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NEMO

Profeta in patria
di

No Doris
Dino Rosa via Ennio Flaiano 13, 65127 Pescara rosad@unich.it

NEMO Profeta in Patria Il mito un sistema di comunicazione e rappresentazione simbolica che arriva sino a noi sotto forma epico/leggendaria di racconto o resoconto ideato, parlato, cantato e musicato, teatrale, dipinto, scolpito o scritto (la modernit vedr aggiungersi alle predette le forme radiofoniche, cinematografiche e televisive fino alle versioni fumettistiche e della virtualit tridimensionale) e che costruisce attorno ad un polo o soggetto magnetico una congerie strutturale

fonte di un vero e proprio universo; tale sorgente pu dar vita addirittura a culti e rituali organizzati in pratiche sociali e religiose. L'appartenenza ai misteri da una parte e al fiabesco e favolistico, quindi in un parola al fantastico dall'altra, non impedisce di connotare la presenza di codici attributivi, ovvero di sistematizzazioni dottrinali o semplicemente di genere. A proposito distinguiamo il lavoro mitologico e mitografico come la salvaguardia della traduzione, tradizione delle origini nonch la decodifica e l'interpretazione di tale materiale. Doveroso sottolineare che tali lavori presentano spesso lacune, divergenze, anomalie di testimonianza qualora non si possa parlare addirittura di contraddizioni nelle varie vesti relative alle figure mitologiche. Oltrepassando la barriera del meraviglioso e il grado di complessit la prima domanda che sorge spontanea perch l'informazione che arriva a noi non sia chiara o risulti quantomeno bizzarra e stravagante quando non inverosimile nella stessa presunta formulazione originale, anche nel caso di assonanza di tradizioni. Possiamo supporre che il mito si sia servito di sistemi per velare i contenuti che voleva tramandare alla posterit costruendo una impalcatura simbolica. In sostituzione di verit di carattere spirituale e religioso, forse scientifico o addirittura politico la creativit dellantichit oper la grandiosa metamorfosi del mistero in una serie di codici criptati dalla cui derivazione verranno cosmogonie e cosmologie. Esempi di un tale approccio nellantichit sono il codice atbash degli Ebrei, la scitala lacedemone, o il cifrario a scorrimento di Giulio Cesare usati perlopi per questioni militari e politiche ma non da escludere che abbiano avuto applicazione anche in campo accademico, proprio per suddividere tipologie di insegnamento e destinatari preservandone la trasmissione. Il teriomorfismo o la concezione della divinit con laspetto animale pi che semplice credenza popolare potrebbe bene rappresentare il tentativo di occultare una realt trascendentale o un fenomeno naturale dietro il paravento di unicona o di unallegoria(per esempio curioso segnalare che alla sacralit legata al culto antico delle vacche si possa associare il significato della radice sanscrita vac: parola, suono, del termine vacakah: la parola che esprime il fatto di parlare, dire, significare e vaca: sole; nel Rig Veda, Vch la Parola Mistica,

mediante la quale la Conoscenza Occulta e la Saggezza vengono comunicate alluomo). Partiamo quindi dal concetto di criptografia, metodo per rendere un messaggio "offuscato" in modo da non essere comprensibile a persone non autorizzate a leggerlo. Un tale messaggio si chiama comunemente crittogramma. Sostanzialmente possiamo dividere la crittografia in simmetrica ed asimmetrica. Simmetrica quando si utilizza la medesima chiave. Il mittente consegna al destinatario la chiave di decodifica del codice criptato. La crittografia asimettrica invece conosciuta anche come crittografia a coppia di chiavi, crittografia a chiave pubblica/privata o anche solo crittografia a chiave pubblica un tipo di criptografia dove, come si evince dal nome, ad ogni attore coinvolto associata una coppia di chiavi: 1) la chiave pubblica, che deve essere distribuita, serve a cifrare un documento destinato alla persona che possiede la relativa chiave privata. 2) la chiave privata, personale e segreta, utilizzata per decodificare un documento cifrato con la chiave pubblica; evitando cos qualunque problema connesso allo scambio dell'unica chiave utile alla cifratura/decifratura presente invece nella crittografia simmetrica. (Non prenderemo in considerazione o rimandiamo ad altro studio il caso specifico della crittografia ellittica basata sull'impiego di curve ellittiche: metodi di fattorizzazione di numeri interi utilizzati in crittologia pubblica). Nel caso della trasmissione orale si pu affermare che i messaggi, come ad esempio i misteri orfici, gli insegnamenti dellaccademia pitagorica o platonica o anche i racconti rapsodici, vengano trasmessi a chiave simmetrica; il mittente e il destinatario vengono a contatto diretto. Usando la metodologia della moderna crittografia asimmetrica invece possiamo analizzare un soggetto come ad esempio il mito di Perseo o di Giasone, o pi nello specifico un testo di pubblico dominio come L'epopea di Gilgamesh, L'Odissea o i Viaggi di Sinbad come se fossero un vero e proprio algoritmo crittografato a chiave pubblica. Possiamo dire che nel coraggio dell'eroe solare, nella pietas del civilizzatore - si pensi alle connotazioni che Virgilio formula di Enea - o nell'allusione morale della semplice filastrocca e del motto popolare, si abbia invece la chiave privata di decodifica del veicolo di trasmissione, ma ci ovviamente fin troppo semplicistico: Perle ai porci e margherite

agl'asini! Se non si possiede la chiave di decifrazione o un suo surrogato, anche il singolo crittogramma soggetto al libero vaglio quindi in molteplici casi il messaggio rischia di rimanere una metafora di nessuna o dubbia interpretazione. Come nell'analogia della criptografia asimmetrica il concetto cardine quello della duplicazione delle chiavi: per decrittare un messaggio cifrato si deve essere in possesso o si deve reperire un duplicato di chiave che inequivocabile renda palese la massa simbolica, altrimenti meglio sarebbe negare il messaggio sotteso e prendere il livello di lettura immediato, ascoltando ad esempio un brano musicale per quello che senza cercare nella partitura il segreto compositivo o pretendendo di rintracciarvi un eventuale messaggio velato (come nel caso delle scoperte di ghematria fatte a proposito delle partiture di Bach). Lesempio usuale che viene fatto per spiegare la crittografia asimettrica quello della scatola chiusa con un lucchetto. Tutti vedono passare la scatola ma il contenuto riservato al detentore di una copia delle chiavi. L'assunto di base di questo elaborato innanzitutto che epopee, saghe e leggende non siano altro che i contenitori magici di dominio comune di cui tutti possono fruire al livello di base, geniali nella loro forma esteriore ma pur sempre involucri per qualcosa di nascosto; poi, quindi, che nei misteri di alcune opere tra le pi conosciute e rimaneggiate dallantichit e divenute patrimonio letterario mondiale possa essere reperita la chiave segreta, interpretata la quale si acceda a vani interni che, come in un gioco di scatole cinesi, svelino ulteriori piani e dimensioni di lettura addirittura di miti e culture distanti geograficamente e temporalmente. Tagliando la testa al toro o meglio impugnando l'ariete per le corna esemplifichiamo che l'algoritmo pubblico a noi pervenuto dal passato sia l'epopea Omerica e ipotizziamo che la chiave - chiavistello o grimaldello che dir si voglia - celata all'interno sia un o il vero e proprio 'sistema probatorio e la progressione del sentiero iniziatico' a disposizione dell'Uomo almeno dai tempi in cui la civilt ellenica partorisce il fenomeno Omero e questi o chi per lui decida di consegnare un messaggio preciso, sebbene occultato, al futuro dell'umanit. Non ci occuperemo del perch, forse il pi grande mistero, e degli obiettivi dei nostri progenitori ma improvvisandoci

crittoanalisti valuteremo solo il per come si siano articolati taluni mascheramenti. Molti presupposti e nessun disvelamento considerando che la sola Odissea vanta diverse traduzioni persino in prosa dagli 'originali' in greco, nonch una miriade di chiose ed interpretazioni, vera e propria vivisezione filosofico letteraria di un tema che qualsiasi bambino riesce bene ad inquadrare sotto il suo profilo allegorico, ovvero rintracciarne la tensione che anima questo enigma. Perplessit e dubbi a parte qui inizia il nostro lavoro, la nostra fatica. In fondo potrebbe non essere importante nemmeno il punto di partenza! Potremmo individuarne uno qualsiasi a patto che determinati requisiti di base, come lautorevolezza tradizionale, vengano rispettati. Nel momento in cui si sceglie per, come nel caso del lancio delle monete o degli steli di millefoglie dell'I Ching, notiamo che in realt si gi intrappolati in reti cosmiche la cui genealogia dazione si perde nel flusso del tempo. Per convenzione potremmo partire dal Mahabarata indiano o dalla Bibbia, dal Corano o dalla Divina Commedia passando per i cicli Arturiani, dal Faust o dal Don Chisciotte. Possiamo cambiare area e cercare nella musica di Bach o nelle opere di Mozart, nei lavori di Leonardo e Michelangelo, voltare pagina su Kubrick o Pasolini, inseguire le avanguardie, abolire qualsiasi scuola o insegnante e semplicemente come hanno fatto i nostri antenati tornare a contemplare la volta celeste... L'importante che non si abbandoni la ricerca, che si tenga viva la fiamma e che soprattutto la si condivida. Il mio nome nessuno Lungi dal pretendere di aver fatto nessuna grande scoperta, ci limiteremo a proporre alcuni moduli interpretativi dell'Odissea esclusivamente in veste di suggerimento per ulteriori approfondimenti e nell'ottica quantomeno di far luce nel futuro su di un capolavoro multiforme le cui diverse chiavi di lettura potrebbero risultare l'ausilio migliore che una determinata cultura ha inviato a noi dal lontano passato. Dando per scontata la conoscenza dell'opera anche solo nelle sue traduzioni dal greco (indichiamo per la versione italiana quella di Ippolito Pindemonte o la pi recente di Rosa Calzecchi

Onesti), offriremo una breve sintesi dove non intendiamo rileggere l'intera opera ma solo evidenziare alcuni passaggi salienti senza volere forzare la mano o meglio la voce all'autore o agli autori. Infatti dietro lo pseudonimo di Omero (o "colui che non vede" , la cecit era nell'antichit parametro di saggezza e di doti profetiche, oppure "l'ostaggio" -divino?-, ma anche "il cieco" come "persona che si accompagna a qualcuno" da : hom rchomai, "vado insieme", "omerin" "incontrarsi"), vi possiamo scorgere un collettivo, un nome multiplo, uno pseudonimo di gruppo ante litteram come i Luther Blisset, fenomeno attuale o i creative commons; vi erano infatti delle riunioni, delle assemblee, nei gruppi di "Omerdi" che narravano quei canti che avrebbero costituito almeno il nucleo dei poemi pi famosi dell'et greca arcaica. Innanzitutto la struttura nel suo insieme: il primo enigma ci viene dall'impiantito, dall'intelaiatura del testo. Ventiquattro libri, ognuno principiante con una lettera dell'alfabeto greco. Nel vangelo apocrifo di Tommaso che parla dell'infanzia di Ges un tema sembra interessante pi che la giovanile ribellione e l'insofferenza al giogo degl'insegnanti: l'attenzione di sapore gnostico sul principio legato al significato delle lettere e in particolare al simbolismo dell'alfa, il primo suono. Eco del Verbo da cui l'emanazione del tutto, le lettere sono simboli in s perfetti e carichi di senso. Il posizionamento all'inizio di ogni libro ci restituisce la delicatezza dell'operazione omerica ma anche il carattere onnicomprensivo, diremmo enciclopedico nell'obiettivo dell'opera. Inoltre, velato nell'artificio, troviamo gi un indizio metacontestuale: la progressione, la scansione. 24 sono le ore di un giorno ed ipotizzabile che all'epoca degli aedi si creassero rituali nei quali nell'arco di una intera giornata i cantori tramandassero ai pi giovani i grandi racconti come l'Odissea. Nello specifico un canto ogni ora, quasi a collegare il testo ad una unit di misura rendendolo cronografico. Stesso discorso potrebbe essere fatto nell'analizzare la veste metrica (essendo l'esametro la tipologia pi usata dellantichit classica e, se il 7 numero di Dio, il 6 caratteristico dell'uomo, dell'umanit ma anche simbolo di uguaglianza forse tra l'ispirazione divina e l'arte terrena), o il numero

di versi (12.110 esametri: le cui cifre sommate danno il pentagramma, il pentacolo o comunque il tono armonico; oppure il computo del grande anno ovvero la met di un ciclo processionale; forse il periodo di ricorsivit geomagnetica nellinversione dei poli? 12.000 poi sono gli Anni Divini per il vedanta). Ma ci rimanda ad una focalizzazione stilistica battuta ampiamente nel tempo e su cui esiste una nutrita bibliografia critica o ad un esame specialistico numerologico e cabalistico. Addentriamoci invece nei contenuti omerici e abbozziamo una ipotesi di interpretazione. I primi quattro libri o canti dell'Odissea riguardano la Telemachia o le vicende legate ad Itaca a vent'anni circa dalla partenza dei suoi uomini per la guerra di Troia e i tentativi del figlio del Re per averne notizie e salvaguardare l'integrit della sua casa e di sua madre Penelope assediate nel frattempo da un circolo di pretendenti alla successione al trono, i Proci. Appena dopo il proemio non troviamo subito il protagonista della storia, bens il figlio Telmachos ovvero "che combatte lontano" in riferimento al padre, come una certa tradizione vuole. Ma nel mondo allegorico i parametri possono cambiare e il figlio di colui che possiede l'agile mente, il parto dell'uomo dal multiforme ingegno diviene metafora del pensiero in s, la forma pensiero che una volta data alla luce pu arrivare e combattere o lavorare lontana. Nei nomi possiamo trovare la prima vera chiave di interpretazione del pantheon ellenico e dell'universo omerico. Per la precisione poi, la prima figura che in realt incontriamo dopo l'incipit Atena, Dea dell'intelletto e della saggezza - vera coprotagonista del poema - che dopo un dialogo col padre Zeus per avere licenza di agire, prese le sembianze di Mente, condottiero dei Tafi e amico di Ulisse, consiglia Telemaco ad intraprendere un viaggio di ricerca sul destino del padre. La Dea stessa accompagner il ragazzo vestendo i panni dellItacese Mentore, figura passata nell'immaginario come sinonimo di guida saggia e degna d'ascolto. Il terreno che ci viene apparecchiato nei primi quattro canti ha quindi il tessuto psicologico della fatica mentale, del lavorio intellettuale e di ricerca, chiamando a raccolta la facolt di meditare e riflettere sulla narrazione contingente ma anche specchio della condizione umana e divina ad un tempo, quasi che l'incontro

con l'eroe vada preparato, costruito. Le figure che incontrer Telemaco nel suo viaggio ovvero Nestore e Pisistrato, Elena e Menelao etc. e i loro racconti ci danno un'idea riepilogativa della situazione e tratteggiano indirettamente la figura dell'eroe oggetto della ricerca; rappresentano anche il quadro generale dell'umanit, soggetta alle traversie e alla visionariet proteiforme, che paga lo scotto delle proprie scelte o compie sacrifici e rituali per ingraziarsi una serena vecchiaia. Non manca chi vi abbia rilevato alcune connessioni con saghe e letteratura precedente. La pianura Elisia, ai confini del mondo che troviamo profetizzata in sorte a Menelao sembra ricalcare il Dilmun, il paradiso Sumerico dove Utnapistim dellepopea di Gilgamesh destinato a vivere per sempre; questo eroe altres conosciuto come lo Ziusudra del racconto del Diluvio sembra il corrispettivo del Manu Vaivasvata di tradizione induista e del biblico No (identificando, a livello congetturale, Menelao con Utnapistim e Nestore con Ursanabi, la Telemachia testimonierebbe la conoscenza probabile da parte di Omero del mito sumerico diventando una sorta di riepilogo della parte tratta dai frammenti del Gilgamesh arrivati sino a noi e nota come Alla ricerca della vita eterna: Lepopea di Gilgames, a cura di N.K. Sanders, 1986, Adelphi). Dal V libro in poi abbiamo la narrazione dell'arrivo di Odisseo a Scheria e fino al XII libro, met precisa del poema, c la ricapitolazione del suo viaggio davanti alla corte di Arete ed Alcinoo, regina e re dei Feaci; i restanti dodici libri illustrano il ritorno in patria dell'eroe, lo sterminio dei proci ed il ricongiungimento con la famiglia lasciata all'epoca della guerra. Troviamo quindi Odisseo naufragato nel paese dei Feaci. Innanzitutto il nome del nostro eroe la cui identit verr dichiarata solo attraverso il processo di catarsi innescata dal racconto a corte delle gesta di Troia da parte del cantore Demodoco, anch'egli cieco : il nome "Odisseo" ha un'etimologia alquanto ignota. Lo stesso Omero cerca di spiegarla nel libro XIX collegandola al verbo greco "", il significato "essere odiato". Odisseo, quindi, sarebbe "colui che odia" oppure "colui che odiato". Il nome Ulixes in

latino, (Ulixe in etrusco e Oulixes in siculo), datogli da Livio Andronico nella prima traduzione dell'opera al di fuori dal greco, significa "Irritato". Altri teorici ritengono che "Ulisse" sia un soprannome e significhi, al pari dell'etrusco Clausus da cui Claudio, "Zoppo", e sia pi antico dell'opera di Andronico, in riferimento ad una ferita alla gamba riportata da Odisseo. La connotazione che comunque risulta dall'assonanza greca e latina quella di un essere in condizione negativa, in opposizione a qualcuno o qualcosa. Questo arcano contrario, quest'entit oppositiva si inquadra nella figura di Poseidone, dio del mare nonch divinit suprema del pantheon greco insieme al fratello Zeus, re indiscusso dell'Olimpo e al fratello Ade reggente del regno degl'inferi. Nell'elemento acquatico e fluido possiamo intrasentire la qualit del mondo astrale, l'oceano delle passioni e sofferenze che caratterizzano la dimensione umana come riflesso di quella degli dei. Nelle peripezie marittime di Ulisse e dei suoi compagni scorgiamo sia il travaglio dell'umanit in preda ai marosi delle contingenze sia il viaggio dell'anima attraverso un periplo di difficolt e supplizi probatori. La modernit dell'Odissea inizia ad emergere proprio a questo punto. La storia di Ulisse non solo quella di un eroe ma la storia di un gruppo, di un collettivo e come tale allude ad una serie di implicazioni degne di riflessione. Innanzitutto c' la guerra di Troia che di per s simbolo dello scontro tra due civilt distinte, due mondi a confronto (ricordiamo che il nome della contesa Elena, etimologicamente significa sole, fiaccola); poi c' il contatto con una serie di societ che Ulisse e la sua ciurma troveranno nel loro tentativo di tornare a casa: la societ dei Ciconi, la societ dei Lotofagi, la societ dei Ciclopi, la societ degli Eolici, la societ dei Lestrigoni, la societ dei Cimmeri e la societ dei Feaci, senza contare le tre societ esclusivamente femminili interpolate tra le precedenti rispettivamente di Circe, delle Sirene e di Calipso. Dieci in tutto non considerando la societ che vive oltre le colonne di Ercole che, unicamente profetizzata, riguarder il destino solo dell'eroe eletto uscendo quindi dal tema dell'opera o risultando come l'approdo finale di un'odissea oltre l'Odissea per la precisione ricordiamo anche le altre tappe che pongono un netto distinguo tra Ulisse e i compagni: la prima visita ad Eolo, il talamo di Circe, il regno dei Morti, lisola di

Calipso, quella dei Feaci e in definitiva il rimpatrio -. Se la societ dei troiani rappresenta la vecchia civilt al tramonto rispetto alla cultura achea, la societ dei Ciconi incarna il rimasuglio di quelle forze antiche che se coalizzate possono ancora minare il nuovo mondo in ascesa e soprattutto ostacolare e decimare le energie di questa anima collettiva nel tentativo di ritornare alla sorgente, ad Itaca. Con i mangiatori di Loto entriamo nel vivo del tessuto fantastico o pi che altro nelle maglie dove solo il simbolismo pu fungere da grammatica di base. Tale societ tratteggia in maniera esemplare il gruppo di chi coltiva gli ipnotici e i sogni illusori; ma se ammettiamo che il viaggio degli Ulissidi sia equiparabile al viaggio dell'anima, la caratteristica del loto dipinge bene la dimenticanza del desiderio della patria cos come l'incapacit di ricordare le varie incarnazioni e peregrinazioni di tale vascello. L'oblio di tale desiderio di liberazione assomiglia alla condizione degli ignavi nel limbo dantesco e cos il compito delleroe di riportare i deboli a forza sulla navigazione, segnalando il preludio del vero viaggio metafisico con le sue prove annesse. Il primo grande confronto arriva al contatto con la societ ciclopica. Il canto nono ci descrive la societ di tali esseri prima ancora delle loro fattezze: il porto non ha approdi, non c' cultura riscontrabile n segno di mestieranza e tantomeno rinvenimento di arte alcuna. I ciclopi non hanno adunanze o integrazione reciproca e nemmeno leggi ma vivono ognuno nella propria caverna privata intenti solo ad una rozza forma di pastorizia. Qui abbiamo una allegoria potente. Ulisse con dodici uomini soli, quasi a rimarcare lo stretto discepolato a lui o al suo insegnamento contiguo, si addentrano nell'antro in cima al monte, portando con loro alcuni doni ricevuti dal sacerdote Marone risparmiato nella razzia alla citt di Ismara nel regno dei Ciconi e simboleggianti il rispetto e la continuit con le tradizioni del passato. Qui "Racceso il foco, un sagrifizio ai numi Femmo, e assaggiammo del rappreso latte: Indi l'attendevam nell'antro assisi." Il carattere rituale, propiziatorio e meditativo di tale immagine d enfasi alla prova imminente. Segue il ritorno del ciclope con la legna da ardere, l'appropriata collocazione degli armenti e l'occlusione dell'ingresso

dell'antro con una "...ponderosa pietra, Che ventidue da quattro ruote e forti Carri di loco non avrano smossa,...". Oltre al richiamo Platonico sulla condizione umana intrappolata nella caverna abbiamo in questo passo delle indicazioni che sembrano precise. Gi nel simbolismo del latte ottenuto dalla pastorizia dei ciclopi potremmo leggere un richiamo a galatos, alla galassia e alla via lattea, nome che forse compare per primo proprio nella cultura ellenica (Polifemo tra laltro am una ninfa di nome Galatea); ma i forti Carri da quattro ruote, simbolo astronomico degli agglomerati polari o semplice numero della forma e quindi planetario, moltiplicato per ventidue, tra l'altro numero atomico del Titanio, rende ottantotto: il numero delle costellazioni. Questa solo una ipotesi di lettura sulla quale tenteremo di fare luce pi avanti. Torniamo a Ulisse con i suoi dodici uomini - probabile allegoria legata anche ai mesi dell'anno - intrappolati nella caverna del ciclope. La domanda spontanea la seguente: Chi o cosa simbolizza il ciclope Polifemo? In greco Polifemo si traduce come :"Colui che parla molto" o come:"Colui che molto conosciuto". Chi quest'essere se non Ulisse stesso?! Ulisse, re di Itaca, inventore dell'espediente del cavallo che ha portato a risolvere la guerra di Troia, l'astuto creatore di inganni, dall'eloquio e dalla sagacia smisurati. Il ciclope rappresenta tutto ci che la personalit non integrata dell'uomo ha costruito nel corso del tempo e che impedisce a lui e al suo gruppo di uscire dalla condizione di prigionia e schiavit della materia incarnata nel simbolismo dell'antropofagia a cui sono soggetti. Il ciclope figlio di Poseidone, filgio quindi del sovrintendente all'oceano delle sofferenze umane, ci che una certa tradizione esoterica far arrivare sino a noi sotto le spoglie del Guardiano della soglia, l'entit che ci sovrasta e ci controlla giganteggiando in rivalit o comunque alla debita distanza dalle altre personalit ciclopiche. La personalit preclude la libera espressione dell'anima, quindi del gruppo. E' qui che la natura della prova svela la preparazione dell'eroe: egli non offre notizia alcuna sul resto dell'equipaggio (potremmo anche contrapporre al senso ciarliero e chiacchierone insito nel nome del ciclope il silenzio rigoroso degli adepti, ad esempio dei Pitagorici) e contrasta il suo avversario con un pronunciato anonimato: il mio nome Nessuno. Lo scontro in primis sul piano

mentale e dialettico costringendo il mostro a pronunciare la formula : "L'ultimo ch'io divorer, sar Nessuno. Poi con il lavoro di gruppo, affilando e ripulendo un albero di ulivo, allegoria forse dell'albero della conoscenza, e dopo aver stordito col vino del sacerdote Marone il gigante, lo si priver dell'unico occhio, processo metaforico forse della strategia di meditazione grazie alla quale si perviene all'apertura dell'occhio della visione che illumina il percorso da compiere. Il gigante non pu essere ucciso perch, come la personalit reintegrata a livello umano e sociale, unico pu rimuovere il macigno che blocca luscita dalla caverna e la libera fruizione della luce del sole. A questo punto Ulisse prende i superstiti della voracit di Polifemo mimetizzandone ognuno sotto tre armenti per eluderne la sorveglianza alla fuoriuscita dall'antro. "E cos un uomo conducean tre bruti." Probabilmente questo passo ispirer il famoso canto dell'inferno di Dante che, di rimbrotto a suoi uomini lanciati nel gorgo del maelstrom, mette in bocca all'eroe dannato: "Fatti non foste a viver come bruti ma per servire virtute e canoscenza." Parallela interpretazione pu essere quella zodiacale suggerita in prima istanza a proposito del computo stellare: se la caverna similitudine della galassia e il gigante il guardiano del tempo, i tre armenti del gregge rappresentano le stagioni e il numero degli uomini sta per i mesi dell'anno, tanto che Ulisse esce sotto la pancia dell'Ariete. In definitiva, non pi soggetto al ciclo delle molteplici reincarnazioni che passano in senso orario ma in maniera retrograda rispetto al viaggio illusorio del sole nelle varie costellazioni ed epoche ( in base alla precessione degli equinozi da Aries a Taurus via Pisces ), l'eroe solare colui che inizia le sue prove invertendo il corso del viaggio in moto antiorario in Ariete e consegnando alla posterit il sistema di misurazione di mesi e stagioni che sopravvive ancora ai giorni nostri. Il punto vernale, l'equinozio di primavera simbolo di principio, di creativit nonch di resurrezione, rimozione della pietra dalla porta del sepolcro dellanima. Espressione dei fallimenti umani la superbia con cui al finale della prova Ulisse rischia di compromettere tutto dichiarando la sua identit al ciclope che scaglia un enorme masso a poppa del vascello dei fuggitivi, tentativo di riportare il giogo a cui la massa umana soggetta negli eoni. Ci sinonimo degli errori in cui

si pu incappare al cominciamento di ogni grande opera e che innescher, forse necessariamente, il sistema della maledizione e delle prove successive con cui si scatenano le potenze astrali del regno di Poseidone (da cui il contrappasso nellaforisma evangelico secondo cui il regno dei cieli va conquistato con la forza). Ripresa la via di mare Ulisse approda presso Eolo, re dei venti, che vive su di un'isola natante. Questa e le altre caratteristiche della morfologia del luogo "...tutta un muro d'infrangibil rame E una liscia circonda eccelsa rupe..." le conferiscono un assetto sacrale tanto che gli Eolici sono equiparati agli dei. Il dialetto eolico un importante sotto-gruppo linguistico del greco classico gi presente nella Grecia centromeridionale prima del 1000 a.C. e si suppone abbia influenzato le parlate del Peloponneso nella fase di transizione fra l'et del bronzo e l'et del ferro. Se pensiamo che il bronzo la lega pi importante del rame abbiamo un parallelo interessante tra le lingue e i metalli. E' come se Ulisse/Omero cerchi un ausilio per superare la prova del ritorno in una struttura autorevole e tradizionale capace di trasmettere l'insegnamento necessario - ricordiamo l'alta conducibilit elettrica del rame -. L'idea poi di quest'isola galleggiante fa pensare ad un luogo non soggetto alle influenze nocive del mare tanto che il mito narra anche di antica controversia con Poseidone. In questa societ extravagante noi possiamo intravedere lidea di un circolo iniziatico chiuso dove la consanguineit dei figli sposi tra loro simbolo d'opposizione alla promiscuit degli insegnamenti accessibili a tutti oltre che allusione mistica al controllo delle energie sessuali; la loro mensa poi viene descritta come 'carca di dilicate dapi': dape significa cibo, vivanda o banchetto, convito ma pu anche essere cibo spirituale in senso figurato. Struttura la eolica quasi antesignana dei sistemi monastici o una vera e propria setta iniziatica che offre riparo e ristoro nonch una strategia per superare le difficolt legate al percorso intrapreso dall'adepto. Infatti il solo condottiero acceder ai doni lasciando fuori i suoi uomini, si suppone a guardia della nave. Il problema di Ulisse legato alla navigazione quindi alle sofferenze ed Eolo si prende cura di questa difficolt. e della pelle Di bue novenne appresentommi un otre, Che imprigionava i tempestosi venti: Poich de' venti dispensier supremo Fu da Giove nomato; ed a sua

voglia Stringer lor puote, o rallentare il freno. Qui vi descritta unotre di bue, forse richiamo al mese del Toro seguente a quello dellinizio delle prove (cos come le sei sorelle potrebbero indicare le sette Pleiadi della costellazione del Toro considerando il mito del velo o dell'abbandono di una di esse, Elettra o Merope a seconda delle tradizioni e i fratelli altrettante stelle dell'Orsa Maggiore), nonch una metodologia di probabile derivazione orientale sul controllo della respirazione e delle energie ad essa connesse come nei sistemi dello yoga. Il bue viene detto 'novenne' e la simbologia del nove indicativa, basti citare che 'Nella Vita Nova' Dante identifica nel numero nove la massima espressione dell'amore divino. Ad ogni modo la metodologia offerta ad Ulisse sembra dare i suoi frutti; ripreso il viaggio, con una pratica che ricorda gli insegnamenti di Krishna ad Arjuna, le tecniche dello Yogasutra di Patanjali e il Vipassana tramandato dal Buddha (dove troviamo le Nove contemplazioni del cimitero), e lo zefiro, da sempre messaggero di primavera, la consapevolezza di una respirazione lenta e ritmica, in nove giorni e nove notti dove lo stesso Ulisse si mette al timone arrivano a scorgere la meta. La parte inferiore del s avida solo dei poteri ascritti ai doni segreti - detti doni d'amore - approfitter del momento in cui il s superiore perder vigilanza per aprire l'otre e disperdere i venti in orribile procella. Il ritorno all'isola di Eolo significa un rinnovato tentativo sulla via gi battuta, cercando forse uno strumento valido per il gruppo: questa seconda volta Ulisse porter con s un fidato compagno ed un araldo segno della ricerca ufficiale, ma ci risulter incompatibile con i presupposti, con la regola della congrega. Questo tema collega il successivo episodio dei Lestrigoni (il cui significato dal greco traducibile come pietre delle tortore; il nome delle summenzionate Pleiadi poteva avere in origine il significato di peleiades o colombe quasi a tratteggiare una vicinanza astrale tra le costellazioni). Questa societ sembra avere dei tratti comuni con quella ciclopica (gigantismo, antropofagia) ma la contraddistingue il fatto di essere organizzata. I Lestrigoni hanno un loro Re, quindi una loro struttura. Antifate in greco "colui che parla contro", "colui che contraddice" e ci segnala il potere nefasto del pensiero e della parola scagliati come massi o usati come arpioni. Come non vedere in

questa societ l'idea della poleis antagonista, del partito politico, del circolo intellettuale fazioso, della massoneria deviata diremmo oggi e in una locuzione l'accolita dei falsi maestri? Il tema velato sembra proprio quello degli insegnamenti nocivi in cui pu incappare la maggior parte dei benintenzionati come la separativit, l'odio verso l'altro, verso ci che ritenuto diverso... Verr quindi decimata la flotta di Ulisse una volta che, dopo l'illuminante sebbene infruttuosa esperienza sulla via mistica di Eolo, "... del ritorno Mora la speme ne' dogliosi petti". Muore la speranza di liberazione. "Quivi pastor, che a sera entra col gregge, Chiama un altro, che fuor con l'armento esce. Quivi uomo insonne avria doppia mercede. L'una pascendo i buoi, l'altra le agnelle Dalla candida lana: s vicini Sono il durno ed il notturno pasco." Questa allegoria probabilmente fa riferimento al periodo dei Gemelli che viene dopo quello dei buoi e dell'agnelle ovvero del Toro e dell'Ariete e soprattutto al solstizio d'estate, giorno pi lungo dell'anno. Un ulteriore accenno va fatto al soggetto pastorale che oltre richiamare la rivisitazione zodiacale come abbiamo fatto per l'episodio con il ciclope quasi ne fosse il costante crittogramma velato, apre l'accesso al prossimo contatto con il mondo magico di Circe ed ancor prima con i misteri Ermetici. Ne d testimonianza, sopravvivendo fino ai giorni nostri, un Corpus nutrito tra cui spiccano Il 'Poimandres: Il pastore di uomini', la "Tavola Smeraldina", l'"Asclepius" e il "Core Cosmou: La pupilla del mondo". Proprio dal Poimandres, o Pimandro vorremmo riportare una citazione tratta dal frammento intitolato: ERMETE TRIMEGISTO A SUO FIGLIO TAT: DISCORSO SEGRETO SULLA MONTAGNA DELLA RINASCITA E DELL'ORDINE DEL SILENZIO. Ermete.: Non disperare, figlio mio ; il tuo desiderio si compir, il tuo volere avr il suo effetto; addormenta le sensazioni corporee, e tu nascerai in Dio, purificato dalle cieche vendette della materia. Tat : Io ho dunque delle vendette in me? Erm.: E non in piccolo numero, figlio mio; esse sono terribili e numerose. Tat : Ed io non le conosco? Erm.: La prima l'ignoranza, la seconda la tristezza, la terza l'intemperanza, la quarta la concupiscenza, la quinta l'ingiustizia, la

sesta l'avarizia, la settima l'errore, l'ottava l'invidia, la nona la malizia, la decima la collera, l'undicesima la temerit, la dodicesima la malvagit. Qui sembra che linsegnamento ermetico delinei una serie di ostacoli e di tappe progressive per la purificazione e la rinascita delluomo, una vera odissea. E alla richiesta di Tat, figlio/discepolo su come le vendette delle tenebre che sono il numero di dodici, sono cacciate dalle potenze della Gnosi, Ermete cos risponde :Questa tenda che abbiamo attraversato, figlio mio, formata dal cerchio zodiacale che si compone di dodici segni, di una sola natura e d'ogni sorta di forme. Esistono l delle coppie destinate a perdere l'uomo e che si confondono nella loro azione. La temerit inseparabile dalla collera (Scilla e Cariddi?): esse non possono esser distinte. Nella Pupilla del mondo c poi un frammento intitolato Le definizioni di Asclepio dove si tratta dei Genii che presiedono agli affari del mondo e alle nascite; viene detto che essi cambiano perpetuamente roteando in circoli (sta qui forse lenigma del nome della maga?), e che permeano mediante il corpo due parti dellanima affinch questa possa ricevere limpronta della propria energia da ciascuna di esse. Ma la parte ragionevole dellanima (Ulisse) non soggetta ai Genii; essa destinata a ricevere (il) Dio che la illumina di un raggio solare (Ermete). In sintesi Ulisse/Omero il buon pastore di uomini, colui che traghetta antichi insegnamenti provenienti dall'India, dal persiano culto Mitraico, dal gi citato ciclo di Gilgamesh sumerico, dai caldei e dall'Egitto gnostico e chiss da quant'altro sepolto sotto la coltre della dimenticanza. Circe, suora germana di Eeta - con probabile allusione ancora al tema precedente dei Gemelli, quindi degli insegnanti, prefigura nell'odissea uno spartiacque decisivo tra l'eroe e i suoi compagni superstiti. Da un lato indica il caso limite della metempsicosi, credenza in base alla quale ad una vita particolarmente abietta succeda una reincarnazione in formula animale, quindi una regressione di regno. Dall'altro indica la via magico/iniziatica per il prescelto, preparata dall'incontro con Hermes e i suoi antidoti sapienziali e sviluppata nell'unione ierogamica, nelle nozze chimiche che solcheranno profondamente la distanza tra Ulisse e i suoi uomini, tra il s superiore e le parti inferiori. Ci nonostante gli sforzi dell'eroe che, memore dei trascorsi, dopo essere approdato nel

cavo porto (forse indicazione del segno del Cancro, la cavit casa che indica come dice Guenon la porta degli uomini*) ed essere asceso ad una vetta in avanscoperta, metafora questa di meditazione indirizzata ed aver intercettato un segnale fumoso, invece di raggiungere l'obiettivo, decide di tornare sui suoi passi affinch anche gli altri del gruppo siano coinvolti. Qui c' una digressione che forse inquadra meglio il momento a livello zodiacale: il nostro incontra e uccide un cervo spinto dal Sole nella radura: il cervo sacro ad Artemide/Diana ci indica che siamo nel segno soggetto alla Luna, il Cancro. Qui Ulisse dopo aver rifocillato e aver fatto rinfrancare i suoi d prova di acquisita visione. Sa che stanno per scontrarsi con l'ignoto e lo espone in assemblea. Le metodologie sono cambiate. Bisogna riscattare l'anima collettiva. Egli divide infatti il gruppo, che veniamo a sapere sia rimasto in numero di 46 uomini (forse semplice coincidenza ma il numero di cromosomi nelle cellule somatiche umane, e il parallelo con la divisione sembra quasi designarne la doppia elica); un gruppo della met precisa lo prende lui e affida il comando dell'altro con ventidue uomini quindi ad Euriloco ** (particolarit: il numero dei Gran maestri templari era appunto 23). Chi Euriloco? Il suffisso Eu, che in greco antico indica la positivit e il bene in senso assoluto dovrebbe darci gi un indicazione ma questa volta invece di affidarci al senso letterale del nome possiamo azzardare che la divisione degli uomini da parte di Ulisse sia tra la parte razionale e quella istintiva. E' questa seconda che affidata ad Euriloco al qual "vincol di sangue" l'unisce come d'altronde a lui affidato il comando in seconda del vascello, almeno fino alla visita ad Eolo dove lo stesso Ulisse che si sostituisce al timone. Euriloco, grazie al fatto che riveste il ruolo al comando degli istinti, diremmo del governo della parte istintivo/motoria o dell'istinto razionale, riesce a prevenire l'incantamento di Circe e a tornare a riferire all'io superiore, Ulisse (una traduzione/tradizione vuole che Euriloco sia l'ultimo dei compagni di Ulisse a morire...). "Giunti alle porte, la deessa udro Dai ben torti capei, Circe, che dentro Canterellava con leggiadra voce, Ed un'ampia tessea, lucida, fina, Maravigliosa, immortal tela, e quale Della man delle dive uscir pu solo." Quali sono le porte a cui Circe sembra sovrintendere? Il gi citato Ren Guenon scrive un capitolo

apposito - in Simboli della scienza sacra, Adelphi,1990 - sulla porta del Cancro - e la porta del Capricorno - come l'ingresso all'incarnazione degli uomini - e degli Dei -. Circe sembra essere figura assimilabile a quella delle Moire greche, delle Parche romane o delle Norne della mitologia norrena, intente tutte a tessere il filo del fato e che servono il regno dei morti. "Levossi e aperse Le porte e ne invit. Tutti ad un corpo Nella magion disavvedutamente Seguanla" dice Euriloco a commento della sventurata sorte dei compagni. Ulisse si trova a dover qui fronteggiare il problema della reincarnazione e della morte. Armato di grande e acuta spada sinonimo di alta razionalit, da solo si incammina verso il palazzo di Circe. Qui gli si fa incontro Mercurio, Hermes in sembianze di adolescente e lo fornisce del Moly la cui traduzione quella di allium in latino, l'aglio comune ma pu significare anche farmaco o antidoto proveniendo da molyein; Apollonio sofista riporta questa frase: "Cleante, il filosofo, diceva che il moly significa allegoricamente il Logos dal quale vengono mitigati i bassi istinti e le passioni". Fonti ulteriori ricalcando l'allegoria stoica vedono in quest'erba un principio di autoredenzione. Comunque sia la visione che si approssima a noi quella di un apparato capace di fronteggiare la prova suprema di cui l'anima umana chiamata a rispondere, la prova dell'immortalit e il suo segreto. L'insegnamento ermetico quel balsamo che risana l'anima attraverso le sue trasmigrazioni e garantisce l'eternit del principio insito nella sua parte pi elevata, lo spirito. Qui forse tracciato il segreto della trasmutazione alchemica dove la radice bruna della pianta segno dell'opera al nero o della provenienza dall'humus nero, come il loto simbolo di ascensione spirituale trae le radici dal fango - la nave degli Ulissidi viene spesso evidenziata come negra infatti -, e da ci si dipana il bianco del fiore dell'opera che trasforma e illumina. Nell'episodio di Circe (personificazione forse di Kali per gli Indiani, Lilith per gli Ebrei, Siduri per i Sumeri, Ishtar per gli Accadi, Iside per gli Egizi) vediamo l'eroe vincere l'illusione della maya legata al mondo della materia, penetrare nel segreto del femminile, l'alcova della maga e restituire ai suoi l'aspetto umano forse cambiandone definitivamente il destino esorcizzando l'eventualit della metempsicosi. Il passaggio decisivo e il prezzo da pagare proprio la distanza incolmabile che

si verr a frapporre tra lui e suoi uomini, forse col resto dell'umanit. La progressione delle prove e ci che Ulisse apprende presso Circe lo metter in condizione di affrontare l'esame successivo e di scendere nell'Erebo. Il regno dell'Ade un luogo metafisico dove il passato -i morti-, il presente -Ulisse- e il futuro, -la profezia di Tiresiasi incrociano. La societ dei Cimmeri che Ulisse affronta simboleggia il confronto dell'eroe con la storia, ma in maniera particolare con la tradizione di chi lo ha preceduto battendo lo stesso viatico. Ricordiamo che tra le religioni misteriche, la descrizione del rituale Eleusino sembra proprio l'immagine che ci restituisce Omero. Eccezione fa la storia di Elpenore che ubriaco si rotto il collo cadendo dal tetto della magion di Circe; Ulisse gli particolarmente affezionato proprio per le sue debolezze che riguardano quella parte di se stesso che a quel punto non pu che morire. Dopo aver ascoltato Tiresia, la prima rassegna delle anime che gli si fanno incontro a partire dalla madre, fatta di figure femminili ovvero della matrice dell'evoluzione, delle generatrici. Poi vengono gli eroi, prima quelli pi vicini alla sua storia personale quali Agamennone (reperti archeologici da Samotracia ce lo raffigurano durante l'iniziazione al culto dei Cabiri) e Achille (l'episodio di Teti e Peleo relativo al conseguimento della invulnerabilit del figlio Achille ricalca quello di Persefone e Demetra che, nel suo peregrinare alla ricerca della figlia, chiese ed ottenne ospitalit presso Metanira e, per ringraziarla, cerc di renderle immortale il figlio mettendolo sul fuoco: la donna, spaventata da quella visione, si mise ad urlare, interrompendo il processo iniziatico?-), fino alle figure del mito come Minosse, Tizio, Orione, Sisifo e da ultimo Ercole. E' proprio quest'ultimo che consegna simbolicamente il testimone ad Odisseo tracciando la catena delle fatiche del discepolato che viene dai miti antichi ed scolpita nella volta celeste in altrettante costellazioni. L'ipotesi azzardata la seguente: il mito delle dodici fatiche di Eracle, logica assonanza con i dodici mesi dell'anno, ci consegna la sua prova pi famosa nell'uccisione del leone di Nemea quasi fosse una tappa decisiva ad esempio del passaggio dalla condizione di aspirante a quella di discepolo accettato o adepto potremmo supporre. Forse questa l'indicazione che Omero ci consegna. Come Ercole sceso

anch'egli nell'Ade per trarne fuori Cerbero, tra le ultime prove impostegli da Euristeo, Ulisse (come ha fatto gi Orfeo, far anche Enea e in epoca medievale Dante) scende nello stesso luogo a seguire la tradizione a lui precedente nel mese o in ci che il Leone simboleggia. C' poi da ricordare che nel culto di Demetra e Persefone i festeggiamenti avvenivano in Primavera e in Estate a simboleggiare il periodico ricongiungimento con la madre terra cos come Ulisse tenta di riabbracciare Anticlea; va segnalato inoltre che la festivit dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, il popolare Ferragosto poggia sicuramente su celebrazioni arcaiche probabilmente legate ai cicli di raccolta agricoli e al culto della Grande Madre, ma anche nella versione che arriva sino a noi dopo la rivoluzione cristiana vi si vista un'anticipazione della 'resurrezione della carne'. L'aver incontrato le anime o i fantasmi dei trapassati gli varr l'epiteto di 'disthans' da parte di Circe, ovvero di 'destinato a morire due volte' nel senso che sceso nel regno dei morti essendo ancora in vita ma anche rinato a nuova vita attraverso il processo iniziatico. Siamo al verso 22 del XII canto dell'Odissea, canto o libro che segna la met precisa dell'opera. A questo punto Circe prepara l'iniziato alle prove successive. Incontrer le Sirene il cui canto, forse istruttivo e catartico, potr ascoltare lui solo a patto che rimanga saldo all'albero maestro della nave, vincolato, dipendente dagli altri. I compagni non ancora iniziati ai misteri non hanno tale privilegio anche perch potrebbe distruggerli; quindi avranno le orecchie turate dalla cera d'api. Come dice Plutarco ci riguarda gli ostacoli e gli affetti carnali degli uomini comuni, paragonando il canto delle sirene alla musica delle sfere. Lo stesso continua: "Ma l'anima che per la sua buona natura si accorge e ricorda prova qualcosa in tutto simile ai pi folli trasporti d'amore, sospirando e desiderando liberarsi dal corpo ma incapace di farlo" (Plutarco. Quaestiones convivales IX,14,6). Ulisse incarna quest'anima la cui tentazione potrebbe essere di indugiare in una conoscenza ultraterrena perci nociva alla seguente navigazione mortale. Secondo un'altra tradizione le sirene gettatesi in mare per non essere riuscite a trattenere l'eroe Orfeo/Odisseo, si sarebbero trasformate in vergini-pesce. Questa potrebbe essere l'indicazione sul periodo ovvero il mese o il segno

della Vergine. "Poich trascorso tu sarai, due vie Ti s'apriranno innanzi; ed io non dico, Qual pi giovi pigliar, ma, come d'ambo Ragionato t'avr, tu stesso il pensa." Ci sembra allusione implicita ad una prova d'equilibrio come ci si pu attendere dal segno di Libra e le descrizioni ulteriori sembrano confermare richiamando alla memoria un altro mito su cui soffermarsi a riflettere: il mito di Giasone e degli Argonauti e il passaggio delle Simplegadi. Le peripezie di Ulisse e i suoi sembrano speculari a quelle di Giasone alla conquista del vello doro (lepoca o il segno di inversione e iniziazione in Ariete?), la pelle dellariete dorato che si trova nella Colchide presso il re Eeta fratello di Circe. Tanto pi che anche Giasone si avvarr dell'ausilio di una maga: Medea. Tra gli Argonauti inoltre troviamo Orfeo, Eracle o Ercole e lo stesso Laerte, padre di Ulisse quasi che il mito ci informi di una consonanza di temi, coincidenza di ricerca, prove simili ma destini divergenti. "N su l'acuto vertice, l'estate Corra o l'autunno..." parla con buon approssimazione dell'equinozio d'autunno quindi del passaggio in libra dove si apprende la lezione dell'equilibrio che ci disporr per le prove supreme in Scorpione: Scilla e Cariddi simbolo della sommatoria delle bassezze e dei gorghi delle sozzure umane dalle quali impossibile scappare se non a costo di sacrifici obbligati, nel caso specifico la perdita di sei uomini. Un dettaglio psicologico sembra degno di nota: finch in mente alberga la guerra non pu essere sconfitta la fiera (Scilla) la cui radice detta essere eterna. Sembra quasi che l'immedicabil piaga abbia una sua necessit; questo in sintonia con l'adagio taoista per il quale pi combatti il male pi lo alimenti o forse in linea con la dottrina della retribuzione o karma. Il momento solstiziale apogeo del Sagittario sembra celato nella metafora delle vacche sacre al sole Iperione, Dio della vigilanza e dell'osservanza. Mentre l'io superiore cerca una solitaria piaggia per pregare e raggiungere il suo obiettivo (questo il simbolismo del centauro/sagittario, ovvero dell'essere la cui parte superiore ha dominato quella inferiore animale e scaglia la freccia dell'intelletto per raggiungere in meditazione profonda la visione) il resto della ciurma segue le sue necessit, nonch il suo destino. I tentativi di Ulisse di salvare i suoi uomini naufragano nel momento di massimo distacco e

in un processo regressivo dettato dalla disobbedienza al giuramento fatto di non violare gli animali; ripresa la navigazione infatti gli uomini di Ulisse verranno spazzati via dalla tempesta che squarcer la nave, riapparir la voragine Cariddi metafora del ritorno alle incessanti incarnazioni - dalla quale il rimasto solo Ulisse riuscir a scampare appendendosi ad un albero di fico (simbolo di eternit dell'anima: "Questo albero di fico eterno le cui radici vanno in alto, i rami in basso, il puro, il brahman, ci che si chiama la non morte. Tutti i mondi riposano in lui: nessuno lo oltrepassa" Katha-upanishad VI, I) e finendo per fare poi naufragio sull'isola Ogigia aggrappato ad un relitto della nave riemerso dal gorgo. Con il soggiorno presso Calipso si chiude il processo iniziatico individuale. Questo periodo assomiglia pi alla formazione finale dell'apprendistato che ad una semplice tregua. Calipso, l'elemento ultraterreno che vela l'anima, il corpo causale e l'immortalit di cui latrice. Forse rappresenta anche una scelta che si pone di fronte all'iniziato o all'anima: fermarsi tra gli immortali in un luogo di pace o proseguire il cammino umano facendo ritorno. E' ancora tramite l'intercessione di Hermes che l'eroe avr il benestare per costruire un veicolo di ritorno, una zattera (un corpo nuovo?) e le indicazioni sulla mappa stellare di riferimento. Troviamo qui Un lenissimo vento innocente e le Pleiadi come punto di riferimento per la rotta da seguire, ne gli cadea su le palpebre il sonno,. Il tutto sembra immagine speculare a quella dellepisodio collegato ad Eolo. Segue un ultimo naufragio in cui si comprende il ruolo di Poseidone. Il dio del mondo astrale non vuole uccidere l'uomo o lanima ma solo creare le condizioni per la sua evoluzione e fargliene pagare il prezzo. La societ dei Feaci pu rappresentare l'umanit di rango superiore, una gerarchia che vive appartata dal resto degli uomini. Fa pensare all'umanit supposta superiore del Monte analogo di Ren Daumal. Re Alcinoo colui che forte e coraggioso di mente (cos come la figura di spicco dei proci Antinoo ovvero colui che contrario a tali qualit, se dovessimo tradurre alla lettera) e lo dimostrer affrontando le stesse profezie e le conseguenze della disobbedienza; da allora in poi un monte separer l'isola dal resto dell'umanit. (Zodiacalmente potrebbe essere il Capricorno, in altre tradizioni chiamato il monte

dell'ascensione, il luogo dove la reale iniziazione si consegue) Egli fornisce ad Ulisse la scorta e il mezzo per essere ricondotto ad Itaca; nave che "...Con s celere prora i salsi flutti Solcava, un uom seco recando ai dii Pari di senno,..." anch'egli quindi equiparato a tale mondo superiore. La via che l'imbarcazione segue, il porto in cui approda e lo stato di Ulisse assomigliano pi ad uno scenario fantascientifico e ad una trance trascendentale che ad un racconto ambientato anche solo sei o sette secoli prima di Cristo nel mar mediterraneo. Il porto detto di Forco, divinit marina (quindi astrale). Ricordiamo che le Forcidi o Graie sono le indovine che forniscono a Perseo la soluzione per sconfiggere il Kraken, che nel simbolismo pu raffigurare il mostro della prova iniziatica. Ulisse quindi fa ritorno a casa probabilmente utilizzando lo stesso sito portale incontrato o suggestionato nell'episodio circeo: l'antro delle ninfe dove: "Perenni onde vi scorrono, e due porte Mettono ad esso: ad Aquilon si volge L'una, e schiudesi all'uom; l'altra, che Noto Guarda, ha pi del divino, ed un mortale Per lei non varca: ella la via de' numi." La porta del Capricorno.* Da questo momento in poi e sempre con l'ausilio di Atena, l'uomo risvegliato deve dare prova di risolvere la sua storia personale. Non pu riabbracciare subito l'amata perch incorrerebbe nelle forze predatorie, i pretendenti al mondo materiale sempre in agguato; ha bisogno di un periodo di preparazione per portare a compimento la grande opera. Questa pu essere l'allegoria sottesa alla sosta presso Eumeo, il guardiano degli animali e il ricongiungimento con Telemaco, la forma pensiero ormai adulta che si approssima al ruolo magico per il quale stata partorita. Se il Capricorno significa il conseguimento di un'iniziazione il segno dell'Acquario sta per il servizio all'umanit. Da un lato Odisseo ritornato come portatore dell'acqua di conoscenza e dall'altro Eumeo che accudisce i beni del Re. Una prova di umilt quindi che trova massima espressione nell'esercizio dell'elemosina una volta arrivato a palazzo sotto mentite spoglie di mendicante. Qui non rimane che studiare la situazione e attendere il momento propizio. L'occasione verr fornita da Penelope, colei che tesse la tela della fatica quotidiana di giorno e la disfa la notte, alter ego di

Circe tessitrice di tela immortale. La regina del trono vacante prepara una prova che ha il sapore di unennesima ricapitolazione. Colui che sapr tendere l'arco di Ulisse e sapr scagliare la freccia negli anelli di dodici scuri affilate avr diritto a regnarle a fianco. L'arco il potere dell'io superiore e la freccia la forza del pensiero scagliata con precisione attraverso le dodici scuri probatorie per raggiungere l'obiettivo iniziatico. Anche Telemaco partecipa alla prova, anzi il primo ma non riesce, quasi a sottolineare che il pensiero o la personalit da sole non possono superare la prova, tantomeno i Proci che nemmeno riescono a tendere l'arco perch mancanti della metodologia appropriata. Toccher al mendicante, alla pietra d'inciampo (quella pietra angolare scartata che ritroviamo nell'insegnamento cristiano) dimostrare il valore del sentiero di trasformazione dell'uomo. Solo il predestinato pu cogliere nel segno e in un processo assimilabile ad una sorta di trasfigurazione Odisseo che pu tornare nel suo sembiante di Re e cos essere riconosciuto. Questo momento preludio del seguente dell'uccisione dei proci, della vendetta che vela per il tema pi difficile da trattare: il sacrificio. I proci sono principi di Itaca e delle zone confinanti, quindi i diretti aspiranti al trono; c' gi nel loro destino la via regale, ma come i compagni di Ulisse possono essere metafora di quella grana grossa che va passata al setaccio del sistema probatorio, cos nella carneficina dei proci possiamo subodorare la parte materiale del s rigenerato che va sacrificata all'altare supremo. Con logica posteriore diremmo che tale parte grossolana va crocefissa; a distanza di secoli verr la figura del Cristo ad inaugurare l'epoca per la quale tale episodio emblematico: i Pesci. Penelope incarna il vessillo dell'attesa, del supplizio dell'assedio ma essa anche simbolo della materia, in quanto matrice e matrona; sar lei a suggellare il ritorno dell'eroe iniziato con un enigma finale riguardante il letto nuziale che vuole far preparare per il vincitore della tenzone. Egli non si ancora palesato come il suo sposo legittimo. Il tema del riconoscimento informa gli ultimi canti dell'odissea a partire dalla riflessione fatta con Atena in sembiante di pastorello a cui l'eroe chiede su quale isola sia appena sbarcato. Passiamo poi al servitore Eumeo, al figlio Telemaco, al cane Argo che muore alla sua presenza,

segno forse della fedelt ai miti precedenti ( Giasone e la nave Argo? ) che possono spegnersi nel passaggio di testimonianza evolutiva. Anche la nutrice Euriclea lo riconoscer per la cicatrice sulla gamba e verr comandato proprio a lei di muovere il letto per lo straniero. Solo Ulisse pu sapere che quel letto non pu essere rimosso perch costruito con le sue stesse mani sulle radici di un albero. Questo l'albero della vita e quel letto quello che l'anima Ulisse ritrova nel riconoscimento finale con la madre, sorella, sposa Penelope. A lei confider tutta la sua storia e i suoi obiettivi ulteriori. Ulisse non pu pi fermarsi. Deve ripartire alla ricerca del popolo che non conosce il mare, le sofferenze, che non usa il sale ovvero che ha trasceso la conoscenza tramutandola forse in intuizione e saggezza e dove potr piantare a terra finalmente il consumato remo. Mito nel mito, eco forse del regno di Agarthi l'ascosa, di Shangri La o Shamballa. Qui in serena vecchiezza lo coglier la morte, il termine della grande ruota, la fine del ciclo delle reincarnazioni. La liberazione. Episodio conclusivo dell'Odissea il rivelarsi al padre. L'epilogo mostra come l'eroe rinnovato ritrovi la sua storia e il suo destino tutto nella figura paterna. Laerte gi argonauta, re di Itaca prima di Ulisse e convertitosi dopo la partenza del figlio all'anonima vita frugale della campagna, rappresenta l'eredit, il modello e l'insegnamento sempre presente al quale prestiamo poca attenzione e nel contempo simboleggia il vecchio mondo che pu e deve fare ancora la sua parte; ci evidenziato dal legittimo contrasto con le famiglie dei proci uccisi, le cui anime si sono involate all'averno scortate da Hermes psicopompo a ricongiungersi con la dimensione eterica dei trapassati. Tale disputa verr sanata dall'intervento di Atena, dea altres della guerra ma qui personificazione dell'intelletto che riesce a mitigare l'ira e dalla folgore trascendentale di Zeus, nonch dal buon senso di tutti che consegnano alla posterit, dopo tante traversie, una ultima immagine di conciliazione e di pace perpetua. Il mito, come abbiamo visto da questo adattamento e dal nostro azzardo, suscettibile di una lettura polivalente. Ad ogni livello troviamo una chiave afferente ad una stanza, ad una disciplina e ad

un insegnamento. Le varie stanze compongono il mosaico finale che arriva a noi, la pianta di una citt invisibile. L'itinerario dei vari passaggi sembra incerto ma una volta imboccato l'ingresso giusto nostra opinione che il labirinto possa essere riportato alla sua condizione di linearit. Forse solo questione di tempo e buona volont. E loggettivazione del pensiero scientifico arcaico. Possiamo leggere il mito in chiave spirituale, in chiave astrologica o chimica. Possiamo trovare paralleli idro/geologici (come nel caso dellesperto di geomitologia Ilias Margiolakos e il mito di Ercole). Possiamo riferirci ad esso come uno strumento per la misurazione del tempo oltre che cercare riferimenti spaziali. Sopite nei miti antichi dormono mappe stellari e rapporti armonici che solo adesso astronomia e scienza del suono contemplano. Possiamo leggere il tutto in chiave psicosociologica come abbiamo tentato; oppure psicanalitica, dove l'oceano e le figure fantastiche che incontriamo non sono altro che allegoria del nostro inconscio. Cos' la trinit Zeus, Poseidone, Ade altro se non specchio del mondo trascendentale, del mondo astrale e del mondo eterico? Infine potremmo scandagliare gli episodi chiave dellOdissea attraverso la griglia delle Gunas dell'induismo (Sattwa, Rajas e Tamas), le qualit che informano la percezione o riferendoci a chakra, meridiani e nadi, i punti energetici dellinvolucro eterico da sempre base delle filosofie orientali e attualmente al timido vaglio anche di scienza e medicina occidentale. Interpreteremmo quindi tutta la prima parte del poema e soprattutto la figura di Atena come riguardante ghiandola pineale, corpo pituitario e chakra della corona (Sahasrara), la regalit di Ulisse; la tappa del ciclope come afferente alla vista ed al terzo occhio (centro Ajna), quella presso Eolo sulla respirazione o prana, quella dei Lestrigoni sulla voce o chakra della gola (Vishudda), Circe sui profumi e il tatto, (il chakra Svadhistana detto "dimora del s), Tiresia ancora con la chiaroveggenza, le Sirene ludito o la cosiddetta chiaraudienza, le vacche sacre di Iperione il gusto ed il plesso solare (Manipura), Penelope e il letto nuziale come relativi al chakra della radice (Muladhara) e forse anche a quello del cuore (Anahata). Comunque vogliate vedere, tutte queste possono essere considerazioni degne di nota o in attesa di confutazione ma su di una cosa l'incognita si approssima alla realt:

su quanto verificabile il mito. Finch Heinrich Schliemann non si perit di andare a scavare in Anatolia nel 1872 Troia apparteneva al mondo fantastico cos come i giganti. Un giorno diremo lo stesso di Atlantide e di Lemuria e in un percorso a ritroso come gi i reperimenti dell'archeologia attuale stanno confermando, chiss cosa potremmo trovare: il monte Meru, il Paradesha, la valle dell'Eden o lEldorado? Semplicemente noi stessi. Ultimo appunto va proprio agli uomini che hanno accompagnato Ulisse. Noi siamo la ciurma di Ulisse. Noi fummo quei rematori che vogarono attraverso prove e intemperie e che forse per incredulit non hanno tenuto fede ai voti. Ma le prove non sono terminate e anche se a volte naufragar in questo mar s dolce la nostra Odissea non ha ancora trovato il giusto approdo.
Note * Citeremo, corredandolo delle spiegazioni e rettificazioni necessarie, il riassunto dei dati pitagorici esposto da Jrme Carcopino: I pitagorici egli dice avevano costruito tutta una teoria sui rapporti dello Zodiaco con la migrazione delle anime.... ...Sistema che alcuni pi antichi pitagorici avevano fondato sulla loro interpretazione dei versi dellOdissea in cui Omero ha descritto la grotta dItaca, cio quellantro delle Ninfe che non altro se non una delle raffigurazioni della caverna cosmica di cui abbiamo parlato in precedenza. Omero, annota Porfirio, non si limitato a dire che la grotta aveva due porte. Egli ha specificato che una era volta al lato nord, e laltra, pi divina, al lato sud, e che si discendeva dalla porta a nord. Ma non ha indicato se si poteva scendere per la porta a sud. Dice solo: lentrata degli di. Mai luomo prende il cammino degli immortali. Pensiamo che questo devessere il testo stesso di Porfirio, e non vi vediamo la contraddizione annunciata; ma ecco ora il commento di Carcopino: Secondo questa esegesi, si scorgono, in quel compendio delluniverso che lantro delle Ninfe, le due porte che sinnalzano ai cieli e sotto le quali passano le anime, e, al contrario del linguaggio che Proclo mette in bocca a Numenio, quella a nord, il Capricorno, fu dapprima riservata alluscita delle anime, e quella a sud, il Cancro, fu di conseguenza assegnata al loro ritorno a Dio. Ora che abbiamo completato la citazione, possiamo facilmente renderci conto che la pretesa contraddizione, anche qui, esiste solo secondo Carcopino; c infatti nellultima frase un errore evidente, e persino un duplice errore, che sembra veramente inspiegabile. Anzitutto, Carcopino che aggiunge di propria iniziativa la menzione del Capricorno e del Cancro; Omero, a quanto dice Porfirio, designa le due porte solo per mezzo della loro posizione a nord o a sud, senza indicare i segni zodiacali corrispondenti; ma, siccome precisa che la porta divina quella a sud, bisogna concludere che questa che corrisponde per lui al Capricorno. (Il Simbolismo dello zodiaco nei pitagorici - Ren Gunon Ed. originale Le symbolisme du Zodiaque chez les Pythagoriciennes, in tudes Traditionelles, giugno 1938) E se Gunon non tenesse conto del fenomeno dellinversione dei poli magnetici? N.d.a. ** Altri nomi dei compagni di Ulisse su cui investigare: Achemenide, Perimede, Anticlo, Sinone, Antifo, Elpenore, Polite, Euribate.

Patria in profeta Nemo Accentuando lazzardo interpretativo e filtrandone il succo possiamo ricostruire che nel momento in cui gli uomini si risvegliano vincendo laccidia che impedisce anche solo di nutrire il sentimento di

liberazione (lotofagi) e le forze personalistiche che li incatenano nella caverna cosmica ai cicli eonici (ricordiamo che nel termine ciclope insita lidea di ciclicit: dal gr. kklops, comp. di kklos cerchio e ps, genit. ops occhio), la navigazione cambia, addirittura invertendosi. In un processo alternato di condensazione/dilatazione dove anche le categorie temporali hanno valenza simbolica (dieci anni per la guerra di Troia e dieci anni per rientrare in patria di cui sette interi passati presso Calipso) luomo proiettato in un viatico di vicissitudini progressive tra iniziazioni e sconfitte. In queste tappe vi rappresentata la via crucis dellumanit intera e le altrettante stazioni delle potenzialit insite nella sua evoluzione. Avendo superato, al contatto con il ciclope, la prova dellaccecamento/rivitalizzazione della visione, si accede ad un mondo che non segue pi la linea di minor resistenza della massa umana, unulteriore dimensione dove ci vengono consegnate determinate chiavi di risoluzione. Qui ritroviamo leco del dualismo alchimistico che suddivide i sentieri della maturazione delluomo come essere dotato di unanima, nella via umida e nella via secca, intendendo per la prima il corso naturale dellevoluzione e per la seconda il sentiero iniziatico. Il dono che si conquista nellevasione dal carceriere Polifemo laccesso ad alcuni misteri capaci di trasformare la nostra condizione e di spalancarci la seconda opzione. Nello specifico tali segreti sono custoditi dallorganizzazione degli Eolici. Anche questo avanzamento per non sar coronato dal pieno successo. Come precedentemente la vanagloria ostentata nella fuga dallira ciclopica rischia di vanificare ogni sforzo compiuto (il grosso macigno scagliato contro la nave e soprattutto linvocazione a Poseidone contro le sorti dellItacese) qui la curiosit e lavidit (lapertura dellotre che contiene i venti) nei confronti dei poteri acquisiti scaglier di nuovo il gruppo nellocchio del ciclone, la tormenta della via umida. Il contrappasso seguente risiede nellincappare nella furia predatoria dei Lestrigoni, gli Stregoni. (Il termine Lestrigone ovvero pietra delle tortore secondo una traduzione dal greco, si divide in tre parti: Les che significa pietruzze, trigo che significa moltiplicare per tre, e listyr che pu significare preda, bottino ma la seconda parte del nome sembra affine alla parola Strix, plurale Striges da cui deriva il tardo stregone, strega). In

questa societ possiamo tratteggiare i contorni di una vera e propria Loggia Nera nelle cui fila si pu cadere vittima con luso improprio o con la violazione di determinati poteri. Il seguito si dipana in unaltalena tra ulteriori conquiste di coscienza e consapevolezza ed il baratro sempre in agguato. Nellepisodio di Circe, superato grazie al corredo ermetico, troviamo il segreto dellincarnazione e nella visita al regno dei morti il ricongiungimento con la catena dei predecessori sul cammino del discepolato; tutto ci, compreso il passaggio presso le sirene, simbolo forse di verit superiori come il suono, larmonia delle sfere, ci metter di fronte alle prove decisive che designano i veri e propri avanzamenti di grado, fino allapoteosi in cui si separano i vari filamenti dellumanit o dellanima collettiva nella sua ridiscesa e i destini prendono pieghe diverse: il sottoprodotto spurio torna nel vortice di Cariddi (le incessanti reincarnazioni) ed il sublimato ripulito e ricostruito dopo una sosta obbligata (notiamo che il periodo di sette anni presso Calipso sembra essere il tempo necessario per la rigenerazione del corpo fisico denso), pu finalmente essere accolto nella dimensione di una fratellanza bianca, il circolo dei Feaci. Di l in poi questo essere rinnovato avr tutti gli strumenti e gli attributi per tornare al punto di partenza (Itaca), risolvere in formula di nemesi i problemi della sua realt ricongiungendosi con il regno dei padri, la patria e intraprendere poi la via non contemplata nellopera o solo preconizzata in forma profetica e che per mancanza di termini di paragone possiamo ipotizzare come il sentiero di unevoluzione superiore. Il Cristo pu essere la giusta pietra di similitudine per indicare tale via. Il Buddha vissuto seicento anni prima potrebbe bene rappresentarne lantesignano sulla via illuminata. Cos Gilgamesh, il nostro Odisseo e ancor oltre lEnea Virgiliano ne potrebbero essere i degni o, troppo umanamente, indegni prototipi Appendice LOdissea o il viaggio dellanima Vi sono dunque dei rapporti e delle scansioni nellOdissea che incuriosiscono al punto tale da cercarne il senso anche nei pi svariati

significati. Alcuni o forse tutti i nostri suggerimenti possono risultare forzati, a partire dallipotesi zodiacale per arrivare allo stesso assunto di base, ovvero lOdissea come allegoria del sentiero probatorio delluomo assoggettato a discipline iniziatiche. Vi la convinzione tuttavia che dietro il paravento dellintera costruzione dellopera vi sia una realt sottesa e sottile la cui delicatezza impediva di gridarla ai quattro venti e venne quindi affidata al genio incaricato di custodirla con abilit mimetica proporzionale alla sensibilit eletta a riceverla.* Lungi dal sentirci autorizzati a tale destino riproponiamo la nostra lettura comunque consapevoli, tra laltro, di non essere i primi e forse nemmeno gli ultimi ad indicare questa prospettiva: lOdissea ad un livello di profondit diverso dal semplice approccio esteriore ed estetico pu essere vista come il viaggio dellanima umana con le sue iniziazioni annesse. Per anima intendiamo quel rapporto tra la parte superiore delluomo e la sua parte inferiore cos come lumanit pu essere inquadrata come il tramite tra cielo e terra. Telemaco allora il rappresentante delluomo terreno che anela allincontro, al ricongiungimento con lente superiore, il s, la guida, il padre celeste. Ulisse, lanima, compie un viaggio parallelo e per certi versi speculare alla comune navigazione, data la sincronicit degli avvenimenti. La Telemachia infatti narra dellassedio del palazzo del re di Itaca e dei viaggi di suo figlio computandoli in tre anni circa e le vicissitudini di Ulisse dopo la disfatta di Troia, sottraendone il periodo presso Calipso, hanno la stessa cifra, probabilmente simbolica. E nostra opinione dunque che dietro figure e topos dellepica classica, Omero abbia voluto dissimulare il discorso centrale sullanima e la sua peregrinazione. Allora le sette societ incontrate (Ciconi, Lotofagi, Ciclopi, Eolici, Lestrigoni, Cimmeri, e Feaci) possono essere assimilate alla ripartizione settenaria del Purgatorio Dantesco inteso come lambito delle prove iniziatiche, citando Gunon (Ren Gunon: Lesoterismo di Dante, Adelphi,2001. pag.25) che a sua volta cita Aroux, nel senso che anche lui si riallaccia a studi tradizionali. Ma queste prove e questo campo per cos dire riguardano principalmente lanima come vettore specifico e non la persona in quanto maschera o la personalit delluomo, se non secondariamente o di riflesso. La visione metafisica allora acquista il

senso dellesame a cui sottoposto il corpo causale delluomo. Ad ogni tappa corrisponde una prova e la successiva ne la diretta conseguenza e il tramite per la progressione ulteriore. Gi lanalessi di Ulisse presso i Feaci diversamente dal canto delle gesta di Troia di Femio o di Demodoco, ha il sapore pi di una reminiscenza ultraterrena che di semplice resoconto, cos come in molti indicano questo fenomeno che pare avvenga dopo la morte fisica: a quel punto ignoto il s, lunit di consapevolezza immortale, rivedrebbe tutta la sua vita in una dimensione astrale (citiamo a proposito linsegnamento antroposofico di Rudolph Steiner sul Devachan e sulle cronache dellAkasha e gli studi sullinduismo intorno allo stato di Pralaya in riferimento alluomo, micro specchio del pralaya cosmico). I Ciconi quindi, oltre a stabilire il collegamento con il racconto precedente seminato nellIliade, rappresenterebbero il viaggio ordinario dellanima nelle sue progressive incarnazioni (il suggestivo mito della cicogna che porta i bambini?) e i lotofagi il passaggio obbligatorio nelle acque delloblio, il Lete della dimenticanza (nella cultura vedantina la figura del cigno associata a quella del loto). Vinti questi primi passaggi lanima, che ricordiamo sempre espressione di un collettivo e non individuale, deve incontrare il guardiano, il ciclope (lantro di Polifemo oltre alla cavit cranica suggerita per la metafora sulla visione, pu essere sinonimo della prigionia del corpo causale ed singolare che al momento del rimpatrio troviamo un altro antro, quello delle ninfe interpretato dai Pitagorici come la caverna cosmica, in qualche modo speculare a questo e che riconnette al mondo terreno), sconfitto il quale si acceder al reggente dei venti, in greco vento nemos che anche soffio, (Siduri, il barcaiolo Ursanabi e Utnapistim il lontano chiederanno tutti e tre a Gilgamesh perch sia arrivato in quelle lande a cercare il vento LEpopea di Gilgamesh, Adelphi, 1986, frammento n IV Alla ricerca della vita eterna), e cos via in una progressione binaria di prove e ricompense concatenate. Lepisodio dei Ciconi sta a quello dei Lotofagi come quello dei Ciclopi sta a quello degli Eolici; lapertura dellotre dei venti sta alla decimazione da parte dei Lestrigoni come Circe sta alla discesa nel regno dei morti; il

passaggio dello scoglio delle sirene sta al passaggio presso Scilla e Cariddi come la sosta sullisola Trinacria e la violazione dei buoi sacri stanno al resto del viaggio metafisico: ritorno al gorgo di Cariddi, naufragio presso Calipso e seguentemente presso i Feaci. Il viaggio non proprio rettilineo ma fatto di imperfezioni e quindi a volte di movimenti retrogradi. Ciononostante, le prove salienti a partire dalla fuoriuscita dalla caverna sembrano essere proprio sette (Ciclope, Lestrigoni, Circe, Cimmeri, Sirene, Scilla e Cariddi, buoi di Iperione) considerando gli altri incontri (Eolo, Hermes, Calipso) pi come conquiste che come vere e proprie fatiche. Sette, dicevamo, come i gradi ascendenti del monte del purgatorio di Dante. La sosta presso Calipso pu ben significare il periodo di catarsi presso un lido immortale in attesa del rivestimento opportuno (questo forse lenigma insito nel nome della ninfa; dal verbo greco kalyptein ovvero colei che nasconde, sottintendendo lanima). I Feaci in finale potrebbero essere i Giudici, forse gli Anunnakku dei Sumeri - in una preghiera arcaica troviamo lo stesso Gilgamesh assimilato a tali figure che sopravvissero pi tardi nei cicli assiro-babilonesi e che ritroviamo anche nel vecchio testamento che decidono se le prove siano state allaltezza del ritorno o si debba stazionare; il desiderio di Ulisse della patria in fondo lanima che anela al ritorno per esaurire il proprio karma. Ulisse e Telemaco in finale si ricongiungono e qui c lallegoria dellanima che prende il controllo sullentit personale di cui vigile e svolge il compito per cui destinata. Tale compito, come luccisione dei proci, pu risultare gravoso dopo tante peregrinazioni. Qui sembra di ritrovare lesitazione di Arjuna che non vuole combattere contro i suoi parenti sul Kurukshetra. Toccher a Krishna illuminarlo sui suoi doveri e sul suo fato cos come Atena sprona e consiglia Ulisse in ogni circostanza. Questi contatti, cos come gli incontri con esseri soprannaturali, non sono per luomo ordinario e non possono che riguardare il s trascendente lo spirito - e lintermediario lanima tra la parte superiore e la parte ricettiva umana il cervello fisico e la personalit -. Che cos la storia di Krishna in fondo se non la storia della discesa (avatarana) di unanima illuminata? Sar proprio linsegnamento di Krishna nella Bhagavad-Gita a fare luce sul senso di persistenza, delleternit della

vita e dellimmortalit dellanima: Avendo pervaso con un frammento di Me lintero universo, Io rimango, pronuncia in un passo del Canto del Beato o secondo altra traduzione Canto del Venerabile. Potremmo affermare senza grandi pretese che lOdissea si vada ad incastonare in questo filone di scritti sapienziali che dai tempi antichi pongono attenzione sulle realt invisibili e dove il discorso sullanima risulta direttamente o indirettamente centrale. Una sorta di preludio ad una scienza religiosa che liberi lessere umano da pregiudizi o gigantismo visionario. Forse il giorno che anche la scienza ortodossa riuscir a trovare la via per formulare lesistenza di tale veicolo eterico attraverso semplici spiegazioni energetiche vedremo cambiare lapproccio alla vita e al mondo delle relazioni. E se le chiavi scientifiche per avere la cifra di tali scoperte le avessimo avute sempre sotto gli occhi, casomai proprio nelle opere patrimonio del genere umano nel senso delleredit dei padri? Come Telemaco ritrova Ulisse cos egli ritrova il padre Laerte. Vediamo anche il ricongiungimento con Penelope nel letto costruito sullalbero della vita. Nel finale ritroviamo il poeta stesso che allinizio ha invocato la musa cedendo la scena poi ad Atena, dea dellintelletto (la triade Zeus, Era, Atena non potrebbe essere il corrispettivo dei primi tre raggi di emanazione alla base dellinsegnamento teosofico: 1 Raggio di Comando, Volont o Potere; 2 Raggio di Amore Sggezza; 3 Raggio di Intelligenza Attiva, considerando che in alcune sintesi sulla tradizione esoterica i maestri che presiedono ai dipartimenti afferenti ai tre raggi maggiori sono: il maestro Jupiter per il primo aspetto, il Cristo o Maitreya per il secondo aspetto e il Mahachohan o signore della civilt per il terzo aspetto dellintelligenza?). Nelle gi vestite sembianze di Mentore che quindi altri non che il narratore stesso, Minerva prende congedo da noi proprio allalba di un nuovo viaggio di Ulisse, il viaggio finale dellanima, la liberazione dal corpo causale, e forse allalba di una nuova epoca dellumanit e della sua coscienza.

* Non improbabile che Omero abbia ascoltato direttamente i racconti tradizionali di provenienza orientale nella loro versione originale come il Gilgamesh, di almeno millecinquecento anni prima (pi o meno come noi leggiamo adesso la Divina Commedia) e interpretandone il significato allegorico o direttamente iniziato a taluni misteri abbia deciso di adattare uno o pi personaggi delle saghe a lui vicine o di cui era autore come lIliade per tramandarne il messaggio in chiave relativa e aggiornata ai tempi. Nei frammenti a noi pervenuti Gilgamesh viene detto per due terzi dio e per un terzo mortale: che tipo di ripartizione questa se non la divisione triadica delluomo in carne, anima e spirito? Epoche, culture e credenze diverse ma forse lo stesso messaggio.

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