notizie buone. Quelle cattive hanno dato una cattiva fama al libro, il quale, a somiglianza di Giobbe, riflette su un questione vecchia quanto luomo: perch la vita sembra cos assurda? Qual lo scopo ultimo dellesistenza? Che cosa bene che luomo faccia nella vita? Che cos che d significato alla vita? Diversamente da Giobbe, la ricerca dellEcclesiaste non dovuta ad un senso di sfortuna personale, dato che si trova nella condizione opposta. Egli inoltre discute con s stesso e a differenza di Giobbe non ha alcun amico con cui discutere. circondato da una folla di servitori, ma si sente solo; possiede tutte le cose che il mondo pu offrire, ma non pi interessato a loro. Siede sulla sua sedia, immerso nei pensieri, e riflette sulla vita. Che cosa vede? Dopo aver considerato tutte le sue opere, dice: Poi mi volsi a considerare tutte le opere che le mie mani avevano fatto, e la fatica che avevo impiegato a compierle; ed ecco tutto era vanit e un cercare di afferrare il vento; non cera alcun vantaggio sotto il sole (2:11). Tutto ripetitivo nella vita; se il sole sorge e fa il suo giro attraverso il cielo, solo per ritornare al posto da dove sorto; i fiumi vanno a finire sempre nel mare senza riempirlo; ma nonostante tutto sia ripetitivo, luomo non riesce a prevedere il suo futuro (9:12). La gente della nostra generazione si pone le stesse problematiche, come ad esempio: che vantaggio c a comportarsi bene se il giusto e il malvagio fanno la stessa sorte? C una sola risposta a queste domande, e si trova nel Dio vivente. Ma anche i cristiani devono affrontare queste domande, poich molti non sono pi abituati a pensare profondamente.

AUTORE
Il libro si apre con laffermazione: le parole del Predicatore (Ecclesiaste), figlio di Davide, re di Gerusalemme (1:1). Il termine Ecclesiaste viene dalla Septuaginta greca che intitola il libro Ekklesiastes (chi convoca lassemblea; deriva da ekklesia), mentre il titolo ebraico Qhelet = predicatore, insegnante. Le dibr Qhelet sono le parole del Predicatore. Ecco perch Diodati usa sempre tradurre il Predicatore anzich lEcclesiaste. LA.T. non usa questo titolo per nessun altro, n ricorre altrove la forma del verbo da cui esso deriva. Il significato esatto del termine deve perci essere dedotto. Le varie ipotesi si rifanno al sostantivo ebraico affine qahal = assemblea pubblica, e si riferisce a colui che siede in unassemblea e vi parla (cfr. 12:9). Il riferimento comune, perci, appunto al predicatore. Si pensa che i traduttori della Septuaginta abbiano avuto in vista 1Re 8:1 dove si dice che Salomone convoc unassemblea. Ci si chiesto se la parola ebraica Qhelet, che ritroviamo sette volte nel corso del libro (1:1,2,12; 7:27; 12:8-10), fosse un nome proprio oppure no. Dato il suo significato, quasi sicuramente si tratta di un titolo per indicarne la funzione e richiamare lattenzione di chi ascolta. Lautore si presenta come figlio di Davide e re dIsraele in Gerusalemme (1:1,12). Oltre a questo, nei primi due capitoli incontriamo una serie di indicazioni biografiche che portano la firma di

Salomone che regn dal 970 al 930 a.C. [secondo la cronologia comunemente accettata ma probabilmente regn dal 941 al 901 a.C.]. Egli dice di essere pi saggio di tutti quelli che hanno regnato prima di lui (1:16), di aver intrapreso grandi lavori edili (2:4-6) e di possedere molti schiavi (2:7), greggi e armenti in gran numero (2:7), grosse ricchezze (2:8) e un grande harem (2:8 - Riveduta). Tutti questi particolari non lasciano dubbi che lautore sia Salomone, poich nessun altro discendente davidico pu attribuirsi simili caratteristiche. Dopo Salomone il regno fu diviso e quindi nessuno poteva chiamarsi re dIsraele in Gerusalemme. Le grandi scuole rabbiniche di Shammai e di Hillel, condividevano questa opinione, come pure Gregorio di Nissa e Girolamo. Ci sono inoltre molte e notevoli somiglianze tra i passi di 10:8,9,12,13,18 con il libro dei Proverbi. Fu uno dei pi grandi re dIsraele, e il suo regno ha goduto di pace e prosperit. Quello che Davide ha vinto con la guerra, Salomone lha preservato con la pace. Egli nacque a David da Bath-Sceba dopo la morte del figlio nato dalla loro relazione adultera (2Sam.12:24). nota la sua proverbiale sapienza, anche se paradossalmente persino Salomone ha commesso le sue grandi follie. Nellultima parte del suo regno, la parte tragica della sua storia, egli cadde nellidolatria (1Re 11). Conosce il bene e il male, possiede una saggezza di origine divina, che gli fa posare uno sguardo intelligente su tutto ci che vede sotto il sole; ma questa saggezza non pu che condurlo a constatare le conseguenze del peccato in se stesso e attorno a s. Egli parla della vanit della vita come chi seduto sulla poltrona della sua vecchiaia, deluso da unesistenza che gli ha dato il massimo. Chi era pi qualificato di lui a sentenziare sulla vita, lui che laveva gustata fino in fondo potere, fama, ricchezze, donne, ecc. e a dire quel che essa a seconda che vissuta con Dio o senza Dio? La tradizione giudaica del Midrash (Megilla 7a; Shabbath 30) ritiene che Salomone: scrisse il Cantico dei Cantici nellet giovanile, nel fervore del suo primo amore per Dio; i Proverbi li abbia scritti nella sua maturit, perch emergono le riflessioni dellet matura; e lEcclesiaste lo scrisse in et avanzata, nellultimo periodo della sua vita, quando consider i suoi errori e per la grazia di Dio fu risollevato dalla sua caduta. Parla infatti abbondantemente del peso e del declino dellet (12:1-7), ed essendo conscio del suo peccato e della sua follia, scrisse in queste pagine la sua esperienza, quale espressione del suo pentimento, per il beneficio altrui. In Proverbi dett le sue osservazioni, in questo libro scrisse delle sue esperienze. Che egli scrisse in et avanzata lo deduciamo anche da 2:4 (cfr. 1Re 9:10) e 7:27. Nonostante tutta la sua saggezza, egli si allontan gradualmente dal Signore, sposando donne straniere a scopo di alleanza politica, e quel che peggio, introducendo i loro di pagani. Questo libro pu essere considerato una testimonianza pubblica ed un sigillo del suo pentimento. La tradizione giudaica in Baba Bathra 15a secondo la quale Ezechia e i suoi compagni avrebbero scritto lEcclesiaste significa probabilmente soltanto che Ezechia e i suoi compagni pubblicarono il testo . Perch parlare del Predicatore invece di chiamarsi Salomone? Perch il nome di Salomone non citato, contrariamente ai Proverbi ed al Cantico dei Cantici? Si pu spiegare in questa maniera: la parola Salomone significa pace, pacifico, ma a causa dei suoi peccati ha privato Israele della pace (1Re 11:14,23) e quindi il suo nome non ha pi senso ( solo per amore di Davide, suo padre, che Dio non gli ha tolto il regno 1Re 11:11,12). Ma essendosi pentito, Salomone desidera, ritornare ad essere un Predicatore di giustizia.

DATA DI COMPOSIZIONE
Martin Lutero credeva che lautore fosse uno sconosciuto post-esilico e con lavvento della critica storica e letteraria sono state sollevate ulteriori e pi forti obiezioni alla paternit di Salomone e quindi alla data di composizione.

Ecco di seguito la lista delle parole considerate appartenenti ad un periodo pi tardo della letteratura ebraica: 1. knas - accumulare, raccogliere, riunire (2:8), ma ricorre anche in Sal.33:7; 147:2; Ezech.22:21; 39:28. 2. mednah - provincia (2:8; 5:8), ma si trova anche in 1Re 20:14,15,17,19; Lam.1:1; Ezech.19:18. 3. miqreh - evento, sorte (2:14,15; 3:19; 9:2,3), ma si trova anche in Ruth 2:3; 1Sam.6:9; 20:26. 4. elat- avere dominio, governo; essere padrone (2:19), ma il termine si trova anche in Sal.119:135 e una derivante dello stesso termine addirittura in Gen.42:6. 5. hpes - cosa, azione, anche piacere (3:1,17; 5:4,8; 8:6;12:1,10), ma si trova anche in 1Sam.15:22; 18:25; 2Sam.22:20 (il verbo); 1Re 5:8-10; 9:11; 10:13; Giob.21:21; 22:3; Is.53:10; 44:28; 46:10. 6. sp - fine (3:11; 7:2; 12:15), ma si trova anche in 2Cron.20:16; Gioele 2:20 dove reso retroguardia. Il termine aramaico ricorre ripetutamente in Daniele. 7. taqep - prevalere, sopraffare (4:12), ma ricorre anche in Giob.14:20; 15:24. 8. miskn - povero (4:13; 9:15,16), ma una derivante dello steso termine si trova in Deut.8:9. 9. neksm - ricchezze (5:19; 6:2), ma si trova anche in Gios.22:8; 2Cron.1:11,12. 10. amd - persistere (8:3), ma ricorre in Gen.18:8,22; 19:27; 24:30; 41:1,17; 43:15; Es.9:10; 14:19; 18:13; 20:18,21; Lev.19:16. 11. ker - prosperare, riuscire (10:10; 11:6), ma si trova anche in Sal.68:6. 12. zu - tremare (12:3), ma si trova anche in Hab.2:7 e la derivante z ewh in Is.28:19; Ger.15:4; 24:9. Forse si pu aggiungere che la cosiddetta origine persiana di parole come pards (parco ma si rinviene anche in Nehemia e nel Cantico dei Cantici) e pithgm (decisione ufficiale ma si trova anche in Ester e nellaramaico di Daniele) discutibile in quanto tali vocaboli vengono dal sanscritto (paridhis e pratigama), una lingua dellIndia antica ricollegata con il persiano. Bench non vi sia una attestazione biblica chiara che la marina mercantile ebraica, partendo da Elat sul Mar Rosso abbia fatto dei viaggi in India, probabile che vi sia andata nella sua ricerca di spezie e tessuti. Vi quindi la possibilit che queste parole siano entrate nella lingua corrente in unepoca di rapporti commerciali assai pi intensi di ogni altro periodo storico. Non bisogna neanche dimenticare che non c niente da meravigliarsi che una personalit tanto elevata come il saggio re dIsraele, avesse avuto delle capacit tali da manifestare una conoscenza delle lingue dei suoi vicini ed usato, quando gli servivano, parole prese dal loro vocabolario. Che cosa ci sarebbe di strano nel fatto che Salomone fosse a conoscenza di altre parole oltre a quelle della lingua ebraica? Tentativi per mostrare la composizione post-salomonica dellEcclesiaste sono stati fatti poggiando sui cosiddetti anacronismi. Cos in 1:16 il predicatore afferma di avere raggiunto maggiore sapienza di tutti quelli che hanno regnato prima di me in Gerusalemme. Questo inteso dai critici come se il testo dicesse pi di tutti i re che vissero in Gerusalemme prima di lui, il che sarebbe alquanto strano se si pensa che prima di Salomone solo Davide stato re a Gerusalemme, il quale ne ha fatto la capitale dIsraele. Ma il testo non specifica che si tratti di re, in quanto parla soltanto di tutti non meglio specificati. Il testo ebraico molto preciso e non ha il verbo regnare; ma dice semplicemente: di tutti quelli che sono stati prima di me a (sopra) Gerusalemme. probabile, dunque che si riferisca a tutti i saggi che vissero a Gerusalemme prima di Salomone. Il libro dei Re parlando di Salomone (1Re 4:31) fa notare la sua superiorit su Heman, Kakol e Darda, che possono ben essere dei savi vissuti a Gerusalemme in epoca pre-davidica. Un altro supposto anacronismo si rinviene in 1:12: Io sono stato (hyt) re dIsraele in Gerusalemme. Il tempo perfetto sembra indicare che a quel tempo Salomone fosse ormai una figura del passato, forse remoto, e non un re vivente quando il libro fu scritto. Questo dimostrerebbe che lautenticit salomonica solo un procedimento letterario artificioso. Si pu tuttavia osservare che il

verbo si pu intendere anche nel senso Iosono stato (e sono ancora) re. Si pu anche tradurre meglio con Io divenni re sopra Israele. Sarebbe quindi unasserzione ben naturale per lanziano Salomone che guardava indietro al punto pi saliente della sua vita. Inoltre, solo Salomone potrebbe essere descritto come re dIsraele in Gerusalemme. interessante ricordare a questo riguardo un simile uso del verbo in Giona 3:3 Or Ninive, era (hyeth) una citt molto grande. Il verso non descrive Ninive come una citt che era esistita molto tempo prima nel passato, ma indica semplicemente la condizione o lestensione trovata da Giona quando vi and. assai naturale, dunque, per un uomo anziano riferire linizio della sua carriera regale come un evento del passato. Non esistono quindi evidenze interne per rifiutare la tradizionale attribuzione di questo libro a Salomone. Il libro sarebbe stato scritto intorno al 930 a.C., nellultimo periodo della vita del re. Egli mor allet di 60 anni dopo aver regnato per 40 anni. C chi pensa che, addirittura, sia stato scritto sul suo letto di morte. Salomone ebbe una promessa di lunga vita (1Re 3:14) ma che non fu realizzata per colpa dei suoi peccati. Egli mor nellA.M. 3029.

NOTE SUL TESTO E DESTINATARI


A) Termini e frasi caratteristiche: - sapienza (ebr.: hokmh,

53 volte

tradotta anche con: saviezza, savio

- uomo (ebr.: dm; ) 48 volte dm ( ) e 8 volte . Qhelet utilizza dm genericamente per lumanit. Il termine universale e racchiude sia il maschio che la femmina. Il termine utilizzato per indicare specificatamente un individuo o un uomo in contrasto con una donna (vedi 9:15 per luso di questi due termini, dove prima compare dm e poi ). - vanit (ebr.: habl ) - stolto, stoltezza, follia, ecc. 38 volte 38 volte tradotta anche: invano, vano, vanit delle vanit.

- sotto il sole (ebr.:tahat hame) 29 volte - lavoro (ebr.: aml) 26 volte - cercare di afferrare il vento 9 volte - sulla terra 8 volte - il nome Ecclesiaste 7 volte

(3 volte allinizio 1:1,2,12 1 volta in mezzo 7:27 3 volte alla fine 12:8-10)

- sotto il cielo 3 volte Il valore numerico di habl 37. Ci sono 222 versi in Ecclesiaste, 37x6, il numero della vanit per il numero delluomo. B) Non compare il nome YHWH (lEterno), il nome personale del Dio del patto con Israele. Il motivo di ci va trovato nel soggetto universale del libro (sotto il sole). Con un soggetto dapplicazione a tutta lumanit, luso del nome YHWH nel suo ruolo di nome del patto speciale con Israele, non appropriato. Il termine (lhm = Dio) compare 40 volte. Luso di questo nome per Dio guarda al Suo ruolo di Creatore sovrano e trascendente sopra la Sua creazione. C) Nel testo ebraico c una diversa numerazione dei versetti rispetto al testo della Riveduta:

Ebraico 4:1-17 5:1-19 11:1-10 12:1-14

Italiano 4:1-16 5:1-20 11:1-8 12:1-16

D) Collegamenti tra Ecclesiaste e Nuovo Testamento: Eccl.1:2 ecc. Rom.8:20 Eccl.5:1 - 1Tim.3:15 Eccl.5:2 - Mat.6:7 Eccl.6:2 - Luca 12:20 Eccl.7:2 - Mat.5:3,4 Eccl.7:20 - Rom.3:23 Eccl.11:5 - Giov.3:8 Eccl.12:16 - 2Cor.5:10 E) Eccl.12:2-6 una delle meraviglie della poesia ebraica. I termini usati descrivono in maniera figurata le caratteristiche della vecchiaia: v.2 sole, luce, stelle = intelligenza e abilit di pensare; memoria. nuvole = depressioni v.3 i guardiani = le braccia e le mani gli uomini forti = i piedi, le gambe le macinatrici = i denti quelli che guardano dalle finestre = gli occhi v.4 le porte = le orecchie il rumore della macina diminuisce = ludito si indebolisce le figlie del canto = gli organi della voce v.5 il mandorlo = i capelli bianchi la locusta un peso = la schiena il desiderio = lappetito; il desiderio sessuale v.6 il cordone dargento si rompe = dissoluzione del corpo il vaso doro si spezza = dissoluzione del corpo la brocca si rompe = dissoluzione del corpo la ruota va in frantumi = il cuore F) Il libro si divide in due sezioni di sei capitoli. I primi sei provano la vanit di tutte le cose sotto il sole. I secondi sei indicano limportanza della sapienza in mezzo alla vanit terrena. Notiamo come le seguenti parole e frasi sono distribuite nelle due sezioni: sotto il sole e sotto il cielo vanit sapienza Capitoli 1-6 21 26 19 Capitoli 7-12 11 12 34 Totale 32 38 53

G) Laspetto materiale delluomo viene chiamato br (carne). Il Qhelet impiega questo termine sia come equivalente del corpo (2:3; 12:12), sia per riferirsi alla persona in generale (5:6). La posizione del libro nella Bibbia ebraica diverso da quello delle nostre Bibbie: La legge I profeti Gli scritti (agiografi)

Torah 5 libri di Mos Genesi; Esodo; Levitico; Numeri; Deuteronomio

Neviim Libri e profeti storici Giosu; Giudici; Samuele; Re; Isaia; Geremia; Ezechiele; Profeti Minori

Poetici Salmi; Proverbi; Giobbe

Kethubim Rotoli Cantico; Ruth; Lamentazioni; Ecclesiaste: Ester

Storici Daniele; Esdra; Nehemia; Cronache

DESTINATARI: Lautore parla alla gente comune (12:9) ed ai giovani (12:1).

UNITA E STRUTTURA
Sebbene vi siano dei commentatori che vedono in questo libro soprattutto una raccolta di tematiche diverse, possibile invece vedervi una composizione ben strutturata che segue una sua logica. Possiamo indicare cinque aspetti principali. I Primo discorso: Vanit della sapienza umana 1:12:26. A. Tema fondamentale: vanit di ogni sforzo puramente umano e di ogni sua esperienza 1:1-3. B. Dimostrazione del tema: 1:4-2:26 1. Il ciclo della vita umana e della storia senza significato 1:4-11. 2. Finale inutilit della filosofia e della sapienza umana 1:12-18. 3. Vuoto prodotto dalle gioie del piacere e dalla ricchezza 2:1-11. 4. Finale morte anche del saggio 2:12-17 5. Futilit del lasciare i frutti di unardua fatica ad eredi immeritevoli 2:18-23. 6. Necessit di accontentarsi di quanto Dio ci d 2:24-26. II Secondo discorso: Condizioni che governano la vita umana 3:1-5:20. A. Occorre unattitudine prudente alla vista di ci che accade in vita e in morte 3:1-22. 1. Si deve ricercare il tempo pi opportuno per ogni attivit ed esperienza 3:1-9. 2. Dio lunico atto a garantire i valori permanenti 3:10-15. 3. Dio punir gli ingiusti 3:16-18. 4. Luomo deve accogliere la morte fisica come gli animali 3:19,20 5. Essendo incerta la vita oltre la morte, luomo deve trarre il massimo vantaggio dalla vita presente 3:21,22. B. Delusioni della vita terrena 4:1-16. 1. Crudelt e miseria rendono assai dubbio che la vita sia una benedizione 4:1-3 2. Svantaggi del successo, della pigrizia, della insaziabile cupidigia 4:4-8. 3. Le prove della vita si sopportano pi facilmente in due che da soli 4:9-12. 4. Instabilit del successo 4:13-16 C. Futilit di una vita che guardi solo al proprio io 5:1-20. 1. Presentare a Dio falsi sacrifici, parole vane e promesse non mantenute pura follia 5:1-7. 2. La retribuzione raggiunge gli oppressori e la delusione gli invidiosi 5:8-17. 3. Solo un godimento riconoscente dei doni divini porta gioia 5:18-20. III Terzo discorso: Non vi soddisfazione nei beni terreni e nei tesori di questo mondo 6:1-8:17. A. Inadeguatezza dei risultati che il mondo stima 6:1-12. 1. N la ricchezza n una famiglia numerosa recano soddisfazione definitiva 6:1-6. 2. N la sapienza n la follia producono soddisfazione allanima 6:7-9.

3. Senza Dio luomo non pu capire la vera ragione della vita 6:10-12. B. Consigli di prudenza in questo mondo corrotto dal peccato 7:1-29. 1. I veri valori si stimano meglio se si parte dalla sofferenza e dalla morte 7:1-4. 2. Una gioia a buon mercato, un guadagno disonesto e un carattere difettoso sono delle trappole 7:5-9. 3. La sapienza vale assai pi della ricchezza nellaffrontare la vita 7:10-12. 4. Dio autore della fortuna e della malattia 7:13,14. 5. Tanto la troppo giustizia individuale che limmoralit conducono al disastro 7:15-18. 6. La sapienza ha una forza superiore, ma il peccato universale 7:19,20. 7. Non curare la maliziosit nei tuoi traguardi 7:21,22. 8. La ricerca della sapienza umana non pu raggiungere una verit profondamente spirituale 7:23-25. 9. Una donna empia il peggiore dei mali 7:26. 10. Ma anche tutti gli uomini sono decaduti dalla bont primitiva 7:27-29. C. Bisogna affrontare un mondo imperfetto 8:1-17. 1. Il saggio rispetta le autorit che governano 8:1-5. 2. La legge divina agisce nella nostra vita a dispetto dei guai, dei mali e della morte inevitabile 8:6-9. 3. Bench stimato e impunito lempio sar alla fine giudicato da Dio 8:10-13. 4. Le ingiustizie di questa vita incoraggiano un superficiale edonismo 8:14,15. 5. Ma le vie divine sono inscrutabili alla sapienza umana. IV. Quarto discorso: Come Dio agisce con le ingiustizie di questa vita 9;1-12:8. A. La morte inevitabile per tutti; bisogna quindi fare il migliore uso della vita 9:1-18. 1. La morte inevitabile sia al buono che al cattivo 9:1-3. 2. La scelta morale e la conoscenza di questa vita sono eliminate con la morte 9:4-6. 3. Cogliamo quindi ogni opportunit e benedizione della vita 9:7-10. 4. Anche il successo mondano incerto n si pu predire la lunghezza della vita 9:11,12. 5. La sapienza pur non essendo apprezzata, riesce meglio della forza 9:13-18. B. Incertezza della vita e dannosi effetti della follia 10:1-20. 1. Anche una piccola follia pu rovinare la vita di un uomo; sii prudente dinanzi ai principi 10:1-4. 2. La vita produce rovesci di fortuna e di retribuzione 10:5-11. 3. Un folle si fa capire dai suoi vuoti discorsi e dagli sforzi senza scopo 10:12-15. 4. Il benessere delle nazioni e degli uomini dipende dallaccettare la propria responsabilit 10:1619. 5. Il disprezzo dellautorit porta seco la punizione 10:20. C. Come attuare meglio la vita 11:1-12:8. 1. La gentilezza benedice con riconoscenza il suo benefattore 11:1,2. 2. La saggezza umana non pu cambiare o scandagliare le divine leggi della natura 11:3-5. 3. La propria vita deve essere trascorsa con diligenza e industriosit per tutta la sua durata 11:68. 4. Una giovinezza passata nel piacere adduce seco la punizione 11:9,10. 5. Incomincia a vivere per Dio mentre sei giovane, prima che sopraggiungono afflizioni e vecchiaia 12:1-8. V. Conclusione: La vita alla luce delleternit 12:9-14. A. Salomone volle insegnare al suo popolo come trascorrere saggiamente la sua vita 12:9,10. B. Questi ammonimenti crudi hanno un valore ben pi pratico di ogni libro letterario 12:11,12. C. Mettere al primo posto la volont di Dio, perch il suo giudizio definitivo 12:13,14.

Questo breve elenco degli argomenti trattati rivelatore dellintenzione di condurre un esame generale e circostanziato di tutti i vari aspetti della vita, per giungere alla conclusione che lesistenza umana pu avere significato solo se esce dalla sua dimensione orizzontale aliena da Dio. Oggi, purtroppo, la stragrande maggioranza delle persone pensa di poter giustificare il proprio comportamento dicendo: mangiamo e beviamo, perch domani morremo (1Cor.15:32). Ma questo riflette solo un aspetto della verit. Non c soltanto la morte che pone fine alle responsabilit delluomo, c anche il giudizio (Ebr.9:27). Perci sar un risveglio tremendo per chi non ha previsto, non ha voluto e non si preparato a questo appuntamento. Si tratta di una realt troppo solenne per essere ignorata. LEvangelo ci riferisce la parabola del ricco stolto raccontata da Ges, per mostrare la stridente contraddizione tra la saggia previdenza terrena e limprevidenza spirituale di questuomo. Egli si dimostrato molto accorto nel disporre le cose per assicurarsi un futuro garantito. Finalmente gli pareva di aver raggiunto il suo obiettivo dicendo: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi e godi (Luca 12:19). Molti direbbero: Ecco un uomo saggio che ha saputo costruire il suo futuro. Prima il lavoro e le fatiche, adesso il godimento. Ma Dio gli disse: Stolto, questa stessa notte lanima tua ti sar ridomandata e di chi saranno le cose che tu hai preparato? (Luca 12:20). A questo annuncio Ges fa seguire il suo commento: Cos avviene a chi accumula tesori per s e non ricco verso Dio (Luca 12:21). Ebbene, proprio queste ultime parole sono la dimostrazione che lEcclesiaste, tanti secoli prima, attraverso le riflessioni contenute nel suo libro, aveva anticipato le considerazioni di Ges.

CARATTERISTICHE E CONTENUTO
Non c dubbio che il libro dellEcclesiaste si caratterizza proprio a motivo del suo contenuto un po particolare con affermazioni che, a volte, possono apparire piuttosto dubbie. Il contenuto del libro ci invita a riflettere sulla vanit e precariet delle cose della vita, con molta acutezza e cognizione di causa, poich fa un esame profondo della realt umana. Tutti i libri della Bibbia annunciano valori come lamore, la pace, la fede e la speranza, meno lEcclesiaste, che invece ha un contenuto di tipo esistenzialistico. Questo aspetto ha spesso sollevato non poche perplessit, fino ad indurre gli studiosi ad una valutazione prevalentemente negativa. Eppure anche questo libro ha lo scopo di renderci savi a salute mediante la fede che in Ges Cristo. Linterpretazione negativa risulta superficiale e non bisogna assolutamente estremizzarla; il fatto che lautore guarda i problemi della vita da unottica diversa e quindi, la vena pessimistica riguardo la vanit dei vari aspetti dellesistenza umana ampiamente giustificata. Che cosa significa? Uno dei principali valori dellEcclesiaste consiste nellenergica denuncia delle filosofie materialiste e non cristiane. Questo libro il pi filosofico delle Sacre Scritture e costituisce la pi implacabile requisitoria contro lorgoglio umano e la sua pretesa di fare a meno del Signore. Qualunque lettura del libro che non tiene conto della sua sapienza ne fraintende il messaggio centrale. Lesistenzialismo una filosofia consistente in una reazione allidealismo hegeliano e ad ogni forma di razionalismo. Lesistenzialismo un atteggiamento fatalistico che vede le cose dellesistenza umana solo dal lato doloroso, precario, incerto e instabile. Non accetta alcuna dottrina n di Dio, n del peccato originale, n d speranza di sorta alluomo. La vita soltanto una tragica ed inutile esperienza! Da una lettura superficiale, sembra che lEcclesiaste, vada proprio per questa stessa strada. Ma, se si tengono ben salde le premesse alla presenza delle quali egli ragiona, si comprende bene che egli si muove alla presenza di Dio. Il contenuto dellEcclesiaste la testimonianza di un uomo ricco, esperto, sapiente e potente al punto che ha potuto permettersi qualsiasi cosa. Egli ha fatto molte esperienze, ed ha concluso che tutto una tragica delusione! Se il pessimismo che vi si trova derivasse dalla condizione di un povero, uno

stolto, un perseguitato da tutti, sarebbe anche comprensibile; ma trattandosi di un uomo favorito dalla vita, certo deve far maggiormente riflettere. Questo scritto, quindi, disillude coloro che credono che la felicit risieda nelle attrattive della vita presente. In questo libro abbiamo una critica allumanesimo e al secolarismo, e ci non assolutamente in disaccordo con linsieme dellinsegnamento biblico. Nessuno meglio di Salomone avrebbe potuto scrivere queste cose. Egli non solo fu luomo pi ricco della terra, ma anche il pi saggio, eppure la sua saggezza non gli stata sufficiente, perch non aveva la forza di vivere secondo essa. Egli morto ed ha lasciato il suo regno ad uno stolto, ma prima di morire ha capito la vanit della sua vita. Salomone prov tutte le soddisfazioni che si possono trovare nelle ricchezze del mondo e nei piaceri dei sensi, e alla fine le dichiar tutte vanit perch non danno soddisfazione vera, e quindi tutto sembra vuoto e transitorio. Il valore dellEcclesiaste proprio qui, poich dimostra che solo il camminare con Dio pu soddisfare i pi profondi desideri del cuore umano. Il potere, la fama, la prosperit, il prestigio, il piacere in abbondanza, tutti insieme non possono estinguere lardente sete dellanimo umano che pu trovare soddisfazione soltanto in Dio. Tutto il libro basato su questo pensiero. Ciononostante, molte persone non sono disposte ad accettare le sue parole, ma vogliono ripetere lo stesso esperimento pericoloso, che si dimostra fatale. Il predicatore si lamenta con tristezza della sua follia e dei suoi errori nel cercare di ottenere soddisfazione nelle cose di questo mondo e persino nei piaceri dei sensi, che ora trova invece molto amari. La sua caduta una prova della debolezza della natura umana, Il saggio non si glori della sua saggezza, n dica: non sar mai tanto stolto da fare cos e cos, poich Salomone stesso, il pi saggio degli uomini, fu tanto stolto. Il ricco non si glori delle sue ricchezze, poich quelle di Salomone erano tanto grandi da costituire una trappola, e gli fecero molto male. Il suo pentimento una prova della potenza e della grazia di Dio nel riportare indietro chi si allontanato tanto, e una prova delle ricchezze della Sua misericordia nellaccettarlo nonostante le molte aggravanti del suo peccato, secondo la promessa fatta a Davide: quando far del male, lo castigherma la mia misericordia non si allontaner (2Sam.7:14,15). Chi si pensa di stare ritto, guardi di non cadere, e chi cade si affretti a rialzarsi, senza disperare n di ricevere aiuto n di essere accettato. Il libro ci presenta un quadro degli ultimi anni di Salomone. Se dovessimo giudicarlo solo dai libri storici, dovremmo pensare che egli era definitivamente caduto. Ad ogni modo, c molto da imparare dal confronto di una parte della Scrittura con altre parti di essa. Dopo un periodo di allontanamento dal Signore, vediamo Salomone confessare ed abbandonare il male trovando cos misericordia. Lo vediamo ritornare dal mondo, con le sue cisterne vuote e rotte, alla Fonte delle acque vive; egli descrive la sua follia e la sua vergogna, lamarezza del dispiacere e le lezioni salutari che ha imparato nel cercare la felicit nelle vanit del mondo senza Dio. Ma il grande valore del libro consiste appunto nellannientare luomo e le sue capacit, perch questa la migliore premessa ad accettare la grazia quando si manifester nella sua vita. Ci che in modo realistico vi si legge di pessimistico, precisamente voluto dallo Spirito, al fine di stimolare luomo a cercare felicit e soddisfazione da qualche altra parte. Gli interrogativi creati in noi da questo libro, troveranno la loro risposta esauriente nella persona di Ges Cristo, essendo lui il centro di tutta la rivelazione biblica (Luca 24:27,44; Giov.5:39). Il ragionamento di tutto il libro, porta ad una valutazione della vita terrena e solleva linterrogativo, se valga la pena di viverla o se non sarebbe meglio non essere mai nati (Eccl.4:1-3). Il problema tuttaltro che superficiale e tocca intimamente ogni essere umano. facile scoprire che il libro anticipa tutte le considerazioni dei materialisti, tutte le lamentele, le critiche, i rifiuti, le argomentazioni e le ribellioni che gli increduli e i critici hanno saputo accumulare fino ai nostri giorni, compreso luomo della strada, che incontriamo quotidianamente. Anche noi possiamo allora concludere che, quanto a considerazioni negative della vita, pure oggi non c nulla di nuovo sotto il sole (Eccl.1:9). La storia si ripete! In 3:1-8 vengono elencate 28 attivit di vita, met delle quali sono positive e le altre contrapposte. Il secondo membro di ogni coppia annulla il primo. Quattordici meno quattordici uguale a zero. Sembra che questo implichi che la vita sia un grande zero. Leggendo le pagine dellEcclesiaste, bisogna tenere presente che lautore ragiona cos: niente sotto il sole d valore alla vita: non la sapienza, non le possessioni materiali, non il benessere, non la potenza

e non la popolarit. Non importa cosa si ottiene in questa vita, la morte il punto finale. Ad essa non si pu sfuggire e la sua ombra su ogni cosa che facciamo. Ognuno nelle mani di Dio che molto pi in alto di noi e che non possiamo chiamare a renderci conto. Bisogna perci essere pronti ad ogni evenienza. Il massimo che lumanit pu fare rallegrarsi della vita un giorno per volta in quanto dono di Dio, ed alla fine della vita ogni persona deve renderGli conto per le cose fatte sotto il sole. Con questo libro il Signore ci rivela quali sono i limiti delle capacit umane e a quali risultati giunge lintelletto umano nella ricerca di una spiegazione della vita senza la parola di Dio. E si scopre che quello che forse stato il migliore dei cervelli, getta la spugna e conclude col dire: meglio non essere mai nati (Eccl.4:2,3). La Scrittura insegna chiaramente la fragilit e la precariet dellesistenza umana. Essa ci dice che ogni carne come lerba, e che tutta la sua grazia come il fiore del campo. Lerba si secca, il fiore appassisce quando lo Spirito dellEterno vi soffia sopra (Is.40:6,7; Sal.103:15,16; Giac.4:14; 1Piet.1:24). In fondo si tratta dello stesso messaggio dellEcclesiaste, solo che questi vi mette unenfasi particolare ed esclusiva LEcclesiaste ha fede anche se non sembra, ad una lettura superficiale. Il libro porta a riconoscere lesigenza di temere Dio (12:13), poich senza Dio tutto vanit e un cercare di afferrare il vento (1:14). Soltanto quando si arriva a capire ed a convincersi di questo, si sentir il bisogno di dire al Signore: Insegnaci dunque a contare i nostri giorni, per ottenere un cuore savio (Sal.90:12). Per quello che riguarda il contenuto si pu dire che lEcclesiaste, nellaffermare che tutto vanit, voglia anche mettere dei punti fermi su come intendere questa sua affermazione che potrebbe apparire qualunquistica. Infatti, se la vita non ha alcun valore, come pu armonizzarsi questo con le esortazioni positive che il Qhelet fa sulla vita? Per esempio, la sapienza pur non essendo il rimedio per tutte le avversit della vita, viene raccomandata come soluzione a molti problemi (2:13; 4:13; 7:11,12; 9:13-18). Egli mostra la vanit delle cose nelle quali gli uomini solitamente cercano la felicit, poich si rende conto che il lavoro non produce niente che abbia un valore permanente. Inoltre, luomo spesso indotto a lavorare con rivalit (4:4,6) e un desiderio insaziabile di ulteriori ricchezze (4:8; 6:7). E la fatica non procura piacere duraturo (2:10,11) neppure se si realizzato tanto (2:4-6) o se si stati ricompensati (2:7,8). Inoltre, si corre sempre il rischio di vedere compromesso il frutto del proprio lavoro, per esempio a causa delloppressione o dellingiustizia (5:8), di una disgrazia imprevista (5:14) o del giudizio di Dio (2:26; cfr. 5:6). Anche se si riesce a conservare per tutta la vita il frutto del proprio lavoro, non si pu prendere nulla da portare con s e bisogna lasciare tutto ad altri (2:18; 5:15). Inoltre, dal momento che chi si gode il frutto del lavoro altrui non lha guadagnato (2:21) e pu essere persino uno stolto (2:19), i risultati del lavoro di quelluomo andranno sprecati e alla fine i suoi sforzi saranno stati vani. Salomone vide una carenza simile nella saggezza e nella giustizia umane perch non danno unassoluta garanzia di successo. La saggezza ha un vantaggio determinante rispetto alla follia (2:13), alla ricchezza (7:11,12) e alla forza fisica (9:16,18; 7:19). La saggezza rende pi semplice riuscire anche in compiti rischiosi (10:8-10). Ma i risultati della saggezza possono essere rovinati dal peccato (7:7), da un po di follia (10:1), da una valutazione sbagliata (9:14,15). Inoltre, la saggezza non sempre viene ricompensata (9:11); luomo saggio vittima delle stesse impreviste sciagure che colpiscono anche lempio (9:1,2,12). Infine, qualunque vantaggio fondamentale nella saggezza viene cancellato dalla morte; il saggio muore ed dimenticato proprio come lo stolto (2:14-16), e questo significa che il vantaggio della sapienza relativo; essa ha un vantaggio in questa vita ma non d il vantaggio ultimo che serve a trovare il vero significato della vita.. Parimenti, neppure la giustizia procura una ricompensa sicura. Sebbene Salomone affermi che la giustizia viene retribuita e lempiet punita (8:12,13), egli ha visto talvolta proprio lopposto (8:14; 7:15) e ha osservato come lempiet venisse praticata addirittura nei tribunali (3:16) e come venissero negati la giustizia e i diritti delle persone (5:8). Sebbene alcune di queste ingiustizie si possano forse spiegare con il fatto che la giustizia assoluta impossibile (7:20), la verit che il giusto vittima delle stesse impreviste sciagure che colpiscono lempio (9:1,2) e alla fine muore proprio come lui (9:3). Inoltre, in questa vita, il malvagio non sempre viene punito e il giusto non sempre viene ricompensato. Le iniquit osservate nellamministrazione della giustizia e nellimprevedibilit del fato, secondo Salomone, rendono nella vita tutto incerto. Anche se egli sa che Dio ha provvidenzialmente il controllo

delle cose (7:14; 9:1) e che per tutto c il suo tempo (3:1-8), esiste una certa imperscrutabilit sul modo in cui agisce la provvidenza di Dio, anche per le persone pi sagge (3:11; 8:17). Cos Salomone afferma ripetutamente lincapacit della gente di predire il futuro (7:14; 8:7; 9:1; 10:14) e scegliersi il miglior destino (6:12; 11:6). Giustamente linsieme di tutte queste cose, che spesso stanno in cima alle preoccupazioni degli uomini, senza la presenza di Dio lasciano lamaro in bocca. La vita vissuta dalluomo, se priva di Dio, inutile, assurda, senza scopo, vuota, una realt molto triste. La natura e la storia si ripetono ciclicamente, senza produrre nulla di nuovo. Il lavoro ricomincia sempre da capo; il piacere a un certo punto non soddisfa pi; la buona condotta e i pensieri saggi sono azzerati dalla morte. Ma Salomone cindirizza a prevenire i problemi accettando la volont di Dio in ogni situazione, e specialmente ricordandoci di Lui nei giorni della nostra giovinezza e continuando a temerlo e servirlo per tutta la vita, tenendo presente il giudizio futuro. Dio pu infondere gioia in ogni aspetto della vita: dal nutrimento al lavoro, alla vita familiare e al matrimonio (2:24-26; 5:18-20; 9:7-9). Dio ha destinato luomo a trovare la gioia ultima non nella vita ma in lui. Il saggio muore come lo stolto, vero, ma ciononostante la sapienza buona e giusta (2:13), il giusto, anche quando prevale il male, non si deve lasciar trascinare, ma deve continuare a perseverare nella sua giustizia (8:12), e Dio giudicher il giusto e il malvagio (3:17). Goditi la vita non come un epicureo (mangia, bevi, perch domani moriremo), ma come un uomo di Dio, perch la tua vita e la tua gioia dipendono da lui (3:13; 5:19). Lesistenza non necessariamente vuota e inutile: ricordati di Dio mentre sei ancora giovane (12:1), temilo e osserva i suoi comandamenti (12:13). Nelle frasi conclusive Salomone si rivolge ai giovani poich desidera che essi traggano profitto dai suoi numerosi errori. Qualcuno ha detto: La giovent un errore, la maturit una lotta e la vecchiaia un rimpianto. Latteggiamento di Salomone ben diverso da quello dei re del mondo. La sua una vera e propria rivoluzione intellettuale poich tutti gli antichi re ed imperatori hanno cercato di immortalarsi, di avere una sorta di vita eterna, erigendo dei grandiosi monumenti a se stessi. Le piramidi dEgitto ne sono una testimonianza. Limperatore cinese Qin Shi Huang si fece fare migliaia di soldati dargilla a grandezza naturale e le pose vicino alla sua tomba per assicurarsi la vittoria nelle sue battaglie delloltretomba. Il Qhelet sa che tali tentativi sono illusori. Egli quindi costretto a porsi una domanda elementare: se io comunque muoio, a cosa serve tutto quello che faccio? Salomone ha cercato la sapienza terrena (istruzione, cultura, ecc.). Molta gente prova a trovare la felicit oggi con la cultura, listruzione, il continuo apprendere. Listruzione buona se utilizzata giustamente. Tuttavia non deve mai diventare la ragione della vita. Salomone ha anche cercato di trovare il significato della vita nel piacere. Molta gente oggi fa lo stesso, interessandosi solo al divertimento. Non c niente di male a divertirsi, quando non si fa niente di peccaminoso. Ma il divertimento non lo scopo per il quale luomo sta su questa terra. Salomone ha anche cercato di trovare il significato della vita nella ricchezza. Egli era un uomo molto ricco e si dato da fare per diventare sempre pi ricco. Molta gente spende la loro vita per acquisire ricchezza, ma quando muoiono devono lasciare tutto. Non un male essere ricchi, se la ricchezza la si usa correttamente. Ma cercare il denaro e le cose che il denaro pu comprare non la ragione per cui luomo stato messo su questa terra. Quelli che sono interessati solo alle cose materiali saranno infelici nella loro vita. Dopo che Salomone ha provato tutte queste cose, egli ha realizzato quello che era il vero scopo della vita delluomo: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perch questo il tutto delluomo. Poich Dio far venire in giudizio ogni opera, anche tutto ci che nascosto, sia bene o male (12:13,14).

che risulta quando br animato da rah. Qhelet utilizza rah sia nel senso di sede delle emozioni, che nel senso di soffio vitale: - Lo spirito pu essere paziente e superbo. - Lo spirito sede di emozioni violente, in particolare lira (7:9) - Gli uomini non sono in grado di distinguere la differenza tra il soffio della bestia e quello delluomo (3:19,21). - Dopo la morte delluomo lo spirito ritorna a Dio (12:7). Il termine nepe viene impiegato spesso come sinonimo di rah, ma particolarmente usato per descrivere i desideri (6:3,7). Un aspetto dellanima il cuore. Nepe lanima nella sua totalit, il cuore lanima nel suo valore interiore. Gli Israeliti avevano osservato che le impressioni e le emozioni provenienti dallesterno influiscono sul cuore, ritardando o accelerando i suoi battiti. Ne hanno dedotto che la vita, oltre che dal respiro, dipende anche dal cuore, e lo hanno considerato addirittura sorgente della vita (Prov.4:23). - Il cuore viene utilizzato nel senso di organo intellettuale, che capisce, cerca, esplora, indaga, si applica ad apprendere, conoscere (1:13; 2:3,22; 7:25; 8:16; 9:1). - Il cuore impiegato come sede delle emozioni, in particolare lallegria (7:3; 9:7) e il desiderio (11:9). - Il cuore impiegato come facolt intelligente che sceglie tra il bene e il male (8:11; 9:3). LA CONDIZIONE DELLUOMO SOTTO IL SOLE Qhelet afferma luniversalit del peccato tra gli uomini (7:20). - I cuori degli uomini sono pieni di malvagit (9:3). - Lanima delluomo avara (6:3). - La bocca degli uomini maledice altri uomini (7:22). - Luomo cerca di prolungare la sua vita compiendo opere malvagie (8:12). - Gli atti malvagi abbondano a causa della mancanza di un castigo rapido (8:10). - Il peccatore distrugge le buone cose (9:18). - Luomo compie una scelta morale quando partecipa al male (8:3). Qhelet vede luomo come un essere ignorante. - ignorante dellopera e del piano di Dio (3:11; 8:17). - ignorante dei processi della vita (11:5) - ignorante del futuro, sia in questa vita che dopo la morte (6:12; 7:14; 11:5). Questo fallimento nella ricerca progettato da Dio per far s che gli uomini si abbandonino alla fede. LA RESPONSABILITA DELLUOMO Qhelet ammonisce gli uomini riguardo il timor di Dio (3:14; 5:7; 8:12; 12:13). Il timor di Dio implica riverenza e rispetto nei Suoi confronti. - Si dimostra il timor di Dio ubbidendogli (12:13) - Il timor di Dio produce rispetto nei suoi confronti (5:1). - Il timor di Dio sprona ad adempire i propri voti (5:3) Qhelet esorta gli uomini ad apprezzare la vita come un dono di Dio piuttosto che ricercare inutilmente il suo significato. - Luomo non in grado di scoprire la completezza dellopera di Dio (3:11). - Luomo dovrebbe apprezzare la vita come un dono di Dio (2:24; 3:13; 5:18). - Godere il bene un dono di Dio (5:18,19) - La situazione di chi non apprezza la vita peggiore di chi non ha mai vissuto (6:3). Lammonimento di Qhelet allumanit quello di impostare la vita sulle cose buone. - Luomo dovrebbe scegliere la sapienza e non la stoltezza (2:13).

SPIRITO, ANIMA E CUORE Lutilizzo che il Qhelet fa di rah, spirito, e nepe, anima, sembrano sovrapporsi. Nepe ci

- Luomo dovrebbe essere soddisfatto e non avido (4:4-8). - Luomo dovrebbe cercare la compagnia e non la solitudine (4:9-12). - Luomo dovrebbe cercare la saggezza e non la fama (4:13-16).

TEMA E SCOPO
Sebbene alcuni commentatori abbiano detto che il libro una raccolta frammentaria di annotazioni su argomenti vari, in esso invece, c una composizione ordinata e ben finalizzata. Subito dopo la presentazione dellautore, il libro annuncia il tema che sviluppa: Vanit delle vanit, dice il Predicatore [habl hablm mar Qhelet] ; Vanit delle vanit; tutto vanit [hakkl hbel] (1:2,3a). Questo medesimo tema viene menzionato alla conclusione del libro (12:8) come per ricordarci che tutte le considerazioni contenute in esso hanno lobiettivo di mostrarci la fondatezza ragionata e motivata di questa convinzione. Infatti, quasi come un ritornello, risuona ovunque questa affermazione tutto vanit e un cercare di afferrare il vento (1:2,14,17; 2:1,11,17,23,26; 4:4,16; 5:7; 6:9; 7:6; 8:10,14; 9:9; 11:8; 12:8). Possiamo aspirare alla sapienza, al successo o alla giustizia, ma i risultati saranno di durata breve e limitata. Tendere a qualcosa di durevole nella vita come cercare di afferrare il vento. La frase vanit delle vanit un superlativo, qualcosa che esprime il pi alto grado di qualit, come a dire: la pi vana delle vanit. Le cose per le quali luomo si affatica, dietro alle quali si accanisce per cercare di afferrarle, non sono che vento, del vuoto che lascia il suo cuore insoddisfatto. Questo si riferisce al lavoro (2:11; 4:4,7,8), alla saggezza (2:15), alla giustizia (8:14), alla ricchezza (2:26; 6:2), al prestigio (4:16), al piacere (2:1,2), alla giovinezza e al vigore (11:10), alla vita (6:12; 7:15; 9:9) e persino al futuro dopo la morte (11:8). Il termine habl, tradotto vanit, si riferisce altrove concretamente ad un soffio fugace, vento o vapore (Prov.21:6; Is.57:13), termine con il quale si sottolinea linconsistenza o la volubilit delle cose. Letteralmente significa nullit ed esprime la fatuit e la futilit delle cose, essendo esse instabili e fugaci. Significa anche idolo (2Re 17:15ss). Quando si emette un respiro nellaria fredda dellinverno, si vede il fiato che si condensa, una specie di breve foschia, che presto si dissolve. Questo habl: per un attimo sembra possedere sostanza ma poi sparisce. Alla base di questa dichiarazione c la caduta delluomo. Dio ha creato tutto molto buono (Gen.1:31), quindi la vanit non lo stato originario delle cose. Il Qhelet ci fa vedere in maniera grandiosa la realt della buona creazione di Dio sottoposta alla schiavit della caduta. Adamo ed Eva sono caduti dallo stato perfetto in cui erano stati creati, portando la morte (Gen.2:16,17; 3:1-13,19). A causa della loro caduta, Dio ha maledetto lumanit e tutta la creazione (Gen.3:16-19). Il significato del nome Abele (hbel o hebel) soffio, vapore, vanit, un respiro, una cosa che non dura, fugace. Troviamo la stessa parola in Giob.7:16; 35:16; Sal.39:5,6,11; 62:9; 94:11; 144:4; Is.30:7; 49:4. Tutto vanit perch la vita un respiro. Qhelet ha deliberatamente scelto una parola con unambiguit calcolata; egli lha abilmente impiegata in una variet di contesti, in modo che numerosi significati possono essere associati a questa parola senza far uso di sinonimi. Deve essere sottolineato che da nessuna parte habl viene usata con connotazioni moralmente negative. La vanit dellEcclesiaste viene utilizzata nel senso della transitoriet e fugacit della vita umana; in questo senso che la vita frustrante. Forse un esempio valido di questo lo possiamo trovare in 9:9, dove il Qhelet discute il valore dellamore nella vita di un uomo: Godi la vita con la moglie che ami per tutti i giorni della tua vita di vanit (kol yem hyyi heblek) che egli ti ha concesso sotto il sole per tutti i giorni della tua vanit, perch questa la tua parte nella vita. Questa affermazione si capisce meglio se habl tradotto come fugace, concentrandosi sulla brevit della vita: abbiate cura del tempo

che passate insieme, perch la vita fugace e quindi preziosa. Cos il vostro amore sar molto significativo. Capire habl in questo senso anche importante per la comprensione di 8:10, che si occupa del concetto di ingiustizia nel mondo. Poi ho visto degli empi venire sepolti, i quali erano entrati e usciti dal luogo santo; essi pure erano stati dimenticati nella citt dove avevano fatto tali cose. Anche questo vanit. La difficolt qui : perch vanit se gli empi vengono dimenticati? Ma tutto diventa chiaro se pensiamo alla natura provvisoria ed illusoria del successo del male: Qhelet ci assicura che anche il male transitorio e che alla fine non trionfer. Fa parte della natura fugace del mondo che alcuni giusti ricevono ci che sarebbe pi adatto agli empi, mentre alcuni empi ricevono ci che sarebbe pi adatto ai giusti; ma tutto questo temporaneo. solo attraverso la lettura corretta di habl come transitoriet piuttosto che come vanit che possiamo capire molti passi del libro dellEcclesiaste. Nella stessa maniera possiamo comprendere 6:3,4: Se uno generasse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i giorni dei suoi anni, ma la sua anima non si sazia di beni e non ha neppure sepoltura, io dico che un aborto pi felice di lui; poich venuto invano (bahebel) e se ne va nelle tenebre, e il suo nome coperto di tenebre. Anche qui la parola habl la chiave per interpretare il passaggio. Se il figlio nato morto nato invano, come poteva la sua situazione essere descritta pi felice? Ma se capiamo che bahebel significa transitoriet, il passaggio diventa pi chiaro. Il Qhelet insegna che lesistenza temporale non fine a se stessa, cio, una lunga ed efficiente esistenza nel mondo, senza merito, peggiore della inesistenza fisica. Il sostegno a questa interpretazione pu essere trovato nella letteratura rabbinica, in un midrash che collega questo passaggio direttamente alla storia di Caino ed Abele: se un uomo genera cento figli, si riferisce a Caino, che ha avuto cento figli ma non ha ottenuto alcuna soddisfazione nel mondo. Un aborto pi felice di lui si riferisce a suo fratello Abele. meglio quindi avere unesistenza transitoria come Abele, la cui vita fu breve ma esemplare, che avere la vita miserabile di Caino, che anche se fu lunga divenne una maledizione. Altri versetti in cui habl viene usato nel senso di transitorio sono: 3:19; 6:12; 11:10; versetti che descrivono la vita delluomo. Qhelet impiega habl spesso con la sfumatura di futile, infruttuoso, svantaggioso. In riferimento al piacere e alla saggezza, la usa nel senso di senza profitto (2:1,15). In riferimento alle risate degli sciocchi e alle propriet lasciate in eredit, habl viene usata nel senso di senza profitto/futile (2:19,21; 7:6). NellEcclesiaste vengono usate diverse espressioni parallele a habl. Oltre a cercare di afferrare il

vento (ret rah) troviamo quale vantaggio? (3:9; 6:8,11; 2:11). Cos, metaforicamente, questa parola ebraica indica ci che inconsistente o senza autentico valore. Talvolta si riferisce anche metaforicamente a qualche caratteristica del vento o del vapore: a) ci che fuggevole o transitorio (cfr. 6:12 dove corrisponde ai giorni della sua vita vana; b) ci che enigmatico o induce perplessit (cfr. 6:2; 8:10,14); c) ci che invisibile e oscuro (cfr. 11:8). Lassenza di yitrn in una attivit significa senza profitto. Lassenza di tb in una attivit significa svantaggioso. Tra le parole utilizzate in antitesi a habl, yitrn, giovare, avvantaggiare, guadagno, ha un ruolo dominante come un termine che indica quello che veramente conta o importa, quello che risulta o scaturisce da tutto il nostro lavoro. Forza su habl il senso speciale di quello che non conta o Spesso habl viene impiegato per contrasto con yitrn (vantaggio, profitto) e tb (buono, bene).

non importa, nullit, vanit, che non produce alcun risultato. Un altro termine antitetico helq, ricompensa (2:10). Lobiettivo di Qhelet trovare ci che durevolmente tb (buono) e che dia yitrn (profitto, vantaggio). Tuttavia, nella sua ricerca egli non trova niente di durevole nellesperienza delluomo, perci il suo verdetto habl, e si adopera in modo che gli uomini realizzino la loro natura habl. Qhelet osserva la struttura ciclica della natura e conclude che il significato della vita non pu essere trovato nella creazione (1:5-8).

Qhelet guarda luomo ed i suoi progressi nella storia, ma conclude che qualsiasi progresso solo unillusione (1:9-11). Qhelet medita sul fatto che il giusto e il malvagio hanno la stessa sorte, entrambi muoiono, e conclude che questo un altro esempio di habl (2:14). Qhelet osserva il destino comune delluomo e della bestia come un altro esempio di habl (3:19). Qhelet vede che mettere a posto lordine attuale delle cose oltre il controllo delluomo (1:15; 7:13). Qhelet vede lingiustizia diffusa nel mondo come un altro esempio di habl (3:16; 4:1; 5:8; 7:15). Qhelet vede lordine morale rovesciato e conclude che anche questo habl (8:14). Qhelet si lamenta che il frutto del suo lavoro sar lasciato ad un altro e perci anche questo habl (2:18). Qhelet vede il fatto che prima o poi la morte, e quindi la fine di ogni opera, arriva per tutti (11:8). Qhelet osserva tutti i tentativi umani dai quali luomo cerca di trarre profitto per dare un significato alla vita, e conclude che essi sono tutti habl (1:14: 12:8). Qhelet conclude che il lavoro habl perch motivato dalla cupidigia, non d felicit ed transitorio. Il lavoro habl perch motivato dal desiderio competitivo di un uomo di stare davanti ad un altro. Nel tentativo di superare il concorrente, ci si priva del riposo e del godimento della vita (4:4-6). Il lavoro habl anche perch motivato dalla cupidigia. Un ricco continua ad accumulare ricchezze senza chiedersi il perch di quello che fa (4:8). I frutti del lavoro non danno soddisfazione, ma i giorni si riempiono di dolore e le notti sono senza sonno a causa della preoccupazione (2:23; cfr. 2:11), e perci habl. Il frutto del lavoro di un uomo non viene apprezzato da lui, ma deve lasciarlo ad un altro che non ha lavorato e che pu anche esserne immeritevole. Perci il lavoro habl (2:18,21). Uno sforzo minimo per soddisfare le necessit di base della vita superiore ad una carriera conseguita con fatica (4:4-6). Qhelet conclude che la ricchezza habl perch non soddisfa, ma porta lansiet (2:4-11). La ricchezza habl perch porta ansiet invece che realizzazione (5:10,11). La ricchezza habl perch pu essere facilmente persa (5:6,14). La ricchezza habl perch non d soddisfazione e richiede una continua vigilanza per il suo mantenimento (5:12). Qhelet conclude che anche la saggezza habl perch invece di dare significato alla vita, d solo un vantaggio provvisorio. Perseguire la saggezza produce dolore, e quindi habl (1:18). La saggezza habl perch i suoi vantaggi sono solo per questa vita (2:15). La saggezza non garantisce il successo perch il suo vantaggio pu essere ostacolato dalla sfortuna imprevista (9:11). Il vantaggio della saggezza pu essere ostacolato dal peccato e dalla follia (9:18; 10:5-7). Il vantaggio della stoltezza pu essere ostacolato da una disgrazia (10:8,9). Eppure la saggezza non senza valore; essa ha un grande vantaggio in questa vita. La saggezza superiore alla follia ed illumina la vita di un uomo (2:14a; 8:1). La saggezza superiore alla forza fisica (9:16,18). La saggezza un riparo (7:12). Qhelet conclude che il piacere, nelle sue diverse forme, habl perch non serve a niente (2:2). Il piacere dei sensi soddisfa solo per un momento, e non produce alcun vantaggio durevole (2:8,11). Il piacere derivato da imprese ambiziose provvisorio (2:4-6,11). Il piacere derivato da grande ricchezza non porta alcuna soddisfazione durevole (4:7-11). Il piacere derivato dalla stoltezza di natura breve (7:6). Il piacere habl perch non produce alcun yitrn (profitto, vantaggio) (2:11). Qhelet conclude che la fama habl perch ha vita breve; la memoria del popolo corta (4:13-16). Il verdetto di Qhelet sulla vita che siccome tutto finisce, tutto habl. Egli guarda la vita per noi, e ci costringe ad ammettere che tutto vanit, vuoto, futilit; ma non nel senso che non vale la pena di vivere, bens nel senso che non riesce a darci la chiave di s stessa. Per avere la chiave bisogna andare dal fabbro che ha fatto il blocco: Dio. Anche Paolo afferma che tutto vanit (Fil.3:7,8), anzi peggio, perdita, spazzatura di fronte alleccellenza della conoscenza di Ges Cristo. Luomo, dopo aver cercato di bere a tutte le sorgenti terrene, ha ancora sete poich tutto vanit. Il Salvatore soltanto gli dar lacqua viva che disseta in maniera perfetta e per sempre (Giov.4:13,14). Niente in questa vita potr soddisfare il cuore umano; solo il servizio per Dio pu farlo. Dov il savio? Dov lo scriba? Dov il disputatore di questa et?

Non ha forse Dio resa stolta la sapienza di questo mondo? (1Cor.1:20). Questo lo stesso messaggio che porta lEcclesiaste. Ci insegna che la sapienza del mondo non porta alla vera conoscenza. La nostra sapienza si fonda in Cristo, poich il vangelo sapienza e potenza di Dio. Quando riconosciamo che la vita un vapore, la nostra risposta dovrebbe essere ladorazione. Dio ha persino messo leternit nei loro cuori (3:11), cio, luomo ha un concetto di eternit, di qualcosa che durer per sempre. Per questo senso di autorit nel suo cuore, luomo cerca qualcosa che durer per sempre, in particolare, qualcosa che lo far durare per sempre. Ma questo impossibile senza Dio. Unaltra espressione che torna di frequente nel corso del libro, esattamente ventinove volte, sotto il sole (1:3,9,14; 2:11,18,19; 4:1,3,7,15; 5:13; 6:1,12; 8:17; 9:9), ovvero: che profitto ha luomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole (1:3), cio, in questo mondo? La parola sole me, ed una metafora per la vita fisica. Il sole controlla la nostra vita, d luce e calore, fa in modo che le cose crescano, rende possibile la vita. Sole quindi una metafora per lesistenza fisica. Questa espressione mette bene in evidenza il punto di vista del Predicatore: egli considera le cose tali e quali come il sole le illumina quaggi, cio come i suoi sensi possono discernerle. Egli parla della realt mondana. Tutto frustrante e vano. Anche Ges lamenta questo fatto in Is.49:4 (cfr. Mat.6:19; 1Tim.6:7). Il libro dellEcclesiaste uno schiaffo in faccia che Dio d alluomo, per ricordargli la sua impotenza nel riuscire a cambiare questa vita. Quale vantaggio ha un essere umano da tutto il suo lavoro sotto il sole? Cio, in una esistenza controllata e definita dal sole, unesistenza fisica? Nessuno! Ges disse: Che giova infatti alluomo, se guadagna tutto il mondo e poi perde la propria anima? Ovvero, che dar luomo in cambio dellanima sua? (Mat.16:26). Bisogna riconoscere che Dio il valore pi alto di ogni altro, e la vita ha uno scopo perch Dio giudicher ogni opera. Persino il tema del divertimento (2:24-26; 3:12,22; 5:17-19; 8:15; 9:7-9; 11:7-10), spesso interpretato erroneamente come consiglio epicureo, strettamente legato a questo scopo. Cos il piacere della vita, la gioia per il proprio lavoro, goderne i frutti, si prova solo come dono di Dio (2:24-26, spec. v.26a; 3:13; 5:18,19) per coloro che Egli gradisce (2:26a), che Lo temono (8:12) e il cui piacere per la vita moderato sapendo che Dio giudicher le loro opere (11:9). Cos lo stato danimo predominante nel libro sembra essere il pessimismo, ma lautore, Salomone, non era pessimista, n cinico, n scettico, come invece si pu dedurre da una lettura superficiale. Egli aveva una teologia corretta e totalmente ortodossa. Era un credente in Dio che cercava di distruggere la fiducia delle persone nei propri sforzi, nelle proprie capacit, nella propria giustizia, guidandole alla fede come unica base possibile per dar senso, valore e significato alla vita sotto il sole. Salomone, tuttavia, non diceva che gli sforzi di una persona non avessero assolutamente valore. Il lavoro pu realizzare grandi cose e procurare del piacere a chi lha fatto (2:10). Il mondo pu dare una certa felicit e soddisfazione (2:24; 5:18). La saggezza pu aiutare a riuscire (10:10). La giustizia pu dare maggior sicurezza dellempiet (8:12,13). Ma considerando limperscrutabilit della provvidenza (6:12), limminenza della morte (12:1-7) e loscurit della vita dopo la morte (3:19-21; 11:8), lavoro, saggezza e giustizia non garantiscono sicurezza e non hanno un valore definitivo. Il melanconico ritornello vanit delle vanit, non il suo verdetto sulla vita in generale, ma solo sullerrato atteggiamento delluomo che considera il mondo creato come fine a s stesso. LEcclesiaste mantiene questo segreto dietro le quinte, tranne qualche accenno qui e l, perch ci che immediatamente gli interessa di eliminare tutte le false ed illusorie speranze che hanno preso possesso della mente degli uomini e di cui devono essere liberati. Il mondo pu divenire un mezzo con cui ci vengono rivelate la bont, la sapienza e la giustizia di Dio. solo quando luomo considera il mondo come fine a s stesso e fa dellacquisto dei beni terreni lo scopo principale della sua vita, che esso diviene vanit. La grandezza e lutilit di un libro come lEcclesiaste sta proprio in questa particolarit: far riflettere sullassurdit di una visione esclusivamente orizzontale della vita, per far capire che bisogna fare un passo in avanti. La vita futile in s stessa perch luomo deve abbandonare ogni cosa con la morte,e la morte elimina qualunque vantaggio uno possa aver avuto nella vita. Salomone vede come il male e la morte imprimono su tutta la vita sotto il sole un marchio negativo e deridono tutti gli sforzi a far s che la vita abbia un senso e uno scopo o offra qualche soddisfazione per s stessa. Allora lEcclesiaste ha

questo grande compito: mostrare le tante illusioni che riempiono la vita delluomo; demolire le illusioni delluomo che vorrebbe trovare soddisfazione nelle cose temporali; umiliare la sua velleit di spiegare tutto da s e costringerlo a cercare per forza una spiegazione nel Signore. Se no non gli resta che soccombere! LEcclesiaste stigmatizza le false sicurezze delluomo che crede di poter impostare la propria esistenza facendo a meno di Dio. Possiamo allora dire che lEcclesiaste ha un suo carattere apologetico, vuole in realt suggerirci la possibilit di un approccio diverso nellaffrontare le tematiche umane. Vuole dimostrare che sopra ogni cosa c Dio, che osserva e si occupa delle vicende umane, ed a cui un giorno si dovr rendere conto; infatti, Dio far venire in giudizio ogni opera, anche tutto ci che nascosto, sia bene o male (12:14). Queste sono infatti le parole con cui si chiude il libro, ma che riflettono anche il tema e lo scopo (3:17; 12:1,14). Nella conclusione troviamo lutilit e lapplicazione di tutto il libro, sotto forma di esortazione: ricordati del tuo CreatoreTemi Dio e osserva i suoi comandamenti, perch questo il tutto delluomo (12:1,13). I filosofi hanno disputato a lungo sulla felicit, o il bene supremo delluomo, esprimendo varie opinioni, ma Salomone chiarisce qui la questione e ci assicura che temere Dio e osservare i Suoi comandamenti il tutto delluomo. Se luomo pi saggio e pi ricco del mondo non riuscito a realizzarsi sotto il sole, quale possibilit abbiamo noi? Dopo avere mostrato la vanit di una vita che ricerchi gli scopi terreni, lautore rischiara la via per una verace e adeguata valutazione del mondo che abbia a riconoscere lo stesso Dio come il pi alto valore di ogni cosa, affermando che una vita degna di senso quella trascorsa al servizio di Dio. Il mondo possiede un reale valore solo se lo si considera come un veicolo per esprimere la sapienza, la bont e la verit di Dio. Solo lopera di Dio sussiste, e pu donare un valore imperituro alla vita e allattivit delluomo. Ho compreso che tutto quello che Dio fa per sempre; non vi si pu aggiungere nulla e nulla vi si pu togliere (3:14). Luomo deve trovare lo scopo della sua vita in Dio che d la vita, piuttosto che attraverso la vita stessa. Se questo lobiettivo, in questa luce che esso deve essere capito ed esaminato. Infatti egli concluder dicendo: Rallegrati pure, o giovane,segui pure le vie del tuo cuore e la visione dei tuoi occhi, ma sappi che per tutte queste cose Dio ti chiamer in giudizio (11:9), in altre parole il giovane viene invitato a lanciarsi nelle vie della vita, per cercare di cogliere le mete sognate, ma prima o poi dovr rispondere del suo operato ed rispettando il codice della strada che si evitano incidenti. Non abbiamo forse in queste parole il richiamo ad un profondo senso di responsabilit? C un giudizio, infatti, dove bisogna rendere conto di tutto e dove ogni opera nascosta, sia in bene sia in male, verr messa in evidenza. Le parole di Salomone sono una valida critica al moderno umanesimo secolare, ed il suo libro un avvertimento a quelli che pensano che possono essere soddisfatti di quello che il mondo pu offrire. La vita sulla terra breve, piena di ingiustizie e di misteri, eppure, nonostante ci, non si dovrebbe rinunciare alla vita, n viverla con disperazione. Al contrario, bisognerebbe avere una fiducia totale in Dio, ricevendo e godendo la vita come un dono dalle Sue buone mani. Quando luomo fa conto della morte, del fatto che Dio il suo giudice e che lo spirito delluomo ritorner a Lui, pu godere con serenit ed equilibrio la sua vita terrena nel cospetto di Dio. Tutti gli sforzi umani sono privi di valore definitivo; la vita si deve godere nel timore di Dio, come dono delle Sue mani (2:24; 5:18,19). Tutto vanit sotto il sole, ma queste sono le cose disponibili attraverso Ges Cristo: 1Cor.15:17-19,58 Senza la risurrezione di Cristo la nostra fede vana. Rom.5:12,17 I credenti regneranno nella vita per mezzo di Ges Cristo. 2Cor.5:17 Siamo nuove creature in una nuova creazione, non pi sotto il vecchio sole. Apoc.21:1 Aspettiamo il compimento finale di questa nuova creazione. Rom.8:18-23 La risurrezione finale redimer la creazione ed i nostri corpi dalla vanit. Fil.2:16 Scopriremo che il nostro lavoro non stato vano. LEcclesiaste scettico solo in quanto rifiuta la pretesa della sapienza umana a spiegare lopera di Dio (3:11; 8:17), e dimostra la necessaria umilt della fede dinanzi alla trascendente sapienza di Dio, sulla cui eterna provvidenza non ha alcun dubbio (3:14).

In conclusione quanti pensano che lEcclesiaste sia un libro pieno di scettico agnosticismo, misconoscono il suo messaggio. Essi sono costretti a classificare come aggiunte tardive i numerosi sentimenti di fede riverente e di fiducia in Dio che abbondano nei dodici capitoli del libro. Nellinteresse della loro teoria devono escludere dal testo originale il versetto conclusivo che cos suona: Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perch questo il tutto delluomo (12:14). LEcclesiaste la ricerca di un uomo al vero significato della vita, e gran parte di questa ricerca ha luogo al di fuori di Dio. E la conclusione che la vita al di fuori di Dio vuota, vana e senza senso. Solo considerando la propria vita in funzione di Dio si pu ottenere un senso. Oggi si nasce in un ospedale e si muore in un altro ospedale, e quello che accade in mezzo non cambia n luno n laltro di questi fatti. LEcclesiaste mostra che il significato della vita non deve essere trovato nello sperimentare le cose di questo mondo, il significato vero si trova solo nel servire il Creatore. Temere Dio e dipendere da Lui, questo , come dice il testo ebraico tutto luomo! Anche se luomo una creatura limitata pu condurre, nonostante tutto, una vita abbondante. Il segreto il timor di Dio. Versi chiave: 1:2,3; 12:13,14. Parole famose: Per ogni cosa c il suo tempo (3:1-8). Un buon consiglio: 7:21,22. Un consiglio agli scienziati (ma non solo a loro): 8:17.

TEOLOGIA
Il libro stato spesso considerato pessimistico e deprimente, ma niente pi lontano dalla verit. Non a caso viene letto a Sukkot (Capanne), dopo il raccolto, quando i fienili e i magazzini sono pieni di grano e di frutti, e i recipienti erano pieni di vino. Era una festa di gioia e di canti. In questa abbondanza risuonanono le parole vanit delle vanit, tutto vanit sotto il sole. Una capanna un rifugio provvisorio, e la lettura di questo libro ricorda al popolo che la vita provvisoria e che solo le cose fatte per il Signore sono durevoli. Durante lanno ci si siede in una casa con un tetto sopra le teste. Simbolicamente, il tetto separa dal cielo. A Sukkot ci si siede in una struttura provvisoria che non ha un tetto tale da dividere luomo dal cielo, che rappresenta simbolicamente la presenza divina. Questo d significato e dinamicit alla vita comune e tutta lesistenza fisica diventa un atto santo. una sfida. Dobbiamo permettere al Divino di splendere nelle nostre vite. In tal caso una vita di sostanza, non habl. Se, daltro canto, viviamo separati dalla dimensione spirituale, sotto un tetto chiuso, completamente sotto il sole, anche se il tetto fosse quello della casa pi signorile, la nostra vita sar una vita di futilit, vanit, habl. Questo il messaggio dellEcclesiaste. La parola Qhelet deriva da una radice femminile (qahal) ed a volte viene abbinata con un verbo femminile, come in 7:27 (merh, dice). Questo sta ad indicare la sapienza divina che parla per bocca del re ispirato. Salomone insegnava la sapienza alla gente, oralmente (vedi 1Re 4:34; 10:2,8,24; 2Cron.9:1,7,23). In 1Re 4:32,33 il verbo parlare viene ripetuto tre volte. Per capire correttamente lEcclesiaste dobbiamo armonizzare quei passaggi che affermano che la vita ha molte tensioni, con quelli che dicono che tutto ci che abbiamo un dono di Dio. Il libro strutturato in modo che i passaggi negativi sono seguiti da quelli positivi. Vedi per esempio 3:2-7 dove ci sono quattordici coppie opposte. In 7:1 scritto che il giorno della morte meglio del giorno della nascita, ma in 9:4: un cane vivo val meglio di un leone morto. Da una parte lEcclesiaste odia la vita (2:17), ma dallaltra ne raccomanda il godimento (2:24-26; 3:12,13; 5:18,19; 9:7). Perch le due

prospettive vengono mescolate? La verit che la gloria di una vita vissuta con Dio viene grandemente esaltata quando confrontata con il suo opposto.

IL PROBLEMA DELLISPIRAZIONE
LEcclesiaste viene citato tra i libri canonici da Giuseppe Flavio ed incluso in tutte le antiche versioni fatte prima di Cristo, nella Mishnah, nel Talmud e nella LXX. Ma a motivo del suo contenuto, molti si sono chiesti come possa trovarsi nel canone delle Scritture. Anche limpostazione esistenzialistica del libro, e il fatto che lautore abbia scritto ci che pensava lui col suo cuore umano, pu sollevare un serio sospetto: se il libro sia da Dio o dalluomo. Infatti, nel libro ricorrono di frequente queste frasi: Io ho parlato col mio cuore (1:16). Ho applicato il mio cuore a conoscere (1:17). Io ho detto in cuor mio (2:1). Ho cercato nel mio cuore come (2:3). Ho applicato il mio cuore per conoscere, per investigare e per ricercare la sapienza e la ragione delle cose (7:25). chiaro dunque che luomo che espone le cose come le ha viste, valutate e giudicate lui, con le sue capacit e i suoi limiti; ma anche con le sue deformazioni rispetto alla realt. A questo punto doveroso osservare che in tutta la Scrittura si trovano parole di santi, di empi, di angeli, di spiriti maligni, di Satana stesso, e di Dio in persona. Sta dunque a noi, cogliere lo spirito del messaggio di Dio che si trova nelle Scritture, dietro la lettera. La cosa importante per noi che questo libro sia annoverato tra quelli in cui dei santi uomini di Dio hanno parlato perch spinti dallo Spirito Santo (2Piet.1:21). Questo ci che gli conferisce autorit e conta molto pi delle ipotesi soggettive concernenti i problemi di paternit umana. Bisogna vigilare per non lasciarsi fuorviare da falsi problemi. Perci lEcclesiaste parola di Dio anche se lautore ci dice ci che il cuore umano pensa. Questo significa che il Signore vuole che noi impariamo a conoscere bene il cuore umano: il nostro cuore! Per, lo scopo che impariamo a diffidare del nostro cuore e impariamo a confidare nel Signore e in ci che Egli dice. Salomone parla con la voce dellautorit, e quello che dice, lui lha vissuto. Osserviamo una delle tante affermazioni: il denaro viene incontro ad ogni bisogno (10:19). La dichiarazione un assoluto. Ma, noi sappiamo bene che risponde a tutto ci che materiale; col denaro si pu compare tutto ci che materiale, niente escluso. Talvolta anche la giustizia di questo mondo viene comprata e ci iniquo. Ma in quanto alle cose morali e spirituali, il denaro non ha alcun potere; la cosa non funziona pi! Ebbene, anche questa parola di Dio; cose che il Signore vuole che noi conosciamo bene per poter scegliere sempre fra il bene e il male, la verit e lerrore, il sacro e il profano.

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