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SHARIF CHRES – LA LINGUA DEGLI UCCELLI

Questa Tavola riguarda il poema metaforico persiano “Mantiq–at–


Tayer”, cioè “La lingua degli uccelli”.
A mio parere l’allegoria degli uccelli ed il lungo e difficoltoso
viaggio che gli stessi compiono per arrivare alla Verità ed alla
Conoscenza può essere paragonato al cammino massonico. Si tratta di
un percorso difficile, al quale molti rinunciano, ma chi ha la costanza di
perfezionare se stesso in modo graduale arriverà infine alla conoscenza,
alla realizzazione dell’Io nell’Essere Supremo o Uno.
Il concetto di gradualità è di estrema importanza, in quanto il grado
di Verità che un individuo può raggiungere è proporzionale alle sue ca-
pacità conoscitive, che diventeranno sempre più elevate man mano che
procederà nel “cammino”.
Nel poema uno degli uccelli, l’Upupa, si pone come guida del
gruppo, in quanto già possedeva una Conoscenza magqiore rispetto agli
altri. L’Upupa può essere considerata il “Maestro illuminato” che guida e
sostiene gli altri durante il loro cammino verso la Verità.
I primi adepti della religione islamica interpretarono letteralmente il
Corano,o meglio il “Nuovo Credo”. Successivamente il contatto con altre
culture, quali quella greca e persiana, ha influito sulla struttura sociale
islamica ed il contatto con la ci viltà indiana ha influenzato il concetto
mistico islamico dell’Amore, che porta all’annientamento dell’Io
nell’Esistenza Suprema.
Questi contatti e queste interazioni hanno indotto alcuni pensatori
musulmani a ricercare possibili significati occulti nascosti dietro il mero
significato letterale dei Libri Sacri. In questo modo nasce il linguaggio
allegorico musulmano.
Nella cultura arabo-persiana vi sono numerose onere esoteriche
scritte in chiave allegorica, tra cui il poema metaforico “Mantiq–at–
Tayer”, composto di 4.600 versi, scritto dal famoso poeta mistico
Fariduddin Attar, probabilmente nato nel 513 E., corrispondente al 1119
d. C.
Ho letto in un lungo lasso di tempo tale opera e non mi è stato
facile riassumerne in poche righe il contenuto, altamente esoterico e
profondo. Qui viene ben illustrata la realizzazione dell’Io nell’Essere
Supremo (Uno).
Il poema riguarda uccelli di tutto il mondo, che si radunarono per
discutere come avviarsi alla ricerca del loro re Simurgh. 1 Il quale è un
uccello leggendario che ricorre sovente nella mitologia persiana ed in
molte epopee metaforiche; ad esso è attribuita molta sacgezza. Uno
degli uccelli l’Upupa si fece avanti e disse agli altri che essa conosceva
Simurgh, ma che non era in grado di trovarlo da sola (lavoro collettivo,
catena d’unione). Simurgh dimora sulle montagne di Qaf, cioè una
catena di montagne leggendarie che circonda la terra.
Nemmeno là egli era completamente conosciuto. Non poteva essere
né descritto, né compreso: Egli non si manifesta completamente,
nemmeno nel luogo della sua dimora, ed a Lui nessuna sapienza o
intelligenza può arrivare. La via è sconosciuta e nessuno ha la costanza
di cercarla, malgrado migliaia di creature trascorrano la vita nel
desiderio di conoscerLo. Anche la più pura delle anime non può
descriverlo, nemmeno la ragione può comprendere: questi due occhi

1
In persiano Simurgh significa “re”; si-murgh “trenta uccelli”
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sono ciechi. Il saggio non può scoprire la Sua perfezione, né l’uomo


intelligente può percepirne la bellezza. Tutte le creature hanno sperato
di raggiungere la sua perfezione e la sua bellezza con l’immaginazìone.
Ma come si può percorrere quel sentiero con l’immaginazione? Come si
può raggiungere la luna seguendo il suo riflesso nel pozzo?
L’Upupa avvertì gli altri uccelli che il viaggio non sarebbe stato
semplice, ma pieno di fatiche e ostacoli e partì per prima. Molti uccelli la
seguirono e dopo un viaggio lungo e faticoso, durante il quale alcuni
stormi morirono, molti altri tornarono indietro e altri ancora si
fermarono lungo la strada, solamente trenta uccelli, cioè si-murgh,
furono in grado di arrivare alla corte del re Simurgh. Anche questi trenta
erano sconcertati, affaticati e scoraggiati, senza più né ali né piume
(cioè spogliati dei metalli). Ma ora erano alle porte di questa Maestà che
non può essere descritta, la cui Essenza è incomprensibile – quell’Essere
che è al di là della conoscenza umana.
Poi scintillò il fulmine della realizzazione (accensione della
Menorah), e cento mondi si consumarono in un momento. Videro
migliaia di soli, uno più risplendente dell’altro, migliaia di lune e di stelle
di uguale bellezza, e vedendo tutto questo si stupirono e si turbarono
come un atomo danzante di polvere.
A questo punto il ciambellano del re (il copritore) esce per
assicurarsi della veridicità del loro intento e della loro sincerità; della
volontà chi li ha sostenuti durante la ricerca della conoscenza ed della
loro capacità di superare le prove e gli ostacoli che si sono presentati,
cioè costanza e dissimulazione.
Viene quindi aperta la porta e dato loro il permesso di entrare. Il
ciambellano cominciò a togliere cento veli, l’uno dopo l’altro, (la cono-
scenza graduale) ed ecco che si scopre un mondo nuovo dietro l’ultimo
velo: una luce maestosa!
Si sedettero tutti su un sofà. Il sofà della conoscenza e della verità.
Fu consegnato loro una tavola con la richiesta di leggerla, di leggerla
con attenzione perché li avrebbe aiutati a capire il loro stato di essere.
Allora si calmarono e si liberarono di qualsiasi cosa, e in quel
momento si resero conto che il Simurgh era lì con loro.
Il sole di maestà emanò i suoi raggi e, nel riflesso delle loro facce,
questi trenta uccelli (si - murgh) del mondo esterno contemplarono la
faccia del Simurgh del mondo interno. Questo li meravigliò a tal punto
che non sapevano se erano ancora se stessi oppure se erano diventati il
Simurgh. Finalmente, in uno stato di contemplazione, si resero conto
che essi erano il Simurgh e questo i trenta uccelli. Quando fissavano il
Simurgh vedevano che era veramente il Simurgh ad essere lì, e quando
voltavano lo sguardo verso se stessi vedevano che essi stessi erano il
Simurgh. E percependo entrambi nello stesso tempo, si resero conto che
essi e il Simurgh. erano lo stesso essere. Nessuno ha mai sentito nulla
che possa essere paragonato a ciò.
Meditarono e dopo poco chiesero al Simurgh, senza l’uso della
lingua (silenzio significativo!), di rivelare il segreto del mistero dell’Unità
ed della pluralità degli esseri.
Il Simurgh, senza parlare, diede questa risposta: “Il sole della mia
maestà è uno specchio. Colui che ci si rispecchia vede completamente
la propria anima e il proprio corpo. Dato che siete venuti come trenta
uccelli, si-murgh, vedrete trenta uccelli in questo specchio. Se
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dovessero venire quaranta o cinquanta uccelli, sarebbe lo stesso. Anche


se ora siete completamente cambiati, vi vedete come eravate.”
In questo poema l’autore pone l’accento sul “viaggio”, sul percorso
che devono compiere gli uccelli per arrivare alla verità, alla conoscenza
in quanto essa si manifesta proporzionalmente alle capacità conoscitive
del singolo individuo. Lo stesso concetto è espresso in molti opere
esoteriche ed allegoriche arabe. Per esempio ne “Il credo druso”,
manoscritto che risale al 1500 d. C., si afferma che, se non fosse così,
un grado di conoscenza troppo elevato potrebbe distruggere l’uomo con
la sua immensa potenza.
Nel testo citato è riportato il seguente esempio:ad un giovane
mistico fu chiesto ripetutamente da un amico di andare ad incontrare
Abu Yazid, un famoso Santo. Ma il giovane mistico rispondeva sempre:
“Ho visto Dio, e la vista di Dio è molto più gratificante della vista di Abu
Yazid.”
L’amico comunque insistette finché lo convinse ed andarono ad in-
contrare il Santo. Si racconta che, quando arrivarono, il giovane mistico
guardò Abu Yazid per un attimo ed immediatamente cadde a terra e
morì. L’amico del mistico chiese al Santo: “Perché è successo questo?
Egli ha visto Dio e non è morto, perché è caduto ed è morto quando ha
visto te? Abu Yazid rispose: “Ciò è successo perché egli vide Dio
proporzionalmente alle sue stesse forze, ma, quando guardò me, vide
Dio proporzionalmente alle mie forze, non poté sostenere tale visione e
morì.”
Come al singolo uomo la verità deve essere data gradualmente,
così la dottrina esoterica musulmana afferma che Dio diede all’umanità
la Conoscenza attraverso le varie epoche, indirettamente tramite gli
Illuminati.

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