Sei sulla pagina 1di 28

LA SCIENZA E LA TECNICA RENDONO SICURO IL LAVORO GENOVA, PALAZZO S.

GIORGIO 29 30 OTTOBRE 2009

La sicurezza nel controllo delle emissioni pericolose

Dott. Ing. Tomaso Vairo


ARPAL UTCR Grandi Rischi

Contenuto
(1) La dispersione in atmosfera: principi Equazioni di Navier - Stokes (2) Definizione delle condizioni iniziali e delle condizioni al contorno Classificazione del fluido e della sorgente Meteorologia e topografia Spinta di galleggiamento Quantit di moto Geometria della sorgente (3) Meteorologia Strato limite atmosferico Condizioni di stabilit Vento Rugosit superficiale Irraggiamento solare Temperatura Classi di Pasquill Ruolo della turbolenza
Dott. Ing. Tomaso Vairo

(4) Approccio modellistico Lequazione di convezione diffusione La turbolenza La dispersione passiva (gas leggeri) La dispersione di gas densi (5) ALOHA esempio applicativo

La dispersione di sostanze gassose


Una emissione di sostanza liquida o gassosa nellambiente in generale seguita da una dispersione della nube di gas (vapore) formatasi. La dispersione quindi leffetto della emissione che ne la causa. Possibili emissioni: Depressurizzazione di un serbatoio Cedimento di una valvola di rottura Svuotamento o cedimento strutturale di un serbatoio Fessurazione di una tubatura/condotto Sversamento da fusto/contenitore/serbatoio/ Lemissione pu essere liquida e/o gassosa. Se puramente liquida richiesto un passaggio di stato alla fase gassosa (quantomeno spray) affinch si abbia dispersione in atmosfera.
Dott. Ing. Tomaso Vairo

Navier - Stokes
Le equazioni di NavierNavier-Stokes sono un sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali che descrive il comportamento di un fluido dal punto di vista macroscopico. Esse presuppongono perci la continuit del fluido in esame, ovverosia il sistema perde di validit nello studio di un gas rarefatto. L'ipotesi di base che il fluido possa essere modellato come un continuo deformabile (ipotesi del continuo). L'efficienza predittiva di tali equazioni viene pagata in termini di difficolt di calcolo. Nel caso generale coinvolgono infatti cinque equazioni scalari differenziali alle derivate parziali e 20 variabili. Il bilancio tra equazioni e incognite avviene con la definizione delle propriet del fluido considerato, delle eventuali forze di campo in gioco e con considerazioni matematiche. Inoltre, a causa della loro non linearit, le equazioni di Navier-Stokes non ammettono quasi mai una soluzione analitica (una soluzione esatta), ma esclusivamente numerica (una soluzione approssimata con un metodo numerico). Le equazioni vengono completate dalle condizioni al contorno (condizioni sul contorno del fluido in esame) e dalle condizioni iniziali (condizioni imposte all'inizio temporale del fenomeno da studiare). Possono inoltre essere integrate dall'equazione di stato dei gas perfetti e dalle equazioni di conservazione delle singole specie gassose nel caso di una miscela di gas.
Dott. Ing. Tomaso Vairo

Navier - Stokes
Le equazioni di Navier-Stokes sono la formalizzazione matematica di tre principi fisici ai quali i fluidi, imposta la condizione di continuo deformabile, devono sottostare:

principio di conservazione della massa (equazione di continuit); secondo principio della dinamica (bilancio della quantit di moto); primo principio della termodinamica (conservazione dell'energia).

Notazione estesa vettoriale delle equazioni indefinite di bilancio di materia, specie, quantit di moto ed energia.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Navier - Stokes
Le 3 equazioni (due equazioni scalari ed una equazione vettoriale) appena derivate sono insufficienti, da sole, alla chiusura del problema della determinazione del campo di moto del fluido. Infatti le equazioni contengono 20 incognite: densit vettore velocit (3 incognite) pressione tensore degli sforzi viscosi S (9 incognite) vettore accelerazione di campo (3 incognite) energia interna e vettore flusso termico q, sempre riconducibile a una funzione di un coefficiente di conducibilit termica e della temperatura (2 incognite). Queste equazioni sono del tutto generali e per la loro applicazione necessaria una sorta di specializzazione delle stesse alla situazione di lavoro.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Navier - Stokes
Per la chiusura del problema quindi necessario definire le propriet termofisiche del fluido in esame (che permettono di definire la conducibilit termica, la densit, l'energia interna e una o pi equazioni di stato in grado di determinare anche temperatura e pressione) e il campo di forze in cui si muove (determinando il vettore di accelerazioni di campo). Inoltre si osserva che il tensore degli sforzi viscosi S simmetrico, con la conseguenza che le incognite effettivamente contenute sono 6 e non 9 e sono determinabili sperimentalmente o teoricamente specificando il tipo di fluido. Saranno successivamente necessarie le condizioni iniziali e le condizioni al contorno, trattandosi di equazioni differenziali (problema di Cauchy o problema di von Neumann).

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Classificazione del fluido e della sorgente


Storicamente, lo studio sulla dispersione nasce per predire gli effetti della emissione di sostanze inquinanti da camino. Segue, temporalmente, lanalisi della dispersione di sostanze pericolose emesse accidentalmente da attivit industriali. Nellambito delle condizioni caratterizzanti una dispersione, Lees (1996), propone una classificazione basata su 5 elementi: Classificazione del fluido e della sorgente Spinta di galleggiamento (1/5) Spinta neutra Spinta positiva Spinta negativa Quantit di moto (2/5) Ridotta quantit di moto Elevata quantit di moto

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Classificazione del fluido e della sorgente


Classificazione del fluido e della sorgente Geometria della sorgente (3/5) Sorgente puntuale Sorgente lineare Sorgente superficiale Durata della sorgente (4/5) Istantanea Continua Durata intermedia Quota della sorgente (5/5) Da terra Elevata

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Meteorologia e topografia
La dispersione funzione anche delle condizioni meteorologiche e topografiche della zona. Lees (1996), propone la seguente classificazione: Meteorologia e topografia Meteorologia Vento Stabilit Topografia Rugosit della superficie Influenza degli edifici e degli ostacoli Aree urbane Aree costiere o marittime Su terreni aventi profilo e caratteristiche articolate

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Spinta di galleggiamento
Come detto in precedenza i gas possono avere spinta di galleggiamento neutra, positiva o negativa. La spinta di galleggiamento dipende dalla differenza tra la densit del aria ambiente, a, e quella del gas emesso, g. Considerando i gas ideali, data la bassa pressione e la temperatura in genere elevata, si ha:

Dato che la pressione ambiente costante (pressione atmosferica) la densit del gas e quindi il galleggiamento dello stesso dipendono dal peso molecolare, PM, del gas e dalla sua temperatura, T. Mentre in assenza di reazione il peso molecolare del gas costante nel tempo, non altrettanto lo la temperatura del gas che potr variare a causa della diluizione con laria circostante o a causa di fenomeni di evaporazione o condensazione originati dal rilascio.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Spinta di galleggiamento
Come si vedr nel prosieguo si possono avere gas aventi spinta negativa (cosiddetti gas densi) caratterizzati da un peso molecolare anche decisamente inferiore rispetto a quello dellaria. Se PMg < PMa ma il gas denso, vuol dire che al momento del rilascio la sua temperatura inferiore (spesso decisamente inferiore) rispetto a quella dellaria ambiente. Al contrario possono aversi gas con peso molecolare superiore a quello dellaria ma contraddistinti da una spinta di galleggiamento positiva. Ci dipende dalla temperatura di emissione del gas che deve essere in questo caso superiore a quella dellaria. Con il trascorrere del tempo il trascinamento di una corrente di aria allinterno della nube di gas contribuisce alla diluizione del gas originario. Ci conduce ad una equalizzazione della temperatura ed una riduzione della differenza di peso molecolare, e quindi di densit, esistente tra i due gas ( g e a). Spesso un gas denso pu diventare leggero a causa dellinnalzamento della T. Con il termine dispersione passiva si intende quella riferita a gas aventi spinta di galleggiamento neutra.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Quantit di moto
Il rilascio continuo di sostanza avente una energia cinetica ridotta forma un pennacchio che tende a fluttuare, ondeggiare, gonfiarsi. Al contrario se lenergia cinetica elevata si ha la formazione di un getto avente forma ben definita. La quantit di moto della sostanza rilasciata gioca un ruolo fondamentale nellammontare di aria trascinata ed inglobata nella nube di gas che va formandosi. Maggiore la quantit di moto, maggiore la quantit di aria ambiente trascinata. La frazione di aria trascinata modifica la densit della nube emessa ed quindi importante per la successiva dispersione in atmosfera.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Geometria della sorgente


Lemissione di sostanza dal foro in una tubazione assimilabile ad una sorgente puntiforme. Lemissione di sostanza da una pozza assimilabile ad una sorgente superficiale. Gli scenari pi frequentemente descritti e modellati sono: puff (sbuffo): (sbuffo) rilascio istantaneo da una sorgente puntiforme plume (pennacchio): (pennacchio) rilascio continuo da una sorgente puntiforme

PUFF

PLUME

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Meteorologia
A livello meteorologico, il vento e la stabilit atmosferica sono i due aspetti che condizionano maggiormente la dispersione di un gas. Il vento viene descritto e quantificato tramite gli attributi: velocit, direzione, persistenza e turbolenza. In meteorologia si parla di condizioni: Stabili Instabili Neutre La dispersione massima per condizioni instabili. instabili La dispersione minima per condizioni stabili. stabili

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Meteorologia
La dispersione di gas dipende principalmente dalla meteorologia: Vento Stabilit atmosferica Umidit Irraggiamento solare Temperatura dellambiente circostante (non solo dellaria) Copertura nuvolosa Altri aspetti sono: Latitudine Mese dellanno Ora del giorno Tipologia, rugosit del terreno e topografia del territorio
Dott. Ing. Tomaso Vairo

Strato limite atmosferico

Nellambito della meteorologia, la turbolenza atmosferica condiziona pesantemente la dispersione di sostanze pericolose. Per studiare la turbolenza atmosferica occorre focalizzare lattenzione sul cosiddetto strato limite atmosferico (atmospheric boundary layer), detto anche strato limite planetario. planetario Qualora le condizioni meteo siano instabili si parla di strato limite convettivo.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Strato limite atmosferico


La troposfera ha unaltezza media di 10 km. Allequatore alta circa 18 km mentre ai poli 8 km. Nella troposfera la temperatura dellaria diminuisce con la quota fino alla tropopausa dove si hanno in media -56C. I primi 1000 metri della troposfera vengono individuati con il termine: strato limite atmosferico (o planetario). planetario In questo strato la superficie terrestre esercita il proprio ruolo sul flusso delle correnti aeree. La velocit del vento e la sua direzione sono cio condizionati dal gradiente di pressione, dalla forza di Coriolis e dagli sforzi tangenziali con il terreno. Sopra lo strato limite atmosferico si ha lo strato geostrofico dove il flusso delle correnti

funzione soltanto del gradiente di pressione e della forza di Coriolis.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Condizioni di stabilit
Nel caso di condizioni di neutralit neutralit della stabilit, le spinte di galleggiamento atmosferiche sono trascurabili. Qualora la stabilit stabilit sia neutra, neutra lenergia turbolenta deriva sia dallattrito del vento originato dalla superficie terrestre che dal cambiamento di direzione in funzione della quota. Nel caso di condizioni di instabilit instabilit ai precedenti termini si aggiungono le spinte di galleggiamento dovute principalmente ai moti convettivi originati dai flussi di calore sensibile ceduti dal terreno allaria che lambisce la superficie. Le condizioni di stabilit stabilit atmosferica in generale capitano di notte. notte In questo caso il terreno freddo e verso opposto rispetto a quelli ascensionali tipici delle condizioni di instabilit.
Dott. Ing. Tomaso Vairo

lo strato superficiale di aria pi freddo di quello soprastante. In questo caso i moti convettivi hanno

Vento
La direzione e la velocit del vento a livello superficiale (usualmente misurato a 3 o 10 m) ed in quota, unitamente alla persistenza permettono di disegnare la rosa dei venti. In generale la rosa dei venti suddivisa in 16 settori (22.5 cad). La persistenza viene definita come il numero di volte in cui il vento soffia in una determinata direzione (settore della rosa dei venti) per un determinato numero di ore nellambito di un periodo di riferimento (in generale un anno). La turbolenza del vento misura il numero e la consistenza delle fluttuazioni nellunit di tempo. I fattori che maggiormente

condizionano la turbolenza ventosa sono il gradiente di velocit del vento e la rugosit del terreno.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

10

Vento
La velocit del vento varia con la quota essendo nulla a contatto con la superficie terrestre (ipotesi di assenza di slittamento). Il profilo di velocit dipende anche dalla rugosit superficiale e dal periodo della giornata. In genere, nellemisfero boreale (nord) il vento cambia direzione ruotando in senso orario. Nellemisfero australe (sud) il vento ruota in senso antiorario.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Rugosit superficiale
Un altro aspetto che condiziona significativamente la dispersione gassosa la rugosit del terreno. In meteorologia tutti i terreni pi o meno accidentati e pi o meno costruiti sono aerodinamicamente rugosi. Un terreno aerodinamicamente rugoso quando il flusso a valle turbolento. Su una superficie rugosa il flusso non dipende dalla viscosit del fluido ma solo dalla lunghezza della rugosit. La lunghezza della rugosit dipende dalla altezza e dalla distanza degli elementi che generano la turbolenza. Detta laltezza media degli elementi rugosi e z0 la lunghezza di rugosit si ha: = z0 / k k una costante che a seconda degli autori e della tipologia di terreno varia tra 7.35 e 30.
Dott. Ing. Tomaso Vairo

11

Irraggiamento solare
La climatologia terrestre quasi completamente regolata dallassorbimento ed emissione di energia radiativa da parte della terra e dellatmosfera. La temperatura media terrestre costante su tempi medio lunghi. Ci sta a significare che

otticamente attivi presenti in atmosfera, O2 O3 H2O e CO2, sono in grado di assorbire ed emettere energia radiativa.

complessivamente la terra e latmosfera cedono per irraggiamento tanta energia quanto quella assorbita dal sole. Latmosfera gioca un ruolo fondamentale nel bilancio radiativo complessivo. Essa regola sia la frazione di energia radiante, che effettivamente giunge a terra, sia quella ceduta allo spazio. Latmosfera non completamente trasparente: i gas

Latmosfera terrestre caratterizzata da una finestra di trasparenza per la radiazione elettromagnetica nellintervallo 300-800 nm. Si noti che circa il 40% dellenergia emessa dal sole concentrata nella regione 400-700 nm
Dott. Ing. Tomaso Vairo

Irraggiamento solare
Il flusso di energia solare integrato lungo tutto lo spettro elettromagnetico che passa attraverso una superficie ortogonale alla radiazione e posta nel vuoto lungo la traiettoria terrestre pari a 1370 W/m2.
Una frazione dellenergia irraggiata dal sole che arriva sulla terra viene direttamente riflessa verso lo spazio. Si parla di albedo planetario: planetario Rp = 0.3. La superficie terrestre irraggia un flusso superiore (390 W/m2) a quello effettivamente ceduto allo spazio (240 W/m2) in quanto le

nubi, il vapor acqueo ed i gas serra assorbono e riemettono una frazione di tale energia. il flusso netto di energia radiativa va dalla terra allatmosfera.
Dott. Ing. Tomaso Vairo

Radiazione solare fuori dellatmosfera e a livello del mare.

Dato che la superficie terrestre mediamente a temperatura superiore rispetto allatmosfera,

12

Ruolo della temperatura


Il galleggiamento gioca un ruolo fondamentale a livello atmosferico nel mantenimento o nella riduzione dellenergia turbolenta. Di notte lo strato limite atmosferico stabilmente stratificato dato che il terreno pi freddo dellaria soprastante. Quando il sole sorge con cielo limpido, la radiazione scalda pi velocemente il terreno rispetto allaria soprastante. Ci conduce alla turbolenza dello strato immediatamente a contatto con il suolo. Laria calda salendo produce una miscelazione vigorosa dello strato limite convettivo. La turbolenza dello strato limite convettivo continua a crescere nel corso della giornata. Nel tardo pomeriggio laria raggiunge la stessa temperatura del suolo. Si ha una condizione adiabatica con assenza di scambio di calore tra suolo ed aria. Alla sera la temperatura dellaria supera quella del suolo conducendo ad una stratificazione stabile. Lo strato stabile cresce di spessore nel corso della notte. In genere, la velocit del vento di notte molto bassa.
Dott. Ing. Tomaso Vairo

Condizioni di stabilit
Una delle sorgenti di turbolenza quella dovuta al gradiente verticale della temperatura atmosferica. Un volumetto di aria che viene spinto verso lalto incontra una pressione inferiore e quindi espandendosi si raffredda. In condizioni adiabatiche, adiabatiche dette anche neutre, neutre con aria secca il gradiente di temperatura : dT / dz = -0.01 C / m

quindi in condizioni adiabatiche si ha una diminuzione di 1C ogni 100 m.


A = instabile, superadiabatico
stabilit

B = neutro, adiabatico C = stabile, subadiabatico D = pi che stabile, isotermo F = molto stabile, inversione

Dott. Ing. Tomaso Vairo

13

Condizioni di stabilit
A: Le condizioni superadiabatiche, dT/dz < 0.01 C/m, sono date da un forte irraggiamento o dal passaggio di aria fredda su un terreno caldo. Ci favorisce i moti convettivi e quindi linstabilit atmosferica. B: il profilo dT/dz = 0.01 C/m individua la condizione adiabatica. Si parla anche di condizione neutra che associata a cielo coperto, nuvoloso e a venti da moderati a forti. C: il profilo 0.01 < dT/dz < 0 C/m individua una condizione subadiabatica che favorisce la stabilit. D: il profilo dT/dz = 0 C/m individua la condizione isoterma che favorisce significativamente la stabilit. F: il profilo dT/dz > 0 C/m individua una condizione di inversione che impedisce ogni moto convettivo ascensionale ed quindi la situazione pi favorevole per la stabilit atmosferica.
Si ha in genere inversione termica di notte con cielo stellato e venti moderati. In questo caso

il terreno dissipa calore per irraggiamento e lo strato di aria adiacente si raffredda maggiormente rispetto agli strati superiori. La stratificazione risultante impedisce ogni
ulteriore mescolamento conducendo ad una stagnazione atmosferica. atmosferica

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Condizioni di stabilit classi di Pasquill


Nel 1961 Pasquill propone le seguenti classi di stabilit stabilit meteorologica. meteorologica Tali classi verranno successivamente utilizzate in modo esteso per classificare le condizioni meteo e con esse i coefficienti di dispersione atmosferica relativi ai modelli gaussiani (gas galleggianti). Esistono altres modelli di dispersione di gas densi che si basano sulle classi di Pasquill.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

14

Condizioni di stabilit classi di Pasquill


possibile individuare una relazione diretta tra classe di stabilit di Pasquill e gradiente di temperatura. Ri il numero adimensionale di Richardson che misura il rapporto tra la spinta di galleggiamento e lo sforzo turbolento.

Pasquill (1961), propone anche una relazione tra classe di stabilit ed ampiezza del pennacchio in funzione della distanza dalla sorgente.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Ruolo della turbolenza


Descrivendo qualitativamente il ruolo della turbolenza nella dispersione atmosferica di un composto occorre confrontare la dimensione della nube (per semplicit parleremo di rilascio istantaneo, puff) rispetto alla dimensione del vortice turbolento. (1) Se il puff pi grande dei vortici turbolenti allora essi contribuiscono a trascinare aria allinterno del puff facendolo gonfiare con conseguente diluizione della specie trasportata (2) Se il puff pi piccolo dei vortici questi non lo diluiscono ma lo spostano spazialmente deformandolo. (3) Se il puff ha dimensione confrontabile con i vortici si ha una sovrapposizione dei fenomeni descritti in precedenza, (1) + (2).

Dott. Ing. Tomaso Vairo

15

Ruolo della turbolenza


La dimensione del pennacchio perpendicolare allasse originato dalla direzione del vento definita in termini di deviazione standard della distribuzione di concentrazione in quanto, in generale, la distribuzione di concentrazione approssimabile con una Gaussiana. In realt se si fotografa istantaneamente il pennacchio possibile evidenziare un andamento pi articolato e serpeggiante con il moto del vento. Se il tempo di osservazione si accresce, lapprossimazione Gaussiana diviene sempre pi affidabile. Inoltre la deviazione standard del profilo di concentrazione trasversale cresce con il tempo di osservazione.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Lapproccio modellistico
La descrizione quantitativa della dispersione di inquinanti in atmosfera viene anche definita con i seguenti termini: Diffusione turbolenta; turbolenta Diffusione atmosferica; atmosferica Dispersione turbolenta. turbolenta Esistono due approcci per la modellazione della dispersione turbolenta: approccio Euleriano; Euleriano approccio Lagrangiano. Lagrangiano Un modello Euleriano descrive la concentrazione delle specie rispetto ad un volumetto di controllo inserito in un sistema di coordinate fisso. Un modello Lagrangiano descrive i cambiamenti di concentrazione rispetto al fluido in movimento. Il modello si basa sulla descrizione della traiettoria di particelle di fluido. Dato che la diffusione turbolenta caratterizzata da velocit puntuali random, si introduce il concetto di probabilit di trovare la particella di fluido in uno specifico volumetto (pdf pdf: pdf: probability density function). function
Dott. Ing. Tomaso Vairo

16

Lapproccio modellistico
Focalizzando lattenzione sullapproccio approccio Euleriano, Euleriano una delle possibili catalogazioni dei modelli di dispersione la seguente (Lees 1996): Modelli basati sullequazione di convezione-diffusione (detti anche modelli K); Modelli statistici; Modelli di somiglianza (similarity); Modelli a scatola (box), a lastra (slab), a bombetta (top-hat). Una ulteriore distinzione tra modelli di dispersione quella basata su:
Dispersione passiva

gas leggeri o galleggianti gas densi o pesanti

dispersione passiva

spinta di galleggiamento negativa


Gas denso

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Lequazione di convezione - diffusione


Lequazione di convezione-diffusione per un gas in coordinate rettangolari :

con c la concentrazione del gas (assenza di reazione); u, v, w le componenti di velocit longitudinale, trasversale e verticale; Kx, Kx Ky, Ky Kz i coefficienti di diffusione del gas (ipotesi di anisotropia). A seconda delle ipotesi di semplificazione (isotropia della diffusione, costanza o assenza della/delle componenti di velocit) lequazione di convezione-diffusione pu avere una soluzione analitica. analitica Altrimenti occorre integrarla numericamente. numericamente

Dott. Ing. Tomaso Vairo

17

La turbolenza
Le equazioni di NavierNavier-Stokes, Stokes ma anche quelle pi ridotte ottenute da specifiche ipotesi semplificative, descrivono in principio la concentrazione, velocit e temperatura dellatmosfera. Nonostante tali equazioni siano comunque valide, la loro soluzione impedita dal fatto che il flusso atmosferico turbolento. turbolento Il flusso turbolento irregolare e casuale (random random) random sicch le componenti della velocit in ogni punto cambiano in modo random nel tempo. Dato che le componenti della velocit sono random, il loro esatto valore non pu essere predetto in modo esatto. Tali equazioni sono quindi caratterizzate da variabili dipendenti che sono funzioni random. Di conseguenza tali equazioni non possono essere risolte in modo esatto. Al contrario ci si pu accontentare di determinare delle opportune funzioni probabilistiche mediate per la concentrazione, velocit e temperatura. Sia i modelli Euleriani che quelli Lagrangiani non sono in grado di determinare la soluzione esatta relativa alla concentrazione media, anche di una specie inerte, in un flusso turbolento.
Dott. Ing. Tomaso Vairo

La dispersione passiva (gas leggeri)


La dispersione di un gas leggero avente una spinta di galleggiamento neutra (o praticamente neutra) definita: dispersione passiva. In generale la spinta di galleggiamento neutra data o dallelevata elevata diluizione del gas emesso bassa concentrazione) (bassa concentrazione oppure dal suo peso molecolare simile a quello dell dellaria circostante (in questo caso occorre che la temperatura del gas emesso e quella dellatmosfera siano similari). Lo studio di questa tipologia di modelli ha avuto principalmente origine per descrivere le emissioni da camino. Questi modelli descrivono altres la dispersione di sostanze a seguito di emissioni istantanee e continue da terra.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

18

La dispersione passiva (gas leggeri)


Sperimentalmente stato rilevato che sia per rilasci istantanei che per quelli continui da una sorgente puntiforme situata a terra i profili di concentrazione sono Gaussiani. Gaussiani Al contempo per entrambe le tipologie di rilascio la variabilit variabilit della concentrazione cresce con il tempo di campionamento della misura. misura Il pennacchio generato da un rilascio continuo tende a serpeggiare. serpeggiare Ne consegue che la dispersione dovuta alla turbolenza risulta accresciuta. La concentrazione a valle del punto di emissione dipende dall dallintensit intensit della sorgente purch questultima non sia responsabile in modo significativo del moto convettivo ceduto al fluido emesso. Per lemissione continua e puntiforme la concentrazione inversamente proporzionale alla velocit media del vento.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

La dispersione di gas densi


Con il termine gas gas densi gas pesanti) densi (o gas pesanti si intendono quei gas la cui densit [kg/m3] maggiore rispetto a quella dellaria atmosferica. Un elevato numero di gas dellindustria di processo hanno una spinta di galleggiamento negativa, sono cio gas densi. Sono proprio questi gas a giocare un ruolo rilevante nella stima del rischio. Qualche esempio: idrocarburi, idrocarburi cloro, cloro ammoniaca, ammoniaca acido fluoridrico, fluoridrico ossigeno, ossigeno Si rammenta che la densit di un gas, , dipende dal: peso molecolare, temperatura del gas, presenza di uno spray liquido, temperatura ed umidit dellaria circostante.

Se un gas ha peso molecolare superiore a quello dellaria e la sua temperatura uguale o inferiore a quella atmosferica allora denso.
Si possono avere gas con peso molecolare pi basso di quello dellaria che hanno comunque una densit superiore a causa della bassa temperatura.
Dott. Ing. Tomaso Vairo

19

La dispersione di gas densi


La presenza di uno spray liquido pu rendere il gas denso. denso Levaporazione delle goccioline di liquido sottrae calore al gas facendolo raffreddare.

La densit della nube di gas funzione anche della umidit dellaria. La condensazione delle
goccioline di acqua cede calore alla nube facendola scaldare. In genere una nube di gas tende ad avere una densit maggiore quando si mischia con aria secca piuttosto che umida. Infatti se la nube fredda in presenza di aria secca, si ha una

condensazione delle goccioline di acqua (umidit) inferiore rispetto alla presenza di aria umida. Dato che la condensazione libera calore, allora laria umida si scalda di pi di quella secca e la sua densit risulta inferiore. inferiore Una serie di esperimenti ha permesso di evidenziare che la dispersione di gas quali propano, propano GNL, GNL ammoniaca, ammoniaca cloro ed acido fluoridrico produce delle nubi dense.

N.B.: N.B. la nube di gas denso disperdendosi trascina aria e si diluisce. Diminuisce cos la sua densit finch si passa da dispersione di gas denso a dispersione passiva tipica cio di gas aventi spinta di galleggiamento neutra.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

La dispersione di gas densi alcuni esempi


Cloro: Cloro il PM del Cl2 70.91 mentre quello dellaria 28.84. Quindi anche alla temperatura atmosferica il cloro denso. denso A maggior ragione quando viene emesso liquido e vaporizza dato che Teb = 34C.

Metano: Metano il PM del CH4 16 quindi decisamente pi leggero dellaria. Comunque alla temperatura di ebollizione normale, 161C, il metano pi denso dellaria.

Ammoniaca: Ammoniaca il PM della NH3 17 quindi pi leggera dellaria anche alla temperatura di ebollizione normale, 33C. Comunque le nubi di ammoniaca tendono ad essere pi pesanti dellaria a causa della presenza di uno spray liquido. liquido

Dott. Ing. Tomaso Vairo

20

La dispersione di gas densi evidenze sperimentali


Gli esperimenti condotti da van Ulden nel 1974 su gas densi misero in evidenza un completo disaccordo con lipotesi di distribuzione gaussiana della concentrazione e quindi con le risultanze dei modelli gaussiani. Ci significa che occorre sviluppare una serie di modelli ad hoc per gas densi basati su ipotesi ed equazioni differenti rispetto a quelle della dispersione passiva.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

Comportamento di un gas denso


Quando una nube di gas denso viene emessa (ad esempio a seguito dello scoppio di un serbatoio) si ha subito un trascinamento di aria in ragione di un rapporto di 1010-20 a 1. 1 Il comportamento della nube successivamente influenzato dalla gravit gravit. Si hanno le seguenti fasi: collasso gravitazionale. gravitazionale La nube si schiaccia a terra allargando velocemente il proprio raggio e riducendo conseguentemente laltezza;

negativa;

diffusione gravitazionale. gravitazionale La nube si diffonde sul terreno ancora gravata da una spinta dispersione passiva. passiva La diluizione originata dallaria trascinata conduce ad una dispersione

avente spinta di galleggiamento neutra.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

21

Comportamento di un gas denso


La differenza di densit densit esistente tra la nube gassosa e latmosfera circostante ha quattro effetti principali: si ha una significativa accelerazione orizzontale della nube; nube si ha uno sforzo tangenziale dovuto al gradiente di velocit velocit; si ha uninibizione inibizione del mescolamento verticale ad opera della turbolenza atmosferica e causato dalla stratificazione. stratificazione Il mescolamento della nube cio poco sensibile alla classe di stabilit stabilit meteorologica; meteorologica influenza sullinerzia inerzia della nube.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

La dispersione di gas densi eventi scatenanti


La dispersione di gas denso ha in genere origine dal rilascio di un gas liquefatto. liquefatto Si hanno le seguenti casistiche: Rilascio da serbatoio pressurizzato Piccolo foro nella zona gas del serbatoio quantit di moto nube di gas denso getto di vapore che dissipa velocemente la propria

Grande foro, rottura catastrofica, nella zona gas del serbatoio rapida evaporazione di una frazione vapore + precipitazione di goccioline di liquido alla temperatura di ebollizione normale Foro nella zona liquida del serbatoio gassosa Rilascio da serbatoio refrigerato Sversamento su terreno pozza che si allarga e vaporizza. vaporizza La velocit di vaporizzazione funzione del calore ceduto alla pozza dal terreno e tende a diminuire con il tempo. Spesso il terreno sottostante la Sversamento su acqua produzione di un getto bifase con evaporazione di una frazione

pozza ghiaccia a causa della vaporizzazione


Rilascio a getto

pi fredda dellatmosfera circostante.


Dott. Ing. Tomaso Vairo

la vaporizzazione pu avvenire in volo prima che il getto tocchi terra. La nube risultante

22

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

23

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

ALOHA esempio applicativo di modello cfd


Il termine di sorgente pu essere: emissione diretta, diretta da pozza, pozza da serbatoio, serbatoio da tubazione

Dott. Ing. Tomaso Vairo

24

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

25

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

26

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

ALOHA esempio applicativo di modello cfd

Dott. Ing. Tomaso Vairo

27

Bibliografia
Lees, F.P., Loss Prevention in the Process Industries, Voll. 1-2-3, Butterworth, 1996; Lees, F.P., Loss Prevention in the Process Industries, Vol. 1-2-3, Butterworth-Heinemann, 2004; Gifford, F. A. Atmospheric dispersion calculations using generalized Garrison plume model, Nuclear Safety, 2, 56, 1961; Gifford, F. A. Use of routine meteorological observations for estimating atmospheric dispersion, Nuclear Safety, 2, 56, 1961; Liou, K.N., Radiation and Cloud Processes in the Atmosphere, Oxford University Press, Oxford, 1992; Pasquill, F. The estimation of the dispersion of windborne materials, Metallurgical Magazine, 90, 33, 1961; Seinfeld, J.H., Pandis, S.N., Atmospheric Chemistry and Physics, Wiley-Interscience, New York, 1997.

Dott. Ing. Tomaso Vairo

LA SCIENZA E LA TECNICA RENDONO SICURO IL LAVORO GENOVA, PALAZZO S. GIORGIO 29 30 OTTOBRE 2009

Grazie per l lattenzione

Dott. Ing. Tomaso Vairo


ARPAL UTCR Grandi Rischi

28

Potrebbero piacerti anche