Sei sulla pagina 1di 2

ISSN 2284-0354

novembre | dicembre

periodico di cultura dellUniversit del Salento

periodico di cultura dellUniversit del Salento

ISSN 2284-0354

novembre | dicembre

www.ilbollettino.unisalento.it

www.ilbollettino.unisalento.it

LOst: un Osservatorio sulle serie televisive

Rocco Luigi Nichila


a

Dottore di ricerca in Linguistica storica e storia linguistica italiana Universit La Sapienza, Roma

Il corso di laurea in Scienze della Comunicazione e


il gruppo di ricerca di Linguistica Italiana coordinato
dal professor Marcello Aprile hanno promosso la
nascita di Lost (con lapostrofo), sigla che sta per
LOsservatorio sulle Serie Televisive. Losservatorio,
che sta organizzando un convegno pubblico per
riflettere sul fenomento della serialit televisiva,
compie gran parte della sua attivit sul proprio sito
(www.osservatorioserietv.it), ricco di schede sulle
singole opere (per il momento una settantina, con un
incremento costante di tre serie a settimana, ma con
uno spazio per gli aggiornamenti (la sezione news)
e uno per la riflessione teorica e accademica (alcune
sezioni del menu a tendina servono proprio a questo).
Da una parte, quindi, lattualit ricercata
costantemente, dallaltra il tempo per riflessioni pi
meditate e accademiche sulla serialit televisiva,
fenomeno che ha assunto negli ultimi decenni
unimportanza artistica, sociale e produttiva enorme.
Ne abbiamo parlato con il Direttore, Marcello Aprile.
Chi sono i suoi collaboratori?
Certo, un sito cos non si fa da solo: abbiamo vari
redattori laureati in Scienze della comunicazione e
in Lettere e ormai decine di collaboratori, in gran
parte studenti e laureandi del Corso. Il sito curato
da un informatico umanista, Enrico Martina, che lha
costruito e lo aggiorna continuamente. Daniele Cal,
Alessandra Ciraci, Francesca Sambati si occupano della
redazione vera e propria. Debora de Fazio ha curato una
parte della sezione accademica, in particolare quella
relativa alla lingua della fiction italiana e al Glossario.
Come nasce LOst?
Nasce da unidea di base: volevamo scrivere una
piccola enciclopedia cartacea delle serie tv dellultimo
decennio partendo dalle tesi di laurea di Alessandra e

Daniele. Parallelamente, Francesca stava lavorando


sulle serie italiane degli anni Sessanta e io e Debora
avevamo scritto un libro dal titolo eloquente, La
serialit televisiva. Mettendo insieme tutte queste
cose abbiamo pensato quasi naturalmente a un sito
in perenne aggiornamento, e io ho parlato con Enrico
Martina, il mio informatico, che aveva buone idee
su come far funzionare linsieme. Lentusiasmo si
concretizzato, ed eccoci qua.
Il nome?
Beh, non occorre un mago per capire che si tratta di
un omaggio alla serie televisiva che per noi ha cambiato
le regole del gioco, la pi importante, profonda e
complessa di tutte. Losservatorio nato ufficialmente
il 22 settembre perch esattamente 10 anni prima era
nata Lost, la serie. Abbiamo tutti sognato di essere Jack
Shepard, insomma. E di finire su quellisola, di aprire la
botola, di sapere che cosera il fumo nero, eccetera.
Che cosa si trova navigando in Lost?
Ormai le fonti di informazione, a cominciare da
Wikipedia, sono tanto numerose e informate che se
qualcuno vuole sapere informazioni di base non ha che
da aprire la rete e cliccare. Noi allora dobbiamo dare
qualcosa in pi: a parte i dati e le informazioni generali,
abbiamo unanalisi dei personaggi e dei contenuti e una
sezione sulla lingua e il linguaggio di ciascuna serie,
italiana o tradotta, e unanalisi semiotica della sigla.
Cose che non tutti hanno.
Come nasce una scheda adatta ad essere
pubblicata sul sito?
Il lavoro tanto. Per ogni scheda su una serie
prendiamo una redazione di base, di solito preparata
da un collaboratore di Scienze della comunicazione.
Alessandra fa una prima correzione e me la rimanda.
Io la ricorreggo e la mando a Daniele che la pubblica in

20

visione riservata a noi. Francesca fa le ultime correzioni


e a quel punto la scheda viene pubblicata e diventa
visibile sul sito.
Chi vi ha aiutati, finora?
Finora siamo partiti senza aiuti economici. Ma non
per questo ci siamo sentiti soli. Lallora presidente di
Scienze della comunicazione, Stefano Cristante, era
ed entusiasta del progetto. Ha manifestato grande
entusiasmo anche Gigi De Luca, dellApulia Film
Commission. E abbiamo i nostri fans su Facebook,
alcune centinaia. A loro ci sentiamo di dover dare una
risposta.
Come va la fiction?
Quella italiana o quella straniera? Perch c una
differenza
Quella italiana, prima
Quella italiana conosce serie vergognose accanto
a prodotti innovativi che ci lasciano davvero ben
sperare. Vorremmo che le serie italiane fossero tutte
come Romanzo criminale o Gomorra, e purtroppo
non cos. La fiction trasmessa da Rai e Mediaset,
emittenti che non osano niente e non sperimentano
mai, hanno come protagonisti personaggi rassicuranti
e melodrammatici, non ci
raccontano mai i conflitti
e lItalia che cambia,
oppure
ci
raccontano
biografie in due puntate i
cui protagonisti vengono
santificati. Non so fino a
quando resisteranno, ma
il loro pubblico invecchia
costantemente.
Siamo
senza
speranza?
Assolutamente
no.
Proprio gli esempi che ho
citato prima ci dimostrano
che
anche
in
Italia
unaltra via possibile.
Il fatto che pensino che
siamo un popolo bue non
significa che non esista
unItalia che cerca altre
vie per raccontarsi, ma va
incoraggiata. Basterebbe
tornare alla grandezza
di ambizioni dei vecchi
sceneggiati per capire che
si pu essere diversi dagli
americani, ma non per
questo peggiori.
Ha visto la nuova
Odissea?
Terribile. Si chiama Il
ritorno di Ulisse, una
coproduzione europea, il
che vuol dire che di questo

crimine si macchiano anche i francesi. Non ha nerbo,


non ha racconto, non ha modernit, i personaggi sono
strampalati, Ulisse senza carisma. Dovremo tornare
allOdissea di quarantanni fa per avere un racconto
decente.
E le serie americane?
Hanno una grandissima variet di generi, di
ambientazioni, di personaggi, e soprattutto hanno il
coraggio di rischiare, a differenza dei film di Hollywood,
che sono come le fiction italiane medie: prevedibili
e melodrammatiche. Negli Usa c una grandissima
differenza di livello tra le serie e i film di cassetta, tanto
che stanno virando verso le serie anche grandissimi
nomi del cinema, come Scorsese o, proprio in questi
giorni con Fargo, i fratelli Coen. O Spielberg, che le
serie le pratica da sempre.
Che cosa prevedete per il vostro osservatorio?
Pi che una previsione, una speranza: quello di
costruire un punto di riferimento per il dibattito
nazionale sullargomento. Una volta tanto, partendo da
Lecce e non da Milano o da Torino.

Potrebbero piacerti anche