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Il ritorno di Bonaventura

(a cura di) Hamelin, Bonaventura. I casi e le fortune di un eroe gentile,


Roma, Orecchio Acerbo, 2007
Di Raimonda M. Morani

Eleganti gli elefanti


con le ghette e con i guanti
van girando la città.

Ambivalente e svagato, Bonaventura è un personaggio insieme semplice e complesso. Sempre in


movimento come Pinocchio, aereo e leggero, elegante e distaccato. Dominato e salvato dal caso,
prevedibilissimo ma imprevedibile, sempre uguale a se stesso ma sempre diverso.
E più le avventure sono improbabili e magiche, stravaganti e surreali, fantastiche e svagate, più il
lettore è rassicurato dal ritmo elementare dell’ottonario e della rima baciata, dal gioco dell’attesa di
un finale diverso e sempre uguale, dalla serialità in azione.
In questi anni la critica ha evidenziato l’allegria misurata ed elegante, la leggerezza delle storie di
Tofano, il meccanismo dell’iterazione con avventure sempre uguali e sempre nuove (Detti, 2002,
Faeti 1972), l’apparente semplicità che rivela la forza dell’archetipo (Maiello, 2007).
La vena surreale, l’umorismo raffinato e l’uso del paradosso lo apparentano a Collodi, a Calvino e
a Rodari; il tratto grafico, caratterizzato dalla stilizzazione e dalla semplificazione, lo porta “a
lavorare più di gomma che di matita, nel tagliare, nel togliere, nel cavare per una graduale
eliminazione del superfluo fino ad arrivare a cogliere l’essenza, il nucleo centrale” (Menza 2002).
“Bonaventura è pensato nel segno di una continua instabilità, con i piedi a dondolo e l’irrequietezza
di chi non riesce a trovare una sua collocazione precisa” (Menza 2002). Nella sua apparente
semplicità ci sfugge, ponendosi come un “ossimoro vivente: da un lato ilare dall’altro
malinconico, da un lato presentissimo, dall’altro assentissimo” ( Faeti, cit. in Menza 2002 ).
Ma Bonaventura è un eroe borghese che va “bene per i «bambini buoni» e per «i bene stanti»”
(Fofi, 2007), per i figli della borghesia che legge il Corriere. E non è un caso che Calvino, erede di
questa borghesia intellettuale del nord, riconosca nelle immagini del Corrierino una tappa della sua
formazione e dello sviluppo dell’immaginazione visiva. Nella lezione americana dedicata alla
visibilità dichiara esplicitamente il suo debito: “Il mio mondo immaginario è stato influenzato per
prima cosa dalle figure del «Corriere dei Piccoli» […].Vivevo con questo giornalino che mia madre
aveva cominciato a comprare e a collezionare già prima della mia nascita. Passavo le ore
percorrendo cartoons d’ogni serie da un numero all’altro, mi raccontavo mentalmente le storie
interpretando le scene in diversi modi , producevo delle varianti, fondevo i singoli episodi in una
storia più ampia, scoprivo e isolavo e collegavo delle costanti in ogni serie, contaminavo una serie
con l’altra, immaginavo nuove serie in cui i personaggi secondari diventavano protagonisti.”
(Calvino, 1988).
Calvino riconosce che la sua capacità di immaginare si è formata dai tre ai sei anni quando, nelle
Lezioni Americane, dichiara: “la lettura delle figure senza parole è stata […] una scuola di
fabulazione, di stilizzazione, di composizione dell’immagine” (Calvino, 1988). Ed è proprio a quel
farneticare infantile su pagine piene di figure che lo scrittore fa risalire l’operazione compiuta in
età adulta, quella sorta di iconologia fantastica tentata nel Castello dei destini incrociati. Questi
ricordi ci illuminano, oggi come allora, sulla responsabilità della letteratura per l’infanzia riguardo
all’immaginazione del bambino.
E saranno proprio le illustrazioni di Tofano che Calvino sceglierà, negli anni ’60, per illustrare
Marcovaldo, eroe poetico e svagato, umoristico e surreale, tanto simile a Bonaventura.

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Per festeggiare il 90° compleanno di Bonaventura, in linea con la recente rivalutazione dell’opera di
Tofano, si è svolta a Roma una mostra nell’ambito della Festa del Cinema 2007, Bonaventura. I
casi e le fortune di un eroe gentile. Ideata dall’associazione culturale Hamelin e realizzata con la
progettazione grafica ed espositiva delle edizioni Orecchio Acerbo, la mostra testimonia la vitalità
e l’attualità di Bonaventura.
“Lungi dall’essere il semplice protagonista di una storia a fumetti - sostiene l’associazione
Hamelin - Bonaventura occupa un posto speciale nell’immaginario del nostro Paese: è un sogno
collettivo, quello di un eroe gentile che suo malgrado con eterno candore, con eleganza e sorriso
riesce sempre a trasformare la sventura in avventura a lieto fine”.
In mostra i disegni originali di Tofano, le celebri tavole del Corriere dei Piccoli, alcune edizioni
introvabili dei suoi libri. Ma anche una quantità di oggetti strani e curiosi - gli abiti di scena e le
reclame, le figurine e i francobolli, le scarpe rosse e il quaderno per imparare a disegnare,
Bonaventura e la gomma Pirelli - che testimoniano e, in parte, contribuiscono a spiegarne il
successo. Questi oggetti segnalano l’esistenza di un merchandising ante litteram e testimoniano,
nella loro ironica semplicità, il fatto che Bonaventura sia entrato nell’immaginario di tre
generazioni di bambini utilizzando mezzi e oggetti diversi.
E forse proprio la molteplicità di linguaggi e dei canali espressivi contribuiscono a spiegare la
fortuna di Sto. Dal Corriere dei Piccoli al teatro, dalla pubblicità alla moda, Tofano colpisce in
modo semplice e potente l’immaginario, penetrando con il suo tratto raffinato ed essenziale in
diversi ambiti: l’illustrazione e la grafica, la satira e la moda, la pubblicità e il teatro.
La mostra ricostruisce anche l’influenza di Tofano sui disegnatori del gruppo Valvoline (Mattotti,
Igort, Brolli, Carpinteri) e provoca una serie di artisti, tra i quali Sanguineti e alcuni giovani autori
di fumetti, ad interagire con i testi e con le immagini di Bonaventura evidenziando i fili che lo
legano al presente.
Gli interventi di Faeti, Poli, Pallottino, Fofi, Maiello, Gadducci, Barbieri e Kramsky arricchiscono
il catalogo, spiritoso e raffinato, di contributi critici di notevole interesse.

Riferimenti bibliografici
I. Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Garzanti, Milano 1988
E. Detti, “Il ritmo del ridere”, in ( a cura di) R.M. Morani, Parole senza fretta. Riflessioni,
esperienze, laboratori sulla poesia per ragazzi, FrancoAngeli, Roma 2002.
A. Faeti, Guardare le figure: illustratori italiani dei libri per l' infanzia Torino, Einaudi 1972
G. Fofi, “L’arte del buon gusto”, in (a cura di) Hamelin, I casi e le fortune di un eroe gentile,
Roma, Orecchio Acerbo 2007.
A. Maiello, “Il corpo leggero di un secolo” in (a cura di) Hamelin, I casi e le fortune di un eroe
gentile, Roma, Orecchio Acerbo 2007.
M. Menza, “Qui comincia l’avventura… Sergio Tofano (Sto)”, Il Pepe verde, n. 11 - 12 , 2002.

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