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Stefano Fontana interviene su un contributo di Agnoli, pubblicato sul Foglio, e lo fa con accenti convincenti. Ma non me ne vorr il Prof.

Fontana se mi permetto di aggiungere che agli accenti corretti e di giusta e coerente tonalit emotiva (senza che ci implichi sentimentalismo, sterile, tuttaltro), si deve poi aggiungere non affastellare ideologicamente e sgangheratamente ulteriori elementi di mediazione analitica. Primo. Appunto: la mediazione analitica. Il cattolicesimo, dagli anni postconciliari in avanti, privo di una cultura carica di mediazioni che non siano cascami ideologici triti, equivoci e privi di presa materiale sul reale. Non si tratta di fare la guerra al Concilio come tale. Questa loperazione speculare allapologetica becera di molti figli del Concilio che, ormai nonni o maestri di lunga lena, non riescono, tuttavia, a spostare di un millimetro la loro prospettiva dallalveo delle enunciazioni retoriche sulla funzione rivoluzionaria del Concilio medesimo. Su ci, molte analisi di Del Noce, unitamente alla lettura in controluce secondo il metodo di Newman le verit si leggono a coppia, secondo contrasti e mediazioni critiche interne/esterne -, potrebbero aiutare non poco nella percezione oggettiva e storicoculturale della deriva ontologica del cattolicesimo postconciliare. La citazione, che apre a orizzonti di foggia realistica, acutamente richiamati da Fontana (il caso del crollo del matrimonio, dopo la contradictio in religione di scuola), ovvero: il cristianesimo il vero materialismo, rimasto a met strada tra larcheologia senza oggetto di lapiriana memoria e lo straniamento totale, leggi alla voce: di che parliamo?. Ecco che, dunque, chi causa del suo mal pianga se stesso, e che il Pdl, partito-contenitore costruito per stralciare la politica dalle radici storiche e popolari,

in vista della legittimazione della leadership iper/anti-politica, non poteva fare di pi. Aggiungo, urticante: non doveva fare di pi. Il cattolicesimo, come realt a trazione identitaria autonoma, chiamato, da specifica vocazione storica, a darsi tonalit, mens politica e forza durto pubblica di suo genio originario-originale. Secondo. De te fabula narratur, ovvero: tutto scende gi per li rami. Se non hai cultura come massa materiale proveniente da assetto teo-logico e teo-politico (ah vecchio e grande Carl! Non Marx, ci vuole la K in quel caso, ma Schmitt!) e non hai carnalit facente non aria ma movida trainante, non hai presa di parola e, dunque, ti trattieni, come lamante rabbioso e deluso, o ti tieni e fai leducato, perch ci sono i Valori, etc. Ma con i Valori, non giochi nessuna partita, anzi non trovi nemmeno la via dello stadio, perch, come spiegava Schmitt nella Tirannia dei valori, chi domina il mondo decide i Valori da cui trarre moneta politica, e, si sa, il padrone del mondo stavolta, c Benson di mezzo abita i piani bassi, si chiama diavolo e si appiccica a tutto, anche alla carcassa di un corpo debole. La partita si gioca sulla complexio oppositorum, sfruttando con maestria politica i lanci di palla strategici dei Pastori, a fronte di una metabolizzata e materializzata memoria di appena ieri il nuovo discorso pubblico fondato sul cattolicesimo come grammatica e sintassi sintetica del Politico: do you remember revolution? -; ossia, detto in altri termini, si gioca senza contrastare a denti stretti e con la bava alla bocca, ma guardando in faccia il nemico s, il Nemico! Lho citato sopra -, che si incarna nel Moderno, richiamando san Giovanni e il mondo intriso di diabolicit, senza illusioni e con profondo disincanto, che accelerer, nel tempo, la percezione strategica di un ruolo: sintesi dei frammenti nella Catholica.

Questa la frastagliata visione dei grandi cattolici moderni, da Newman a Chesterton, passando per la Francia, con Pguy, chiudendo, per riaprire, con don Giussani. Partita meravigliosa ed affascinante, da riprendere a cavallo tra la sintesi tra sociale e politico, con mentalit schmittiana-weberiana e tanta dottrina sociale alle spalle. La dottrina sociale impastata di realismo metodologico, un materialismo consacrato alla verit, ergo, con esso si affronta ogni slabbrato postmodernismo, come ieri - se ci fosse stato meno patriottismo ideologico marxista daccatto (cio, senza Marx: lo dico da antico operaista) e meno zelo per lestraneit valida e validante a prescindere si sarebbe potuto affrontare il materialismo marxiano, cos poco rappresentato dal marxismo italiota (don Italo Mancini merita, tuttavia, un discorso a parte). Terzo. Le conseguenze politiche di una presenza storicamente determinata il cattolicesimo non si devono leggere nellarco di una legislatura e sulla base di chi sta dentro e chi sta fuori. Agnoli su questo punto pecca di politicismo, altra deriva tutto sommato ideologica. Il cattolicesimo un movimento che si auto-costituisce a partire da una forma materiale di organizzazione della vita, della societ e della cultura (come fatto totale e mistico-antropologico), dunque si evolve e/o involve a spirale, senza cedere alle magnifiche sorti e progressive. Si pecca di pelagianesimo di ritorno ogni volta che si assume una certa visione cattolica e la si impone allo schema storico concreto, tirando, infine, conseguenze nefaste sullintero fenomeno, il cattolicesimo. Il Diocon-noi definisce anche un criterio metodologico compiuto e totale-totalizzante, che, dal Dio-Lgos, si apre a ventaglio, nella storia e nel dramma storico della Redenzione, con la movenza

paolina: Vagliate tutto e trattenete il valore (Ts 5). Lottimismo e il pessimismo sono anchessi frutti di un pensiero che parte dallego e ritorna allego, ancorch tale ego sia riferibile astrattamente ad un soggetto collettivo (poniamo: la Chiesa o il cattolicesimo). Invece, la radice che porta (ancora san Paolo) non teme, come gi Rosenzweig aveva clto, la contaminazione storica, scandita da un segno profetico allaltezza della rivelazione di unintelligenza generosa. Non sia pretesa eccessiva o urticante definire questultima mens cattolica. Senza virgolette. Raffaele Iannuzzi

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