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galma: (gr. "statua, immagine"): specificamente, statua divina.

Kernyi riconnette il termine galma al verbo agllomai, "gioisco", e lo interpreta come "gioia di dio", "limmagine di cui il dio gode". idolon (gr. "immagine"): immagine che appare in superficie. L'eidolon ha una "somiglianza spettrale" con ci che rappresenta, gli di mandano eidola per ingannare i mortali, infatti idolon anche il >fantasma. Il termine venne poi utilizzato in senso spregiativo dai cristiani per indicare i "falsi di" pagani (da cui i termini "idolo", "idolatria"). eikn (gr. "immagine"): immagine come ritratto, come impronta del volto in una materia; emanazione della vera immagine dell>archetipo. In Grecia le maschere funebri venerate come prosecuzione della presenz a degli antenati nella casa erano calchi in cera; in epoca imperiale romana licona del princeps era il profilo impresso sulle monete; per i Bizantini invece il ritratto dellimperatore era venerato come emanazione della sua stessa persona. Dal greco eikon deriva il termine icona: per i cristiani le icone sono le immagini sacre, veri ritratti della divinit; la tradizione le lega al culto delle "veroniche", teli su cui rimasta impressa limmagine di Cristo, o delle achiroptai, "immagini non fatte da mano d'uomo".

La sostanza delle dichiarazioni conciliari del Niceno II concerne la necessit delle immagini religiose cristiane, la distinzione fra il culto di latra, dovuto solo a Dio, e il culto relativo, rivolto alle immagini, agli oggetti e alle reliquie; il valore delle preghiere dintercessione rivolte alla Vergine e ai Santi (in opposizione alle novit avanzate da Costantino V). Le importanti affermazioni di Tarasio furono fatte proprie dal Concilio nella solenne definizione sottoscritta da tutti i Padri e dai Legati pontifici. Nella parte finale, la pi importante, del documento conclusivo si dichiara: () In tal modo, procedendo sulla via regia, seguendo in tutto e per tutto lispirato insegnamento dei nostri santi padri e la tradizione della chiesa cattolica riconosciamo, infatti, che lo Spirito Santo abita in essa noi definiamo con ogni accuratezza e diligenza che, a somiglianza della preziosa e vivificante Croce, le venerande e sante immagini sia dipinte che in mosaico, di qualsiasi altra materia adatta, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, nelle sacre suppellettili e nelle vesti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano esse limmagine del Signore e Dio e Salvatore nostro Ges Cristo, o quella della immacolata Signora nostra, la santa madre di Dio; degli angeli degni di onore, di tutti i santi e pii uomini. Infatti, quanto pi continuamente essi vengono visti nelle immagini, tanto pi quelli che le vedono sono portati al ricordo e al desiderio di quelli che esse rappresentano e a tributare ad essi rispetto e venerazione. Non si tratta, certo, secondo la nostra fede, di vero culto di latra (alethinn latreian), che riservato solo alla natura divina, ma di un culto simile a quello che si rende alla immagine della preziosa e vivificante croce, ai santi evangeli e agli altri oggetti sacri,

onorandoli con lofferta di incenso e di lumi, comera uso presso gli antichi. Lonore reso alla immagine (eikonos tim), infatti, passa a colui che essa rappresenta (prottypon); e chi adora limmagine (eikona), adora la sostanza (hypstasin) di chi in essa riprodotto. In tal modo si rafforza linsegnamento dei nostri santi padri, ossia la tradizione della chiesa cattolica, che ha accolto il Vangelo da un confine allaltro della terra; in tal modo siamo seguaci di Paolo, del divino collegio apostolico, e della santit dei padri, tenendoci stretti alle tradizioni che abbiamo ricevuto. () Chi, perci, oser pensare o insegnare diversamente, o, conformemente agli empi eretici, o oser impugnare le tradizioni ecclesiastiche, o inventare delle novit, o gettare via qualche cosa di ci che consacrato a Dio, nella chiesa, come il Vangelo, limmagine della croce, immagini dipinte, o le sante reliquie dei martiri, o pensare con astuti raggiri di sovvertire qualcuna delle legittime tradizioni della chiesa cattolica; o anche di servirsi dei vasi sacri come di vasi comuni, o dei venerandi monasteri (come di luoghi profani), in questo caso, quelli che sono vescovi o chierici siano deposti, i monaci e i laici, vengano esclusi dalla comunione1[48]. Mansi XIII, 377-380; tr. it. in Decisioni dei Concili Ecumenici, a cura di G. Alberigo, UTET, Torino 1978, pp. 203-204. Lelevazione dellimmagine al prototipo spiegata da un motivo ricorrente nella teologia iconodula. Esso presente in S. Basilio di cui il Concilio cita una importante affermazione: Lonore reso allimmagine, infatti, passa a colui che essa rappresenta2[52]. Nellicona si venera colui che vi rappresentato. S. Basilio Magno, De Spiritu Sancto, 18, 45; PG 32, 149. Per comprendere questa teologia della presenza, il valore insostituibile dellicona nella liturgia, bisogna distinguere tra culto e devozione. K. Kerenyi fa notare che secondo Romano Guardini il presupposto delle immagini di culto (Kultbilder) lesistenza oggettiva

di Dio; presupposto delle immagini di devozione (Andachtbilder) al contrario lesistenza del credente3[54]. La Madonna di Torcello e il Cristo di Monreale sono immagini di culto, la Madonna di Tiziano e il Cristo di Michelangelo sono immagini di devozione. Limmagine del culto presuppone lIncarnazione e lopera salvifica di Dio. Limmagine si mette a disposizione di colui che , affinch Egli possa parlare attraverso di essa. Il significato dellimmagine di culto che Dio si fa presente. Limmagine di devozione ha origine dalla vita intima del credente, proviene dal popolo, dallepoca con le sue correnti e i suoi movimenti di pensiero. Cos, mentre limmagine di culto orientata verso la trascendenza, limmagine di devozione proviene dallimmanenza. Limpressione che (limmagine di culto) suscita di tipo sovrastorico4[55]. Licona, come immagine di culto, trae tutto il suo valore teofanico dalla partecipazione al totalmente altro5[56]. Da questo punto di vista la liturgia si distingue dalla visione profana perch nel visibile essa contempla linvisibile, nel temporale leterno. Licona una rivelazione delleternit nel tempo6[57]. Questo incontro fra tempo ed eternit, tra cielo e terra, rappresentato dalliconostasi posta tra il santuario e la navata. Nelle chiese occidentali essa scomparsa da tempo, perch non rispondente alla diversa sensibilit liturgica sviluppatasi nel rito latino e negli altri riti dellOccidente . Esempi di iconostasi nelle chiese occidentali possono ammirarsi ancora nella Basilica di San Marco a Venezia e nella Basilica dellAssunta a Torcello, ma di queste restano soltanto la struttura, non la parete che nasconde laltare.

Liconostasi il confine tra il mondo visibile e il mondo invisibile e costituisce questo schermo del santuario, rende accessibile alla coscienza la schiera dei santi, la nuvola della testimonianza (Ebr 12, 1). Liconostasi la visione. Liconostasi la manifestazione dei santi e degli angeli unangelofania, una manifestazione di celesti testimoni, e soprattutto della Madre di Dio e del Cristo nella carne, testimoni i quali proclamano ci che , visto da quel versante, carnale7[58]. Liconostasi, che anticamente era un cancello su cui venivano appese le icone al tempo della vittoria sulliconoclastia, oggi si presenta come un muro con tre porte quella centrale ha due battenti, donde il nome plurale di porte sante o porte regali attraverso le quali passano i celebranti e gli inservienti. Le porte regali sono attorniate dallicona di Cristo a destra e dallicona della Theotkos a sinistra. In seconda fila, al centro, sta la Deisis, la terza fila riunisce le icone delle feste liturgiche, la quarta costituita dalla serie dei profeti e la quinta da quella dei patriarchi. La Deisis d il senso a tutta liconostasi. La parola significa supplica, intercessione. La composizione mostra il Cristo-Vescovo che benedice gli uomini. Con il Vangelo in mano Egli appare come lunico interprete della Sua stessa parola ed figura della tradizione. Il Cristo attorniato dalla Vergine e da Giovanni Battista. Dietro appaiono gli apostoli e i santi, introdotti dagli angeli. Il significato di questa teoria di icone e della loro disposizione nelliconostasi con la figura centrale del CristoVescovo cos spiegato da Evdokimov: E la Chiesa in preghiera, la follia della carit che intercede per coloro che sono giudicati. La Parola giudica, ma la Sapienza suprema del Cristo-Vescovo confronta la giustizia e la misericordia ed anticipa il secondo significato della medesima icona: le Nozze dellAgnello. La Theotkos, la sposa, figura della Chiesa, e Giovanni, lamico dello Sposo, cinvitano alla gioia perfetta del Regno8[59]. Quel che ci appariva come muro divisorio, barriera tra lumano e il divino, ci si

rivela come anello di congiunzione fra il cielo e la terra, fra la chiesa trionfante e la chiesa militante. Qui la comunione dei Santi una realt palpabile, che non ha bisogno di molte parole per essere comunicata. Abolire le icone davvero, come nota Florenskij, chiudere le finestre. Il simbolismo del santuario conduce oltre. Il Cristo-Porta introduce nel suo essere, le porte regali introducono allaltare, luogo specifico dell opus Dei e centro intorno al quale si svolge lazione sacra del culto. Grazie alle icone la liturgia terrestre, con le sue luci, i suoi splendori incomparabili, partecipa, anticipa, fa pregustare la liturgia celeste. Non sapevamo pi se eravamo in cielo o sulla terra, riferiscono estasiati gli osservatori, mandati dal principe Vladimiro, al ricordo delle liturgie di Costantinopoli. Le icone esaltano il carattere dossologico ed escatologico della liturgia bizantina, e pi in generale delle liturgie nei diversi riti orientali, senza che questo ne diminuisca il carattere didascalico, che comunque si intreccia e si integra profondamente nel contesto celebrativo nella dimensione dossologica e contemplante. Va sottolineato, a tal riguardo, che, a differenza di quanto avviene nelle liturgie occidentali (nel rito romano e nei pochi riti sopravvissuti in Occidente), in quelle orientali, e nel caso specifico qui ricordato in quella bizantina, la visione ha un primato sulla parola perch coglie lelemento sensibile del Verbo incarnato. Licona non didatticamente complementare alla parola e, daltra parte, non si sostituisce ai sacramenti, ma, come una sorta di sacramentale, anticipa la percezione della gloria finale, rivela gi ora la bellezza del regno celeste. Lonore del primo saluto spettante allicona spetta sta a significare che licona non un puro ornamento ma il punto focale da cui irradia lal di l. Nella concezione orientale la liturgia catechesi. Licona schiude al credente, ma anche al non credente, quelle realt verso cui tutti camminano. Come manifestazione attraverso limmagine dellesperienza ascetica dellOrtodossia, spiega Ouspensky, licona ha una importanza educativa capitale ed l che risiede lobiettivo essenziale dellarte sacra. Il suo ruolo costruttivo non risiede solo nellinsegnamento delle verit della fede cristiana, ma nella formazione delluomo tutto intero ( per questo che i Padri del VII Concilio Ecumenico dicono che listituzione delliconografia dipende

dai Santi Padri). Il contenuto dellicona dunque una veritiera direzione spirituale della vita cristiana e in particolare della preghiera (). La Chiesa si sforza di aiutarci a ricreare la nostra natura viziata dal peccato9[60]. San Gregorio di Nissa paragona larte dei colori ad un libro che ha una lingua10[61] e il concilio di Nicea afferma che attraverso limmagine visibile il nostro pensiero deve gettarsi con uno slancio spirituale verso la grandezza invisibile della divinit11[62]. Licona quindi una introduzione al mondo divino che nessuna parola in grado di esprimere. Limmagine dipinta induce la mente a ricordare cose celesti(San Nilo). Essa deve venire in soccorso della parola per illustrare con i colori ci che il discorso descrive con poco splendore. NellHomilia in Barlaam martyrem san Basilio invoca il soccorso degli iconografi per illustrare le gesta dei martiri e perfezionare il discorso omiletico: Venite in mio aiuto, voi, illustri pittori di grandi gesta. Completate con la vostra arte limmagine imperfetta di questo condottiero. Illustrate con i colori della pittura il martire vittoriosso che io ho descritto con poco splendore12[63].

K. Kerenyi, Agalma, Eikon, Eidolon, in AA.VV. Demitizzazione e Immagine (Archivio di Filosofia), CEDAM, Padova 1962, pp. 162-165. 13[55] Ivi, p. 164. 14[56] P. Evdokimov, Teologia della bellezza, cit., p. 182.

15[57] L. Ouspensky, La thologie de licne, cit., p. 197. 16[58] P. Florenskij, Le porte regali, cit., p. 56. 17[59] P. Evdokimov, Teologia della bellezza, cit., p. 161. 18[60] L. Ouspensky, La thologie de licne, cit., p. 210. 19[61] Cfr. S. Gregorio di Nissa, Elogio del martire Teodoro, PG 46, 757. 20[62] Mansi XII, 1061. 21[63] S. Basilio Magno, Homilia in Barlaam martyrem, PG 31, 488-489.

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