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Un amore vero senza tempo. Pu nascere in un istante, non basta una vita a spegnerlo.

. ISBN 978-88-17-04778" 9 788817 047784 9788817047784 Dieci giorni. Tanti ne bastano a un amore ormai consumato, diventato cenere, per rinascere pi forte di prima. Teresa e Jacopo si conoscono una notte di dicembre e si innamorano anche se hanno tutto contro. Lei, bellissima e consapevole del suo potere sugli uomini, ha ventanni anni e fa la hostess di lusso. Lui un ragazzo di buona famiglia con un brillante futuro da medico. E ha appena sorpreso suo padre a letto con Teresa. Due mondi lontani e apparentemente inconciliabili. Ma quella notte, quando Jacopo soccorre Teresa seminuda sotto la pioggia, scoppia una travolgente passione che in pochi mesi li porta a sposarsi e ad avere due figli. Un amore assoluto che viene messo a dura prova dalla vita, sepolto da incomprensioni e dalle macerie dei sensi di colpa. Quando poi un tragico incidente porta via Lucia, la loro bambina affetta da gravi anomalie, l'incantesimo si rompe definitivamente e lo scioglimento della coppia sembra scritto sulle carte dell'imminente separazione. Eppure in dieci giorni tutto pu cambiare: perch per Teresa e Jacopo il dolore per quella perdita come un appuntamento con il destino, che pu riannodare i fili della loro storia o allontanarli per sempre. L'ultima occasione per riscoprire la forza inestinguibile dell'amore. Con la consueta capacit di parlare al cuore di ogni donna, Maria Venturi ci regala una storia intensa e commovente sul potere dei sentimenti. E ci ricorda che sempre possibile ricominciare ad amare.

MARIA VENTURI, dopo aver diretto "Novella 2000" e "Anna", alterna l'attivit giornalistica con quella di autrice di fiction televisive, l'ultima delle quali Paura di amare. Tra i suoi romanzi ricordiamo: La storia spezzata, II cielo non cade mai, In punta di cuore, Il rumore dei ricordi e Butta la luna, tutti trasposti in fiction. Il suo ultimo romanzo La vita senza me (2010), che ha vinto il premio Fenice Europa. Tradotta in dieci lingue, ha ottenuto altri riconoscimenti fra cui il premio Saint Vincent per il giornalismo e per la narrativa il premio internazionale Baccante. Facebook/comesalvareunamore www.comesalvareunamore.it Fotografie in copertina Federico Erra e Andrea Francesco Berni ^ fotografia dell'autrice Piergiuseppe Vivenzi Gussago Art Director: Francesca Leoneschi Graphic Designer: Laura Dal Maso / MfWorldo/DOT www.rizzoli.eu RCS1 ISBN 978-88-17-04778-4 Propriet letteraria riservata 2011 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 978-88-17-04778-4 Prima edizione: marzo 2011 GLI ANTEFATTI (2004) Il caso un burattinaio che muove le nostre esistenze quando ne perdiamo il filo. 18 DICEMBRE

A vent'anni Teresa aveva un solo amore: se stessa. Qualunque ragazza uscita dall'adolescenza con i suoi problemi si sarebbe lasciata annientare dalla rassegnazione: lei no. Si era concentrata nella conquista di questo amore con l'accanimento di chi cerca il marito ricco o il successo, consapevole che il suo traguardo era ancora pi difficile. Ma alla fine ce l'aveva fatta: si piaceva. Si riteneva una persona speciale, unica. E da quando aveva incontrato Puccio Strada, quattro mesi prima, non esisteva pi dubbio o titubanza che potesse scalfire la corazza della sua autostima. Era la migliore delle ragazze che lavoravano per la sua agenzia, la sola che potesse impunemente tenergli testa perch, diversamente dalle altre, aveva ottenuto tutto quello che voleva e non rischiava pi nulla. Era Puccio ad avere bisogno di lei, e per non perderla doveva accettare la sua regola: dove, quando e con chi voglio io. Se lo voglio. In quattro mesi Teresa aveva voluto sei volte, accettando soltanto gli inviti pi importanti. Selezionava le sue partecipazioni a feste, cene e convegni come se fossero materie di studio e, grazie a questa intelligente strategia, si era creata il carisma dell'irraggiungibilit. Non esisteva uomo che lei non potesse avere e questo suo potere di seduzione era pi esaltante di una droga. Ma lo esercitava come un gioco, attenta a non spingersi oltre: piacere a tutti non significava concedersi a tutti. La mattina del 18 dicembre Teresa fu svegliata dallo squillo del cellulare. Era Puccio. Ebbe la tentazione di non rispondere, ma anche lui aveva imposto la sua regola. Una sola: s o no lo decidi tu, per io devo saperlo subito. Di qualunque proposta si trattasse, per quel sabato era no, perch si era gi fatta un programma. Glielo disse subito e senza giri di parole. E soltanto per stasera, Teresa: una cena organizzata dal professor Nardi per gli ortopedici della sua clinica. Mi dispiace, non posso lo interruppe. Okay, come vuoi. Teresa aveva davvero un programma: andare a ritirare i libri di testo ordinati da dieci giorni, analizzare il piano di studi, predisporre un calendario di frequenze. Prepararsi per la serata significava trascorrere almeno quattro ore al Top Beauty, e non ne aveva alcuna intenzione. Era iscritta a Giurisprudenza da un anno e dei sei esami previsti ne aveva dato solamente uno. Suo padre le avrebbe versato comunque l'assegno mensile per mantenersi a Milano, e diventare avvocato non le interessava: ma era arrivato il momento di applicarsi pi seriamente, se non altro per potersi qualificare (e sentire) una studentessa senza essere smentita dalla carta d'identit. Il cellulare suon la seconda volta mentre Teresa stava uscendo dalla doccia. Era ancora Puccio. Questa insistenza la infastid e la lusing allo stesso modo. Decise di non rispondere ma, mentre gli squilli si susseguivano, il fastidio si ritrasse e lei si sent inondare dall'amore di s: era diventata la numero uno, la ragazza che non poteva mancare agli eventi pi importanti. Il cellulare tacque e Teresa si trucc beandosi della propria immagine: le pareti a specchio del bagno la riflettevano in ogni particolare e da ogni angolazione. Set al delirio narcisistico l'aveva rimproverata Marianna durante un ennesimo scontro. Era accaduto due mesi prima, e da allora taceva. Marianna era l'amica inventata che per due anni era stata la sua consolatrice e la sua complice. Ma stava diventando una continua fonte di disturbo. Non le serviva pi, e anche per questo l'aveva fatta fuori senza alcun rimpianto.

Come ebbe finito di truccarsi, Teresa and a cercare la lista dei libri da ritirare. Mentre la infilava nella borsa ud il segnale di un messaggio in arrivo. Fu tentata di non leggerlo, ma la curiosit alla fine prevalse. Era Puccio: quali argomentazioni aveva escogitato per farle cambiare idea? Sei fuori dall'agenzia, buona fortuna. La corazza dell'au-tostima respinse sorpresa e incredulit. Buona fortuna anche a te e alla tua agenzia, Teresa digit imperturbabile. Per le ventenni con il suo corpo e la sua faccia tutte le strade erano aperte ed esistevano cento, mille Puccio. Inviato il messaggio, form il numero del Top Beauty e chiese se poteva essere ricevuta anche senza appuntamento. Non aveva fretta, precis. Carmen, la direttrice del Centro, le rispose che per lei c'era sempre posto... Un'ora dopo, distesa nella cabina dei raggi UVA, Teresa si chiese che cosa l'avesse spinta a cambiare improvvisamente il programma di quel sabato 18 dicembre, giorno che per un susseguirsi di eventi casuali avrebbe dato inizio a tutto il male e a tutto il bene degli anni a venire. Fu il rifiuto istintivo di proiettarsi nella vita adulta, con un vero lavoro? Il terrore di affrontare nuovamente il mondo della scuola, sia pure a livello universitario? Sapendo che le risposte sarebbero sfociate in brutti ricordi e analisi troppo sofisticate, Teresa opt per la spiegazione pi ovvia: entrare nel lussuoso centro estetico in un palazzo di via Madonnina era gratificante come sfilare su un red carpet tra applausi e sguardi ammirati. La sua glorificazione era il susseguirsi di complimenti per il corpo asciutto, la pelle tonica, gli zigomi alti, le labbra carnose, i denti perfetti, le sopracciglia folte, gli occhi dorati, i capelli tanto belli da sembrare una parrucca. Quella mattina era andata l per sentirselo ripetere, per fare un altro pieno di sicurezza. Perch nasconderselo? Era stato il caso a farle incontrare Puccio, e adesso che aveva le spalle scoperte doveva fare i conti con i suoi limiti: la pigrizia, la mancanza di senso pratico, l'incapacit di affrontare ogni situazione di cui non conoscesse, in partenza, la via di uscita. Poteva soltanto sperare in un altro incontro fortunato, e la sola arma per sollecitare la benevolenza del caso era alimentare la certezza di essere una ragazza unica, speciale. Le quattro ore che trascorse al Top Beauty fugarono ogni ombra. Il viso abbronzato dalla lampada, i capelli spuntati e illuminati da sapienti colpi di sole, i muscoli rilassati da un ottimo massaggio le valsero l'applauso finale alla cassa: Sei uno splendore! esclam Carmen, la direttrice, porgendole il conto. Trecentocinquanta euro ottimamente investiti, Teresa pens mentre frugava nella borsa alla ricerca del portafoglio. Ricord in quel momento di avere il cellulare spento e, appena uscita, lo riattiv per chiamare un taxi. Sul display comparve la segnalazione di cinque chiamate perse: erano di Puccio. L'aveva cercata! Non poteva rinunciare a lei! Indecisa se chiamarlo oppure aspettare che la richiamasse, opt per una via di mezzo inviandogli un secco messaggio: che cosa vuoi? Puccio le rispose a voce un minuto dopo. Dove sei, Teresa? In giro rispose vaga. Dobbiamo fare un discorso serio. Credevo di essere stata licenziata. O sbaglio? Dobbiamo fare un discorso serio Puccio ripet. Prendi un taxi e raggiungimi in ufficio. Quel tono perentorio era il comprensibile soprassalto di orgoglio di chi era stato costretto a fare marcia indietro e Teresa non se ne

risent. Sono poco distante da te. Mangio un panino e ti raggiungo. Non perdere tempo, ti faccio portare due tramezzini dal bar. Venti minuti dopo era seduta davanti a lui. I tramezzini erano gi arrivati e Puccio aspett che finisse di mangiare prima di affrontare il preannunciato discorso. Lo fece con un interrogativo brutale: Qual il tuo problema, Teresa?. Io non ho problemi! protest risentita. Cambio domanda: quali sono le tue aspettative? Fino a che punto posso contare su di te? Non ci ho mai pensato... Teresa rispose, spiazzata. Fare pubblicit non ti interessa, non hai ambizioni artistiche, conoscere le persone che contano non ti stimola... Puccio fece una breve pausa e la guard negli occhi. E arrivato il momento di chiarirti le idee: se miri a sistemarti con un marito ricco, non prostituendoti quando vuoi e con chi vuoi che raggiungerai questo scopo. Teresa ricambi il suo sguardo. Io non sono una prostituta. In questi mesi, i soli soldi che hai guadagnato derivano da rapporti sessuali ben pagati. Non sono un moralista: molte delle ragazze che lavorano per la mia agenzia fanno sesso a pagamento, ma una scorciatoia per arrivare al provino, al contratto, alla visibilit. E nel frattempo si danno da fare. Questo mi rende il loro agente, non il loro sfruttatore. Io non mi sento sfruttata, n da te n dai clienti della tua agenzia. Puccio scosse la testa. Non ti capisco proprio. la prima volta che mi succede. Se ti creo tanti problemi, perch mi hai richiamato? Perch rifiuto di arrendermi. Sei la migliore di tutte, Teresa, e voglio capire perch ti butti via cos. Teresa riflett qualche istante. E ancora valido l'invito per stasera? S, certo. Adesso era lui ad essere spiazzato. Non ti ho cercato per questo. Lo so. Sono stata io a cambiare idea. Parlami di questa cena. E davvero cos importante? Non ti cambier la vita. Puccio sarebbe passato a prenderla alle ventuno. Un quarto d'ora prima del suo arrivo Teresa sostitu il tailleur gessato con un tubino di Missoni e raccolse i capelli a coda di cavallo fermandoli con un anello di velluto. Niente fondotinta, niente profumo, niente rossetto, recit guardandosi allo specchio. Era la prima lezione che aveva imparato: mai lasciare addosso a un uomo fragranze o macchie imbarazzanti. Quella sera non aveva alcuna intenzione di esercitare il suo potere di seduzione, ma ormai aveva assimilato automaticamente gli input dell'accompagnatrice perfetta. Anzi, prostituta. Le accuse di Puccio erano rimbalzate sulla sua corazza senza scalfirla: tuttavia, rientrata a casa, aveva avvertito una crescente sensazione di disagio. A disturbarla non erano tanto le critiche assolutamente infondate di lui, quanto il tono con cui erano state espresse, quasi lei fosse un caso pietoso, una poveretta da commiserare e da proteggere. Ma dieci minuti dopo, quando apr il portone e trov Puccio ad attenderla, nel suo sguardo scorse un lampo di autentica ammirazione. Sei perfetta approv aprendole la portiera della macchina. Durante il tragitto le diede tutti i particolari della cena, organizzata in un club privato di corso Como dal professor Filippo Nardi. Nella

sua clinica si tenuto un congresso di ortopedici e ieri hanno fatto i festeggiamenti ufficiali. Questa serata per una decina di eletti luminari venuti dall'estero e desiderosi di toccare con mano la celebrata bellezza delle italiane ridacchi. Sintetizza molto bene lo spirito della serata ironizz Teresa. soltanto una battutaccia. Il gestore del club ha pensato di rendere pi gradevole la cena con la presenza di qualche bella ragazza. Ho insistito per averti perch sai parlare, hai stile e metti qualunque uomo a proprio agio. Chi hai portato, oltre me? Manuela, Paola e Claudia: le migliori. Sarete presentate come amiche e riceverete da me il solito gettone di presenza. Non conoscendo gli ospiti, con il gestore non abbiamo stabilito nulla: gli eventuali sviluppi del dopo serata sono open. Sta a voi ragazze fiutare l'aria, captare gli approcci e buttarvi sugli uomini giusti. Da te mi aspetto soltanto il tocco di classe, il riscaldamento dell'atmosfera. Se non ti va di andare oltre, intrattieniti con Filippo Nardi: con lui sei al sicuro. E gay? un etero molto attivo, ma attentissimo a salvaguardare l'immagine dell'uomo tutto lavoro e famiglia. Una trentina di anni fa, subito dopo la laurea, spos una ragazza molto ricca. La clinica che porta il suo nome era del suocero: la moglie ha messo i soldi per ristrutturarla, Nardi si dato da fare per lanciarla e ottenere convenzioni, finanziamenti e appoggi. Molto interessante comment Teresa. Puccio le lanci una breve occhiata. Nardi il tipo d'uomo che piace a te, ma puoi escludere in partenza che ti faccia delle avances. Vuoi dire che non sono il tipo di donna che piace a lui? Proprio cos. Mira molto in alto anche per le botte di sesso, e si garantisce la discrezione scegliendo partner che, parlando, rischierebbero come lui immagine e matrimonio. Hai ricevuto il messaggio? Lo voglio, Teresa si disse con un brivido di eccitazione. Io sono il massimo e so come fare perdere la testa a un uomo. Mi stai ascoltando? Hai capito quello che ti ho detto? S, certo. Era Puccio a non capire di averla provocata con una sfida che era impossibile non raccogliere. Quando entrarono nel salone del club, Teresa lo identific immediatamente. Filippo Nardi sovrastava tutti gli invitati con gli inconfondibili segni dell'uomo innamorato di s: i capelli brizzolati e con un taglio perfetto, il volto abbronzato, il corpo tonificato da jogging e palestra. Era una proiezione del suo stesso innamoramento. Anche senza gli accenni di Puccio al suo passato, lei avrebbe comunque riconosciuto nel carisma di Nardi il risultato di un costante impegno. Quante energie e quanta volont gli erano occorse per conquistare una ricca ragazza di famiglia, per farsi accettare dal suocero, per arrivare alla direzione della clinica? Nessuno poteva capire tutto questo come lei. Scacci i brutti ricordi per concentrarsi sullo scontro con Nardi: che cos'altro era la sua smania di soggiogarlo? Per arrivare allo scopo doveva abbattere tutte le sue resistenze demolendo la barriera della supponenza e del narcisismo. Tu parti avvantaggiata, si disse mentre Puccio la guidava verso il gruppo di Nardi, perch l'illustre clinico ti considera una ragazza da offrire ai suoi ospiti come un dessert e non sa che questa ragazza la sola a conoscere i suoi punti deboli e le brecce entro cui penetrare. Negli ultimi quattro mesi le era capitato raramente di

incontrare un partner in grado di stimolare il suo talento di seduttrice: ma mai con tanta intensit. Quel pomeriggio Puccio l'aveva trattata come un'autolesionista, una che si svendeva senza ambizioni, senza prospettive. Stai a guardare, lo provoc silenziosamente mentre la presentava al grande Nardi. Quattro ore dopo Paola era sparita con un anziano professore tedesco, Claudia stava seduta sulle ginocchia d'un altro anziano ortopedico respingendo con vezzose risatelle i suoi approcci e Manuela, viso lucido e trucco disfatto, rendeva furtivamente sotto al tavolo un servizietto al suo partner. Teresa punt su Filippo Nardi i grandi occhi dorati. Io me ne vado annunci con un sorriso che esprimeva, come il suo sguardo, distacco e noia. Aspetta l'uomo sussurr trattenendola per un braccio. Che cosa? La cena finita e questo spettacolo non fa per me disse con una smorfia. Sono assolutamente d'accordo. Con la destrezza di un prestigiatore estrasse dalla tasca un biglietto da visita e glielo infil tra le dita. Che cosa ? L'indirizzo di casa mia. Professore, impazzito? Teresa chiese con uno sbalordimento che era ben lontana dal provare. Era impazzito. Per tre ore lei l'aveva via via ignorato, tenuto a distanza, provocato, incuriosito. E solo alla fine, simulando una fatale resa al suo fascino, si era lasciata corteggiare e si era mostrata estasiata per ogni sua parola, ogni suo gesto. Mi hai fatto perdere la testa Nardi ammise con voce roca. E la prima volta che mi succede. Probabilmente non gli era mai successo nemmeno di bere come quella sera. Teresa gli punt di nuovo gli occhi in faccia. Se lei ha perso la testa, tocca a me ritrovare il controllo. Non le sembra imprudente invitare una donna a casa sua? Mia moglie in montagna e i domestici sono in ferie. Chiama un taxi e ti raggiungo incespic. Io non raggiungo nessuno. Non ha una macchina? Un autista? lo sfid. S, va bene si arrese. Sistemo con Puccio e andiamo. Stavolta fu Teresa a trattenerlo per un braccio. Non sono una prostituta e non deve sistemare niente con Puccio sottoline. Quel tono gentile e distaccato suscit nell'uomo una curiosa sensazione, come di inferiorit. Scusami borbott. Non era abbastanza lucido per chiedersi chi era quella ragazza. La aiut a infilare il cappotto e, rivolto a tutti un vago gesto di saluto, si diresse con lei verso l'uscita. La sua macchina era parcheggiata poco distante. L'autista balz fuori dall'abitacolo e si affrett ad aprire le portiere. Andiamo a casa Nardi gli disse. Dov'erano finite la sua cautela e la sua discrezione? Teresa prov disagio per lui, ma quando sent il suo respiro affannoso, mentre le infilava una mano tra le ginocchia, fu pervasa da una sensazione di appagamento che le tolse il respiro. Non l'aveva mai avvertita con tanta intensit: il grande Nardi era in sua balia, senza pi freni, incapace di dominare l'impazienza di fare sesso con lei. La consapevolezza di questo potere era molto pi eccitante di un orgasmo: non conosceva altro piacere se non il ridurre un uomo a dipendere totalmente da lei. Per quella notte, e se avesse voluto anche per mille altre notti, Nardi sarebbe diventato come un mendicante, un drogato, uno

schiavo. Ma a lei bastava soltanto una volta. Non voleva fermarsi. Vinta una sfida, aveva bisogno di mettersi ancora alla prova per godere nuovamente degli irripetibili momenti in cui vedeva un uomo capitolare. Le mani di Nardi si allontanarono dal suo corpo. Siamo arrivati le disse. Conged l'autista e la guid verso l'ingresso tenendola stretta a s come se avesse paura di vederla scappare. Aveva cominciato a piovere. I miei capelli, Teresa pens affrettando il passo. Quando furono sull'ascensore, l'uomo le si strusci addosso ansimando: sembrava che non riuscisse a staccarsi da lei. Appena entrarono in casa, le sfil il cappotto e la percorse con uno sguardo annebbiato dal desiderio. Ti voglio disse. Teresa gli rivolse un sorriso quasi materno. Abbiamo tutta la notte... Ti voglio subito. La prese per mano e la guid attraverso due saloni e un corridoio. Teresa non aveva mai visto un appartamento tanto grande e tanto pieno di tappeti, quadri, mobili, argenti. Sembrava fatto per accogliere oggetti e non persone. E una casa antipatica e inospitale, pens. Quando Nardi la spinse dentro una stanza, vide un letto a baldacchino, altri quadri, due poltroncine antiche e fotografie sparse ovunque. Fotografie di famiglia. Teresa si blocc: l'aveva portata nella camera matrimoniale, voleva fare sesso con lei nel letto in cui dormiva con sua moglie! Di nuovo avvert un profondo disagio. Perch vinse la tentazione di andarsene? Perch non si lasci guidare da quel barlume di lucidit e di rispetto? Sei bellissima esclam Nardi. Fu quella frase a perderla: per qualche istante allo sguardo rapito dell'uomo si sovrappose quello vacuo e assente di Antonio, il ragazzo che l'aveva sverginata a diciotto anni sui sedili di un'automobile. Ah, sei tu... aveva biascicato alla fine, come se non S1 capacitasse di averla desiderata. Non sono pi quella, Teresa pens con ferocia. Adesso nessuno pu umiliarmi, sono io a scegliere, io a mettere gli uomini in ginocchio. Ho bisogno del bagno disse. Nardi le indic la porta. Fa' presto... In realt aveva bisogno di ritrovare autocontrollo e concentrazione. Voleva assaporare sino in fondo la conquista dell'irraggiungibile luminare che mirava al massimo. Si spogli lentamente deponendo l'abito e la biancheria sul bordo della vasca. Poi si sciolse i capelli inumiditi dalla pioggia e us la spazzola della signora Nardi per ridargli volume. Si osserv nel grande specchio sulla parete destra: era perfetta. E pronta. Rientr lentamente nella stanza, consapevole del suo splendido corpo e orgogliosa del piacere che avrebbe dato a Nardi. La stava aspettando sopra le coperte, anche lui nudo e pronto. Allarg le braccia per accoglierla, e quel gesto si sarebbe cristallizzato nella memoria di Teresa come l'istante che precede una devastante catastrofe. Tutto avvenne come in un incubo, freneticamente e in una dimensione surreale. La porta della stanza che si spalancava. L'urlo inorridito e furioso della moglie di Nardi. Il professore che scendeva inciampando dal letto, il membro ancora eretto e ridicolmente incappucciato da un profilattico. L'arrivo di un giovane uomo, suo figlio, che si arrestava di colpo sulla soglia e la fissava con gli occhi sbarrati. E poi spostava lo sguardo sul padre. E poi correva a

trattenere la madre che si era avventata contro il marito. Nella mia stanza! Come hai potuto? Mamma, calmati. La voce del ragazzo. Tristissima. La donna si divincol e si diresse verso Teresa, il volto contratto in una maschera di disgusto e di odio. Fuori dalla mia casa, puttana! Teresa, spaventata, cerc di rifugiarsi in bagno, ma la moglie di Nardi la afferr per i capelli e la trascin verso la porta. Mi lasci prendere i vestiti! Teresa balbett. Senza vestiti troverai subito un altro cliente da rimorchiare. Mamma, calmati. Sono furiosa! Levati dai piedi! Posso spiegarti tutto Nardi disse pateticamente. L'ira di sua moglie si focalizz su Teresa. Fuori da qui, prima che ti ammazzi url continuando a trascinarla per i capelli. Scese le scale a piedi, le braccia incrociate sul corpo nudo. Non aveva il cellulare, non aveva i soldi per chiamare un taxi. La moglie di Nardi le aveva strappato dalle mani il foulard con cui aveva tentato di coprirsi prima di essere buttata fuori dalla porta. Dove vado? Che cosa faccio? Neppure quando i compagni di liceo si erano arrampicati sghignazzando per fotografarla sul gabinetto della scuola con i jeans arrotolati e i gomiti puntati sulle cosce obese si era sentita tanto umiliata. Si arrest davanti al portone chiuso e vanamente cerc un pulsante per uscire. La desolazione si irradi in tutto il suo corpo. Era in gabbia. Prigioniera per sempre di un destino da perdente. Ud un urlo provenire dall'alto. Torna indietro, Jacopo! E poi una porta sbattere. E poi l'ascensore che scendeva. L'ascensore si apr e il figlio di Nardi si avvicin porgendole un plaid. Non sono riuscito a prendere altro. Copriti le disse con una strana voce senza disapprovazione, senza gentilezza e senza pena, come se fosse un alieno incapace di provare i sentimenti degli umani. Dovrei chiamare un taxi Teresa disse con gli occhi bassi. Puoi prestarmi i soldi? Ti accompagno io. Lo stesso tono da alieno. Lo segu verso la sua macchina e, dopo aver messo in moto, il ragazzo le chiese: Dove ti porto?. In via della Spiga Teresa rispose esitante. Si rammaric di non poter dare l'indirizzo di un quartiere popolare o di una periferia degradata: il figlio di Nardi sicuramente avrebbe pensato che a pagarle l'affitto fosse un generoso amante. Ma il ragazzo non pensava e non parlava. Guid in silenzio per un quarto d'ora e si ferm a cento metri dalla sua casa. E senso unico, non posso portarti pi vicino. Va bene cos. Grazie. Di niente. Senti, mi dispiace molto per quello che successo. Lui si gir a guardarla. Sono rischi prevedibili, non incidenti che succedono per caso. L'alieno parlava! Sentenziava! Non sono una prostituta disse gelida. Vuoi dire che mio padre l'uomo dei tuoi sogni? Il tuo principe azzurro? Potrebbe essere lo sfid. Mio padre un puttaniere. Ma devo darti atto che non si era mai spinto fino a scopare una ragazza nel letto di mia madre. Non abbiamo... Si interruppe. Non ti devo spiegazioni. E chi te le ha chieste? Somigli a tuo padre. E sei pieno di te come lui.

A quanto pare lo conosci molto bene! L'ho visto stasera per la prima volta. Strano. Poco fa tutto faceva pensare a una grande intimit. Sei disgustoso. Sono disgustato corresse. Adesso, se permetti, devo tornare casa e affrontare tutto il casino che hai creato.

Non come credi. La casa in cui vivo era di mia madre e non ho bisogno di prostituirmi per vivere. Sono contento per te. Visto che puoi evitarti certi incidenti, perch per il futuro non ti cerchi svaghi pi stimolanti? Teresa apr la portiera e prima di scendere disse di getto: Non ho stimoli, non ho interessi e in questo momento vorrei sprofondare. Si sistem il plaid attorno al corpo e si allontan correndo. Pioveva a dirotto. 19 DICEMBRE - 31 DICEMBRE Jacopo Nardi arriv a casa alle tre del mattino. Uscito dall'ascensore, not subito un sacchetto della spazzatura scaraventato in malo modo e di traverso fuori dalla porta. Vide sporgere la manica di un vestito e un reggiseno e cap al volo che si trattava degli indumenti della ragazza appena accompagnata in via della Spiga. Sono senza soldi, senza cellulare. Il sospetto di Jacopo si rivel subito fondato: tra le cose da buttare infilate nel sacchetto c'era anche la borsa di quella ragazza, probabilmente con documenti, carte di credito e busta di profilattici per le emergenze sessuali. La visione del padre nudo, con il pene rigido e protetto dal preservativo, gli caus un nuovo moto di repulsione. Spost il sacchetto con un calcio e apr la porta. Le luci erano spente e non ud alcuna voce. Lo scontro dei genitori stava proseguendo nella loro stanza oppure si era gi concluso? Era stato lui a insistere con sua madre per partire da Cortina subito dopo cena anzich aspettare il mattino dopo. Ma non si sentiva affatto in colpa: era ora che sua madre aprisse gli occhi e capisse di aver investito trent'anni di devozione in un uomo senza qualit: padre assente, marito infedele e professionista mediocre. Senza l'aiuto di una donna ricca, l'illustre Nardi sarebbe stato un anonimo ortopedico che si guadagnava da vivere arrabattandosi tra palestre, piscine, gare sportive e centri benessere. Per quanto andasse indietro con la memoria, Jacopo ricordava di aver sempre considerato suo padre un uomo mediocre. Dopo la laurea in medicina aveva scelto di specializzarsi in ortopedia, come lui, e proprio nella clinica Nardi, con il consapevole proposito di sgonfiare il pallone del narcisismo e della supponenza paterna. Non lo stupiva affatto che i medici lo vedessero allo stesso modo. Suo padre, con la sicumera dei furbi, non era sfiorato neppure dal sospetto che le sue avventure amorose fossero oggetto di divertimento e chiacchiere. Gli dispiaceva soltanto che sua madre avesse scoperto la vera natura del marito in modo tanto umiliante, con la stanza da letto trasformata in un bordello. Jacopo and in cucina a bere un bicchiere d'acqua. Si sentiva la gola riarsa e aveva anche un cerchio alla testa. Cerc un'aspirina e la inghiott. Poi spost una sedia e si sedette davanti al tavolo, sfinito. Com' andata? La voce di suo padre. Alz la testa e lo guard. Aveva indossato un pigiama e aspettava la risposta con una curiosit distaccata, senza alcun disagio. Jacopo, l'hai accompagnata a casa? E andato tutto bene? incalz. Splendidamente. Altrettanto spero per te.

Se ti riferisci a tua madre, le ho dato un Frontal e l'ho convinta a non prendere decisioni affrettate. Ero ubriaco e mi sono ritrovato senza accorgermene in una situazione incontrollabile. Devo darti atto che per la prima volta hai perso il controllo delle tue scopate. Come ti permetti? Nardi esplose. Pap, fino a un'ora e mezzo fa tua moglie era la sola persona a ignorare le tue esuberanze sessuali. La ragazza di stanotte era particolarmente dotata, e capisco la tua imprudenza. una sgualdrinella che conosce molto bene il suo mestiere Nardi lo interruppe. Non sono una prostituta. Alla voce risentita di suo padre si sovrappose quella, ferma, della ragazza e Jacopo ricord in quell'istante la luce di fierezza che aveva scorto negli occhi di lei prima che si allontanasse, scalza e col corpo avvolto in un plaid. E incredibile che tu, il grande Nardi, sia finito con una prostituta. Non fare il sarcastico. Ci sono cascato perch aveva l'aria di una brava ragazza. Durante la cena per i nostri congressisti mi ha raccontato che ha lasciato il suo paese, nel Veneto, per studiare Giurisprudenza a Milano, che suo padre ha una azienda agricola. Parlava con propriet, era vestita in modo giusto, non dava confidenza. Secondo te, come finita a una festa per soli uomini? Chi ce l'ha portata? L'uomo riflett per qualche istante. Sar sincero: ho chiesto al gestore del club di contattare un'agenzia di hostess... Qualche bella ragazza non guasta mai. E tu ti sei preso la pi bella di tutte. Jacopo comment con lo stesso sarcasmo. Io voglio bene a tua madre. Ammetto di avere qualche debolezza, ma dopo trent'anni di matrimonio tutti gli uomini hanno bisogno di qualche stimolo... Cose senza importanza, incontri che non tolgono niente alla stabilit e al rispetto della coppia. Dovresti spiegarlo alla mamma. unbonda, dice che finiti i pranzi e le cene di Natale andr al vecchio avvocato di famiglia per chiedere la separazio-neIo non potrei sopravvivere senza di lei. Questo sicuro! Tua moglie e tua suocera sono le maggiori azioniste della clinica e potrebbero toglierti la direzione o addirittura licenziarti. Piantala con questo tono! Sono tuo padre e devi rispettarmi! Devo perch? Si alz senza aspettare la risposta. Vado a letto. Buonanotte, pap. Uscito dalla cucina, Jacopo si diresse verso la porta d'ingresso, la apr e sollev il sacco della spazzatura con gli indumenti e la borsa della ragazza. Che cosa lo spinse a farlo? La curiosit, l'istinto, un impulso irrazionale, un oscuro ordine arrivato dall'inconscio? Per anni se lo sarebbe chiesto senza riuscire a darsi una risposta. Entrato nella sua stanza, chiuse a chiave la porta, estrasse la borsa dal sacco e ne sparse sul letto le poche cose che conteneva: una confezione di fazzoletti di carta, una scatoletta di mentine, un mazzo di chiavi, un pettine e un telefonino. Nel portafoglio trov due banconote da cinquanta euro, due carte di credito e la carta d'identit. La ragazza si chiamava Teresa Nalin, era nata a Verona il 6 maggio 1984, era una studentessa. Si sofferm sul viso di lei: gli occhi bucavano la statica inespressivit delle fototessere e lo fissavano come a dirgli: sono io, non ho bisogno di niente, non ho paura di niente.

Jacopo rimise tutto a posto nella borsa e nel vedere il mazzo di chiavi si chiese come la ragazza avesse potuto entrare in casa. Guard l'orologio: le quattro e mezzo. A quell'ora, in un modo o nell'altro, sicuramente aveva risolto il problema. Infreddolita, il plaid ormai fradicio di pioggia addosso, Teresa era rimasta per oltre un'ora sotto al portone di casa. Avrebbe potuto suonare il campanello di uno dei condomini inventando qualcosa per giustificare il suo stato. Ma Marianna glielo viet. Devi ricordare per tutta la vita questa notte. Dove credevi di arrivare? Quali motivi avevi per amarti tanto? Quante volte ti ho supplicato di fermarti, di non buttarti via? Non l'ho mai fatto! Teresa protest. Lasciami in pace! Guarda come ti sei ridotta. L'uomo che credevi di avere in pugno ti ha lasciato buttare fuori di casa nuda come un verme e suo figlio ti ha raggiunto con un plaid soltanto per compassione. Vattene. Lasciami in pace Teresa la implor. Sto parlando da sola, pens d'un tratto. Scoppi a piangere. Si impose di calmarsi. Allung la mano verso i citofoni, ma stavolta fu lei stessa a vietarselo. Marianna aveva ragione, doveva ricordare quella notte per tutta la vita. In un empito di autopunizione, si scost dalla tettoia e lasci che la pioggia penetrasse oltre il plaid sino a raggiungere il corpo paralizzato dal freddo. Adesso lo odiava, quel suo bellissimo corpo che non le aveva mai dato un fremito di piacere, mai fatto conoscere il calore di una carezza. Con sadica ferocia riand ai ricordi dell'ultimo anno di liceo, ma le umiliazioni di allora furono travolte dalla violenza di quella che aveva appena subito. Perse il senso del tempo e le sembr di essere condannata a restare nuda e flagellata dalla pioggia per l'eternit. Sto delirando? Sono gi morta? Un taxi stava avanzando e Teresa si fece da parte. Torn sotto la tettoia e si sedette sul gradino d'ingresso raggomitolandosi su se stessa. A riscuoterla fu lo scatto dell'apriporta: qualcuno aveva premuto il pulsante e stava scendendo. Era l'ingegnere del secondo piano con una ventiquattrore in mano. Dopo averle rivolto un frettoloso saluto, sal sul taxi. Erano le sei del mattino. Teresa sal le scale fino al terzo Piano e cerc sotto lo zerbino la chiave di casa, sperando che la donna delle pulizie si fosse ricordata di rimetterla l. La trov. Appena fu dentro corse in bagno, apr la doccia e rest sotto il getto dell'acqua bollente fino a quando sent sciogliere il blocco di gelo che l'avvolgeva. Si risvegli alle due del pomeriggio dopo un alternarsi di sonno e soprassalti di lucidit: la sua mente non aveva mai staccato la spina dalla desolante realt che doveva affrontare. Si alz esausta. Fece un'altra doccia, infil un pigiama pulito e and in cucina a preparare un caff. Non aveva voglia di vestirsi, di guardare la televisione o di leggere. Travolta dall'uragano, poteva solamente fare l'inventario dei danni. Ti sembra di avere perduto qualcosa di importante? Ancora l'amica Marianna. No, le rispose in silenzio. Ho perduto soltanto l'innamoramento di me stessa. In una parola, niente. Il suono del citofono la riscosse dal tetro disfattismo. Ricord in quel momento di aver lasciato in casa Nardi la sua borsa con il portafoglio, la carta d'identit e il cellulare. E pens che Puccio, non riuscendo a mettersi in contatto con lei, fosse venuto a cercarla per avere un resoconto dell'intrigante serata con il luminare.

Si guard bene dal farlo salire. Ma non riusciva a detestarlo. Puccio, nonostante il cinismo con cui gestiva l'agenzia, aveva una sua morale: nessuna ragazza era obbligata a prostituirsi, ma a quelle che lo decidevano liberamente era vietato svendersi. Se devi darla via, dalla via bene, era il suo rozzo motto. E si impegnava seriamente affinch la scorciatoia della prostituzione fosse la pi breve e la pi facile per raggiungere altri traguardi. Non era forse quello che aveva tentato di fare anche con lei? Il citofono riprese a suonare. Non poteva sparire dall'agenzia senza dargli una spiegazione: tanto valeva parlargli subito. Incurante di essere in pigiama, coi capelli ancora umidi e la faccia gonfia di stanchezza Teresa si alz per raggiungere la porta. Terzo piano disse premendo soltanto il pulsante di apertura. Apr anche la porta di casa e rimase ad aspettare che l'ascensore salisse. Non era Puccio, ma il figlio di Filippo Nardi. Lei fece istintivamente un passo indietro, impietrita dalla sorpresa e dal disagio. Anche il ragazzo sembrava imbarazzato. Scusami: forse aspettavi qualcuno. Teresa colse una fastidiosa insinuazione in quella frase, ma perch ribadire che non era una prostituta e non riceveva gli uomini a casa? Pensasse pure quel che voleva. Vedendola tacere, il figlio di Nardi aggiunse: Vado via subito. Le porse un sacchetto di tela con la pubblicit di una libreria. Ti ho riportato la borsa che hai lasciato a casa mia. Ero gi passato due ore fa, ma non rispondeva nessuno. Mi sono appena svegliata. Ti ringrazio molto. Prese il sacchetto e not subito che il ragazzo aveva evitato di riportarle anche la biancheria intima, le scarpe e il vestito: sicuramente per non ferirla con lo squallido ricordo di come era stata sorpresa e cacciata via. Quel gesto esprimeva una sensibilit e una gentilezza di cui si sentiva immeritevole. Grazie ripet con voce arrochita. Non sapeva che cosa altro aggiungere, n con quali parole congedarlo: non ti faccio perdere altro tempo? Immagino che tu abbia degli impegni? Ciao, passa una buona domenica? Il figlio di Nardi non la stava aiutando affatto: sembrava inchiodato sul pianerottolo e la guardava in faccia, come se asPettasse il suo permesso per risalire sull'ascensore. Ti chiami Jacopo, vero? gli chiese, accorgendosi subito di avergli dato un appiglio per restare l e per farla parS. E tu ti chiami Teresa: l'ho letto sulla tua carta d'identit. Bene. Mi dispiace avere guardato nella tua borsa. Non avrei dovuto. Lascia perdere, io ho fatto di peggio. Esauriti ringraziamenti e scuse, credo che possiamo salutarci. Mi fai entrare, Teresa? Perch? Che cosa vuoi? chiese, subito sulla difensiva. Soltanto capire come sei finita a letto con mio padre. Soltanto? Quanti giorni di tempo hai? Senti, fai molto prima a darti da solo la spiegazione pi ovvia. Posso entrare? Teresa si fece da parte con malgarbo. E va bene. Jacopo si tolse il giubbotto e lo appese all'attaccapanni in ferro battuto alla sinistra della porta. Poi si guard intorno. Hai una bella casa. Molto colorata, intima comment. Le case di quaranta metri quadrati sono sempre intime. Ho buttato tutte le cose del vecchio inquilino e l'ho arredata con i mobili e i poster dell'Ikea. Vuoi un caff? S, grazie.

Lo port in cucina e gli indic una sedia. Mi dispiace riceverti qui, ma dormo in soggiorno e il divano-letto ancora aperto. Teresa, rilassati. E lascia perdere il caff. Si sedette e le indic la sedia di fronte. Non sono n un rappresentante di mobili n un agente immobiliare. Come ti ho gi detto, ho visto tuo padre ieri sera per la prima volta. Ero una delle quattro ragazze portate alla cena per intrattenere i congressisti e alla fine della serata l'ho seguito. Sono stata io a provocarlo e a farlo bere. Non so se un puttaniere, come lo definisci tu, ma il casino che successo soltanto colpa mia. Tutto qui. Come sei finita in quell'agenzia? Per caso, quattro mesi fa. E il lavoro mi piaceva molto. Non guardarmi con quell'aria incredula: lo consideravo il lavoro pi gratificante, il massimo... Non riesco a capire dopo quali esperienze una bella ragazza senza problemi economici arrivi a considerare gratificante la prostituzione. Perch non mi dici la verit? Quale storia preferisci? Vuoi provare compassione, ripugnanza, sorpresa, smania di redimermi? Al liceo ero la migliore in italiano, suggeriscimi uno spunto e io te lo sviluppo in cinque minuti. Come ti ho appena detto, vorrei la verit. Lei lo guard con occhi colmi di tristezza. Mio nonno mi ha violentata quando avevo quindici anni e... Piantala, non sei divertente. Non lo sei nemmeno tu, con tutti i tuoi interrogatori! Non vedi che sto male? Non riesci a immaginare quello che ho provato mentre mi scaricavi sotto la pioggia e tornavo a casa senza vestiti, senza scarpe, senza chiavi per entrare? Sono rimasta non so per quanto tempo davanti al portone, e... Jacopo non la lasci finire. Ho trovato la tua borsa dopo che sono rientrato. Non avrei dovuto lasciarti all'angolo della strada, ma ero preoccupato per mia madre e per quello che sarebbe potuto succedere. Teresa si sent smontare. Sei sceso a darmi un plaid, incurante delle proteste di tua madre. E oggi sei venuto a portarmi la borsa. Gli rivolse un breve sorriso. Sei un bravo figlio di famiglia molto bene educato. E adesso non chiedermi, per favore, da quale famiglia vengo io! Dagli accenni che mi hai fatto, vieni da una buona famiglia anche tu Jacopo disse cauto, non osando confessare che, attraverso il penoso colloquio con suo padre, aveva appreso parecchie cose su di lei. Teresa fu pi coraggiosa. So dal mio agente che le fortune di tuo padre sono iniziate con il matrimonio. Anche mi si sistemato grazie a una moglie benestante, proprietaria di una azienda agricola. Ma non ha mai lasciato la vecchia fidanzata: le ha regalato un appartamento, l'ha portata a lavorare in azienda e la loro relazione, nota a tutti, non mai finita. Dopo la morte di mia madre se l' sposata ed stato molto felice quando mi sono tolta dai piedi per venire a studiare a Milano. Mi telefona una volta al mese, per sapere se ho ricevuto il bonifico e per chiedermi se sto bene. Non guardarmi con quella faccia mesta, giovane Nardi. Mi chiamo Jacopo. Vuoi prendere le distanze da tuo padre, a quanto pare. Io purtroppo non posso: ho smesso di stimare il mio quando avevo dieci anni, e crescendo mi sono talmente impegnata a detestarlo da diventare identica a lui. Negli ultimi giorni di vita di mia madre, quando entrava nella sua stanza, gli leggevo negli occhi i miei stessi

interrogativi: non ancora finita? Quanto tempo ci vuole per morire? Dopo tre anni di operazioni, controlli, visite, chemio e ricoveri, il cancro le inflisse sei mesi di inutile calvario: io mi ritirai dalla scuola per starle vicina e fu un calvario anche per me. Soffrivo per me. Non sopportavo pi l'odore di vomito che appestava la stanza, il continuo lamentarsi, la visione di un corpo sempre pi rattrappito... Teresa, una reazione umana. La morte di un malato terminale una liberazione per tutti. Pi ami una persona, pi diventa insopportabile assistere al suo strazio. Non hai capito niente! La donna che rimandarono a casa devastata dalle metastasi e con una gamba amputata non era pi mia madre. L'osteosarcoma se l'era presa e io non ero pi sua figlia. Non mi vedeva, non mi parlava, non le importava pi niente di me. Uscivo dalla sua stanza solamente per andare in cucina a ingozzarmi di cibo e mi inventai un'amica, Marianna, per non impazzire. Dopo la morte di mia madre pesavo ottanta chili, avevo la pelle gialla di chi non prende mai il sole e i capelli cortissimi. Me li ero tagliati da sola perch erano pi pratici... Marianna mi aiut moltissimo. Quando tornai a scuola diventai la chiat-tona. Facevo la pendolare dal paese a Verona: finite le lezioni prendevo l'autobus per tornare a casa. Studiavo da sola, ero tagliata fuori da quello che di solito i compagni di scuola fanno insieme: cinema, pizza, concerti, shopping... Teresa si interruppe. Basta cos. Quello che segue ancora pi desolante disse brusca. Jacopo allung una mano sul tavolo per stringere la sua. Desolante perch? Non sei pi la chiattona, hai lasciato il paese, ti sei iscritta all'universit... Tutto questo presuppone una grande tenacia. Teresa ritrasse la mano. Stai sbagliando di nuovo. Si alz di scatto. Vuoi venire con me? C' una cosa che voglio mostrarti. Jacopo la segu verso il piccolo soggiorno. Sopra il divano-letto campeggiava una fotografia ingrandita come un poster. Distolse subito gli occhi. Che cosa ? chiese perplesso. Ti piace? Cielo, no! Dove l'hai presa? Come fai a guardarla? Quella cicciona seduta sul water sono io nel cesso del liceo. La sera precedente avevo partecipato alla mia prima e unica serata in discoteca... All'una di notte ero ancora seduta al tavolino e la compagna con cui sarei dovuta tornare a casa stava ballando, come tutti gli altri. A un certo punto si avvicinato il superfico della classe, Antonio, e mi ha chiesto se volevo uscire con lui a prendere una boccata d aria. Non osavo crederci e gli andai dietro estatica come una miracolata. Il miracolo si comp dentro la sua macchina, quando cal la zip, spost i miei mutandoni e mi svergino. Aveva litigato con la sua ragazza e quando riemerse ai fumi dell'alcol e dalla rabbia mi guard come se non mi riconoscesse, o fosse stupito di avermi potuto desidera-re- Poi si scus e fu cos gentile da riaccompagnarmi a casa. Ma un nostro compagno, uscito dalla discoteca per cercarlo, ci aveva visto in macchina e lo raccont a tutti con oscena comicit. Lo capii al mattino dopo, e quello che non potevo capire me lo rifer la mia compagna di banco. Durante la ricreazione mi rifugiai in bagno. Quella che vedi sono io, fotografata dall'alto. Il bidello aveva dimenticato una scaletta e... Teresa si interruppe per riprendere fiato. Credevo di non poter mai pi provare una umiliazione come quella. E invece sbagliavo. Ieri notte, mentre tua madre mi trascinava fuori dalla stanza, mi sono sentita mille volte peggio. Faccio schifo.

Jacopo rest in silenzio, turbato. Poi si schiar la voce. C' una sola cosa che non riesco ancora a capire: quello che cercavi facendo sesso con uomini come mio padre... Mi sentivo onnipotente e fiera di come avevo trasformato la mia faccia e il mio corpo. Vuoi inorridire? Quando tuo padre ha perso la testa al punto da portarmi a casa sua, nella sua camera da letto, il mio senso di potere diventato delirio. La culona del liceo non esisteva pi. Avevo raggiunto tutto quello che volevo. Fare usare il tuo corpo da uomini in fregola? Ero io a sceglierli. Io a usarli. Ma d'un tratto ho aperto gli occhi. Dopo tante fatiche, sono riuscita a diventare una bella prostituta capace di vendersi meglio delle altre. Smettila, Teresa. Non ti sei gi fatta abbastanza male? Dovresti detestarmi per il male che ho fatto a tua madre. Non hai irretito uno sprovveduto e devoto marito, e spero che anche mia madre lo capisca. E una donna sempre pi sola e depressa che tira avanti inventandosi qualcosa da fare per sentirsi utile. Fra due mesi io dar l'esame di specialit e potr andare a vivere da solo senza sentirmi in colpa. Lavorerai nella clinica di tuo padre? Nonostante si chiami Nardi, la clinica appartiene a mia nonna e a mia madre. E, molto presuntuosamente, credo che la mia presenza sar utile a tutti, compresi i pazienti. Teresa annu in silenzio. Si sentiva esausta e molto triste. In quattro mesi si era bruciata ogni prospettiva di costruire un avvenire sereno. Invidi la brava ragazza che avrebbe condiviso la vita e i successi di Jacopo Nardi: la possibilit di essere amata da una persona umana e perbene come lui era tra le tante cose che aveva perduto per sempre. Si accorse in quel momento, arrossendo, dello squallore di quella stanza, con il divano aperto e disfatto, l'accappatoio buttato sul pavimento, l'oscena fotografia appesa alla parete. Andiamo in cucina disse. Vuoi un altro caff? Jacopo guard l'orologio. Si fatto tardi e devo andare in clinica per visitare un operato. Si diresse verso la porta e lei lo segu. Grazie per la borsetta. E scusami. Di tutto. Jacopo le diede un buffetto sulla gota, come se fosse una bambina. Riprendi a studiare e fai la brava. Buon Natale, se non ci rivedremo. Buon...? Ah, s. Buon Natale anche a te. E auguri per i tuoi esami. Sicuramente non ci rivedremo pi. Mentre raggiungeva la macchina, Jacopo pass accanto a un bar tabaccheria aperto. Aveva smesso di fumare da otto settimane, ma non pot resistere al desiderio di accendersi una sigaretta. Perch mai era andato a casa di quella ragazza? Avrebbe potuto farle riavere la borsetta con un corriere oppure con un taxi. E invece no. Si sentiva in colpa per averla piantata in strada sotto la pioggia, avvolta da un plaid. Era tornato in casa sentendosi addosso lo sguardo lero di ^i- E aveva detestato suo padre nel sentirla definire una sgualdrinella. Sei un idiota come lui e come le decine di uomini che lei si divertita a mettere in ginocchio, si disse. Anche tu ti sei lasciato incantare dai suoi occhioni d'oro. Gett la sigaretta e la schiacci con una scarpa. Rivide Teresa mentre lo aspettava davanti alla porta di casa, il viso prima stupefatto e poi pieno di vergogna. L'ira gli sboll subito. Non si era affatto divertita autoflagellandosi, non voleva certamente sedurlo mentre parlava delle sue umiliazioni e delle sue sconfitte.

Le aveva mentito dicendo di dover andare in clinica. In realt era stupito di non provare reazioni ovvie quali disistima o pena e anche di essere turbato dalla tristezza che gli aveva trasmesso, dalla istintiva certezza che fosse, a dispetto di tutto, una persona perbene. La verit che in questo periodo sono molto vulnerabile, si disse ancora. Dopo dieci anni condivisi con Giulia, frequentando la stessa facolt e lavorando come specializ-zandi nello stesso reparto della Nardi, nel momento di progettare il futuro si erano interrogati onestamente sulla natura del sentimento che li univa. Il tempo, l'abitudine e l'amicizia lo avevano reso pi solido oppure erano subentrati a un amore che non esisteva pi? Tre mesi prima, mentre Jacopo si stava ancora arrovellando nell'incertezza, Giulia gli aveva confessato di avere incontrato un altro uomo. Superati gli esami, lo avrebbe sposato e si sarebbe trasferita con lui a Roma. Pur certo che il giovanile amore non esisteva pi, Jacopo aveva provato uno strano senso di dispiacere. La quotidiana vicinanza con lei, ormai felicemente vicina alle nozze, acuiva il suo senso di vuoto. Era pronto per un nuovo legame, ma proprio questo lo rendeva pi cauto: non voleva essere attratto da una donna soltanto perch aveva bisogno di un oggetto d'amore e perch questa donna gli appariva la pi idonea, come una cassapanca all'ingresso della porta su cui depositare la posta. Sicuramente non ci rivedremo pi. La voce di Teresa. La ragazza aveva ragione, questa era la realt. Jacopo non era strutturato per le emozioni forti e le sfide. La rispettabilit, che per suo padre era una facciata, per lui rappresentava il compendio di tutti i valori che la famiglia materna gli aveva trasmesso: onest, affidabilit, impegno. Le sue esuberanze sessuali si erano esaurite tra la fine del liceo e l'inizio dell'universit: petting sfrenati, abbracci estenuanti e qualche relazione, breve ma appagante, con ragazze pi grandi di lui. Poi si era innamorato di Giulia: le era stato fedele per nove anni, anche dopo che l'attrazione fisica si era attenuata. "Non facciamo l'amore da un mese" gli aveva fatto osservare lei durante la spiegazione chiarificatrice. Non se ne era reso conto. Sono molto vulnerabile, si ripet mentre saliva in macchina. Tutto il suo turbamento si riduceva a quello, comprensibile, di un sano trentenne in forzata castit che si trova di fronte una bella ragazza come Teresa. Ormoni impazziti, minimizz con una scrollata di spalle. Incurante delle proteste di sua madre, Jacopo si sottrasse alla liturgia delle cene e dei pranzi di famiglia per trascorrere il Natale a Courmayeur, ospite dell'amico Paolo. Tra una sciata e l'altra pose fine a quattro mesi di castit con tale Flavia, una romana disinibita e caciarona, abbordata con un'altra ragazza. Torn a Milano la mattina del 30 dicembre: quella sera, e la successiva, era di turno al pronto soccorso. L'essere figlio di Nardi gli dava molti privilegi, primo tra i quali la sicurezza dell'assunzione: i turni pi ingrati gli sembravano un doveroso scotto da pagare. Il caso si serv dell'ipocondria di Puccio Strada per ributtare Teresa nella sua vita. Alle sei del 31 dicembre, mentre Jacopo si stava preparando per tornare a casa, un uomo si present al pronto soccorso accusando dei forti dolori intercostali. Si qualific come amico personale del professor Nardi.

Jacopo gli fece ripetere il suo nome. E Strada gli spieg che dirigeva una importante agenzia. Curo i contratti di molti personaggi-famosi e organizzo eventi importanti come la cena che questa clinica ha offerto a un gruppo di congressisti. Jacopo annu. Ho conosciuto una ragazza che lavora per lei: Teresa Nalin... Una bravissima ragazza con grandi possibilit ma nessuna ambizione Puccio Strada esclam. Purtroppo ha lasciato la mia agenzia e ha deciso di tornare in Veneto, nel suo paese. Jacopo si fece attento. Non lo sapevo. Nemmeno io! Ma Teresa fatta cos. Capricciosa e ingovernabile. In una settimana ha messo in vendita la casa e contattato un'agenzia di trasporti per svuotarla. A quanto ne so, traslocher uno di questi giorni. Sicuramente non ci rivedremo pi. La sola idea all'in prowiso gli sembr insopportabile. Dottore, qualche cosa non va? gli chiese Puccio Strada preoccupato. Va tutto bene. Comunque controlleremo con un elettrocardiogramma. Jacopo torn a casa, fece una doccia, si vest e and a sedersi nel bar di fronte. Lesse il "Corriere", ordin un secondo caff e alle nove, dopo un'ultima occhiata all'orologio, si diresse a piedi verso via della Spiga. Non puoi partire disse di getto a Teresa, senza nemmeno salutarla, quando gli apr la porta. DICEMBRE 2010: SEI ANNI DOPO Tutto in dieci giorni Il tempo ha una dimensione emotiva che non conosce definizioni e calendari: talvolta in pochi giorni possono verificarsi tali e tanti eventi da spingerci a rimettere in gioco i nostri sentimenti, le nostre certezze e la nostra stessa vita. MARTED 7 DICEMBRE La perdita ORE 14 Nessuno doveva toccare la sua bambina. Era stata Teresa a infilarle una vestina rosa, pettinarle i capelli, sollevare per l'ultima volta il suo corpo e adagiarlo nella piccola bara bianca. Lucia le era parsa leggerissima, forse perch non opponeva pi alcuna resistenza irrigidendo i muscoli e contorcendosi in modo scomposto. L'immobilit della morte aveva disteso anche il suo visetto. La bocca si era raddrizzata con gli angoli leggermente piegati all'ins, come in un sorriso. Sullo sguardo obliquo e inafferrabile era calato il sipario delle palpebre con due ali di ciglia lunghissime. Per la prima volta aveva le fattezze di una bambina. Una bellissima bambina che non era riuscita a compiere i quattro anni. Adesso era arrivato il momento di fare entrare i due uomini che dovevano chiudere la bara: i pochi minuti che le avevano compassionevolmente concesso per restare sola con Lucia stavano per finire. Mi senti, amore mio? Quali parole hai capito, quali persone hai riconosciuto, quali sentimenti hai provato nella tua piccola vita? Stavi bene quando ti stringevo contro il mio corpo per farti addormentare? Distinguevi i colori? Gustavi il sapore dei cibi? Quando tuo fratello correva e giocava, tu provavi fastidio, allegria, curiosit, frustrazione? Teresa conosceva le risposte. Jacopo entr nella gelida stanza mortuaria seguito da due uomini vestiti di nero. Vieni con me le disse piano prendendola per le spalle. Devono chiudere...

Teresa scatt come se quel contatto le avesse provocato una scossa e si scost da lui. Io resto qui. Non lascio mia figlia. Jacopo fece cenno agli uomini di cominciare. Il coperchio fu calato sulla bara e Teresa sent cedere le ginocchia. Si raddrizz subito, aggrappandosi alla violenza del dolore e dei sensi di colpa. Ieri a questa stessa ora Lucia era ancora viva, nel suo seggiolino agganciato ai sedili posteriori, accanto al fratello, mentre lei si portava sulla corsia di destra per uscire al casello di Peschiera. Che cosa l'aveva spinta, subito dopo pranzo, a caricare i suoi bambini in macchina per trascorrere il lungo ponte di Sant'Ambrogio nel suo paese natale? Suo padre era morto da tre anni, la vedova era stata liquidata vendendo una parte dell'azienda a uno zio, lo stesso che ora amministrava quella restata a Teresa. Otto mesi prima aveva affidato allo zio i lavori di ristrutturazione della vecchia casa. Come spiegare quella decisione irrazionale e improvvisa? Era come puntellare i peggiori ricordi, erigere il monumento ai suoi primi diciotto anni desolati. Jacopo se n'era appena andato e io volevo sentirmi ancora pi male, Teresa pens. Il sibilo della fiamma ossidrica con cui stavano sigillando la bara le penetr nella testa causandole l'atroce dolore di un ago acuminato. Erano lo stesso dolore e lo stesso sibilo di quando aveva ripreso conoscenza tra le lamiere dell'auto rovesciata e schiacciata contro il guardrail. I miei bambini! Signora, stia calma. I vigili del fuoco stavano tentando di aprire un varco per raggiungerla. Mentre si immetteva nello svincolo di Affi un camionista impazzito le era piombato addosso. I miei bambini! I miei bambini! I miei bambini! Aveva perso nuovamente conoscenza. Quando apr gli occhi incontr quelli, colmi di pena, di un medico curvo su di lei. Era sdraiata sul lettino d'un pronto soccorso e stavano dando gli ultimi punti allo squarcio sulla tempia provocato da un vetro rotto. Dove sono i miei bambini? grid sollevandosi sul busto. Come stanno? Stia calma, signora. Il medico la costrinse a sdraiarsi e fece un gesto d'intesa a un giovane collega. Pochi istanti dopo le strinsero il braccio con un laccio emostatico e le infilarono un ago nella vena. Avrebbe saputo alle dieci di sera che Lucia era morta sul colpo e Pietro si era miracolosamente salvato: aveva riportato un lieve trauma cranico e l'incrinatura di due vertebre. Ma la vera miracolata era stata lei: nella sua infinita bont, Dio le aveva concesso il sontuoso dono di sopravvivere a una figlia. Jacopo si trovava in montagna con la sua donna per il lungo ponte di Sant'Ambrogio: la polizia stradale era risalita a lui attraverso due messaggi trovati nel cellulare di Teresa. Era balzato in macchina e aveva raggiunto l'ospedale di Desenzano, dove erano stati trasportati, ignorando i limiti di velocit e infilandosi nelle corsie d'emergenza per aggirare le code. Il sibilo della fiamma ossidrica cess. Jacopo la prese per un braccio. Dobbiamo andare. Se arriviamo dopo le quattro non... Lo so Teresa ringhi. Dopo le sedici non si effettuavano pi sepolture e l'indomani era festa. Sua figlia era stata una disgrazia, una sfortuna e adesso tutti, anche il padre, avevano fretta di buttarla dentro una fossa: Jacopo avrebbe seppellito con lei quattro anni d'inferno. Quando arriv davanti alla macchina del marito, Teresa fece un passo indietro. Non vengo con te.

Pietro sta bene, non preoccuparti lui le disse interpretando la sua improvvisa riluttanza come la paura di allontanarsi dal figlio. Domattina torner da lui. Non solo e... Salgo nel furgone mortuario con Lucia lo interruppe. Come vuoi. Jacopo continuava a non capire. O forse la riteneva una madre insensibile perch non si preoccupava per l'altro figlio? Pensasse pure il peggio possibile di lei, se questo lo aiutava a correre senza rimorsi verso un luminoso futuro. Teresa fece il viaggio seduta accanto all'autista, con la testa rivolta verso la bara. La sua mente riand alla notte di quattro anni prima, quando lei e Jacopo correvano verso l'ospedale dove lavorava Angelo Fabi, un ginecologo amico, lo stesso che aveva fatto nascere Pietro. Le contrazioni, arrivate all'improvviso e con dieci giorni di anticipo, erano sempre pi ravvicinate e Teresa stringeva i denti per soffocare il dolore. Era la notte dell'ultimo dell'anno. Le strade si susseguivano in un ininterrotto sfolgorare di luci e addobbi natalizi. Le macchine passavano suonando festosamente il clacson e di tanto in tanto si udiva il rumore secco di un botto. Jacopo le prese una mano: "Forza amore, siamo quasi arrivati". Quando varcarono il cancello dell'ingresso notturno, inizi la discesa nell'inferno che li avrebbe separati e distrutti. Il ginecologo Fabi aveva preso una settimana di ferie e non era reperibile. Il personale di guardia era in fibrillazione per l'arrivo di tre ambulanze con i superstiti di un grave tamponamento avvenuto su una tangenziale. Il pronto soccorso era affollato di cartellini rossi, le emergenze delle notti di festa. Jacopo riusc a trovarle una sedia e nessuno gli diede retta mentre protestava e sollecitava un aiuto. Dopo due ore, quando finalmente arriv il turno di Teresa, il medico di guardia le diede un'occhiata e grid di portare subito una barella. Trasportata nel reparto maternit, venne accolta da una giovane ostetrica che per la prima volta, e con l'aiuto di una sola infermiera, affrontava un parto problematico. La testa della bambina sporgeva come una inanimata protuberanza, la madre non aveva pi forze per spingerla fuori da s. Ed era ormai troppo tardi per praticare un cesareo. Incapace di controllare il panico, l'ostetrica url a Jacopo di uscire. Dopo aver tentato inutilmente di estrarre la bambina, circondandole la testa con le dita, ordin all'infermiera di passarle il forcipe. L'uso maldestro che ne fece e la lunga anossia cerebrale crearono danni irreparabili. Tre settimane dopo il parto, Jacopo e Teresa riportarono a casa una creatura che non avrebbe mai parlato, mai camminato, mai sorriso, mai pianto: dalle sue piccole labbra storte uscivano solamente piccoli gemiti che con il passare del tempo divennero suoni disarticolati e rochi. Talvolta sembravano le urla di un animale imprigionato in una tagliola. L'autista del furgone mortuario rallent. Sta scendendo la nebbia. Speriamo di arrivare in tempo. Attraverso il vetro oscurato, Teresa vide l'auto di Jacopo seguirli. Era stato lui a contattare l'impresa di onoranze funebri e, forse, a indicare il cimitero di Lambrate. Due anni dopo il loro matrimonio era morta la madre di Carlo Zanetti, il proprietario della palestra in cui Jacopo lavorava, e avevano partecipato insieme al funerale. Era il mese di giugno. I viali che portavano verso le tombe si snodavano attraverso prati verdi e cespugli fioriti. " un posto molto bello" lei aveva sussurrato. "E un cimitero, Teresa! "

"Ma ci senti la vita. Sembra che i morti, ritornati alla terra, siano sereni... Riposino davvero in pace." Si era ricordato di quel pomeriggio oppure era stata 1 impresa a suggerirgli Lambrate? Probabilmente quest'ultima era la risposta giusta. Il loro amore era finito perch dopo la nascita di Lucia suo marito aveva perso lentamente la memoria di abbracci, discorsi, progetti, allegria... ORE 16,10 Erano arrivati appena in tempo. Mentre Jacopo cercava un posto per parcheggiare la sua macchina, il furgone varc la cancellata d'ingresso e l'autista fece una breve sosta per consegnare la documentazione. Poi gir verso sinistra e percorse lentamente la strada che portava alla tomba. Erano scese le prime ombre della sera e cadeva una pioggia fredda e sottile. Teresa aspett che scaricassero la bara e la segu sino alla fossa spalancata in cui la sua bambina sarebbe sparita per sempre. un cimitero, Teresa! Un singhiozzo le esplose nella gola. Non c'erano colori, luci, suoni e vita per Lucia, ma soltanto un buio senza fine. Mentre sua figlia calava in quella fossa, dentro la bara, Teresa avvert un violento senso di perdita, come se una parte del corpo si distaccasse da lei. Per quattro anni l'aveva sollevata, abbracciata, nutrita, cullata, accarezzata e adesso doveva lasciarla 1 affrontare, sola, il buio della notte che avanzava... Il bt j di cento, mille notti... Si sent mancare. Jacopo l'afferr per la vita e la sostenne fino a quando la bara scomparve sotto le prime palate di terra. Si stacc da lui e si curv piangendo sulla fossa. Anche Jacopo piangeva. Noi abbiamo finito disse con gentilezza uno degli uomini con la vanga. Domani verranno ad assestare la terra... Teresa si sollev e soltanto in quel momento si accorse della presenza di una donna che, ferma a pochi passi da lei, la stava osservando con una espressione attenta e cupa. La riconobbe subito: era la madre di Jacopo. Era la prima volta che la rivedeva, dopo la notte in cui l'aveva scacciata dalla sua stanza da letto insultandola e tirandola per i capelli. Questa presenza, del tutto inattesa, le parve una impietosa irruzione nel suo lutto. Costringendola a ricordare quella squallida notte, inquinava il suo dolore e acuiva il suo senso di perdita. Era come se la signora Nardi le buttasse in faccia il conto del passato, come se la tragica fine di Lucia si riducesse all'ultima voce da aggiungere. Jacopo, nel vederla, fu sorpreso quanto lei. Sua madre si avvicin, esitante. Mi dispiace per la bambina disse rivolgendosi a Teresa. Ma nella sua voce non si avvertiva dolore. Dopo qualche attimo aggiunse: Mi dispiace anche di avere avuto ragione, sei anni fa, prevedendo che.... Grazie per essere venuta, signora. Non potevate farcela, avevate tutto contro di voi. Mamma, dobbiamo andare Jacopo tagli corto. Teresa si volt a guardare la fossa e poi si incammin velocemente verso l'uscita senza curarsi di essere seguita. Raggiunta la cancellata si rivolse al marito. Va' con tua madre. Io ho bisogno di stare sola. Non se ne parla nemmeno. Tu dovresti essere ancora ricoverata in ospedale. La prese perentoriamente per un braccio e, dopo un rapido gesto di saluto alla madre, la port verso la sua auto. ORE 20

Teresa era crollata appena erano entrati in casa. Stava dormendo ancora. Jacopo telefon all'ospedale di Desen-zano per avere notizie di Pietro e sua nonna lo rassicur. Tra le tante cose che erano accadute in quegli ultimi otto mesi e delle quali doveva parlare a Teresa figurava anche il suo rinato rapporto d'affetto con la nonna materna. Viveva provvisoriamente nella casa di lei ed era l che portava Pietro per il fine settimana. La bisnonna era la sola parente della famiglia di Jacopo che il bambino conoscesse e forse la sola persona da cui si sentisse ascoltato e capito. Aveva poco pi di un anno quando era nata la sorellina e in breve tempo era diventato l'ometto, il bambino grande che non aveva pi bisogno di favole e di coccole. Jacopo scacci l'ormai familiare rigurgito di rabbia. Come infierire ancora su Teresa, dopo l'accanimento co' cui la vita l'aveva colpita? Rivederla all'ospedale, il giorn prima, gli aveva stretto il cuore di pena: capelli incrostati di sangue, cerotto sulla tempia, zigomi tumefatti, occhi spenti e infossati nel gonfiore. Solamente la piet gli impediva di lasciarle un biglietto e andarsene via senza aspettare che si svegliasse. Gli era insopportabile anche restare in quella casa. L'avevano acquistata impegnandosi con un mutuo da incoscienti poco prima che Pietro nascesse. E per arredarla avevano girato tra mercatini di mobili usati e svendite fallimentari. Lui lavorava tutto il giorno aspettando il momento di tornarvi: Teresa era il suo mondo, il suo sole e le uniche cose che contavano si trovavano l. Tra i tanti progetti, avevano fatto anche quello di cambiare i mobili. Era svanito come gli altri. E adesso, guardandosi intorno, realizz quanto tristi fossero quelle quattro stanze in un palazzone di viale Certosa, quanto patetici i ninnoli, i cuscini, le riproduzioni d'arte con cui avevano cercato di abbellirle. Accese il televisore e subito lo spense. Cerc qualcosa da leggere, ma trov soltanto delle riviste che risalivano a chiss quanti mesi prima. Si alz, irrequieto, e si avvicin alla finestra. Spost le tendine e rimase a osservare la fila di macchine che procedevano lentamente nel controviale per raggiungere le autostrade. D'un tratto ricord di avere spento il cellulare alle nove di quella mattina, dopo aver fatto una brevissima telefonata a Francesca promettendole di richiamarla appena possibile. Rispose subito. Jacopo, ero preoccupata per te. Mi sento cos inutile... Mi fa bene sentire la tua voce. Avevo pensato di tornare a Milano, ma poi ho cambiato idea: rester qui fino a luned prossimo, come avevamo deciso. Questo un momento orribile per te... E soprattutto per tua moglie. Ti chiamer ancora. Non preoccuparti per me. Ti voglio bene, Jacopo. Anche io ti voglio bene. Era esattamente questo che provava per lei: un grande bene. Frequentava Francesca da sei mesi: era una donna rasserenante, intelligente e sensibile. Gratificata dal suo lavoro di pediatra, non faceva pressioni per accelerare i tempi, non assumeva comportamenti ispirati dal sotterraneo antagonismo di quelle amanti che vogliono dimostrarsi superiori alle mogli, non si riferiva mai a Teresa come a una ex. Cos facendo, Francesca si proponeva senza volerlo come la sua compagna ideale: non chiedeva passione e non voleva suscitare passione. Sei ancora qui? La voce di Teresa.

Jacopo si gir imbarazzato. S, certo. Da quanto tempo si era alzata? Aveva sentito la sua telefonata a Francesca? Puoi andare, Jacopo. Io non ho bisogno di niente. Non ho bisogno di niente. Lo stesso tono, la stessa insopportabile presunzione di sei anni prima. Perse la testa. Non vedi come sei ridotta? Stai male, e dovresti essere in una stanza di ospedale, non... Ho perso una figlia, Jacopo. Era anche mia figlia! Ma diversamente da te l'ho amata rassegnandomi al suo handicap senza lasciarmi distruggere, accettando che fosse una creatura incapace di capire, di parlare e di muoversi. I piccoli occhi infossati di Teresa lo trapassarono come una lama di fuoco. Ma la voce era distaccata, calma. Quando la portavo ai giardini o al supermercato, nel suo passeggino, le persone distoglievano lo sguardo per la paura di mostrare la loro curiosit oppure la loro repulsione. E quello che tu hai fatto per quattro anni: molte volte l'hai presa in braccio, l'hai cambiata, le hai dato la pappa. Ma mai, ma l'hai guardata in faccia! La voce di Teresa si alter. Questo non vero! grid. Se tu lo avessi fatto, se tu non avessi avuto paura di essere distrutto dalla disperazione, avresti capito che Lucia non era un vegetale. Capiva tutto. Comunicava con gli strazianti suoni che emetteva: sembravano sempre uguali, ma non lo erano. Io capivo che cosa voleva dirmi, se esprimevano un desiderio, una richiesta, una sorpresa, un momento di sofferenza oppure di gioia... Quando la prendevo in braccio, stringeva il suo corpicino al mio e mugolava di beatitudine... Teresa ricacci le lacrime. Non immagini neppure tutte le cose che hai perso di tua figlia, Jacopo. Vuoi farmi sentire in colpa? Vuoi il gioco al massacro? Neppure tu immagini tutte le cose che ti sei persa di Pietro. Ha rischiato di morire anche lui, ma ti bastato un generico sta bene, per tranquillizzarti. Non mi hai mai chiesto di lui. Non ti sei domandata chi lo sta assistendo in ospedale, chi... Non ce n'era bisogno. C'eri tu. Con lui ci sei sempre: padre orgoglioso di un bambino bello, tenerissimo, intelligente, perfetto. Nella disgrazia, abbiamo avuto la immensa fortuna che ci stata portata via la figlia giusta: quella storpia, segnata da Dio. Jacopo sobbalz. Quello che dici orribile... Sii sincero: non l'hai pensato nemmeno una volta? Quando ti hanno dato la notizia di un incidente mortale, non hai forse sperato con tutto te stesso che il sopravvissuto fosse Pietro? Ero terrorizzato. Non ho pensato ad altro, se non arrivare al pi presto. Fu Teresa a spezzare il silenzio che segu. Con chi Pietro? Con mia nonna. E innamorata di lui... Tutti si innamorano di lui Teresa disse, il viso illuminato da un sorriso che subito si spense. Non mi hai ancora chiesto perch ieri mi trovavo sull'autostrada per Verona con i bambini. Ieri? Solo ieri? Vuoi dirmelo? Sembr cambiare idea. Adesso sono molto stanca rispose con un sospiro. And a sedersi sul divano passando attraverso i giocattoli sparsi sul pavimento senza spostarli. Indic una bambola. Era la preferita di Lucia. Jacopo annu. La tua ferita si sta gonfiando... Hai del ghiaccio nel freezer?

Siediti, lo cercher dopo. Ieri... Si interruppe. E passato soltanto un giorno? Ieri riprese guardavo Pietro giocare e pensavo... Mio zio mi aveva appena telefonato per parlarmi dei lavori di ristrutturazione della vecchia casa e del nuovo impianto di irrigazione che intendeva ordinare per la risaia... Alla fine ha chiesto quando sarei andata a trovarlo. Ero inquieta, triste. Non so che cosa mi ha preso: ho riempito una sacca e dopo aver vestito i bambini sono partita per Verona. Volevo andare via da Milano, via da questa orribile casa. Il camion mi venuto addosso mentre... Non riusc a proseguire. Mentre io stavo sciando con Francesca, prosegu silenziosamente Jacopo. Sono stanca Teresa ripet. Stasera dormo qui. Non voglio lasciarti in questo stato. Preferisco restare sola. Non ti disturber. Dormir sul divano. Smettila di fare il bravo ragazzo! E tu smettila di ripetere che non hai bisogno di nessuno. Teresa lo guard indecisa, poi cominci a parlare come se fosse in trance. Quando assistevo mia madre mi raccontavo un sacco di favole. Viaggiavo con Marianna, l'amica inventata, e insieme facevamo incontri bellissimi... Un'estate, a Hollywood, incontrammo Brad Pitt e Leonardo DiCaprio... Leo si innamor pazzamente di me e mi invit nella sua villa... Una sera, mentre facevamo il bagno in piscina, mi abbracci e mi supplic di sposarlo. Sono passati otto anni e non posso continuare a raccontarmi le favole. Sono sola. Luned prossimo ci aspetta l'avvocato per la separai ne e fra tre anni tu potrai risposarti, avere altri bellissimi bart -ini. Jacopo fece per dire qualcosa, ma lei glielo imped. Ho deciso di tornare a vivere nel mio paese e lavorare con mio zio nella nostra azienda. Tu sei pazza! Che cosa devi espiare? Non ti sei flagellata abbastanza? La vita mia. E Pietro? Vuoi farlo crescere isolato in un paese di campagna? Non ti permetter di portarmelo via. Teresa fece un lungo respiro. Pu restare con te, se questo che vuoi. Jacopo sbarr gli occhi. Non posso crederci! Chi detesti di pi, te stessa o il figlio perfetto? Teresa si alz. Ancora una volta non hai capito niente. Vado a letto: se vuoi dormire qui, ti prendo le lenzuola. Si alz anche Jacopo. Lascia perdere. Domattina andr a Desenzano e trasferir Pietro alla Nardi. Preferisco tenerlo sotto controllo un paio di giorni. Le tue sfortune sono finite nel momento in cui ti sei separato da me: hai finalmente avuto tutte le cose che volevi, persino entrare trionfalmente nella clinica di famiglia dopo aver fatto sbattere fuori tuo padre. Sono stanco delle tue farneticazioni, Teresa. Le gir le spalle e usc sbattendo la porta. Due ore dopo guidando verso il centro e ripensando alla orribile giornata che stava per finire, Jacopo fu tentato di tornare da Teresa. Stava male-, sto male anch'io, si disse. Riandando nel tempo cap che la discesa verso l'inferno era iniziata prima che nascesse Lucia. Non aveva mai visto Teresa felice. Dai suoi occhi non era mai sparita quell'ombra di inquietudine e di disagio. Lui non aveva mai osato chiederle con quanti uomini fosse stata: trenta, ottanta, cento? A volte gli sembrava che lei volesse parlargli

dei mesi trascorsi lavorando per l'agenzia Strada, ma glielo aveva sempre impedito. Ho sbagliato, pens. Questo silenzio ha eretto un muro di cui mi sono accorto soltanto quando mi crollato addosso. Per anni ho fatto l'amore con lei chiedendomi se altri uomini l'avevano baciata e accarezzata come facevo io. Stavo diventando impotente. E quando Lucia ha preso il mio posto nel nostro letto; ho provato come un senso di sollievo. Teresa ha ragione: una donna sola e non pu pi raccontarsi le favole. Siamo stati sconfitti. L'amore se n' andato e dobbiamo impedirci di soffocare tra le macerie. MERCOLED 8 DICEMBRE Il tunnel ORE 8 Da quando Jacopo non c'era pi, il telefono squillava raramente e mai a quell'ora del mattino. Pietro sta male, pens Teresa spaventata correndo all'apparecchio. Lo zio Domenico la chiamava dal paese: aveva appena saputo dell'incidente. Era molto addolorato per lei e per la povera Lucia e gli dispiaceva di non esserle stato vicino per il funerale... Poco dopo qualcuno suon alla porta. Era Carolina, la vecchia portinaia del palazzo rimasta nel piccolo appartamento al pianterreno anche dopo che suo marito era morto e i condomini avevano deciso di tagliare le spese con l'abolizione della portineria. Carolina pagava l'affitto e si guadagnava da vivere lavorando nello stesso palazzo: faceva la domestica a ore dividendosi fra tre famiglie che, nelle emergenze, si servivano di lei anche come baby sitter e badante. A sessant'anni, sembrava avere una energia inesauribile. Era sempre disponibile, allegra, gentile. Ogni volta che Teresa usciva oppure rientrava con i figli, Carolina correva ad aiutarla. Era la sola amica che aveva nel palazzo, la sola persona che non distoglieva lo sguardo da Lucia ma le sorrideva e la trattava come se fosse una bambina normale. Quando Teresa apr la porta, Carolina l'abbracci senza dire una parola. Le fu grata di quel silenzio. Posso fare qualcosa per te, Teresa? le chiese quando si sciolsero da quell'abbraccio. Aveva gli occhi arrossati dal pianto. Teresa fece di no con la testa. Mi sono appena alzata... Vieni, entra. Carolina la scrut come una madre, preoccupata e attenta. Hai bisogno di un bagno caldo. E devi anche lavare i capelli e disinfettare la fronte vicino alla ferita. Ti aiuto io. Non adesso, ti prego. Fra un'ora devo scendere dai Ferrer e sar occupata per tre ore. Non mi sento bene... Quando sarai pulita e vestita ti sentirai meglio. La guard di nuovo: Teresa, capisco quello che provi aggiunse dolcemente, pentita del tono brusco. In questo momento vorresti morire. Ma tu sei giovane e sana, e il dolore non ti uccider. Vado a riempire la vasca... Teresa le fu grata per non aver aggiunto "reagisci", "fatti forza", "col tempo passer", "la vita continua", "pensa al figlio che ti rimasto". Nulla accresce il dolore come le parole di consolazione: dovunque l'avesse letto, era una grande verit. Carolina la aiut a sfilare il pigiama e a entrare nella vasca. Al contatto con l'acqua tiepida il suo corpo ritrov la memoria fisica di quello di Lucia. Teresa aveva trascorso la prima notte senza sentire il calore della sua bambina aggrappata a lei. Si era rigirata, insonne, nel letto vuoto, avvertendo la stessa sensazione di quando,

sei anni prima, si era W :iata flagellare dalla pioggia davanti al portone di via della? )iga. Il tempo si era fermato. Come allora, si sentiva condannata a trascorrere la vita in quel deserto di presenze e di voci. Lucia non c'era pi. Rilassati, Teresa. La voce di Carolina. Il tocco leggero delle sue dita mentre scioglievano un nodo duro in mezzo al gelo. La spugna insaponata che delicatamente le toglieva da dosso tutte le tracce di un'ora passata nell'auto accartocciata: fango, polvere, residui della vernice rimossa dalle lamiere con la fiamma ossidrica. Carolina la sollev dall'acqua nerastra e la sciacqu con il getto della doccia. E poi, dopo averle lavato i capelli, glieli distric attenta a non farle male. Alla fine la guard come l'artista al termine della sua opera. Hai cambiato aspetto fu il suo compiaciuto commento. Si fatto tardi, devi andare. Carolina fece spallucce, come a dire che poteva aspettare. Ieri sera ho incontrato Jacopo mentre usciva dall'ascensore. Mi ha detto che Pietro sta meglio e che oggi lo porter a Milano, nella sua clinica. Il mio povero Picinin... Questo un brutto momento anche per lui. Mamma, il camion! L'urlo del suo bambino le esplose nel cervello insieme con il violento impatto del bestione che li schiacciava. Rumore di lamiere, l'auto che si rovesciava, un dolore lancinante alla testa, l'orribile sensazione di galleggiare in una dimensione irreale. Poi il buio. Teresa, stai male? No... Adesso vai, Carolina. All'una torno e ti porto qualcosa da mangiare. Sei sicura di... Adesso vai ripet quasi con impazienza. Sto bene, non preoccuparti. Appena rest sola, corse al telefono e chiam Jacopo sul cellulare. Rispose dopo molti squilli. Sono io gli disse d'un fiato. Voglio venire a prendere Pietro con te. Qualche attimo di silenzio. Sono gi a Desenzano, Teresa, e tra dieci minuti ripartiamo. Va tutto bene, prima di mezzogiorno saremo alla Nardi. Chiamami appena arrivate. Per favore. Teresa riattacc subito. Non avrebbe sopportato altri istanti di perplessit e silenzio, n di sentire ripetere: va tutto bene. Povero il mio Picinin... Questo un brutto momento anche per lui. Le parole di una donna semplice e di buon cuore l'avevano fatta riemergere dal buio. Riprendeva coscienza solamente adesso. Il tempo si era riawolto su se stesso tornando indietro di due giorni, al fomento in cui i soccorritori le dicevano: stia ferma, adesso vi tiriamo fuori. Era come il replay dello stesso film, ma girato da un regista diverso. Lei spariva e tutto era focalizzato su Pietro. Mamma, il camion! Il bambino, dopo lo schianto, era rimasto lucido e-illeso. Prigioniero del seggiolino a cui era legato, aveva visto l'auto rovesciarsi come il vagone di una giostra impazzita. Mamma! Ucia! I particolari si stavano ricomponendo. Pietro aveva urlato e urlato e urlato, ma la sorellina era morta e vedeva la testa della mamma, piena di sangue, infilata nel buco del finestrino frantumato. Pietro non stava bene. E lei, che aveva irresponsabilmente caricato i suoi figli in macchina portandoli verso la catastrofe, si era concentrata su se stessa, masochisticamen-te gratificata nel

sentirsi sopraffare da un dolore sempre pi forte, dai sensi di colpa sempre pi strazianti. Adesso basta, si disse con forza. Dopo sei anni di accanimento, era riuscita a distruggersi e a perdere tutto. Le restava soltanto Pietro. Vuoi aggrapparti a lui? Vuoi amarlo ossessivamente come hai fatto con Lucia? Marianna, sempre Marianna. No, si rispose. Voglio rassicurarlo, confortarlo, aiutarlo a crescere. And in bagno e si guard allo specchio. Non j teva spaventare il suo bambino con quella faccia gonfiai inceronata e con un pallore di morte. Tolse dal freezer la busta azzurra del ghiaccio sintetico e la tenne per un quarto d'ora sulla fronte, legata con un foulard. Poi sostitu con un cerotto la vistosa benda. Andava molto meglio. Prese il phon e asciug i capelli con la spazzola rotonda, scacciando il ricordo della notte in cui aveva usato quella della signora Nardi. Infine frug negli armadietti del bagno alla ricerca di una matita kajal, un fondotinta, qualcosa con cui ridare colore al viso. Da quattro anni aveva smesso di truccarsi. ORE 12,30 Jacopo aveva appena accompagnato Pietro in radiologia e stava aspettando di avere le lastre quando la caposala si avvicin. Dottor Nardi, dovrebbe andare dal direttore sanitario. Accompagno mio figlio nella sua stanza e... La segretaria l'ha cercata anche l. Mi ha detto di riferirle che una cosa urgente. Non si preoccupi per il bambino, penso io a riportarlo in reparto. Grazie. Jacopo si allontan a malincuore. Quale altro guaio lo aspettava? Quando entr nell'ufficio di Andrea Nanni, il direttore sanitario, vi trov seduta anche sua nonna. Fu lei la prima a parlare. Il ricorso degli avvocati stato respinto: tuo padre dovr restare in carcere fino al processo. Jacopo abbozz una smorfia. La notizia, in tutta franchezza, mi lascia indifferente. Per la clinica non cambia nulla, da otto mesi lui era fuori. Andrea Nanni gli indic la poltrona di fronte alla sua scrivania e, quando fu seduto, lo guard con una espressione addolorata ed esitante. So che per te questi mesi sono stati molto difficili, e hai appena perso una figlia... Non immagini nemmeno quanto mi costa darti un altro brutto colpo. Nonna Ada tagli corto: L'elenco delle truffe di tuo padre si allunga ogni giorno: dopo il vorticoso giro di fatture false per l'acquisto di macchinari mai arrivati, dopo le partite di antibiotici scaduti e di materiali protesici difettosi, dopo cinque poveretti morti in sala operatoria e quelli sopravvissuti a setticemia e crisi di rigetto, la Finanza ha scoperto che nell'ultimo anno della sua gestione tuo padre gonfiava sistematicamente del trenta per cento tutte le richieste di rimborso per degenze, interventi chirurgici e prestazioni di pronto soccorso. La voce della donna si strozz in un rigurgito di odio. Quell'uomo un bandito. Eravamo riusciti a contenere lo scandalo, fare riaprire la clinica, ottenere nuovamente le convenzioni. Adesso finita. Siamo sommersi da denunce e richieste di danni. Jacopo si ribell. Il responsabile lui, toccher a lui pagare, uscire sputtanato dallo scandalo. Noi dimostreremo la nostra estraneit, gli ottimi risultati che abbiamo ottenuto in questi mesi. Abbiamo cambiato il consiglio di amministrazione, abbiamo licenziato i chirurghi e i medici coinvolti nella vecchia gestione. E

possiamo contare sulla correttezza e il prestigio di un nuovo direttore sanitario. Cio tu, Andrea. Andrea Nanni, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, scosse la testa. Ho saputo ieri sera che ci hanno tolto tutte le convenzioni e che stata accolta la richiesta di chiudere definitivamente questa struttura sanitaria. La notifica arriver in questi giorni. Ci difenderemo! Presenteremo un... Nanni lo interruppe. Mi dispiace, Jacopo, ma questa clinica non ha pi futuro. Io ho gi consegnato la mia lettera di dimissioni agli amministratori. Quando la nave affonda, i topi scappano fu l'amar< commento di Jacopo. Mi hai appena definito una persona corretta: e lo sono. Ma non posso permettermi di essere coinvolto in uno scandalo. Ho un figlio che studia medicina, un cognome e venticinque anni di lavoro da difendere. Mi hanno offerto un posto al San Gervasio, e l'ho accettato. Jacopo, lascia che ti parli come un padre: hai trentacinque anni e sei un eccellente ortopedico. Non caricarti sulle spalle una eredit di truffe e di debiti. Questa clinica davvero una nave che affonda: lasciala anche tu. Jacopo si alz. Non ho bisogno di consigli. E nemmeno di un padre. Adesso scusami, ma devo raggiungere mio figlio. Si alz anche Ada. Prima di lasciare la stanza tese la mano ad Andrea Nanni. Condivido la tua decisione. E anche le cose che hai detto a Jacopo. Nonna e nipote raggiunsero in silenzio il reparto in cui Pietro era stato ricoverato. Mentre attraversavano il corridoio, udirono giungere da una stanza delle voci concitate. Jacopo si arrest e vide uscire un'infermiera col viso alterato. Che cosa succede? le chiese. Non lo so proprio! Una ricoverata ha avuto una crisi isterica, grida che non vuole restare qui un minuto di pi... I telegiornali avevano probabilmente dato la notizia degli orrori della clinica Nardi. Jacopo ne ebbe la conferma due minuti dopo dalla collega che trov con Pietro. Sembra di rivivere l'incubo di otto mesi fa, quando tu non lavoravi ancora qui: interventi cancellati, pazienti che firmano la liberatoria per potersene andare, barricate di protesta dei dipendenti... Ma non voglio affliggerti: queste sono inezie, al confronto di quello che successo a te. Gli mostr le radiografie di Pietro. Il tuo ometto non ha fratture. Nel pomeriggio faremo altri controlli, ma sicuramente confermeranno quelli che gli sono stati fatti nell'ospedale di provenienza. Ometto. Lo stesso appellativo che usava Teresa. Non le ho ancora telefonato, pens con fastidio. Lo fece un quarto d'ora dopo, quando usc dalla stanza per accompagnare la nonna all'ascensore. Teresa rispose al secondo squillo. E successo qualcosa? Pietro come sta? Quegli interrogativi ansiosi, e con un sottinteso rimprovero, acuirono il suo fastidio. Pietro nella sua stanza e tra un paio d'ore puoi venirlo a trovare. E al terzo piano, stanza 39. Va bene. Si era preso due ore di respiro prima di rivederla. Puoi tenerlo a Milano con te, se vuoi. L'indifferenza con cui Teresa aveva deciso di separarsi dal figlio era la raggelante prova che non lo amava. Si rese conto in quel momento che il bambino, dopo l'incidente, non aveva chiesto nemmeno una volta di sua madre. Non potevano

certamente mancargli gli abbracci, le parole di conforto e la tenerezza di cui era stato privato dopo la nascita della sorellina. Non ha chiesto nemmeno di lei, pens. Quando Jacopo rientr nella stanza, Pietro si era addormentato, il piccolo viso accigliato come se neppure il sonno riuscisse a dargli tregua. Che cosa aveva provato, crescendo accanto a una sorellina diversa da tutte le altre sorelline e a una mamma diversa da tutte le altre mamme? Solitudine, frustrazione, senso dell'ingiustizia? Jacopo si sedette accanto al suo letto, prendendogli una mano. Gli far dimenticare tutto, non dovr pi essere un ometto giudizioso, ma un bambino che fa i capricci, vuole essere tenuto in braccio, pesta i piedi per guardare i cartonili suono del cellulare lo costrinse ad alzarsi in gran fretta. Era sua madre. And a rispondere nel bagno di fronte per non svegliare Pietro e fu investito da una valanga di furia incontrollabile. Dopo essersi data della cieca e della pazza per avere avuto fiducia in un farabutto, rivers sul marito il repertorio dei peggiori epiteti, con una volgarit insospettabile in lei. Jacopo riusc a inserirsi in una sua pausa per riprendere fiato. Mamma, lascia perdere il passato. Ormai ti eri separata da lui e lo avevate allontanato dalla clinica. Un urlo. Ma non hai sentito i telegiornali? Nd si mai allontanato. E stanno cercando di scoprire i com| ci che continuavano a lavorare qui, truffando e intrallazzando per poi dividere i soldi con lui. Ci chiudono la clinica per questo! E i nostri avvocati dicono che non sar facile provare che io e mia madre eravamo all'oscuro di tutto. Ma dove ha messo tutti i milioni che ha incassato? grid, stridula. Io non pagher i suoi debiti, non finir sul lastrico mentre lui, dopo un paio d'anni di carcere, andr a godersi la vita tra mare, sole, palme e puttane! Vuoi farti venire un infarto? Anche gli inquirenti si chiederanno dove sono finiti i soldi. E immagino che faranno le opportune verifiche. Non capisco come puoi restare cos imperturbabile! Da un giorno all'altro ti ritroverai col culo per terra anche tu, senza lavoro e con un cognome impresentabile. Quale ospedale, quale clinica assumer un Nardi? Mi rivolger a qualche palestra. Magari la stessa in cui ho lavorato per oltre cinque anni. E questo non ti umilia? Non ti fa sentire... Mamma, sono accanto a un figlio scampato a un incidente mortale e ho appena seppellito un'altra figlia. Scusa se non riesco a partecipare allo strazio per la perdita della tua clinica e dei tuoi soldi. E davvero cos, Jacopo pens dopo la telefonata. Poco fa intendevo combattere per salvare la Nardi, davo del vigliacco a Nanni perch abbandonava la nave che stava affondando. Ora non me ne importa niente. La mia famiglia andata a pezzi e mi rimasto solamente un bambino desolato. Torn a sedersi accanto a lui. Il cellulare suon di nuovo. Non era sua madre, ma Francesca. Ho sentito dal telegiornale quello che successo e sto arrivando a Milano. Non posso lasciarti solo... Dove sei? In clinica. Francesca, ti richiamo stasera. In questo momento ho molti problemi da risolvere... Grazie, comunque, per essermi vicina. Mi stai trattando come se fossi una gentile conoscente Francesca protest, ferita. Jacopo si sent infastidito e in colpa. Sai che non cos. Ci risentiamo.

ORE 16,30 Un'infermiera si affacci alla porta. Dottor Nardi, c' sua moglie. Teresa fece un paio di passi e si arrest. Poi lentamente, cautamente si avvicin al letto di Pietro. Dorme... disse in un sussurro. Jacopo si alz e si decise a guardarla. Non pot trattenere un moto di sorpresa: cappotto rosso, viso truccato, capelli arricciati, sembrava che si fosse agghindata per partecipare a una festa. Anzi, a un festino. Ti trovo in forma smagliante comment acido. Non volevo spaventare Pietro. Dimenticavo la tua eccezionale sensibilit. Teresa non raccolse la frecciata. Si curv sul figlio e gli accarezz la fronte. Il piccolo apr gli occhi e per qualche istante trattenne il respiro, fissando incredulo il viso curvo su di lui. Amore, sono qui... Pietro si sollev sul letto. Il suo visetto era una maschera di incredulit, di stupore. Mamma... Sollev una mano verso di lei. Mamma... ripet. Sono io, gioia. Pietro scoppi in un pianto dirotto. Credevo che eri morta come Uca! Eri piena di sangue, non rispondevi... singulto. Teresa raccolse il piccolo tra le braccia. Sono qui, sto bene. Lo cull come se fosse un neonato. Non piangere, la mamma qui... gli disse piano. Ma anche lei piangeva. Sta bene anche Uca? chiese il piccolo stacc 'ndosi da lei. S, Pietro. Adesso la tua sorellina in un posto dove pu finalmente correre, parlare, giocare... In paradiso? S, Pietro. In paradiso con tanti piccoli amici. Giocava anche con me! Il suo amico ero io! Teresa gli prese la faccia tra le mani. Lo so. Ma non possiamo trattenere le persone quando il Signore le chiama per cominciare un'altra vita. Vuoi dire morirei S, Pietro. Il piccolo la guard come spaventato. Muori anche tu? Fra moltissimi moltissimi moltissimi anni rispose d'un fiato. E se il Signore ti chiama prima? Non lo far. Io voglio stare sempre con te. E anche con il pap. Quando ti chiama gli dico che voglio venire anch'io. Vieni anche tu, pap? chiese sollevando gli occhi verso di lui. Jacopo era paralizzato dallo stupore. Teresa stava recitando la parte della madre perfetta oppure lui era un idiota che non aveva capito nulla, un marito e un padre che per quattro anni era vissuto come un alieno? L'infermiera che poco prima aveva accompagnato Teresa si fece di nuovo sulla porta. E arrivata la dottoressa Marino. Francesca. I suoi interrogativi si spensero in un raggelante imbarazzo: lo stesso che scorse sul viso di Francesca. Scusatemi. Torno in un altro momento disse con un filo di voce. Jacopo la raggiunse nel corridoio. Ti avrei richiamato pi tardi. Mia moglie arrivata poco fa e... Credevo che tu avessi bisogno di me, Jacopo. Scusami ancora. Non ho bisogno di niente. Per la prima volta capiva il risentimento e l'irritazione di Teresa quando voleva darle Un aiuto non richiesto. Ritrov il controllo. Francesca,

sono sopraffatto da una situazione che devo affrontare da solo. il momento pi doloroso della mia vita e... Lo interruppe di nuovo. Capisco. Aspetter che ti faccia vivo tu. Capiva davvro? Rientr nella stanza combattuto tra irritazione, disagio, interrogativi senza risposta. Teresa si era seduta sul letto e teneva Pietro sulle ginocchia. Se i medici sono d'accordo, vorrei portare mio figlio a casa. Stasera gli disse. In quale casa? Teresa si rivolse al piccolo. Ti dispiace se parlo cinque minuti con il pap? No. Per torna subito. Teresa lo rimise sul letto e fece cenno al marito di seguirla fuori dalla stanza. In quale casa? Jacopo ripet, in tono aggressivo, quando furono nel corridoio. Naturalmente la mia. Se lo vuoi, puoi prenderlo con te! le rifece il verso Jacopo. Soltanto ieri eri disposta a disfarti del figlio perfetto! Quale illuminazione hai avuto? Che cosa ti ha provocato questo soprassalto di amore materno? Abbassa la voce, Jacopo. Ieri ero sconvolta, fuori di me. Non posso programmare la mia vita e quella di mio figlio inseguendo i tuoi capricci e i tuoi umori. Gioved andremo dall'avvocato e nell'istanza di separazione chieder che Pietro sia affidato a me. Questo lo decider il giudice. Non penso proprio che tu possa essere ritenuto un genitore affidabile e amoroso! Per quattro anni hai trattato nostra figlia come se fosse un vegetale... Una volta mi supplicasti di metterla in un istituto, ricordi? Vergognati Jacopo disse tra i denti. Sei tu che devi vergognarti! Perch ho incontrato un'altra donna? Perch con questa donna ho ritrovato la serenit, l'autostima, un corpo da stringere? Gli ultimi anni vissuti con te mi avevano trasformato in un mendicante. Mendicavo un sorriso, un abbraccio, un posto nel nostro letto... Scrutavo il tuo viso sempre chiuso, sempre distante, cercando inutilmente un segno della passione che ci aveva uniti... Adesso vuoi Pietro per punirmi. Reciti la parte della madre amorosa per farmi sentire in colpa... Teresa curv le spalle. Poi alz lo sguardo su di lui. Non avrei mai creduto di raggiungere un risultato tanto strepitoso. Di che cosa stai farneticando? Di quale risultato parli? Allontanarti da me. Restituirti alla vita che mi avevi sacrificato, alla tua famiglia, alla tua clinica. Non essere patetica. Mio padre in galera, la mia famiglia non mai esistita e questa clinica sta per chiudere, travolta dai debiti, dalle denunce e dagli scandali. Non li leggi i giornali? Non vedi la televisione? In questi giorni mi sono distratta con incidenti e funerali. Non sei spiritosa, Teresa. Non sono molte altre cose. Tacque per qualche istante. Accendevo la televisione per far guardare i cartoni ai bambini e no, non leggo mai i giornali. Carolina, te la ricordi? mesi fa mi aveva accennato a qualcosa accaduto nella clinica, ma ho lasciato cadere il discorso. Mi dispiace per quello che mi hai detto. Torniamo da Pietro. Voglio riportarlo a casa mia. Entro sera, se possibile. Credevo che questo discorso fosse chiuso.

Sbagliavi. Teresa, ne riparleremo domani. altri controlli e preferisco che notte.

Pietro deve essere sottoposto ad rimanga qui. Almeno per questa

Posso dormire con lui? Veramente, avevo deciso di fermarmi io. Non preferisci correre da un corpo da stringere? Ti detesto. Perfetto!ORE 20 Da due ore sua madre gli stava buttando addosso la rabbia, le umiliazioni, la cecit, i compromessi e i problemi del matrimonio con Filippo Nardi: un feuilleton lungo trentasette anni, quanti ne aveva trascorsi con lui. E ogni capitolo terminava con un'esplosione di rabbia mista ad angoscia: Quel farabutto ha lasciato una voragine di quattro miliardi di euro, a cui vanno aggiunti quelli che dovremo pagare come risarcimento alle famiglie che hanno denunciato la clinica! Io e tua nonna siamo rovinate!. Mamma, fidati degli avvocati e non fare previsioni catastrofiche. Era la ventesima volta che Jacopo glielo ripeteva, e la sua capacit di comprensione e di sopportazione si era esaurita. Un successivo capitolo inizi con la cruda rievocazione della sera in cui aveva sorpreso il marito nella sua stanza da letto, nudo e col cazzo duro, pronto a scoparsi la troia. Jacopo perse le staffe. Non sopporto questo turpiloquio! Scusa. Dimenticavo che il mio raffinatissimo figlio sei mesi dopo si sarebbe sposato la gentildonna in questione. Lascia fuori mia moglie dai tuoi problemi e dai tuoi fallimenti! Come puoi infierire contro una persona tanto provata? Ieri, quando ti ho vista al cimitero, per qualche istante mi si allargato il cuore. La piet aveva prevalso sul rancore: eri venuta a dare l'ultimo saluto a una nipotina che non avevi mai voluto incontrare... Speravo che finalmente desiderassi conoscere l'altro nipote: a quanto pare mi sono sbagliato. Jacopo, non posso. So che mia madre lo vede, si affezionata a lui, ha passato la notte dell'incidente in ospedale. Ma lei non ha vissuto la mia umiliazione. Io non riuscir mai a considerare Pietro un nipote: il figlio di Teresa... Faccio fatica persino a pronunciare questo nome: lei rimarr per sempre un corpo nudo, sfacciatamente bello e indecente. Ieri, per qualche istante, ho sperato anch'io che il rancore fosse finito. Ma questo non accadr mai. A costo di-farti orrore, devo dirti che, passati questi istanti di pena, ho gioito nel vederla smagrita, sciupata, imbruttita. Jacopo sent un groppo alla gola. Non mi fai orrore, mamma. Sei stata sincera e sono molto triste vedendoti soffrire ancora con tanta violenza. Laura Nardi si rianim. Per sposare quella ragazza hai tagliato i ponti con la tua famiglia, hai rinunciato alla tua carriera... Sei il mio unico figlio, e per quasi sei anni sei sparito dalla mia vita: mai una visita, una telefonata. Come hai potuto? Odio Teresa anche per questo. La nostra rovina cominciata da quella notte! Sbagli, mamma. I tradimenti e le truffe di tuo marito erano cominciati molto prima. Tutti sapevano, anche la nonna: ma tu, vilmente, fingevi di non vedere e di non sapere. Quella notte non hai potuto farlo. Perch non sei corsa dall'avvocato a chiedere il divorzio? Perch hai dato a quel farabutto sei anni di tempo per

mandare in rovina la clinica e distruggere quello che rimaneva della tua dignit? Sono uscito dalla tua vita anche per questo. Ti prego, non parliamone pi. Ho saputo da mia madre che frequenti una giovane pediatra... Meriti un po' di pace anche tu, e spero che sia la donna giusta per... Adesso devo andare, mamma Jacopo la interruppe, alzandosi. Non vuoi dirmi niente di lei? No. Scusami, ma non mi sembra proprio il momento di fare certi discorsi. Hai ragione. Dobbiamo vivere alla giornata cercando di difenderci dalla rovina. Non posso nemmeno pensare a quello che mi ha fatto tuo padre! Jacopo le diede un bacio sulla guancia e si diresse verso la porta prima che iniziasse un nuovo capitolo del feuilleton. Aveva bisogno di respirare, di camminare, di scrollarsi di dosso la tristezza e le tensioni accumulate in quella giornata. Ricord all'improvviso di non aver ancora chiamato Francesca. Ripensando al modo brusco con cui l'aveva congedata dalla clinica prov una fitta di rimorso. Form il suo numero e si scus nuovamente, sentendosi proprio un bravo ragazzo sensibile e bene educato, come sua moglie amava definirlo. Si scus anche di non poterla andare a trovare: era stanchissimo. Non preoccuparti, Jacopo. Pensa a tua moglie e al tuo bambino gli disse pacatamente. Jacopo si chiese se era paranoico scorgervi un filo di sottintesa provocazione. Ma scacci subito il sospetto. Da due giorni non faceva altro che girare a vuoto in un labirinto di interrogativi senza risposta. GIOVED 9 DICEMBRE I ricordi ORE 20 Per la terza volta Teresa si affacci sulla porta della stanza cercando un medico di guardia o un'infermiera. Mezz'ora prima Pietro aveva vomitato e, nonostante le rassicurazioni del bambino (Non niente, mamma!), era molto preoccupata: dopo un trauma cranico, la nausea poteva essere un segnale d'allarme. Si spinse oltre nel corridoio: dalla porta di una stanza con il televisore acceso giungevano le prime notizie del mattino. Nell'udire il nome di Filippo Nardi tese l'orecchio: era partita l'ordinanza di definitiva chiusura della clinica milanese, diventata un emblema di sanit gestita criminosamente. Teresa, stranita e confusa, ritorn da Pietro. Fino a che punto Jacopo era a conoscenza delle malefatte paterne? Fu tentata di chiamarlo, ma non le sembr una buona idea. Dopo l'aggressivit con cui l'aveva trattato la sera prima, ogni manifestazione di solidariet gli sarebbe parsa la compassione dovuta a uno sconfitto. Mamma, non mi fa male la testa... E voglio tornare a casa disse Pietro. Dobbiamo aspettare il pap. Finalmente arriv qualcuno: una accigliata e frettolosa inserviente che spense il segnale della chiamata e guard interrogativamente Teresa. Mio figlio stato poco bene e... Deve aspettare, c' una riunione di medici e infermieri. Teresa indic il letto. Potrebbe darmi due lenzuola pulite e qualcosa per cambiare il bambino? E tutto sporco di vomito. L'inserviente riflett qualche istante. Mi aspetti. Torn poco dopo con un ricambio di lenzuola e le porse un camicione dell'ospedale. Mentre io rifaccio il letto, lei porti in bagno il bambino e lo rivesta.

Teresa fece sedere Pietro sulla poltrona e lo pul con un asciugamano inumidito. Ha avuto un trauma cranico e preferisco non muoverlo troppo spieg. Come vuole. In due minuti sprimacci i cuscini e rifece il letto. Poi, con il mucchio di biancheria sporca tra le braccia rivolse a Teresa una nuova occhiata interrogativa. C' altro? Per favore, quando vede un medico o un'infermiera avverta che mio figlio... Avvertir. Appena rimasero soli, Pietro chiese alla madre: Perch quella signora era cos nervosa?. Forse aveva soltanto fretta: ci sono tante stanze, tanti malati. Io non voglio stare qui. Quando arriva il pap? Prestissimo. Teresa lo prese in braccio e lo rimise a letto. Ti ricordi il segreto per far correre il tempo veloce veloce, senza dover aspettare? S... Ma adesso giorno e non deve ancora arrivare Babbo Natale. Questo segreto funziona sempre: se tu chiudi gli occhi e ti addormenti, quando ti sveglierai il pap sar gi qui. Ma adesso il sonno non mi viene, mamma! Non vuoi provarci? Io ti posso aiutare con una canzoncina... Oppure con una favola. Che cosa preferisci? Il viso del bambino si illumin. Non serve! Il pap gi arrivato! Teresa gir la testa verso la porta e lo vide. Jacopo si avvicin al letto e prese tra le braccia il bambino. Io sono pi bravo della mamma: conosco il segreto per far correre il tempo senza bisogno di dormire scherz. Ma il tono era privo di ogni gaiezza. Teresa osserv che aveva il viso stanco, segnato da tante piccole rughe che non ricordava. Pap, io ho vomitato per non sono pi malato e non voglio restare ancora qui disse in un fiato. Intervenne Teresa: Stanotte si svegliato spesso e verso le sei ha avuto una crisi di vomito... Prima di portarlo via, dovremo essere certi che va tutto bene. Era previsto per stamattina un elettroencefalogramma. Devo controllare se il reparto funziona ancora... Teresa gli volle risparmiare il disagio di una spiegazione inutile. Ho saputo che questa clinica chiuder. Mi dispiace. A me dispiace soltanto per le duecento persone che perderanno il lavoro Jacopo replic. Poi si rivolse nuovamente a Pietro. Ti fa un po' male la testa? No, no. Sto proprio bene. Vuoi fare un giochino con me? Quale giochino? Ora te lo insegno. Chiudi gli occhi e allarga le braccia pi che puoi. Come tutto il bene che voglio alla mamma e a Uca? Un attimo di esitazione. S. E ci aggiungi anche quello che vuoi al tuo pap. Il piccolo allarg le braccia e rote il busto a destra e a sinistra ondeggiando. Tanto cos... Benissimo! Resta fermo e chiudi gli occhi. Fatto! E ora? Ora, con gli occhi chiusi, devi scoprire dov' la punta del naso. Lo so gi, il naso in mezzo alla faccia. Devi toccarlo con il dito medio. Prima sposti un braccio e poi l'altro fino a quando te lo dico io. E sempre con gli occhi chiusi. Forza, comincia.

Pietro esegu diligentemente, con gli occhi strizzati, sempre la punta del naso. Adesso basta? chiese. S. Sei stato bravissimo!

centrando

Pietro apr gli occhi e lo guard quasi con commiserazione. Pap, questo mi sembra proprio un gioco scemo! Hai ragione, adesso ne inventer un altro. Pi difficile, per. Non ve ne fu il tempo. Una dottoressa entr per avvertire che stavano venendo a prendere Pietro per l'ultimo esame. Il reparto funziona soltanto per i degenti non ancora dimessi spieg. Fece per aggiungere qualcosa, ma si limit a un gesto di saluto. Soltanto dopo che Pietro ebbe lasciato la stanza Jacopo riprese il discorso sulla clinica. Qui dentro nessuno mi ritiene responsabile di quello che accaduto, ma si creata un'atmosfera invivibile. Poco fa l'hai visto anche tu: la mia collega non mi ha chiesto niente. Ovunque passo, avverto disagio, silenzio, tensioni. Teresa annu. Una inserviente mi ha detto che stamattina presto i medici hanno fatto una riunione... Lo so, ma ho evitato di partecipare: che cosa avrei potuto dire? In questo momento mia madre e mia nonna stanno cercando una via d'uscita con il consiglio di amministrazione e l'ufficio legale. Nonostante la pessima fama, questa una buona struttura sanitaria che potrebbe essere rilevata e rimessa in funzione. Ma oberata dai debiti, dalle denunce e dalle richieste di risarcimento. Sembra che una immobiliare si sia fatta avanti per acquistare l'area e il fabbricato: temo che non esistano altre alternative. Comunque quella che gli avvocati suggeriscono a mia madre e a mia nonna. Tu non sei d'accordo? Temi che la cifra di una eventuale vendita non basterebbe per coprire i debiti e tutto il resto? Questo lo escludo: se gli avvocati si metteranno d'accordo con i creditori e con le famiglie delle vittime, evitando che area e fabbricato vengano messi all'asta, la cifra ricavata dalla vendita sar pi che sufficiente. Ma per mia nonna sar comunque un doloroso fallimento: questa struttura stata creata da suo padre. Era un piccolo ambulatorio che lei ha visto crescere, diventare sempre pi importante. Un genero, disonesto e megalomane, ha mandato tutto in fumo. Ma non dovrebbe essere lui a pagare? Se la caver con un paio d'anni di carcere e poi, come dice mia madre, andr a godersi i suoi soldi in qualche paradiso fiscale con la solita puttanella. Teresa avvamp. Questo particolare potevi risparmiarmelo disse dopo qualche istante. Jacopo la guard interrogativamente senza capire il motivo di quella reazione. Di quale particolare... Ho fatto parte anch'io delle solite puttanelle, te ne sei dimenticato? Oggi si chiamano escori. Quello che avevo dimenticato il tuo protagonismo paranoico! Jacopo scatt. Ti ho mai rinfacciato il passato, o fatto domande, oppure mancato di rispetto? Perch urli? Hai detto una frase inopportuna e bastava che chiedessi scusa. Invece, colpito nel vivo, butti fuori il tuo astio: tu il marito redentore, io la ex peccatrice ingrata. Quel tono provocatoriamente pacato fece infuriare Jacopo. Stamattina, per la prima volta dopo anni, abbiamo fatto un discorso tanto lungo. Tu mi ascoltavi, esistevo anch'io, potevo parlarti liberamente dei miei problemi. Quando mai te l'ho impedito?

Sempre. Comunicare con te era come fare lo slalom tra i paletti di parole impronunciabili e di argomenti intoccabili come tab. E chi avrebbe messo questi paletti? Il tuo protagonismo! Tu ti senti coinvolta in tutto, al centro di tutto... Persino dei sensi di colpa. Per te non esistono la fatalit, le disgrazie, la malvagit umana... Tutto stato provocato da te! Questo mi ha distrutto, Teresa. Sua moglie lo guard con improvvisa tristezza E vero. io ho distrutto tutto quello che avevi e avresti potuto avere: il rapporto con i tuoi genitori, le tue ambizioni, una brava moglie di cui non vergognarti. Ma presto andremo dall'avvocato e finalmente potrai... Smettila! In pochi giorni la nostra vita stata sconvolta e ci resta un figlio che ha bisogno di serenit! Ti sembra il momento di andare dall'avvocato per rendere ufficiale il nostro fallimento? Credevo che aspettassi questo momento come una liberazione. Non voglio farti la guerra: se temi che io possa distruggere anche Pietro, non mi opporr alla tua richiesta di affidamento. Jacopo la guard, gli occhi stretti a fessura. Fammi capire: ti sei stancata della breve recita della madre amorosa oppure mi affidi Pietro perch vuoi liberarti del figlio perfetto, quello che tuo malgrado detesti perch non ti fa sentire una madre vittima, colpevole, oggetto di compassione? Scusami Jacopo aggiunse, accorgendosi dell'improvviso sbiancare della moglie. Ho perso la testa anch'io. Ho detto delle cose ingiuste e crudeli che non penso. L'immobilit di Teresa lo spavent. Le sue accuse sembravano averla colpita a morte. Ti prego, scusami. Ti ho vista con Pietro e so che non reciti. Ho capito che lo ami davvero. Non puoi capire quanto Teresa disse con un filo di voce. Era il figlio che amavo di pi: cos bello, dolce, intelligente... Mi vietavo di guardarlo e di abbracciarlo perch provavo vergogna del mio orgoglio. Teresa si stava rianimando. Pietro non mai stato geloso di Uria perch, a dispetto di tutto, sapeva di essere il mio preferito. Era legatissimo alla sorellina e mi aiutava ad accettare il suo handicap dimostrandomi che parlava, capiva, giocava... Teresa tacque, perdendosi nei ricordi. Tacque anche Jacopo, sconvolto. E io dov'ero? Dove guardavo? Come ho potuto essere cos cieco? La voce cattiva di Teresa ebbe l'effetto di una scossa. Dopo lo schianto, ho ripreso conoscenza mentre ci stavano tirando fuori dalla macchina con la fiamma ossidrica. Ho sentito una voce gridare "corri da questa parte, pensiamo al bambino pi grande che ancora vivo!". Era Pietro. Ho provato un moto orribile di gioia nel capire che era lui ad essersi salvato. Sono svenuta di nuovo, forse per questo orrore. Alz gli occhi su Jacopo. Dopo i funerali, ti ho accusato di quello che avevo provato io. Mi vergogno anche di questo. Vuoi rinunciare a Pietro per punirti? Per trascorrere tutto il resto della vita accanendoti contro te stessa? E la vita che merito. Dopo essermi accanita contro il mio passato, il nostro matrimonio e il tuo amore per me, non mi resta altro da distruggere. Jacopo vinse l'impulso di abbracciarla, di dirle che lui era altrettanto colpevole dei loro fallimenti. Ma Teresa non voleva consolazione e lui non poteva sottrarsi alla realt: avevano perduto. Non esisteva pi nulla da salvare. Gli vennero in mente le parole di

sua madre al cimitero: "Non potevate farcela, avevate tutto contro di voi". Si alz. Vado incontro a Pietro, dovrebbe essere gi qui. Non riusciva pi a tollerare il silenzio sceso tra di loro, n la sensazione di fallimento e di perdita che Teresa gli aveva trasmesso. Mentre attraversava l'atrio del primo piano vide sua madre e sua nonna uscire dalla sala delle riunioni. Anche loro lo videro, e fu costretto ad avvicinarsi. Che cosa avete deciso? chiese. Gli rispose Ada: Se gli avvocati riusciranno a evitare il fallimento, venderemo l'area e lo stabile. Non abbiamo altre vie di uscita. Mi dispiace. Era vero: la fine della Nardi gli suscitava soltanto un distaccato e doveroso senso di rammarico. Pietro come sta? domand nonna Ada. Spero di poterlo riportare a casa prima di mezzogiorno. A casa... da noi? A casa sua. Da sua madre rispose secco. ORE 20 Dopo aver accompagnato a casa Pietro, dopo aver aiutato Teresa a mettere a letto il bambino e dopo avergli insegnato a giocare a dama (Questo s un bel gioco, pap! ), Jacopo fu preso dalla solita irrequietezza. Quella casa, gi tristissima, adesso gli sembrava un deserto di voci e di speranze. Tutto rievocava Lucia: il seggiolone vuoto, il box imbottito davanti al televisore, il plaid colorato, il carillon a forma di casetta... La piccola comunicava, capiva, sentiva-, e adesso non c'era pi. Devo andare disse a Pietro. Torni qui a dormire, pap? Fu Teresa a rispondere per lui. Il pap stasera deve lavorare. Se pu, torner per darti la buonanotte. Accompagn il marito alla porta. Se ho bisogno di qualcosa, ti chiamo. Ripasser pi tardi. Non vuoi che dorma qui? Non serve. Mi sembra che Pietro stia bene. Questo certo. E reattivo, ha i riflessi pronti, coordina i movimenti. Grazie di tutto, Jacopo. Grazie di che cosa? Non sono il medico che se ne va dopo una visita a domicilio! Teresa lasci cadere quell'appiglio per una nuova polemica. Ci risentiamo. Buona serata. Jacopo imbocc le scale senza aspettare l'arrivo dell'ascensore. Via, via da l. Quando usc dal portone, l'insopportabile traffico di viale Certosa gli sembr un ritorno ai rumori e alle voci della vita. Buona serata. Mentre apriva le portiere della sua auto, parcheggiata poco distante, Jacopo si chiese come trascorrere il resto del pomeriggio. Non aveva pi un lavoro. Francesca era in ospedale. Tornare a casa, da nonna Ada, significava farsi carico di altri problemi e altre sofferenze. Non aveva un amico a cui fare visita: la sua vita sociale era finita con il matrimonio, anche se doveva onestamente ammettere di non averne sentito la mancanza. Tutti i suoi interessi e iutti i suoi affetti erano focalizzati su Teresa. Teresa aveva illuminato la sua vita. Gli capitava spesso di pensare che nessun uomo potesse amare o avesse mai amato una donna con la stessa intensit. Adesso era finito tutto. La morsa della nostalgia si allent e si sent risucchiare dal vuoto. Si aggrapp al pensiero di Francesca. Non sono solo. Se non mi lascio annientare dai ricordi c' una donna che mi aiuter a risalire.

Non poteva privarsi di questo aiuto n trattare Francesca come aveva fatto in quei giorni, quasi fosse un'estranea. La chiam subito, prima di mettere in moto e di ripensarci. Vorrei vederti disse appena lei rispose. A che ora esci dall'ospedale? Oggi sono rimasta a casa. C' qualche problema, Jacopo? Tuo figlio... Sta bene. Lo hanno dimesso e adesso a casa con sua madre. Scusa se... Che cosa vuoi, Jacopo? Vederti. Stare con te. Aspett con ansia che dicesse qualcosa. Sono a casa. Vieni quando vuoi. Impieg dieci minuti per arrivare in Sempione e altri dieci per raggiungere via Soperga, dove lei abitava. Francesca si lasci abbracciare senza opporre resistenza e lo precedette in soggiorno. Senza chiedergli nulla, gli prepar un Marino, come Jacopo aveva scherzosamente ribattezzato il beverone inventato da lei: succo di melograno e spremuta d'arancia in parti uguali con l'aggiunta di un cucchiaino di miele. Tonico e antiossidante Francesca declam porgendogli il bicchiere. Jacopo lo port alle labbra mandando gi sorsate di dolcezza. Non era soltanto il sapore del miele, ma anche quello del conforto, della comprensione. Mentre lo aspettava, Francesca aveva centrifugato e spremuto la frutta per lui. Aveva pensato a lui: da quanto tempo Teresa aveva smesso di farlo? Spero che tu abbia trovato la donna giusta per te. Il commento di sua madre lo aveva infastidito, ma aveva centrato il problema. Quando Francesca allung la mano per prendere il bicchiere vuoto, Jacopo la trattenne tra le sue. Sto bene. Questo il primo momento di pace. Francesca gli si sedette accanto e fu lei, stavolta, a stringergli una mano. Poco fa, in televisione, hanno intervistato Nanni, il direttore sanitario della clinica. La struttura chiuder per sempre e lui ha trovato un altro posto. Lo so. Ha terminato l'intervista con un accenno a te, definendoti un giovane professionista abile e perbene che porta con dignit lo scomodo cognome del padre. Nanni una brava persona. Che cosa farai, adesso? Jacopo cap che si stava riferendo al suo futuro professionale. Cercher un altro posto. Ma, nonostante l'affermazione di Andrea Nanni, ho l'handicap di un cognome molto scomodo. Quale paziente vorrebbe farsi operare da un Nardi? Temo che dovr tornare in una palestra, come otto mesi fa. Ma prima di pensare al lavoro, ho altre priorit: stare vicino a mio figlio, capire che cosa Teresa intende fare. Di certo, non le permetter di tornare a vivere in Veneto con Pietro: una decisione pazzesca, presa nel momento peggiore. Francesca esit. Poi chiese cautamente: Non dovevate andare dall'avvocato?. Ho rimandato l'appuntamento. Teresa non ancora in grado di prendere lucidamente decisioni importanti e definitive. Jacopo, sei sicuro di volerti separare da lei? La fiss risentito: Che razza di domanda mi fai?. Pentito dello scatto, subito aggiunse: Star bene solamente quando mi sar liberato del passato e potr proiettarmi in un futuro pi sereno. Io voglio vivere con te, Francesca. In questo futuro ci sei tu. Francesca annu. Poi, con la stessa cautela di prima, osserv: Teresa rester sempre nella tua vita. E la madre di Pietro e, da quanto ho capito, lei stessa avr sempre bisogno di te.

Io non ho bisogno di nessuno. A Jacopo sembr che Teresa si materializzasse all'improvviso tra loro. Scacci quella curiosa sensazione. Teresa molto orgogliosa. E anche molto pi forte di quello che credessi: l'ho capito in questi giorni... Jacopo, sei sicuro di non essere ancora innamorato di lei? Quella domanda, inaspettata e diretta, lo lasci senza parole. Voglio una risposta sincera Francesca incalz. Anch'io mi sono posto la stessa domanda. In questi otto mesi io e Teresa ci siamo incontrati solamente due volte, per caso e per pochi istanti: quando andavo a visitare i bambini oppure a prendere Pietro per i fine settimana, trovavo in casa Carolina, la vecchia portinaia. Ho rivisto Teresa dopo l'incidente e ho provato una infinita pena per lei. Il dolore ci ha riuniti e in questi giorni abbiamo parlato e rievocato il passato, purtroppo nel solo modo in cui ormai riusciamo a comunicare: con ira, rinfacciandoci errori e colpe... Scosse la testa con un sospiro. Non hai risposto alla domanda, Jacopo. Sei ancora innamorato di lei? Quello che non riesco a dimenticare come eravamo: pi precisamente come io ero quando le chiesi di sposarmi. L'avevo conosciuta soltanto dieci giorni prima, e in una circostanza particolare... Era una decisione affrettata, istintiva, per certi versi folle: eppure ero certo di avere trovato la donna della mia vita. Se l'avessi lasciata partire, come lei stava per fare, io mi sarei perduto per sempre. Sei anni dopo finito tutto. No, non sono pi innamorato di lei, Francesca, ma dell'amore, delle certezze, dei sogni di allora. Tu sei la sola donna che pu restituirmeli. Questa tua aspettativa mi spaventa Francesca mormor. Era profondamente turbata. Non credo di essere abbastanza forte. Sar forte anche per te. Credi che sar facile? No, ma sono sicuro che se mi aiuterai potremo farcela. Forse potresti farcela anche a salvare il tuo matrimonio, a ritrovare con Teresa quello che avete perduto. Mi sono posto anche questa domanda, e qui la risposta stata tanto immediata quanto lucida: no, non possibile. I malintesi, i silenzi, i rancori hanno scavato un abisso incolmabile. Gli ultimi mesi insieme erano diventati un gioco al massacro... Ci siamo disabituati alla serenit, e in questi giorni ne ho avuto la prova: siamo diventati abilissimi nel farci male. Sono estenuato. La sola idea di tornare con lei mi fa paura. Forse non sei lucido come credi. Vi siete rivisti in una circostanza tragica, quando tutto sembra perduto... Jacopo scosse la testa. Da questa tragedia emersa una verit illuminante: Teresa non mai stata innamorata di me. Ho rimesso insieme, come in un puzzle, tutti i particolari della nostra storia: dall'inizio alla fine. Ha accettato di sposarmi dopo aver resistito per cinque mesi, con tutte le forze, alle mie suppliche. Tre settimane prima della cerimonia, era gi pentita: una sera sono tornato a casa e l'ho trovata incupita, con gli occhi gonfi di pianto. "Sposarci sarebbe un errore" mi ha detto. Voleva lasciarmi e io gliel'ho impedito. Teresa stessa, in questi giorni, ha ammesso di essersi accanita contro di me per sei anni. Non soltanto non mi amava, ma non sopportava di essere amata da me. Questo incredibile! Quale donna non sopporterebbe di vivere accanto a un uomo come te?

Jacopo abbozz un sorriso simile a una smorfia. Vuoi dire bello, ricco, intelligente e innamorato? Si rabbui. Qualunque sia la spiegazione, la verit questa. Allung un braccio e strinse Francesca contro di s. Di un'altra cosa sono certo: tu non mi deluderai mai. ORE 20 Pi tardi, fu lui a deludere lei, dicendole che quella sera, dopo aver fatto una visita al figlio, sarebbe andato a dormire da nonna Ada. Jacopo stesso non riusc a capirne la ragione. Anche se continuava a risiedere in casa della nonna, da circa tre mesi si fermava spesso da Francesca e aveva portato da lei anche un paio di vestiti e della biancheria di ricambio. Ma dopo le ore trascorse insieme, riuscendo finalmente a parlare senza circospezione e riluttanza, anche il loro rapporto era cambiato. Adesso esistevano chiarezza e progetti. Forse era questo a fargli paura. Vivisezionando Teresa e il loro passato, aveva reso pi profonda la fossa in cui seppellirli. Forse non sono ancora pronto per un altro funerale, pens. Di fatto, avvertiva la stessa tristezza di morte. Prima di andare a trovare il figlio, Jacopo pass da casa. Aveva bisogno di riprendere fiato, di elaborare la nuova realt. Anche il rapporto con Teresa era cambiato. Scomparsa la moglie, rimaneva la madre: una presenza incancellabile. Anche se avesse deciso di lasciarle Pietro, intendeva occuparsi del bambino, essere per suo figlio un punto di riferimento costante, condividere ogni decisione per la sua crescita. Teresa glielo avrebbe permesso? Sarebbe stata capace di non inquinare il ruolo di madre con rancori, aggressivit, autoflagellazioni, sbalzi d'umore? Jacopo si accorse di essere ricaduto nella spirale del disfattismo. Mi difender, si propose con forza. Le impedir di tenermi legato ai brutti ricordi. Accese il televisore: stavano trasmettendo una replica dell'intervista ad Andrea Nanni. Dopo averla ascoltata, lo chiam sul cellulare per ringraziarlo. Mi hai preceduto di un istante, Jacopo: stavo proprio per chiamarti. Hai tempo di fare un salto da me? Vorrei parlarti. Jacopo guard l'orologio. Devo andare da mio figlio, prima che si addormenti. Come sta? Bene. Ha bisogno soltanto di qualche giorno di riposo. Abbraccialo per me... Io vado a letto tardi, Jacopo. Potresti passare da casa mia, dopo la visita a tuo figlio. Non te lo assicuro. In ogni caso, ti faccio una telefonata. Quello che devo dirti molto importante. E preferirei farlo a voce. Non puoi accennarmi qualcosa? E va bene acconsent, a malincuore. L'amministratore del San Gervasio vorrebbe avere un colloquio con te, nell'eventualit che si liberi un posto in ortopedia. Conoscendoti, Jacopo, so che questo incontro ti sembrer frutto di una raccomandazione non richiesta, un favore che il San Gervasio costretto a rendermi. Quale favore, quale raccomandazione? Io porto un cognome famoso! In questo momento tutti gli ospedali e le cliniche milanesi farebbero a gara per assumere il figlio del grande Filippo Nardi! Jacopo ribatt amaro. Sapevo che avresti avuto questa reazione. Le cose sono andate molto diversamente da come credi, ma adesso va' da tuo figlio. Ti spiegher tutto con calma. Se possibile, stasera stessa.

Scusami Jacopo disse dopo qualche istante. Ti rimandiamo il discorso di qualche giorno? Non sono concentrarmi anche sui problemi di lavoro. Va bene. Ma non rimandare troppo, Jacopo.

dispiace se in grado di

ORE 21,30 Mentre aspettava che Teresa gli aprisse la porta, gi prevedeva gli istanti che sarebbero seguiti: un viso scuro, un saluto raggelante, un polemico sei in ritardo. Altra variante: Pietro gi a letto, puoi pure andartene. Sbagliava. Pietro era a cavalluccio sulle spalle della madre e le strattonava i capelli, ridendo. Viso arrossato e fiato corto, Teresa sembrava una ragazzina. Pap, stiamo copiando tutti i giochi del paradiso, quelli che Uca fa con i suoi amici! gli spieg il figlio eccitato. Credi che giocher anche a dama? Certamente s. Non vuoi venire in braccio al pap? Il bambino tir i capelli alla madre: Gi, cavallo!. Allung le mani verso il padre e si lasci sollevare da lui. Perch non facciamo una partita a dama, pap? Jacopo guard interrogativamente Teresa. Che cosa ne dice, la mamma? Forse tardi... Mi sembra un'ottima idea: adesso pap ti porta a letto, Pietro, e invece di leggerti qualcosa far una partita a dama con te. Poi dorme qui anche lui? Teresa rispose, pronta: Deve tornare dalla nonna Ada che sola in casa e ha bisogno di una medicina. Per non muore, eh? Assolutamente no rispose Jacopo. Fu lui a portare a letto il bambino. Teresa, nel frattempo, and in bagno a pettinarsi e darsi una rinfrescata al viso. Per tutto il pomeriggio aveva parlato, giocato e risposto alle domande del bambino: adesso era sfinita. Quando entr nella stanza di Pietro vide la scacchiera in un angolo del letto: Pietro stava parlando col padre. Altre domande, altri dubbi. E difficile spiegare a un bambino perch la sorellina morta, perch il pap andato a vivere in un'altra casa, perch non deve sentirsi triste, Teresa pens. Pap, perch non c' neanche una fotografia del paradiso? stava chiedendo adesso. Perch molto, molto lontano Jacopo rispose dopo qualche istante. E allora come si fa a arrivarci? Come ha fatto Uca? Teresa corse in aiuto al marito. Quando si muore, si "vola in cielo": il Signore ti d le ali e sali verso il paradiso pi veloce di un aeroplano... Pietro riflett, perplesso. Uca si sar divertita... Ma se ha voglia di ritornare a trovarci, pu usare ancora le ali? Uca ci vede. E sempre con noi lo rassicur Jacopo. Non vale! Perch lei pu vedermi e io no? E un mistero. Adesso dormi, amore: domani, quando ti svegli, ti spiego che cosa disse Teresa con voce che non ammetteva repliche. Per il pap mi racconta qualcosa. E dopo tu vieni a dormire con me, eh? Solo in quel momento Jacopo not la branda sistemata ai piedi del letto del bambino. Teresa segu il suo sguardo. Dieci minuti dopo, quando lui la raggiunse in soggiorno, gli spieg che Pietro avrebbe voluto dormire

nel lettone della camera matrimoniale. Ho preferito la soluzione della branda. Non voglio che diventi un mammone aggiunse con naturalezza. Jacopo aspett che proseguisse: il lettone vuoto e la stessa stanza dovevano apparirle uno specchio di quel deserto che era diventata la sua esistenza. Come va, Teresa? le chiese quando il silenzio si fece imbarazzante. Subito si rese conto dell'imbecillit di quella domanda. Va. Ho ventisei anni, un meraviglioso bambino, un'azienda, una buona salute... Nonostante tutti gli sbagli e le perdite, il bilancio non fallimentare. La vita continua e non posso aspettare che sia il tempo a liberarmi dal dolore. Hai anche me, Teresa. Tu appartieni alla voce perdite. Lo disse come una battuta, sorridendo. Jacopo si sent ferito da questo distacco. Abbiamo un figlio, e questo un legame che non si spezzer mai. Lo so. Ti ho perduto come marito. Oggi mi ha telefonato l'avvocato: perch hai rimandato l'appuntamento? Pensavo che non fossi pronta per... Dopo aver toccato il fondo e vissuto il peggio, si pronti a tutto. Pensa al tuo futuro, Jacopo, e smettila di preoccuparti per me, di considerarmi un caso pietoso. Io... Quell'ultima frase ebbe su di loro l'effetto di una deflagrazione. La voce di Teresa si spense di colpo e Jacopo trattenne il fiato, fissando la moglie quasi spaventato. Perch ti preoccupi per me? Ti sembro un caso pietoso? lei gli aveva chiesto, irrigidita e con uno sguardo di fuoco, la sera in cui lui si era presentato alla sua porta supplicandola di non partire. Adesso lo guardava rassegnata. Sapeva che, come lei, Jacopo stava rivivendo, momento per momento, tutte le sensazioni e tutte le parole di sei anni prima. Lo sbalordimento con cui lei se lo trov davanti quando apr la porta. "Sei tu? Che cosa vuoi?" "Non partire, Teresa." "Ho messo in vendita questa casa e sto facendo i bagagli. Scusami, non ho tempo da perdere." Jacopo aveva fermato la porta con un piede. "Tu resti. Non puoi partire." "Sei impazzito?" "No. Dobbiamo parlare." "Di che cosa?" abbai. "Di noi due." Jacopo avrebbe capito in seguito che lei lo fece entrare automaticamente, come ipnotizzata da quel perentorio noi due. Torn in s quando si ritrov seduta accanto a lui sul divano-letto, tra pile di maglioni e di biancheria. "Di che cosa stai farneticando?" Jacopo cerc le parole. Non era facile spiegarle che in quei giorni il ricordo di lei gli era rimasto come acquattato dentro. "Quando ho saputo che stavi per tornare nel,tuo paese mi sono sentito mancare, come se mi avessero dato la notizia di una disgrazia" Jacopo rispose arrivando subito alla conclusione. Teresa si gir su un fianco per guardarlo in faccia. "Non capisco." "Nemmeno io" confess sincero. "Mi preoccupo per te, ho voglia di aiutarti, soffro per quello che ti successo, mi sento sciogliere di tenerezza al pensiero di te..."

Interruppe il diligente elenco dei sintomi e concluse: "Credo che tutto questo sia amore". Fu in quel momento che Teresa perse la testa: non aveva bisogno di nessuno! La smettesse di considerarla un caso pietoso! Stava confondendo l'amore con la compassione! Teresa fu la prima a riemergere dai ricordi. Stiamo per separarci e non voglio pi litigare con te. Io me la caver. Sto gi meglio, e per questo ti dico che non devi preoccuparti per me o sentirti in colpa se ti sei innamorato di Francesca. Tu mi hai sempre respinto perch non mi amavi, avrebbe voluto risponderle. Non mi sento in colpa, ma pieno di rabbia perch ci ho messo sei anni per capire quello che era chiaro fin dall'inizio. Va bene le disse asciutto. Torner domani per vedere Pietro. Teresa si alz. Dovremo anche parlare di lui, accordarci sulle decisioni da prendere. E giusto che lo facciamo insieme, e ho capito che non sarebbe corretto portare Pietro lontano da te. Non partir, Jacopo. Non partir. Sei anni prima, dopo tre ore, Teresa aveva detto la stessa frase. Stava per ricordarglielo, con ironia, ma lei lo precedette. Ricordo anche questo disse con lo stesso sorriso, come se fosse un'altra battuta. VENERD 10 DICEMBRE La minaccia ORE 20 Stanco del corpo a corpo contro l'insonnia, Jacopo si alz e and a sedersi in cucina, il locale pi distante dalla stanza da letto di nonna Ada. La vita continua. Tre giorni dopo i funerali della figlia, Teresa era gi capace di proiettarsi nel futuro. E la pacatezza e la lucidit con cui aveva parlato delle decisioni da prendere e del loro ruolo di genitori separati rivelavano un equilibrio stupefacente. Sua moglie ne era sempre stata priva. Crescere in una famiglia disunita, perdere la madre e assistere al secondo matrimonio del padre rappresentava sicuramente un attentato alla serenit, ma non si trattava purtroppo di eventi eccezionali. Teresa, a differenza di altre adolescenti, li aveva vissuti in modo devastante, rivelando una naturale predisposizione ad autodistruggersi: con il cibo, i sensi di colpa, la fuga dalla realt, l'amica inventata. Jacopo non riusciva a dimenticare l'orrore della fotografia che lei aveva fatto ingrandire e teneva nella nuova casa: recuperate la linea e la bellezza, perch aveva voluto perpetuare il ricordo della lunga emarginazione e quello del primo, umiliante approccio con il sesso? Perch, per ritrovare la sicurezza di s, si era prostituita? La vita va avanti. Jacopo non si capacitava che in tre giorni, e dopo una sconvolgente tragedia, sua moglie fosse tanto cambiata. Un'illuminazione? Un miracolo? Devo smettere di arrovellarmi su questi dubbi, si disse. La vita deve andare avanti anche per me. E si concentr sul suo futuro. All'indomani stesso avrebbe fissato un appuntamento con l'amministratore del San Gervasio: perch rimandare? Tutti i progetti dovevano partire da un posto di lavoro. E perch continuare ad abitare nella casa della nonna? Alla sua et era ridicolo. Mi trasferir a casa di Francesca e quando sar possibile ne cercheremo una nuova, decise. Ora doveva tornare a letto. Ma non aveva sonno. Va bene, non partir: la voce di Teresa. Era impossibile sottrarsi ai ricordi che insieme avevano rievocato; inutile sperare che i dubbi e gli interrogativi del passato si lasciassero coprire dal futuro, come se il futuro fosse una

confortevole coperta. Per dargli tregua, esigevano una risposta. E cos Jacopo, rassegnato, riprese il filo del racconto lasciato sospeso al momento in cui Teresa si era arresa. Non partir. Quella resa lo aveva riempito di incredulit e di gioia, anche se era arrivata dopo tre ore di strenua resistenza. "E adesso che cosa vuoi fare?" lei aveva chiesto. "Incontrarti, parlare, capire perch non riesco a immaginare il futuro senza di te..." Se le avesse dato una risposta diversa, cercando di trasmetterle la certezza di essersi innamorato di lei, sicuramente si sarebbe spaventata. "Mi sembra una proposta accettabile, Jacopo. Voglio capire anch'io come hai potuto essere attratto da una ragazza nuda che stava per..." "Questo il passato." "Non puoi ignorarlo! " "Mi hai detto quanto basta per lasciarlo alle spalle." "Non vuoi sapere con quanti uomini sono stata, che cosa ho fatto, quanti altri incontri avrei avuto se la vergogna non mi..." "No." Teresa scosse la testa: "Sei sicuro che non te lo chiederai la prima volta che faremo l'amore? E tutte le altre volte, se mai avremo un futuro insieme?". E stato cos, Jacopo pens. Ma con la sua reazione immediata e brusca, "Sono sicuro", si era infilato in un tunnel senza uscita. Mai pi avrebbe potuto avere altre risposte. Teresa possedeva, tra le tante doti, una istintiva intelligenza del cuore. Avevano fatto l'amore dopo cinque giorni, e mentre lei ricambiava le sue carezze e i suoi baci, col viso illuminato dalla beatitudine, si era sentito trafiggere dal pensiero di tutti gli uomini che avevano avuto il suo corpo prima di lui. Era successo la prima volta e tutte le altre volte, come Teresa aveva previsto. E ora capiva che lei se ne era sempre accorta. Forse, agli inizi, anche Teresa lo amava. Ma anno dopo anno si era chiusa in se stessa. E nei loro rapporti, via via meno frequenti, non esisteva pi gioia. La fierezza, l'intuito, l'intransigenza e la lealt di sua moglie gli si erano rivoltati contro: le doti che lui pi amava erano quelle che avevano impedito a lei di amarlo. Ma la mente di Jacopo torn agli inizi, quando si perdeva negli occhi d'oro di Teresa e il solo sfiorarla gli toglieva il respiro per l'emozione. Si sentiva un miracolato. Gli sembrava di volare. "Voglio sposarti." Glielo disse sei giorni dopo, ma aveva l'impressione che fossero passati mesi, anni. Rumore di passi. La luce del corridoio che si accendeva. Jacopo, che cosa fai alzato a quest'ora? chiese nonna Ada. Era arrivata nel momento giusto, impedendogli di continuare a farsi male. Non riuscivo a dormire. La donna spost uno sgabello e si sedette davanti al nipote. Andrea Nanni mi ha parlato di un'opportunit di lavoro al San Gervasio. Perch hai rimandato l'appuntamento con... Domattina, anzi, stamattina alle dieci chiamer Nanni. Bene. Come dicevo ieri a tua madre, da idioti crogiolarsi nell'incertezza quando c' una soluzione pronta. Ho altri problemi, oltre a quello del lavoro. Le soluzioni ci sono, ma non mi fanno sentire meglio. Parli del tuo matrimonio? Parlo del mio fallimento. Su tutti i fronti. La nonna si schiar la voce e lo guard. Sei ancora innamorato di Teresa?

Era la seconda volta che veniva spiazzato da quella domanda. Ma non se la sentiva di ripetere il lungo discorso fatto a Francesca. Lasciamo perdere. Posso citare anch'io mia madre? Non potevamo farcela. Tutto era contro di noi. Tu non ti sei mai arreso, Jacopo. Fin da quando eri ragazzino lottavi contro-, un professore, un castigo, un'imposizione, la cecit e le lagne di tua madre, quel pallone gonfiato di suo marito... Non sembri nemmeno figlio loro: tu hai preso tutto da mio padre, quel grande nonno che purtroppo non puoi ricordare. Ti amo proprio per questo. E non sopporto che ti consideri un debole, un fallito. Di fatto lo sono, nonna. La donna non distolse lo sguardo. Teresa una brava ragazza e sono certa che una lottatrice anche lei. Come fai a dirlo, se non l'hai mai vista? Jacopo alz la voce, e in un crescendo di irritazione aggiunse: Anche tu eri contro di noi! Devo ricordarti che hai conosciuto soltanto uno dei miei figli, e dopo che mi sono separato da mia moglie?. Ada annu con un sospiro e abbass la testa. Hai ragione. Ma c' una cosa che devi sapere... Una cosa accaduta tanto tempo fa e che non mi sono mai perdonata... Non adesso, per favore. Sono le tre del mattino e ho fatto il pieno di riflessioni e di sfoghi. ORE 20 Mentre Teresa faceva la doccia, il cerotto con cui aveva sostituito la medicazione del pronto soccorso si stacc. Guardandosi allo specchio, not che la ferita si era gonfiata e che tra i punti si era formato un siero granuloso e giallastro. Non poteva lasciare che la ferita si infettasse o, peggio ancora, rischiare delle complicazioni che la costringessero a farsi ricoverare in ospedale. Fece per telefonare al dottor Coppi, il medico di famiglia, ma si trattenne per tempo: sarebbe stata costretta a parlare dell'incidente, ascoltare le solite condoglianze. E con l'aggiunta di un imbarazzato "mi dispiace" per lo scandalo della clinica Nardi. Non le restava che recarsi all'ospedale pi vicino: per quanto fosse angosciante ritrovarsi in un pronto soccorso, le sarebbe stata risparmiata la violenza del conforto e della compassione. Carolina aveva la giornata libera e si offr spontaneamente di restare con Pietro per tutto il tempo necessario. Arriv un'ora dopo con un vassoio di biscotti appena sfornati e una busta rossa con una renna in rilievo al posto del francobollo. Prima facciamo colazione e poi scriviamo la letterina a Babbo Natale disse a Pietro. Poi guard Teresa pronta per uscire: Con quel cappotto sembri un attaccapanni. E troppo largo le fece osservare. Cercher di ingrassare Teresa replic, per niente offesa: era l'appunto di una madre criticona. Faresti prima a comperarti un cappotto pi stretto e qualche vestito nuovo. La mamma mette soltanto le tute e i pantaloni intervenne il bambino. Possiamo scrivere a Babbo Natale di regalarglieli lui! Teresa gli arruff i capelli. Babbo Natale non porta i regali ai grandi. Giusto riflett il bambino. Allora comprali tu, come ha detto Carolina. Quando usc dall'ascensore, Teresa si diresse automaticamente verso il cortile, dove si trovavano i box delle auto. Si arrest di colpo, ricordando che la sua macchina non esisteva pi, distrutta dall'incidente.

Stai calma. Respira. Adesso passa. Gir le spalle al cortile e usc dal portone. Un taxi si era appena fermato, poco distante, e l'autista stava scaricando i bagagli di una signora. Si avvicin: E libero? gli chiese. Lo era. Fu lo stesso autista a indicarle un ambulatorio privato in zona Fiera. E un gruppo di medici che garantiscono assistenza giorno e notte spieg. Per le emergenze ci sono anche due dentisti. Ma non mi sembra il suo caso concluse sporgendosi verso lo specchietto retrovisore per vederla in faccia. Devo fare una medicazione. Ha sbattuto contro un mobile o caduta da una scala? Voi donne siete molto soggette a questi... incidenti ridacchi. L'irritazione di Teresa svan. Aveva trovato un autista in vena di battute e di chiacchiere: perch prendersela? Il mio fidanzato lavora in Africa: per quanto mi riguarda, escluda pure che sia stato un uomo a picchiarmi rispose in tono allegro. Le parve di sentire ridere anche Marianna. Non hai perso la fantasia, eh? Una ragazza bella come lei non si lascia mai sola! fu il galante commento. Forza, amica, dacci sotto. Il mio fidanzato torner in Italia tra dieci giorni per il matrimonio, poi ripartiremo insieme per l'Africa. Dove, precisamente? In Kenya rispose dopo una breve esitazione. Aggiungi che Briatore offrir un ricevimento per voi! Siamo arrivati disse con rammarico l'autista. Le faccio tanti auguri. L'ambulatorio era al pianterreno di una piccola villa incassata tra due palazzoni. Teresa si sedette in sala d'aspetto, dove gi si trovavano tre persone. Mentre attendeva il suo turno si stup per l'autocontrollo di cui era stata capace. Ho scherzato, sono stata al gioco, mi sono persino inventata una bella favoletta, pens. Riesco a controllare anche la mente, impedendole di paralizzarmi nel ricordo dello schianto, della mia bambina che cala nella fossa dentro la sua bara bianca. Un medico si affacci sulla porta e la invit a entrare. Quando fu seduta, Teresa indic la tempia. Ho sbattuto contro un vetro e credo di avere dei problemi... Il medico annu senza fare domande. Tolse il cerotto e, dopo essersi infilato i guanti, osserv con attenzione la ferita sfiorandone delicatamente i contorni. Da quanti giorni stata suturata? chiese infine. Luned scorso. Quattro giorni fa. Perch non sei stata pi precisa? Sai anche le ore che sono trascorse da quel pomeriggio. Adesso le far una nuova medicazione, sterilizzando il piccolo focolaio d'infezione. Quando ebbe finito, si sfil i guanti e si sedette alla scrivania. Si accomodi pure. Deve fare attenzione a non bagnare la ferita e applicare due volte al giorno, al mattino e alla sera, la pomata che le prescriver. Sta prendendo degli antibiotici? No... Il medico di Desenzano le aveva dato una ricetta, ma non ricordava nemmeno dove l'avesse messa. Le prescriver anche un antibiotico: una compressa al giorno per sei giorni. Va bene. Quando si potranno togliere i punti? Direi fra una settimana: il taglio piuttosto profondo. Ma stia tranquilla, i contorni sono netti e la sutura stata fatta a dovere: nell'arco di tre o quattro mesi sparir ogni segno.

Teresa lo ringrazi e, dopo avere pagato la visita, raggiunse a piedi il parcheggio dei taxi. Aveva trovato un onesto dottore che, impersonalmente e senza inutili domande, si era limitato a medicare la ferita e a prescrivere le cure. Chiam Carolina per rassicurarla e per sapere se con Pietro andava tutto bene. Siamo occupatissimi e va a meraviglia. Tu non metterti fretta, al pranzo pensiamo noi la donna rispose. Non ho pi niente da fare, prendo un... Fa' un giro in centro, guarda le vetrine, respira un po' d'aria. Teresa si fece portare in piazza della Scala e da l, a piedi, raggiunse la Galleria. Per la prima volta dopo quattro anni usciva senza i suoi bambini e si ritrovava in centro a girovagare oziosamente. Non aveva una meta, una carrozzella da spingere, un figlio da tenere per mano. Le braccia inutili le dolsero per quella immobilit. B asta. Affrett il passo e si diresse verso corso Vittorio Emanuele. Addobbi natalizi, vetrine sfolgoranti di luci. Quattro anni fa stava per nascere Lucia. Questo il primo Natale senza mia figlia, senza Jacopo, senza... Basta! Si infil nel primo negozio: era una boutique. Una gentile commessa la accolse con un sorriso. Posso aiutarla? "La mamma porta solamente le tute e ipantaloni." Teresa si guard intorno. Vorrei vedere qualche vestito. La commessa la percorse da testa a piedi con un'occhiata professionale. Taglia 38 valut. Venga con me. Teresa lasci la boutique dopo aver acquistato due coloratissimi abiti, un cappotto in cashmere e un golf per Carolina. Poteva permetterselo: entro la fine dell'anno sarebbe arrivato il bonifico dello zio per la sua quota di utili nell'azienda. Entr in un negozio di articoli sportivi e acquist un paio di scarponcini per Pietro. Prima di pensare ai regali di Natale preferiva leggere la sua letterina: quell'anno il suo bambino avrebbe trovato sotto l'albero tutto quello che aveva chiesto. Non voleva che il primo Natale senza la sorella restasse nei suoi ricordi come un incancellabile giorno di tristezza. Basta! Adesso basta! Entr in un bar, pos i borsoni griffati accanto al tavolino e si sedette. Una cioccolata con panna e due brioches chiese al cameriere quando si avvicin. ORE 20 Nonostante avesse preso sonno alle cinque del mattino, Jacopo si era svegliato alla solita ora, le sette: troppo presto per telefonare a Francesca, a sua moglie e ad Andrea Nanni. Accese la tv e subito la spense: lo scandalo della clinica Nardi era ancora alla ribalta delle cronache. Fece la doccia, si sbarb, si vest e and in cucina a prepararsi un caff. Ada lo raggiunse mentre stava telefonando a Francesca. Stranamente, il cellulare squillava a vuoto. Lasci un messaggio, pregandola di richiamare. Apprezz l'assenza di commenti da parte della nonna. Preparo un caff anche a te? le chiese. Bevo solo orzo, grazie. Tacque qualche istante. Vorrei andare a trovare Pietro. E possibile? Sua madre sa che frequenti il bambino e che gli sei affezionata. Dipende soltanto da te: riesci a reggere un incontro con l'orribile Teresa? E pi difficile reggere le tue domande cretine.

Jacopo non rispose: se l'era cercata. Vado a fare un paio di telefonate disse allontanandosi. Inizi dalla pi imbarazzante: quella ad Andrea Nanni per dirgli che aveva cambiato idea e desiderava incontrare l'amministratore del San Gervasio il pi presto possibile. Nanni reag con tranquillit. Lo chiamo subito e ti faccio sapere. Mentre aspettava, Jacopo telefon a Teresa sul fisso, sperando che venisse a rispondere il figlio. E fu cos. Dalle parole eccitate del bambino cap che stava giocando con Carolina e aveva preparato una bellissima sorpresa per la mamma. Non in casa? E uscita per mettere un cerotto nuovo e torner tardi. Puoi passarmi Carolina? chiese. La donna lo tranquillizz subito, spiegandogli che Teresa era andata a farsi controllare la ferita e tutto andava bene. E probabile che mia nonna, nel pomeriggio, venga a trovare Pietro: vuoi avvertirla, quando torna? Sicuro! Lo squillo del cellulare segnal una chiamata in entrata. Jacopo ringrazi e interruppe la comunicazione. Era Andrea Nanni: il dottor Pisani, l'amministratore, era in ufficio e lo aspettava. Posso uscire anche subito. Benissimo. Esco anch'io e ti aspetto nell'atrio del San Gervasio: dovrai lavorare nel mio reparto, e vorrei assistere al vostro incontro. Dai per scontata la mia assunzione Jacopo osserv. E cos. L'ortopedico che sostituirai ha gi dato le dimissioni. Ma non perdiamo tempo in chiacchiere. Quando Jacopo arriv al San Gervasio, trov Nanni ad aspettarlo. L'amico lo prese per un braccio e, mentre si dirigevano verso l'ascensore, gli disse: Non comportarti come un miracolato. Tratta lo stipendio, le guardie, le percentuali sugli interventi ai.... Ti pare che io sia nelle condizioni di trattare? Jacopo protest. Mettiamo in chiaro una cosa: io non ti ho raccomandato. E stato l'amministratore Pisani, mentre parlavamo della clinica Nardi, a chiedermi tue notizie. Io mi sono limitato a esprimere l'ottima opinione che ho di te, come professionista e come uomo. L'ascensore si ferm e una coppia sal con loro. Jacopo non pot rispondere. Una sorridente e giovane segretaria li precedette e, giunta nell'ufficio dell'amministratore, annunci il loro arrivo. Pisani si alz, rivolse un amichevole gesto di saluto ad Andrea Nanni e diede una vigorosa stretta di mano a Jacopo. Dopo averli fatti accomodare, entr subito nel vivo del discorso. Abbiamo un solo reparto di ortopedia, ed purtroppo quello meno adeguato alla buona fama di questa struttura. L'assunzione di un valido chirurgo come Nanni, che ne sar anche il responsabile, il primo passo per un rilancio. In breve tempo spero di poter aumentare l'organico: per il momento ho un solo ruolo disponibile, quello di un dimissionario, e ho pregato l'amico Nanni di mettermi in contatto con lei, dottor Nardi. Non ho un curriculum prestigioso: dopo la specialit ho lavorato per sei anni in una palestra e... Lo so. Qualche anno fa suo padre mi contatt chiedendomi di negarle un posto in questa clinica, nel caso lei si fosse rivolto a me. A quanto mi risulta, rivolse la stessa richiesta ad altre strutture sanitarie.

Praticamente tutte Jacopo puntualizz. Aspett che a quel punto l'amministratore facesse un commento su suo padre e sulla chiusura della clinica. Poich taceva, prosegu: Sono rientrato alla Nardi otto mesi fa, ma.... Pisani lo interruppe di nuovo: Lei si laureato a pieni voti e con la lode, ha fatto un ottimo tirocinio e in questi otto mesi ha dato prova di grande professionalit. Ho piena fiducia nel giudizio del dottor Nanni: per me pi importante di qualunque curriculum. La ringrazio molto. Pisani fece un'altra pausa. Poi, guardandolo con comprensione, disse: Se sei anni fa mi avesse chiesto un posto, io glielo avrei dato: lei ha subito una grave ingiustizia e merita, umanamente e professionalmente, l'opportunit che le offro. Posso parlarle come un padre? chiese. Era una domanda retorica e irritante che per esigeva una risposta. Jacopo annu pensando sarcasticamente come potessero coesistere legioni di padri latitanti con la dilagante melassa di esternazioni paterne. Accetti questa opportunit stava dicendo l'amministratore. Lei ha subito anche un grave lutto ed comprensibile che non riesca a guardare avanti e a prendere delle decisioni. Ma deve imporselo. Tornare a lavorare le sar di grande aiuto. Le stesse parole di nonna Ada. La ringrazio molto, dottor Pisani Jacopo ripet. Andrea Nanni intervenne. Vuol dire che accetti? S. Fu colpito dall'espressione sollevata che comparve sul suo viso e, soprattutto, in quello di Pisani. Accetto con molto piacere precis. Le preparer una bozza di contratto e la esamineremo insieme. Le va bene se datiamo l'assunzione all'inizio del prossimo gennaio? Pisani chiese. Andava benissimo. Anno nuovo vita nuova, Jacopo si irrise. Ma prima doveva affrontare gli ultimi contraccolpi di quella vecchia. Le feste di Natale si stavano avvicinando: un Natale senza Lucia, senza brindisi con i colleghi, senza il presepe di nonna Ada. E senza quella parvenza di famiglia che a lungo lui e Teresa erano riusciti a salvare. Ma Pietro aveva diritto alla sua festa. Le va bene gennaio? l'amministratore ripet. Va benissimo. Si alz e gli tese la mano. Apprezzo davvero l'opportunit che mi ha offerto. Nanni si trattenne nell'ufficio e Jacopo si conged anche da lui. Grazie. Quante volte aveva detto grazie in quei giorni? Mentre usciva dal San Gervasio ebbe la sensazione di essere diventato un mendicante. Chiam Francesca sul cellulare per riferirle il buon esito del colloquio e, soprattutto, perch aveva bisogno di sentirla. Nessuna risposta. La fastidiosa sensazione crebbe: a volte i mendicanti restano con la mano vuota e non hanno niente di cui ringraziare. Sono patetico, pens riemergendo da quelle fantasie da immaginifico disfattista. Era probabilmente l'unico disoccupato ad aver trovato un nuovo posto di lavoro prima ancora di cercarlo. Ritelefon a Francesca sul telefono fisso e le lasci un messaggio sulla segreteria: andato tutto bene, richiamami, ci vediamo stasera. Quando torn a casa, nonna Ada si era appena seduta a tavola. Pranzarono insieme e lui le raccont del colloquio con l'amministratore, cercando di spiegare quanto gratificante fosse l'opportunit che gli era stata offerta.

Ada, con il suo commento, enfatizz i motivi di quelle gratificazioni. Finalmente potrai dare il meglio di te senza timore di apparire un privilegiato e arrivista figlio di pap. Non dovrai lavorare il doppio per fare dimenticare questo privilegio n sentirti in imbarazzo al momento di chiedere un aumento, o riprendere un'infermiera, o litigare con un collega. E esattamente quello che penso. Mi amareggia dirlo, ma le truffe e l'irresponsabilit di mio padre hanno dato una svolta positiva al mio futuro professionale. Non devi sentirti in colpa, ragazzo. Molto spesso sono proprio gli imbecilli e i disonesti a fare la nostra fortuna sentenzi allegramente nonna Ada. E con lo stesso tono aggiunse: Approfitto del tuo stato di grazia per chiederti un favore: puoi accompagnarmi da tua moglie, per visitare Pietro?. Va bene. Per dammi un paio d'ore per rilassarmi. Dopo una notte insonne e la tensione dell'incontro con Pisani era crollato. And nella sua stanza e si sdrai sul letto, ma sentiva addosso la stanchezza come un peso. Impossibile liberarsene. "Sono troppo stanca per addormentarmi" diceva Teresa quando, esausta, si rifiutava di spegnere la luce e proseguiva la lettura di un libro. Teresa. Ancora Teresa. Alla sua voce si sovrappose quella del dottor Pisani. "Suo padre mi chiese di non darle un posto nella mia clinica, se mai si fosse rivolto a me." Filippo Nardi aveva tenuto fede alla sua minaccia: gli aveva fatto terra bruciata intorno. Jacopo tent invano di sottrarsi a quel brutto ricordo: ancora una volta era tornato in balia del passato. Sua madre, con le antenne delle persone suscettibili ed egocentriche, era stata la prima a intuire che lui si era innamorato. Di fatto, Jacopo non faceva nulla per nasconderlo n per apparire la persona che non era pi: il bravo figlio a cui chiedere solidariet e attenzione con la certezza di ottenerle, l'ambizioso laureato con lode che per anni si era concentrato nel tirocinio ospedaliero e vedeva nel conseguimento della specialit il punto di partenza per una luminosa carriera. Dopo l'incontro con Teresa, tutti gli interessi e i progetti si erano riversati su di lei. Ed era smanioso di conseguire la specialit perch gli avrebbe consentito di essere assunto, guadagnare di pi, chiedere un mutuo per acquistare una casa e costruire una famiglia con la ragazza che amava. La sola cosa che Jacopo aveva nascosto era l'identit di questa ragazza: non per vigliaccheria, ma perch non era pronto ad affrontare, oltre alle resistenze e alle perplessit di Teresa, anche quelle dei genitori. Quando lei, finalmente, si arrese, decise di aprire il secondo fronte di combattimento. Fu alla fine del Grande Giorno, quello che l'aveva abilitato a esercitare la professione di ortopedico. Era a tavola con i genitori e ricordava il preciso istante in cui suo padre, prendendo dal vassoio una seconda fetta di roastbeef, gli aveva offerto l'occasione per dare inizio alle ostilit. "Ho parlato con Nanni della tua assunzione: ti vuole nel suo-reparto." Sua madre, con un sorrisetto: "Chi non vorrebbe un collaboratore come nostro figlio? Per lui esiste soltanto il lavoro: niente distrazioni, niente donne, niente...". "Mamma, fra un mese mi sposo." Il silenzio che segu amplific quelle secche parole, che rimasero sospese come qualcosa di oscuramente minaccioso. Sembrava il silenzio che precede l'esplosione di una bomba.

"E uno scherzo?" chiese suo padre con gli occhi sbarrati. "E un annuncio: tra un mese mi sposo" Jacopo ripet. Sua madre, stridula: "Chi lei? Perch non ce l'hai ancora presentata?". "La conoscete gi." Jacopo cerc le parole per spiegare perch si era innamorato di lei. Prima di accennare al loro unico incontro con Teresa, voleva descriverla per quello che era, riscattarla dallo squallore di quella notte. "E una tua collega? Conosciamo anche la sua famiglia?" chiese sua madre con voce improvvisamente amichevole, dando per scontate le tranquillizzanti risposte. "Spero che sia anche una bella ragazza" intervenne Filippo Nardi lanciandogli un sorrisetto di complicit maschile. Il disprezzo per il padre, il violento impatto con il ricordo del suo corpo nudo e del suo sguardo annebbiato dall'eccitazione e dall'alcol travolsero il desiderio di far capire e accettare la sua decisione. "La mia futura moglie la pi bella ragazza che tu abbia conosciuto" disse rivolto al padre. "Forse hai dimenticato il suo nome, ma non certamente la sera in cui l'hai portata in questa casa e tua moglie ha interrotto la festa" aggiunse raggelante. La bomba scoppi. E dopo qualche istante di incredulit e orrore, esplosero le urla, gli insulti, le suppliche, le minacce. "Se sposi quella troia, per me sei morto." Sua madre. "Hai un giorno di tempo per tornare in te. Se non cam-bierai idea, ti far pentire di essere nato. Ti sbatter fuori dalla mia clinica e mendicherai inutilmente un altro posto di lavoro. Troverai solo porte chiuse." Questo era suo padre, con le labbra strette e il bel volto abbronzato stravolto dalla furia. Jacopo se ne and da casa quella sera stessa e, contrariamente alle previsioni di suo padre, una porta si apr: quella della palestra in cui avrebbe lavorato fino a otto mesi prima. Per il resto, tutto and secondo il copione delle minacce. Per sei anni non avrebbe rivisto pi sua madre e, quando lei chiese il suo aiuto, suo marito era gi in galera. L'ultimo incontro con Filippo Nardi era avvenuto la sera in cui aveva annunciato il matrimonio. Jacopo si impose di tornare al presente prima che la rievocazione di quello scontro lo portasse a Teresa, alla sua faccia stupita quando, alle dieci di sera, aveva fatto irruzione da lei. Succede a tutti, si disse: nel momento di dire addio a una persona che hai smesso di amare, inevitabile chiedersi perch. E naturale che, ripensando al passato, si provi la nostalgia di quello che non c' pi, la tristezza per tutte le cose che avrebbero potuto essere e non sono state. Tutto questo accade anche a Teresa? Adesso basta. D'un tratto ricord che quel giorno non aveva ancora parlato con Francesca. La chiam subito ma il suo cellulare era ancora spento. La cerc in ospedale. La centralinista gli pass il reparto e, dopo qualche istante di attesa, rispose una sconosciuta voce femminile: spiacente, la dottoressa Marino non era in reparto. Posso parlare con la caposala? chiese. Sono il dottor Nardi, un amico. Un paio di minuti di attesa e la caposala arriv. Si mostr stupita che lui non sapesse: Francesca riprender servizio luned. E stata qui un paio d'ore e poi ha deciso di proseguire le ferie. Jacopo finse di essersene dimenticato, e non os domandarle altro. Vagamente inquieto, prov a richiamare Francesca sul cellulare e sul fisso: c'era sempre la segreteria telefonica.

Perch non rispondeva ai suoi messaggi? L'inquietudine crebbe. Ricord il caso di una socia della palestra che, caduta da una scala mentre stava riordinando gli armadi, era rimasta per un giorno e mezzo sdraiata sul pavimento con il femore fratturato. Cerc le chiavi di casa di Francesca, infil il cappotto e raggiunse nonna Ada: purtroppo era sopraggiunto un impegno improvviso e non poteva accompagnarla da Pietro. La donna non gli fece domande. Decider se andare da sola oppure rimandare a domani si limit a dire. ORE 20 Quando Jacopo arriv da lei, Francesca era appena rientrata. Stava benissimo. All'immediato sollievo subentr l'irritazione. E da stamattina che ti cerco, e cominciavo a preoccuparmi! Ho messo il cellulare in carica e poi l'ho dimenticato a casa. Mi dispiace. Solo in quel momento Jacopo not che aveva il viso tirato e stanco. C' qualcosa che non va? le chiese. Viola, l'amica che abita di fronte a me, mi ha svegliato stamattina alle cinque: aveva le contrazioni sempre pi ravvicinate e l'ho accompagnata subito alla Mangiagalli. Ha partorito a mezzogiorno, con tre settimane di anticipo, ma fortunatamente sia lei sia il neonato stanno bene. Per quanto bene possa stare una quarantenne mollata dal compagno e con un lavoro da precaria aggiunse amara. E con una sottile vibrazione di rabbia che irrit Jacopo. C' chi sta peggio. Quattro anni fa, nei panni della tua amica, mia moglie si sarebbe sentita la donna pi fortunata del mondo. Senza marito? Senza soldi? Senza la forza dei vent'an-ni? Francesca proruppe. Si era irritata anche lei. Avrebbe rinunciato a tutto, pur di avere una bambina normale. Francesca lo guard ironicamente. E un eroismo virtuale. Che cosa vuoi dire? Nella realt impossibile scambiare la propria vita con quella di un'altra persona oppure modificare quello che gi successo. Le rinunce e i sacrifici non servono, non te li chiede nessuno. E cos, a parole, puoi anche fare l'eroina! spieg Francesca, alterata. Mai Jacopo l'aveva sentita esprimersi con tanto livore, e rest senza parole. Si trattava di una reazione sbagliata alla franchezza con cui le aveva parlato del rapporto con Teresa, oppure esisteva in lui una rovinosa coazione a scegliere donne sbagliate? La sensibilit, il calore umano e il rassicurante equilibrio di Francesca erano un abbaglio oppure una recita a cui lui aveva ingenuamente abboccato? Francesca lo guard. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Ho detto delle cose orribili... Ti prego, scusami. In questi giorni sono sconvolta anch'io. Ti vedo soffrire e non so che cosa fare... Mi sento inutile. Scoppi in un pianto irrefrenabile. Jacopo avrebbe voluto correrle accanto e stringerla a s, ma qualcosa lo blocc: forse l'incapacit di condividere una sofferenza che gli appariva minima rispetto a quella di chi aveva perduto una figlia. Forse gli interrogativi che si era appena posto e ai quali non sapeva ancora rispondere. Forse, infine, l'irritazione per una giornata trascorsa preoccupandosi inutilmente per Francesca. Jacopo, ho detto delle cose orribili lei ripet. Adesso calmati. In questi giorni difficile... Si interruppe: quella premessa portava a un'altra lunga e difficile spiegazione che non si sentiva di affrontare. Dobbiamo aspettare che questo momento passi concluse.

Mi hai tagliata fuori, Jacopo. L'ho capito quando sono tornata dalla montagna per esserti vicina e tu quasi mi hai cacciata dalla stanza del tuo bambino. Non avresti dovuto venire. Credi che non lo capisca? Sono stata inopportuna e insensibile: ma la tua reazione mi ha ferito. Era ferita anche Teresa. Scusa se il suo dolore mi sembrato pi... Capisco anche questo! Francesca alz la voce. Subito la abbass. A farmi veramente male il mio senso di inutilit, il sospetto che sia stato vicino a tua moglie perch eri tu ad avere bisogno di lei. vero. E mi stupisce che la sensibilit di cui stai facendo sfoggio si fermi qui. Al di l di separazione, divorzio, rancori e persino odio, nel momento in cui si perde un figlio gli ex coniugi diventano soltanto genitori, e si aggrappano l'uno all'altra perch non esiste persona che possa condividere tanto intimamente il dolore. E successo anche a me. Ma adesso basta, Francesca. Si sta facendo tardi e oggi non ho ancora visto Pietro. Spero di non urtare la tua suscettibilit se ammetto che mio figlio viene e verr sempre al di sopra di tutto aggiunse con la determinata intenzione di zittirla. Francesca lo trattenne per un braccio. Ho un ritardo di una settimana e il test di gravidanza positivo spar, buttando fuori le tensioni, i dubbi e le frustrazioni, la rabbia e le paure degli ultimi giorni. Per qualche istante fu felice di vederlo sbiancare, lo sguardo sbalordito fisso su di lei. Finalmente mi vede, pens. Sono io il primo dei suoi pensieri. Jacopo continuava a fissarla, ma con uno sguardo che era diventato vitreo e lontano come quello di un morto. Si spavent. Non la prima volta che ho un ritardo disse con affanno. Rifar l'esame e sono certa che sar negativo. Jacopo, non devi preoccuparti per me. Che cosa vuoi dire? Dovrei lavarmene le mani e sparire come ha fatto l'uomo della tua amica Viola? Reagiva. Ragionava. Non l'aveva ferito a morte: lo scatto d'ira di Jacopo la fece sospirare di sollievo. So di poter contare su di te. Ma io non sono Viola e comunque posso affrontare una gravidanza senza caricarti di responsabilit che non sei ancora pronto ad affrontare. Se sei incinta, non mi far certo da parte per seguire un corso di preparazione o per concentrarmi in seghe mentali disse brutalmente. Verr a vivere con te e mi far carico delle mie responsabilit le rifece il verso. Ne riparleremo. Potrebbe essere un falso allarme. Riferita a un figlio, la parola allarme mi sembra molto squallida. Non essere ipocrita Francesca lo riprese con un s >pras-salto di animosit. Puoi negare che diventare pa re in questo momento ti creerebbe altri problemi e che saresti sollevato se questo figlio non ci fosse? Puoi negare che ti sei gi chiesto come reagirebbe Teresa a questo annuncio? chiese in un crescendo di astiosit. Non lo nego affatto rispose calmo e senza un attimo di esitazione. Questa imperturbabilit la umili profondamente. Ritrovato il controllo, Jacopo era gi lontano da lei. In pochi minuti era diventata un problema, una minaccia che attentava alla serenit di Teresa. Ricacci le lacrime. Mi hai ferita un'altra volta mormor. Francesca, sarei un ipocrita se dicessi di essere felice del tuo ritardo. E mentirei negando la speranza che tu non sia incinta. La tua lealt mi allarga il cuore. E cos pure l'attaccamento che dimostri per tua moglie!

L'imperturbabilit di Jacopo si incrin. Ti cos difficile immaginare quello che proverebbe se... Non voglio pi parlare di lei. Benissimo. Ma ho una sola cosa da aggiungere: se sei incinta, questo figlio avr tutto l'amore di un buon padre. Ma Teresa non potr mai uscire dalla mia vita perch ho un altro figlio che ha diritto allo stesso amore. E lei sua madre. Perci, come hai appena detto, non parliamo pi del mio rapporto con lei. Basta con gli interrogatori, le gelosie, l'antagonismo. Sei stato molto chiaro. Quando ripeterai il test? Aspetter qualche giorno per essere certa del risultato. Ti far sapere subito, stai tranquillo. In questi giorni ci vedremo, ci... No. Ho bisogno di stare sola, di riflettere. Lo guard: Questo figlio sarebbe un problema anche per me, nel caso non l'avessi capito. Dopo molte esitazioni, Jacopo telefon a Teresa per scusarsi di non essere andato da lei. Purtroppo non poteva neppure quella sera perch aveva un appuntamento di lavoro con Nanni. Si fece passare Pietro e chiacchier con lui. Poi il bambino gli pass nuovamente la mamma e Jacopo si scus per la seconda volta. Alla fine della telefonata, si sent molto triste. Non aveva mai mentito a Teresa, e farlo per la prima volta era stato molto difficile. Ma gli sarebbe stato impossibile parlare con lei, incontrare il suo sguardo, giocare con Pietro senza far trapelare la sua tristezza. SABATO 11 DICEMBRE I dubbi ORE 9,30 Teresa si drizz sulla branda, svegliata dal grido spaventato di Pietro: Mamma!. Accese la luce e corse da lui: aveva gli occhi chiusi e il piccolo viso contratto in una smorfia di sofferenza. Pietro, amore, un brutto sogno... Svegliati, la mamma qui gli sussurr scuotendolo dolcemente. Il bambino apr gli occhi e subito li richiuse, con un gemito soffocato. Pietro, sono qui. Va tutto bene, soltanto un brutto sogno ripet. Mamma... La fiss con uno sguardo incredulo e le circond le spalle aggrappandosi a lei come se avesse paura di ricadere nell'inferno da cui stava uscendo. Credevo che stavi ancora morta nella macchina singulto. Teresa si sciolse dalle sue braccia e si sdrai accanto a lui. Va tutto bene, piccolo mio. Resta qui. S. Sono con te. Non andare pi nella branda. Ho avuto tanta paura. Vuoi che andiamo a dormire nel lettone? Quello il posto di Uria... Una stretta al cuore. Adesso Uca dorme in paradiso e sicuramente contenta se torniamo nell'altra stanza. Lo stai dicendo a tuo figlio o a te stessa ? Teresa prese Pietro in braccio e lo port nella camera matrimoniale. Nel varcare la porta ebbe l'impressione di infrangere un tab. Basta. Non poteva trasformare il lettone in un sacrario, era assurdo restare accampata nella stanzetta di Pietro lasciando la sua inutilizzata. Il bambino si raggomitol contro di lei e dopo pochi minuti si addorment. Domani far sparire tutte le cose di Lucia, si propose. Ovunque suo figlio si spostasse, lo sguardo si posava su un oggetto che gli ricordava la sorellina. Nemmeno la casa pu diventare un monumento ai ricordi, pens Teresa.

I ricordi non puoi regalarli o metterli in solaio come i vestiti e gli oggetti di Lucia. Questa casa ne sar sempre piena Devo trovarne un'altra. Con i soldi che ricaver dalla vendita di questo appartamento e l'aggiunta di un mutuo non sar un problema. Dar in garanzia le quote dell'azienda, il bilancio, l'ultima dichiarazione dei redditi... E il padre di tuo figlio ? Non pensi che abbia il dovere di... Da Jacopo non voglio niente. Tra meno di un mese saremo ufficialmente separati e lui potr ricostruire una famiglia con la sua donna. Sarebbe troppo umiliante se tra noi restasse il legame del danaro. E solo questo che ti umilia? Teresa scost da s il figlio e si alz. Perch scappi? Dove vai? Non conosci quel vecchio detto? La tristezza si scaccia con le mani: vado a lavorare. Si accorse di aver parlato ad alta voce. Va' all'inferno, Marianna l'apostrof, rivolgendole ostentatamente la parola come se davvero fosse una presenza importuna. And in cucina, prese il rotolone dei sacchi di cellophane e raggiunse la stanza di Pietro. Met dell'armadio, quello di destra, conteneva la biancheria e gli indumenti di Lucia. Apr le ante e cominci a svuotarlo. Aveva vestito la sua bambina come una piccola principessa, scegliendo per lei i maglioncini pi belli, le tutine pi allegre, gli abiti pi colorati. Basta, si ordin mentre li metteva nei sacchi di cellophane. Avrebbe incaricato Carolina di farli avere a qualche istituto per l'infanzia. I bambini sarebbero stati contenti di tutte quelle belle cose. Anche Lucia era stata contenta: vedeva i colori, sentiva la morbidezza della lana. Quando l'armadio fu svuotato, radun i sacchi ricolmi nello sgabuzzino del corridoio. Poi pass al soggiorno: raccolse le bambole, i peluche, il plaid azzurro con un grande sole nel mezzo. Mise tutto in un altro sacco. Poi and in cucina e tolse dagli armadietti la scorta dei cibi di Lucia: omogeneizzati, semolino, farina lattea, purea di frutta... Sua figlia non riusciva a masticare e a inghiottire alimenti solidi. Dopo una breve esitazione, butt tutto nella pattumiera. E butt anche i biberon, i piattini, le posate, il bicchiere "parlante". I pasti avevano rappresentato i momenti pi gratificanti e intimi: la sua bambina esprimeva piacere, appetito, preferenze, rifiuto e lei riconosceva, attraverso un movimento disarticolato o un guizzo nello sguardo lontano, ciascuna di queste reazioni. Quando tutti i segni di Lucia sparirono, Teresa torn a letto. Non si sentiva in colpa. Come Pietro, voleva immaginare la sua piccolina liberata dall'immobilit del corpo, con il viso eccitato e splendente mentre correva e giocava con i suoi amici. Cristallizzandola in un dolore senza fine, avrebbe spento anche la sua gioia. Non si sentiva in colpa neppure per non essere ancora andata a trovarla al cimitero: nella bara c'era soltanto il corpo di cui era stata prigioniera. L'anima era altrove. ORE 9,30 Io sono pronta. Possiamo andare? chiese nonna Ada entrando in soggiorno. Jacopo spense il televisore. Infilo il cappotto e sono pronto anch'io. Non credi che dovremmo avvertire tua moglie che stiamo...

L'ho fatto poco fa Jacopo rispose. Era curioso che sua nonna avesse cominciato a chiamare Teresa moglie quando si era separato da lei. La donna non si mosse. Ti sembrata infastidita o a disagio? No. Mi sembrata soltanto sorpresa. Ti aspettava ieri, e pensava che tu avessi cambiato idea. C' una cosa che non sai e di cui dovrei parlarti. Non ripetermi di lasciare perdere. Jacopo si spazient. Nonna, in cinque giorni ho avuto pi dolori e problemi che in trentacinque anni di vita. E non finita. Il peggio deve arrivare, avrebbe voluto aggiungere. Sua nonna era rimasta la sola persona capace di capirlo, di dargli dei buoni consigli senza pretendere che venissero seguiti, di contestare le sue scelte sbagliate senza farlo sentire imbecille o colpevole. Gli sarebbe stato di enorme sollievo parlarle di Francesca e dell'eventualit che fosse incinta. Ma cos facendo avrebbe dovuto dare corpo a una ipotesi e proiettarsi in una realt che ancora respingeva. Sua nonna era ferma sulla porta. Ebbe l'impressione che volesse dirgli qualcosa e glielo imped. Andiamo, ho detto a Teresa che saremmo arrivati prima delle undici. Appena furono in macchina le chiese della clinica Nardi: c'erano novit? L'immobiliare aveva fatto proposte concrete? La donna si gir verso di lui. Non siamo costretti a parlare, Jacopo. Volevo sapere... Non ci sono novit. E adesso non cercare altri argomenti per intrattenermi o evitare che ti faccia domande. Jacopo, suo malgrado, rise. Sono cos scoperto? Non sei mai stato capace di recitare. Jacopo le prese una mano. Ti voglio bene, nonna. Lo so. Ma ho ottantadue anni e non durer in eterno. Devi ricostruire la tua famiglia aggiunse evitandogli di rispondere. Nonna, perch... Fortunatamente sono ancora viva e godo di ottima salute. Non me ne star in un angolo, rassegnata e muta, a guardare il mio unico nipote che si arrende. E vero: avevi tutti contro, me compresa. Ma tu eri il pi forte perch combattevi senza paura, con la certezza di avere trovato la tua donna. Jacopo non tent pi di interromperla e, quando tacque, tacque anche lui. Nelle parole della nonna ritrovava il fervore di quegli anni, il rimpianto delle certezze perdute. Nessuna sar mai come Teresa Ada soggiunse. Jacopo ebbe uno scatto. Lo dicevi anche sei anni fa: non avrei potuto incontrare ragazza peggiore: "Ti ha bevuto il cervello, ti porter alla rovina, non ti vergogni?". Vorrei chiederti che cosa ti ha fatto cambiare idea. Sbagliavo. Quando hai avuto questa illuminazione? chiese ironico. Ada indic la strada. Siamo gi in viale Certosa. Io non credo alle illuminazioni. Ma adesso non ho pi il tempo per spiegarti. Jacopo parcheggi, aiut la nonna a scendere dall'auto e la guid verso l'atrio tenendola a braccetto. Si accorse che era rigida ed esitante, come se d'un tratto fosse riluttante a quell'incontro. Tutto bene, nonna? chiese quando furono sull'ascensore. Niente va bene, Jacopo pens, mentre poneva quella domanda. Ma non facciamo che chiederci come stiamo. Nonna Ada diede la scontata risposta: S, non preoccuparti.

Quando uscirono dall'ascensore, la porta di casa era t aperta. Vi ho sentito arrivare! Pietro esclam. La mam ma uscita a comperare il pane ma torna subito. Abbracci con calore la nonna e si fece prendere in braccio dal pap. Carolina venne avanti e tese la mano ad Ada mentre Jacopo la presentava come una vecchia amica di famiglia. Teresa torner subito la donna conferm. Poi, rivolta a Jacopo: Toglietevi i cappotti e andate in soggiorno: io torno alle mie lasagne. Sono le lasagne con le verdure. Buonissime. Vi fermate con noi a mangiare, pap? Pietro chiese quando Jacopo lo rimise a terra. Aspettiamo la mamma... fu la vaga risposta. La presenza di Carolina e la corsa dal fornaio erano l'evidente prova che Teresa avvertiva lo stesso disagio di nonna Ada per quel loro primo incontro: aveva preferito che fosse la vecchia amica ad accoglierla e nel frattempo era scesa a respirare una boccata d'aria. Si viet di immaginare la reazione di sua moglie nel sapere che Francesca era incinta: solo un ritardo, pens con una fitta di panico, non pu succedere anche questo. E subito si sent in colpa: era vergognoso temere l'arrivo di un figlio come se fosse un incidente, una disgrazia. Jacopo alz la testa e vide nonna Ada scostare Pietro da s e alzarsi dal divano. E arrivata la mamma! esclam il bambino. Si alz anche Jacopo. And verso la moglie, ferma sulla porta, e circondandole le spalle fece con lei i pochi passi che li separavano da Ada. Non ebbe il tempo di presentarle. Ciao, Teresa... disse la nonna con una strana voce sospesa, come se aspettasse da lei le parole da dire, i gesti da fare. Teresa allung la mano: Sono contenta di conoscerla. Sembrava che si fossero scambiate i ruoli: adesso era lei ad aspettare che Ada le suggerisse come proseguire. Erano l'una di fronte all'altra, e si fissavano in silenzio. Sediamoci Jacopo disse quando quel silenzio si fece imbarazzante. Si lev la voce di Pietro. Mamma, chiedi se si fermano a mangiare le lasagne con noi! Forse la nonna e il pap devono tornare a casa Teresa annasp. Nonna Ada si rivolse a lei. Se me lo chiedi, accetto volentieri. Le lasagne sono pi invitanti di una tisana di finocchietto selvatico. Non credevo che... Mi fa molto piacere se si ferma con noi, signora. Mangi qui anche tu, pap? Certamente. Ma vogliamo sederci e smetterla con... Ada allarg le braccia e strinse Teresa a s. Avrei dovuto accettare quella tisana. Mi dispiace tanto. Che cosa era, un linguaggio in codice? Ma Jacopo cap prima ancora di elaborare il sospetto. Tutto tornava: le insistenze di sua nonna per dirgli "qualcosa di importante", il suo irrigidirsi prima di entrare in casa, lo stralunato "sono contenta di conoscerla" di Teresa. Si erano gi viste, e quell'incontro era un brutto ricordo per entrambe. Allora restate qui a mangiare? ripet Pietro con impazienza. S rispose Jacopo. Va' in cucina e prega Carolina di preparare le lasagne anche per noi. Non appena il bambino si allontan, si rivolse, brusco, alla nonna. Vuoi parlarmi di quella tisana? E passato tanto tempo rispose Teresa per lei. Quanto tempo, nonna? Quando hai conosciuto mia moglie?

Non era ancora tua moglie Ada precis. Emise un profondo sospiro. Tuo padre le aveva fatto scrivere da un avvocato, tua madre l'aveva ricoperta di insulti... Ma Teresa non crollava. Cos partii all'attacco io: ero molto pri agguerrita dei tuoi genitori e conoscevo tattiche molto pi sottili delle minacce legali e di penose crisi isteriche. Un pomeriggio andai a casa di Teresa e un'ora dopo, quando uscii, ero certa di aver mirato al bersaglio. Era sconvolta. Non riusc nemmeno ad accompagnarmi alla porta. Per Jacopo fu come una folgorazione: tre ore dopo, al ritorno dalla palestra, l'aveva trovata cos: accovacciata sul divano, sconvolta. "Non possiamo sposarci" gli aveva detto cupamente, in balia di tutti i dubbi e le paure che dopo cinque mesi era riuscito a farle superare. Guard la nonna quasi con odio: Non ti vergogni?. Aveva ragione! Io ho portato soltanto male nella tua vita! grid Teresa. Non dire sciocchezze le ordin Ada. Tu gli hai tirato fuori quello che col tempo avrebbe perduto. Se non avesse incontrato te mio nipote si sarebbe adagiato nei privilegi di un'esistenza facile, continuando a compatire sua madre e a detestare suo padre come un adolescente arrabbiato. Invece, grazie a te, diventato un adulto capace di amare, affrontare le difficolt e i sacrifici. Tutto stava accadendo troppo in fretta. Jacopo non riusciva pi a collegare, a seguire. E quando avresti capito questo, nonna? Quando vi siete sposati. Nemmeno con le mie sottili strategie ero riuscita a piegare questa coraggiosa ragazza. Teresa strinse gli occhi. Lei sa che lavoro facevo? Non aspett la risposta. A venticinque anni sei finita, c' il ricambio con i corpi nuovi delle diciottenni. Non le venuto il sospetto che io avessi sposato suo nipote per sistemarmi? Era pur sempre un... I sospetti si coltivano soltanto se si ha paura di cercare la verit. Ada guard il nipote. Io l'ho cercata e sono arrivata a tale Puccio Strada. Nonostante il suo esecrabile lavoro, mi sembrato una persona umanamente decente. Si rivolse nuovamente a Teresa: Tu non avevi bisogno di soldi, non nutrivi ambizioni sfrenate e, sono parole sue, eri pi interessata a farti del male che a sistemarti. L'incontro con mio nipote stato provvidenziale anche per te. Jacopo stava per risponderle, ma l'irruzione di Pietro lo zitt. Nonna, vuoi anche le meringhe? Sono il mio dolce preferito. Jacopo prese il figlio per mano e lo riport in cucina. Fece un cenno d'intesa a Carolina e la donna, subito, cap. Pietro, ho bisogno di un aiuto: non scappare. Sbatto il bianco d'uovo, va bene? Quando torn in soggiorno, nonna Ada si era seduta accanto a Teresa e le stava porgendo un fazzoletto per asciugare gli occhi. Jacopo non riusc a trattenersi. Questo tuo soprassalto di solidariet e d'affetto non ti sembra un po' tardivo? Abbiamo perso una figlia che tu non hai neppure conosciuto! Ada scosse la testa con tristezza. E un'altra cosa che non sai. Sono venuta a trovarla ogni volta che stato possibile. Da quando nata. Carolina lavorava ancora in portineria e spero che la perdonerete se stata la mia complice. Le rare volte in cui Teresa le affidava Lucia per pi di un'ora, lei mi telefonava e io correvo con un taxi. Jacopo rest senza parole. Non le avrei impedito di vedere i bambini mormor Teresa. Lo so. Tu, Jacopo, mi hai appena chiesto se non mi vergogno di quello che ho fatto: s. Sono stata io, con il mio attacco, a inquinare l'amore di Teresa con il veleno dei sensi di colpa, dell'insicurezza, della paura. Ma mi sarei

vergognata ancora di pi chiedendole di perdonarmi. Quando si fa il male che io ho fatto a voi, indecente il solo pensare di poter essere perdonati. Teresa si soffi il naso. Sono contenta che abbia conosciuto Lucia. E che si sia tanto affezionata a Pietro. Dopo quello che ti ho detto, come puoi non detestarmi? Se fossi stata dalla vostra parte, avrei proibito ai genitori di Jacopo di farvi la guerra e tu avresti partorito nella mia clinica assistita dal miglior ostetrico. Lucia non sarebbe... Teresa le imped di proseguire. Se fra vent'anni Pietro si innamorasse di una... una come ero io, sono sicura che le farei la stessa guerra. Quello che ci accaduto il prezzo che si deve pagare per tutte le decisioni sbagliate. Il nostro matrimonio non era sbagliato! protest Jacopo. Dopo sei anni finito. Non possiamo incolpare di questo i tuoi genitori e tua nonna. E sono stanca di incolpare me stessa, di detestarmi perch... Teresa riprese fiato. Tu hai riparato all'errore innamorandoti della donna giusta e io devo guardare avanti. Sono stata punita, ho pagato e spero che nel futuro esister qualcosa di buono anche per me. Ho ventisei anni e un bambino piccolo che non posso seppellire nel lutto insieme a me! Jacopo, inchiodato a quell'hai trovato la donna giusta, non riusc a fermarla e a ribadire che il loro matrimonio non era stato uno sbaglio. Tanto meno poteva dirle che il futuro senza di lei gli appariva un inquietante buco nero. Soltanto in quel momento not che dalla stanza erano spariti tutti i giocattoli e gli oggetti di Lucia. Spostando cautamente lo sguardo su Teresa, si sent stringere il cuore: aveva dimenticato quanto fosse bella. Dall'abito corto e arricciato spuntavano le lunghe gambe fasciate dai collant. Ha gi smesso il lutto, pens. E io devo lasciarla andare perch un'altra donna ha preso il suo posto e le nostre strade si sono divise. Non aveva dubbi: Francesca era incinta. ORE 9,30 Finito il pranzo, finiti i giochi e le chiacchiere con Pietro, finita la recita della serena famiglia riunita, Jacopo sal in macchina per ritornare a casa con la nonna. Nessuno dei due si sforz di parlare: quel silenzio era affollato di ricordi riportati in vita, eco di frasi dette, sentimenti e riflessioni che finalmente potevano elaborare. Soltanto dopo che arrivarono a casa si spezz. Se ti separerai da tua moglie, non avr pace per tutto il resto della mia vita Ada disse. Vuoi partecipare anche tu alla caccia al colpevole? Io e Teresa siamo stati imbattibili: non c' pi gara, nonna. Purtroppo ho capito soltanto dopo l'incidente che patetico cercare il colpevole quando succede qualcosa che ingiusto, inspiegabile, ingovernabile. Succede e basta. Non possiamo evitare n cancellare nulla. Ada ascolt il nipote senza interromperlo, con espressione assorta. Ma di fronte a questa affermazione di impotente disfattismo ebbe un moto di ribellione. Si pu lottare contro quello che non ancora successo: il divorzio da tua moglie un evento inevitabile? L'appuntamento con l'avvocato sta scritto oppure un passo che puoi ancora non fare? Jacopo strinse le labbra. Stai zitto. Aspetta il risultato del test. Non ce la fece. Francesca incinta disse. Oh, no... Sul viso di sua nonna passarono incredulit, sgomento, paura, dolore: era come rivedere al rallentatore le sue stesse reazioni del giorno prima. Ne sei sicuro?

La sua stessa domanda a Francesca. Potrebbe essere un falso allarme. La stessa risposta di lei. Ma ho la certezza che non sia cos. Nonna Ada non disse altro, l'espressione concentrata mdicava un susseguirsi di considerazioni e interrogativi. Si ferm per porre al nipote quello pi importante. Lei lo vuole, questo bambino? Non era programmato, nonna. Jacopo aveva ricostruito l'unica possibilit di concepimento: risaliva a un sabato di fine ottobre, quando eranc andati a Pavia per le nozze di un medico della Nardi. Li cena si era protratta fino alle due di notte: era discesa una nebbia fitta, avevano bevuto troppo e cos, invece di ripartire per Milano, si erano fermati a dormire in un albergo. Per la prima volta avevano fatto sesso senza precauzioni, un rapporto eccitato e breve dopo il quale erano subito piombati nel sonno. Non esistono pillola e preservativi? Ada chiese con brutale stringatezza, quasi gli avesse letto nel pensiero. Francesca usa il diaframma e io non giro con i... Ho capito. Ma per lei questo figlio non programmato un problema o una lieta sorpresa? Come ti ho detto, non c' ancora la certezza che sia incinta. Ada fece una smorfia di disappunto. Staremo a vedere quello che il caso decider la donna comment sarcastica. Anche i figli fanno parte delle cose che succedono, inspiegabili e ingovernabili? chiese in un crescendo d'ira che si strangol in un acuto. Jacopo, colpito nel vivo, rest per qualche attimo sospeso tra umiliazione e collera. Sua nonna aveva ragione. Nell'albergo di Pavia si era comportato come un adolescente in balia degli ormoni e dell'alcol. In quella situazione l'aveva cacciato la sua irresponsabilit, non un crudele disegno del fato. Che donna Francesca? Ada chiese. Jacopo era abituato alle sue domande apparentemente strampalate: in realt arrivavano sempre alla conclusione di un percorso logico e silenzioso di sua nonna. Che cosa vuoi sapere di lei? Se sar una buona mamma? chiese. Ada fece un gesto di insofferenza, come a dire che era del tutto fuori strada e tanto valeva riportarlo subito su quella giusta. Ha preso in considerazione l'eventualit di interrompere la gravidanza? Jacopo si irrigid. Se incinta, il padre del bambino sono io e non pu "prendere in considerazione" niente che... Avete considerato, lucidamente e insieme, la possibilit di un aborto? Assolutamente no! Francesca non rischia la vita, non una ragazzina stuprata dal padre o da un branco di bulli, non psicologicamente o fisicamente handicappata... Sono i soli casi in cui considero l'aborto il male minore e sicuramente non condannabile. Hai pensato a Teresa? Questo figlio per lei sar pi devastante di uno stupro... La peggiore delle violenze... Alla donna trem la voce. Lo so. Ma Teresa forte. Con il tempo potr riprendersi. La peggiore delle violenze sarebbe impedire a un figlio di nascere. Non un figlio\ E solo un grumo di cellule! E tu sei un laico, uno che ha smesso di pregare e di andare a messa a quattordici anni e sostiene che ciascuno padrone della propria vita... Se mio figlio, adulto, fosse ridotto a sopravvivere come un vegetale e mi supplicasse di lasciarlo andare, io lo farei. Mail ' 'grumo di

cellule" non pu chiedere n decidere niente: una vita che si sta formando e che io devo difendere. Ada abbass la testa. Non ho mai chiesto miracoli, ma ora prego Dio, se esiste, che ci risparmi l'arrivo di un altro figlio. ORE 9,30 Bench fosse gi buio, mancavano molte ore alla fine della giornata e Jacopo non se la sentiva di sprofondare nel torpore col sottofondo del televisore acceso, di cenare co la nonna rischiando di riaprire un discorso malament, interrotto e infine rinchiudersi nella sua stanza a rimuginare nell'attesa che arrivasse il sonno. Devo andare disse ad Ada con il cappotto gi infilato. Non aspettarmi per cena. La nonna gli risparmi l'ovvio interrogativo: dove vai? Lui stesso, quando si ritrov per strada, non seppe quale direzione prendere, che cosa fare, dove rifugiarsi. Non ho amici, pens. Era la seconda volta in pochi giorni che realizzava questa realt. Per quasi sei anni, la sola amica era stata sua moglie. La capacit di capirlo non era mai venuta meno: anche dopo la nascita di Lucia, quando fatica, frustrazioni, malintesi e silenzi sembravano avere eretto un muro tra loro, Teresa ascoltava i suoi sfoghi, condivideva i suoi problemi, lo esortava a seguire corsi e convegni. Si chiudeva a riccio solamente quando lui tentava di abbattere il muro: il degrado del loro matrimonio era l'unico argomento tab. D'un tratto emersero alla memoria i frammenti di una quotidianit rimossa: gli articoli dei giornali che Teresa ritagliava per lui. I gustosi piatti che gli faceva trovare quando tornava dalla palestra. Le camicie e i pantaloni impeccabilmente stirati. Come aveva potuto dimenticare tutto questo? Era stata l'autodifesa o la perdita di memoria a pietrificare sua moglie come una statua di maternit desolata, un corpo che teneva aggrappato un altro corpo? Un bambino, correndo, lo urt e Jacopo si accorse di essersi fermato in mezzo al marciapiede. Le vetrine illuminate, gli addobbi natalizi e la strada affollata gli tolsero la voglia di camminare. Ripercorse i pochi passi verso il portone e and in cortile, dove poco prima aveva parcheggiato la macchina. Gli era sempre piaciuto guidare: lo rilassava e, allo stesso tempo, gli consentiva di pensare senza perdere lo stato di vigilanza. Ma in quel momento avrebbe preferito una destinazione, un invito a cena, un vecchio amico con cui parlare a cuore aperto. Purtroppo era solo. Mentre, al volante, aspettava di potersi incuneare nell'ondata del traffico per poi immettersi nella strada, gli venne in mente Carlo Zanetti, il proprietario della palestra che sei anni prima l'aveva assunto mettendo fine all'umiliante ricerca di un posto, agli imbarazzati ripassi, vedremo, gli organici sono al completo. Vado a trovarlo, decise. La palestra era aperta anche al sabato, fino alle dieci di sera, e sicuramente Zanetti sarebbe stato contento di rivederlo. Da lui aveva avuto, sin dagli inizi, rispetto, apprezzamento, amicizia. Tra i molti telegrammi di condoglianze ricevuti in quei giorni figurava anche il suo. Sollevato per aver trovato una destinazione, Jacopo si accod senza fretta al lento procedere delle macchine riandando al primo incontro con lui. Era bastato un breve accenno alla guerra che il padre gli stava facendo per fare capire a Zanetti la situazione. "Con la presenza di un giovane e bravo ortopedico la mia palestra offrir un servizio ancor pi qualificato: ma presumo che non altrettanto qualificante sia per lei, dottor Nardi. Per questo non si faccia scrupoli il giorno, spero non lontano, in cui le offriranno un'opportunit migliore."

"La ringrazio. Questa opportunit molto lontana e in ogni caso non considero affatto un ripiego quella che lei mi sta offrendo" si era affrettato a precisare. Zanetti si era concentrato. "Abbiamo molti iscritti, soprattutto anziani, con problemi di osteoporosi, difficolt motorie o portatori di-protesi. Grazie a lei, potremo offrire una valida consulenza medica e istituire un settore specializzato nella riabilitazione. " Ascoltando quel discorso, Jacopo aveva avuto la sensazione (e in breve tempo sarebbe diventata certezza) che i progetti di Zanetti fossero mirati soprattutto a gratificare e qualificare il suo lavoro di ortopedico. E cos era stato. Dopo un anno di attivit il settore della riabilitazione, attrezzato, ampliato e isolato dal resto della palestra, aveva ottenuto il riconoscimento e le convenzioni come struttura sanitaria. "E tutto merito tuo" Zanetti gli ripeteva. Paradossalmente, la stima e le gratificazioni di cui Jacopo godeva alimentavano le sue sotterranee frustrazioni. L'attivit nella struttura riabilitativa gli consentiva di partecipare a convegni e conferenze. Teresa insisteva ogni volta che lo vedeva riluttare: non capiva che il sentir parlare di nuovi materiali, tecnologie innovative, interventi chirurgici d'avanguardia non faceva che accrescere le sue frustrazioni. Si sentiva un emarginato, un esiliato a vita dalla sua vocazione: lavorare in un ospedale, eseguire interventi, applicare protesi, diventare lui stesso un relatore. Doveva all'atto di fede di Zanetti l'aver potuto esercitare la professione medica. Ma doveva alle insistenze di Teresa l'essersi tenuto sempre aggiornato: chiamato alla Nardi, dopo un brevissimo tirocinio in sala operatoria aveva potuto affrontare i primi interventi chirurgici. Il pensiero si focalizz su sua moglie: quante inquietudini, quante amarezze, quante frustrazioni le aveva involontariamente buttato addosso facendole i resoconti delle giornate trascorse in palestra? Era stato lui, non nonna Ada a inquinare sua moglie con il veleno dei sensi di colpa: si era sentita responsabile della carriera interrotta prima ancora di iniziare, della rottura con i genitori, del loro isolamento sociale. Della sua rovina. Jacopo si accorse di aver oltrepassato di due isolati la cancellata della palestra. Raggiunse la prima rotonda, svolt a sinistra e ripercorse la strada fino al grande parcheggio. Carlo Zanetti era appena uscito, gli dissero alla reception, e sarebbe rientrato luned mattina. Torn al parcheggio e risal in macchina. Dove vado? Che cosa faccio? Rest seduto aspettando che l'ondata di tristezza si ritraesse prima di rimettere in moto. Ma questa ondata lo travolse con una piena di ricordi. Otto mesi prima. Una sera di aprile al termine di una giornata storta. Aveva avuto uno scontro con un fisioterapista incapace assunto per la sua parentela con un politico. Lo scontro era proseguito con Zanetti: "In che mondo vivi, Jacopo? Non possiamo fare i duri e puri!". Alle sei del pomeriggio, mentre attraversava la palestra per raggiungere il bar, si era sentito chiamare per nome. Era Nadia Ferri, la migliore amica di sua madre. "Non sapevo che tu lavorassi qui" gli aveva detto. Lo stupore della donna sembrava sincero. Fugato il sospetto che Nadia fosse stata indotta a iscriversi alla palestra per stabilire un contatto con lui, si era fermato a

scambiare le solite parole di cortesia: come va? Ti trovo bene. Anch'io sto bene. Nadia gli parl dell'intervento all'anca a cui era stata sottoposta due mesi prima, nella clinica Nardi. E dopo avergli fatto un meticoloso resoconto di malanni e complicanze, gli disse senza preamboli: "Tuo padre stato allontanato dalla clinica. Carabinieri e Finanza stanno indagando sui guai che ha combinato e la Nardi rischia la chiusura. Dovresti telefonare a...". " Sono cose che non mi riguardano. E voglio starne fuori. " "Tua madre e tua nonna rischiano di..." "Non abbiamo pi rapporti da sei anni." Jacopo era tornato a casa alle nove di sera, stremato e coi nervi tesi come una corda. La statua della maternit; desolata aveva sollevato un braccio indicandogli il tavolo apparecchiato. "Scaldo il passato di verdure, intanto puoi bere un..." "Lascia stare. Mi sono fermato a mangiare una pizza." "Va bene." "Che cosa va bene?" "Niente." "E lo dici cos?" La voce di Jacopo si alz di un tono. "Non una novit. Lo sappiamo da sei anni." "Hai voglia di litigare?" "No." Teresa si rivolse a Pietro: "Sei ancora qui? Va' a lavarti i denti e a mettere il pigiama". "Subito, mamma." Jacopo segu il figlio che si allontanava e poi spost lo sguardo su Teresa. "Quando la smetterai di tormentare quel povero bambino?" tuon con ira. "Non ho voglia di litigare." "E allora parliamone con calma." "Che cosa c' da dire?" "Niente va bene." "L'ho detto prima io, Jacopo." "E una battuta? Una provocazione?" " la realt." Quel tono inaspettatamente triste e sommesso ebbe su Jacopo l'effetto di un colpo basso. "Sono stanco di sentirmi infelice e colpevole, stanco di chiedermi prche riusciamo a parlare solamente per ferirci" grid. Non diede a Teresa il tempo di aprire bocca. "La nascita di Lucia avrebbe dovuto unirci ancora di pi, invece mi hai tagliato fuori come se questa figlia fosse una croce che tocca a te portare sulle spalle. E guai se oso ricordarti che sono il padre: vuoi l'alone del martirio? Vuoi essere la protagonista assoluta nel ruolo della madre dolente?" "Sai ferire profondamente, Jacopo." "Mai quanto te. Mi hai distrutto!" Teresa scolor e lui ebbe l'impressione che barcollasse. Avrebbe voluto dirle che non era vero niente, che l'amava, che solamente il vivere senza di lei l'avrebbe distrutto. Che cosa lo trattenne? Forse la paura di essere respinto ancora una volta. Oppure un sospetto che emergeva dall'inconscio e in pochi istanti prendeva corpo: sei davvero infelice, non esiste pi niente da salvare, tua moglie ti ha rovinato la vita. Jacopo scacci inorridito questa voce. E fu la furiosa smania di punirsi a fargli pronunciare la frase fatale: "Che cosa altro vuoi da me, Teresa?" url. "Mi hai gi dato tutto. Adesso vattene da questa casa."

L'irreparabile era avvenuto. Una macchina si era fermata poco distante e stava lampeggiando. Jacopo vide il finestrino abbassarsi e lo abbass anche lui. Sta andando via? gli chiese l'uomo alla guida, sporgendosi. Stava evidentemente aspettando che lui se ne andasse per poter parcheggiare. S, vado subito. Dove? Fece marcia indietro, segu le frecce che indicavano l'uscita e si immise nella strada principale. Quella lontana sera di aprile aveva davvero creato l'irreparabile. Jacopo accost a destra e si ferm in una piazzola, indeciso se continuare a guidare senza meta oppure riprendere la strada di casa. Al mattino dopo, quando si era alzato, Teresa gli aveva gi preparato due sacche con la sua roba. Il dove vado?, che cosa faccio? sarebbe diventato da quel giorno il patetico leit-motiv dei momenti cruciali. Si sistem, provvisoriamente, in un residence. Ma gli eventi decisero per lui, distogliendolo in due soli giorni da quella situazione di precariet. Gli sembr, allora, il compassionevole atto riparatorio di una malasorte che si era tanto a lungo accanita contro di lui. Adesso capiva che era avvenuto esattamente il contrario: gli eventi, approfittando della sua vulnerabilit e delle sue incertezze, lo avevano costretto a imboccare una strada senza ritorno. Due giorni dopo lo scontro con Teresa, nonna Ada si era presentata nella palestra in cui lavorava. Era sempre dritta, elegante, sicura, come se il tempo le fosse scivolato addosso senza sfiorarla. "Ho bisogno di te, Jacopo." La sua voce tremava. E in quel momento lui not i segni di stanchezza sul viso, gli occhi vivi appannati da un velo di malinconia. "Che cosa successo?" "Otto mesi fa io e tua madre eravamo riuscite a salvare la clinica dalla chiusura e dallo scandalo. Ma avevamo sottovalutato il talento truffaldino di Filippo Nardi. " La donna tacque, come a cercare le parole per descrivere questo talento. Jacopo associ questo sfogo a quanto Nadia, l'amica di sua madre, gli aveva raccontato tre giorni prima. "Quale altro guaio ha..." Ada fece un gesto di fastidio. "Il peggio. Lo abbiamo allontanato dalla Nardi e tua madre ha finalmente aperto gli occhi sul filibustiere che ha sposato. E l'unico risvolto positivo di questa catastrofe. " "Mi dispiace, nonna. Non capisco perch ti fai viva dopo sei anni e soprattutto quale aiuto ti aspetti da me. " "Devi ritornare alla Nardi" spar. "Ti ricordo che non ho mai lavorato nella vostra clinica: Filippo Nardi mi ha sbattuto fuori prima ancora di assumermi, e tu e tua figlia non avete fatto nulla per impedirlo." Ada sospir. "E vero. Quello che ti abbiamo fatto imperdonabile e purtroppo non si pu cancellare. Ho pi di ottani'anni: vuoi seppellirmi con il tuo odio?" "Io non ti ho mai odiato." Il viso di Ada si distese in un lampo di sorriso. "Hai vinto tu. Hai sposato la ragazza che amavi e che..." "Ci siamo lasciati due giorni fa e mi sono trasferito in un residence." "Oh, no..." Il guizzo si spense. "E un problema mio, nonna. Perch vuoi che venga a lavorare alla Nardi? Quale aiuto posso darti?" le chiese di nuovo.

"Il reparto di ortopedia quello sotto tiro. Se ne sono andati i due medici migliori e Andrea Nanni dice che..." "Non ho un curriculum prestigioso, nonna." "Ma sei un bravo ortopedico. Un Nardi perbene. E soprattutto sei il mio unico nipote: se rifiuti la mia proposta, per me non ha pi senso investire soldi e speranze per il rilancio di una clinica che finir in mano a estranei." "Va bene." La risposta arriv di getto, prima ancora che Jacopo potesse riflettere. "Vuoi dire che accetti?" "S. Dammi il tempo di parlare con il direttore di questa palestra e..." "Tutto il tempo che vuoi. Intanto lascia il residence, a casa mia starai molto meglio." Tutto si era risolto in una settimana. Carlo Zanetti si era mostrato molto comprensivo e aveva trovato il sostituto in un trentenne che non era stato assunto dall'ospedale in cui aveva lavorato come borsista. Durante quella settimana era andato da Teresa per ritirare il resto della sua roba e concordare le visite ai bambini. "Lascio la palestra e vado a lavorare alla Nardi" le aveva annunciato. Aggiungendo, come a giustificarsi: "Me l'ha chiesto mia nonna e non potevo...". Teresa non gli aveva consentito di raccontare i particolar ri. "Sono felice per te, Jacopo. Dopo sei anni, finalmente hs ritrovato la tua famiglia e potrai fare il lavoro che sognavi. " Sembrava davvero felice, quasi anche lei avesse realizzato un sogno: liberarsi da un uomo che non amava pi? Concentrarsi masochisticamente sul ruolo della Grande Martire? Per otto mesi si era posto quegli interrogativi. E adesso che la verit cominciava a farsi strada, era troppo tardi per chiedere a Teresa di dirgliela, troppo tardi per vergognarsi della sua accecante idiozia. L'irreparabile era accaduto nel momento in cui si era lasciato passivamente spingere in una direzione obbligata, voluta dal caso. Lungo quella strada avrebbe incontrato Francesca. Il pensiero di lei, respinto per ore, lo fece riemergere con violenza dal passato. Quanto doveva aspettare per avere la certezza che Francesca fosse incinta? Ti richiamer io. Ho bisogno di restare sola. Vilmente si adegu alla volont di lei e vinse la tentazione di chiamarla. DOMENICA 12 DICEMBRE La tregua ORE 9,30 L'appuntamento era per le otto. Nel corso della notte Jacopo si era svegliato pi volte, eccitato come quando, bambino, aspettava l'arrivo di Babbo Natale. Alle sei si alz e cominci a prepararsi pervaso dalla stessa eccitazione. Nessun giocattolo e nessuna sorpresa lo avevano reso felice come la telefonata che Pietro gli aveva fatto la sera prima. Pap, domani domenica e Carolina ha detto se io e la mamma andiamo in campagna con lei. Vuoi venire anche tu? Non aveva fatto in tempo a rispondere. Scusami, Jacopo, il bambino ha fatto il tuo numero mentre ero in cucina. La voce di Teresa. E, sullo sfondo, le proteste del bambino: Ridammi il telefono, voglio parlare con il pap!. Teresa, perch non gli lasci finire il discorso? Va bene. Non devi giustificarti, basta spiegargli che per domani hai gi un impegno. Sei diventata una sensitiva? Una maga? Jacopo scherz.

Qualche istante di silenzio e poi, di nuovo, la voce di Pietro. La mamma una prepotente! Mi stavi facendo un invito. Dove dovremmo andare? A trovare il figlio di Carolina che abita in campagna e ha due bambini grandi come me. Allora vieni, pap? E ci porti con la tua macchina? Sicuramente s! Telefono subito a Carolina. Lei me l'aveva detto che se te lo chiedevo tu venivi! Prima di telefonarle, mi passi la mamma? E se poi ti fa cambiare idea? Non se ne parla nemmeno. Jacopo ud un festoso "pap viene! " e poi, di nuovo, la voce di Teresa. Non necessario che... A che ora passo a prendervi? Alle otto. Ma, Jacopo, se non... Alle otto sar da voi. A domani, Teresa. Mancavano due ore all'appuntamento e quella era la prima opportunit di trascorrere un'intera giornata con sua moglie e il loro bambino. Forse l'ultima-, l'euforia si spense al pensiero che mai pi Teresa avrebbe accettato di partecipare ai suoi incontri con Pietro dopo aver appreso che Francesca era incinta. Il loro rapporto si sarebbe limitato a un civile saluto sull'uscio, quando fosse andato a prendere il bambino per portarlo con s, e a qualche contatto, preferibilmente telefonico, per concordare le decisioni pi importanti per il loro figlio. Teresa sapeva della sua relazione con Francesca e dava per scontato che avrebbe ricostruito una famiglia con la nuova compagna. Ma sarebbe stato molto pi che umiliante apprendere, nel momento pi doloroso della sua vita, che questa famiglia, di fatto, si era gi formata. D'un tratto avrebbe visto nel padre della figlia perduta un uomo in trepidante attesa d'un altro figlio: un estraneo ormai proiettato verso un gioioso futuro. Jacopo ripens alla forza con cui sua moglie stava cercando di reagire al lutto: adesso sarebbe sprofondata in un dolore pi grande, quello che si patisce da soli e nessuno pu condividere. Questo gli era insopportabile. Forse soltanto un ritardo, si disse. Francesca sicura che sia cos e non esiste un'altra famiglia. La mia famiglia sono Teresa e Pietro. E la prima domenica dopo l'incidente. La nostra prima giornata di tregua. Non devo rovinarla. Nel fervido crescendo di rassicurazioni e buoni propositi si insinu, a tradimento, l'esca avvelenata. Una domenica fa tua figlia era ancora viva e tu eri in montagna con Francesca. L'inizio di una settimana di vacanza con lei: sci, passeggiate, giri tra negozi e mercatini, risate, chiacchiere, progetti. E la certezza di essere stato miracolato incontrando una donna meravigliosa. L'amo gli si conficc nel cuore. Era perduto. E avrebbe pagato per sempre il suo abbaglio. Ma non oggi: gli era concessa una brevissima remissione, gli restava ancora un giorno di tregua. ORE 7,55 Quando arriv sotto al portone, Jacopo aveva superato la cupezza di inutili elucubrazioni e ritrovato, sia pure in parte, la gioia di trascorrere una giornata con Teresa e Pietro.

Scese dall'auto e suon il citofono. Pietro rispose dopo pochi secondi. Scendiamo subito, pap! Uscirono dal portone con Carolina. Jacopo la ringrazi subito per l'invito, poi abbracci il piccolo e infine rivolse un esitante "ciao" alla moglie. Con enorme sollievo, non not alcun segno di fastidio di malumore in lei. Sei il nostro salvatore gli sorrise indicando le sacche e i pacchi colorati di cui Carolina era carica. Intervenne Pietro. Babbo Natale ha lasciato a casa sua i regali per i nipoti Stefano e Lorenzo. Se non ci portavi tu, dovevamo andare col treno. E bello sentirsi indispensabili! Jacopo scherz. Al momento di salire in macchina, Carolina si diresse decisa verso il sedile anteriore, accanto a lui. E Jacopo ne cap al volo il motivo: viaggiare accanto alla mamma avrebbe rassicurato Pietro distogliendolo dalla terrorizzante immagine di una testa insanguinata che sporgeva dal finestrino frantumato. Dove vi porto? chiese in tono gaio girandosi verso Pietro. In campagna, pap. Mio figlio abita nella vecchia casa dei miei genitori, a quattro chilometri da Arese precis Carolina. Devi prendere la direzione Milano-Laghi. Agli ordini! Lo sai, pap, che hanno anche i coniglietti vivi? Io non li ho mai visti. Mi fai venire un'idea. Non hai mai visto nemmeno un presepe vivente, con le persone vive al posto delle statuine. Ti porter a vederlo prima di Natale. C' anche un Ges bambino vero, con il pap e la mamma? Proprio cosi. Portiamo con noi anche la mamma e Carolina? Sicuramente s. Dopo il per... persepio mi fai anche fare un viaggio in aereo? Matteo, il mio amico dell'asilo, va sempre in aereo a trovare i nonni che stanno in Sicilia. Mi venuta un'altra idea: potremmo passare il Natale in un bel posto caldo dove ci sono le palme, il sole e il mare... E si arriva con l'aereo. Se Francesca non incinta. E un'isola, pap? Non aspett la risposta. Quando abbiamo finito di fare tutto, posso tornare all'asilo? Assolutamente s rispose Teresa. Per, prima di volare e fare tutto devi riposare e... Io sto benissimo. Un camion li stava superando. Attento, pap! Attraverso lo specchietto retrovisore, Jacopo vide il figlio stringersi istintivamente a Teresa. Stai tranquillo lo rassicur, avvertendo la patetica idiozia di quella frase. Nella mente di suo figlio sarebbero rimasti impressi per sempre i ricordi e le immagini dell'incidente. Nella cascina ci sono anche le mucche e un vitellino appena nato disse Carolina voltandosi verso Pietro. Fu dopo l'uscita dal casello autostradale, mentre prendevano la direzione di Arese, che la donna parl del figlio Luciano: geometra per volont dei genitori e contadino per vocazione. Io e mio marito speravamo che trovasse un posto in Comune o in qualche impresa edile: invece, appena preso il diploma, si trasferito a casa dei nonni per lavorare i campi. A venticinque anni ha sposato l'anima gemella, una

che come lui detesta il caos della citt, e dopo la morte dei miei genitori hanno ristrutturato il cascinale, ampliato la stalla e trasformato la propriet in una piccola azienda agricola che li fa vivere senza problemi. Stefano e Lorenzo, i loro gemelli, sono due contadini in miniatura: salire sul trattore col padre, preparare con la madre il pastone per i polli, raccogliere l'erba medica per i conigli e salire sugli alberi per cogliere la frutta il loro massimo ( ver-timento. Io detestavo vivere in campagna confess Teresa, interrompendo il lungo monologo dell'amica. A chi lo dici! A vent'anni ho sposato un milanese e quando ci hanno offerto la portineria di viale Certosa ho realizzato un sogno: vivere tra la gente, affacciarmi alla finestra e vedere le file di macchine invece di quelle degli alberi. Io, col cemento e lo smog, ci respiro! rise. Si ud la voce di Pietro: Per bello anche salire sul trattore e avere i coniglietti. Attraversata una zona di villette e un lungo viale alberato, Carolina indic a Jacopo la rotonda di fronte a loro: Prendi la prima strada a destra e prosegui sempre diritto per un chilometro, fino a quando troverai una strada sterrata. Un quarto d'ora e ci siamo. Credi che potr salire sul trattore con il pap dei gemelli? chiese Pietro. Vedremo. Soltanto Jacopo colse nell'insolita stringatezza di Carolina un che di strano, come sfuggente. La spiegazione arriv quando furono a un centinaio di metri dal casale: Mio figlio e Matilde sono andati a un matrimonio e ho scelto questa domenica proprio per godermi i nipotini senza di loro. Ma ci siamo noi obiett Teresa. Saremmo potuti venire un'altra volta. E perch? Io e Pietro passeremo una bella giornata con i gemelli. E voi due... Si interruppe. Ne parliamo dopo. Parcheggia alla destra del portico, Jacopo. Stefano e Lorenzo corsero verso di loro ancor prima che l'auto fosse ferma e, quando videro la nonna scendere, la travolsero con i loro abbracci e le loro grida di esultanza. Pur non avendo un rapporto continuo con lei, era evidente che i bambini la consideravano una persona speciale. E Carolina lo , pens Teresa osservando la scena: irradia serenit e calore, sa dire le parole di cui hai bisogno, ti guarda dentro come se avesse la magia di leggere nel cuore. Jacopo stava pensando le stesse cose. Carolina era una specie di angelo custode del palazzo, e per lui e Teresa aveva avuto, sin dagli inizi, una cura quasi materna. Era certo che considerasse la loro separazione un distacco temporaneo o una decisione quasi imposta dalla sfortuna. Era altrettanto certo che Carolina, dopo la morte di Lucia, aveva detto "adesso basta, questi poveri ragazzi hanno toccato il fondo e adesso ci penso io". Quella domenica ad Arese era l'inizio del contrattacco, una mossa strategica di cui Jacopo non riusciva ancora a scorgere il disegno finale. Era stata Carolina a suggerire a suo figlio la telefonata ("Vieni con noi, pap?"), sempre lei a far coincidere la gita con l'assenza del figlio e della nuora. Non restava che aspettare le mosse successive. Scaricati i pacchi, entrati in casa, presentata Anna, la giovane tata dei gemelli, e trovato un paio di stivali di gomma per Pietro, il disegno si materializz in un ordine perentorio: Voi due, adesso, levatevi dai piedi. A tre chilometri da qui c' una vecchia chiesetta

aperta solo la domenica e piena di ex-voto... E poco distante, a sinistra, troverete una trattoria che a Milano se la sognano. Teresa sgran gli occhi: Ma noi eravamo venuti per.... Niente storie. E una bella giornata di sole e avete bisogno di respirare. Ci rivediamo alle quattro. Jacopo l'avrebbe abbracciata. Carolina ha ragione disse alla moglie, ancora riluttante. Ho sempre ragione. Lasciate la macchina davanti alla chiesa e andate alla trattoria a piedi. C' una scorciatoia segnalata dalle frecce: un sentiero pieno di ponticelli di legno che attraversa un laghetto naturale con piante acquatiche e... Poco fa esaltavi cemento e smog! obiett Teresa, con un sorriso che allarg il cuore di Jacopo. Esalto anche il risotto con l'ossobuco, ma questo non mi impedisce di apprezzare un buon minestrone. Si rivolse a Jacopo. Ripercorri la strada sterrata per un chilometro. Prima della rotonda troverai sulla destra un grande faggio. l'albero pi grande, non puoi sbagliarti. Svolta subito dopo, e arriverai alla chiesetta. Sei pi precisa di un navigatore! rise Jacopo. Pietro aveva gi infilato gli stivaloni di gomma e aspettava, eccitato, di andare a vedere i coniglietti e il vitellino. Non tornate troppo presto! raccomand ai genitori. ORE 9,30 Dopo aver parcheggiato la macchina a destra della piccola chiesa, Jacopo prese per mano Teresa e la guid verso il portone. Quando lo apr, gli parve che il tempo fosse tornato indietro di sei anni fermandosi al momento in cui lui e Teresa erano entrati in un'altra chiesa per sposarsi: spariti i problemi, le resistenze e le paure, avevano varcato la soglia di un mondo pervaso di serenit e beatitudine. Si accorse che sua moglie stava rivivendo le stesse emozioni. Qui... qui bellissimo sussurr. Lungo i due lati della stretta navata si susseguivano le vetrine con gli ex-voto, simili a quadri coloratissimi e sfavillanti di luce. Jacopo riprese per mano Teresa e insieme, in silenzio, procedettero verso l'altare soffermandosi davanti alle teche. Ogni oggetto, dal pi umile al pi prezioso, esprimeva l'atto di fede premiato, il grazie per un miracolo ricevuto. Udirono dei passi e si voltarono: un uomo anziano, leggermente claudicante, si stava avvicinando a loro... Sono il custode disse. Un sorriso illumin il viso rugoso. Qui vengono soltanto i vecchi. I giovani come voi hanno smesso di pregare, per questo Dio non fa pi miracoli. Volete che vi accompagni? Non serve, grazie rispose Jacopo sentendo la mano di Teresa irrigidirsi e poi ritrarsi. Allora vi lascio. Dopo l'ultima vetrina c' l'altarino delle grazie-, si accende un cero e si chiede quello che... Va bene Jacopo lo interruppe. Proseguirono in silenzio il resto del percorso. Quando arrivarono davanti a quell'altarino, Teresa si arrest. Vuoi... accendere un cero? Jacopo chiese cautamente. No. Non ho grazie da chiedere. Ma spero che la nostra bambina si trovi in un posto come questo... Adorava i colori... Lo so. Ti ringrazio di non aver risposto "finalmente riposa in pace". Era felice di vivere: sai anche questo? Teresa gli chiese. Nella sua voce c'era molta tristezza, ma non rabbia o rancore.

Devi dirglielo. Adesso. Jacopo allontan Teresa dall'altarino e la fece sedere nel vicino banco. Poi si sedette accanto a lei. Due giorni dopo la nascita, Lucia ebbe una crisi respiratoria... esord. Ne ha avute molte. Ma quella fu la pi grave. Ero accanto a lei, con il primario della neonatologia patologica. "Se ne sta andando" mi disse, come se mi annunciasse la provvida fine di una vita segnata, inutile... Se ne stava fermo, senza fare nulla. E io impazzii. Sollevai la campana, tolsi Lucia dall'incubatrice e cominciai a rianimarla massaggiandole il cuore, soffiandole il respiro in bocca... Volevo che vivesse. E mentre mi accanivo per rianimarla chiesi anche il miracolo a Dio. Pregai. Perch non me l'hai mai detto? Teresa chiese dopo un'eternit. Perch... Non riusc a proseguire. Jacopo, per quattro anni ho creduto che tu considerassi la sopravvivenza di Lucia una disgrazia dovuta a un insensato accanimento terapeutico. Ma c' di peggio: ho creduto che tu mi detestassi perch mi ostinavo a curarla, nutrirla, tenerla in vita. Avrei voluto detestarti anch'io, invece continuavo ad amarti. Mi vergognavo di quel sentimento, mi sentivo in colpa per il mio passato e... Teresa tronc il discorso e subito lo riprese con voce ferma e dolce. Se mi avessi parlato subito del tuo amore per Lucia, tutto sarebbe stato diverso. Forse ora potremmo dirci tante altre cose che ci siamo taciuti, ma non servirebbe pi a niente. Il nostro matrimonio finito, Lucia se n' andata e io... La voce le si incrin. Non parliamo pi del passato, Jacopo. Ci rimasto un bambino: accetter tutti gli accordi che ti sembrano giusti, potrai vederlo quando e come vorrai. Sei una brava persona e mi fido di te. Anche se per quattro anni mi hai creduto un padre... Basta Teresa disse alzandosi dalla panca. Il tono era sempre fermo e dolce. Siamo venuti in campagna per passare una bella giornata, e cos sar. Jacopo la segu e proseguirono la visita degli ex-voto esposti lungo la murata destra. Abbiamo anche dei buoni ricordi, Teresa. Il viso di lei, proteso verso la vetrinetta illuminata, era di una bellezza struggente. Si gir a guardarlo con un sorriso. S. Malgrado tutti i nostri sforzi, qualcosa di buono lo abbiamo dovuto accettare. Parlavo sul serio. E io, seriamente, mi stavo sforzando di fare una battuta. Jacopo si adegu. Il senso dell'umorismo non il tuo forte! Devo ricordarti la mattina del nostro matrimonio? E la prima cosa che mi venuta in mente quando siamo entrati in questa chiesa. Quella mattina ci ha salvati proprio il mio umorismo... Il prete che doveva sposarci non si vedeva, i due testimoni non si decidevano ad arrivare e tu entravi e uscivi dalla chiesa col cellulare all'orecchio. Farneticavi. Pensavi a un complotto per impedire il nostro matrimonio. Dopo due ore sei rientrato, raggiante: ottime notizie. Il prete era al capezzale di un moribondo per l'estrema unzione e i tuoi colleghi testimoni si erano dovuti trattenere al pronto soccorso per curare tre anziani ustionati dall'esplosione di una bombola di gas. Non ci restava che aspettare con pazienza: dicesti proprio cos. E tu mi guardasti come se fossi un mostro. Poi scoppiasti a ridere. Quel tuo ottime notizie mi sembr una battuta talmente macabra da diventare comica. E mentre continuavi a guardare l'orologio, io ti

rassicuravo: abbi pazienza, dai tempo al moribondo e agli ustionati di volare in cielo e potremo realizzare il nostro sogno... Ero smanioso di sposarti. La sola idea che qualcosa ci potesse... Stop! Niente soprassalti di romanticismo! A questo proposito ricordo una tua battuta che mi fe< e infuriare. Sposi sfigati, matrimonio fortunato. Non hai mai sopportato il turpiloquio Teresa disse in fretta, avvertendo l'infelicit di un aggettivo, fortunato, che li avrebbe ricondotti alle tristezze del passato. Jacopo lo cap e torn alle rievocazioni scherzose. Ti avevo promesso un viaggio di nozze da favola: una settimana a Parigi. Ma l'amico che avrebbe dovuto consegnarci le chiavi della sua casa arriv in chiesa con la bella sorpresa: l'appartamento non era pi disponibile perch i genitori avevano deciso di festeggiare il trentesimo anniversario di matrimonio proprio a Parigi. Ripiegammo su due giorni a Sirmione, sul lago di Garda. Era il massimo che ci potevamo permettere. Parla per te! Io avevo in banca i bonifici di mio padre ed era appena arrivato quello della mia quota di utili. Avremmo potuto permetterci anche il Ritz: ma tu non volesti saperne. Non volevo sembrarti il diseredato che appende il cappello sposando una ricca campagnola. Teresa non rise e Jacopo sper che non capisse, e non avesse capito nemmeno all'epoca, la vera ragione del rifiuto: nel conto corrente della "ricca campagnola" erano depositati anche i soldi guadagnati lavorando per Puccio Strada: quanti fossero stati gli "incontri" e con quali cifre retribuiti non aveva mai voluto saperlo. Di certo, gli ripugnava la sola idea di vivere la "favola" di una settimana a Parigi con quei soldi. Teresa lo tir per una manica. Niente rimpianti: i due giorni a Sirmione vanno archiviati tra i bei ricordi! Jacopo riand al loro viaggio di nozze: due giorni chiusi nella stanza di una piccola ma deliziosa locanda, con la smania di accarezzarla, penetrarla, possedere il corpo di sua moglie, cancellare le tracce di altre mani, altri corpi. Ma vi erano stati anche momenti di gioiosa allegria. Si facevano portare i pasti in camera e, placata la fame, ritrovavano l'energia per fare ancora l'amore. Jacopo si accorse che Teresa stava aspettando una risposta. Hai ragione le disse con voce leggera, quei due giorni a Sirmione restano un bel ricordo: anche se sfum il progetto di visitare il lago di Garda, scovare dei posti caratteristici e trovare qualche spiaggetta dove rilassarci e prendere il sole! Non sottovalutare i meravigliosi gerani rossi sul davanzale della finestra: quale panorama, quale scorcio migliore avremmo potuto ammirare? Mi venuta fame Jacopo disse mentre uscivano dalla chiesetta, per scacciare la fitta dei rimpianti. Anche a me. Seguiamo l'itinerario di Carolina oppure prendiamo la macchina? Ti pare una domanda da fare? Il sentiero con i ponticelli un ordine, e al ritorno Carolina vorr un dettagliato rendiconto di quello che abbiamo visto. Lei si fida di me. E vuoi imbrogliarla? Jacopo, lo dicevo per te. In macchina faremmo prima... Oggi domenica, e immagino che tu abbia fretta di tornare da Francesca. Ti sono gi grata per... Jacopo si arrest. Quando la smetterai di immaginare, di interpretare quello che voglio, di fare per me cose che

non ti chiedo? la apostrof. Al diavolo i buoni propositi, l'allegria artificiosa, i discorsi circospetti. Se ho sbagliato mi scuso. E qui finisce il... Non finisce niente. Poco fa mi hai detto che ti detestavi perch, nonostante tutto, mi amavi e io continuavo ad amarti. Distruggendo il nostro matrimonio hai voluto punire me o te stessa? Adesso basta. Teresa si allontan da lui e imbocc a grandi passi il sentiero che conduceva alla trattoria. Jacopo la rincorse e la trattenne per un braccio. Sono pieno di rabbia: dopo tanti anni ho capito che mi sono fatto manipolare come un idiota. Mi provocavi per port r-mi all'esasperazione e farmi buttare fuori il peggio di n e. Giravi e rigiravi le stesse domande fino a quando arrivavano le risposte che volevi per avere la conferma di vivere con un uomo frustrato, disfattista, crudele... Non ho mai pensato questo di te! Teresa protest. Ma proprio cos che mi sono comportato. Alla fine me ne sono andato: era la cosa pi ignobile che potessi fare, ma non ho provato alcun rimorso perch avevo la certezza che fossi stata tu a cacciarmi... Jacopo riprese fiato e la sua voce si fece triste. Mi hai manipolato al punto da farmi credere che non ci fosse pi niente da salvare, che anche il mio amore per te fosse finito. E non cos? Vuoi sentirmi ripetere che mi hai tolto tutto, che mi hai rovinato la vita o che altro? Di quale risposta hai bisogno, Teresa? Muoviamoci, si sta facendo tardi. Ho bisogno solamente di pace. Anche io! Ma senza di te non riesco a... Non dire che mi ami ancora! Teresa url. Francesca. Il pensiero di lei paralizz Jacopo. No disse. Quella sillaba riassumeva tutto quello che provava e che avrebbe voluto spiegare a sua moglie. Teresa sembr capire. Andiamo disse. Si inoltrarono lentamente nel sentiero, senza parlare. Non posso dirti ti amo quando c' una donna che forse aspetta un figlio da me e le nostre esistenze si stanno separando per sempre, Jacopo le disse in silenzio. Fino a una settimana fa programmavo il mio futuro con Francesca. Mi rasserenava, mi p. ceva, la amavo. La strada con lei mi allontanava sempre pi da un matrimonio sbagliato. Ma dopo la morte di Lucia tutti i sentimenti e tutte le certezze sono stati travolti da una devastante sensazione di perdita. E la strada con Francesca ha cominciato a farmi paura perch non mi sentivo ancora pronto per lasciarmi il passato alle spalle. Jacopo, guarda: non meraviglioso? Teresa chiese indicando una sottile lastra ghiacciata che ricopriva, come un vetro, un gruppo di piante acquatiche. Soltanto cinque minuti prima era affranta: in quel meraviglioso Jacopo scorse un fastidioso segno di umoralit. Borbott qualcosa e acceler il passo. Teresa lo segu. Non sopportavo pi di vederti cupo e con le spalle curve mentre rimuginavi sulle cose cattive che ci eravamo detti. Dopo l'incidente l'ho fatto anch'io, e stavo diventando pazza. Scusami. Teresa riusciva sempre a spiazzarlo. La prese sottobraccio. Il cielo si sta rannuvolando osserv. Gli inverni non sono pi quelli di una volta declam lei. Non capisco... Teresa ridacchi. Il tempo e le stagioni sono un ottimo spunto di conversazione. Sei stata tu a... Lo so. Ma i tuoi silenzi mi fanno paura come il nostro girare a vuoto nel passato: non facciamo che ripetere le stesse cose.

Jacopo avrebbe voluto risponderle che si erano detti pi cose in sei giorni che in sei anni. Per quanto lo riguardava, il passato adesso gli appariva pi oscuro del futuro. Riandando indietro nel tempo tutto gli sembrava diverso e persino sconosciuto, come se un'altra persona avesse vissuto al posto suo. Era cos anche per Teresa? Temeva i silenzi ma non voleva farsi domande n rispondere alle sue. Dubbi, paure, riflessioni, speranze? Tutto da seppellire in gran fretta con il passato. A che cosa stai pensando? lei lo richiam. A noi due. Ci siamo mai veramente conosciuti? In questi giorni mi sembri diversa, un'altra persona rispetto ai sentimenti, alle idee, ai comportamenti che ti attribuivo. Jacopo si accorse che stava proseguendo ad alta voce L sue silenziose riflessioni. E aggiunse: Probabilmente t pensi lo stesso di me.... No. Io sono stata pi disonesta perch ti ho intenzionalmente attribuito idee e sentimenti che non erano i tuoi. Dentro di me, l'ho sempre saputo di essere in malafede. La sola cosa che non avevo capito l'amore che provavi per Lucia. Si ferm. Mi fa troppo male parlare dei nostri sbagli. Non possiamo cancellarli n tornare indietro. Teresa aveva colpito il nucleo delle sue insicurezze. Non poteva tornare indietro. La strada che credeva di avere scelto accanto a Francesca, adesso rischiava di diventare un percorso obbligato, senza possibilit di ritorno. Sono ancora innamorato di mia moglie oppure, come credevo, del grande amore che ci ha uniti? Jacopo non sapeva rispondersi. Poco prima stava per dirle "la vita senza di te mi sembra un inferno": ma era proprio cos? Era lo slancio di un sentimento ritrovato oppure un soprassalto di ribellione prima di inoltrarsi in una strada che lo portava lontano da lei? Ecco la trattoria Teresa disse quando uscirono dall'ultima curva, indicando davanti a loro. Era un piccolo caseggiato rettangolare, a un piano, coi muri intonacati di un giallo scolorito dal tempo. ORE 14,15 La trattoria era gestita da due sorelle attorno alla sessantina: una cucinava e l'altra serviva ai tavoli: circa una trentina in tutto, disL 'buiti in quattro salette aperte l'una sull'altra. Jacopo e Teresa si trovavano nell'ultima. Erano i "clienti di riguardo" preannunciati da una telefonata di Carolina, come aveva o capito appena entrati. Dopo i deliziosi antipasti, dopo lo squisito risotto ai formaggi con erbe aromatiche, stavano aspettando il "verzotto ripieno", una specialit imposta dalla sorella cuoca quando era venuta a salutarli. La stufa a legna irradiava un confortevole tepore e la stessa saletta, un tripudio di pizzi, centrini, fiori secchi e ninnoli in bella vista sulle scansie, sembrava un nido caldo e protettivo. Mi sento bene disse Jacopo allungandosi sulla sedia e stirando le braccia. Teresa scosse la testa con una smorfia di ostentata disapprovazione: Il corpo indecente: esige sempre qualcosa. Se gli dai poco te la fa pagare, se lo soddisfi ti manda in estasi. Sto bene anch'io, Teresa disse a se stessa. Se non sono morta di dolore perch il corpo mi ha ordinato di mangiare, di bere, di dormire... Dove sei? le chiese Jacopo. Il suo improvviso oscurarsi non gli era sfuggito.

La scienza dovrebbe inventare un interruttore per accendere e spegnere i pensieri quando vuoi, come si fa con la luce Teresa disse. L'arrivo dei verzotti imped a Jacopo di rispondere. Venne la cuoca in persona a portarli in tavola. E un piatto della cucina povera che un tempo si faceva con il pane secco e con gli avanzi del pollo o della carne. Oggi gli avanzi si buttano e la cucina povera diventata un lusso perch richiede troppo tempo. Pos il vassoio di portata in mezzo al tavolo. Il segreto sta nel ripieno prosegu. Pane di due giorni, tritato grossolanamente, e misto di carni bollite macinate. Si amalgama il tutto con il brodo, si aggiunge del formaggio grattugiato e poi si riempie la verza dopo averla appena appena appassita sul fuoco. Il ripieno si infila tra le foglie, allargate per bene e senza saltarne nemmeno una. Poi si stringono di nuovo le foglie, con la punta delle dita, e i verzotti si mettono a cuocere in una casseruola, con coperchio, imme si nel brodo caldo. Vanno lasciati sobbollire a fuoco lentissimo per venti minuti. Mentre deponeva i verzotti nei loro piatti, rivolse un sorriso a Teresa. I cuochi non svelano mai le loro ricette, ma lei una persona speciale... Poco fa mi sono affacciata alla porta e ho visto con quanto gusto mangiava il mio risotto. Chi sa mangiare sa vivere concluse allontanandosi con un allegro "buon appetito". Jacopo e Teresa si guardarono in silenzio, poi scoppiarono a ridere. Sono stordito... Quella donna un ciclone! Un ricettario parlante! Aggiungerei che una brava psicologa. Perch ha capito che sei una persona speciale? Jacopo la stuzzic. Be', non una intuizione cos scontata. E non tutti... Io l'ho sempre saputo, Teresa. Il verzotto si raffredda. Affond il coltello in quella superba montagnola e assapor il primo boccone. Jacopo fece altrettanto. Ha un sapore divino. Ti ricorderai la ricetta? Purtroppo ho un'ottima memoria. Troppo tardi si rese conto che quella frase, incautamente sfuggita, poteva offrire a Jacopo un facile spunto per allusioni o commenti. Rimedi subito. Non sono sicura che basti ricordare gli ingredienti per ottenere l'eccellenza di questo verzotto. Jacopo non fece commenti e sembr ancora una volta assorto nei propri pen; eri. Ma dopo pochi istanti le punt gli occhi in faccia. Prima parlavamo dei buoni ricordi: ti davvero rimasto qualcosa da salvare della nostra vita insieme? le chiese a bruciapelo. Teresa cap di non potere scantonare o cavarsela con una risposta vaga. O_do molte cose... riflett ad alta voce. Non siamo stati fortunati, per in questi giorni sono riuscita a distinguere tra i problemi e i dolori che abbiamo dovuto affrontare e la nostra coppia... Tu ci hai creduto pi di me... Tra le cose buone ricordo soprattutto certi gesti: il tuo modo dolce di prendermi il viso tra le mani. Il tuo istintivo avvicinarti a me, come un cane da guardia, quando temevi che io fossi in difficolt o che qualcuno mi ferisse. La tua voce triste quando mi hai confessato di avere incontrato un'altra donna, come se ti sentissi sconfitto... Teresa sospir. A questo punto ci vorrebbe un interruttore anche per spegnere i buoni ricordi. Non ho mai capito chi li considera una ricchezza o una consolazione: secondo me sono un peso in pi da portarsi addosso... La memoria incancellabile di cose che non avrai mai pi.

Jacopo non seppe che cosa rispondere. ORE 9,30 Incolonnati nella infinita coda dei rientri dopo il lungo ponte delle festivit, impiegarono quasi tre ore per rientrare a Milano. Durante le prime due Pietro li aveva intrattenuti con il particolareggiato racconto di tutto quello che aveva fatto e visto con i gemelli, intercalando con "torneremo l ancora, eh?". Poi, esausto, era crollato addormentandosi sulle ginocchia della madre. Attraverso lo specchietto, Jacopo vide che anche Ter sa si era addormentata. Non si possono risolvere tutti i problemi in una giornata sussurr Carolina. Abbiamo parlato come non succedeva da molto tempo. Ti ringrazio di tutto. Alle otto arrivarono davanti al portone di viale Certosa. Jacopo rest seduto per qualche istante: sua moglie si aspettava che salisse in casa per aiutarla a mettere a letto il bambino oppure avrebbe rifiutato la proposta con un "non disturbarti, hai fatto gi troppo"? Lo squillo del cellulare gli imped di decidere. Sul display illuminato comparve il nome di Francesca e rispose senza darle il tempo di parlare. Ti richiamo tra dieci minuti. Puoi venire da me? S... Aspettami. All'imbarazzo di proseguire quella telefonata si aggiunse l'agitazione: sicuramente Francesca aveva ripetuto il test e voleva riferirgli il risultato. Teresa era gi scesa dalla macchina. Va' pure, mi aiuter Carolina a portare su Pietro. Il bambino era ancora addormentato. Lo saluter per te Teresa aggiunse sollevandolo dai sedili. Carolina non disse nulla. Era andata ad aprire il portone e si gir facendogli un gesto di saluto con la mano. Jacopo aspett che fossero entrati prima di ripartire. La telefonata di Francesca era arrivata nel momento pi inopportuno mettendo bruscamente fine a quella giornata e forse anche a quanto di buono era accaduto. Dopo quel suo frettoloso "t" richiamo" aveva avvertito fisicamente, come una corrente di gelo, l'irrigidirsi di Teresa. Nella memoria di sua moglie, la domenica ad Arese si sarebbe ridotta a quei pochi istanti di delusione e di disagio. Code, ancora code. Il semaforo divent giallo prima che riuscisse a immettersi nel viale. Puoi venire i me? La richiesta di Francesca, diretta e perentoria, lo ostrinse a tornare alla realt. Se aspettava un figlio, per lui e Teresa non ci sarebbero pi state domeniche insieme: era patetico che si rammaricasse per pochi istanti di delusione quando stava per infliggerle tanta umiliazione e tanto dolore. Verde. Jacopo pass e si un alla lunga fila di auto che aspettavano il verde di un altro semaforo. Puoi venire da me? Si concentr su quella frase analizzando le sfumature e il senso di ogni parola. Aveva detto puoi, e non vuoi: questo attenuava la perentoriet della richiesta e presupponeva anche una risposta come ci sentiamo domani, purtroppo stasera non posso. La fila si mosse. Venti metri, e si arrest di nuovo. Puoi venire da me? Il modo diretto di chiederlo poteva essere interpretato come uno "stai tranquillo, il test negativo". Francesca era una donna intelligente: sapeva bene che un figlio, per quanto accettato e amato, in quel momento sarebbe stato per lui anche una fonte di problemi. Ne conseguiva che la certezza della

gravidanza avrebbe spinto Francesca a un approccio pi cauto, a un invito pi esitante. Altri venti metri in avanti e un altro stop. Jacopo ne approfitt per inviarle un messaggio: Sto arrivando. Telefonandole, avrebbe rischiato di veder smontato in pochi istanti tutto il teorema delle sue rassicuranti interpretazioni. Solamente una settimana prima l'annuncio di un figlio gli sarebbe sembrato l'emblematico segnale di un futuro che si dischiudeva, una nuova vita che gli portava il dono di una vita nuova. Ma una settimana prima Lucia era ancora viva e l'avvocato lo aspettava con Teresa per mettere ufficialmente fine a un'unione vissuta sopra le righe. Troppa passione, troppe aspettative, troppi problemi. Francesca era l'approdo sereno. Sto girando di nuovo a vuoto nelle stesse domande senza risposta, Jacopo pens. Come possibile che all'improvviso questa sen tit mi faccia paura, che mi senta straziato al pensiero di perdere Teresa? Torn a concentrarsi sul rapporto con Francesca. Il loro primo incontro era avvenuto quando gi da due mesi si era trasferito nella casa di nonna Ada e, lasciata la palestra di Zanetti, esercitava finalmente la professione di ortopedico nella clinica Nardi. Durante il quotidiano giro di visite nel reparto, l'aveva vista uscire da una stanza e avvicinarsi a lui. "Dottor Nardi..." "S, mi dica." "Sono Francesca Marino." "Scusi, ma in questo momento..." "Ci siamo conosciuti due settimane fa a casa di Andrea Nanni. Sono la pediatra che era seduta accanto a lei. Non si ricorda? Abbiamo parlato..." Si interruppe. "Non importa. Comunque mi ha fatto piacere rivederla." Si era allontanata senza dargli il tempo di rimediare all'imbarazzante vuoto di memoria. Ricordava la cena, ma non il viso o i discorsi della vicina di tavola. Come avrebbe capito in seguito, Francesca apparteneva a quel tipo di donna che, a prima vista, passa del tutto inosservata: statura media, corporatura normale, lineamenti regolari, eleganza discreta. L'opposto di Teresa: ovunque andasse, tutti la seguivano con lo sguardo. Era impossibile non notare la sua massa di capelli ramati, le sue lunghe gambe, il suo volto solare. Aveva rivis o Francesca qualche giorno dopo, per strada. Era stato lui ad ..'vicinarsi. "Sei la pediatra Marino: giusto?" le aveva detto scherzosamente, dandole subito del tu. "Giusto. Ma lei chi ? Scusi, non ricordo..." Era scoppiata a ridere e solo in quel momento lui aveva notato i suoi bei denti bianchi, la vivacit che illuminava il suo viso, lo sguardo in f Higente. L'aveva invitata nel bar vicino a bere un caff e ne erano usciti dopo un'ora scambiandosi i numeri dei cellulari. Che cosa lo aveva spinto a richiamarla? Assorto nella rievocazione dei loro primi incontri e della prima notte in cui si era fermato a casa sua, Jacopo non si accorse che la fila aveva ricominciato a muoversi. Il perentorio coro di clacson delle macchine dietro la sua lo riscosse. Avanz di altri cinquanta metri e la fila si arrest. Un motociclista che proveniva dalla direzione opposta rallent e disse che il traffico era bloccato per un tamponamento. Devo avvertire Francesca, pens. Ma non se la sent di telefonarle n di inviarle un secondo messaggio: lo stava aspettando in casa,

non davanti a un cinema o in un bar: un'ora prima o dopo non avrebbe cambiato nulla. Per me s, pens. Il suo futuro dipendeva da quanto Francesca gli avrebbe detto, e forse proprio per questo senso di ineluttabilit riusciva a ricordare e riflettere con tanta lucidit. Riand al ricordo della loro prima notte, arrivata dopo mesi di astinenza forzata o raramente interrotta da amplessi rapidi e umilianti: mentre entrava dentro Teresa si sentiva come uno stupratore. Per sua moglie il sesso era diventato un debito coniugale. Francesca gli aveva restituito piacere, gioia, orgoglio. Ma quella notte, mentre stringeva a s il corpo morbido e fremente di lei, aveva avvertito una strana sensazione che per pochi istanti lo aveva paralizzato: tristezza, estraneit? Il mio corpo voleva il corpo di Teresa. Questa verit ebbe l'effetto di un faro puntato nell'oscurit. Tutto gli fu improvvisamente chiaro, e questa luce dissolse anche le cupe domande senza risposta. Nella relazione con un'altra donna aveva cercato inizialmente una tregua, per riprendere fiato. E poi, quando aveva creduto che nel suo matrimonio non esis 'sse pi niente da salvare, l'equilibrata e rasserenante comi agna gh era apparsa una miracolosa possibilit di ricostruire un futuro migliore. Francesca lo aveva attratto non tanto per le sue qualit, quanto per l'abissale diversit da Teresa: era la sola donna che potesse fargliela dimenticare. E questo era stato il grande abbaglio: si era legato a lei perch nulla gli ricordava quello che aveva appassionatamente amato in sua moglie: ma, paradossalmente, non era riuscito a innamorarsi di Francesca proprio perch era troppo diversa da Teresa. La fila si sblocc e Jacopo rimise in moto. Dopo un quarto d'ora era davanti al portone di Francesca. Suon il citofono col cuore in gola, come l'imputato che aspetta la sentenza. Ud lo scatto dell'apertura. Entr nell'atrio e chiam l'ascensore. Francesca lo aspettava davanti alla porta, in camicia da notte e vestaglia. Sto andando a letto. Sono rimasto imbottigliato nel traffico, mi dispiace. Ti ho mandato un messaggio... Un'ora e mezzo fa puntualizz. E da due giorni sei sparito. Mi avevi detto di non chiamarti... Volevi restare sola! Volevo parlarti anche di questo. Ma adesso sono troppo stanca, mi dispiace. Non mi fai entrare? Cinque minuti soltanto. Francesca strinse le labbra. Il tempo di sapere se sono incinta? chiese con voce cattiva. S, lo sono. Anche il secondo test risultato positivo. Per favore, fammi entrare. Non puoi dirmelo cos. Ci vediamo domani, Jacopo. Hai bisogno di qualcosa? Non vuoi che resti a dormire con te? Ti stai gi est Stando a fare il marito e il padre premuroso? Scusa, dimenticavo che questa esperienza l'hai gi fatta. Ti sembra il momento di... No. Per questo ti prego di andartene. ORE 6 Rientrata a casa dopo la giornata ad Arese, Teresa aveva messo a letto il figlio, si era preparata una tisana calda e, dopo una rapida doccia, era andata a letto. Alle dieci e mezzo aveva spento la luce e stava cercando di addormentarsi quando era squillato il telefono. Era Jacopo. Volevo sentirti... Darti la buonanotte. Aveva una voce impastata e mogia, come se. ion gli uscisse la voce.

Stai bene? S... Mi dispiace non avervi accompagnato in casa. Ti richiamo. Aspettami. L'incontro con la sua donna era stato breve e probabilmente non molto felice. Voleva essere consolato? Confidarle le sue pene? Pietro dorme e io sono gi a letto. Teresa aveva tagliato corto. Grazie per la bella giornata. Al termine della telefonata, non era pi riuscita a prendere sonno. Nonostante le accuse che si erano rivolti, lo scoprire che Jacopo amava la loro bambina e si era rifiutato di farla morire l'aveva riawicinata a lui. Era stata una bella giornata di rinascita e di verit. Crollato il muro del silenzio, forse sarebbero potute rivivere anche le emozioni, le speranze, il desiderio di riprendere la vita insieme. Ti richiamo. Aspettami. Quelle frasi erano state una doccia fredda, l'amaro ritrarsi di ogni speranza: il muro era stato ormai eretto, incrollabile, dalla donna che aveva preso il suo posto. Era stato l'ultimo pensiero della lunga giornata ad Arese e fu quello che la mattina dopo la fece drizzare sul letto come se avesse fatto un sogno spaventoso. Guard le lancette luminose della sveglia: erano soltanto le sei. Infil la vestaglia e usc dalla stanza in punta di piedi per non svegliare Pietro. Era la stessa ora del mattino quando Jacopo, sei mesi prima, le aveva parlato del suo incontro con un'altra donna. Suo marito si era fermato a dormire da loro perch Lucia aveva la febbre alta ed era agitatissima. Quando si era alzata, Jacopo era seduto in cucina davanti a una tazza di caff. "La bambina sfebbrata" gli disse. " normale. Stanotte le ho dato dieci gocce di antipiretico." "Perch non mi hai svegliata? Bisognava scioglierle in un dito d'acqua e poi, con un contagocce, introdurle nelle narici." "So come si fa, Teresa. Ed quello che ho fatto." "Non era necessario che ti fermassi a dormire." Teresa guard ostentatamente l'orologio appeso al muro; "Sono solo le sei: a quanto pare, hai fretta di andartene. " "Nessuna fretta: mi sono svegliato un'ora fa e non sono pi riuscito a prendere sonno." Teresa gli gir le spalle e si avvicin alla macchina del caff. "Come va il lavoro alla Nardi?" gli chiese senza voltarsi. "Bene." "Allargando un po', significa che finalmente hai realizzato le tue ambizioni e..." "La carriera non mai stata al vertice dei miei interessi." "Con me li avevi persi tutti. Scusa, non voglio litigare." Un'altra pausa di silenzio. "Teresa, ho incontrato una donna." Un sobbalzo. E poi la voce ironica di Marianna. Fagli i complimenti. Oppure preferisci una bella scenata? Si gir. "Incontrato in che senso?" Jacopo la guard con tristezza. "E una donna che frequento da un paio di settimane. Si chiama Francesca, ha trentun anni e fa la pediatra." "Pu bastare cos. O vuoi aggiungere che brava a letto, detesta gli spinaci, ama i film di Woody Alien e..." L'interrogativo rest sospeso. "Scusami, ho detto delle cose molto cretine." Jacopo aveva aspettato che Pietro si svegliasse per accompagnarlo all'asilo.

Quando era rimasta sole, lei aveva riflettuto sulla descrizione di Francesca rammaricandosi per non aver permesso a suo marito di proseguire. Com'era, fisicamente? Bionda o mora, alta o piccolina? Giudichi ancora le donne con il metro di Puccio Strada? Ancora Marianna, redivivi ma sempre severa. Si laureata e specializzata, non corner j che ti eri iscritta all'universit per poterti definire studentessa. Teresa le aveva permesso di proseguire. Jacopo ha trovato una donna che fa il suo lavoro. Hanno gli stessi interessi, frequentano gli stessi amici... Sicuramente lei colta e stimolante. E non ha un passato di cui vergognarsi. "Sono contenta per Jacopo" Teresa aveva risposto ad alta voce. "Meritava di trovare una brava persona." Balle! Il confronto con Francesca ti costringe a capire i tuoi limiti. Sei gelosa di lei, perch non lo confessi? Teresa si fece un secondo caff e torn a sedersi sullo stesso sgabello di sei mesi prima. Jacopo non era pi davanti a lei, con la faccia avvilita. Sent una stretta al cuore. Niente ti ricorda una persona che hai perduto come la sua sedia vuota, Teresa pens. Ti richiamo. Aspettami: due frasi sbrigative che lasciavano intuire familiarit, disponibilit, confidenza. Perch se ne stupiva? Jacopo frequentava la nuova donna da sei mesi: gli stessi che erano trascorsi dal suo orribile incontro con lui in casa Nardi al loro matrimonio: un'eternit, per chi si ama. Quanti incontri, quanti discorsi, quanti momenti indimenticabili si potevano costruire in sei mesi? Andandosene da casa, Jacopo aveva portato con s il ricordo di una moglie intristita e spenta: Francesca gli aveva restituito la vita. Conquistarlo era stato un gioco facile, una vittoria senza bisogno di strategie e malizie per fugare l'ombra di una rivale, perch la rivale era disarmata. Era questo, e non la gelosia, a far male a Teresa. Dopo la nascita di Lucia, dal matrimonio con Jacopo era sparita ogni gioia, e la loro unione aveva avuto giorno dopo giorno un degrado inarrestabile. I loro litigi esplodevano per nervosismo e stanchezza: erano litigi cattivi a cui non seguiva pi l'appassionato slancio dei chiarimenti e della riconciliazione. Siete morti per asfissia: sempre soli, sempre stanchi, h quanti anni avevate smesso di andare al cinema, a un con\ r-to, a mangiare una pizza? Ancora Marianna. S, amica, sono tornata. Con chi puoi parlare? Quale persona sa leggerti dentro come me? Teresa si rifiut di risponderle. Pietro si era svegliato e la stava chiamando. ORE 9,30 Dopo essersi preparato ^ ^ver fatto colazione Jacopo era tornato nella sua stanza aspettando l'ora per uscire: Francesca, a cui aveva telefonato poco prima, lo aspettava alle undici. Qualcuno buss alb porta. Era nonna Ada. E arrivata tua madre, dovremmo parlare della clinica. C' un altro scandalo in vista? No. C' una proposta dei nostri legali che dovremmo discutere. Le azioniste siete voi. Ma tu sei il mio unico nipote. Non sono riuscita a salvare la clinica, ma vorrei che ti restasse qualcosa di quello che la mia famiglia ha costruito in cinquant'anni. Jacopo si trattenne dal puntualizzare che l'eredit era l'ultimo dei suoi pensieri. Si alz e segu Ada in soggiorno, dove sua madre li stava aspettando. Si avvicin e le diede un bacio sulla guancia.

Hai l'aria stanca, Jacopo. Anche tu. Come sta il tuo bambino? Si sta riprendendo. Mamma, tra un'ora devo uscire e sarebbe bene saltare i convenevoli. Di che cosa devi parlarmi? Non sono convenevoli Laura precis, offesa. A quanto pare, in questi anni hai disimparato anche la buona educazione. Vorrei educatamente ricordarti quello che mi hai detto dopo l'incidente: per te la mia famiglia non esiste. Stai per separarti da tua moglie o sbaglio? Teresa la madre di mio figlio e... Lasciamo perdere. Non trattarmi come se fossi una minorata mentale o un'estranea! Estranea. Jacopo si chiese se fosse questo il termine pi appropriato per definire il suo graduale allontanarsi dalla madre. Durante l'infanzia l'aveva adorata, negli anni dell'adolescenza era stata per lui un ammirevole esempio di determinazione e di forza e soltanto pi avanti, giovanissimo adulto, aveva scorto nella figura materna le prime incrinature: la forza altro non era se non l'ostinato difendere l'immagine di moglie felice e donna socialmente importante. Superati i vent'anni, Jacopo aveva scoperto i tradimenti, l'irresponsabilit e l'inconsistenza di Filippo Nardi: e l'amore per sua madre si era trasformato in solidariet e pena. Ma anche questi sentimenti si erano esauriti. Non riu: sciva a capacitarsi che una donna dignitosa e intelligenti potesse restare unita a un marito indegno, cieca e sorda all'evidenza dei fatti. Infine aveva capito: per sua madre dignit era sinonimo di facciata. E aveva cominciato ad allontanarsi da lei, vedendola per come realmente era: una persona superficiale, egocentrica, incapace di affetto e di slanci. Quando aveva sposato Teresa, per Jacopo era gi una estranea. Si accorse che lo stava guardando, risentita e con una espressione interrogativa. Mamma, non mi sembra il momento di fare inutili discussioni. Quali sono le proposte dei vostri avvocati? La nonna mi ha accennato qualcosa. Laura continu a guardare il figlio, indecisa se lasciar cadere una discussione che non riteneva affatto inutile. Ma ci ripens. Di malavoglia, e in modo conciso, gli spieg che si era appena prospettata un'alternativa alla vendita del fabbricato e dell'area della Nardi: Alfiero Barca, gi proprietario di tre importanti strutture ospedaliere, aveva avanzato una proposta per rilevare la clinica e ottenerne la riapertura dopo avere cambiato ragione sociale e rinnovato gli organici. Chi gli d la garanzia di poterla riaprire? chiese Jacopo. Ha molti appoggi. E comunque un problema suo. Nonna Ada fu pi discorsiva. La proposta di Barca pi concreta di quella delle imprese immobiliari interessate allo smante1 amento: per l'offerta economica di gran lunga inferiore. Il lato positivo che ci consentirebbe di risolvere in brevissimo tempo i problemi col fisco e tutta la situazione debitoria, compreso un concordato con le famiglie che ci hanno ^enunciato. Barca si farebbe garante. Jacopo riflette. Pochi soldi, ma subito: mi sembra una buona proposta per lasciarci alle spalle... Sua madre lo interruppe istericamente. Alla fine, ci rester una miseria! Perch dobbiamo pagare noi per gli imbrogli e le ruberie del mio ex marito? Aspettiamo che paghi lui! Non pu uscire ricco e pulito dallo scandalo in cui... Non credo che uscir molto presto dal carcere la interruppe Ada, dura. Penalmente sar lui a pagare: ma in quanto proprietarie della

Nardi, i debiti e i risarcimenti sono a carico nostro. Che cosa dobbiamo aspettare? Jacopo guard l'orologio. Il mio parere l'ho espresso e sono d'accordo con te, nonna. Ma, come hai appena detto, le proprietarie siete voi e non sta a me decidere. Ada scosse malinconicamente la testa. Sognavo che tu ereditassi la clinica di mio padre, Jacopo, e invece tutto andato in fumo. Per rilanciare e risanare la Nardi dopo il primo scandalo, ho dovuto vendere titoli e azioni. Mi rester ben poco da lasciarti sospir. Non devi preoccuparti! Guadagno abbastanza per mantenere la mia famiglia. Due famiglie, si corresse. Adesso devo proprio andare. La nonna lo accompagn alla porta: Sei un bravo ragazzo. Il migliore dei nipoti che si possa avere. Lo guard in faccia. Stai andando da Teresa? No. Lo fiss. arrivato il risultato del test? Devo andare. Non ancora. Parlane con tua moglie. Lei sa quello che bene per te. Un rapido bacio, e scapp via. Era incapace di mentire, e non sopportava di doverlo fare proprio con sua nonna. Quando fu seduto in macchina, guard l'orologio: le dieci e mezzo. Mise in moto. Aveva trenta minuti di tempo per arrivare a casa di Francesca. Luned. Una settimana prima, a quell'ora, era in coda con lei davanti alla funivia. E Teresa era sola con i bambini, nel giorno a cavallo tra due giorni di festa. L'aveva chiamata poco prima di partire per la montagna. Ho preso qualche giorno di ferie con Francesca. Ti las o anche il numero della casa in cui siamo, nel caso ave si bisogno di qualcosa. L'aveva richiamata lui: un paio di brevi telefonate, i soliti: stai bene?, se hai bisogno chiamami, a cui Teresa rispondeva a monosillabi, come infastidita per un interessamento non richiesto. Soltanto una settimana prima, era ancora certo che sua moglie non fosse mai stata innamorata di lui e avesse vissuto come una liberazione la sua uscita da casa. Una settimana fa. Ogni volta che riandava a quel giorno emergevano particolari nuovi, piccoli frammenti che andavano a ricomporre il lento avanzare della tragedia. L'arrivo sulle piste. La seggiovia che li portava verso la cima. Lo scintillare della neve. Il ruzzolone di Francesca. Le lunghe discese tra gli abeti. La zuppa di farro bollente. Lui e Francesca allungati sulle sdraio, col viso rivolto verso il sole. L'ultima risalita. L'ultima discesa. Il ritorno a casa con gli sci in spalla. La voce di Francesca. Jacopo, sta squillando il tuo telefonino. Si era fermato, aveva poggiato gli sci contro un muretto. Il cellulare era nella tasca della camicia. Come al rallentatore, gli tornarono alla mente i pochi secondi che seguirono mentre slacciava la giacca a vento. Lo striscione ULTIMO SPETTACOLO ORE 21,30 posto di traverso sulla locandina di un film. Una pianta spoglia di cachi con la macchia arancione di qualche frutto dimenticato. Una bambina co . il berretto bianco di peluche che correva inseguita dalla mamma. Quando lo ebbe in mano, il cellulare squillava ancora. "Pronto?" Una voce maschile. "Parlo con il signor Jacopo Nardi di Milano?" Si, sono io. Un brevissimo silenzio. "Dovrebbe venire al pi presto all'ospedale di Desenzano..." Mi cercano per un consulto. Forse vogliono offrirmi un posto di lavoro.

"Signor Nardi, ha sentito?" "S. Con chi parlo, scusi?" "Sono un agente della polizia stradale." Mio padre scappato dal carcere e durante l'inseguimento ha avuto un incidente. O forse mia madre stava andando sul lago di Garda per una gara di burraco. "Signor Nardi?" Un interrogativo imbarazzato, senza imperiosit. "S. Che cosa successo?" Crollato il pietoso schermo del rifiuto, la sua mente era tornata di colpo lucidissima. "Sua moglie era in macchina con i bambini e..." "Come stanno?" Un altro silenzio. "Un camion li ha investiti e sono stati trasportati all'ospedale pi vicino. Non so dirle di pi. Sa dov' Desenzano?" "S. Parto subito." Da quel momento l'angoscia aveva invaso la sua mente risucchiando ogni pensiero. Ricordava soltanto la folle corsa in autostrada, il piede incollato all'acceleratore con la smania di arrivare, come se ogni minuto guadagnato aumentasse le sue possibilit di salvare la famiglia. Una settimana fa, a quest'ora, Teresa era ancora a casa con i nostri bambini. Se fossi rimasto con loro, li avrei salvati. Jacopo fu riscosso da una brusca frenata. Vide il finestrino di un'auto abbassarsi e il volto congestionato di un uomo che gli stava urlando qualcosa. Si accorse di avergli tagliato la strada per svoltare a destra. Fece un gesto di scusa e prosegu verso la casa di Francesca concentrandosi nella guida. Mancavano ancora dieci minuti all'appuntamento: perch aveva corso tanto? Parcheggi a pochi metri dal portone e rimase seduto cercando di ritrovare il contro]7 ). Rievocando quel giorno, si sentiva in balia della stes >a angoscia. Non poteva presentarsi a Francesca in quello stato d'animo. ORE 9,30 Scusami per ieri sera Francesca disse facendolo entrare. Era pettinata e truccata con cura, e indossava il vestito che lui le aveva re/ alato due mesi prima, per il suo compleanno. Fu sopratt .tto l'affettuoso sorriso che gli rivolse a tranquillizzare Jacopo: non ci sarebbero state discussioni, recriminazioni, tsi lunghi. La abbracci. Scusami tu. Ieri sera avrei dovuto avvertirti del ritardo. Francesca si stacc dolcemente e lo guid verso la cucina. In questo somigliava a sua moglie: anche per Teresa la cucina era il locale pi intimo e accogliente. La mamma della casa la chiamava. Siediti. Mi stavo preparando una tisana lassativa: vuoi favorire? Francesca scherz. Jacopo si sedette. Un caff andrebbe meglio... Subito fatto: si schiaccia un pulsante e via. Dov' finito l'amoroso rito delle vecchie caffettiere? Gli mise davanti la tazzina e, dopo aver filtrato la sua tisana, si accomod davanti a lui. Finalmente le feste sono finite e possiamo riprendere la vita di tutti i giorni. Jacopo si accorse che mentre Francesca portava la tazza alla bocca le tremava una mano. Poi pos la tazza. Che cosa hai fatto, ieri? Avrei voluto telefonarti, ma mi avevi chiesto di non farlo rispose in fretta. E cos facile mentire? Le donne chiedono di non fare proprio le cose che desidererebbero. E una strategia? Una massima? Solo psicologia. Quando una donna dice "non telefonarmi", "non farti vedere mai pi", "non provare nemmeno a chiedermi scusa"

significa che si aspetta esattamente il contrario. E teme che non avvenga. Far tesoro di questa lezione, anche se mi sembra un comportamento un po' contorto... Ti chiedevo che cosa hai fatto ieri. Ho portato Pietro a fare una gita in campagna, a casa dell'ex portinaia- del nostro palazzo. Quel nostro gli era sfuggito. Sogguard Francesca, ma lei gli sorrise. Hai fatto bene, era una bella giornata di sole. Sto aspettando la bella notizia Jacopo disse allungando una mano verso di lei. Il disagio di Francesca lo stava contagiando e non potevano continuare ad aggirare il vero argomento. Bella notizia, hai detto? Il sorriso lasci il posto a uv a smorfia amara. Quando ti ho incontrato, Francesca, non ero in cerca di botte di sesso o di avventure al volo. Avevamo fatto dei programmi, ricordi? E nel nostro futuro c'era anche un figlio. Nel futuro, appunto: non adesso. Mi sento quella che incastra l'amante riluttante... Non negarlo: la mia gravidanza ti fa sentire in gabbia, e questo non lo sopporto disse con veemenza. Jacopo ricord la lezione appena ricevuta e si trattenne per tempo dal ripeterle il sincero discorso di due giorni prima. Francesca si aspettava di essere rassicurata, di sentirgli affermare il contrario di quanto temeva. Non mi sento n incastrato n in gabbia replic in tono che non ammetteva repliche. La vide rischiararsi. Incoraggiato and oltre. Ti amo, e sono felice di avere un altro bambino. E facile mentire, si disse per la seconda volta con sbalordimento e tristezza. Si stava comportando come suo padre. Scacci in fretta questo pensiero. Filippo Nardi era vissuto nella menzogna per inseguire impunemente piaceri e ambizioni. Lui invece recitava la parte dell'uomo innamorato e del padre amoroso soltanto per rasserenare una donna insicura e incinta. Dovrai dirlo a tua moglie Francesca mormor alzando gli occhi su di lui. Non le ho mai nascosto la tua esistenza. Siamo separati da otto mesi e presto lo saremo anche ufficialmente. Non credo e... C'eiL anche lei, ieri, con te e il bambino? chiese con noncuran' a. S. T. jce un gesto come a significare che era un particolare senza importanza. Anche oggi una bella giornata: che cosa ne diresti di andare a pranzo fuori? Dove vuoi tu. Magari a... Potremmo andare a Lavanderie, da Giuliana: la sua trattoria ha una bella veranda riscaldata, e lei fa degli ottimi risotti! Jacopo pens al risotto con i formaggi e le erbe aromatiche che il giorno prima aveva mangiato con Teresa. Il nostro ultimo pasto insieme. Vada per Lavanderie! disse ad alta voce, con un esclamativo da vecchio teatrante. Aspettami, Jacopo. Vado a prendere il cappotto. Possiamo uscire subito e fare due passi al sole prima di pranzo. Sembrava il replay del giorno prima. E questa la vita che mi aspetta? Jacopo si chiese. Rivivere con un'altra donna le stesse esperienze, la stessa quotidianit e gli stessi eventi nascondendo il rimpianto per la famiglia che ho perduto? Francesca era gi sulla porta, col cappotto addosso e uno sciarpone attorno al collo. Sono pronta. Vogliamo andare? Jacopo la aiut a salire in macchina e poi si mise al volante. Accendo il riscaldamento? le chiese.

Ignoravo che tu fossi tanto premuroso: ti ricordo che la gravidanza non una malattia! Dobbiamo fissare un appuntamento con il ginecologo. Quando sapremo se sar maschio o femmina? domand allegramente. Sembri uno sposino inesperto: hai avuto due figli e dovresti ricordarlo-. Giusto. Ma, in un certo senso, proprio cos che mi sento: un inesperto sposino in trepidante attesa... replic. La recita proseguiva, e Jacopo si vergogn come un attore costretto a cimentarsi con un copione scadente e ridicolo. Sei commovente fu il commento di Francesca: neutro. Indecifrabile. Jacopo non seppe che cosa rispondere. Dopo pochi minuti si gir verso di lei: aveva gli occhi chiusi e si eri addormentata. Anche Teresa, durante la gravidanza, aveva avuto le stesse, improvvise sonnolenze: si addormentava in macchina, davanti al televisore, persino a tavola. La mente si spost sulla moglie. Quando era arrivato all'ospedale di Desenzano, Teresa era sdraiata su una barella sotto l'effetto dei farmaci: stranita, con gli occhi scoloriti e vacui fissi sul soffitto, pallida come una morta. Basta ricordi! Aveva urlato? Vide Francesca sollevarsi dallo schienale, improvvisamente lucida. Dove siamo? A Segrate. Dormi pure, ti sveglio appena arriviamo. Ferma subito... Per favore! Francesca spalanc la portiera e si curv sul ciglio della strada squassata dai conati di vomito. Corse da lei per sorreggerla. Le mise una mano sulla fronte. Non niente... Lasciami, solo un attacco di nausea! disse divincolandosi. Jacopo arretr di due passi e aspett che l'attacco finisse. Poi le porse un fazzoletto. Vuoi che torniamo a casa? S. Mi dispiace, ma non mi sento di mangiare. Possiamo fare due passi, prendere un po' d'aria. No. No, grazie. ORE 6,30 Sto bene. Non preoccuparti per me. Faccio un salto a salutare Pietro e ritorno. Non serve, Jacopo. Ma a me fa piacere! Sei la mia donna, adesso il mio posto con te. Posso dormire anche sul divano, se vuoi stare pi comoda. Questo scambio di proposta e rifiuto era iniziato poco dopo il ritorno a casa, quando Jacopo aveva fatto una telefonata al figlio assicurandogli che s, sarebbe passato a salutarlo prima di sera. Il "vado e poi ritorno" si era alternato al "non serve" per tutto il pomeriggio, fino a quando Francesca era esplosa. Non voglio che ti fermi a dormire da me: chiaro? Jacopo l'aveva buttata in ridere. Chiarissimo: significa che vuoi proprio questo, e temi che io non lo faccia. Sei stata tu a insegnarmelo! Smettila. Hai insistito abbastanza, e adesso puoi andartene tranquillo. La voce si alz di un altro tono. Desidero stare sola, non voglio che torni a dormire da me! Afferr il suo cappotto e glielo tese con malgarbo. Che cosa aspetti? Lo spinse, quasi, fino alla porta. Ti richiamo pi tardi, Francesca. No. Vado a letto e non voglio essere svegliata. Domani potremmo uscire per... Domani sono in ospedale e ho ambulatorio. Ma non sei ancora in ferie? Esit un istante. Devo sostituire un collega. Va bene...

Francesca lo trattenne per un braccio. Mi dispiace. Mi dispiace tanto... Jacopo si accorse con stupore che aveva gli occhi lucidi. Resto con te disse con forza. La smetti? L'attimo di cedimento era passato. Francesca gli gir le spalle e chiuse la porta. Appena fu in macchina, Jacopo chiam Andrea Nanni al San Gervasio: era l? Poteva riceverlo? Avuta risposta affermativa, prese la direzione della clinica. L'idea di trascorrere altre ore guidando senza meta e in balia dei pensieri pi neri gli st .citava una viscerale avversione. Aveva sbagliato1 chiedendo all'amministratore di iniziare il lavoro dopo le fe tivit di fine anno. Non aveva una (j tea sua, dove entrare, uscire, mangiare, tacere o rilassarsi, senza orari e senza presenze, sia pure affettuose come quella di nonna Ada. Non poteva trasferirsi a tempo pieno da Francesca, imponendole premure e attenzioni di cui non aveva evidentemente bisogno. E doveva vietarsi la sola cosa che lo avrebbe confortato e rasserenato: tornare a vivere con Teresa e Pietro. Sono le persone che amo di pi al mondo, si disse, e resteranno sempre la mia famiglia. Ma non posso illuderli, nemmeno per poche ore, che tutto ritorner come prima. Gli venne in mente la reazione di nonna Ada: per lei era inconcepibile che un grumo di cellule venisse al di sopra di tutto. E riteneva che un semplice raschiamento avrebbe risparmiato sofferenze e problemi a chi gi viveva e non meritava altri dolori. Jacopo era certo che, se glielo avesse chiesto, Francesca non avrebbe esitato un istante ad abortire. Di pi: se non le avesse dato la certezza di amarla e di desiderare il loro bambino, avrebbe deciso di abortire senza bisogno di alcuna pressione. Questa gravidanza un problema anche per me! Erano parole sue: viscerali, sincere. La recita era servita per impedirle la soluzione pi facile. Lui non era un cattolico praticante e non si era mai chiesto se l'ovulo appena fecondato avesse o non avesse gi un'anima. Ma era comunque un abbozzo di vita. Anche Pietro e Lucia erano stati un grumo di cellule, come quello che era attecchito nell'utero di Francesca. Non esistevano motivi per raschiarlo via. Era suo dovere proteggerlo e consentirgli di nascere. Lo avrebbe accolto con gioia, e sarebbe stato un buon padre. Era suo dovere anche stare vicino a Francesca. Lavorava per i bambini. Unendosi a lui, aveva progettato la maternit e la famiglia. Se le avesse suggerito di abortire o consentito di prendere da sola questa decisione, l'avrebbe non soltanto ferita, ma anche umiliata profondamente. Per sei mesi si era sentita una donna desiderata e amata, e lui stesso le aveva trasmesso, in buona fede, la certezza di un futuro da condividere serenamente. Un giorno di moltissimi anni prima, in tono scherw oso ma con il viso serio, sua nonna gli aveva detto: "Tu sei un fiore nel deserto! Sembra impossibile che due genitori come i tuoi siano riusciti a crescere un ragazzo come te! ". Nonna Ada non aveva capito che il suo senso del dovere, la sua sensibilit, il suo rispetto per il prossimo si erano sviluppati insieme con la disistima per i genitori. Sono stato un autodidatta con una sola guida: diventare diverso da loro. La capacit di amare la devo a mia nonna, Jacopo pens.

Lasci la macchina nel grande parcheggio sul retro della clinica, seguendo la freccia VISITATORI. Quello riservato ai medici era sul lato opposto, riparato da una struttura in plexiglass. Aveva davvero bisogno di tornare al lavoro: le tre settimane di attesa concordate con l'amministratore significavano ventuno giorni concessi alla mente per rimuginare, torturarlo, accrescere il suo senso di fallimento. Smettila di pensare sempre le stesse cose! Raggiunse l'ingresso della clinica e attravers l'atrio seguendo le indicazioni dei vari reparti. Quello di ortopedia era al terzo piano dell'ala destra. Andrea Nanni lo accolse affettuosamente e con visibile piacere nel suo nuovo studio. Spero che non abbia cambiato idea! g disse quando furono seduti. Al contrailo: sono venuto a chiederti se possibile anticipare la mia assunzione. Con grande fr( -.chezza gli parl dei difficili giorni che stava vivendo, dell'incapacit di sopportare il dolore per la perdita della figlia, dell'imminente separazione legale da Teresa. L'inattivit mi sta uccidendo confess con un sospiro. Parler domattina con l'amministratore. Il tuo ruolo scoperto, e non credo proprio che esistano problemi per anticipare l'assunzione. Io ho firmato il contratto e preso servizio in due giorni. Ti ringrazio. Davvero. Andrea Nanni cerc il pacchetto delle sigarette e ne accese una. I fumatori pi accaniti si trovano anche tra noi medici, proprio quelli che... Si interruppe per aspirare una boccata. Perch vuoi divorziare da tua moglie, Jacopo? Non ha funzionato. Abbiamo dovuto affrontare difficolt e problemi pi grandi di noi. L'amore, purtroppo, non basta. Credo di sapere di che cosa parli. Sei anni fa, quando ti sposasti, tuo padre fu costretto a spiegarmi perch ti aveva mandato via dalla Nardi ed era furioso con te. Ti ha spiegato anche perch mia madre era furiosa con lui? Ti ha parlato di come e dove ho visto per la prima volta Teresa? Andrea Nanni fece di no con la testa, visibilmente imbarazzato. I particolari pi scabrosi li ho appresi pi tardi da tua nonna Ada. una delle donne che stimo di pi... E ha un intuito infallibile nel capire le persone: secondo lei, tua moglie una brava ragazza che ha pagato un prezzo troppo alto per gli sbagli che ha fatto. Jacopo annu.- E una ragazza straordinaria. Ma per qualche mese ha lavorato in una agenzia... diciamo equivoca. E questo non se l' saputo perdonare nemmeno lei. Si sempre sentita una moglie inadeguata, indegna. Anche questo ha contribuito ad allontanarci. Andrea Nanni accese un'altra sigaretta. Devo confessarti una cosa che mi mette molto a disagio... Ma giusto che tu lo sappia. A proposito di...? Ho conosciuto Teresa qualche mese pi "na di te, quando aveva appena cominciato a lavorare pei quell'agenzia. Non interrompermi, ti prego. Conosciuto e basta. Un mio vecchio amico, alla vigilia del terzo matrimonio, organizz una festa d'addio al breve celibato e si rivolse a Puccio Strada per "animarla". Come sai il suo nome? L'ho operato all'anca: ma ti sembra un particolare tanto importante? No. Era soltanto un modo per interromperlo, prendere tempo prima di ascoltare il seguito di quell'episodio. Si era rifiutato di conoscere i particolari del passato di Teresa: non aveva voluto farsi del male, n costringere lei a riesumare esperienze dolorose. Va' avanti disse a Nanni.

Teresa era la pi bella delle ragazze, e anche la pi riservata, la pi silenziosa. Tutti gli uomini guardavano lei, io stesso non riuscivo a toglierle gli occhi da dosso. L'invitato pi supponente e becero, un industriale sulla sessantina che per tutta la sera aveva vantato le sue conquiste e le sue amicizie, sul finire della serata si avvicin a me. "Vedi quella?" disse indicandomi Teresa. "Ho offerto trentamila euro al suo agente per una sveltina nella stanza di sopra." Guardai Teresa: stava discutendo animatamente con Strada. Poco dopo si avvicin a me. "Lei mi sembra la persona pi decente di questa ammucchiata. Per favore, pu aiutarmi?" Nanni fece una pausa e sogguard Jacopo. Vuoi che continui? S. Le chiesi che cosa avrei potuto fare. "Soltanto lasciarmi sedere vicinp a lei per dieci minuti e poi accompagnarmi fuori. Non sij preoccupi, per tornare a casa chiamer un taxi." La accompagnai con la mia macchina e lei rest silenziosa e composta per tutto il tragitto. Fui io, al momento di lasciarla, a chiederle che cosa ci faceva in quella ammucchiata. E lei? Jacopo non si trattenne dal chiedere. Mi rispose che sarebbe stata una spiegazione troppo lunga. "Contrariamente alle apparenze" aggiunse, "non sono una ragazza in vendita. " Ebbi l'istintiva certezza che fosse la verit. Per qualunque motivo lavorasse con Puccio Strada, gi allora era diversa da tutte le altre. Tua nonna mi ha ripetuto anche in questi giorni che nessuna donna avrebbe potuto affrontare il dramma di una figlia handicappata con il coraggio e lo spirito di sacrificio di tua moglie. E io sono d'accordo. A Teresa non sarebbe piaciuto affatto sentire parole come dramma o handicap-, per lei Lucia era stata una fonte di gioia, una bambina normale. E tutti gli elogi che Nanni aveva appena fatto a Teresa non piacevano a lui: era come se avesse bisogno di essere difesa da una imperdonabile colpa. Andrea Nanni sembr capire le sue reazioni, quasi gli avesse letto nel pensiero. Il tuo matrimonio non sicuramente andato in crisi perch hai sposato la ragazza sbagliata. E tu conosci molto meglio di me le qualit di tua moglie. Scusami, sono stato inopportuno e invadente. La mia sola giustificazione l'affetto che ho per te. Far in modo che tu possa cominciare a lavorare al pi presto, ma questo non ti aiuter a sentirti meglio, n a dimenticare la tragedia che ti ha colpito. In tutta franchezza, penso che separarti ti far sentire ancora peggio. Nanni sospese il discorso aspettando che Jacopo, con un diniego, una obiezione o un commento, gli facesse capire se si era spinto oltre oppure potesse far leva su argomenti diversi. Invece stava in silenzio, con una espressione attenta, aspettando che proseguisse il discorso. And a braccio. So che frequenti la Marino. E una brava persona, molto piacevole sotto tutti gli aspetti, ma del tutto diversa da tua moglie. Non ha mai avuto una storia importante perch si concentrata sv lavoro, sulla carriera. Se avesse qualche anno di pi, sarebbe gi la responsabile del suo reparto: molto apprezzata. E determinata a ottenere quel ruolo. Si ferm ancora. Questo non le impedisce di essere una donna sensibile e comprensiva. E di avere anche altre aspettative Jacopo replic. La frequento da sei mesi e mi stata molto vicina. Se tu fossi innamorato di Francesca Marino, in questo momento non saresti qui, ma da lei. Non la donna per te. Prendi le distanze prima di trovarti incastrato in una...

Jacopo tronc un discorso che si stava pericolosamente avvicinando al centro delle sue insicurezze. E incinta, Andrea. Quella frase rest sospesa in un silenzio che ne amplific la fatalit. Da quante settimane? L'interrogativo, brusco e concreto, dissip quella paurosa suggestione. Ha fatto ieri il test di gravidanza. Presumo che sia alla sesta o settima settimana. Anticip il prevedibile interrogativo. L'aborto fuori discussione. Nanni fece per replicare qualcosa, ma modific in pochi istanti la domanda. E fuori discussione per te o per lei? Francesca sa di poter contare su di me e non ha alcun motivo per interrompere la gravidanza. Questo figlio avr... Figlio? Grumo di cellule, l'aveva definito nonna Ada. Lo stupito e provocatori!x interrogativo di Nanni esprimeva lo stesso concetto. So .o contrario all'aborto, se non deciso per gravi motivi. Nel tuo caso... Nanni non prosegu. Aspetta qualche giorno prima di parlarne con Teresa. Si salutarono con l'impegno, da parte di Nanni, di richiamarlo all'indomani, subito dopo l'incontro con l'amministratore. Jacopo raggiunse il parcheggio, sal in macchina e si diresse verso viale Certosa: aveva promesso a Pietro di andare da lui prima di sera, e non intendeva deluderlo. Purtroppo, ben presto, avrebbe fatto peggio... Nel tuo caso... La frase lasciata in sospeso da Andrea Nanni aveva un seguito che conosceva bene: i gravi motivi sui quali lui stesso si stava arrovellando, straziato da quanto avrebbe dovuto sacrificare al bambino in arrivo: perdere Teresa, turbare profondamente Pietro, vivere con una donna che non amava, guardare davanti a s e scorgere il deserto di ogni prospettiva, ogni speranza. Ma l'embrione sarebbe diventato un bambino, un adolescente, un adulto: quanta vita gli avrebbe tolto, facendolo raschiare dall'utero materno? Le rinunce che imponeva a se stesso e la sofferenza arrecata alle persone che amava erano enormi: ma sempre una piccola cosa rispetto alla violenza di una vita negata. Mentre parcheggiava la macchina poco distante dal portone di Teresa, pens alla raccomandazione di Andrea Nanni: "Aspetta qualche giorno a dirglielo". Su questo, era d'accordo. ORE 20 Venne ad aprirgli Carolina. La mamma ha messo il vestito nuovo e poi uscita! gli disse Pietro. Carolina non gli diede il tempo di chiedersi dove fosse andata. Tua nonna le ha telefonato un paio d'ore fa per invitarla a cena. Jacopo casc dalle nuvole. A cena? E perch? Questo non lo so. Teresa mi ha appena chiamato: al ristorante i cellulari non funzionano e mi ha lasciato il numero del locale. Sai com' fatta tua moglie, pensa sempre alle emergenze. Purtroppo sapeva anche come era fatta nonna Ada: niente poteva fermarla se aveva la certezza di agire per una buona causa o di conoscere - lei sola - la via uscita di un problema apparentemente irrisolvibile. Impedirgli la separazione da Teresa era per lei pi che una buona causa: un dovere. Il sospetto che l'invito a cena fosse l'imbocco della via d'uscita lo spavent: intendeva parlarle della gravidanza di Francesca? Chiederle aiuto per salvare l'unico nipote da

un'infelicit senza fine? Prospettarle le rovinose conseguenze che un fratellino avrebbe avuto sull'equilibrio di Pietro? Non esistevano argomenti, n razionali n emotivamente ricattatori, tali da smuovere Teresa da convinzioni radicate o spingerla a comportamenti lontani dalla sua natura: ma nonna Ada non poteva saperlo. Mai sua moglie avrebbe visto nell'aborto la soluzione di un problema, mai si sarebbe messa in competizione con un'altra donna, mai avrebbe dubitato della propria capacit di crescere suo figlio da sola. Non ho bisogno di niente-, quante volte se lo era sentito ripetere? Teresa riusciva a far coesistere dignit e orgoglio: non accettava compromessi umilianti perch si sentiva abbastanza forte da affrontare anche le strade pi accidentate. Nonna Ada ignorava anche questo. Pap, non vieni a giocare con noi? il figlio lo richiam. Ho insegnato a Carolina come si gioca a dama. E un gioco oer due persone. Allora ne rj :ciamo un altro. Quando vai via? Era il suo modo di tranquillizzarsi, ogni volta che arrivava qualcuno e temeva che se ne andasse dopo poco. Era quello che Jacopo avrebbe voluto fare: raggiungere subito Teresa e la nonna al ristorante, sperando che il peggio non fosse ancora accaduto. Ma Pietro lo aveva aspettato per tutto il giorno e la cosa pi importante era che imparasse ad avere fiducia in lui, a non sentirsi messo da una parte per qualcuno o qualcosa pi importante di lui. Carolina and a cercare la scatola del gioco dell'oca, stese il tabellone sul tavolo della cucina e iniziarono a tirare i dadi. Il visetto eccitato e felice del figlio gli allarg il cuore. Dopo un'ora fu Carolina a dare lo stop. Adesso andiamo a letto e ti racconto che cosa hanno preparato i gemelli per le renne di Babbo Natale. Per mi lavo i denti e mi metto il pigiama con il pap. Carolina lo accompagn alla porta mezz'ora dopo e gli mise in mano un bigliettino. Ho telefonato al numero che mi ha lasciato Teresa e mi sono fatta dare l'indirizzo del ristorante disse con naturalezza, dando per scontato che Jacopo intendesse raggiungere la nonna e la moglie. Grazie. Sei una... Non aggiungere altro. E non avere paura di tua nonna, una persona che sa come muoversi. Il ristorante era relativamente vicino, in una traversa di corso Sempione. Non c'era traffico, e Jacopo lo raggiunse in dieci minuti. Diversamente da sua moglie, nonna Ada non sembr affatto sorpresa quando lo vide avvicinarsi al loro tavolo. Stavamo facendo due chiacchiere tra donne, ma arrivato l'intruso scherz. Jacopo capt il sotterraneo messaggio: stai tranquillo, non ho detto niente, fidati di me. Scrut Teresa, e ne ebbe la conferma: sul suo viso sereno {"Dio mio, com' bella!") scorse solamente un moto di sorpresa. Posso sedermi? Vuoi stare in piedi come un palo? Sempre sua nonna. Hai cenato? Non ancora. Spost la sedia. Sono andato a trovare Pietro e l'ho appena messo a letto. Carolina aveva gi sparecchiato la tavola. Sei in ritardo anche qui: io e Teresa abbiamo gi mangiato gli antipasti e i primi: stavamo aspettando di ordinare i secondi piatti.

Comincer da qui: non ho molto appetita. Guard Teresa. Prima di andare da Pietro, sono sta' - al San Gervasio e ho parlato a lungo con Andrea Nanni. Vorrei cominciare a lavorare subito. Con tua nonna stavamo parlando proprio di lavoro Teresa disse. Ho suggerito a tua moglie di seguire qualche corso o di rimettersi a studiare per una laurea breve. Il prossimo anno Pietro inizier la scuola e, quando finir il liceo, sua madre non avr ancora quarant'anni. Non pu concentrare tutto il suo tempo e i suoi interessi sul figlio, e per questo le ho consigliato di darsi da fare subito. Alla sua et ha ancora tutte le strade aperte spieg. Fuorch quella da percorrere con me. Jacopo cap che sua nonna non aveva invitato a cena Teresa per esortarla a reagire e a battersi, ma per aiutarla ad affrontare pi agguerrita la vita senza il marito. La sola persona che credeva ancora nel loro matrimonio si era arresa alla separazione. Fu questo a immalinconirlo: il realismo di Ada sottolineava l'ineluttabilit di un futuro ormai segnato. Non ho una vocazione precisa o un talento particolare stava dicendo Teresa. Jacopo si fece subito attento. Concentra ' su qualcosa che ti interessa, che ti piace la esort Ada. Teresa corrug la fronte. Giocare con Pietro, leggere, guardare la televisione, cucinare. Qualche volta anche stare seduta in salotto senza pensare a niente. Cerc le parole per proseguire. Non credo di essere una cretina, per non ho pi la fantasia e la mente sveglia di qualche anno fa. La mia intelligenza funziona soltanto per capire le persone che amo, risolvere i problemi, chiedermi perch succedono certe cose, quali errori avrei potuto evitare... In questo sono molto brava. Teresa sorrise. A volte... Si ferm subito. Va' avanti Ada la sollecit affettuosamente. A volte faccio delle analisi cos profonde che mi ci perdo riprese con imbarazzo. Se non capisco qualcosa, mi intestardisco a riflettere fino a quando diventa chiara. Mi riferisco sempre ai sentimenti, alla sfera privata. Tolta dal mio piccolo mondo sono una frana. Dopo il liceo ho perso ogni contatto con la filosofia, la letteratura, l'arte... E non mi interessa approfondire o capire quello che sta accadendo nella politica, nella societ... Me ne vergogno perch fra qualche anno Pietro dovr fare i conti con tutto questo. Ma pi forte di me: la mia mente resta accidiosa. Credi che qualcuno riesca a capire che cosa sta succedendo e in quale mondo vivranno i nostri bambini? Ada chiese con una smorfia. L'arrivo del cameriere sospese il discorso. Jacopo ordin lo stesso secondo della moglie e della nonna, un carpaccio con contorno di verdure grigliate. Fu Teresa a riprendere il discorso. Lo so che tra qualche anno Pietro non avr pi bisogno di me e che lavorare mi aiuterebbe. Ma, davvero, non saprei che cosa fare. Propormi a un ristorante come aiuto cuoca? Offrirmi come babysitter mentre Pietro all'asilo? Mi prenderei in giro. In che senso? Jacopo chiese. Era la prima volta che apriva bocca. Non ho mai avuto il problema di mantenermi e i proventi dell'azienda mi garantiscono quanto serve per vivere dignitosamente. Ada rise. Non dirlo con questo tono, come se fosse una jattura! Rise anche Teresa. Lo . Come afferma un noto proverbio: necessit aguzza l'ingegno. Il mio si atrofizzato per mancanza di stimoli. Torn di nuovo seria. Mi piace scrivere disse dopo

qualche istante di riflessione, esitante. Scrivere per me... Otto mesi fa avevo cominciato una specie di diario sulla vita di Lucia: riflessioni, picco)' episodi della quotidianit. Non lo sapevo! esclam Jacopo, colpito. Eri appena andato via. Dopo che i bambini si erano addormentati, io andavo in cucina a scrivere. Una sera, in televisione, avevo visto un dibattito sull'eutanasia. Si parlava anche dei bambini come Lucia, delle persone ridotte e vivere... Tronc il discorso. Ho scritto l'ultima pagina la sera prima dell'incidente. Scusate, ma non mi va di parlarne. Lucia se n' andata e non ho pi nulla su cui riflettere. Il cameriere port i carpacci e fu nonna Ada a interrompere il silenzio quando le pause ormai erano diventate insostenibili. Rievoc il primo viaggio in aereo con Jacopo bambino e il suo infantile terrore ("Se Dio voleva che volavo mi dava le ali!"). Parl dei miracolosi poteri antiossidanti del melograno centrifugato. Chiese a Teresa se il colore ramato dei suoi bellissimi capelli era naturale... S. Da ragazza li schiarivo. Incoraggiata dal primo commento ai suoi monologhi, Ada replic che era ancora una ragazza. Avessi io la tua et! Di nuovo silenzio. Alle undici fu Ada ad alzarsi. Jacopo, io e tua moglie sii, no arrivate qui in taxi: ci dai un passaggio? Naturalmente s. Teresa disse in fretta: Accompagnate prima me e poi andate a casa insieme. Sono la pi vicina al.... Ada, perentoria: Io sono la pi vecchia e mi venuto sonno. Quando Jacopo ferm sotto al portone, tutto quel sonno sembr sparire. Spero che mi accompagnerai di sopra. Vieni anche tu, Teresa. Aspetto in macchina, grazie. Da sola? A quest'ora? Non se ne parla nemmeno, ragazza. La cena stata pesante e ho un amaro alle erbe svizzere che un fa-vo-lo-so digestivo. MARTED 14 DICEMBRE Il rifiuto ORE 20 Teresa aveva gli occhi chiusi e la testa appoggiata allo schienale: Jacopo ej^1 quasi certo che fingesse di dormire per non essere costi tta a parlare. Lui stesso preferiva il tacere all'umiliante ricerca di banalit con cui spezzare il silenzio. Poco prima che uscisse con Teresa, nonna Ada lo aveva preso da parte con un pretesto. Puoi dare il nome al bambino ed essere un buon padre anche senza separarti da tua moglie e andare a vivere con quella Francesca gli aveva sussurrato, in gran fretta ma con voce decisa. Il bambino ha diritto... Di qualunque diritto parli, quelli di Pietro e di tua moglie vengono prima. Pensaci. Non diventare un fanatico del senso del dovere. Perch negarlo? Era una ipotesi che lui stesso si era prospettato. Ma Francesca non avrebbe mai accettato un padre a met n una situazione di compromesso. Quanto a Teresa, il rifiuto di questo compromesso sarebbe stato ancora pi drastico perch non dettato da antagonismo o senso del possesso. Ma perch rigirare il coltello nella piaga? La sofferenza che stava per infliggere a sua moglie non era soltanto un pensiero dominante, ma lo faceva stare fisicamente male, come se gli fosse penetrata nelle ossa e gli circolasse nel sangue. Istintivamente allung una mano per accarezzarle i capelli. Siamo arrivati? Teresa chiese sollevandosi dallo schienale. Quasi. Siamo all'altezza della pizzeria.

Quante sere, tornando dal lavoro, era entrato l per farsi preparare tre margherite da portare a casa? Quella per sua moglie la ordinava con doppia mozzarella e molto origano, come piaceva a lei. Siamo arrivati Teresa disse mentre slacciava la cintura. Non serve che... Ti accompagno. Scese dalla macchina e le apr la portiera. Sei stanca? domand quando furono nell'ascensore. No... Sono stata molto bene con tua nonna. E anche con te aggiunse. Quando le portine si aprirono, lei cerc il mazzo delle chiavi di casa. Dentro queste borsone non si trova mai niente si lament con una smorfia frugando nel fondo. Trovate! Mi fai entrare con te? le chiese mentre era voltata di spalle e stava girando la chiave nella serratura. Teresa non fece in tempo a rispondergli: come apr la porta si trovarono di fronte Carolina. Ho sentito salire l'ascensore... Pietro dorme. Se non avete bisogno di altro, vado a casa per vedere la fine del film che stavo guardando. Grazie di tutto le disse Teresa. Di niente! Jacopo si fece da parte per lasciarla .scire e chiuse cautamente la porta. Rest col fiato sopeso aspettando le reazioni di Teresa: tardi, devi andare, che cosa vuoi da me?, non ci siamo feriti abbastanza? Andiamo in cucina, senn Pietro si sveglia disse a bassa voce togliendosi il cappotto. Lo lasciava entrare. Aveva abbassato le difese. Sfil il cappotto anche lui e la segu con la consapevolezza di inoltrarsi in un campo minato: una parola sbagliata, un gesto troppo intimo, un accenno allusivo e le ostilit sarebbero nuovamente esplose. Teresa apr un armadietto, prese il barattolo del bicarbonato e ne sciolse un cucchiaino in mezzo bicchiere d'acqua. Lo vuot con una smorfia. Tua nonna mi ha fatto ingozzare come un'oca all'ingrasso scherz. Sciacqu il bicchiere e si sedette. Mi parlava del difficile rapporto con la figlia... Non capisco che cosa si possa rimproverare a una donna intelligence e affettiva come lei. Da ragazzini , quando assistevo ai loro scontri, me lo chiedevo anch'io. Poi hanno smesso di litigare e ho capito che mia nonna si rassegnata ad avere una figlia diversa da lei, una persona che non sarebbe mai cambiata. Da quel momento ha smesso di essere una buona madre. Continuo a non capire. Ada si sentita in colpa perch la figlia non le piaceva e ha cominciato a concederle tutto: libert, capricci, soldi. Jacopo tacque sperando che il discorso finisse l. Quel tutto includeva anche un matrimonio rovinoso, ed evocando Filippo Nardi avrebbe rischiato di fare esplodere una mina. Ma Teresa os. Adesso mi chiaro perch ha fatto dirigere la sua clinica a un uomo inaffidabile come tuo padre. Non parliamo di lui. Teresa alz il mento. Non un tab: o forse sbaglio? Se cos, decidi tu di che cosa dobbiamo parlare. Quella notte ho conosciuto te. E... E...? Ricordo solo questo. Stasera mi ha colpito il tuo modo naturale, spontaneo, di parlare con mia nonna. Perch a noi non riesce? In ogni nostro discorso c' l'appiglio per la lite, il malinteso, la frase

sbagliata. Forse per questo abbiamo smesso di capito che da otto mesi ignoro tutto di te. Non ho certamente segreti inconfessabili Accenn un sorriso che subito si spense. Forse che ogni sera scrivevo su Lucia. Era una specie che mi aiutava a riflettere, a capire.

parlare. Stasera ho o sogni proibiti. ti riferisci a quello di diario, qualcosa

Era anche mia figlia. Era la prima volta che Jacopo faceva questa osservazione senza sentirsi in balia della frustrazione e della rabbia. Cerc lo sguardo della moglie. Lucia ci ha diviso perch non abbiamo ma-i avuto il coraggio di affrontare insieme i problemi della sua crescita. La stessa parola, handicap, era un tab. Rifiutavi il mio aiuto perch significava ammettere che ne avevi bisogno: ti proibivi di sentirti svuotata, stanca, in crisi. E il mio preoccuparmi per te ti sembrava un segno di disamore per Lucia. Si ferm aspettando la reazione di Teresa. Aveva una strana espressione concentrata e assorta, come se le sue parole appartenessero a un linguaggio sconosciuto e si stesse sforzando di comprenderne il significato. Cerc un modo pi semplice per farsi capire. Lucia ci ha divisi perch... Teresa non gli diede il tempo di spiegare. Succede a otto coppie su dieci. E un dato statistico su cui hanno discusso e persino urlato durante il dibattito televisivo a cui accennavo. Si parlava di bambini gravemente handicappati, di malati terminali, di eutanasia. Avrei voluto spegnere, ma mi sono imposta di ascoltare fino in fondo. In ogni affermazione c'era qualcosa di giusto... una parte di verit. Dopo aver spento il televisore, ho cominciato a scrivere per cercare la mia. E... l'hai trovata? No. Per ho continuato a scrivere imponendomi di essere assolutamente sincera con me stessa, di analizzare con lucidit e senza sensi di colpa le mie giornate con Lucia. Era una bambina handicappata: abbattere il tab di questa realt stato il primo passo. La sua crescita mi ha svuotato di ogni energia. Non avevo pi esigenze, interessi, pensieri. Ho creduto a lungo che il mio votarmi totalmente a lei fosse una specie di punizione che volevo infliggermi. Anche perdere te faceva parte del castigo... Tu non mi hai mai... Lasciami parlare. E cos difficile farlo! In quel dibattito uno psicologo affermava che chiedere l'eutanasia di un malato terminale o staccare la spina a un figlio in coma un atto di resa c >1 genitore o del parente che non ce la fa pi a sopportare il proprio dolore. Forse c' una parte di verit anche in questo: ma, interrogandomi, ho capito di non aver mai vissuto l'handicap di Lucia come una croce o un dolore. Mi preoccupavo soltanto per lei. Era nata cos, e perci non poteva soffrire perch non camminava, non parlava, non giocava... La sua felicit erano le mie braccia che la stringevano, le mie mani che la accarezzavano, il suono della mia voce... Spiavo ogni suo movimento, ogni sua reazione per averne la certezza. E, se questa certezza fosse venuta meno, non avrei esitato un istante a lasciarla andare. Per amore, non per egoismo. Jacopo aveva seguito il lungo discorso di sua moglie profondamente turbato e in un crescendo di emozioni. Quando lei tacque, rest per qualche istante indeciso, come lo sprovveduto spettatore che non riesce a distinguere tra la pausa e la fine d'un concerto e ha paura che il suo applauso sia intempestivo. Doveva aspettare che sua moglie andasse avanti oppure dirle: grazie per questo momento di

verit, sono affranto per non avere capito da solo, non mi perdoner mai di essermene andato da casa? Teresa non aggiunse altro e Jacopo cap che sulla loro povera bambina tutto era stato detto e chiarito. Non esistevano pi domande, dubbi, riflessioni: il silenzio che segu era, finalmente, soltanto pace. Vorrei che questa pace non finisse mai, Jacopo pens. Ma non poteva illudersi: era tardi, doveva salutare Teresa, salire in macchina, tornare a casa e prepararsi ad affrontare un'altra giornata. Non mandarmi via disse: una supplica che gli sfugg in un sussurro, ma vibr nel silenzio come un grido. No. L'aveva spaventata? Sorpresa? Mi ha fatto bene parlare con te disse, cauto. Teresa fece di s con la testa. Anche a me. E tardi, ma non sono stanca... Era un tacito messaggio: parla tu, adesso. Aiutami come io ho aiutato te. Quello era un momento di verit quasi solenne e anche lei ne era consapevole. Sei anni di amore irripetibile che era sopravvissuto al massacro e adesso chiedeva giustizia. Sua moglie stava aspettando, e Jacopo non sapeva da dove cominciare. I malintesi, i dubbi, le incomprensioni, i rancori erano tanti da paralizzarlo. Non mi hai tolto niente che valesse pi di te disse in fretta. Perch ti sei rifiutata di capirlo? Perch... Stava sbagliando tutto. Quelle domande suonavano come una nuova bordata di accuse. Vai avanti, Jacopo. Tranquilla. Incoraggiante. Di che cosa dovevi punirti? Perch non ti sei mai perdonata i mesi passati nell'agenzia di...? Me lo hai impedito tu, con il tuo silenzio. Mai un accenno, una domanda, una curiosit: ti sembra comprensibile? Per te era un passato su cui mettere una pietra tombale. Non ho mai smesso di vergognarmene per questo. Mio Dio, hai vissuto sei anni pensando che io mi vergognassi di te? Quanta umiliazione, quanta rabbia hai sopportato? Jacopo era sconvolto. Quando lavoravo in quell'agenzia ho conosciuto Andrea Nanni Teresa disse con voce neutra. Lavorerai con 1 i ed giusto che tu sappia almeno questo. Lo so. Abbass la voce anche lui. Mi ha raccontato del vostro incontro per arrivare a una conclusione per me scontata: sei una brava persona. Lo eri anche quando lavoravi per Puccio Strada. Teresa si irrigid. Le ragazze di Puccio si prostituivano, e io ero una di loro! La pi bella, la pi altezzosa, la pi intrigante... Orgogliosa di essere stata la prescelta del grande Filippo Nardi. Come potevo essere una brava personal Questi elogi sono un insulto all'ovviet e all'intelligenza. E mi offendono! Tu n .inchi di autostima. Continui a condannarti e a sentirti inadeguata... Come hai potuto scambiare il mio silenzio per un tab vergognoso? Credevo che le mie domande ti ferissero, e soltanto adesso capisco che ti ho fatto stare ancora peggio. Teresa gli punt gli occhi in faccia. E quanto male ti sei fatto tu, fingendo che il tuo silenzio fosse rispetto, amore? Ogni volta che entravi dentro di me io sentivo le domande che non osavi farmi per la paura che le mie risposte fossero pi dure della realt che immaginavi: quanti altri uomini l'hanno avuta prima di me? Eccolo, il grande interrogativo che per sei anni ho aspettato inutilmente di

sentirmi fare mentre l'umiliazione ingigantiva dentro di me. Puoi negarlo, Jacopo? No. Trattenne il fiato, spaventato. Ho avuto sei uomini. Si interruppe con una espressione che lui non le aveva mai vista: beffarda, disincantata. Sei stupito? Quanti pensavi che fossero? Pi di cento? Una cinquantina? Teresa aveva perso l'autocontrollo. Non ho mai voluto fare questo... Calcolo? Te lo faccio io. Due incontri di sesso orale, tre rapporti completi, uno interrotto dopo cinque minuti. Mi sono fatta pagare soltanto... Basta! Teresa parve sorda a quel grido di dolore e prosegu con feroce diligenza: Mi sono fatta pagare soltanto da tre di loro. Sparai una cifra pazzesca, quarantamila euro per una notte, e me la diedero. Con gli altri tre andai gratis, appagata dai loro cognomi illustri e dalla scoperta ammirazione che mi avevano dimostrato: sembravano dei miracolati per l'onore che gli avevo fatto accettando di seguirli in albergo. A questi sei uomini va aggiunto tuo padre. Ma adesso basta. Basta! ripet. L'urlo si strangol in un singhiozzo. E poi ne segu un altro. E un altro. Fino a quando il suo pianto divent irrefrenabile. Jacopo si alz, la sollev dalla sedia e la strinse tra le braccia. Era la prima volta dopo la sera in cui se n'era andato da casa, e il contatto con quel corpo smagrito e tremante gli spezz il cuore. La tenne stretta contro di s fino a quando lei si sciolse dall'abbraccio. Scusami gli disse con voce arrochita. Fece per sedersi, ma barcoll. Jacopo la sorresse per la vita e la guid verso il divano del soggiorno. La aiut a sdraiarsi, la copr con un plaid e si sedette in un angolo accanto a lei. Sono qui, Teresa. Rilassati. Cerca di dormire. Non ho sonno. Da tanto tempo non pensavo pi al passato e mi chiedo come ho potuto fare certe cose. Venivo da una famiglia benestante, avevo fatto il liceo... Jacopo le mise una mano sulla bocca. Hai detto basta... Smettila di farti male. Spost la mano sulla tempia e la accarezz. Tra qualche giorno ti lever i punti. Mi ha fatto bene parlarne. Molte ragazze vengono emarginate dai compagni di scuola o perdono la verginit con un ragazzo che non le ama, come successo a me. Alcune reagiscono mettendosi a dieta fino a diventare anoressiche, altre superano la crisi facendosi una ragione di quello che successo, diventando pi caute nella scelta di un nuovo compagno... Ma nessuna, credo, si risi itta dall'umiliazione mettendosi a fare la prostituta... Non i. terrompermi... Non voglio farmi dell'altro male, ma soltanto capire la cosa pi autodistruttiva, pi inconcepibile: ero fiera del desiderio che riuscivo a suscitare negli uomini e amavo il mio corpo perch era uno strumento di potere... Accettai il primo incontro molte settimane dopo essere entrata nell'agenzia di Puccio Strada... Fu una esperienza orribile... Interruppe la frase e chiuse gli occhi. Jacopo rest seduto sul bordo del divano, pronto a zittirla se avesse proseguito. Non poteva farle bene tornare indietro nel tempo e riesumare la brevissima parte della sua vita che l'aveva segnata per sempre. Ha fatto bene a me. Scacci con forza quel pensiero feroce e meschino, ma gli era impossibile ignorare il sollievo da cui si

sentiva pervaso. Il muro era crollato, non esistevano pi ombre, silenzi, domande senza risposta. Guard Teresa: si era addormentata. Non posso lasciarla, pens. E il punto fermo della mia vita, e separandomi da lei sarei perduto. Nonna Ada aveva ragione: solamente un fanatico senso del dovere poteva spingerlo a creare una nuova famiglia per il bambino in arrivo. Gli avrebbe dato l'amore e la presenza di un buon padre e sarebbe stato vicino a Francesca: di pi non poteva. Aveva gi una famiglia ed era crudele infliggerle altre sofferenze e altre perdite dopo la tragica morte di Lucia. Anche questo gli era, finalmente, chiaro. Guard Teresa: aveva gli occhi chiusi, ma le gote erano rigate di lacrime. Non dormiva: stava piangendo. Le cinse le spalle e la sollev cercando le parole per consolarla. Ma aveva un groppo alla gola e non riusciva a trovare quelle parole. Non lasciarmi, Jacopo... Teresa si scost leggermente da lui e accenn un sorriso. Soltanto per questa notte. Le prese il viso tra le mani. Non me ne andr mai pi. Tutto torner come prima. Avvert subito la tristezza di quell'affermazione. Prima quando? Nella loro storia di coppia non esisteva un periodo da ricordare con nostalgia, un evento fortunato, un momento di felicit perfetto. L'unico dono che avevano avuto era stato un grande amore e l'unica speranza quella che le cose cambiassero. Teresa si sdrai nuovamente sul divano. Non parliamo pi. Vuoi venire vicino a me? Si gir su un fianco per fargli posto e Jacopo si allung accanto a lei, irrigidito dall'emozione e dalla paura di avvicinarsi troppo. Il contatto con il suo corpo avrebbe potuto turbare Teresa o farla sentire umiliata per una richiesta che esprimeva bisogno di aiuto e solitudine fisica. Lentamente, anche lui si gir su un fianco e rimasero in silenzio, con i volti vicini. Teresa chiuse gli occhi e li riapr. Vorrei restare cos per sempre... Jacopo, immobile, aspett che proseguisse. Con te mi sono sempre sentita protetta, al sicuro: hai sempre un plaid su cui si pu contare... Non era una battuta scherzosa, e nemmeno una allusione amara al modo in cui si erano conosciuti. Quando ti vidi arrivare con quel plaid, sordo alle urla di tua madre, provai qualcosa che non so descrivere... Non era soltanto sorpresa, o sollievo, o gratitudine, ma anche... Amore a prima vista? Jacopo os, in un sussurro. Teresa scosse la testa. Non sapevo ancora riconoscere l'amore. Provai... Ecco, mi trovavo sola su un'isola deserta e all'improvviso era arrivato qualcuno. Non a portarmi via, come nelle favole, ma a proteggermi, a restare con me. Emise un profondo sospiro. Ti ho chiesto di metterti vicino a me perch dopo tutte le cose che abbiamo detto mi sembra di essere tornata su un'isola deserta... Sono qui. Teresa sollev le braccia e si aggrapp a lui. Tienimi stretta... Jacopo la raccolse contro di s col cuore che g batteva forte, smanioso di proteggerla. Non l'aveva mai sentita tanto vicina, priva di difese e totalmente abbandonata a lui. Lo struggimento e la tenerezza di quel corpo allacciato al suo erano l'acme di un'intimit mai conosciuta: andava oltre il sesso, oltre l'appagamento fisico. Ti amo le disse piano. Ti amo lei ripet.

Scivolarono nel sonno senza accorgersene, sfiniti e svuotati da quelle ore senza fine. Quando si svegliarono, erano ancora abbracciati. Ti amo le disse Jacopo. Scorse un'ombra sul viso di lei e cap istantaneamente a che cosa, anzi, a chi stava pensando: Francesca. Vado un attimo in bagno disse alzandosi di scatto. Come dirle che aspettava un bambino? Chiuse la porta a chiave, quasi a voler difendere l'intimit dei suoi pensieri. Ho bisogno di tempo. Avrei dovuto dirglielo ieri sera. Devo trovare le parole giuste. Non esistono parole giuste. Questo il momento sbagliato. E meglio aspettare. Aspettare che cosa? Torn in soggiorno. Pietro sta ancora dormendo gli disse Teresa. Lo guard interrogativamente, come se stesse aspettando una risposta alla domanda che non aveva ancora fatto. Jacopo respir a fondo. Dovr parlare con Francesca... Non gli venne altro. Mi dispiace... Non sono mai stato innamorato di lei. Stavate insieme da sei mesi, avevate dei progetti: sicuramente Francesca soffrir. Tu sei mia moglie. Jacopo si accorse che quel suo tergiversare gli stava rendendo sempre pi difficile affrontare il discorso. Non mi sono mai staccato da te, anche se eravamo separati. E questo lei lo ha sempre sospettato. Teresa riflett. Soffrir comunque... Forse le farebbe bene mantenere un rapporto di amicizia, almeno per i primi tempi. Jacopo si sent con le spalle al muro. Quel suggerimento gli offriva un ottimo appiglio, forse l'unico, per parlare di Francesca e del rapporto che avrebbe avuto con lei e con il loro bambino. Teresa... Taci. Non sei il solo uomo ad avere un figlio da un'altra donna senza che la moglie lo sappia. Con un po' di prudenza, puoi essere ugualmente un buon padre. La paura di cedere a questi propositi meschini lo spinse a dire subito, impetuosamente e senza giri di parole, quello che non poteva essere nascosto. Francesca incinta. Abbass subito la testa per non vedere la reazione di sua moglie. E aspett che parlasse: qualunque cosa gli avesse detto, era meno doloroso che leggerglielo sul viso. Ma Teresa non disse nulla. L'ho saputo in questi giorni... Tra noi non cambier nulla... annasp penosamente. Non cap se il silenzio di lei doveva impaurirlo oppure era un incoraggiamento a proseguire, a spiegarsi meglio. Opt con ottimismo per questa ultima interpretazione. Sar un buon padre anche se non vivr nella stessa casa. Non stato cos anche con Pietro? Francesca ha un lavoro, una donna indipendente e forte... E tua moglie no? Nella foga di spiegarsi, stava sbagliando tutto. Volevo dire che il bambino avr due buoni genitori anche se non sono sposati si corresse. Sollev la testa. Sul volto di Teresa non scorse traccia di turbamento, sorpresa, rabbia o sofferenza: sembrava quello di una bella bambola di porcellana, con la bocca e gli occhi assorti in una vacua fissit. Dimmi qualcosa la supplic. Il bel volto non si scompose: si mosse soltanto la bocca. Non cambier nulla. Era una rassicurazione? Un addio? Jacopo lasci la casa di sua moglie senza capirlo.

ORE 6,30 Quando ud Jacopo chiudere la porta, Teresa si alz, sprimacci i cuscini del divano e apr le finestre del soggiorno per cambiare l'aria. Poi and in bagno, fece la doccia e scivol silenziosamente nella stanza da letto per prendere la biancheria e i vestiti con cui cambiarsi. Pietro dormiva girato su un fianco e con un braccio infilato sotto al cuscino. Dopo che si fu rivestita e pettinata, and in cucina e accese la macchina del caff. Stanno per finire le cialde, pens. Guard l'orologio appeso al muro: era troppo presto per telefonare a Carolina e chiederle se poteva restare con suo figlio per un paio d'ore. Al mattino o al pomeriggio era lo stesso. Elenc mentalmente quello che doveva fare: la prima era andare in un autosalone per acquistare una macchina, anche usata, purch solida e capiente. Bevuto il caff, torn in soggiorno, chiuse le finestre e si raggomitol sul divano. Adesso era pronta per affrontare l'impatto con la sconvolgente notizia che Jacopo le aveva dato. Si accorse di non essere affatto sconvolta. Siamo stati sfortunati, pens. Nulla poteva cambiare, n aveva mai cambiato, l'infelice sorte da cui la loro storia era stata segnata. Quella notte si erano finalmente ritrovati. Ma ecco l'ultima beffa: si dovevano separare proprio dopo avere chiarito, in poche ore, tutti i silenzi, le frustrazioni, i rancori e i malintesi che li avevano divisi. Dovresti odiarlo. E stato lui a beffarti! Mentre diceva di amarti e ti restituiva la speranza di ricominciare, sapeva gi che la sua donna era incinta e che per voi sarebbe stata la fine. Teresa aspett vanamente un soprassalto di rancore: era Marianna. Pi passava il tempo e pi ricompariva inacidita e ostile. Si sottrasse con fastidio al giochetto dell'amica inventata. Erano pensieri suoi, la reazione liberatoria che non arrivava. Siamo stati sfortunati, si ripet. La rassegnazione segnava comunque la fine delle disillusioni e dell'inutile lotta per ricostruire ci che fatalmente veniva distrutto, in un ciclo continuo. Non si capacitava che Jacopo avesse ancora la forza di lottare e di credere in un loro futuro insieme. "Francesca forte, indipendente": con quell'alibi poteva tranquillizzare soltanto se stesso. Quanto forte poteva essere la sua donna? Sarebbe mai stata capace di sacrificare a una figlia come Lucia ogni pensiero, ogni ambizione, ogni ora del giorno e della notte? io sono molto pi forte di lei, Teresa si disse. Da otto mesi vivo sola e mi ripugna accettare il compromesso che Jacopo propone. Merito molto di pi di un uomo diviso a met, di un padre perbene intristito e colpevolizzato. Quella notte era stata illuminante perch, rievocando con lui il passato, non si era liberata soltanto dai sensi di colpa, ma aveva anche scoperto l'autostima e il perdono. Non si era prostituita cinicamente e per narcisismo, come aveva creduto, ma in ognuno dei sei "incontri" aveva provato disagio, ribellione, vergogna. Ero malata, pens. Avrei dovuto chiedere aiuto a uno psicologo e invece andai all'agenzia Strada. il primo "evento", la prima serata in cui si prostitu: adesso poteva ricordare con piet per se stessa. "Ciao Puccio. Mi sono appena alzata e ho tro! ato il tuo messaggio." "Quanto sei alta, esattamente?" Quella domanda, diretta e senza neppure un buongior-230

no, la stup. "Uno e sessantotto, uno e settanta... Esattamente non lo so." "Dieci centimetri di pi, e avrei fatto di te una regina della moda! Taglia 38, giusto?" "S... Ma perch mi fai queste domande?" "Devi sostituire Vanessa alla festa di Bellagio. Ti mando un fattorino con l'abito e le scarpe da indossare. A proposito, che numero porti?" "Quaranta. Ma..." "Teresa, stai cazzeggiando da settimane e per stasera non esistono se e ma. Ho un altro evento a Milano e tutte le ragazze occupate. Ti mando un rialzo di sei centimetri con il gel per fissarlo alle scarpe, non te ne dimenticare." Teresa trov un motivo per sfogare la sua irritazione. "Detesto camminare sui trampoli." "E Mike Ross detesta le nane." Puccio non le diede il tempo di risentirsi. "E chiaro che scherzo! E la prima volta che uno stilista si rivolge alla mia agenzia e sono molto nervoso perch nessuno mi ha ancora spiegato il ruolo delle ragazze. Le hanno chieste alte, scicchettose, taglia massima 40. Durante l'inaugurazione della villa, indosseranno dodici capispalla firmati Ross. Mi sono arrivati ieri in sei scatoloni." "E chiaro: vogliono delle modelle" Teresa osserv, sollevata. Ud la risata cattiva di Puccio. "Sveglia, Biancaneve: chi cerca modelle non si rivolge all'agenzia Strada. E ovvio che si aspettano qualcosa di pi... Ma l'improvvisazione non mi piace, e prima di stasera devono parlare chiaro." Il fattorino arriv a mezzogiorno. Abito, scarpe e rialzo erano accompagnati da un foglietto scritto in gran fretta da Puccio: Alle 17 davanti all'agenzia. Partenza per Bellagio con un pullmino. Solo durante il viaggio Teresa cap, attraverso i chiacchiericci delle ragazze e le spiegazioni di Puccio, lo "spirito dell'evento". L'acquisto della villa di Bellagio era il tocco finale del ricco industriale conserviero Angelo Rosario alla costruzione del personaggio dell'unico figlio maschio: velleitario, ecletticamente fantasioso e gay. Accettata questa realt, Angelo aveva spedito il ragazzo a New York dopo avergli garantito la green card con l'acquisto di un appartamento, un cospicuo fondo in banca e l'iscrizione a un corso triennale di moda e design. Questo investimento era stato premiato trasformando il velleitario figlio in un promettente stilista. Michele Rosario, diventato Mike Ross, quella sera avrebbe inaugurato la villa con una grande festa annunciando ufficialmente il suo ingresso nell'alta moda italiana. Quando arrivarono, il sole non era ancora tramontato: ma sul lungo viale d'accesso erano gi state accese le torce. Il servizio di sicurezza controll gli inviti e, scesi dal pullmino, Puccio e le ragazze raggiunsero la villa a piedi: le mini-car parcheggiate ai lati del cancello erano riservate agli ospiti pi importanti. Noi non siamo tra questi, Teresa pens cercando di mantenersi in equilibrio sui ridicoli sandali con cinque centimetri di zeppa e sei di rialzo. Rispetto alle altre, restava comunque una nana, ma a metterla a disagio non erano n i trampoli n la statura, che riteneva ottimale, bens la mise creata da Ross e scelta per lei da Puccio: una minigonna a palloncino con tre strati di voile in tre diverse sfumature di rosa abbinata a un attillatissimo corpetto color prugna e strizzata in vita da un cinturone scintillante di pietre dure e strass. Teresa si sentiva una Barbie edizione Grande Ballo. Ma tutte le ragazze erano vestite come bambole: evidentemente era lo stile di Ross.

Mentre percorrevano l'ultimo tratto del viale, fu-ono superati da una minicar: Teresa riconobbe il chita; ista inglese George Grant: aveva visto le sue fotografie sfogliando un rotocalco al Top Beauty. " il compagno di Mike Ross" disse Puccio. "Non credo proprio che Angelo Rosario sar contento di vederlo alla festa: ha vent'anni pi di suo figlio e da qualche tempo la sregolatezza ha superato il genio." Intervenne Manuela: "Grant non gay! E stato sposato e ha avuto una figlia da una ragazza minorenne che l'ha denunciato e costretto a riconoscerla! ". "Non sarebbe meglio gay e basta?" scapp a Teresa. "Gli piacciono uomini, donne e ragazzine" Puccio replic. "Si legato a Mike perch l'unica persona che pu reggerlo pi di tre giorni, strafatto di alcol e di droghe com'. Mike sta con lui da un anno e continua a ritenerlo un dio... Farebbe qualunque cosa per lui!" "Grant molto pi famoso di Ross! " cinguett un'altra ragazza. "Se vai in un locale pubblico con lui, sei sicura di finire sui giornali! " "Gira alla larga da Grant: vale per tutte voi!" intim Puccio. " Ross a pagare, e non voglio fastidi con lui." Erano arrivati. La festa si svolgeva nel grande parco antistante la villa. A colpire Teresa non furono lo spettacolare scorcio panoramico, le cascate di fiori e di cespugli rampicanti che accendevano di colore le montagnole di roccioso o la maestosit degli alberi, ma lo spiazzo erboso in cui erano stati sistemati i tendoni e i tavoli. Il prato era un mare di smeraldo. Non aveva mai visto un'erba di quel verde, e cos fitta e setosa: aderiva al terreno come un prezioso tappeto. Avrebbe voluto togliere le scarpe e camminare a piedi nudi. Puccio le diede una gomitata: "Sta arrivando Ross, non stare curva". Un ragazzo sulla trentina, alto e atletico, si stava avvicinando al loro gruppo. In pochi istanti osserv tutte le ragazze e il suo viso (troppo bello, pens Teresa) si illumin in un sorriso. "Siete perfette!" esclam. Si riferiva, ovviamente, al modo di indossare i suoi vestiti. Puccio le present una ad una e Mike, porgendo la mano, continu a sorridere. La sua attenzione si concentr su Claudia. "Togli la sciarpa, il punto forte di questo abito la doppia scollatura." Puccio, pronto:-"Per ogni vestito ho usato tutti gli accessori che mi avete inviato". "Hai fatto bene. Questo prevedeva la sciarpa, ma adesso vedo che sta meglio senza. Venite con me" disse guidandoli verso la lunga tavolata davanti alla quale erano assiepati tutti gli ospiti. Teresa not che Mike Ross, durante il breve tragitto, accelerava o rallentava il passo in modo da poter osservare da vicino tutte le ragazze. Per lui siamo soltanto degli appen-dini, pens con un moto di ribellione. "Questo vestito sembra creato su misura per te" Ross comment quando arriv il suo turno. "Non il mio genere" Teresa rispose asciutta. "L'ho capito. Niente mascara, niente fondotinta, nessun orpello che distolga l'attenzione dalla tua bellezza. Sei tutto quello che gli stilisti non sopportano in una top model" comment con bonariet e continuando a sorridere. Ross detesta le nane. Gli sorrise anche lei. "Modella io? Mi mancano la statura e la vocazione." "Con la tua faccia e i tuoi capelli puoi fare pubblicit, cataloghi, cinema, televisione."

Puccio si avvicin a loro, vagamente allarmato. "Va tutto bene?" "Benissimo" rispose Ross, allegro. "Dentro questa ostrica nascosta una perla preziosa" aggiunse indicandola. Arrivata a questo punto, tutti i particolari della storia si disperdevano in un totale vuoto di memoria. Teresa co* e-gava quel benissimo alla fulminea conquista di due basi ri certezze. La prima: aveva superato l'esame, piaceva, gli anni delle umiliazioni e della goffaggine erano finiti per sempre. La seconda: mai avrebbe cercato il successo nel mondo dello spettacolo o della moda perch la sola idea di doversi sottoporre a un altro esame del genere la terrorizzava. Queste certezze le apparivano adesso come un percorso emblematicamente indicato da enormi cartelli e segnali luminosi e perci impossibile da non scorgere: lasciare l'agenzia Strada e riprendere, seriamente, l'universit per costruirsi il futuro da brava ragazza quale era. Invece, abbacinata dagli elogi di Mike Ross, gratificata dallo sguardo incoraggiante e fiero di Puccio Strada, imbocc ciecamente la strada sbagliata. Aveva bisogno di altre gratificazioni, altre sicurezze. Ero ancora malata, si disse. E qui cominciava la parte pi difficile della storia. Il buco nero spariva e Teresa poteva ricostruire tutti i particolari. Era seduta a tavola fra Mike Ross e George Grant, e sentiva su di s gli sguardi invidiosi di tutte le altre ragazze: quello era il posto pi ambito, e non riusciva a credere che quel privilegio fosse toccato a lei. Mike, dopo averle chiesto di dargli del tu, la trattava come una vecchia amica. Sembrava sinceramente interessato a sapere che cosa faceva, quali erano i suoi progetti, se aveva un ragazzo, da dove veniva, da quanto tempo viveva a Milano e lavorava per Puccio Strada. A sua volta, le parl con naturalezza del difficile rapporto con il padre, della speranza di restituirgli al pi presto quanto aveva anticipato per il lancio della linea Ross, degli anni trascorsi a New York, della bella amicizia con George. Disse proprio cos: bella amicizia. Evidentemente Puccio si era sbagliato: a Teresa sarebbe dispiaciuto se quell'uomo tanto gentile e sensibile fosse stato gay, perch si sentiva attratta da lui. Anche George era diverso da come Puccio l'aveva descritto. Pur conoscendo appena l'italiano, seguiva con interesse i loro discorsi e di tanto in tanto si faceva tradurre qualche frase da Mike. Forse esagerava nel bere ma, essendo astemia, Teresa non poteva capire se i cinque bicchieri che gli aveva visto riempire fossero un segno di alcolismo oppure di allegra convivialit. Di fatto, il famoso chitarrista era lucido, attento e molto carino con lei. Quando Mike si alz per raggiungere Puccio, George le pos affettuosamente una mano sul ginocchio. Ebbe una istintiva reazione di protesta quando sent la mano infilarsi sotto gli strati di voile e risalire lentamente lungo le cosce. Ma il ritorno di Mike la immobilizz. Le sembrava inopportuno enfatizzare un gesto fastidioso che, a ben riflettere, poteva essere una manifestazione di esuberanza fisica, un modo per farle capire che gli piaceva. La mano si ritrasse e George si alz dal tavolo spostando bruscamente la sedia. "Salgo un attimo in casa" disse. Si rivolse a lei: "Ci vediamo". Mike si scus e segu l'amico.

Solo quando rimase sola Teresa si accorse che nei tavoli vicini molte altre sedie erano vuote e parecchie ragazze erano sparite. Puccio si avvicin prima che lei se ne chiedesse la ragione. "Complimenti, hai fatto centro! Bella serata" le disse con entusiasmo. "E strano, il padre di Ross non si visto e tra gli invitati non c'era nemmeno un personaggio famoso" Teresa comment. Lo aveva notato subito, ma distratta dalle attenzioni di Ross e Grant non ci aveva pi fatto caso. "Era una serata per compratori e addetti ai lavori: persone poco note, ma importantissime per un giovane stilista." "Dove sono le ragazze?" Puccio allarg le braccia con una smorfia di ostentata impotenza. "E che ne so? Non sono il loro custode!" "Ma devi riportarci a casa con il pullmino! " "E un optional: qualche ragazza preferir un passaggio in macchina da..." Si interruppe. "Sta ritornando Mike. E un bravo ragazzo, sii gentile con lui." "Tutto bene?" Mike le chiese posandole una mano sulla spalla. Fu Puccio a rispondere. "Certamente. Stavamo parlando del ritorno a Milano: Teresa teme di non trovare un passaggio." "Mi stavo soltanto informando del pullmino che ci ha portate qui" lei tenne a precisare. "Anche io e George torniamo a Milano: ti daremo un passaggio noi, dov' il problema?" "Allora vado" Puccio disse. Si allontan con un gesto di saluto, dando per scontato che lei accettasse il passaggio. Obiettivamente, non esistevano motivi per rifiutarlo. "Vuoi vedere la mia casa?" le propose Mike. Non esistevano ragioni neppure per rifiutare quell'invito. Si lasci prendere per un braccio e lo segu con un vago senso di disagio per l'improvviso silenzio di Mike. "L'hai arredata tu o ti sei rivolto a un architetto?" gli chiese. Dovette ripetere due volte la domanda. "Non sopporto gli architetti." Altro silenzio. "Il parco meraviglioso. E il prato sembra..." "Siamo arrivati." Le lasci il braccio e apr la porta. Poi si gir e la guard in faccia. "Non ho capito bene chi sei e a che cosa miri, ma lavori per Strada e di sicuro conosci i servizi che i clienti chiedono alla sua agenzia." Teresa non afferr il senso di quel preambolo. A colpirla fu l'improvviso cambiamento di Mike Ross: il premuroso e sorridente vicino di tavolo non esisteva pi e lo scono-i sciuto che le stava di fronte aveva lo sguardo freddo, la voce sgarbata e l'espressione infastidita e impaziente. "Non startene l impalata, vieni con me." Teresa fece un passo indietro. "Vuoi spiegarti meglio?" Cominciava a capire-, ma sper di sbagliarsi. "Piaci a George. Non si arrapava da un pezzo, e con qualche giochetto ci puoi aiutare a fare una bella scopata. " Teresa avvamp. "Come ti permetti? Per chi mi hai preso?" "Per una stronzetta snob che si fa palpare le cosce sotto al tavolo. Credevi che non me ne fossi accorto?" La voce tremava di rabbia trattenuta. "Adesso basta con le chiacchiere e andiamo da George prima che si ammosci." Le afferr un avambraccio con una morsa che le strapp un gemito di dolore e la stratton per tutto l'atrio fino all'imbocco di un corridoio.

Qui si arrest e le indic una porta. "Appena entriamo, tu ti spogli e fai quello che ti dico io: niente iniziative personali o giochini tra voi due. Mi servi soltanto per farlo rizzare a George. Al mio cenno, sparisci e chiami un taxi: regoler gli extra con l'agenzia. Mi sono spiegato bene?" Teresa fece di s con la testa. "S" ripet. Non aveva scampo: un tentativo di fuga o un gesto di ribellione, e la furia di Mike si sarebbe scatenata contro di lei. Era finita nella trappola di un vizioso e di un sadico. "Scordati tutto" le disse il giorno seguente Puccio. "Sono incidenti che purtroppo capitano, ma hai la mia parola che in futuro non ti far mai pi rischiare un incontro cos schifoso." Era sinceramente addolorato per lei, e lo dimostr restituendo a nome suo l'assegno di Ross con il cachet della serata e degli "extra", comprensivo anche della sua percentuale. Ma Teresa non avrebbe dimenticato mai pi le due ore di sesso scabroso e devastante a cui dovette assistere dopo aver portato all'acme l'eccitazione di George. Al prean .unciato cenno di Mike, si rivest distogliendo lo sguardo dai due corpi aggrovigliati. Quando fu pronta, si avvicin al letto. "Siete due viziosi impotenti e miserabili" vomit in un soprassalto di furia. I grugniti cessarono di colpo. Mike si stacc dal compagno e la trafisse con uno sguardo di odio. "Non vali niente come stilista" Teresa aggiunse. "Per lanciare i tuoi cenci hai bisogno dei soldi di tuo padre... E come omosessuale sei patetico: hai bisogno dell'aiuto di una donna per farlo rizzare al tuo uomo. Se uomo si pu chiamare un vecchio chitarrista strafatto e spompato." Aveva buttato fuori tutta la cattiveria di cui era capace, e usc dalla stanza lentamente per dimostrare, soprattutto a se stessa, di non avere paura dell'ira che aveva scatenato. Anche se l'avessero selvaggiamente pestata, il dolore fisico non sarebbe stato mai forte come l'umiliazione che aveva inflitto a quella coppia. Di certo, per quella sera li aveva moralmente castrati: l'orgia era finita. Puccio aveva mantenuto la promessa. Ma, anche se cos non fosse stato, dopo quel primo incontro, Teresa impar a difendersi da sola. Non avrebbe mai pi permesso a un uomo di usarla: la padrona del gioco era lei. La mia malattia si era aggravata, Teresa pens staccando la spina ai brutti ricordi. Ma ovunque spostasse la mente, non trovava nulla di positivo a cui pensare. ORE 19,45 Jacopo, sei tu? La voce di nonna Ada arriv dal soggiorno. Jacopo appese il cappotto, sfil la sciarpa e la raggiunse. Scusa se non ti ho... Parleremo dopo lo zitt brusca. Era seduta davanti al televisore in attesa del solo appuntamento quotidiano per lei imperdibile: il giochino finale di un programma di quiz su Raiuno. La ghigliottina, se ben ricordava. Non startene l impalato. Se non vuoi fare la gara con me, aspettami a tavola. Arriv pochi minuti dopo. Ho indovinato anche stasera! Come dicono i concorrenti, da casa pi facile perch si pi rilassati e non si vince n si perde niente. Per una bella soddisfazione lo stesso scegliere le parole giuste, capire quale deve accenderti la lampadina e arrivare ad associarle tutte! Carlo Conti un bravissimo presentatore che... Che...?

Jacopo, ti ho messo alla prova e non puoi fare il furbo con me. Non ti interessa niente di quello che sto dicendo, ma mi lasci parlare per stare zitto e non affrontare un discorso serio. Ho avuto una giornata estenuante. Io no? Ti ho sentito rientrare stamattina alle sette e sei uscito un'ora dopo senza nemmeno salutarmi. Ti ripresenti un quarto d'ora fa dopo una giornata di silenzio. Immagino che tu abbia dormito da tua moglie: quello che speravo. So che avevi un appuntamento con l'amministratore del San Gervasio: sicuramente ci sei andato. Hai una delicata situazione in sospeso con quella Francesca: presumo che ti sia messo in contatto con lei. Non sono riuscito a... Lasciami concludere. Sono tua nonna, non una gentile signora che ti ha affittato una stanza! Questo stato un giorno decisivo per il tuo futuro, e non ti venuto neppure in mente che io potessi essere in ansia, chiedermi se tutto era andato bt ie. Bastava una telefonata: dieci secondi per dire ciao nonna, stai tranquilla, stasera ti racconto. Hai ragione. Da dove doveva iniziare? I pochi istanti di silenzio fecero capire ad Ada l'inopportunit del suo sfogo: Sto diventando suscettibile e lagnosa come tutti i vecchi che pretenderebbero di sentirsi al centro del mondo. Scusami. Vuoi mangiare qualcosa?. Se non ti dispiace, vado subito a letto. Ti racconter domattina... Ada cap al volo che per il nipote non era stata una giornata facile: le buone notizie si danno subito. Ma si trattenne dal dirgli: ce la farai, tutto si risolve, le alte maree si ritraggono sempre. Jacopo aveva bisogno di un po' di fortuna, non di verit rivelate. Non immaginava che un quarto d'ora dopo, sdraiato sul letto, suo nipote stava pensando la stessa cosa. Aveva perduto il controllo della propria vita e non esistevano iniziative, scelte o gesti concreti che potessero modificare questa realt. La sfortuna non soltanto si accaniva contro di lui, ma gli aveva sottratto ogni arma di difesa. Jacopo, uscito dalla casa di Teresa, era salito in macchina e si era addormentato per un paio d'ore. Dalle nove in poi, tutto era andato storto. L'amministratore del San Gervasio, con grande rammarico, gli aveva comunicato che il contratto era pronto ma mancava la firma del responsabile del personale che, a causa di gravi motivi di famiglia, sarebbe stato assente per due settimane. Andrea Nanni lo aveva rassicurato: si trattava soltanto di una formalit: si godesse le vicine vacanze di Natale senza pensare al lavoro ! A mezzogiorno, il secondo colpo basso: Teresa si era rivolta al loro avvocato chiedendogli di anticipare l'incontro per avviare e concordare le pratiche della separazione legale. L'avvocato stesso gli aveva riferito questa richiesta, chiedendo se anche per lui andava bene la mattina di gioved 16. Era tornato a casa di Teresa per scongiurarla di riflettere: ma Teresa era uscita e, quando l'aveva chiamata sul cellulare, si era mostrata quietamente e amichevolmente inflessibile: non intendeva prolungare una dolorosa situazione di compromesso e rinviare le pratiche di una separazione che, di fatto, era gi definitivamente avvenuta. Solamente quando si sent anestetizzato dalla stanchezza, Jacopo os pensare all'assillante filo conduttore di tutta la giornata: Francesca. Il suo cellulare era risultato inattivo dalle otto del mattino sino a un'ora prima.

A met pomeriggio era andato a cercarla a casa: ma la portinaia, molto vaga, gli aveva detto che "era via" e non sapeva quando sarebbe tornata. Neppure all'ospedale seppero dirgli nulla. Dove era finita? Era la seconda volta in una settimana che si rendeva irreperibile. Voleva tenerlo sulla corda, colpevolizzarlo, angosciarlo? Non ci sto, si disse. Aveva sacrificato tutto a lei e al bambino in arrivo, e mai pi le avrebbe permesso quei giochini sadici. Aveva, almeno, il diritto di vivere serenamente. Il guizzo di rancore si spense subito e piomb in un sonno profondo. MERCOLED 15 DICEMBRE La lotta ORE 6,30 Jacopo riemerse lentamente dal sonno e rest sospeso in quei pochi istanti di torpore senza pensieri che precedono il risveglio. L'impatto con una nuova giornata da affrontare gli provoc una crisi di rigetto. Che cosa faccio? Dove vado? i problemi che lo aspettavano gli piombarono addosso come un macigno distogliendolo dalla oziosit di quegli interrogativi. Doveva mettersi in contatto con Francesca, fare con lei un progetto concreto di convivenza cercando, per prima cosa, un appartamento pi grande del suo, parlare con Teresa prima dell'incontro con l'avvocato, spiegare alla nonna che non esisteva pi alcuna speranza di salvare il loro matrimonio, preparare Pietro all'arrivo di un fratellino. Ogni spiegazione, ogni cambiamento, ogni incontro si prospettava con un insopportabile carico di sofferenza e, inevitabilmente, di rissosit. Dal cellulare part lo squillo che segnalava l'arrivo di un messaggio. Era di Francesca. Ti aspetto alle dieci a casa mia. Al sollievo di aver avuto sue notizie subentr il fastidio per la perentoria essenzialit dell'invito. Aveva scambiato per amore lo stare bene con lei. Accanto a Francesca non si era mai sentito colpevolizzato, insicuro, frainteso o infelice perch era una donna dall'esistenza risolta: non si poneva n gli creava problemi. il reciproco rispetto era fondamentale per poter convivere il pi serenamente possibile. E, questo, lui lo avrebbe chiarito subito. "Rispetto" era anche lealt, comprensione, impegno e mutuo soccorso nei f omenti difficili. Teresa e Pietro non sarebbe;' o mai usciti dalla sua vita, ma Francesca non avrebbe dovuto mettere se stessa e il bambino in antagonismo con loro, n fargli scenate di gelosia, n metterlo in condizioni di vederli di nascosto. Jacopo si alz e in venti minuti fu pronto. Memore del giusto rimprovero di nonna Ada, and in cucina per salutarla. Stava pulendo il piano cottura e gli venne da ridere: la colf arrivava alle nove e mezzo, ma Ada si alzava un'ora prima per farle trovare la casa in ordine: " Un po' in ordine! " si difendeva, "e soltanto per non sembrarle dei selvaggi! ". Sto uscendo e volevo farti un saluto le disse in tono pomposo. Il mio gentilissimo pensionante non gradirebbe un caff? Ada scherz. La prima colazione compresa. In questo caso accetto volentieri. Guard l'orologio. Mancava pi di un'ora all'appuntamento con Francesca. Si sedette al suo posto e quando la colazione fu pronta indic la sedia alla nonna. Jacopo, non sei tenuto a raccontarmi i fatti tuoi. Ieri sera ero scoppiato. So di darti un dispiacere, nonna, ma il mio matrimonio con Teresa finito. Per sempre. Dopo una notte trascorsa insieme, a questa conclusione siete arrivati?

No. Avevamo chiarito tante cose, ci eravamo ritrovati. Ma quando ha saputo che Francesca incinta... Non trov le parole per descrivere la sua reazione. Soltanto adesso, nel rivivere quel momento, capiva quanto fosse costato a sua moglie mantenere l'autocontrollo. Ada non ebbe bisogno di altre parole. Se ti aspettavi che accettasse una soluzione di compromesso, sbagliavi come me. Teresa ha conosciuto il peggio della vita, e non pu dividere il marito con un'altra donna, condannarsi a un futuro che non le risparmierebbe rinunce e mortificazioni. Ha soltanto ventisei anni: sperando in una vita migliore non chiede la favola, ma soltanto la parte di bene che non ha ancora avuto. Jacopo si ribell. Glielo avrei dato io! Nessuno potr amarla quanto me! Tutto finito perch non hai saputo tenere chiusa la zip dei pantaloni e | resti un funerale cattolico a tutti gli spermatozoi che perdono la corsa verso l'ovulo! Ada sbott. Pi che quel feroce sarcasmo, fu il modo sboccato di esprimersi a ferire Jacopo. Lo spermatozoo in questione aveva vinto la corsa le rispose a tono. Evviva! Si aggiudicato dei premi strepitosi: un padre infelice, una madre masochista e una famigliola che gli trasmetter grandi valori quali senso del dovere, eroico spirito di sacrificio e sopportazione a oltranza. Il tuo cinismo ... Sorprendente? Rivoltante? A questo punto bene che ti ricreda. Tu hai un fratello che ha un anno meno di te e fa il ricercatore negli Stati Uniti. L'ho mantenuto per molti anni e poi ne ho perso le tracce. Intercettando per caso una telefonata di quel puttaniere di tuo padre, scoprii che aveva messo incinta una studentessa americana e aveva fissato un appuntamento con un ginecologo compiacente della Nardi per farla abortire. La ragazza sembrava disperata, chiedeva tempo... Per farla breve, sono riuscita a mettermi in contatto con lei e a salvare il bambino che voleva avere. Le ho pagato l'aereo per tornare negli Stati Uniti e ogni mese le ho fatto avere un bonifico. Ho smesso quando si sposata con una brava persona che ha dato il suo nome al ragazzino e se ne fatto carico. Nel suo caso, l'aborto sarebbe stata una violenza inutile, motivata soltanto dal desiderio di tuo padre di "liquidare" l'incidente e mettersi al riparo da ogni fastidio o brutte sorprese. Dopo tutti i dolori e i problemi di quella settimana l'apprendere di avere un fratello lasci Jacopo pressoch indifferente. Mia madre lo sa? i limit a chiedere. Ovviamente no. Se ne no parlato con te soltanto perch non voglio improvvisamente apparirti una persona spregiudicata e senza valori. Li ho. Rispetto la vita. Ma anche nella morale esistono delle priorit. E io penso che non vi sia nulla di bene nel votare se stessi all'infelicit e nel rendere infelici le persone che amiamo. Jacopo sospir. Lo so. Ma adesso devo andare da Francesca e ne riparleremo in un altro momento. Perch hai avuto tanta fretta di parlare con Teresa? Ci eravamo ritrovati. Non potevo illuderla che le avrei dato finalmente la favola, tacendo la realt di un bambino in arrivo. Se andrai a vivere con Francesca, perderai ogni speranza di salvare il rapporto con Teresa. L'ho gi perduta. A questo punto posso almeno rasserenare Francesca e dare a nostro figlio una famiglia. Adesso devo andare ripet.

Quando scese dalla macchina e si diresse verso il portone, tutta l'animosit per la sparizione di Francesca e per il suo perentorio invito era crollata. Anche il proponimento di mettere subito in chiaro quello che si aspettava dalla loro convivenza gli sembr inopportuno. Giorno dopo giorno avrebbero imparato a scoprire quello che desideravano oppure li infastidiva, a rispettare le reciproche esigenze, a parlare con lealt di quanto li turbava o non capivano, per evitare che si creassero malintesi e silenzi. Sei anni di matrimonio non erano trascorsi impunemente e mai pi avrebbe commesso gli stessi sbagli. Francesca gli apr la porta con un impersonale "ciao", ignorando il suo tentativo di abbracciarla. Non era un'accoglienza calorosa, ma Jacopo si proib di lasciarsi scoraggiare. Ti trovo bene le disse quando si sedette di fronte a lui. Era vero: aveva il viso truccato, i capelli soffici e arricciati e indossava l'abitino di maglia a righe bianche e azzurre che le aveva regalato per il suo onomastico. Stai bene anche tu. Vuoi un caff? Ho appena fatto colazione. Pi tardi, semmai. Non hai fretta? Assolutamente no! Il timore di un commento o di una battuta sbagliata lo spinsero a parlare subito. Scelse un argomento neutro: il lavoro. Ieri ho avuto un incontro con l'amministratore del San Gervasio: speravo di poter cominciare subito, ma manca una firma e l'assunzione partir dal prossimo gennaio. Meglio cos, no? Potrai trascorrere le feste di Natale in famiglia, senza... Lascio a te decidere dove andare: abbiamo proprio bisogno di qualche giorno di vacanza. Io ho gi preso due settimane di ferie e nei giorni di Natale sar di turno. Quanto a te, immagino che vorrai stare con tua moglie e con tuo figlio. Jacopo ricord in quel momento tutti i programmi che aveva fatto con Pietro per le vacanze di fine anno. Purtroppo lo aspettava la prima delusione. Come far capire a un bambino di cinque anni che il pap non era pi tutto suo, che in futuro molte altre promesse non sarebbero state mantenute, che ogni programma doveva tener conto delle esigenze e dei diritti di un'altra famiglia? Francesca si era curvata verso di lui e lo stava fissando con gli occhi socchiusi. Jacopo scacci la sgradevole sensazione che stesse aspettando una parola o un gesto sbagliato per poterlo aggredire. Passer con Pietro soltanto la giornata di Natale disse d'un fiato. Domani mattina l'avvocato mi aspetta con Teresa per le pratiche della separazione legale aggiunse. Al senso di fastidio si aggiunse la vergogna: si stava comportando come chi getta l'osso a un cane per fargli mollare la presa. Non avevate rimandato a gennaio? A questo punto nor aveva senso. Francesca non moll. Cosa significa a questo punto? Aspettiamo un figlio... Doveva stare attento a non sbagliare, ma prendendola cos alla larga diventava troppo difficile. Ho detto a Teresa che sei incinta e... Quando gliel'hai detto? Appena ne abbiamo avuto la certezza rispose vago. E lei come ha reagito? Jacopo non riusc pi a trattenersi. Vuoi smetterla con questo interrogatorio? Gliel'ho detto perch la tua gravidanza non n un

segreto n una vergogna da nascondere. E come ha reagito te lo puoi immaginare! Preferisco saperlo da te. Senza scenate, senza lacrime. La mattina dopo ha telefonato al nostro avvocato per anticipare l'appuntamento. Il viso di Francesca si illumin come se avesse vinto il primo premio di una lotteria. Dunque, stata lei a deciderlo! Per te domani, gennaio, giugno oppure mai sarebbe stato lo stesso! Ho ricevuto il tuo messaggio e sono corso da te. Per che cosa mi aspettavi? Jacopo url. Francesca rimase imperturbabile. Posso farti la stessa domanda: che cosa ti aspettavi, tu, dopo aver letto il mio messaggio? Jacopo sospir. Di parlare. Serenamente e senza... Parlare di che cosa? Del bambino. Del nostro futuro. Di una casa nuova dove trasferirci. Di... Jacopo si interruppe. Gli sembrava di essere tornato agli anni della scuola, quando l'insegnante lo interrogava e lui annaspava per coordinare una risposta che non sapeva. Bravissimo! Francesca esclam. Mi ha letto nel pensiero? Ho dato la risposta giusta? Il sollievo dur lo spazio di un sospiro. Visto che sei un ottimo attore prosegu, mi spieghi come puoi affrontare serenamente la rivoluzione della tua vita? L'avverbio tuo. Mi riferivo al modo di parlarne. Di sicuro, non mi aspettavo di essere aggredito e sottoposto a un terzo grado. Sono davvero mortificata per la mia insensibilit. Il padre per caso perde la donna amata, mi sacrifica il futuro, corre al mio richiamo, si presenta con progetti di vita entusiasmanti, e io cosa faccio? Invece di premiarlo come un eroe lo metto in croce. Francesca, non litighiamo. Siamo tesi, stanchi, svuotati ed comprensibile che... Finalmente uno spiraglio di onest: ammetti che la mia gravidanza stato un brutto colpo. Non attaccarti a ogni parola! Teso, stanco, svuotato: sono parole tue, non aggettivi volanti. Non mi ci attacco, ma voglio capire. Quante volte ho litigato con Teresa per una parola sbagliata? Jacopo si chiese. Ma erano litigi diversi: lui poteva urlare, infuriarsi, offendersi, rinchiudersi nel silenzio, ma mai era stato costretto a mentire o a simulare per non scatenare reazioni imprevedibili. Peggio ancora: per non trasformare la rissosit in un vacuo e fastidioso esercizio dialettico. Francesca gli stava suscitando proprio questo: irritazione, fastidio. Erano arrivati al degrado finale di una coppia prima ancora di cominciare la vita a due? Non litighiamo le ripet quasi supplice. Ti chiedo soltanto di essere onesto: sei felice della mia gravidanza? Il fastidio gli esplose dentro come un tossico mortale. Nove giorni fa un incidente ha ucciso mia figlia, Teresa e Pietro sono annientati dalla sofferenza e dalla paura, il cognome dei Nardi stato sputtanato su tutti i giornali, mia nonna ha perso la sua clinica... La voce gli si strozz. Voglio questo bambino, nemmeno per un istante ho pensato di non farlo nascere, lo a/ ero con tutto il cuore. Ma come puoi chiedermi, in quesl j momento, se sono felice? esplose in un crescendo incontrollabile. Forse staresti meglio se non ti sentissi obbligato a vivere con me. Lo sogguard.

Jacopo abbass la voce. L'ho deciso io: hai dimenticato il discorso che ti ho fatto appena hai avuto la certezza di essere incinta? Lo ricordo bene: eri pieno di slanci, fiducioso del nostro futuro, sicuro dell'amore per me. Facevi progetti per la nuova famiglia con un sorriso incantato... Eri gi stato colpito dalla tragedia, ma la mia gravidanza ti aveva dato una ragione per rialzare le spalle. Adesso ti ripresenti in lutto stretto, indignato per la mia insensibilit perch ti faccio delle domande umanamente comprensibili. Io le definirei provocatorie e inutili. Ammetto di essere meno sereno di due giorni fa, ma il mio impegno identico. Perch sei meno sereno? Che cosa altro successo? Francesca chiese con cortese distacco. Jacopo si arrese: che fosse un'imbecille oppure cercasse di condurlo all'esasperazione, quella era la donna con cui doveva vivere e crescere un figlio. Non poteva assecondarla n permetterle di buttare fuori il peggio di s. La decisione di lasciare Teresa non stata facile disse tra i denti. E stata lei a deciderlo! E forse questo che ti ha... Stiamo parlando della fine di un matrimonio, non di una gara a chi arriva prima. Calmati. Non fare il suo gioco. E stato molto difficile parlare di cambiamenti e di un figlio in arrivo a una donna che sta cercando di sopravvivere al dolore. Lo capisci, vero? Certamente! La mia gravidanza non poteva annunciarsi in un momento peggiore. Anche tu stai cercando di sopravvivere al dolore di una insopportabile perdita: ci riuscirai? Jacopo abbozz un sorriso. Spero di s... Con l'aiuto del tempo e con la tua vicinanza. Non parlo di tua figlia, ma di tua moglie! Francesca grid, il viso alterato dalla furia. Basta girarci intorno. Io non potrei mai vivere con un martire del dovere, un uomo colpevolizzato e inconsolabile per la perdita della moglie adorata! Controllati. E una donna incinta, ha bisogno di tranquillit, non pu arrivare al giorno del parto intossicata dalla paura e dall'insicurezza. Francesca, stai dicendo delle sciocchezze... Cose che non esistono. Siamo insieme da sei mesi, e quello che provo per te l'ho dimostrato coi fatti... Vivere insieme era nei nostri progetti gi prima che restassi incinta: tu sei stata la mia ancora di salvezza e... E il tuo anestetico. Mentre parlavi, uscivi, venivi in vacanza, dormivi e facevi sesso con me, potevi distogliere la mente dal pensiero di Teresa. Ma dopo l'incidente ti sei risvegliato e non hai avuto pi bisogno di me. A farti riavvicinare a tua moglie non stato soltanto il dolore, ma la paura di perdere anche lei. Sei ossessionato dal suo ricordo. Con nessuna donna potrai provare le stesse emozioni, gli stessi slanci... Per qualche istante sembr affranta. Jacopo rest zitto e abbass la testa: era la verit, e non esistevano parole convincenti per demolire la sua lucida analisi. Sent su di s lo sguardo attento di Francesca. L'urgenza di rassicurarla lo spinse a dire di getto: Non vero, io ti amo!. L'esclamativo enfatizz pateticamente la pochezza di argomenti e l'insultante inopportunit di quella dichiarazione. Jacopo avrebbe voluto sprofondare per il disagio e aspett col fiato sospeso la reazione offesa di Francesca. Vuoi veramente vivere con me e il nostro bambino? Credi davvero che l'amore per me ti aiuter a liberarti dal ricordo di Teresa e dai seni di colpa? gli chiese con voce insinuante e flautata, da ipf, jtizzatore.

Lo aveva creduto. Il bisogno di sentirsi rasserenata e accettata era tale che era bastato un "ti amo" per far crollare tutta la sua aggressivit. Il sollievo gli dilat i polmoni. Il mio futuro con voi. Sono sicuro che avremo una vita serena e senza ombre. Il sorriso che le rivolse si raggel: in pochi istanti, il viso malinconico e ansioso di Francesca si era trasformato in una maschera di odio. Il figlio non c' pi sillab con ferocia. Jacopo avvert una fitta di dolore prima di afferrare il senso preciso di quelle parole. Ho abortito ripet Francesca: colpi mortali per avere la certezza di aver abbattuto il nemico. Non possibile, continua a provocarmi, mi sta mettendo alla prova, aspetta la mia reazione per avere la certezza che mai le permetterei di abortire. Io voglio questo figlio disse con forza. Era la prima affermazione sincera. Ho abortito ieri. Non guardarmi con quell'aria ipocrita e affranta: adesso sei libero. Jacopo scatt dal divano come una molla, l'afferr per una spalla e sollev una mano per picchiarla. La ritrasse in tempo, impaurito della sua stessa violenza. Vergognati riusc a dire. Le tempie gli pulsavano e aveva l'impressione che la testa gli scoppiasse. Sembri quasi sincero! Francesca sogghign. Sembro? Il ghigno si trasform in una smorfia di disprezzo. Sei un povero guitto. Nessuno mi ha mai umiliato come hai fatto tu, con la recita del padre trepido e del compagno devoto... Facevi programmi e ti prodigavi in moine con lo sguardo affranto. Non era pi onesto dirmi "abortisci"? Avevi mille motivi per chiedermelo, e io non sono cos insensibile da... Non te lo avrei mai chiesto: e tu hai abortito per egoismo, per rabbia, per paura di dover affrontare da sola il problema di una maternit indesiderata. Sai bene che non sarebbe stato cos. Ma ammettiamo, per assurdo, che io fossi sparito dalla tua vita: esisteva un solo motivo per impedire al bambino di nascere? Tu stessa avevi detto "sono in grado di crescerlo anche da sola, non devi sentirti impegnato...". Evidentemente hai recitato anche tu. Quello che hai fatto imperdonabile... Jacopo concluse. Avevo sopravvalutato il mio istinto materno Francesca si difese. Adesso potrei recitare la parte della donna che stata costretta a una decisione lacerante per amore del suo uomo, ma non sono disonesta come te. Ho abortito per egoismo, vero, ma non ne sono pentita: con un intervento indolore durato dieci minuti mi sono salvata dalle frustrazioni e dalle torture di anni di convivenza forzata. Non hai provato nemmeno un momento di disagio... di rimorso? Jacopo chiese incredulo. Certamente s: non sono un mostro. Ma stamattina mi sento meglio di quando andavo ad abortire. Domani star ancora meglio, e tra un anno penser con sollievo a tutto quello che mi sono risparmiata evitando di abbandonarmi a sentimentalismi e scrupoli. Sarai sollevato anche tu, vedrai. Francesca tacque e si alz dal divano. Non credo che potremo restare buoni amici. Nemmeno io. Buona fortuna...

ORE 6,30 Non strillare come un'aquila! Jacopo ud la voce di nonna Ada appena apr la porta: con quel tono secco e irritato non poteva che rivolgersi alla figlia. Si arrest, indeciso se entrare in casa o uscire di nuovo senza farsi vedere. In quel momento, non se la sentiva proprio di affrontare un incontro con la madre. La sua voce, sempre urlante: Dopo trentasette anni, non puoi continuare a rinfacciarmi un matrimonio sbagliato!. Lo faccio solamente quando vuoi coinvolgere Jacopo nei tuoi guai. Jacopo mio figlio! Altro urlo. Purtroppo a questo guaio non c' rimedio. Risposta secca con battuta: la specialit di Ada. Gli toccava intervenire, e lo fece prima che lo scontro degenerasse. Stavamo parlando di te disse sua madre, visibilmente alterata, senza nemmeno salutarlo. Ho sentito: a che proposito? Sua nonna, pronta: Stanne fuori. Lascia decidere a me, avrebbe voluto rispondere. Ma sua madre non gli lasci aprire bocca. Possiamo riavere un milione e mezzo di euro: una piccola parte di quanto il signor Nardi ci ha portato via, ma meglio di niente! E gi arrivato Babbo Natale, mamma? Non fare lo spiritoso anche tu. L'ultima amica di tuo padre ha avuto il codice per sbloccare tre milioni depositati in Svizzera: disonesta e avida come tutte le puttane, invece di seguire le istruzioni degli avvocati di Nardi vuole tenersi i soldi. E noi che cosa c'entriamo? Jacopo domand. E disposta a darcene la met. Quello che chiede in cambio ... Ada prosegu la spiegazione. La generosa signorina, evidentemente ben consigliata, chiede in cambio che siate tu e tua madre a sbloccare i tre milioni. In parole semplici: soldi a met, rischio tutto vostro. La voce si alz. Dove hai il cervello, Laura? In questo momento la Finanza scatenata per scoprire le magagne e i conti all'estero di tuo marito. Pensi di poter ritirare e dividere tre milioni e farla franca? Non ti viene il sospetto che anche i movimenti bancari tuoi, miei, di Jacopo e dell'ultima amante ufficiale di Nardi siano sotto controllo? Tu mi hai sempre trattato come una sprovveduta, una deficiente. Le brave madri dovrebbero inculcare nei figli l'autostima, non demolirla con una continua caccia all'errore! Ada la guard con compassione. In te c'era ben poco su cui lavorare, ragazza cara. Ho trascorso met della mia vita adulta cercando di riparare ai tuoi errori. Jacopo blocc la prevedibile reazione di sua madre. Io voglio stare fuori da questa storia: ma capisco che per te difficile. I soldi di quel conto sono stati sottratti a te, e il risentimento e la rabbia sono pi forti della paura di rischiare. Jacopo voleva attutire la durezza con cui nonna Ada l'aveva accusata, farle capire che non condivideva la spietatezza delle sue accuse: lui stesso ne era stato turbato. Senza il tuo aiuto ho le mani legate. Niente codice e niente prelievo. Questa storia non mi convince affatto. Mi dispiace, mamma, ma lovrai arrangiarti da sola. Non ho mai chiesto niente n avi io niente da Filippo Nardi e... Dimentichi la tua splendida moglie! Non l'hai forse avuta da lui, nuda e pronta per il colpo grosso della sua vita?

Ada si par tra madre e figlio. Jacopo, stai calmo e lasciami sola con lei. Jacopo indic la madre con disprezzo. Perch le hai impedito di distruggersi con i suoi errori, nonna? Ada guard prima Laura e poi Jacopo. E mia figlia, e avevo il dovere di farlo. Lasciami sola con lei ripet. Non l'aveva mai sentita tanto triste. Nessun figlio ha il dovere di amare una madre egocentrica e arida come la mia, Jacopo pens quando fu nella sua stanza. Ma questo lo sapeva da molto tempo, n lo stupiva l'astio senza fine per Teresa. Liquidato in due minuti il penoso scontro con sua madre, Jacopo si sedette sul bordo del letto per affrontare, con lucidit, l'assalto di tutti i sentimenti e i pensieri che era riuscito a tenere sotto controllo da quando era uscito dalla casa di Francesca fino a quel momento. Non considerava il figlio perduto un "grumo di cellule" ma, dopo la tragica perdita di una bambina di quattro anni, gli era impossibile piangere con lo stesso dolore una creatura in embrione della quale non conosceva il viso n conservava un solo ricordo. Tuttavia, l'aver abortito quell'embrione gli sembrava una violenza peggiore dell'incidente che aveva ucciso Lucia perch non si poteva accusare la fatalit o il caso: Francesca aveva deliberatamente deciso di interrompere una vita organizzando l'intervento con l'indifferenza di un killer. "Dieci minuti indolori" e tutto era finito. Nonostante questo non riusciva a odiarla: Francesca aveva rivelato con brutale franchezza i propri limiti. E il cinismo con cui aveva confessato di non sentirsi in colpa per essersi liberata di una gravidanza indesiderata era, moralmente, meno riprovevole dell'entusiasmo e dei "ti amo" in cui lui si era esibito per rassicurarla. Sei ossessionato da Teresa! Come negarlo? Invece di restare vicino a Francesca, dimostrandole coi fatti di volere il loro figlio, si era preoccupato della reazione di Teresa, affliggendosi per la sofferenza che le avrebbe arrecato. Si era addirittura aggrappato alla speranza di poter salvare il matrimonio con lei, dividendosi a met tra due famiglie. Da una parte l'amore, dall'altra i doveri. Adesso sei libero. Il congedo di Francesca gli schizz nella mente come il getto di una valvola sotto pressione. Lo aveva pensato anche lui, prima ancora di sentirselo dire: ma con l'amarezza di chi viene esautorato da un ruolo, con la frustrazione dell'eroe che, pronto al sacrificio, capisce che qualcuno arrivato prima di lui. L'aborto inteso come libert da ogni costrizione era stato l'esplicito suggerimento di Francesca: ma l'aveva ricacciato dentro di s come un pensiero inconfessabile. Ora riemergeva con la forza di tutti i sentimenti repressi. Quando l'impatto si attut, la mente di Jacopo riprese il sopravvento. Il bambino che aspettava non c'era pi. Bench non fosse stato il caso a deciderlo, era una realt ugualmente immodificabile. Sent la voce di sua madre e poi la porta di casa richiusa con forza. Aspett che nonna Ada lo raggiungesse, ma dopo qualche minuto fu lui ad andarla a cercare, vagamente preoccupato. Era seduta sul divano, con due cuscini dietro alla schiena. Stai bene, nonna? Come una vecchietta investita da un Tir. Si sedette accanto a lei. L'hai convinta a lasciare perdere quella prq -osta? Ada fece l a smorfia. Non lo so: mia figlia priva anche di furbizia. Ma, per male che vada, le restano abbastanza soldi per

vivere e per pagare un bravo avvocato che la caver dai guai. Io non ho pi l'et per farle da tutrice, e neppure per sperare di cambiarla. Si sollev sul busto. Parlami di te, piuttosto. Com' andato l'incontro con Francesca? Che cosa avete deciso? Francesca non incinta, stato un falso allarme Jacopo rispose in fretta. E quello che lei ha fatto credere a te oppure quello che tu vuoi fare credere a me? gli chiese puntandogli in faccia i piccoli occhi vivi. E lo stesso aggiunse subito. Non devi rispondermi. Anzi, ti prego di non farlo, perch direi cose che di sicuro non approveresti. Domattina io e Teresa dobbiamo andare dall'avvocato. Vorrei parlarle prima, ma non so come... Ada reclin nuovamente la testa sullo schienale. Mi stai chiedendo di aiutarti? Di darti un consiglio? Jacopo annu in silenzio. Era cos. Rifiutando di pensare adesso sono libero, aveva respinto anche la paura che per Teresa non cambiasse nulla. Mi dispiace, ma sono stanca e ho la testa molto confusa... Forse non ho pi l'et nemmeno per capire un matrimonio complicato come il vostro, un amore che avete usato per farvi male invece che per rendervi felici. Aveva la voce impastata e triste. Stai bene, nonna? le chiese di nuovo. S, certo. Ho solo bisogno di riposare un po'. Oggi non ho ancora visto Pietro: devo andare da lui. Il bambino non c'entra con i nostri problemi. Telefona a Teresa per avvertirla della visita. La voce si anim. Potrei sbagliare, ma evita di restare solo con lei e di parlare del bambino che non c' pi. Hai una notte di tempo per decidere quale verit le far meno male. Adesso vai, Jacopo. Chiam Teresa prima di uscire. Gentilmente, senza alcuna esitazione, gli disse che s, certamente, poteva andare a trovare il bambino. All'indomani avrebbe ripreso l'asilo, aggiunse. ORE 17,30 Jacopo arriv mentre Teresa si stava congedando da una giovane signora che riconobbe subito: era la madre di Matteo, l'amichetto del cuore di suo figlio. Si trattenne sulla porta ripetendogli quello che sicuramente aveva gi detto a sua moglie: era appena rientrata dalla montagna, le dispiaceva avere saputo troppo tardi dell'incidente, era davvero addolorata per la morte della loro bambina... Sei sicura che Matteo non ti disturbi? chiese alla fine rivolta a Teresa. Sicurissima. Dopo cena gli far guardare un cartone e domattina andranno all'asilo insieme: penser io ad accompagnarli, non preoccuparti di nulla. Quando, finalmente, la madre di Matteo se ne fu andata, Teresa indic a Jacopo la stanza di Pietro. Stanno giocando a dama. Ho invitato il suo amico perch... Domani Pietro riprender l'asilo e gli far bene la vicinanza dell'amichetto. Ha bisogno di riprendere la vita normale, stare con i bambini della sua et. Posso chiederti un favore? S, certo. Devo ritirare un pacco in tintoria e fare un salto al supermercato: ti dispiace dare un'occhiata ai bambini? Assolutamente no. Sei molto gentile. Grazie. Per favore, se non ti dispiace, grazie, prego: era questa la separa,? ione "civile" vagheggiata da psicologi e giudici minorili? ^oco dopo,

mentre guardava i bambini giocare, Jacopo si chiese se il rapporto perfetto di due ex contemplasse, oltre alla correttezza formale, anche la fuga strategica da ogni rischio di incontro a due. Teresa sembrava aver adottato abilmente, e con incredibile rapidit, tutte le norme di sicurezza. L'invito di Matteo, l'uscita per commissioni, la gentilezza impeccabile rendevano impossibile a Jacopo sia restare solo con sua moglie sia scorgere in lei il minimo segno di animosit. Nell'ipotesi che Pietro avesse insistito perch si fermasse a cena, la presenza di Matteo offriva una ulteriore copertura. Tutto si svolse come da copione. Teresa torn dopo un'ora con il pacco della tintoria e i sacchetti del supermercato e rifiut il suo aiuto. Va' a giocare con i bambini, non ho bisogno di niente. Stemper con un sorrisone la spericolatezza di un'affermazione amaramente nota e spar in cucina. Vado a preparare la cena. Jacopo torn dai bambini e li aiut a montare il villaggio degli indiani, un gioco in scatola che Matteo aveva appena regalato a suo figlio. Come sempre mancavano alcune viti e i vari pezzi, stampati, risultavano difficili da incastrare. Si ud, dalla cucina, la voce di Teresa. Bambini, andate a lavarvi le mani: pronto in tavola! Proprio sul pi bello! brontol Pietro. Proseguiremo un'altra volta. Adesso metti via tutto e obbedisci alla mamma. Ti fermi a cena con noi, vero, pap? Il pap deve andare. La voce di Teresa, comparsa all'improvviso sulla porta della stanza. Dove? chiese Pietro. Jacopo rivolse un'occhiata alla moglie, aspettando che fosse lei a rispondere. Lo fece subito, con voce quasi allegra. Questo lo devi chiedere al pap. Voleva sfidarlo? Dimostrargli di essere impermeabile a ogni provocazione? Se la mamma mi invita, mi fermo molto volentieri disse. La prossima mossa tua, ragazza. Bastoncini di pesce, patatine fritte e macedonia di frutta surgelata. Se il menu di tuo gradimento, aggiungo subito un posto a tavola. E il mio menu preferito! Da quando? Non hai mai... Da stasera. Una volta che furono seduti, il problema di tenere viva la conversazione non si pose nemmeno: ci pensarono i bambini. Parlarono del ritorno all'asilo, delle ormai prossime vacanze di Natale, dei regali che desideravano... Vi fu un solo momento difficile: quando Pietro disse che la sorellina era andata in paradiso e l aveva trovato tanti giocattoli e tanti amici nuovi. Matteo lo ascolt con la fronte corrugata. Nessuno l'ha mai visto, il paradiso. Chi l'ha detto che ci sono i giocattoli e che i bambini si divertono? Me l'ha detto la mamma. Non abbiamo mai visto nemmeno gli orsi polari, per sicuro che ci sono. Era una osservazione intelligente. Un'ora dopo, mentre Teresa faceva addormentare i bambini, Jacopo pens che l'incidente e la morte di Lucia avevano strappato Pietro dall'ingenuit dell'infanzia. Pur essendo un bambino curioso e vivace, era sempre stato pi immaturo dei suoi cinque anni.

L'ha detto la mamma: non aveva mai avuto un dubbio, un moto di ribellione, una idea che lo discostasse dal suo totale atto di fede. Quella sera, per la prima volta, lo aveva mediato con una spiegazione logica. Gli orsi polari provavano che si pu credere anche a quello che non si mai visto. Ter* a torn in cucina. Sei ancora qui? chiese senza alcuna intonazione polemica. Volevo salutarti. Ci vedremo domattina alle dieci e mezzo. Comunque, grazie di avermi... Vuoi smetterla di essere cos gentile? scatt. Si corresse subito. Apprezzo i tuoi sforzi per non farmi sentire a disagio, ma questo tuo comportamento distaccato e formale mi raggela, Teresa. Ti far la guerra domani, dall'avvocato. Gli sorrise. Accetter tutte le tue richieste. Non ci saranno pi incomprensioni e litigi. Le coppie si separano proprio per questo. L'importante eliminare sin dall'inizio tutte le possibilit di continuare la guerra. Ma ne parleremo con l'avvocato. Mi hai preso in contropiede. Sarebbe stato meglio aspettare la met di gennaio, come avevamo stabilito disse, cauto. Da qualche giorno il tuo verbo preferito aspettare: l'arrivo di Babbo Natale? La resurrezione dei morti? Il miracolo del... Abbass la voce, ma il tono si fece improvvisamente ostile. Aspetti un figlio, e questo mi suggerisce un sinonimo pi appropriato per risponderti: perch vuoi temporeggiare? Immagino che la tua donna desideri quanto me mettere fine a una situazione ambigua e umiliante. Evita di parlare del bambino. Prendi una notte di tempo per capire quale verit le far meno male. Le parole di nonna Ada furono sopraffatte dal suono della sua voce. Francesca non incinta. Si ascolt attonito, con la sensazione che quella frase gli fosse stata strappata da dentro svuotandolo di ogni reattivit. Doveva sentirsi spaventato o sollevato? Sperare o disperarsi? Guard il viso di Teresa aspettando di vedervi riflesso, come in uno specchio, quello che non riusciva a capire. Ma il suo viso non rifletteva nulla. Stava cercando di dirle qualcosa, qualunque cosa, quando un guizzo anim la sua espressione perduta nel vuoto... Francesca non incinta le ripet per paura che si spegnesse. Si era... sbagliata? chiese con voce incredula. Anche lei lo guard e nei suoi occhi vide ansia, speranza, smania di una conferma. Sarebbe bastato un "s", o un semplice annuire con la testa, perch tutto tornasse come prima: prima di Francesca, prima dell'incidente, prima dei rancori e dei silenzi che li avevano divisi. Ma quel "s" gli rest dentro come un macigno. Dille la verit che la far soffrire di meno. La verit era una sola, e non poteva essere seppellita sotto quel macigno. Ha abortito disse con voce roca. La luce si spense. Perch? Come hai potuto... Io non sapevo niente! protest, con la tristezza e la rabbia di quando Francesca glielo aveva detto. Ero pronto a starle vicino e a sacrificarle tutto: ma lei ha deciso di abortire: senza dubbi, senza scrupoli. Me l'ha detto stamattina. Teresa abbass gli occhi. Dietro ogni aborto c' l'assenza di un uomo. Io cero. Non mi sono sottratto ai miei doveri, non le ho detto di arrangiarsi, non sono scappato.

Non c'eri col cuore. E questa la cosa pi insopportabile. La voce le trem. Quando mi hai detto di avere incontrato un'altra donna, mi sono sentita morire. Non una frase fatta: era la fine di tutto. Io non esistevo pi perch mi avevi cancellato dalla tua vita. Non ti ho mai... Teresa fece un gesto per zittirlo. Ti ho detto questo per farti capire che Francesca non avrebbe abortito se si fosse sentita amata da te. Anche il tuo senso del dovere era poco rassicurante: l'altra notte, dopo avermi parlato del bambino in ari ?o, hai aggiunto che tra noi non sarebbe cambiato niente... Puoi davvero affermare che c'erti Io non credo. E non puoi scaricarti la coscienza accusando lei di cinismo o leggerezza. Devi esserle grato per avertelo lasciato credere. Jacopo prefer non contraddirla: Teresa aveva ragione accusandolo di essere stato un compagno poco rassicurante, ma sbagliava nell'attribuire a lei reazioni e comportamenti da donna affettiva. Al di l di un generico dispiacere, Francesca aveva vissuto l'aborto come una decisione liberatoria. La scoperta di non essere amata come credeva e la certezza che Jacopo aveva scelto di vivere con lei soltanto perch incinta erano stati un inaccettabile attentato alla sua persona. Francesca viveva come se la sua esistenza fosse finalizzata a erigere il monumento di s: doveva essere il pi alto, il pi fastoso... Chiunque la disturbasse in questa opera o non la gratificasse con estatica ammirazione veniva eliminato con rabbia e senza scrupoli. Ma era impossibile farlo capire a Teresa. Lei era l'opposto: fin dall'adolescenza aveva vissuto per autodistruggersi. E io, ciecamente, l'ho aiutata in questa opera. Teresa lo stava osservando in silenzio. Sembrava non avere alcun bisogno delle sue risposte. Che cosa debbo fare? Ti prego, dimmelo tu la supplic affranto. Adesso sono stanca. Ne parleremo domattina, Jacopo. Nel cuore si apr uno spiraglio di speranza. Torno da te dopo che hai accompagnato i bambini all'asilo? Ci vediamo dall'avvocato, Jacopo. GIOVED 16 DICEMBRE L'epilogo ORE 6,30 Jacopo era pronto da un'ora: l'incontro con l'avvocato era per le dieci e mezzo, ma non ce la faceva a restare in casa ad aspettare. Aveva trascorso una notte agitata e insonne, rimproverandosi per quel s che non era riuscito a pronunciare. Adesso il macigno gli premeva in mezzo al petto. Perch non aveva detto a sua moglie che la gravidanza di Francesca era stata un falso allarme? Se avesse seguito il consiglio di nonna Ada, prendendosi qualche ora per riflettere, sicuramente non si sarebbe lasciato travolgere dalla smania dell'onest. Quelle ore insonni gli erano servite per capire che tutte le sue presunte doti derivavano da un unico, rovinoso condizionamento: la paura. Il senso del dovere nasceva dalla paura dei rimorsi. La smania della verit dal rischio di essere smascherato. L'onest dalla paura di rassomigliare a suo padre. Le domande taciute dalla paura delle risposte. Aveva lasciato Teresa per la paura di essere lasciato. Si era unito a Francesca per la paura che la solitudine acuisse la sofferenza del distacco. Paura. Paura. Paura. Adesso basta. Non andr dall'avvocato, decise. Teresa la mia donna e io lotter, la supplicher, ricorrer a ogni mezzo per ricostruire la nostra famiglia perch mi sono finalmente liberato dalla paura di essere respinto.

Nonna Ada era ancora nella sua stanza. Buss; si letto. Io esco disse. Non presto per l'appuntamento? Non andr dall'avvocato. Ada si sollev sui cuscini. Teresa ha deciso di... L'ho deciso io.

avvicin

al

suo

E lei d'accordo? Non le ho detto niente. Quando non mi vedr arrivare, se ne torner a casa. La nonna lo fiss perplessa. Chieder un altro appuntamento... E io non mi presenter. Dovresti avvertire almeno l'avvocato! Jacopo le sorrise. E che sfida sarebbe? Lei mi fa convocare e mi aspetta inutilmente: dopo dieci, venti, cento volte sar costretta ad arrendersi. Sorrise anche nonna Ada, ammiccante. Non una sfida leale, ma mi piace. Sono sicuro di vincerla. Non ne dubito: a quanto pare, il mio bravo nipote ha scoperto che un pizzico di astuzia e di slealt concesso a tutti! Hai detto che esci: dove vai? Presto sar Natale: far un giro in centro per cercare dei regali... Vuoi un suggerimento? Non hai detto di sentirti troppo vecchia per consigliare e intervenire? un vezzo degli anziani per sentirsi rispondere che sono vispi e arzilli. Ieri, poi, ero arrabbiata e stanca. Qual il consiglio? Entra da un fiorista e fai mandare a Teresa un mazzo enorme di rose rosse. Non darle tregua: devi stupirla, starle col fiato sul collo, telefonarle nel cuore della notte, aspettarla sotto al portone. Cinquantanni fa un uomo fece tutto questo per me e fu la sola volta in cui tradii mio marito. Sei una miniera di sorprese, nonna! Credevo che fossi legatissima a lui Jacopo osserv, sbalordito. Lo ero: stato il mio grande amore. Ma mi aveva fatto scordare la passione. Glielo hai detto? Voglio dire, ha saputo del tuo tradimento? Jacopo chiese sinceramente interessato. Ada ridacchi scuotendo apprendista! Io sono stata avrei dovuto rendere infelice Adesso va' a fare il tuo giro, la testa. Sei proprio un ingenuo felice per una settimana: perch mai tuo nonno con una confessione inutile? io devo fare un paio di telefonate.

ORE 6,30 Il timore di restare bloccata nel traffico e di arrivare in ritardo all'appuntamento con l'avvocato spinse Teresa a chiamare un taxi tre quarti d'ora prima dell'orario stabilito. E arriv con notevole anticipo. Si sedette in un bar, ordin un caff, lesse un quotidiano e alle dieci e mezzo in punto varcava la soglia dello studio. Apprese da una delle segretarie, con vago disappunto, che a ricevere lei e il marito sarebbe stata una avvocatessa e non il legale di famiglia che conosceva la loro situazione e col quale lei stessa aveva parlato un paio di volte nell'ultima settimana. La segretaria la condusse subito nel suo ufficio. Era una giovane donna dal volto rotondo e cordiale. Si alz e le and incontro tendendole la mano. Sono Fabiana Rossi, la nipote del vostro avvocato. Purtroppo lo zio ha dovuto assentarsi per

un'udienza, ma mi ha lasciato il vostro dossier e non credo che ci siano problemi. La invit a sedersi in una delle poltrone raccolte come un salottino all'angolo della stanza e si sedette accanto a lei. Mentre aspettiamo suo marito, vuole prendere un caff con me? le chiese amichevolmente. Teresa non os rispondere che era appena uscita dal bar. S, grazie. Sparito l'iniziale disappunto, cominciava a sentirsi a proprio agio, persino rilassata. Ho esaminato la vostra pratica e mi sembra che, legalmente, non esista alcun elemento di contenzioso. Suo marito disposto ad accettare qualunque sua richiesta, anche per quanto riguarda il bambino. Teresa guard l'orologio: Jacopo era in ritardo di un quarto d'ora. Sar meglio aspettare lui. Credo che contester almeno un paio delle mie richieste. L'awocatessa si protese verso di lei, con una espressione perplessa: Quali, per esempio?. Non voglio l'affidamento condiviso e desidero che il giudice, dopo aver ascoltato le mie ragioni, stabilisca un rigoroso calendario dei giorni e delle ore che il padre potr trascorrere con il figlio. Mio zio mi ha male informata... Credevo che esistesse ancora un forte legame tra voi e che foste arrivati con molta sofferenza e per cause di forza maggiore alla decisione di separarvi. La donna fece una pausa. Pu anticiparmi i motivi che l'hanno spinta a questo irrigidimento? Preferirei farlo soltanto una volta, quando arriver mio marito. La segretaria entr nell'ufficio e, dopo aver deposto il vassoio sul tavolino, si allontan. Sorseggiarono il caff in silenzio. Poi fu l'avvocatessa a guardare l'orologio. Sono le undici... Teresa cerc il cellulare nella borsa: Adesso lo chiamo. Non riesco davvero a capire.... Avr trovato il solito traffico di met mattina. Il cellulare squill a vuoto. Forse ha dimenticato a casa il telefonino osserv l'avvocatessa. Mi dispiace per lei. Penso che non abbia tempo da perdere. Non ho altri appuntamenti e non ci sono problemi. Nel frattempo, potremmo parlare noi due... Ada una vecchia amica della mia famiglia e mio zio il suo avvocato da trent'anni... Sei anni fa, quando lei... La guard titubante: E un discorso delicato: mi permette di proseguire?. S. Credo di capire a che cosa si riferisce: al contrastato e indecente matrimonio di Jacopo Nardi con una... li ha interrotto senza lasciarmi spiegare. Sei anni fa non-, a Ada raccont a mio zio di essersi ricreduta sul matrimonio di Jacopo. Riteneva lei la moglie ideale di un ragazzo che non si decideva a diventare adulto, incapace di stabilire un rapporto sentimentale stabile, cresciuto in una famiglia anaffettiva. Nonna Ada la defin Teresa dei miracoli. Sei anni fa io ero appena uscita da uno squallido legame con un uomo sposato. Sa che cosa mi ha dato la forza di lasciarlo? Il sogno di un amore come il vostro, la speranza di incontrare un compagno innamorato come Jacopo lo era di lei... Non si parlava d'altro, negli annoiati salotti frequentati da Laura Nardi, la "madre furiosa". Lo ancora. E Jacopo ancora innamorato di lei. Perch vuole separarsi e fargli la guerra?

Teresa strinse le labbra. Ci sono delle cose che lei non sa, avvocato. Fabiana emise un profondo sospiro. Possiamo darci del tu, Teresa? S, certo... Mio zio non a un'udienza, ma rinchiuso nel suo ufficio. Stamattina alle nove Ada mi ha telefonato pregandomi di "prendere in mano" la situazione: secondo lei ho una marcia in pi perch sono donna e perch ho pi cuore che testa. Non ho ancora capito se un complimento... Mi ha tenuta al telefono per un'ora e so tutto. Le cause di forza maggiore non esistono pi e l'altra donna ormai uscita dalla vita di Jacopo, ammesso che vi fosse mai entrata. Avete subito una perdita straziante: non credo che... Mentre io guidavo la macchina, lui stava sciando... Io ero sola con i bambini, lui in vacanza con la sua donna... Scoppi in lacrime. Non voglio mai pi soffrire cos, sono stanca di sentirmi impaurita, arrabbiata, delusa... Credi che dopo la separazione ti sentirai meglio? Non lo so! Vuoi fargli la guerra per vendicarti? Per umiliarlo e vederlo soffrire? S. Abbass la testa. Credo di s si corresse. Alz su Fabiana gli occhi pieni di lacrime. Sai qual la cosa pi orribile? Mi sono perdonata il male che gli ho fatto, ma non riesco a perdonare il male che lui ha fatto a me. Fabiana le sorrise. La prima carit comincia da se stessi! Sono sicura che riuscirai a perdonare anche Jacopo. Ci vuole solo un po' di tempo. Vorrei che tu avessi ragione. Teresa tir su col naso. Non credo che Jacopo arriver. Fa parte anche questo delle strategie di nonna Ada? Giuro di no. Era sincera. Non avrei dovuto dirti niente della sua telefonata, ma sono un pessimo avvocato... Forse Ada si rivolta a me proprio per questo! Teresa usc dallo studio Rossi e si ferm davanti al portone. Si guard intorno incerta e stordita come se si trovasse all'improvviso dentro a un labirinto. L'incontro con Fabiana le aveva demolito i risentimenti, l'aggressivit e le certezze a cui si era aggrappata per progettare il futuro senza Jacopo e adesso aveva perso l'orientamento. Hai bisogno di tempo. Per arrivare dove? E attraverso quale via di uscita? Fabiana le aveva dato altre certezze, come l'amore di Jacopo e la solidariet di nonna Ada, indicandole il consolatorio percorso della speranza e del perdono. Ma quelle certezze e quei sentimenti non riuscivano a raggiungerla. Sapeva, razionalmente, che tutto poteva ricominciare, ma il cuore restava sordo a questo messaggio. Jacopo non si era presentato all'appuntamento: la mente le suggeriva che forse era un segnale positivo, un tentativo f r rimandare una separazione che non voleva. Ma il cuori a metteva in guardia: non illuderti, se n' scordato, per lui una firma non cambia niente, forse tornato da Francesca... Era stata lei stessa a riawicinarli con le sue parole di comprensione e di difesa. Il tossico del sospetto le fece ritrovare la lucidit e i familiari sentimenti di rifiuto e di rancore. Ricord che Pietro era all'asilo: non era necessario correre a casa per lasciare libera Carolina e preparare il pranzo al bambino, fino alle quattro del pomeriggio era libera.

Si incammin a piedi verso corso Garibaldi: nell'imminenza delle festivit i negozi facevano orario continuato, e poco distante si trovava il centro di abbigliamento in cui la madre di Matteo aveva acquistato un giubbotto mimetico, in stile militare, che piaceva moltissimo a suo figlio. Glielo avrebbe fatto trovare sotto l'albero. Affrett il passo. Era arrivata a pochi metri dall'ingresso quando squill il cellulare. Riusc a trovarlo nel fondo della borsa appena in tempo per rispondere. Teresa, dove sei? Riconobbe la voce di nonna Ada e immagin che volesse indagare sul suo incontro con l'amica avvocatessa. Non era pronta per farlo, non sapeva che cosa dirle. Pu richiamarmi, signora Ada? Mi trovo in un posto dove non c' segnale... improvvis. Dovresti prendere un taxi e venire al San Gervasio. Jacopo voleva presentarle Andrea Nanni? Farle visitare il reparto in cui avrebbe lavorato? Oppure... Ebbe un sobbalzo. E successo qualcosa a mio figlio? No. Jacopo stato ricoverato un'ora fa e mi hanno appena telefonato dal pronto soccorso. Non so che cosa successo, ti chiamo dal taxi che mi sta portando l. Arrivo subito. Il pronto soccorso sulla destra, e le macchine possono arrivare fino all'ingresso. Teresa impieg dieci minuti per trovare un taxi e mezz'ora per raggiungere la clinica. L'autista era un uomo anziano e taciturno. E senza fretta: ignorava le doppie file e i sorpassi, a pochi metri dai semafori rallentava anzich approfittare degli ultimi istanti di verde. Ma nemmeno Teresa aveva fretta. La sfortuna si era di nuovo accanita contro di loro, e al pronto soccorso avrebbe capito fino a che punto: Jacopo aveva avuto un incidente d'auto? Un infarto? Era stato coinvolto in una rissa? Vuoi farlo soffrire come te? Ripensando alle domande dell'avvocatessa, si sent stringere il cuore: dieci giorni prima era toccato a Jacopo correre verso un ospedale con la sua stessa angoscia. Aveva gi sofferto. Diciannove e trenta disse il tassista girandosi verso di lei. Erano arrivati. Teresa gli porse una banconota da venti euro e percorse lentamente i pochi metri verso l'ingresso. Si guard intorno: tra le molte persone in attesa non scorse n Jacopo n nonna Ada. Segu la freccia RICEVIMENTO - INFORMAZIONI e si mise in coda dietro quattro persone. Non aveva fretta. Le sembrava che rimandando il momento di sapere, tutto sarebbe andato meglio. Quando arriv il suo turno, spieg che il marito Jacopo Nardi era stato trasportato circa due ore prima al pronto soccorso: dove poteva trovarlo? L'impiegata si fece ripetere nome e cognome, gett un'occhiata a uno schedario alla sua destra e poi fece una ricerca sul computer. Ho trovato... Suo marito stato trasferito in cardiologia: primo piano, corridoio a destra. Non sa che cosa... All'inizio del corridoio trover il bureau dove le daranno tutte le informazioni. Teresa raggiunse a piedi il reparto. Cardiologia-, dunque, Jacopo aveva avuto un infarto. Ma quanto grave? Era ricoverato in una stanza oppure l'avevano trasportato in Terapia intensiva? Salita la scala, imbocc il corridoio di destra. Ma non ebbe bisogno di chiedere informazioni: vide nonna Ada giungere dalla parte opposta, agitando una mano in segno di saluto. 1 stavo venendo incontro le disse. Ringraziando il

cielo, pare che Jacopo stia bene. La abbracci. Mi dispiace averti spaventata... Che cosa successo? Si sentiva poco bene: entrato in un bar per sedersi, ma crollato per terra. Il gestore ha chiamato subito un'ambulanza, ma quando arrivata Jacopo si era gi ripreso. E stato lui a farsi portare al San Gervasio. Dov', adesso? Gli stanno facendo dei controlli, ma di sicuro non niente di grave. La prese per un braccio. Torner tra poco: vieni con me, lo aspettiamo nella sua stanza. Ada la fece sedere sulla poltrona accanto al letto e le porse un bicchiere d'acqua. Rilassati. Andr tutto bene. Sono stata dall'avvocato... Adesso capisco perch non venuto all'appuntamento mormor Teresa dopo aver bevuto. Ada si schiar la voce. Hai parlato con Fabiana? So che suo zio ha avuto un impegno improvviso... E rinchiuso nel suo studio. Teresa fu intenerita dal suo sguardo ansioso: si stava chiedendo se aveva recitato bene? Se l'avvocatessa "tutta cuore" non era riuscita a tacerle i suoi maneggi? La tranquillizz subito. S, sono stata ricevuta da Fabiana. Si scusata per il contrattempo dello zio e mentre aspettavamo Jacopo abbiamo parlato un po'. Il viso di Ada si distese. Che impressione ti ha fatto? Mi sembrata una persona molto saggia, molto umana... Jacopo si sentito male un'ora dopo l'appuntamento. Ada disse di getto. Vuol dire che... Non si presenter a nessun altro appuntamento perch non vuole separarsi da te... Teresa, certe decisioni si prendono con la mente lucida, non sotto la spinta della disperazione. Teresa non pot rispondere. La porta si apr e Jacopo entr su una carrozzella. Respinse l'aiuto dell'infermiere e si alz da solo, guardandola come se lei fosse un'apparizione miracolosa. Teresa... mormor, incredulo. Si sdrai gli disse l'infermiere. Pos una cartella sul comodino e lasci la stanza. Stai bene? chiese Teresa. Una domanda stupida, ma non sapeva cosa altro dire. Adesso s. Il senso e il tono di quella frase erano inequivocabili: stava bene perch era arrivata lei. Jacopo cap di essersi spinto oltre. Andrea Nanni vuole che resti qui fino a domani, in osservazione, ma tutti gli esami sono negativi e non se ne parla nemmeno. Quel nome, Andrea Nanni, caus a Teresa una fitta di disagio. Vado a parlare con lui Ada disse. Era un pretesto per lasciarli soli, e il disagio di Teresa crebbe. Tra poco Pietro uscir dall'asilo... Dovrei andare. Jacopo le afferr una mano. Siediti vicino a me. Non sopporto di vederti andare via... Non sopporto di perderti. Fammi tornare a casa nostra, ti prego. Teresa si sent con le spalle al muro. Non poteva farle questa richiesta in un letto d'ospedale, e quando lei si era appena ripresa dalla paura. Il cuore le gridava: digli di s, neppure tu sopporti di perderlo, che senso ha rimandare quello che tutti e due volete con la stessa forza? Ma stavolta era la mente a respingere il messaggio. Razionalmente, sapeva che sarebbe stato un errore riprendere a vivere insieme

quando erano ancora provati dal susseguirsi di eventi devastanti. Per ricostruire il loro matrimonio avevano bisogno di energia e di slanci di cui erano ancora incapaci. Teresa... la richiam. Vi Tio vivere con te. Ti amo. Ma abbiamo bisogno di tempo, x L'amore non basta? Quello l'abbiamo sempre avuto. Dobbiamo abituarci a stare bene come l'altra notte, prima che mi dicessi di Francesca... Abbiamo avuto altri momenti belli da ricordare. E vero. Ma anche tanti momenti brutti da dimenticare. Credi che ci riuscirai, Teresa? Lo voglio. E credo che s, ci riuscir. Si curv su di lui e Jacopo la strinse tra le braccia. pi di quello che speravo. Teresa usc dalla stanza impedendosi di piangere e percorse in fretta il corridoio sperando di non incontrare nonna Ada. Non poteva sentire altre parole, subire altre pressioni. Non la incontr. Ma pochi minuti dopo, mentre attraversava l'atrio per raggiungere l'uscita, vide la madre di Jacopo dirigersi verso l'ascensore. Doveva fermarsi? Abbozzare un gesto di saluto? Anche Laura Nardi la vide, ma la tolse da ogni imbarazzo perch volt la testa da un'altra parte, come se lei non esistesse. Era cos. Non sarebbero mai esistite, l'una per l'altra: l'ostilit della madre di Jacopo non sarebbe cessata mai. Ma faceva parte di un passato di cui aveva gi pagato il prezzo. ORE U Teresa scese dal taxi e guard l'orologio: poteva riposare un'ora prima di andare a prendere Pietro. Era stata la sua prima giornata d'asilo e chiss quante cose aveva da raccontare... L'ascensore era guasto e dovette salire le scale a piedi. Mentre apriva la porta, vide attaccato alla maniglia un biglietto. Era di Carolina. Ho aperto con le mie chiavi per sistemare una cosa che hanno portato per te. La cosa troneggiava in mezzo al soggiorno: era un contenitore di materiale trasparente, largo mezzo metro e alto quasi il doppio, dal quale emergevano come una gigantesca cupola, decine e decine di rose rosse legate da un fiocco verde. In cima alla cupola, un altro biglietto di Carolina: Le hanno portate in due. C'era gi l'acqua, sono centonovantuno. Teresa si sedette per terra, davanti al vaso, con le mani incrociate sul petto e il cuore pervaso dalla gioia. Il suo sguardo si spostava dalla cupola rossa al biglietto di Jacopo: non osava aprirlo, non voleva perdere i perfetti momenti di attesa e di beatitudine che precedono la certezza della grazia. Centonovantuno rose rosse. Quello era il miracolo: una montagna di bene che la sollevava in alto, sempre pi in alto, allontanandola dalla sofferenza e dal male. Non avrebbe mai dimenticato la perdita della sua bambina, ma non era pi un dolore cattivo. Centonovantuno rose rosse. Le contempl estasiata. Ogni rosa cancellava un brutto ricordo. Quando fu pronta, apr il biglietto di Jacopo sentendo il cuc^e battere forte. Quattro parole: Una montagna di hene. "uore smise di battere. Oh, no... mormor, incredula. Che cosa aspetti? Dove lo trovi un altro uomo che ti legge nel pensiero, parla come te e tifa volare alto? Marianna: si sarebbe mai liberata di lei? Certamente noi Perch non lo ammetti? Sei pazza di me. Adesso sistema Pietro-e corri in ospedale.

Grazie, Marianna. Teresa si alz, prese la borsa e il cappotto e, dopo aver chiamato un taxi, telefon alla madre di Matteo per chiederle se poteva andare a prendere Pietro all'asilo e tenerlo a dormire da lei. Non c'erano problemi, le rispose. Teresa usc dal portone e vide che il taxi era gi arrivato. Stranamente, c'era poco traffico. Quando una cosa va bene, tutte le altre cominciano ad andare bene! esclam. Eh, gi... Il tassista rispose vago, senza capire. Arrivarono al San Gervasio in venti minuti. Tanti auguri l'uomo le disse mentre le consegnava il resto di cinquanta euro. Anche a lei! Mentre attraversava il corridoio che portava nel reparto di Cardiologia, si ritrov nuovamente davanti alla madre di Jacopo che se ne stava andando. Aveva la faccia chiusa e incupita. La donna, stavolta, non pot fingere di non vederla e abbozz un gesto di saluto senza fermarsi. Teresa prov una fitta di pena per lei, ma pass subito. Acceler il passo ed entr nella stanza di Jacopo. Si stava infilando il pullover e rest con le braccia a mezz'aria, guardandola come se non credesse a ci che vedeva. Cosa... cosa fai qui? Sono tornata per portarti a casa. Ti hanno dimesso? Mia nonna andata dalla caposala per... A casa, hai detto? S. A casa nostra. Jacopo infil lentamente il pullover e poi la guard. Perch? Ho bisogno di te. Da sola non posso spostare un vaso che occupa mezza stanza e cambiare l'acqua a w gna di rose. Teresa, non volevo forzarti la mano... Balle! si intromise nonna Ada. Da quanto li stava ascoltando? Quello che volevi era proprio forzarle la mano. Qui c' la cartella di dimissione. Vi lascio, ragazzi. Ricordate che sono una signora di et avanzata e in futuro mi dovrete trattare come un delicato fiore di serra. Jacopo la abbracci. Grazie di tutto, nonna. E di che? Tese le braccia a Teresa. Brava le sussurr. Ero sicura che saresti tornata. Io no, pens Teresa guardandola uscire dalla stanza. Jacopo segu il suo sguardo. E una grande nonna disse. S. Adesso vestiti. Era commossa. Teresa, mi avevi detto che avevi bisogno di tempo... Aspetter... Non voglio sbagliare pi. L'ho avuto. Soltanto due ore fa ero confusa e piena di paure. Poi sono arrivata a casa e ho trovato le tue rose. In mezz'ora ho capito tutto. Se siamo riusciti a sopravvivere a questi dieci giorni, che cosa pu dividerci? Siamo sopravvissuti a sei anni, Teresa pens. Ma non gli avrebbe mai pi parlato del passato. Quella che stavano iniziando era una nuova vita, e avrebbero avuto tante parole da dirsi, tanti ricordi da costruire. Una sola cosa restava come prima: il loro amore indistruttibile.

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