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ARISTOTELE: Del Cielo, III, 301b-302a [] E evidente dunque che ogni corpo deve di necessit avere un peso, o una

leggerezza, determinati. E poich natura il principio di movimento presente in esso stesso, potenza quello presente in altro, oppure (in esso stesso ma) in quanto altro, e ogni movimento o secondo natura o per costrizione, abbiamo che il movimento secondo natura, come quello della pietra verso il basso, sar accelerato dallintervento della potenza, mentre quello contro natura sar interamente opera della potenza stessa. E per entrambi gli effetti questa si vale dellaria come di organo (per trasmettere il moto). Laria infatti ha per natura propriet dessere e leggera e pesante; perci quando venga spinta e riceva il principio (del moto) dalla potenza, effettuer il movimento verso lalto in quanto leggera, e verso il basso viceversa in quanto pesante. La potenza infatti in entrambi i casi comunica il moto al corpo imprimendolo attraverso il contatto (dellaria). Perci, anche quando ci che ha impresso il moto non laccompagna pi, il corpo mosso per costrizione continua il suo movimento. E se non ci fosse un corpo dotato di questa propriet, non vi sarebbe movimento per costrizione. E anche il movimento secondo natura di ciascun corpo, laria lo asseconda in questo stesso modo. Che dunque ogni corpo (di questo mondo) o leggero o pesante, e come siano i movimenti secondo natura, risulta evidente da quel che si detto. ARISTOTELE: Fisica, II, 1, 192b Degli enti alcuni sono per natura, altri per altre cause. Sono per natura gli animali e le loro parti e le piante e i corpi semplici, come terra, fuoco, aria e acqua (queste e le altre cose di tal genere noi diciamo che sono per natura), tutte cose che appaiono diverse da quelle che non esistono per natura. Infatti, tutte queste cose mostrano di avere in se stesse il principio del movimento e della quiete, alcune rispetto al luogo, altra rispetto allaccrescimento e alla diminuzione, altra rispetto allalterazione. Invece il letto o il mantello o altra cosa di tal genere, in quanto hanno ciascuno un nome appropriato e una determinazione particolare dovuta allarte, non hanno alcuna innata tendenza al cangiamento, ma lhanno solo in quanto, per accidente, tali cose sono o di legno o una mescolanza di ci; e lhanno solo in quanto la natura un principio e una cause della quiete e del movimento in tutto ci che esiste di per s e non per accidente Similmente avviene per ciascuno degli altri oggetti prodotti artificialmente: nessuno di essi, infatti, ha in se stesso il principio della produzione, ma alcuni lhanno in altra cose e dallesterno, come la casa e ogni altro prodotto manuale Che cosa dunque la natura e che cosa per natura e secondo natura, stato detto. GIOVANNI BURIDANO (1328-1360 ca.), Commento al De Caelo II Questione: Se la pietra scagliata o la freccia lanciata dallarco, e cos via, dopo che ha lasciato il lanciatore sia mossa da un principio intrinseco oppure da un principio estrinseco. 1. Si dimostra anzitutto che non dipende da un principio intrinseco: tutti infatti concordano nel ritenere che tali moti sono violenti, e nel terzo libro dellEtica si dice che violento ci che ha il principio esterno e che il paziente non conferisce alcuna forza; tale moto perci da un principio estrinseco e non intrinseco. 2. Ancora: sullinizio del secondo libro della Fisica si dice che ci che si muove contro natura, come accade per i proiettili, non ha alcun principio innato, ossia intrinseco, del movimento. 3. Ancora: la materia della pietra non muove, perch non ha alcuna attivit; e nemmeno la sua forma o la sua pesantezza muovono la pietra in quel modo, ossia verso lalto o trasversalmente; anzi, la inclinano piuttosto alla direzione opposta, ossia verso il basso; non appare perci nullaltro di intrinseco che muova la pietra. 4. Ancora: nel quarto libro della Fisica, Aristotele dice che il proiettile si muove o per lantiperistasi [ il nome con cui si indicava la reazione dellaria che, spostandosi, richiama dietro di s altra aria per evitare che si crei il vuoto. Questa aria che sopraggiunge a riempire il vuoto tocca il proiettile e lo spinge protraendone il moto, vedi sotto], o perch laria che ha ricevuto la spinta lo spinge con un moto pi veloce di quanto sia lo slancio secondo cui il proiettile verrebbe trasportato nel luogo proprio; perci afferma che il proiettile non si muoverebbe nel vuoto, dato che nessuno degli elementi ricordati si trova nel vuoto, e con ci egli intende dire che il proiettile mosso o dallaria che segue o dallaria circostante che ha ricevuto la spinta. Lo stesso parere sembra espresso da Aristotele nellottavo libro della Fisica e

nel terzo libro del Cielo; in questultimo testo afferma infatti che laria, essendo per natura pesante e leggera, si muove subito e con facilit sia verso lalto, sia verso il basso; e quando viene spinta in alto, per sua natura mantiene per qualche tempo quel moto a causa della sua leggerezza; analogamente, quando venisse spinta verso il basso manterrebbe quel moto in basso, a causa della sua pesantezza; e cos in ultima analisi, egli afferma che laria, spinta verso lalto con il proiettile, muove verso lalto il proiettile, e che se un corpo pesante si muove per natura verso il basso, sempre laria che, mediante la sua pesantezza, mantiene quel moto e lo rende pi veloce. Questa sembra la tesi espressamente sostenuta da Aristotele e Averro asseconda questa tesi in ogni sua parola. Si prova tuttavia la tesi opposta: infatti, nel moto naturale del corpo pesante verso il basso laria fa resistenza, e non sembra far meno resistenza nel moto di esso verso lalto; ora, ci che fa resistenza al moto e a ci che si muove non pu essere il suo motore. Inoltre, ci si domanda, venendo meno il lanciatore, chi muoverebbe laria, soprattutto se il lancio trasversale. Se rispondi che laria muove se stessa, lo stesso potr dire del proiettile. Se dici che una potenza impressale dal lanciatore, lo stesso posso dire del proiettile. Se poi dicessi che si muove per la sua pesantezza o leggerezza, ci non sembra ragionevole: la pesantezza e la leggerezza inclinano per natura solo verso il basso o verso lalto, e in tal modo si riproporrebbe a proposito del moto dellaria, venuto meno il lanciatore, lo stesso interrogativo posto a proposito del moto del proiettile. Ancora: sembra piuttosto strano che laria, cos facilmente divisibile, sostenga a lungo una pietra del peso di cento libbre, del tipo di quelle pietre grosse che vengono lanciate dalle macchine. Circa la presente questione Aristotele avanza due opinioni rilevanti, che convergono nellammettere che la pietra scagliata o la freccia lanciata dallarco, dopo che hanno lasciato il lanciatore, vengono mosse dallaria; egli suppone infatti che ogni moto avvenga ad opera di un motore, di modo che nulla si muove se non mosso da qualche cosa. Ora, larco o il lanciatore, dopo che hanno lanciato i proiettili, non muovono pi; anzi, se venissero immediatamente distrutti, la pietra o la freccia si muoverebbero comunque per un certo tragitto. Se si prescinde dallarco o dal lanciatore, non si vede che cosa di diverso dallaria possa muovere la pietra o la freccia, per cui Aristotele conclude che la pietra o la freccia sono mosse dallaria. Aristotele ipotizza pertanto due modi: il primo, chiamato per antiperistasi, consiste nellammettere che la pietra, quando viene lanciata, abbandona il luogo dove era prima, ed allora la natura che aborre il vuoto invia subito laria retrostante a riempire quel luogo; quellaria che giunge velocemente e tocca il proiettile, lo spinge pi in l, e di nuovo sopraggiunge aria come prima, per impedire il vuoto, e spinge nuovamente il proiettile sino a una certa distanza. [] Il secondo modo, condiviso da Aristotele e da Averro, consiste nellammettere che il lanciatore imprime un movimento, oltre che al proiettile o alla freccia, allaria vicina e quellaria, che per natura mobile assai, si muove velocemente e, con quel moto veloce, muove il proiettile sino ad una certa distanza. E quando ci si domanda da chi mossa quellaria, Averro risponde che mossa da un principio ad essa intrinseco, ossia dalla sua pesantezza o leggerezza, di modo che, qualunque sia la direzione della spinta, per natura mantiene quel movimento per un certo tempo, in forza della sua naturale pesantezza o leggerezza. Tuttavia anche questa opinione mi sembra incapace di salvare le apparenze. [] Siccome queste e altra apparenze non si spiegano in base a quellopinione, io preferisco ritenere che il motore imprime nel mosso non solo il moto, ma in genere anche uno slancio (impetus), o una forza, o una qualit non importa come la si voglia chiamare e questo slancio ha la forza di muovere ci in cui viene impresso; come il magnete imprime nel ferro una potenza che lo muove verso il magnete. E quanto pi veloce il moto, tanto pi intenso diviene anche quello slancio; e quello slancio nel proiettile o nella freccia diminuisce continuamente per opera di una resistenza contraria, sino a quando non pu pi muovere il proiettile. Se voi trovate un modo diverso che salvi insieme le convinzioni di Aristotele e le apparenze, io volentieri lo far mio. Stando alle cose dette, vengono ora risolte le obiezioni, che peraltro non hanno valore, eccezion fatta per le citazioni delle autorit, oppure per il rilievo che quel moto non sarebbe pi violento, ma naturale, dato che sarebbe causato da un principio intrinseco e inerente allo stesso mobile. Ma a questo rilievo si risponde che quello slancio stato impresso al corpo pesante da una violenza, e inclina il corpo pesante in senso contrario alla sua inclinazione

naturale. Quello slancio stato inoltre impresso da un principio estrinseco, cui il corpo lanciato non ha conferito forza; perci viene ritenuto tutto violento, tanto lo slancio quanto il moto che produce. Per quanto concerne le autorit, supero lostacolo negandole. E cos la questione risolta.

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