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aprile/maggio 2013

Finale di stagione con gli archi virtuosi di Salvatore Accardo Sofia Gubaidulina a Bologna per Musica Insieme COntemporanea

Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 1, DCB (Bologna) - Bimestrale n.2/2013 anno XXII/BO - 2,00

Loro di Napoli risplende con Sollima, Florio e i Turchini

SOMMARIO n. 2 aprile - maggio 2013


Musica a Bologna - I programmi di Musica Insieme
di Fabrizio Festa

Editoriale
Prima che il sipario cali

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MICO - Musica Insieme COntemporanea


Conversazione con Sofia Gubaidulina
di Fulvia de Colle

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Interviste
The Nash Ensemble of London di Cristina Fossati Antonio Florio - Giovanni Sollima di Fabrizio Festa Emanuel Ax di Fulvia de Colle Salvatore Accardo di Valentina De Ieso

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Il profilo
Antonn Dvor k
di Giordano Montecchi

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I luoghi della musica


Donato Creti: la Pala di SantIgnazio
di Maria Pace Marzocchi

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Il calendario
I concerti aprile / maggio 2013

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Per leggere
Lezioni di musica: da Bollani alla cameristica
di Chiara Sirk

Da ascoltare
Un ponte tra i generi: Sollima, Bacchetti, Pieranunzi di Lucio Mazzi

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In copertina: Giovanni Sollima (foto di Gian Maria Musarra)


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MI

MUSICA INSIEME

EDITORIALE

PRIMA CHE IL SIPARIO CALI


Quattro concerti prima che il sipario cada su questa ventiseiesima stagione. Quattro concerti importanti. Quattro concerti che peraltro bene esemplicano la sostanza della nostra programmazione. Il camerismo a geometria variabile del Nash Ensemble (al suo debutto a Bologna) precede la straordinaria esperienza/esperimento che ha visto unirsi due talenti molto diversi tra loro, eppure afni: quello del violoncellista compositore Giovanni Sollima con quello di Antonio Florio, fondatore de I Turchini e grande esperto della letteratura antica e barocca in quel di Napoli. Due modi davvero diversi dintendere la musica da camera. Da un lato il Nash, che dir la sua sul repertorio tra Sette e Ottocento, dallaltra chi, come Florio coi suoi Turchini e Sollima, riesce a raccontare il barocco facendolo sentire in tutta la sua vivace modernit. Il tutto a precedere il recital di un interprete che ha fatto la storia della musica dei nostri anni: Emanuel Ax. Denirlo pianista riduttivo. Il suo
Foto: Maurizio Guermandi

LAuditorium Manzoni gremito per il concerto di Evgenij Kissin, ospite di Musica Insieme il 29 ottobre 2012

strumento come nei casi di altri ospiti illustri di Musica Insieme, quali Brendel, Pollini, Zimerman solo un mezzo per indagare questarte e questa scienza che chiamiamo appunto musica. Unindagine affascinante, seduttiva persino. Ma pur sempre unindagine che presuppone competenze altissime e manualit specialistica, in un eccezionale collegamento tra mano e cervello. A ricordarcelo, proprio nellultimo concerto, sar Salvatore Accardo, alla testa della sua Orchestra da Camera Italiana. Un sodalizio artistico quello tra il violinista napoletano e Musica Insieme che esempio di un altro dei segni distintivi della nostra programmazione. Da un lato, lasciare che il pubblico entri nel mondo della musica da porte diverse, per ascoltarlo nelle sue innite sfaccettature; dallaltro, costruire solidi percorsi assieme ai grandi interpreti, s da offrire opportunit importanti e signicative per meglio apprezzare e conoscere appunto la musica. Che noi intendiamo come componente essenziale della vita civile. Tant che prima che il sipario cali su questa stagione e gi pensando alla prossima, la nostra gratitudine va proprio a chi il pubblico, i nostri abbonati, i nostri sostenitori rende possibile una programmazione che spicca per attualit e originalit nel panorama non solo italiano, ma europeo. E questo dato ben noto anche ai grandi interpreti, che non a caso scelgono il nostro palcoscenico, consapevoli peraltro proprio della maturit del nostro pubblico.

Fabrizio Festa

MI

MUSICA INSIEME

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MICO - Musica Insieme COntemporanea 2013 / LINTERVISTA

SOFIA GUBAIDULINA

Si conclude lottava edizione della rassegna dedicata da Musica Insieme alla contemporaneit, con un momento speciale: la presenza, domenica 7 aprile, di Sofia Gubaidulina a Bologna, in occasione del ritratto che MICO le dedica con la collaborazione del FontanaMix Ensemble di Fulvia de Colle
fondo afato spirituale e religioso che da sempre pervade le opere di Soa Gubaidulina: Sieben Worte, per violoncello, bayan e archi, che nella versione originale pubblicata nellUnione Sovietica nel 1982 copriva il riferimento alle ultime sette parole di Cristo sulla Croce con il pi laico titolo di Partita. In attesa di incontrarci a Bologna, Soa Gubaidulina ha accettato di scambiare con noi alcune considerazioni sulla sua attivit e poetica musicale.
Lei ha affermato di avere la sensazione che un brano non sia completo prima dellincontro con i suoi interpreti, e che il compositore svolga soltanto met del lavoro, perch laltra met appartiene agli esecutori. Che cosa si aspetta dunque dallo scambio e dallinterrelazione con gli artisti nel momento in cui provano le sue opere?

Le scelte di Sofia

ue concerti coroneranno, in aprile, lVIII edizione di MICO - Musica Insieme COntemporanea, ed insieme i due ritratti che questanno abbiamo dedicato ad altrettante, fondamentali gure del panorama compositivo: Soa Gubaidulina e Georges Aperghis. Se il ritratto di Aperghis chiuder la rassegna luned 15 aprile, con tre dei suoi pi interessanti lavori, tra i quali La Nuit en Tte per soprano e orchestra, Soa Gubaidulina sar protagonista, domenica 7 aprile, di un momento particolarmente signicativo, e non solo per la nostra rassegna: la compositrice russa sar infatti presente a Bologna per incontrare la stampa e il pubblico presso lOratorio di San Filippo Neri, in occasione del concerto a lei dedicato. A questo appuntamento con la sua opera dar un contributo essenziale la collaborazione tra FontanaMix e Zipangu Ensemble, ai quali si aggiungeranno due solisti importanti come Corrado Rojac, virtuoso di bayan, una particolare sarmonica cromatica a bottoni tipica della tradizione russa, ed Eva Zahn, primo violoncello dellOrchestra del Teatro Comunale di Bologna. Sar quindi unoccasione dascolto altrettanto rara e preziosa, in quanto il programma prevede lesecuzione di tre brani importanti della produzione della Gubaidulina, composti fra gli anni Ottanta e i primi Novanta, ed incentrati sul suono degli archi. Il primo

lavoro in programma, Silenzio (1991), racchiude cinque brevi pezzi per bayan, violino e violoncello, dove sin dal titolo si evidenzia una relazione con la losoa compositiva di John Cage, in particolare per il ruolo essenziale assegnato appunto al silenzio come elemento musicale. Seguir il Quartetto per archi n. 4, commissionato allautrice dal Kronos Quartet nel 1993, e appartenente ad una serie di opere che ne hanno consacrato la fama negli Stati Uniti in brevissimo tempo, a partire dal 1985, ossia da quando il governo sovietico ha consentito alla compositrice di lasciare la patria alla volta dellOccidente. Inne, unopera fondamentale per (ri)conoscere il pro-

So che chi interpreta la mia musica prende le mosse da una conoscenza assai approfondita sia della partitura completa che delle singole parti di ciascuno strumento, ed arriva quindi al momento della prova ben preparato e del tutto in grado di suonare esattamente le note che io ho scritto. Ma questa soltanto una delle precondizioni, seppure molto importante, per unesecuzione autentica. Ci che mi aspetto in pi dagli interpreti che scoprano lo spirito che sta dietro alla musica scritta, e che nella loro esecuzione sappiano aggiungere unenergia

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MI

MUSICA INSIEME

e un fuoco interiore che appartiene solo a loro, cos da farne uninterpretazione davvero ispirata. essenzialmente questo il senso delle prove a cui partecipo insieme agli esecutori.
Parlando delle sue composizioni: come ascoltatori restiamo spesso incantati dallintrecciarsi di unispirazione cos intima e spirituale con un senso vigoroso, quasi architettonico, della struttura. una sensazione che - seppure non siamo in grado di afferrarla appieno - ci assale con forza: nel suo approccio alla composizione, segue un processo particolare?

tate troppo stanche.


In occasione del concerto MICO del 7 aprile, ascolteremo alcuni dei suoi pezzi pi celebri, come Silenzio, dove percepiamo appunto questo silenzio, che il terreno sopra il quale cresce qualcosa, come ha avuto modo lei stessa di affermare. Nel Quartetto per archi n. 4 invece vi sono tecniche molto particolari di produzione del suono (lo sentiamo chiaramente ad esempio allinizio del brano): che importanza riveste il suono in s nel suo processo compositivo?

musica insieme contemporanea CALENDARIO APRILE 2013


2013 domenica ore 20.30 7 aprile Oratorio di San Filippo Neri

FONTANAMIX ENSEMBLE ZIPANGU ENSEMBLE Eva Zahn violoncello Corrado Rojac bayan
Musiche di Gubaidulina
2013 luned ore 20.30 15 aprile Oratorio di San Filippo Neri

Per essere nelle condizioni di comporre, devo avere la mente sgombra e lucida, e sentirmi libera dagli obblighi, dalle preoccupazioni e dalla routine di tutti i giorni. Soltanto in una situazione come questa sono in grado di trovare la piena concentrazione, che mi rende di conseguenza aperta allispirazione. Per me non c ispirazione senza concentrazione.
Lei riceve quasi quotidianamente richieste e commissioni di nuovi lavori per questo o quel solista, ensemble, orchestra, trovando perci in un certo senso un organico gi predenito: ma potendo scegliere, quali sono le sue preferenze?

FONTANAMIX ENSEMBLE Valentina Coladonato soprano Annamaria Morini flauto Francesco La Licata direttore
Musiche di Xenakis, Aperghis, Romitelli

del suo paese, o al legame di alcuni strumenti con la funzione religiosa e spirituale della musica?

La questione del suono senza dubbio fra le pi importanti nel mio processo compositivo. E ci coinvolge differenti aspetti della produzione del suono, e svariati fenomeni timbrici e acustici.
Per concludere, lelemento religioso, potentissimo, delle Sieben Worte ha da parte sua una lunga tradizione musicale, che arriva a Schtz e Haydn, per citare soltanto due nomi fra i pi celebri. Qual stato il suo approccio a questo momento cos tragico e fondamentale della narrazione evangelica?

La spiritualit non riveste un ruolo specico nella mia scelta di questo o quello strumento. Quanto al bayan, che lei ha menzionato pocanzi, si tratta soltanto di una particolare declinazione della vostra sarmonica, o comunque di uno strumento popolare in Italia come in Germania e Scandinavia, o nei Paesi Bassi.
Dopo il compositore e linterprete, ecco il pubblico. Come percepisce dal suo punto di vista la situazione attuale nel campo della musica contemporanea? Come ritiene dovrebbe accostarsi un ascoltatore alla sua opera?

In verit preferisco in alternativa o la musica orchestrale pura, o una musica (ivi compresa quella cameristica) nella quale uno o pi solisti si contrappongano ad un ensemble. Per me non poi cos importante per quale strumento o combinazione strumentale devo scrivere, mentre trovo sempre utile conoscere personalmente linterprete di un mio nuovo lavoro.
Nei precedenti concerti di Musica Insieme COntemporanea 2013 abbiamo eseguito alcune sue opere, come In croce, Der Seiltnzer, Lamento, dove spesso compaiono strumenti e combinazioni strumentali per cos dire non abituali: ci dovuto forse ad una particolare relazione con la musica popolare

Mi sembra di notare che oggi il pubblico dei concerti sia spesso molto stanco, a causa del lavoro stressante che si trova a dover svolgere durante il giorno. Questa stanchezza non gli permette talvolta di seguire il concerto con quella concentrazione mentale necessaria ad una piena comprensione della musica che si trova ad ascoltare. Daltronde, oggi purtroppo non soltanto i frequentatori abituali dei concerti, ma la nostra cultura in generale, persino la nostra civilt sono diven-

Le parole di Cristo durante la Passione evocano in me sentimenti assai profondi. Questi sentimenti, queste sensazioni, tuttavia, e la loro trasposizione in musica sono molto personali ed intimi, perci vogliate perdonarmi se non sono in grado di esprimerli a parole o di parlarne pubblicamente. Dovrete limitarvi ad ascoltare la mia musica!.

ACQUISTO BIGLIETTI

PREZZI: Posto unico 10. Abbonati Musica Insieme, studenti Universit e Conservatorio 7.

I biglietti saranno in vendita presso lORATORIO DI SAN FILIPPO NERI (Via Manzoni, 5 Bologna), il giorno del concerto a partire dalle ore 19.

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MUSICA INSIEME

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LINTERVISTA

THE NASH ENSEMBLE OF LONDON

Abbiamo scambiato alcune battute con lensemble che Musica Insieme presenter per la prima volta a Bologna, un ensemble multiforme nellorganico quanto nellampiezza delle scelte musicali di Cristina Fossati
loriginalit delle scelte di repertorio e di organico a tenere vivo linteresse dei musicisti e del pubblico per oltre 48 anni!.
Qual stato il pi importante riconoscimento ricevuto nella vostra lunga carriera?

Oltre ogni paragone

nsemble residente presso la Wigmore Hall di Londra e denito dal Times come la migliore formazione che ogni compositore desidererebbe avere: conosciamo meglio il Nash Ensemble, compagine inglese esibitasi nei cinque continenti ed ospite per la prima volta a Bologna, attraverso le parole di Amelia Freedman, Direttrice artistica e fondatrice del gruppo.

Ci racconta come avete scelto il vostro nome?

Ho fondato il Nash Ensemble nel 1964, mentre ero una studentessa della Royal Academy of Music di Londra. Il nome labbiamo mutuato dallarchitetto John Nash, che ha disegnato la splendida terrazza che racchiude lAccademia allinterno di Regents Park, a Londra.
Siete estremamente versatili nel repertorio e nella geometria variabile delle vostre formazioni (e queste sono sicuramente caratteristiche che hanno reso il Nash un ensemble al di sopra di ogni paragone, per citare The Independent): quali le ragioni di questa scelta?

Nel corso della mia carriera sono stata celebrata in molti modi: ho avuto lonore di ricevere il titolo di CBE (Comandante dellOrdine dellImpero Britannico) durante i festeggiamenti per il genetliaco della Regina; inoltre, per ben due volte il Governo francese mi ha conferito la carica di Cavaliere della Legion dOnore. Il Nash Ensemble invece si aggiudicato per due volte i Royal Philharmonic Society Awards, nella categoria musica da camera.
Avete eseguito pi di 250 prime assolute: ci sono compositori con i quali vi sentite in particolare sintonia? E quali sono secondo voi gli autori che oggi meriterebbero una maggiore attenzione?

Ho sempre voluto esplorare una certa variet di repertorio, da Haydn allavanguardia, suonando i lavori pi famosi di ogni genere, cos come le gemme musicali ancora poco conosciute. Inoltre, il Nash collabora con numerosi cantanti e si esibisce in cicli liederistici sia per i concerti alla Wigmore Hall, sia in tourne. La nostra formazione principale composta da 12 musicisti: pianoforte, quartetto darchi, contrabbasso, auto, oboe, fagotto, clarinetto, corno e arpa; a volte aggiungiamo altri strumenti, ad esempio tromba, trombone e percussioni, per eseguire specici brani. Possiamo andare in tour con il trio, cos come in quartetto, in quintetto o in sestetto (come per il nostro concerto bolognese), giungendo no a 12 musicisti. Credo che sia stata

Negli anni abbiamo sostenuto un gran numero di compositori, supportandoli spesso allinizio della loro carriera e continuando a farlo in seguito: tra questi, Mark Anthony Turnage, Sir Harrison Birtwistle, David e Colin Matthews, Simon Holt; amiamo particolarmente le opere di Elliott Carter e di Hans Werner Henze. Abbiamo promosso le musiche di autori cchi che sono tragicamente morti durante la seconda guerra mondiale, come Gideon Klein, Viktor Ullmann, Hans Krasa e Pavel Haas, suonando le loro opere a Londra, New York e Praga.
C un lo rosso che unisce i brani in programma per Musica Insieme?

Desideravo presentare un programma che fosse attraente e vario. C un collegamento tra Dvor k e Brahms, due musicisti che si sono conosciuti e stimati. Dvor k ha denito Brahms come il suo pi grande maestro e amico, e lo considerava un uomo straordinario. Brahms era nel comitato che aveva premiato il giovane Dvor k con una borsa di studio dello Stato austriaco; raccomand la sua musica agli editori e agli stessi interpreti, e di lui disse: possiede tutto il meglio di quello che un musicista deve avere.
Il Quintetto op. 81 di Dvor k tra i brani pi amati del repertorio, con la sua affascinante Dumka: qual secondo lei il segreto del suo successo?

Il Quintetto per archi e pianoforte di Dvor k che eseguiremo a Bologna uno dei pi conosciuti del suo genere, pieno di melodie appassionate, e con quella scrittura vibrante e virtuosistica che cos caratteristica dello stile cco del diciannovesimo secolo.

Foto: Hanya Chlala

INTERVISTA DOPPIA

ANTONIO FLORIO - GIOVANNI SOLLIMA

Florio, fondatore e direttore di un ensemble di riferimento per il repertorio barocco come i Turchini, e Sollima, violoncellista-compositore fra i pi interessanti del panorama odierno, raccontano il loro sodalizio sotto il segno della musica partenopea di Fabrizio Festa
tore. Di conseguenza, quando nalmente ci siamo conosciuti, la sintonia stata immediata. Subito nata la voglia di far musica insieme. Quindi, subito abbiamo visto quale repertorio esplorare, e subito abbiamo pensato a trasporlo su cd. Un incontro risolto con grande semplicit, su un piano informale, in cui ci siamo reciprocamente raccontati e ben presto siamo passati a scambiarci manoscritti e partiture.
Il programma del concerto prevede musiche di compositori napoletani del 700, da cosa nasce la volont di riproporre questo specico repertorio?

Un incontro fatale

ollima e Florio, luno celebrato violoncellista e apprezzato compositore, laltro fondatore dellensemble dei Turchini, studioso e grande conoscitore del repertorio partenopeo: eccoli insieme in un progetto dedicato alla Napoli tra Sei e Settecento, ma con un occhio anche alla musica dei nostri giorni. Cos potremmo riassumere la collaborazione che ha visto unirsi due artisti apparentemente cos distanti tra loro, ma che, proprio lavorando assieme tanto in concerto quanto in studio di registrazione, hanno scoperto di avere pi di un tratto in comune. Anzi, potremmo dire che sembrerebbe essere nato un sodalizio importante, del quale in futuro speriamo proprio di vedere altri esiti.

Come nata la vostra collaborazione?

Foto: Gian Maria Musarra

Antonio Florio: Dal semplice fatto che eravamo a conoscenza reciprocamente del nostro lavoro. Inoltre, avevo avuto modo di apprezzare, ascoltandolo in concerto, il grande talento e il virtuosismo tecnico di Giovanni Sollima, anche col violoncello barocco. Insomma, mi sembrato un musicista straordinario con il quale si doveva avviare una collaborazione. Da qui lincontro e poi la scelta di costruire un programma ad hoc, che abbiamo presentato in concerto e abbiamo voluto subito registrare e pubblicare in cd. Registrarlo stata una scelta dettata dalla comune esigenza di lasciare una sorta di eredit, che andasse oltre loccasione dellascolto dal vivo. In un certo senso, il cd resta ed sempre disponibile. Giovanni Sollima: Ci siamo conosciuti a Napoli, appunto, proprio in occasione di un mio concerto, nel quale suonavo tra laltro anche pagine del repertorio barocco. Del lavoro di Antonio Florio e dei Turchini ero gi un grande fan. Inoltre, in segreto, gi praticavo il violoncello con le corde nude di budello, studiando la prassi della musica antica e indagando il repertorio violoncellistico a partire dal Seicento naturalmente non solo quello partenopeo. Minteressa molto quellepoca della storia del violoncello. stato un momento in certo senso aperto alla sperimentazione, di grandi scoperte, di studio sulle potenzialit tecniche ed espressive dello strumento. Tutti elementi che mi hanno affascinato anche come composiGiovanni Sollima
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Antonio Florio: La storia del violoncello, ed in particolare la storia dei concerti per violoncello e orchestra, passa da Napoli. Per essere pi precisi, accanto al celebrato e anche inazionato repertorio vivaldiano, lunica altra letteratura che contenga un importante corpus violoncellistico proprio quella partenopea tra Sei e Settecento. Dunque, da un lato, sotto il prolo tecnico, ecco la scuola bolognese, dallaltro appunto quella napoletana. Nel nostro lavoro di ricerca abbiamo individuato almeno venti concerti per violoncello e orchestra, il che testimonia dellampiezza del repertorio, tra cui anche quello inedito di Giuseppe de Majo. Giovanni Sollima: Dei compositori napoletani che si sono dedicati al violoncello e dei grandi virtuosi napoletani dello strumento conoscevo di alcuni il nome, di altri anche lopera, come nel caso di Nicola Fiorenza. Come violoncellista e compositore, minteressava moltissimo approfondire lo studio e lanalisi della scuola napoletana, della quale peraltro oggi si sa ancora poco. Una scuola importante, i cui migliori virtuosi si sono poi trasferiti nelle capitali europee della musica, a cominciare da Londra, e compositivamente di fondamentale rilevanza. In estrema sintesi, potremmo dire che a Napoli al violoncello manca solo la parola. Lo si capisce ascoltando gli Adagi di questi concerti, in cui emergono una cantabilit e una temperatura di suono straordinarie, la cui ornamentazione si sviluppa peraltro secondo parametri tipicamente vocali. Insomma, una grande letteratura musicale, in parte ancora sepolta e da scoprire.
Come vi siete accostati allinterpretazione di queste opere?

MI

MUSICA INSIEME

Antonio Florio: Giovanni Sollima ha dimostrato una sensibilit davvero eccezionale, un talento che in tanti anni di carriera ho riscontrato in pochissimi musicisti. versatile, passa con naturalezza da uno stile allaltro, e soprattutto ha una straordinaria capacit di assimilazione. Tant che gli stato facile imparare articolazioni, fraseggi, insomma lo stile di questa musica, addirittura giungendo a suonarla, a mio avviso, meglio di molti che del barocco hanno fatto la loro specializzazione. Giovanni Sollima: Dal mio punto di vista, si tratta di unaltra esperienza, importantissima, che va ad aggiungersi al mio bagaglio personale. Daltronde, ho studiato la prassi barocca. Per questa musica ho sempre avuto un amore viscerale ed una forte curiosit. In certo senso, affrontarla come chiudere anelli che si erano aperti ed attendevano appunto di essere portati a compimento.
Parliamo del brano di Sollima, Fecit Neap. 17..?

Antonio Florio

Antonio Florio: Sono stato proprio io a chiedere a Sollima di comporre un brano per il nostro ensemble, e che prevedesse lui come solista. Mi sembrato il naturale completamento della nostra collaborazione. Lesito stato entusiasmante, il pezzo contenendo peraltro espliciti richiami agli stilemi della musica barocca napoletana. Certo il brano non facile, ci sono ad esempio complessit ritmiche speciche, che hanno richiesto prove accurate, ma sin dallinizio, e durante tutte le prove, le difcolt sono state superate con naturalezza. Daltro canto, avendo fatto noi altre esperienze con la contemporanea (per esempio, ha composto per noi Francesco Pennisi), abbiamo potuto vericare che esiste una certa vicinanza tra il pubblico che segue la musica dei nostri giorni e quello che predilige il barocco. Giovanni Sollima: Il titolo riporta una di quelle false etichette che i liutai amavano mettere sui loro strumenti per farli credere antichi. Il brano lho composto nottetempo, e forse per questo a suo modo notturno, pur nellavvicendarsi di sezioni anche vivaci e brillanti. In certo qual modo, prosegue su quella linea napoletana, di cui dicevo prima: al violoncello manca solo la parola. Ecco quindi linee melodiche, magari appena accennate, che poi vengono subito orite, sebbene con ornamentazioni che non derivano sempre dalla prassi vocale dellepoca, ma appartengono anche ad altre tipologie. Potrei dire che un brano pi a Sud di Napoli: del resto sono palermitano. Ogni blocco si specchia nellaltro, in uno sviluppo che assume quasi la forma del concerto, con il basso continuo numerato, come da prassi barocca. Diciamo che come se avessi ristrutturato un appartamento barocco trasformandolo in un loft: sono rimasti gli elementi originari (gli inssi, le volte, il pavimento, i muri, persino gli odori), e sono riconoscibili, ma nellinsieme appare modicato in maniera altrettanto evidente.
Come raccontereste la vostra collaborazione?

tremmo descrivere come aprire una nestra dopo laltra. Necessaria, per certi versi, visto che si trattato di un arricchimento straordinario.
Antonio Florio, quali sono i punti di forza dei Turchini che ne hanno fatto un ensemble di riferimento per questo repertorio?

Antonio Florio: Prima di tutto ho sempre creduto che un ensemble dovesse caratterizzarsi con una sua specica connotazione. La nostra stata quella, venticinque anni fa, quando ci siamo costituiti, di mantenere sempre vivo il doppio binario tra ricerca musicologica e performance. Una ricerca che, essendosi focalizzata sulla musica napoletana antica, ci ha permesso di far emergere le radici popolari di questo nostro repertorio, tanto in ambito sacro, quanto nel contesto della musica profana. Quindi, ecco che la ricerca si trasformata nei ritmi delle danze, come la sfacciata, o la tarantella, apparendo chiaro a tutti noi, e perci anche al pubblico, quanto soprattutto nel Seicento la musica popolare avesse inuenzato quella darte. Insomma, non siamo mai apparsi come barbuti studiosi pronti a dogmatizzare. Al contrario, proprio la stretta relazione tra ricerca musicologica e prassi esecutiva ci ha permesso di essere spontanei, mostrando un approccio alla performance decisamente diverso da quello di altri ensemble simili al nostro. Il tutto, inne, cercando nei limiti del possibile di mantenere inalterati gli organici, di avere un rapporto lungo e consolidato con strumentisti e cantanti.
Che rapporto ha Giovanni Sollima con il suo strumento come esecutore e come autore, soprattutto nel caso particolare della collaborazione con i Turchini?

Antonio Florio: stata unesperienza entusiasmante. La vorremmo ripetere, magari con un altro programma e con un nuovo brano di Giovanni Sollima. Tutto questo sempre ricordandoci che siamo in Italia, un paese nel quale chi fa il nostro lavoro vive alla giornata, e nel quale quindi difcile pianicare anche limmediato futuro. Giovanni Sollima: Ho gi voglia di farne tante altre con Antonio e con i Turchini. stato quel tipo di esperienza che po-

Giovanni Sollima: Mi sento a mio agio. In questo caso specico, ho visto degli ambienti del suono per me nuovi. Ambienti che per avevo conosciuto in parte n da quando ero ragazzino. Ricordo bene che negli anni della mia formazione palermitana, con gli amici suonavamo anche la musica dei polifonisti siciliani. Quindi potrei dire che da sempre c stata in me questa idea di affrontare la musica barocca. Poi lho studiata, anche incontrando grandi maestri, come Anner Bylsma, e ho continuato ad approfondirla anche sotto il prolo della composizione. Oggi questa esperienza sta in un suo preciso alloggiamento, importante per me tanto come violoncellista quanto come compositore.
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MUSICA INSIEME

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LINTERVISTA

EMANUEL AX

Rendere la musica unattivit quotidiana nelle nostre vite, portare al mondo le note dei maggiori capolavori, da Beethoven e Chopin, che dominano il suo recital bolognese, alla contemporanea. Ax si racconta, con la passione di sempre di Fulvia de Colle
In Italia lamentiamo spesso lignoranza della musica da parte dei giovani, unignoranza dovuta al fatto che il sistema educativo non le dedica spazio nei programmi didattici.

Vivace, con brio

opo quasi tre lustri, torna a Bologna il pianista americano protagonista, nel 1995, di un concerto memorabile per Musica Insieme, che lo vedeva esibirsi in quartetto con colleghi di nome Isaac Stern, Jaime Laredo, Yo-Yo Ma. Dal suo ritorno come solista, nel 1998, a oggi, Bologna ha sentito la mancanza di Emanuel Ax, che il 6 maggio porter al Manzoni un programma incentrato sui suoi autori di riferimento, Beethoven e Chopin, dei quali ha gi lasciato interpretazioni memorabili, con in pi un innesto schoenberghiano la cui scelta lo stesso Ax ci spiegher proprio in queste pagine.

In questi quindici anni il panorama musicale si profondamente modicato. Come vede la situazione della classica dal suo punto di vista?

Credo che oggi vi sia una concentrazione di giovani talenti senza precedenti! Non ho mai riscontrato tanti straordinari interpreti come in questi anni. davvero una situazione eccezionale, mi fa sentire davvero vecchio... [ride]. Parlando ad esempio di musicisti italiani, Enrico Pace un pianista meraviglioso, lo trovo grandioso, poi vorrei citare anche un artista ormai autorevole come Alexander Lonquich, lho ascoltato due anni fa a Tanglewood, e ce ne sarebbero molti altri.
Ma c posto per i nuovi talenti oggi?

Temo proprio che oggi ci accada in tutto il mondo indifferentemente. Ma non solo colpa della scuola, anche una questione legata alla rivoluzione tecnologica. Ai miei tempi non cera un bimbo che non studiasse musica, mentre oggi ci sono uninnit di opzioni e di attivit per i ragazzi, quindi facile che si perda questa tradizione. Ma credo sia importantissimo imparare la musica, o ancora meglio suonare uno strumento sin da bambini, poich ovviamente se la conosci sin dallinfanzia molto pi facile che tu sia interessato alla musica e ai concerti per il resto della vita. come per lo sport, se non sai giocare a calcio difcile che tu vada a vedere una partita. Penso che la cosa pi importante che possiamo fare noi artisti sia di far conoscere ai giovanissimi la bellezza della musica e del suonare uno strumento.
In febbraio, il pi importante festival della canzone italiana, Sanremo, ha avuto fra i suoi ospiti star della classica come Daniel Harding, o una giovane pianista come Leonora Armellini, che ha sostituito peraltro Daniel Barenboim ammalato. Crede che la musica classica dovrebbe in un certo senso oltrepassare i propri conni, e scegliere strade alternative per diventare pi popolare?

idee per avvicinare la musica classica alla vita quotidiana di ognuno di noi questo che a mio avviso dovremmo riuscire a realizzare: far divenire la musica parte della nostra vita normale, come leggere un libro o fare una passeggiata, o assistere a una partita; la musica dovrebbe diventare una comune attivit nella nostra esistenza di tutti i giorni.
Nel suo programma per Musica Insieme, il prossimo 6 maggio, compare il giovane Beethoven dellopera 2, quindi la Patetica, con i primi colpi di coda alla forma tradizionale, e nel mezzo Schoenberg come mai ha scelto di intercalare a Beethoven i brevi pezzi dellopera 19?

Trovo che sia davvero difcile crearsi una carriera concertistica oggi: ci vuole molta fortuna, perch il livello dei talenti straordinario, quindi purtroppo a volte entra in gioco la buona sorte. Mi spiace fare unaffermazione del genere, sarebbe meraviglioso se tutti gli interpreti di grande talento venissero premiati con una corrispondente attivit concertistica, ma purtroppo non c posto per tutti.
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Credo che Schoenberg sia un compositore molto tedesco, come Beethoven in un certo senso. Poi ritengo che entrambi siano assai concentrati, ed abbiano unelevata consapevolezza dellelemento temporale in musica. Lop. 19 di Schoenberg assai pi condensata e breve rispetto alla sonata beethoveniana, e quei pezzi ricordano da vicino lo stile di Anton Webern, uno stile aforistico, dove ogni cosa compressa; tuttavia ritengo che sia stato Beethoven a dare inizio a questo processo, secoli prima. Le ultime sonate pianistiche sono pi condensate, sintetiche, pi brevi delle precedenti: laspetto temporale interessante nella sua musica come in quella di Schoenberg.
Nella seconda parte, un tutto Chopin, con due capolavori come il Notturno op. 55 n. 2 e la Terza Sonata op. 58, due brani composti a breve distanza luno dallaltro ed unatmosfera notturna pervade daltronde il Largo della Sonata. Esiste una qualche sorta di l rouge in questa scelta? Anche se naturalmente sarebbe suf-

Ritengo che nel nostro ambiente vi siano artisti particolarmente dotati per questo: ad esempio il mio amico Yo-Yo Ma un testimonial eccezionale per la promozione della musica, i ragazzi lo adorano! Ed ha talmente tante e buone

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MUSICA INSIEME

C un aspetto importante che accomuna i compositori prescelti per il mio recital: tutti e tre operarono delle vere rivoluzioni sul pianoforte
mio recital: tutti e tre operarono delle vere e proprie rivoluzioni sullo strumento. Beethoven stato il pi grande pianista del suo tempo, ed ha reso il pianoforte brillante e dinamico come mai prima di allora; parimenti, Chopin ha aperto cos tante porte alla tecnica pianistica ed alla combinazione fra romanticismo e polifonia la sua una musica davvero polifonica si sa che Chopin era molto affascinato dal Clavicembalo ben temperato. Il pianismo, il modo di pensare la tastiera in Chopin molto legato a Bach, anche quando non sembra cos. Quindi potrei forse dire che lidea di rivoluzione nella tecnica pianistica attraversa nei secoli tutti e tre i compositori che ho prescelto per il mio recital bolognese.

ciente il fatto che sono due autentici capolavori

S, Chopin complet sia lopera 55 che la Terza Sonata entro il 1844. Circa le motivazioni di questa scelta, non c pianista, direi, che non ami eseguire Chopin! N sono molti gli appassionati che non amino ascoltarlo Non saprei trovare una ragione migliore, se non il fatto che amo profondamente questa musica.
Da Beethoven a Chopin, a Schoenberg, ecco tre modi assai personali e differenti di trattare il pianoforte, e nel caso particolare dei primi due, anche la forma della sonata

Lei inserisce da sempre la contemporanea nei suoi programmi. La musica doggi, si sa, un campo minato, pu provocare grandi passioni, ma suscita ancora grandi resistenze in molta parte del pubblico: qual la sua opinione in merito?

Credo che ascoltare qualcosa di nuovo, specie magari se complesso e diverso dal familiare, sia sempre una sda. E penso che questo principio si possa trasferire dalla musica a molti altri campi dellarte, del sapere e della vita, una condizione piuttosto umana.
Da parte sua, ha eseguito in prima assoluta opere di John Adams, ad esempio, o di Krzysztof Penderecki, Bright Sheng e Melinda Wagner nel panorama musicale odierno, quali compositori meriterebbero a suo avviso maggiore attenzione?

C un aspetto molto importante che accomuna i compositori prescelti per il


Foto: Herny Fair

Sicuramente ci sono molti autori che non conosco c un mondo molto grande, l fuori! Amo molto John Adams e i compositori che lei ha citato, poi vorrei ricordare Christopher Rouse, lo trovo meraviglioso; inoltre apprezzo molto come autori il francese Marc-Andr Dalbavie, la nlandese Kaija Saariaho, ed amo lo stile di Mauricio Kagel. davvero un universo vastissimo, ed io ne conosco soltanto una piccola parte.
Tuttavia attraverso il suo lavoro lei ha molto contribuito alla promozione della contemporanea presso il grande pubblico.

I giovani mi sembrano particolarmente interessati alla nuova musica, il che molto sano. E non parlo solo dei giovani ascoltatori, ma anche e soprattutto dei giovani interpreti, che la apprezzano in maniera naturale, si divertono ad eseguirla e la sapranno portare al meglio allattenzione del pubblico. E forse il fatto che il pubblico della contemporanea sia maggiormente composto da giovani far s che, andando a ritroso, essi arrivino magari un giorno a conoscere Bach
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LINTERVISTA

SALVATORE ACCARDO

Solista, direttore, didatta, e anche autore di una ricca quanto avvincente autobiografia per i tipi di Mondadori, Salvatore Accardo artista cui il nostro paese dovrebbe guardare con gratitudine, e che ci onora della sua amicizia di Valentina De Ieso
Infatti la sua unautobiograa con lo sguardo rivolto in avanti: se da una parte vivissimo il ricordo dei genitori, e di quanto sia importante essere incoraggiati, ma senza venire spinti troppo oltre, oggi Accardo padre di due bambine pu vericare su di loro leffetto meraviglioso della musica, limportanza di viverla sin dallinfanzia

Il miracolo della musica

spite regolare dei Concerti di Musica Insieme n dalle prime edizioni, Salvatore Accardo un artista la cui gura professionale e umana rappresenta per lItalia una ricchezza e un esempio, esempio che la sua attivit didattica come pure la fondazione dellOrchestra da Camera Italiana hanno trasformato in una vera e concreta discendenza: in una scuola insomma, di quelle che soprattutto per gli archi hanno caratterizzato la storia del nostro paese. Potremmo chiedergli di raccontarci dei suoi primi passi come violinista, o degli incontri con Benedetti Michelangeli, Heifetz, Davis: ma per tutto questo invitiamo a leggere la sua autobiograa, pubblicata da pochi mesi, per un racconto appassionante ed insieme pieno di aneddoti gustosi su una vita dedicata alla musica, in tutte le sue declinazioni.

Certo. Nel loro caso poi si tratta di viverla ora in una maniera totale, perch a parte me c anche mia moglie [Laura Gorna, primo violino dellOrchestra da Camera Italiana e fondatrice dellEsTrio, ndr] che musicista, quindi insomma in casa devo dire che la musica impera Una delle mie glie daltronde ha gi imbracciato il violino, segue il metodo Suzuki, che per i bimbi piccolissimi perfetto, facendoli accostare alla musica attraverso il divertimento.
Cosa si potrebbe fare di pi secondo lei in Italia per coltivare una consuetudine con la musica, che in altri paesi un dato consolidato?

teralmente tenuti lontano dalla strada, e noi questi ragazzi dobbiamo salvarli con la musica. una cosa che in un paese come il nostro, con una tradizione musicale cos straordinaria, non si riesce ancora a far capire, e lo trovo inconcepibile. Accanto alla storia, la geograa, la storia dellarte devi studiare la storia della musica, e la musica devi anche ascoltarla, che poi un arricchimento dello spirito. Per poter scegliere poi, devi conoscere, ma se non puoi conoscere non puoi scegliere: e come far un bambino a dire se Mozart gli piace o non gli piace, se non lha mai sentito?.
A proposito di didattica: listituzione dei corsi per archi allAccademia Stauffer di Cremona, nel 1986, ha portato alla formazione di ensemble come il Quartetto di Cremona o il Prometeo, in un momento in cui certo la cameristica non gode di ottima salute, o ancora allOrchestra da Camera Italiana, con la quale lascolteremo a Bologna in maggio. Quali sono le linee guida dellAccademia, ovviamente votata agli strumenti ad arco?

Che cosa lha spinta a ssare tante bellissime esperienze in unautobiograa, che un po un punto della situazione?

Le autobiograe le scrivi quando hai smesso di svolgere lattivit che hai fatto per tutta la vita, e allora succede che abbiano sempre un che di malinconico, perch quando lasci chiaramente c un po di nostalgia; e allora forse il fatto di averla scritta quando sono ancora attivo ha fatto s che questa autobiograa non sia assolutamente malinconica, anzi mi sembra che sia unautobiograa anche in un certo senso divertente. Quella stata un po lidea di fondo, perch avendo letto appunto tante cose di altri artisti che hanno lasciato lattivit, vi trovavo sempre questo senso di dispiacere, per cos dire, ed io volevo essere gioioso.

In Italia non c uneducazione musicale, e purtroppo questa una condizione deleteria, che ci portiamo avanti da un bel po di tempo, anche perch per i bambini la musica una cosa talmente naturale sono aperti a tutto, assorbono ogni cosa. Un bambino pu ascoltare Il auto magico di Mozart dallinizio alla ne e non fa una piega, anzi si commuove e si diverte. Per in Italia non si riesce a farlo capire, mentre lhanno capito altri paesi, come il Venezuela o la Colombia. Di recente sono stato in Colombia per tre settimane, e ho lavorato con unorchestra giovanile, centinaia di ragazzi dai 14 ai 18 anni che attraverso la musica si sono let-

I corsi di Cremona sono stati veramente fondamentali per la crescita di tantissimi giovani musicisti italiani, e poi, a parte tanti gruppi da camera e solisti che girano il mondo e vincono concorsi, ha creato anche nuovi insegnanti. un aspetto fondamentale, perch non puoi insegnare quello che non sai fare. A Cremona arrivavano ragazzi che non avevano idea di cosa fosse la tecnica di base, eppure venivano dal Conservatorio, e con diplomi conseguiti a pieni voti! Ora questa situazione sta nalmente un po mutando: grazie al cambiamento di tantissimi in-

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segnanti, questi giovani da una trentina danni hanno cominciato ad affrontare lo studio in modo diverso.
Parlando dellOrchestra da Camera Italiana, quali pensa siano in questo caso i vantaggi di una formazione comune?

come se fossero venti violini a suonare, anzich otto. Infatti, se tutti suonano lo stesso vibrato, se tutti suonano intonati, gli strumenti vibrano molto di pi, e allora il volume aumenta del doppio.
Chi la conosce, e chi ha letto la sua autobiograa, sa anche della sua passione per il calcio: nella vita di un interprete, nella sua costante preparazione, nella tensione in fondo in un concerto come in una partita spesso ci si gioca tutto in quei 90 minuti quanto conta lo spirito dello sportivo?

La formazione comune importante per tante cose: per la tenuta come per la distribuzione dellarco, per il vibrato, per le articolazioni; sono tutte cose su cui abbiamo lavorato per una vita, e tutti le riportano nellorchestra, quindi lOrchestra da Camera Italiana ha un insieme particolare che non puoi trovare in nessuna orchestra al mondo, per il semplice fatto che non esiste al mondo unorchestra dove tutti gli elementi siano allievi dello stesso insegnante. Laltra particolarit di questa orchestra che se tu ascolti una qualsiasi compagine, anche tra le pi straordinarie, come la Filarmonica di Berlino o la Filarmonica di Vienna, c sempre uno scadimento di qualit tra il primo leggio e lultimo leggio: il primo leggio ha dei violinisti notevoli, il secondo molto buoni, il terzo cos cos, e andando avanti arriviamo allultimo leggio dove siedono dei buoni violinisti, ma certo non al livello dei primi leggii. Da noi questo non capita, perch nellOCI tutti sono vincitori di concorsi, prime parti di orchestre italiane e straniere, solisti quindi c una qualit notevole dal primo allultimo leggio, il che non si pu dire delle altre orchestre.
Parlando del programma che presenterete il 13 maggio: la prima parte contiene opere di Saint-Sans e Kreisler dal sapore estremamente virtuosistico ed insieme assai romanticamente effusive e melodiche: sono brani a lei particolarmente cari?

Foto Vico Chamla

questo pizzico di melanconia. Il suono di Kreisler poi era assolutamente meraviglioso: nessun altro violinista ha avuto un suono come il suo, un suono emozionante, non saprei davvero esprimerlo a parole, ma ti prendeva in una maniera fantastica.
Il concerto e la stagione di Musica Insieme si concluderanno poi sulle celebri note della Simple Symphony di Benjamin Britten, riservando quindi anche un omaggio al compositore di cui ricorre nel 2013 il centenario della nascita

S, sono brani che ti riportano un po a quel meraviglioso momento viennese del Caff Concerto dove cerano gli Strauss, e il violinista che suonava e guidava il gruppo di archi E Kreisler stato il pi grande violinista del secolo, in pi aveva questa personalit prettamente viennese, un aspetto che si sente in tutta la sua musica. La viennesit poi ha sempre in s un po di melanconia, e allora in tutta la sua musica, anche in quella pi brillante e virtuosistica, c invariabilmente

Oltre a voler celebrare lanno di Britten, ho scelto la Simple Symphony perch uno dei capolavori per orchestra darchi: una piccola sinfonia che mette in mostra veramente i valori dellorchestra da camera. Ad esempio c un movimento tutto pizzicato, e poi una Sarabanda che ha una linea melodica veramente straordinaria, e l si mette in mostra la qualit del suono di unorchestra. Nel caso dellOrchestra da Camera Italiana, si sente davvero questunit di vibrato, e ci pu accadere solo se hai otto violini che hanno un tipo di vibrato uguale, con un tipo di distribuzione dellarco uguale:

Conta soprattutto la preparazione, perch la preparazione di uno sportivo molto molto intensa, ed anche la nostra. Ricordo che un anno partecipai a una serata assai piacevole al Teatro di Rivoli, organizzata da Giorgio Balmas, che fond lUnione Musicale di Torino e ne fu il Presidente per tanti anni. Balmas si divertiva anche a realizzare delle serate in teatro, invitando al dialogo personaggi di diversa estrazione, cio musicisti, sportivi, matematici, ecc. Quindi mi fece fare questa serata con Fabio Capello, che in quel periodo era allenatore della Juventus: parlando con lui, e parlando proprio di questo parallelismo tra un giovane violinista e un giovane calciatore, scoprimmo che il modo di lavorare, il modo di studiare i fondamentali uguale per la musica come per il calcio, cio se tu non hai una solida tecnica di base, sia come violinista che come calciatore puoi avere il pi grande talento, ma dopo un po crolli, e quindi ci trovammo molto daccordo su come lavorare sui giovani musicisti e sui giovani calciatori. In pi si dicevano le stesse cose anche per quanto riguarda i genitori che rovinano i gli perch vogliono che facciano quello che a loro non piace, o che facciano tutto in fretta quindi le afnit sono tante.
Viene in mente quello che lei stesso ha scritto a proposito del suo insegnante Luigi DAmbrosio, il quale, a suo padre che gli chiedeva come mai non le facesse studiare i Capricci di Paganini, rispondeva: Vuole che suo glio suoni il violino no a ventanni o no a ottantanni?

Infatti aveva ragione e ormai ci sono quasi arrivato!.

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IL PROFILO

Ritratto di un compositore proveniente dal popolo e scoperto da Johannes Brahms, capace di conquistare lAmerica con il suo mlange di classicismo e folklore: come nel Quintetto op. 81, in cartellone per Musica Insieme di Giordano Montecchi
Smetana, temperamento ardente e pieno di slancio patriottico e innovatore, Dvor k rimase fedele a una concezione pi classicista e distaccata, lontana dalle poetiche visionarie della musica a programma e della Zukunftsmusik, la musica del futuro. Da sempre invece coltiv linteresse e lamore per la musica tradizionale e popolare. Quella musica che ebbe modo di suonare quotidianamente negli anni della gavetta, quando nei ristoranti e nelle sale da ballo di Praga tirava larco come violista nellorchestra di Karel Komzk, il complesso da cui nel 1862 nacque lorchestra del nuovissimo Prozatmn divadlo, il Teatro Provvisorio di Praga. Il violista Dvor k vi rimase no al 1874, spesso avendo di fronte a s, sul podio, proprio Bedr ich Smetana. Fu una gavetta vera. Aveva gi una trentina danni Dvor k, quando nalmente si cominci a parlare di lui come compositore con le prime recensioni sui giornali praghesi. E bisogna arrivare al 1877 per lincontro decisivo con Johannes Brahms, che era il suo mito, e che era anche, ormai, il signore della musica viennese. Lafnit di Dvor k con Brahms nota: il pianoforte, la musica da camera, le sinfonie, lamore per il folklore boemo e zingaro. Dvor k non raggiunge forse le vette dellOlimpo brahmsiano. In lui pulsa qualcosa di pi terreno, ruvido e agreste, come ad esempio nel clima danzante e nella genuina nzione popolare del Quintetto in la maggiore op. 81. Finalmente, nel 1891, lavventura: un curioso destino che bussa alla porta. Fu in quellanno che Jeannette Thurber, inuente mecenate americana, preg il compositore ceco, ormai celebre in tutta Europa, di assumere la direzione del neonato National Conservatory of New York, di cui era stata fra i fondatori. Cos Dvor k varc loceano, e fu proprio nel nuovo continente che nacquero alcune delle sue pagine pi grandi, fra cui la sua Sinfonia n. 9, Z Novho sve ta, ossia Dal nuovo mondo, che rivaleggia in popo ajkovlarit con quelle di Beethoven e C skij. LAmerica si rivel uno scrigno. Non era certo la prima volta che un grande maestro della vecchia Europa sbarcava negli Stati Uniti, ma il Conservatorio di New York era nato per dare impulso alla nuova musica americana. E a fare da levatrice a questo progetto fu lui, Dvor k, appassionato estimatore dellidioma e del genio popolare. Il resto facile da immaginare. In realt sul suo ruolo e sulla sua inuenza nella nascita della musica americana si discute. Forse le sue esortazioni non furono ascoltate pi di tanto. Ma quel che certo che nei suoi anni americani dal 1892 al 1895 il maestro Dvor k non smise di esortare i giovani compositori statunitensi ad amare e studiare limmenso tesoro delle musiche afro-americane, assolutamente convinto, come scrisse e afferm ripetutamente, che la futura musica di questo paese dovr fondarsi su ci che si soliti chiamare melodie negre... non c forma compositiva che non possa giovarsi dei temi provenienti da questa fonte. Dvor k non si limit a inserire melodie neroamericane nelle sue pagine. Il corpus degli spirituals, le prime armonizzazioni e edizioni a stampa di questo straordinario repertorio sono nate dal suo insegnamento appassionato e dallopera dei suoi diretti allievi. Altri esimi compositori americani lo snobbarono, ma il tempo gli ha dato ragione. Per questo non possiamo che essergli profondamente grati, per il suo insegnamento e per unapertura mentale che fa onore alla vecchia Europa.

Fra Boemia e America

K ANTONN DVOR

a frase che nel 1901 Debussy scrisse sulla Revue Blanche in omaggio alladorato Musorgskij, a distanza di oltre un secolo potremmo girarla ad Antonn Dvor k: Egli ha numerosi diritti alla nostra devozione. Diversi, molto diversi, i motivi, ma analoghe le circostanze di un contributo tanto importante quanto misconosciuto o sottovalutato. Dvor k, classe 1841, boemo purosangue, glio di quella enclave musicalmente privilegiata che rappresenta il cuore o il ventre dellEuropa musicale, una specie di granaio della musica mitteleuropea, che ha nutrito prima la vocazione imperiale di Vienna e del classicismo e, successivamente, ha alimentato la scoperta ottocentesca di quali ricchezze ancora sconosciute le periferie dellimpero ospitassero nei loro vasti territori, dalla Boemia allUngheria, dalla Polonia alla Transilvania e oltre. Da giovane, come tanti, se non tutti, ammir Wagner. Ma a differenza dellaltro grande Boemo di quegli anni, Bedr ich

Antonn Dvor k (1841-1904)


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I LUOGHI DELLA MUSICA

Un concerto sacro

Dipingendo la Pala di SantIgnazio conservata nella Cattedrale di San Pietro, Donato Creti firma uno dei capolavori della sua produzione sacra, coltissima per citazioni e al tempo stesso personale e unica di Maria Pace Marzocchi

n un manoscritto conservato nellArchivio Capitolare monumenti pi famosi, la Cattedrale e la torre degli Asinelli. della Cattedrale di San Pietro si legge che il 14 aprile 1737 Ma nel dipinto le mura fanno anche da palcoscenico alla Sofu scoperto laltare in marmo e la sua tavola di Donato Creti nata a tre che si svolge allaperto, sul sagrato stesso della Catnella Cappella del Santissimo tutto a spese del detto Card. tedrale, contro un cielo nuvoloso di grigi e di azzurri. Gli anArcivescovo. Anche questo altare fu consacrato dal medesimo. Il geli con i loro strumenti si affrontano e si rispondono. Quello cardinale arcivescovo Prospero Lambertini futuro papa, la a sinistra, lo sguardo in alto al gruppo sacro, sta pizzicando cappella la terza della navata sinistra della Cattedrale, un unarpa (che pare modellata sulla barocca arpa Barberini) cos tempo della famiglia Garganelli, poi passata a quella del car- monumentale che a reggerla lo aiuta un angelo bambino, e indinale, che ne afd il riallestimento allarchitetto Alfonso Tor- tanto guarda fuori incrociando il nostro sguardo. Guarda reggiani, straordinario artece di un altare rococ ricco di verso di noi anche il bellissimo angelo biondo seduto sulla demarmi policromi e di bronzi, i cui motivi si propagano alle stra, che imbraccia il liuto, poco curante di leggere lo spartito nte architetture dipinte sulla parete di fondo dal quadratu- appena srotolato da un altro angelo bambino, mentre attento rista Stefano Orlandi. La grande pala centinata (alta pi di cin- alle note il suonatore di auto diritto, che sta poco pi indieque metri) al centro dellaltare, rafgurante La Madonna con tro, in piedi e quasi in ombra. Nella pala di SantIgnazio, coltissima per citazioni e ad un tempo personalisil Bambino in gloria e SantIgnazio di Loyola, spetta sima, Donato Creti rma uno dei capolavori a Donato Creti. Cresciuto sui modelli di Guido della sua produzione sacra. Entro un moReni e Cantarini, e con il magistero di Lovimento avvitato e continuo ad un renzo Pasinelli, gi allaprirsi del Settetempo luce aria colore che dagli ancento si contendeva con il Crespi il geli terreni attraversa la veduta della primato della pittura a Bologna. Tra citt, si propaga al gruppo sacro, si i suoi committenti i Magnani, i Pestempera nel bagliore dorato che poli (per i quali nel 1708 aveva afinveste le martiri e le schiere defrescato tre softti del palazzo gli angeli, Creti rimedita ed assenatorio), il generale Ferdisorbe nella sua pittura i modelli nando Marsili, il senatore Coldella grande tradizione bololina Sbaraglia, il Cardinal Legnese ed emiliana da Pasinelli, gato Tommaso Ruffo In arretrando, Reni, Albani, AnniEuropa il principe di Liechtenbale e Ludovico Carracci, no a stein, il duca di Richmond, il re Correggio e Parmigianino codi Spagna niugando i toni freddi e rafnaNella sua produzione soprattutto tissimi della sua tavolozza azprofana, gli anni Trenta si sezurri, blu, grigi perlati ad una gnalano per una ripresa di commateria calda vibrante tonale, mittenze chiesastiche, e si chiuquella esperita nei viaggi venederanno con unaltra pala per la ziani della giovinezza, compiuti Cattedrale nella cappella di San grazie al suo protettore/meceCarlo Borromeo (1740). Lannate/committente conte Alescona con SantIgnazio era gi sandro Fava, quello che aveva alcompletata nel 1736, come attelestito ponteggi permanenti nel sta la scritta autografa vergata salone di casa affrescato pi di sulle mura della citt: Donato un secolo prima dai giovani CarCreti che spasegia su le mura per racci perch i pittori bolognesi le sue aplicazioni /anno 1736. Il potessero studiare quei fregi riCreti vi compare indicando la voluzionari, e i visitatori, anche torre della Specola arrampicato La Madonna con il Bambino in gloria e SantIgnazio di Loyola stranieri, ammirarli da vicino. sulle mura oltre cui svettano i

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I CONCERTI aprile/maggio 2013


Luned 8 aprile 2013 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

THE NASH ENSEMBLE OF LONDON


MARIANNE THORSEN.......................................violino LAURA SAMUEL.....................................................violino LAWRENCE POWER.............................................viola PAUL WATKINS.....................................................violoncello RICHARD WATKINS............................................corno IAN BROWN............................................................pianoforte
Musiche di Mozart, Brahms, Dvor k
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Musica per le Scuole

Luned 22 aprile 2013 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

I TURCHINI GIOVANNI SOLLIMA ....................................violoncello ANTONIO FLORIO...........................................direttore


Musiche di de Majo, Fiorenza, Leo, Sollima
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Luned 6 maggio 2013 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

EMANUEL AX......................................................pianoforte
Musiche di Beethoven, Schoenberg, Chopin
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Luned 13 maggio 2013 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

ORCHESTRA DA CAMERA ITALIANA SALVATORE ACCARDO................................violino e direttore


Musiche di Saint-Sans, Kreisler, Rossini, Britten
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Segreteria di Musica Insieme: Galleria Cavour, 3 - 40124 Bologna tel. 051.271932 E-mail: info@musicainsiemebologna.it - Sito web: www.musicainsiemebologna.it

Luned 8 aprile 2013


Debutta a Musica Insieme con un programma ricco di suggestioni lensemble britannico fondato nel 1964 e considerato uno dei gruppi pi raffinati e originali dei giorni nostri di Alessandro Taverna

Il suono della natura


bito i padri fondatori della musica americana. Un Trio scaturito dalla fortunosa convergenza fra la passeggiata del suo autore e il riesso dei raggi solari non potrebbe appartenere a Charles Ives? Tutte le intelligenze si risvegliano al mattino, dicono i Veda, e il patriarca della musica americana, rammentandosi della lezione di Thoreau, non scrisse forse che consentiva alla natura di porlo sotto il suo microscopio piuttosto che essere lui a tenerla sotto il proprio? ancora Ives ad affermare: Se luomo si afder alla natura, madre natura ne preserver la rettitudine, soprattutto se luomo vorr accettare la natura come una compagna e non come un obbligo. Certo sono premesse non troppo dissimili da chi si lascia colpire da un raggio di sole fra gli alberi e allo stesso tempo sente aforare dentro di s un tema musicale del cui suggerimento si deve essere riconoscenti alla Natura. Il bosco in questione, per, non si estende nei pressi di Concord, nella contea di Middlesex e nello stato del Massachusetts. Il bosco di cui si parla sta nel cuore dellEuropa, alle propaggini di Baden-Baden, cittadina celebre per le acque termali e i tavoli da gioco. Colpito dalla luce sui tronchi degli alberi un ragazzo trentunenne che alla musica ha afdato la vita. Le pagine pianistiche sembravano rivelare un mondo nascosto, una scrittura sinfonica cifrata o forse semplicemente adombrata, a dar retta allentusiasmo dei resoconti di Robert Schumann che del giovane compositore si era occupato, prima di perdersi nella follia. Cera da immaginarsi che, prima o poi, il giovane compositore svelasse nella loro vera
Foto: Hanya Chlala

Camminavo una mattina e al momento in cui sopraggiunsi nei paraggi del bosco, il sole cominci a brillare fra i tronchi degli alberi; lidea del Trio mi venne immediatamente alla mente con il suo primo tema. Una passeggiata. Gli alberi. Il sole che afora tra le foglie. La visione che suggerisce un tema musicale. Chi potrebbe aver pronunziato queste parole che descrivono un mondo di sensazioni trattate come una realt pronta a manifestarsi concretamente in musica? Boschi e passeggiate sono familiari a Thoreau, autore di Walden, pensatore verso il quale sono in de-

LUNED 8 APRILE 2013 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30

THE NASH ENSEMBLE OF LONDON MARIANNE THORSEN violino LAURA SAMUEL violino LAWRENCE POWER viola PAUL WATKINS violoncello RICHARD WATKINS corno IAN BROWN pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart Quintetto in mi bemolle maggiore KV 407 per corno e archi Johannes Brahms Trio in mi bemolle maggiore op. 40 per corno, violino e pianoforte Antonn Dvor k Quintetto in la maggiore op. 81 per archi e pianoforte

Introduce Alessandro Taverna. Si occupa di cronache musicali su riviste e quotidiani, fra cui le pagine bolognesi del Corriere della Sera

natura quelle sinfonie adombrate nelle sue pagine pianistiche. Al giorno in cui avviene la rivelazione della luce sui tronchi dalbero, il musicista non ha ancora composto nessuna sinfonia, o niente di simile ad una sinfonia. La scomparsa della madre un anno prima, nel 1864, signica per il compositore il varco di quella linea dombra che segna labbandono della giovinezza. Effettivamente, il Trio per violino, pianoforte e corno escogitato da Johannes Brahms, nella sorprendente denizione dellorganico, va subito col-

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Definito dal Times come lensemble che qualsiasi compositore dovrebbe sperare di avere, il Nash Ensemble of London ormai celebre nel mondo come uno dei pi raffinati ed estroversi gruppi da camera. Fondato in Inghilterra nel 1964 dal suo direttore artistico Amelia Freedman, al tempo studentessa della Royal Academy of Music, il gruppo si imposto allattenzione del pubblico internazionale aggiudicandosi prestigiosi riconoscimenti, dal Premio della critica al Festival di Edimburgo, al Gramophone Award per la musica contemporanea nel 2002, al Royal Philharmonic Society Award nella categoria musica da camera, conseguito per ben due volte. Nominato di recente Ensemble Residente della Wigmore Hall, il gruppo ha eseguito 270 opere prime, di cui 170 appositamente commissionate, e suonato in Europa, Stati Uniti, Australia e Giappone; ha tenuto concerti a New York, nellambito del progetto Will to Create, Will to Live, in memoria delle vittime dellOlocausto, presso la Konzerthaus di Berlino, il Museo dOrsay di Parigi e la Konzerthaus di Vienna, oltre ad esibirsi nelle rassegne pi famose come il Festival Internazionale di Edimburgo, il Festival Internazionale di Toronto e il Lofoten Festival norvegese, di cui Ensemble in residenza. Nel 2009 la rivista inglese Classic FM ha scelto il Nash come il migliore ensemble in una rosa di 100 gruppi e nel 2011 il Ministero della Cultura francese gli ha conferito lOrdine al merito nel campo delle Arti e delle Lettere.

The Nash Ensemble

locato in una terra di nessuno. Nessun precedente nella letteratura musicale tedesca del secolo. Tantomeno in Brahms, che di Trii ne aveva scritti gi due, ma per la pi consueta formazione di piano e archi. Il nuovo Trio incorse nel rischio di non essere considerato come una pagina da gurare a anco di quartetti e quintetti. E infatti un brahmsiano attento e accorto come Massimo Mila, passando in rassegna le principali composizioni, lo tralascia. Molto meglio accolto il Trio

nella pi recente monograa italiana dedicata a Johannes Brahms da Maurizio Giani: Lalternanza lento-allegro-lentoallegro conferisce allopera un che di vagamente simile alla sonata da chiesa barocca In pari tempo si tratta di unopera dalla sonorit altamente originale grazie alla presenza del Waldhorn il corno naturale senza pistoni , talmente inconsueta che il primo recensore, Selmar Bagge, mise in dubbio il suo status di composizione cameristica e la den piut-

tosto un Gelegenheitstck, un pezzo doccasione. Scrive ancora Giani: Comporre per il corno naturale comportava una sorta di sda: la scelta del taglio in mi bemolle, con un solo bocchino, impone una notevole limitazione nel numero di tonalit a disposizione Il cuore della composizione [di Brahms] rappresentato dallAdagio mesto, nella tonalit di mi bemolle maggiore, gi affacciatasi nel corso del primo movimento, di cui riecheggiano ancora elementi motivici, ma

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Luned 8 aprile 2013


in un clima pi cupo e accorato. Giustissimo il rilievo sul Trio, che alla luce di tanti elementi potrebbe essere considerato anche un addio alla giovinezza. Il Trio davvero una linea dombra varcata, se si pone caso che violino, pianoforte e Waldhorn sono gli strumenti suonati da Brahms n dallinfanzia, strumenti praticati e carichi di un signicato che trova conferma nellaforare di un Lied, nel primo movimento, che apparteneva alle reminiscenze infantili dellautore. Cos da caricare il senso del Naturlaut, come una vera intermittenza del cuore. Waldhorn per lungo tempo ha indicato un corno a cerchio ampio, e ancora alla ne del XVIII secolo uno strumento da caccia poteva essere chiamato tromba. Ed proprio in quel periodo che i suonatori di trombe per la musica da concerto incominciarono ad usare gli strumenti a spirale, con la comodit della campana rivolta allindietro. Quando Joseph Leutgeb stupisce per la sua bravura nel 1770 il pubblico parigino, il corno ha fatto il suo denitivo ingresso fra gli strumenti di unorchestra. Proprio a Parigi il corno si era affacciato nelle fanfare dei drammi musicali di Lully, a recare un sorprendente e tangibile effetto di realismo in scena. A un giro o a due giri, le spirali del corno naturale ne accompagnano il progressivo utilizzo da parte di autori come Bach e Hndel. Prima di diventare destinatario dei Concerti per corno e orchestra e del Quintetto per corno e archi di Wolfgang Amadeus Mozart, Leutgeb era stato negli effettivi dellorchestra del principe Esterhzy, e solista apprezzato nelle pi importanti citt dEuropa. Nel Quintetto, la scrittura di Mozart approtta per farne un ritratto in interno, rincorrendo con gusto teatrale lincontro fra il corno e i quattro archi con una formazione che prevede un violino, due viole e un violoncello. LAllegro prepara un curioso staccato fra corno e violino. LAndante mutua una melodia dal Ratto dal serraglio per far cantare il corno. Il Rond denito con brillante sicurezza, e con la serenit di afdarne il virtuosistico sviluppo a mani

DA ASCOLTARE
Com lecito attendersi da un ensemble a geometria variabile qual appunto il Nash, la sua discografia non solo ampia, ma anche molto varia. Da Mozart alla musica contemporanea, i musicisti della Wigmore Hall londinese hanno scandagliato a fondo il repertorio, passando attraverso gli impegnativi Sestetti di Brahms. Oppure dedicandosi con patriottica passione per i tipi della Hyperion allintegrale della produzione cameristica del britannico Malcolm Arnold, scomparso di recente, nel 2006, e passato agli onori della cronaca da un lato, poich diresse la Royal Philharmonic nel singolare concerto che la vide esibirsi assieme ai Deep Purple, mentre a lui si debbono le colonne sonore di due celebri pellicole: Improvvisamente lestate scorsa e Il ponte sul fiume Kwai, grazie alla quale ottenne lOscar nel 58. Non mancano in catalogo, sempre per la Hyperion, lomaggio a Beethoven ed a Schumann, al quale si aggiungono tributi a Poulenc, a Saint-Sans, persino a Richard Strauss, sebbene la parte del leone resti saldamente in terra inglese. Al Nash si deve, infatti, una ricca collezione di incisioni di compositori britannici tra Otto e Novecento, inclusi ovviamente Britten (Phaedra) e limmancabile Faade di Walton, un must per gli ensemble doltremanica.

sicure, trattandosi del brillante Leutgeb Dumka un ritmo cullante di origine slava. Antonn Dvor k ne trattiene lessenza pensosa e quasi sognante, il tratto instabile e sfuggente che gli permette di cambiare tempo in continuazione. La vocazione allo sbalzo dumore, allirregolarit. Verr un giorno che Dvor k potr concepire un Trio per archi e piano composto come una sequenza di dumky. Ma qualche tempo prima e prima di partire per gli Stati Uniti gli basta incorniciare una dumka nellAndante con moto, secondo movimento del Quintetto in la maggiore, e lasciare che gli archi e il pianoforte si rilancino quel tema melanconico, talvolta perno in canone, moltiplicandone le voci. O, sempre con qualche scatto dumore, unaria si eleva dai due violini con un pizzicato di viola e violoncello. Dumka: Dvor k richiama il nome nel sottotitolo del secondo movimento, come al terzo assegna il nome di Furiant, danza che si accende su un ritmo ternario o binario, e che qui invece conformata a tre motivi che sinseguono lun laltro, tra gure ritmiche in eco e un accenno slavo che entra da ultimo. LAllegro nale segnato come una polka, ma anche in questo caso al termine non corrisponde esattamente la danza caratteri-

stica. Semmai lautore si vale ancora una volta della dumka per far procedere con la massima leggerezza il discorso. E il nale un incontro tra gli impulsi popolari e la costruzione di un fugato che per il fervore e lapplicazione fa pensare a Brahms. Un Quintetto per pianoforte e archi in la maggiore in realt Dvor k lo aveva gi scritto quindici anni prima, non restandone pienamente soddisfatto. Il nuovo Quintetto per pianoforte e archi in la maggiore il frutto di questa prolungata insoddisfazione che spinge lautore a non correggere pi, ma semplicemente a riscrivere tutto da capo, senza che niente possa sovrapporsi fra una prima e una seconda versione, afnch quanto scritto, pur con lo stesso organico e la stessa tonalit, suoni totalmente nuovo. Dvor k impieg tre settimane nellautunno del 1887 per scrivere lintera partitura, varata il gennaio dellanno dopo. Ancora qualche tempo e il compositore aggiorner il suo bagaglio di temi popolari durante il suo soggiorno nel Nuovo Mondo. E lo spettacolo visivo e acustico delle cascate del Niagara rappresenter un potente aggiornamento alle rivelazioni della Natura scatenate da una passeggiata nei dintorni di una citt termale, nel cuore della vecchia Europa

Lo sapevate che... Lensemble prende il nome dalla Nash Terrace che circonda la Royal Academy of Music di Londra, dove studiava la sua fondatrice Amelia Freedman, edificio progettato da John Nash
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Luned 22 aprile 2013


La nuova avventura (anche discografica) di Sollima e dei Turchini riscopre un vero florilegio di meraviglie musicali del primo Settecento napoletano, cui si aggiunge un nuovo brano del compositore e violoncellista palermitano
di Dinko Fabris

Foto: Gian Maria Musarra

Foto Ribalta Luce Studio

Rarit partenopee
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l violoncello a Napoli giunge molto tardi, alla ne del secolo XVII, ma nel primo Settecento conosce una sorprendente oritura che per decenni produce eccezionali virtuosi e una meravigliosa produzione musicale che trasform la citt in uno dei centri di riferimento per lo strumento in Europa. Per tutta la seconda met del Seicento, mentre il violoncello cominciava con varia terminologia una vita autonoma rispetto alle viole da braccio da cui derivava, affermandosi soprattutto in citt come Venezia e Bologna, a Napoli era rimasta in uso lantica viola da gamba, anche se liconograa presenta varie taglie intermedie tra le viole da spalla, gamba e i violoni (pi tardi contrabbassi). La prima testimonianza scritta di musica per violoncello un manoscritto dellAbbazia di Montecassino di Rocco Greco, datato 1699, intitolato Sonate due viole, che riporta 28 Sinfonie per due strumenti in chiave di basso. Rocco era entrato col pi celebre fratello Gaetano Greco come allievo del Conservatorio dei Poveri di Ges Cristo e dal 1704 risulta come suonatore di viola, insieme a Giulio Marchetti, nella Real Cappella del Vicer. In quellepoca a Napoli la denizione di viola ambigua e non sembra ancora riferita allo strumento da braccio che entrer in uso dal secondo decennio del Settecento. Del resto a Napoli il violoncello spesso indicato in questepoca come violetta e pi tardi, al femminile, violoncella, per rimarcare la derivazione dagli strumenti da braccio e non dal violone. Ma gi nel 1708 la Real Cap-

LUNED 22 APRILE 2013 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30

I TURCHINI GIOVANNI SOLLIMA violoncello ANTONIO FLORIO direttore


Giuseppe de Majo Concerto in fa maggiore per violoncello e archi Nicola Fiorenza Concerto in si bemolle maggiore per violoncello e archi Leonardo Leo Concerto in re minore per violoncello e archi Nicola Fiorenza Concerto in la minore per violino e archi Giovanni Sollima Fecit Neap. 17.. per violoncello, archi e continuo

Introducono Giovanni Sollima e Antonio Florio

pella divide chiaramente la viola suonata da Greco e Marchetti rispetto al violoncello suonato da Francesco Paolo Scipriani (o Sopriano), il primo vero virtuoso napoletano dello strumento, nato a Conversano (Bari) nel 1678 e allievo dal 1693 del Conservatorio dei Turchini di Napoli. Di lui si conosce un importante manoscritto di Principij da imparare a suonare il violoncello e con 12 toccate a solo, oltre ad alcune composizioni vocali. La sua fama superata dalla comparsa al suo anco, nellorganico della Real Cappella almeno dal 1722, di Francesco Alborea detto Franceschiello, divenuto quasi leg-

gendario grazie alle testimonianze di Quantz e Geminiani: nato a Napoli nel 1691, aveva studiato nel Conservatorio di Loreto e dopo il 1726 si era trasferito a Vienna nella cappella imperiale no alla morte, avvenuta nel 1739. Le sue esibizioni a Roma non avevano mancato di impressionare un osservatore competente come Pier Leone Ghezzi, che ne disegn un ritratto dopo un concerto nella residenza di campagna della famiglia Colonna a Marino nel 1718. Purtroppo di Franceschiello di Napoli non abbiamo musiche superstiti e bisogna attendere la produzione del pi giovane Salvatore Lanzetti (circa 17101780), anche lui studente del Conservatorio di Loreto, per trovare le prime composizioni per violoncello pubblicate da un napoletano: 12 Sonate a violoncello solo e basso continuo, stampate ad Amsterdam nel 1736 quando era da tempo al servizio della corte di Torino e noto in tutta Europa per le sue tournes. Nello stesso periodo, a Napoli, il violoncello tornava ad essere protagonista a livelli eccelsi grazie al mecenatismo del duca di Maddaloni. Domenico Marzio IV Carafa duca di Maddaloni aveva sposato nel 1730 Anna Colonna, discendente da una famiglia che aveva protetto molti musicisti e nel 1734 aveva accolto nel suo palazzo il nuovo re Carlo di Borbone, al suo ingresso nel regno appena conquistato. Nello stesso palazzo di Maddaloni furono accolti numerosi esecutori e compositori, ai quali il duca chiedeva con particolare enfasi musica per violoncello, di cui era appassionato.

I Turchini, ensemble fondato nel 1987 da Antonio Florio, riunisce strumentisti e cantanti specializzati nellesecuzione del repertorio musicale napoletano di Sei e Settecento, e nella riscoperta di compositori rari. Loriginalit dei programmi e il rispetto rigoroso della prassi esecutiva barocca fanno dei Turchini una delle punte di diamante della vita musicale italiana ed europea; invitati ad esibirsi sui palcoscenici pi importanti (Accademia di Santa Cecilia, Palau de la Msica, Berliner Philharmonie, Wiener Konzerthaus), hanno ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, dal Premio 1996 del quotidiano francese Le Monde al premio Abbiati dellAssociazione Nazionale Critici Musicali, ed ancora al Premio Charles Cros dellAcadmie du Disque. Violoncellista e compositore, Giovanni Sollima intraprende giovanissimo una brillante carriera solistica, collaborando tra gli altri con Giuseppe Sinopoli, Bruno Canino, Jrg Demus e Martha Argerich. Come compositore, la sua curiosit creativa lo spinge a sperimentare originali contaminazioni fra la classica e i generi musicali pi disparati, tra cui rock, jazz, elettronica, minimalismo anglosassone e musica etnica mediterranea. I suoi lavori, eseguiti in tutto il mondo, sono stati interpretati fra gli altri dalla Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti, nonch da solisti come Yo-Yo Ma, Mario Brunello e Bruno Canino.

I protagonisti

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Videro cos la luce la Sinfonia per violoncello e basso in Fa di Giambattista Pergolesi, il quale mor nel 1736 nel convento di Pozzuoli posto sotto la protezione dello stesso duca di Maddaloni, e soprattutto ben sei concerti per lo strumento composti da Leonardo Leo, allora maestro della Real Cappella e considerato il pi autorevole didatta attivo a Napoli. Composti nellarco temporale tra il settembre 1737 e lagosto del 1738, cinque di questi brani si intitolano Concerto di Violoncello con V.V., per solo servizio di S.E.za il Sig.r Duca di Madalona, mentre lultimo conserva la pi arcaica denominazione di Sinfonia in do concertante di violoncello con violini e basso. Tutti sono autogra e sono conservati presso la Biblioteca del Conservatorio di Napoli. Nel quarto concerto, in re, scritto nellaprile 1738, Leo afda al solista n dal primo tempo, Andante grazioso, un ingresso di grande impegno tecnico e continua cos per tutto il brano (in coerenza con lo stile del tempo, Giovanni Sollima ha composto le sue cadenze in questo e negli altri due concerti napoletani in programma). Non conosciamo il nome del virtuoso presente nel palazzo del duca di Maddaloni al quale erano dedicati, presumibilmente, sia la Sinfonia di Pergolesi sia i sei concerti di Leo, ma doveva essere degno della grande fama dei violoncellisti napoletani. E non a caso ancora per servizio di S. W. Il Sig.r Duca di Mataloni composta anche una Sinfonia a violoncello solo con violini e basso di Nicola Fiorenza, un polistrumentista che, dopo gli studi al Conservatorio di Santa Maria di Loreto (evidentemente una fucina di violoncellisti in citt), esord proprio nel posto lasciato libero nella Real Cappella dal virtuoso Francesco Alborea nel 1726. Ma in seguit prefer la carriera di violinista, guadagnandosi una reputazione tale da divenire nel 1758 maestro di concerto dellorchestra del teatro di corte, dopo essere diventato dal 1743 docente di strumenti a corde nel Conservatorio di Loreto (un posto che dovette lasciare nel 1762 per i ripetuti scandali causati dai suoi metodi punitivi poco ortodossi nei confronti tuosistiche, prima che il secolo doro del violoncello napoletano si chiudesse con il Solo per violoncello con due violini e basso di Nicola Sabatino, altro grande compositore di una generazione successiva (1705-1796). Di Giovanni Sollima si pu ben dire che reincarni lanima del virtuoso meridionale di tre secoli fa. Non soltanto le sue esecuzioni dei concerti settecenteschi rendono vivo e palpitante un gesto barocco che non pu essere restituito solo dalla fredda esecuzione di tutte le note scritte, ma vive negli scarti dinamici improvvisi, negli effetti timbrici, nel calore dellemissione e perno nelle cadenze da lui inserite con una naturalezza sorprendente. Proprio per questi motivi, linclusione di una sua composizione originale la manire de un compositore napoletano del Settecento si colloca in perfetta sintonia con il repertorio scelto per Musica Insieme. Il brano, dedicato affettuosamente ad Antonio Florio, ha quasi un titolo di programma: Fecit Neap. 17.. infatti una clausola ricorrente in tanti manoscritti del secolo XVIII che riportano al ricercatore la graa autografa di un compositore e spesso tracce della performance practice voluta dallautore. Nel brano di Sollima, apprezzato compositore del nostro tempo e soprattutto fedele seguace del cross-over stilistico tra generi diversi, si recepiscono due atmosfere volutamente poste a contrasto: una fatta di timbri sognanti ed evocativi del barocco pi sensuale e cantabile che viene dalla Napoli settecentesca, soprattutto grazie al bellissimo tema principale su basso ostinato; laltra atmosfera basata su una ossessione ritmica che svela la maestria del virtuoso del nostro tempo, ma costringe i musicisti con strumenti antichi (appositamente richiesti) ad uno sforzo quasi improbo per la sovrapposizione di tempi irregolari, alla Stravinskij. Il risultato una pagina che comunica grande energia: forse la stessa sensazione che provava il duca di Maddaloni quando ascoltava il suo virtuoso di violoncello eseguire i grandi capolavori commissionati per lui.

degli allievi, minacciati perno con la spada). Solo in tempi recenti il nome prima sconosciuto di questo compositore stato riconsiderato tra i pi importanti strumentalisti del secolo, e si nalmente giunti a proporne una riedizione integrale (oltre 30 composizioni per diversi strumenti tra cui il auto dolce e la Sinfonia a 4 violini, tipica formazione napoletana per la quale scrive anche Leo). Il Concerto per violoncello qui proposto, anche per la data precoce che lo colloca tra le prime composizioni certe di Fiorenza, sembra un omaggio esplicito alla generazione dei due sommi virtuosi che avevano aperto a Napoli il secolo, ed in particolare era rivolto forse a Ciccio Scipriano, di cui egli era divenuto collega nella Real Cappella. Rispetto ai nomi che abbiamo citato nora, Giuseppe de Majo si colloca accanto a quello di Leonardo Leo tra i maggiori compositori napoletani del suo tempo, ma non ebbe diretta competenza tecnica del violoncello (nella relazione per la sua ammissione nel 1732 come maestro di cappella sovrannumerario nella Real Cappella denito ottimo organista e virtuoso). Stupisce dunque trovare un suo Concerto per violoncello, peraltro nora sconosciuto, ancora una volta in una data precoce (1726) che riporta allepoca aurea della prima generazione di virtuosi napoletani: ed infatti anche in questo caso richiesto, soprattutto nel tempo nale, un impegno notevole da parte del moderno esecutore. Del resto anche il suo quasi contemporaneo Nicola Porpora (circa 1686-1766) compose almeno un Concerto per violoncello dalle medesime caratteristiche vir-

Lo sapevate che... Nel 2008 i Turchini si sono aggiudicati il Premio Napoli, nella sezione speciale Eccellenze Nascoste per limmagine positiva della citt che hanno divulgato nel mondo
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Luned 6 maggio 2013


Un ritorno attesissimo sul palcoscenico dellAuditorium Manzoni: il poliedrico virtuoso Emanuel Ax di nuovo a Musica Insieme dopo quindici anni di assenza
di Maria Chiara Mazzi

Sonata ma non troppo

Foto: Lisa Marie Mazzucco

LUNED 6 MAGGIO 2013 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30

EMANUEL AX

pianoforte

Introduce Maria Chiara Mazzi, docente al Conservatorio di Pesaro e autrice di libri di educazione e storia musicale

Ludwig van Beethoven Sonata in la maggiore op. 2 n. 2 Arnold Schoenberg Sei Piccoli Pezzi op. 19 Ludwig van Beethoven Sonata in do minore op.13 - Patetica Fryderyk Chopin Notturno in mi bemolle maggiore op. 55 n. 2 Sonata n. 3 in si minore op. 58

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eterno contrasto tra grande forma e piccolo pezzo che sembra tanto angustiare i musicologi viene superato (e vanicato) in un concerto come questo, dove il programma ci fa capire come in realt questi mondi, solo allapparenza inconciliabili, siano molto pi vicini di quanto non si pensi, se guardiamo la musica da un pi alto punto di osservazione. Fa da lo conduttore la sonata, forma strutturata per eccellenza, imprescindibile riferimento per oltre due secoli di storia, banco di prova per tutti coloro che dal Settecento si siano cimentati con una tastiera, e che nemmeno i pi accesi rivoluzionari potranno evitare, anche se solo per rimescolarne le carte. E si comincia con linevitabile Beethoven, le cui Sonate op. 2, dedicate a Franz Joseph Haydn, composte tra il 1794 e il 1795 e pubblicate nel 1796, sono in grado di mostrarci ormai un mondo nuovo, nel quale questa forma viene trasformata da simpatico intrattenimento a luogo dove il conitto tematico simbolo di un conitto interiore e, insieme, specchio delle tensioni di una societ che si andava inesorabilmente evolvendo e che stava facendo della musica ben pi che un piacevole passatempo. Gi in queste prime tre sonate solo cronologicamente giovanili, Beethoven propone le sue soluzioni a questa richiesta e inizia a rendere questa forma progressivamente irriconoscibile rispetto al modello ideale, radunando sotto lo stesso numero dopus pagine

composte in un breve giro di anni ma enormemente differenti e lontane tra di loro, sia dal punto di vista espressivo che da quello contenutistico. Nel 1796, lanno di pubblicazione, Beethoven a Vienna era ormai celebre per la sua originalissima abilit di pianista, seppure ancora non lo fosse troppo come compositore; inoltre non solo era diventato lidolo del pubblico delle accademie, ma era ospite sso e adorato dei salotti della grande nobilt imperiale. Ed infatti la Sonata op. 2 n. 2, dopo gli impeti irruenti della n. 1, pi paradigmatica ed innegabilmente legata alleducazione musicale dellambiente aristocratico viennese; tuttavia, pur presentando caratteristiche che costituiranno un esempio nella letteratura pianistica ottocentesca (come i quattro movimenti), essa riesce a rispecchiare sia le nuove esigenze espressive dellartista che quelle di una societ aperta alle novit, ma non ancora del tutto svincolata dalle convenzioni musicali dei passato. Dopo un Allegro vivace assai esteso e brillantissimo, in cui i due temi fortemente caratterizzati rispettano la convenzione del contrasto espressivo, troviamo un Largo che pu essere considerato il primo grande adagio beethoveniano, e che nelle suggestioni di tipo quasi orchestrale mostra una concezione timbrica evoluta che coinvolge apertamente ed emotivamente anche lascoltatore. Un brano dove, come afferma Abraham, Beethoven non mira ad effetti pianistici, ma vuol dimostrare

come il pianoforte possa avvicinarsi con successo alla scrittura quartettistica, o addirittura orchestrale. Dopo questa pagina di ispirazione altissima troviamo una vera sorpresa: per la prima volta infatti Beethoven riuta il tradizionale e arcaico minuetto, che qui davvero sarebbe fuori luogo, sostituendolo con uno Scherzo, che non ha ancora la forza tellurica e ritmica degli analoghi brani sinfonici, ma esce dagli antichi palazzi per proporsi con la rusticit di una danza popolare. La sonata si chiude con un Rond in bilico tra leffusione personale e lo sfogo virtuosistico, quasi volesse farsi perdonare la modernit espressa no a quel momento. Passano solo tre anni (e quattro sonate), e nel 1799 ecco un altro importantissimo punto di svolta: la Sonata op. 13, dove lispirazione e le idealit neoclassiche dellautore trovano la pi compiuta espressione musicale, e dove la forma, tornata allarcaica costruzione in tre movimenti, viene per travolta da un signicato losoco esplicitato nel titolo di Sonata Patetica dato dallo stesso autore. Laggettivo non ha nulla a che vedere col signicato che esso assumer nel romanticismo, ma si ricollega a Schiller (e quindi a Kant), per il quale in arte patetico la forza tragica di rappresentazione, attraverso la quale la santa libert dello spirito, in un eroico imperativo etico, pu raggiungere il superamento del dolore nella catarsi. Partendo da una simile concezione losoca, anche il contrasto tematico allinterno del primo tempo acquista un valore

Noto non solo per la sua indole poetica e il suo insuperabile virtuosismo, ma anche per la sua poliedricit in campo artistico, Emanuel Ax si imposto sulla scena internazionale aggiudicandosi la vittoria al Concorso pianistico Arthur Rubinstein di Tel Aviv, nonch lambito Avery Fisher Prize di New York. La sua carriera si arricchisce ogni stagione di esibizioni con le pi importanti orchestre sinfoniche del mondo, di recital nelle sale pi rinomate, di collaborazioni nel campo della musica da camera, di esecuzioni di nuovi brani. Attento alle musiche dei compositori del XX e XXI secolo, ha suonato in prima assoluta opere di John Adams, Christopher Rouse, Krzysztof Penderecki, Bright Sheng e Melinda Wagner, ed apparso al fianco di artisti quali Peter Serkin, Isaac Stern, Jaime Laredo, Yo-Yo Ma, Edgar Meyer... Nel 2010, per il bicentenario della nascita di Chopin e Schumann, Emanuel Ax ha incaricato Thomas Ads, Peter Lieberman e Stephen Prutsman di comporre delle opere inedite per tre repertori eseguiti insieme a Yo-Yo Ma e Dawn Upshaw, progetti poi realizzati con la partecipazione del Barbican Centre di Londra, del Concertgebouw di Amsterdam, della Carnegie Hall di New York, della Filarmonica di Los Angeles e della Sinfonica di San Francisco, che ne hanno anche ospitato lesecuzione. Nella Stagione 2012/13, Ax Artista residente della New York Philharmonic Orchestra.

Emanuel Ax

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Luned 6 maggio 2013

DA ASCOLTARE
Lultima fatica discografica di Ax, ultima di una lunghissima lista tutta nel catalogo Sony, ha un titolo che non lascia spazio a dubbi: Variations. La Sony lha lanciata sul mercato lo scorso gennaio: qui Ax affronta Beethoven (op. 35), Haydn (Hob XVII: 6) e gli Studi Sinfonici di Schumann. Insomma, i suoi prediletti, per un pianista/interprete che peraltro il repertorio, fino a lambire la musica dei nostri giorni e con lunghe e proficue incursioni nella cameristica, lo ha scandagliato davvero a fondo. Del resto, proprio pensando alla musica da camera, come non ricordare le incisioni che lo hanno visto assieme a Stern, Laredo e Yo-Yo Ma (Beethoven, Schumann, Brahms, Faur), ensemble che proprio Musica Insieme ospit sul suo palcoscenico. Yo-Yo Ma con il quale, poi, stato protagonista di altre memorabili incisioni (Beethoven, Rachmaninov, Prokofev, eccetera), solo per restare nel novero di quegli artisti che il nostro pubblico ha potuto conoscere e applaudire di persona. Cos eccoci a rammentare proprio il cd che ha preceduto Variations, linteressante registrazione delle opere per due pianoforti ancora di Rachmaninov, ed ancora con un musicista che il nostro pubblico ben conosce: Yefim Bronfman.

non solo musicale, ma spirituale, nellopposizione tutta kantiana tra un principio dominante e un elemento tenero e dolce. Il Grave iniziale, inconsueto allepoca, uno splendido esempio di tensione retorica, dove la cadenza ritmica di una marcia idealizzata sembra riportare sul pianoforte gli echi di una Ouverture di Gluck e fa presagire lo stile dcor delle opere imperiali di Cherubini e Spontini. La forza cromatica scarica la tensione sullAllegro successivo che non rinuncia, formalmente, allopposizione dei due principi quello violento e quello implorante ma che nei momenti cruciali (prima dello sviluppo e prima della conclusione) viene interrotto per ben due volte da poche battute del Grave iniziale, quasi tornato per distruggere con i suoi dubbi gli equilibri faticosamente raggiunti. Lirrequietezza del primo tempo si placa a poco a poco nei due tempi rimanenti, e la sonata torna cos su binari pi consueti e tranquilli. Ecco quindi il celeberrimo Andante, una forma a sezioni dove il tema iniziale torna variato e inframmezzato da momenti contrastanti e che, come afferma Fischer, una delle pi meravigliose creazioni che deve essere resa, prescindendo dal moto dello spirito, in stile classico e tuttavia profondamente sentito, dando al canto un tono serio e ap-

passionato e al ritmo semplicit e moderazione. A conclusione sta un grazioso Rond, dal tema malinconico e un po decorativo, ma perfettamente in linea col percorso ideale della sonata. Non a caso, in questa prima parte del programma con le due sonate di Beethoven si confrontano i Piccoli Pezzi op. 19 di Schoenberg (pubblicati nel 1913), e non solo per una contiguit geograco-culturale che mette di fronte la prima e la seconda scuola di Vienna. Sono infatti utili qui questi brani di passaggio verso una visione nuova della musica per ricordarci linutilit della divisione tra grande e piccolo, dimostrando come prescindendo dalle apparentemente imprescindibili concezioni di esposizione, sviluppo e ripresa (che caratterizzano la sonata) si possa costruire una grande struttura anche con brani di durata minima come questi. Il problema vero dei romantici fu quello di stabilire un rapporto con le forme della tradizione e con la sonata in particolare, dal momento che gi Beethoven nella sua produzione (e sin dallinizio, come abbiamo visto) ne aveva stravolto i valori, ma non, in fondo, la struttura di base, trasformandola nella rappresentazione musicale di una lotta interiore ricomposta da una suprema regola ordinatrice. I compositori della prima met dellOttocento,

tuttavia, non potevano, realisticamente, accettare una forma i cui principi rispondevano ad una visione del mondo completamente diversa dalla propria, anche se alcuni (i pi neoclassici, in realt, come Chopin) cercarono, e trovarono, un buon compromesso tra passato e presente. Chopin il suo contributo laveva dato gi in giovent con la Sonata op. 4 e poi soprattutto con la Sonata op. 35, carica di tensioni sconosciute, ma apertamente ricollegata (attraverso la Marcia Funebre), proprio a Beethoven. Inne, nel 1844, torna nuovamente la grande forma, con la Sonata op. 58, dove passioni e dualismi sembrano superati in una sfera di chiarezza quasi trascendente, e nella quale convivono i toni opposti del dramma e della tenerezza in una dimensione espressiva che ha pochi eguali allepoca. La composizione, di vaste proporzioni, delimitata dalle poderose architetture dei due tempi estremi, tra i quali sono racchiusi due movimenti di grande levit e dolcezza. Il primo movimento, come il Finale tragico e appassionato, media perfettamente tra una saldissima costruzione contrappuntistica e una dolcissima cantabilit quasi operistica, mentre in mezzo stanno uno Scherzo leggerissimo, piacevole e delicato e un Largo che vero e proprio notturno, in cui lintenso canto contemplativo sublima e raccoglie tutte le esperienze timbriche e armoniche che avevano n l caratterizzato in Chopin proprio questa forma. A completare questa sezione del programma sta non a caso un Notturno (op. 55 n. 2), uno dei pi straordinari di tutta la produzione chopiniana, che sembra scelto apposta per la sua capacit di collegare canto e contrappunto, quasi a riassumere, nei cinque minuti della sua durata, tutto ci che lo stesso autore racconta nei quattro movimenti del pi vasto capolavoro. A dimostrazione che grande e piccolo, macrocosmo e microcosmo, racchiudono allo stesso modo e nella stessa misura tutto il pensiero e lidealit di un musicista.

Lo sapevate che... La prima apparizione di Emanuel Ax a Bologna, ospite di Musica Insieme nel 1995, lo vedeva accanto a colleghi del calibro di Isaac Stern, Jaime Laredo e Yo-Yo Ma, in un programma che fu anche oggetto di pluripremiate incisioni discografiche
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Luned 13 maggio 2013

La bacchetta del Maestro


l primo incontro con Pablo de Sarasate, Camille Saint-Sans non ebbe percezione della grande inuenza che il violinista spagnolo avrebbe avuto sulla sua attivit compositiva. Ne ebbe forse sentore quando Sarasate, appena quindicenne, gli chiese di scrivere un concerto per lui. Era il 1859, Saint-Sans era da poco divenuto organista della Chiesa della Madeleine, una posizione prestigiosa e remunerativa. Il compositore accett la richiesta di Sarasate, data la sua notoria curiosit per i diversi generi musicali, e a quel primo lavoro, stranamente diffuso con il titolo tedesco di Concertstck, seguirono altre tappe nella scrittura per violino e orchestra. LIntroduzione e Rond capriccioso op. 28 (1863) fu il secondo esplicito impegno creativo di Saint-Sans per Sarasate. Modellato sulla sequenza operistica di recitativo e aria, lIntroduzione e Rond rispecchia la tipica forma di concerto virtuoso in cui il solista primeggia sullorchestra con una scrittura prettamente idiomatica. NellIntroduzione un Andante di sole 36 battute sul supporto ritmico-armonico dellorchestra si staglia il malinconico canto del solista; il tema, apparentemente semplice con una costruzione in accordi spezzati arricchita da lievi passaggi cromatici, diventa voce inconfondibile. Larrivo dellAnimato conduce verso un cambio di mondo sonoro, perentoriamente affermato da un accordo strappato del tutti orchestrale. Ha cos inizio il

La ventiseiesima stagione di Musica Insieme si conclude con lOrchestra formata in seno allAccademia Stauffer di Cremona da Salvatore Accardo, che la dirige imbracciando il violino di Mariateresa Storino
Rond, che si dispiega nella tradizionale forma di ritornello e strofa. Dopo laffermazione della propria presenza, lorchestra ancora una volta riprende il ruolo di accompagnamento al virtuosismo della voce cantante. Tra ampi intervalli, che determinano estremi cambi di registro, e passi di bravura, Saint-Sans inserisce moduli dal carattere ispanico in omaggio al paese natio di Sarasate. Del resto Saint-Sans fu sempre un grande esploratore, e nel corso dei suoi viaggi si impadron degli idiomi musicali nazionali. Per la Spagna ebbe la fortuna, cos come Bizet e Lalo, di essere guidato da Sarasate, quel fanciullo dal suono trasparente e dallintonazione perfettamente chiara che ebbe un ruolo di primo piano nella musica dellepoca. Nel violinista spagnolo, George Bernard Shaw apprezzava lasLUNED 13 MAGGIO 2013 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30

ORCHESTRA DA CAMERA ITALIANA SALVATORE ACCARDO violino e direttore


Camille Saint-Sans Havanaise in mi maggiore op. 83 per violino e archi Introduzione e Rond capriccioso op. 28 per violino e archi Fritz Kreisler Cinque pezzi per violino e archi: Liebesfreud Liebesleid Schn Rosmarin Rondino su un tema di Beethoven La Gitana Gioachino Rossini Sonata III in do maggiore per archi Benjamin Britten Simple Symphony op. 4 per archi

Introduce il concerto Fabrizio Festa, compositore, docente di Conservatorio e saggista

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senza di interpretazione: Egli non interpreta nulla, egli lo suona con bellezza e questo tutto. sempre vigile, veloce, chiaro, rafnato, sicuro, scrupolosamente attento e completamente vero. Sempre la Spagna il motivo ispiratore della Havanaise op. 83, composta a distanza di quasi trentanni dallIntroduzione e Rond capriccioso e dedicata al violinista cubano Diaz Albertini. Come nellIntroduzione e Rond, Saint-Sans realizza una composizione in due parti, anche se non esplicitamente indicate. A differenza per del primo brano, lAllegretto (sezione introduttiva) per via della sua lunghezza si congura come un movimento quasi separato; lunit con il successivo Allegro tuttavia garantita dal ritorno del medesimo nucleo tematico. Havanaise deriva da Habanera, ed appunto il motivo dellHabanera a fungere da trait dunion ed elemento fondante dellintera composizione: quel modulo ritmico di quattro note costantemente ripetuto, di derivazione cubana ed esaltato da Bizet nella sua Carmen, a cui si oppone una gura in terzine seguite da duine. Il modulo, scandito n da subito, si mescola ad una variet di umori incastonati in una forma di rond labile nei suoi contorni. Il violino non pi il protagonista assoluto come nellIntroduzione: adesso dialoga con i suoi simili, fondendosi in una sola linea dallaffascinante identit timbrica. Il tema principale, per affermazione dello stesso Saint-Sans, deriv dal crepitio del legno del camino che lo cull in una piovosa giornata in un albergo della Francia del Nord. Era il novembre del 1885. Due anni dopo, quel suono diede vita allidea melodica dellHavanaise. Mentre Saint-Sans fece sua lesperienza violinistica di amici e colleghi, Fritz Kreisler si ciment nella composizione per lo strumento di cui era virtuoso indiscusso. I Cinque pezzi (19101917) si congurano come una sorta di polittico le cui parti,

Nel 1996, a dieci anni dallistituzione dei corsi di alto perfezionamentopressolAccademiaWalterStaufferdiCremona, Salvatore Accardo decide di fondare unorchestra darchi con i migliori allievi ed ex allievi dellAccademia. Nasce cos lOrchestra da Camera Italiana, i cui componenti, unico esempio al mondo, discendono tutti dalla stessa scuola, raggiungendo ununit espressiva, tecnica e stilistica senza pari. LOrchestra si esibita presso le pi importanti istituzioni musicali italiane ed estere, effettuando numerose tourne in Stati Uniti, Brasile, Argentina, Cina e Giappone, ospite dei festival pi prestigiosi. Nel 1998, in occasione del 50 Anniversario della firma della Costituzione Italiana, ha inaugurato la tradizione concertistica dei concerti nellAula del Senato, protrattasi fino al 2002. Salvatore Accardo esordisce allet di 13 anni eseguendo in pubblico i Capricci di Paganini, a 15 anni vince il Primo premio al Concorso di Ginevra e, due anni dopo, nel 1958 primo vincitore assoluto del Concorso Paganini di Genova. Il suo vastissimo repertorio spazia dalla musica barocca a quella contemporanea. CompositoriqualiSciarrino,Donatoni,Piston,Piazzolla,Xenakis gli hanno dedicato loro opere. Suona regolarmente con le maggiori compagini e i pi importanti direttori, affiancando allattivit di solista quella di direttore dorchestra.

I protagonisti

tuttavia, sono immagini compiute ed autonome. I primi due Liebesleid (pena damore) e Liebesfreud (gioia damore) sembrano declinazioni speculari della stessa idea: lamore, appunto. La pena e la gioia sono sfumate, senza punte di acceso sentimento: la malinconia del Liebesleid ltrata dalla leggerezza tutta viennese del valzer, con unidea melodica ossessiva

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Luned 13 maggio 2013


Queste di sei sonate orrende da me composte alla villeggiatura (presso Ravenna) dal mio amico mecenate Agostino. Siamo nel 1804, Rossini ha solo 12 anni, come egli stesso specica nel titolo. Perdute per pi di un secolo, Alfredo Casella scopr la copia e cur la pubblicazione della Sonata n. 3. Nel primo movimento Allegro gi presente il piglio del futuro operista, ma anche evidente linusso del classicismo mozartiano; del resto Casella fu sempre convinto assertore del ruolo svolto da Haydn, Mozart e Beethoven nella formazione del Pesarese. A sostegno di tale affermazione, Casella citava quattro battute del Flauto magico inserite nella sezione centrale della Sonata, un Andante in minore dal carattere levigato e dai contorni netti. Certo la tradizione italiana aveva anche un suo peso e, sebbene Rossini il tedeschino, come usava denirlo Padre Mattei per lattenzione che il giovane allievo prestava alla musica dei maestri doltralpe studiasse con passione i tre classici, in verit nel primo movimento sceglie la forma tutta italiana con unesposizione incentrata sullinvenzione melodica, un breve divertimento, seguito da una ripresa. Quindi n bitematismo, n sviluppo, elementi caratteristici della forma-sonata viennese. Creazione giovanile anche la Simple Symphony op. 4 (1934) di Benjamin Britten. Composta allet di 20 anni, la sinfonia una delle prime prove orchestrali del compositore inglese. Della rigidezza del disegno classico, cos come era stato ingabbiato dai teorici ottocenteschi, resta poco, e la sinfonia viene sciolta in una scelta di movimenti che si rifanno ad un passato pi lontano di danze settecentesche, incastonate in un clima quasi scherzoso: Boisterous Bourre (Bourre impetuosa), Playful Pizzicato (Pizzicato scherzoso), Sentimental Sarabande (Sarabanda sentimentale), Frolicsome Finale (Finale giocoso). Lo stesso Britten si espresse su questo suo lavoro precisando che lorigine di alcuni temi era da ascrivere alla sua infanzia. Britten ricorda i tempi in cui scriveva risme e risme di musica, poi conservate in un vecchio armadio. Un giovane orgoglioso compositore di ventanni ritorn e guard in questo armadio, trov che alcune non erano cos insignicanti; e cos, riscrivendole per archi, cambiando pezzi qui e l, e rendendoli pi appropriati ad un consumo generale, li trasform in una Simple Symphony, e questo tutto. Il materiale tematico deriva dunque da pezzi della fanciullezza e, quasi in un ordine perfettamente simmetrico, Britten inserisce due autocitazioni per movimento. Riferendosi alle forme del passato, tra cui lo stesso Henry Purcell, in questa sinfonia Britten incardina il proprio stile allinterno della cultura inglese, mantenendo tuttavia sempre vitale il confronto con la produzione coeva. La fecondit straordinaria del percorso creativo del compositore gi in atto in queste prime pagine orchestrali: dallicasticit tematica della Bourre al pizzicato quasi mandolinistico del secondo movimento, no alla struggente atmosfera elegiaca della Sarabanda.

DA ASCOLTARE
Parlare della discografia di Salvatore Accardo significa rammentare le storiche incisioni pubblicate dalla Deutsche Grammophon, culminate nel 2000 con lintegrale violinistica di Paganini; nei Concerti il violinista napoletano era affiancato da Charles Dutoit sul podio della London Philharmonic Orchestra (integrale nella quale non possono mancare i Capricci). Un esempio tra i tantissimi, ovviamente, come potrebbe essere la registrazione EMI dei Concerti per due violini di Bach. Con lui lallora giovane Anne-Sophie Mutter. Che un artista che ha fatto la storia della musica vanti una straordinaria discografia, insomma, non certo singolare. Una discografia che naturalmente di recente si arricchita proprio delle registrazioni realizzate con la sua Orchestra da Camera Italiana. Per la Fon troviamo un suggestivo Piazzolla (Tanti anni prima, con la parte del violino rivista dallo stesso Accardo), Bernstein (Serenata per violino, archi, arpa e percussioni), brano poi riproposto in unaltra, pi recente registrazione (ancora Fon), accostato questa volta al Concerto per violino di Penderecki, con il compositore in veste anche di direttore dorchestra. Sempre Fon aveva pubblicato Omaggio a Kreisler, dove Accardo, assieme alla pianista Laura Manzini, aveva utilizzato alcuni dei migliori strumenti della liuteria cremonese, mettendone in luce le straordinarie qualit.

che si ripresenta con sfumature diverse a cantare una nostalgia quasi impalpabile; la gaiezza di Liebesfreud si esprime invece in un clima di soffusa sensualit, attorcigliandosi in rapidi volteggi. Pi spiccato il ritmo di Schn Rosmarin, in rapporto di perfetta liazione straussiana. Segue la piacevole leggibilit del Rondino su un tema di Beethoven e della Gitana, in cui la regolarit ritmico-melodica dei precedenti pezzi si perde in movenze arabeggianti dal linguaggio pi virtuosistico. Questi brani conobbero vastissima fortuna n dalla prima edizione, ma stranamente il compositore ne dichiar la paternit solo nel 1935, dopo averli spacciati per anni come parti dei Klassische Manuskripte di mano di Couperin, Padre Martini, Boccherini, Pugnani e altri. Kreisler aveva attributo Liebesleid, Liebesfreud e Schn Rosmarin a Joseph Lanner (compositore austriaco di danze della prima met dellOttocento), anonimo invece lautore della Gitana, pubblicata come canzone della tradizione settecentesca arabo-ispanica. La musica strumentale accompagn lattivit compositiva di Gioachino Rossini per tutta la vita; con essa inizi la sua formazione e ad essa tribut gli ultimi omaggi. La Sonata a 4 n. 3 parte di un gruppo di Sei Sonate a 4 riscoperte solo a met Novecento in una copia manoscritta conservata alla Library of Congress di Washington. La copia presenta una dedica di mano di Rossini al contrabbassista ravennate Agostino Triossi:

Lo sapevate che... Nel corso delle sue tourne con lOrchestra da Camera Italiana, Accardo ha suonato violini Stradivari e Guarneri del Ges, tra i quali il celebre Cannone appartenuto a Niccol Paganini
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PER LEGGERE
Claudio Bolzan,
Guida alla musica da camera (Zecchini, 2012)

di Chiara Sirk

LEZIONI

Opera ponderosa (ben 836 pagine), la Guida alla musica da camera curata da Claudio Bolzan si offre al lettore come unopera di consultazione per orientarsi nel mare magnum di questo repertorio. Il curatore prende per mano lappassionato proponendo i dati essenziali riguardanti la formazione dei singoli compositori nel contesto della loro epoca e, soprattutto, un prolo della loro poetica e la posizione occupata allinterno di un eventuale movimento artistico di appartenenza, utilizzando monograe attendibili ed aggiornate, storie della musica di ampio respiro e documenti di prima mano. Segue unanalisi delle opere, articolata in schede. Il volume destinato ad un pubblico dotato comunque di una buona cultura musicale di base e quindi in grado di comprendere un testo non privo di termini tecnici (legati soprattutto allanalisi delle forme e dei linguaggi): si agito cos nella consapevolezza che scegliere la via della semplicit non sempre poteva (o doveva) corrispondere a quella della facilit, e che anche limpostazione pi semplice avrebbe richiesto comunque un considerevole impegno attivo da parte del lettore.
Stuart Isacoff,
Storia naturale del pianoforte, lo strumento, la musica, i musicisti da Mozart al modern jazz, e oltre (EdT, 2012)

DI MUSICA
Tre libri ci guidano nel mondo delle sette note, fra passione e tecnica. Comune denominatore: capire la musica

Libro che si legge tutto dun ato, la Storia naturale del pianoforte di Stuart Isacoff racconta come il pianoforte sia diventato nel corso degli ultimi tre secoli uno strumento unico per esprimere le emozioni e lo stile individuale di migliaia di artisti. Che si tratti della nascita di un Concerto per pianoforte di Mozart in una locanda viennese, dellesibizione di Chopin in un salotto parigino dellOttocento o della tourne di Svjatoslav Richter fra i contadini della Siberia, nessuno strumento quanto il pianoforte ha saputo far convergere lo spettacolo pi popolare con la rafnatezza della ricerca musicale, il virtuosismo trascendentale e la contemplazione intima e rarefatta. Isacoff racconta la personalit e la tecnica di centinaia di pianisti; dimostra quanto siano stati fecondi gli incroci fra stili classici, popolari e jazz; divide i protagonisti di questa storia in vasti gruppi, creando accostamenti insospettabili, e mostrandoci cosa pu accomunare il suono di Debussy e quello di Thelonious Monk, la verve di Arthur Rubinstein e la tecnica di Cecil Taylor.
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A Stefano Bollani sembra non mancare nulla: talentuoso pianista, ottimo divulgatore (con trasmissione televisiva), adesso pubblica anche un libro, Parliamo di musica, edito da Mondadori. In un centinaio di pagine si ritrovano tutte le caratteristiche che lo rendono tanto speciale (soprattutto in Italia): sa fare e parlare di musica con seriet e leggerezza insieme, ha competenza, ironia, porta intuizioni fulminanti e battute che valgono pi dogni ponderoso trattato. Scrivere di Com fatta la grammatica della musica?, Comporre, I generi musicali non semplice, ma lui riesce a farlo con una verve tutta particolare e in modo chiaro, anche affrontando gli aspetti pi tecnici. Tutto intercalato da battute fulminanti (Scusa, tu fai musica dascolto? E che domanda ?) e aneddoti personali. Bollani ha una comunicazione irruenta, vulcanica, entusiasta, forse perch per lui, debutto a quindici anni, carriera concertistica internazionale di successo, la musica tuttuno con la vita. Per questo si meraviglia molto della sua assenza nellorizzonte di tanti. La musica dovrebbe far parte del progresso cognitivo di ognuno di noi. Ti insegnano a disegnare e non a cantare, ti insegnano a leggere e a capire le arti gurative ma non ad ascoltare la musica, ti insegnano a godere del suono di una poesia e non del suo-

no di un clarinetto. Ti insegnano la storia della cultura del tuo e di altri paesi e non ti parlano mai dellapporto dei musicisti. Giuro che non capisco perch. Al di l degli studi, Bollani sostiene ci sia altro: Lidea che per capire la musica si debba per forza possedere un certo bagaglio culturale una furbata, o una scusa per pigri, o una medaglia acquisita sul campo per chi crede di essere fra quelli che la capiscono. Avere gli strumenti per godere della musica signica riconoscere qualcosa che abbiamo dentro e che risuona. Lascolto partecipato, libero, gioioso apre interi mondi. Per questo lautore salta da Bach a Viva la pappa col pomodoro, da Tatum, a Miles, a Coltrane, a Carosone, passando per Debussy, Zappa, Stravinskij, perch nella musica i conni non esistono. Dalla copertina lui ci guarda invitandoci ad aprire la mente. Non solo: Quando passiamo le notti a sofare in un tubo o a pestare su una tastiera fosse anche solo per qualche attimo di felicit (quello in cui i jazzisti alzano la testa nello stesso momento e si sorridono), Bollani ci invita anche a provare unimmensa felicit, ogni volta che ci avviciniamo alla musica, qualunque essa sia.
Stefano Bollani,
Parliamo di musica

(Mondadori, 2013)

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DA ASCOLTARE

di Lucio Mazzi

UN PONTE TRA I GENERI


Sollima e Florio riscoprono i Concerti napoletani del 700, il quartetto capitanato da Prosseda e Pieranunzi d nuova linfa alle opere giovanili di Mendelssohn, Bacchetti rilegge con rispetto le pagine bachiane
Giovanni Sollima uno di quei musicisti (sempre pi frequenti, vivaddio) che ignorano bellamente gli steccati tra generi ed epoche musicali, alla ricerca semplicemente di buona musica. E che pagano questa insopportabile disinvoltura con quellostinata difdenza che caratterizza le menti pi ottuse e rigide, incapaci di comprendere come sia possibile trattare con la stessa considerazione, competenza e, staremmo per dire, amore, un brano di Patti Smith o di Jimi Hendrix, e un concerto del Settecento. In questo cd, ad esempio, Sollima, splendidamente afancato da I Turchini di Antonio Florio, si dedica con innita perizia (che non , ovviamente, solo questione di tecnica: quella gliela diamo per scontata) a pagine di compositori napoletani forse poco noti che egli ha, oltretutto, il merito di portare allattenzione del grande pubblico. Ma accanto ai Concerti di Leonardo Leo, Giuseppe de Majo e Nicola Fiorenza, Sollima propone una propria composizione, Fecit Neap. 17.., certo scritta alla maniera di, ma nella quale non poi difcile cogliere indizi di quanto lui abbia avuto loccasione di assimilare da tutta la musica che ha ascoltato: si trattasse di Stravinskij, di Philip Glass o di Miles Davis. Un accostamento spericolato? Certamente no, grazie alla sensibilit di Sollima e alla sua evidente empatia con il repertorio barocco. Che non si esprime ovviamente solo, come sottolinea Dinko Fabris nel booklet del cd, nella fredda esecuzione di tutte le note scritte, ma vive negli scarti dinamici improvvisi, negli effetti timbrici, nel calore dellemissione e perno nelle cadenze da lui inserite con una naturalezza sorprendente. Quellempatia che gli permette, appunto, di comporre oggi musica in perfetta sintonia con quella di ieri, lanciando un ponte tra secoli e generi che tutti siamo chiamati ad attraversare.
Giovanni Sollima/Antonio Florio/I Turchini
Neapolitan Cello Concertos (Glossa, 2012)

Roberto Prosseda, Gabriele Pieranunzi, Francesco Fiore, Gabriele Geminiani


Mendelssohn Early Chamber Works (Decca 2013)

Aveva 13-14 anni, Mendelssohn, quando compose questi quartetti. Solo 13-14 anni e non erano neanche le sue primissime composizioni. Una cosa che non andrebbe mai dimenticata, affrontando queste pagine, perch ammirazione e, s, anche stupore (che, pi che giusticati, sono dovuti) possono solo arricchirne linterpretazione. Il fatto che di Mendelssohn, compositore, certo, ma anche scrittore, pittore, violinista, direttore dorchestra, sindacalista ante litteram, organizzatore, organista e chiss cosaltro, si sa (e si apprezza) molto meno di quanto si dovrebbe Ma, insomma almeno Roberto Prosseda, Gabriele Pieranunzi, Francesco Fiore e Gabriele Geminiani con questa nuova pubblicazione portano allattenzione nei dovuti modi (leggi: uninterpretazione brillante e con quel tanto di passione che la strappa a un freddo professionismo) questi lavori giovanili da cui partire (se non altro cronologicamente) per scoprire davvero questo genio del XIX secolo.

Andrea Bacchetti
Johann Sebastian Bach, The French Suites BWW 812-817 (Sony Classical 2012)

Uniformit di tocco, precisione ritmica, rispetto estremo per la partitura Eppure niente potrebbe essere pi distante da un automatismo da macchina di queste interpretazioni Come si spiega? Si spiega col fatto che Bacchetti sembra (e non da oggi, non da questo doppio cd) aver raggiunto una maturit tale da permettergli di ignorare la tentazione di interpretare a modo suo la pagina bachiana, in qualche modo mutandone i presupposti (c chi lha fatto, eccome!), trovando invece nei minimi particolari (ad esempio, a volte un ritmo lievemente rallentato alla ricerca di una sfumatura in pi) il modo di esprimere la propria anima nel rispetto estremo di quella di Bach. Non poco, ma ci che ci avevano gi mostrato precedenti registrazioni di Bacchetti delle Variazioni Goldberg come delle Suites inglesi. Una grande conferma, dunque.

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Editore
Fondazione Musica Insieme Galleria Cavour, 3 40124 Bologna Tel. 051 271932

Direttore responsabile
Fabrizio Festa

In redazione
Bruno Borsari, Fulvia de Colle, Marco Fier, Cristina Fossati, Roberto Massacesi

Hanno collaborato
Valentina De Ieso, Dinko Fabris, Maria Pace Marzocchi, Lucio Mazzi, Maria Chiara Mazzi, Giordano Montecchi, Chiara Sirk, Mariateresa Storino, Alessandro Taverna

Grafica e impaginazione
Kore Edizioni - Bologna

Stampa
Grafiche Zanini - Anzola Emilia (Bologna) Registrazione al Tribunale di Bologna n 6975 del 31-01-2000

Musica Insieme ringrazia:


ASCOM BOLOGNA, BANCA DI BOLOGNA, BANCA ETRURIA, BANCA POPOLARE DELLEMILIA ROMAGNA, BANCO DI DESIO E DELLA BRIANZA, CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI BOLOGNA, CASSA DI RISPARMIO DI BOLOGNA, CASSA DI RISPARMIO DI CENTO, COCCHI TECHNOLOGY, COOP ADRIATICA, COOPERATIVA EDIFICATRICE ANSALONI, COSWELL, COTABO, CSR CONGRESSI, EMIL BANCA, FATRO, FONDAZIONE CAMST, FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA, FONDAZIONE DEL MONTE DI BOLOGNA E RAVENNA, GRAFICHE ZANINI, GRUPPO GRANAROLO, GRUPPO HERA, GUERMANDI.IT, MAX INFORMATION, M. CASALE BAUER, PELLICONI, PILOT, S.O.S. GRAPHICS, UNICREDIT BANCA, UNINDUSTRIA, UNIPOL BANCA, UNIPOL GRUPPO FINANZIARIO MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVIT CULTURALI, REGIONE EMILIA-ROMAGNA PROVINCIA DI BOLOGNA, COMUNE DI BOLOGNA

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