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ASCOLTATE E VIVRETE (Is 55,3) A.

LASCOLTO SORGENTE DI VITA La Parola di Dio ci ricorda tassativamente che lascolto la sorgente e il senso di tutta la vita: Ascoltate e vivrete (Is 55,3) dice il profeta Isaia. Vorrei introdurre il tema di questo ritiro soffermando la vostra attenzione sull'espressione del libro dei proverbi: Chi ascolta me vivr in pace e sar sicuro senza temere alcun male (Pr 1,33) Da quando luomo cammina sulla terra, insieme allansia di procurarsi da vivere, lo ha accompagnato sempre la preoccupazione costante di star bene, di allontanare da s il male, specie malattie e morte. Il male, questo mistero umano che, in tanti casi, si presenta come una sorta di inestricabile groviglio che attenta al benessere di tutto luomo, corpo, psiche, spirito qui che si colloca, come balsamo curativo, lascolto che ridona pace e allevia langoscia. Dio ha su ognuno di noi un progetto damore, che solo Lui conosce e solo attraverso di Lui possiamo realizzare: siamo chiamati ad ascoltare e a compiere quanto Egli ci dice. Ecco perch possiamo affermare di essere nati per l'ascolto e che anche la fede , anzitutto, capacit di ascolto. Essa nasce dallascolto, che come un esodo da se stessi verso Dio e verso l'altro; anzi, tale esodo da se stessi la condizione di un ascolto autentico e di una fede autentica. Il Cristianesimo, proprio per questo, anche larte, lascesi dellascolto; e cos il Vangelo cinvita, spesso, a prestare pi attenzione: a chi si ascolta - a ci che si ascolta - a come si ascolta. Ma torniamo, anche se brevemente, al libro dei proverbi e al versetto citato. I primi nove capitoli del Libro dei Proverbi hanno una caratteristica tutta peculiare, dal momento che sono stati pensati come introduzione letteraria e teologica alla raccolta di detti che segue nei cc. 10-31. Anche dal punto di vista formale la sezione di Pr 1-9 si differenzia dal resto del libro. Mentre, infatti, in Pr 10-31 si hanno detti brevi di due o, al massimo, quattro righe, in questi primi capitoli troviamo veri e propri discorsi, per mezzo dei quali il maestro invita il discepolo chiamandolo figlio mio - a seguire la sapienza. E la stessa sapienza, personificata a livello letterario come una signora, invita alla propria sequela. La sapienza entra in scena, prendendo la parola, in pi occasioni e in ambienti pubblici frequentati dagli uomini; e la sintesi di tutte le esortazioni sta proprio ed esclusivamente nell'invito: Volgetevi alle mie esortazioni... chi ascolta me vivr in pace e sar sicuro senza temere alcun male (Pro 1,23.33). La proposta della Sapienza semplice e insieme totalizzante: occorre seguire Lei per avere tutti i benefici possibili dalla vita. Ma soltanto chi ha gi incontrato la Sapienza sa che cosa significhi seguirla, come soltanto chi ha gi incontrato il Risorto, come Signore della propria vita e di tutta la storia, pu comprendere lappello che tali parole rivolgono al suo interlocutore. Per comprendere il versetto citato, necessario attingere all'esperienza di Salomone descritta nel primo libro dei Re, andando cos a verificare il senso dell'ascolto unito alla sapienza. Salomone appena succeduto a suo padre Davide. Egli molto giovane. Nulla fa pensare alla sua futura fama e gloria. Il Tempio non ancora stato costruito. Sulle alture di Gbaon il re offre a Yahweh un immenso sacrificio di mille buoi. E il Signore gli parla in sogno dicendogli: "Chiedimi ci che io devo concederti". Ora, Salomone, di fronte a questa infinita magnanimit di un Dio che i cieli dei cieli non possono contenere, risponde in un modo che a prima vista ci sorprende. Egli chiede semplicemente: Dammi, Signore, un cuore docile (in ebraico: lbh shom). In realt lbh cio cuore, ha un significato pi ampio che nella nostra lingua. Per l'ebreo il cuore la sede della saggezza, del discernimento, cos come della forza e della tenerezza. E shom il participio di sham, ascoltare. Chiedendo lbh shom, Salomone ha chiesto pi esattamente, dunque, un cuore che ascolta. 1

Il testo prosegue dicendo: Al Signore piacque che Salomone avesse domandato ci (1Re 3,10). E nella risposta di Dio troviamo la prima spiegazione di questa misteriosa parola. Invece di riprendere letteralmente la frase di Salomone, Egli precisa il contenuto positivo della richiesta: Perch hai domandato questa cosa faccio come tu hai detto. Ecco, ti concedo un cuore saggio e intelligente (1Re 3,11-12). Per Dio, quindi, sapere ascoltare, avere un cuore che ascolta, tutta la saggezza e l'intelligenza. Cos'ha di cos essenziale e insostituibile questo atteggiamento, tanto da equivalerlo alla saggezza e all'intelligenza, e da considerarlo l'unica richiesta in cui si riassumono tutti i beni desiderabili? Di fronte a Dio, nei nostri rapporti pi intimi con Lui, non forse un cuore che ascolta la parte migliore di cui il Signore ha detto che non ci sar mai tolta? Lo disse a Maria, sorella di Lazzaro, che sedutasi ai piedi di Ges, ascoltava la sua parola" (Lc 10,39). , inoltre, la stessa parola che il vecchio Elia insegna al giovane Samuele: "Se ti chiamer ancora dirai: parla, Signore, perch il tuo servo ti ascolta" (1Sam 3,9). Essa, pertanto, esprime l'atteggiamento fondamentale dell'anima che sa, nella fede, che il suo Dio vuole entrare in comunicazione diretta con lei. Per questo importante rimanere in ascolto di tutte le chiamate di Dio e di tutte le ispirazioni dello Spirito, seguendo l'esempio di Maria che serbava tutto nel cuore (cfr. Lc 2,19) e fu obbediente in tutto alla Parola, sperimentando, lei per prima, la beatitudine annunciata da Ges: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,28). Ma soltanto quando un profondo silenzio avvolge tutte le cose, che la Parola si manifesta in noi. E colui che l'ascolta dimora nella pace (Pr 1,33). sufficiente ascoltare nel proprio cuore il silenzio di Dio, finch esso non compia in noi la necessaria purificazione, per poter ricevere in dono la saggezza (Pr 2,6) che ci introduce all'intelligenza increata che lo Spirito Santo. Un cuore che ascolta cos, non avr effetto solo nell'ambito del rapporto interiore con Dio, ma influenzer altri ambiti; in particolare i nostri rapporti con gli altri e, ancora di pi, con ogni creatura. D'altronde, in questo contesto che si situa la domanda di Salomone, che vuole essere di aiuto agli altri. Un cuore che ascolta ci che si aspettano da noi i nostri fratelli, anche se non in modo esplicito. Ognuno ha la sua pena da portare e il suo fardello personale e, sovente, si ha pi bisogno di ascolto che non di medicine o di pane... Ci vale anche per coloro che ci sono pi vicini e che, a volte, sono quelli da cui pi difficilmente cogliamo questo appello. In modo pi generale, dunque, l'ascolto che segno di accoglienza, di ricettivit, la prima condizione anche del progresso sul piano puramente personale e creaturale. Per quanto ricchi possiamo essere di autorit, di scienza o di virt, noi ci troviamo sempre nell'ineluttabile povert della creatura, povert che appartiene alla nostra stessa natura. La conoscenza dei propri limiti come un'invocazione affinch possiamo essere colmati. E se ci vero sul piano naturale, morale o intellettuale, ancor pi vero in quello soprannaturale, dove tutto dono gratuito. Tutte le cose migliori noi non possiamo acquistarle neppure con "l'oro pi scelto" (Gb 28,15); possiamo solo domandarle, desiderarle e attenderle, sapendo che il Padre vuole donarcele. Egli desidera colmarci di doni molto pi di quanto noi non desideriamo riceverli. Se ci dice con tanta insistenza di domandarglieli, se richiama cos sovente il legame tra la nostra preghiera e la sua generosit, proprio perch la perseveranza nella preghiera crea dentro di noi la disponibilit, lo stato di ricettivit, che condizione indispensabile per accogliere tutti i suoi doni. scritto che "Dio resiste ai superbi, ma d grazia agli umili" (Pr 3,34; Gc 4,6; 1Pt 5,5); solo l'umilt ci mette in questo stato di povert e di supplica che ci rende pronti a ricevere. "Apri la tua bocca, la voglio riempire" (Sal 81,11), ci dice il Signore; e solo un cuore sempre in ascolto pu essere colmato di tutti i doni di Dio. "Fate attenzione dunque a come ascoltate" (Lc 8,18) dice, infine, Ges.

Salomone ha chiesto la grazia di ricevere un cuore che ascolta, e ha ricevuto la Saggezza e con essa tutto ci che si pu desiderare e che gli stato dato in sovrappi. Il Signore ci ha detto: Chi ascolta me vivr in pace e sar sicuro senza temere alcun male. E abbiamo compreso che per fare quanto ci chiede necessario ricevere un dono importantissimo che un cuore capace di ascoltare... Ed certamente questione di cuore perch, alla fine, colui che ascolta pu farlo solo a partire da un amore fiducioso verso chi sussurra al suo cuore. Senza questo amore radicale e forte per il Signore, il cuore resta chiuso allascolto. Ascoltare vuol dire, allora, far entrare nel cuore e nella vita colui che ci parla, Ges il Signore, attraverso la sua Parola. B. ASCOLTARE DIO CHE PARLA Il Signore, dunque, ci si comunica attraverso la Parola che deve scendere nel nostro cuore, con laiuto dello Spirito Santo, per farne tesoro nella vita per la nostra crescita spirituale. Dio ci parla e noi dobbiamo sapere ascoltare, affinch tutto quello che ci insegna non venga perduto, come dopo la moltiplicazione dei pani, in cui Ges fece raccogliere i pezzi avanzati, perch nulla del dono di Dio andasse perduto. Cosa significa ascoltare Dio? Innanzitutto significa fare silenzio: sbaglia chi crede che il silenzio sia un diaframma tra persone, che porti allisolamento gli uni dagli altri. Poi significa guardarlo: sguardo e ascolto vanno insieme; i momenti pi belli dei rapporti, anche umani, sono i momenti in cui ci si guarda negli occhi senza dir niente. Il silenzio pu esprimere la fusione dei cuori, unintimit che nessuna parola pu esprimere. Lanima inebriata dalla presenza di Dio non trova pi parole adeguate se non il silenzio. Per ascoltare bisogna stare in silenzio, ai piedi di Ges, senza pregiudizi, con semplicit, per accogliere le sue parole: la parte migliore. Come fu per Maria che "sedutasi ai piedi di Ges" non vedeva pi altro... Lo sguardo, occhi estasiati e pieni damore, e l'attenzione erano solo per Ges. E Ges d atto che: "Maria si scelta la parte migliore che non le sar tolta" (Lc 10,42). Come ci parla Dio? Il mezzo privilegiato con cui Dio mi parla la Parola ispirata, la Bibbia. Ma parla, certamente, anche attraverso le creature, gli avvenimenti, la voce intima del mio cuore. vero, per, che senza la luce della Parola non saprei decifrarne il linguaggio, perch la Parola viene trasmessa dallo Spirito Santo. Nella storia della salvezza la Parola profetica che illumina gli avvenimenti, indicando il senso che assumono nel piano di Dio. Sar dunque la Bibbia il grande mezzo per mettermi in ascolto... Anche se noi non percepiamo parole udibili provenienti da Dio, tuttavia, alcune parole di Dio hanno segnato la nostra vita. Questo vuol dire che Cristo ci ha parlato: nei momenti di solitudine, nei momenti di deserto, nella sofferenza, nella gioia. E con la sua parola ci ha dato guarigione e consolazione, parlando in maniera particolare. Dio parla e noi possiamo ascoltare e rispondergli, perch siamo fatti a sua immagine e somiglianza. Come ascoltare Dio? La Parola di Dio va ascoltata non con le orecchie ma con il cuore, dicevamo. Lo insegna anche Ges: Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con perseveranza (Lc 8,15). Ascoltare con il cuore significa lasciare operare la Parola che non ci data per aumentare le nostre conoscenze o per informarci, n per moltiplicare le nostre attivit, ma per trasformarci.

Essa opera tagli profondi nel nostro essere, giungendo fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito (Eb 4,12); rompe i nostri piani; scombussola le nostre idee; ci fa sentire poveri, bisognosi di tutto e di tutti... come laratro che spacca la terra per la semina: La mia Parola non forse come il fuoco e come un martello che spacca la roccia? (Ger 23,29). Come un martello sbriciola il nostro cuore di pietra e lo trasforma in un cuore nuovo, operando in noi la nascita di un essere nuovo, dopo aver distrutto il vecchio. E chi si fa ascoltatore della Parola di Dio porta frutto a suo tempo: Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto (Gv 15,5). Quali i frutti? Frutto dello Spirito : amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, fedelt, mitezza, dominio di s (Gal 5,22). Non dimentichiamo che un albero, anche se alto e robusto, se non d frutti un albero sterile e inutile. Due sono le ramificazioni principali di questo albero: La ramificazione personale e la ramificazione comunitaria: 1. La ramificazione personale che non pu che dare il frutto pi bello: la Santit. Questa meta personale va perseguita con tutte le forze, senza soste, tenacemente! Ges ci ha chiamati perch diventassimo santi. Con la sua grazia tutti possiamo diventarlo, perch tutto possibile con il suo aiuto (Mt 19,26) e con la nostra adesione e collaborazione alla sua grazia. Ricordiamoci che lostacolo maggiore, il nemico della Santit, siamo noi stessi, con i nostri desideri che si applicano fortemente a tutto ma poco alle cose di Dio. Non per nulla Paolo ci esorta dicendo: Se siete risorti con Cristo, pensate alle cose di lass non a quelle della terra (Col 3,1-2). Se Ges risorto abita nel nostro cuore, in Lui abbiamo un amico fedele che non ci tradisce mai e su cui posso sempre contare, poich Egli : lo sesso ieri oggi e sempre (Eb 13,8). Il suo amore per me non muta... La fede, in tal senso, proprio la capacit di avvertire la presenza amorosa e benefica di Ges in noi. 2. La ramificazione comunitaria che ha come frutto il sentirsi Chiesa. Siamo chiamati, di fatto: - ad amare la Chiesa, come una madre che ci ha generato alla fede tramite la Parola di Dio; - a vivere nella Chiesa, che il popolo adunato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; - ad essere membra vive della Chiesa che, nutriti della Parola, annunciano al mondo il Regno di Dio. Concludo, questa breve riflessione introduttiva, citando un pensiero di Madre Teresa di Calcutta riguardo l'ascolto che dona pace: Lascolto viene dal silenzio: il frutto del silenzio la preghiera; il frutto della preghiera la fede; il frutto della fede lamore; il frutto dellamore il servizio; il frutto del servizio la pace. Fratelli e sorelle, che il nostro primo atto comune di questo ritiro sia una preghiera, con la quale chiedere a Dio con fede, con convinzione, senza stancarci, il dono di un cuore capace di amare e, per questo, capace di ascoltare. Chiediamolo finch non saremo certi di essere esauditi. Ripetiamo insieme:
Dammi, Signore, un cuore capace di ascoltare. Dammi, Signore, un cuore capace di amare. Allora so che potr vivere in pace e al sicuro, senza temere alcun male, perch il tuo amore guarir il mio cuore e tutto il mio essere e sar in grado di amare come ami Tu. Amen.

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