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Politecnico di Torino

Appunti per il corso di Sicure::a e Prote:ione Ambientale dei Processi


Industriali





L. Marmo

2

1 Introduzione .......................................................................................................... 4
1.1 Il concetto di rischio industriale ..................................................................... 4
1.2 Alcune statistiche incidentali ......................................................................... 8
1.3 Natura degli incidenti .................................................................................. 11
1.4 Determinazione del rischio globale .............................................................. 12
1.5 Tollerabilita Dei Rischi ................................................................................ 14
1.6 Scenari incidentali ....................................................................................... 16
1.7 Panorama Italiano ........................................................................................ 17
1.8 Conclusioni ................................................................................................. 20
2 Tossicologia e metodi di stima delle conseguenze ............................................... 22
2.1 Tossicologia ................................................................................................ 22
2.2 Valori limiti di soglia ................................................................................... 29
2.3 Inquinamento da Gas in ambiente di lavoro ................................................. 31
2.4 Tossicita di un composto ............................................................................. 32
2.5 Principi di Iunzionamento dei sistemi di captazione ..................................... 39
3 InIiammabilita ..................................................................................................... 44
3.1 Introduzione ................................................................................................ 44
3.2 DeIinizioni .................................................................................................. 44
3.3 InIiammabilita di liquidi .............................................................................. 45
3.4 InIiammabilita di gas e vapori ...................................................................... 49
3.5 Cause d'innesco ........................................................................................... 54
3.6 InIiammabilita e sorgenti d`innesco ............................................................. 57
4 Esplosioni ........................................................................................................... 64
4.1 DeIinizioni .................................................................................................. 64
4.2 DeIlagrazioni e detonazioni ......................................................................... 65
4.3 Parametri che caratterizzano un`esplosione .................................................. 68
4.4 Obblighi nella valutazione del rischio d`esplosione ...................................... 71
4.5 Stima dei danni causati da un`esplosione. .................................................... 72
4.6 Stima dell`energia di un`esplosione ............................................................. 78
4.7 Metodi di controllo e prevenzione delle esplosioni ....................................... 79
4.8 Esplosioni di polveri .................................................................................... 87
3
4.9 DeIlagrazione di polveri in aria .................................................................... 88
4.10 I limiti di esplodibilita ................................................................................. 90
4.11 L`inIluenza della granulometria ................................................................... 93
4.12 L`inIluenza della quantita di comburente ..................................................... 93
4.13 Energia minima di innesco ........................................................................... 94
4.14 Temperatura di autoaccensione .................................................................... 95
4.15 Polveri brucianti senza Iiamma .................................................................... 96
5 Fireballs e Pool Iires ............................................................................................ 97
5.1 Fireballs ...................................................................................................... 97
5.2 Pool Iires ................................................................................................... 105
6 Capitolo 6: Dispersioni di vapori e gas tossici ................................................... 113
6.1 Caratteristiche dell`atmosIera .................................................................... 114
6.2 Modelli di dispersione gaussiani ................................................................ 116
6.3 Dispersione di gas densi ............................................................................ 124
7 Capitolo 7: Reazioni Iuggitive ........................................................................... 127
7.1 Runaway Reactions ................................................................................... 127
7.2 Sicurezza termica dei reattori chimici ........................................................ 127
7.3 Processo termicamente sicuro .................................................................... 127
7.4 Adiabaticita teorica ed eIIettiva ................................................................. 128
7.5 Tempo di induzione ................................................................................... 129
7.6 Stima della criticita .................................................................................... 131


4
1 |ntroduz|one


1.1 Il concetto di rischio industriale
Negli impianti industriali, in particolar modo in quelli chimici, si trovano stoccate e/o
processate sostanze pericolose, sovente in condizioni di alta pressione e temperatura,
che possono dare luogo a incidenti. Generalmente gli incidenti accadono a seguito di
deviazioni dalle normali condizioni di processo, dovute essenzialmente all`errore umano
o a malIunzionamento di componenti meccanici o elettronici, nel qual caso sono nel
complesso riconducibili a diIetti di produzione, ad una manutenzione inadeguata e ad
una scorretta gestione del processo.
La direttiva della comunita europea 96/82/CE richiede che, per ciascuno stabilimento
che rientra nell`ambito della categoria di quelli a rischio di incidente rilevante
1
, sia
condotta un`analisi dei rischi che individui tutti i possibili scenari incidentali e ne stimi
le Irequenze e le conseguenze, al Iine di riconoscere le azioni correttive che possano
garantire una gestione piu sicura del sistema in esame.


igura 1.1. fasi di unanalisi dei rischi


1
Sono quegli stabilimenti che, essenzialmente sulla base dei quantitativi di materiale contenuto, possono dare luogo
ad incidenti di particolare gravita.
5
La Figura 1.1 schematizza le diverse Iasi di un`analisi dei rischi: l`identiIicazione dei
pericoli (identiIicazione delle sorgenti di rischio nonche delle condizioni o eventi per i
quali esse potenzialmente producono conseguenze a persone, cose o ambiente); la stima
o caratterizzazione dei rischi (descrizione e quantiIicazione dei rischi, cioe
determinazione delle caratteristiche di un pericolo e delle probabilita dello stesso di
causare conseguenze avverse), la valutazione dei rischi (conIronto delle stime con criteri
di riIerimento e giudizio sulla signiIicativita del rischio). Lo scopo di queste diverse Iasi
dell`analisi dei rischi e Iornire una parte rilevante, anche se non esaustiva, delle
inIormazioni necessarie a supportare la gestione dei rischi, cioe l`identiIicazione,
selezione e implementazione di azioni appropriate per il controllo dei rischi.
Il Iine ultimo di questo approccio e quello di identiIicare il rischio con un numero da
poter poi conIrontare con opportuni criteri di accettabilita, dei quali si dira nel seguito.
Per una corretta comprensione della materia e Iondamentale conoscere i concetti
utilizzati nella quantiIicazione del rischio. Essi sono nel seguito sintetizzati.

Sorgente di rischio: e cio che puo potenzialmente creare conseguenze avverse alla
popolazione e/o all`ambiente. E` un concetto legato solo alle caratteristiche intrinseche
di una sostanza o di una situazione di arrecare danno a persone, cose o elementi
dell`ambiente;
Evento avverso (scenario incidentale): e il veriIicarsi di un Ienomeno con
conseguenze avverse, legato ad una sorgente di rischio e caratterizzato da una certa
intensita;
Sequenza incidentale: sequenza di eventi indesiderati che conduce ad un incidente;
Evento iniziatore: e il primo evento di una sequenza incidentale;
Evento intermedio: e un evento che propaga o mitiga l`evento iniziatore durante una
sequenza di eventi;
Top event: e il punto di arrivo di una sequenza incidentale, ossia lo stato critico
raggiunto dal sistema sul quale non e piu possibile operare per impedirne le
conseguenze (es. Iormazione di una cricca da cui si sviluppa il rilascio di una sostanza
pericolosa). Al variare delle condizioni di contorno si traduce in scenari incidentali
diIIerenti.
6
omponente: e una parte dell`impianto (apparecchiatura, strumenti, apparato) per la
quale le banche dati Iorniscono le inIormazioni necessarie (Irequenze di guasto misurate
sperimentalmente) per calcolarne la probabilita di malIunzionamento come Iunzione del
tempo d`esercizio;
Affidabilit: R(t), probabilita che uno speciIico guasto di un componente non si
veriIichi entro un tempo t e sotto speciIiche condizioni operative;
Inaffidabilit: probabilita che si veriIichi un guasto del componente entro il tempo, e il
complemento a uno dell`aIIidabilita;
Disponibilit: probabilita che un componente esplichi la sua Iunzione su richiesta in un
preciso momento;
Indisponibilit: probabilita che un componente non esplichi la sua Iunzione su richiesta
in un preciso momento, e il complemento a uno della disponibilita;
Affidabilit umana: e la probabilita che un operatore porti a termine con successo un
compito speciIico (o non esegua un compito non permesso) entro un certo tempo (se
esiste un vincolo temporale), al Iine di garantire la disponibilita o la sicurezza
dell`impianto;
Effetto domino: eIIetto di propagazione di un incidente originatosi in una singola unita
impiantistica su impianti adiacenti attraverso una catena di incidenti che porta ad
un`ampliIicazione dei danni;
Intensit: detta anche variabile causativa, e la misura dell`entita con la quale si
maniIesta il Ienomeno generato da un evento avverso e dal quale il recettore puo subire
danno. Essa puo essere espressa in |bar| se l`evento pericoloso e un`esplosione; in
|kW/m
2
| se l`evento e un incendio stazionario, in |mg/m
3
| se l`evento e un rilascio di
sostanza tossica, o da combinazioni di queste variabili e del tempo di permanenza
dell`esposizione all`eIIetto;
Danno: sono le conseguenze, in termini di vite umane, danni materiali, perdite
economiche, del veriIicarsi di un evento pericoloso. Esse possono essere immediate o a
lungo termine. Ad es., incendi, esplosioni e alcune sostanze tossiche provocano lesioni
o danni immediati. Altre sostanze chimiche, come l`asbesto, producono eIIetti sulla
salute solo dopo molti anni. Le radiazioni ultraviolette provocano invece sia eIIetti
immediati (scottature) che a lungo termine (cancro della pelle);
7
Danno di riferimento: e 'l`unita di misura del danno che si utilizza durante l`analisi
delle conseguenze; generalmente coincide con la morte di un individuo, ma e possibile
scegliere anche altri danni di riIerimento, quali, per esempio, un Iissato danno
reversibile o irreversibile all`individuo, un danno a beni materiali, ecc.
Esposizione: e la modalita attraverso cui un recettore vulnerabile viene in contatto con
l`intensita provocata dagli eventi avversi generati da una sorgente di rischio;
Dose: quantita di sostanza (rilascio tossico), sovrapressione (esplosione), irradianza
(incendio) recepita dall`individuo in un dato intervallo di tempo (tempo di esposizione).
Si tratta generalmente di combinazioni dell`intensita e del tempo di durata
dell`esposizione all`eIIetto;
Rischio: e la probabilita che una determinata conseguenza negativa (cioe un danno di
un certo tipo ed estensione) si veriIichi in un certo periodo di tempo a seguito di uno
speciIico evento avverso.
Puo essere espresso come una Irequenza (il numero di accadimenti della conseguenza
negativa in un anno o in un altro periodo di tempo) o come una probabilita (che quella
conseguenza negativa si veriIichi a seguito di una particolare azione in un determinato
intervallo di tempo). Cio che distingue il rischio dal pericolo (cioe dalla sorgente di
rischio) e proprio il Iatto che nel rischio e tenuta in conto (e quantiIicata) la probabilita
che si veriIichi un certo danno come risultato dell`esposizione a un pericolo.
Il rischio e quindi Iunzione della probabilita di accadimento di un certo evento e della
entita delle conseguenze (magnitudo) su uomini, ambiente e cose.
La deIinizione adottata dalla Comunita Europea (EN 1050, 1996), che indica il rischio
relativo ad una speciIica sorgente di rischio (o pericolo) come una Iunzione della
magnitudine del possibile danno che puo risultare dal pericolo considerato e della
probabilita di accadimento di quel danno (a sua volta Iunzione della Irequenza e durata
dell`esposizione, della probabilita di accadimento dell`evento pericoloso e della
possibilita di evitare o limitare il danno), corrisponde alla seguente relazione:

# 1.1)

8
Il rischio di incidenti rilevanti nell`industria, la cui rilevanza a livello internazionale e
sancita da tre Direttive europee
2
ed ha richiesto anche in Italia diversi provvedimenti
legislativi
3
, deriva essenzialmente dall` utilizzo e/o stoccaggio di sostanze pericolose.
Una valida procedura per la quantiIicazione del rischio di incidente rilevante deve
essere orientata quindi ad individuare tutte le potenziali cause di incidenti connesse con
la presenza nello stabilimento di consistenti quantita di sostanze pericolose.
Non esiste una metodologia universalmente accettata per l`esecuzione di un`analisi dei
rischi. L`esperienza degli analisti, le caratteristiche dell`impianto in esame, (dimensioni,
produttivita, complessita delle lavorazioni, numero di operai, localizzazione, ecc.), le
proprieta chimico-Iisiche della/e sostanza/e pericolosa/e da considerare (densita,
volatilita, inIiammabilita, reattivita, ecc.) sono tutti elementi che possono portare ad una
struttura evolutiva dell`analisi dei rischi piuttosto che ad un`altra.).

1.2 Alcune statistiche incidentali
Lo studio statistico degli scenari incidentali e di grande aiuto all`analista per Iocalizzare
l`attenzione su quei comparti e attivita che comportano una piu alta Irequenza
incidentale e/o scenari incidentali piu gravi. In ogni caso le statistiche sono puramente
indicative, in particolare alla luce della grande variabilita delle realta industriali anche
all`interno dello stesso comparto.
La letteratura Ia uso di tre indici statistici principali, essi sono:

O OSHA (Occupational SaIety and Health Administration, USA) Incidence rate:
O Fatal Accident Rate (FAR)
O Fatality rate

Il loro signiIicato e descritto nel seguito

2
Direttiva 82/501/EC, nota come Direttiva 'Seveso, Direttiva 96/82/EC, nota come Direttiva 'Seveso II e la
Direttiva 2003/105/EC del 16-12-2003 nota come 'Sevesoo III.
3
DLgvo 17-08-1999, n.334, 'Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti
rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose', S.O. n.177/L alla GU, S.G. n.228 del 28-09-1999; DM 09-
08-2000, 'Linee guida per l`attuazione del sistema di gestione della sicurezza', GU, S.G. n.195 del 22-08-2000;
DMLLPP 09-05-2001,'Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianiIicazione urbanistica e territoriale per le zone
con stabilimenti a rischio di incidente rilevante', S.O. n.151 alla GU, S.G. n.138 del 16-06-2001
9

temporale base nella lavoratori i tutti da
lavorate amente complessiv Ore
malattie
e infortuni di Numero
malattie e infortuni su Basato
rate incidence OSHA
200000

1.2)
ne osserva:io di periodo nel lavoratori i
tutti da lavorate totali Ore
morti di Numero
A#
8
10

1.3)
o riferiment di e Popola:ion
anno per morti di Numero
rate atalitv 1.4)
I tre indici hanno signiIicati diversi tra loro:
L`OSHA Incidence Rate rappresenta i casi d`inIortunio e malattia per ogni 100 'anni
lavoratore. Un 'anno lavoratore corrisponde a 50 settimane/anno*40 ore/settimana,
cioe e pari a 2000 ore lavorative. Pertanto l`indice e basato su 200.000 ore di
esposizione dei lavoratori.
Talvolta l`indice e calcolato sul numero di giorni lavorativi persi, esso allora assume la
Iorma:


temporale base nella lavoratori i tutti da
lavorate amente complessiv Ore
perduti
lavoro di giorni Numero
malattie e infortuni su Basato
rate incidence OSHA
200000

1.5)

Il FAR rappresenta il numero di morti per ogni 1000 lavoratori che lavorano per tutta la
vita (ossia 50 anni, 2000 ore/anno, dunque 10
8
ore).
Al contrario dei primi due, il Fatality Rate non considera il tempo di esposizione.
Nelle tabelle successive sono riportati alcuni valori caratteristici dei tre indici per varie
attivita lavorative e non lavorative.
I dati raccolti nelle tabelle precedenti rappresentano un utile termine di conIronto per
stabilire quale sia la soglia di accettabilita del rischio. Di questo si trattera piu
diIIusamente nel seguito.

10
Tabella 1.1. A# e OSHA I.#. per attivita lavorative


Tabella 1.2. A# e O#HA I.#. per attivita non lavorative


11
1.3 Natura degli incidenti
Sempre a Iini indicativi, e di grande utilita conoscere a priori la natura quale siano tipo,
Irequenza e magnitudine degli incidenti che comunemente aIIliggono l`ingegneria di
processo. Il quadro generale e riassunto nella Tabella 1.3:

Tabella 1.3. tipologie dincidente industriale
Tipo d`incidente probabilita
d`avvenimento
Potenziale di morte Potenziale di danno
economico
Incendio Alta Bassa Intermedia
Esplosione Intermedia Intermedia Alta
Rilascio di sostanze
tossiche
Bassa Alta Bassa

Frequentemente gli scenari incidentali comportano un rilascio di sostanza pericolosa
(tossica e/o inIiammabile), del quale possono essere causa (esplosione meccanica di un
sistema) o conseguenza.
Le Iigure successive mostrano alcune statistiche sulle cause piu Irequenti d`incidenti, si
torna a ripetere che questi dati servono all`analista solo come supporto all`orientamento
nella valutazione del rischio.

igura 1.2. Cause degli incidenti in grandi impianti chimici e/o petrolchimici, negli Stati Uniti, al 1998
12

igura 1.3. Componenti associati agli incidenti in grandi impianti chimici e/o petrolchimici, negli Stati
Uniti, al1998

1.4 Determinazione del rischio globale
La valutazione del rischio provocato dalla presenza di una installazione industriale
passa attraverso l`equazione 1.1 e pertanto comporta la determinazione di probabilita di
accadimento e della magnitudo delle conseguenze associate a tutti i possibili eventi
accidentali, in quanto il rischio e additivo.
La determinazione di R consente di giudicare la tollerabilita o meno del rischio di
incidente, ossia di giudicare se l`impianto puo deIinirsi sicuro o se la sua presenza
rappresenta un rischio per l`area circostante. In quest`ultimo caso, si impone che
vengano realizzate modiIiche impiantistiche o di esercizio che riducano l`entita ad un
valore accettabile.
Va sottolineato che l`aIIidabilita delle misure di probabilita e di magnitudo e un aspetto
cruciale. In alcuni casi si possono avere incertezze anche di 1 o 2 ordini di grandezza,
con conclusioni che possono essere Iortemente Iuorvianti, nel caso di utenti non
correttamente inIormati, o volutamente ingannevoli nel caso di analisti interessati.
13
La 1.1 , Iunzione apparentemente semplice, puo assumere Iorme diverse, a seconda del
tipo di rischio che si vuole determinare. Non esiste inIatti una Iorma univoca e
universale per deIinire il rischio globale, ma e indispensabile riIerirsi a diversi indici
(misure di rischio) da conIrontare poi con criteri di tollerabilita, a seconda che si voglia
valutare, per esempio, il rischio a cui e sottoposto il singolo individuo o l`intera
popolazione, oppure il rischio che incombe sul patrimonio economico, culturale o
ambientale.

Wrischio locale
Wrischio individuale
Wrischio sociale

1.4.1 R|sch|o Loca|e:
Valore di Irequenza (annua) con cui, in un certo punto di un territorio, si puo veriIicare
il danno di riIerimento (generalmente il decesso di una persona) per un individuo
esposto 24 ore al giorno senza possibilita di Iuga e di protezione.

1.4.2 R|sch|o |nd|v|dua|e:
Valore di Irequenza (annua) con cui, in un certo punto di un territorio, si puo veriIicare
il danno di riIerimento, calcolato tenendo conto dell`eIIettiva probabilita di presenza
dell`individuo e delle possibilita di protezione (presenza di ediIici, disponibilita di DPI,
procedure di protezione).

1.4.3 R|sch|o 8oc|a|e:
Le misure di rischio sociale, o rischio di gruppo, a diIIerenza delle due precedenti, non
riguardano i singoli punti di un territorio, ma sono una misura cumulativa riIerita ad
un`area nel suo complesso. Dunque non riguardano il singolo individuo ma l`intera
popolazione esposta, ossia presente nell`area in studio. I modi piu noti di
rappresentazione sono le curve F-N.

14



igura 1.4. Esempio di curva N

1.5 Tollerabilit Dei Rischi
Dato per assunto che il 'rischio zero e raggiungibile solo eliminando le attivita
industriali o antropiche in genere, e indispensabile deIinire dei criteri per stabilire un
livello di rischio tollerabile, cioe il livello di rischio che la societa puo tollerare.
Il livello di rischio minimo rappresenta il limite che la societa e disposta,
coscientemente o no, ad accettare in conseguenza dei beneIici potenziali che potrebbero
derivare da una data attivita. Esso va visto come un valore soglia che divide i rischi
tanto bassi da poter essere ignorati da quelli che vanno analizzati, quantiIicati e ridotti.
Quale debba essere il valore di rischio tollerabile e una decisione che dipende dalla
natura del rischio, dai recettori sensibili coinvolti e da altre variabili contestuali. Un
approccio che trova vasto consenso e il conIronto con certe misure di grado di rischio di
attivita normalmente accettate dalla maggioranza della popolazione, come ad esempio
15
quelle proposte nella Tabella 1.2. Tipicamente, i rischi inIeriori a quelli di 10
-6
di
probabilita di morte prematura a causa dell`evento indesiderato sono spesso considerati
accettabili dalla maggior parte degli enti governativi preposti al controllo, perche tale
valore si conIronta positivamente con quelli di rischio connessi con le attivita umane
considerate 'normali
4
.
Gli indici di rischio maggiormente usati per ottenere valori da conIrontare con livelli di
accettabilita, sono l`indice di rischio locale e l`indice di rischio sociale.

igura 1.5. La rappresenta:ione grafica del criterio ALA#P
Tenendo conto delle normative dei vari paesi, per il rischio locale e possibile assumere
una soglia pari a 10
6
. Per il rischio sociale si Ia riIerimento a tre zone delineate sulla
base dei valori limite gia anticipati: area di rischio tollerabile, area di rischio non

4
10
-3
per Iumare un pacchetto di sigarette al giorno, 10
-4
per uso intenso di alcol, per incidenti domestici, guida di
veicoli a motore, attivita agricole, 10
-5
per guida di camion, incendi domestici, sciare, vivere sotto una diga, usare la
pillola contraccettiva, 10
-6
per sottoporsi a diagnostiche a raggi X, pescare, ecc.; 10
-7
per bere 10 litri di coca dietetica
con saccarina,
16
tollerabile, area intermedia che richiede una riduzione del rischio As Low as Reasonable
Practicable o As Large As Regulaments Permit, deIinita per questo zona di ALARP.
In Figura 1.5 si riporta un esempio dei valori di riIerimento assunti in alcuni paesi per
delimitare le zone di rischio. Da essa si desume come il rischio di un incidente che
comporti la morte contemporanea di 10 individui possa considerarsi tollerabile se ad
esso e associata una Irequenza dell`ordine di 10
6
e/y, ma come tale soglia debba essere
ridotta a 10
9
e/y, se si stima che l`incidente possa provocare 100 decessi simultanei.

1.6 Scenari incidentali
Nella letteratura si Ia riIerimento ad alcuni scenari incidentali 'tipo, che sono indicati
nella Figura 1.6.
Di seguito sono date alcune deIinizioni:
leve: (oiling Liquid expanding vapour explosion), avviene quando un recipiente
che contiene un liquido (che pero e un gas a pressione atmosIerica) in pressione
collassa, provocando la rapida depressurizzazione e conseguente evaporazione del
liquido. Questo provoca una seconda onda di pressione Iortemente distruttiva
VE: (Vapour cloud explosion) Avviene in seguito ad un repentino rilascio di vapori
inIiammabili e successivo innesco della miscela
Runaway reaction: Avviene quando in un reattore ha luogo una reazione esotermica in
Iase liquida. Se manca il controllo termico la temperatura aumenta, aumentando di
conseguenza la velocita di reazione. Il Ienomeno e autoscatenante e l`aumento di
temperatura provoca ebollizione con aumento di pressione
Flash fire: e un`improvvisa Iiammata di breve durata (pochi secondi) causata
dall`innesco di solidi, vapori o gas. E caratterizzata da un Ironte di Iiamma rapido ma
subsonico
1et fire: Avviene quando una perdita di gas combustibile e innescata, Iormando un
dardo di Iuoco
Pool Fire: Incendio di pozza, avviene quando uno sversamento di un liquido
combustibile Iorma una pozza che a seguito di un innesco s`incendia (con o senza
'boilover.
Fireball: indica il volume reso incandescente a seguito di un`esplosione (anche
nucleare) o di un incendio di una nube di gas/vapore inIiammabile
17

igura 1.6. Scenari incidentali e loro genesi.

1.7 Panorama Italiano
In Italia la compatibilita territoriale degli stabilimenti industriali di nuova realizzazione
(in ogni caso solo per quelli a rischio d`incidente rilevante
5
) e sancita dal D.M. 9/5/2001
#equisiti minimi di pianifica:ione urbanistica e territoriale per le :one interessate da
stabilimenti a rischio dincidente rilevante`
Le categorie territoriali sono suddivise in zone indicate con le lettere da A ad F a
seconda della loro destinazione d`uso come di seguito indicato.
CATEGORIA A
1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice Iondiario di
ediIicazione sia superiore a 4,5 m
3
/m
2
.

5
Sono quelli soggetti alla normativa sancita dal D. Lgs 334/99
18
2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacita di mobilita - ad esempio
ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inIeriori, ecc. (oltre 25 posti letto o 100
persone presenti).
3. Luoghi soggetti ad aIIollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o
altre destinazioni commerciali, ecc. (oltre 500 persone presenti).
CATEGORIA B
1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice Iondiario di
ediIicazione sia compreso tra 4,5 e 1,5 m
3
/m
2
.
2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacita di mobilita - ad esempio
ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inIeriori, ecc. (Iino a 25 posti letto o 100
persone presenti).
3. Luoghi soggetti ad aIIollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o
altre destinazioni commerciali, ecc. (Iino a 500 persone presenti).
4. Luoghi soggetti ad aIIollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali,
terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, universita, ecc.
(oltre 500 persone presenti).
5. Luoghi soggetti ad aIIollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio
- ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attivita ricreative, sportive,
culturali, religiose, ecc. (oltre 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, oltre
1000 al chiuso).
6. Stazioni Ierroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri superiore a 1000
persone/giorno).
CAREGORIA C
1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice Iondiario di
ediIicazione sia compreso tra 1,5 e 1 m
3
/m
2
.
2. Luoghi soggetti ad aIIollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali,
terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, universita, ecc.
(Iino a 500 persone presenti).
3. Luoghi soggetti ad aIIollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio
- ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attivita ricreative, sportive,
culturali, religiose, ecc. (Iino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, Iino a
19
1000 al chiuso; di qualunque dimensione se la Irequentazione e al massimo
settimanale).
4. Stazioni Ierroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri Iino a 1000
persone/giorno).
CATEGORIA D
1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice Iondiario di
ediIicazione sia compreso tra 1 e 0,5 m
3
/m
2
.
2. Luoghi soggetti ad aIIollamento rilevante, con Irequentazione al massimo mensile -
ad esempio Iiere, mercatini o altri eventi periodici, cimiteri, ecc..
CATEGORIA E
1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice Iondiario di
ediIicazione sia inIeriore a 0,5 m
3
/m
2
.
2. Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici.
CATEGORIA F
1. Area entro i conIini dello stabilimento.
2. Area limitroIa allo stabilimento, entro la quale non sono presenti manuIatti o strutture
in cui sia prevista l'ordinaria presenza di gruppi di persone.

A ciascuna categoria territoriale e associata una soglia massima di probabilita di
accadimento tollerata che dipende dall`entita dell`eIIetto (Tabella 1.5). L`entita degli
eIIetti in Iunzione della variabile Iisica
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si desume in via sempliIicata da quanto indicato
nella Tabella 1.4.
Tabella 1.4. rela:ione tra la probabilita tollerata e la destina:ione duso del territorio prevista dal D..
9/5/2001


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Ossia dell`eIIetto Iisico dell`incidente sull`ambiente, per esempio intensita radiante in caso d`incendio, ecc.
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Tabella 1.5. Soglie di pericolosita per gli effetti degli eventi incidentali


1.8 Conclusioni
L`analisi del rischio deve comprendere l`identiIicazione dello scenario di incidente, la
quantiIicazione della sua probabilita di accadimento e l`analisi delle sue conseguenze.
Una volta deIinito e quantiIicato l`eIIettivo rischio e possibile deIinire diverse opzioni
di sicurezza, quali ad esempio:
a) sviluppo di soluzioni ingegneristiche (modiIiche impiantistiche, cambio di condizioni
di processo, richiesta di componentistica di maggiore aIIidabilita, ecc.) per ridurre la
probabilita di rilascio;
b) riduzione dell`ammontare di sostanze pericolose stoccate o utilizzate nell`impianto al
Iine di ridurre la quantita rilasciabile (sicurezza intrinseca);
c) aggiunta di sistemi di monitoraggio opportunamente distribuiti per area per poter
rilevare perdite incipienti;
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d) inserimento di valvole di intercettazione e altri sistemi di controllo per limitare livelli
pericolosi di perdite o spargimenti.
A valle dell`implementazione di tali azioni sara possibile eIIettuare un nuovo screening
degli scenari incidentali che concorrono a determinare il rischio Iinale. Se necessario, la
procedura va reiterata, Iino a quando il rischio non raggiunge una soglia
accettabile/tollerabile.
L`obiettivo di questo corso e di Iornire le basi per quantiIicare la magnitudo degli
scenari incidentali, ossia per il calcolo di uno dei due termini del prodotto della
equazione 1.1. Sara oggetto del corso di Tecnica della Sicurezza Ambientale il Iornire i
mezzi per il calcolo del primo dei termini della eq. 1.1.

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