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Insiemi e funzioni

Lorenzo Pisani
Facolt di Scienze Mm.Ff.Nn.
Universit degli Studi di Bari
ottobre 2007
Indice
1 Insiemi 3
1.1 Inclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Famiglie di insiemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.3 Insieme delle parti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.4 Unione e intersezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.5 Dierenza e complementare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
2 Coppie ordinate e prodotto cartesiano 10
3 Funzioni 11
3.1 Graco e relazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
3.2 Immagini dirette e suriettivit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
3.3 Iniettivit e bigettivit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
3.4 Restrizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3.5 Funzione composta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
3.6 Funzioni invertibili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2
In questa dispensa presentiamo alcuni elementi di linguaggio insiemistico,
la cosiddetta teoria ingenua degli insiemi. Parlare di Teoria, al nostro livello
di approfondimento, abbastanza pretenzioso. Infatti la Teoria degli Insiemi
propriamente detta una teoria formale, sviluppata agli inizi del Novecento,
per risolvere le contraddizioni che erano emerse nelluso ingenuo del linguaggio
insiemistico. Si tratta di una teoria ben al di l del nostro interesse e della
nostra portata.
Daltra parte dobbiamo osservare che il linguaggio insiemistico, pi o meno
ingenuo, il linguaggio di tutta tutta la matematica contemporanea. Le con-
traddizioni si presentano ad un livello di astrazione un po distante dalluso
comune e le cautele prescritte dalla teoria formale degli insiemi non costituis-
cono aatto una forzatura per il lavoro quotidiano della grande maggioranza dei
matematici.
1 Insiemi
Il concetto di insieme viene assunto come primitivo, di esso possiamo solo precis-
are luso. Insieme va inteso come sinonimo di aggregato di oggetti. La propriet
fondamentale anch si possa parlare di insieme che si possa univocamente
stabilire se un oggetto vi appartiene oppure no.
Quindi
ha senso parlare dellinsieme degli iscritti al C.d.L. in Informatica di Bari;
non ha senso parlare dellinsieme dei baresi amanti della natura.
A livello formale si precisa (assioma di estensionalit) che un insieme viene
univocamente determinato dai solo suoi elementi.
Il modo pi semplice per individuare e rappresentare un insieme quello di
elencare i suoi elementi tra parentesi grae, attribuendo allinsieme stesso anche
una denominazione (nei casi pi semplici una lettera maiuscola). Quindi, ad
esempio, poniamo
= 1, 3, 5, 7, 9.
In base allassioma di estensionalit, lordine di elencazione non aatto ril-
evante al ne di identicare un insieme. Quindi, ad esempio, sar del tutto
legittimo scrivere
1, 3, 5, 7, 9 = 5, 9, 7, 3, 1.
In altri casi possibile individuare un insieme descrivendo esattamente i
suoi elementi. Ad esempio, nel seguito del paragrafo assumiamo che ( denoti
linsieme delle citta italiane capoluogo di provincia.
Individuato e denotato un insieme, si introduce un simbolo per la nozione di
appartenenza (risp. non appartenenza) (risp. , ). Ad esempio
3 2 ,
Bari ( Trani , ( Parigi , (.
In questa dispensa noi diamo per buona lesistenza di alcuni insiemi costituiti
da numeri
N = 0, 1, 2, 3, . . . ,
Z = 0, 1, 1, 2, 2, . . . .
3
e diamo per note alcuni semplici propriet sui numeri interi.
Osservazione 1.1 Linsieme N rappresenta il primo e fondamentale insieme
innito, la cui esistenza assunta per assioma. A livello storico e losoco gli
insiemi inniti rappresentano un punto di svolta: si passa dal riconoscere
un innito potenziale (per ogni numero naturale esiste un numero naturale
successore), al concepire, rappresentare e maneggiare un innito attuale.
Per alcuni autori sono proprio gli insiemi inniti che mettono in moto il
processo che porter alla formalizzazione della Teoria degli insiemi.
Come denizione intuitiva di innito possiamo pensare ad un insieme che
non possibile rappresentare tramite elenco. Tra breve saremo in grado di dare
una denizione formale.
Come situazione estrema abbiamo la possibilit che un insieme (innito)
venga individuato da una propriet di cui godono i suoi elementi (principio di
comprensione). Ammettere questa principio, senza alcuna limitazione, d orig-
ine ad alcuni paradossi che rendono la teoria ingenua degli insiemi inconsistente,
ossia contraddittoria. Pi tardi avremo modo di illustrare il pi celebre tra i
paradossi.
Quello che si accetta comunemente il cosiddetto assioma di specicazione:
ciascuna propriet individua un nuovo insieme selezionando gli oggetti da un
insieme preesistente. Questo assioma alla base del modo pi comune di
rappresentare un insieme
= r 1 [ r. . .
dove al posto dei puntini di sospensione scriviamo la propriet in base alla quale
eettuiamo la selezione tra gli elementi del pressato insieme 1.
Ad esempio possiamo considerare linsieme
T = r ( [ r si trova in Puglia
e si ottiene, evidentemente,
T = Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto .
Allo stesso modo possiamo considerare linsieme (questa volta innito)
r N [ r primo = 2, 3, 5, 7, 11, . . . .
Con il simbolo ? si denota linsieme vuoto, ossia privo di elementi.
Come caso particolare di insieme nito possiamo considerare anche un in-
sieme con un singolo elemento, indicato ovviamente con a. Dobbiamo precis-
are che nellambito della teoria degli insiemi, c una sostanziale dierenza tra
a e a. Invece osserviamo che, in base a quanto si detto sopra,
a = a, a
infatti entrambi gli insiemi contengono il solo elemento a.
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1.1 Inclusione
Assegnati due insiemi , 1 si pu presentare una situazione di particolare in-
teresse: tutti gli elementi di sono elementi anche di 1, in simboli
\r : r 1
In questo caso si dice che incluso in 1, (oppure che una parte di 1,
oppure che un sottoinsieme di 1) e si scrive
1
Questa situazione quella che si presenta ogni volta che utilizziamo lassioma
di specicazione.
Riportiamo alcune propriet dellinclusione.
Proposizione 1.2 (propriet riessiva e transitiva) Per ogni insieme
risulta
.
Assegnati altri due insiemi 1, C
1 e 1 C == C.
In forza dellassioma di estensionalit due insiemi coincidono se hanno gli
stessi elementi. La seguente proposizione traduce questo assioma in termini
formali, dunque oltre che un teorema pu essere considerata una denizione.
Proposizione 1.3 Per ogni coppia di insiemi , 1 risulta = 1 se e solo se
1 e 1 .
Osservazione 1.4 E interessante notare come si formalizza la negazione del-
linclusione.
, 1
vuol dire che non tutti gli elementi di appartengono anche a 1, ossia esiste
almeno un elemento di che non appartiene a 1. In simboli
r tale che r , 1
1.2 Famiglie di insiemi
Anche se la consuetudine tende a distinguere tra singoli oggetti ed insiemi di
oggetti, tra queste nozioni non vi una distinzione concettuale, come del resto
accade nella realt. Ad esempio: ogni uomo un insieme di cellule, ma ci
non esclude di considerare insiemi i cui elementi siano uomini, ad esempio una
famiglia o una classe; a sua volta un condominio un insieme di famiglie, cos
come una scuola un insieme di classi. Dunque non escluso di poter considerare
insiemi i cui elementi siano a loro volta insiemi.
Per una semplice questione di gusto linguistico non si parla quasi mai di
insieme di insiemi, ma si preferisce, come sinonimo, famiglia di insiemi.
Come esempio limite per il principio di comprensione possiano considerare
la propriet
un insieme.
5
Se questa propriet denisse un insieme dovremmo considerare
/ = un insieme
ossia linsieme di tutti gli insiemi. Per questo insieme / potremmo scrivere
/ / (1)
Daltra parte nella nostra intuizione si stabilisce una sorta di gerarchia tra
diversi livelli di oggetti: ad esempio possiamo stabilire se una cellula appartiene
o no ad un organismo, ma ci appare privo di senso chiederci se una cellula
appartiene ad unaltra cellula, tanto meno a se stessa. Dunque, in contrasto con
(1), ci sembra normale che un insieme non appartenga a se stesso e la scrittura
, ci sembra pi ragionevole. In realt sono proprio questa scrittura e
la propriet che essa esprime che hanno messo in crisi la teoria ingenua degli
insiemi. Consideriamo la famiglia
A = insieme [ , .
Se (in forza del principio di comprensione) ammettiamo che A stesso sia un
insieme, risulta allora
A A == A , A.
1.3 Insieme delle parti
Tra le famiglie di insiemi abbiamo un tipico esempio. Assegnato un insieme 1
rimane individuato linsieme denominato insieme delle parti di 1 e denotato con
T(1). Come dice il nome stesso, gli elementi di T(1) sono tutti i sottoinsiemi
di 1, a partire da ? per nire ad 1 stesso. In simboli
T(1) == 1.
Esercizio 1.5 Assegnato 1 = a, /, c, descriviamo T(1) sotto forma di elenco
T(1) = ?, a , / , c , a, / , a, c , /, c , 1 .
Osservazione 1.6 Talvolta linsieme delle parti di 1 viene denominato anche
insieme potenza e viene indicato con 2
E
. Infatti, come si pu vericare nelle-
sercizio precedente, se 1 contiene : oggetti, allora T(1) contiene 2
n
oggetti.
1.4 Unione e intersezione
Assegnati due insiemi e 1 rimangono individuati altri due nuovi insiemi,
denominati rispettivamente unione ed intersezione di e 1
' 1 = r o r 1 ,
1 = r e r 1 .
Osservazione 1.7 Riguardo luso della disgiunzione o, precisiamo che ques-
ta va intesa in senso inclusivo. Quindi, con riferimento allunione, intendiamo
un insieme costituito da oggetti che appartengano ad , o a 1, o ad entrambi.
6
Esempio 1.8 Assegnati
= 1, 3, 5, 7, 9 ,
1 = 2, 3, 5, 7 ,
risulta
' 1 = 1, 2, 3, 5, 7, 9 ,
1 = 3, 5, 7 .
Proposizione 1.9 (propriet commutativa e associativa) Per ogni terna
di insiemi , 1, C risulta:
' 1 = 1 ' ,
(' 1) ' C = ' (1 ' C) .
Osservazione 1.10 La propriet associativa consente di denire lunione di
tre o pi insiemi. Con un opportuno formalismo si pu denire lunione di una
generica famiglia di insiemi.
Osservazione 1.11 Ovviamente valgono analoghe propriet per lintersezione.
Proposizione 1.12 (propriet distributiva) Per ogni terna di insiemi , 1, C
risulta
( 1) ' C = (' C) (1 ' C) ,
( 1) ' C = ( C) ' (1 C) .
Proposizione 1.13 Per ogni coppia di insiemi , 1 risulta
1

1
' 1.
Proposizione 1.14 Per ogni terna di insiemi , 1, C risulta che
, 1 C ==' 1 C,
1, C == 1 C.
Esercizio 1.15 Per ogni coppia di insiemi , 1 le seguenti proposizioni sono
equivalenti:
a) 1,
b) 1 = ,
c) ' 1 = 1.
Esercizio 1.16 Per ogni terna di insiemi , 1, C risulta = 1 se e solo se
C = 1 C,
' C = ' C.
Concludiamo con due altre due denizioni
7
Denizione 1.17 Gli insiemi e 1 si dicono disgiunti se 1 = ?.
Esempio 1.18 Gli insiemi
' = r N [ r multiplo di 10 ,
1 = r N [ r dispari
sono disgiunti.
Denizione 1.19 Assegnati un insieme 1 ed una famiglia di insiemi T =
1
1
, 1
2
, 1
3
, . . . , si dice che la famiglia T costituisce una partizione di 1 se
risulta
1 = 1
1
' 1
2
' 1
3
' . . .
e gli insiemi della famiglia T sono a due a due disgiunti.
Esempio 1.20 Gli insiemi
1 = r N [ r pari ,
1 = r N [ r dispari
individuano una partizione di N.
1.5 Dierenza e complementare
Denizione 1.21 Assegnati due insiemi e 1, si denisce linsieme dierenza
1 = r [ r , 1 .
Esempio 1.22 Assegnati
= 1, 3, 5, 7, 9 ,
1 = 2, 3, 5, 7 ,
risulta
1 = 1, 9 ,
1 = 2 .
Esercizio 1.23 In generale gli insiemi 1, 1 sono disgiunti. Si precisi
in quale caso risulta
1 = 1 .
Esercizio 1.24 Per ogni coppia di insiemi , 1 risulta
(1) ' ( 1) = , (2)
(1) ( 1) = ?. (3)
Dunque la famiglia
T = 1, 1
realizza una partizione dellinsieme .
8
Esercizio 1.25 Per ogni coppia di insiemi , 1 la famiglia
T = 1, 1 , 1
realizza una partizione dellinsieme ' 1.
In alcune situazioni si ssa un insieme universo 1, nel senso che si consider-
ano solo insiemi 1. In tal caso ha senso la seguente denizione.
Denizione 1.26 Si denisce complementare di (rispetto ad 1) linsieme
{
E
() = 1
Se non sono possibili ambiguit, possiamo anche scrivere semplicemente
{().
In base alla denizione, il complementare di un insieme 1 esso stesso
contenuto in 1, quindi ha senso calcolarne il complementare.
Proposizione 1.27 (propriet involutoria) Per ogni insieme 1
{

{()

=
Proposizione 1.28 Per ogni coppia di insiemi , 1 1
1 == {(1) {()
Proposizione 1.29 (leggi di De Morgan) Per ogni coppia di insiemi , 1
1
{(' 1) = {() {(1)
{( 1) = {() ' {(1)
Dimostrazione. Si dimostrano anzitutto due inclusioni
{(' 1) {() {(1)
{() ' {(1) {( 1)
valide per ogni coppia di insiemi.
Se nella prima consideriamo {() e {(1) in luogo di e 1 otteniamo
{({ () ' { (1)) {

{()

{(1)

= 1
Quindi, passando al complementare
{( 1) {

{({ () ' { (1))

= { () ' { (1) .
Analogamente si prova la quarta inclusione
{() {(1) {(' 1).
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2 Coppie ordinate e prodotto cartesiano
Quando abbiamo introdotto la nozione di insieme abbiamo parlato di aggre-
gato di elementi, eventualmente rappresentabile tramite un elenco, con ordine
di elencazione arbitrario e quindi irrilevante. In altri termini ci che era rile-
vante era la nozione di aggregato, originato o meno tramite un qualche criterio.
Ora presentiamo un nuovo oggetto, caratterizzato da un numero pressato di
elementi e dallordine di elencazione. Come motivazione partiamo da alcune
situazioni concrete in cui un oggetto di questo tipo pu rivelarsi utile.
Per identicare una casella su una scacchiera servono due coordinate e,
una volta ssata una convenzione, lordine in cui riportiamo le coordinate
assolutamente rilevante.
Una fabbrica di penne comunica ogni settimana con i rappresentanti di
zona. Se a priori ci si accordati, suciente che i rappresentanti trasmet-
tano solo tre numeri che riportano le vendite rispettivamente di penne
rosse, penne blu e penne nere.
Per individuare un vettore nel piano (risp. nello spazio) suciente in-
dicare le sue due (risp. tre) componenti. Queste, ovviamente, devono
riferirsi ad un pressato sistema di coordinate.
Si denisce coppia ordinata una lista costituita da due elementi.
Una coppia ordinata si denota con (a, /), gli oggetti a e / prendono rispetti-
vamente il nome di prima e seconda coordinata.
Nella nozione di lista includiamo quella parimenti intuitiva di ordine, quindi
risulter
(1, 3) ,= (3, 1).
Osservazione 2.1 Se si vuole evitare di parlare di lista e invece si vuole ricon-
durre la nozione di coppia ordinata a quella di insieme, si pone
(a, /) = a, / , a .
Infatti la famiglia a secondo membro contiene due insiemi: linsieme a, / ri-
porta i due oggetti che compaiono in elenco, linsieme a precisa quale elemento
occupa il primo posto.
A livello di curiosit osserviamo che
(a, a) = a
Osservazione 2.2 In modo ovvio la nozione di coppia ordinata trova la sua
generalizzazione in terne o :-ple ordinate.
Assegnati due insiemi , 1, linsieme delle coppie ordinate (a, /) tali che
a e / 1 prende il nome di prodotto cartesiano di e 1 e si denota con il
simbolo 1.
Il prodotto cartesiano si denota comunemente con
2
.
Esercizio 2.3 Assegnati = 1, 3, 5, 7, 9 e 1 = 2, 3, 5, 7, rappresentare
sotto forma di elenco il prodotto cartesiano 1.
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Osservazione 2.4 Come si pu vericare facilmente nel precedente esempio,
se gli insiemi e 1 contengono rispettivamente : ed : oggetti, il prodotto
cartesiano contiene :: coppie ordinate.
Osservazione 2.5 Sussistono ovvie propriet distributive del tipo
(' 1) C = (C) ' (1 C) . (4)
Esercizio 2.6 Si verichi attraverso un esempio che 1 ,= 1 .
Utilizzando le formule (2-3) e (4) si provi che
(1) (1 ) = ( 1)
2
.
3 Funzioni
Assegnati due insiemi 1 e 1, per funzione (o applicazione) da 1 in 1 intendiamo
una legge che a ciascun elemento del primo insieme associ un elemento del
secondo. Se chiamiamo ) tale legge, si scrive
) : 1 1
oppure, in alcuni casi,
1
f
1.
Linsieme 1 prende il nome di insieme di partenza, o insieme di denizione,
o dominio.
Linsieme 1 prende il nome di insieme di arrivo, o codominio.
Per ogni r 1 lelemento di 1 che la funzione ) associa ad r viene denotato
con )(r) e prende il nome di valore di ) in r. Dunque si parla anche di funzione
denita in 1 a valori in 1.
Se vogliamo fornire esempi concreti di funzione, non suciente precisare
gli insiemi di partenza e di arrivo, ma anche il modo in cui la funzione opera.
Se il dominio un insieme nito, almeno in teoria possibile presentare una
tabella con i valori che funzione la assume.
Esempio 3.1 Consideriamo linsieme
1 = c, ,, , c, c, 0, `, i, , j, o, t, c, ..
Possiamo denire una funzione
) : 1 N
tramite la seguente tabella
r c , c c 0 ` i j o t c .
)(r) 1 2 3 4 1 4 5 5 2 5 6 4 2 1
Quando il dominio un insieme innito siamo obbligati ad indicare una legge
di associazione tramite una formula, pi o meno complicata.
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Esempio 3.2 Possiamo denire q : N N ponendo
\r N : q(r) = 2r + 1.
Quindi avremo, ad esempio
q(0) = 1, q(3) = 7, q(7) = 15, q(12) = 25.
Esempio 3.3 Possiamo denire / : N Z ponendo
\r N : /(r) = r
2
10r 20.
Quindi avremo, ad esempio
/(0) = 20, /(3) = 41, /(7) = 41, /(12) = 4.
Esempio 3.4 Possiamo denire / : N N ponendo
/(r) =

r + 1 se r pari,
2r se r dispari.
Quindi avremo, ad esempio
/(0) = 1, /(3) = 6, /(7) = 14, /(12) = 13.
Talvolta si adottano notazioni alternative, del tipo riportato di seguito
r N q(r) = 2r + 1 N.
Osserviamo che anche in questa notazione sono presenti tutti gli elementi che
individuano una funzione: il nome della funzione stessa, gli insiemi di partenza
e di arrivo, la legge con cui la funzione opera.
Non si deve confondere ), q, / che il nome della funzione, con )(r), q(r), /(r)
che un elemento dellinsieme di arrivo. Daltra parte, per brevit di linguaggio,
ove siano pressati e sottointesi dominio e codominio, si dir in breve funzione
)(r) (ad esempio funzione r
2
), intendendo la funzione che a ciascun r (in
un pressato dominio) associa lelemento )(r) (in un pressato codominio).
Concludiamo segnalando due esempi particolarmente semplici di funzioni.
Esempio 3.5 Assegnato un qualsiasi si pu sempre denire la funzione iden-
tica
r i
A
(r) = r .
Assegnato un secondo insieme 1 ,= ? possiamo anche denire la funzione
r

/ 1
Si tratta della cosiddetta funzione costante, di costante valore

/, per la quale
possiamo anche rinunciare ad un simbolo specico.
Osservazione 3.6 Un tipo particolare di funzioni dato dalle cosiddette fun-
zioni empiriche: si tratta di funzioni non denite da una formula ma dallosser-
vazione di un fenomeno. Un tipico esempio dato la funzione che associa a
ciascun tempo t, la temperatura T osservata al tempo t in un pressata localit.
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3.1 Graco e relazioni
Consideriamo assegnata una funzione ) : 1 1. Linsieme
G
f
= (r, j) 1 1 [ j = )(r)
prende il nome di graco.
Esempio 3.7 Il graco della funzione ) dellEsempio 3.1 dato da
G
f
= (c, 1), (,, 2), (, 3) , (c, 4) , (c, 1), . . .
E evidente che riportare esplicitamente il graco equivale a descrivere comple-
tamente la nostra funzione.
Alcuni autori fanno derivare il concetto di funzione da quello di relazione.
Nel linguaggio comune per relazione si intende un rapporto che esiste tra
due oggetti di qualsivoglia natura.
1. r glio di j (r uomo o donna, j donna),
2. r madre di j (r donna, j uomo o donna),
3. r madre di j gli (r donna, j numero),
4. r pesa j chili (r uomo o donna, j numero),
5. r ha lo stesso peso di j (r uomo o donna, j uomo o donna),
6. r pesa pi di j (r uomo o donna, j uomo o donna),
7. r coniugato con j (r uomo o donna, j uomo o donna),
8. r +j = 1 (r numero, j numero),
9. r
2
+j
2
= 1 (r numero, j numero).
Si detto allinizio che una propriet 1 attribuibile ad un singolo oggetto
r 1 individua un sottoinsieme 1
= r 1 [ r verica 1 .
Analogamente una propriet attribuibile a due oggetti r 1 ed j 1 individua
un sottoinsieme nel prodotto cartesiano 1 1 1
1 = (r, j) 1 1 [ r ed j vericano 1
Queste circostanze giusticano la seguente denizione: nel linguaggio insiemisti-
co, per relazione si intende un insieme 1 1 1 di coppie.
Ovviamente nella pratica matematica rivestono particolare interesse solo
alcuni tipi di relazioni, con ben precise propriet.
Alcune delle relazioni 1-9 danno origine ad una funzione, nel senso che
ciascun r individua univocamente un certo j. Si tratta delle relazioni 1, 3, 4, 8.
La relazione 7 richiede qualche precisazione: ammesso di trovarci in situazione
di monogamia, per avere una funzione dovremmo dare una denizione anche per
i single, intendendo, ad esempio, che ciascun single in relazione con se stesso.
Le relazioni 5 e 6 non danno origine ad una funzione ma costituiscono
rispettivamente un esempio di relazione di equivalenza e dordine.
Osservazione 3.8 Se una relazione d origine ad una funzione, essa coincide
con il graco della funzione stessa.
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3.2 Immagini dirette e suriettivit
Consideriamo assegnata una funzione ) : 1 1.
Denizione 3.9 Per ogni 1 si denisce immagine diretta di tramite )
il seguente sottoinsieme di 1
)() = j 1 [ r t.c. j = )(r)
Esempio 3.10 Consideriamo la funzione ) dellEsempio 3.1. Assegnato lin-
sieme
= c, ,, , c, c, 0, `
risulta che
)() = 1, 2, 3, 4, 5 .
Considerato

1
= 1
per esercizio si calcoli )(
1
).
Proposizione 3.11 Per ogni coppia di sottoinsiemi
1
,
2
1, se
1

2
,
allora )(
1
) )(
2
).
Proposizione 3.12 Per ogni coppia di sottoinsiemi
1
,
2
1 risulta )(
1
'

2
) = )(
1
) ' )(
2
).
Ovviamente tra tutti i possibili sottoinsiemi di 1 possiamo considerare 1
stesso.
Denizione 3.13 Limmagine diretta di
)(1) = j 1 [ r 1 t.c. j = )(r)
prende il nome di insieme dei valori di ), oppure immagine di ).
In generale linsieme dei valori contenuto nellinsieme di arrivo, quindi ha
senso la denizione seguente.
Denizione 3.14 Si dice che la funzione ) suriettiva se linsieme dei valori
di ) coincide con lintero insieme di arrivo.
Proposizione 3.15 La funzione ) surgettiva se e solo se per ogni j 1
esiste r 1 tale che )(r) = j.
Esiste anche una nozione inversa che permette di associare a sottoinsiemi di
1 sottoinsiemi di 1.
Denizione 3.16 Per ogni 1 1 si denisce immagine reciproca (o con-
troimmagine) di tramite ) il seguente sottoinsieme di 1
1
) (1) = r 1 [ )(r) 1 .
Esempio 3.17 Consideriamo la funzione ) dellEsempio 3.1. Assegnato lin-
sieme
1 = 1, 2, 3 ,
risulta che
1
) (1) = c, c, ., ,, , c, .
14
3.3 Iniettivit e bigettivit
Denizione 3.18 Una funzione ) : 1 1 si dice iniettiva se per ogni coppia
di elementi r
1
, r
2
1 si ha che
)(r
1
) = )(r
2
) == r
1
= r
2
.
Osservazione 3.19 E facile dare uninterpretazione diretta della iniettivit:
la funzione trasforma coppie di elementi distinti in coppie di valori distinti.
Con riferimento agli esempi precedenti (3.1, 3.2, 3.3, 3.4) risulta quanto
segue:
la funzione ) non iniettiva, infatti )(c) = 1 = )(c);
la funzione q iniettiva;
la funzione / non iniettiva, infatti /(3) = 41 = /(7);
la funzione / iniettiva.
Sappiamo che ) surgettiva se e solo se per ogni j 1 esiste almeno un
r 1 tale che )(r) = j. Sussiste unanaloga caratterizzazione per lingettivit.
Proposizione 3.20 La funzione ) ingettiva se e solo se per ogni j 1 esiste
al pi un r 1 tale che )(r) = j.
Le nozioni di funzione ingettiva e surgettiva ci consentono di formalizzare la
nozione di insieme innito.
Denizione 3.21 Un insieme 1 si dice innito se esiste una funzione ) : 1
1 ingettiva ma non surgettiva.
Esempio 3.22 La funzione q : N N introdotta nellEsempio 3.2 ingettiva
ma non surgettiva. Dunque linsieme N innito anche da un punto di vista
formale.
Denizione 3.23 Una funzione ) : 1 1 si dice bigettiva se risulta ingettiva
e surgettiva.
Un banale esempio di funzione bigettiva dato dalla funzione identica. Altri
esempi li vedremo in seguito.
Sussiste inoltre una caratterizzazione che si deduce dalle Proposizioni 3.15 e
3.20.
Proposizione 3.24 Una funzione ) : 1 1 bigettiva se e solo se per ogni
j 1 esiste ed unico r 1 tale che )(r) = j.
Osservazione 3.25 Le funzioni bigettive hanno particolare interesse perch in-
vertendo lordine nelle coppie che costituiscono il graco si ottiene ancora una
funzione (formalmente un graco di funzione), in cui risultano scambiati gli
insiemi di partenza e di arrivo.
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3.4 Restrizioni
Assegnata una funzione ) : 1 1, se 1, possiamo considerare una nuova
funzione denominata restrizione di ) ad
)
jA
: 1,
\r : )
jA
(r) = )(r).
In sostanza la restrizione opera esattamente come la funzione originaria,
tranne che per il dominio che cambiato. Le ragioni per cui pu essere utile
eettuare una restrizione saranno evidenti negli esempi che seguono.
Osservazione 3.26 Esiste anche unoperazione in un certo senso inversa al-
la restrizione. Assegnata una funzione , : 1, se 1 si denisce
prolungamento di , ad 1 una qualsiasi funzione ) : 1 1 tale che )
jA
= ,.
Anche nellinsieme di arrivo si pu operare una specie di restrizione. As-
segnata una funzione ) : 1 1, possiamo considerare come insieme di arrivo
1 = )(1), anzich tutto 1. Quella che si ottiene una funzione denita in 1
a valori in 1 che opera esattamente come la funzione originaria, ma con in pi
la propriet di essere suriettiva. Questa operazione, talvolta, viene chiamata
riduzione.
Restrizione e riduzione sono le principali tecniche per ottenere funzioni biget-
tive.
Anzitutto osserviamo che se una funzione ingettiva, la corrispondente fun-
zione ridotta bigettiva. Si tratta di una operazione cos naturale che per la
funzione ridotta si continua ad adoperare lo stesso simbolo.
Esempio 3.27 La funzione q dellEsempio 3.2 ingettiva. Risulta che
q(N) = 1 = r N [ : dispari
Quindi la funzione q : N 1 che opera al modo seguente
r N q(r) = 2r + 1 1
bigettiva.
Se una funzione non neanche ingettiva, allora per ottenere una bigezione
serve anche una restrizione.
Esempio 3.28 Consideriamo la funzione ) presentata nellEsempio 3.1. Lin-
sieme dei valori dato da
1 = 1, 2, 3, 4, 5, 6
Quindi ) : 1 1 suriettiva. Ora passiamo individuare in 1 un sottoinsieme
tale che )
jA
: 1 sia bigettiva. Ad esempio possiamo scegliere
= c, ,, , c, `, o .
La scelta di non aatto univoca, infatti, ad esempio, possiamo considerare
anche

0
= , c, 0, i, , o .
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3.5 Funzione composta
Siano assegnate due funzioni
) : 1
q : C 1
Se 1 = C, allora possibile applicare consecutivamente prima ) e poi q, nel sen-
so che a ciascun r associamo )(r) 1 = C e quindi possiamo considerare
il corrispondente q()(r)) 1; in simboli
r )(r) 1 = C q()(r)) 1
Quella che abbiamo ottenuto una funzione che parte da e arriva in 1. Tale
funzione prende il nome di funzione composta e si denota con il simbolo q )
q ) : 1
\r : (q )) (r) = q()(r))
Osservazione 3.29 Per poter operare la composizione non indispensabile che
si abbia 1 = C. E suciente richiedere 1 C, o, come ipotesi minima,
)() C.
Esempio 3.30 Assegnate le funzioni
) : Z Z
)(r) = 2r 1
e
q : Z N
q(r) = r
2
+r
risulta quanto segue.
Linsieme di arrivo di ) Z e coincide con linsieme di partenza di q,
quindi ha senso calcolare
(q )) : Z Z
per cui risulta
(q )) (r) = q()(r)) = ()(r))
2
+)(r) =
= (2r 1)
2
+ (2r 1) = 4r
2
2r.
Linsieme di arrivo di q N che contenuto in Z insieme di partenza di
), quindi ha senso calcolare
) q : Z N
per cui risulta
() q) (r) = )(q(r)) = 2q(r) 1 =
= 2(r
2
+r) 1 = 2r
2
+ 2r 1.
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Osservazione 3.31 Dalla denizione di funzione composta consegue immedi-
atamente che in generale non possibile invertire lordine di composizione tra
due funzioni. Nei casi in cui ha senso (vedi esempio precedente) le funzioni q)
e ) q sono diverse.
Esercizio 3.32 Si dimostri che la funzione composta di funzioni iniettive (risp.
suriettive) essa stessa iniettiva (risp. suriettiva).
3.6 Funzioni invertibili
Sia assegnata una funzione ) : 1 1. La funzione ) si dice invertibile se esiste
una funzione q : 1 1 tale che
\r 1 : q()(r)) = r,
\r 1 : )(q(r)) = r,
oppure, pi sinteticamente
q ) = i
E
,
) q = i
F
,
dove i
E
ed i
F
denotano rispettivamente le funzioni identiche su 1 ed 1 (vedi
Esempio 3.5).
Tale funzione q se esiste, unica, prende il nome di inversa di ) e si denota
con il simbolo )
1
.
Esercizio 3.33 Per dare un esempio non banale di funzione invertibile dobbi-
amo utilizzare anche linsieme Q costituito dai numeri razionali (le frazioni).
Assegnata la funzione ) : Q Q denita da
)(r) =
2
3
r
1
6
,
si provi che la funzione q : Q Q denita da
q(r) =
3
2
r +
1
4
linversa di ).
La verica consiste nel calcolare le due funzioni composte q()(r)) e )(q(r)).
La seguente proposizione fornisce una caratterizzazione delle funzioni invert-
ibili.
Proposizione 3.34 La funzione ) : 1 1 invertibile se e solo se bigettiva.
Ricordiamo infatti che, parlando di funzioni bigettive, si era detto che in-
vertendo lordine nelle coppie che costituiscono il graco si ottiene ancora una
funzione, in cui risultano scambiati gli insiemi di partenza e di arrivo: ora
possiamo precisare che si tratta della funzione inversa.
Dal punto di vista operativo, abbastanza raro che si riesca ad esplicitare
la funzione inversa; una possibile procedura illustrata di seguito.
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Esempio 3.35 Per determinare linversa di )(r) =
2
3
r
1
6
suciente risol-
vere lequazione
j =
2
3
r
1
6
rispetto ad r (cio considerando r come incognita e j come dato). Si ottiene
r =
3
2
j +
1
4
. (5)
Ovviamente per ottenere una funzione scritta nel modo consueto (ossia j =
q(r)), nellespressione (5) dobbiamo scambiare r con j.
Ovviamente la parte dicile di questa procedura sta nel risolvere rispetto
ad r.
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