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Chi siamo? Coerenza ed intransigenza...

Parlando con i soliti "tradizionalisti di cartone" , i quali hanno il coraggio di chiamarsi con l'appellativo di "Tradizionalisti" mentre farfugliano di aperture verso organizzazioni completamente antitradizionali e persecutrici di illegittimit conclamate , ed aperture verso i servi di un sistema il quale vorrebbero riproporre in salsa diversa ma dallo stesso nauseante sapore , emergono sempre i soliti slogan di "moderazione" rivolti all'A.L.T.A. i quali , di per se , rappresentano lo stadio primo del deleterio compromesso. Tutti Voi , almeno quella parte formata da saggi lettori , sapete perfettamente come Io la pensi sul compromesso ; molte volte ho trattato e spiegato nel dettaglio cosa esso ha portato nella storia d'Europa. Quindi , premesso ci , giusto sottolineare che Noi : Siamo quelli che non piegano le ginocchia, e nemmeno un solo ginocchio, davanti alla Rivoluzione; che essa sia mascherata o meno. Quelli che hanno la Legge di Dio scolpita sul bronzo dellanima, non permettendo che le dottrine rivoluzionarie gravino con i loro errori su questo bronzo, reso sacro dalla Redenzione di Nostro Signore Ges Cristo. Quelli che amano la purezza immacolata dellortodossia come il tesoro pi prezioso, ricusando qualsiasi patto con leresia, con le sue opere e le sue infiltrazioni. Quelli che hanno misericordia del peccatore pentito e che implorano la Misericordia di Dio anche per s stessi cos spesso indegni e infedeli, ma che non risparmiano lempiet orgogliosa e insolente che presume di s, il vizio che si ostenta con arroganza schernendo la virt. Quelli che hanno piet per tutti gli uomini, ma particolarmente per i beati che soffrono persecuzioni per amore della Vera Chiesa di Cristo , che sono oppressi su tutta la Terra per la loro fame e sete di virt, che sono abbandonati, scherniti, traditi e calunniati per il fatto che si mantengono fedeli alla Legge di Dio. Quelli che combattono nonostante le avversit anche il nemico pi incalzante, anche colui che mascherato nasconde il volto del nemico pi insidioso. Noi non accetteremo mai di appoggiare o militare al fianco di organizzazioni le quali , per forma , ideali e obbiettivi, remano dalla parte opposta, verso l'oblio. Noi non diremo mai "meglio una Monarchia liberale che una Repubblica" perch perfettamente consci che non cos! Perch sappiamo con certezza che barattare il disordine per un altro disordine non porta a nulla se non al caos! Noi non siamo conservatori , innamorati dell'apparenza ma non dell'essenziale sostanza delle istituzioni, Noi siamo Tradizionalisti! Noi difendiamo le libert concrete e legittime! Noi serviamo l'unica politica perseguibile da un Vero Cattolico: il Vangelo! Noi gridiamo in faccia alla Rivoluzione trionfante la Nostra fiera intransigenza! E a tutti coloro i quali accusano tutti Noi di inutile Chisciottismo rispondiamo che il difendere un ideale cos grande nonostante le innumerevoli difficolt , rappresenta oggi come ieri l'onore pi grande , e utile per tutti , del quale un uomo potrebbe farsi portabandiera! L'Associazione legittimista Trono e Altare un' associazione/movimento politico e cultuale, Monarchico legittimista , Tradizionalista, Cattolico, senza scopo di lucro, che non divulga soltanto la verit storica/sociale, ma punta a realizzare il suo scopo in maniera reale e concreta. Gli scopi principali dell'Associazione legittimista Trono e Altare sono: 1)Divulgazione delle verit storiche. 2)Riscoperta della nostra vera identit.

3)Comprendere realmente chi siamo e chi siamo stati. 4)Riscoprire e capire il funzionamento e i vantaggi sociali, economici, e culturai che caratterizzano la Monarchia tradizionale. 5)Ritrovare l'identit Cristiana- Cattolica che per pi di 1500 anni ci ha tenuti spiritualmente uniti. 6)Collaborare per il bene comune. 7)Divulgare la reale corruzione che divora la decadente societ liberale, con le sue Repubbliche neo-giacobine e i loro massoni burattinai. 8)Fare luce sulla massoneria e su tutte le sue diaboliche opere passate, presenti, e furure. Capire il suo reale intento e come essa agisce. Estirparla da ogni singolo strato della societ, impedendogli di operare per il suo fine cio, la schiavit e la sottomissione dell'uomo a colui che chiamano "Grande architetto dell'Universo", distruggendo tutto ci che c' di buono e giusto. 9)Far comprendere che la volont dell'uomo, se ben usata, pu cambiare il corso degli eventi in maniera positiva, rimediando anche agli errori del passato per creare un futuro migliore per l'intera societ. 10)Divulgare il pensiero "Confederalista/Municipalista" , facendo comprendere gli enormi vantaggi che, un "unit" Confederale pu portare rispetto ad un governo unitario centrale e povero di autonomie, sia a livello amministrativo che economico. 11)Far conoscere e comprendere nella sua interezza la dottrina legittimista, divulgandone la storia e il pensiero, mostrandone le enormi virt che essa rappresenta. Qui di seguito espongo un ulteriore e piccola precisazione. Definizione del termine legittimismo nel XXI secolo: Orientamento politico che sostiene la legittimit della monarchia appartenente ad un legittimo stato per il bene del popolo e per grazia di Dio,inoltre sostiene l'indipendenza di uno stato legittimo, l'autonomia del suo popolo,e la fede Cristiana-Cattolica; atteggiamento favorevole alla restaurazione di un'autorit monarchica tradizionale. 12)Far comprendere il grande inganno chiamato "Democrazia", divulgandone i principali errori e sopratutto spiegando il motivo per cui essa non pu essere applicata all'interno di una societ civilizzata, e come essa sia una "favoletta" vecchia di millenni. 13)Far comprendere la falsit e la quasi totale inutilit per il popolo/cittadino medio della Costituzione classica che ci hanno ormai rifilato dal 1789 ad oggi. 14)Divulgare ci che oggettivamente buono e ci che oggettivamente cattivo, insegnando che la verit una sola, ed essa non un punto di vista. 15)Far capire che non serve a nulla piangersi addosso rimpiangendo cio che fu, ma bisogna fare di ci che realmente fu un prezioso elemento ed esempio per migliorare un mondo corrotto dalle menzogne. 16)Divulgare l'importanza del tradizionalismo il quale dev'essere mantenuto intatto in particolari

campi, uno fra tutti la religione Cristiana-Cattolica, impedendo che il "cancro" modernista filoProtestante la corrompa irrimediabilmente. 17)Difendere le tradizioni di ogni singolo popolo, che esso sia del Nord o del Sud , collaborando in pace pur mantenendo da entrambe le parti piena autonomia della propria terra e identit. 18)Far capire cos' la vera libert, e qual' la falsa libert. 19)Far comprendere con esattezza come funziona e come si presenta una societ di stampo tradizionale, con i suoi pregi da applicare, comparandola con l'inorganicit di una societ che promette l'ibert ma che in realt rende schiavi. 20)Divulgare la saggiezza di chi in passato a saputo opporsi al vero dispotismo senza accomodamenti ne compromessi, ricordando che ci fu un tempo in cui anche il pi umile dei contadini sapeva vedere pi lontano dei dotti. 21)Ottenere risultati concreti utili a migliorare il nostro presente e futuro, e il futuro delle generazioni che verranno. L'Associazione legittimista Trono e Altare nata per la collaborazione tra gente che condivide sani e nobili ideali, nata per sopperire alla mancanza di un movimento politico e culturale legittimista serio e deciso che non si fermasse solo a rammentare pallidi ricordi. Il passato deve servire da lezione, e penso che in 150 anni, sia al Nord che al Sud la lezione l'abbiamo imparata fin troppo bene. Quindi la scelta sta a voi, volete vivere in una societ realmente funzionante e vivibile nel migliore dei modi? Oppure volete continuare a vivere ai limiti dell'anarchia , con una delinquenza smisurata, politici corrotti, e un'aspettativa di vita precaria e tasse spropositate? Io spero che la vostra risposta sia stata affermativa per quanto riguarda la prima opzione. Detto ci voglio concludere citando una frase molto significativa che dovrebbe farvi riflettere: "Chi non cambia mai idea, o il pi grande dei saggi, o il pi sciocco fra gli stolti". E come disse saggiamente Joseph De Maistre:Qualcuno afferma: Non vi pi mezzo per ristabilire lantico ordine di cose: gli elementi stessi non esistono pi. Ma gli elementi di tutte le costituzioni sono gli uomini: non vi sarebbero per caso assolutamente pi uomini in Francia? Il nostro ideale mira, oltre ad una Restaurazione Geo-Politica legittima, ad una societ sacrale, alla Civilt Cristiana vivificata da Nostro Signore Ges Cristo e dalla Madonna attraverso la Santa Chiesa. Questa Civilt ha raggiunto un apice nella cristianit medioevale, non riuscendo per a sviluppare tutte le sue potenzialit.NellEnciclica Immortale Dei dell1-11-1885, il Papa Leone XIII ha descritto in questi termini la Cristianit medioevale: Fu gi tempo che la filosofia del Vangelo governava gli Stati, quando la forza e la sovrana influenza dello spirito cristiano era entrata bene addentro nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in tutti gli ordini e ragioni dello Stato; quando la religione di Ges Cristo posta solidamente in quellonorevole grado che le conveniva, traeva su fiorente allombra del favore dei Principi e della dovuta protezione dei Magistrati; quando procedeva concordi il Sacerdozio e lImpero, stretti avventurosamente fra loro per amichevole reciprocanza di servigi. Ordinata in tal guisa la societ, rec frutti che pi preziosi non si potrebbe pensare, dei quali dura e durer la memoria, affidata ad innumerevoli monumenti storici, che niuno artifizio di nemici potr falsare od oscurare.Per noi dell'Associazione legittimista Trono e Altare fondamentale evidenziare come quellequilibrio socio-politico-giuridico manifestatosi nella Civilt Cattolica medioevale sia stato aggredito da un processo rivoluzionario che, trasformatosi continuamente, dura fino ai nostri giorni. Questo processo pu apparire irreversibile, ma in realt si

fa gioco delle nostre paure e delle nostre incertezze. Con tattiche meschine, la Rivoluzione in una sua fase iniziale ha aggredito la societ trasformandola, da sacrale quale era, in umanista e materialista, innescando quel vortice ugualitario e libertario che ci ha portato allattuale crisi. Luomo ha accettato la distruzione degli equilibri raggiunti in quanto ha accolto nella propria vita la sensualit e lorgoglio, permettendo, indi, che la societ venisse sottoposta in molti campi non ad una crescita ma ad una regressione.Ed eccoci arrivati ad una situazione in cui, nelle parole di Giovanni Paolo II, i cristiani in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi [Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Roma Editrice Vaticana, 1981, Vol. II, p.235]Rientriamo noi fra questi?Affermava Paul Claudel: La giovent non fatta per il piacere ma per leroismo!. I giovani oggi si chiedono, proprio che davanti a questa situazione non ci sia nulla da fare ?Molti parlano dello spirito dei tempi. Secondo loro nessuna reazione allinsegnamento della tradizione potr avere successo perch contraria a questo spirito. La storia non torna indietro!Noi ci rifiutiamo di accettare questa logica arrendista. Proclamiamo che proprio dalla storia che bisogna prendere spunto per proporre lesatto opposto del processo di decadenza: la Contro-Rivoluzione. La Contro-Rivoluzione non anacronistica ma attuale. Rappresenta lo stendardo della tradizione cattolica, della saldezza della famiglia e dellequilibrio sociale rispettoso dellordine del creato, da contrapporre al progressismo, a quel modernismo sregolato etichettatosi fantasticamente al passo dei tempi.Dobbiamo scegliere se lasciarci travolgere come foglie secche, o affermarci e reagire proclamando che, non solo la tradizione non morta, ma si trova nel futuro. Daltronde non vero che la giovent sia massicciamente schierata col progressismo, anzi proprio nei ceti giovanili si possono trovare le pi profonde reazioni.Molti giovani cambiano le proprie opinioni non perch convinti che siano sbagliate, ma solo perch hanno paura di essere etichettati come arretrati, di essere trattati come diversi e, quindi, di ritrovarsi soli. Oggi per viene loro offerta una soluzione: la Contro-Rivoluzione.Il prof. Plinio Correa de Oliveira affermava: Avanziamo verso una nuova civilt cristiana che nascer dalle rovine del mondo attuale, cos come dalle rovine del mondo romano nata la cristianit medioevale.Ecco il canticum novum che l'Associazione legittimista Trono e Altare propone ai giovani doggi. LAUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA: 4. Il patto scellerato quirino4 e) Il patto scellerato Il patto scellerato tra il Vaticano e il Cremlino. Cos lo chiama il giornalista-scrittore Antonio Socci in un articolo-rivelazione pubblicato sul quotidiano Libero il 21 gennaio 2007. Le persone informate gi sapevano, ma lui ha scovato ulteriori prove. Cos esordisce: Ecco dunque la pistola fumante. La prova documentata, nero su bianco; sta in un appunto che Paolo VI in data 5 novembre 1965, fece pervenire a Mons. Felici, segretario generale del Concilio. In tale annotatio Montini invita a rispettare gli impegni del Concilio evitando condanne esplicite del comunismo (). Paolo VI si riferiva agli impegni sottoscritti dal Vaticano con il Patriarcato ortodosso di Mosca, ossia con il Cremlino e il Kgb, per legare le mani al Concilio. I suddetti impegni si trovano elencati esplicitamente dal Papa stesso nel suo appunto: di non entrare in temi politici, di non pronunciare anatemi, di non parlare di comunismo. Di temi politici il Concilio parl diffusamente: spazi dal ruolo dei partiti al capitalismo, dal razzismo al colonialismo, dalla schiavit alla censura, dallo sciopero allanalfabetismo, dalle ineguaglianze sociali al terzo mondo, dalla fame alla guerra, dalla povert al commercio, dai diritti delluomo al disarmo, dal dispotismo alleconomia, dallemigrazione al latifondo, dal problema operaio al liberalismo. Solo del comunismo non si occup, perch cera il veto di Mosca accettato da Roncalli in cambio di (si noti bene!) due osservatori ortodossi al Concilio, ben selezionati dal Kgb. Nelle centinaia di pagine dei documenti conciliari non si trovano neanche i vocaboli comunismo e marxismo ( di cui si erano tanto occupati i Pontefici fino ad allora). Fu una svolta storica. La nota di Paolo VI richiama la data 1962 perch proprio nellagosto di quellanno laccordo, stipulato a Metz, fra il Card. Tisserant (per conto di Giovanni XXIII) e il Metropolita Nicodemo

(per conto del Patriarcato di Mosca ossia del Cremlino). Questo appunto di Paolo VI era sepolto nel mare immenso di documenti del Concilio Vaticano II. Mons. Giorges Roche, per trentanni segretario del Card. Tisserant, conferma, in una lettera, gli accordi di Metz tra Roma e Mosca, precisando che liniziativa dei colloqui fu presa personalmente da Giovanni XXIII dietro suggerimento del Card. Montini (cfr Jota Unum, pp.66-67). Nellultima sessione del Concilio (dal 4 sett.1965 all8 dic.1965) si discute della Chiesa nel mondo contemporaneo, la Gaudium et Spes. Qui doveva porsi il discorso del comunismo. Prosegue Socci: Siamo nei primi anni sessanta ed in piena consumazione la tragedia del comunismo. E in corso il pi immane martirio di cristiani della storia della Chiesa; (centinaia di milioni di vittime. Tanti preti e vescovi sono nelle carceri comuniste. lURSS si divorata tutta lEuropa dellEst, ha appena schiacciato la rivolta dUngheria e la bandiera rossa sventola perfino a Cuba. Limmensa Cina stata conquistata dai comunisti di Mao, lIndocina in fiamme e in Europa occidentale i partiti comunisti sono fortissimi (in Italia hanno letteralmente sradicato la fede cristiana da intere zone del Paese). E la pi feroce e radicale sfida al cristianesimo che si sia mai vista in duemila anni. Eppure, sorprendentemente, il testo sullateismo distribuito il 14 settembre 1965 non parla esplicitamente del comunismo. Il 29 settembre, 26 vescovi chiedono che si condanni espressamente il comunismo, definito il pi grave problema pastorale del nostro tempo e che necessario affermare con parole chiare la radicale opposizione tra la religione cristiana e il comunismo (sia come sistema socio-economico che come ideologia). Il 9 ottobre la petizione che ha raccolto le adesioni di ben 300 Padri conciliari (secondo altri sarebbero 435) viene presentata alla Segreteria Generale del Concilio che, in base al regolamento deve provvedere a pubblicarla e sottoporla ai Padri per essere votata come emendamento. Ma questo, incredibilmente non accade. Il 13 novembre infatti viene presentato in aula il nuovo testo sullateismo e nella relazione che lo accompagna non si parla affatto della petizione che chiede la condanna del comunismo. Viene allora denunciata da Mons. Carli la violazione di molti articoli del regolamento perch il testo della petizione non stato presentato in aula, e lemendamento non stato messo in votazione. Mons.Carli molto esplicito: Tale modo di procedere illegale. Incredibile il voltafaccia: il comunismo era stato condannato da tutti i Papi, incominciando da Pio IX fino a Giovanni XXIII che nel maggio 1961 parlava ancora di Opposizione fondamentale tra comunismo e cristianesimo, mentre un anno dopo siglava il patto scellerato con Mosca! Cos il comunismo ha continuato a fare danni enormi allumanit Questo rifiuto di condannare il comunismo getta unombra pesante sul Concilio Vaticano II, che dovr essere dissipata. Qualcuno dovr fare chiarezza e rimettere le cose a posto, come sarebbe giusto. Come si pu parlare di pace quando si voluto coprire una tirannia che si estesa a mezzo mondo causando 150 milioni di morti e ponendo in schiavit intere nazioni, mentre ancor oggi miete vittime soprattutto cristiane nei Paesi ove ancora vige questa maledetta dittatura? Ad integrazione trascrivo la seguente testimonianza di Mons. Lefebvre: il comunismo, lerrore pi mostruoso mai uscito dallo spirito di Satana ha ingresso ufficiale in Vaticano; la sua rivoluzione mondiale estremamente facilitata dalla non resistenza ufficiale della Chiesa e altres dei numerosi appoggi che vi trova, nonostante i disperati avvertimenti dei cardinali che hanno subto la galera nei paesi dellEst. Il rifiuto di questo concilio pastorale di condannarlo solennemente, basta da solo a coprirlo di vergogna davanti alla storia (). E il Concilio pastorale ha taciuto. Avevamo ottenuto ben quattrocentocinquanta voti dai vescovi in favore di una dichiarazione contro il comunismo. Sono stati dimenticati nel cassetto. Quando il relatore della Gaudium et Spes ha risposto alle nostre domande ci ha detto: Vi sono state due petizioni per chiedere una condanna del comunismo. Due? Abbiamo esclamato: sono state pi di quattrocento!-. Toh, io non ne ero al corrente! Fatte le ricerche vennero ritrovati; ma troppo tardi. Questi episodi io li ho vissuti. Proprio io avevo portato le firme a Mons. Felici, segretario del Concilio, insieme a Mons. De Proenca Sigaud, arcivescovo di Diamantina. E debbo dire che sono accaduti dei fatti, per dirla schiettamente, inammissibili. Ricordo che il Card. Wyszinsky ci diceva: ma fate uno schema sul comunismo: se c oggi un

errore grave e che minaccia il mondo proprio questo. Se il Papa Pio XI ha ritenuto di dover fare una enciclica sul comunismo, sarebbe altrettanto utile che noi, qui riuniti in assemblea plenaria, dedicassimo uno schema a questo argomento. Mons. M. Lefebvre: Lettera aperta ai cattolici perplessi cap.XIV Ed. Fraternit s.Pio X 1987 f) La Chiesa Cattolica sussiste? Cristo ha fondato la Chiesa, la Sua Chiesa: Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificher la Mia Chiesa, e le porte dellinferno non prevarranno contro di essa (Mat.16,18). Una sola Chiesa dunque, la Sua. La prima pietra su cui viene edificata San Pietro, il primo Papa. Questa Chiesa cammina sicura poggiando sulle pietre che si sovrappongono nel tempo: i Papi che seguono ininterrottamente fino a noi. Questa Chiesa si identifica in modo esclusivo con la Chiesa Cattolica. Questo ci che i cristiani hanno sempre creduto e professato: Credo la Chiesa Una, Santa, Cattolica Apostolica. La nostra salvezza dipende dalladesione piena ad essa. Pertanto chi la conosce tenuto ad aderirvi; chi non la conosce potr salvarsi, a certe condizioni, ma sempre grazie ai meriti di Cristo crocefisso e alla Chiesa Cattolica da Lui istituita. Quando al Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa si trattato di definirne lessenza, spuntata una parola strana che ha lasciato, e lascia tuttora molto perplessi. Giustamente il Papa si posto il problema di chiarire la questione poich i cattolici pi attenti si chiedevano come mai i Padri conciliari hanno usato la parola sussiste (Lumen Gentium,8) per indicare la Chiesa Cattolica come quella vera e unica voluta e fondata da Cristo. Non sarebbe stato pi opportuno e pi semplice usare una affermazione pi limpida e di chiara intellegibilit, come sarebbe il verbo E, che avrebbe evitato qualsiasi equivoco, e avrebbe risparmiato al Card. Ratzinger la fatica di produrre il documento Dominus Jesus che si perita affannosamente di chiarire che in realt con questa locuzione si vuole affermare la piena identit della Chiesa di Cristo con la Chiesa Cattolica? Con questo stratagemma, passato per decenni sotto silenzio, lala progressista (modernista) ha avuto tempo e modo di manovrare indisturbata su diversi fronti: teologico, ecumenico, liturgico, ecc. Una volta passato lassunto che la Chiesa Cattolica non la sola Chiesa voluta da Cristo, ma che sussisterebbe al pari di altre chiese, si sarebbe aperto limmenso ventaglio riformista che avrebbe portato allo snaturamento della Chiesa Cattolica. I fedeli sono tenuti a professare che esiste una continuit storica radicata nella successione apostolica (LG.20) tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica: E questa lunica Chiesa di Cristo () che il Salvatore nostro, dopo la risurrezione (cfr.Gv. 21,17), diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr Mt. 28,18 segg.): Egli lha eretta per sempre come colonna e fondamento della verit (cfr.1 Tm.1, 3,15). (Dominus Jesus, 16). Quanto sopra certamente la dottrina cattolica da sempre creduta e insegnata dalla Chiesa. Sennonch il versetto successivo vi getta sopra unombra inquietante: Questa Chiesa, costituita e organizzata in questo mondo come societ, sussiste (Subsistit in) nella Chiesa Cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, Ancorch al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verit, che, quali doni propri della Chiesa di Cristo, spingono verso lunit cattolica(LG 4,8). Dunque, prima si dice che questa, cio la Cattolica E lunica Chiesa di Cristo, poi si dice che questa stessa Chiesa sussiste, e poi si giustifica questultima locuzione affermando che anche al di fuori di questa Chiesa Cattolica si trovano (sussistono) elementi di santificazione e di verit. Anche senza la Dominus Jesus si capisce bene dove volevano parare i Padri conciliari. Dire che anche le altre sedicenti chiese posseggono elementi di santificazione e di verit come dire che anchesse posseggono i mezzi per portare le anime alla salvezza. Detto in altri termini: non c bisogno di essere cattolici per salvarsi lanima! Volendo cambiare la parola, si voleva cambiare il significato del discorso, altrimenti il verbo E era ci che esprimeva nel modo pi chiaro e senza equivoci lesclusivit salvifica e autentica della Chiesa Cattolica. Non stato un adattamento al modo di esprimersi e al sentire di oggi, perch sussiste rimanda ad una pluralit di oggetti; in riferimento alla Chiesa Cattolica (loggetto) altro o tutto sussiste, cio esiste.

Dichiarazione Dominus Jesus (16): Con lespressione subsistit in, il Concilio Vaticano II volle armonizzare due affermazioni dottrinali: da un lato che la Chiesa di Cristo malgrado le divisioni dei cristiani, continua ad esistere pienamente soltanto nella Chiesa Cattolica, e dallaltro lato lesistenza di numerosi elementi di santificazione e di verit al di fuori della sua compagine, (Lumen Gentium, 8), ovvero nelle chiese e comunit ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Ci si chiede: com possibile armonizzare, come pretende la Dominus Jesus sulle tracce del Vaticano II, la Chiesa Cattolica come unica Chiesa di Cristo, con la sussistenza di altre chiese che seppur in misura minore possiederebbero numerosi elementi di santificazione e di verit? Chiese che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica? Questo un parlare nuovo, mai sentito nei documenti della Chiesa Cattolica, e funzionale allecumenismo sfrenato del postconcilio teso al recupero dei fuorusciti, riconoscendo in loro ci che vi rimasto di positivo, ma guardandosi bene dal ricordargli i loro gravi traviamenti, e pertanto invitarli alla conversione, come ci ha insegnato Ges. Inoltre quel modo di esprimersi Non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica lascia intendere che sarebbero in marcia e starebbero per raggiungerci, ma ci non vero; casomai vero il contrario: in marcia ci sono i cattolici verso di loro e con risultati, per noi, alquanto deludenti. LOsservatore Romano del 6 settembre 2000, chiarisce con una nota, come segue: E perci contraria al significato autentico del testo conciliare linterpretazione di coloro che dalla formula subsistit in ricavano la tesi secondo la quale lunica Chiesa di Cristo potrebbe pure sussistere in chiese e comunit ecclesiali non cattoliche. Il Concilio aveva invece scelto la parola subsistit proprio per chiarire che esiste una sola sussistenza della vera Chiesa, mentre fuori della sua compagine visibile esistono solo elementa Ecclesiae, che essendo elementi della stessa Chiesa tendono e conducono verso la Chiesa Cattolica (Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione sul volume Chiesa: carisma e potere del Padre Leonardo Boff: AAS 71 <1985>759). Giovanni Paolo II scrive nel suo libro Varcare la soglia della speranza (cap.21): La Chiesa Cattolica si rallegra quando le altre comunit cristiane annunciano con lei il Vangelo, pur sapendo che la pienezza dei mezzi di salvezza a lei affidata. In questo contesto deve essere inteso il subsistit dellinsegnamento conciliare. La Chiesa Cattolica possiede dunque la pienezza dei mezzi di salvezza, ma non lesclusiva. In secondo luogo, le altre chiese cristiane li possiedono anchesse sia pur non pienamente. Ne consegue che la Chiesa di Cristo sussisterebbe, sia pur non pienamente anche nelle chiese non di osservanza cattolica. Il tambureggiamento di quella parola pienezza riferito alla Chiesa Cattolica, indica palesemente una deficienza nelle Chiese acattoliche, le quali non vengono sconfessate per le loro deficienze, ma incoerentemente definite Chiese sorelle. La commissione teologica preparatoria pre-concilio, ordinata da Giovanni XXIII, nello schema 7, quel verbo E lo aveva scritto, convinta che fosse assolutamente appropriato. Sennonch la discussione in aula conciliare avvenuta su un testo diverso da quello preparato dalla suddetta commissione, testo che sostituiva appunto laffermazione E con il sussiste. E chiaro che stato un colpo di mano ed altrettanto chiaro che quel sussiste non risponde ad una affermazione categorica ed assoluta; nel profondo vi era la ragione ecumenica. Infatti nel decreto sullEcumenismo del Vaticano II unitati redintegratio al n3 si dice: Perci le stesse chiese e comunit separate, quantunque crediamo che hanno delle carenze, nel mistero della salute non sono affatto spoglie di significato e di peso. Poich lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza il cui valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verit che stata affidata alla Chiesa Cattolica.. Come dire che i fratelli separati hanno pure loro i mezzi per salvarsi, dei quali si fa garante la Chiesa Cattolica. Ecco perch non ci stava quellindicativo presente La vera Chiesa E la Chiesa Cattolica. Quel E chiudeva ai fratelli separati e non credibile che sussiste abbia lo stesso valore, la stessa forza e lo stesso significato.

Esiste quindi ununica Chiesa di Cristo che sussiste nella Chiesa Cattolica governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui. Le chiese che, pur non essendo in perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di strettissimi vincoli, () sono vere chiese particolari. Perci anche in queste chiese presente e operante la Chiesa di Cristo sebbene manchi la piena comunione con la Chiesa Cattolica (Dominus Jesus,17). Bisticcio di parole: queste chiese scismatiche non sono pi ribelli, ma semplicemente in non perfetta comunione; sembrano quasi rientrate nellovile. Qui il Papa vuole conciliare lunicit della Chiesa Cattolica con la pluralit delle Chiese scismatiche. Ma la dottrina cattolica tradizionale era unaltra: Unico ovile di Cristo E la Chiesa fondata su Pietro, Principe degli Apostoli; fuori di questunico ovile vi possono essere solo Pecore randagie, ignare del pastore, membri non inseriti in un corpo vivificante, ma separati, disseccati, rimasti aridi di succo spirituale. (Pio XII Sommamente gradita 20 sett.1942) La domanda : Perch sussiste? La risposta : per valorizzare e recuperare gli elementi di santificazione e verit che si trovano nelle compagini fuori della Chiesa Cattolica. In che modo?: illudendoli che bastano questi elementi per salvarsi lanima. Sia la Lumen gentium che la Unitati Redintegratio ed infine la Dominus Jesus si richiamano a questi elementi positivi (che ovviamente sono parte della verit posseduta interamente dalla Chiesa Cattolica), ma non dicono se questi bastano per la salvezza eterna. Dal momento che si parla di strumenti di salvezza lecito pensare che siano salvifici. In quale modo? Sono il viatico per il Cielo oppure sono il prodromo per la conversione al Cattolicesimo? Questo non si dice. Ciononostante nella nota suddetta dellOsservatore Romano si dice che questi elementa ecclesiae essendo elementi della stessa Chiesa, tendono e conducono verso la Chiesa Cattolica. In che modo? Inconsapevolmente? In questi documenti si disquisisce di Chiesa e chiese, di unit, ecc. ma non si parla della cosa pi importante: se volendo artatamente incorporare le chiese particolari nellunica Chiesa di Cristo, quelle anime otterranno la salvezza, la quale si concretizza solo con lunit, mta da perseguire con determinazione ma nel modo giusto, e se, come sembra, questo della salvezza delle anime un problema che non esiste significa che staremo tutti tranquilli, tanto si salvano in ogni modo; in tal caso non importa fare sforzi per lunit delle chiese cristiane. Oggi si diffonde sempre di pi anche presso i cattolici una falsa concezione della cristianit e della Chiesa di Cristo, che consiste in ci: esiste ununica Chiesa invisibile, della quale partecipano tutte le comunit cristiane. La cristianit divisa in pi Chiese. Ognuna di esse possiede parti della verit. Tutte insieme formano la Chiesa di Cristo. Lunit della Chiesa non deve allora essere ristabilita; essa gi esiste. Non esistendo nellambito della Chiesa visibile alcuna unit nella dottrina, nel culto, nellinsegnamento, lunit effettiva, reale, pu essere solo invisibile. (Georg May: la trappola dellecumenismo). Come si vede, penetrata nel mondo cattolico la visione protestante della Chiesa. Molti cattolici iperecumenisti si avvicinano a queste false concezioni e giungono al punto di distinguere tra Chiesa del Papa e Chiesa di Cristo. Nella prima si trovano solo i cattolici, nellaltra tutti i battezzati. Con ci la Chiesa Cattolica viene svilita a Chiesa particolare. La Curia pu spiegare quanto vuole il significato autentico del subsistit, gli iperecumenisti tirano dritto per la loro strada. Continuano imperterriti a sostenere il (legittimo) coesistere di pi chiese, che costituiscono tutte insieme la Chiesa di Cristo. Un professore di Tubinga dichiara spesso che Una forma di realizzazione (della Chiesa) si trova anche in altre chiese (non cattoliche). Anche Walter Kasper vede una differenza tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa di Ges Cristo. Un concetto del genere inaccettabile per un cattolico che abbia la fede. La Chiesa Cattolica non pu essere posta sullo stesso livello di altre comunit religiose. E impossibile voler unificare la Chiesa Cattolica e le altre confessioni cristiane come parti di una sorta di Superchiesa. Il gioco consiste nel voler allargare artatamente i confini della Chiesa, in ossequio alla preghiera di Ges: Ut unum sint (Gv.17,21) e per ottenerlo si voluto giocare su una parola dal significato ambiguo. Mentre EST rivendica a s lesclusiva della verit, SUBSISTIT (Che si pu tradurre anche in ESISTE) ammette che anche altri ne fruiscano se pur parzialmente.

Ma queste sette che hanno distrutto lunit con le loro eresie e i loro scismi, come possono accreditarsi come mezzi di salvezza? Osservazione: La Dominus Jesus dipana il discorso sulla Verit. Nondimeno evita di dire che la Chiesa Cattolica la sola VERA Chiesa di Cristo, e nello sforzo di lanciare una ciambella di salvataggio agli acattolici si concede la cognizione della parzialit. Ci rivela un teorema prestabilito onde arrivare ad un risultato precostituito. Non possono sussistere mezze verit. La verit una sola) (Il contrario la menzogna). La Verit non pu coesistere con la menzogna; perci la Chiesa Cattolica non ha la pienezza della verit, ma semplicemente ha la verit, punto e basta. Ho letto pi volte quel concetto della nuova teologia secondo cui noi (cio i cattolici) dobbiamo procedere congiuntamente ai seguaci delle altre fedi cristiane verso la conoscenza piena della Verit. Applicazione rigorosa del subsistit. Ma travisamento delle parole di Ges il quale non ha fatto sconti, poich oltre ad affermare che Lui stesso la Verit, ci assicura che ci che ha detto e fatto, basta e ne avanza per la nostra salvezza; o prendere o lasciare! Questo vale per noi cattolici ma anche per i tanto ossequiati ortodossi e pi ancora stimati protestanti di tutte le razze. Inoltre, cercare la Verit unitamente a chi con ostinazione rifiuta i dogmi della Chiesa (dogma = verit da credere obbligatoriamente) significa attestare che la Chiesa Cattolica non possiede la Verit tutta intera esattamente come le altre confessioni cristiane. La Dominus Jesus afferma categoricamente che Deve essere, infatti, fermamente creduta laffermazione che nel Mistero di Ges Cristo, Figlio di Dio incarnato, il quale La via, la verit e la vita (Gv.14,6), si d la rivelazione della pienezza della Verit divina (D.J.,5), e, ancora la D.J..,5: La Verit su Dio non viene abolita o ridotta perch detta in linguaggio umano. Essa invece resta unica, piena e completa perch chi parla e agisce il Figlio di Dio incarnato (D.J.,6). Purtroppo con quel possiede la pienezza della Verit non si intende che la Chiesa Cattolica ne abbia lesclusiva. Infatti un presule ebbe ad affermare che Dobbiamo guardare ad una mta pi grande per la Chiesa: maturare la consapevolezza di non possedere la Verit, ma di essere in cammino verso di essa insieme ad altri; ergo, tutti sullo stesso piano di ricerca perch la Verit deve ancora venire. Cosa direbbe N.S. Ges Cristo? Che confusione!! Concludendo, la Dichiarazione Dominus Jesus (6) afferma che Lo Spirito Santo () insegner agli Apostoli e, tramite essi, allintera Chiesa di tutti i tempi, questa verit tutta intera (Gv.16,13). Cosa intendeva San Giovanni? Che la Verit sarebbe stata rivelata per intero al Papa e ai cristiani; ma la rivelazione non terminata con lApocalisse, ultimo libro della Bibbia? oppure che ogni religione avrebbe portato la sua verit, come rivoli dacqua nel grande fiume cattolico? Se la pienezza della Verit assimilabile a La Verit tutta intera nulla da eccepire sulla parola sussiste. Sta di fatto per che, sia il Concilio (Unitatis Redintegratio,3) che la Dominus Jesus, dopo aver affermato Lunicit della Chiesa (D.J.16) si contraddicono dicendo che Le Chiese, pur non essendo in perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di strettissimi vincoli, quali la successione apostolica e la valida Eucaristia, sono vere Chiese particolari. Questo per quanto riguarda gli ortodossi. Per i protestanti invece si dice che Non sono Chiese in senso proprio; tuttavia i battezzati, in quanto comunit, sono dal battesimo incorporati a Cristo e, perci, sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa (Cattolica). (D.J.17) Perch allora recitiamo: Credo la Chiesa una? Inutile girarci attorno; il problema di quella parola:SUSSISTE che i teologi ecumenisti la stiracchiano a piacimento. Ma legato a quella parola c il problema di fondo: i fedeli delle cosiddette Chiese sorelle si salvano lanima rimanendo fedeli al loro mutilo credo? Questo n il Concilio, n la Dominus Jesus, n qualsiasi altro documento postconciliare lo dice esplicitamente! La dottrina cristiana insegna che per essere cattolici e quindi per salvarsi lanima, necessita la fede integra, per cui indispensabile e vincolante credere a tutte le verit rivelate. Rifiutare o anche solo dubitare di una verit come negare tutta la fede e ci si pone fatalmente fuori dellortodossia, fuori della Chiesa di Cristo (malgrado le scoperte conciliari degli elementi di santificazione e di verit che sussisterebbero anche in queste chiese). Riguardo alla Verit rivelata, si d il caso che, come gi detto, il contrario della verit sia la

menzogna. Le mezze verit non sono verit, ma menzogne. La verit non si pu frazionare: chi non la possiede per intero non la possiede affatto. La nuova teologia conciliare sembra suggerire che sar ammesso alla salvezza eterna anche chi aderisce parzialmente alla verit; altrimenti non avrebbe senso quellinsistente richiamo ai numerosi elementi di salvezza contenuti nelle chiese separate. Siccome tutti riconoscono e si identificano in una qualche parte di verit, tutti si salverebbero, pur conoscendo ma non aderendo alla Chiesa Cattolica depositaria di tutta intera la Verit ma che, a quanto pare, la tiene gelosamente per se stessa poich nessuno sembra tenuto ad aderirvi stando che ci si pu salvare anche col proprio scampolo di verit. Ci contraddicendo lo stesso Concilio Vaticano II che afferma: Perci non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa Cattolica stata da Dio per mezzo di Ges Cristo fondata come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare (Lumen Gentium,14). Esattamente quanto afferma da sempre la dottrina cattolica con il dogma Extra Ecclesiam nulla salus , fuori dalla Chiesa (Cattolica) non c salvezza. I fratelli separati, possedendo soltanto parzialmente la verit, ed essendone coscienti, dovrebbero per onest intellettuale e scrupolo di coscienza, smaniare nella ricerca della totale verit ed accoglierla, una volta ritrovata; Ma purtroppo sono convinti di goderla gi in toto, loro, non la Chiesa Cattolica. E il Concilio che si inventato la storia della parziale verit, cosa che a loro poco interessa e forse per loro un affronto, e non ci credono. E grave perch cos li illudono di potersi salvare. E incredibile che la Chiesa Cattolica metta in discussione la sua stessa tipicit di unica depositaria della verit affidatale da Ges Cristo, e si presti ad un relativismo e ad una fatua ricerca del nulla, poich chi deve ricercare la verit sono soltanto coloro che un tempo le hanno voltato le spalle; e se vogliono, in qualsiasi momento, ce lhanno a portata di mano! Ritorniamo ancora alla Unitati Redintegratio: Tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa Cattolica () Tutte queste cose, le quali provengono da Cristo e a Lui conducono, appartengono di buon diritto allunica Chiesa di Cristo. E sulla base di questa affermazione che Lumen Gentium, afferma che la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica. Dove gli schemi preparativi definivano che la Chiesa di Cristo E la chiesa cattolica, il Concilio concede soltanto che la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica adottando la teoria che anche nelle altre chiese cristiane sussiste la Chiesa di Cristo e che tutte devono prender coscienza di tale comune sussistenza nel Cristo. Le chiese separate, come scrive in Osservatore Romano 14 ottobre, un cattedratico della Gregoriana, sono riconosciute dal Concilio come strumenti di cui lo Spirito Santo si serve per operare la salvezza dei loro aderenti. Il cattolicismo, in questa veduta paritaria di tutte le chiese, non ha pi nessun carattere di preminenza e di esclusivit ( Romano Amerio Jota Unum Cap.XXXV,246 ) Il Card. Ratzinger commenta in una conferenza del 27 febbraio 2000: Con questa espressione, il Concilio si differenzia dalla formula di Pio XII il quale aveva affermato nella sua enciclica Mistici Corporis: La Chiesa Cattolica E lunico Corpo Mistico di Cristo () La differenza tra subsistit ed E racchiude il dramma della divisione ecclesiale. Nonostante la Chiesa sia solamente una e sussista in un unico soggetto, esistono delle realt ecclesiali al di fuori di questo soggetto: delle vere Chiese locali e delle comunit ecclesiali. Non importa scomodare i teologi per affrontare lesegesi di questa materia. Senza difficolt si possono rilevare alcune osservazioni: 1) Anche il Card. Ratzinger ammette la difformit dinsegnamento tra Pio XII (cio la tradizione) e il Concilio Vaticano II. 2) Lo stesso Ratzinger ammette che questa parola ha creato divisione nella Chiesa. 3) Non si capisce se solamente queste cose buone contenute fuori dai confini visibili della Chiesa (cattolica) e che provengono da Cristo, appartengano allunica Chiesa di Cristo (cio la cattolica) o se grazie a queste cose, le cosiddette chiese separate nel loro insieme (quindi anche con le loro manchevolezze) sarebbero incorporate alla Chiesa Cattolica. 4) Per quanto ci si sforzi non si riesce ad appianare questa che a tutti gli effetti sembra, e forse

, una contraddizione. 5) Com possibile che un singolo individuo accolga una verit e nel contempo ne rifiuta altre e, ciononostante sarebbero realt ecclesiali 6) C da chiedersi se chi usufruisce di queste parziali verit in realt esistenti fuori della Chiesa Cattolica farebbe parte del Corpo Mistico di Cristo. Mi sembra vi sia molto da dubitare, considerando la parabola della vite e dei tralci: Io sono la vera viteRimanete in me ed io in voi. Come il tralcio non pu da s dare frutti se non rimane unito alla vite, cos nemmeno voi se non rimarrete in me. Io sono la vite, voi i tralci: se uno rimane in me ed io in lui, questo porta molto fruttoChi non rimane in mesar gettato a bruciare nel fuoco (Gv.XV,1-6). Certuni non si ritengono legati alla dottrina che noi abbiamo esposto in una nostra enciclica (Mistici Corporis ndr) e che fondata sulle fonti della Rivelazione, secondo cui il Corpo Mistico di Cristo e la Chiesa Cattolica Romana sono una sola identica cosa (Pio XII Humani Generis,17). Il Corpo Mistico la Chiesa e il suo capo Cristo stesso. Ora non sappiamo pi con esattezza come stiano le cose; se queste realt (meglio sarebbe qualificarle come sette) sono per met fedeli alla verit e per met ne rifiutano altre professate dalla Chiesa Cattolica, lunica e la vera e la sola fondata da Cristo, come possono far parte del Corpo Mistico di Cristo? Lassunto, come si diceva, per cui rifiutando anche un solo dogma si fuori dalla Chiesa, consente di riconoscersi nel Corpo Mistico? E quindi degni di salvezza? I rami dei protestanti e degli ortodossi sono secchi o rigogliosi? O sono un po questo e un po quello? Ges taglia netto, non ammette mezze misure! Tutti questi problemi non sussisterebbero se al posto di quella parola sussiste fosse rimasto E. Questa del sussiste una questione spinosa che si trasciner ancora per molto tempo. Non illudiamoci che sia conclusa con lultimo documento della Congregazione della dottrina della fede (Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa. 29 giugno 2007) che da se stesso indica la problematica sorta intorno alla suddetta parola. Ormai sappiamo che dietro ad essa c la corsa ecumenica verso i cosiddetti fratelli separati. A senso unico! Noi cattolici intorbidiamo i nostri principi per renderglieli accetti, mentre loro non si muovono di un passo; solo parole e sorrisi. Arrampicarsi sugli specchi, poi, per dimostrare che nulla cambiato della dottrina tradizionale e che soltanto ci che era semplicemente vissuto, ora espresso; ci che era incerto, chiarito, ci che era meditato, discusso, e in parte controverso, ora giunge a serena formulazione (Paolo VI allocuzione del 29 settembre 1963) puro esercizio speculativo. Mai sono state dette queste cose, e mai pensate dalla Chiesa Cattolica, dagli albori fino al Concilio Vaticano II. La dottrina era diversa e, con buona pace di Paolo VI, tuttaltro che incerta e controversa! E incredibile a quali conseguenze porta una sola parola, forse posta l senza dovuta ponderazione da una parte, ma con maliziosa preveggenza dallaltra. Si pu a ragione dire che quella parola ha portato la rivoluzione nella nostra Chiesa. Ora il Papa, con affanno, tenta di riportare il discorso nel giusto alveo, ma inutilmente perch non si pu dare a quella parola un significato che non ha. Ovvio inoltre che Joseph Ratzinger, uno dei teologi pi influenti del Concilio Vaticano II, non possa smentire se stesso, dichiarando, come ha fatto il suo collega Kng, che oggi la Chiesa Cattolica non si identifica pi semplicemente con la Chiesa di Cristo essendoci stata su questo punto, da parte del Concilio una espressa revisione (cfr Chiesa viva n400 p.7), oppure come esplicitamente dichiara il cardinale Murphey OConnor, arcivescovo di Londra, che in un recente discorso ha sanzionato: Bench i cattolici credano che la Chiesa di Cristo sussista nella Chiesa Cattolica, proprio questa formula (sussiste.ndr) implica che la Chiesa Cattolica Romana, non sia totalmente autosufficiente e che le ricchezze e i doni di altre chiese cristiane sono elementi che contribuirebbero alla sua pienezza. (dal Catholic Herald, 13 febbraio 2009, riportato da Una Voce gennaio-aprile 2009 p.11). Jorge Mario: lincompreso cardinal-bergoglio-con-i-cartoneros-di-Biuenos-Aires

Le benedizioni senza il segno di croce per non urtare i non credenti, Ges che diventa peccatore al quale ricordiamo in Confessione i peccati suoi, la Chiesa vedova, le preghiere coi rabbini e gli eretici, il credente che deve avere pi dubbi che certezze, la lettera ad Eugenio Scalfari in cui la coscienza psichica diventa autoredentrice, insomma, J.M. Bergoglio fa molto parlare di s scatenando polemiche, ma soprattutto crisi personali e confusione. Chiunque parla pu essere frainteso o male interpretato per malizia altrui o per sua ambiguit. Essere costantemente fraintesi da tutti per, pu significare solo due cose: o vi una congiura di tutti i mezzi di comunicazione amici del frainteso, oppure il frainteso stesso che vuole essere tale, perch usa un linguaggio che si presta benissimo a questo gioco. Se cos non fosse avremmo un frainteso in crisi di identit, come il Geng pirandelliano di Uno, Nessuno, Centomila, un frainteso che diventa tragicamente Incompreso perch ogni volta che si esprime non viene capito. E qui casca lasino. Se lIncompreso non fa nulla per smentire chi costantemente lo interpreta male ed anzi, gli va benissimo cos, delle due luna: o quando parla non gli interessa di farsi capire oppure, semplicemente, chi lo interpreta lo ha capito benissimo. Il presunto Incompreso invece compreso perfettamente. Si dir che astuti e miserabili ateo-radical-progressisti, hanno avuto limpudenza di voler mettere il cappello sopra liniziativa pacifista del presunto Incompreso, che chiam al santo digiuno per la pace in Siria. Questi laidi figuri rispondono di essere stati invitati, ma ovvio, hanno capito male. Ettepareva! Vediamo cosa disse lIncompreso a proposito nellAngelus del 1 settembre 2013: E un forte e pressante invito che rivolgo allintera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace un bene che supera ogni barriera, perch un bene di tutta lumanit. e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno pi opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volont. I signori pertanto erano nella lista degli invitati e per buona educazione hanno accettato linvito. Poi lIncompreso fu accusato ingiustamente di non avere a cuore le vocazioni sacerdotali, perch ebbe a dire il 10 settembre, ai rifugiati del centro Astalli di Roma: Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo. Allora, verrebbe da chiedersi, cosa centra la dicotoma tra lalbergo di lusso e lostello per il qualunque rifugiato, per cui la seconda scelta sarebbe cattolica e la prima no? Sembra strano che davanti alla moltitudine di conventi chiusi per mancanza di vocazioni, il cruccio sia quello di come liquidare o riconvertire quelle strutture e non quello della crisi delle vocazioni. Infatti lIncompreso non ha questo cruccio, altrimenti avrebbe augurato a tutti di rivedere brulicare i conventi di giovani religiosi e fervorosi. Se i rifugiati sono la carne di Cristo secondo lIncompreso, sembra di capire che tutta la Dottrina sul Corpo Mistico sia stata per secoli solo fuffa. Ci torneremo. Come riportava O.R. 23 maggio 2013, lIncompreso, non si lasciato scappare loccasione di dare una bella stoccata ai cattolici integralisti, che gi ebbe a definire testardi: Il brano del vangelo di Marco (9, 38-40) proclamato durante la messa riferisce la lamentela dei discepoli per una persona che faceva del bene ma non era del loro gruppo. Ges li corregge: Non glielo impedite, lasciate che lui faccia il bene. I discepoli senza pensare, volevano chiudersi intorno a unidea: soltanto noi possiamo fare il bene, perch noi abbiamo la verit. E tutti quelli che non hanno la verit non possono fare il bene. Si tratta per di un atteggiamento sbagliato. E Ges li corregge. A questo punto lecito che noi ci domandiamo: chi pu fare il bene e perch? Cosa significa questo non glielo impedite di Ges? Cosa c dietro?. In questo caso i discepoli erano un po intolleranti, ma Ges allarga lorizzonte e noi possiamo pensare che dica: Se questo pu fare il bene, tutti possono fare il bene. Anche quelli che non sono dei nostri. Bisognerebbe per non omettere che in quel passo del Vangelo, non cera una persona che faceva il bene in senso mondano alla Gino Strada per intenderci, ma uno che scacciava i demoni nel nome di Ges, per di pi in un momento in cui lignoranza dominava ancora e ancora non era stata resa pienamente manifesta la Chiesa cattolica come unica depositaria della Verit di Cristo. Non mi pare una dimenticanza da poco.

Nel mese di luglio 2013 c stato il famosissimo augurio ai mussulmani di fare un ramadan che desse abbondanti frutti spirituali. Non serve un professore di teologia per spiegare come, sia i frutti che i doni dello Spirito Santo vengono infusi alle anime in modo crescente, se tali anime vivono profondamente in grazia di Dio e nel fervore spirituale. Ci si chiede come possa una pratica conforme allIslam dare quei frutti se gli islamici sono fuori della Chiesa. Appare ovvio che lIncompreso si sia riferito o ad uno spirito che non lo Spirito Santo, o pensa che i mussulmani appartengano alla Chiesa di Cristo. Non avendo toccato pi largomento dei frutti del ramadan, verrebbe quasi da pensare che le stragi perpetrate ultimamente a danno dei cristiani siano state abbondanti e coerenti col ramadan stesso. La simpatica barzelletta estiva alle Clarisse: San Pietro non sempre apre la porta quando arrivano i peccatori e allora Maria soffre un po, per rimane l. E la notte, quando si chiudono le porte del Paradiso, quando nessuno vede e nessuno sente, Maria apre la porta del Paradiso e fa entrare tutti. Indurre a pensare che dopo il giudizio particolare vi possa essere una esitazione nelle anime che invece gi sanno in quel momento il loro destino, e che tale destino diventi oggetto di una sorta di sanatoria generalizzata per tutti, significa forse aver confuso la Madre di Dio con la signora Kiwuengue. Il Ges del Vangelo secondo lIncompreso avrebbe spezzato il fariseismo preconciliare, con la sua Epifana avvenuta durante il Concilio Vaticano II ed infatti in data 8 maggio disse alle suore, dopo aver loro ricordato che non devono essere zitelle : Ricordo quando da bambino si sentiva dire nelle famiglie cattoliche, e anche nella mia: No, a casa loro non possiamo andare, perch non sono sposati per la Chiesa, o perch sono socialisti o atei!. Era come una esclusione. No, non potevi andare! Adesso, grazie a Dio non si dice quello, no? Non si dice! Cera come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti Il cristiano che vuol portare il Vangelo deve andare per questa strada: sentire tutti! Ma adesso un buon tempo nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perch non si dice pi quello. Insomma grazie a Dio che negli ultimi 60 anni stiamo vivendo una Nuova Pentecoste senza i Muri eretti dal fanatismo costantiniano e tridentino!! La Carit signori miei, stata introdotta nel 1965 da codesti nuovi eresiarchi che non riescono a nascondere la loro avversione alla Chiesa Una, santa, Cattolica ed Apostolica. Gliene saremo sempre riconoscenti ma intanto vediamo come era fatto quel Muro. Ogni rivoluzione ha la necessit di cambiare i codici precedenti e probabilmente, lIncompreso, si riferiva al canone 2258 del CJC che prevedeva come tra gli scomunicati ci fossero i vitandi (occorreva una scomunica per nome e pubblica della Santa Sede) e i tolerati, solo i primi dovevano essere evitati. Il canone 2267 del CJC appunto stabiliva che: I FEDELI DEVONO EVITARE LE RELAZIONI PROFANE CON GLI SCOMUNICATI (vitandi), A MENO CHE SI TRATTI DI CONIUGI, GENITORI, FIGLI, SCHIAVI, SUDDITI E IN GENERALE A MENO DI UNA MOTIVAZIONE RAGIONEVOLE. Secondo il Catechismo di san Pio X gli scomunicati non appartengono pi al Corpo Mistico della Chiesa: 231. Chi sono gli scomunicati? Gli scomunicati sono quelli che per mancanze gravissime vengono colpiti di scomunica dal Papa, o dal Vescovo, e sono quindi, siccome indegni, separati dal corpo della Chiesa, la quale aspetta e desidera la loro conversione. 232. Si deve temere la scomunica? La scomunica si deve temere grandemente, perch la pena pi grave e pi terribile che la Chiesa possa infliggere a suoi figli ribelli ed ostinati. 233. Di quali beni rimangono privi gli scomunicati? Gli scomunicati rimangono privi delle preghiere pubbliche, dei sacramenti, delle indulgenze e della sepoltura ecclesiastica. 234. Possiamo noi giovare in qualche modo agli scomunicati? Noi possiamo giovare in qualche modo agli scomunicati e a tutti gli altri che sono fuori della vera Chiesa, con salutari avvisi, colle orazioni e colle buone opere, supplicando Iddio che per sua misericordia conceda loro la grazia di convertirsi alla fede e di entrare nella comunione dei Santi.

Vediamo come il Codex pio-benedettino del 1917 trattava la questione: Can. 2356. Bigami, idest qui, obstante coniugali vinculo, aliud matrimonium, etsi tantum civile, ut aiunt, attentaverint, sunt ipso facto infames; et si, spreta Ordinarii monitione, in illicito contubernio persistant, pro diversa reatus gravitate excommunicentur vel personali interdicto plectantur. (I bigami, cio quelli che, nonostante limpedimento del vincolo coniugale, abbiano tentato un altro matrimonio, sebbene soltanto civile, come dicono, sono per lo stesso fatto infami, e se, disprezzato l ammonimento dellOrdinario persistano nellillecito concubinaggio, secondo la diversa gravit del reato, siano scomunicati o siano puniti con un interdetto personale.) Cosa dice lIncompreso nella famigerata intervista a La Civilt Cattolica invece?: Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si risposata e adesso serena con cinque figli. Laborto le pesa enormemente ed sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?. Mh, probabilmente assolverla se pentita e dimostra coi fatti di recedere dallo stato permanente di peccato!! Oggi come ieri. Tuonano i malvagi perch lIncompreso avrebbe aperto agli omosessuali, notizia falsa e tendenziosa come le altre. Vediamo cosa ha detto sempre a La Civilt Cattolica: Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale di buona volont ed in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: lingerenza spirituale nella vita personale non possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo lomosessualit. Io allora le risposi con unaltra domanda: Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva lesistenza con affetto o la respinge condannandola?. Bisogna sempre considerare la persona. Dio bruci Sodoma ( Gen 18, 20 19,13), San Paolo ebbe parole durissime sullomosessualit ( Rm 1, 26 27) ma non avevano ancora imparato cosa fosse la Carit, secondo lIncompreso. Il catechismo di San Pio X definisce il peccato impuro contro natura come un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, cos stigmatizzandone la gravit mentre lIncompreso cosa fa? Non giudica, asserendo che sia addirittura IMPOSSIBILE lingerenza spirituale nella vita delle persone, negando implicitamente leffetto della Grazia santificante! A ben vedere anche il demonio, essendo creatura di Dio, non pu essere malvagio in assoluto radicalmente e pertanto e a maggior ragione, QUALSIASI creatura di per s E GRADITA A DIO ma la domanda non riguardava se lesistenza della persona in quanto tale fosse gradita a Dio, ma era questa: Lei approva lomosessualit?. Rispondere che bisogna sempre considerare la persona, riporta a quellequivoco promulgato da Dignitatis Humanae sul concetto di dignit della persona, meglio sviluppato nellarticolo: http://www.google.it/url? sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=1&cad=rja&ved=0CC8QFjAA&url=http%3A %2F%2Fradiospada.org%2F2013%2F09%2Fdignita-umana-e-coscienza-analisi-di-un-equivoco %2F&ei=d1JAUoq8CcKctQbm_4D4DA&usg=AFQjCNEQwvyMqGoafeMf1glcnK7xZ2Vmw&bvm=bv.52434380,d.bGE E ancora: ..Mozart mi riempie: non posso pensarlo, devo sentirlo Giusto una postilla: ma lIncompreso sapeva che Mozart, geniale e straordinario, era per massone? Lintervista continua cos: La Chiesa a volte si fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa pi importante invece il primo annuncio: Ges Cristo ti ha salvato!. Appare ovvio dal contesto, che tutta la parte che riguarda la Morale cattolica venga bollata come una sorta di magistero minore, eventuale, per niente connesso coi fini ultimi. Infatti continua: Gli insegnamenti, tanto dogmatici quanto morali, non sono tutti equivalenti. Una pastorale missionaria non ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. Lannuncio di tipo missionario si concentra sullessenziale, sul necessario, che anche ci che appassiona e attira di pi, ci che fa ardere il cuore, come ai discepoli di

Emmaus. Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non necessario parlarne in continuazione .. . Una bella omelia, una vera omelia, deve cominciare con il primo annuncio, con lannuncio della salvezza. Non c niente di pi solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Poi si deve fare una catechesi. Infine si pu tirare anche una conseguenza morale. Ma lannuncio dellamore salvifico di Dio previo allobbligazione morale e religiosa. E evidente che essere ossessionati di trasmettere in modo insistente e disarticolato insegnamenti che non sono equivalenti per importanza, eluderebbe secondo lIncompreso proprio il dovere di testimoniare lessenziale, che appassiona ed attira di pi. In buona sostanza Fede, Morale e Dottrina integre sono una chimera da scomporre in appetitose offerte che possano meglio soddisfare il gusto dei fruitori. Grazie a Dio per, possiamo ancora leggere la Pascendi che condann infallibilmente i conati dei modernisti. Torniamo quindi al Codex pio-benedettino per capire meglio la portata rivoluzionaria del pensiero post-conciliare, atteso che lo stesso Ratzinger nel VII Incontro Mondiale delle famiglie ebbe a dire che comunque, i divorziati risposati stanno nel Corpo Mistico, nella Chiesa ed ovviamente anche i sodomiti (oggi addirittura transgender!) che propugnano riforme legislative pro-gay in quanto non risulta che Bagnasco sia stato punito per aver dato la comunione a Vladimir Luxuria contro San Tommaso (q. 80 art. 6): Can. 2357. par. 1. Laici legitime damnati ob delicta contra sextum cum minoribus infra aetatem sexdecim annorum commissa, vel ob stuprum, sodomiam, incestum, lenocinium, ipso facto infames sunt, praeter alias poenas quas Ordinarius infligendas iudicaverit. par. 2. Qui publicum adulterii delictum commiserint, vel in concubinatu publice vivant, vel ob alia delicta contra sextum decalogi praeceptum legitime fuerint damnati, excludantur ab actibus legitimis ecclesiasticis, donec signa verae resipiscentiae dederint. (I laici legittimamente condannati per i peccati commessi contro il sesto con minori sotto i 16 anni di et, o per stupro, sodomia, incesto, lenocinio, per lo stesso fatto, sono infami, oltre le altre pene che lOrdinario avr giudicato di infliggere Coloro che abbiano commesso il pubblico peccato di adulterio o vivano pubblicamente in concubinaggio, o siano stati condannati legittimamente per altri peccati contro il sesto comandamento del decalogo, siano esclusi dagli atti ecclesiastici legittimi, fino a quando avranno dato segni di vero pentimento.) Can. 855. l. Arcendi sunt ab Eucharistia publice indigni, quales sunt excommunicati, interdicti manifestoque infames, nisi de eorum poenitentia et emendatione constet et publico scandalo prius satisfecerint. 2. Occultos vero peccatores, si occulte petant et eos non emendatos agnoverit, minister repellat; non autem, si publice petant et sine scandalo ipsos praeterire nequeat. (Sono da respingere dalla Eucaristia i pubblicamente indegni, i quali sono : gli scomunicati ,gli interdetti e i manifestamente infami a meno che non risulti manifesto il loro pentimento e la loro correzione e non abbiano prima scontato la pena per il pubblico scandalo Invero i peccatori che agiscono di nascosto, se di nascosto chiedano e il ministro non li avr riconosciuti emendati, li respinga, invece se chiedono pubblicamente e senza scandalo non pu trascurarli). Il fatto che la legislazione penalistica sia mutata nelle leggi statuali, non cambia nulla da un punto di vista morale, altrimenti sarebbe la Chiesa a fondare la sua morale sulla volont cangiante del Legislatore temporale. Pertanto anche se non vi sar pi una condanna per adulterio ad esempio, per il Codex pre-conciliare rimangono pubblicamente indegni e pertanto da respingere dalla Eucarestia, sia gli scomunicati che i manifestamente infami a meno che non risulti la loro correzione e non abbiano scontato quindi, il pubblico scandalo causato. I divorziati risposati o concubini che

permangono in quella situazione come i sodomiti ed altri, sono comunque o manifestamente infami (ipso-facto) o scomunicati, privati non solo dellEucarestia ma anche degli atti ecclesiastici legittimi. Il Catechismo di San Pio X insegna che: 132. Chi fuori della Chiesa si salva? Chi fuori della Chiesa per propria colpa e muore senza dolore perfetto, non si salva; ma chi ci si trovi senza propria colpa e viva bene, pu salvarsi con lamor di carit, che unisce a Dio, e, in spirito, anche alla Chiesa, cio allanima di lei. In tal senso Pio XII nella Mystici Corporis: In realt, tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando la vera Fede, n da se stessi disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo Corpo, n per gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorit. Poich dice lApostolo in un solo spirito tutti noi siamo stati battezzati per essere un solo corpo, o giudei o gentili, o servi, o liberi (I Cor. XII, 13). Come dunque nel vero ceto dei fedeli si ha un sol Corpo, un solo Spirito, un solo Signore e un solo Battesimo, cos non si pu avere che una sola Fede (cfr. Eph. IV, 5), sicch chi abbia ricusato di ascoltare la Chiesa, deve, secondo lordine di Dio, ritenersi come etnico e pubblicano (cfr. Matth. XVIII, 17). Perci quelli che son tra loro divisi per ragioni di fede o di governo, non possono vivere nellunita di tale Corpo e per conseguenza neppure nel suo divino Spirito. Per completezza, Il NUOVO CODICE del 1983 Can. 915 Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo lirrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto. Appare ovvio come non si rinvengano pi i termini infami e pubblicamente indegni e come in realt, la figura del divorziato risposato o concubino non sia pi soggetta a scomunica e interdizione (essendo implicitamente inseriti per tra gli ostinati a peccare), od a essere, appunto, definita infame e pertanto soggetta a scomunica o interdizione come del resto la figura del sodomita. Rimane per e comunque, che pur essendo oggi (!?!) non pi da considerarsi fuori dal Corpo della Chiesa, sono fuori dallAnima della Chiesa e cio lontani dalla Grazia, dalla salvezza. Nella catechesi dellIncompreso assente la memoria dei Novissimi, che spinge ognuno a riflettere sulla propria vita, avendo deciso che lingerenza spirituale nella vita personale non possibile. Ultima curiosit dellintervistatore de La Civilt Cattolica, stranamente passata in sordina ma che fa chiudere il cerchio: mi ha detto che i due pensatori francesi contemporanei che predilige sono Henri de Lubac e Michel de Certeau. Pio XII con la Humani Generi condann la Nouvelle Theologie di Henri de Lubac al quale fu tolto linsegnamento per errori perniciosi su punti fondamentali del dogma e i suoi libri furono ritirati dalla circolazione ma nel 1959, sotto il complice Roncalli, torn ad insegnare. Fu scelto ovviamente come peritus, per la stesura delle Costituzioni Dogmatiche del Concilio Vaticano II. Vi un mito da sfatare: confondere i pompieri che spengono gli incendi, con coloro che fanno da compari al gioco delle tre carte. I primi salvano vita e beni altrui, i secondi hanno in odio la verit. L'ideale politico dell'Associazione legittimista Trono e Altare: La Monarchia Tradizionale.

Era fondamentale che noi dell'Associazione legittimista Trono e Altare facessimo luce sull'ideale di Monarchia che noi perseguiamo e cio l'ideale di vera Monarchia, quella Tradizionale. La Monarchia Tradizionale si pu sintetizzare in queste quattro parole "Dio, Patria, Governo locale e Sovrano legittimo". Esse possono essere considerate il motto e la pietra angolare della Monarchia Tradizionale.

Dio: La Monarchia Tradizionale indisolubilmente unita alla Chiesa Cattolica Apostolica e Romana come base del suo Governo e deve essere politicamente attiva nella sua difesa Patria: La Monarchia Tradizionale fortemente patriottica, ma non nazionalista. Il Tradizionalismo considera la Patria come l'insieme delle Comunit (municipali e regionali) unite in un tutto. Governo locale : Il potere del Sovrano, quindi dello stato, limitato dal riconoscimento degli autogoverni locali e regionali (e di altri tipi di comunit nel corpo politico, specialmente la Chiesa). Questa dottrina converge con il concetto di sussidiariet nel pensiero sociale cattolico. Sovrano legittimo: Il Sovrano(Imperatore-Re-Granduca-Duca-ecc...) non deve essere un mero simbolo come solitamente avviene nelle monarchie costituzionali, bens il perno decisionale cui convogliano i quattro poteri fondamentali dello Stato (governo, parlamento, magistratura, esercito) . Nell'ideario di Monarchia Tradizionale l'accento non posto n sulla persona del Sovrano , n sulla dinastia, ma sulla Corona, situata al vertice della piramide delle istituzioni politiche, che deve essere cattolica, storica, sociale, responsabile, forale ed ereditaria. Cattolica significa che la Corona deve assoggettare la politica generale ai princpi della morale cattolica, essere rigidamente fedele agli insegnamenti della Cattedra Romana e favorire in ogni modo quanto promuove l'instaurazione del Regno Sociale di Cristo; storica significa che caratterizzata dal cumulo dei diritti storici sempre perfettamente identificabili; sociale significa che deve essere non assoluta ma limitata dalla dottrina della Chiesa e dalle Leggi e Consuetudini dei terrtori soggetti e attraverso una serie di Consigli e di corpi intermedi indipendenti dallo stato. Il re deve anche essere il Difensore del Povero e il Custode della Giustizia; responsabile significa che non accettata la distinzione fra regnare e governare, tipica delle monarchie costituzionali: nella Monarchia Tradizionale il Sovrano esercita personalmente il governo, aiutato dai Consigli della Corona o Consigli Reali, e risponde se lui o i suoi agenti non rispettano le regole dell'ordinamento giuridico di quello che si potrebbe chiamare "Stato sociale di diritto"; forale significa che il Sovrano esercita le sue facolt di governo a norma dei diritti che storicamente e legittimamente gli competono in ognuno dei suoi domini; ereditaria vuol dire che, nella disputa fra legittimit di origine e legittimit di esercizio, se quest'ultima prevale sulla prima, non si rinuncia ad attribuire importanza anche al collegamento dinastico. Stauto dell'Associazione legittimista Trono e Altare .

Attenzione: Lo Statuto dell'Associazione legittimista Trono e Altare pu essere soggetto a modifiche e aggiornamenti futuri.

PRINCIPI FONDAMENTALI: Art.1) L'Associazione legittimista Trono e Altare fondata sul credo Legittimista, Monarchico Tradizionalista , Cattolico-Tradizionalista, e sul principio della collaborazione per il ragiungimento

della causa comune. Art.2) L'Associazione legittimista Trono e Altare riconosce la possibilit d'associzione a tutti i Legittimisti indipendentemente dalla regione di appartenenza. Art.3)Tutti gli associati hanno pari dignit. I diritti all'interno dell'Associazione legittimista Trono e Altare sono regolamentati gerarchicamente. Gli associati possono esprimere con garbo ed educazione i propri punti di vista . Art.4) L'Associazione legittimista Trono e Altare riconosce a tutti gli associati il diritto a partecipare attivamente alla divulgazione di materiale informativo inerente al contesto nel quale opera l'A.L.TA. . Art.5) L'Associazione legittimista Trono e Altare riconosce e promuove la divulgazione delle Tradizioni , della cultura e della storia di ogni associato indipendentemente dalla regione d'appartenenza. Art.6) L'Associazione legittimista Trono e Altare tutela i diritti delle minoranze legittimiste ( Stati Tedeschi ecc...) . Art.7) La religione Cristiana-Cattolica la religione ufficiale dell'Associazione legittimista Trono e Altare . La religione Cristiana-Ortodossa tollerata . Qualunque offesa arrecata alla religione ufficiale(Cattolicesimo) non verr tollerata , e qualora dovesse capitare i provvedimenti presi arriveranno fino all'espulsione dell'associato dall'A.L.T.A. . Art.8) Il sacro cuore di Ges e il protettore dall'Associazione legittimista Trono e Altare .

Art.9) L'Associazione legittimista Trono e Altare promuove la divulgazione delle verit storiche, sociali , politiche supportate da ricerche e studi attendibili e fondati. Art.10) L'Associazione legittimista Trono e Altare ripudia atti terroristici di qualsiasi genere , riconosce solamente atti Contro-Rivoluzionari . Art.11)Il simbolo dell'Associazione legittimista Trono e Altare composto dall'Aquila bicipite Imperiale con scudo centrale nel quale sono disposti tre Gigli di Francia dorati i quali presentano nel centro il Sacro cuore di Ges affiancato da due angeli. Art.12)L'Associazione legittimista Trono e Altare ripudia la massoneria e ogni sua propaggine o derivazione ideologica/istituzionale. Art.13)L'obbiettivo dell'Associazione legittimista Trono e Altare la Restaurazione Sociale e Politica. RAPPORTI CIVILI: Art.14) La libert di ogni associato inviolabile a meno ch non danneggi l'Associazione e i suoi membri. Art. 15)La vita privata inviolabile a meno ch non danneggi l'Associazione e i suoi membri.

Art.16)La libert e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione degli associati sono inviolabili a meno ch non danneggi l'Associazione e i suoi membri.

Art.17)Ogni associato pu divulgare liberamente i principi dell'A.L.T.A. in qualsiasi parte ritenga opportuno. Art.18)Gli associati hanno diritto e il dovere di riunirsi . Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorit amministrative, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumit per gli altri associati o per la stessa Associazione legittimista Trono e Altare . Art.19)Gli associati hanno diritto di associarsi liberamente ad altre organizazioni, senza autorizzazione, tranne nei casi in cui tali organizazioni vadano contro i prncipi dell'A.L.T.A. . Sono proibite le associazioni alla massoneria e a movimenti politici Repubblicani e pseudomonarchici. Art.20)Tutti gli associati hanno diritto e il dovere di professare liberamente la propria fede religiosa, Cristiana-Cattolica/Cristiana -Ortodossa, in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto. Art.21) Tutti gli associati hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione a meno ch non vada contro i principi dell'Associazione e la morale Cristiana . La stampa pu essere soggetta ad autorizzazioni e censure. Si pu procedere a censura se il materiale pubblcato va contro la Religione Cattolica o i principi dell'Associazione . Art.22) Tutti gli associati possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Art.23)Nessun associato pu essere punito se non in forza di una reato contro lo Statuto che sia entrato in vigore prima del fatto commesso. Art.24)L'espulsione di un associato pu avvenire soltanto in casi di grave infrazione delle leggi presenti nel presente Statuto . Art.25)La responsabilit penale personale. Art.26)Il fondatore e gli amministratori dell'Associazione legittimista Trono e Altare sono direttamente responsabili, secondo le leggi presenti nello Statuto degli atti compiuti in violazione dello Statuto stesso da parte loro,senza distinzione di punizione o trattamento giudiziario rispetto agli altri associati. RAPPORTI ETICO-SOCIALI Art. 27. LAssociazione legittimista Trono e Altare riconosce i diritti degli associati che per debbono accettare lo Statuto vigente ordinato sul rispetto della gerarchia amministrativa in base ai

limiti stabiliti dalle leggi presenti nello Statuto. Art. 28. dovere e diritto degli associati istruire ed educare il prossimo alla buona causa. Art. 29. LAssociazione legittimista Trono e Altare agevola la formazione dei giovani su Politica, cultura e religione. Art. 30. LAssociazione legittimista Trono e Altare tutela la possibilit di ogni associato di poter esprimere con educazione e seriet il proprio parere nei confronti di qualsiasi argomento trattato allinterno dellAssociazione come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivit, e garantisce una difesa adeguata qualora venisse calpestato tale diritto a meno che esso non calpesti i principi dell'Associazione . Nessuno pu essere obbligato a rinunciare a riportare materiale che abbia le caratteristiche di idoneit ad essere trattato riportate nel vigente Statuto. Art. 31.La Religione Cattolica , allinterno dellAssociazione legittimista Trono e Altare, Tradizionalista/Integrale ed libero propagandarla in tal senso . LAssociazione legittimista Trono e Altare detta le norme generali sugli argomenti trattabili e le loro limitazioni anche in campo Religioso per tutti gli ordini e gradi degli associati. Gli associati hanno il diritto di manifestare il proprio disaccordo senza per intaccare con insulti e calunnie gli amministratori e il Presidente. Art. 32.Liscrizione allAssociazione legittimista Trono e Altare aperta a tutti i Monarchici legittimisti Cattolici/Ortodossi. ARTICOLI SPECIALI Art.33. LAssociazione legittimista Trono e Altare non riconosce come legittimi i governi attualmente esistenti dividendo tale giudizio in due gradi di valutazione: 1) Illegittimit totale: Tutti gli Stati sorti per mezzo di Rivoluzioni e/o usurpazioni territoriali ai danni di altri Stati legittimi. Esempio lo Stato Italiano ( sia Regno che Repubblica). 2) Illegittimit parziale: Tutti gli Stati che per istituzione storica sono legittimi ma nei quali oggi vige un governo di radice Rivoluzionaria. Per esempio, l'attuale Regno di Spagna, il Regno Unito ecc... . Tutti gli associati sono tenuti ad accostarsi a queste direttive: ci comporta un netto distacco da parte dell'associato nei riguardi delle faccende inerenti alle prima citate realt statuali senza ricevute direttive dal Presidente o dagli amministratori qualificati. 1. I veri amici del popolo sono tradizionalisti Dalla Lettera apostolica Notre charge apostolique (25/8/1910), di san Pio X: "Che questi sacerdoti [consacrati alle opere di azione cattolica] non si lascino allontanare dalla buona strada, nel labirinto delle opinioni contemporanee, dal miraggio di una falsa democrazia. Che non prendano in prestito dalla retorica dei peggiori nemici della Chiesa e del popolo un linguaggio enfatico, pieno di promesse tanto sonore quanto irrealizzabili. Che siano persuasi che la questione sociale e la scienza sociale non sono nate ieri; che in ogni tempo la Chiesa e lo Stato, in felice accordo, suscitarono a questo scopo organizzazioni feconde; che la Chiesa, che mai trad la felicit del popolo con alleanze compromettenti, non ha bisogno di liberarsi dal passato, poich le basta riprendere, con l'ausilio dei veri artefici della restaurazione sociale, gli organismi distrutti dalla

Rivoluzione, adattandoli, con lo stesso spirito cristiano che l'ispir, al nuovo ambiente creato dall'evoluzione materiale della societ contemporanea. Infatti i veri amici del popolo non sono n rivoluzionari n innovatori, ma tradizionalisti". (1) 2. Il rispetto della tradizione non impedisce per nulla il vero progresso Dal discorso di Pio XII ai professori ed allievi del Liceo Ennio Quirino Visconti, di Roma (28/2/1957): " stato giustamente notato che una delle caratteristiche dei romani, quasi un segreto della perenne grandezza della Citt Eterna, il rispetto alle tradizioni. Non che tale rispetto significhi il fossilizzarsi in forme superate dal tempo; bens il mantener vivo ci che i secoli hanno provato esser buono e fecondo. La tradizione, in tal modo, non ostacola menomamente il sano e felice progresso, ma al tempo stesso un potente stimolo a perseverare nel sicuro cammino; un freno allo spirito avventuriero, incline ad abbracciare senza discernimento qualsiasi novit; altres, come suol dirsi, il segnale d'allarme contro gli scadimenti". (2) 3. Uno dei difetti pi gravi e frequenti della sociologia moderna consiste nel sottovalutare la tradizione Allocuzione di Paolo VI ai pellegrini slovacchi provenienti di diversi Paesi, soprattutto dagli Stati uniti e dal Canada (14/9/1963), nell'XI centenario dell'arrivo dei santi Cirillo e Metodio alla Grande Moravia: " una caratteristica dell'educazione cattolica trarre dalla storia non solo materiale culturale e memorie del passato, ma anche una tradizione vivente, un coefficiente spirituale di formazione morale, un indirizzo costante per un retto e coerente progresso nella marcia del tempo, una garanzia di stabilit e permanenza, che d a un popolo la sua dignit, il suo diritto a vivere, il suo dovere di agire in armonia con altri popoli. Uno dei difetti della sociologia moderna fra i pi frequenti ed i pi seri, quello di sottovalutare la tradizione, cio presumere che una societ forte e coerente possa stabilirsi senza tenere conto delle fondamenta storiche sulle quali riposa, e ritenere che la rottura con la cultura ereditata dalle generazioni precedenti possa essere pi benefica alla vita di un popolo che lo sviluppo progressivo, fedele e saggio, del suo patrimonio di convinzioni ed abitudini. Pi ancora, se questo patrimonio si arricchisce con i valori universali e immortali che la Fede cattolica istilla nella coscienza di un popolo, allora il rispetto alla tradizione significa garantire la vita morale di questo popolo; significa dargli una coscienza della sua esistenza e renderlo meritevole di quei aiuti divini che conferiscono alla citt di questo mondo qualcosa dello splendore e della perennit della citt celeste". (3) 4. Staccarsi dal passato causa di inquietudine, ansia e instabilit Dall'omelia pronunciata da Paolo VI durante la Messa celebrata a Roma, nella Basilica patriarcale di san Lorenzo al Verano (2/11/1963): "Siamo soliti a guardare avanti, spesso trascurando le benemerenze di ieri; non siamo facili alla gratitudine, alla memoria, alla coerenza con il nostro passato, all'ossequio, alla fedelt dovuta alla storia, alle azioni che si succedono da una generazione all'altra degli uomini. Spesso si rivela assai diffuso un senso di distacco dal tempo trascorso: e ci causa di inquietudine, trepidazione, instabilit. "Un popolo sano, un popolo cristiano molto pi aderente a quanti ci hanno preceduto; e mira alla logica delle vicende in cui deve formarsi la propria esperienza, mentre non esita di fronte al necessario tributo di riconoscimento e di giusta valutazione". (4) 5. La tradizione un patrimonio fecondo, un'eredit da conservare Dall'allocuzione tenuta da Paolo VI ai suoi conterranei di Brescia (26/9/1970): "Lasciate che un vostro concittadino di ieri renda omaggio ad uno dei valori pi preziosi della vita

umana e ai nostri giorni pi trascurati: la tradizione. un patrimonio fecondo, un'eredit da conservare. Oggi la tendenza delle nuove generazioni tutta verso il presente, anzi verso il futuro. E sta bene, sempre che questa tendenza non oscuri la visione reale e globale della vita. Perch, per godere del presente e per preparare il futuro, il passato ci pu essere utile, e, in certo senso, indispensabile. Il distacco rivoluzionario dal passato non sempre una liberazione, ma spesso significa il taglio della propria radice. Per progredire realmente, e non decadere, occorre avere il senso storico della nostra esperienza. Questo vero perfino nel campo delle cose esteriori, tecnicoscientifiche e politiche, dove la corsa delle trasformazioni pi rapida e impetuosa; e lo ancora di pi nel campo delle realt umane e specialmente nel campo della cultura. Lo in quella della religione nostra, che tutta una tradizione proveniente da Cristo". (5) Intanto bisogna riconoscere che, durante il regno di Leone XIII, i sacerdoti fedeli ebbero il dolore d'esser testimoni di ci che Mons. Isoard, vescovo di Annecy, cos descrisse: "Gli uomini, laici o preti, che si sono tolti l'incarico d'infondere nel clero uno spirito nuovo per i tempi nuovi, non si propongono - dicono essi - che di ottenere l'adempimento di altissime volont. Si coprono delle pi onorate divise; usurpando una garanzia col mettere in vista personalit pi giustamente riputate, venerate, essi lavorano con sicurezza a spodestare l'autorit stabilita da Dio nella sua Chiesa e che la vita della Chiesa stessa". In appoggio di queste parole, riferiamo un fatto fra gli altri che si potrebbero ricordare. Era il settembre 1895; si agitava la grande questione della sommissione o non sommissione delle Congregazioni, della resistenza almeno passiva alle leggi ingiuste, tiranniche ed empie. Sotto il titolo La graine de schisme, il Figaro scrisse: "I paladini spesso astuti che veggono nelle passioni pietose o nei sentimenti religiosi uno strumento politico, si sforzano di prendere sul Papa regnante, le cui tendenze conciliatrici, checch se ne dica, non hanno punto cangiato, una dissimulata rivincita. Son dessi che stimolano i vescovi tiepidi ed insultano i ricalcitranti". L'Univers-Monde, dopo aver riprodotto queste parole, aggiunse sotto la firma di Eugenio Veuillot: "Noi vogliamo congratularci col redattore del Figaro di notar cos bene che quelli che gridano senza diritto n rischio, e con tanta passione alla resistenza, cercano soprattutto nella questione delle Congregazioni una rivincita contro la politica del Papa. Refrattari, semirefrattari, cattolici alleati coi refrattari e ammoniti dalla S. Sede, son tutti l". La Semaine Religieuse della diocesi di Cambrai che l'Univers-Monde, un mese prima, avea preso a parte nominatamente, fece seguire a tale accusa questo appello a' suoi lettori: "Noi dimandiamo a tutti i nostri venerabili Confratelli, sacerdoti della diocesi di Cambrai, unanimi nel pensare che il bene delle Congregazioni e la salute della Chiesa di Francia reclamano l'attitudine passiva davanti alla legge di abbonamento, se sono i sentimenti qui sopra espressi che loro hanno ispirata questa opinione. "Noi dimandiamo a tutte le nostre care Comunit unanimi, anche esse, nelle risoluzioni prese sotto la presidenza dell'Arcivescovo, dopo che il pro ed il contro sono stati s lealmente esposti, se esse hanno voluto, se vogliono "prendere una rivincita contro la politica del Papa"". Quando ci che si dichiarava essere la "politica del Papa" fece abbandonare la resistenza, la Lanterne cav questa conclusione: "Non affatto inutile d'insistere su questo punto - che la sommissione delle Congregazioni prova perentoriamente - che se il Parlamento volesse inoltrarsi di pi nella via in cui si messo, se egli si decidesse a votare la soppressione dell'Ambasciata presso il Papa ed anche l'abrogazione del Concordato, egli non incontrerebbe nel paese alcuna reale opposizione, e che queste riforme, le quali facevano parte del programma democratico del 1878 potrebbero effettuarsi senza pericolo della tranquillit pubblica e senza difficolt".(1) Il ragionamento della Lanterne era quello della framassoneria che ci governa. Incoraggiata da tante sommissioni, essa os presentare al Parlamento il suo progetto di legge della separazione della Chiesa dallo Stato. Le Istruzioni segrete avevano detto: Voi volete stabilire il regno degli eletti (di Satana) sul trono della prostituta di Babilonia (Roma); fate in modo che il clero cammini all'ombra del vostro

stendardo credendo sempre di camminare sotto la bandiera delle chiavi apostoliche. Nel suo libro Nouveau Catholicisme et nouveau Clerg, Maignen non ha punto esitato di notare certe parole e certi fatti che mostrano come questa illusione si trovata in molti. "Che ci sia pericolo per la fede e per la disciplina della Chiesa, in questa sete insaziabile di novit che trasporta molti cattolici e una parte del clero, diventa ogni giorno pi difficile a contestarlo. "Mai noi crediamo di scorgere un pericolo maggiore nel modo onde i novatori pretendono far prevalere le loro dottrine.

Concilio Vaticano I. "Questa tattica, infatti, meravigliosamente adatta allo stato presente e a quello che si potrebbe chiamare la mentalit cattolica dopo il Concilio Vaticano. "Non solo i moderni novatori non intendono di romperla con Roma, n d'insorgere apertamente contro l'autorit pontificia, ma anzi hanno altamente confessato l'intenzione di accaparrarsi, in qualche modo, l'influenza di questa stessa autorit e di farla servire al predominio del loro partito. "Nel campo della teoria, non si tratta pi per i novatori di negare un dogma, ma di dare, secondo l'occasione, a tutti i dogmi un senso nuovo. "Nel campo dei fatti, non questione di resistere al Papa, ma di far credere all'opinione pubblica che i maneggiatori del Partito sono i soli fedeli interpreti del pensiero del Papa. "Per giungere ai loro fini i novatori dispongono di due mezzi potenti: l'uno che di tutti i tempi, l'intrigo, onde si sforzano di spingere i loro partigiani nelle file del clero e nella burocrazia; l'altro, modernissimo e molto formidabile, la stampa, ch'essi maneggiano con tanta destrezza da creare le correnti dell'opinione, le simpatie popolari, tanto pi perniciose alla vita della Chiesa quanto pi sembrano innocue e spontanee"(2) Il defunto Augusto Sabatier, allora decano della Facolt di teologia protestante a Parigi, ha fatto la medesima osservazione, in due lettere indirizzate da Parigi al giornale di Ginevra, il 20 ottobre 1898 e il 18 marzo 1899, una prima, l'altra dopo la pubblicazione dell'Enciclica sull'americanismo. Dopo aver detto: "L'americanismo figlio del liberalismo. "Esso ha una coscienza profonda delle necessit del tempo presente e dei bisogni dell'umanit in questa fine di secolo. "Esso vuol essere moderno, democratico e individualista. "Il suo pensiero dominante di unire il secolo e la Chiesa, di cercare una conciliazione fra la tradizione della Chiesa e le aspirazioni del secolo, di far cessare il conflitto tra la teologia dei seminari e le scienze moderne. "Per gli americanisti, la separazione della Chiesa dallo Stato lo stato normale. "Essi accettano la disciplina della Chiesa, ma intendono di accettarla volontariamente. "Essi sono individualisti nella Chiesa come nella societ civile. "Ai loro occhi, il Concilio Vaticano, che dichiar l'apoteosi del Papa, la fine di un grande periodo. Il nuovo periodo ha il cmpito di sviluppare l'iniziativa e le forze individuali, le virt attive, l'immanenza dello Spirito Santo nell'anima degli individui. "Essi non si fanno illusione sull'arditezza di questo concetto nuovo della Chiesa". Egli termina dicendo che, nonostante l'origine di queste influenze e il carattere di queste novit, essi sperano trionfare di tutte le resistenze. In che modo? Egli pur lo diceva: Raddoppiando le loro proteste di sommissione alla S. Sede, mettendo tutto questo al sicuro sotto la sovranit del Papa, protestando piena obbedienza alle sue direzioni. Quelli che hanno seguito i novatori, che hanno osservato il loro contegno e i loro atti, che hanno letto i loro scritti, riconosceranno che Sabatier ha colpito nel vivo la loro tattica. Per convincersene

pienamente, basta ricordare il discorso pronunciato da Mons. Lorenzelli, nel gran seminario di Soissons nei primi giorni dell'anno 1902. Il nunzio parl dei pericoli che minacciano la Chiesa cattolica nell'ora presente. Fra questi pericoli, segnal "la tendenza a naturalizzare lo spirito del clero, ad accogliere ogni nuova dottrina, ogni nuovo metodo d'azione". Egli non temette di aggiungere: "Questo spirito vorrebbe giustificarsi con certe parole della Santa Sede". Questo modo di operare, giova osservarlo, risponde mirabilmente ai voti che esprimevano le Istruzioni date all'Alta Vendita. Papa Pio VI In tutte le circostanze, non, senza dubbio, per obbedire ad un ordine che sapevano venir dal di fuori, ma guidati da non so quale istinto o da non so quale occulto impulso, essi non cessarono di agitare la bandiera del Papa, e di presentarsi come i suoi araldi, mentre insegnavano e propagavano a tutta possa le dottrine che la S. Sede non cess mai di condannare da Pio VI a Pio X. Perci hanno preso il loro punto d'appoggio a Roma stessa. Delle direzioni pontificie, interpretate contro il senso comune, si sono formati un'arma contro i difensori della sana dottrina; han guadagnato dei giornali, altra volta i pi opposti al liberalismo, di guisa che in Francia e in Italia, in Alemagna ed in America, si ebbe il dolore di vedere celebri campioni della Chiesa, darsi a dissimulare le verit, quando pure non propagavano essi medesimi gli errori dell'americanismo, del liberalismo e della democrazia. Cos appoggiata, l'audacia dei novatori non ebbe pi alcun timore. Quando l'abate Loisy pubblic il suo libro: L'Evangile et l'Eglise, dove sono riprodotti gli errori dell'arianismo e del nestorianismo, Naudet nella sua Justice sociale (numero del 10 gennaio 1903) l'apprezz in questi termini in un articolo intitolato La victoire: "Questo libro, se si sopprimono certe pagine dei due primi capitoli, che sono assolutamente deplorevoli, mi sembra, nel suo complesso essere quanto da Newman in qua stato scritto di pi potente e di pi bello in fatto di teologia storica". Egli termina cos quest'articolo: Noi siamo e restiamo i figli diletti del Papa".(3) Egli recava in prova questo fatto certamente poco concludente che, trovandosi due mesi prima dinanzi al Papa "i suoi occhi d'una dolcezza e vivacit straordinaria in cui sembra concentrarsi tutta la vita, mi guardarono lungamente". Era la seconda volta che Naudet parlava di questa udienza; sempre egli si faceva bello dello sguardo che il Papa aveva gettato sopra di lui, studiavasi di far capire che questo sguardo era segno di approvazione delle sue dottrine; ma guardavasi bene di riportare alcuna delle parole che Leone XIII gli aveva rivolte. Mons. Duchesne . Dabry si espresse pi francamente; egli fece intendere che il libro di cui parliamo Roma lo aveva dimandato all'autore. "Quindici anni fa - dice Mons. Duchesne - era lo spauracchio di tutto il mondo ben pensante. Oggid Mons. Duchesne il sapiente cattolico di cui si orgogliosi ed a cui si fatto ricorso per rettificare il Breviario; come Loisy il sapiente cattolico a cui si domanda di confutare Harnack". Gli errori pi anticristiani venivano cos posti sotto il patrocinio del Papa; pi ancora, il loro autore veniva presentato. come incaricato dal Papa di formularli e metterli in circolazione. Tre anni or sono,(4) la S. Congregazione dell'Indice condannava l'opera intitolata: Le Paganisme au XIXe Sicle. Subito l'autore dichiarava al suo vescovo che egli "piegava il capo". Ma aveva cura di aggiungere: "In quest'opera io m'era sforzato di seguire le pi recenti dottrine di Leone XIII, per quanto ho potuto comprenderle". E Dabry esclamava nel suo giornale, all'indirizzo della S. Congregazione dell'Indice, la quale condannava quelle che si eran dette "le pi recenti dottrine di Leone XIII": "Guai a coloro che uccidono gli apostoli o li incatenano!" Quanti tratti potrebbero a questi aggiungersi se volessimo risalire il corso dei dieci, dei venti ultimi

anni! Ma basti richiamare le corrispondenze inviate clandestinamente nei seminari; esse non aveano altro scopo che di presentare ai giovani leviti il Papa alla testa del movimento che deve condurre la Chiesa al secolo, non il secolo alla Chiesa. Il Journal de Genve, nel suo numero del 31 ottobre 1898, ha perfettamente detto, a proposito della lettera del nostro S. P. il Papa al cardinal Gibbons, quello che in cento occasioni si tentato di persuadere ai semplici per farli passare sotto la bandiera della setta nell'atto stesso che loro faceano credere di trovarsi sempre sotto la bandiera del Papa. "L'americanismo - diceva questo giornale - novera fra i suoi primi protettori il Papa e il cardinal Rampolla. Leone XIII ha sempre dimostrato una vivissima simpatia ai capi dell'americanismo, Mons. Ireland, il cardinal Gibbons, ecc.; unicamente questo che ha permesso all'americanismo di prosperare e di svilupparsi. Spirito largo e comprensivo, Leone XIII ha visto fino ad oggi nell'americanismo il miglior modo di accomodamento del cattolicismo alle nuove condizioni della societ moderna. Secondo il cardinal Rampolla, questa questione si collega strettamente colla politica democratica e repubblicana che il Vaticano ha inaugurato in Francia, e che il cardinale Segretario di Stato vorrebbe che trionfasse dappertutto. "Quando venne la condanna dell'americanismo, dissero che questa condanna era stata "strappata alla debolezza del S. Padre ormai malaticcio". E non il Figaro solo che ha parlato cos (numero 11 giugno 1899). Anche il Sillon diceva: "Si vanno susurrando molte cose, io non l'ignoro, sul modo onde i famigliari del S. Padre avrebbe approfittato, in questo ultimo tempo, della sua vecchiezza e della sua malattia". Quanti altri sparsero le medesime insinuazioni!(5) Quali disordini cotesti discorsi producono negli spiriti che non hanno le dovute diffidenze sulla tristezza dei tempi! Il Signal ne diede un'idea sei mesi pi tardi nel suo numero del 6 maggio 1899. L'apostata Charbonnel vi parlava dell'Unione progressista della giovent CATTOLICA. I giovani di questa associazione erano persuasi di ci che loro si era cantato su tutti i toni, che cio Leone XIII era americanista, e dicevano a se stessi: "Questo sar il rinnovamento della Chiesa!" L'ex abate ci fa conoscere quello che risult da questa falsa persuasione: "Il disinganno venuto molteplice e tristamente crudele... "Leone XIII ha riprovato il neo-cattolicismo; "Leone XIII ha riprovato il Congresso delle Religioni; "Leone XIII ha riprovato la Democrazia cristiana (quella sincera dell'abate Daens nel Belgio) e ridusse l'altra (quella dell'abate Garnier) a non essere che una maschera di Democrazia; "Leone XIII ha riprovato l'americanismo senza riserva; "Leone XIII, Papa liberale, il Sommo Pontefice degli anatemi; "Nessun Papa ha mai anatematizzato in sua vita al pari di lui". Charbonnel spinge la nota; ma non men vero che Leone XIII, al pari de' suoi predecessori, non ha fatto grazia all'errore. Quelli che l'avevano abbracciato, e che si erano lasciati persuadere che il Papa approvasse le loro idee, furono un dopo l'altro crudelmente delusi nelle loro speranze. Come accettarono essi queste disillusioni? Il fondatore dell'Unione progressista della giovent CATTOLICA diede la sua dimissione di presidente di questa associazione; ma con dei considerando che riempiono l'anima di tristezza, perch addimostrano ci che avviene di questi giovani che hanno voluto mettere la loro attivit a servizio del bene, ma che sono deviati da coloro che imprendono a guidarli; la loro buona volont da prima resa sterile, poi son gettati nel dubbio, se non anche nella incredulit. "Io appartengo, mio caro collega - scrisse F. B. - alla generazione del 1890, tempo gi lontano se lo si giudica da ci che avviene oggid intorno a noi. Voi siete pi giovane di me; se voi foste vissuto nella vostra adolescenza, quando si brindava all'Enciclica, voi sapreste che un movimento idealista, sociale, politico, religioso, metteva la febbre nella giovent di allora, confidente nella Chiesa che si avanzava verso il Secolo. "Le circostanze sono cangiate: il virus latino era troppo intimamente penetrato nelle nazioni cattoliche dal secolo XVI in poi, perch fosse loro possibile di liberarsi, e i Gesuiti sapevano bene quel che dicevano annunziando il fallimento delle Encicliche liberatrici di Leone XIII. Il fallimento avvenuto e noi siamo vinti.

"Io non vi parler dell'alternativa in cui sono posti i cattolici francesi, i quali devono abbandonare la Chiesa o ritornare indietro; io mi terr pago di segnalarvi l'affare Daens, l'affare Hecker, l'affare Schell. Vi dir semplicemente, mio caro collega, esser mia intima convinzione che non vi ha niente da fare in questo paese che oscilla senza tregua fra gli estremi, mostrandosi pi appassionato che ragionevole. "Dir di pi: il patriottismo pu diventare una grave responsabilit nel conflitto dei doveri, quando il paese, a cui si appartiene, saturo di tradizioni pagane, tanto politicamente quanto religiosamente e socialmente". Abbandonare la Chiesa! ecco il pensiero che ricorreva alla mente di quelli ai quali si era fatto credere che Leone XIII spingeva la barca di Pietro in nuove acque. Ma un giorno o l'altro Pietro parla per la bocca di Leone, e la verit cattolica loro apparisce tale qual', quale N. S. Ges Cristo l'ha predicata. L'ideale ch'essi avevano accarezzato si dilegua e il loro spirito sconcertato, sente di non aver pi n la luce, n la forza di ritornare indietro. I medesimi disinganni e le stesse tentazioni si sono manifestate al Sillon. Nel suo numero del 10 aprile 1899, esso pubblicava senza commenti una lettera in cui uno de' suoi cominciava col ricordargli il dubbio che egli aveva manifestato poco tempo innanzi, a proposito dell'Enciclica agli Americanisti. "Leone XIII poteva egli condannarli senza condannare ad un tempo tutta l'opera dei suo Pontificato?..." Poi veniva ai rimproveri. "Ora, voi rallentate il freno ad uomini o ad idee che sostenevate, nella speranza, sembra, che queste concessioni ve ne risparmino delle altre. Permettetemi di credere che fatica sciupata. Sarete sloggiati dagli ultimi vostri trinceramenti ... Non sarebbe pi franco confessare che il Papa, sembra, abbia voglia di rovinare a poco a poco, - o di lasciar rovinare e disfare, in ci che ha di umano e per conseguenza di distruggibile, ben inteso, - l'opera del suo glorioso Pontificato? Questo pu e deve contristarci, ma non pu n deve scoraggiarci. Ma perch non constatarlo? "Non sarebbe quindi pi politico, pur sottomettendoci per ispirito d'ubbidienza alla Chiesa, nella misura necessaria, di dire schiettamente che queste sommissioni non sono n ritrattazioni (non essendo la nostra ortodossia per nulla colpita, e il magistero infantile non esercitandosi in niun modo in queste Lettere o decisioni delle Congregazioni), n rinunzie al lavoro e all'azione? Crediamo noi, dietro questi documenti, che il nostro dovere non sia di cercare una conciliazione tra il dogma cattolico e le idee del secolo; di lavorare per un accomodamento progressivo del cattolicismo con tutte le forze che governano il mondo moderno? ... Non fa mestieri evitare con premura di comparire come se abbandonassimo una causa e idee che continuiamo a credere buone in se stesse, che sono la ragion d'essere della nostra vita e della nostra azione, e, dir anche, la salvaguardia della nostra fede? Imperocch il giorno in cui coininciassimo a dubitare che il cattolicismo sia adattabile e capace di progresso, in quel giorno crederemmo noi ancora in lui?" di nuovo il pensiero dell'apostasia che si presenta a questi giovani, i quali han creduto "marciare sotto la bandiera dei duci apostolici", mentre in realt si erano slanciati sulle vie aperte dal massonismo. Allorch la framassoneria giunse al potere e gett il suo grido di guerra: "Il clericalismo, ecco il nemico", uno dei massoni pi istruiti e pi capaci di penetrare i disegni e i piani della setta, disse ad un vescovo, il quale lo ripet all'Univers: "Le nostre misure son prese troppo bene, troppo bene abbiam preparato i nostri mezzi d'attacco, troppo bene ci siamo assicurati tutte le alleanze, tutte le connivenze, tutte le complicit di tutto ci che rappresenta una forza, un'influenza, una potenza, perch il nostro successo non sia sicuro". Purtroppo! tutto and come la framassoneria l'aveva preparato e come l'interlocutore del vescovo l'aveva predetto.

Note:

(1) In una pubblicazione che fece sotto questo titolo: Une deuxime campagne: Vers la sparation, Combes spiega coi medesimi fatti come la framassoneria stata indotta a far discutere, pi presto che nol pensava, il progetto di legge sulla separazione della Chiesa dallo Stato. "Le Congregazioni sono state disciolte, le loro case sono state chiuse. All'indomani di quest'operazione, la pace pi profonda regn dovunque, anche nei luoghi pi anticamente abbandonati alle pratiche dei conventi. "Il silenzio si fatto, l come altrove, sulle Congregazioni alla vigilia cos agitate. "Al presente l'oblio ha sepolto pensino il loro nome. "Sar lo stesso delle conseguenze sociali della separazione della Chiesa dallo Stato". (2) Nouveau Catholicisme et nouveau Clerg, pp. 435-436. (3) Nel novembre 1894 la Democrazia cristiana, pubblic un articolo di oltre quaranta pagine che conchiudeva: "Noi non abbiamo che uno scopo in questo lavoro: dimostrare che il Papa ha delle simpatie e delle preferenze per i Capi, per le Dottrine e le Opere di questa scuola che potremmo chiamare oggimai Scuola Pontificale. Noi crediamo di aver raggiunto il nostro scopo". (4) 1903. (5) Nel numero d'ottobre 1901, gli Annali di Filosofia cristiana, redatti dall'abate Denis, parlando della lettera dell'8 settembre 1899 al clero francese, dissero cos: "Questa lettera non di Leone XIII che avea subita un'operazione chirurgica ed era gravemente malato. Essa del defunto P. Mazzella, che faceva allora ogni sorta di pratiche per ottenere la condanna per mezzo dell'Indice dei filosofi laici ed ecclesiastici francesi. S. S. Leone XIII, esitante un momento, tanto in nero si presentavano le cose di Francia, rifiut formalmente ogni condanna. Mazzella ottenne almeno che la Dmonstration philosophique dell'ab. Jules Martin, opera superiore d'un pensatore isolato e senza relazioni coi neo-apologisti, fosse ritirata dal commercio. Un innocente, un venerabile vecchio era colpito per le sue opinioni libere! - Nella lettera di Mazzella si legge un passo che evidentemente in contradizione con lo spirito largo e paterno di Leone XIII, quello in cui egli oppone lo spirito francese allo spirito tedesco. Sotto questa forma apparentemente lusinghiera, egli condannava una categoria di pensatori cattolici che non sono pi tedeschi che italiani, ma che cercano la verit dovunque essa pu trovarsi. I cattolici erano presentati come praticanti un "soggettivismo radicale". Si cercherebbe invano da chi e dove simile filosofia sia stata professata". Daniele Manin e lo "scimmiotar la Serenissima".

Daniele Manin. Molte contraddizioni aleggiano intorno a questo personaggio e al contesto storico che lo vide protagonista ; molte storie contrastanti emergono su tutto ci e le persone che le ascoltano , narrate da partigiani di schiere diverse, si dividono in ulteriori fazioni. Ma dove sta la verit? Manin veramente da considerarsi un "patriota Veneto" oppure no? A queste e ad altre domande cercher di rispondervi nel corso della narrazione che segue... Daniele Manin nacque a Venezia il 3 giugno 1804 in campo SantAgostino da famiglia ebraica convertita per esigenza al cristianesimo. Gli storici si dividono sul cognome originario: secondo alcuni fu Fonseca, secondo altri Medina. Quando fu battezzato gli fu imposto il cognome del padrino, come si usava allepoca, fratello dellultimo Doge della Serenissima, Ludovico Manin, colui che , senza pensarci due volte , diede il colpo di grazia alla Repubblica di Venezia invasa dalle truppe Napoleoniche in quel 12 maggio 1797, spogliandosi in fretta delle insegne ducali e, prima di lasciare il Palazzo Ducale, consegnando al suo fidato cameriere personale Bernardo Trevisani la cuffietta di tela bianca che i Dogi portavano sotto il corno, e con flemma tutta veneziana disse:

Tenete, questa non ladopero pi: mentre il popolo Veneto e alcuni Nobili valorosi ancora combattevano , e avrebbero continuato a combattere, le truppe dell'invasore. Laureatosi giovanissimo avvocato, classe famosa per aver fornito i pi noti agenti della setta , seguendo le orme paterne, apr uno studio legale in Campo San Paternian (oggi Campo Manin). Le conseguenze del suo "illustre cognome" portarono il Manin a sviluppare una sorta di ambizioso orgoglio per la storia di Venezia facendo crescere in lui la convinzione di essere il prescelto per una "rinascita della Serenissima ("peccato" che la Serenissima era gi risorta nel 1814 con l'arrivo del governo Asburgico). Questo lo port a stampare il volume Storia della Veneta Legislazione analisi delle leggi Serenissime. Altrettanta passione, volta ad avvicinare pi gente possibile ai suoi ideali, l'ebbe per la lingua veneta che in una lettera, che definirei "pubblicitaria", chiamer la mia bellissima lingua: la parlava in tutte le situazioni e contribu allefficacia della sua infausta arte oratoria. Collabor con Giuseppe Boerio nella stampa di quel Dizionario del dialetto veneziano che , a onor del vero, ancor oggi rappresenta una fonte nello studio della lingua veneta. In pratica cre e svilupp le basi del becero nazionalismo in versione ristretta (nazionalismo Veneto).

Niccol Tommaseo. Le sue convinzioni profondamente repubblicane-democratiche-liberali , nonch il suo essere settario , mascherate durante le sue orazioni come un fantomatico "riscatto per la Terra di San Marco", divennero ufficialmente pubbliche nel 1847, anno del congresso massonico che gett le basi per i moti settari dell'anno successivo, durante il IX congresso dei "scienziati italiani", una bolgia di borghesi di loggia e aristocratici annoiati ed imborghesiti. Manin in quel momento era un sostenitore della lotta legale o opposizione legale al governo di Vienna (?), per arrivare all'"autonomia e alle riforme". Il 18 gennaio 1848 assieme a Niccol Tommaseo, per via della loro opera per libelli sovversivi ed i loro piani altrettanto sovversivi , viene arrestato dalle autorit Imperial-Regie: il loro arresto diventa la scintilla che fa incendiare Venezia. Tra assassinii e ruberie , il Manin diventa il Presidente della Repubblica Veneta, protagonista indiscusso dei diciassette mesi di miseria e guerra .

Vediamo brevemente le principali tappe di quello che fu un triste scimmiottar della Serenissima: Come accennato in precedenza, il 18 gennaio 1848, a Venezia, vengono arrestati dalle autorit Imperial-Regie Daniele Manin e Niccol Tommaseo , entrambi settari e sovversivi gi noti alle autorit, protagonisti di quella che veniva chiamata lotta legale o opposizione legale al governo di Vienna (?). Il 17 marzo arriv a Venezia, tramite il vapore postale giunto da Trieste, la notizia che a Vienna il grande Cancelliere Metternich , costretto dai moti settari, si era dimesso ed era stata concessa una Costituzione liberale: la manifestazione di un discreto numero di facinorosi , tra i quali vi erano alcuni semplici popolani illusi dalle menzogne propagandate nel periodo precedente , porta all'evasione di Manin , Tommaseo ed altri criminali politici.

File:Sanesi - La proclamazione della Repubblica di San Marco, Marzo 1848 - litografia - ca. 1850.jpg Immagine di propaganda che mostra la proclamazione della "Repubblica di Venezia" il 22 marzo 1848.

Il 22 marzo alle ore 16.30 venne proclamata in Piazza San Marco la caricatura dell'antica Repubblica Veneta. Daniele Manin , "eletto" presidente , termina il suo discorso zeppo di nazionalismo e menzogne incitando la folla con un triplice e al quanto ridicolo Viva La Repubblica, viva la libert, viva San Marco!. Nel governo rivoluzionario un ruolo centrale spett al dalmata Niccol Tommaseo ministro del "Culto e dellIstruzione" secondo il quale una confederazione repubblicana delle regioni doveva essere permanente e non un graduale passaggio verso la repubblica unitaria, e in questa confederazione doveva esserci lo Stato Pontificio: all'epoca i liberali credevano che Pio IX fosse politicamente e ideologicamente dalla loro parte , quindi non c' da stupirsi se un soggetto da loggia come il Tommaseo avesse un progetto tanto astratto quanto irreale. Per tranquillizzare il popolo Cattolico il 4 aprile un decreto del governo rivoluzionario veneto permise la libert di comunicazione per tutti i vescovi del Veneto con il Papa. Un provvedimento rassicurante per tutto il mondo della Chiesa ma che nascondeva l'altra faccia della medaglia...la forte impronta anticlericale della repubblichetta del Manin . Caccia al prete nella massonica repubblica rivoluzionaria (1848) di Daniele Manin, parodia della gloriosa Serenissima. Venezia 1849.Vicenza. Museo di storia del Risorgimento. il primo decreto che appare sulla Gazzetta di Venezia del 23 marzo diceva : Il Governo provvisorio della Repubblica Veneta dichiara agli stranieri dimoranti in questa citt, di qualunque nazioni e opinione siano e qualunque siano i loro antecedenti politici, che sar ad essi usato ogni riguardo qual si conviene tra nazioni civili, e massime a questo paese noto per lospitalit sua. Il Presidente Manin. Peccato che ci avvenne solo sulla carta in quanto le persone additate come "filo-austriache" vennero perseguitate e anche barbaramente assassinate. E importante sottolineare come graficamente nella Gazzetta emergono due concetti furbescamente propagandistici : Viva San Marco e Foglio Ufficiale della Repubblica Veneta, sottolineo Repubblica Veneta , centralista nel suo piccolo, visto che c ancora in giro qualche simpaticone che la accosta a quella che fu un tempo la gloriosa Repubblica Aristocratica di Venezia

File:Flag of the Republic of Venice 1848-49.gif La massonica bandiera della Repubblica di Venezia del Manin (1848-1849). Agli inizi del 1848, assuefatti dalle menzogne dei liberal-rivoluzionari , anche le genti che popolavano le campagne Venete , in parte, si ribellarono all'autorit legittima di Vienna: Padova, Vicenza, Belluno, Treviso, la stessa fortezza di Palmanova, Udine. Emergono figure come quella di Pietro Fortunato Calvi, altro liberale convinto. Non sorprende allora che gi il 24 marzo, sempre nella Gazzetta, vista la buona riuscita dei piani sovversivi, troviamo un decreto che invitava ufficialmente le citt del Veneto a far parte della rivoluzionaria Repubblica Veneta in "modo paritario": Il nome di Repubblica Veneta non pu portare ormai seco alcuna idea ambiziosa o municipale. Le Provincie, le quali si sono dimostrate tanto coraggiosamente unanimi alle comune dignit; le Provincie, che a questa forma di governo aderiscono, faranno con noi una sola famiglia senza veruna disparit di vantaggi e diritti, poich uguali a tutti saranno i doveri: e incominceranno dallinviare in giusta proporzione i loro Deputati ciascuna a formare il comune Statuto. Aiutarsi fraternamente a vicenda, rispettare i diritti altrui, difendere i nostri, tale il fermo proponimento di tutti noi. Concetti fasulli che vengono ribaditi il 29 marzo: I cittadini delle Provincie Unite della Repubblica, qualunque siano le loro confessioni religiose, nessuna eccettuata, godono di perfetta uguaglianza dei diritti civili e politici. Tutte le differenze nella vigente legislazione, contrarie a

questo principio, sono tolte dalla sua applicazione. Le magistrature giudiziarie e amministrative sono incaricate di questa applicazione nei singoli casi ricorrenti. Manin. Concetti come federazione o addirittura confederazione in quei giorni epoca erano estremamente attuali. Ecco quanto arriva dal Governo Provvisorio di Vicenza il 27 marzo: Con tale adesione peraltro non sintende pregiudicare in guisa alcuna, n la desiderata e sperata unione della Venezia alla Lombardia, n una speciale confederazione di questi due Stati che rimanessero disgiunti,n (e molto meno) la generale confederazione degli Stati Italiani. In realt , come accennato in precedenza, questa "libert religiosa" era limitata ai comportamenti del soggetto che la praticava ed in particolar modo ci interessava i Cattolici che si dimostravano refrattari alla rivoluzione: famosa la "caccia al prete" che si verific nella massonica repubblica del Manin. Inoltre il concetto di confederazione esplicato dai capi della rivoluzionaria repubblica erano estranei e contrari ai progetti di confederazione italiana esposti da decenni da diversi Principi d'Italia. Nelle citt della terraferma la popolazione , con il passare del tempo, rendendosi conto dell'inganno ,pass in massa dalla parte del governo legittimo , ed i liberal-rivoluzionari rimasti a sovvertire l'ordine e che controllavano le citt , una alla volta capitolarono e a Venezia il Governo provvisorio convoc una Assemblea di Deputati (un parlamentino dove vi fosse un "agente" ogni duemila abitanti) con il compito di verificare le scelte politiche del governo stesso. LAssemblea si riun in Palazzo Ducale la prima volta il 3 luglio; Daniele Manin nel suo ennesimo intervento di propaganda si riallaccia alle glorie del passato: Cittadini deputati, nel 22 marzo, cessata in Venezia laustriaca dominazione, il popolo proclam la Repubblica: cinquantanni di schiavit non potevano avergli fatto dimenticare 14 secoli dindipendenza gloriosa. Il giorno dopo si and "al voto": la prima votazione, voto esposto dagli stessi rivoluzionari, era volta alla constatazione se la condizione politica della Repubblica dovesse decidersi subito o no, vide 130 si, e 3 no; la seconda sullimmediata fusione della Repubblica Veneta negli Stati Sardi colla Lombardia vede 127 si, e 6 no; la terza sulle sostituzioni e forme dei ministeri fu rinviata al giorno successivo. Manin venne eletto dai rivoluzionari membro di nuovo, probabilmente sarebbe stato rieletto a presidente ma constatando il "mutare della marea" egli furbescamente rispose: Io ringrazio vivamente lAssemblea di questo nuovo contrassegni di fiducia e di affetto, ma debbo pregarla di dispensarmi. Io non ho dissimulato che fui, sono e resto repubblicano. In uno stato monarchico io non posso esser niente, posso essere della opposizione ma non posso essere del governo. Al suo posto venne eletto lavv. Jacopo Castelli, altro massone, che resse il governo provvisorio fino al 7 agosto quando il potere venne assunto dai tre commissari in nome del tentenna Carlo Alberto (generale Colli, cav. Cibrario, avv. Castelli): il proclama dei quali termina con lacclamazione alquanto ridicola , vista la situazione e i veri ideali di questa gente, Viva San Marco, Viva Carlo Alberto, Viva LItalia. Carlo Alberto di Savoia-Carignano. La dimensione unionista filosabauda sembr mettere d'accordo tutta la fazione rivoluzionaria ma , come spesso accadde nella storia in ambito settario , non mancavano le attestazioni a favore del Manin e la contrariet alla fusione. Per l'occorrenza girava una filastrocca: No intendo ben sto termine/ che sento dir fusion/ me par che i se desmentega/ de metter prima un con/Ma basta po per altro/ che i lassa star Manin/ lo zuro, no voi altro/ da vero citadin. Il patteggiamento per i Savoia dur pochi giorni per via del mutare della situazione politica . Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia , spinto dai burattinai di loggia suoi amici , aveva nuovamente dichiarato guerra allImpero d'Austria, la cosiddetta Prima guerra dindipendenza, lanciando il proclama Ai popoli della Lombardia e del Veneto, popoli che avrebbero presto capito il suo gioco e che lo avrebbero cacciato . In un primo tempo le sorti della guerra sembrarono essere favorevoli al Regno di Sardegna , visto l'iniziale appoggio degli eserciti del Granducato di Toscana , del Regno delle Due Sicilie e dello Stato Pontificio , con la vittoria di Goito e la resa della fortezza di Peschiera. Il

doppio gioco e lambiguit di Carlo Alberto mostrarono ben presto la vera faccia del "liberatore" , e all'ora le cose cambiarono. Gli Imperiali guidati dal grande feldmaresciallo Radetzky il 25 luglio sconfissero pesantemente a Custoza i piemontesi (moltissimi Veneti militavano tra le fila Imperiali durante la battaglia). Le truppe sabaude iniziarono la ritirata verso Milano in rivolta contro il governo provvisorio e che venne poi abbandonata in fretta e furia , e di nascosto, praticamente senza combattere. Da qui il precipitare della figura di Carlo Alberto anche nella cerchia settaria. Feldmaresciallo Radetzky. Il 6 agosto gli Imperial-Regi rientrarono a Milano accolti dall'ormai rinsavito popolo e il 9 venne firmato a Vigevano larmistizio cosiddetto di Salasco (dal nome del generale Carlo Canero di Salasco). Larmistizio, prevedeva , tra laltro, il ritiro delle truppe sabaude da Venezia; quando la cosa fu pubblica, i veneziani liberal-rivoluzionari insorsero gridando Abbasso il governo regio! Abbasso i commissari! Viva Manin! Viva San Marco!. Daniele Manin rendendosi conto della svolta politica colse la palla al balzo assumendo per 48 ore il potere, i commissari regi vennero rimossi, per il 13 agosto venne convocata l Assemblea dei Deputati e in questo modo i tumulti cittadini organizzati dai rivoluzionari vengono placati (ma ne scoppiarono altri contro la Repubblica). Nelle stesse ore Nicol Tommaseo fugg verso Parigi con la scusa di cercare aiuti.

LAssemblea del 13 agosto elesse , sempre con il solito metodo a "numero chiuso", un Triumvirato con Manin, Cavedalis e Graziani che rest in carica fino al termine della guerra. Pochi giorni dopo venne lanciato un prestito di 10 milioni di lire garantito da ipoteche sul Palazzo Ducale e sulle Procuratie Nuove. Il governo rivoluzionario, dopo aver ridotto una delle pi belle citt d'Europa in miseria , stava svendendo la stessa citt e i suoi edifici storici.

Francesco Giuseppe I d'Austria. Il 6 ottobre scoppiarono tumulti settari a Vienna e lImperatore fu costretto a ritirarsi a Linz; la rivoluzione viennese venne domata lotto novembre. Il 2 dicembre lImperatore Ferdinando I , costretto , abdic in favore del nipote Francesco Giuseppe I : egli regner con saggezza fino al 1916 e il suo regno sar uno dei pi lunghi della storia. Il 24 dicembre venne istituita una Assemblea permanente dei rappresentanti dello "stato di Venezia". Lanno si chiuse con la bandiera caricaturale di San Marco che sventolava nella citt. Il 1849 si apr con un decreto che vietava luso delle maschere, viste le "condizioni eccezionali" nelle quali si trovava la citt. Il 30 si chiusero le elezioni, sempre a "numero chiuso", per lAssemblea dei Rappresentanti: si disse che votarono ben 32.255 elettori, ma la veridicit del numero resta dubbia. Il primo febbraio torn a Venezia il Nicol Tommaseo. Venne sostituito come Ambasciatore a Parigi dallo scledense Valentino Pasini. Il nove febbraio si riunisce per lultima volta lAssemblea dei deputati, mentre il 15 viene convocata per la prima volta a Palazzo ducale, lAssemblea dei Rappresentanti del popolo di Venezia (composta da individui facenti parte di una cerchia molto ristretta e assolutamente non popolare). Due giorni pi tardi la stessa assise riconferma i poteri straordinari a Manin, Graziani e Cavedalis. Il 7 marzo lAssemblea nomin Presidente Daniele Manin con 108 voti favorevoli su 110 votanti (ricordate il numero chiuso?). Arriv intanto la notizia della ripresa delle ostilit da parte di Carlo Alberto di Savoia. Vittorio Emanuele II di Savoia-Carignano. Il 22 marzo 1849 , celebrazione del primo anniversario della triste Repubblica; Messa filo-

modernista e Te Deum nella Basilica di San Marco. Qualche giorno dopo arrivarono le notizie della sconfitta dei Savoia a Novara e dellabdicazione di Carlo Alberto: subentrava il figlio Vittorio Emanuele II. Il 2 Aprile lAssemblea dei Rappresentanti del rivoluzionario Stato di Venezia, con la solita smania di chi vuol parlare in nome di "Dio e del Popolo" mentre agisce contro , unanimemente (parliamo di pochi individui) decretava: Venezia resister allaustriaco ad ogni costo. A tale scopo il Presidente Manin investito di poteri illimitati..

Un voto che esalt la dimensione pi autentica della Repubblica liberal-rivoluzionaria: in questi mesi cos nefasti, fu lintero popolo veneziano che ne sub le dure ripercussioni. Pochi giorni dopo, il 4 maggio, nonostante il blocco navale anglo-americano in appoggio della massonica repubblica, incominci l'estrema conseguenza della follia settaria: il bombardamento del forte Marghera. Il Radetzky intim la resa di Venezia, promettendo a Daniele Manin il perdono. Manin baldanzoso rispose inviando il decreto del 2 aprile, resisteremo a ogni costo. Il 14 maggio la comunit ebraica si raccoglie nella sinagoga prepongo per le sorti della repubblica che hanno contribuito a fondare; il 19 i consoli stranieri invitano i loro connazionali a lasciare la citt in vista dellinasprimento dellassedio. Proprio come nel Veneto, nellUngheria nel marzo del 1848 era scoppiata una rivoluzione settaria contro il governo legittimo con alla guida un folle settario di nome Lajos Kossuth; Nicol Tommaseo durante il suo soggiorno a Parigi era riuscito a creare un notevole rapporto con i rappresentanti settari magiari che si concretizz nella convenzione di alleanza fra le rivoluzionarie Ungheria e Venezia. A Duino il 20 maggio 1849 fu firmata la convenzione di otto articoli che iniziava con Nessuno dei due Stati potr stipulare un patto o un trattato di pace qualsiasi col nemico comune senza il concorso o lapprovazione dellaltro. Il documento ebbe una grandissima eco in citt e provoc unondata di ottimismo e di entusiasmo tra l'lite responsabile della rivoluzione : si favoleggiava di un contributo di mezzo milione di lire per la Repubblica, di un esercito di cinquantamila soldati ungheresi in marcia su Trieste. Non fu affatto cos anche se va ricordato come la setta ungherese fu lunica a dare un sostegno concreto a Venezia. La sovversione ungherese si spense il 13 agosto con la battaglia di Vilagos dove lintervento dellarmata russa (Santa Alleanza) fu determinante per sconfiggere la frangia dei sovversivi ungheresi. File:Perrin F. - Bombardamento di Marghera - litografia - 1851.jpg La battaglia di Forte Marghera in una litografia di parte rivoluzionaria dell'epoca. Tornando a Venezia: il 26 maggio venne abbandonato il forte di Marghera; il 31 lAssemblea rispose con la solita baldanza al messaggio del ministro Imperiale De Bruck che la base per ogni trattativa rimaneva lindipendenza assoluta del Lombardo-Veneto; al giusto diniego da parte Imperiale , la trattativa si spost sullindipendenza della citt, con un raggio di territorio che rendesse economicamente possibile tale realt (economicamente favorevole alle tasche di una certa classe borghese). Il ministro rispose che lImpero d'Austria aveva deciso di liberare Venezia e solo dopo si poteva discutere. Il 13 giugno gli Imperiali ripresero il bombardamento della citt in preda al mal governo rivoluzionario e alcune famiglie legate ai sovversivi vennero evacuate da Cannaregio, la zona pi esposta della citt. Il 29 il bombardamento divenne pi massiccio e diverse famiglie furono costrette a rifugiarsi in piazza San Marco, a Castello e sulla riva degli Schiavoni(un altro prezzo che la semplice gente dovette pagare come conseguenza della sovversione in atto). Fu aperto il Palazzo Ducale e le scale divennero asilo di sfollati vicini alle famiglie dei simpatizzanti e dei membri del regime. Nonostante questo nessun membro del governo rivoluzionario parl di capitolazione, di arrendersi. Con linizio di luglio si manifestarono i primi casi di colera.

Il settario ungherese Kossuth. Il 12 luglio gli Imperiali cercarono di spingere i sovversivi alla resa sperimentando l'uso di palloni aerostatici incendiari che per non provocano alcun danno ed esito. Il 3 agosto lesasperazione degli animi del popolo provoc dei sollevamenti e la residenza del Patriarca venne assediata. La gente inveiva contro il governo rivoluzionario responsabile della condizione drammatica che si stava vivendo. Il 6 agosto lAssemblea concentr su Manin ogni potere . Il 15 agosto lepidemia di colera tocca lapice: 402 casi con 270 morti. Il 18 Manin dispens per lultima volta le sue ormai inerti menzogne al popolo stremato in piazza San Marco; "le condizioni sono gravi", disse, "ma non disperate. Per negoziare occorre calma e dignit; lunica cosa che non si pu chiedergli la vilt: mentre Venezia moriva il Manin non cesso il suo classico "filosofeggiare nazionalista". Il 21 in citt arriv la notizia che anche gli ungheresi di Kossuth avevano capitolato: Venezia era lultima citt dEuropa ancora in preda alla Rivoluzione . Il 22 una delegazione si rec nella terraferma mestrina, a Marocco, per trattare la resa di Venezia. Il 24 agosto il Governo provvisorio, con la dichiarazione di Manin, chiuse la propria nefasta esperienza; il governo della citt venne assunto dal podest Correr e da 14 membri. Daniele Manin guida la lista dei 40 esiliati. Al ritorno del governo legittimo Venezia si presentava a pezzi, intrisa di morte , fame e disperazione. Ma ben presto , con l'opera del buon governo Asburgico la citt rinacque per la seconda volta , come nel 1814 per spegnersi nuovamente quando la rivoluzione torn nel fatal 1866. Il Manin , dopo aver giocato a fare il "democratico doge" , part per l'esilio il 24 agosto 1849 riuscendo anche , dopo le sventure che aveva contribuito a lanciare su quella gloriosa citt, la sua vita. Part con la famiglia per Parigi dove mor il 22 settembre 1857. 1) D: Cos' il legittimismo? R: Il legittimismo dottrina politica la quale si fonda e difende prima di ogni altra cosa la legge ed il Diritto Naturale e la religione rivelata; essa vige dall'origine dei tempi. La politica legittimista segue il Vangelo come guida dell'individuo e della Societ; difende le Tradizioni di una specifica terra sempre che tali tradizioni non cozzino contro la legge ed il Diritto Naturale nonch la Vera Fede. 2) D: Quando uno Stato/Istituzione politica legittimo/a ? R: Ogni potere proviene da Dio, insegna, infatti, San Paolo. Dio la fonte e lorigine di ogni legittima autorit, quella del Capofamiglia, del Sovrano e del Sacerdote. Lautorit politica dello Stato legittimo, inteso come societ perfetta, deve possedere in s i mezzi per conseguire il suo fine proprio, che la felicit temporale, ossia il bene comune. Il potere dello Stato, quando legittimo, sacro, derivando da Dio, fonte di ogni autorit. Tale situazione collima perfettamente con linsegnamento costante della Chiesa Cattolica e la retta filosofia. Lautorit politica legittima si fonda sul diritto e sulla legge di natura, il cui autore Dio. la legge di natura insegna Leone XIII, nellenciclica Diuturnum illud che spinge gli uomini a vivere in societ, o meglio, pi esattamente lautore della natura, cio Dio. Lautorit civile, inoltre, procede da Dio immediatamente. Lautorit procede da Dio immediatamente. Che gli uomini, infatti, non possano conferire lautorit alla societ si ricava dalle seguenti considerazioni: (1) Gli uomini, quando vivono riuniti assieme secondo la legge di natura, non possono impedire lautorit. Volenti o nolenti, infatti, occorre che nella moltitudine sia presente unautorit suprema. (2) Gli uomini non possono annullare i diritti principali di quellautorit. Possono invero dividerla, separando, ad esempio, il potere legislativo da quello giudiziario, ed assegnare le diverse prerogative dellautorit a soggetti diversi. Se vogliono, per, vivere in societ,

non possono annullarla completamente, abolendo, per es., il potere giudiziario. (3) La suprema autorit possiede alcuni diritti, ammessi come legittimi senza esitazione da tutti i popoli di tutti i tempi, diritti che superano la capacit dei singoli, e che quindi non possono essere da loro conferiti alla societ, ma soltanto immediatamente da Dio. Tali sono per esempio il diritto di guerra, quello di comminare pene, di coercizione ed altri simili. Dalla vera dottrina circa lorigine dellautorit segue che colui che viene insignito del supremo potere in una societ, propriamente un ministro di Dio. Non in verit ministro del popolo, se non nel senso che egli adempie il suo ufficio a favore del popolo. Nella dignit del superiore quale ministro di Dio si fonda ci che si dice maest e inviolabilit dellautorit. quindi Dio, autore dellordine naturale, che conferisce immediatamente e direttamente allo Stato lautorit legittima . 3) D: Quale forma di governo considerabile legittima? Il dettato scritturale, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, anche su questo punto assai perspicuo: Per Me regnano i Re, per Me i Principi comandano (Prov., XIII, 13); Il Principe ministro di Dio (Rom., XIII, 2); Chi resiste allautorit, resiste allordine di Dio (Rom., XIII, 4). Infatti un punto della dottrina sociale Cattolica dice che : la monarchia la miglior forma di governo. La dottrina classica insegna che vi sono tre legittime forme di governo: la monarchia, governo di uno solo; laristocrazia, governo dei migliori; e la democrazia, governo di molti (purch non presupponga lerronea dottrina della cd. sovranit popolare). Tali regimi politici, se rispettano la legge di natura e la religione rivelata, sono egualmente legittimi. 4) D: Quale forma di governo presenta superiorit nella legittimit ? Le prima citate forme di governo presentano, tuttavia, una gradazione di perfezione, dal meno al pi perfetto, in ordine al fine che lo stato legittimo persegue, che il bene comune. La monarchia il pi perfetto, seguito dallaristocrazia, per finire con la democrazia. San Tommaso dAquino nel De Regimine Principum dedica alcuni fondamentali capitoli a dimostrare leccellenza della monarchia da un punto di vista filosofico. Tale supremazia della forma monarchica inoltre attestata, oltre che dalla retta ragione, anche dalla storia della civilt cristiana e dallesempio della Sacra Scrittura. La monarchia fu il regime politico quasi esclusivo della civilt cristiana medioevale. Erano pure presenti le altre forme di governo. Si pensi alla democrazia dei Cantoni Svizzeri, o alla costituzione aristocratica di Stati prestigiosi e potenti come le Repubbliche di Genova e Venezia. Tuttavia il Cristianesimo non ha mai nascosto la sua predilezione per la monarchia. Lesempio dellAntico Testamento, ove si narrano particolareggiatamente le vicende dei Regni dIsraele e Giuda, quello del Nuovo, ove lo stesso Cristo si proclama pubblicamente discendente del Re Davide, Re egli stesso, ove continuamente saccenna al nuovo Regno che il Messia, lUnto per eccellenza, venuto a fondare, furono modelli troppo evidenti e importanti per non essere tenuti in considerazione in quelle epoche di fede. Cristo istitu poi la Chiesa secondo il modello della monarchia, ponendone al vertice, quale sovrano supremo, il Vescovo di Roma. 5) D: Quali forme di governo e autorit sono considerate illegittime? R: Sono considerate illegittime tutte le forme di governo (Monarchia-Repubblica AristocraticaRepubblica Democratica) che calpestano e non rispettano le leggi e il Diritto Naturale , nonch la religione rivelata. In particolare , quelle istituzioni nate dalla Rivoluzione, le quali propagandano la falsa dottrina della sovranit popolare , sono da considerarsi in forma completa illegittime. Ogni forma di Stato/governo nato dalla Rivoluzioni (nemica della Societ Cristiana e della legge e Diritto Naturale) da considerare illegittimo.

Ogni autorit che ricava il proprio potere dalle opere della Rivoluzione e calpesta e non rispetta le leggi e il Diritto Naturale , nonch la religione rivelata, da considerarsi illegittimo; la sua autorit essendo illegittima nulla. 6) D: Quando una forma di governo o autorit perde la legittimit? R: Una forma di governo o autorit pu perdere la sua legittimit se contravviene ai prima citati fondamenti: legge/Diritto Naturale e religione rivelata. 7) D: Vi sono delle differenze nella decadenza dell'autorit o della forma di governo? R: Si , vi sono delle differenze. Le differenza nascono dalla differenza della forma di governo ( se essa Monarchica o Repubblicana Aristocratica o Democratica): 1) Nella forma Monarchica la sovranit territoriale e l'istituzione stessa risiedono nella persona del Sovrano il quale perde ogni diritto legittimo se , come precedentemente detto, calpesta e non rispetta le leggi e il Diritto Naturale , nonch la religione rivelata, o ricava il suo potere dall'opera della Rivoluzione , oppure se il Sovrano cede i propri diritti o vi rinunci liberamente e senza costrizioni. Se non vi rinuncia per se e i suoi eredi, o non cede il suo potere in modo legittimo, il diritto legittimo passa al parente pi prossimo del Sovrano. Il passaggio istituzionale pu avvenire anche se la famiglia regnante si estingue, senza che nessuno venga chiamato legalmente a regnare dopo di essa. 2) In una Repubblica Aristocratica o Democratica la sovranit non risiede in una persona che la detiene in perpetuo ma in un insieme di persone le quali perdono ogni diritto legittimo se , come precedentemente detto, calpestano e non rispettano le leggi e il Diritto Naturale , nonch la religione rivelata, o ricavino il loro potere dall'opera della Rivoluzione, e , rispetto alla forma Monarchica, una volta sciolte non detengono pi sovranit legittima. In una Repubblica, per esempio nel momento in cui viene conquistata, il sovrano cessa d'esistere, perch la sua natura tale che la libert una condizione necessaria della sua esistenza, e perch c' un'impossibilit assoluta che , finch duri la conquista, sia libero un solo momento. Va detto e sottolineato che la decadenza di legittimit in questo caso avviene per dissoluzione della forma di governo. L'emanazione divina nella Monarchia legittima.

Filippo II Augusto Incoronazione di Filippo II di Francia. La Consacrazione dichiara, per cos dire, la sacralit del Monarca cristiano, che diviene inviolabile, protetto in virt di essa dalle offese degli uomini, pi ancora che dalle leggi dello stato. In lui riposa lautorit promanante da Dio. La sacralit della figura del Sovrano, tuttavia, per una misericordiosa disposizione del Re del Cielo, non fu soltanto affidata ai sentimenti di devozione e sottomissione dei sudditi o alla suggestione di un rito misticamente fastoso. Se la persona del Re sacra, se a buon diritto pu essere considerato un alter Christus, vicario di Ges Cristo sulla terra in temporalibus, Dio pu servirsene anche per operare azioni soprannaturali, che superano il corso ordinario delle cose di questo mondo. Quale evento dallorigine trascendente pi agevole constatare del miracolo, che per definizione consiste nella verificabile sospensione delle leggi di natura? Quale miracolo, poi, pi convincente, pi entusiasmante per la nostra povera umanit sofferente della guarigione miracolosa? Cos, per lunghi secoli, i Re legittimi di Francia ed Inghilterra stupirono la Cristianit

intera per il miracoloso potere di guarire, con il tocco della mano consacrata, i malati di scrofole. I Re inglesi inoltre si applicavano con altrettanta devozione alla guarigione dellepilessia, o mal caduco. Erano dei Re taumaturghi, figure e tipi di Ges Cristo, il quale nel corso della vita pubblica aveva cos profondamente conquistato il cuore dei suoi contemporanei, oltre che per la divina autorevolezza della dottrina, anche per il suo sbalorditivo potere guaritore. Tramontato il sole, tutti quelli che avevano infermi, affetti da varie malattie, li conducevano a lui, ed egli, imposte a ciascuno le mai li risanava (S. Luca, IV, 40).

Luigi VI Luigi VI di Francia. Ma quando hanno inizio in Francia le guarigioni miracolose delle scrofole operate dai Sovrani? La risposta incerta. Lorigine del tocco regale misteriosa. La prima notizia documentata data, infatti, attorno al 1110. Chi ne scrive un chierico francese che vive alla corte di Re Luigi VI (1108-1137), Gilberto, abate di Nogent-sous-Coucy. Cos afferma nel trattato De Sanctorum reliquis: Che dico? Non abbiamo visto il nostro signore, il Re Luigi, far uso di un prodigio consuetudinario? Ho veduto con i miei occhi dei malati sofferenti di scrofole nel collo o in altre parti del corpo, accorrere in gran folla per farsi toccare da lui - al quale tocco aggiungeva un segno di croce. Io ero l, vicinissimo a lui, e lo difendevo persino contro la loro importunit. Il Re mostrava verso di essi la sua generosit innata; avvicinandoli con la mano serena, faceva umilmente su di essi il segno della croce. Anche suo padre Filippo aveva esercitato con ardore questo stesso potere miracoloso e glorioso; non so quali errori, da lui commessi, glielo fecero perdere. Secondo Gilberto, non solo lallora regnante Luigi VI godeva del singolare privilegio di guarire la scrofolosi. Anche suo padre Filippo I (10601108) aveva impiegato con ardore quel prodigio consuetudinario. Labate, poi, ci fa sapere che Filippo ad un certo punto, per uninopinata causa, aveva smesso di toccare e guarire i malati. Quel Re fu, infatti, scomunicato dal Papa per ladultera relazione con Bertrada di Monfort, e, colpito da malattie ignominiose, non seppe pi avvalersi del tocco guaritore. Si pu dire con certezza, quindi, che sia Filippo I (1060-1108) che suo figlio, Luigi VI (1108-1137) guarivano pubblicamente le scrofole. Lautore sottolinea come quelle guarigioni miracolose fossero un prodigio consuetudinario dei sovrani Capetingi. Quei re non ne erano stati gli iniziatori, ma lorigine andava ricercata in tempi anteriori. Durante il loro regno, tale prassi aveva gi assunto la connotazione di un vero e proprio rito pubblico: il principe toccava con la mano consacrata dallunzione le parti doloranti del malato con un segno di croce, ad indicare la derivazione tutta religiosa e soprannaturale della cerimonia e del suo effetto taumaturgico. Un testo precedente, infatti, la biografia di Re Roberto il Pio (996-1031) secondo sovrano della dinastia Capetingia e nonno di Filippo I , scritta dal monaco Helgaud, ascrive gi a quel monarca il potere di guarire le malattie: La virt divina accord a questuomo perfetto una grazia grandissima: quella di guarire i corpi; toccando le piaghe dei malati e segnandoli col segno della santa croce con la sua piissima mano; egli li liberava dal dolore e dalla malattia. Roberto II di Francia Roberto II di Francia , detto il Pio. possibile cos concludere che almeno a partire da Roberto il Pio (996- 1031) storicamente attestata nei Re francesi la prodigiosa facolt di guarire i malati con il tocco della mano regale accompagnato dal segno della croce. Suo nipote, Filippo I (1060-1108), ventinove anni dopo, infatti, testimonia come la miracolosa forza guaritrice fosse divenuta una consuetudine consolidata, con una fondamentale differenza; mentre, infatti, Roberto il Pio guariva indistintamente tutte le malattie, con il tempo la capacit medicinale dei Re francesi and specializzandosi nella cura di una malattia particolare, ladenite tubercolare, volgarmente detta scrofolosi: ladenite tubercolare , la malattia delle scrofole, o scrofolosi , un morbo che causa linfiammazione delle ghiandole

linfatiche infettate dai bacilli della tubercolosi. Linfezione aggredisce soprattutto le ghiandole delle articolazioni e del collo, che enfiandosi suppurano e si trasformano in piaghe purulente che emanano cattivo odore. In alcune regioni la malattia in epoca medioevale e moderna era endemica, e pur essendo raramente mortale, gli infelici che ne erano affetti, trascinavano la vita in una condizione di semi-esclusione dalla societ. Le piaghe maleodoranti e nauseabonde, la difficolt nel movimento degli arti a causa del gonfiore, spiegano a sufficienza la triste condizione in cui versavano gli scrofolosi. Questo in breve era il Mal le Roi, the Kings evil, il Mal reale.

I Re di Francia erano unti e consacrati col miracoloso Crisma, a cui unindiscussa ed antichissima tradizione assegnava una provenienza celeste. Clodoveo, infatti, divenuto nel 481 d.C. sovrano dei Franchi Salii, trib germanica professante il paganesimo, che si era stabilita in una regione a cavallo tra lattuale Francia del Nord-Est ed il Belgio, aveva preso in moglie Clotilde, una principessa cattolica di origine burgunda, che, assieme a San Remigio, arcivescovo di Reims, impiegava ogni sforzo per convertire il sovrano alla vera fede, senza per alcun esito. Gregorio di Tours nella sua Storia dei Franchi, cos narra la conversione del Re pagano: Intanto la regina non smetteva di pregare perch Clodoveo arrivasse a conoscere il vero Dio e abbandonasse gli idoli. Eppure in nessun modo egli poteva essere allontanato da queste credenze, finch un giorno, durante una guerra dichiarata contro gli Alamanni, egli fu costretto per necessit a credere quello che prima aveva negato sempre ostinatamente. Accadde infatti che, venuti a combattimento i due eserciti, si profilava un massacro e lesercito di Clodoveo cominci a subire una grande strage. Vedendo questo, egli, levati gli occhi al cielo e con il cuore addolorato, gi scosso dalle lacrime, disse: O Ges Cristo, che Clotilde predica come figlio del Dio vivente, tu che, dicono, presti aiuto a coloro che sono angustiati e che doni la vittoria a quelli che sperano in te, io devotamente chiedo la gloria del tuo favore, affinch, se mi concederai la vittoria sopra questi nemici e se potr sperimentare quella grazia che dice daver provato il popolo dedicato al tuo nome, io possa poi credere in te ed essere cos battezzato nel tuo nome. Perch ho invocato i miei dei ma, come vedo, si sono astenuti dallaiutarmi; per questo credo che loro non posseggano alcuna capacit, perch non soccorrono quelli che credono in loro. Clodoveo I riceve dallo Spirito santo (colomba) l'olio santo Allora, adesso, invoco te, in te voglio credere, basta che tu mi sottragga ai miei nemici. E dopo aver pronunciato queste frasi, ecco che gli Alamanni si volsero in fuga, e cominciarono a disperdersi. Poi, quando seppero che il loro re era stato ucciso, si sottomisero alla volont di Clodoveo dicendo: Ti preghiamo, non uccidere pi la nostra gente: ormai siamo in mano tua. Ed egli, sospese le ostilit, parl allesercito e, tornando in pace, raccont alla regina in qual modo merit dottenere la vittoria attraverso linvocazione del nome di Cristo. E questo fu nel quindicesimo anno del suo regno. Allora la regina comanda di nascosto al santo Remigio, vescovo della citt di Reims, di presentarsi, pregandolo dintrodurre nellanimo del re la parola della vera salute. Giunto presso di lui, il vescovo cominci con delicatezza a chiedergli che credesse nel Dio vero, creatore del cielo e della terra, che abbandonasse gli idoli, i quali non potevano giovare n a lui n ad altri. Ma Clodoveo rispondeva: Io ti ascoltavo volentieri, santissimo padre; ma c una cosa: lesercito, che mi segue in tutto, non ammette di rinunciare ai propri dei; eppure, egualmente, io vado e parlo a loro secondo quanto mhai detto. Trovatosi quindi con i suoi, prima chegli potesse parlare, poich la potenza di Dio lo aveva preceduto, tutto lesercito acclam allunisono: Noi rifiutiamo gli dei mortali, o re pio, e siamo preparati a seguire il Dio che Remigio predica come immortale. E an- nunziano queste decisioni al vescovo, che, pieno di gioia, comand che fosse preparato il lavacro.

San Remigio battezza Clodoveo. Le piazze sono ombreggiate di veli dipinti, le chiese sono adornate di drappi bianchi, si prepara il battistero, si spargono profumi, ceri fragranti diffondono aromi partico- lari e tutto il tempio del battistero soffuso duna essenza quasi divina e in quel luogo Dio offr ai presenti la grazia di sentirsi posti fra i profumi del paradiso. Allora il re chiede dessere battezzato per primo dal pontefice. Savvicini al lavacro come un nuovo Costantino, per essere liberato dalla lebbra antica, per sciogliere in unacqua fresca macchie luride createsi lontano nel tempo. E, quando Clodoveo fu entrato nel battesimo, il santo di Dio cos disse con parole solenni: Piega quieto il tuo capo, o Sicambro; adora quello che hai bruciato, brucia quello che hai adorato.[] Cos il re confess Dio onnipotente nella Trinit, fu battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e venne segnato con il sacro crisma del segno della croce di Cristo. Del suo esercito, poi, ne vennero battezzati pi di tremila. I Franchi di Clodoveo furono, cos, lunica nazione di stirpe teutonica a non cadere neglinganni delleresia ariana, negatrice della divinit di Cristo, che, a partire dal secolo IV, sera diffusa entro e fuori il limes imperiale. Dopo lintervento miracoloso di Dio nella battaglia di Tolbiac del 496 contro gli Alemanni, seguendo lesempio del loro principe, questi si convertirono in massa, divenendo protettori e benefattori della Chiesa, cos da proporsi ben presto come il pi potente regno cattolico dellOccidente. Clodoveo e Clodilde, principessa canonizzata dalla Chiesa, divennero i capostipiti della prima dinastia regale di Francia, quella dei Merovingi , che regn senza discontiniut fino al 751, quando lultimo sovrano della casata venne deposto da Pipino il Breve, primo monarca consacrato della dinastia carolingia. Quello che Gregorio di Tour accenna velatamente nel racconto del battesimo di Clodoveo - il miracolo della santa ampolla - viene cos menzionato con lapidaria semplicit dal Beato Iacopo da Varagine nella sua celebre Legenda aurea: Quando il Re savvicin al fonte battesimale il vescovo saccorse che mancava il sacro crisma, ed ecco che una colomba venne a volo portando nel becco una colomba di Crisma. Questampolla ancora conservata nella cattedrale di Reims ed usata per la consacrazione dei Re . Lautore domenicano del secolo XIII non faceva che riprendere un dato a tutti noto. Questa lantichissima tradizione di Reims, che venne creduta senza tentenna- menti per tutto il Medioevo e gran parte dellet moderna, in Francia e fuori di Francia, divenendo quasi un indiscutibile luogo comune, finch a partire dal secolo XVIII, il secolo dei lumi, una critica scettica e demolitrice giunse a dichiararla completa- mente infondata e menzognera. Ma perch tanto odio e tanta avversione contro uno dei numerosissimi episodi meravigliosi di cui riferivano doviziosamente le cronache dellOccidente cristiano? In verit, almeno dallepoca carolingia, la Santa Ampolla aveva assunto un significato politico-religioso di primordine. Ancora Jacopo da Varagine non manca di sottolinearlo: Quesampolla ancora conservata nella cattedrale di Reims ed usata per la consacrazione dei Re. Tutti i sovrani legittimi di Francia, infatti, per quasi mille anni e sino alle so- glie dellet contemporanea, furono unti Re con il Crisma celeste della Santa Ampolla conservata a Reims. La Santa Ampolla era uno dei dogmi pi rilevanti, per cos dire, della religio monarchica della Civilt cristiana, fondata sulla stretta alleanza tra il Trono e lAltare e sulla concezione dellautorit derivante da Dio, secondo il noto aforisma paolino: Omnis potestas a Deo [ogni potere viene da Dio]. Scardinare e denigrare questa tradizione storica, abbassandola a mera fantasticheria leggendaria, significava, cos, non soltanto colpire il meraviglioso e il soprannaturale di cui era intessuta la storia della Francia cattolica, ma sferrare un attacco di- retto contro la monarchia, massima istituzione di quella nazione. A questo si dedicarono, ora con paziente tenacia, ora con violenta determinazione, i rivoluzionari del XVIII secolo. Tuttavia, ancora nel 700, la tradizione della Santa Ampolla conservava agli occhi dei contemporanei di Voltaire tutto il suo misterioso splendore. Luigi XVI di Francia

Luigi XVI di Francia. Cos alle soglie della Rivoluzione, il 7 luglio 1775, Luigi XVI di Borbone si dispose a ricevere, come i suoi padri, dalle mani del successore di San Remigio, novello Clodoveo anche nel nome, la consacrazione col crisma portato dal Cielo. Poi la catastrofe dell89, limprigionamento della famiglia reale, il martirio del sovrano sul palco della ghigliottina. E la Santa Ampolla di Reims? Anchessa sub loltraggio dei giacobini. Per or- dine della Convenzione Nazionale, infatti, Philippe Rhl, deputato del Basso Reno, il 3 ottobre di quel tragico 1793, mentre infuriava il Terrore, infranse sullo zoccolo della statua di Luigi XV nella Piazza Reale la preziosa reliquia conservata in una teca a forma di colomba. Ma la vigilia del giorno in cui fu ordinata la sua distruzione, Seraine ed Hourelle, come lo fa conoscere un processo verbale autentico, estrassero collaiuto di un ago doro, il pi che poterono del balsamo miracoloso, lo chiusero in una carta e lo conservarono. Proprio il giorno prima di quella singolare esecuzione, per, vi fu chi riusc ad estrarre provvidenzialmente con un ago doro alcune gocce del prezioso liquido . Queste vennero in parte utilizzate, per lultima volta, nel 1825 in occasione della consacrazione di Carlo X (1824-1830), ultimo monarca legittimo di Francia. Dopo dallora e fino ai nostri giorni, quando ormai i princpi sovvertitori dell89 si sono radicati nelle istituzioni e nella societ civile, fu principalmente nellambito storico-critico ed accademico che continu una sorda guerra contro la tradizione della Santa Ampolla, di cui I re taumaturghi di Marc Bloch, uno degli esempi pi negativi. Unobiezione apparentemente insormontabile era sollevata da storici ed eruditi. Tra i fatti miracolosi di Reims della fine del secolo V e la prima testimonianza scritta di essi, nel IX, intercorre un lasso di tempo di pi di tre secoli e mezzo anni, senza che nessun documento anteriore ne faccia menzione. Colui che per primo li attesta, Incmaro, Arcivescovo di Reims dal 845, nella sua Vita Remigii, appare come il testimone pi interessato, meno attendibile e degno di fiducia. Non era infatti ovvio che il successore di San Remigio creasse a bella posta, in quei secoli di facile credulit, una meravigliosa fiaba per esaltare il Santo Patrono di Reims e la sua cattedra? Il silenzio dei documenti per pi di tre secoli sembrava la prova pi convincente. Nel 1945, tuttavia, un erudito benedettino di Lovanio, Dom C. Lambot, scopre, su di un manoscritto del XIII secolo, tracce di unantica liturgia dedicata a San Remigio. Le antifone e i responsorii citano espressamente il Crisma celeste e lapparizione dello Spirito Santo sotto forma di colomba! Lanno successivo un altro religioso bel- ga, il canonico F. Baix, tenta una datazione della nuova scoperta, e la fissa ad almeno il secolo VIII, retrodatando di un secolo la tradizione remense della Santa Ampolla, e scagionando cos il povero Incmaro. Tali scoperte, anzich suscitare un nuovo fervore di studi per calibrare meglio la datazione dellantica liturgia, passarono del tutto sotto silenzio e furono lasciate ammuffire negli archivi. Si tratta di alcuni versetti della liturgia, poi caduta in disuso, che festeggiava il trapasso del Santo il 13 gennaio, giorno della sua morte, sostituita poi da quella del 1 ottobre tuttora in vigore. In quella pi antica formulazione erano raccolti i ricordi dellevento centrale della feconda attivit apostolica del santo francese: la conversione di Clodoveo. Cos lAntifona recitava: Il Beato Remigio santific lillustre popolo dei Franchi e il suo nobile re, con lacqua consacrata dal crisma portato dal Cielo. Egli li arricch grandemente col dono del- lo Spirito Santo. Il versetto a sua volta recita: Il quale [Spirito Santo] grazie al dono di una particolare grazia, apparve sotto forma di colomba e port al Pontefice dal Cielo il crisma divino. Lolio sacro, tuttavia, che S. Remigio aveva ottenuto colle sue preci dal Cielo al momento di battezzare il sovrano Franco, non serv al prelato per amministrare a Clodoveo lunzione reale. Il celeste unguento infatti fu impiegato per conferire il sacramento del battesimo al Re franco e alla sua corte. La miracolosa ampolla fu quindi gelosamente conservata tra le reliquie pi preziose dellabbazia di Reims. Con il diffondersi in Occidente della consuetudine di ungere e consacrare i principi cristiani, sul modello veterotestamentario, questa venne introdotta anche nel Regno di Francia. Il primo Re franco unto con lolio santo fu Pipino il Breve nel 751, che volle cos legittimare la deposizione dellultimo Re della dinastia merovingia, deposto e confinato in un convento63. Pi di un secolo dopo, lArcivescovo Incmaro di Reims in- nov luso liturgico di benedire con lolio santo i sovrani carolingi, aggiungendo al crisma che serviva per lunzione, una goccia del balsamo miracoloso, conservato

nella Santa Ampolla di Reims. Quando la goccia del balsamo celeste cadeva nellolio consacrato, tuttintorno, raccontano unanimi le cronache, si spargeva un intenso profumo di paradiso. Cos i Re di Francia, come gli altri sovrani dEuropa, erano unti sul capo con il sacro crisma, alla stessa stregua dei vescovi, detentori della pienezza del sacerdozio. La grande prerogativa della monarchia franca consisteva nellorigine sopranna- turale del sacro crisma impiegato nel rito della consacrazione del sovrano. La gerarchia ecclesiastica in seguito alla controversia delle investiture del seco- lo XI-XII cerc di sottolineare anche nella liturgia la diversit e subordinazione tra lordine sacerdotale e la condizione di sovrano. Cos limpiego del sacro crisma, come il pi prezioso e sacro degli oli liturgici, venne riservato alla sola consacrazione episcopale, mentre nelle cerimonie di unzione dei Re si volle introdurre luso del semplice olio dei catecumeni; ed anzich sul capo, come per i vescovi, lunzione, con il meno prezioso olio dei catecumeni, era applicata sul braccio destro, sul gomito e tra le scapole. La nuova prassi, tuttavia, non fu universalmente accolta e il Papato dovette tollerare alcune notevoli eccezioni, che si fondavano su antiche consuetudini liturgiche. Nei Regni pi antichi e prestigiosi lantica prassi rimase ininterrotta fino allepoca contemporanea. I Sovrani di Francia, quelli dInghilterra, e il Re di Germania, eletto al soglio imperiale, continuarono per lunghi secoli ad essere unti con il sacro crisma sul capo, come i designati allepiscopato. Limportanza di cui era investito il rito consacratorio dellunzione non riguardava solo lessenziale aspetto della legittimit del monarca nella esecuzione delle sue ordinarie funzioni, ma, almeno nel caso dei sovrani guaritori di Francia e dInghilterra, era strettamente connessa alla facolt medicinale sulle scrofole. Questo spiega perch i sovrani preferissero toccare i malati soltanto dopo la consacrazione, vale a dire, quando, col solenne e pubblico rito dellIncoronazione, la loro legittima ascesa al trono era sanzionata, per cos dire, anche dal Cielo. Come ebbe inizio il tocco guaritore dei Re in Inghilterra? : Enrico II Enrico II d'Inghilterra. Confesso che assistere il Re equivale [per un chierico] compiere una cosa santa; perch il re santo; egli lUnto del Signore; non invano ha ricevuto il sacramento del- lunzione, la cui efficacia, se per caso qualcuno la ignorasse o la mettesse in dubbio, sarebbe ampiamente dimostrata dalla scomparsa di quella peste che colpisce linguine e dalla guarigione delle scrofole . Cos scriveva, sul finire del secolo XII, riferendosi a Re Enrico II dInghilterra (1154-1189) Pietro di Blois, un chierico dorigine francese presso la corte di Londra. la prima testimonianza documentata del tocco reale in terra inglese, ove espressa anche la dottrina ufficiale con cui si spiegava il prodigioso potere. Il Re santo, ossia sacro, poich, a seguito dellunzione ecclesiastica, divenuto lunto del Signore, un alter Christus. Leffetto soprannaturale della sacralit del potere regale, palesato dalla cerimonia dellUnzione consacrante, provata, appunto, dalla guarigione miracolosa delle malattie. La facolt taumaturgica del medico reale , quindi, un fatto dordine spirituale, e non la magica ed oscura eredit di una famiglia, o di una stirpe . Enrico II Beauclear, primo rappresentante coronato della dinastia anglo- normanna dei Plantageneti, , dunque, anche il primo sovrano dOltremanica che certamente sapplic alla miracolosa medicazione della scrofolosi. Lo scritto di Pietro di Blois, tuttavia, lascia intendere che lattitudine medicinale del monarca inglese fosse a quel tempo, come gi in Francia, il frutto di una lunga e prestigiosa consuetudine. Durante il regno di Enrico I (1110-1135) infatti, penultimo sovrano della dinastia normanna discendente da Guglielmo il Conquistatore (1066-1087) sand formando una tradizione che individuava nella figura del Santo Re Edoardo il Confessore (1042-1066) lautorevole iniziatore, sulle rive del Tamigi, del tocco miracoloso. Un episodio della sua vita in particolare, narrato in maniera identica dalle varie fonti, accreditava luniversale opinione. Si raccontava, infatti, che una giovane donna, afflitta da uninesplicabile e vistosa enfiagione al collo, che le sfigurava il viso e da cui emanava un lezzo nauseabondo, avvertita in sogno, si rec presso il sovrano per essere guarita. Dio premi la sua fede, poich S. Edoardo, anzich rimandarla, dopo aver asperso le dita in un vaso pieno dacqua, tocc le piaghe purulente, benedicendole con il segno di croce. Subito il

sangue marcio inizi a fuoriuscire dalla piaga, mentre il gonfiore diminuiva, fino a scomparire del tutto in capo ad una settimana . Questo episodio, attestato da unantichissima tradizione, non a torto considerato come il primo esempio inglese del rito di guarigione delle scrofole. Shakespeare, cinque secoli pi tardi, in una scena del Macbeth, si riferiva a quellantica e unanime credenza quando metteva in bocca ad un personaggio della tragedia questi versi: Della gente afflitta da strane malattie, tutta gonfia ed ulcerosa, che fa piet a vederla, vera disperazione della medicina, egli [Re Edoardo] la guarisce, appendendo al loro collo una medaglia doro, con sante preghiere; e si dice che ai re suoi successori trasmetter questa benedetta virt guaritrice. In conclusione si pu affermare che Enrico II Plantageneto (1154-1187) era solito eseguire pubblicamente la cerimonia guaritrice. Nulla esclude, tuttavia, che la meravigliosa prerogativa rimontasse a S. Edoardo il Confessore, un centinaio danni prima, sovrano che unopinione universalmente accettata, indicava come lautentico progenitore della potenza taumaturgica dei suoi successori inglesi. Edoardo II Edoardo II d'Inghilterra. Anche la monarchia inglese si glori di possedere un unguento dallorigine miracolosa. La prima notizia certa di tale prodigioso olio, si ha nel 1318, sotto il regno di Edoardo II (1307-1327). Il domenicano frate Nicholas Stratton, gi Padre provinciale dInghilterra e penitenziere della Diocesi di Winchester, si present, per conto del sovrano, dinanzi a Papa Giovanni XXII (1316-1334) per narrarli un singolare episodio e sottoporgli un quesito che stava a cuore del suo Re. Ai tempi di Enrico II Plantageneto (1154-1189) il celebre S. Thomas Becket, Arcivescovo di Canterbury e Primate dInghilterra, esiliato in Francia, ebbe una visione. Gli apparve la Santa Vergine per predirgli la morte vicina. Inoltre la Madonna diede al santo Vescovo alcune profezie sul futuro dellInghilterra, e prima di scomparire, affid al prelato unampolla contenente dellOlio, che sarebbe stato impiegato in futuro per le consacrazioni reali. Dopo varie vicissitudini, lampolla giunse a Londra nel 1307, portata dal Duca Giovanni II di Brabante in occasione dellincoronazione di Edoardo II . Il duca, che era sposo di una sorella del monarca, consigli vivamente il sovra- no ad impiegare quellolio per la sua unzione, ma Edoardo si rifiut, non intendendo prudentemente interrompere le usanze seguite fino ad allora. Poi sul regno sabbatterono una serie di sciagure. Enrico IV Enrico IV di Lancaster . Non era forse domandava angosciato il sovrano, per bocca del frate domenicano per aver disprezzato quel santo olio consegnato dalla Ma- donna a San Tommaso di Canterbury? Poteva il Re essere nuovamente consacrato senza commettere peccato? Giovanni XXII rispose il 4 giugno con una missiva, che sottolineava, conforme alla dottrina tradizionale, che, non essendo il rito dellunzione dei Re un sacramento, ma piuttosto un sacramentale, e non imprimendo quindi il carattere, poteva essere ripetuto senza sacrilegio . ignoto se Edoardo II si sia fatto ungere nuovamente. Il miracoloso olio, per, donato dalla Vergine a San Tommaso Cantuariense, fu impiegato il 13 ottobre 1399 per la consacrazione di Enrico IV di Lancaster (1399-1413). Dopo dallora il singolare unguento venne sempre utilizzato nella cerimonia dincoronazione dei Re inglesi, anche quando leresia protestante prese piede in Inghilterra. Il primo Re che, se non rifiut dessere unto, rifiut di ricevere lunzione con lolio miracoloso, fu il calvinista Giacomo I Stuart (1603-1625). Quellolio era troppo legato alla devozione papista della Madonna e al culto dei santi per trovare lapprovazione delleretico monarca .

Filippo IV di Francia. Ben presto il tocco guaritore dei regnanti di Francia ed Inghilterra assurse a tale notoriet che divenne un luogo comune dellopinione pubblica europea colta e meno colta. Nessuno in quelle epoche di fede si stupiva che Dio potesse legare alla funzione sacra del Re un potere straordinario. I medici indicavano nei loro trattati il tocco reale come efficace rimedio contro quella particolare

patologia. Cos il Compendium medicinae, un manuale della prima met del secolo XIII, attribuito a Gilberto Anglico, nel libro III, al capitolo dedicato alle scrofole, recita testualmente: Et vocantur scropholae et etiam morbus regius quia reges hunc morbum curant [E si chiamano scrofole ed anche malattia reale, in quanto i re curano tale morbo]. Nel secolo successivo, Enrico di Mondeville, chirurgo di corte di Filippo IV di Francia (1286-1314) scriveva: Come il nostro Salvatore, il Signor Ges Cristo, esercitando con le sue mani la chirurgia volle onorare i chirurghi, cos e nello stesso modo il nostro serenissimo sovrano il Re di Francia fa loro onore, a essi e alla loro categoria, guarendo le scrofole con il semplice tocco .

Molto pi semplicemente, in altri celebri compendi di medicina della medesima epoca, come il Lis de la medicine di Bernard di Gourdon, si pu leggere, a proposito dei rimedi contro ladenite tubercolare, questo singolare consiglio: In ultimo bisogna fare ricorso al chirurgo, o se no, andiamo dai Re. Questaltro suggerimento, invece, si trova, nella Praxis medica di Giovanni di Geddesden: Se i rimedi sono inefficaci, il malato vada dal Re, e si faccia toccare e benedire. La vera misura, tuttavia, dellimmenso successo del tocco sovrano, si rileva meglio dal costante e impressionante afflusso di ammalati alle corti di Francia ed Inghilterra. Ben presto, sia lungo la Senna che a Londra, invalse luso di accompagnare il tocco con la consegna di una simbolica somma di danaro a mo di elemosina. Lepoca medioevale, infatti, consider sempre tra i compiti pi nobili ed impor- tanti del monarca quello di gran elemosiniere a vantaggio dei bisognosi. Accadde cos sovente che i funzionari regi annotassero nei Libri dei Conti, indicandone con precisione le voci, i versamenti di elemosine a vantaggio degli ammalati di scrofole, molti dei quali erano povera gente. Queste importanti, anche se parziali, testimonianze, fanno fede, tanto del numero altissimo dei tocchi regi, quanto del diffondersi, ben oltre i confini di quei regni, della popolarit dei sovrani taumaturghi. Edoardo I Edoardo I d'Inghilterra. Cos, per quanto concerne lInghilterra, su cui siamo meglio informati, i libri mastri di corte durante i regni in sequenza di Edoardo I (1272-1307), Edoardo II (1307-1327) ed Edoardo III (1327-1377), che abbracciano un periodo di poco superiore al secolo (1272-1377) sono la prova pi eloquente della costante attivit medica dei Re inglesi. Le cifre, come osserva Marc Bloch, nel loro insieme, sono imponenti. Edoardo I , che regn dal 1272 al 1307, nel quinto anno di regno (20 novembre 1276-19 novembre 1277) tocc 627 ammalati; nel dodicesimo (20 novembre 1283-19 novembre 1284) ricorsero alla cure reali in 197 scrofolosi; 519 invece durante il diciassettesimo anno (20 novembre 1288-19 novembre 1289); si sale a 1736 nel diciottesimo (20 novembre 1289-19 novembre 1290); il venticinquesimo ne vide accorrere 725; 983 il ventottesimo anno; mentre furono 1219 i toccati da Edoardo I nellanno trentasettesimo di regno (20 novembre 1303-19 novembre 1304). Per Edoardo II (1307-1327) nei quattro mesi che vanno dal 27 luglio al 30 novembre del 1316 sono 93 gli scrofolosi che ricorsero al suo tocco; tra il 20 marzo e il 7 luglio 1320 invece se ne presentarono 214; mentre nel suo quattordicesimo anno di regno (8 luglio 1320-7 luglio 1321) sono registrati 79 ammalati benedetti dal sovrano. I funzionari di Edoardo III (1327-1377) registrarono, per il decimo anno di regno (10 luglio 1337-9 luglio 1338) 136 scrofolosi; mentre nei mesi tra il 12 luglio 1338 e il 28 maggio 1340, i toccati furono 88578. I libri contabili della corte francese, al contrario, non offrono alcun dato numerico. Tuttavia, grazie alla meticolosa precisione di Renaud de Roye, un funzionario di corte di Filippo IV il Bello (1285-1314), che annot le spese di palazzo tra il 18 gennaio e il 28 giugno 1307 e dal 1 luglio al 30 dicembre 1308, indicando nome e luogo di provenienza dellinfermo cui veniva elargita lelemosina, ci si offre un vivace spaccato della varia umanit che, in quei primi anni del secolo

XIV, si accalcava, speranzosa di guarigione, presso le residenze dei principi medici. Tutte le condizioni sociali sono rappresentate. Cos, il 12 maggio 1307, si present al Re per essere toccata la nobildonna Jeanne de la Tour (patiens morbum regium, affetta dal mal reale) . Anche i religiosi non disdegnavano far ricorso al potere guaritore del sovrano. Il libro mastro, infatti, segnala la presenza a corte di un frate agostiniano, di due francescani e di un cordigliero . Gli afflitti dal morbo regio sono disposti ad affrontare un lungo e pericoloso cammino, pur di potersi accostare alla mano taumaturgica dei Re. Lasciano allora le zone montane del Massiccio Centrale, o le foreste bretoni per accostarsi alla mano guaritrice del monarca. Un uomo chiamato Guilhem, originario della regione pirenaica della Bigorre, si present al sovrano francese mentre soggiornava a Nemours. Era il 13 dicembre 1307. Nonostante la stagione inclemente, quel pellegrino si era impegnato in un faticoso viaggio, che gli aveva fatto attraversare quasi tutta la Francia . Non sono soltanto i francesi, come la francescana, suor Agnese, di Bordeaux (allora feudo soggetto al re dInghilterra), o Gilette, castellana di Montreuil, o Margherita di Hans, a voler approfittare del rimedio reale. I libri contabili infatti segnalano infermi provenienti dalla Lorena, allora terra imperiale, dalla Savoia, dalla Svizzera . Tra il 1307 e il 1308 arrivano a corte anche sedici italiani, tra i quali dei milanesi, alcuni emiliani di Parma e Piacenza, un Johannes de Verona , quattro veneziani, un toscano, degli scrofolosi romagnoli, una donna urbinate e un frate agostiniano di Perugia, frater Gregorius de Gando prope Perusium, ordinis Sancti Augustini paciens morbum regium [il frate Gregorio di Gando, nei pressi di Perugia, dellordine di SantAgostino, ammalato di scrofole] . Edoardo III Edoardo III d'Inghilterra. Non senza orgoglio, Thomas Bradwardine, gi cappellano di Re Edoardo III , poi Arcivescovo di Canterbury ( 1349) in un suo trattato teologico del 1344, De causa Dei contra Pelagium et de virtute causarum ad suos Mertonenses libri tres, poteva esclamare: Chi nega i miracoli del Cristianesimo, venga a vedere con i suoi occhi, anche ai nostri giorni sui luoghi dei santi i miracoli che vi avvengono. Venga in Inghilterra dal Sovrano attualmente regnante, conduca con s un cristiano affetto dal mal reale, per quanto inveterato, profondo e deturpante, e fatta da quello orazione, imposta la mano e impartita la benedizione col segno della croce, lo curer nel nome di Cristo. Ci compie di continuo, spessissimo nei confronti di uomini e donne immondissimi, che si accostano a lui in massa, dallInghilterra, dalla Germania e dalla Francia. Cose attestate dai fatti che ogni giorno accadono, da coloro che guarirono, da chi era presente e vide coi suoi occhi, dalla opinione delle nazioni tutti i Re Cristiani dInghilterra e di Francia son soliti compiere tali miracoli, come attestano concordemente le antiche cronache e la fama di quei regni, per cui tal malattia venne chiamata male del re . Prima di seguire le vicende storiche del tocco regio in epoca moderna, conveniente dire qualcosa sul rito guaritore che, da forme semplici ed elementari, venne man mano arricchendosi. Nel celebre testo dellabate di Nogent, ricordato quale documento pi antico ove si menziona, in terra di Francia, la prassi taumaturgica dei Re, abbiamo ancora la pi antica testimonianza della modalit cerimoniale del tocco guaritore: Ho veduto con i miei occhi - scriveva infatti il prelato - dei malati sofferenti di scrofole nel collo ed in altre parti del corpo, accorrere in gran folla per farsi toccare da lui, al quale tocco aggiungeva un segno di croce. Ed ancora: Avvicinandosi con la mano serena faceva umilmente su di essi il segno della croce . Elemento essenziale quindi del rito di guarigione il contatto della mano destra nuda del monarca sulla piaga infetta dellammalato: poi con la mano destra tocca i malati . Senza questo contatto o tocco la guarigione o lavvio alla guarigione della patologia non possibile. La mano del Re una delle parti del suo corpo consacrata e unta dal Sacro Crisma al momento della Consacrazione. Il monarca, infatti, ordinariamente preferisce toccare la prima volta gli scrofolosi dopo la sua solenne consacrazione, perch soltanto per essa che un principe ere- de al trono prende di fatto, dopo la morte del titolare, pieno possesso della

Corona. Come si pi volte ripetuto, il Principe alter Christus, vicario di Ges Cristo nellesercizio dellautorit temporale. Non sorprende allora che i sovrani, anche nellazione vicaria particolarmente prestigiosa di guaritori, abbiamo imitato assai da vicino nei gesti, la prassi taumaturgica del Divin Maestro, come si legge nei Vangeli: Entrato poi Ges nella casa di Pietro, n trov la suocera a letto con la febbre. Le tocc la mano e la febbre la lasci, cosicch ella si alz e si pose a servirlo (S. Matteo, VIII, 1415); Tramontato il sole, tutti quelli che avevano infermi, affetti da varie malattie, li conducevano a lui ed egli, imposte a ciascuno le mani, li risanava (S. Luca, IV, 40); Gli si accost un lebbroso che, prostratosi innanzi a Lui, gli disse: Signore, se vuoi, puoi mondarmi. Ges, stesa la mano, lo tocc dicendo: Lo voglio, sii mondato. E sullistante fu mondato dalla lebbra. La somiglianza col rito regale evidente. Nel cerimoniale tuttavia, fin dagli ini- zi, si aggiunse al semplice contatto della mano, un secondo importante gesto simboli- co: il segno della croce. Questo doveva essere impartito a mo di benedizione, tracciandolo cio semplicemente nellaria allindirizzo dellinfermo poco prima toccato, oppure contemporaneamente al tocco, nel senso che il monarca toccava la piaga facendo il segno della croce. Per questo talvolta i testi medioevali che riportavano il rito di guarigione usa- vano designare i malati toccati dal Re col termine di segnati: XVII egrotis signatis per regem [17 ammalati segnati dal Re], recita una nota inglese del 27 maggio 1378. Cos infatti lo intendeva, Thomas Bradwardine, arcivescovo di Canterbury: benedictione, sub segno crucis data [con la benedizione impartita col segno di croce]. Il significato del tocco col segno di croce molto chiaro. Non il sovrano il primo autore del miracolo, ma svolge solo unazione vicaria, essendo il semplice canale o strumento della grazia celeste, che opera per il tramite del principe consacrato. Questo carattere strumentale e mediato del potere taumaturgico dei Re, an- cora evidenziato nel terzo elemento che accompagna e segue il tocco: le preghiere a Dio. Carlo VII di Francia Carlo VII di Francia. Stefano di Conty, un monaco di Corbie, scrive durante il regno di Carlo VII di Francia (1380-1422) un trattatello sulla monarchia francese, ove ricorda che il Re, prima daccostarsi ai malati, si soffermava un poco in preghiera93. Anche linglese Bradwardine allude ad una simile consuetudine quando, nello- pera pi volte citata del 1344, rammenta che il monarca, soleva precedere il rito taumaturgico con la recita di alcune preghiere: orazione fusa [dopo aver pregato]94. Questo corollario di preghiere, che introduceva e concludeva il rito del tocco, si svilupp in Inghilterra, in un vero e proprio servizio liturgico, di cui il sovrano, coadiuvato dal suo cappellano, era il principale officiante. Le prime testimonianza di esso sono da ascriversi al regno di Enrico VIII . I principi inglesi, per, nel momento cruciale del contatto della mano nuda con la parte lesa dalla malattia, non pronunciarono mai alcuna orazione particolare, che poi si sia fissata in una formula entrata nelluso. Tale formula, invece, non mancava nella versione francese del rito. Goffredo di Beaulieu, narrando di S. Luigi IX di Francia (1226-1270) ricorda come, nel- latto deseguire la cerimonia curativa fosse solito pronunziare delle formule devozionali particolari, che lo storico francese, senza menzionarle, definisce: adatte alla cir- costanza, e sanzionate dall'uso, d'altro canto perfettamente sante e cattoliche. Quelle medesime formule, che, stando a Ivo di Saint-Denis, Filippo IV il Bello, il 26 novembre 1314, si sforzava dinsegnare sul letto di morte, al figlio primogenito e suo erede: Chiamato a s segretamente il figlio primogenito, alla presenza cio del solo confessore, lo istru sul modo di toccare i malati, dicendogli le sante e devote preghiere che egli era solito pronunciare nel toccare gli infermi. Del pari lo ammon che doveva esercitare il tocco degli infermi con grande reverenza, santit e purezza e con le mani monde dal pecca- to. A partire dal XVI secolo, sempre in Francia, le preghiere che venivano pronunciate al momento del tocco, si fissarono in una formula, che rimase in vigore fino alla cessazione del rito. Il sovrano infatti prese a pronunciare al momento del contatto: ll Re ti tocca. Dio ti guarisce. Questa breve e suggestiva preghiera ricordava tanto al beneficiato, quanto al Principe, che il miracolo non derivava da un magico potere personale del Re, ma dal- la potenza di Dio, di cui il sovrano era semplice strumento. La piet popolare, almeno in Francia, durante i secoli del Medioevo, vide la medesima facolt terapeutica anche in un elemento del tutto marginale e accessorio del rito del tocco. Lacqua, infatti, con cui il sovrano, secondo

unelementare regola digiene, si detergeva la mano che aveva toccato le piaghe purulente degli scrofolosi, venne ben presto considerata come un rimedio altrettanto efficace del tocco stesso. Testimonia Stefano di Conty: Dopo detta santa unzione e coronazione dei Re di Francia, tutti i predetti Re durante la loro vita compirono molti miracoli, sanando completamente da una malattia velenosa, turpe e immonda, che in francese chiamiamo scrofole. Il modo di guarire il seguente: dopo che il re ha ascoltato la messa, gli portano un vaso pieno dacqua, poi fa la sua preghiera davanti allaltare, poi con la mano destra tocca gli infermi, e si lava con la detta acqua. I malati in vero che prendono tale acqua e la bevono per nove giorni a digiuno con devozione senza altra medicina sono sanati completamente. Cos stanno le cose realmente, sicch numerosissimi ammalati di scrofole furono sanati da molti re di Francia . Come si accennato, il Sovrano non intraprendeva mai il rito di guarigione prima dessere legittimamente e debitamente consacrato. Il giorno stesso della consacrazione e unzione del Re, infatti, o poco dopo, segnava linizio, anzi lobbligo della cerimonia del tocco. Dopo allora, ogni giorno ed ogni occasione erano buoni. Soprattutto in epoca medioevale, quando i sovrani erano soliti percorrere in lungo e in largo i loro territori, accompagnati da un seguito poco numeroso, non era inusuale vedere frotte di ammalati di ogni condizione, ma pi spesso poveri, accalcarsi presso le provvisorie sedi ove il monarca soggiornava, pretendendo che tenesse fede al suo dovere guaritore. Luigi IX di Francia Luigi IX di Francia. Le cifre, sopra menzionate, relative al tocco di alcuni Re inglesi del XIV secolo, dimostrano con tutta evidenza che i sovrani non si sottrassero ad un dovere, certa- mente prestigioso, ma anche assai faticoso. Con il trapasso dalla monarchia feudale a quella moderna, quando i re divenne- ro sedentari e lapparato burocratico si fece pi robusto, il rito delle scrofole si adatt alla nuova situazione. Se ai tempi di Luigi VI , nel secolo XII, come ricorda Gilberto di Nogent, non infrequentemente gli ammalati si accalcavano tumultuosi attorno al sovrano per esserne toccati, gi S. Luigi IX , in quello successivo, sebbene gli scrofolosi potessero accedere al tocco ogni giorno, riservava alla cerimonia medicinale un momento preciso della giornata, cio al mattino, subito dopo la prima messa. Gli scrofolosi che, per vari accidenti, non fossero riusciti a ricevere il tocco, erano ospitati, con vitto e alloggio, dal sovrano fino al mattino seguente . Tale situazione rimase stabile fino al XV secolo, quando Luigi XI (1461- 1483) decise di ricevere gli infermi un solo giorno della settimana100. Inoltre i pazienti erano sottoposti ad una visita medica preventiva che accertasse la presenza della malattia . In Inghilterra, ai tempi di Enrico VII (1485-1509), non risulta essere stato dedicato un giorno particolare per il tocco. S. Marcolfo, abate del monastero di Nant, probabilmente lattuale cittadina di S. Marcouf, nella diocesi di Coutances, nel nord-ovest francese, visse in epoca mero- vingia, attorno al 540. Il convento divenne il luogo dirradiazione del suo culto, fin quando non venn dato alla fiamme e distrutto nel corso di una scorreria normanna. I monaci dovettero abbandonare in tutta fretta labbazia trasportando con s le reliquie, e, dopo varie traversie, grazie allintervento di Carlo il Semplice (898-922) i religiosi trovarono rifugio a Corbeny, in una tenuta che il sovrano aveva loro donato, non distante da Reims, l dove tradizionalmente i Re di Francia venivano unti e incoronati. Nel 906 inizi la costruzione di un monastero, ove custodire le sante ossa di S. Marcolfo. Cos il convento divenne il centro di diffusione pi importante del suo culto e tale rimase anche per lavvenire. In un sermone databile tra il XII e il XIII secolo, compare la prima testimo- nianza scritta che associa il pio abate merovingio alla guarigione miracolosa delle scrofole: Questo santo ha ricevuto dal Cielo una tale grazia per la guarigione della malattia che vien chiamata male reale, che si vede accorrere a lui una folla dinfermi pro- venienti tanto da paesi lontani e barbari quanto da nazioni vicine. Anzi S. Marcolfo divenne presto il patrono degli scrofolosi, tanto da attirare l'attenzione dei sovrani taumaturghi. Cos i Re di Francia, a partire dal secolo XIV, forse anche prima, iniziarono a far visita alla tomba del Santo a Corbeny, subito dopo la consacrazione a Reims, per invocarne la potente intercessione, nel momento stesso in cui si accingevano per la prima volta al miracolo reale.

Luigi X Luigi X di Francia. Pare che gi Luigi X (1314-1316) nel 1315, di ritorno da Reims a Parigi dopo la sua consacrazione, abbia sostato presso labbazia per onorare il santo. Certamente con Giovanni II il Buono (13501364) le sporadiche iniziative dei sovrani precedenti si fissarono in una vera tradizione, che dur ininterrotta fino al tempo di Luigi XIV (1643-1715)105. Il monarca, infatti, il giorno successivo allIncoronazione di Reims, si recava in pio pellegrinaggio al monastero di Corbeny. Si form cos un vero e proprio cerimonia- le. Il priore del convento, accompagnato dagli altri monaci, savviava in processione verso leccezionale visitatore, portando la reliquia della testa di S. Marcolfo. Quando i due cortei sincontravano, labate la consegnava al Re, deponendola nelle sacre mani del sovrano, perch la portasse, e cos toccasse con le mani consacrate i venerandi resti del santo guaritore, di cui, dopo poco, il sovrano avrebbe imitato la prodigiosa efficacia. Il principe proseguiva fino alla chiesa, e sulla tomba del suo potente intercessore, seffondeva in preghiera. Luigi XIV , nel 1654, innov quellantico rituale. Il principe, una volta incoro- nato, non si mosse da Reims, a causa della turbolenza situazione nel paese, ma attese che i religiosi di Corbeny vi conducessero processionalmente il reliquiario di S. Marcolfo. Il monarca poteva quindi assolvere al suo debito di riconoscenza verso il santo taumaturgo senza doversi trasferire al convento. Lesempio di Luigi XIV , fu imitato dai suoi successori Luigi XV (1715- 1774) e Luigi XVI (1774-1793), rispettivamente nel 1722 e nel 1775, quando furono incoronati. La pia pratica delle visite alla tomba di San Marcolfo, finch rimase in vigore, rivest tale importanza che i sovrani si rifiutarono di procedere al miracolo reale, prima daverla compiuta. Luigi XI di Francia Luigi XI di Francia. Accadde cos che i sovrani toccassero i loro primi malati, proprio nei chiostri dell'abbazia. Appena terminate le devozioni, infatti, il monarca era solito toccare gli infermi. Cos Carlo VIII (14831498) nel 1484 vide accorrere sei ammalati al suo padiglione per essere toccati. Quando vi giunse Luigi XI (1461-1483) nel 1498 erano gi ventiquattro. Nel secolo successivo, quando fu la volta di Enrico II (1547-1559) vi erano presenti anche alcuni stranieri. Ben presto il numero di coloro che volevano adire al medico coronato sal a centinaia, ed anche migliaia. Nel XVII secolo Luigi XIII (1610-1643) ne trov nove- cento in attesa del tocco regio109. Lidea, in terra francese che il potere guaritore dei Re fosse legato allintercessione del santo monaco merovingio, si fece strada. Spesso i risanati si conducevano a Corbeny in pio pellegrinaggio in ringraziamento per lavvenuta guarigione. Anche quando il miracolo era ottenuto soltanto col tocco regale, i fedeli si sentivano, infatti, in dovere di ringraziare San Marcolfo, compiendo novene in suo onore, o portandovi degli ex voto. Cos attesta, per esempio, un certificato di guarigione redatto il 25 marzo 1669 da due medici dAuray per uno scrofoloso, che si era trovato risanato al ritorno dallessere stato toccato da Sua Maest Cristianissima e da un pellegrinaggio a San Marcolfo.

Edoardo II d'Inghilterra. Lasciamo per un attimo la Francia e i suoi re guaritori, e torniamo Oltremanica, presso la corte sulle rive del Tamigi. Lepoca medioevale vide nascere in Inghilterra una seconda prerogativa medicinale da parte dei principi regnanti: i crampsrings, gli anelli miracolosi contro lepilessia. Il pi antico documento attestante tale prassi rimonta al 1323, durante il regno di Edoardo II (1307-1327). Si tratta di unordinanza emessa dal sovrano con cui viene ufficialmente regolata la cerimonia dei cramps-rings che, al pari del tocco delle scrofole, era divenuta una delle funzioni ordinarie della dignit reale inglese . Il rito dovette essere antecedente. Tuttavia la sua origine avvolta nel mistero. Da allora, per oltre due secoli, i monarchi britannici sapplicarono a benedire gli anelli

miracolosi contro lepilessia. Addentriamoci nella descrizione della suggestiva cerimonia. Il Re, il Venerd Santo, giorno commemorativo della Passione di Cristo, era solito svolgere, come ogni altro fedele, il rito dellAdorazione della Croce. In particolare, il monarca inglese, secondo un cerimoniale fissatosi nel tempo, dopo aver collocato nella cappella del palazzo reale, la Croce di Gneyth, che, conquistata da Re Edoardo I (1272-1307) ai Gallesi, conteneva una reliquia miracolosa del legno della Santa Croce, si prosternava a terra e procedeva strisciando in quella posizione fin a giungere a baciare la Croce . A partire sicuramente dal regno di Edoardo II (13071327), ma certamente anche prima, il sovrano deponeva sullaltare, toccandole con le mani nude, una certa quantit di monete doro e dargento, poi le riscattava sostituendole con un equi- valente importo. Con le monete riscattate e da lui toccate erano in seguito fabbri- cati degli anelli medicinali: da donare come medicina a varie persone, come recita la sopra citata ordinanza . Tali anelli erano indicati per la cura dellepilessia e degli spasmi muscolari in genere, come indica il vocabolo inglese crampsrings, anelli contro i crampi. Questa ce- rimonia il monarca la compiva una sola volta lanno, il Venerd Santo. Il libro dei Conti di Palazzo danno un quadro abbastanza preciso del rito degli anelli. Edoardo III (1327-1377) li consacr il Venerd Santo 14 aprile 1335, 29 marzo 1336, 18 aprile 1337, 10 aprile 1338, 26 marzo 1339, 14 aprile 1340, 30 marzo 1369, 12 aprile 1370. Cos riporta, per esempio, la nota di spesa del 14 aprile 1335: Offerte del Signor Re alla Croce di Gneyth, il Venerd Santo, nella Sua cappella nel castello di Clipstone, per un importo di due fiorini fiorentini, il 14 aprile per sei scellini e otto denari, riscattati, per fare gli anelli, con una medesima somma, pari a sei scellini; in tutto 12 scellini e 8 denari . Riccardo II (1377-1399) li benedisse sicuramente il 4 aprile 1393 e il 31 marzo 1396. Enrico V Enrico V d'Inghilterra. Enrico IV di Lancaster (1399-1413) il 25 marzo 1407; suo figlio e successore Enrico V (1413-1422) il Venerd Santo 21 aprile 1413: Offerte del Signor Re fatte adorando la Croce, il Venerd Santo, nella chiesa dei frati di Langley, ossia tre nobili doro, e cinque soldi dargento, pari a scellini 25; pi lofferta al decano della Cappella di pari importo per riscattare il denaro prima offerto e fare degli anelli medicinali. Importo: 25 scellini. Una pia tradizione riferiva tale prodigiosa e soprannaturale virt degli anelli medicinali, come gi per il tocco dello scrofole, al santo Re Edoardo I il Confessore (1042-1060). Si raccontava infatti di come il monarca avesse fatto dono ad un povero, in mancanza daltro, del suo anello. Sotto i miseri cenci del mendicante la tradizione narrava celarsi San Giovanni Evangelista. In seguito due pellegrini inglesi in Terrasanta simbatterono nel medesimo vegliardo che restitu loro lanello, pregandoli di riportarlo ad Edoardo collannuncio che fra poco lavrebbe scortato in Paradiso . Lanello fu custodito nellabbazia di Westminster, ove pure era sepolto il santo Re, e ben presto divenne celebre per il suo miracoloso potere di guarire lepilessia Si comprende pure la connessione tra gli anelli medicinali, consacrati dal Sovrano nel giorno che commemorava la Passione e Morte di Cristo, in cui si svolgeva il rito dellAdorazione della Croce, con la potenza esorcistica che emanava dalla Croce stessa, e lepilessia, di cui i Vangeli menzionavano gli effetti con riferimento esplicito allintervento del demonio. Si rammenti, ad esempio, il celebre episodio narrato in San Matteo dellepilettico che gli Apostoli non riescono a guarire. Demoni siffatti non si scacciano se non con la preghiera e col digiuno, dice loro il Divin Maestro, dopo aver scacciato il maligno dal fanciullo. Sir John Fortescue, partigiano dei Lancaster e noto giurista, in un opera di di- ritto composta tra il 1461 e il 1463, nel pieno della guerra delle Due Rose, riportava lopinione comune circa la miracolosa prerogativa dei monarchi inglesi di guarire lepilessia: Anche loro e largento devotamente toccati, secondo la costumanza annuale, dalle mani consacrate, dalle mani unte dei re dInghilterra, il giorno del Venerd Santo, e offerti da essi, guariscono gli spasmi e lepilessia; il potere degli anelli fatti con quelloro e quellargento e messi alle dita degli ammalati stato sperimentato da un uso frequente in gran parte del mondo. Allepoca di Fortescue il rito si era semplificato. Gli anelli guaritori era gi preparati in precedenza. Poi la cerimonia procedeva come per il passato. Il principe, dopo aver ricevuto in un bacile doro dal dignitario presente di grado pi levato, gli anelli, li toccava, li deponeva quindi sullaltare ove era la Croce; infine li riscattava corrispondendo una

somma fissata dalla tradizione in 25 scellini per la cappella reale.

Maria I Maria I d'Inghilterra. Maria la Cattolica, figlia di Enrico VIII , che regn dal 1553 al 1558, fu lultimo sovrano inglese a compiere il rito degli anelli contro lepilessia. Dopo di lei, infatti, i suoi successori protestanti si rifiutarono di compiere la cerimonia, evidente- mente giudicata troppo cattolica. Il Messale della Regina contemplava anche la liturgia del Venerd Santo colla funzione degli anelli medicinali. Il sovrano, terminata ladorazione della Croce, si poneva ai piedi dellaltare, con a fianco il bacile doro contenente gli anelli medicinali da benedire. Recitava, quindi, una prima preghiera: O Dio onnipotente ed eterno che [] hai voluto che coloro che tu elevasti al fastigio della dignit regale, ornati delle grazie pi insigni, fossero organi e canali dei tuoi doni, di modo che come essi regnano e governano grazie a te, cos per tuo volere giovano agli altri uomini e trasmettono al popolo i tuoi benefici []. Quindi il principe doveva pronunciare unaltra preghiera e due formule di benedizioni sugli anelli, ove, accanto alla virt medica dei monili, appare anche la loro qualit esorcistica contro gli influssi diabolici: Dio, degnati di benedire e santificare questi anelli [], affinch tutti coloro che li porteranno siano immuni dalle insidie di Satana [], siano preservati dalla contrazione dei nervi e dai pericoli dellepilessia. Dopo la recita di un salmo e di unaltra orazione, la cerimonia giunge al suo momento centrale: il re prende gli anelli guaritori e li strofina ad uno ad uno nelle sue mani, pronunciando nel contempo questa prece: O Signore, santifica questi anelli, e irrorali benigno con la rugiada della tua bene- dizione, e consacrali con il fregamento delle nostre mani, che tu ti sei degnato santificare, secondo lordine del nostro ministero, con la sacra unzione esterna dellolio, cos che tutto ci che la natura del metallo non potrebbe fare, sia compiuto con la grandezza della tua grazia A questo punto, dopo laspersione con lacqua benedetta, il monarca terminava la cerimonia con il rito del riscatto, sopra pi volte riferito. Carlo IX Carlo IX di Francia. Sul finire dellet di mezzo, su entrambe le rive della Manica, la popolarit del miracolo regio era rimasta immensa. Per la Francia sono ancora i Libri di Conti dellElemosina reale, che permettono di valutare la frequenza e quindi la fama del rito di guarigione. Carlo VIII (1483-1498) in un solo giorno, il 28 marzo 1498, tocc sessanta persone. Se Luigi XII (1498-1515) nel periodo dal 1 ottobre 1507 al 30 settembre 1508, si limit a toccare 528 scrofolosi, il suo immediato successore Francesco I (1515-1547) ne guarisce 1326 durante il 1528, 988 nel 1529 e 1731 durante l'anno 1530. Carlo IX (1560-1574), suo nipote, pur regnando nel travagliato periodo delle guerre di religione, durante il solo 1569 vide accorrere alla sua reggia 2092 ammalati di scrofole . Tra i malati non francesi, che accedevano in gran numero presso il Re Cristianissimo, figuravano al primo posto gli spagnoli, la cui terra a quel tempo era particolarmente devastata dalladenite tubercolare. Questi, quando le circostanze lo permettevano, formavano delle vere e proprie carovane di pazienti, guidate da un 'capitano'. A. Duchesse, scrivendo nel 1609, accenna al grande numero di questi ammalati, che vengono tutti gli anni dalla Spagna per farsi toccare dal nostro pio e religioso Re. Il Capitano che li guidava nel 1602, riport la testimonianza dei Prelati di Spagna, di un gran numero di guariti con il tocco di Sua Maest. I sovrani Capetingi, inoltre, esercitarono talvolta il tocco taumaturgico fuori dal Regno. Gi Carlo VIII (1483-1498), durante la spedizione in Italia del 1494, aveva dato un saggio del suo potere guaritore: a Roma, il 20 gennaio 1495, presso la cappella di Santa Petronilla, mezzo migliaio di

affetti da scrofole avevano beneficiato del suo tocco, suscitando lammirazione della citt eterna. Lo stesso si era verificato a Napoli il 19 aprile 1495129. Luigi XII (1498-1515) esegu il tocco a Pavia il 19 agosto 1502 ed a Genova il 1 settembre dello stesso anno . Francesco I (1515-1547) a Bologna, ospite di Papa Leone X, comp la cerimonia taumaturgica il 15 dicembre 1515, dopo averne dato pubblico annuncio, in una cappella del palazzo apostolico. Tra i numerosi infermi, che accorsero a farsi toccare dal medico reale, era presente anche un vescovo polacco. Francesco I di Francia Francesco I di Francia. Levento fu immortalato in un affresco eseguito alla met del XVII secolo da Carlo Cignoni ed Emilio Taruffi su commissione del Cardinal Girolamo Farnese, legato pontificio a Bologna, e che tuttora visibile nella Sala Farnese del Palazzo Comunale . Su un cartiglio si legge: Francesco I Re di Francia guarisce a Bologna numero- si ammalati di scrofole. Ancora Francesco I , sconfitto e prigioniero dellImperatore Carlo V dopo la battaglia di Pavia (1525), continu in terra spagnola, prima a Barcellona, poi a Va- lenza, ove era stato imprigionato nel giugno di quellanno, ad esercitare la sua prerogativa taumaturgica, e, bench nemico giurato del signore di quel regno, vide accorre- re a s numerosissimi spagnoli, un cos gran numero di malati di scrofole riferiva De Selve, Presidente del Parlamento di Parigi con grande speranza di guarigione quale, in Francia, non vi fu mai in s grande calca. Situazione immortalata da un celebre distico del poeta Lascaris: Dunque, il re accostando la sua mano guarisce le scrofole bench prigioniero, egli , come per il passato, gradito ai celesti. In questi primi decenni del 500, sassiste al passaggio dallamministrazione del tocco a cadenze irregolari allintroduzione, sotto Francesco I , di giorni determinati in cui il sovrano sesercita nella sua prerogativa medicinale, secondo un cerimoniale pi fastoso e regolare. Pu tuttavia ancora accadere, come per laddietro (ma si tratta ormai di casi isolati) che il sovrano usi del miracoloso potere occasionalmente. Cos Francesco I nel gennaio 1530, mentre attraversa la Champagne, permette che ad ogni tappa del viaggio gli scrofolosi si presentino al suo cospetto . Unaltra volta, commosso dal pianto di un infermo che lo importuna, il sovrano lo tocca sul posto (aprile 1529).

Eleonora d'Asburgo Eleonora dAustria. Il Re, per, decise di dare sistematicit alla cerimonia. Cos il Servizio dellElemosina raggruppava i malati fino al giorno stabilito per il rito, mantenendoli a spese del Sovrano. Trattandosi, tuttavia, spesso, di una corte itinerante, quel singolare corteo dammalati saccodava al monarca, in attesa del giorno favorevole. Infine prevalse la modalit di far comparire gli scrofolosi in giorni prefissati. Le date che divennero ben presto canoniche per il rito guaritore coincidevano con le principali feste liturgiche: le Candelora, le Palme, Pasqua, o un giorno della Settimana Santa, Pentecoste, Ascensione, il Corpus Domini, lAssunzione, la Nativit della Vergine ed il S. Natale. Spesso il sovrano toccava i malati gi dalla vigilia della festa . In via eccezionale Francesco I guar gli scrofolosi l8 luglio 1530, in occasione del suo matrimonio con Eleonora dAustria . La concentrazione del tocco in alcune date comport, da un lato, che vere e proprie folle, anche di parecchie centinaia dinfermi, si presentassero alla Corte, e, dallaltro, favor lo sviluppo del rituale, che ora riveste un carattere imponente. Il sovrano francese assolve in primo luogo devotamente i pi importanti doveri religiosi: si confessa e, in conformit ad un antico privilegio, si comunica, alla maniera dei sacerdoti, sotto entrambe le Specie. Il principe, poi, accompagnato dall'Elemosiniere di Corte, procede verso il luogo prescelto per il miracolo reale, dove i chirurghi regi hanno fatto accedere solo quei malati che presentano con certezza i sintomi del- ladenite. Cos attesta, nel suo Diario di viaggio, il nobile veneziano Girolamo Lippo- mano, che scrive nel 1577: Prima che il Re tocchi, alcuni medici e cerusichi vanno guardando minutamente le qualit del male, e se trovano alcuna persona che sia infetta daltro male che dalle scrofole, la scacciano. I malati attendono

pazientemente in ginocchio larrivo del Re-medico, il quale, prima di procedere al tocco, compie una breve liturgia dedicata a San Marcolfo . Poi, accompagnato dallElemosiniere e da alcuni nobili del seguito, procede al tocco, fino allesaurirsi del numero dei sofferenti. Essendo glinfermi accomodati per fila il re li va toccando duno in uno, riferisce sempre Lippomano nella sua relazione143. Anche il luogo ove compiere la cerimonia era prescelto, in modo da sottolineare la solennit dellevento. Lippomano parla di cortili regali, o qualche gran chiesa. Cos, potevano essere le volte gotiche di Ntre-Dame di Parigi ad accogliere i pazienti, come avvenne l8 settembre 1528, festa della Nativit di Maria SS., quando Francesco I tocc 205 scrofolosi145; oppure, il 15 agosto 1527, festa dellAssunzione, quando nell chiostro del Palazzo vescovile di Amiens, il Cardinal Wolsey pot ammirare il medesimo sovrano segnare un numero quasi uguale di pazienti . Il rito rimase immutato rispetto a quello praticato in precedenza. Il sovrano toccava con la mano nuda le piaghe, facendo poi il segno di croce. Si venne per fissando in quel tempo la formula che rimase in uso fino a Luigi XIV (1643-1715), e che il Re pronunciava su ciascun ammalato: Il Re ti tocca, e Dio ti guarisce147. Nemmeno nella Francia sconvolta dalle guerre di religione, nella seconda met del secolo XVI, gli scrofolosi rinunciarono al rimedio regale, n i monarchi francesi, seppure, forse, con minor sollecitudine, data la pericolosit dei tempi, si sottrassero al loro dovere. Enrico III Enrico III di Francia. Enrico III (1574-1589) ultimo sovrano del ramo Valois-Angouleme, pur nellinfuriare della guerra civile tra la Lega cattolica dei Duchi di Guisa e i protestan- ti calvinisti, guidati da suo cugino Enrico di Borbone, trov modo di toccare gli scro- folosi in varie circostanze: a Poitiers il 15 agosto 1577, festa dellAssunzione, a Char- tres almeno nel 1581, 1582 e nel 1586148. Con la conversione al cattolicesimo e lascesa al trono, del calvinista Enrico IV di Borbone (1594-1610), appartenente ad un ramo collaterale della dinastia cape- tingia, continu la tradizione del tocco regio. La domenica di Pasqua del 10 aprile 1594, poco pi di un mese dopo la sua con- sacrazione (27 febbraio 1594) che avvenne a Chartres, anzich a Reims, e senza lim- piego del crisma della Santa Ampolla, tocc i malati per la prima volta a Parigi. Se ne presentarono circa 900, e cos fino alla morte (1610) non rifiut mai il rito, non solo nei giorni pi solenni fissati dalla tradizione, ma anche in molte altre occasioni meno importanti. Come per i suoi predecessori, gli infermi erano migliaia: nella Pasqua del 1608, per esempio, Enrico IV tocc 1250 scrofolosi. In altra occasione salirono addirittura a 1500! Il grand sicle non fu avaro daltrettanto strepitoso favore che i precedenti secoli alla fama guaritrice dei principi francesi. Anzi, nellepoca della Controriforma, il tocco reale riconferm il proprio prestigio. Le cifre sono pi eloquenti delle parole: Luigi XIII (1610-1643) tocca nel 1611 2210 scrofolosi, 3125 nel 1620. Nella Pasqua del 1613 sono ben 1070 gli ammalati che si presentano al Louvre per il miracolo regio . Il sovrano compie regolarmente la funzione nelle grandi solennit, Pasqua, Pentecoste, Natale, o Capo dAnno, talvolta, come per il passato, alla Candelora, la Trinit, lAssunta, Ognissanti . La cerimonia si svolge in luoghi diversi. A Parigi, di solito, nella grande galleria del Louvre, o in una sala bassa della reggia. Poich la folla degli infermi numerosa, il rito faticoso per il Re fanciullo, sa- lito al trono ancora adolescente, soprattutto a causa del gran caldo: Egli si sentiva un po affaticato, ma non voleva farlo apparire Egli si sente debole, riporta Hroard, medico personale del monarca . Ma il sovrano, a meno che non sia serimente indisposto, non si sottrare mai alla cerimonia. Anche quando la peste sconsiglia gli assembramenti per non diffondere il contagio, gli scrofolosi si presentano ugualmente a centinaia per accedere al medico rega- le: Essi mi perseguitano molto si lamenta il Re con un certo sarcasmo Dicono che i Re non possono morire di pestePensano che io sia un Re di Carte. Luigi XIV di Francia mentre adempie al rito della Taumaturgia. Con Luigi XIV (1643-1715), suo figlio, nulla cambia nella sostanza, a parte latto di venerazione

alle reliquie di San Marcolfo che - come si disse pi sopra - ora erano condotte presso il Re a Reims, prima dellinizio del tocco, senza che il principe si recasse fino al monastero che le custodiva. Il sovrano, ricorda Saint-Simon, si comunicava sempre col collare dellOrdine, facciole e mantello, cinque volte lanno, il Sabato Santo nella Parrocchia, gli altri giorni nella Cappella: la vigilia di Pentecoste, il giorno dellAssunzione, seguita da una gran messa, la vigilia di Ognissanti e la vigilia di Natale e ogni volta toccava gli ammalati. Se il rito si svolge nella capitale cura del Gran Prevosto far affiggere dei mani- festi che annunziano levento. Uno di essi recita cos: Da parte del Re e del Signor Marchese di Souches, PrevostodellOstello della Maest e Gran Prevosto di Francia. Si fa sapere ad ognuno che legge, che Domenica prossima giorno di Pasqua, Sua Maest toccher i Malati di Scrofole, nella Galleria del Louvre, alle ore dieci del mattino, in modo che nessuno possa scusarsi per non esserne a conoscenza, e che coloro che sono afflitti da detto male, se cos gli aggrada, abbiano a trovars l. Redatto a Parigi, alla presenza del Re, il 26 marzo 1657. Firmato, De Souches.

Luigi XIII di Borbone Luigi XIII di Francia. Il Re Sole nel Sabato Santo del 1666 tocca 800 scrofolosi156. Ammalato di gotta la Pasqua 1698, e quindi impossibilitato a compiere il rito, vede presentarsi a corte la Pentecoste successiva circa tremila infermi. Nella solennit della SS. Trinit, il 22 maggio 1710, vide presentarsi a Versailles si accalcano 2400 scrofolosi. Il sabato 8 giugno 1715, invece, vigilia di Pentecoste, tre mesi prima di morire ( 1 settembre 1715), il sovrano tocc per lultima volta i malati. Gli scrofolosi, nonostante il grandissimo calore, sammassarono in circa millesettecento. Come per il passato, i pazienti che accorrono a farsi benedire dal Re appartengono a svariate nazioni europee. Vediamo cos tanto Spagnoli, Portoghesi, Italiani, Tedeschi, Svizzeri, Fiamminghi, che Francesi, i quali, durante il regno di Luigi XIII , a Saint-Germain-en-Laye, la Pentecoste del 1618, si schierano lungo tutto il gran via- le e sotto il fogliame del parco in attesa del principe medico. Gli ecclesiastici non disdegnano la cerimonia. Tre gesuiti portoghesi sono tra i malati il 15 agosto 1620, festa dellAssunta. Gli spagnoli, comunque, sono gli stranieri pi numerosi. Per questo il cerimoniale prevedeva che fossero i primi ad essere beneficiari del tocco regale.

Enrico VI Enrico VI d'Inghilterra. Col declinare del Medioevo, durante la seconda met del secolo XV, listituzione monarchica in Inghilterra entr in una grave crisi. Una lunga guerra dinastica, infatti, la Guerra delle Due Rose, vide scontrarsi per parecchi decenni i due rami (quello di Lancaster della Rosa Rossa, e quello di York della Rosa Bianca) della casata reale anglo-normanna dei Plantageneti. I sovrani tuttavia continuarono ad offrire alle popolazioni il loro taumaturgico beneficio. A riguardo di Enrico VI di Lancaster (1422-1461; 1470- 1471) cos scrive il dotto giurista Sir John Fortescue, suo sostenitore: Al contatto delle sue mani purissime si vedono ancor oggi i malati sofferenti del male reale, quelli stessi per i quali i medici hanno disperato, recuperare, per intervento divino, la salute tanto desiderata; attraverso di ci lOnnipotente viene lodato, perch dalla grazia divina deriva la grazia della salute, e i testimoni di questi fatti vengono rafforzati nella loro fedelt al Re; lindubitato titolo di questo monarca, con lapprovazione di Dio, viene cos confermato. Egli inoltre, come i suoi predecessori, continu pure a benedire gli anelli contro epilessia il Venerd Santo, dopo il rito dellAdorazione della Croce. Cos nel Libro dei conti di Palazzo alla data del 30 marzo 1442, si

legge: Offerte del Signor Re, fatte al- ladorazione della Croce il giorno del venerd santo, in oro e in argento, per farne anelli medicinali, 25 scellini. Il suo rivale Edoardo IV (1471-1483) benedisse pure gli anelli il 27 marzo 1467 e il 15 aprile 1468 . I successori, Enrico VII (1485-1509) ed Enrico VIII (1509-1547) non furono da meno. La medesima fonte, il Libro dei conti di Palazzo, rammentano che il primo comp sicuramente lantica cerimonia il 5 aprile 1493 . Enrico VIII Enrico VIII d'Inghilterra. Enrico VIII, invece, vi si dedic il 29 marzo 1532: Per offerte del Signor Re fatte adorando la croce il giorno del Venerd Santo e per il riscatto, dovendo farne anelli medicinali, oro e argento, 25 scellini , e l11 aprile 1533 . I regni di questi ultimi sovrani, nel corso del secolo XVI, sono poveri di notizie relativamente alla frequenza del tocco guaritore. La documentazione, invece, sullo svolgersi della cerimonia relativamente abbondante, e permette di notare le differenze dal contemporaneo rito francese. Comune ai due riti era lofferta da parte del monarca di unelemosina ai sofferenti. In terra inglese questo elemento secondario as- sunse, almeno dai tempi di Enrico VII (1485-1509) una caratteristica peculiare. Lelemosina del sovrano infatti si fiss in una moneta doro dal peso di cinque gram- mi, che portava impressa da un lato leffigie di San Michele Arcangelo, e dallaltro la Croce. Era detta volgarmente angel168. Il rito inglese in et moderna prevedeva prima della cerimonia vera e propria, la recita da parte del Sovrano del Confiteor, lassoluzione impartita dal cappellano, e la lettura di due brani evangelici: il primo, tratto da San Marco, rievocava il potere taumaturgico del Redentore, il secondo era lIncipit di quello di San Giovanni, assai in uso nelle formule di benedizione . Il Re riceveva i malati, a differenza del suo collega francese, seduto sul trono. Un ecclesiastico glieli conduceva uno ad uno. Allora il Re li toccava, passando la mano nuda sulle piaghe. Concluso il tocco vero e proprio, i malati ripassavano una seconda volta. Il Re li benediceva, sempre uno ad uno, facendo sulle piaghe il segno del- la croce, mentre teneva fra le dite la moneta doro, langel, gi preparata con un foro e munita di nastro, che poi appendava al collo dello scrofoloso . Cos, nella liturgia dOltremanica, lelemosina divenne un elemento accessorio, ma integrante del rito. Maria I la Cattolica (1553-1558) modific la scritta che si leggeva sullesergo della moneta, e sostitu la frase Per Crucem tuam salva nos Christe Redemptor [Cristo Redentore, salvaci con la Tua Croce] con un motto che appariva pi appro- priato al miracolo reale: A Domino factum est istud, et est mirabile in oculis nostris [Questo stato compiuto dal Signore, ed una cosa meravigliosa ai nostri occhi]. In questo periodo, tuttavia, il rito inglese entr in una nuova e convulsa fase. Molti principi che lo praticarono non era pi cattolici, avendo aderito agli errori delleresia protestante. Questa singolare situazione non pot non recare i suoi effetti an- che sulla cerimonia del tocco. Enrico VIII (1509-1547) con lo scisma, comp il primo passo verso la rot- tura completa col Cattolicesimo.

Edoardo VI d'Inghilterra. Suo figlio e successore Edoardo VI (1547-1553) educato nel Calvinismo, attu nello sventurato regno una persecutoria politica anti-cattolica, ed oper una ri- forma liturgica in tal senso, promossa da Thomas Cranmer, che previde, tra laltro, labolizione nel 1549 dellantico rito dellAdorazione della Croce. Edoardo, tuttavia, non smise, n di consacrare gli anuli medicinales contro lepilessia, n di toccare i ma- lati more antiquo, mantenendo persino, cosa inconcepibile per un calvinista, il segno della croce. Il lealismo monarchico era evidentemente troppo forte nel principe malaticcio per cedere su questo punto. Cos egli benedisse sicuramente i cramprings l8 aprile 1547, come attesta il gi citato Libro dei conti di Palazzo: Per le offerte fatte dal Signor Re adorando la Croce secondo unantica usanza e cerimonia il Venerd Santo e loro e largento per il riscatto per gli anelli medicinali da benedire, importo di 25 scellinie, poco prima della morte, il 31 marzo 1553.

Elisabetta I Elisabetta I d'Inghilterra. Con Maria la Cattolica (1553-1558) come sappiamo da altre fonti, i riti guaritori continuarono, ma mentre il tocco avr ancora un lungo futuro, il rito del Venerd Santo mor con quella sovrana, poich Elisabetta I (1558-1603) non lo esegu mai durante il suo lungo regno. Come il fratellastro Edoardo VI , Elisabetta, pur avendo aderito alleresia, mantenne quasi integralmente il rito del tocco nella sua veste papista, segno della croce incluso. Saccontent - pare di far eliminare una preghiera accessoria che accennava alla Vergine e ai Santi, e a far tradurre il rituale in lingua inglese . conservata qualche cifra del numero di ammalati che si accostava alla sanguinaria sovrana: il 18 luglio 1575 a Kelinworth tocc nove scrofolosi, mentre il Venerd Santo del 1597 (?) furono in 38 ad accostarsi ad Elisabetta . Alla sua morte, avvenuta nel 1603, sal sul trono inglese un principe scozzese, educato nel pi puro calvinismo e lontano cugino dellultima Tudor, Giacomo I Stuart (1603-1625) figlio di Maria Stuarda. Egli si rifiut, in occasione della sua solenne incoronazione, dessere unto con lolio donato dalla Vergine a San Tommaso Becket. Domand poi dessere dispensato dalla cerimonia del tocco. E per anco vero scrive un anonimo informatore al Vescovo di Camerino, nunzio in Francia, nel gennaio 1604 che il Re dal principio della sua entrata nel Regno dInghilterra desider e domand queste tre cose 2 di non toccare le scrofole, non volendosi vanamente arrogare tal virt et divinit di potere col solo tatto guarire le malattie intorno alle quali domande fu risposto dalli consiglieri, che non poteva Sua Maest senza suo gran pericolo e del Regno fuggir queste cose. Il Re vi fu quindi quasi costretto dai suoi consiglieri inglesi. Nellottobre del 1603 comp riluttante il suo primo tocco: Il Re sabbia questi giorni intricato riferisce il medesimo informatore in quello che aveva di fare intorno a certa usanza antica dei Re dInghilterra di sanare glin- fermi del morbo regio, et cos essendogli presentati detti infermi nella sua anticamera, fece prima fare una predica per un ministro calvinista sopra quel fatto, e poi lui stesso disse che se trovava perplesso in quello chaveva di fare, respetto che delluna parte non vedeva come potessero guarire glinfermi senza miracolo, et gi li miracoli erano cessati et non se ne facevano pi; et cos aveva paura di commettere qualche superstizione; dallaltra parte, essendo quella usanza antica et in beneficio delli suoi sudditi, se risolveva di provarlo, ma solamente per via dorazione la quale pregava a tutti volessero fare assieme con lui; e con questo toccava alli infermi. Vedremo presto leffetto che seguir. Si vedeva che quando il Re faceva il suo discorso spesse volte girava gli occhi alli ministri Scozzesi che stavano appresso, come aspettando la loro approvazione a quel che diceva, avendolo prima conferito con loro. Quello non fu lunico tocco dello Stuart, che anzi da allora lo pratic costante- mente. Apport tuttavia alcune modifiche di pretto stampo calvinista allantico cerimoniale. Giacomo VI e I Giacomo I d'Inghilterra. Quando infatti i malati ripassavano dal re, dopo essere stati toccati, Giacomo si limitava ad appendere al collo la moneta doro, senza tracciare il segno di Croce sulle piaghe. Cos quellantico gesto, cos profondamente cattolico, venne abolito. La Croce scomparve anche dagli angels, ove era raffigurata su uno dei versi della moneta. Come pure ne venne modificata la legenda, che si ridusse alla pi banale: Questo sta- to compiuto dal Signore, sopprimendo: ed una cosa meravigliosa ai nostri occhi . Suo figlio Carlo I (1625-1649) educato nellanglicanesimo, non ebbe gli scrupoli del padre nellesercitare la prerogativa taumaturgica. Come in Francia, la Corte pubblicava e faceva affiggere gli avvisi che indicano il luogo e la data del tocco. Cos Carlo tocc il 13 maggio e 18 giugno 1625; il 17 giugno 1628; il 6 aprile e 12 ago- sto 1630; il 25 marzo, 13 ottobre, 8 novembre 1631; il 20 giugno 1632; l11 aprile 1633; il 20 aprile, 23 settembre, 14 dicembre 1634; il 28 luglio 1635; il 3 settembre 1637178. Il rito il medesimo dei tempi di Elisabetta I e di Giacomo I . Il

numero dei malati notevole. Molti cercano addirittura dessere toccati due volte, probabilmente attirati dalla generosa elemosina in oro. Per questo il proclama del 13 maggio 1625 ordina che glinfermi si presentino al rito con un certificato attestante la loro condizione rilasciato dalla parrocchia dorigine. Inoltre le parrocchie dovevano tenere un registro ove trascrivere i nomi dei beneficiati . Come in Francia, anche a Londra, il malato dove superare una visita medica preventiva che ne accerti la patologia. Il medico di servizio distribuiva poi ai pazienti un gettone metallico, che serviva come biglietto dentrata . Nel 1633, la funzione religiosa per la guarigione delle scrofole fece la sua comparsa ufficiale nel Book of Com- mon Prayer il libro di preghiere della Chiesa Anglicana . Che il taumaturgo reale riscuotesse ancora successi, dimostra la lettera del 30 aprile 1631 inviata da Lord John 1 Barone Poulett (1586-1649) un calvinista, al Segretario di Stato, Lord Dorchester, grazie ai buoni uffici del quale la figlioletta di Poulett, devastata dalle scrofole, era stata sollecitamente presentata al Sovrano e guarita: Il ritorno di una bimba malata cos sollevata dal male fa rivivere un padre malato stata una grande gioia per me che Sua Maest si sia degnata di toccare la mia povera bambina con le sue mani benedette; cos con laiuto della benedizione di Dio, egli mi ha reso una figlia che avevo cos poca speranza di salvare, tanto che avevo dato istruzioni per farne riportare il cadavere essa tornata sana e salva; la sua salute migliora di giorno in giorno; la sua vista mi d ogni volta loccasione di ricordarmi la graziosa bont di Sua Maest verso di lei e verso di me e di renderle grazie in piena umilt e gratitudi- ne. Lord Poulett, durante la guerra civile, si schier apertamente per il partito del Re. Carlo I Carlo I d'Inghilterra. Esplose infatti il conflitto intestino tra i partigiani della monarchia e i fanatici calvinisti repubblicani di Cromwell. Nel 1647, gli scozzesi consegnarono ai puritani il sovrano. Questi venne condotto a Londra per essere giudicato dal Parlmento. Durante il viaggio, gli ammalati gli si affollavano attorno per farsi toccare, portando essi stessi le monete da appendere al collo, poich il Re nelle mani dei suoi implacabili ne- mici non poteva certo disporne. I Commissari del Parlamento, tutti di fede calvinista, cercavano vanamente di tener lontana la folla. Quando Carlo venne rinchiuso a Holmby, si rivide la medesima scena. La Camera dei Comuni decise allora dintervenire drasticamente, nella consapevolezza di quanto quel rito parlasse contro la pretesa di giudicare il Re. Il 22 aprile 1647 venne istituita una Commissione incaricata di redigere una Dichiarazione destinata ad essere diffusa tra la gente in merito alla Superstizione del Tocco183. Il Re venne giustiziato il 30 gennaio 1649. Durante la dittatura di Cromwell, nessuno toccava pi in Inghilterra. Carlo II (16491685) esiliato sul continente, proseguiva tuttavia la pratica guaritrice. Un ingegnoso commerciante organizzava viaggi per condurre gli scrofolosi inglesi e scozzesi verso le citt olandesi dove il sovrano era solito soggiornare184. La Restaurazione della monarchia che segu allingloriosa fine della sanguina- ria dittatura puritana (1649-1659) comport pure la restaurazione del rito guaritore, da secoli una delle prerogative pi illustri dei Re britannici. Il 30 maggio 1660, poco dopo che il Parlamento aveva fatto atto di sottomis- sione al Sovrano, questi, ancora in Olanda, nella citt di Breda, comp una cerimonia del tocco assai solenne. Appena rientrato in patria, i malati corsero a lui in massa. Il 23 giugno nella Sala dei Banchetti di Whitehall, Carlo accost pi volte la mano con- sacrata ai pazienti185. Il monarca, consapevole di quanto la singolare cerimonia, dopo i torbidi del regime repubblicano, fosse adatta a ravvivare la fede nella monarchia, comp assai coscienziosamente il suo dovere di medico reale. Egli toccava gli scrofolosi tutti i venerd, almeno allinizio del regno. Il cerimoniale era sempre quello modificato da suo nonno, mentre la moneta doro con corso le- gale, langel, fu sostituita con una medaglia doro appositamente coniata per loccasione.

Carlo II Carlo II d'Inghilterra. Le cifre del tocco sotto Carlo II sono impressionati. stato infatti calcolato sulla base di documenti inoppugnabili che il monarca tocc nel corso del suo lungo regno (1660-1685) non meno di 100.000 ammalati186! Dal maggio 1660 al settembre 1664 sono circa 23.000 persone; dal 7 aprile 1669 al 14 maggio 1671 si presentarono a Corte in 6666; dal 12 febbraio 1684 al 1 febbraio 1685 in 6610 . A Whitehall non si accalcavano solo inglesi e scozzesi, comera naturale, ma pure tedeschi, olandesi, francesi, e molti coloni americani, provenienti dalla Virginia e dal New Hampshire. Con la temporanea caduta della monarchia ad opera dei settari calvinisti di Cromwell (1649-1660) pure cess in terra inglese, se pur momentaneamente, la cerimonia delle scrofole. Lo spirito protestante infatti non poteva che veder di malocchio la sopravvivenza dun rito marcatamente papista e cattolico. Gli Stuart, daltra parte, una volta reinsediati sul trono (1660) edotti dalla severa lezione della guerra civile, compresero che il pi saldo appoggio e sostegno della monarchia restaurata era il ritorno alla religione cattolica. Leresia protestante infatti aveva dimostrato a sufficienza, nella sua sanguinaria versione puritana, lodio anti- monarchico. Se infatti la nuova dottrina eterodossa postulava linutilit della mediazione della Chiesa docente in ordine alla retta pratica cristiana, a maggior ragione, inutile e nociva era pure la mediazione politico-sociale rappresentata dallistituto monarchico nellordine temporale. Ci si era sbarazzati dellautorit spirituale, forse, per sottomettere la religione - ragionavano coerentemente i fautori di Calvino - ad un potere terreno, ad una Chiesa di Stato? Gli Stuart compresero la gravit della situazione, e, prima timidamente, poi con maggior convinzione, improntarono la loro politica religiosa al ritorno in seno alla Chiesa romana. Era noto che Carlo II era morto papista. Suo fratello e successore, Giacomo II (1685-1688; + 1701) sera convertito al cattolicesimo romano prima della salita al trono. Era il primo sovrano cattolico inglese dai tempi di Maria Tudor (1553- 1558). Il rito inglese delle scrofole rientr cos nel suo alveo naturale. Giacomo non manc al suo dovere di guaritore. Dal marzo al dicembre 1685 tocc 4442 scrofolosi. Il 28 e il 30 agosto 1687, nel coro della cattedrale di Chester, gli saccostarono rispetti- vamente 350 e 450 ammalati189. Dal 1686 il clero cattolico, anzich quello anglicano, lo assisteva nel rito. Il messale cattolico in latino dei tempi di Enrico VII (+1509) venne ristampata. Giacomo II e VII Giacomo II d'Inghilterra. Giacomo pensava addirittura di resuscitare la cerimonia di benedizione dei cramp-rings, quando la reazione protestante guidata da Guglielmo dOrange, marito di Maria Stuart, figlia anglicana di primo letto del sovrano, lo costrinse allesilio (Glo- riosa Rivoluzione, 1688). Lusurpatore, calvinista convinto, non volle saperne di toccare le scrofole. Un articolo di cronaca della Gazette de France datato 28 aprile 1689 riferiva: Il 7 di questo mese il principe dOrange ha desinato presso Mylord Newport. Quel giorno, secondo lusanza ordinaria, egli avrebbe dovuto compiere la cerimonia del tocco dei malati e lavare i piedi a molti poveri. Ma egli dichiar che credeva che queste cerimonie non era esenti da superstizione; e diede solamente ordine che venissero distribuite le elemo- sine ai poveri secondo lusanza190. Guglielmo era salito al trono, dopo la breve guerra civile, chiamatovi dalla fa- zione calvinista, che mal tollerava, dopo la nascita a Giacomo di un erede cattolico, che lInghilterra fosse governata da una dinastia papista. Lo Stuart aveva infatti sposato nel 1673, dopo la morte della prima moglie anglicana, che gli aveva dato due figlie, pure educate nella religione protestante (Maria ed Anna), la duchessa Maria Beatrice dEste (1658-1718), da cui aveva avuto Giacomo III , detto il Gran Pretendente. Dopo la morte di Gugliemo III (1688-1701), sal al trono inglese Anna Stuart (1702-1714), figlia protestante di Giacomo II . Anna ripristin il tocco reale nel marzo-aprile 1703, seppure con una cerimonia ancor pi semplificata rispetto al passato: i malati passavano davanti al sovrano una sola volta, ricevendo immediatamente dopo il tocco la medaglia che ricordava levento .

Giacomo Francesco EdoardoGiacomo III e VIII Giacomo III d'Inghilterra. Il 12 aprile 1714, pochi mesi prima di morire, la regina tocc gli scrofolosi per lultima volta. Fu anche lulti- ma volta che la cerimonia ebbe luogo nellisola . La cricca protestante che dominava la Corte, ottenne che il fratellastro cattolico di Anna Stuart, che viveva in esilio sul continente, Giacomo III , il Gran Pretendente, fosse escluso dalla successione. Venne chiamato a regnare sullInghilterra un lontano cugino degli Stuart, Giorgio I (1714-1727), principe elettorale dellHannover, pure protestante. Egli non tocc mai le scrofole. Giacomo II tuttavia continu a compiere il rito guaritore nel suo esilio francese, a Parigi e Saint-Germain, ove mor nel 1701 . Suo figlio Giacomo III (1688- 1766) fece lo stesso. Gli Stuart cattolici, infatti, si consideravano i legittimi sovrani della Gran Bretagna, e, come tali, non mancarono al loro officio di Re guaritori. Giacomo III tocc i malati a Parigi, Avignone, Bagni di Lucca e Roma . I sudditi inglesi intraprendevano lunghi viaggi per raggiungere i loro sovrani spodestati, ma ancora dotati del singolare privilegio taumaturgico. Nel 1716 il Gran Pretendente sbarc in Scozia per tentare la riconquista del trono. Vi tent di nuovo nel 1745 Carlo Edoardo il Giovane Pretendente (17201788), figlio di Giacomo III , ma dopo promettenti inizi, dovette ritornare nel suo esilio italiano. Circle of Anton Raphael Mengs, Henry Benedict Maria Clement Stuart, Cardinal York (ca 1750) -002.jpg Enrico IX d'Inghilterra. Succeduto al padre, Carlo Edoardo prosegu ad accogliere gli scrofolosi. Tocc a Firenze, Pisa ed Albano nel 1770 e nel 1786. Alla sua morte, non avendo avuto figli, gli successe il fratello minore Enrico IX (1725-1807) Vescovo di Tuscolo e Cardinale di York, che non dimentic il celebre rito e lo pratic a Roma fino alla morte avvenuta nel 1807. Con lui sestinse la casata reale degli Stuart e cess definitivamente il tocco guaritore operato da principi inglesi . La fine del tocco nel Regno dInghilterra era in certo senso strettamente connesso alla concezione politica rivoluzionaria che vi prese piede. Nota giustamente Marc Bloch: La Gran Bretagna dovette il consolidamento del suo regime parlamentare, allavvento, nel 1714, di un principe straniero, che non poteva appoggiarsi n al diritto divino n su alcuna popolarit personale. Gli dovette anche, certamente, daver eliminato, pi presto che in Francia, lelemento soprannaturale dalla politica mediante la soppressione del vecchio rito, nel quale sesprimeva cos perfettamente la regalit sacra dei vecchi tempi.

Luigi XV di Francia. Nel corso del secolo dei lumi la cerimonia del tocco regio non perse nulla della propria notoriet. Luigi XV (1715-1774) il 29 ottobre 1722, giorno della sua consacrazione, trov una folla di duemila scrofolosi ad attenderlo nel parco di Saint-Rmi a Reims197. Almeno in tre occasioni il sovrano, a causa della sua cattiva condotta, si vide rifiutare dal confessore laccesso alla Comunione (Pasqua 1739, Pasqua 1740 e Natale 1744) di modo che non esercit il tocco. Luigi inoltre modific leggermente, probabilmente senza alcuna intenzione re- condita, la formula tradizionale che accompagnava il venerando rito. Anzich, come per il passato, dire: Il Re ti tocca, e Dio ti guarisce (con il modo indicativo) egli pro- nunci: Il Re ti tocca, Dio ti guarisca (al condizionale), espressione che rimase in uso anche presso i successori. Dinanzi al progredire dellincredulit insufflata dallEnciclopedismo scettico ed anti-cristiano dei seguaci di Voltaire, i fedeli monarchici inviavano spesso a Corte i certificati di guarigione. Cos, poco dopo lincoronazione di Luigi XV (ottobre 1722) il Marchese dArgenson, amico di Voltaire e intendente reale nellHainaut, venne a conoscenza di una guarigione miracolosa:

Luigi XVI di Francia. Alla consacrazione del Re a Reims scrive nelle sue Mmories un uomo dAve- snes, che aveva scrofole terribili, and a farsi toccare dal Re. Egli guar perfettamente, in- tesi dir questo. Io feci fare un processo e presi informazione del suo stato precedente e sus- seguente, il tutto ben autenticato. Fatto ci, inviai le prove di questo miracolo a De La Vrillire, segretario di Stato della provincia198. Luigi XVI (1775-1793), incoronato il 7 luglio 1775, non fu da meno. Dovette toccare 2400 ammalati! Anche per lui abbiamo dei certificati di guarigione che at- testano la permanenza del miracolo reale. Un tal Rmy Rivire, parrocchiano di Matougues, fu toccato dal sovrano a Reims in quelloccasione. Riacquist la salute. Lintendente della provincia, Roull dOrfeuil, il 17 novembre 1775 fece stendere un certificato sottoscritto dal risanato, dal medico locale e dal parroco. Tra il novembre e il dicembre del medesimo anno vennero stilati altri quattro certificati di guarigione riguardanti quattro ragazzi guariti dopo la cerimonia reale . Il monarca continu certamente, come i suoi avi, a toccare i malati nelle grandi solennit. Poi venne il 1789 e la prigionia. Infine, nel gennaio 1793, la ghigliottina pose fine alla sua vita. Il tocco per non mor con lui, ma sopravvisse alluragano rivoluzionario, e rifece capolino nel nuovo secolo. Carlo X Carlo X di Francia. Nel 1825, a differenza del fratello Luigi XVIII (1814-1824), che non volle essere consacrato a Reims, Carlo X (1824-1830) fedele ai propri convincimenti realisti, decise di rinnovare lantica liturgia. Cos venne unto e incoronato more anti- quo con il Crisma della Santa Ampolla. Come un tempo, gli scrofolosi si presentarono al sovrano per essere toccati, ma questi rifiut, limitandosi a far loro una generosa elemosina: Molte persone erano davviso di sopprimere questa cerimonia per togliere un prete- sto alle derisioni dellincredulit, e si diede ordine di rimandare gli scrofolosi. Essi si la- mentarono, il Re invi una somma di denaro da distribuir loro. Essi dissero che non era affatto ci che volevano. Labate Desgenettes, allora Parroco della parrocchia delle Missioni Estere, pi tardi Parroco di Ntre-Dame de la Victoire, che era alloggiato a Saint Marcoul, vedendo la loro desolazione, si rec a perorare la loro causa, e il re annunzi la sua visita per il 31 maggio allospizio. I malati furono visitati dal sig. Nol, medico del- lospizio, e dal sig. Dupuytren, primo chirurgo del re, a fine di non presentare che i malati veramente colpiti da scrofole. Rimasero cento trenta. Essi furono presentati successiva- mente al Re dai dottori Alibert e Thvent de Saint-Blaise. Il Re li tocc pronunciando la formula tradizionale. Il primo guarito fu un fanciullo di cinque anni e mezzo, Giovanni Battista Comus; egli aveva quattro piaghe; la seconda fu una giovine sedicenne, MarieClarisse Fancherm; essa aveva una piaga scrofolosa alla guancia fin dallet di cinque anni. La terza, Susanna Grvisseaux, di undici anni. Essa presentava delle piaghe e dei tumori scrofolosi. La quarta, Maria Elisabetta Colin, di nove anni, aveva molte piaghe. La quinta, Maria Anna Mathieu, danni cinque aveva un tumore scrofoloso e una piaga nel collo. Si stese processo verbale di queste guarigioni e si aspett cinque mesi prima di chiuderlo e di pubblicarlo, per assicurarsi che il tempo le confermasse . Nonostante il felice esito della mano sovrana, lo spirito incredulo del tempo prevalse. Carlo X non rinnov pi il rito venerando. Pochi anni dopo, nel luglio 1830, la marea rivoluzionaria rinascente lo travolgeva. Cessava cos con lantica cerimonia delle scrofole, anche la monarchia legittima di Francia. Beato Angelico: San Tommaso d'Aquino. San Tommaso d'Aquino. San Tommaso dAquino, nel suo celebre De Regimine Principum, ove dimostra leccellenza della monarchia fra le forme di governo, accenna pure alla consacrazione dei Re e alla prodigiosa prerogativa taumaturgica dei sovrani francesi: Il Re inoltre non solo tenuto al culto divino come uomo e come signore, ma anche come Re, perch i Re sono unti con olio consacrato, come risulta

chiaro nel caso dei Re del popolo dIsraele, che venivano unti con olio santo dalle mani dei Profeti. Perci erano an- che detti Unti del Signore, per eccellenza di virt e di grazia in unione con Dio, delle quali dovevano essere dotati. Per questunzione essi ottenevano un certo ossequio e un certo con- ferimento donore [] Di questa consacrazione troviamo un altro argomento dalle gesta dei Franchi, sia dallunzione di Clodoveo, primo cristiano tra i Re franchi, sia dal tra- sporto dellolio dal cielo, per mezzo di una colomba; e con questolio fu unto il Re suddetto; e vengono unti i suoi successori con segni e prodigi e guarigioni di cui sono portatori a causa di questunzione201. Questo passo, anche se ne stata messa in discussione la paternit del sommo Aquinate, trattandosi pi probabilmente di un suo discepolo che aggiust, almeno a partire dal libro secondo dellopera, gli appunti del grande teologo, mostra, come nel secolo XIII, il fatto dellunzione miracolosa dei sovrani di Francia, e la conseguente facolt medicinale, fossero un fatto acquisito dalla scienza teologica stessa. Papa Paolo III (1534-1549) il 5 gennaio 1547, nella bolla di fondazione dellUniversit di Reims, cita espressamente il miracolo reale: La citt di Reims, ove i Re Cristianissimi ricevono dalle mani dellarcivescovo come un beneficio inviato dal Cielo la santa unzione ed il dono di guarire i malati202. Anche uno strenuo difensore dellortodossia cattolica come il padre domenicano Beato Luigi di Granata O.P. (1504-1588) nella Introduction del symbolo de la Fe del 1572 tratta esplicitamente del miracolo reale: Neppure possiamo sottacere un miracolo molto noto in tutto il mondo, che la virt che hanno i Re di Francia di sanare un male contagioso e inguaribile, che sono le scrofole. Visto che quel Signore (alla cui Provvidenza appartiene delargire rimedi alle sue creature) tra le infinite erbe medicinali che ha creato per la guarigione delle malattie dei nostri corpi, ha voluto che per questa (malattia), che era inguaribile, ci fosse il rimedio in persone tanto principali e cristianissime quali sono i re di Francia, successori ed eredi non solo del regno ma anche della fede di san Luigi. Benoit XIV.jpg Papa Benedetto XIV . E che questo sia miracolo si vede per- ch non c' impiastro, n purga, n salasso, n qualsiasi altra medicina, ma guariscono questo male solo toccando il malato e dicendo: Il re di Francia ti tocca, Dio ti guarisce. E nel giorno di questa meraviglia i detti re si confessano e si comunicano, preparandosi con ogni devozione, perch Dio operi per loro questa miracolosa salute . Forse ancor pi celebre laccenno che ne fa in pieno XVIII secolo il Cardinal Prospero Lambertini (16751758), futuro Papa Benedetto XIV (1740-1758) nel tratta- to De servorum Dei beatificatione et canonizatione: Ad altro genere di miracolo si riferisce quello cui ora accenneremo, al privilegio cio dei Re di Francia di guarire le scrofole. Tale miracolo non deriva da un diritto ereditario, o da virt innata, ma in virt di una grazia ad essi graziosamente concessa, o al tempo in cui Clodoveo, mosso dalle preghiere della moglie Clotilde, si convert a Cristo, o quando San Marcolfo la ottenne da Dio per tutti i Re di Francia. Il miracolo dei Re ha una notevole importanza e valore dottrinali. Vediamo innanzi tutto cosa si debba intendere per miracolo. Il miracolo un fatto sensibile, straordinario e divino. sensibile nel senso che produce effetti sensibili, ossia conoscibili tramite i sensi. un segno della Rivelazione divina. Tale segno straordinario, nel senso che sorpassa lordine della natura creata. Il miracolo non opera la distruzione, la violazione o la sospensione dellordine o delle leggi di natura, ma piuttosto una deroga e un certa qual particolare eccezione a dette leggi, prodotta e causata da uno speciale intervento di Dio. Per questo il miracolo divino, nel senso che Dio lautore del miracolo. Solo Dio infatti, che onnipotente, pu compiere qualcosa che supera e sorpassa lordine di natura. Dio opera il miracolo sia immediatamente per s, o mediatamente per mezzo delle creature. (1) La causa principale di tutti i miracoli soltanto Dio. Solo Dio infatti pu operare oltre lordine naturale con la proprio potenza, ovvero compiere da s veri miracoli. (2) La causa ministeriale o strumentale del miracolo talvolta la creatura libera, ovvero gli angeli, o gli uomini. Gli Angeli buoni e gli uomini santi intervengono o moralmente influendo con le preghiere, o agendo con autorit in nome di Dio.

In ordine alle leggi di natura che deroga, il miracolo (a) fisico, quando si veri- fica fuori dallordine consueto della natura fisica, come ad esempio nella moltiplicazione dei pani, o nella cura di un lebbroso ; oppure pu essere (b) intellettuale, se la cogni- zione si attua al di fuori dellordine consueto della natura intellettuale, come nel caso della profezia, o della cognizione dei pensieri reconditi; o (c) morale, se lazione si pro- duce fuori dalle norme ordinarie della morale, come per esempio nella repentina con- versione di San Paolo . Il miracolo poi va considerato in ordine alla natura che supera: ossia (a) riguardo alla sostanza o essenza, tale effetto non sarebbe in nessun modo possibile alle forze della natura, ma solo a Dio, come nel caso della glorificazione del corpo umano; o (b) in ordine al soggetto in cui avviene, nel senso che tale effetto potrebbe prodursi dalla natura, ma non in quel soggetto particolare, come la visione in un cieco nato; (c) infine in ordine al modo, nel senso che tale effetto sarebbe possibile nellordine naturale, ma non in quanto al modo in cui avviene, come nel caso della guarigione di una malattia operata con il semplice tocco della mano . Infine, per quel che riguarda il modo o maniera con cui il miracolo supera la natura si distingue in 1) miracolo che sopra la natura, quando supera assolutamente tutte le forze della natura, come nel caso della risurrezione di un morto; 2) oltre la natura, se produce effetti che la natura pu operare, ma non in quel modo in cui effettivamente si sono operati, come nel caso di una guarigione miracolosa; o 3) contro la natura, quando si verifica pur permanendo la disposizione contraria della natura, come nel caso dei tre fanciulli rimasti illesi nella fornace . I veri miracoli provano con assoluta certezza lorigine divina della Rivelazione. Ripugna infatti, da un punto di vista metafisico, che Dio, la verit per essenza, confermi come vero ci che falso. Quindi se la religione in cui favore si opera il miracolo fosse falsa, Dio approverebbe come vera tale religione, poich il miracolo, potendo essere operato solo da Dio, come il divino sigillo che testimonia lorigine divina della religione. Si deve infatti sottolineare insegna San Tommaso che nessun vero miracolo avviene senza il concorso della potenza di Dio, e che Dio non mai testimone della menzogna. Dico quindi che, quando un miracolo avviene in prova di una dottrina predicata, necessariamente quella dottrina vera. La Sacra Scrittura infatti mostra i miracoli come prova certissima della missione divina di qualcuno o della dottrina che insegna. Cos Mos, Ges Cristo, San Paolo compirono miracoli a conferma della origine divina della loro predicazione. In ordine allutilit e vantaggio spirituale degli uomini, Dio opera il miracolo con due scopi: 1) per dimostrare e provare la santit di un uomo; 2) o per confermare la verit insegnata. Il miracolo prova e dimostra la verit della religione non intrinsecamente, ossia tramite prove e argomenti scientifici, ma estrinsecamente dimostrando la sua divina origi- ne: se infatti una certa religione insegnata da Dio, necessariamente deve essere vera. Cos si comprende come un fatto contingente confermi e provi limmutabile verit di qual- che dottrina. Tuttavia, affinch il miracolo abbia tale valenza probatoria, occorre assolutamente che si verifichi a conferma della religione. Mancando infatti ogni vincolo tra il miracolo e la dottrina, il miracolo non sarebbe affatto il sigillo di Dio apposto sulla dottrina .

Re Enrico II di Francia che cura gli scrofolosi (miniatura del XVI secolo) Le guarigioni miracolose operate dai Re di Francia ed Inghilterra sono prove e conferme della verit della cattolica religione. Ogni vero miracolo, lo si visto, atte- sta lorigine divina della Rivelazione. Che si tratti di un vero miracolo, poi, non mette conto dilungarsi troppo. Non occorrono lunghe disquisizioni per ritrovare, infatti, anche nel miracolo reale, le note caratteristiche,

in quanto fatto sensibile, straordinario e divino. Per secoli ognuno pot constatare il potere e la prerogativa medicinale di uomini che non erano medici. Solo il tocco della mano era sufficiente per ottenere la guarigione delle scrofole, malattia esternamente visibile, contagiosa e incurabile. Il modo della guarigione appariva a tutti come non ordinario. Il miracolo regio, tuttavia, troppo singolare, sia per la sua continuit nel tempo, sia soprattutto per chi ne era protagonista ed attore, per non trarne altre logiche deduzioni. Chi infatti operava tale miracolose guarigioni? Benedetto XIV sottolinea giustamente che tale facolt non proveniva ai Re di Francia iure hereditario aut innata virtute [per diritto ereditario e per innata virt]. Esclude cio che la miracolosa operazione sia una sorta di dono familiare. vero infatti che tutti coloro che esercitarono, almeno in Francia, il tocco guaritore, appartenevano alla medesima famiglia, quella di Ugo Capeto, fondatore della dinastia reale francese. Tuttavia, soltanto i Re di quella famiglia toccarono i malati. I Borbone, cos, discendenti da Roberto, ultimo figlio maschio di San Luigi IX , attesero poco pi di tre secoli, prima di toccare le scrofole. Lo fecero soltanto quando salirono al trono di Francia con Enrico IV (15941610). Il caso ancora pi evidente per la monarchia inglese, ove si successero sul trono varie dinastie, legate tra loro da vincoli di parentela pi o meno stretti: Plantageneti, Tudor, Stuart. In secondo luogo, non tutti i re di Francia e dInghilterra che toccarono gli ammalati erano santi, nel senso tecnico di fedeli cattolici, che praticarono le virt cristiane al grado eroico. Tanquerey insegna infatti, con San Tommaso, che lutilit morale del miracolo duplice: 1) o per comprovare la santit, nel senso sopra indicato, di un fedele, o 2) per dimostrare la verit e lorigine soprannaturale di una dottrina. Il miracolo delle scrofole persegue proprio tale seconda finalit. Lo si ricava considerando lattore del miracolo. Chi compiva lopera guaritrice il Re. Questi Principi spesso non erano santi, n possedevano un dono familiare ereditario: si deve logicamente dedurre che il potere taumaturgico era strettamente legato alla loro prerogativa di sovrani. Il miracolo reale si rivela cos un miracolo politico. Non lappartenenza familiare, n la santit individuale, causa del miracolo, ma la potest politica, lautorit temporale, il fatto di essere Re cristiani. File:Hans Eworth Henry VIII after Holbein.jpg Enrico VIII d'Inghilterra. Unobiezione apparentemente insormontabile potrebbe levarsi contro la veracit del rito guaritore. Non forse vero che, almeno per il Regno dInghilterra, dei sovrani non cattolici, eretici, esercitarono il tocco medicinale? Quale credibilit allora pu avere il rito miracoloso se fu tranquillamente operato col medesimo successo anche da monarchi nemici dichiarati della Chiesa e da Essa formalmente scomunicati? Se il miracolo un fatto da tutti constatabile che dimostra e attesta la verit della dottrina cattolica, come possibile che il medesimo rito, operato da principi cattolici e protestanti, ne sia unattendibile argomento? Enrico VIII (1509-1547) mor scismatico, mentre Edoardo VI (1547- 1553), Elisabetta I (1558-1603), Giacomo I (1603-1625), Carlo I (16251648) e Carlo II (1660-1685) furono eretici notori, anche se questultimo si convert in punto di morte. Solo con Giacomo II (1685-1688), a parte la parentesi di sua figlia Anna (1702-1714) che era anglicana, il rito inglese rientr pienamente nellambito cattolico per restarvi fino alla morte di Enrico IX , ultimo principe inglese a toccare i malati (1807). Gi in antico alcuni teologici cattolici, come il gesuita Martin Antonio Delro nel Disquisitionum magicarum libri sex, risolsero la questione negando per i principi eretici la possibilit del miracolo ed avanzando tre spiegazioni non miracolose: 1) lu- so di medicine da parte del sovrano al momento del tocco; 2) lillusione di guarire da parte chi malato non era; 3) un prodigio diabolico . Senza nulla togliere a tali argomentazioni, vorremmo avanzare in via ipotetica unaltra soluzione. Tanquerey si domanda se sono possibili miracoli nelle altre religioni: metafisicamente certo insegna leminente teologo che Dio non pu confermare col miracolo lerrore: poich, se consta con certezza che alcuni prodigi siano stati compiuti a vantaggio dellerrore, tali fatti debbono essere attribuiti ai demoni, che dispongono di un qualche potenza preternaturale e che impiegano volentieri per perdere le anime [] Se i fatti sono veri, occorre investigare se sono dorigine soprannaturale e divina, o meno. Molti di essi si spiegano con la frode, la suggestione, le forze straordinarie di cui dispone il diavolo

o con le leggi di natura. Cos i miracoli attribuiti ad Asclepio molto verosimilmente si devono alla scienza medica dei sacerdoti. I prodigi avvenuti sulla tomba del diacono Paris [pseudo-santo dei giansenisti francesi del XVIII secolo] spesso sac- compagnavano a violente convulsioni e atti disonesti, che manifestano leccitamento nervoso. I prodigi degli spiritisti e dei fachiri spesso procedono da cause naturali . Il grande teologo, quindi, confermando le assennate affermazioni di Delro, ammette che un evento straordinario, che per non vero miracolo, pu essere prodotto per intervento del demonio. possibile che i miracoli inglesi, operati da principi non-cattolici, fossero quindi il risultato di un influsso preternaturale. Si tratterebbe in questo caso di prodigi. Tuttavia continua Tanquerey Dio, talvolta pu operare miracoli per mezzo di ministri che professano una falsa dottrina, non per approvarne lerrore, ma per pro- muovere il bene o una verit particolare: per esempio, a lode del nome di Cristo, che invocano, e in virt dei sacramenti, che impiegano. Cos Dio avrebbe potuto compiere veri miracoli per mano del sacerdote scismatico P. Giovanni da Cronstadt a conferma della presenza di Cristo nellEucaristia; o per mezzo di Sadhu Sundhar, o del monaco Serafino di Sarov, per distogliere gli Indiani e i Ruteni dalle superstizioni del paganesimo e chiamarli a Cristo. In questo caso, tuttavia, non vi deve essere alcuna relazione diretta tra il miracolo e la parte propriamente erronea della dottrina professata dal taumaturgo. Il miracolo delle scrofole fu suscitato da Dio in ambiente cattolico quale naturale corollario della concezione cristiana dellorigine divina del potere politico. La sua sopravvivenza nel Regno dInghilterra, caduto disgraziatamente nelleresia, fu resa assai difficile dallincompatibilit con le erronee opinioni degli eretici. Era insomma un retaggio di cattolicesimo in un ambiente in cui dominava uno spirito avverso. Esso probabilmente fu mantenuto dalla Provvidenza, poich non aveva alcun nesso diretto con le eretiche dottrine sostenute dai principi che lo compi- vano, anzi in un certo senso ne era la confutazione. I protestanti inglesi non credevano nella possibilit che Dio operasse miracoli al presente, e il loro Re li compiva quotidianamente col tocco della mano. Essi nega- vano lorigine divina del potere politico, ed il sovrano protestante li sconfessava con un miracolo visibile. Giorgio I Giorgio "I" di Gran Bretagna. La loro falsa teologia contestava alla radice lefficace mediazione della Chiesa in ordine alla santificazione individuale. Tra Dio ed il singolo fedele non vera posto per nessuno, n per i santi in Cielo, n per i sacerdoti sulla terra. Il loro monarca, semplice laico, sebbene laico sui generis, attestava proprio il contrario. Essendo capace, in quanto re, di guarire il corpo, si mostrava mediatore efficace tra Dio, fonte del potere regale, e il malato di scrofole. Era insomma difficile, anzi impossibile, giustificare il tocco taumaturgico del sovrano in unottica rigorosamente anglicana. Tale incontestabile evento sovrannaturale, a ben vedere, sembrava pi una prova contro che a favore della dottrina eretica. Una fazione assai coerente del movimento eterodosso, quella calvinista, giunse ad ab- battere in nome di tali idee la monarchia, assassinando il Re. Il miracolo reale, restaurato dopo la sanguinaria prima Rivoluzione inglese (1649-1659) era la pratica confutazione e sconfessione di quelle opinioni. Quando, con la seconda Rivoluzione (1688) le idee sovversive ripresero il sopravvento, se non nella forma, poich la monarchia venne mantenuta, certamente nella sostanza, ci decret la morte del rito inglese, che sopravvisse solo presso i legittimi principi cattolici di- scendenti da Giacomo II . Gli Hannover, illegittimi, che salirono sul trono inglese nel 1714, con Giorgio "I" di Gran Bretagna, e i loro successori, semplicemente si rifiutarono di operare il tocco guaritore.

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