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I SETTE SERMONI

C.G.Jung

Jung fece pubblicare privatamente i "Septem Sermones ad Mortuos" (Sette sermoni ai


morti) in forma di opuscolo, e ne faceva omaggio occasionalmente ad amici. Il libretto non
fu mai in vendita in libreria. Pi tardi egli defin la cosa un peccato di giovent e se ne
rammaric. Il linguaggio corrisponde all'incirca a quello del "Libro rosso". Rispetto alle
conversazioni senza fine con figure interiori contenute nel "Libro rosso", i "Sette Sermoni"
costituiscono un tutto autonomo. Perci sono stati scelti ad esempio. Essi comunicano
un'impressione, sia pure frammentaria, dei pensieri che attanagliavano Jung negli anni
1913 -1917 e di quando egli stava maturando in quell'epoca. Il libretto contiene cenni e
anticipazioni metaforiche di pensieri che assunsero peso successivamente nell'opera
scientifica di Jung, specie per quanto concerne la natura antitetica dello spirito, della vita e
delle asserzioni psicologiche. A spingere Jung verso gli gnostici fu il loro modo di pensare
per paradossi. Perci Jung si identific qui con lo scrittore gnostico Basilide (inizio del II
secolo d.C.) e assunse perfino parte della sua terminologia: per esempio. Dio inteso come
ABRAXAS. Fu un deliberato gioco mistificatorio. Jung acconsent alla pubblicazione dei
"Sette Sermoni" nelle sue Memorie solo dopo molte esitazioni e "per amore di onest". Non
rivel mai la chiave dell'anagramma che conclude l'opera.

- I SETTE SERMONI AI MORTI SCRITTI DA BASILIDE DI ALESSANDRIA,


LA CITTA' IN CUI L'ORIENTE TOCCA L'OCCIDENTE

Sermone I

I morti erano di ritorno da Gerusalemme, dove non avevano trovato ci che cercavano. Mi
pregarono di lasciarli entrare e implorarono il mio verbo, e cos iniziai il mio insegnamento:
Ascoltate: io inizio dal nulla. Il nulla uguale alla pienezza. Nell'infinito il pieno come il
vuoto. Il nulla vuoto e pieno. Potreste dire altrettanto bene qualche altra cosa del nulla,
per esempio che bianco e nero o che non o che . Una cosa infinita ed eterna non ha
alcuna qualit poich ha tutte le qualit.
Noi chiamiamo il nulla o la pienezza il PLEROMA. In esso sa il pensiero che l'essere cessano,
poich l'eterno e infinito non possiede qualit. In esso non c' essere, perch allora sarebbe
distinto dal pleroma, e possederebbe qualit che lo distinguerebbero come un che di diverso
dal pleroma.
Nel pleroma c' nulla e tutto. Non giova riflettere sul pleroma, perch ci significherebbe
autodissolversi.
La CREATURA non nel pleroma ma in se stessa. Il pleroma inizio e fine della creatura. La
pervade come la luce del sole pervade l'aria dovunque. Bench il pleroma pervada
interamente, pure la creatura non ha parte in questo, come un corpo completamente
trasparente non diventa ne' chiaro ne' scuro per via della luce che lo pervade.
Noi siamo per il pleroma stesso, poich siamo una parte dell'eterno e infinito. Ma non ne
siamo parte, perch siamo infinitamente lontani dal pleroma, non spazialmente o
temporalmente ma ESSENZIALMENTE, in quanto siamo distinti dal pleroma nella nostra
essenza di creatura, confinata nel tempo e nello spazio.
Ma poich siamo parti del pleroma, il pleroma anche in noi. Infinito, eterno e intero il
pleroma anche nel punto pi piccolo, poich piccolo e grande sono qualit in esso
contenute. Esso il nulla che dovunque intero e continuo. Solo figurativamente quindi io
parlo della creatura come parte del pleroma, perch in effetti il pleroma non diviso in
nessuna parte, essendo il nulla. Noi siamo anche l'intero pleroma perch, figurativamente, il
pleroma il punto pi piccolo (immaginato soltanto, non esistente) in noi e l'illimitato

firmamento intorno a noi. Ma perch mai parliamo allora del pleroma, dal momento che esso
tutto e nulla?
Ne parlo per avere un qualsiasi punto d'inzio, e per liberarvi dall'illusione che in qualche
luogo, fuori o dentro, vi sia un qualcosa di fermo o in qualche modo di stabilito fin dall'inizio.
Ogni cosa cosiddetta fissa e certa soltanto relativa. Soltanto ci che soggetto a mutare
fisso e certo.
Ci che mutevole per la creatura, quindi essa l'unica cosa fissa e certa; perch ha
delle qualit, ed anzi qualit essa stessa.
E a questo punto domandiamoci: come fu originata la creatura? Le creature hanno origine,
ma non la creatura, perch essa la qualit del pleroma stesso, cos come la noncreazione, la morte eterna. In ogni tempo e luogo c' creatura, in ogni tempo e luogo c'
morte. Il pleroma ha tutto, distinzione e indistinzione.
La distinzione la creatura. Essa distinta. La distinzione la sua essenza, e perci essa
distingue. Di conseguenza l'uomo distingue perch la sua natura la distinzione. Perci egli
distingue anche le qualit del pleroma che non esistono. Le distingue fuori dalla sua natura.
Quindi l'uomo deve parlare delle qualit del pleroma che non esstono.
A che serve parlarne, direte? Hai detto tu stesso che vana cosa ragionare sul pleroma!
Vi ho detto questo per liberarvi dall'illusione che si possa riflettere sul pleroma. Quando noi
distinguiamo le qualit del pleroma parliamo in base alla nostra distinzione e a proposito
della nostra distinzione, ma non diciamo nulla circa il pleroma. Della nostra distinzione,
per, necessario parlare, affinch possiamo distinguere a sufficienza noi stessi. La nostra
natura distinzione. Se non siamo fedeli a questa natura non distinguiamo abbastanza noi
stessi. Perci dobbiamo fare distinzioni delle qualit.
Sermone II
Nella notte i morti stavano lungo i muri e gridavano: Vogliamo sapere di Dio. Dov' Dio? Dio
morto?

Dio non morto, egli vive come sempre. Dio creatura, perch qualcosa di definito e
quindi distinto dal pleroma. Dio qualit del pleroma, e tutto ci che ho detto della creatura
vale anche per lui.
Egli tuttavia distinto dalla creatura perch molto pi indefinito e indeterminabile di lei. E'
meno distinto della creatura perch la base del suo essere pienezza effettiva. Solo nella
misura in cui definito e distinto egli creatura, e in questa misura la manifestazione
della pienezza effettiva del pleroma.
Tutto ci che noi non distinguiamo cade nel pleroma e si annulla col suo opposto. Perci, se
non distinguiamo Dio, la pienezza effettiva estinta in noi.
Dio anche il pleroma stesso, cos come ogni pi piccolo punto nel creato e nell'increato il
pleroma stesso.
Il vuoto effettiivo la natura del demonio. Dio e demonio sono le prime manifestazioni del
nulla che chiamiamo pleroma. E' indifferente se il pleroma o non , poich si annulla in
ogni cosa. Non cos la creatura. Nella misura in cui Dio e demonio sono creature, non si
eliminano l'un l'altro, ma stanno l'uno contro l'altro come opposti effettivi. Non abbiamo
bisogno di provare la loro esistenza, basta il fatto che dobbiamo sempre parlarne. Anche se
entrambi non fossero, la creatura tornerebbe sempre a distinguerli dal pleroma partendo
dalla sua natura di distinzione.
Tutto ci che la distinzione estrae dal pleroma una coppia di opposti. Perci a Dio
appartiene sempre anche il demonio.
Questa inseparabilit cos intima e, come avete appreso, cos indissolubile anche nella
nostra vita come lo il pleroma stesso. Ci deriva dal fatto che entrambi sono vicinissimi al
pleroma, nel quale tutti gli opposti si annullano e unificano.
Dio e il demonio sono distinti mediante pieno e vuoto, generazione e distruzione.
L'EFFETTIVIT' comune a entrambi. L'effettivit li unisce. Quindi l'effettivit al di
sopra

di loro ed un Dio sopra Dio, poich nel suo effetto unisce pienezza e vuotezza.
Questo un Dio che voi non avete conosciuto, perch gli uomini lo hanno dimenticato. Noi
lo chiamiamo col nome suo ABRAXAS. Esso pi indistinto ancora di Dio e del demonio.
Per distinguere Dio da lui, chiamiamo Dio Helios o sole.
Abraxas effetto. Niente gli sta opposto se non l'ineffettivo; perci la sua natura effettiva si
dispiega liberamente. L'inefettivo non , e non resiste. Abraxas sta al di sopra del sole e al
d sopra del demonio. E' probabilit improbabile, realt irreale. Se il pleroma avesse un
essere, Abraxas sarebbe la sua manifestazione.
E' l'effettivo stesso, non un effetto particolare, ma effetto in generale.
E' realt irreale perch non ha effetto definito.
E' anche creatura perch distinto dal pleroma.
Il sole ha un effetto definito, e cos pure II demonio. E quindi ci appaiono molto pi effettivi
di Abraxas che indefinito.
E' forza, durata, mutamento.
A questo punto i morti fecero un grande tumulto, perch erano cristiani.
Sermone III
Come brume sorgenti da una palude i morti si accostarono e implorarono: parlaci ancora del
Dio supremo.
Abraxas il Dio duro a conoscere. Il suo potere il pi grande perch l'uomo non lo vede.
Del sole egli vede il summum bonum, del demonio l'infimum malum; ma di Abraxas la VITA,
indefinita sotto tutti gli aspetti, che la madre del bene e del male.
Pi esile e debole appare la vita rispetto al summum bonum; perci anche difficile
concepire che Abraxas trascenda in potenza perfino il sole, che la fonte radiosa di ogni
forza vitale.
Abraxas il sole, e al tempo stesso la gola eternamente succhiante del vuoto, di ci che
sminuisce e smembra, del demonio.

Duplice il potere di Abraxas. Ma voi non lo vedete, perch ai vostri occhi gli opposti in
conflitto di questo potere si annullano.
Ci che il Dio sole dice vita.
Ci che il demonio dice morte.
Ma Abraxas pronuncia la parola santificata e maledetta che vita e morte insieme.
Abraxas genera verit e menzogna, bene e male, luce e tenebra, nella stessa parola e nello
stesso atto. Perci Abraxas terribile.
E' splendido come il leone nell'attimo in cui abbatte la preda. E' bello come un giorno di
primavera.
Si, il grande Pan in persona e anche il piccolo. E' Priapo.
E' il mostro del mondo sotterraneo, un polipo dalle mille braccia, nodo intricato di serpenti
alati, frenesia.
E' l'ermafrodito del primissimo inizio.
E' il signore dei rospi e delle rane che vivono nell'acqua e calpestano la terra, che cantano in
coro a mezzogiorno e a mezzanotte.
E' la pienezza che si unisce col vuoto.
E' il santo accoppiamento,
E' l'amore e il suo assassinio,
E' il santo e il suo traditore,
E' la luce pi splendente del giorno e la notte pi oscura della follia,
Vederlo significa cecit,
Conoscerlo malattia,
Adorarlo morte,
Temerlo saggezza,
Non resistergli redenzione.
Dio dimora dietro il sole, il demonio dietro la notte.

Ci che Dio genera dalla luce, il demonio lo spinge nella notte. Ma Abraxas il mondo, il suo
divenire e il suo passare. Su ogni dono del Dio sole il demonio getta la sua maledizione.
Ogni cosa che chiedete supplicando al Dio sole genera un atto del demonio.
Ogni cosa che create col Dio sole da a! demonio il potere di agire.
Questo il terribile Abraxas.
E' la creatura pi possente, e in lui la creatura ha timore d se stessa.
E' l'opposizione manifesta della creatura al pleroma e al nulla.
E' l'orrore che il figlio prova per la madre.
E' l'amore che la madre prova verso il figlio.
E' la gioia della terra e la crudelt del cielo.
Di fronte al suo volto l'uomo impietrisce.
Di fronte a lui non c' domanda ne' risposta.
E' la vita della creatura.
E' l'operazione della distinzione.
E' l'amore dell'uomo.
E' la voce dell'uomo.
E' l'apparenza e l'ombra dell'uomo.
E' la realt illusoria.
Allora i morti ulularono e si infuriarono, perch essi erano imperfetti.
Sermone IV
I morti invasero il luogo mormorando e dissero: Parlaci degli dei e dei demoni, maledetto!
Il Dio sole il massimo bene, il demonio l'opposto, perci voi avete due dei.
Ma ci sono molte cose alte e buone e molti grandi mali, e tra questi vi sono due dei-demoni;
uno QUELLO CHE BRUCIA, l'altro QUELLO CHE CRESCE.
Quello che brucia EROS, in forma di fiamma. La fiamma da luce consumandosi.
Quello che cresce l'ALBERO DELLA VITA. Esso germoglia ammassando nel crescere

materia vivente.
Eros s'infiamma e muore, invece l'Albero della Vita cresce lento e costante per tempi
incommensurabili.
Buono e male si uniscono nella fiamma.
Buono e male si uniscono nella crescita dell'albero.
Nella loro divinit vita e amore sono opposti.
Incommensurabile come la moltitudine delle stelle il numero degli dei e dei demoni.
Ogni stella un Dio, e ogni spazio che una stella riempe un demonio. Ma la vuotezza e
pienezza del tutto il pleroma.
L'effettivit del tutto Abraxas, al quale sta opposto soltanto l'irreale.
Quattro il numero degli dei principali, come quattro il numero delle misure del mondo.
Uno l'inizio, il Dio sole.
Due Eros, perch unisce due insieme e si estende in splendore.
Tr l'Albero della Vita, perch colma spazio con forme corporee.
Quattro il demonio, perch apre tutto ci che chiuso. Tutto ci che ha forma e corpo,
egli lo dissolve; il distruttore nel quale ogni cosa diventa nulla.
Me beato, a cui stato dato di conoscere la molteplicit e diversit degli dei. Guai a voi, che
sostituite questa irriducibile molteplicit con l'unico Dio. Cos facendo provocate il tormento
causato dall'incomprensione, e mutilate la creatura, la cui natura e il suo scopo la
distinzione. Come potete essere fedeli alla vostra natura se cercate di mutare i molti in uno?
Ci che voi fate degli dei fatto a voi. Diventate tutti uguali e perci la vostra natura
mutilata.
L'uguaglianza prevarrebbe non per volere di Dio ma per volere dell'uomo, perch gli dei
sono molti mentre gli uomini sono pochi. Gli dei sono potenti e sopportano la loro
molteplicit, perch al pari delle stelle dimorano in solitudine, divisi l'uno dall'altro da
immense distanze. Ma gli uomini sono deboli e non sopportano la loro molteplicit, perci

dimorano insieme e abbisognano di comunanza per poter reggere alla loro particolarit. A
scopo di redenzione io vi insegno la verit respinta, a causa della quale io sono stato
respinto.
La molteplicit degli dei corrisponde alla molteplicit degli uomini.
Innumerevoli dei attendono di diventare uomini. Innumerevoli dei sono stati uomini. L'uomo
partecipa alla natura degli dei, proviene dagli dei e va verso Dio.
Come non giova riflettere sul pleroma, cos non giova adorare la molteplicit degli dei. Meno
di ogni cosa gj(bva adorare il primo Dio, la pienezza effettiva e il summum bonum. Con la
nostra preghiera non possiamo aggiungervi nulla ne' cavarne nulla, perch il vuoto effettivo
inghiotte tutto. Gli dei splendenti formano il mondo celeste. Esso molteplice e si espande
cresce all'infinito. Il Dio sole il Signore supremo di questo mondo.
Gli dei tenebrosi formano il mondo terreno. Sono semplici e diminuiscono e rimpiccioliscono
all'infinito. Il demonio l'infimo signore del mondo terreno, lo spirito lunare, satellite della
terra, pi piccolo, pi freddo e pi morto della terra.
Non c' differenza tra il potere degli dei celesti e quello degli dei terrestri. Gli dei celesti
diventano sempre pi grandi, gli dei terrestri sempre pi piccoli. Incommensurabile il
movimento degli uni e degli altri.
Sermone V
I morti urlarono in tono di derisione: Insegnaci, folle, la tua dottrina sulla Chiesa e sulla
santa comunione.
Il mondo degli dei si manifesta nella spiritualit e nella sessualit.
Gli dei celesti compaiono nella spiritualit, quelli terrestri nella sessualit.
La spiritualit concepisce e abbraccia. Essa femmina e perci la chiamana MATER
COELESTIS, madre celeste.
La sessualit genera e crea. Essa maschile, e perci la chiamano PHALLOS, il padre
terrestre,

La sessualit dell'uomo pi terrestre, la sessualit della donna pi spirituale.


La spiritualit dell'uomo pi celeste, procede verso il pi grande.
La spiritualit della donna pi terrestre, procede verso il pi piccolo.
Menzognera e diabolica la spiritualit dell'uomo che procede verso il pi piccolo.
Menzognera e diabolica la spiritualit della donna che procede verso il pi grande.
Ognuna deve procedere verso il proprio luogo.
Uomo e donna diventano demoni l'uno per l'altra quando non dividono le loro strade
spirituali, perch la natura della creatura la distinzione.
La sessualit dell'uomo va verso il terrestre, la sessualit della donna verso lo spirituale.
Uomo e donna diventano demoni l'uno per l'altra se non distinguono la loro sessualit.
L'uomo deve imparare a conoscere il pi piccolo, la donna il pi grande.
L'uomo deve distinguersi sia dalla spiritualit che dalla sessualit. Deve chiamare la
spiritualit Madre e porla tra il cielo e la terra. Deve chiamare la sessualit Phallos e porlo
tra se' e la terra, perch la Madre e il Phallos sono demoni sovrumani e manifestazioni del
mondo degli dei. Essi sono pi effettivi per noi che non gli dei, poich sono similissimi alla
nostra natura. Se non vi distinguete dalla sessualit e dalla spiritualit, e non le considerate
come una natura al di sopra di voi e intorno a voi, diventate loro preda come qualit del
pleroma. Spiritualit e sessualit non sono vostre qualit, non sono cose che possedete e
contenete: esse posseggono e contengono voi, perch sono demoni potenti, manifestazioni
degli dei, e quindi cose che vanno al di l di voi, esistenti per se stesse. Nessun uomo ha
una spiritualit di per se', o una sessualit di per se', ma sta sotto la legge della spiritualit
e della sessualit. Perci nessuno sfugge a questi demoni. Dovete considerarli demoni, e un
compito e pericolo comune, un fardello comune che la vita ha posto sulle vostre spalle.
Quindi la vita per voi anche un compito e un pericolo comune, come lo sono gli dei, e
primo fra tutti il terribile Abraxas.
L'uomo debole, perci la comunione indispensabile. Se la vostra comunione non sotto

il segno della Madre, allora sotto il segno del Phallos. Nessuna comunione sofferenza e
malattia. La comunione in ogni cosa smembramento e dissoluzione.
La distinzione porta all'unicit. L'unicit opposta alla comunione. Ma, data la debolezza
dell'uomo a petto degli dei e dei demoni e della loro legge invincibile, la comunione
necessaria. Perci ci dev'essere tanta comunione quanta necessaria, non a causa
dell'uomo ma a causa degli dei. Gli dei vi forzano alla comunione. E quanto pi vi forzano,
tanto pi occorre comunione, pi male.
Nella comunione ogni uomo si sottometta agli altri, di modo che la comunione sia
mantenuta, perch voi ne avete bisogno.
Nell'unicit l'uomo singolo dev'essere superiore agli altri, di modo che ogni uomo
appartenga a se stesso ed eviti la schiavit.
Nella comunione ci dev'essere continenza, nell'unicit ci dev'essere prodigalit.
La comunione la profondit, l'unicit l'altezza.
La giusta misura nella comunione purifica e preserva.
La giusta misura nell'unicit purifica e aggiunge.
La comunione ci da il calore.
L'unicit ci da la luce.
Sermone VI
II demone della sessualit si accosta alla nostra anima come una serpe. E' per met anima
umana e significa desiderio di pensiero. Il demone della spiritualit scende nella nostra
anima come l'uccello bianco. E' per met anima umana e significa pensiero di desiderio. La
serpe un'anima terrena, per met demoniaca, uno spirito, e simile agli spiriti dei morti. Al
pari di questi si aggira fra le cose della terra, facendocele temere o facendo s che eccitino
la nostra bramosia. La serpe ha una natura femminile e cerca sempre la compagnia dei
morti legati all'incantesimo della terra, quelli che non hanno trovato la via per passare al di
l, all'unicit. La serpe una meretrice e fornica col diavolo e con gli spiriti malvagi, un

tiranno nefasto e uno spirito tormentatore, che sempre seduce alla comunione pi malvagia.
L'uccello bianco un'anima semi-celeste dell'uomo. Esso dimora presso la Madre e discende
di quando in quando. L'uccello maschile ed pensiero effettivo. E' casto e solitario,
messaggero della Madre. Vola alto sulla terra. Ispira unicit. Porta conoscenza dai lontani
che vennero prima e sono perfetti. Porta la nostra parola in alto, alla Madre. Questa
intercede, ammonisce, ma non ha alcun potere contro gli dei. E' un vaso del sole. La serpe
scende e paralizza con l'astuzia il demone fallico, oppure lo pungola. Porta alla luce i
pensieri astutssimi del terrestre, che strisciano per ogni crepa e aderiscono dovunque
succhiando con bramosia. La serpe, certo, non lo vuole, eppure deve esserci utile. Essa
sfugge alla nostra presa, mostrandoci cos la va che con la nostra intelligenza umana non
troveremmo. I morti gettarono occhiate sdegnose e dissero: Cessa di parlare di dei e
demoni e anime. Al fin fine questo ci era noto da tempo.
Sermone VII
Ma quando la notte scese i morti tornarono ad accostarsi con gesti lamentosi e dissero: C'
una cosa ancora che abbiamo dimenticato di discutere. Parlaci dell'uomo. L'uomo una
porta attraverso la quale, dal mondo esterno degli dei, dei demoni e delle anime, voi
passate nel mondo intcriore; dal mondo grande al pi piccolo. Piccolo l'uomo, una nullit,
voi lo avete gi alle spalle e vi trovate una volta ancora nello spazio senza fine, nell'infinit
pi piccola o pi intima. A incommensurabile distanza c' una singola stella allo zenith.
Questa il Dio singolo di questo singolo uomo, il suo mondo, il suo pleroma. la sua
divinit. In questo mondo l'uomo Abraxas, che genera o ingoia il suo mondo. Questa stella
Dio e la meta dell'uomo. E' il suo Dio singolo che lo guida. In lui l'uomo giunge al riposo,
verso di lui procede il lungo viaggio dell'anima dopo la morte, in lui brilla come luce tutto ci
che l'uomo riporta dal mondo pi grande. Questo il solo Dio che l'uomo deve pregare. La
preghiera accresce la luce della stella, getta un ponte sopra la morte, prepare la vita per il
mondo pi piccolo, e lenisce i desideri senza speranza del mondo pi grande. Quando il

mondo pi grande si raffredda, la stella risplende. Nulla c' tra l'uomo e il suo singolo Dio,
per quanto l'uomo possa distogliere gli occhi dallo spettacolo fiammeggiante di Abraxas. Qui
l'uomo, l il Dio. Qui debolezza e nullit, l potere eternamente creativo. Qui null'altro che
tenebra e vapore glaciale, L il sole e nient'altro che sole. A questo punto i morti si fecero
silenziosi e ascesero come il fumo sopra il fuoco del pastore che nella notte custodiva il suo
gregge.

ANAGRAMMA:

NAHTRIHECCUNDE
GAHINNEVERAHTUNIN
ZEHGESSURKLACH
ZUNNUS.

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