Le coste della Normandia appaiono agli occhi del visitatore come
una immensa distesa di sabbia e roccia che per chilometri e chilometri si estende senza soluzione di continuità dalla penisola di Cherbourg a Calais. Il clima mutevole e bizzarro di questa regione della Francia, fa tornare in mente certi film in bianco e nero dove non è difficile immaginare un Jean Gabin in impermeabile beige e sigaretta fra le labbra mentre guarda pensieroso l’orizzonte. Quì,54 anni fa, sbarcarono le truppe alleate sotto il comando supremo di Eisenhower. L’operazione, denominata in codice, Overlord, ebbe inizio alle 00.15 del 6 giugno 1944 mentre da alcuni giorni una tempesta imperversava sul canale della manica. Dai porti della costa inglese mollarono gli ormeggi cinquemila navi da guerra con a bordo quasi 500.000 soldati, staunitensi, canadesi e inglesi, diretti verso le spiagge scelte per l’invasione dell’Europa e battezzate con i nomi convenzionali, Omaha, Utah, Gold, Juno e Sword. Contemporaneamente si alzarono in volo 13.000 aerei con tonnellate di bombe e paracadutisti da lanciare dietro le linee nemiche per prendere su due fianchi i tedeschi. Cominciava così la più imponente operazione bellica della seconda guerra mondiale. La nebbia e il maltempo influì non poco al parziale fallimento di alcune operazioni causando notevoli ritardi nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. Centinaia di paracadutisti spinti dal forte vento, atterrarono a molti chilometri dai luoghi designati, finendo nelle zone allagate o inghiottiti dalle buche appositamente scavate e riempite di melma (invenzioni strategiche di Rommel ) annegando risucchiati dal fango e dall’eccessivo peso degli armamenti in dotazione, quasi 50 chili a testa. Saint Mere Eglise è un sonnacchioso villaggio di poche anime a pochi chilometri dalla costa, uno dei tanti dell’entroterra normanno. Se non fosse stato per un calcolo errato dell’aviazione, nessuno avrebbe mai saputo della sua esistenza. Ma quella notte , all’una circa, alcuni paracadutisti piombarono nel bel mezzo della piazza del paese scuotendolo dal suo torpore e costringendo ad una furiosa battaglia la piccola guarnigione tedesca, circa cento uomini, del tutto impreparata all’arrivo dei soldati americani. C’è un episodio rimasto per sempre nella memoria di quel villaggio : un paracadutista finì la sua discesa sul campanile della chiesa rimanendovi impigliato, ferito ad un piede, per alcune ore. Soltanto fingendosi morto poté scamparla, e tanto bastò a renderlo famoso a mezzo mondo. Ora da quel campanile, in segno di riconoscenza, penzola un paracadute con tanto di fantoccio appeso. Nel piccolo museo che ricorda lo sbarco, una nutrita serie di fotografie ritraggono un sorridente John Steel, così si chiamava il giovane soldato protagonista della disavventura, mentre negli anni sessanta, tornato a visitare Saint Mere Eglise, riceve dal Sindaco, la cittadinanza onoraria. Oggi le spiagge sono meta di visitatori da tutto il mondo e piccoli musei pubblici e privati sono sparsi ovunque. Fino a pochi anni fa non era difficile ritrovare, scavando nella sabbia, elmetti foracchiati e incrostati di conchiglie, calci di fucile, fondine e bombe a mano, pezzi di granata e quant’altro, sì da riempire le bacheche e le sale dei suddetti musei. A Omaha e Utah beach rimangono, semicoperti da sabbia ed erba, enormi monconi in cemento armato, un tempo parti integranti di fortificazioni della contraerea tedesca. Un cartello al di là del filo spinato invita il visitatore a non oltrepassare il limite segnato poiché i lavori di bonifica non sono mai stati completati. E c’è da crederci : l’enorme quantità di bombe scaricate sulla costa in un solo giorno è inimmaginabile. Per ore le navi in rada cannoneggiarono le coste per preparare lo sbarco della fanteria. Le cifre sui morti delle prime 24 ore per anni furono contraddittorie ma la maggior parte degli storici sono concordi nell’affermare che il totale delle perdite alleate furono 10.000 e quelle tedesche 9.000. Nel rapporto presentato a fine giugno, quindi a meno di un mese dall’inizio dell’invasione, il Marescaillo Erwin Rommel annota che le sue perdite sono state di “...28 generali, 354 comandanti, e circa 250.000 uomini”. A Omaha si trova il mausoleo dedicato ai caduti dove in un immenso prato verde smeraldo, una lunga teoria di croci bianche tutte uguali, ricordano al mondo il sacrificio di quei ragazzi d’oltreoceano e non, venuti a morire sulle sabbie di un paese di cui molti prima di allora non avevano mai sentito nominare.