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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

ISS
SUD SUD

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

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Il progetto Iniziativa di sostegno psicosociale ed educativo a tutela dei gruppi vulnerabili nella Striscia di Gaza (9775/CISS/GAZA/6) stato finanziato dal programma Emergenza della Cooperazione Italiana. La direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo non responsabile della compaesa di eventuali informazioni inesatte o diffamatorie o per lutilizzo improprio di tali informazioni.

Foto di copertina: Mattia Cacciatori Giugno 2012 - Gennaio 2013

CISS Cooperazione Internazionale Sud Sud Ufficio in loco: Mafrak Al Dahey, Beit Hanina, Jerusalem TELEFAX: +972 (0)2 6561012- E-mail: jerusalem@cissong.org Sede in Italia: via Marconi n. 2/a, 90141 Palermo TEL. 0039 091-6262004/6262694 FAX 091347048 E-mail: info@cissong.org Web site: www.cissong.org

Pubblicazione
realizzata nellambito del progetto:

"Iniziativa di sostegno psicosociale ed educativo a tutela dei gruppi vulnerabili nella Striscia di Gaza" codice 9775/CISS/GAZA/6
Finanziato dalla Cooperazione Italiana a Gerusalemme

Realizzato dal: CISS Cooperazione Internazionale Sud Sud

In partenariato con: El Wedad Society for Community Development

INDICE
1. Ricerca su campo: Lavorare a Gaza con i Bambini affetti da PTSD il valore trasformativo del gioco 1.1 Abstract 1.2 Introduzione 1.3 Il Progetto 1.3.1 La ludoteca 1.3.2 La ludoteca in Italia 1.3.3 La ludoteca a Gaza: un diritto 1.3.4 La ludoteca nel supporto psicosociale 1.4 Alcune note sulla sindroma post traumatica da stress 1.5 Il gioco 1.5.1 Cenni Storici 1.5.2 Il gioco in psicologia cognitivista e in psicoanalisi 1.6 Conclusioni 2. Need Assessment 2.1 Conseguenze operazione militare israeliana Colonna di Difesa 2.2 Salute psicosociale dei minori beneficiari del progetto 3. Allegato: Manuale di Formazione 4. Ringraziamenti 5. Bibliografia p. 1 p. 1 p. 2 p. 5 p. 6 p. 7 p. 7 p. 9 p. 11 p. 14 p. 14 p. 16 p. 23 p. 26 p. 27 p. 31 p. 39 p. 44 p. 45

1. RICERCA SU CAMPO LAVORARE A GAZA CON I BAMBINI AFFETTI DA PTSD: IL VALORE TRASFORMATIVO DEL GIOCO
1.1 ABSTRACT
Il disagio psichico ed in particolare la Sindrome Post Traumatica da Stress (PTSD) un fenomeno diffuso a Gaza da moltissimi anni. Basti pensare ai bambini che hanno partecipato alla prima e alla seconda intifada sui quali esistono innumerevoli studi scientifici e follow-up. Dopo l'operazione Piombo Fuso, vi ' stato inevitabilmente un riacutizzarsi del problema che ha riguardato un numero altissimo di bambini. L'organizzazione non governativa CISS si posta il problema di come intervenire per dare aiuto al maggior numero possibile di bambini. Avendo una esperienza pregressa sull'uso del gioco come strumento non solo e non tanto di sostegno psicosociale ma soprattutto considerandone la valenza trasformativa, ha messo a punto un programma basato su questo presupposto. Gli autori di questo lavoro, dopo una disamina del ruolo che il gioco svolge nello sviluppo dei bambini in situazione di salute e nella riattivazione dello stesso sviluppo in condizioni di patologia, esporranno il lavoro effettuato su campo e i risultati da esso ottenuti. In particolare prenderanno in esame la bibliografia scientifica sul gioco soffermandosi piu' in dettaglio sulle teorie di Russeau, Froebel, Freud, Montessori, Huizinga, Vygotsky, Piaget, Winnicott, Bruner. Da un excursus bibligrafico emerge che il gioco un fenomeno che ha un valore universale nella vita dei bambini e che pur nelle differenze culturali di ogni singolo popolo, indispensabile nella crescita armoniosa del bambino. Ed ancora, in situazione di disagio emotivo, anche quando non utilizzato in uno specifico intervento psicoterapeutico, pu comunque avere un valore terapeutico. Gli autori racconteranno poi l'esperienza con i bambini a Gaza entrando nello specifico del progetto che si basato sulla costruzione di ludoteche sostenibili da parte dei bambini stessi che hanno creato i giochi a partire da materiali riciclati. L'esperienza delle ludoteche diffusa da lungo tempo in Italia ma invece del tutto nuova nella realt di Gaza ed interessante aver verificato come essa sia venuta incontro alle
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Acronimo inglese: Post Traumatic Stress Disorder

necessit dei bambini e delle famiglie in un contesto sociale e culturale differente. Nella costruzione dei giochi, i bambini hanno fatto riferimento alle loro tradizioni. stato interessante notare come molti dei giochi proposti dai bambini di Gaza siano simili ai giochi tradizionali italiani. Gli autori riporteranno poi i risultati raggiunti dal progetto riguardo il miglioramento della salute psicosociale dei bambini che hanno partecipato alle attivit.

1.2 Introduzione
Lavorare con i bambini a Gaza vuol dire essere messi di continuo di fronte al trauma, o meglio ai traumi. Da tempo infinito infatti la storia della Palestina intrisa di violenza che ha effetti pesanti su tutta la popolazione e soprattutto sui bambini. Possiamo chiamare gli effetti psichici della violenza Post Traumatic Stress Disorder o Nevrosi dangoscia, a secondo il vertice teorico e metodologico che usiamo, ma siamo comunque di fronte la sofferenza dei bambini. Gi negli anni novanta al Gaza Mental Health Programme Community di Gaza, stato avviato uno studio sui bambini della prima Intifada. I primi risultati dicevano che le esperienz e traumatiche avevano una stretta correlazione con la concentrazione, attenzione e memoria dei bambini, ma non con la loro intelligenza, creativit e competenze visuomotorie. Ovviamente i problemi di attenzione, concentrazione e memoria possono portare facilmente a scarso rendimento scolastico, tuttavia i clinici e gli insegnanti debbono essere coscienti che le esperienze traumatiche non interessano negativamente lintelligenza e la creativit dei bambini. Negli articoli pubblicati dal 2000 ad oggi sono sta ti studiati anche i bambini della seconda Intifada e i risultati sono abbastanza simili (vedi ad esempio gli studi di Abdel Aziz Thabet, Professore di Psichiatria infantile e adolescenziale). Negli ultimi anni studi epidemiologici e diagnostici sono stati effettuati anche sugli effetti che loperazione Piombo Fuso ha avuto. Durante Piombo Fuso, vi stato inevitabilmente un riacutizzarsi del problema che ha riguardato un numero altissimo di bambini : 313 minori sono stati uccisi (23% dei bambini tra 5-10 e 62% tra gli 11 e I 17) e pi di 1400 sono rimasti feriti.

A distanza di 3 anni, gli effetti continuano a manifestarsi. Studi recenti indicano che pi dei due terzi (62.7%) dei bambini ancora riporta da moderati a gravi sintomi di reazioni da trauma 2 e persistenti alti livelli di PTSD . Questo contesto ha ripercussioni dirette su specifici gruppi vulnerabili che tradizionalmente ricevono scarsa attenzione nonostante sia stata dimostrata una forte necessit di supporto psicologico specialistico tra gli adulti disabili e i bambini4, cos come sono stati riscontrati significativi tassi di depressione tra i palestinesi con pi di 60 anni . Uno studio del 2009 effettuato dall'Ufficio di Statistica palestinese (PCBS, 2009) ha mostrato come i problemi di salute mentale e psicologica siano le principali conseguenze dellassedio e dei bombardamenti per tutta la popolazione di Gaza: il 77,8% delle famiglie ha almeno un componente affetto da PTSD (trauma, dolore, incubi, depressione). La parte pi colpita della popolazione rappresentata dai bambini. Lo studio effettuato dal Prof. Thabet Salloum su 374 minori (fascia d'et 6-17) ha dimostrato che il 61,5% di essi soffriva di una grave reazione di stress post-traumatico, il 30% moderata reazione di stress post-traumatico e il 46% di problemi comportamentali con i loro pari . Dati recenti del Gaza Mental Health hanno dimostrato che anche a tre anni da Piombo Fuso, il 56,6% dei bambini ancora riporta moderate reazioni da trauma, il 10,6% gravi reazioni da trauma7 e 30.000 bambini soffrono di disturbi psicologici e hanno bisogno di sostegno psicologico specifico8, come evidenziato anche dallOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS). La situazione attuale dei bambini a Gaza resta traumatica per tutta una serie di motivi il pi importante dei quali il fatto che i bambini continuano ad essere sottoposti a traumi. Classicamente nella PTSD vi un trauma, di maggiore o minore gravita, che per ha una sua precisa collocazione spazio temporale, avviene in un luogo preciso, ha un inizio e una fine. Ma a Gaza i bombardamenti ci sono tuttora e portano morti, feriti e distruzione. Ad ogni esplosione, che di solito avviene a tarda sera o di notte, il trauma dei bambini viene riacutizzato di continuo. Lassedio poi fa s che tutta la vita quotidiana sia problematica.
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GCMHP. Trauma, mental health, and coping of Palestinian children after one year of Gaza War. May 2010 GCMHP. Effect of trauma on mental health, social support, and coping of Palestinian families after one year of Gaza War. July 2010 4 GCMHP. Mental health and social support of disabled Palestinian adults in Gaza Strip 2010. 5 HelpAge International. Older People In The oPt July 2010. 6 Thabet, A., Salloum A., Trauma, grief, and PTSD in Palestinian children victims of War on Gaza . March, 2009 7 GCMHP. Trauma, mental health, and coping of Palestinian children after one year of Gaza War . May 2010 8 WHs Specialized Health Mission to the Gaza Strip, Extended report (May 2009).

Lelettricit viene distribuita soltanto per alcune ore. La disoccupazione in aumento rende la vita delle famiglie complessa, cos come la mancanza di generi di prima necessit. E poi la sensazione di totale chiusura, limpossibilit di entrare ed uscire, che causa questo sentimento strisciante di depressione nella popolazione adulta. Inevitabilmente si pone il problema non solo e non tanto degli studi epidemiologici, ma soprattutto di cosa fare per dare aiuto ai bambini. Se vero che nei casi pi gravi necessario un intervento psicoterapeutico, necessario pensare a strumenti che possano essere utilizzati su scala molto pi ampia e che possano avere un forte valore trasformativo, pur non essendo una psicoterapia classica. E questo il problema che si posto il CISS, da quasi trentanni presente in Palestina, ed al quale ha voluto trovare delle risposte, individuando nel gioco lo strumento principe di cambiamento. Ed di questo progetto che vogliamo innanzitutto parlare. Ricorderemo poi brevemente cosa sintende per trauma, poich siamo convinti che non si tratta di una speculazione scientifica, bens della logica premessa a una buona pratica. Faremo poi una messa a punto bibliografica e metodologica sul gioco per dare ragione delle scelte operative che abbiamo fatto.

1.3 IL PROGETTO
In questo contesto e sulla base dei need assessment realizzati durante gli ultimi tre anni, il CISS sta implementando, in sinergia con il suo partner locale El-Wedad Society for Community Rehabilitation, il progetto Iniziativa di sostegno psicosociale ed educativo a tutela dei gruppi vulnerabili nella Striscia di Gaza finanziato dalla Cooperazione Italiana. Lobiettivo generale del progetto quello di contribuire al miglioramento delle condizioni psicosociali di bambini e giovani particolarmente disagiati e delle donne nella Striscia di Gaza. Abbiamo quindi identificato 419 bambini (8-17 anni) in situazione di disagio a Nord della Striscia di Gaza e pi specificatamente nelle aree di: Abd Rabou nella Municipalit di Jabalya; Al Salateen e Al Atatera nella municipalit di Beit Lahya; Ash-Ijahia, Al-Zaitoun, Tal Alhaua/Ash-Sheikh Ejleen nella municipalit di Gaza. I gruppi target del progetto sono i bambini e le loro famiglie provenienti da quelle zone che hanno vissuto situazioni traumatiche a causa della perdita dei famigliari e/o la distruzione totale o parziale delle loro case durante la guerra. Lo staff costituito da 12 animatori (19-28 anni) e 3 psicologi La prima fase del progetto ha previsto il rafforzamento delle capacit degli animatori/ludotecari tramite un programma formativo specifico mirato sulla ludoteca: aspetti tecnici e organizzativi, la ludoteca come luogo protetto, costruzione dei giocattoli e la gestione dei laboratori con bambini con traumi. Nella seconda fase sono invece iniziati i laboratori psicosociali con i bambini e nello specifico: attivit ludico-pedagogiche rivolte a 368 bambini (8-12 anni) e un servizio di assistenza specialistica mobile rivolto a 74 minori (8-17 anni) e rispettive famiglie. Le attivit ludiche sono state realizzate sulla base delle tecniche e metodologie affrontate durante la formazione. In modalit partecipativa, sempre in questa fase, sono stati identificati gli spazi allinterno delle associazioni locali di base (CBO9) per la costruzione delle ludoteche ed iniziata la costruzione delle stesse da parte dei bambini con il supporto degli animatori.

Acronimo inglese per Community based Organization, associazioni no-profit della societ civile che operano allinterno di una comunit; sono basate spesso sul lavoro volontario e sullauto-finanziamento/fondi privati

1.3.1

LUDOTECA

Lesperienza delle ludoteche nuova nel contesto di Gaza. Spesso il gioco viene identificato da diversi punti di vista, ma poco da quello spaziale. Lo spazio ludico un elemento di importanza fondamentale, poich lambiente influenza latteggiamento del bambino nelle sue acquisizioni affettive, sociali e cognitive. Il bambino, infatti, ha bisogno di trovare nellambiente i mezzi per compiere scoperte e conquiste autonome. Perci, una cultura ludica non pu prescindere da unattenzione particolare alle caratteristiche sia materiali che sociali degli spazi quotidiani del gioco. In questottica la figura della ludoteca viene a rispondere ai bisogni legati al dover garantire un ambiente adeguato allo svolgimento di attivit ludiche con i bambini. Il termine ludoteca composto dalle parole ludus, dal latino gioco, e theke, dal greco

raccolta. E', quindi, il luogo dove si trovano i giochi, ma, per esprimerci meglio, la definiremo come il servizio centrato sul gioco e sul giocattolo. Non c una giusta definizione del termine ludoteca e questo perch ogni singola ludoteca si situa in un preciso contesto caratterizzato da particolari esigenze, per rispondere alle quali ognuna deve mettere in atto strategie, metodologie e tecniche diversificate e mirate. Nata con la fisionomia di una biblioteca che allinea e cataloga nei suoi scaffali giochi e giocattoli anzich libri (toys library il suo nome inglese), la ludoteca si caratterizza inizialmente come spazio di gioco e per il servizio di prestito dei materiali ludici di cui dispone, ma progressivamente si allargano le iniziative e le proposte, e la ludoteca si definisce sempre pi come luogo di servizio e di animazione centrato sulla cultura del gioco e del giocattolo 10 Quindi la ludoteca un luogo in cui tempi, spazi e materiali sono messi a disposizione degli individui di ogni et per dedicarsi liberamente ad attivit ludiche. Perci le attivit in ludoteca sono basate sulla libera scelta di chi gioca, per dare lopportunit di giocare, di sper imentarsi, socializzare, conoscersi e di conoscere, al fine di far si che il gioco diventi un motivo di scambio di idee e di crescita. Tutti gli interventi che una ludoteca pu fare si basano sul gioco, quindi fondamentale la qualit del gioco che viene proposto. Il gioco deve essere scelto dal bambino
11 in autonomia in modo libero e istintivo, mettendo in campo capacit interattive e sociali

10 R.Farn, (a cura di), La casa dei giochi. Ludoteca, ludobus e processi formativi, Guerini e Associati, Milano, 1999, p.16 11 Giorgio Bartolucci, Il variegato panorama delle ludoteche in Italia, Novembre 2010.

1.3.2

LA LUDOTECA IN ITALIA

La carta nazionale delle ludoteche italiane ha definito la ludoteca dal punto di vista strutturale come un servizio di interesse pubblico, che si configura come un luogo intenzionalmente dedicato al gioco e alla promozione della cultura ludica. Essa mette a disposizione dellutenza spazi, materiali ludici e competenze, offre lopportunit di dedicarsi liberamente ad attivit ludiche, favorendo la conoscenza e la condivisione delle diverse forme di gioco 12. Due caratteristiche fondamentali sembrano essere in comune a tutte le ludoteche in Italia: 1- La centralit del gioco e del giocattolo in tutte le sue forme per garantire il diritto al gioco ed anche proporre il gioco nella sua dimensione educativa. 2- Il bisogno di sicurezza dei genitori rispetto ai figli, inteso nel senso di luogo protetto ed affidabile in cui i bambini possano ritrovarsi e sperimentare dei percorsi formativi creativi e stimolanti la loro personalit.

Ma la differenza tra le ludoteche solamente nel modello organizzativo di ognuna di essa.

1.3.3

LA LUDOTECA A GAZA: UN DIRITTO

Le prime due ludoteche sono state create nella Striscia di Gaza a luglio 2011. Il ruolo degli psicologi, allinterno delle ludoteche, monitorare il livello di salute psicologica dei bambini tramite losservazione dei loro comportamenti durante i laboratori condotti dagli animatori/ludotecari, fornire agli animatori/ludotecari dei consigli per quanto riguarda i bambini con maggiore problemi e individuare i bambini che hanno bisogno di essere seguiti direttamente dalla clinica mobileper il supporto psicologico specifico. Lidea della creazione di due ludoteche nella striscia di Gaza nata dallesigenza di garantire ai bambini dei campi profughi la possibilit di avere a disposizione degli spazi protetti e sani allinterno dei quali svolgere delle attivit che garantiscano loro uno dei diritti fo ndamentali del bambino, ovvero il diritto al gioco. Le CBO in queste aree, difatti, sono solitamente composte da spazi (per lo pi ristretti) che non prevedono la presenza di aree adeguatamente strutturate per la realizzazione di attivit con i bambini; di conseguenza, i bambini sono costretti a trascorrere il loro tempo libero per strada con i rischi ed i disagi che ne conseguono

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Dalla Carta Nazionale delle Ludoteche Italiane http://nuke.ludoteche.info/

(spazi non salubri considerato il livello di inquinamento ambientale, pericolosit legata alla possibilit di incidenti stradali e soprattutto mancanza di posti riservati allinterno dei quali far nascere momenti di confronto o di scambio). Oltre limportanza di presentare il gioco nella sua dimensione psicoeducativa al fine di restituire dignit a quella che da molti considerat a unazione poco seria o inutile e a rafforzare lidea del gioco come bisogno primario e vitale dellinfanzia ed importante motivo per lo sviluppo dellintera persona. In questa ottica lobbiettivo indiretto di questa idea quello di diffondere la cultura ludica nelle comunit di riferimento e far si che il suo valore della qualit della vita venga riconosciuto. Tutto ci ci ha portato a riflettere molto al modo in cui dobbiamo concretizzare questidea e soprattutto alle caratteristiche, al modello organizzativo ed al futuro, in termini di sostenibilit, di una ludoteca che si crea nellambito di un progetto della durata di 6 mesi. Abbiamo dunque pensato che il modo pi adatto per concretizzare la nostra idea fosse quello di una ludoteca che superi la tradizionale dicotomia privato/pubblico e si muova nella direzione di un servizio capace di autoalimentarsi e di crescere in maniera cooperativa, nell'obiettivo di garantire alla comunit la possibilit di un luogo nuovo dove crescere divertendosi e rafforzare i valori culturali e sociali attraverso lo stare ed il fare insieme. In termini pratici lobiettivo stato quello di collaborare, attraverso lo scambio, con la comunit per far nascere un servizio che possa essere,successivamente, gestito dalla comunit stessa. In questa ottica le attivit principali nelle ludoteche sono state progettate al fine di coinvolgere i beneficiari (i bambini con le loro famiglie) nella creazione delle ludoteche attraverso

limplementazione dei laboratori di creazione/fabbric azione dei giocattoli, utilizzando materiale di recupero. Tali giochi, successivamente, sono stati inseriti negli scaffali delle ludoteche. Inoltre sono stati strutturati dei programmi di formazione di base a favore delle madri sulla gestione dei laboratori con i bambini, con lobiettivo di dedicare, successivamente, dei momenti nelle ludoteche per fare dei laboratori madri/figli (laboratori gestiti dalle madri con il supporto degli animatori /i ludotecari). Durante i laboratori madri/figli, i bambini e le delle madri hanno condiviso le loro idee circa la decorazione delle ludoteche, ed attraverso i suggerimenti ed il supporto tecnico pratico dei ludotecari sono stati costruiti, utilizzando materiali di recupero (la maggior parte era raccolto dalle famiglie) giochi e decorazioni.

Uno degli obiettivi per cui stata adottata questa metodologia quello di rafforzare il sentimento di appartenenza alle ludoteche da parte dei bambini e delle loro famiglie, che, dal punto di vista psicologico, un aspetto indispensabile per sentirsi sicuri. In questo modo le ludoteche sono diventate dei luoghi protetti e hanno cos acquisito la loro caratteristica fondamentale legata alla sicurezza: le ludoteche non sono pi confondibili con dei posti dove si effettuano dei giochi ma invece rappresentano dei luoghi protetti concepiti sulla valenza delle attivit ludiche, fondate su un rapporto di fiducia tra bambini e bambini, bambini e adulti e tra adulti e adulti.

1.3.4

LA LUDOTECA NEL SUPPORTO PSICOSOCIALE

Una ludoteca di qualit deve corrispondere al contesto sociale in cui si trova. Per questo motivo tutte le attivit sono state programmate prendendo in considerazione le condizioni, soprattutto, psicologiche in cui si trovano sia i bambini sia le loro famiglie a causa degli eventi traumatici che hanno affrontato, soprattutto, durante la guerra piombo fuso. Da questo punto di vista il ruolo delle ludoteche quello di fornire un adeguato supporto psicologico ai bambini attraverso il gioco e le attivit ludiche svolte in uno spazio adeguato con animatori qualificati. Le principali tecniche utilizzate sono : 1- la cromoterapia: gli animatori hanno condotto i bambini nella scelta dei colori con i quali dipingere il luogo prescelto tenendo conto delle caratteristiche intrinseche dei singoli colori e degli effetti terapeutici che questi hanno (soprattutto tenendo conto delle condizioni di disagio da stress nel quale si trovano i bambini). 2larte terapia: anche in questo caso gli animatori hanno condotto i bambini nella decorazione degli spazi, valorizzandone dunque la naturale creativit e mostrando loro altri mezzi di espressione differenti dalla parola 3la ludoterapia: le ludoteche sono state allestite attraverso dei semplici giocattoli

tradizionali realizzati dai bambini con la g uida degli animatori. Questattivit hanno possesso differenti potenzialit: realizzata per lo pi con materiali di scarto presenti in loco (e dunque completamente sostenibile sia dal punto di vista economico che da quello della reale possibilit di reperire dei materiali in unarea difficile come quella di Gaza a causa della chiusura e dellassedio), valorizza la creativit del bambino che in questo modo si sente produttore e costruttore del proprio gioco, stimola lo sviluppo delle

capacit psicomotorie e valorizza la tradizione di una comunit (potendo diventare, se stimolata, un ottimo strumento di comunicazione genitore-figlio).

Tutta questa fase ha portato i bambini a sentire lo spazio dalla ludoteca come proprio patrimonio e come luogo creato da essi stessi, fattore che ha facilitato il raggiungimento di un alto livello di frequenza alle ludoteche. Successivamente sono stati realizzati dei laboratori su base settimanale con lutilizzo di differenti tecniche. Una delle tecniche la dramaterapia (c entrata sullutilizzo del Teatro delloppresso e del teatro forum). Questa particolare tecnica si articola nella creazione di piccole rappresentazioni teatrali da parte dei partecipanti stessi e senza lutilizzo di alcun copione. In questo caso i bambini sono stati orientati dagli animatori a mettere in scena delle situazioni legate alla vita quotidiana e che in molti casi hanno rappresentato dei fattori di stress. Alternandosi, poi, nellinterpretazione delle diverse parti (role play) ognuno di loro ha avuto lopportunit di interpretare una parte che solitamente, nella propria vita quotidiana, non gli appartiene. Lobiettivo di questo tipo di attivit stato quello di avviare una riflessione sui fattori che stanno allorigine dello stress e di metabolizz arli attraverso, appunto, la loro drammatizzazione. Tutte le attivit sopra descritte sono state monitorate dagli psicologi che hanno utilizzato losservazione delle stesse come strumenti di analisi.

Per quanto riguarda lassistenza specializzata, stata condotta una profonda analisi dei dati raccolti durante gli scorsi programmi al fine di aggiornare il data-base dei beneficiari e pianificare lintervento. Le visite a domicilio sono state condotte tramite la clinica mobile a 74 bambini e le loro famiglie.

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1.4 ALCUNE NOTE SULLA SINDROME POST TRAUMATICA DA STRESS dott.ssa Maria Patrizia Salatiello
Vorremmo a questo punto aggiungere alcune brevi note sul trauma. Secondo le classificazioni internazionali la sindrome Post traumatica da stress (PTSD) linsieme dei sintomi psichici che insorgono in seguito allesposizione ad eventi stressanti di estrema gravit oggettiva per la vita o lintegrit fisica propria o di altri. Sempre secondo le classificazioni dellOMS (Organizzazione Mondiale della Sanit) e sistono tre gruppi principali di sintomi: 1) la riesperienza dellevento traumatico, 2) levitamento di stimoli o cose che lo ricordano e uno stato dintorpidimento emozionale, 3) uno stato diperattivazione persistente. Ma bisogna ricordare che sia la definizione, sia i sintomi sono il frutto di studi effettuati sugli adulti. Comunque sia la definizione descrittiva della OMS, sia lelenco dei sintomi maggiori negli adulti trovano una loro giustificazione psicopatologia nellinteressantissimo articolo che Anna Sabatini Scalmati ha letto al Congresso della EFPP, tenutosi a Roma dalluno al tre di ottobre del 1999 da l titolo Memorie congelate, memorie evitate: a proposito della relazione terapeutica con le vittime di tortura. Anna Sabatini Scalmati scrive cos: Il trauma uno shock violento, un'improvvisa accelerazione quantitativa e qualitativa di esperienze sensoriali ed emotive. Si ha trauma psichico quando la quantit\ qualit degli stimoli esterni, forzata la barriera protettiva, tracima nell'apparato psichico determinandovi una disorganizzazione pi o meno reversibile. Se un evento, irruzione di esterno nella psiche, talmente violento da abbattere le funzioni integrative ed esecutive dellIo ne consegue: la formazione di aree scisse, di aree fissate al trauma. Lesperienza traumatica non si integra nel flusso dei pensieri, non soggiace alloblio, resta sempre vivida, presente e con il suo continuo riattualizzarsi in ogni momento della vita quotidiana interferisce in modo pesante con il normale flusso di pensieri, con lo scorrere della vita affettiva, con la possibilit di investimenti emozionali. Lorrore torna e ritorna in continuazione, escludendo la possibilit di vivere altri affetti.

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Lesperienza traumatica assume la configurazione di un nucleo scisso e questarea scissa, questo polo di fissazione pu essere paragonata a un ascesso incapsulato, impermeabile a qualsiasi possibilit di guarigione spontanea, ma che irradia sui tessuti circostanti il suo effetto patogeno. Allo stesso modo il nucleo scisso, costituito dalla continua reviviscenza del ricordo sempre attuale dellevento (o degli eventi traumatici), irradia il suo effetto patogeno su tutte le funzioni dellIo, che ne risultano alterate. E diventa impossibile dimenticare, quel dimentic are che alla base del nostro funzionamento mentale. Lo studio di Anna Sabatini richiama alla mente ci che scriveva Freud nel 1892: diviene trauma ogni impressione la cui liquidazione, tramite lavoro associativo o tramite reazione motoria presenti difficolt per il sistema nervoso. Ed ancora nel 1920: Chiamiamo trauma quegli eccitamenti che provengono dallesterno e sono abbastanza forti da spezzare lo scudo protettivoe la vittima mobiliter tutti i mezzi possibili di difesa. Credo si possa dire che Freud considera levento traumatico come creatore di una breccia nella barriera protettiva esterna dellapparato psichico ed proprio questa membrana che modula tutti gli stimoli esterni. Se invece questi elementi irrompono nella mente senza possibilit alcuna di essere metabolizzati, trasformati per poter poi essere utilizzati ne deriveranno delle conseguenze patogene per tutto il funzionamento mentale. Ed ancora a proposito dei ricordi: viceversa i nostri ricordi, non esclusi quelli pi profondamente impressi in noi, sono di per s inconsci. Possono essere resi coscienti, ma non v dubbio che essi sviluppino tutti i loro effetti nello stato inconscio. Ci che noi chiamiamo il nostro carattere si basa certamente sulle tracce mestiche delle nostre impressioni e in verit sono proprio le impressioni che hanno agito pi intensamente su di noi, quelle della nostra prima giovinezza, che non diventano quasi mai coscienti. Gli eventi traumatici hanno la peculiarit di non divenire mai inconsci, n tantomeno di essere rimodellati, ricategorizzati, riscritti, dalle successive esperienze della vita. Scrive ancora la Sabatini: la loro memoria, negata al processo di continua ricategorizzazione e ritrascrizione per via associativa (Edelman), non entra in tale modo nel coro delle reti associative che procedono per metafore (Modell), integrano i fatti e creano significati che si estendono da un'esperienza ad un'altra, fino ad assimilare a s elementi nuovi e non familiari.

La memoria, impaniata nel polo di fissazione, da elemento vivo, mobile, selettivo, humus di

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primarie rappresentazioni in continua e potenziale mutazione, si trasforma in zavorra psichica che, saldata inscindibilmente alle percezioni traumatiche, si sottrae ed esclude dalle linee di forza della vita psichica. La memoria di questi fatti non soggetta alla rimozione, cos come una malformazione genetica non pu essere rimossa. Il nucleo traumatico scisso, incistato, deve essere disincistato, in modo da rientrare nei normali processi di pensiero. Lo studio di Anna Sabbatini si basa soprattutto sulla sua lunga esperienza con vittime della tortura ed un lavoro con pazienti adulti. Sui bambini credo che conosciamo tutti il libro I bambini e la guerra, edito nel 1996 per le edizioni E.M.I., ma poco dice di psicopatologia infantile. Come pure conosciamo bene il libro di Maria Chiara Risoldi e Patrizia Brunori. Entrambi questi due testi parlano di esperienze fatte proprio durante la guerra o nellimmediato.

I traumi dei bambini di cui si occupa il progetto sono di tre anni fa, anche se la violenza a Gaza non mai cessata del tutto e siamo convinti che ad ogni raid aereo, anche se mirato, debba risvegliarsi il ricordo del recente passato. Vi sono poi le ricerche delle equipe del Mental Health di Gaza che nel passato si era occupato del follow up dei bambini della prima intifada e adesso continua a lavorare sul trauma. Sono ricerche soltanto testologiche. Da esse emerge per un dato interessante, come il corredo sintomatologico nei bambini sia molto pi aspecifico che nelladulto, vi sono ad esempio sintomi strettamente legati al trauma come: Sogni in cui rivivono levento traumatico, cercando di evitare di occuparsi delle emozioni che questo suscita, segni di aumentato stato di allerta fisiologico.

La maggior parte dei sintomi sono per aspecifici e sono quelli di una nevrosi dangoscia: Depressione, ansia generalizzata, reazioni di stanchezza patologiche. Difficolt di separazione Perdita o aumento dellappetito. Perdita dinteresse alla scuola. Difficolt di concentrazione e di memoria.

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Paure specifiche e aspecifiche. Problemi della comunicazione con i coetanei. Assenza di sentimenti. Senso di rabbia e tristezza non remittente.

Ancora, numerosi sono i disturbi psicosomatici.

Possiamo ipotizzare che a volte nei bambini il trauma pu riuscire a soggiacere alla rimozione, dove continua a provocare i suoi effetti in modo indiretto, trasformato dai meccanismi di difesa, ma anche e soprattutto entrando a far parte della vita emotiva tutta. I nostri piccoli pazienti sono comunque in divenire, seguono un loro sviluppo che pu anche essere distorto, ma lo stesso bambino con una patologia anche grave, non avr gli stessi problemi quando entrer nelladolescenza o nella vita adulta, in lui continueranno ad agire spinte evolutive che trasformeranno comunque la sua vita emotiva. Levento traumatico esterno entrer nella sua storia e nel susseguirsi degli eventi che questa storia contiene. Nella mia ricerca sui bambini stregone due di essi erano ancora fissati al trauma esterno che le accuse di stregoneria e le terribili pratiche delle sedute di liberazione avevano provocato in loro. Nei bambini di Gaza levento traumatico esterno si invece inserito nella catena esperienziale di tutta la loro vita ed stato risignificato dagli eventi esterni ed interni della loro storia.

1.5 IL GIOCO
1.5.1 CENNI STORICI
Limportanza del gioco nella vita dei bambini nella cultura occidentale affonda le sue radici nella storia dellumanit sin dallantica Grecia. Lo stesso Platone riteneva che il gioco fosse utilissimo per la formazione dellinfante, in special modo quelle attivit svolte in gruppo e che privilegiavano il movimento fisico e lintegrazione maschio -femmina, il tutto doveva avvenire, naturalmente, sotto il controllo dei grandi. Le bambine giocavano con le bambole, i maschietti con le palle, il cerchio, larco, si cimentavano nella corsa e nella lotta, praticavano il tiro alla fune, laltalena e la trottola che chiamavano strombos .

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I bambini romani, invece, come testimoniano Orazio, Marziale, Cicerone, praticavano molti di quei giochi che, a distanza di oltre duemila anni sono pervenuti a noi. Giocavano, spesso insieme agli adulti, a par imparar (Pari o Dispari) , caput et navis (Testa o croce), al tiro al bersaglio, a moscacieca, con i birilli, a nascondino, con la corda, con la trottola (turbo), gli piaceva molto far trascinare un carretto da un topo, cavalcare una canna, facevano il girotondo, costruivano aquiloni, si cimentavano nel tiro alla fune, nel gioco della morra (micare digitis), con gli astragali. Le bambine giocavano con le bambole. I giovani romani praticavano, inoltre, molti giochi con le noci, e questo fatto era cos frequente ed usuale che si usava indicare il periodo dellabbandono dellinfanzia proprio con il termine lasciare il gioco delle noci. Nel Medioevo, invece, sia i giochi degli adulti che quelli dei bambini venivano contrastati, limitati, additati come attivit pericolose. Questo atteggiamento era determinato dal fatto che la Chiesa considerava i giochi come oggetti demoniaci, fatti apposta per distogliere lattenzione del credente dal pensiero di Dio e dalle preghiere . Si deve arrivare verso la fine del Quattrocento per trovare un atteggiamento pi tollerante verso il gioco. Non si accettavano, assolutamente, i giochi dazzardo ma, si cominciava ad ammettere lutilit di praticarne alcuni, come i giochi di corsa o di salto, considerati non pericolosi, comunque qualsiasi attivit ludica doveva avvenire sotto il controllo degli adulti che dovevano guidare il gioco rendendolo morale. Il dibattito sullutilit del gioco prosegue per tutto lUmanesimo e il Rinascimento. Bisogna attendere, lEt moderna, tuttavia, per vedere attribuite al gioco una soddisfacente dignit e una favorevole attenzione. Montaigne, ad esempio, che riguardo ai giochi sosteneva che essi vanno visti non in quanto tali, ma come le azioni pi serie che vengono svolte dai bambini. Nel 1600 il filosofo e pedagogo inglese John Locke riteneva fondamentale per il bambino apprendere attraverso il gioco. Egli affermava che tutti i giochi e tutti gli svaghi dei bambini debbono essere diretti a formare abitudini buone ed utili. Tutto ci che bambini fanno, in quella tenera et lascia loro qualche impressione, e da essa ricevono una tendenza al bene o la male; ed ogni cosa che abbia uninfluenza di questo genere non dovrebbe essere trascurata. Jean Jacques Rousseau (1712 - 1778), sottolinea un altro aspetto molto importante: il gioco come fonte di gioia, il migliore degli stimoli per l'attivit del bambino.

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La nascita della moderna pedagogia si situa allinizio dellOttocento e Friederich Frobel, (1782 1852), ne viene considerato il fondatore. Egli affermava che " il gioco la vera attivit naturale del bambino", riconoscendone l'insostituibile valore educativo". Per lui i giochi dellinfanzia contengono in nuce tutta la vita futura perch tutto l'uomo si svolge e quasi si rispecchia in essi, fino nelle pi piccole disposizioni e nel pi intimo dell'animo . Da essi dipendono le future relazioni del fanciullo, in conformit alle sue speciali e naturali disposizioni, col padre e col la madre, coi fratelli e sorelle, in generale colla famiglia, colla societ civile. Il gioco il modello e la copia dellintera vita umana. Un bambino che gioca in modo spontaneo e tenace, diventer un uomo attivo perseverante, capace di sacrificarsi per gli altri . Da Frobel in poi fu un fiorire di studi e di ricerche ed impossibile citarli tutti. Faremo soltanto un breve cenno alla Montessori (1870 - 1952), la cui impostazione educativa si basava sul principio generale che il modo con cui i bambini apprendono profondamente diverso da quello degli adulti e il gioco vi ha un ruolo centrale. La Montessori era certa che il bambino imparava giocando e sperimentando alcune realt che rappresentano un continuo stimolo alla creativit e all'immaginazione. Fra i pedagogisti ricordiamo ancora Huizinga (1939), che considera il gioco come funzione creatrice di cultura e lo riconosce come origine di ogni manife stazione culturale (dal diritto allarte, dalla religione allo sport, ecc.). Il gioco oltrepassa i limiti dellattivit puramente biologica: una funzione che contiene un senso .

1.5.2 IL GIOCO IN PSICOLOGIA COGNITIVISTA E IN PSICOANALISI


Dalla fine dellOttocento ai giorni nostri il gioco diventa oggetto di studio non solo della pedagogia, ma anche della psicologia dellet evolutiva e della Psicoanalisi. Fra gli psicologi cognitivisti il posto pi importante spetta a Jean Piaget, che vedeva in questa attivit un vero e proprio addestramento al futuro. Osservando il gioco dei suoi figli aveva identificato tre fasi di questa attivit, fasi che coincidono con le tappe dello sviluppo cognitivo che li stesso Piaget aveva individuato. a- Giochi percettivo motori, tipici dei primi anni di vita, che aiutano lo sviluppo dell'intelligenza sensitivo-motoria: il bambino si diverte a imitare e sperimentare gesti, movimenti, espressioni del viso, imparando a percepire sensazioni e orientarsi nel mondo;

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b- Giochi simbolici, tappa che inizia intorno ai 5 anni, in cui il bambino impara a trasformare la realt in simboli. l'et delle favole e quella dei giochi simulati: il bambino pu essere "attore", per esempio quando finge di dormire, oppure "regista", se fa agire bambole e pupazzi. Si tratta di una tappa fondamentale per imparare a distinguere ci che reale e percepito da ci che immaginato; c- Giochi con le regole, tipica dei bambini verso i 7-8 anni. la tappa che permette di imparare a cogliere i problemi e a trovarne varie soluzioni, e soprattutto a padroneggiare la comunicazione e le interazioni umane. Un altro importante passaggio e quello dal gioco individuale al gioco sociale. Allinizio il bambino tende a giocare con se stesso e con limmaginazione e poi, a poco a poco, a giocare con gli altri bambini. Il "gioco sociale" una conquista importante: lo aiuta ad allontanarsi dalla dimensione egocentrica, favorendo l'adattamento alla realt. Attenua, inoltre, le ansie e le paure, sviluppando la capacit di mettersi nei panni degli altri e la tolleranza alle frustrazioni. Una tappa cruciale, infatti, proprio "imparare a perdere". Al gioco sociale appartengono i giochi di strada, soprattutto quelli in gruppo, che educano alla condivisione delle regole e favoriscono la definizione del senso di identit e di appartenenza. Secondo Piaget andrebbero evitati i giochi a eliminazione, cui giocatori via via "uccisi" escono dalla gara, favoriscono infatti l'idea del successo, del potere che si fonda sulla distruzione e sull'esclusione. Anche i giochi che mettono "alla berlina. Nella sua breve, ma significativa vita lo psicologo russo Vygotskij, (1896- 1034) ha sempre dato molta importanza al gioco, soprattutto in et prescolastica., poich gli permette di avere esperienze ricche e varie. Il gioco unattivit basilare per lo sviluppo intellettivo ed il mezzo pi efficace per sviluppare il pensiero astratto. Quando il bambino piccolo la percezione delloggetto associata allazione che il bambino pu compiere su di esso. Ad esempio la porta al fatto di potersi aprire e chiudere, il cavallo al fatto di cavalcare, con il gioco di immaginazione il bambino per la prima volta separa un oggetto dalle sue azioni o dalle sue propriet. Jerome Seymour Bruner (nato a New York nel 1915 e ancora vivente) all'inizio della sua carriera si occupa di percezione e di psicologia sociale. Dalla fine degli anni Quaranta del secolo scorso si interessa dello sviluppo dei processi cognitivi (la percezione, la memoria, il pensiero, il linguaggio), in particolare nella prima infanzia, utilizzando e applicando in campo

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psicopedagogico le concezioni di Piaget e di Vygotskij. E poi nella sua vita e nelle sue ricerche avviene una svolta, egli comincia a mettere al centro dei suoi interessi la narrazione, come modalit fondamentale del pensiero, che struttura e fa maturare. In Play (l'opera dedicata al gioco, pubblicata nel 1976 insieme a Alison Jolly e Kathy Sylva) Bruner evidenzia la caratteristica principale del gioco, la sua vera sostanza: il prevalere dei mezzi sui fini. Questo fa s che il gioco liberi l'organismo dalle necessit immediate imposte dal compito e di conseguenza riduca o neutralizzi la tensione al positivo compimento di un atto. Ci non vuol dire che il gioco sia privo di scopi, significa invece che, nell'ambito del gioco, il procedimento pi importante del risultato. Bruner descrive il bambino che gioca con un oggetto, una tazza, adattandolo ad una variet di programmi di azioni: la porta alle labbra, la lancia sul tavolo, la fa cadere. Da questa caratteristica deriva al gioco l'essere un esercizio che consiste nel collegare segmenti di comportamento (o mezzi) derivati da modi non propri del gioco in sequenze inusuali. La persona o l'animale che gioca con oggetti e con azioni acquista abilit nel connetterli tra loro in modi insoliti. Dal momento che la natura di "basso rischio" del gioco gli consente di fare esperimenti e riduce la frustrazione, chi gioca protrae la propria attivit per un lungo periodo di tempo nei suoi primi anni di vita. Inoltre, poich ha l'importante funzione di ridurre la tensione al positivo compimento di un atto, il gioco rappresenta una buona occasione per tentare nuove "combinazioni comportamentali" che, diversamente, sotto pressione funzionale, non potrebbero essere sperimentate e altres per produrre quella flessibilit che rende possibile la padronanza dell'uso di strumenti complessi. Si spiega, cos, perch molte abilit speciali e molti comportamenti importanti per la vita dell'individuo che richiedono un lungo periodo di attivit combinatoria opzionale e libera da pressione per essere acquisiti sono trasferiti, sviluppati e perfezionati nel corso dell'attivit ludica infantile molto prima di essere utilizzati nella vita adulta. Il vertice da cui siamo partiti nel progetto di sostegno ai bambini di Gaza considera il gioco in unottica molto pi ampia, parte dallassunto che il gioco ha un ruolo fondamentale non solo nellacquisizione di competenze psicomotorie prima e cognitive dopo, bens an che in tutto lo sviluppo emotivo.

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Ci occuperemo qui, per dare ragione di questo assunto, delle teorie psicoanalitiche sul gioco, partendo dallo stesso Freud. Nel 1920 egli pubblica Al di l del principio del piacere dove viene ha descritto per la prima volta un gioco del bambino, dimostrando poi il ruolo che questo gioco aveva avuto nel permettere la risoluzione di un conflitto inconscio, di modo che il piccolo aveva potuto andare avanti nel suo sviluppo emotivo. Freud scrive ho sfruttato un occasione che mi si offerta per chiarire il significato del primo gioco che un bambino di un anno e mezzo si era inventato da s. Si trattato di qualcosa di pi di una fuggevole osservazione, poich sono vissuto per alcune settimane sotto lo stesso tetto del bambino e dei suoi genitori, ed passato un certo tempo prima che riuscissi a scoprire il significato della misteriosa attivit che egli ripeteva

continuamente. Lo sviluppo intellettuale del bambino non era affatto precoce; ad un anno e mezzo sapeva pronunciare solo poche parole comprensibili e disponeva inoltre di parecchi suoni il cui significato veniva compreso dalle persone che vivevano attorno a lui . In ogni modo era in buoni rapporti con i suoi genitori e la loro unica domestica, ed era elogiato p er il suo buon carattere. Non disturbava i genitori di notte, ubbidiva coscienziosamente agli ordini di non toccare certi oggetti e non andare in certe stanze e, soprattutto, non piangeva mai quando la mamma lo lasciava per alcune ore, sebbene forse serenamente attaccato a questa madre che non solo lo aveva allattato di persona, ma lo aveva allevato e accudito senza alcuno aiuto esterno. Ora questo bravo bambino aveva labitudine, che talvolta disturbava le persone che lo circondavano, di scaraventare lontano da s in un angolo della stanza, sotto un letto o altrove, tutti i piccoli oggetti di cui riusciva ad impadronirsi, talch cercare i suoi giocattoli e raccoglierli era talvolta un impresa tuttaltro che facile. Nel fare questo emetteva un o-o-o forte e prolungato, accompagnato da unespressione di interesse e soddisfazione; secondo il giudizio della madre, con il quale concordo, questo suono non era uninterazione, ma significava fort (via). Finalmente mi accorsi che questo era un gioco, e che il bambino usava tutti i suoi giocattoli solo per giocare a gettarli via. Un giorno feci unosservazione che conferm la mia ipotesi. Il bambino aveva un rocchetto di legno intorno a cui era avvolto del filo.

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Non gli venne mai in mente di tirarselo dietro per terra, per esempio, e di giocare come se fosse una carrozza, tenendo il filo a cui era attaccato, gettava invece con grande ostilit il rocchetto oltre la cortina del suo lettino in modo da farlo sparire, pronunciando al tempo stesso il suo espressivo o-o-o; poi tirava nuovamente il rocchetto fuori dal letto e salutava la sua ricomparsa con un allegro da (qui). Questo era dunque il gioco completo, sparizione e riapparizione, del quale era dato assistere di norma solo al primo atto, ripetuto instancabilmente come gioco a se stante, anche se il piacere maggiore era legato al secondo atto. Linterpretazione del gioco divenne dunque ovvia. Era il rapporto con il grande risultato di civilt raggiunto dal bambino, e cio con la rinuncia pulsionale (rinuncia al soddisfacimento personale) che consisteva nel permettere senza protesta che la madre se ne andasse. Il bambino si risarciva per cos dire, di questa rinuncia, inscenando latto stesso dello scomparire e del riapparire avvalendosi degli oggetti che riusciva a raggiungere . La separazione dalla madre uno dei punti cardine dello sviluppo emotivo del bambino ed anche nelle condizioni di un buon equilibrio psichico fonte di angoscia. Attraverso il gioco piccolo mette in atto una drammatizzazione dellevento conflittuale, la sparizione della madre, ma anche il suo riapparire e riesce cos a controllare la propria angoscia. Il gioco ci dice anche il bambino riuscito a crearsi unimmagine interna, simbolica della madre, abbastanza stabile e che quindi quando la madre esterna, reale, va via, il bambino riesce a mantenere viva dentro di s la madre interna. Attraverso tutto questo il bambino riesamina i suoi rapporti con cose e persone dentro e fuori di lui, si rassicura sul destino e sul latteggiamento della madre interna, diminuisce la depressione che accompagna langoscia per la madre interna, e ritorna ad essere felice. Molti anni dopo Donald Winnicott, forse il pi grande psicoanalista dellinfanzia, nel libro Gioco e Realt, sistematizza le sue teorie sul gioco. Egli scrive:..E il gioco che un fenomeno universale nella vita dei bambini, fondamentale nelle relazioni di gruppo, pu essere una forma di comunicazione in psicoterapia, facilit la crescita e pertanto la sanit e infine, la psicoanalisi si sviluppata come una forma altamente specializzata di gioco al servizio della comunicazione con se stessi e gli altri.

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Per Winnicott il gioco strettamente legato agli oggetti e ai fenomeni transizionali che lui ha descritto per primo. Winnicott scrive: i bambini, non appena vengono al mondo tendono a usare il pugno, le dita per stimolare la zona erogena orale e per ristabilire una quieta unione con essaDopo qualche mese i bambini di entrambi i sessi si divertono a giocare con i bambolotti, la maggior parte delle mamme danno ai loro piccoli qualche oggetto speciale e si aspettano che essi diventano assuefatti a tale oggetto. In questa fase di passaggio nella relazione con oggetti me e oggetti non me si situano i fenomeni transizionali, gli oggetti transizionali e larea transizionale. Questo quello che accade: 1- Quando il bambino succhia il pollice con laltra mano prende in bocca, insieme con le dita, un oggetto esterno, per esempio una parte di lenzuolo o di coperta. 2- In un modo o nellaltro il pezzo di stoffa tenuto in bocca e succhiato, o non proprio succhiato, gli oggetti usati comprendono tovaglioli e fazzoletti, 3- Compaiono attivit della bocca accompagnati da suoni come mam mam , balbettii, rumori anali, le prime note musicali e cos via. Tutte queste cose costituiscono i fenomeni transizionali, che Winnicott chiama cos perch non appartengono n alla realt esterna n a quella interna, bens a unarea intermedia di esperienza fra il dito e lorsacchiotto, fra lerotismo orale e il vero rapporto oggettuale (con oggetti non me). Winnicott chiama questarea intermedia area transizionale e la situa fra la realt esterna e la vita esterna. Secondo Winnicott il gioco ha un luogo e un tempo. Il luogo non allintern o, ma neanche allesterno, al di fuori non parte del mondo ripudiato, del non me, ci che lindividuo ha deciso di riconoscere come effettivamente esterno. Il luogo del gioco lo spazio potenziale fra il bambino e la madre e questo spazio potenzial e Winnicott lo mette in contrasto con il mondo esterno e con la realt effettiva esterna. Possiamo dire che il luogo del gioco larea transizionale di cui vi ho parlato. Il gioco sempre unesperienza creativa e si svolge in un continuum spazio temporale. Fare in modo che i bambini siano messi in condizioni di giocare di per s una psicoterapia. E questo lassunto principale sul quale si basa il progetto.

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I 419 bambini che seguiamo hanno tutti subito il trauma della guerra, i bombardamenti, la mancanza della luce elettrica e il buio pauroso di tante sere, come tutti i bambini di Gaza. E poi sono accomunati dalla perdita della casa, che non soltanto il luogo in cui si vive, ma il posto della sicurezza che ti accoglie ogni giorno, equivalente simbolico della madre. Se vero che sul piano psicopatologico soltanto il trenta per cento dei nostri bambini ha avuto bisogno di un vero e proprio aiuto psicologico, per la gravit della loro situazione emotiva, tutti gli altri, senza distinzione alcuna, avevano comunque bisogno di un intervento che li aiutasse a recuperare la serenit mentale e il loro equilibrio psichico. Proprio per le premesse teoriche che abbiamo esposto nel nostro excursus bibliografico abbiamo individuato nel gioco lo strumento principe dintervento. Come dice Winnicott il giocare di per s una psicoterapia, anche quando non lo in senso stretto E abbiamo cos pensato che le ludoteche potessero essere il luogo spaziotemporale nel quale accogliere i bambini.

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1.6 CONCLUSIONI
A conclusione di questo lavoro vi proponiamo innanzitutto alcuni dei risultati raggiunti dal progetto. Per quanto riguarda i laboratori psicosociali realizzati allinterno delle ludoteche, sono state condotte delle analisi qualitative e quantitative al fine di val utare lefficacia e limpatto dellintervento. Ai fini della ricerca, lindagine e stata condotta con 210 famiglie. I risultati sono stati i seguenti: il 100% delle famiglie crede che la ludoteca sia un luogo sicuro ed adeguato per lo sviluppo dei bambini, l89% afferma che non esistono nellarea altri centri che offrano questo tipo di servizi psicosociali l 98% afferma che la ludoteca sia un posto importante nella loro zona di residenza il 73% ha notato dei cambiamenti positivi nel comportamento dei propri bambini dopo aver partecipato ai programmi laboratoriali allinterno delle ludoteche

Durante dei focus group realizzati con le madri dei bambini che frequentano la ludoteca abbiamo constatato che: i bambini si prendono cura dei giochi da loro costruiti e li custodiscono nella ludoteca stessa affinch altri bambini possano utilizzarli; i bambini mostrano entusiasmo quando devono prendere parte ai laboratori e una grande creativit tanto che la maggior parte di loro costruisce giochi con materiali di riciclo anche in casa; i bambini hanno aumentato il loro livello di attenzione i bambini considerano le ludoteche come i loro luoghi protetti dove poter giocare e imparare

Dallanalisi dei risultati ottenuti nei bambini che frequentano le ludoteche si ha la conferma delle nostre ipotesi iniziali quando, nelle premesse teoriche, abbiamo individuato nel gioco il mezzo con cui dare aiuto ai bambini in modo continuativo.

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ovvio che il trenta per cento dei bambini con la sintomatologia pi grave ha bisogno di un intervento psicologico in senso stretto, ma pur vero che la percentuale dei bambini che necessitano di un aiuto molto pi alta. Ed ad essi che lutilizzo del gioco ha permesso la riattivazione della crescita emotiva. Come abbiamo scritto il gioco di per s uno strumento terapeutico, anche quando non viene utilizzato come psicoterapia, bens come gioco in se stesso, cos come accaduto al gruppo di bambini che seguiamo. Riproponiamo quello che scriveva Winnicott poich il punto cardine del nostro argomentare: E il gioco che un fenomeno universale nella vita dei bambini, fondamentale nelle relazioni di gruppo, pu essere una forma di comunicazione in psicoterapia, facilit la crescita e pertanto la sanit E aggiungiamo che il gioco ha un alto valore trasformativo, facilita la risoluzione dei conflitti e permette una crescita armoniosa. Nel nostro progetto poi, come abbiamo detto, i bambini giocano allinterno delle ludoteche in gruppi condotti dagli animatori. E le ludoteche diventano un posto sicuro, dove potersi sentire al riparo dai pericoli. E ipotizzabile che esse assumono lo stesso significato simbolico che avevano le case, prima dei bombardamenti, significato che va al di l della concretezza dellessere il luogo fisico dove si vive. Le case sono lequivalente simbolico della madre e la loro distruzione stata devastante per i bambini, al punto che essi faticano a riacquistare fiducia e sicurezza. Il potersi sentire al sicuro dentro le ludoteche li aiuta a ricostituire dentro se stessi la fiducia nei loro genitori, la possibilit di vederli come punti di riferimento che danno protezione. In tal senso anche la figura dellanimatore assume un ruolo simbolico molto importante, egli diventa infatti lanello intermedio di una catena che pu portare a questa ricostruzione delladulto. E interessante poi come la diminuzione dellangoscia, la risoluzione dellangoscia non ha riattivato soltanto la crescita emotiva, ma anche le funzioni cognitive. I bambini hanno infatti riacquistato al concentrazione e la creativit Siamo convinti che il modello dintervento che il nostro progetto propone pu essere applicabile in modo proficuo in tutte le situazioni in cui i bambini hanno sofferto e soffrono lesposizione a gravi traumi.

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la zona dove abitiamo molto pericolosa. viene spesso attaccata in maniera pesante dallesercito israeliano. Abbiamo pensato pi di una volta di vendere le nostre case ed andare a vivere in un altro posto. Grazie a voi e a questa ludoteca rimarremo qui. Cos voi ci aiutate a resistere e a non abbandonare questa zona. (Testimonianza della mamma di un bambino beneficiario delle attivit in ludoteca)

sono madre di due bambini che frequentano la ludoteca. Quando ho visto miei figli contenti di venire a giocare qui, ho deciso di collaborare alla costruzione di questa ludoteca. Ho partecipato ad una formazione condotta dagli animatori sulla gestione dei laboratori con i bambini . Ora sono capace di condurre dei laboratori qui in ludoteca . Ho imparato molte cose che mi sono utili anche a casa . Noi madri di questa zona sentiamo che la ludoteca nostra ed un posto per i nostri figli perci faremo di tutto per portarla avanti e migliorarla. (Testimonianza della mamma di un bambino beneficiario delle attivit in ludoteca)

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2. NEED ASSESSMENT
In questo capitolo si presenteranno gli obiettivi, la metodologia e i meccanismi di implementazione relative alla realizzazione del need assessment nellarea di Beit Lahya Nord Gaza dove risiedono i bambini beneficiari dei laboratori psicosociali e nelle aree di Gaza e Jabalya dove risiedono i bambini beneficiari del supporto psicologico a seguito delloperazione Israeliana Colonna di Difesa (14 21 Novembre 2012).

OBIETTIVI 1. Verificare le conseguenze materiali delloper azione militare israelianaColonna di Difesasulla Striscia di Gaza 2. Vericare la condizione psicosociale dei bambini beneficiari del progetto e il livello di PTSD riscontrato

METODOLOGIA Il Need Assessment si basato sui dati raccolti attraverso lutiliz zo di metodi qualitativi e quantitativi con lobiettivo di ottenere un quadro il pi chiaro possibile dei reali bisogni dei beneficiari. Nello specifico i metodi utilizzati sono stati i seguenti: Discussioni collettive e gruppi di lavoro con i partner, lo staff di progetto e i beneficiari Questionari di valutazione e gradimento delle attivit realizzate Indagine sulle conseguenze materiali delloperazione Colonna di Difesa Indagine sulla salute psicosociale dei minori beneficiari Interviste

MECCANISMI DI IMPLEMENTAZIONE Di seguito si descrivono i meccanismi di implementazione per ciascuna fase del Need Assessment

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2.1 CONSEGUENZE DELLOPERAZIONE MILITARE ISRAELIANA COLONNA DI DIFESA

i miei figli quando sentono qualsiasi rumore, per esempio una porta c he sbatte, pensano che sia ricominciato lattacco. Io spero che queste attivit di supporto psicosociale continuino per poter arginare la paura dei bambini.(Padre di un bambino che frequenta la ludoteca, testimonianza rilasciata una settimana dopo la fine dellattacco)

A distanza di due settimane dalloperazione militare israeliana, la clinica mobile (operatori sociali e psicologi) ha condotto visite a domicilio per tutti i minori beneficiari del progetto al fine di valutare le conseguenze materiali e psicologiche dellattacco sui bambini e le loro famiglie. I beneficiari sono 419 bambini (8-17 anni) di cui: 368 beneficiari delle attivit di supporto psicosociale allinterno delle ludoteche nella zona di Beit Lahya 74 beneficiari del supporto psicologico specialistico tramite la clinica mobile di cui 21 di Jabalya (16 del gruppo di et 8-12 anni e 5 del gruppo di et 13-17 anni) 27 di Beit Lahya (23 del gruppo di et 8-12 anni e 4 del gruppo di et 13-17 anni) 26 di Gaza (11 del gruppo di et 8-12 anni e 15 del gruppo di et 13-17 anni)

N.B. i 23 bambini (8-12 anni) di Beit Lahya, in quanto beneficari anche dei laboratori di supporto psicosociale sono calcolati allinterno dei 368 beneficiari delle ludoteche.

La valutazione e stata realizzata tramite: Somministrazione di questionari: utile per avere dati quantitativi circa le distruzioni (totali o parziali) materiali di case, terreni, altre proprieta (tabella A) uccisione o ferimento del bambino o di qualche membro della famiglia e necessit di spostamento dalla propria casa/migrazione interna (tabella B)

I risultati della valutazione sono indicati nelle due tabelle seguenti:

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TABELLA A

Beneficiari per Ludoteca 118 98 100 52 364 2 0,55% 214 58,79% 9 2,47% 52 0 32 0 100 2 77 4 4 2 7 1,92% 94 0 54 5 1 118 0 51 0 0

N. N. Beneficiari Questionari

Casa completamente distrutta Terreni distrutti Perdita di altre proprieta

Casa parzialmente distrutta

Al Toot Al Ardi

BeitLahia Development

Future Commission

IbnKhaldun Association Totale

368 Percentuale

Beneficiari supporto psicologico per zona gruppo di et 8-12 anni N. N. Beneficiari Questionari Casa completamente distrutta 0 0 2 0,51% 5 3 222 56,78% Casa parzialmente distrutta 11 16 391 16 11

Terreni distrutti

Perdita di altre proprieta

Gaza 8-12 anni

0 0 9 2,30%

0 0 7 1,79%

Jabalia 8-12 anni

Totalebeneficiari 395 8-12 anni Percentuale

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Beneficiari supporto psicologico per zona gruppo di et 13-17 anni N. N. Beneficiari Questionari Casa completamente distrutta Terreni distrutti Perdita di altre proprieta 0 0 0 0 0,00% 415 0,48% 54,94% 2 228 9 2,17% 25,00% 0,00% 6 0 3 0 0 0 0,00% 7 1,69% 3 0 0 0 0 0 Casa parzialmente distrutta 5 4 15 24 24 15 4 5

Jabalia 13-17 anni BeitLahia 13-17 anni

Gaza 13-17 anni Totalebeneficiari 13-17 anni

Percentuale 419

Totalebeneficiari

Percentuale

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TABELLA B Morte di un membro della famiglia 0 0 2 0 2 0,55% Ferimento di un membro della famiglia 0 0 0 0 0 0,00%

Ludoteca

N. N. Bambini Beneficiari Questionari feriti 118 94 100 52 364 1 0 2 0 3 0,82%

Migrazione Interna 100 45 30 40 215 59,07%

118 Al Toot Al Ardi 98 BeitLahia Development 100 Future Commission 52 IbnKhaldun Association Totalebeneficiariludoteche 368 Percentuale

Beneficiari supporto psicologico per zona gruppo di et 8-12 anni

N. N. Bambini Beneficiari Questionari feriti

Morte di un membro della famiglia 0 0 2 0,51%

Ferimento di un membro della famiglia 0 0 0 0,00%

Migrazione Interna

Gaza 8-12 anni Jabalia 8-12 anni Totalebeneficiari 8-12 anni

11 16 395

11 16 391

0 0 3 0,77%

0 2 217 55,50%

Percentuale

Beneficiari supporto psicologico per zona gruppo di et 13-17 anni

N. N. Bambini Beneficiari Questionari feriti

Morte di un membro della famiglia 0 0 0 0 0,00% 2 0,48%

Ferimento di un membro della famiglia 0 0 0 0 0,00% 0 0,00%

Migrazione Interna

Jabalia 13-17 anni BeitLahia 13-17 anni Gaza 13-17 anni

5 4 15

5 4 15 24

0 0 0 0 0,00%

1 0 0 1 4,17% 218 52,53%

Totalebeneficiari 24 13-17 anni Percentuale Totalebeneficiari 419 Percentuale

415

3 0,72%

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2.2 SALUTE PSICOSOCIALE DEI MINORI BENEFICIARI DEL PROGETTO


PRIMA FASE: AGGIORNAMENTO DATA BASE

Ad inizio progetto (Giugno-Luglio 2012) si sono realizzate le attivit di pianificazione del lavoro della clinica mobile e aggiornamento del data-base.

Nello specifico, gli psicologi hanno: analizzato le cartelle cliniche dei bambini e le diagnosi effettuate nel corso del precedente programma(AID 9555) per conoscerne le patologie. realizzato incontri con le famiglie dei 66 bambini ed adolescenti, di cui 22 a Beit Lahya, 21 a Jabalya e 23 a Gaza.

Dalle prime visite si riscontrata lesigenza di coinvolgere altri 3 bambini nelle attivit di sostegno psicologico a domicilio nella zona di Gaza. I 3 bambini (1 bambino del gruppo 8-12 anni e 2 del gruppo 13-17 anni) fanno parte dello stesso nucleo familiare di altri beneficiari gi coinvolti.

Tramite le osservazioni effettuate da parte degli psicologi sui comportamenti dei bambini durante i laboratori realizzati dagli animatori in tutti i centri coinvolti nel progetto sono stati individuati ulteriori 5 bambini da coinvolgere nelle attivit di sostegno psicologico a domicilio

Il numero totale dei beneficiari dellattivit dunque salito a 74 bambini.

I risultati dell'aggiornamento del data-base, per quanto riguarda il numero dei beneficiari, genere ed et sono riportati nella tabella seguente:

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Et da 8 a 12 anni Femmine Jabalia Beit Lahia Gaza Totale Totale beneficiari 5 9 7 21 Maschi 11 14 4 29 Totale 16 23 11 50 74

Et da 13 a 17 anni Femmine 1 2 7 10 Maschi 4 2 8 14 Totale 5 4 15 24

SECONDA FASE: VISITE A DOMICILIO

A seguito dellaggiornamento del data-base iniziato (Luglio 2012) il primo ciclo di visite a domicilio: ogni psicologo ha lavorato in un'area geografica determinata ed stato accompagnato a rotazione da uno degli animatori.

L'attivit stata strutturata nel modo seguente: Durante il primo ciclo di visite gli psicologi hanno iniziato a monitorare il livello di benessere psicologico dei beneficiari e delle loro famiglie, partendo dalle diagnosi delineate nell'ambito del progetto AID 9555 ed aggiornando il "case study" per ogni beneficiario.

Ai case study sono seguite delle diagnosi primarie per ciascun beneficiario. Sono stati dunque successivamente somministrati dei test specifici, validati dalla Facolt di Psicologia dell'Islamic University per verificare le diagnosi primarie ottenute.

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Di seguito si riportano i risultati dei test: Zona Iperattivit PTSD Timidezza ADHD Testardagine Jabalia Totale Paura Agressivit Testardagine Nervosismo Enuresi notturna Timidezza PTSD Beit Lahia Disturbi del sonno e attacchi di panico notturni Totale Paura Timidezza Testardagine Agressivit Disturbo psicosomatico Problemi comportamentali Gaza Totale Totale nelle tre zone d'intervento PTSD Agressivit Diagnosi N. Bambini 3 9 3 3 2 1 21 9 6 1 2 4 1 1 3 27 6 4 6 6 1 1 2 26 74

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TERZA FASE: VALUTAZIONE ATTIVITA

La valutazione delle attivit avvenuta attraverso: Missione di monitoraggio da parte di una esperta neuropsichiatra infantile italiana, dott.ssa Maria Patrizia Salatiello Discussioni cliniche dei casi pi difficili Analisi dei miglioramenti da parte degli psicologi Incontri con le famiglie Somministrazione dei test per valutazione PTSD

Lultima fase avrebbe dovuto riguardare la somministrazione dei test per valutare i miglioramenti della salute psicosociale prevista per fine Novembre 2012 che stata per inficiata dallinizio delloperazione militare israeliana Colonna di Difesa sulla Striscia di Gaza. A seguito di questo attacco risultato essenziale procedere ad una nuova valutazione della salute psicosociale dei minori per valutarne il livello di trauma. Questa nuova valutazione stata realizzata per tutti i bambini beneficiari del progetto e non solo per i beneficiari delle attivit di supporto psicologico specialistico. Questa valutazione avvenuta in due fasi: Prima Fase: condotta da fine novembre (dopo la tregua) a fine dicembre 2012 Seconda Fase: condotta nel mese di gennaio 2013, a distanza di due mesi dalla guerra

La valutazione e stata realizzata tramite: Intervista ai genitori per capire il cambiamento o meno del comportamento dei loro figli in casa o avere altre informazioni non previste nel questionario Somministratione di 2 test di valutazione della salute psicosociale dei minori (PTSD)

Il test utilizzato per la valutazione del PTSD il DSM-IV validato dallUniversit Islamica di Gaza dipartimento di psicologia. E risultato necessario svolgere due volte il te st per verificare la persistenza dei sintomi anche a distanza di due mesi dalla fine della guerra. Sono considerati affetti da PTSD i bambini che hanno riportato un risultato al test maggiore del 50%.

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Beneficiari delle attivit di supporto psicosociale in Ludoteca Al Toot Al Ardi Beit Lahia Development Future Commission Ibn Khaldun Association Totale

n. Beneficiari 118 98 100 52 368

n. Questionari 118 94 100 52 364

Problemi psicologici 118 91 100 52 361 99,18%

Prima analisi PTSD 57 49 53 16 175 48.08% Prima analisi PTSD 6 14 195 49.87% Prima analisi PTSD 3 2 7 12 50.00% 207 49.88%

Seconda analisi PTSD 15 53 88 11 167 45.88% Seconda analisi PTSD 5 10 182 46.55% Seconda analisi PTSD 3 1 3 7 29.17% 189 45.54%

Percentuale Beneficiari supporto psicologico per zona gruppo di et 8-12 anni Gaza 8-12 anni Jabalia 8-12 anni Totale beneficiari 8-12 anni N. Beneficiari 11 16 395 N. Questionari 11 16 391

Problemi psicologici 11 16 388 99,23%

Percentuale Beneficiari supporto N. psicologico per zona gruppo Beneficiari di et 13-17 anni Jabalia 13-17 anni 5 Beit Lahia 13-17 anni Gaza 13-17 anni Totale beneficiari 13-17 anni Percentuale Totale beneficiari Percentuale 419 4 15 24

N. Questionari 5 4 15 24

Problemi psicologici 5 4 15 24 100.00%

415

412 99.28%

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Il risultato del secondo need assessment dimostra che il 45.54% dei bambini risulta essere affetto da PTSD e quindi necessit di supporto psicologico specialistico.

Inoltre, il 99.28% dei bambini beneficiari ha riportato diverse sintomatologie come riscontrato da incontri individuali svolti con ognuno di essi, intervista con i genitori e con gli operatori sociali dei centri.

Le maggiori sintomatologie sono risutate essere:

sintomatologia paura ansia disturbi sonno e incubi Enuresi notturna Problemi di concentrazione

% dei bambini beneficiari 97.78% 70.64% 19.39% 6.37% 3.60%

E importante sottolineare che anche quando la costellazione sintomatologica non permette di porre diagnosi di PTSD secondo il DSM-IV, nella storia clinica dei bambini i sintomi sono comunque insorti dopo l'esposizione a uno o pi traumi e sono quindi indice di una nevrosi post traumatica. Inoltre sebbene i bambini reagiscano al trauma in modo simile agli adulti, essi presentano caratteristiche specifiche dovute alla loro immaturit psicofisica13. Per questo motivo, come gi affermato nel capitolo 1, nei bambini i sintomi di PTSD possono essere molto diversi rispetto a quelli degli adulti. Il corredo sintomatologico molto pi aspecifico, vi sono ad esempio sintomi strettamente legati al trauma come:

Sogni in cui rivivono levento traumatico, cercando di evitare di occuparsi delle emozioni che questo suscita,

segni di aumentato stato di allerta fisiologico.

13

Dott.ssa Caterina Testa, evento traumatico e PTSD nei bambini http://www.psicoemergenza.it/evento_traumatico_e_ptsd_nei_bam.htm

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La maggior parte dei sintomi sono per aspecifici e sono que lli di una nevrosi dangoscia:

Depressione, ansia generalizzata, reazioni di stanchezza patologiche. Difficolt di separazione Perdita o aumento dellappetito. Perdita dinteresse alla scuola. Difficolt di concentrazione e di memoria. Paure specifiche e aspecifiche. Problemi della comunicazione con i coetanei. Assenza di sentimenti. Senso di rabbia e tristezza non remittente. Problemi del sonno e incubi privi di contenuto riconoscibile Gioco compulsivo in cui si ripetono temi ed aspetti riguardanti il trauma Dolori senza causa apparente Irritabilit e aggressivit

Ancora, numerosi sono i disturbi psicosomatici.

Questa riflessione essenziale perch come gi affermato precedentemente nei bambini il trauma non elaborato pu impedire uno sviluppo sano ed equilibrato del soggetto.

Inoltre, per capire a fondo il trauma e la relativa reazione che ha il bambino bisogna tenere in considerazione diversi aspetti poich, come afferma la dott.ssa Testa si riscontra nelle vittime giovani, una maggiore tendenza verso la ricerca del motivo della propria inattesa sofferenza. Di conseguenza si nota un accentuato senso di colpa perch molti si trovano ancora in quello che Piaget ha definito stadio egocentrico dello sviluppo. Tuttavia le reazioni emotive dei bambini a llevento traumatico sono condizionate e mediate dal modo di reagire degli adulti; i bambini, infatti, assumono i suggerimenti emotivi dagli adulti significativi nella loro vita. Quindi tutti gli adulti, in situazioni di emergenza potenzialmente

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traumatiche, dovrebbero essere per i bambini un esempio di calma e controllo, tentando per quanto possibile di rassicurarli14.

A questo riguarda risulta essenziale continuare a condurre il lavoro di supporto psicologico seguendo lapproccio integrato e quindi agendo su tutto il nucleo familiare dal momento che, in un contesto come quello di Gaza e dei bombardamenti tutta la famiglia ad essere esposta al trauma.

A conclusione di questo lavoro, riportiamo i risultati delle interviste condotte con le 68 famiglie dei 74 bambini beneficiari dellintervento della clinica mobile.

Il 100% delle famiglie crede che la clinica mobile abbia offerto un servizio di qualit per i bambini e i genitori

Il 99% delle famiglie crede che la clinica mobile e le visite a domicilio siano uno strumento adeguato per affrontare i problemi dei bambini

Il 96% delle famiglie crede che le visite a domicilio siano state utili per i propri figli e la famiglia in generale

Il 94% delle famiglie crede che i propri figli abbiano migliorato il loro livello di salute psicosociale grazie al servizio della clinica mobile

14

Dott.ssa Caterina Testa, evento traumatico e PTSD nei bambini www.psicoemergenza.it/evento_traumatico_e_ptsd_nei_bam.htm

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ALLEGATO MANUALE DI FORMAZIONE


Ognuno dei passi previsti nel percorso di formazione stato declinato ed analizzato per rispondere ai bisogni delle differenti professionalit implicate nel presente progetto (animatori, psicologi e field facilitator) Il programma di formazione strutturato comprende 3 sezioni principali:

1: Strumenti di analisi e monitoraggio del lavoro di supporto psicosociale:

1.

Analisi delle diverse tecniche e strum enti di monitoraggio dellefficacia dei percorsi di supporto psicosociale rivolto a minori a rischio.

2. 3.

Workshop sulla valutazione dei risultati raggiunti durante il progetto. Workshop sullideazione e strutturazione di strumenti di monitoraggio ad hoc.

L'obiettivo di questa prima parte di formazione stato quello di identificare e creare degli strumenti operativi da utilizzare durante il progetto che permettano di garantire un corretto monitoraggio e quindi realizzazione delle attivit rispetto ai bisogni dei gruppi target identificati.

2: Il Gruppo come risorsa e strumento nel supporto psicosociale

Creazione del gruppo e condivisione delle esperienze e metodologie lavorative attraverso lapproccio partecipativo e seguendo i diversi livelli previsti d al tipo di supporto previsto:

1. Analisi delle dinamiche interne ed esterne del gruppo. 2. Analisi di risorse, punti di forza e di debolezza, rafforzamento delle dinamiche positive
attraverso la valorizzazione delle specificit dei singoli componenti nellottic a della creazione di una risorsa comune il gruppo.

3. Utilizzo delle dinamiche elaborate ed analizzate funzionalmente alla gestione dello


staff nellambito di un progetto specifico legato al supporto psicosociale dellinfanzia.

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4. Utilizzo delle tecniche e delle metodologie apprese nei diversi target group e
specificatamente declinandole rispetto ai diversi obiettivi identificati.

3: Laboratori sul supporto psicosociale: tecniche, metodologie, obiettivi ed esempi

1. 2. 3.

Identificazione degli obiettivi nella realizzazione di un laboratorio; Fasi della strutturazione di un laboratorio; Analisi delle metodologie nella strutturazione e nella gestione di un laboratorio di supporto psicosociale;

4.

Identificazione dei possibili laboratori da realizzare con i beneficiari da analizzare sulle basi di un assessment che evidenzi i bisogni dei beneficiari e le mancanze in termini di innovazione nelle aree di riferimento;

5. 6. 7. 8.

La ludoteca e suoi possibili utilizzi nel supporto psicosociale; La ludoteca come luogo protetto per linfanzia; Creazione della Carta della Ludoteca; Strumenti e giochi da realizzare in ludoteca attraverso un approccio partecipativo coinvolgendo formatori ed in generale partecipanti al training

Obiettivo di questa specifica parte della formazione quello di fornire allo staff (secondo le diverse specificit professionali) delle competenze puntuali che lo mettano in condizione di valorizzare le predisposizioni e le idee dei minori beneficiari mirando infine alla strutturazione di laboratori che impieghino metodologie specifiche. Approccio trasversale quello di creare strumenti che non siano rigidi e cristallizati ma che siano invece in costante trasformazione e valorizzino, di volta in volta, le diverse individualit e specificit dei gruppi nellottica dellutilizzo della metodologia partecipativa ed apprendimento individualizzato.

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ALCUNE ESPERIENZE:
GRUPPO COME "RISORSA"

Presentazione dei componenti e Lavoro partecipato sulla Presentazione di Gruppo Rapida Presentazione dei componenti del gruppo (solo nome e posizione nell'ambito del progetto). Lavoro di gruppo: scegliere un gioco di presentazione (totale 15 min)

Viene chiesto al gruppo di identificare un gioco sulla presentazione dei componenti. Nello specifico per l'attivit non deve portare solamente alla conoscenza del nome e delle caratteristiche generali dei singoli componenti bens ad una conoscenza articolata su 2 livelli:

1) Presentazione professionale dei componenti quindi posizione, studi realizzati, competenze specifiche ed esperienze pregresse. 2) Presentazione delle catteristiche personali in relazione alla propria professione. A titolo esemplificativo: perche' si sono scelti all'interno del proprio percorso di vita specifici studi. Come ci si e' approcciati a questo lavoro. Come si interpreta la propria posizione ed il proprio lavoro nel contesto di riferimento, cosa ognuno pensa di poter apportare al contesto della protezione infanzia con le proprie competenze specifiche (formali ma sopratutto non formali) e perche'. Prospettive di vita rispetto al contesto/lavoro.

I partecipanti hanno a disposizione fogli, colori, colla,carta velina, materiali riciclati da utilizzare nel gioco di presentazione

IL GIOCO DI PRESENTAZIONE CREATO DALLO STAFF

Il gruppo ha deciso di creare un "totem" con una bottiglia vuota rivestita per met di carta velina rossa e per met di carta velina blu. Tutti i partecipanti sono posizionati in un posto prestabilito utilizzando tutto lo spazio a dispozione. Il facilitatore lancia o passa la bottiglia ad uno dei partecipanti. Chi prende la

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bottiglia dalla parte rossa deve raccontare la sua esperienza di lavoro chi prende la parte blu la sua esperienza di vita. Con un segno prestabilito tutti i partecipanti devono cambiare la loro posizione nello spazio. Ognuno libero di presentare la sua esperienza utilizzando racconti, poesie, metafore, canzoni, teatro.

RIFLESSIONI SUL GIOCO DI PRESENTAZIONE

Alla fine del gioco le caratteristiche di ciascun component erano delineate e le risorse interene del gruppo identificate. Questo stato il primo passo nella creazione del manifesto del gruppo.

Presentazione del gruppo attraverso il gioco "Jenga" Ogni partecipante ha scritto su dei foglietti qualche riga spiegando le proprie competenze e caratteristiche. Dopo avere appreso le r egole del gioco Jenga stato chiesto al gruppo di utilizzarlo assieme alle descrizioni delle capacit come gioco di presentazione. Ogni partecipante che toglieva un mattoncino doveva leggere uno dei fogli delle competenze e capire a chi fosse riferito. Chi faceva cadere la torre doveva spiegare al resto del gruppo un altro gioco da fare con il Jenga.

MAPPA DELLE EMOZIONI Avendo A disposizione folgi, colori, penne, matite, gomma, materiali di riciclo, ogni partecipante deve disegnare la mappa del percorso che va dalla propria casa al centro sottolinenando tutti i posti importanti o legati ad uno specifico ricordo. A turno, ogni

partecipante spiega la propria mappa ed i posti che ha individuaTo allinterno di essa. Avendo un traguardo comune (il centro dove lavorano), tutte le mappe vengono cos attaccate assieme (a seconda delle strade e dei posti) creando la mappa del gruppo.

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USO DEL GIOCO Nella creazione della mappa ogni partecipante esprime e condivide con il gruppo le sue emozioni o ricordi legati ad un posto particolare (ospedale, scuola, la casa distrutta).

ROLE PLAY

Gli animatori hanno scelto 5 bambini con difficolt ed hanno descritto il loro comportamento all interno delle ludoteche. In seguito, alcuni partecipanti hanno recitato la parte dei bambini, altri degli psicologi, altri degli animatori e altri ancora stavano osservando. A turno i ruoli venivano scambiati. Nel momento in cui si creavano situazioni problematiche, gli osservatori potevano entrare nella scena, dare suggerimenti e mettere in atto le loro idee in merio alla gestione del laboratorio.

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RINGRAZIAMENTI
Il CISS ringrazia le numerose persone che hanno contribuito alla realizzazione di questa pubblicazione. Un ringraziamento speciale va alla dott.ssa Maria Patrizia Salatiello che ha partecipato attivamente alla stesura della ricerca e ha dato il suo supporto tecnico durante tutto il corso del progetto tramite consigli, visite di monitoraggio e valutazione della clinica mobile Una menzione particolare riservata al rappresent ante paese CISS Salvo Maraventano e al coordinatore locale del progetto Yousef Hamdouna che, oltre al lavoro quotidiano, allimpegno e alle formazioni condotte hanno anche partecipato alla stesura della presente pubblicazione e del need assessment Ringraziamo ancora el Wedad Society, organizzazione partner e tutto lo staff locale, animatori, psicologi, tutor, fied facilitator il cui contributo e' stato essenziale nella realizzazione del progetto. Ringraziamo anche Fatina Dweik, assistente amministrativa del CISS per tutto il supporto tecnico e logistico Un ringraziamento va alla sede CISS in Italia per il supporto dato durante tutta la realizzazione della pubblicazione. Un grazie speciale a Mattia Cacciatori per le foto e il coinvolgimento attivo. Grazie a Mohammad al Sabawi per il supporto nella raccolta e sistematizzazione dei dati del need assessment e per il supporto grafico nella pubblicazione. Ringraziamo ancora le CBOs che hanno collaborato con noi nella realizzazione di questo progetto: The Agricultural Cooperative for Farmers of Strawberries, Vegetables and Flowers, (Toot El Ardi); Beit Lahya Development Center, Ibn Khaldun Association, Future Commision e The Red Crescent Society for Gaza Strip Un ringraziamento alla Cooperazione Italiana che ha fina nziato questo progetto e allUTL per il lavoro sinergico svolto. Il Capo-Progetto Valentina Venditti ha seguito e coordinato tutte le fasi di realizzazione della pubblicazione e del need assessment ed ha partecipato alla stesura della ricerca. Infine un ringraziamento particolare va dato a tutti i bambini che hanno partecipato al progetto e che, con il loro entusiasmo, hanno reso meraviglioso il nostro lavoro aiutandoci a capire i loro bisogni, a scoprire i loro sogni e a migliorarci sempre giorno dopo giorno.

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BIBLIOGRAFIA
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