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Patrizia Stella
Peppino Englaro, padre della povera Eluana, la cui triste vicenda ha fatto il giro del
mondo, continua a sollevare polveroni anche dopo la terribile uccisione della figlia,
perché, mentre da una parte invoca ripetutamente il silenzio (preteso da parte di chi
non la pensa come lui), adesso continua a tenere accesi i riflettori sul libro di
memorie che ha scritto.
Tutti i media lo hanno trattato con molto rispetto e comprensione, come se il
fatto di essere padre di una disabile potesse giustificare qualunque comportamento,
anzi molti lo hanno osannato come portabandiera di future battaglie all’insegna del
motto “Diritto alla morte per tutti i consenzienti”.. Il fatto che la Magistratura abbia
prevaricato sulla legge formulando una sentenza così terrificante, ha lasciato la gente
ammutolita, imbarazzata perfino nell’esprimere un qualunque giudizio secondo
coscienza, quando avrebbe voluto urlare con raccapriccio la propria indignazione.
Davanti a un caso di tale portata che investe la persona come soggetto di
diritto, la vita, la legge e quant’altro, ciascuno di noi ha il sacrosanto dovere di
formulare dei giudizi, non sulla persona di Peppino Englaro, che solo Dio potrà
giudicare, come per ciascuno di noi, ma certamente sulle sue azioni, sul suo concreto
operato, come se fosse compiuto da uno sconosciuto, chiamiamolo Gigi, e questo
perché abbiamo il diritto e dovere di distinguere il bene dal male, facendo leva su
quel “senso comune” oggi così calpestato ma di importanza basilare, che ci permette,
alla luce della ragione non offuscata da ideologie, di distinguere le azioni buone da
quelle malvagie, ciò che giova da ciò che danneggia la persona e la società in cui
viviamo. 1[1]
• Impegnarsi in maniera scandalosa nel tentativo di condannare a una morte
atroce per fame e sete la propria figlia disabile e farlo passare per progresso e
civiltà, addirittura come espressione mai provata della volontà della paziente, è
lodevole o aberrante?
• Accanirsi in questi propositi, nonostante gli inviti pressanti a desistere da parte
di persone che hanno visto morire della stessa morte atroce un loro parente, a
maggior ragione perché la disabile non gravava sulle spalle della famiglia, è
lodevole o aberrante?
• Definire “violenza sul corpo della figlia” le cure materne di ammirevoli suore
che hanno lavato Eluana, l’hanno profumata, accarezzata e imboccata come si
fa solitamente con i bambini e con i malati, è lodevole o aberrante?
• Strumentalizzare una simile tragedia familiare, farne un caso nazionale allo
scopo di orientare l’opinione pubblica verso la legalizzazione dell’eutanasia, è
lodevole o aberrante?
1
Come è possibile che sia potuto accadere tutto questo, davanti al silenzio di coloro
che avevano il dovere di intervenire immediatamente, ai primi sentori di una sentenza
così disumana e illegale?
Ecco la spiegazione:
• dopo che è stata legalizzata l’uccisione del bambino sin dal grembo materno;
• dopo che famosi bioeticisti quali Peter Singer vanno insegnando nelle
università d’America, con affermazioni gratuite e dogmatiche, che non tutti gli
uomini sono persone da tutelare, ma solo quelli che riescono a parlare, a
ragionare, a relazionarsi;
• dopo che anche in Italia il prof. Umberto Veronesi suggerisce all’umanità di
ritirarsi a morire in solitudine come gli elefanti, una volta assolto al compito
della procreazione;
• dopo l’incalzare di tanto relativismo in Europa, a tal punto da voler eliminare,
sull’esempio di Spagna e Inghilterra, i nomi di mamma e papà, annullando
perfino i rapporti di parentela all’anagrafe per gettarci tutti in un unico
calderone anonimo telecomandato dallo Stato;
• dopo che, forzando le ben visibili leggi della natura, l’Unione Europea vuole
imporre la sostituzione dei due sessi “maschile e femminile” di biblica
memoria, con ben cinque o più tipologie di sessualità, in ossequio alle peggiori
perversioni che mai siano esistite sul volto della terra;
• dopo che si sta caparbiamente tentando e ritentando di impiantare embrioni
umani in uteri di scimmie mescolando DNA umano con quello animale, nella
speranza di ottenere un nuovo ibrido detto “umanzè” in segno di totale
disprezzo per l’uomo e la sua trascendenza;
• dopo aver constatato che questo “perverso delirio di onnipotenza” è anche la
conseguenza del fatto di aver imposto per oltre un secolo a tutti gli studenti
liceali un pazzo come Nietzsche con i suoi libri, e altri pazzi del genere dove il
concetto di “verità”, di “legge naturale” e di “bene comune” viene considerato
come fondamentalista, repressivo e antidemocratico;
• dopo tutto questo e altre aberrazioni diaboliche che stanno avanzando al di
sopra di ogni nostra immaginazione, ci meravigliamo che possano accadere
fatti del genere? 2[2]
2
intoccabile “modello comune a tutti i membri della famiglia umana” e non
qualcosa che può essere cambiato a piacimento dalla politica di turno. 3[3]
Cara Italia, queste cose si pagano prima o poi! Non prendiamocela con Dio se
dovesse capitarci un secondo tsunami o calamità del genere, prendiamocela con noi
stessi, con la nostra cecità e arroganza, con la nostra perversione per la quale una
volta almeno si domandava perdono a Dio Onnipotente, adesso invece la si vuole
elevare a legge inconfutabile, a modello indiscusso di riferimento per tutti, pena la
galera per gli obiettori.
Peccato che dovranno forse pagarle anche quei pochi eroi che credono nel
valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale, che credono
all’esistenza di una comune natura umana conoscibile mediante la ragione, natura
umana che va difesa in quanto tale e non per la sua efficienza, quei pochi eroi che
hanno l’umiltà di piegare le ginocchia davanti a quel Dio che ha creato l’uomo a “Sua
immagine e somiglianza” consapevoli che la vita non è solo un “bengodi” ma è fatta
anche di sofferenza, quel Dio davanti al quale tutti dovremo, prima o poi, rendere
conto delle nostre azioni, delle nostre gravi omissioni, dei nostri delitti, ma anche dei
nostri sforzi sinceri compiuti nella difesa dell’uomo, della sua vita, della sua dignità e
della sua trascendenza soprannaturale che ci distingue da tutte le altre creature
dell’universo.
Per il Centro Culturale Nicolò Stenone di Verona
patrizia.stella@alice.it