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DUE PAROLE DELLAUTORE SU ALCHIMIE DELLANIMA Cosa dire di me che possa interessare chi si accinge a leggere i versi che, finalmente, ho avuto il coraggio di veicolare su Internet? Non ho mai avuto la ventura di far parte di circoli o ambienti letterari: il fato mi ha condotto, ahim, su percorsi assai pi prosaici e, non disponendo di alcun padrino, mi vedo dunque costretto a tentare, goffamente, di autobiografarmi. So per di essere in buona compagnia, poich noto quanto litalico suolo sia fecondo di scrittori e poeti, o aspiranti tali, attorno ai quali esiste una fiorente industria alimentata da legittime aspettative di fama immortale. Fatta questa premessa, mi sia concesso di stendere un velo sulle mie private vicende. Dir solo che sono nato in una turrita cittadina dellAlto Lazio, tanti, tanti anni fa, cosa che mi rende ormai impervio ai sogni di gloria. Se per trovassi anche un solo estimatore, ne sarei ugualmente contento. Gli autori che pi mi hanno influenzato sono, in primo luogo, Baudelaire, primo amore, e i poeti del novecento italiano, passando inevitabilmente per Leopardi, Carducci e DAnnunzio. Confesso il mio amore senile per Dino Campana, un poeta di grande originalit e potenza espressiva che non ha avuto, forse, tutta lattenzione che meritava. Dimenticavo di aggiungere che sono sensibile ai temi del degrado ambientale, come facile riscontrare in alcune poesie di questa raccolta. Concludo con la citazione di questi versi di Giorgio Caproni, nei quali io stesso amo riconoscermi: Se non dovessi tornare, sappiate che non sono mai partito. Il mio viaggiare stato tutto un restare qua, dove non fui mai.

BIOGRAFIA Non assolutamente cosa agevole scrivere la prefazione di un proprio lavoro tranne, forse, in casi del tutto particolari, come per I fiori del male di Charles Baudelaire, dati alle stampe nel 1857. Lautore, perfettamente consapevole che il suo poema avrebbe suscitato scandalo nella perbenista borghesia parigina dellepoca, scrisse lui stesso la prefazione, facendolo per da par suo con versi rutilanti, indirizzati allipocrita lettore, che compendiavano mirabilmente il contenuto eversivo dellopera. Alchimie dellanima una raccolta di versi, compresi in un ampio arco temporale, in cui predomina la vena lirica. Come in un intermittente diario interiore, ho cercato via via di fissare stati danimo, atmosfere e ossessioni del mio vissuto senza ritrarmi tuttavia nellincomunicabilit, al chiuso di unautistica torre davorio, ma aspirando a raggiungere cuore e mente del lettore. In un mondo circoscritto in orizzonti tecnologici e consumistici, c ancora spazio per la poesia? Saltando in groppa a Pegaso si pu sfuggire al grigiore dellomologazione. Sarebbe per cosa vana fingere di ignorare ansie e contraddizioni generate dalla religione del progresso inarrestabile. Ed con questo nodo irrisolto, con questa visione del mondo cos radicata da apparire ineluttabile, che ho provato a confrontarmi come, ad esempio, in Homo sapiens. Il senso ultimo di questi versi non va ricercato, dunque, in un intimismo in fuga dalla realt, ma piuttosto in un tentativo di decifrazione dei pi profondi moti dellanimo umano.

Maremma Nellimmutato gesto Delletrusca fanciulla Nellocchio suo di rondine Ove affiora e si eterna Un antico sentire. Nel tuo mare Di sole e spume abbacinato Nel suo vasto respiro Che si frange Sulla duna salmastra. O ancora Sulla tacita rupe Che sovrasta Cerchiando il cielo Lala immota del falco. O nellombra discreta Che suggella le sacre tombe Ove si annulla il tempo E non pu entrare Linfocato meriggio. In questi luoghi sempre Quale amante fedele ti ritrovo Dolce maremma.

Desiderio Per una rosa specchio Del mio sogno Per i petali suoi non disserrati Per larpeggiato suo darcane labbra Oblioso profumo Il cuore mio dischiude La sua tristezza. Per una rosa che non mhai donato Stasera.

Primavera silenziosa (omaggio a Rachel Carson) Rondine bruna Che valicasti dAfrica le sponde, Tra cielo e mare Chi ti guid? Che videro i tuoi occhi? Veloce figlia dellindomito vento, Libera abitatrice della Terra, Alata forma, Perch pi non ristai Nei luoghi un tempo prediletti? Pi non risuona Acuto nellora vespertina Il tuo gridio, Di luce inebriata intorno al nido Pi non saetti Nei dorati tramonti. Chi ti scacci? Chi avvelen linsetto che sicura Coglievi a volo? Triste laprile e muto E vuoto di gioiose presenze. Questo larvato eccidio Luomo chiama progresso. N savvede Che ogni d pi si cerchia Di squallente deserto.

Il sogno Ho sognato il bosco Mistica cattedrale in un velario Alto di foglie. Ho sognato il mare Musica immemore Solare canto dazzurre sirene. E nel bosco lintatto musco, Il murmure segreto Della sorgiva, E nel mare il delfino giocoso. Presenze amiche specchiate nel profondo Dellalba primigenia. Ma fin il sogno. E vidi il bosco Di folle aliene sordido bivacco, Attossicato di nera pece Vidi il mare Inerte preda di leviatani. E nel bosco Non pi frullare dali, Misteriosi richiami. E nel mare Non pi guizzi lucenti E biancheggiar di spume. Come stolide mosche Colte nella mortale tela Attenderemo dunque Che il ragno ci divori?

Notturno Vorrei che eternamente La mia vita Restasse In questa quiete Quasi felice Della notte estiva. Vorrei chessa sostasse Ad ascoltare Questo di grilli notturno canto Sotto il languente Cielo lunare.

Il vascello Sul vasto mare presto Trascorrer Una rapida prora, Avido dorizzonte Un audace nocchiero sfider Le mutevoli onde. Ebbro di vita il cuore Ritmer un canto Per unorgia segreta. Cos il suo viaggio Per i giorni e le notti Senza posa Sopra liquidi abissi. Finch il vento non cada E le sue vele stanche Perdano inerti. Non c pi voglia ormai Di navigare, n si conosce Se ci aspetta un porto.

Castel dAsso Sotto le rade nuvole Nel vento mite daprile Alta sta nellazzurro Al mattutino sole La muta rupe Ove letrusco fece La citt dei suoi morti. Dei millenni lombra Nelle camere vuote Intatta accoglie i passi Di chi curioso Lo sguardo indugia Sui deserti letti di pietra. Nel fulvo tufo incise Doviziose un tempo dimore In faccia dAxia orgogliosa Cui sul verde pianoro Pieg il ferro Delle romane aquile. Dalle occhiaie segrete Che sannidano Sulla roccia precipite Scruta ancora letrusco E beffardo sorride Del castello Alla diruta mole.

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Ad Angela Nella citt conchiusa Dallincombenti mura Le stesse strade anguste (ricordi?) Percorremmo, le stesse piazze Di grigie selci attraversammo. Allo zampillo delle stesse fontane Bevuto abbiamo. Da torri arcigne sogguardati, Sotto le buie volte (fiochi Lampioni saccendevano al vespro) Lesti dileguavamo. Piccole case tra oleandri (ricordi?) Subito fuori la merlata cinta. Poi La campagna e i monti (il Cimino Era quasi irraggiungibile meta!). Un verde denso di odori agresti, Solcato dallincedere dei buoi Al lento carro aggiogati. Ed il girare Delle radiate ruote era gi festa. Lontano mondo delladolescenza Che troppo in fretta lasciai. Per te, come dicevi, qualcuno si fece grucce e ti dischiuse Nuovi universi.

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Raramente ci siamo poi ritrovati. Qualche lettera appena ci scambiammo Nel crescente cumulo danni Che su spalle vieppi fragili pesa. Mutati sono la citt, la gente, I modi dellesistenza. E noi chi siamo? Diversi (o forse no) da quelli che eravamo? Piccioni che alla sera tornano al tetto A consumare, in pace, lultimo insetto?

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Ritratto di dama Abita nel palazzo Una signora Giovane ancora Ma senza et. Qual sensitiva foglia Se talvolta la incontro Sulle scale Subito si ritrae verso la soglia. Ha la lieve movenza Di domestica gatta Che una carezza allapparenza Cerca e pur la sfugge. Nella sua casa domina. Dalleburnea sua torre Disincantata osserva La vita che trascorre.

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Vecchio borgo Sulla strada di Graffiano Dissestata, alle curve sincontrano Quercioli volenterosi. Baldi cipressi a guardia Del cimitero In alto additano. Per la salita una donna, La forca a spalla, Gratta una nuvola bassa. Centro storico: aggruppati Discorrono anziani uomini, Si volgono curiosi. Anche unauto che passa avvenimento.

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Presente Una libera forma Un corpo senza peso Scolpito nella luce Uninfantile grazia Una carne senza carnalit Una limpida voce che non trema Uno sguardo tagliente come lama Che conosce e non giudica Un gesto irrevocabile Un enigma Un angelo.

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Non so dirti Io non so dirti Il bene e il male. Non so dirti chi siamo, N perch. Io non so dirti Se non questo: salde Le tue radici nella terra Affonda, ma nel cielo Fissa lo sguardo.

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Homo sapiens I gigli del campo Non sanno Il lor bianco fulgore. La luna violata Nel cielo non sa Lo struggente languore. Non sa il bimbo innocente Lodio e lamore. Cervello e visceri infetta La tenia inconsapevole Che cieca segue Il suo ciclo vitale. Ignora la valle autunnale Il variegato incanto Dei cangianti colori. N ode Il murmure dellacque. Pure, nella cruenta trama Che il mondo avvolge, Allarmonia del tutto Ogni vivente Si piega infine. Solo luomo - che sa La sua mortale sfida Alla Terra e al suo seme Ostinato rinnova.

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Medicina uomini Sono venuti a cercarmi. Leggendolo su un foglio Il mio nome han chiamato. Per rintracciare il male Son venuti A prendere il mio corpo. Per frugare in un grumo Dossa e visceri stanchi, Per sondare del cuore Fin lultimo congegno. Con passi silenziosi son venuti A portarmi via, Obbedienti automi in bianche Tuniche avvolti. Irrevocabili Messi del fato. Sono venuti a prendermi Per salvare il mio cuore. Per distruggermi lanima.

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Risveglio Alba infida Di nuvole traslucide. Migrano grigie nebbie Sul violaceo merletto Delle montagne. Una lacrima gelida Corrode Il cristallo dellanima.

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Sul lago Pensare non so pi Se il cielo scolorito Si straccia in lembi pallidi Nel pigro vento Ormai La memoria s spersa Ed insensibilmente Londa lieve mi scioglie Dal presente.

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Tristezza Per locchio stanco Della luna Stasera Gli alberi han pianto.

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Idillio adolescente Scende il sentiero Nellabbraccio di scure foglie, Ove la mora turgida Saffaccia alla tepida sera, E nel folto sasconde Il ruscello e ciangotta. Dombra soffusa La tua guancia Un infantile Profumo esala. Socchiuso larco Delle timide labbra. Ma in sue remote stanze Atropo insonne decretava Che lidillio finir dovesse. Come tenero bimbo Che sul nascere muore.

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Addio Quando ormai spento Sar lamore Invano la sua verde a primavera Dolcezza piegher Con un sussurro Sotto il vento il canneto. forse lora del tardo sole La pi cheta E sullacqua diffonde Un languore di luce che prelude Lumida sera. Dallaere bruno muta Lultima rondine si parte E nelle vene un pianto Segreto scende. Come deserta vela Allorizzonte Lalitare dei giorni mi sospinge. N pi far ritorno.

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Filastrocca Era lalba Mi incamminai Avevo freddo Ma seguitai. Poi venne il sole Mi riscaldai. Andavo andavo Con passo svelto. Udii una voce Che mi chiamava. Avevo fretta Non mi voltai. Cadde la pioggia E mi bagnai. Venne la sera E non ero giunto. Forse ad un bivio Mi ero ingannato Avevo preso Il cammino sbagliato. Venne la notte ed ero stanco. Accesi un fuoco Restai l accanto.

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Incertezza A chi crederai? Al sacerdote Che ripete miti Consolatri a cui Lui stesso forse non crede? Allartista che illude I sensi E il cuore conquista Coi suoi fantasmi? Ai mutevoli affetti Che la vita consuma Nella selva degli anni? A chi dunque Ti affiderai pauvre ame solitaire?

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Non dimorerete in tombe fatte dai morti per i vivi. Gibran Kahlil Gibran La casa dei morti La casa dei morti Non nei cimiteri, Non sulla collina Che bagna la pioggia E il sole asciuga E il vento. La casa dei morti Non nel fondo immoto Del mare, Negli oscuri luoghi dellAde, Nei segreti recessi Senza ritorno. La casa dei morti la nostra casa, Ove, sommessi automi, Riti consunti celebriamo, Ove con cura Finestre ed usci serriamo, Ch non ci sfiori Il soffio della vita. La casa dei morti la nostra casa, Ove il tedio si insinua E pesa Sulle palpebre grevi, Ove il debole lume Sotto la sacra imago Invano arde. La casa dei morti la nostra casa, Ove si addensa langoscia, Ove notturne preci Bisbigliamo atterriti E il sangue si rapprende Perch qualcuno Buss alla porta. La nostra casa, Ove nellombra Pallide larve trascorriamo, la casa dei morti.

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Duetto Perch vibra percuote Il violoncello, Perch notturno Stride il violino E implora Con acuto lamento? Mugola sordo Il violoncello, Alto geme il violino. Dalle tese corde Guizzan nellombra Invisibili dardi. Per chi per che Disperano Fremono maledicono, Per chi per che Fino allo spasimo Trafiggono la notte? Ecco vacillano, Taccion le note. Ecco si spengono Ad una ad una, Senza fine inghiottite Nellovattato baratro. Senza fine sprofondano Nella cieca vertigine Incrostata di sangue. Pregate, oh pregate Anime serene, Che langelo vi guardi!

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Vecchia citt Persiane discrete Occhieggianti Accattivanti, curiose. Persiane misteriose Che nascondono Un pullular di segreti. A sera Coprono unombra pi nera. A notte lasciano uscire Impalpabili dita Che gi sul selciato Si allungano Di diafana luce compongono Fatati arabeschi. A volte un canto Sode venire dalle stanze, A volte un pianto. A volte, destate Un soffio caldo di vento Fa entrare la serenata. Di giorno Custodi gelose, Palpebre neghittose Chiuse sulla frescura. Aperte, Scoprono indecenti mobilie Letti disfatti Antichi specchi viziosi Ricordi polverosi. Al cospetto di vuote sedie Assurde infamie disvelano. Persiane scheletrite, lamentose Su cardini anchilosati. Persiane accolte in silenziosa Preghiera, sulla casa Piena di solitudine. Persiane che hanno tutto Veduto, Che han perduto Ogni interesse, Che non spiano pi Chi viene e chi va. Persiane disserrate Disperate,

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Che invocano supplicano Ogni passante. Ma, solo una mosca Entra. Lenta, Gira intorno alle pareti Ingiallite E indifferente Sulla specchiera si posa.

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Alchimie dellanima una raccolta di versi, compresi in un ampio arco temporale, in cui predomina la vena lirica. Come in un intermittente diario interiore, ho cercato via via di fissare stati danimo, atmosfere e ossessioni del mio vissuto senza ritrarmi tuttavia nellincomunicabilit, al chiuso di unautistica torre davorio, ma aspirando a raggiungere cuore e mente del lettore. Franco Alberti

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