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"Il virtuale ha assorbito il reale" (intervista a Jean Baudrillard)

SOMMARIO:

Nella dimensione virtuale non c' pi n soggetto n oggetto ma entrambi diventano elementi interattivi (1). Il tempo nel virtuale viene ridotto all'istante e lo spazio si moltiplica (2). Nel mondo virtuale gli individui sono trasparenti, non hanno pi peso, sono smaterializzati e senza "ombra". Si perso il significato che l'ombra aveva un tempo di negativit e di morte. La societ contemporanea aspira infatti ad una totale positivit e a una eliminazione della morte (3). Baudrillard spiega l'origine del titolo del suo libro "Il delitto perfetto" (4). Attraverso i media si perde il principio di realt, diventa impossibile distinguere fra ci che vero e ci che falso (5). Si pu subire una fascinazione di Internet, ma altra cosa la seduzione. Il piacere della seduzione non ha nulla a che vedere con il fascino dello schermo e di qualsiasi operazione su Internet (6). L'accelerazione della realt che si sta verificando con la tecnologia tale da indurre legittimi timori di caduta in uno stato di caos (7). Secondo l'intervistato il bug del millennio spaventa ma allo stesso tempo lo si avverte anche come un possibile evento catartico da cui ricominciare (8). La clonazione rientra nel desiderio di passare al di l della morte seppur con una immortalit artificiale (9). Tutto quanto era ideale e trascendente si tenta ora di renderlo operativo industrialmente (10). Secondo l'intervistato l'impresa scientifica essenzialmente amorale, ossia senza morale (11).

INTERVISTA:

Domanda 1

L'immersione totale nello schermo e nel computer del soggetto pu implicare che la realt possa scomparire in un generico non-luogo?

Risposta S, certo, la realt gi scomparsa in certo modo, ma perch essa in fin dei conti, non mai altro che l'effetto di uno stimolo, di un modello. C' un modello di realt, un principio di realt, che stato costruito e che si pu scomporre molto rapidamente. E' in effetti una sorta di costruzione quella che si sgretolata sotto la spinta delle tecnologie moderne, delle nuove tecnologie in particolare. Ci che viene chiamata la realt virtuale ha senza dubbio un carattere generale e in qualche modo ha assorbito, si sostituita alla realt nella misura in cui nella virtualit tutto il risultato di un intervento, oggetto di varie operazioni. Insomma tutto si pu realizzare di fatto, anche cose che in precedenza si opponevano l'una all'altra: da una parte c'era il mondo reale, e dall'altra l'irrealt, l'immaginario, il sogno, eccetera. Nella dimensione virtuale tutto questo viene assorbito in egual misura, tutto quanto viene realizzato, iper-realizzato. A questo punto la realt in quanto tale viene a perdere ogni fondamento, davvero si pu dire che non vi siano pi riferimenti al mondo reale. E infine tutto vi si trova in qualche modo programmato o promosso dentro una superformula, che quella appunto del virtuale, delle tecnologie digitali e di sintesi. Accade effettivamente che a un certo punto il reale ci sta pur sempre di fronte, e noi ci confrontiamo con esso, mentre con il virtuale non ci si confronta. Nel virtuale ci si immerge, ci si tuffa dentro lo schermo. Lo schermo un luogo di immersione, ed ovviamente di interattivit, poich al suo interno si pu fare quel che si vuole; ma in esso ci si immerge, non si ha pi la distanza dello sguardo, della contraddizione che propria della realt. In fondo tutto ci che esisteva nel reale si situava all'interno di un universo differenziato, mentre quello virtuale un universo integrato. Di certo qui le care vecchie contraddizioni fra realt e immaginazione, vero e falso, e via dicendo, vengono in certo modo sublimate dentro uno spazio di iper-realt che ingloba tutto, ivi compreso un qualcosa che sembrava essenziale come il rapporto fra soggetto e oggetto. Voglio dire che nella dimensione virtuale non c' pi n soggetto n oggetto, ma entrambi, in via di principio, sono elementi interattivi. Parlo in termini un po' approssimativi perch non appartengo completamente a questo mondo, non ne faccio parte, ma in ogni caso posso parlarne nonostante tutto, e mi sembra di vedere determinate cose che succedono al suo interno. In questo universo il soggetto non ha pi una sua posizione propria, una condizione vera, in quanto soggetto, di un sapere o di un potere o di una storia. C' invece un'interazione, che vuol dire in fin dei conti uno svolgimento o un riavvolgimento di tutte le azioni possibili. Nella realt virtuale tutto effettivamente possibile, ma la posizione del soggetto pericolosamente minacciata, se non eliminata.

Domanda 2

Lei sostiene che nel futuro tutto potr accadere in un mondo che sar frutto di operazioni vituali e non avr pi bisogno di uno spazio reale e simbolico. In che tipo di mondo avranno luogo le cose?

Risposta Non mi possibile descriverlo. E' una dimensione di cui in definitiva si ha un presentimento attraverso vari indizi. Non saprei. In termini di spazio non si ha molto di pi delle fantasie della fantascienza, che per offrono immagini di uno spazio fantastico. Tutta la fantascienza ci ha abituato in qualche maniera a concepire altri spazi con coordinate differenti, multi-spazi, e via dicendo. In relazione al tempo questo molto pi difficile da immaginare, ma in ogni modo si ha l'idea di manipolare il tempo reale. In effetti, il tempo virtuale il tempo reale e d'altronde del tutto paradossale e ambiguo il fatto che si chiami tempo reale il tempo proprio della virtualit, il quale non pi in alcun modo il tempo della realt, quello cio che in ogni caso scandisce la durata dello sviluppo fra passato, presente e futuro. Nessuna di queste tre categorie di tempo ha pi valore: il tempo reale l'istantaneit dell'operazione, il tempo stesso dell'operazione, e perci ciascuna operazione ha in un certo senso un tempo proprio, che per non corrisponde pi a una cronologia. In effetti non c' pi una memoria, non c' pi la possibilit n di prevedere il futuro in funzione dei dati della realt, per l'appunto, n tanto meno di contemplare una memoria vivente di ci che ha avuto luogo, perch nel tempo reale non esiste pi la dimensione storica, n tutto quanto si svolge nella storia, nel tempo al cui interno esisteva la storia. Tutto ci non pi reperibile o recuperabile a livello di tempo reale, e questo pone numerosi problemi in quanto proprio ora, alla fine del ventesimo secolo, siamo impegnatissimi a tentare di recuperare tutta la storia del Novecento, di comprendere cosa ne sia stato, e regolare i conti sospesi, fare un bilancio. In effetti non ci si riesce, si cerca di resuscitare tutto ma senza successo, poich ormai non siamo pi nel tempo storico ma in una diversa dimensione temporale: quella del tempo reale, e il tempo reale privo di coordinate, per cos dire. E dunque probabilmente non l'unico, pu non essere il modello definitivo, e saremo noi a stabilirlo, ma in ogni caso esso rappresenta comunque una rottura del senso del tempo, questo certo. In relazione allo spazio si ha l'impressione che esso si moltiplichi nel mondo virtuale, che si abbia la capacit di abbracciare tutti gli spazi possibili; per quanto riguarda il tempo, al contrario, si percepisce una contrazione straordinaria, la quale fa s che tutto si riduca all'istante dell'operazione che avviene in quel momento particolare, e che subito dopo non vi sia pi ricordo. Beninteso, dico questo non per nostalgia di un oggetto perduto, anche se da un punto di vista esistenziale l'abbiamo effettivamente perduto, ma in base a termini dettati da una situazione diversa, del tutto originale, della quale per non abbiamo i mezzi per poterne prefigurare compiutamente le conseguenze.

Domanda 3

Lei ha descritto il mito della caverna di Platone come chiave di interpretazione del conflitto fra reale e virtuale. Ce ne pu parlare?

Risposta

L'immagine di Platone diversa in quanto si riferisce alla figura di una nascita, di qualcosa di irreale in quanto ombra di qualcosa, ma tuttavia il mito parla comunque dell'essere. Ci sono ombre che si muovono in circolo e noi non siamo che il riflesso di un'altra sorgente, che esiste altrove, una fonte luminosa dinanzi alla quale per si interpone un corpo, e le ombre sfilano. Nel mondo virtuale, invece, direi che non ci sono n apparenze n essere, non esistono ombre giacch l'essere trasparente, in un certo senso questo il dominio della trasparenza totale. Noi siamo perci come attraversati in qualche modo dai messaggi, dall'informazione, dai megahertz o che so io, da tutto quel che si vuole, poich noi stessi siamo trasparenti all'interno della realt virtuale, non abbiamo pi un ombra. La nostra, se si vuole, tipicamente l'epoca dell'uomo che ha perduto l'ombra. La famosa frase, "egli ha smarrito la sua ombra", una metafora che sta a indicare che abbiamo perso l'opacit, e in fondo l'essere stesso, lo spessore dell'essere, la sua profondit. Al contempo si perduto anche il significato che l'ombra aveva un tempo, vale a dire la negativit, la morte. Del resto vero che di fatto ci troviamo dentro a un sistema che si prefigge di eliminare la morte, nel quale non ci dovr pi essere nulla di negativo, come la fine dell'esistenza e l'ombra. Un sistema totalmente operativo e positivo al cui interno noi saremo tutti trasparenti, comunicativi, interattivi. In questo ambito, perci, non credo ci sia una scena in cui compaiono queste ombre platoniche. Non so in che contesto ne avevo parlato, ma in ogni caso non sussiste alcun rapporto fra le due immagini se non di contrapposizione, non vi sono analogie.

Domanda 4

Nel suo libro "Il delitto perfetto" troviamo la ricostruzione di un delitto, ovvero la morte della realt e lo sterminio delle illusioni ad opera dei media e delle nuove tecnologie. Ci vuole parlare di questo libro?

Risposta difficile parlare di un libro o del tema in esso affrontato. A proposito del titolo, si trattato in effetti dell'uccisione della realt, e pi ancora che della realt, a mio parere, delle illusioni. Voglio dire che la perdita pi grave senz'altro quella dell'illusione, vale a dire di una parte diversa del nostro rapporto con l'esistente. Il concetto di realt relativamente recente, contiene un sistema di valori solo da poco consolidatosi. Per contro, mi sembra che l'illusione sia parte integrante dell'organizzazione simbolica del mondo, ed perci assai pi dinamica. l'illusione vitale di cui parla Nietzsche, costituita da apparenze, fantasie, e tutto ci che pu essere la forma di una proiezione, come una scena diversa da quella della realt. E mi pare che essa sia stata completamente eliminata da questa operazione del virtuale che, in parole semplici, io chiamo "delitto" ma che in fondo non che una metafora un poco esagerata e forse persino non troppo giusta, nella misura in cui non si tratta in realt di un crimine o di un assassinio in senso simbolico. Quando Nietzsche diceva "Dio morto", ad esempio, intendeva identificare con l'uccisione di Dio una rivoluzione positiva, se cos posso esprimermi, mentre nell'altro caso non abbiamo un omicidio ma una eliminazione, una scomparsa, un annullamento, cosa alquanto pi grave. Quanto all'aggettivo "perfetto", esso denota come il vero delitto, come sto per dire, consista nella perfezione, perch vuol dire che quest'ultima il risultato finale. Questo universo reale, imperfetto e contraddittorio, pieno di negativit, di morte, viene depurato, lo si rende "clean", pulito; lo si riproduce in maniera identica ma dentro a una formula perfetta. Cos avremo bambini perfetti grazie alla manipolazione genetica, avremo un pensiero

perfetto grazie all'intelligenza artificiale, e cos via. La perfezione dunque questo ideale in certo modo perverso che rappresenta il vero delitto. A mio avviso, insomma, il delitto consiste nella perfezione di questa specie di modello ideale che si vuole sostituire alla realt e al contempo all'illusione.

Domanda 5

La sua posizione nei confronti dei media estremamente critica: quali sono, a suo avviso, i rischi maggiori per una societ dell'informazione come la nostra?

Risposta S, il mio atteggiamento di critica, e certamente lo difendo in quanto quello sperimentato pi a lungo nel tempo, e si richiama un po' all'eredit del pensiero critico; in fondo, tutto il pensiero critico tradizionale non pu che essere anti-mediatico, non pu che muovere obiezioni ai media. Anch'io ho formulato una sorta di critica radicale, ma ormai talmente nota che non vale la pena tornarci sopra ancora una volta. In qualche modo vero che i media fanno il loro lavoro e sono un elemento essenziale nella strategia del delitto perfetto, in un certo modo ne fanno parte: ma questo ancora troppo semplice. Io direi invece che la mia piuttosto una posizione ironica in rapporto ai media. I media si frappongono in maniera tale fra la realt e il soggetto, che, mi pare, non ci sono pi interpretazioni possibili in quanto l'informazione rende l'accadimento incomprensibile. L'evento storico non si sa pi cosa sia quando passa attraverso i media, in breve si ha una transustanziazione di questo tipo in tutto ci che i media fanno, cos che ne risulta quel che io chiamerei una simulazione, un simulacro, e perci non esiste pi n il vero n il falso: non si sa pi quale sia il principio della verit. Questo certamente un dato importante; ma infine, c' davvero bisogno della verit? In fin dei conti, l'obiettivo dei media non stato forse di eliminare effettivamente il principio morale e filosofico della verit, per installare al suo posto una realt completamente ingiudicabile, una situazione di incertezza che, se si vuole, pu ben essere immorale e difficile da sopportare, ma che in certo modo ironica? Se guardiamo alla cosa con ironia, scopriamo che i media si sono dedicati a smontare questo principio di verit, autorit e certezza che rappresenta del resto, bisogna dire, il fondamento di tutta una civilt dal carattere autoritario e moralmente rigoroso. Dunque i media svolgono anche questa funzione di scomposizione, e si possono interpretare nell'altro senso. Allo stesso modo tutta la tecnica in generale, non solo i media, ma gli strumenti tecnici, le macchine, eccetera, sono in certo senso anch'essi dei mezzi per togliere realt al mondo, e inoltre, come ho detto, per instaurare una sorta di incertezza, di gioco, e finalmente di amoralit delle cose. E forse in tal modo essi ci liberano dal dovere di attenerci ai principi di verit, di obiettivit, e di tutti i princpi su cui fondata la nostra morale. Tutto questo, evidentemente, per noi destabilizzante, non c' alcun dubbio, ma sempre la stessa storia: da una parte si perde, in misura enorme, ma se si sa affrontare la situazione in una certa prospettiva si pu pervenire a un'interpretazione ironica, nel senso che l'ironia pu ispirare una visuale totalmente relativizzata e destabilizzata. Si pu perdere, certamente, ma forse si possono anche trovare nuove regole per giocare. Sono perci radicalmente critico contro i media nel quadro del sistema dei valori umanistici, ossia quello che noi conosciamo e che nostro: a questo livello bisogna essere assolutamente critici e addirittura spietati. Se per si affronta la questione diversamente, e ci si pone al di l della fine, al di l di quel principio, in un

eventuale altro universo, allora non si pu dire: pu darsi che i media, la tecnica, eccetera non siano che operatori di qualcosa che non so descrivere, di un gioco, di ironia, non so.

Domanda 6

Qual , se c', a suo avviso, la vera seduzione di Internet?

Risposta La seduzione? Beh, io non ho mai parlato di seduzione a proposito di Internet, e mi stupirei se l'avessi fatto. A mio parere non ve n' traccia, in alcun modo, poich la seduzione in ogni caso suppone appunto una relazione, un rapporto a due; quale che ne sia il carattere la seduzione esiste sempre all'interno di uno scambio duale. In Internet, al limite, c' un'interazione, che non in alcun modo una relazione duale poich non fondata sull'alterit, e non nemmeno una relazione di confronto, di sfida, eccetera. Abbiamo invece un rapporto di immersione, di interazione: l dentro non esiste seduzione, al massimo si produce, evidentemente a livello collettivo, una reazione di fascinazione, ma come avviene al cospetto di un universo feticcio, di un oggetto d'adorazione. Non dico questo per negare [questa realt], anche se vero che non vi partecipo, non le appartengo, e in un certo senso sono dunque un cattivo giudice e parlo per partito preso; ma quel che mi sembra chiarissimo che per esserci una seduzione bisogna che ci sia una scena della seduzione, e dei veri attori, non semplicemente degli interattivi, ma attori che mettano in gioco la propria identit al fine della seduzione. Sia nella seduzione amorosa che di altro genere, artistico, estetico, o altro, si verifica una messa in gioco dell'identit, e persino una perdita dell'identit ma nel contesto di un rapporto duale. Poi esiste un piacere della seduzione che non ha nulla a che vedere con il fascino dello schermo e dell'operazione su Internet. Perci no, farei una distinzione completa fra le due cose, e certamente non ho mai parlato di seduzione a proposito di Internet, non proprio possibile. C' semmai una relazione di attrazione, e questo evidente, la cosiddetta fascinazione collettiva, questo pu essere. Ma di nuovo il discorso di prima, occorre trasferirsi sul piano dell'ironia e dirsi: "Tutto questo non forse un'altra scena su cui noi rappresentiamo la commedia di Internet e di tutto il mondo virtuale, della cibernetica, eccetera?" A livello collettivo forse anche questo soltanto un grande gioco, che non occorre necessariamente prendere del tutto sul serio, cos come ogni giorno si d la commedia della politica e di un mucchio di altre cose. Ebbene, esiste una scena della politica, la quale per ormai diventata l'ambientazione di un teatro se non comico, almeno, in ogni caso, molto meno drammatico, senza dubbio. Internet nuovo, originale se si vuole, ma come dico, ne esiste gi una replica nei media. Internet stesso si trova gi sdoppiato nel commento mediatico che se ne fa e nel suo consumo globale, e pertanto Internet stesso non gi pi Internet, ma stato attirato nel sistema della simulazione, e in fondo gi stato trasformato. Si entra nella cultura del Web, del Net, e al contempo si gi nell'iper-realt di queste stesse entit, perch in quel senso non ci si ferma, ed un bene: voglio dire che altrimenti si potrebbe credere che Internet sia la rivoluzione tecnica, l'ultima, quella definitiva, e si potrebbe pensare "Siamo arrivati, ci siamo, questo veramente il progresso assoluto, e si completato". Ebbene, questo sarebbe la morte, in un certo senso, ma fortunatamente Internet sta ridiventando l'oggetto di un gioco, e in fin dei conti si consuma un po' al modo in cui certe persone pagano per un telefonino cellulare solo per far vedere di averlo. Possono essere milioni le persone che si comportano cos, si pu creare in tal modo una nuova cultura, un nuovo

ambiente, ma nonostante tutto bisogna stare bene attenti a non prendere troppo sul serio l'idea che i fondamenti dell'uomo e della sua civilt saranno rivoluzionati da una tecnica, qualunque essa sia, anche Internet.

Domanda 7

Come pensa sia mutato il nostro rapporto con la realt in seguito all'accelerazione del progresso tecnologico nel corso di questi ultimi anni?

Risposta Certamente il rapporto con la realt cambiato, ma c'era dunque una realt? Bisogna anzitutto pensare a questo problema, bisogna credere alla realt perch il rapporto con essa si trasformi. Io non sono sicuro, non lo sono mai stato, che si sia veramente creduto alla realt. La realt esiste, ma non le si crede: un po' come con Dio, nel senso che potrei dire che esiste ma non ci credo. In qualche modo si creato un rapporto al contempo da credente e da incredulo. Questo ovviamente accade pi velocemente con le nuove tecnologie, perch si va sempre pi lontano, al cospetto di questa specie di proliferazione dell'informazione, e si diventa via via pi scettici. La gente non crede pi a nulla; in certo modo neppure alla politica, non pi. In effetti, se si vuol prendere sul serio la realt, almeno nelle apparenze con cui essa ci appare, si scopre di essere ormai sempre pi lontani, evidente. A questo punto, perci, il vero problema sapere dove si arriver, data l'accelerazione con cui si sviluppano quelle tecnologie: perch vero che questo progresso vorticoso c' stato nel corso degli ultimi anni, diciamo nell'ultimo ventennio, ma del resto tutte queste cose venivano gi osservate e analizzate fin dagli anni Sessanta, e dunque di tempo ne passato parecchio. Ora per si sta verificando una tale accelerazione che ci si domanda in effetti se non stia prendendo forma una configurazione tipica del caos, vale a dire un'accelerazione e una turbolenza tali che non si sa fin dove si andr avanti e a quale termine si arriver naturalmente, con grande rapidit, come a un muro, o a qualcosa di simile al crollo totale della realt. Possono verificarsi incidenti collettivi? E' probabile, e a tale proposito sar interessante vedere come una simile catastrofe stia per verificarsi, ad esempio, in occasione dell'anno 2000 con il Bug dei computer. Sar un evento paradossale: dobbiamo francamente riconoscere l'ironia fantastica, feroce del fatto che invece di presagire la fine del mondo come nell'anno 1000, la nostra catastrofe sar di natura virtuale, e saremo noi ad averla messa in atto per mezzo della nostra tecnica. Seguendo questo esempio possiamo pensare che ugualmente ci aspetta, e a breve scadenza, una forma di implosione collettiva di queste tecniche e tecnologie: ce ne sono le tracce, gi se ne vedono prefigurazioni nei crack finanziari e delle borse, e lo si vede bene in relazione a certi frammenti del sistema, frammenti interi che possono cadere d'un sol colpo. Ma allo stesso tempo si gioca con l'idea di farsi paura in questo modo: io credo che sia difficile fare previsioni per la ragione detta poc'anzi, ossia che ci troviamo nel tempo reale, e che non siamo in grado di formulare alcuna prefigurazione di quanto accadr fra dieci anni, questo non possibile, dobbiamo fermarci qui.

Domanda 8

Allora vero che si ha paura del Bug del millennio, o no?

Risposta S, in fondo c' anche questo timore, ma al contempo come una fascinazione, sicch allo stesso tempo si ha paura e ci si dice: "S, mi piacerebbe proprio che accadesse qualcosa nella realt". Stranamente, infatti, siamo in un mondo che ha una sovrabbondanza di accadimenti e di informazione, eppure si ha l'impressione che non accada pi nulla ormai, e perci si va alla ricerca addirittura di un evento totale, di qualcosa che possa fungere da principio di catarsi. E cos la scadenza simbolica del millennio serve precisamente a cristallizzare questa ricerca dell'immaginario. Ora, in presenza di una forte cristallizzazione si producono effetti estremamente positivi ed estremamente negativi. Si ha quindi una specie di speranza nell'anno 2000, l'idea che si riazzereranno tutti i computer, che si laveranno i panni di tutto il ventesimo secolo cos pieno di violenza, guerre, eccetera, e che si ricomincer da capo con una forma di innocenza collettiva. Questa speranza esiste, ma al contempo si affianca a una speranza inversa, credo, ossia non proprio che tutto sprofondi ma che si verifichi un vero disastro, un incidente non so bene di che natura, il quale dia vita a un evento davvero determinante e decisivo. Ecco dunque che tutti gli avvenimenti con i quali si ha a che fare in questa fine secolo sono in fin dei conti dei grandi pseudo-eventi, delle grandi produzioni mondiali, che si tratti di Diana, di Clinton o di altro. In realt non sono fatti, ma specie di scenari per un consumo di massa, non semplici eventi. Insomma, non saprei dire cosa la gente speri: al contempo ci si aspetta il peggio e il meglio, ed una fortuna, perch vuol dire che c' ancora spazio per l'immaginario.

Domanda 9

Lei ha affermato che la societ attuale vorrebbe sopprimere l'idea stessa di morte. Cosa rappresenta allora la clonazione?

Risposta Rappresenta una modalit di questa immortalit artificiale, se si vuole, una via per passare al di l della morte, al fine di non subire pi il triste destino degli esseri viventi, vale a dire sessuati e mortali per arrivare a trovare un sostituto totale persino dell'esser morti. Ci possiamo riprodurre in maniera identica a quel che siamo e indefinitamente, sicch finalmente abbiamo ritrovato l'immortalit degli esseri protozoici, degli organismi anteriori alla riproduzione sessuata, dei tempi della riproduzione per replica identica. Questa dunque una forma di immortalit, e non c' pi la morte individuale, al suo posto abbiamo un'impresa tecnica, la quale pu persino divenire immaginaria. Non so bene quale dei due termini venga prima, se sia la tecnica a trascinare l'immaginario o viceversa, l'immaginario a indirizzare la tecnica; ma l'idea di espellere la morte, di eliminarla dall'ambito della vita, e infine di mantenere della vita nient'altro che i lati positivi, cancellando tutti quelli negativi, tutto questo gi presente, voglio dire, nell'idea, nella proiezione fantastica. Cos questa idea si materializza poi nelle tecniche, che diventeranno quel che diventeranno, ma che certo, necessariamente verranno impiegate in pratica: questo evidente, perch l'attrazione troppo

forte, e anche se comitati etici e via dicendo si mettono in moto, l'attrazione collettiva irresistibile. Dunque succeder, si tenter di eliminare davvero la morte, quella individuale: di essa che parlo, perch della morte in quanto tale rester comunque il fantasma, uno spettro che attraversa le varie epoche, vecchio come il mondo, e appartiene alla nostra civilt in quanto essa stata la prima a dotarsi dei mezzi tecnici per tentare di realizzare la morte. Finch un fantasma resta fantasma, bene, fa parte dell'immaginario, ma quando d'un tratto si hanno gli strumenti per farlo divenire realt, allora il pericolo massimo, direi, proprio in quel momento perch davvero si rischia di riscontrare come questo fantasma sia egli stesso mortale, nel senso peggiore del termine. Ci pu significare in effetti niente meno che la scomparsa della specie, ma tale la posta in gioco.

Domanda 10

L'industrializzazione della clonazione rappresenta anche l'industrializzazione dell'uomo, e questa una lunga storia.

Risposta Eh s, una vecchia storia. In sostanza, in passato l'industrializzazione avvenuta in termini piuttosto di forza produttiva e in relazione al lavoro, e la si sfruttava in quel senso. Ma ora, in effetti, si avr lo sfruttamento di qualcosa di molto pi profondo, ossia dell'idea di non morire, di perpetuarsi, insomma l'idea dell'eternit, dell'immortalit, e di tutto ci che elevava a una sorta di trascendenza seppure inaccessibile e puramente ideale, in tale ambito. Tutto quanto era ideale e trascendente si tenta ora di renderlo operativo industrialmente, non vero? Perci la questione assume nel suo complesso anche una rilevanza economica, ma ci sono aspetti che definirei del tutto simbolici, anche se non oso pronunciare troppo questa parola, ma insomma s, persino simbolici, e quelli sono sicuramente i pi profondi. Ad ogni modo, le due cose forse procedono di pari passo.

Domanda 11

Da tutto ci discende una nuova morale?

Risposta Io credo di no. In definitiva, ogni tentativo di opporsi a questo processo, di ricreare, trovare un suo senso etico, oppure di realizzare una sua regolamentazione etica mi sembra sia destinato alla sconfitta. Non vedo la minima possibilit di recuperare una morale a misura di questo nuovo fenomeno, perch la morale in fondo presuppone un'essenza dell'uomo in quanto tale, un principio, come dire?, di libert, di responsabilit, eccetera. L'individuo con la propria libert, in rapporto con la dimensione sociale, e via discorrendo, - tutti questi elementi sono stati largamente marginalizzati nel contesto di questa nuova

impresa. Non vedo pi una morale, ma non trovo che questo debba condurre alla disperazione. Questa impresa davvero fondamentalmente amorale, e non penso che alcun comitato etico possa farci nulla. Del resto si vede bene come tutti questi comitati siano immediatamente e a priori votati alla sconfitta, ma si continuer a crearne in quanto bisogna salvaguardare la finzione di una morale: occorre che nonostante tutto questa societ si rifletta in una qualche specie di specchio morale e filosofico, perch non pu dedicarsi moralmente a un'impresa di quel genere, ma deve contemplare un'immagine simile a se stessa, nutrire starei per dire una qualche specie di nostalgia per un sistema di valori. Ma tale sistema di valori viene spazzato via da questa impresa scientifica, o forse para-scientifica. Non posso giudicare il principio scientifico di questa storia, n la natura oggettiva delle cose. Ma in termini di conseguenze vero che soprattutto l'universo morale, filosofico, ma anche quello sociale si trovino in grave ritardo.

Da: http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/b/baudrillard.htm

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