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Mercoledì 28 Luglio 2010 Cinespet Pagina 25

Piove sullo show di Gigi Proietti


Lo spettacolo interrotto a metà
Sergio Sciacca
Taormina. Quando uno se la va a cercare… Gigi Proietti davanti al foltissimo
pubblico dei fan aveva appena finito di canticchiare, con il suo fare tenebroso
e con sguardi di intelligenza al plaudente uditorio uno dei suoi cavalli di
battaglia più irresistibili, Numerompe erka… sul ritmo degli chansonniers
esistenzialisti, e con un insistito invito a non essere scocciato. Vecchia gag,
scontata ma sempre efficace, che strappa la risata anche al più musone della cavea (tra i vip si notava
una insolita maggioranza maschile rispetto alla consolidata predilezione da parte delle signore): ma Lui,
lo Zeus che nel teatro antico si considera padrone di casa da tre millenni, non ha gradito e ha risposto
con un goliardico gavettone pluviale che ha messo fuori combattimento l'orchestra, ha costretto l'artista
a temporeggiare con gli astanti che prima si sono riparati sotto i fornici, dopo sono ritornati ai loro posti
e infine sono stati congedati con la buffa, ma scocciante osservazione che Giove pluvio effettivamente
«ciaveva rotto … lo spettacolo».
Così la serata di Gala per Taormina, lunedì scorso è stata dimezzata perché si sa che ci sono cantanti
ai quali piace il Singing in the Rain, ma pianoforti e violini si rovinano irreparabilmente. Un battibecco
meteo che non sarebbe certo capitato a Garinei e Giovannini che si tenevano ben caro Giove in
Doppiopetto e mai e poi mai lo avrebbero infastidito con le parolacce trasteverine.
Perciò la serata è finita prima del previsto con il grande attore raccolto sotto un ombrellone per ripararsi
dalla pioggerellina estiva snocciolando le barzellette del suo inesauribile repertorio, per poi fare
annunciare che l'impianto audio è saltato e che se ne parla al prossimo appuntamento.
A parte lo show interrotto dallo shower, il divertimento della folla assiepata fino agli spalti è stato totale,
partendo da una iniziale farsa di Eduardo sostenuta con effetti comici paradossali e simpaticissimi da
Loredana Piedimonti e dai paradossi caricaturali di Marco Simeoli che non solo ha provocato cordiali
risate ma lui stesso ne è stato contagiato nei momenti esilaranti.
Gigi Proietti ha sostenuto la parte principale da par suo: comico anche con il solo gesto, con un
tempismo perfetto e una mimica dagli effetti irresistibili. E siccome il canovaccio è del massimo
drammaturgo partenopeo, ha voluto fare la gara con lui: gorgogliando con la voce, sostenendo delle
scene mute con ammiccamenti, grinze e boccacce e frizzi che ne fanno il legittimo erede della migliore
tradizione della commedia dell'Arte di cui Eduardo si sentiva autentico rampollo. Veramente una bella
introduzione scacciapensieri, di arguzia ironica sulla vita di coppia e anche sul comportamento lunatico
di certe donne (la tradizione comica italiana è stata sempre un po' misogina).
Per il resto la consueta rassegna di numeri musical-parodistici: passando dal repertorio sudamericano a
quello dei crooners nord-americani, con grande eleganza vocale, con un assoluto dominio di scena e di
tutta la cavea: la corrente di simpatia che Proietti sa creare è fortissima. Dialoga con la gente e la fa
partecipe delle sue invenzioni. Gli antichi la chiamavano la parabasi che ovviamente è tanto più efficace
quanto più gli spettatori diventano protagonisti in prima persona dispensando giudizi sul mondo che ci
circonda, fatto di macchiette vere non meno ridicole di quelle fittizie sulla scena.
Con questo finisce la cronaca dello spettacolo che certo nella sua scaletta doveva comprendere altri
numeri di rilievo canoro (Gigi Proietti ha una voce che magicamente sa riprodurre anche le risonanze più
accademiche dei più classici attori italiani) e teatrale, ma già nella prima parte ne conteneva una
anticipazione umanissima e, a giudizio di chi scrive, prossima alla sublimità della comicità cechoviana:
l'artista è stato a Taormina moltissime volte e ad ogni ritorno inevitabilmente avverte lo scorrere del
tempo che passa anche quando sembra che tutto sia fermo e nel suo riflettere che deve continuare
nella sua arte «finché gliela famo» ha condensato lo sdoppiamento di chi, come Canio, deve
nascondere sotto la maschera buffa anche i moti più raccolti dell'anima.

28/07/2010

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