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BIBLIOTECA DI STUDI SLAVISTICI

12

COMITATO SCIENTIFICO
Giovanna Brogi Bercoff (Direttore), Stefano Bianchini,
Marcello Garzaniti (Presidente AIS), Persida Lazarevi,
Giovanna Moracci, Monica Perotto
COMITATO DI REDAZIONE
Alberto Alberti, Giovanna Brogi Bercoff, Maria Chiara Ferro,
Marcello Garzaniti, Giovanna Moracci, Marcello Piacentini,
Donatella Possamai, Giovanna Siedina, Andrea Trovesi

Titoli pubblicati
1.
2.
3.
4.

Nicoletta Marcialis, Introduzione alla lingua paleoslava, 2005


Ettore Gherbezza, Dei delitti e delle pene nella traduzione di Michail M. erbatov, 2007
Gabriele Mazzitelli, Slavica biblioteconomica, 2007
Maria Grazia Bartolini, Giovanna Brogi Bercoff (a cura di), Kiev e Leopoli: il testo culturale,
2007
5. Maria Bidovec, Raccontare la Slovenia. Narrativit ed echi della cultura popolare in Die Ehre
Dess Hertzogthums Crain di J.W. Valvasor, 2008
6. Maria Cristina Bragone, Alfavitar radi uenija malych detej. Un abbecedario nella Russia del
Seicento, 2008
7. Alberto Alberti, Stefano Garzonio, Nicoletta Marcialis, Bianca Sulpasso (a cura di), Contributi
italiani al XIV Congresso Internazionale degli Slavisti (Ohrid, 10-16 settembre 2008), 2008
8. Maria Di Salvo, Giovanna Moracci, Giovanna Siedina (a cura di), Nel mondo degli Slavi. Incontri
e dialoghi tra culture. Studi in onore di Giovanna Brogi Bercoff, 2008
9. Francesca Romoli, Predicatori nelle terre slavo-orientali (XI-XIII sec.). Retorica e strategie comunicative, 2009
10. Maria Zalambani, Censura, istituzioni e politica letteraria in URSS (1964-1985), 2009
11. Maria Chiara Ferro, Santit e agiografia al femminile. Forme letterarie, tipologie e modelli nel
mondo slavo orientale (X-XVII sec.), 2010

Evel Gasparini

Il matriarcato slavo
Antropologia culturale dei Protoslavi
III

a cura di
Marcello Garzaniti
Donatella Possamai

Firenze University Press


2010

Il matriarcato slavo : Antropologia culturale dei Protoslavi / Evel


Gasparini. - Firenze : Firenze University Press, 2010.
(Biblioteca di Studi slavistici ; 12)

http://digital.casalini.it/9788884537577
ISBN (online): 978-88-8453-757-7
ISBN (print): 978-88-8453-734-8

La collana Biblioteca di Studi Slavistici curata dalla redazione di Studi Slavistici, rivista di propriet
dellAssociazione Italiana degli Slavisti (<http://epress.unifi.it/riviste/ss>).

Riproduzione mediante scansione di E. Gasparini, Il matriarcato slavo (Sansoni, Firenze 1973) e di E.


Gasparini, Finni e Slavi (Annali dellIstituto Orientale. Sezione slava, I, 1958, pp. 77-105).
Graphic design: Fiorella Foglia
La presente pubblicazione viene realizzata grazie ai contributi dellUniversit di Padova, Dipartimento
di Lingue e Letterature Anglo-Germaniche e Slave, dellUniversit Ca Foscari di Venezia e della
Fondazione di Venezia.

2010 Firenze University Press


Universit degli Studi di Firenze
Firenze University Press
Borgo Albizi, 28
50122 Firenze, Italy
http://www.fupress.com/
Printed in Italy

INDICE

TOMO I
Premessa di Marcello Garzaniti, Donatella Possamai
Prefazione di Remo Faccani
Per una bibliografia di Evel Gasparini di Donatella Possamai

VII
XI
XXIX

IL MATRIARCATO SLAVO
Introduzione

1
PARTE PRIMA. LA CULTURA MATERIALE

I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
X.
XI.
XII.

La raccolta
Lagricolura di zappa
La zappa femminile
Il regime dellorto domestico
Conservazione e perdita della propriet femminile
Il miglio e il frumento
Laratro
Lallevamento e il traino dellaratro
I campi instabili
Labitazione
La ruota
Il denaro di tela

17
33
37
45
49
63
73
87
109
115
167
191

TOMO II
PARTE SECONDA. LA CULTURA SOCIALE
I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
X.
XI.
XII.

La grande-famiglia
Le nozze matrilocali
Il clan materno
Lavuncolato
Il ritorno della sposa e la struttura del rod
La sebra esogamica
I villaggi binari
La decadenza degli istituti gentilizi
La carriera di sposa
Associazioni femminili e maschili
La vita pubblica
Il patriarcato slavo

217
233
253
277
299
311
335
375
395
435
457
479

E. Gasparini, Il matriarcato slavo. Antropologia culturale dei Protoslavi, III, ISBN 978-88-8453-757-7 (online),
ISBN 978-88-8453-734-8 (print), 2010 Firenze University Press

TOMO III
PARTE TERZA. LA CULTURA SPIRITUALE
I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
X.
XI.

Lo spirito della foresta e lo spirito dendrico


Il dio celeste ozioso
La pesca della terra
Bog
Perun
Zcerneboch
Le continae e la bratina
Gli astri
I Mani
Fiabe e danze
Il canto e lornato

Bibliografia
Indice analitico
Indice delle illustrazioni

493
513
519
525
537
545
553
579
597
631
681
709
749
759

APPENDICE
Finni e Slavi

763

PARTE TERZA

LA CULTURA SPIRITUALE

Capitolo primo
L O SPIRITO D E L L A FORESTA E L O SPIRITO DENDRICO

Si racconta che ai tempi di Pietro il Grande uno scoiattolo avrebbe potuto andare da
Mosca a Pietroburgo senza toccare terra. La foresta cresceva rigogliosa a nord di una linea
che, partendo da Vladimir Volpskij, e passando per Kiev, piegava verso nord-est per Kaluga,
Riazan' e Murorn. ' Pi a settentrione un'altra Bnea pi capricciosa e ondulata, separava la
foresta della Russia centrale, ricca di radure e di schiarite, dalla regione a bosco compatto e
impenetrabile. Ancora tra Ie due guerre mondiali il manto forestale della Russia europea copriva un'area di circa I ,800,000 kmq.,quasi sei volte la superficie della nostra penisola, senza contare gli stati baitici.
Nel nord-est della Russia, dove alla fine d d seaoIo scorso il bosco non era ancora stato
domato, orsi e lupi rappresentavano un vero pericolo per il bestiame. I lupi lo attaccavano in
pieno giorno alla presenza dei mandriani. Ne1 1870,nel distretto di Vytegra (VoIogda) caddero vittime delle fiere 1086 capi di bestiame. Si udivano di notte i muggiti delle mucche
azzannate. Per preservare il bestiame dalle fiere, alle foci della Vytega le donne facevano
pascolare le mucche nelle isole dei laghi, recandosi a mungerle in barca quotidianamente. 1
seminati erano divorati da corvi, colombi e gru. Gli orsi devastavano interi campi di avena,
al punto che i contadini, disperati, abbandonavano l'agricoltura e si dedicavano alla pesca.
Anche nella regione dei Carpazi i viaggiatori udivano a1 principio del secolo scorso i muggiti dei bovini addentati dai lupi e dagli orsi. In Belorussia si ricordano ancora i tempi in
cui la difesa dei seminati richiedeva una lotta incessante. Gli uccelli erano cosl numerosi e
ostinati che Ii si uccideva a bastonate.
Non solo in Russia, ma anche nella Slavia occidentale vi erano foreste in cui l'uomo non
aveva mai posto piede. I boschi immersi negli acquitrini del Polesie erano inaccessibili. In
Mazovia, nella foresta di Bialowieia, vagavano ancora tra le due guerre esemplari del bisonte
primigenio (Bison bonasus bonasus) che in et preistorica popolava a mandrie la Lituania, la
Prussia e parte della Germania centrale. Las to ojciec nasz P, a< il bosco nostro padre W dice
il proverbio polacco.
Questa a hylaea s inospitale era un ambiente inadatto aIb sviluppu della cultura. Per lunghi millenni rimase dominio incontrastata di cacciatori neoli.tici deila cosiddetta a ceramica
a pettine B, forse ugro-finnici o uralici.
Smirh R. E. F., The Origive o) Parrnivg in R w i a , Paris, 1959.
V ~ s t ~ o s ~ a u j a n setnog~afiEcskij
kij
Sbornik, u T&
Insrituta Etnogmfii D, =I,
1956.
PoIjakov I. G., E#nogrufiteskija jnubljudetaija vo uremja poezdki v jn@vos#ok Oboneckoj gubernii, ZGQ
111, 18737 PP- 4 3 - 4 4 464-465, 468.
4 Moszyhki K., Kdtura Sudowa Slowim, Kmkbw, 1929, p, 26.
5 Lew H., Pxzydowia, a Widu*, m,1898, p. 544.
1

OE,

E. Gasparini, Il rnotnorcoto skovo. Antropokogio cuktwole dei Erotoskovi, IlI, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8(print), O 2010 Firenze Universlty Press

In queste immense distese di vegetazione che, a1 di lii degli UraIi, si estende alla taiga
siberiana, la selva pi vasta del mondo (3000 km. da ovest a est, per 1800 km. di spessore)
regna da tempi immemorabili uno 4 spirito della foresta P-,sovrano delle fiere e custode della
selvaggina, che preserva l'esistenza degli animali e ne regola i rapporti tra loro e con gli uomini. Senza la ma presenza regnerebbe l'ingiustizia, la ferocia e la fame. Egli il a vuCji pastis B, il pastore dei Iupi, come lo si chiama in Cerbia, o l'a olenij pastuch s, il pastore dei
cervi, come viene chiamato sulla Kama. Il suo armento formato di cervi, di caprioli e
di lepri, e gli orsi e i Iupi sono i suoi cani. I n Estonia si vale delIkiuto dei lupi per isuoi
armenti, ma si nutre solo di bacche e di vino di betulla, cura gli animali ammalati e guarisce i feriti. In Belorussia i lupi si sono messi cotto la guida di S. Giorgio che ha preso
il posto dello spirito della foresta in et cristiana. Se durante l'invernata i lupi aumentano,
si dice che & S. Giorgio che li ha liberati. lo 1 Iupi sono i cani di S. Giorgio anche in Est6
nia e presso i Mordvini dei Valga, ' ed 2 S. Giorgio che Ii conduce in Russia e in Serbocroda, come S. Nicola in Pdonia. In Dalmaaia i lupi sono dei cani cos trasformati da
S. Sava che permette Ioro di predare le pecore: l3 i1 14 gennaio il santo raduna i lupi e assegna a ciascuno le prede annuali. Chi le supera, viene punito." In Romania ?I S. Pietro
che conduce i lupi che uIuIano chiedendogli da mangiare. l5 S. Giorgio in Ucraina e S. Nicola in Mazovia assegnano le prede ai loro Iupi.
Questi spiriti e questi santi regolano allo stesso modo i rapporti tra le fiere e i cacciatori.
Lo spirito russo della foresta, il a le6ij 8 , tiene conto delle prede fatte dal cacciatore e non
gliene concede piu deI convenuto. " I1 n pd'yr * dei paleoasiatici Giljaki vive circondato da
animali che manda a suo piacere agli uomini. I8 : dallo stesso Dio celeste che lo spirito forestale degli Ostjaki riceve una lista delle fiere da concedersi a ogni cacciatore, l9 Il a signore
delle fiere D destina la preda anche ai cacciatori Naskapi dei Labrador; cacciare la selvaggina
a caprocio sacrilegio presso certi cacciatori

americani. "

La legge della foresta cosl severa che sovente tocca agli animali domestici deil'uomo
pagare tributo alle fiere. Ma la fiducia nelia giustizia dello spirito deUa foresta e la reverenza
verso di lui sono cosl. grandi che questi atti vengono sanciti e giustificati come prodotti dalla cattiva condotta degli uomini. Nel governatorato di Tula il 4c leSij s manda i lupi contro

Moszyiiski K.,op. ci#., 11, r , p. 689; Schneeweis E.,Gmndriss des Volksgdaubens und Vdksbrauchs der Ser-

bokrortm, GeIje, r93j, p. 26.


1 Stepanovskij I. K., Vologodskaiu siarinn, Vologda,
5
9
11
12
13

1890, p. 448.
Zelenin D-, Rursirche (ostshvische} Vdkskunde, Belin, 1927, p. 388.
Loorits Q., Grurtdzirg des esrmischen Irolksglaubetts, 11, I, Lund, rgjI , pp. n,99, 157.
Dobrovolskij V,,Egor'wden' v Smoknskoj gubernii, u Zivst. B, XVIX, 1908,p. 154.
Loorits O., op. loc. ci#.
Harva U.,Die religiosen Vorstell~trgmder attaiscbev Volker, FFC, 123, p. 342.
Ardali; VI., VuA, m d n o p r i h j e ir Buhuici, bulmacij~~
ZbNB, XI, I*,
p. 132.

Schneeweis E.,Grundds~,p. 169.


Volpesco M.,Les mutumes p2riiadiqner romdnes, Pans, 1927,p. 7.
'6 Kolkrg O.,Pokucie, IV, Krak&,
1889,p. 320; Toeppen M.,Rzat oka M Zyciz AofcielneMazurbw, u Wida P,
VI, 1892, p. 663.
17 ZeIenin D., Tabu slov, in: Havm W.,
Nme Lisesaur rum Spracbtaba, Ak. d. Wiss. Wien, Sitzungsber. 223,
Abt. 3, 1946, p. 69.
18 Lot-Falk E., Les riter de chasse chez les peuples siS&ens, Paris, 1953, p. 5 2 .
19 k j a l n i n e n K. F., Die Religron der Jugra-Valker, FFC,41, 1921,p. 322.
3 Jensen A. G., Mytkor und Kult bei Natuniolkern, Wiesbaden, 1951, p. 168.
l*
15

& armenti del mandriano

che ingiuria il bestiame con brutte parole e Io mdtratta, " L'uccisione del bestiame pu essere pmwidenziale: se nel governatoratw di Ore1 i lupi mangiano
un cavallo, si dice che il cavallo avrebbe ucciso il suo padrone con un calcio, se mangiano
una mucca o un vitelIo, t sicuro che mucca e viteiIo avevano 1 colera; se una pecora, era stata
morsa da un cane idrofobo," In Bulgaria un onore avere una pecora divorata dai lupi. a In
Ucraina occidentale si arriva a ringraziare il Signore: Ibanimale ucciso era destinato al lupo da
Dio, gii era offerto dal Signore; si dice: a anche il lupo una creatura i>, u Djakuju tobi
Hespodu za tuju lasku B, r{ grmie o Signore per questa grazia! n. Tapio, Po spirito forestale dei Finni, & detto preciso n e a attento a. I1 suo governa imparziale fino dio scrupolo. Tallervo, sua moglie, viene invocata per la preservazione del bestiame nei pascoIi estivi,
e MetSan piika, la loro domestica, ha l'incarico di piantare piuoli e di fare intagb sui tronchi
degIi d k r i per permettere ai cacciatori smarriti di ritrovare il cammino. Del resto, chi per
disgrazia si smarrisce nel bosco, 2 al riparo dalle fiere perch sotto Ia protezione del u leiij m.
Russi, Ucraini, Belorussi, Polacchi, Serbocroati e Bulgari hanno dello spirito della foresta il medesimo concetto, Il suo nome k trasparente: russo I< lelij B (da C Ies B, bosco), lesak *, <( leso&
belorusso <( lesavik ; polacco <{ bomwy ip (da a bor , foresta di conifere),
n h r o w i u *, u bomta N, ecc. Dovunque egli il legnyj chozjainik a, il padrone del bosco n
o il re del bosco, 4 leSnyj car *, o semplicemente il 4 chozjain n, il padrone. Secondo lo
Ssbylin il suo dominio in Russia strettamente limitato al bosco," ma certi cacciatori siberiani, come gli Ostjaki del Kazym, lo estendono a tutta la terra: u Ndlacqua e nel bosco (gli
dicono) tutto tuo, tu hai denaro e oro, le citth dd'imperatore sono in tuo possesso, tu
padroneggi su tutto, tu dai a chi vuoi ricchezza e fortuna.. . S. 3' Nel Vasjugan'e ve ne sono due,
di cui uno abita tra il cielo e la terra e l'altro stabilmente sulla terra. La sua swranith tis d t a chiara sia dai materidi slavi e finnici dell'Europa orientale che da quelli siberiani. Non
un a Naturgeist n, uno spirito delIa natura, un demone d d a condotta imprevedibile, ma
unhdividudit8 cosciente e di alto livello etico. 11 popolo russo 10 chiama giusto, a Ies pravednyj n, e onorato, a testnyj les P. D In Russia Pentiti, pi buona, pi pura e pi vicina
aii'uomo. La Zelenin non trova nessun motivo per derivarlo o confonderlo con gli spiriti manistici. Nelia sua natura vi qualche cosa di augusto che incute rispetto e comanda sottomissione. EgIi manifesta, $"altra parte, una cosi grande sollecitudine verso gli uomini che padre
Schmidt ha potuto interpretarlo come una scissione dell'Essere supremo, n nichts anders als
eine Absplittening vom Hichsten Wesen selbst ip, sorta dalla separazione di attributi di so-

.;

Q(

Q(

"

2'

Kolan A., Verouanija krestjaa TuIShj gubetrcii, EO,XLII, 3, 1899,p. 22.


Trunov A. N., Poajatija krert'ja~ Orlouskoj grrbernii o prirok fizsCeskoj i dufhovnoj, ZGO

pp. Z l r 3 I

OE, 11,

1869,

a T o k m S. A,, Religioznye umuanfja vostolnoshj~nskichnarodov XIX - ndula X X v e h , Mmkva, 1957,p. 97.


24 Kolkrg O., Chdmskit, 11, Krakhw, ~&gr,p. 171.
2s Castrn M . A., Vorfesnngm #ber finniscbe Myfhologie, SPb, 1853.
Zclenin D,, op. ci!., p. 383.
n Potanin G.N., ErmgrdiEerkija ramcbki au puti of gw. Nikoffskado gor. Tot'my, u Zivst. , IX,I , 1899,p. rgo.
28 Ihbto~oi'skij V,, Netisiaia ~ i l nu narodnycb wrouaniiack po dannyyrtr Smolenskoi gubanii, a Zivst. m, XVII,
~ 9 0 8 ,PP. 3-4.
USakw D. N-,
Materidy po nmodnym ueroumijana Velikorossov, Eo,XXIX-XXX, 1-3, p. 158.
3 Zabylin M., Russkii mmd, ego ohyEoi, sueyeria i poeziju, Moskva, t880, I, p. 247.
31 Kaqdainen K. F., lagru-VOkw, FFC,44, p. 240, nota.
32 Stesso, op. cii., p. 231.
7Rlenin D., Russ. Volkrkunde, p. 388; Dobrovol'skij V., Egot'ev &np, p 154.

"

vranit e di funzioni distributive di alimenti. Le ricerche degli etnografi fhnici (Castrn,


Mansikka, Karjalainen, Holrnberg-Harva, Donner, Rink, Loorits, e altri) Irisciaco la porta
largamente aperta a questa interpretazione.
Secondo Ie notizie del Dobrovol'skij il u legnij car n o re del bosco di Smolensk barbuto
e vestito di bianco. Spesso in Belomssia si vedono vagare branchi di lupi condotti da un lupo
biance. Per la protezione del bestiame si prega il u les Cestnyi B, S. Giorgio e il lupo biance ''
e S. Giorgio per i russi un eroe bianco, disceso dal cielo di notte per cavalcare una giumenta bianca. 36 Gli Ostjako-Samojedi, che distinguono gli spiriti in bianchi e neri, assegnano
ai bianchi lo spirito della caccia. '' I1 poIevoj n o u polevik u, spirito dei campi, un avatar poco frequente del 4 leSij N, compare in Russia vestito di bianco. 38 Anche nel Caucaso,
presso i Ceceny, lo spirito della foresta si mostra talora come un cervo biance. I Buriati
ornano l'idolo della caccia con una pelle di lepre bianca e lo chiamano u Eandagata 8, il signore
delIa lepre bianca. I Tungusi lo immaginano come un vegliardo dai capelli canuti. 41
Nel Vasjugank gli spiriti della caccia sona di natura celeste. Le offerte presentate a loro
vengono appese a u n a betulla, come quelle fatte al Dio celeste. In generale, gli Ugri non
fanno immagini dello spirito delIa foresta, nemmeno suiI'IrtyS, dove il suo culto pi6 sviluppato. Tuttavia gii Ostjaki settentrionali qualche volta 10 raffigurano, ma aliora in vesti
bianche. I1 bianco in tutta 19Eurasia, quasi senza eccezione, il colore degli Dei celesti.
Per i Karagassi il <r dag azi D, signore della montagna cr della caccia, una vera divinit,
anzi Ia diviniti pi importante che porta agli uomini animali da pelliccia e armenti di renne, 43
come un Dio il 4 bajanaj B (magnate), cio lo spirito della foresta dei Jahti. I Tungusi
chiamano talara lo spirito della foresta col nome di DagaCan che k quello dell'Essere supremo.45
Per gli Svani del Caucasa, DaIa i? il protettore delle fiere, ma per i Ceceni Dda k il Dia
supremo. "
I k z g h i Io invocano con la voce araba di a abdaf a, servo di Dio. 47 E Num stesso, il Dio
celeste, che presso i Samojedi protegge 1e renne contro le fiere e custodisce la selvaggina e il
bestiame. 48 Anche presso gli Slavi orientali non sempre S. Giorgio o S. Nicola che presiede ai
branchi di lupi, ma talora Dio stesso.# I Serbi chiamano lo spirito della foresta avuEji pastirw,
pastore di lupi, ma in Beiorussia gli si d i anche ii nome di a vovEyj b g D, Dio dei lupi, 50

"

34
35

3'
3
4'
42
43
44

Schmfdt W.,UdG, 111, 1935 p. $52.


D o b r ~ v ~ k kV.,
i f NefStaj~stia, pp. 1-1 I.
Karjalainen, op. cit., W C ,4, p. 123.
&k G,, Die h d i g c Hinbcrecke, FFC, 137~1949, p. 130.
G i o i s R., Les spectres du iwidi dam b inythobogie slave, a Rev. d. etudes slaves D, XVI, 1936,p. 12.
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Kltrjdainen, op. cit., pp. 231, 232, 248, 304.
I-Tarva U., Altasche Vaker, p. 392.
Busse Th.,Spimk slov Bytovago xndenja n~kotarycill8o:evnych mrodou Vostdnoj Sibiri, ZGO OE,VI, otd.

2,

~ 8 8 0 , p. 206.

khmidt W.,UdG, 111, pp. 486, 5 ~ 3 .


und Pferderennen im Torenkdt deu Aaukmischen Volkw, h: Die
Gemanenfrage, a cura di W. Koppers, Salzburg-Leipzig, 1936, p. 465.
Byhan A., La riudlisaton ca~cnsicme,Pds, 1936, pp. 196.197.
4 Schmidt W,,
UdG, 111, p. 355.
" M o s d s k i K., Ktalcwra Iuldowa, TI, I, p. 538.
9 Tokarev S. A-, Religioznye verouanija, p. 83.
45

* Bleichsttiner R., Rors-he

H.

Indogermanen-

e Dio della foresta, rc leski bog n lo denominano le glosse di Cudov aila predica di S. Giorgio
Teologo. 5 "
Secondo Io Jmsen, pare che per i cacciatori pi antichi sia esistito un unico Signore delIa
foresta 52 e il Karjalainen rileva che, sia per lo spirito del bosco che per quello delle acque,
gli Ugri usano solo il singolare, anche se ogni territorio di caccia reputato dimora di uno
spirito del bosco. 53
Nella Slavia il a leSij * conserva, in generale, tratti arcaici di grande purezza, ma gi in
Russia egli accenna ad acquistare caxatteri sempre pi ostili verso l'uomo. Era un accompagnatore di viandanti (un 4 poputtik B, nelle glosse di Cudov) che rimetteva gli smarriti nel
giusto cammino, come IOrang-bunien di S ~ r n a t r a ,iI~ Tagmd dei Mossi dei Sudan, che
faceva accompagnare lo smarrito dai suoi servitori o il guardiano della foresta gaelica. 56
Ma da + poputcik m, accompagnatore, diventa un a bludnik ip o un a oblud s, coIui che fa
smarrire, presso i Serbi di Lusazia e gli Ucraini, " e addirittura un e obderich W o rapitore
di uomini. sa In Belorussia c' chi racconta di aver dovuto rimanere a servirlo per cinque o
dieci anni.
Far smarrire pub essere da principio per iI 4 legij r> solo uno scheno. Quando gli riesce,
le si sente ridere e battere le mani nel bosco. '' Gioca gli stessi tiri ai SePkupi e ai Manpii. Ma taIora si diverte a fare il solletico agli smarriti (d'onde il suo nuovo nome di
q JEekotun P) fino a farli morire. AIla fine si racconta che li mangi.
Diviene anche lussurioso e cerca di sorprendere le spose in assenza dei mariti." Ancora pi spaventoso appare
quando si presenta senza ciglia, come presso i Russi e i Finni; b5 talora non porta cintura e
mette il ~ i e d edestro sullbrma del piede sinistro o v i c w e ~ a oppure
,~
si abbottona il kaftan col lembo di sinistra sopra il destro, come si usa fare in Eurasia alle saime. Per
farlo sparire, non servono Ie preghiere, ma occorre ingiuriarlo come nd'antica Roma per
costringere le larve a ritirarsi.

"

"

Mansikka V . J . , Die Re:igion deer Osislnven, FFC, 43, 1922, p. 177.


A. G., Myrhor as. Kult bei Nat~rvolkern,Wiesbaden, 1931, p. x7o.
Karjalainen K. F., Jugrn-Volker, WC, 41, p. 304.
54 M d o d M., Sagen utrd Fubebn aur Ost- und Zeniralsumatra, a Anthrupos m, IV, 1909, p. 996.
5 Mangin E. P-,
Lex Mossi, m a i JUP ies e~set ler coxtirmes du peuple Mossi arc Spfdan occidenta, tu Anthropos *,
X-XI, 1915-1916,
pp. x p w g ~ .
56 DArhis de Jubainvik et Loth J., Cours de littCrature celtique, 111, 2 , Le Mabinogion, pp. 8-10.
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,
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m Potanin G. N.,Einografitexkiia zamdki, u Zivst. B, IX, t , 1899, p. r p .
61 Zabylin M., Rirsskij tiarod, Mosha, 1880, I, p. 247; Pteszczyhski k., Wocby i Kozjmy, a Wida P, YIT,
1893, P. 374hkd'eva E. D., K mpmm o scicid'noj orgnnizacii SePkirpov, r Sibitskij etnografifeskij Sbornik P, 1, 1952.
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a Zelenin D-,
Rsrss. Volkskirnde, p. 389; KolBn A,, Veravanijrp kwst'jart Tul'shoj gubernii. EO, XI, 42, 1899,
51

52 Jensw

"

pp.

20-22.

a KoEin A., op. loc. cit.; Plms H. uad BatteIs M., Da$ Weib in der Natur- utid Volkerkunk, T , Lieipzia,
1 9 8 , p. 590.
65 Zelenin
W

67

D.,Zaggddnya mdjanye demony a S:d&uny B, u Lud slmiaiiski s, T, 1929-1970,p, 235.


Peretc V. N.,Derevrsja BudlrgoSEa i eja preda~ijd,w Zivst. ib, XV, 1894, p. 7 .
Tokarev S . A., Religiornye ~erovamija,p. 80.
Ulakov D. N,,Matwiaialy, EO, XXX, 3, 1896, p. 160.

Giunto a questo punto, il <{ IeSij B prende espliciti astspetti necrotici: gli manca I'orecchio
destro, pu presentarsi monocrure o acefalo, non getta ombra e ha sangue azzurro e
pu divenire addirittura emiplegico, come l'e ar sori a, mezzo-uomo dei G u v a ~ s i .~ un
aspetto diabolico nel quale si presenta spesso presso gli SIavi i1 diavolo stesso che prende i
nomi tab di kornouchij n o a charnachvoSEnik m, dagIi orecchi mozzi o dalla coda tagliata,
o 9 bezpjaryi s, senza talIone, in GrandeRus sia e Bdorussin, n o di ei vieniniurkS1is >r, con
una sola narice, in Lituania."
L'incontro con queste figure 5 sinistro e quasi sempre mortale. La lussuria e il cannibalisma sembrano mettere queste figure in relazione coi morti impuri e coi vampiri. Non
sicuro che queste apparizioni diaboliche siano tutte trasformazioni dell'antico C( legij s, ma sicuro &, in ogni modo, il deterioramento dello spirito deila foresta in uno spettro nmivo, e
questo non solo presso gli Slavi e i Finni, ma con notevole frequenza su tutta la terra, anche
presso i popoli che non sono passali dalla fase della caccia a quella dell~gricoltura.
B frequente trovare antiche divinit infere o ctoniche degradate a mostri e spauracchi, ma
difficile regredire d d e f i i r e di questo demone necrotico e mortifero verso l'antico e autentico spirito deI bosco, il benigno sovrano della foresta, fornitore prowidenziale e indefettibile di animali agli uomini. I Tungusi hanno mantenuto una netta distinzione tra i morti che
errano nel bosco e lo spirito delta foresta. Forse esiste pi di un a leSij e gli spettri di
animali uccisi, in agguato per vendicarsi dei b r o uccisori (vedi per I'Africa Frobenius e Baumann), hanno popolata i boschi di fantasmi che non hanno nulla a vedere con la natura
divina del vero q leSij >p. Le diligenti ricerche degli etnografi svedesi (Ehman e Paulson) contribuiranno a gettare nuova luce sul problema. n

'

"

La natura dello spirito dendrico del tutto diversa. Lo spirito dendricw un prodotto
dell'animisrno. Lklbero un Namrgest P, mentre il i<
le3j >r non lo era affatto. Non meraviglia che l'albero, pur appartenendo al genere neutro, sia presso gli Slavi non la sede di
uno spirito, ma uno spirito in se stesso, inseparabile dalla sua dimora, come lo l'anima dal
corpo.
T o k S. A., Religiomy~vemwnija, Ioc, a t .
m Cerny A., isbaty mitycxne, p. 139.

m
7'

Zelenin D-, Rum. Volkskuflde, p. 388.

n H s v a U., A1tniscbe Volkcr, p. 400.


73 Karnaudiova I , V,,Skozki i predanija S.euermgo kraja, Lrninpd, I 934, p. 99; Havers W.,
N e ~ eLirwatur
zunr Sprachlobu, Ak. d. Wiss. Wien, 1946,p. 139; Moszyhski K., Kua'tnra l u d o w , 11, I, p. 711.
74 Ginken G.,O E ~ o
E poezdke
I
v Suualskuju gubwnijft, u Zivst. n, XV, 3894, p. 138.
n h t z e l F., Vdkerkundc, 111, Leipzig, 1890,p. 474; Jmsen A. G., Mytbos und KuD, p. 170; Schmidt W.,
WdG, 111, p. 110.
76 Harva U.,Altairche VoIker, p. 381.
Paproth J. H., ZfE, L X X X V I I , 2 , 1962, pp. 293-296.
78 Le lingue slave hanno Ia vocazione dell'animismo. Sotto la scom dei tre generi gmmmaticaIi indoeumpei, macchiIe, femminile e neutro (quest'ultimo per gli inanimati), sembra che nello slavo continui ad apire un antico midoIIo
animistico che intmduce nella tripsrtizione indwumpea una bipartizione morf010gica di oggetti snimati e inanimati, dedinando i primi col case oggetto al genitivo. Anche se le catelpne deil'snimatc-inanimato nw erano ignote ad altre
lingue indoeuropee (Meillet), dove soliruvvisscro solo nei pronominali, la sistemazione slava k considerata d d Belardi
un fatto u importantissimo n. Sembra che nello davo si faccia strada quell'organimzione di oggetti a chssi che 8 caratteristica delIe lingue animistiche, prive di generi grammaticali (Pagliiro A. e Belardi W-,
Linee S storia linguistica
delt'Euro;pri, Roma, 1963, pp. 1 7 ~ 1 5 7 Wtstemann
;
F. P,,Kritischc DarsieEhng der neuesten Rnsicbtm iibw Gruppierung und Bewegungm dw Sprachm und VoIker in Afrika, n Anthropos n, VII, 1912, p. 759; Uhlenbeck C. G., Ztc
cinheimi~chenSpracben Nord-Amtrikar, u Anthmpm M, V, 19x0, p, 799).

Lo spinto &kka foresta e ko spiribo dendico

499

Non & esagerato affermare che n d a SIavia gli &eri sono persone, come nell'Annam, nel1'Ecuador orientale o presso & Ostjaki. Ne! Pokucie si crede che l'albero senta tutto, seb
bene sia incapace di parlare. L'albero sacro che sorge al centro di molti viIlaggi della Serbia
conosce ogni cosa e vede anche il pensiero segreto degli uomini. "'rti
vecchi noci della
Bosnia potevano ascoltare le confessioni, come i preti. "
Certi Finni orientali non sono da meno. Il ceremisso 2 convinto che l'albero capisca i1
linguaggio degli uomini e tremi qurindo vede il boscaiolo awicinarsi con la scure. II cacciatore ceremlsso saIuta l'dbero, conversa con lui, gli domanda la strada, chiede di poter riposare alla sua ombra e lo ringrazia tendendogli la mano.
Gli alberi non sono che degli uomini cosl trasformati: in Bulgaria si crede che i cipressi
possano divenire de& uomini o siano degli uomini rneiamorfosati. NeIl'Omolje si pianta sulIn certe
Ia tomba un albero da frutto: se attecchisce e fiorisce, il defunto & un
localit della Polonia si pianta sulla tomba un tiglio," in Grande-Russia una betulla. " Di alberi che cresciuti s d e tombe di assassinati, sanguinano e parlano, si racconta in numerosi
canti popolari poIacchi, e non si tratta di un motivo da leggenda, ma di una credenza reale, "
diffusa anche in tutte le mitologie deli'Indonesia. Seconda questa concezione, l'uomo non
che u l'apparenza effimera di una modalit vegetale n: nato dall'albero, l'uomo pu tornare
a divenire albero.
M a vigilia del matrimonio del figlio, la madre bulgara va ad invitare aiie nozze un albero
ai cui piedi, l'indomani, sgozza un poJlo. Questo rito cruento viene celebrato annualmente
in Serbia, nella Leskovatka Morava, ai piedi dello FI zapis B, o albero n segnato D, che sorge
per lo pi al centro di ogni villaggio privo di chiesa. La cerimonia, officiata dal pope, spesso
preceduta da una processione per i campi, con la croce portata da giovani celibi. Alla fine
del rito il pope rinnova col coltello la croce incisa per lo pi sul lato occidentale del tronco,
e innaffia il segno con vino. Talora un pane, preparato per I'masione, viene spezzato sotto
i suoi rami e si banchetta con grano bIIita (koljivo) e arrosto di agnello. I1 sangue dell'animale sgozzato fatto sprizzare suIle radici dell'dbero.
Lo a zapis P difende l'abitato da uragani, inondazioni e fulmini, e h v a r od oblaka, grada,
oluje, groma rr (MilosavljewiC), zagtitnik okoline od oblaka >> (Grbid). L'albero adempie in
tal modo alle funzioni di un protettore e di un capostipite. La sua festa una cosiddetta
P( slava , cio la festa di un santa patrono, ma una 4 clava n pubblica di villaggio (seoska

"

Cadiire L., Anthropologie popilaire arsaamite, BEFEO, XV, I, 1915, p. 99; Thurnwald R., Die menschliche
Ges~llsckaft,Berlin, 1932, p. 112; Knrjaliinen K. E., ]agra-Volket, FFC, 41, p. 118.
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84 Barbar L., Banmkulc k r B d g m n , sr Anthropos D, XXX, r935, p. 799.
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M MoszyAski K., Kdtura ludowa, 11, I , pp. 325, 32.8, 1362, 1456.
89 Eliade M., Trai#& d'bktoite des religions, Park, 1949, p. 264.
Barbar I., ap. loc. cit.
91 MilosavIjevi6 G. M., op. ci#., pp. rog-213; Grbil S. M., S r p ~ k inarodni abituji i x srem Bol~nia&g, Sa,
XIY, rgog, pp. 213, 216; ErddjanuviC Ju., Kuii plenre u Crttoj Gori, ScZb, VIII, 4, 1907, p. joj; Sichatw M. S.,
SePskaj~obYina u Serbov v XIX - nJrrle X X vv., sr Slavjanskij etnagrafikskij sbornik m N Trudy Inst. E t ~ o p a f i D,
i
NS, LXII, 1960,pp. 184-185;hbnjakovit B.,Etnologiju naroda J~gosiuuiie,Beograd, 1960, pp. zr x-212.

slava) anzichi privata o di bratstvo. Ma come la u slava ia del bratstvo, 2 una commemorazione manisucoi. Ci si prepara con una settimana & anticipo, scopando le strade, riparando
le case e predisponendo le ciboirie. Talora viene indetta per scongiurare o far cessare una
pubblica c d d t 6 , 11 sangue versato suUe radici dell'albero offerto ad un trapassato, perch sono le ombre dei morti che, inda e& omerica, sono assetate di sangue vivo. "
Certi viltaggi serbi avevano pih alberi sacri: del bestiame, del coIera, ecc. Se il fondo
in cui l'albero cresceva veniva venduto, l'albero contitiuva ad appartenere d'antim proprie-

Fg, 137. Albero s m o (kersmet) del Votjaki (da Vichmann).

tario. In casi di emergenza, se ne consacravano di nuovi. Nella G d a , in Sumadija, quasi


mahda W del vitsggio, aveva il suo a zapis n, " ogni quartiere, cio,
festeggiava sepatatamente il suo r zapis b, cosl come ogni a sebra B venerava il proprio protettore e antenato, sebbene (secondo lo Sichmv) ve ne fosse uno, il principale, venerato da tutti.
Nessuno tocca lo B( zapis P. U luogo in cui sorge non deve essere insudiciato. Un tempo ci
si scopriva il capo nelle sue v i c i n e e le donne si inginocchiavano (MilosadjevZ). Talora
cintato da un muretto di protezione contro il bestiame (Etdeljmwid, Sicharw). In Montenegro sotto i suoi rami si seppellivano i morti (ErddjanoviE). Dentro il recinto vi possono essere
delle pietre per sedersi (Erdeljanovid) e la fuazione ha luogo dentro il recinto (Sicharev).
Questi alberi sacri recintati non sono una particolari& della Serbirt. Se ne ha notizia fin
daI =I secolo presso gli Slavi occidentali: <c ... sacras querms quas ambiebat atrium et
sepes i ~ . In Russia sono frequentissimi (fig, 138). Nella regione del Voiga ogni viiiaggio
mordvino hai una quercia sacra o consacrata (svjaS&nnyj dub) detta a haci-tumo D, albero
ogni quartiere (kraj) o a

...

q2 Rohde E.,Pryeke, culto delle mime e fede n&hnrortirlitd presso gli anrtcbi Greci, Bwi, 1914, I, p. 162. G
me i Buigari e i Serbi, gii Ostjaki del SeSgm spni~anoil tronco col sangue dd'nnimrile sac&to
sotto i'albm sacro
(Ktirjdken K. l:., J i < ~ V B l k wFFC,
,
.+t, pp. 123, ~ 8 - 2 3 0 ) . Nel N@
i api. fanno coi coltelli degli intagli sulia
corteccia &h& l ' b p s a assorbire il sangue den'derta (Friedrich M. P,,
Deswip;w# de I'mterrenient d'un
che/ d I h w z w , N i p , r A n t h r o p P! 11, xyo7, p. 103).
Dmbnjakovil B., op. &t., pp. 212-213.
P e t r d P. 2., 2iuot i obihji nmadni ir GrPrZi, Se%, LVIII, rg&, p. 214.
95 H&&i
Cronica Sluuom, MGH SS, XXI, Fhnnwep, 1869, I, 2, p. 75.

&I Grande giorno, p d d sotto i swi s d s i oekbram i riti pasquali.% X1 ro ottobfe, a


Teljatdovo (&t, di Chdynsk, @v. di Sfiratov) le f d & e si riunioaap sotto h quercia
portando b h , Idwmde e cibwie pet la hsta detta del n kaemet n, voce hrvmht &e in&
I'dkro steso o Il. basco s m (fig. 137)~
Cdho h chhtmto & p e m e r l t e q sol- h'

Fig. 138. Pho sruro Ui Bursia, ne2 d b ,


$t t't

b
~

di Tichw'd (da 'tPafotrtk i Keger),

ed e edeidetato a ptotettore della te- P, 4


cori h terra W . tm &soe
dei
d e dei campi. f l titolo di * sultano ib indica (secondo Hama) una natura umana, non
r probabilmente
~ d s t k a .n~
t

ICermissctrimimamundeaIbeEo r o n a p u i a , h d & p x & e r a f


e d e skmmet
pu R. Talora qpi
aveva nel bosco s m un p p " o albero di preghieta. Tutti e t w

"

co~deratibtmgjbili.
Loatm dd'Eur:~pa,d'inpegso della magior parte dei
h&, in B i d a , si
trova un'sacra, detta * a u m s b P, cimadata da un mrrr~ettodi pietre o da ma palh
za- deam k q& c t e a w di& trlberi e -tra di essi mpe w y m(Ficus reima].
&ntm rdtita si cdebrano p3 tre giorni m~~ecurivi
&te auiNudij ma mc&d di a & d i
o f f d in comune da ,tiatta il gLU$g&iO, le Ru carni vengono distribuite h porzioni upali a
tutti i p e c i p n t i . La fsm B cwkm ai q 1 anb3mtitiw

m,

S m i m I. N.,Hodw, M
=I, 4, ~ 8 9 5 ,p. 365 a.
I h mU
~, D& relM&a Vorstdlirw~adcr Mdw&mh FFC,
1952, pp. 92-303, pg-jrj.
SeW Tti. 4.d bgmm F,I, S t d k iPr Cber&I $86 S~pvndiuYd,V i W P&. in bthrop
Jogg, %e, New y&kJ 1956, p. 1862. R.,
$9st~nt3 af H i g b h d B m , Cambridgc &s,,
199% pp. rq-xs8.

La piu antica civilth in mi compare questo complesso quella prearia di Mohenjo Daro,
in India, dove i l punto sacro dell'abitata era segnato da un albero cintato. Tali recinti erano
numerosi in India ai tempi della predicaziont di Buddha. lca Talora i ricercatori (Przyluski)
vedono nell'albero un paIa (&lisa) che modifica il significato del complesso da vegetativo in solare. 'O1
I morti che rivivono negli aheri non sono personali. Sono considerati vagamente come antenati del gruppo, ma si tratta di antenati remoti che nessuno ricorda pi. Sono spiriti dimenticati. 1 Mani dei papua Monurnbo si trasformano senza sofferenza in grandi alberi. Tale
P anche la credenza dei Miao He, 'O3 dei Vedda di Ceylon" w dei Sudanesi dell'AIto
Niger. 'OS I1 giunco riguardato come antenato dagli Ainu e dai Giapponesi, percht si piega
come la spina dorsaIe dell'uomo. Il bamb i1 capostipite dei Lolo Gnipha, il gelso degli
Shang, laB ecc.
P, su1 fondo di questo grandioso scambio tra uomini e vegetali che gettarono radici le
grandi religioni misteriche del vicino oriente. I"
Naturalmente, sono gli antenati che sviluppano la vegetazione, per e s e m p i o , in Rhodesia, l" concetto del tutto conforme alIa dottrina di Ippocrate sulla germinazione. Quando
al primo soffio tepido della primavera la vegetazione si risveglia, i contadini russi dicono:
a Roditeli vzdochriuli .,
i morti hanno sospirato, cio hanno emesso un fiato caldo: a rnertvye
povejaly, dmhnuli teplom ib. l'' Tutti gli Slavi si affrettano aIlora a cogliere i rami rinverditi
d i betulla e a introdurli nei villaggi e nelle case per& in quei rami hanno preso dimora le
anime dei parenti trapassati, ec vseljalis' duSi umeraych rodstvennikov . 'l3 I1 trasporto della

"

'[l6

"'

EIiade M., Tru!iato di Storia delle rcligioni, Torinri, 1954,p. 278 SJ.
h partecipazione del clm a i rito della u mpis P aveva luogo nel 1629 anche nella cattolica Slavonia, dwe,
ad est di PoZega, il p a r m celebrava una messa tutte le domeniche successive alla nuova luna ai piedi di una grande
quercia venerata nei dintorni per le sue virti taumaturgiche (Mosyfiaki K., Kulttrra ludown, 11, 2 , p. 534). Nei villaggi
dei Polabi dello Hannouer esisteva in passate un albero detro della croce al quale nessuno doveva avvicinami coi piedi
sporchi. Un tom veniva mndotto a farne il giro, ucciso e mangirito in un banchetto comune. Nel 17r4 i Serbi di Lwsazia si inginocchiavano segretamente ai piedi di alberi reputati sacri (Tetzner Fr., Die Slawen in Deutschland,
101

Braunschweig, 1902, pp. 339, 383). Nel 1612,ne1 Pokchon'e, s i cantavano preeghiere divanti a querce colpire dal
fulmine (Nikoi'ski j N. M., Pewobytnyia religioznyja verovaniju, in: Pokrovskij M . N-,
Rus5kaj.r~istorija, Moskva, s.d.,
I, 2, p, 136). In territorio cerernisso, nel solo distretto di Udun sono stati contati sessantaquattm alberi sacri (Holraberg U., Die Religdon der Tscberemiss~n,FIFC, 6r, 1928, p. gg) e nel 1836 il poistore CarIbom ne fece abbattere
in Livonia ottanta. Erano considerati u padroni delli casa W e ricevevano offerte, inche cmente (Mannhardt W,, Wddund Feldkulfe, Eerlin, 3a, 1904,pp. 55, 145). Nelli stessa Francia e nel solo dipartimento deii'Oise si veneravano nel
secolo scorso nmwostamente 245 albeti sacri (S6bilIot P-,Le Folk-lorc de Frame, Paris, 1902-1907, 111, pp. 406, 3 2 6 ) .
Vormann F., Zur Psycbologit: Religion, Soxiologie uad GescbIeckte der Monumbo-Papud, Dercfsche-Neugsrinea,
u A n t h r o p *, V, 1910, p. 409.
Schotter A.. Noter ethnogrupbiques ssnr f e ~tribws du Kouy - fcheou, u h t h r o p w N, VI, rgog, p. 325.
109 Feist S., Kultw, Arrsbreituq unii Herkunft der Indogwrnanen, Berlin, 1913, p. 320.
1" Baumann H. et Westermann D., Les peupler et les civilisntioioar de I ' A f ~ q u eParis,
,
1948, p. zoo.
Schmidt W,,
UdG, 1x1, pp. 454-455; Pettamni R., la mitologia g d p p n e s e , Bologna, 1929,pp. 38-40.
Vannicelli L,,La religione dei Lolo, Milano, 1944, pp. 60, 78.
Hentze C., Myrhes ct symboies danairc~,Anvcrs, 1932, p. 20.
'W Kern F., Die W d t m . n die Griechen frate#, 4 Anthtopos e , XXIV, 1929, p. 173.
110 Baumann H. et Westermann D,,
op. ci#., p. 140,
Il1 EIiade M., Truttafo, p. 313.
"2 Fam yncin A,, Dreainc mijskie i drwne semitskie elementy v o b r j d c k , obyfajnck, verow rriiuch i tnPtack 51avjan, EO, XXVI, rggg, p, 23.
Il3 SokoIw Ju. M., R11sskii foPHor, Moskva, 1938, p. rio; Riink G.,op. Cir., FFC, 137, 1949,p. 76.

nuova vegetazione neIie case costituisce ancora oggi il rito popolare e solenne di Pentecoste
presso i Russi, i Polacchi e gli Sloveni. I"
Uno spirito rnanisticc-dendrico 2 dunque presente nelle abitazioni degli Slavi. Questa presenza permanente viene rinnovata a Pentecoste, quasi ci si attendesse da essa un accrescimento di vitalit.
L'argomento che induce a pensare alla presenza di uno spirito dendrico nelle abitazioni
degli Slavi t importante. nota che gli SIavi e i Finni non raccolgono sotto un medesimo
tetto, uomini, derrate e animali, ma costruiscona neil'aia edifici separati per l'abitazione e i
servizi. Oltre alla casa (izba, chata, kuk) sorgevano, per esempio in Grande-Russia, il bagno,
l'essiccatoio, la stalla, i1 granaio, la rimessa o fienile, ecc. e ognuno di questi distinti edifici
avd il proprio spirito indipendente: il (i domevoj m o a dornovik n (pi raramente i<
izbnylr
in Siberia o s chatnik fi e choromaiitel fi in Belomssia) sar Io spirito defl'abitazione vera e
propria. I1 bagno ha per suo conto un altro spirito, il a bannik m, e baennyj , I'essiccatoio
(ovin) sara abitato dail'<<ovinnik a ( M podovinnik ip o 4 ryhyj *, da u riga P, essiccatoio), il
M gumennik B snirh invece del a gumno >t dove si conserva e trebbia il grano, il 6 chlevnik is
o ac dvomvoj 9 t lo spirito della stalla, il ec siirajnik B quello della rimessa c perfino lo stabulo dei maiali, dove esiste, avr in Belomssia il suo spirito tutelate: lo ec svinnik r>. Allo
stesso modo in Polonia, lo spirito domestico pu risiedere nella casa, nel bagno, nel granaio
o nella s t d a . 'l5
E chiaro che questi spiriti non sono manistici perch non si pub credere o immaginare
che una famiglia disponga di cinque o sei anime di morti, una per ogni edificio, anche disabitato. Ne1 bagno si nasce, poichk la gestauite non pu partorire in casa, ma si muore solo
nd'izba, distesi al suolo su deila paglia, col capo rivolto all'angolo sacro. Nessuna anima di
defunto pu aggharsi in altre costruzioni che non sono mai luogo di decesso.
Come i Russi e i PoIacchi, anche gli Estoni, i Mordvini e i Ceremissi hanno la singolare credenza che ogni edificio sia abitato da uno spirito particolare. Il7 Per i Mordvini la spirito
domestico & il k'eren gotgkorn paz *, i1 Dio della corteccia di tiglio, o il M domtori kandon lp,
Dio delle travi, nomi che indicano probabilmente i luoghi della sua dimora. h 6 essere anche femminile, jurt-ava D (come la 4< dommja fi o u domovicha D dei russi), 'l8 e allora le
si dice, quasi per allontanarla: a Sopra vi la t u a corteccia, sotto vi sono le tue travi W. Se
il padrone di casa la dimentica, essa u bgrigna i denti ip, come il a wif a di Poznania che
e sta sotto la trave, guarda di sotto la trave, abita ne1 kgno (siadnje pod belkq, spoglqda
z pod W i , pnemieszka w drzewie) e dqpigna i denti. l" Si dice a digrignare i denri come un
wil r . ''l In Mdopolska se il ramo d'un albero bruciando cigoIa, il suo spirito che si lagna. l"

"'

G a s p h i E.,Le betulle di EibLswld, u Pilpes Orientales e, 111, Basel, 196x. pp. 18~1&4.
Fischer A,, k d polski, Lwhw, 1926, p. 157.
116 Fino a dodici o quindici (in: Sokolov Ju., op. cit., p. 130). Autenticamente manistico a antenato del q rod s
potrebbe esserc il u domovwj D di certe localid del gov. di Tmbov dove si a d e che ne esista uno ogni dicci o quindici case (Zvonkov A. P., OEuk verorionij kresr'jon Elatamskngo u ~ z d d ,Tarnbwrhj gsrbcrnii, EO, 11, 1889,p. 765.
11-rits
O., Grundxuge, TI, 1, p. 131; Harva U., Mordvinen, pp. 287-288;Moszyiiski K., Kukura Iudowa,
Il, I, p. 667.
l l b Lokarev S. A,, Religioznye uerouanija, p. 97.
Ilg Hama W.,Mordwnm, pp. 237-259.
1" Kolberg O., 18.Ks. Pozttritirkie, IV,K r a k h , ~881,pp. 31-32.
121 B ~ c k n e rA-, Mitologia sslaw, Bologna, 19x3, p. 176, nota 3 .
In Mityhs K., Nasze xido, u Wisfa a*, VII, 1893, p. II I .
114

115

Tra la corteccia e il tronco dimoravano anche gli spiriti di quel contadino che, credendo
di avere perduto per loro colpa i suoi polli, si diede a scortecciare degli alberi dicendo:
a VOSmeis anseribus, gaIlisq. pllinaceis spoliastis: prinde 8r ego nudas vos faciam, Credebat
enim demens deos rei suae familiaris perniciosos, infra arbores et cortices latere g.
I1 coboldo domestico dei tedeschi i+ legato alla casa e non la abbandona nemmeno se i
suoi abitatori la disertano. La vme 4 Kobold f i risale a un antico islandese u kofi W (mhd.
a kobe > i ) , costruzione in legno.
Significato analogo ha un altro nome dello spirito domestico dei Polacchi, a sknat m, dei Cechi, e Zkritek , e degli Sloveni 4 Skratek >z, dal tedesco
a Schratt B, spirito del h s c o , '15 Dei r< colki ia o a coltky P il Melezio scriveva nel XVII secolo:
4 Hos spiritus credunt habitare in occultis aedium Iocis, ve1 in congerie lignorum D.
In
Bosnia si crede che nel luogo in cui si spacca legna vi sia sempre un diavolo e che non convenga andarvi di notte. In
I Jakuti venerano uno spirito domestico che u il padrone della jurta s (balagnn ittita) e
un ec chlevnik n o spirito dello stabulo delle renne. Le stanghe del telaio della tenda dei
CukCi cono sacre e spruzzate di sangue di renna. La tenda dei samojedi Jurak e Tagvy ha
un palo pi grosso delle altre stanghe. intagliato a testa umana, & detto nor'a e i Samojedi credono che vi risieda l'anima deil'albero. I1 palo di fronte all'ingresso della tenda
degli Ostjaki i1 e padrone della casa D e nessuno che abbia piG di otto anni deve passare
tra ilpalo e la parete. I1 Karjalainen pensa trattarsi di uno spirito domestico e cita esempi di
jurte con pali intagliati a testa umana.'" Presso i Goldy d d l ' h u r il paIo grosso della parete
posteriore della tenda, di fronte dl'ingresso, 2 sede di uno spirito protettore della tenda e
della famiglia. I1 Rink rileva anche che credenza diffusa dei Finni che gli spiriti dimorino
sotto I'angolo sacro, a oder in Grundbalken ir, o nei pali di fondazione. I CareIiani presentano
offerte a un e tuomen ukot i9, avo deI regno dei morti, che risiede in uno dei pali del tetto. 'l2
Nella Bassa Germania il coboldo pu risiedere nella trave di cdmo (DaQgebalk) o
sotta di essa. '"
Che uno spirito dendrico abiti nella casa credenza generale degli arcipelaghi deIl'Oceania. ALEe isole MarshaU, GiIbert e Nauru lo spirito domestico risiede, come in Eurasia, nel
palo centrale deIllabitazione. A Yap speciali stregoni sono incaricati di scongiurare lo spirito degli alberi da abbattere per la nuova casa. In Nuova ZeIanda Io scongiuro rivolto a
Tane, il progenitore degli alberi. A Palau iI costruttore della casa viene retribuito e rispettato

LBsiCii Jahunnir Poloni de Dih S~magitarumcaetemrumqsre falsorum cbrisiirrnor~nt,BasiIeae, 1615,p. 47.


Jobanson A,, Der Scbirmhcrr des Hofes i# Volk~glauknder L e t j c ~ ,Stodrholrn, x964, p. 31; Tetzner R.,
Dt. Worterbwb.
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1"

1961, p.

20.

Meleti Epi~loluad Georgiarm Sabinum de Religione el sacrificiis veterum Borussorsrm, Respablic~M o m


uia et urbes, Lugduni Batawrum, 1630, P. 171.
m Kulinovif M., Volksglnuben und Vdksmittel bei den Muhmmedanem Bo~niewsund der Hercegouia, WMaBH,
VII, 1900, P. 343.
128 Harva U., Altairche Volker, p. 388.
129 Rank D., op. cit., p. log.
Iw Stesso, OP. cit., p. IIT.
'11 Karjalainen K. F.,JugreVolker, FFC, 41,p. 16.
l* Rank D,, op. cit., pp. 39, 43, 1 2 ~ 1 2 1 .
'
9 Kieslinger G.M., Der irdischc Rufe~tbaltund die Erscbeinungsformerr der Toten Im europZisckels Volksg!~~uben, <i Archiv. f. Anthropologie m, NF, XXIII, 1937, pp. 124-126.
JD.

Lo spinto &kka foresta e ko spiriio &n&ico


per la sua conoscenza dei riti e dei rapporti con lo spirito del bosco e con quello degli alberi,
riti che preservano gii abitatori da idussi perniciosi. "
Ogni &ero ha in Birmania un'anima che rende ammalato chi la offende. A Nias e a
Sumatra spiriti di alberi morti possono annidarsi nelle abitazioni e far morire queiii che vi
dimorano. M In Slovenia invece si crede che l'&a
di un morto, prigioniera di tma trave,
custodisca i'abitazione. l' I Toragks di Celebes e gii indigeni deiie Molucche hanno cura di
non piantare capovolto il palo dell'abitazione per non far soffrire lo spirito che vi dimora.
Ma in Bosnia i costruttori (rnajstori) che h m o qualche motivo di essere scontenti del proprietario, piantano appositamente capovolto il pdo della casa (stub), ger r a & b o . 'N
In Birmania i pali che presentano qualche parci.colarit8 (generalmente dei nodi) vengono unu
con speciali unguenti o fasciati di tela a scopo di difesa contro l'influenza malefica degli spiriti
tormentati che vi dimorano. Neil'estrerno l e m h orientale dell'Eurasia i Giljaki fasciano
d o stesso modo iI palo domestico detto e padrone della m a *. l' In Montenegro e in Bosnia
si fascia COI lennroIo funebre la trave accanto al focolare per prevenire nuovi decessi.
E ne& natura dello spirito vegetale o dendrico di evolvere verso pi s p d i valori manistici poich l'albero pu essere rnanistico anche quando verdeggia radicato al suolo. Raggiunti questi sigrilficati, o queste personificazbni, lo spirito dendrico pub separarsi dale sue
origini e anche d& sua sede e apparire, per esempio, noaspetto del defunto padrone di
casa e passare, insieme agii inquilini, in una nuova casa, abbandoriiindo l'antica.
Ma chi, come il Meriggi, avendo l ' d o pi a queste forme evolute che a quelle elementari, ricusa i'idea deiia natura d e n h del * domvoj ip, si troverll davanti alla d i k l t insormontabile di spiegare la presenza di spiriti uguali in ogni edificio in legno, anche i pi piccoli e disabitati. Occorre rendersi conto della particolare natura e struttura di un'abitazione
di contadini bonificatori della foresta, e delle credenze che vi possono essere connesse. Forse
lo spirito dmdrico domestico ha tratto origine nell'area dd Blockbau.

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1" Meriggi B., La pregbhu dava
la m dopntsdca che, in d t a n e l l ' ~ ~ o dne ea in@d deIllabi1.44 Di dm natura &me&e
tazhe, protegge la mi h Bdg&, in Sctbh, h BeIo&
h Lituania, e in passato in Polonia e h Ckhia, e m
re a i nostri piomi in .-L
Dove t reak, si tratta, -do
ilM q M ,
comune biscia d'acque, u Trop*
tus natrtr Per q m a i w t a sia Parca di questa numai m dom&,
mnviaie
che d ' a n t i c a Greda vi
era m serpe in
ma, anche nel Partame (NdM. P., Cescbicktc der *h. Religion, Muinchcn, INK,
pp. 325, 380) e che l'&& domeaia t d i i b k h a in A f r h (humann H. ct Wstermann D., op. d.,
p. p r ;
iaydevant P. F., Vcs~igerdlopbIdabrie srt Bssaitdmd, h
D,
~ 9 3 5 p.
, 954; m.).La v d o n e per
Ia scrpe si espnnde dalITdia ~~, all'1ndoncsh e d Pacifim. h d Ainu (Mola B., Bit~Bemcb Bci dm
Ao-hgas in h a t r r , Anthropos +, IV, 1909, g. 61; S
W W., Gmwdiniea e i w Vwgk5cb11mgdw Rcligbn
Mythdogicti der msd*onestcbm Vulker, * Deakschr. d. fu.d. Wiss. h Wiaas, pM.&ist. -e,
Bd. UII, xgro,
p. 19,nota I; Sternberg L., Tbe Ainir Problm, 9 Anthmpos N, =W, xg29, p. 7831, mentre finm mn nc atata
trovata trar& in u'cnha e Li G r d e Russia. La prima notizia suiI*ofialatSa lituma di Enes Silvia Picoorommi
-ti=
& Slavi v,: li
(Pii II Ashe Empeircgrre eleganiimrb desniptio, rsl,x f 3 r . p. 308). Per la
135

v.,

..

..

La vicenda pi6 semplice e quasi il modello di quella che ha segnato I'ingresso ddi'alberodomovoj nella casa, quella dello spirito di un'dtra costruzione lignea, di un'abitazione temporanea come Ia nave. Quando neII'Annam si vara una glunca, uno stregone ne percuote con
una bacchetta Ie fiancate gridando: phii! phP! - per spaventare e farne uscire lo spirito del
legno. Si accostano all'imbarcarione delle zattere dove gli spiriti espulsi possono rifugiarsi.
Offerte ai e nat N, o spiriti della trave di chiglia, si fanno anche in Birmania. l* In Germania
il Klabautermann ei lo spirito di una nave, per lo pi l'anima di un bimbo morto, che prende
dimora in un albero del vascello dopo essere salito a bordo con l'ultimo pezzo di legno messo
in opera per la sua costruzione.
Abbattere alberi, per qualsiasi scopo, un atto pericoloso. I Lobi del Togo li incensaho
per costringere gli spiriti ad allontanarsi. l" I Tomori del CeIebec li adescano mettendo ai
piedi degli alberi cicche di betel e talora appoggiandovi delle scale per aiutarli a discendere. '@
Quando il vecchio kaceno in Birmania woIe prepararsi la bara monoxiia (come usano
fare talora i vecchi in Russia e in Serbial, sceglie un albero di essenza nobile e gli sacrifica
un f i l o battendolo contro il tronco per impedire allo spirito dell'albero di mordere, " come
minacciano di fare (sembra) l a a jurta ava a dei Mordvini e il a wit m dei Polacchi che digrignano i denti.
Nelle M o l u d e , bonificando un bosco per 1e coltivazioni, si ha cura di lasciare un albero
in piedi perch in esso trovino rrfugio gji spiriti. 15' Nel Kalevala un'aquila grata a Vainimoien di averle lasciato un albero per il suo riposo; la in Lettonia si dice di farlo perch gli
uccelli trovino dove posarsi o perch la sposa possa appendervi la culla. Dei resto, un pino
lasciata nel campo lo rende pi fertile.
In Finlandia, quando si hnifica la foresta, ci lascia in piedi in mezzo al campo un albero
ai cui piedi si s a n i f i n i una pecora. '" praticamente la consuetudine di considerare ogni
albero che cresce isolato come un rifugio di spiriti che ha creato presso i Finni del Volga la
venerazione per gli alberi che crescono nelle radure. Anche in Svezia e in Francia gli alberi
solitari godono di una pi grande venerazione. In una fiaba russa I'impresa di abbattere
l'unico albero rimasto in piedi di un bosco cosi ardimentosa da cimentare iI coraggio di un

lek E., VoIBsgIasBen arnd uolkstRiimlicher CuItus in Basnizn snd ddror Herxegovina, WMaBW, IV, 1896, pp. .++c-441,
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, 134; m.
145 Cadire L-,Anthropologle populaire annatnite, BEFEO, XI, r , 1915, p. 99.
146 Bastian A-, Die VoLker d u ostlichen Asiens, Leipzig, 1866, 11, p. 381.
147 Mogk E., Mythdogie, in: Grundriss der gemunitcben Phi[ologie a cura di PauI H., Strassburg, 111, 2, rgm,

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1% Lim Z., Eihnogiapbie lacotte, Bile, 1954, p- 1 9 3 ~nota IO.
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155 Frazer J. G., Golden Bougb, 11, p. IO.
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p. 244; Mannhardt W.,
Wuld -und Feldk~lfe,p, Berl i ~ 1, ~ 4 p., 89.
1"

eroe. ln Gli stessi Altaici rispettano per decine di anni i grandi alberi superstiti della bonifim
e solo quando sono caduti di vecchiaia osano utilizzarne il legname. '" Ti timore degli spiriti
degli alberi era cosi grande in Siberia alla fine del XVLII secolo da distogliere i contadini da
ogni opera di bonifica. 11 Gmelin raccontava del coltivatore siberiano: e Il ne peut y semer,
parce que la relipion sibtrienne dfend de faire un champ dbun b i s ... Aucun paysan de Sibrie n'osemit Iabourer des terres qui ne sernblent pas y avoir &t6 destines par la nature; ils
s'etablissent donc seultment dans les lieux o il y a peu ou point de bois w.
Come gli spiriti degli alberi si ritiravano davanti ai hscaioli e ai bonificatori rifugiandosi
nell'ultima albero lasciato in piedi per Ioro, cos far pi tardi lo spirito dei campi di cereaIi
ritirandosi davanti ai mietitori fino all'uldmo tratte di campo che, o veniva lasciato in piedi
per lui, o mietuto con particolari precauzioni e cerimonie.
Del a leSij si dice dai Russi, i Careliani, i Mordvini e i Tartari della Siberia che pub
modificare la sua statura e essere alto come i pi alti alberi della foresta o piccolo come le
erbe delle radure. Ma non occorre dire che i due spiriti, della foresta e dd'alkro, sono del
tutto diversi per natura e per comportamento, sebbene il Mannhardt e il Frazer abbiano
commesso Terrore di confonderIi. Nel cereale della mietitura soprawive ancora l'antico spirito dendrico che minaccia di vendicare sul mietitore la distruzione della sua sede, ma che nel
tempo stesso si rivela benefico per&& i suoi chicchi, destinati all'alimentaziane umana, conservano la capacita di germinare e di moltiplicarsi. 11 leiij n non minaccia nessuno per I'abbattimento di alberi, bada alla caccia e non p w r a alimenti vegetidi.
Chi miete l'ultimo covone si trova a divenire proprietario di uno spirito pericoloso e si
espone alla sua vendetta. In Grande-Russia, nella regione di Gomel', I'uItimo mannello di segala, lasciata in piedi, viene Iegato con un nastro e innaffiato, '& Altrove I'ultimo mietitore
che viene trascinato in slitta e gettato in acqua, .l6' atto di putificazione al quale gli Ostjaki
sottopongono invece l'uccisore ddl'orso del quale si cerca di nascondere l'identit, come si
usava in Grecia per l'uccisore del toro deIla Buphonia.
In Finlandia si procura che il proprietario dell'ascia che abbatte il bosco rimanga sconosciuto e gli si annerisce il viso di
sugna. 11 pericolo grande. Nel Tavastland si crede che l'anima di colui che ha incendiato
i! bosco rimanga prigioniera della capanna costruita sul luogo. Allo stesso modo coIom che
in Russia intendono accendere i fuachi di quaresima, devono farlo con legna rubata, u nepremenno nado ukrast' a, bisogna assolutamente r ~ b a r l a affinch
'~
lo spirito deUa a congeries
lignomm >p non sappia su chi vendjcarne Ea distruzione.
D'altra parte nell'ultimo covone che si rifugia e ci concentra tutra la f o m vegetativa
del campo. Esso k una riserva prodigiosa di energia di rinnovamento. L'uso d i conservare I'ulC(

"

hadovskij M., Rtlsskija ssknzki, w d , rgjr, 11, p. 245.


Potapov L. P., Etnogtu~iEcskij dwk zemledelija u Altajcev, u Sibiakij etnogr. sboroiks, rc Tmdy Inst. Etnogr. n, NS, X17111, 4, 1952, p. 177.
19 GmeIin M., Voyagc en SibPrie* Paris, 1767,11, pp. 312, 314:
la Radeenko Z., Gomel'skija nuroinyja pesni, ZGO OE,XIIT, vyp. 2, 1888, p. XXXI.
161 Frazex J. G.,Golden B o y h , VII, pp. 224, 290.
la Karial&en K. F.. Itrgra-V;lker, 111, FFC, kg, p. 200, notu.
163 Baurnmi H., q Nyama
die Racbcmachf, u Paideuma r, IV, 1950,p. 216;Hama U , Mordwinw, pp. 423-424;
Otto F. W.,Ein griechisckes K~ltrsrmytbos,a Paideuma ir, IV, 1950164 Rantasalo A. V,,Ackerbau, I, loc. cit.
165 Stesso, ibid.
Sokolov Ju. M., Rasskif forklor, Moskva, 1938,p. 148.
l"

1%

ip

timo covone diffuso in tutta l'Europa, dalla Bretagna alla Russia, ricorreva nelle antiche
usanze israeliticbe ed in pieno vigore a Celebes, tra gli islamici di Zanzibar e presso le trib
congolesi di lingua a ewe n. I Finni lo chiamano u tunttusidon n, covone degli spiriti, e
dicono che appartiene a Maanhaltia, lo spirito della terra, in Estonia a KolIi-vink, lo spirito
domestico. Presso Coburgo si dice che il covone Iasciato in piedi appartiene a h Holzfrau,
in Franconia e nel Palatinato alla Holzweibchen, alIa Holzfrklein o alla Waldfr2ulein. In
forma mitica pi trasparente si dice che sia la N Frau M e n s Anteil P, la porzione di Frau
Goden, l'antica sposa di Odino,"' concetto ctonico vicino a quello dei Finni.
I Norvegesi lo modellano a fantoccio maschile, lo collocana al posto d'onore e Io servono
di cibi e bevande. In I Careliani, i Belorussi e i Bulgari lo rivestono di indumenti maschili,
i Russi qua e l di vesti femminili.
Gli Ucraini ripongono il covone nell'angolo sacra e lo conservano fino a primavera quando
ne estraggono le sementi che mescoIano a quelle per la nuova seminagione. Altrettanto fanno
i Lamet dell'Indocina: l'anima del riso si ritira davanti ai mietitori e dalle ultime spighe si
traggono i chicchi per la semina.
I1 nome turko del migIis atik >, in relazione con 9 ata ip, padre. l'' Gli Huculi dllnno
all'ultimo covone il nome di did B, defunto, nonno, zio, antenato, e chiamano 4 didi B anche
le pannocchie appese come ornamento alle icone, e 4 diduch la paglia sparsa al suo10 la
sera di Natale.'71 Per dire B( bruciare la paglia di Natale e si dice r< dida paljat' fi bruciare
il rr did a, e cc soEenie dida D il rogo del 4 did m. In
La natura dendrica di questo 4 did * cos paIese che talora non una specie coltivata
ma una specie silvestre: inaugurando u n a nuova casa, i Setukesi fanno entrare, alla presenza
del pope, un uomo che porta a spalla una betulla fresca e la colloca nell'angofo sacra, '"
la betulla di Pentecoste degli Slavi. La vegetazione silvestre la prima a rinverdire e la forza
piu energica di rinnovamento. I Votjaki colIocano nell'angola sacro una << Carex fiava o un
ramo di i( Pinus picta m, i Cuvassi una ruta o un mazzo di rose canine. " In Grande-Russia
e in Belorussia si d&il nome di a dedovnik R (didi) anche al mano di cardi che, appeso alla
porta di casa, ne difende I'ingresso ai cattivi spiriti. lm
Non certo lo spirito ddfa foresta che viene introdotto in tal modo nelle abitazioni. Lo
spirito della foresta governa sugli animali, non sugli alberi. Gli dhri appartengono d o spirito

171

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Mannhmrdt

'67

168

1W
1"

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"3

175

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Lo spirito &hforesta e ko spirito &uBw'rico

5 09

della terra. "' 11 4 ldij m msso chiamato anche a voI'nyj P, 4 voPnoj ia, libero. Non C'$
luogo in cui si sia sicuri di incontrarlo. Egli dovunque e in nessuna parte. Nell'intendimento popolare .e vol'nyj W significa spirituaIe. Non possibile catturarlo e costringerlo, Iui,
il a lesnoj car >P,
il re del basco, a divenire un rq did n, custode ddla casa, prigioniero di
chicchi di grano. lo spirito dendrico, invece, che legato alla sua sede lignea, a1 punto
che anche il carbone di Iegna reputato in Serbia rimedio efficace in certe terapie. 'a Espulso
con particolari procedimenti, diviene inattivo e cessa di essere utiIe o pericoloso.
Dalla presenza nelle case di specie non coltivate si deduce che il did B pi antico dell'agricoltura. I ricercatori che hanno approfondito il problema (Kern, Rank, Jensen, Baumann,
Eliade) non hanno avuto difficolt a constatarlo. Il culto degli alberi e la religione animistico-vegetativa risalgono in Africa aIlo strato paleonigritico, prebantu e preagrario del mntinente e ii Kern ritiene che una vaga 4 pflanzersche Weltanschauung ib sia penetrata nellrEuropa continentale prima dell'agricoltura come economia.
Sebbene Io spirito dendrico sia presente in ogni prodotto vegetale, non si pu venerare
ogni albero e ogni spiga di grano. T1 suo localizzarsi in una singola trave a in un singolo mvone m a imposta dall'impiego pratico cleI legno e deI cereale. Ma anche se questo mmpendiare e restringere k un'operazione astratta, 10 spirito dendrico resta concreto e organico, legato
alla sua sede.
L ' o m i1 midollo degli uomini, diceva Omero. I1 chicco di grano contiene una vita Ma l t a . EgIi lien meritevole di essere onorato non altrimenti che il benefattore della famiglia
e il custode della casa (did). I Romani distinguevano i Lari dai Penati. I1 Lar uno spettro
che frequenta i luoghi del suo decesso (citt, campi, spiagge) e chiede riparazione, se Ia sua
morte stata ingiusta. Egli pu essere pericoloso e vendicativo. I Penati invece erano innocui e benevoli. Risiedevano nel a penarius , cella o madia del grano, come il covone degli
Slavi nell'angolo sacro. Rappresentavano la ricchezza della casa (il covone degli SIavi era il
a bogatij D, i1 riccone). La loro scarsit era a penuria r, e venivano tenuti lontano da sguardi
invidiosi (penitus, penetrare).
Pattecipano della natuta del u leSij D lo spirito delle acque (vodjanyi) e quello dei campi
IpoIevaj). Sono invece affini al a domovoj gLi altri spiriti degli edifici ausiliari.
Oltre alle funzioni celebrate in chiesa e officiate dal cIero, gIi Slavi praticano un grande
numero di riti domestici per nascite, matrhoni, funerali, inaugurazione delle stagioni, Lngresso in case nuove, benedicendo pani e birra, uccidendo animali, tracciando solchi di protezione
deil'abitato, espellendo spiriti nocivi, ecc. Si pu dire che tutti i culti familiari e domestici,
anche se rivestiti di aspetto cristiano, sono pagani. Quando le entiti, oggetto di tali atti, non
sono manistiche (ed il caso pi frequente), si tratta degi spiriti locali del bosco, del campo,
del fiume e degli edifici, Proprio per il culto di questi spiriti il popolo ha elaborato u n a particolare e stabile liturgia.
Padre Schrnidt rilevava che una credenza non basta a costituire religione. Occorre anche
la preghiera e Ilofferta. Queste tre condizioni sono perf ettmente adempiute dagli Slavi orienLot-Falck E., ies rifes de chusse chex fes pesples sibe'ricrir, Paris, 1953, p. 53.
Gerasimov M., O gouore hrest'jun j&oj hsti Cwepoveckago aezh, Novgorodskoj aubmii, a Zivst.
1893, PP. 374-388.
183 Krauss E. S.,Volksglmube uwd reigiosw Volksbra#ch der Sudslawn, MGnstcr i.W., 1890,p. 54.
Baurnann H.et Westmann D., op. di., p. 392.
185 Kem F.,op. cit., p. 175.
18'

1"

P.

111,

tali, e in parte anche dagli altri SIavi, ma da quelli orientali con un'assiduit e una cura altrettanto grandi e talora maggiori che per gli atti del culto cristiano. Non si cessato di credere
d'esistenza di questi spiriti. In Russia, nella regione dei Laghi, non vi per il contadino luogo
che non sia abitato da loro. Ogni angolo occupato da un a h i o k - Eertenok r, (Dio-diavolo),
buono o cattivo a seconda del contegno che si ha verso di lui. I n Ucraina non prestare
fede alle credenze popolari o esprimere dubbi sul loro fondamento 6 un atto di empiet come
non credere in Dio. I n Belomssia il u lesavik ip batte alle porte e guaisce come un cane.
Al e leSij A credono anche gli adulti, rilevava stupita la Semenova Tjan-Sanska. La scuola
non distrugge queste crederne, anzi ne cade vittima e contribuisce a diffonderle. Ancora nel
1934 un u komsomolec B sconsigliava a una ricercatrice di fiabe, Ia Karnauchova, dal recarsi
in un certo luogo nel bosco perch N ci si smarriva e si avevano visioni r> e vodit" kkaZetl
sia B, e un cacciatore, iscritto al partito, le raccontb pi volte come il u leEij P l'avesse condotto fuori strada nel bosco e spaventato nella capanna gettandosi contro il tetto e spingendo
la porta.
Offerte al cc letij B si presentavano nel governatorato di Olonec ancora nel r 88 7. In
Belomssia non si era cessato di farlo al principio deI nostro secoIo. Nel governatorato di
Smolensk si awolgevano in un te10 lardo, trite110 pane e sale e lo si poneva al crocicchio
dei sentieri del bosco, pregandolo rosi: a LeSij onorato, ti preghiamo, accetta il nostro panesale e restituiscici il nostro familiare *. I1 contadino &e aveva perduto una mucca posava in
un crocicchio del h s c o dieci uova, un pezzo di sale e un pane e se ne andava senza voltarsi.
Inviando i cavalli aI pascolo, si pregava il u Idij n di custodirli dovunque andassero, offrendogli pane e sale con un inchino. '"
I1 leCij P era giusto, non cercava di nuocere e restituiva il bestiame smarrito, ma non
la mucca che, in seguito a un contratto tra lui e il proprietario, gli era stata destinata. " Sono
per Io pi i mandriani (dove esistono) che fanno ua contratto col <t Ieiij >p, concedendogli due
o tre mucche in cambio della preservazione delle restanti. lg5 Esistono forme moderne di questi
contratti o petizioni (progenija), scritte a carbone su enormi assi di bemlla appese ai rami degli
alberi. Non tutti sanno redigere atri del genere perch pet chiedere al e legij B la restituzione
di un cavano senza offenderlo, occorre fingere di credere che non sia lui l'autore deI malanno,
ma qualcuno dei suoi aiutanti. I devoti che passano sotto queste scritte non levano gli occhi
e fingono di non vederle. '%
I n Russia il a leSij >p rimasto pagano. I1 cacciatore che si rivolge a lui sa che deve levarsi

1%

Majnov V . N,,Kak i Eem fivet russkij M o v e k v Oremoj o b h t i , h: Semenov P. P,,Ziuopisnaja Rossija, I ,

SPb, 1881, p. 939.


Rilalomssy, in: Malinin N,,Geograjija Rosrii, Moskva, 1887, p. 411.
Onnikov N. E., Scuwnyja skaxki, ZGO OE, XXIII, 1908,p. XXI.
Semenova TjmSanska O. P.,Z i z d Iouna, oterki iz bytn odnoj z hrnozemnycb garbernii, ZGO OE, XXIX,
rgrq, p. 26.
'm U3akov D. N., op. ci#., EO, XXIX-XXX, 2-3,1896, p. 192.
lPtKarnauchova I. V,,Skaki i preda~ija s e m o g o kruja, Leningrad, 1934,p. XXVIII.
l* Zdenin D-. Russ. Volkskwnde, p. 387.
193 Qohrovoi'skij V. N,, NeEistaja sila v tturodnych werovarrij~cbpo donnym Smolenskoj gvbmii, u Zivst ie, XVII,
190% PP. 3-4.
l'#Ch. V., N# swere, putevye vorpominanijo, Moskva, 1890, v. Wasilewski Z., e Wish ip, IV, 1890,p. 922.
l95 Zelenin D., Russ. Volkskunde, p. 57.
1% Potanin G.N,,EtnograJiEerkija zarnctki na puti a# gor. NikoPsb do gor. Totmy, Z i v s t . ~ I, X , r , 1899,p. 19.
1"

l*
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'"

la croce dal collo, cessare di frequentare la chiesa e magari profanare l'ostia. I1 poeta
Nekrasov e hstoevskij nel Giornale di uno scrittore hanno raccontato nella vicenda di a Vlasn
un episodio di tale profanazione ignorando che si trattava di unbapostasia di caccia.
Anche n d a CIavia occidentale si compiano ripudi del medesimo genere.
Offerte di cibarie al domovaj >z e al bannik D, di un polla sgozzato nd'essiccatoio ell'a ovinnik a, al u gumennik n o al a polevik D, sempre accompagnate da preghiere, erano di
uso corrente tra i contadini russi. A l m e sono attestate in epoca antica. Lo Zavoiko aveva
ben ragione di parlare di un religioanyi chaos W . l* Gli storici della Russia chiamano a dvoeverie n (doppia fede) il lungo periodo di transizione tra paganesimo e cristianesimo, trascorso dalla conversione ufficiaIe di Vladimiro allieffettivo affermarsi della nuova confessione deI
popolo. Non per nulia esagerato ritenere che nelle masse contadine russe, buIgare e serk
questo stato duri ancora ai nostri giorni. Sarebbe un emre considerare queste credenze popolari slave alla stregua delle superstizioni delIIEuropaoccidentale. E difficile dire fino a quale
punto ne sia infIuenzato lo stesso sentimento cristiano, anche nelle classi colte. Eruditi e
ignoranti, devoti e rniscredenti, vivono immersi in una medesima atmosfera.
Visitando l'India meridionale e indagando sulle credenze religiose dei popoli di quel subcontinente, l'africanista Leo Froknius non trovava che frammenti e rovine di un'unica antichissima teogonia e liturgia, e rimpiangeva i suoi negri deII'Africa presso i quali dieci teste
rappresentavano dieci varianti del medesimo tema e tutto mutava da capanna a capanna e da
villaggio a villaggio. Tra E'lndia e la Russia il contrasto appariva al Frobenius ancora 4 pi
significativo *: a paragone del gioco di frammenti fossili della vita religiosa delI'India, la Russia era in cl piena fioritura P e u vomitava come un cratere in eruzione nuove ballate e figure
di nuove divinit nelia vita popolare D. m

Kaliiin A., Verovanija krert'jan Tutskoj garbernii, EO,XT, 2 , 1899,p. 23; Havers W,, Spmchtabc, p. I 14.
Kollin A., op. cit., pp. 29-30; Zvonkov A. P., OP. cit., p. 77;Rink D., op. cit., p. 29; Tokarev S. A., op. cit.,
p. 106; Minch A. N., Narodnyc obyta, obrjadyI spreverija i predrusdki k r ~ s i ' j a n Suratovskoj gubertrii, ZGO OB,
XIX, vyp. 2, 1890, pp. 22-25; Kalinskij I. l?., Cerkomwarodnyj me~jaceslouna Rwsi, ZGO OE, WI, 18n,p. 294;
Zelenin D., RYSS.Volkrkmnde, pp. 48, 34, 256, 275.
'W Zavojko G. K., Verovsniju, obrjady i obyzai Velikoresort Vladimirskoj gwberni, EO, CHI-CIV, 3-4, rg rq, p. 84.
m Fsobenius L-, Indirche Reise, Berlin, 1931, p. 230.
1"

Capitolo secondo
IL D I O C E L E S T E O Z I O S O

Nel firmamento religioso degli Slavi si aggira un astro semispento e quasi dimenticato. E
Dio celate e supremo che si 2 ritirato per sempre nd'l'immensith degli spazi dove
non gli giunge pi la preghiera degli uomini.
Questa divinit ci viene presentata con brevith e precisione da un cronista tedesco, missionario in terra slava, Helmold, che scriveva intorno al 1165. Il passo di Helmold, che riassume le diverse forme deIl'idolatria degli Slavi, si conclude con la presentazione di questa
remota e alta diviniti come se il cronista volesse per mezzo di essa riscattare gli SIavi dalle
apparenze di una grossolana idolatria: a Est autem Sclavis multiplex ydolatriae modus, non
enim omnes in eandem supersticionis cmuerudinem consmtiunt. Hii enim simulachrotum
yrnaginarias forrnas pretendunt de templis, veluti Plunense ydolum, cui nomen Podaga, alii
siIvas ve1 lucos inhabitant, ut est Prove deus AIdenbug, quibus nulle (mille) sunt effigies
exsprecse. Multos etiam duobus vd tribus ve1 eo arnplius capitibus exsculpunt. Inter multiformia vero deomm numina, quibus ama, silvas, tristicias atque voluptates attribwunt, non
diffitentur unum deum in coelis ceteris imperitantem, itlum prepotentern codestia tantum curare, hos vero distributis officiis obsequentes de sanguine eius processisse et unumquenque
eo prestantiore, quo proxirniore flEi deo deonun D. '
Pu sorprendere di trovare tra spiriti di selve e sorgenti, mescolata a mostruosi idoIi policefali, una divinit superiore c astratta che, secondo gli studiosi deUa mitologia slava, dovrebbe
necessariamente essere penetrata ne1 monda slavo dd'esterno (da1 cristianesimo, seconda il
Briickner) Q rappresentare il nobile retaggio dell'antichit indoeuropea (NiederIe), tanto patente & la diffotmith delIa sua natura da quella delle altre divinith slave. In realt non vi &
contrasto tra i'idolatria slava e la divinit celeste di Helmold. L'intima natura di tale divinit presenta un carattere arcaico che, per lo meno neii%mbitohdoeuropeo, non compare
in nessun luogo Con tale limpidezza: sublime, celeste e supremo, il Dio di Helmoild
un antico

inattivo.

Secondo il cronista, gli Slavi

a non

negavano 34 (non diffitentur) che esistesse cc un solo

Dio nei cieLi i~ (unum deum in coelis), ed Helmold doveva averli interrogati per ricevere
questa risposta, ma questo Dio u aveva cura solo delle cose ceiesti >r (celestia tanrum curare),
avendo assegnato i compiti di governare iI mondo ad aItre divinit da lui generate (hos vero
distributis officiis obsequentes de sanguine eius processisse). Heimold chiama questo Dio
prepotens a, ma un e deus deonim 8, non un Dio degli uomini. Egli comanda alla gerarchia degii altri dei (ceteris imperitans), ma non in rapporto con la terra.

Hdmaldi Cbronica

Slauotarm,

MGH SS, XXT, Hamover, 1869, I, 83, p. 73.

E. Gasparini, Il rnotnorcoto skovo. Antropokogio cuktwole dei Erotoskovi, IiI, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8(print), O 2010 Firenze Universlty Press

ravvisare in una tale figura una divinit ereditata da et indoeuropa. Il Dio


- padre - celeste degli indoeuropei (DyhdS pitd, Juppiter, Diespiter), dove si conservato
o rinnovato nelle civilt antiche, una divinit potente e attiva: impugna la folgore che scaglia sulla terra, esigente, tempestoso e venerato in culti pubblici e statali. Zws-Juppiter
divinit di alta e severa moralith, garante di giustizia, custode dell'ordine del mondo e, a
Roma, anche dell'ordine dello stato, d'onde gli epiteti di sc Deus Optirnus Maximus ip perpetuati dail'epigrafia cristiana nella dedica delle chiese.
N6 si pu dire che ci sia posto per ii Dio remoto e rinunciatario di HelmoId ne1 cristianesimo, n4 nel Vecchio, n nel Nuovo Testamento, meno che in qualsiasi dtra regione della
terra. I1 Dio cristiano t il pi vicino agli uomini, interviene ad ogni passo nella loro esistenza
e si incarna per redimerli. Non vi concetto pi estraneo al mondo giudeo-cristiano di un
Dio che per superbia o per decrepitudme diviene inattivo e indifferente alle vicende della
terra e degli uomini.
Questa strana divinit che, trasmessi i poteri ai suoi successori, si allontana dalla sfera
celeste, vive invece ancora oggi nelle tradizioni popolari degli Slavi. Quando la stagione volge
in modo poco favorevole alle coltivazioni, il contadino f lo russo dice: u Bog iyve sabe na
nebe i ne durnae o chIebe N N Dio se la passa in cielo e non pensa al grana n. Se la carestia
lo mette in ristrettezze, scuote i1 capo e Commenta: u U Boga mtlogo, ale ne dlja nas D,
*i Dio ha molto, ma non per noi D.
I Polacchi ravvisano i1 Dio ozioso pagano nella prima
persona della Trinit che essi considerano come a un sovrano sul quaIe domande e preghiere
restano senza effetto ip.' Quando si prolunga iI brutto tempo, i contadini mssi dicono:
a Segodnja Boga nema doma, ostalis' odni bokenjara B, e< oggi Dio non in casa, sono rimasti solo i suoi cuccioli . La locuzione ailude, probabilmente, all'icona principale dell'angofo
sacro, attorniata da icone pii pimIe. 11 concetto quello di un'assenza di Dio e di una malevolenza dei santi. Quando il Dio celeste dei Korjaki scontento degli uomini, va a dormire,
e d o r a l'ordine del mondo si arresta: le bestie hanno fame, le piante inaridiscono e la vita
Iangue.
I n Belorussia chi dispera di trovare giustizia esdama: e Do Boga wsoko, a do carja
daleko n, u Dio troppo in alto e 10 zar troppo lontano D,'
Otec mati gluboko, a Pan
h g daleko 8 , u padre e madre sono sepolti e il Signore Iddio lontano B, si lagna nei Carpazi l'orfana senza protezione.' a ACiec rnatka daloka, a do nieba vysoka *, le fa ero la locuzione belorussa.' AUo stesso modo si lamenta la sposa abbandonata: 6 Gospod Bog vysoka a
neljub daleka n, u il Signore Iddio 2 h alto e il marito lontano n. Oppure, pi semplicemente: ec Bih vysoko, car' daleko *, come dicono i Ruteni dei Carpazi. 'O Cosl suona anche la locuzione corrente in WieIkopolska: u Kr61 daleko, Ban B6g wysoko .i>, u il re lontano, If Signore
difficile

3
4

NikoPskij N. A,, Proischo3devie i istmija Bebovusskoj suadebnoj obrjodisosii, Minsk, 195J , p. 16.
Bystroh St. Jan, Etnogtafia PdsAi, Pomafi, 1947, p. 139.
Jakovlw G., PosCoeiicy, pogovorki i krylatye slava, a Zivst. ip, X17, 1906, p. 131.

Schmidt W.,UdG, III, 392.


Nosovi? I. T., Sbornik belorusskich poslouic, ZGO OE,1, 1867,p. 262.
7 DeSko A. P., Namdnyja pesni, porlovicy i pogovorki Ugorskoj Rusi, ZGQ OE, I, 1867, p. 691.
9 Federowski M.,Lud bidoruski, T. V, Piefni, Warsziwa, 1958, p. 598.
9 Kosit M. N,,
Lituiny.Be/omsy Cernigovskoj gubcrnii, u Zivst. n, X[, 2, 1901, p. 23; 1l'kwiE.-levicki, Poslovicy
i pogovoxki GdKkoj i Ugorskoj R Y S ~ZGO
,
OE, 11, 1869, p. 233; BuIgakovskij I). G., Pintuki, ZGO OE, XIXI, 3,
5

p. 60.

I$*,

'0

Krkk F., Na marginene a Ksffgi prsyslbw

W,

u Wida n,

XVII,

~ 9 0 3 ,p. 4x8.

Iddio in alto D. '' Non altrimenti dalla sposa ucraina e bdorussa, quella polacca esdama: a Pan
rn6j ddeko, Pan BOg wysoko D, a mio marito 2 lontano e il Signore Iddio in alto ib. Cosi piange sconsolata anche la sposa bulgara, zappando solitaria la terra: ac In alto e Dio, lontano mio
marito S. l2
Non deve essere stato diffide a Helmold trovare neI XII secolo questo Dio ozioso degli
Slavi che soprawive ancora ne1 sentimento popolare, e se nessun altro cronistae biografo di
Ottone ne parIa, perch egli solo ha avuto io scrupolo di ricercarlo.
Ignota alle culture antiche deli'Occidente, questa divinitk oziosa appare invece presso i
Mordvini a erza ip e in forma che, nelle parole dell'archimandrita Macario, sembra calcare ie
espressioni di Helmold: i Mordvini *assicurano (Hdmold: non diffitentur) che 0 t h Skaj
abita in cielo (Helmold: in CMBS) e regna solo nel cielo (Helmold: coeIestia tanturn mare),
avendo lasciato il dominio su2 mondo materiale ad altre divinit inferiori (Helmold: distributis officiis...). l3
11 Dio unico mordvino era noto fin dai tempi di Witsen e di Noort: u ediriyi Bog, tvorec
neba i zernli i>, u un Dio unico, creatore del cielo e della terra D. " I1 Dio celeste dei Mordvhi
a mokga D di Garadi& (Perrn') non in rappsrto con gli uomini, ma servito da esseri buoni
dai quali mnosce ci che avviene sulla terra e per mezzo dei quali manda i suoi messaggeri.
Nei canti popolari, il mordvino 4 mokCa D che ricco non si rivolge a Dio perch non ne ha
bisogno, e non lo fa il povero perch si sente ignorato da lui. l6Invocandolo, gli dicevano:
c< Tu che sei in cielo, guarda gi! a, ed era cos lontano che bisognava chiamarlo tre volte:
a NikS'e! Niki'e! Niki'e! D, ed egli rispondeva: A! a! a! P, a Mi senti? P domandava il sacrificatore, e il Dio rispondeva: c< Ti senta, ti sento, ti sento! s.''
Secondo il Geoxgi, tutti gli Dei dei Ceremissi provengono come figli e parenti da un unico
Dio. Con a K&-kugu-juma n, sole-grande-Iddio, i Ceremissi intendono con perfetta Aiarezza (s p h y m ponimaniem) un unico u juma n, casa che ha indotto i missionari a sostenere che i Ceremissi avevano un concetto di monoteismo.''
I Votjaki non hanno grande fiducia di trovare ascolto presso il loro Dio celeste. a Peu
s'en faut - scrive il Gmelin - que les Votiakes ne soient sans religion. 11s croient, il est
mai, qu'il y a un Dieu, qu'ils nornment Ioumar, et qu'ils placent dans le soleil, mais ils ne
Iui rendent aucuns honneurs P. l' Il Bogaevskij constata che Inmar creatore e buono, ma non
temuto. La 10m fede sarebbe, seconda il Bogaevskij, un prodotto dell'influenza ortodossa.
Ma per poco il VereSeagin non li incolpa di eresia attribuendo il loro monoteismo d'ignoranza
del dogma della Trinith.

11

Krtek F., N m e pnyczynki d o drugiego wydani~f a Ks@

prryddw

A. Adalberga,

Lud D, XIII, 1907,

pp. 151-151.

Salvini L-,Canti popolari Qsrlgmi, Roma, ~ d . ,p. 63.


n Sie vetsicherten, dass Oh-Skaj in Himmel wohnt und nur iiber den Himmel herrscht. Die HerrschaEt ubet
der Mmddie materide WeIt h a k er andem, niederen Gottern uberbssen (Harva U.. Die religiosen Vorsteflunge~~
vi ne^. FFC, 142, 1952, p. 150).
14 Srnirnov I. N., Mordva, IalE W , XII, q, x8g5, p. 340, tibliografia.
15 Hama U., Mordwinm, p. 319.
16 KiriHov P,,Mordovskle nurodnye pesni, Moskva, 1957, pp. 22-23.
17 %ma U., Mordwinen, pp. 149,154.155.
18 Srnirnov I. N., Cerernissy, Kazan', 1889, pp. 1jp15j.
Gmelin M., Voyage en Sibrte, I, p. 52.
20 Bogaevskij N.M., O k k i r e l i ~ .predstavlmij Votjukov, EO, XV, I, 1890,p. 145; VereEigin G., Votjaki Sosnwskugo kraja, ZGO OE, XIV, vyp. 2 , 1886.
12
13

Al di l degli UraIi, daIlt risposte che gli Ostjaki di Obdorsk davano aUe domande dei
viaggiatori, risulta, secondo il Bartenev, che il loro Dio Torpn a estraneo a tutto ci che &
terrestre W e 4 malto vicino a una concezione monoteistica R . Secondo il Georgi, Ceremissi,
Votjaki t Cuvassi credono in un Dio comune che creatore di tutte le cose, tutto sa e
pub, ma non si cura dei singoli atti dell'uomo e nemmeno della direzione del mondo, avendo
affidato iI governo deIla sua opera a delie divinit a lui subrdinate. L'uomo non pu offenderlo, n conciliarsi il suo favore, e Dio non pu6 n punire, n premiare l'uomo, per cui non
n& amato, n temuto D. 22
Gli Zyrjani o Komi della Kama non negano che in cielo vi siano degli Dei, ma questi Dei
sono troppo lontani dagli uomini, mentre vicino P lo spirito della foresta e! vorse b, e quello
del fiume, ec vasa *. I1 loro Dio celeste, En, molto grande, ma non puO o non vuoIe curarsi de& uomini. I1 Num-Tordegli ugri Voguli creatore e sostentatore del mondo, ma a
cwsa della sua dimora celeste, invisibile e inaccessibile agli uomini. 25 I Samojedi pensano la
medesima cosa del loro Nnm: un Dio buono e sublime, ma troppo lontano per rivolgere
le sue cure ai mortali. EgIi riposa dopo aver dato la vita n tutti gli uomini e ha lasciato Ba
a r a del mondo ai 4 tddbzien n, esseri invisibili che sono favorevoli solo a chi venera le loro
immagini e presenta loro offerte. tb Ostjaki, Samojdi e altri indigeni della Siberia non fanno
che ripetere: questi Dei celesti dimorano troppo lontano dagli uomini e non 2 possibile che
odano il lora grido. n
Non molto diversa da queste divinit finno-ugre e uraliche i1 Boa o Boas dei Tungusi. IS
Presso gli Altaici premiare o punire gli uomini funzione troppo bassa per l'Essere supremo
che affida tale compito a divinit infetiori a lui sottoposte. Questo concetto genuinamente
altaico. " In una leggenda jakiita il Dio celeste avrebbe dette degli uomini: a Quando li ho
fatti ho detto loro: tornate indietro! Se essi si moltiplicano, facciano pure, se muoiono, muoiano pure n. "
Si pu dire che in tutta I'Eurasia settentrionale regni la figura di un Dio celeste che ha
come carattere centrale quello di tenersi lontano dalla stirpe umana e di governarla per mezzo
di suoi figli."
Viaggiatori, missionari e etnografi hanno fatto in tal modo presso i Mordvini, i Ceremissi,
i Votjaki e gli Ostjaki la medesima esperienza che sei secoli prima Nelrnold aveva fatto presso
Slavi, e hanno provato la medesima sorpresa di trovare presso questi popoli pagani un'idea
di Dio apparentemente vicina a quella cristiana, e tentato anche di spiegarla (come si fatto
a proposito degli Slavi) con influssi cristiani.
Il quadro religioso degli Slavi del Baltico che Helmold tracciava nel XII secolo, cos'i di-

" hrtenev V,,Pogreklfiyc obyfui Obdw~kkhOstjukov, u Zivsr. r, V, 1895, p. 490.


a
24

M.A., VorIcmtrge~iibet finnische Hyfhologie, SPb, 1853, pp. 179180.


Zakw, Etnografitcskii oterk Z y w , u Zivsr. n, m, IYI, p. 171.
Majkov V. N.,Zobytaju wku, in: Zivopirnojlr Rosslja, a cura di P. P. Semenw, 1, SPb, 1881, p. 231.
Castrn

Pavlovskij V-,Voguly, Kazan', 16


p.,
172.
Castrn M. A., Weine Scbriften, SPb, 1862,p. 142.
n Castdn M. A., Finn. My~hologie,p. 194.
28 Stesqo, op. cit., p. 235; Schmidt W., UdG, 111, pp. 385-386.
VBmbCry H., Die pritaitiue Cvltwr des turko-fa~an'scbenVolkes, Leipzig, 1879,p. 241.
M Holrnberg U.,D ~ TBaim des Lrrbens, tr Ak. se. Fennicae b, B, XVI, 1922-1g21,p. 316.
3 M a l i S., Scyrkica, e Hermes s, WM, 2, ~ 9 3 5 p,
, 161.
15
26

verso dalf'idea che gli studiosi (influenzati dal quadro del paganesimo greco-romano e germafacevano delle Ioro credenze, & conforme al quadro religioso dell'Eurasia e del tutto

R ~ C O ) si

difforme da quello delle nazioni indomopee deli'Occidenre. Hehold non avrebbe potuto in
nessun modo inventare la figura di un Dio celeste ozioso che stata scoperta dalla moderna
etnologia al principio del nostro secolo, n derivarla dal cristianesimo. Egli l'ha rinvenuta ai
margini occidentali dell'immensa area che tale divinit occupava senza lacune dalllElba all'Ob'.
Le tre righe deUa cronaca che egli le dedica sono di gran lunga la testimonianza pi importante che ci abbia Iegatc il passato sulla religione degli Slavi.

Capitolo terzo
L A PESCA D E L L A TERRA

Secondo uno dei miti pi diffusi d d l ' E u r a s i a , Ia terra sarebbe sorta da un pugno di sabbia
pescata dal. fondo del mare per ordine di Dio da un uccello acquatico, o daI diavolo, molto
pih raramente da Dio stesso.
Il mito documentato in 24 punti dell'abitato balto-slavo, di cui sei in Ucraina e undici
in Grande-Russia, e in 12 punti di quello ugmfinnico. '
Le corrispondenze tra forma e forma del mito da un punto all'altro dell'Eurasia sono
sorprendenti. I Jakuti raccontano che, stanco di avere creato la terra, Dio si addorment e
il diavolo tent di annegarlo spingendolo sull'orlo della terra emersa, ma dovunque il diavolo
spingesse Dio, la terra si estendeva sempre pi. Questo episodio stato studiato su materiali
slavi dal Machi1 e dal10 Szuchiewicz e rilevato in Ucraina wcidentale, in Polonia, in Croazia

'

e in Bulgaria.
Secondo un'altra tradizione jakuta Dio cre la terra e il diavo10 le montagme. La creazione
diabolica delle montagne raccontata nei m a i dei Modvini, dei Grandi-russi, degli Ucraini
e dei Btdgari.
Secondo i Mordvini, creata la terra, Dio plasm il primo uomo e Io mise ad asciugare. Il
diavolo insudici la creatura di Dio con lo sputo, per cui Dio rovesci la pelle dell'uomo c
lo sputo del diavolo divenne le interiora dell'uomo. L'episodio, che sembra adombrare un
mito dell'origine della morte, narrato dai Ceremissi e dai Votjaki. ' I Russi e gli Ucraini lo
raccontano esattamente nei medesimi termini, oppure riferisconoche il primo uomo fu creata
1 Walke L., Die Verbreitung des Taruhmotivs in den UtmeeuscbOpfungs- lund Sintflwt-) Sugets, A - Dar curaische Gebiet, MaGW, 1933,pp. 60, 81; Anderson W,,Nardasiatischc Fhtragen, u Acta et Commenrationcs univ. Dorpatensis i ~ ,Dorpt, 1923, T. IV, 3, cfr. u h t h r o p w ii, XX, ryzj, pp. 736-757; L m i s R. H., Zur Vwbreitung der Sinfflutsagen, u Anthtopos s, XXI, 1926, pp. 615-616;E h d e M , Mytholoogies asiutiguts et folklore sndes! mmperr,
4 Revue de I'histoite des Religions ip, 1962, pp. 157-212.
2 Harvii U . , Die reli@sen VorstrElrngen der altoischen Volker, m, 125, 1933,p. gi.
3 Mwyhski K., Obrrcdy, wima i powieSci Iudu z okolic Brzeian, PAU, Materiaty, T . XIII, 1gr4, p. 172.
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Piqtkwska I ., Obyczajc ludsri ziemi sieradzkiei, n Lud n, I V , q, 1898, pp. 414-415; Biljan M., Kako je posida zemlju,
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6 Harva U . , Die religiose# Vorstellungen der Mordwinee, FFC, 142, 1952, p. 135; Buch M., Die WotjZken,
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7 Ham U.,Altsische VGlkw, p, 113.
8 Tmnov A. N,,
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ISBN 978-88-8453-734-8(print), O 2010 Firenze Universlty Press

dal diavolo stesso che cercb invano di infondergli vita sputandogli addosso. ' La sputo del diavolo interviene come atto creativo anche nei canti popolari serbocroati, talora interpretato come
lo sputo di Dio stesso, sebbene padre Schmidt escIuda la possibilit di un tale evento.
Nonostante il suo aspetto fondamentalmente dualistico (che ha fatto congetturare di origini
hgomile, zervaniste o manichee e di veicoli di diffusione nestoriani), l' gli elementi del mito
della pesca della terra restano molto rudimentali. La sua vastissima diffusione in tre continenti e la sua ripetizione in termini presso& immutati a grandi distanze denotano la sua
provenienza da un'antichissima a Grundkultur (MeuIi) o Urkultur (W. W d t ) probabiimente eurasiatica. M k e a Eliade ha nuovamente indagato, con una ricerca minuziosa e in
molti punti exhaustiva, le diramazioni del mito in Asia centrale, nell'Iran e h India. Nella
letteratura vedica un cinghiale che si tuffa in mare per sostenere la terra, ma il mito raccontato jn forme pi arcaiche da popolazioni re arie. l2 11 riposo di Dia dopo la fatica della
creazione della terra pare un tentativo di dare una risposta al quesito dei motivi per i quali
a un dato momento la creazione cessata e il mondo si conservato senza accrescersi.
Ma Yintervento del diavolo nell'apera creativa dell'Essere supremo t il suo tentativo di
guastarla introducendovi il principio ddla morte (sputo come corruzione) denotano un notevole sviluppo del nucleo primitivo del mito, La rivalith tra i due antagonisti prender gradatamente aspetti di astuzia e di gioco e giuagera per questa via a unkalterazione completa delI'Essere supremo e ad un oblio e cancellazione della creazione primordiale.
Questo sviluppo, a quanto pare, awenuto ndl'ambito di una mitologia astrale e si P verificato sia in Asia centrale che presso i Finni e gli Slavi, con particolare evidenza in Serbia,
in Bulgaria, in Ucraina e in Estonia.
Il canto ppolare serbo tipico di questa fase t quello molto conosciuto di Diodeziano e
di S. Giovanni Battista, raccolto per la prima volta da1 Vuk e reso noto in seguito in numerose varianti: l3 S. Giovanni e Diocleziano giocano con una mela e una corona in riva al
mare. Durante la partita il santo scaglia inawertitamente la mela a in fondo d mare r> e ne
piange la perdita. L'imperatore impietosito si offre di andargliela a pescare, a condizione che
il santo non ne approfitti per rubargli la corona. Per due voIte Ia mela cade in mare e per
due volte l'imperatore la ripesca. Ma terza, insospettito, I'imperatore nasconde la corona
u sotto il k r r e t t o m (pod kapicu) e vi mette a guardia 4 l'uccelte del malaugurio n, la cornacchia. Ma queste precauzioni non gli giovano. S. Giovanni agghiaccia il mare sopra la testa
dell'imperatore e fugge in cielo con la corona. La cornacchia getta l'alIarme, l'imperatore
urta la testa contro il
ne spezza con un sasso di mille libbre le ddici lastre, insegue il rapitore ne1 cielo, lo raggiunge alle parte del paradiso, la afferra per il piede destra e
gIi strappa una manata di carne. u S. Giovanni giunge davanti a Dio Signore - portando in
cielo il chiaro sole w e lagnandosi. della mutilazione patita. Il Signore lo conforta promettendogli che quella mutilazione sarebbe rimasta come ricordo a tutti gli uomini.
Il diavolo della pesca d d a terra divenuto un imperatore pagano e Dio un santo cristiano. 1 tuffi nel mare sono sempre tre e chi li compie, sotto la veste di Diocleziano, sem-

OniZhik A., Mutmialy do ggudskoj demonologij, a Mater. do ukr. etnologij D, XI, L'vov, 1 9 q , p. 65.
Kasandrit P,,Cavti popolari serbi e crorpli, Milami, 1 9 ~ 5 pp.
, 45-46; SajnoviC I., Kola, ZbN%,III,1898, p, 254.
11 Grabowski Br., u Wida *, X, 1896, pp. 413-417;Harva U.,Ai~aiscbeValker, pp. 94, 101, r&107.
12 EIiade M., Myrhdogies araliques e# folkLore sud-est erropeen, t Revue de i'hist. de. Religions w , 1962,
PP. 157-212.
'3 Car DukIijaa i K r s M ~ l jJouan, Vuk, Pjesmc, 11, 17.
9

10

La pesca &kku terra

521

pre i1 diavolo, come neIia tradizione u g r o - f i d a e centro-asiatica. Ma I'oggetto pescato dal


fondo del mare non piii un pugno di sabbia dal quale Dio creerh la terra, e il t& stesso
non 2 che un'asnrzia dei santo per rubare d'imperatore Ia corona. Questa corona poi non
che un astro perche, rubata la corona, il santo giunge in Cielo portando con si il u sjajno sunce R, il fulgido sole.
Una variante in prosa riferita dal Djoxdjevid non k molto &versa: il diavolo, custode del
sole, fa nascere da uno sputo la cornacchia che mette in guardia all'astro. S. Sava gli aizza
contro il lupo e il diavolo fugge saltando in mare. S. Sava agghiaccia il mare, ruba il sole e
fugge verso Dio. Il diavolo lo insegue, lo afferra per un piede ec i sa njega mu skide punu
Saku mesa n, e gIi strappa un'intera manata di carne. j4
I n un'altra versione raccolta dal Cajkanovii, Dio aveva riunita i santi p r assegnare loro
il governo del mondo. 11 diavolo, non invitato, ruba il sole e vi mette a guardia il niculo.
Il profeta Elia viene incaricato da Dio di recuperare l'astro, ma il cuculo d l'allarme e il diavolo insegue Elia riuscendo ad afferrare l'asse del carro deI profeta .l5 In Montenegro si rai=
conta piii specificatamente che Dio comandava alla luna e il diavolo aveva il sale. Ela, incaricato da Dio di rubare il sole, gioca col diavolo con una pd1a d'oro che cade in mare. I1
diavolo si tuffa e Elia agghiaccia il mare. l6 Il mare ghiacciato un'imrnagine della volta
celeste. l7
Gli astri sono dunque due: la luna (divina) e il sole (diabolico), oppure la meIa e la
corona. I possessori di questi astri o le figure che li personificano si inseguono nel cielo e
il fuggitivo raggiunto e danneggiato o mutilato dall'inseguitore. Dei due astri del mito,
quello che appare periodicamente inseguito e mutilato e della cui morte e rinascita favsleggiano le mitologie di tutti i continenti, t la luna. S. Giovanni si prestato a raffigurare la
luna peirch4 un santo decollato Ia cui testa ricresce periodicamente per opera della Vergine. Le monete romane e bizantine che presentavano ne1 conio aspetti di teste tagliate
hanno contribuito ad associare il santo all7mperatote. l9
Ne1 canto di Diocleziano la corona diventa il Eulgido sole, ma la corona un'imrnagine
lunare e infatti quando si trovava sulla spiaggia, era nascosta da un berretto di invisibilit
(Tarnkappe) e custodita dalla cornacchia. I simboli lunari SOFIO patenti, Il sole 6 la luna chiara
e Iginseguimento2 la lotta peridica delle due lune. I1 mito della pesca deIIa terra t stato
Iunarizzato.
Che il tuffo in mare di questi canti e leggende serbe sia l'originario tuffo della pesca della
terra dimostrato da un mito di mutilazione raccontato dai KaEinq deII'Asia centrale: un'anitra si tuffa tre volte in mare per pescare la terra e ne trattiene nel becco dei grani dai quaIi
nasceranno pietre e montagne. Dio plasma il primo uomo e ordina alla rondine di andargli a
ricercare un'anima per avvivarlo; nel ftattemp il diavolo (Erlik-khan), al quale Dio aveva
affidato iI sole e la luna, ruba ambedue gli astri; infine Dio comanda alla rondine di rubare

14 QordjwK T. R.,Pr*odcr u vjerovnnju i predanju nofega naroda, I, SeZb, WCXE, 1978, pp. 207-208.
'V~ajkanuvitV.,Rarprave i gradja, Se%, L, 1934, p. 97.
16 Rovinskij N-,Cersogvrija v eja proiiom i nastojaifem, SPb, 1901,11, i, pp. 443-444.
17 Sadnik I., Siidosteuropiiische Rltselstdie, Wien, 1953, p. 33.
18 Moszyfiski K., X ~ l r u r aIadowa Skowion, Krakbw, 1939, 11, 2 , pp. 247, 328, 335-336.
19 Anche Tmiana (Tmjan) diviene oggetto di miti lunari: appare tricefaio,cannibelico e ucciso d a h luce solare
(Marcocchii G., La leggendo di Diocleziano in Dalmdzia, a Eullettino d'alcheoIogia e storia dalmata n, XXXIIX, 19 ro,
Pp. 114-130).

ad Etlik-khan i'acciarino. La rondine riesce nell"ltnpresa, ma ErIik-khan si mette d inseguirla.


Appesantita dall'acciarino, la rondine ne lascia cadere la met, ma non pub impedire di venire
raggiunta e Erlik-khan riesce a strapparle ii centro della coda. L'intaglio fatto da coda della
rondine & nel tempo stesso la spiegazione eziologica della forma biforcuta della coda dell'uccello: le rondini hanno la coda intagliata perch Erlik-khan la mutiB alla rondine aI principio della storia del mondo. Presso i Votjaki I'uccelIo pescatore, Lulj, si ferisce il capo ne1
tuffo, e tutti i suoi discendenti avranno la testa rossa. l'
Avviene la d e c i m a cosa del S. Giovanni nel canto di Vuk: il diavolo a lo raggiunse
sulle porte deI cielo, - Io afferro per il piede destro - e ne strapp quanto ne afferr
(za desnu ga nogu, ufatio, - Sto dofati, ono i okine). B il mito eziologico del cava della
pianta del piede: Dio promette a1 santo che avrebbe fatto ad ognuno altrettanto (svakome
&I tako u~i-niti),~3 aff ikh&tu non abbia a vergognarti m, aggiunge Dio al santo nella versione
bulgarni del mito. Cos2 tutti gli uomini sarebbero nati col cavo alIa pianta d d piede, S. Giovanni dunque il primo uomo, iI capostipite e nello stesso tempo Ia Iuna mutiIata, cio
I'antenato 1Gare. PIU limpidamente che in Serbia e in Bulgaria, nel Pokucie pescatore della
terra k Mos ec che fu il primo uomo M a terra e sedeve sulla schiuma del mare *, 24 e
presso i Votjaki un'anitra che il figlio della prima donna,= come presso gli Altaici meridionali pescatore della terra & Ulgen, il primo uomo.26
Questa identificazione del primo uomo con la luna in perfetta accordo con
appeIlativi di padre e di nonno P dati alla luna (maschile) in Polonia, in Serbia e in Russia,
e con quello di B Adamo ip rivoIto alla prima falce lunare in Ucraina e in Grande-Russia.
11 dualismo deIla pesca della terra (Dio e iI diavolo, S. Giovanni e DiocIeziano, Dio e
Erlik-khan, ecc.) predisponeva T1 mito a una trasformazione Iunare. Quando la metamorfosi
sar compiuta, il Dio creatore del mito primitivo perder il suo primato di Essere supremo
e la sua facolt creatrice per non essere pi che iI generatore, il capostipite e il primo degli
uomini.
Non c', si pu dire, parte delI'Origine dell'idea di Dio in cui padre Schmidt non abbia
trattato di questo mito, ed egli vi ritorna diffusamente nell'ultirna volume. Depositari del
mito sono, a suo giudizio, i Sarnojedi (gruppo nord). Gli allevatori delI'Asia centrale costituirebbero un gruppo sud. Un altro centra secondario si sarebbe formato presso gli Ugri
(gruppo misto). Dai primi e dai secondi il mito si propaga ai Letto-Lituani e ai Grandi-russi.
Il gruppo misto si espande in direzione nordest-sudovest, passando dai Grandi-russi agli
Ucraini (occidentali) e attraverso i Carpazi e la Bucovina, 4 all'angoIo sud-est dell'Europa v ,
cio alIa Bulgaria.
piesta ricostruzione dei centri e della dispersione d d mito sembra riferirsi d a situazione etnica attuale. Pi anticamente U p F i n n i , Balti e Slavi dovevano trovarsi in una rela-

"

Katonov N., Kai:inskaja legenda o soluorenii mira, IoAEE KU, XII, I, 1894, pp. 185-187.
Schmidt W., UdG, XII, pp. 15-16, 39.
u ..,i iskine im stopalo D, P& L., ObiEuji i m v a n j a iz Bos~e,SeZb, XXXII, 1925, p. 381.
23 Str~uszA., Die Bulgaretr, p. rx.
3 Schnaider Jo., Lud peczmizyriski, a Lud ip, XIII, 1907, p. 202.
Korobka N., Cdcsnoe dmcvo i udfdja pticu, 9i Zvst. m, XIX, 4, 1910, p. 287.
26 H m a W-,Altuiscke Vdkw, p. 95; Cchmidt W,,
UdG, XII, pp. 13, 2 6 , 93, 114; altri esempi in Eliade M.,
Mytkologies matiques, pp. 178, 183, 1%' 196.
27 Schmidt W,,UdG, 11, 111, V, VI, IX, X e XII [Munster i W.,
1955); Tauchmotiv, T. XII, pp. 9-174.
21

La pesca dkka terra

5 23

zione geografica diversa. I fatti escono dalla cornice del quadro prospettato da padre Schmidt.
La versione baltica deI mito lacunosa: i Letto-Lituani ignorano la pesca della terra fatta
da1 diavolo in nome proprio, l'estensione deIIa terra creata e Ea fratellanza tra Dio e il diavolo. 28 Viceversa padre Schmidt avrebbe potuto trovare una versione ampia e circostanziata
del mito non in un angolo sud-est dell'Europa , ma nel cuore della Polonia propria, nel
contado di Sieradz: Dio naviga sul mare in una barca e incontra una grande e densa schiuma ndla quaIe abita il diavolo.
Chi sei?
domanda. E il diavolo che incita Dio a
creare la terra. Dio gli ordina di tuffarsi in mare e di pescarla, ci che i1 diavolo fa invano
a due riprese. Vi riesce al terzo tuffo adattandosi m pescarla in nome di Dio anzi&& in
nome proprio. Segue lkstensione della terra emersa e la creazione delle montagne da parte

del diavolo. "


Il Grafenauer segnal in u n a raccolta slovena poco nota deI Trdina una versione del mito
in cui Dio stesso che, accaldato dal sole, si tuffa in mare e crea la terra da un grano di
sabbia rimastogli incidentalmente tra le unghie. Secondo padre Schmidt, dove nella pesca
deIIa terra interviene un aiutante di Dio, non vi pi n Urkultur n. E in una regione periferica deI mondo slavo sud-occidentale che si conserva la f o m a pih arcaica dd mito. Non
dunque da un u gruppo misto D degii Ugri e per tramite grande-russa che la tradizione si
propaga agli Ucraini e a& Slavi meridionali. I1 mito fa parte di un patrimonio religiosa slavo
che gli Slavi hanno portato con sd nell'emigrazione, sia in forme antiche che recenti e cristianizzate.
I1 mito delia pesca della terra non ha mai varcato in nessun punto la barriera occidentale
dell'abitato slavo e si propaga invece ad est fino ai Jakuti senza soluzione di continuit. Si
ripete msi la situazione gi constatata a proposito d d Dio celeste ozioso: Slavi e Ugro-Einni
hanno antichissime uadizioni religiose comuni delle quali non partecipe alcun altro popolo
indoeutopeo.

Diavo bio j e hai brat t,, GrbZ S. M., Srpski mrodni obihji is
Boljevdhg, Se%, XN, 1909,p. 33s.
Piqtkowska I ., Obyzaje I d u ziemi sieradzkiej, M Lud *, W, 4, 1898, pp. 414-415.SuUa ptsca della terra v.
akte versioni in: Kibort J., Szdachczc fapciowy #a Wdyniu, r Wida D, XI, 1897, pp. 272-273; MBciqg M., PodanY i
leglendy r Olsz&!ski TsirobWskiej, u Wida B, XVI, 1902,p. 330. Per la presenza del mito in Polonia v. Kryianowski J.,
Polska bajkri ludowa u1u&adzie qWemrPIycxvym, W h w , 11, I&, pp. 172-173,
Ttdina I., N a d n c poviesti iz searoslouenskogo bujoslovja, h: Grdenauer I., Prdulturae bajke pri Sl~veneih.
u Etnolog i ~ XIV,
,
1942.
3 u

29

Capitolo quarto
BOG

11mito della pesca della terra non il solo in cui compare un Essere supremo primitivo presso
gli Slavi. Nei 1869 un certo S. R.SikmoviC, professore al seminario di Vitebsk, consegnava aUo
Sejn due quaderni di canti popolari belorussi, raccolti da suo fratello, il pope N.K. SikrnovjC.
Tra questi canti ve n'em uno (il n. 361 della raccolta ddlo Sejn) in cui camparha un
a Raj * personificato, con l'annotazione del raccoglitore che a raj ia era il Dio delIa mietitura.
In una variante del medesima canto compariva la personificazione di u dobro P e in due
aItre quella di a bog is e di a sporyk *.
Il senso del canto il medesimo in tutte e quattro le varianti: Raj (oppure e dobro B,
bog >r o a sporyg i 9 ) passa per Pa strada del villaggio, ma nessuno lo invita ad entrare nelle
case. Solo un abitante del villaggio lo fa, assicurando al passante che nella sua casa regna
I'abhndiuiza e che tutto 2 pronte per accoglierlo (n. 36 I $, oppure che la sua aia abbastanza grande per accogliere tutti i covoni e le biche che il visitatore vorrh portarvi (n. 363).
Riportiamo qui dallo Sejn le strofe del canto bclorusso in sette varianti, di cui due (i
nn. 361 e 363) al completo:
- 361 -

(kpdskij uezd, U s a W j o h g )
QiodziU Raj po vulice,
nichto Raju u chatu nja prosic';
prosic Raju Andrejka:
A praSu 1, Raju k sabe u chatu!
A u mjane U S pribereno:
~
cjasovye staly pzaxilivmy,
zolotye kubki pondivany zneEik Castovaci
(Andava Raj per la strada, / nessuno invitava Raj nella casa; / invit Raj Andrejka: / Prego,
Raj, entra nella mia casa! / Da me tutto preparato: / le tavole di quercia sono irnbandite, / Ie coppe d'oro versate / per festeggiate la mietitura}.

- 362 (kpel'skago u., S. Dubrovki)


Chodziu Raju koli dvoru,
nichto Raju u dvor ne zovec'.,.

(Andava Raj intorno d a fattoria,

nessuno chiamava Raj nella fattoria...).

E. Gasparini, ll rnotriorcoto skovo. Antropokogio cdhkmke dei Protoskovi, 111, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8 (print), O 2010 Firenze Universi@ Press

(Disnenskij u.}
Chodziu Raek po dice,
nichto Rajka

(Andava Raek per la strada,

ti

rlvcir ni mvec'...

nessuno invitava Raek nella fattoria...).

(LepeI'skago u ., S. Apanaskovici )
Ilou Raek dorogoju
rano, rano!
doroguju Birokoju...

(Andava Raek per la strada

presto, presta!

per la Iarga strada...!

(Lepel'skij u.)
%Slo dobxo dorogoju,
derogoiu girokoju..

(Andava + dobro >s per la strada,

per la larga strada...).

(Disnenskij u.)
Isoii Bog rlorogoju,
a za nim nas pan idzec7
u rukach I;a@u niasec'
i do sjabe Boga pmsic':
Da ku mne, Bega, da ko mne,
doi z gustymi snopami,
da z Castymi kopami,
u mjane gumno vjalikoja,

pereploty vysokie,
es' gdze snopi stauljaci,
es' gdze skirty Masci.
(Andava aBoga per la strada, / e dietro a lui if nostro padrone / portando il berretto in mano
/ e invitava a Bog D a msa sua: / Vieni da me a Bog a, vieni da me, / con grossi covoni,
/ con numerose biche, / da me l'aia grande, / Ie stamionate sono alte, / C'& dove mettere
i covoni, / c' dove mettere le biche).

(CaZniki)
Chodziii Spoqd po vulice,
po vulice po Lirokoj... '
(Andava cc sporyi W per la strada,

/ per la

strada, la larga strada...).

Un personaggio divino passa per Ia via del villaggio in quattro diversi travestimenti: come
raj , voce che in tutte le lingue slave significa oggi solo u paradiso D, o pi semplicemente
come 4 dobro P, il bene, oppure come a bog B, Dio, oppure infine come u sporyS ip che una
poligonacea edule, la centinodia (Polygonum avidare). Tutti portano con s nella casa in
cui entrano l'abbondanza e k forni.
Le quattro voi che indicano questi personaggi sono slavo-comuni. u Raj * un prestito
deli'iranico e riy n passato a significare q paradiso N, ma che nel canto lxlorusscr conserva
evidentemente, il significato ario di <{ ricchezza D, u fortuna W , dovizia ip (v. Iat. a res D,
Vasmer, ReW), altrimenti non potrebbe a s m e sostituito nelle varianti con 4 dobro D e con
9 sporyi P. II canto belorusso probabilmente I'unica testimonianza letteraria ne& quale
a raj r, compare con questo valore. Questa testimonianza deve risalire ad una tradizione precristiana in cui fa voce aria non aveva ancora subito la deviazione semantica che la port a
& passato anche ai Mordvini,
significare a paradiso B. L'antico iranico 4 rnfj i~ (davo raj
ma cc riz M in mordvino (molGa) conserva ancora oggi il significato originario di ,x ricchezza D
e u fortuna i ~ ,perduto nello slavo e conservato nel canto bdorusso.
Questo medesimo significato ha nel canto belorusso h voce e bog ia, dato che w sua volta
pu essere sostituita nelle varianti da a dobro W e da a sporyS n. Era un sinonimo di 4 raj >z,
col vdore (anche ario) di a ponione fortunata u, u buona sorte D, a felicit B che compare in
tutte le forniazioni sIave corrispondenti al russo u bogatyj * e u ubogij a, ricco e povero, cio
provvisto o sprowisto di beni di fortuna.
I1 terza nome del canto belorusso, 4 sporyH e, t in accordo coi due precedenti. Nella lingua
popolare belorussa si d oggi il nome di spory6 e a uno stelo di grano con due spighe, inteso
come simbolo di abbondanza. ' Ma il primo significato di r sporyS o quello di Polygonum aviculare i~ le cui sementi, ricche di sostanze nutritive {g % di proteine) vengono ancora
oggi ritrovate iri tale abbondanza e purezza nelle stazioni preistoriche della Slavia occidentale
da far supporre che venisse coltivato. In s e r b a t o a podvornica ( potkutnijca) significa
n d o stesso tempo terreno coltivato presso Ia casa e e Polygonum avicuiare B (ParlfiE e V&,
Lex. ). La coltivazione di questa erba biennale spontanea deve risalire ad u r i ' e p a in cui il
principio dell'agricoltura era gih acquisito presso gli Slavi, ma non era ancora applicato
a

Sejn P, V,, Beiomakja pesni, ZGO OE, V, 1873, pp. 493-495.


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3 Vedi ii p o b a*#,
il belorusm e &Q
azb&~, 4
.
In d d u s a b m l a w c e h a c o m m
I'antico signifiato mio di f o r w ,: rr B6h dzic jemu wtlt e M a (...&n& vie1 Gliick), id. M j e P, v. Schmnkt
J . E.,Volk~iiederdm W m k h der O h - ruid &de?--L*r#sifz, Grimma, T.1, r8q1, n. 134, p. 159,n. a d , p. 210
e n. 279, p. 263. I aimposti di s bog* sono -ti
a&
a1 lituatto.
Anche in Lemh dove Jumis (le voce k hianica), D i dei q i , t simbokgiato da una doppia spiga, v. Ligera Z., Efbnogmplie le$sonc, me, 1934,p. 50.
5 V. Parte &a,
Cap. I.
1
2

a i cereali, e adattato, come coltivazione sussidiaria, a favorire la crescita (per lo pi con diserbature e disseminagioni) di essenze spontanee. B una fase di transizione tra Ia raccoIta e
l'orticoltura che sopravvive ancora oggi in certe regioni della Siberia, ddlAustralia e delI'Arnerica settentrionale, e che converrebbe chiamare q( agricura 8 .
Collegato col significato primario di + raj D, il fatto che il solo cereale nominato nei citati
canti belorussi sia lo r< sporyi B, pu costituire un indizia ddla grande antichit del canto.
I1 nome del << Polygonum aviculare (sporyk) risaIe a uno a spor n, a sporyj B, col significato di redditizio a, fmttuoso ip (v. lat. a prosper >r in Vasmer, ReW) che ci riconduce
a quelli di 6 raj >r e di a bog * come a abbndanza *, a ricchezza br e u fortuna m.
Che il ec b g P slavo provenga a sua volta dall'antico indiano u bhiiga D un'ipotesi contro
la quale non si saprebbe muovere nessuna seria obiezione linguistica, sebbene non siano p c h i
i glottologi che preferiscono considerarlo come indigeno davo, nonostante il passaggio semantico, parallelo all'iranim, da 4 bog D - u bhiiga B come a parte n, a porzione s, 4 ricchezza
ecc. a 8og come distributore di questi beni e Dio. Ma un fatto che in rnordvino (erza) la
voce ii paz * (mokSa c< pavaz n), COI vdore sia. di felicita e e fortuna che di Dio, sicuramente un prestito dell'iranico. Si ripresenta cod la possibiiit che anche il u bog slavo sia
effettivamente un prestito dell'iranico. Infatti tra ii paz n mordvino e il a bog ip slavo esiste
una grande vicinanza rituale.
La scena del canto belorusso di un personaggio divino (raj, bog, dobro, sporyg) che passa
per la via del villaggio accettando gli inviti ad entrare nelle case, era soltanto immaginata e
descritta o veniva anche rappresentata? Non G difficile figurarsi che in certe ricorrenze religiose un abitante del villaggio potesse vestirsi in modo da rappresentare un essere soprannaturale e venisse invitata ad entrare nelle case per propiziarvi la fortuna.
Ne1 manoscritto dellUEaev, un maesbo di m o l a mordvho, pubblicato dallo Sachmatov,
si racconta che in antico, e< quando i nostri non erano ancora battezzati B, sceglievano un vecchio che rappresentasse NiSkipaz a il quale dove va salire inosservato nel solaio di una capanna
di preghiera, sulle rive di un lago, per rispondere alle in-i.ocaUoni dei fedeli: 9 NiGkipaz,
PokSpaz, nutritore, dacci grano! pregavano i fedeli, e il vecchio che impersonava la divinitA
rispondeva invisibile dall'alto, sottovoce: a Ve lo dar >i. Finita la cerimonia, il personaggio
doveva saltare dal solaio nel lago, nuotare sott'acqua e nascondersi nel canneto.
Nel villaggio di Karmalka (distr. di Bugulma gov. di Samara) e presso i Mordvini Mokia
del govtrnatorato di Tambov, i1 vecchio che impersonava NiSk'e-paz si arrampicava su un
albero e veniva invocato dai fedeli in ginocchio. Nel distretto di Bugulma la scena si svolgeva, secondo il Paasonen, in una forma molto vicina a quella descritta nel canto belorusm:
un vecchio vestito di nuovo da capo a piedi passeggiava su e giu sotto le finestre finchd un
padrone Io invitava ad entrare e a sedersi alla tavola debitamente irnbandita. L'invito suonava cod: + Skaj-paz, NiSk'e-paz, entra, abbiamo costruito una nuova casa, dacci bestiame
6 Moszyfiski K
., Kaltwu ludowa, 1, pp. 21m211;Nehring A., Stndien zar idg. Urheimat, in: Koppers W,,Die
Indogermanen- und Gwmnenfrage, Salzburg-Leipzig, 1930, pp. r 41-142; BirketSmith K., Histoire de lo civilisntion,
Pam, 1955, p. 1707 Paasonen H., Mordwini~cheLutlehre, Helsingfois, 1 9 3 , stesso, e Journ. de la Soc. finno-ouprienne P, X, in:
Smirnov I. N.,Morduu, IoAIE W, XII, 4, 1895, p, 280; Collinder B.,Fenn~ugricVmabdury; Vasmer, REW.
8 S m d o Faaisonen, il mordvina m a Ski-paz o NiSk'epaz 5 formato, cd prefisso u in6 B e u Ski D, u grande n,
come nel mardvino mokia I'attnbuto d i a ot'su n, v. Harva U., Die relig. Vorstellangen der Mordwinen, FFC, 142,

I9523

P. "44.

Sachmatw A. A-, Mordouskij etnografiCcskii Sborns, SPb, r910,pp. j7-38; Harvi U., Mordwitten, pp. 155-158.

che si moItiplichi, ecc. P. I1 vecchio rispondeva: a Lo da&, lo dah...m. Abbiamo sottolineato


i momenti dell'azione analoghi a y e l l i del canto belorusso.
Qua e l i nel governatorato di Saratov il costume di sceglie* un v d i o che rappresentasse
Skaj-paz era osservato a Pasqua, quando ricorreva la festa dei morti. IL1 prescelto, la notte
della vigilia di Pasqua, passava sotto tutte Ie finestre e ad ognuna di esse domandava del
padrone di casa. Egii bussava tre volte col bastone alla finestra e quelli di dentro domandavano: Chi la? >>.E da sotto Ini finestra si rispondeva: * Skaj . u E che cosa 5kaj procura di fare? D. (< Egli benedice, fa vivere, ordina d e messi di crescere, al bestiame di moltiplicarsi, fa rimanere sani, ecc. (Harva, op. loc. cit.).
Questa visita del modvino Skaj-paz nel governatorato di Saratov ha un carattere molto
particolare: avviene aila vigilia di Pasqua, nella ricorrenza ddla Cesta primaverile dei morti.
La circostanza non fortuita perche secondo UEaev-Sachmatov, Nisk'e-paz passeggiava di
notte per il villaggio (ckdical po n d m po selu) e ascoItava sosto le finestre le preghiere
dei contadini, promettendo di soddisfare ai loro bisogni. In premio della promessa, g l abitanti della casa gli davano dalle finestre, senza vederlo, una camicia, dei calzoni, mele o
uova, con l'incarico di portare questi oggetti a uno dei morti recenti della famiglia neIl'altro
monda. l"
Queste pepersonificazioni e visite di Dio sono molto diffuse in Belorussia e, secondo il
Caraman, in t u t t a la Slaoia. In hiorussia lo stesso padrone di casa che alla vigilia di
Natale esce dd'abitazione con la a kutija n (piatto natalizio), ne fa tre volte i1 giro e poi
bussa d a finestxa:

- Chto tam stukae? (Chi bussa?).


- Sam Bog stukunjae (B Dio in persona che bussa).
Oppure:

- Chto tam chodyt? (Chi va l?).


- Sam Bug chodyt (l3 Dio stesso che passa).
- A 50% on robyt? (E che cosa fa?).
- Zyto mbyt! (Fa crescere iI grano) '2

I1 medesimo dialogo si svolge in Ucraina occidentale, sul Bug:


- Chto idk? (Chi va l?).

- Bih - odpoviada

samego sobie (Dio, rispnde

[il padrone di casa], a se

stesso).

- Szczo nes? (Che cosa porta?).


- Pyrih (Un a pirog a). l3

Harva U.,Mordwinen, p. 156, d a Paasonen H.,


Mordwiniscbc Vodksdichtung, heraus~.ir. ubers. von Pwuo Ra1.111, I*lsinki, x938, 1941.
Sachmtov A. A,, op. cii., pp. 39-60.
l2 Sejn P. V,,Bytovniu i semejmuja Zirn' Belomsss v ob+dnch i pestijmk, T.I, SPb, 1887-1890,p. 47 a T, 111,
p. 380; Moszvfiski K.,Pole~ieruschodnie, Warmawa, 1918, p. 2 1 7 ~ambedue in: Cararnan P.,Ob-d kolpiowdnia Stow i u ~i Rumsrndw, &ak6w, PAU, Prace etnol., n. XIY, 1933, p. 4x5.
Dobromlski St. J., LJ Rmbiezowski, a Lud a, I, 1895, p. 233.
10

v&,

"

La medesima scena viene rappresentata in Bulgaria: il a gospcdar >p prende la


di Natale, vi mette sopra un bicchiere di vino e si avvia alla porta invitando:

pogaCa ip

&do Boiiik, ela ni na vderja!


(Nonna Dio, entra da noi per la cena! 1.

E uno dei f i l i

u la rnoglie, in nome deIl'invitato risponde:

VArjajte sinko, neka vi e nazdrave!


(Cenate figIiolo, e torni a vostra salute! 1.

l4

a Bozik un dirninutivo di Bog che indicava in origine il figlio di Dio l5 e che in seguito
pass a significare il giorno di Natale e la stesso Natale.
In m altro canto popolare bulgaro non il a dedo Boiik n, ma lo stesso Bog che chiede
di entrare ed invitato a prendere posto a tavola;
I Koledari cantano:

M& li Boga da posre8Znes3,


(Puoi accogliere Dio,)
Da posresEnesa, da nagostlsa?
(Accoglierlo e ospitarlo?)
Mciga, moga, dobre dogiiIi,
(Posso, posso, il benvenuto,)
Dobre do8illl, neka dojde,
(B il benvenuto, che entri,)
Da mi sedne na trapeze...
(Che noi sediamo a tavola) ''
L ' h a u d o f f d la traduzione tedesca di un analogo canto:

D u mein Peter, guter Hausherr,


C?tt hat dch m dir geladen

Um als lieber Gast zu kommen.


Kannst du G t t ah Gast empfangen? "
Ma la parte dei padrone di casa o dei koIedari in questa cerimonia, recente. In passato
il a boiik fi era rappresentato da un estraneo che veniva in visita alla casa, e si arrivava a una
vera messa in scena di Dio,
In Macedonia il dedo Bo%Kn (in macedone a dedo Bo&j ) era invitato a entrare nelle

'5

&riRov D-, Tiva stdrs'na, Russe, 1892, Kn. 111, p. 308, in: Caraman P.,op. cil., p. 416.
Briickner A., Slouirsik etym., Krakdw, 1927, e b u k m u mladi h g * in: Strausz, p. 327.

Ifi

Camman

14

P,,op. &t., p.

424.

17 Arnsudoff M., Die Bulgarisckm FesfbrauEhe,


18 M
inscenizacji mmcga Bega P, Graman

DQ

Leipzig, 1917, p. 8.

P+,op. cif., pp, 422-423,

da Marinov

D.,op. ci#.,

p. 312.

case nella notte di Natale. Gli si lasciavano sul focolare noci e castagne. Era un vegliardo
canuto che arrivava su un asino zoppo o rognaso (kriv, sakat) da sud a nord, partendo d d a
chiesa e passando poi per le case. Si credeva che fosse pidocchioso, ci che farse t in relazione con la condizione di mendicslnte di colui che Io impersonava. ''
Presso i Serbi di h s a z i a ne1 XVIII s e d o un uomo mascherato da Cista, accompagnato
da uti servitore Rupanc (Ruprecht) visitava a Natale le case del villaggio.
Era detto a BoZe d2Eo . 20 L'usanza nota anche alla popolazione tedesca.
I1 a paz 9 mordvino e i1 bog n slavo sono talmente vicini tra loro da rompiere i rnedesimi atti sotto un medesimo travestimento, e da pronunciare le medesime parole nelle medesime circostanze. Poich il paz mordvino sicuramente iranico, probabile che lo sia
anche il bog slavo, come lo sono il u riz P rnardvho e il raj B slavo. Non si pu immaginare che un ec paz mordvino e un a bog >> slavo, eterogenei, si comportino fino a questo
punto nel medesimo modo. Sarebbe anche singolare che un paz * mordvino avesse imitato
le cerimonie di un cc lmg n slavo, pur essendo la vicinanza dei nomi casuale, e che questa ipotetica imitazione si fosse
in unkt slavo-comune e di contatto tra Finni e Iranici,
senza che I'iranismo abbia interessato i1 cc bog ip slavo. L'ipotesi pi semplice potrebbe essere
l'imitazione recente di un 6 bog i~ russo da parte del Niik'e-paz mordvino, ma le forme
arcaiche e puerili dell'intervento della divinit finnica (NiSk'e-paz ne1 solaio della capanna e
a~rmpicatosull'albero) rendono questa supposizione improbabile. Tra i1 paganesimo mordvino
e il cristianesimo ortodosso dei russi vi fu lunga e aspra lotta. Che un bog i~ russo cristiano
abbia tardivamente indotto un NiHk'e-paz mordvino, antico e pagano, a imitarne a tal punto
la condotta, un'ipotesi improponibile, n4 d'dtra parte Majnov, Ucaev, Sachmatov, Paasonen,
Smirnov, Caraman o Harva mostrano di aver mai sospettato una t d e imitazione. Il confronto
tra l'aspetto, gli atti e le parole delle due divinit costituiscono un argomento convincente
della Ioro comune provenienza.
h Sejn rubrica i canti belomssi sopracitati come canti di mietitura (zaginohyja, sporygov'ja pesni, pp. 797, 808, 460)' analoghi quindi alIe 4 obiinki n ucraine *' e ai canti di mietitura, fortemente aIterati da influssi padronali, degli Slavi dell'ovest. Ma lo Sejn caduto in
errore. I canti di Bog-spory5 visitatore sono canti di questua e di koljada, e non di mietitura,
anche se, per il Ioro contenuto, si prestavano ad essere ripetuti d'inizio o alla fine del raccolto.
Conosciarno cinque episodi di intervento di Nilk'e-paz presso i Mordvini. In uno di questi
episodi NiSk'e-paz percorre le vie del vilIaggio durante la commemorazione primaverile dei defunti e promette alle famiglie prosperit in qualith (pare} di sovrano dei morti. I n un altro
episodio il Dio non entra nelle case, ma riceve invisibilmente d d e finestre doni destinati a
pervenire per suo mezzo ai membri defunti della famiglia donatrice, I1 Grande - Iddio, 1"ssere Supremo, celeste e creatore, NiSk'e-paz, dunque divenuto manistico. Questa evoluzione
manistica della religione dei Finni gi stata rilevata dagli studiosi. Vi potr8 essere discordia
sulla cronologia di questo sviluppo, ma non s u l fatto in se stesso, n sulla drcostmza che Io

l9 A meno che il pattidare non abbia significati mitslogici, come fsmo sospettare i difetti deli'asino, v. Tane
vi6 St., Srpski isarodisi obiEaii sr Djevdj~lijrko~
k d , CeZb, XL, 1927,pp. 84-89.
m Schneeweis E.,Festc u. VolksbriUcbe der S o r G q ~vergdeichenddrorgestellt, 2a ed,, Berlin, 1973, p. 88.
21 Abramov I., Cernigovskie Mdorossy, byt i pesni nurekwijia GEuchoushgo srerda Cernigouskoj gub., a Z
ivst.m,

XIV, rgoj, pp. jao-522.

stesso Dio celeste stato travolto da tde evoluzione, a e noi abbiamo gi5 assistito presso gli
Slavi alla trasformazione del Dio della pesca della terra in eroe lunare e, infine, in capostipite
dell'umanit, Che il B( bog r> klomsso sia entrato a far parte della schiera dei koledarivol2ebniki dunque una circostanza importante perchif denota una evoEuzione manistica della
divinit slava, parallela alla finnica.
Non sappiamo se il secondo a avatar del Dio celeste finno-slavo (da Dio dei morti a Dio
dd grano e al grano stesso) sia da parsi dopo la trasformazione manistica della divinit o se
so10 l'appellativo di a did ip, a diduch >z ecc. dato al grano sia stato creato in questa fase, e
la trasformazione, in se, si sia prodotta anteriormente. Ci che sicuro che il 4 h g >) slavo
pub visitare le case anche sotto iI travestimento del grano, e noi conosciamo gih questa sua
possbiIit dal nome di a spo* B dato al visitatore notturno in Belomssia insieme a queIIo
di e raj D, di << dobro D e di a bog D.
A Brzdany, in Galizia, la sera della vigilia di Natale, il marito prende un covone di grano
e dice alIa moglie: n Slava Izusu Christu! A czy pryimete wy mene w hostinu? i, B Gloria a
Gesb Cristo! Mi accogliete voi come ospite? i ~ E
.
la moglie risponde: a Dolhy my czekaIy
nim my toho hostia doczekaly! a Abbiamo aspettato a lungo prima che arrivasse un tale
ospite! S. La lunga attesa pare riguardare non la ricorrenza natalizia, ma i1 grano stesso che
impiega lungo tempo a crescere e a maturare. Si allude d'attesa del nuovo pane.
Dopo Ie parole della moglie, il marito si copre col covone e domanda alla moglie e ai
figli se lo vedono, augurandosi di non essere da loro veduto per l'intero anno (celyj rik),
cio che vi sia sempre abbastanza frumento nel granaio. 23
L'atto di nascondersi dietro il covone, o de1 sacerdote di h n a dietro un grande pane
nel noto episodio di Smo (MGH SS, XXIX, Hannover 1892, XIV, 123) gi stato indagato
daI Ralston e recentemente dal Kuligii. Ci che k interessante 2 Che in Ucraina si dia a
questo covone (il primo o I'dtimo della mietitura) il nome dI a did n o di rr diduch n. Abbiamo visto che gli Huculi chiamano * didi le pannocchie di granoturco che pendono a coppie
accanto aUe icone 25 e a diduch >, lo stesso pane natalizio. Viene chiamata a did ip o u diduch n
anche la paglia di cui si sparge a Natale il suolo deu'abitazione.
Come ne1 caso delle maschere o dei morti, anche in quello del covone di grano il nome
maschile (did, diduch) si alterna a quelio femminiIe: in Moravia l'ultimo covone chiamato
u baba a o u stary D. 26 I n Russia questo covone antropomodo: viene vestito con una
camicia, per lo pi femminile, in Ucraina chiamato u baba n. n L'ultimo covone rivestito
di camicia femminile o con fazzoletto delle maritate nei governatorati di Penza, Simbirsk,
Saratov e Smolensk. NeI governatosato di Vologda, anzich u baba e t chiamato a kumdka b,
mmare. 28 Antropomorfo e manistico il covone anche presso i Finni, sebbene i Cardiani lo
Czaplicka M. A., R E m i g i d Siberik, Oxford, rg14, p. 277 ss., in: Schmidt W,,
Manude di Storia delle reliBrescia, 1943,p. 94; Sklius V. T., Die Rerkrinft der Finnm, Helsinki, 1925, p. 66 e rilievi di Kop
p r s W., in: u Anthropos P, n,1925, pp. 796-797.
13 Moszfiski K., Obrqdya wima i powiefci lud* r okolic B r z e b ~ ,PAU, Mater., T. XIII, 1914,pp. 152-153.
24 Kdston W. R.S., The Songs of &e Russian peopge as illmfrntive o/ Slnvonic Mjitbology , London, 1872,p. 205;
KuliSit S., Porijcklo i znaCenje boiiCnog obrednog hljeba sr iuhih Stovena, GzMS, 1933, pp. r w ~ z .
25 Kaindl R. F.,Bei den Harztrlen i m Prurbtbd, MAGW, XXVII, 1897, p. "23; Barwinski A., Das Volksleben
der R u t k e v e ~ u, Die Oristerr. Monarchie yi, Wien, 1898,p. 414.
m Treimer K.,Gli Slaci occidentdi, in: Bernatzik H. A., Die grosse VuIAerkunde, I;PanMuEt: a, M. 1954, trad.
gioni,

ja ed.,

iul., 19~8,p.

192.

n ZeIenin D.,Rws.-osislavircbe Volkskunde, Berlin, 1927,p. 42.


TereSknko A,, Byi wskago trmorda, SPb, T . V, 1848, pp. 131-132,

rivestano so10 di indumenti maschili. 29 1 Ceremisci lo chiamano

kudovoi

,custode deIla

casa.

L'aspetto ispido di questo covone suggerisce l'idea di una barba, 31 ma questa barba & Ia
barba di un santo o di Dio stesso. " In Ucraina il covone viene posto neIl'angolo sacro (na
pokuti), cotto le icone e venerato e pregato insieme a loro. " Il covone, germinato per I'intercessiorie dei santi antenati, il rappresentante degli antenati, e viene identificato con Dio
stesso.

Lo stesso sviluppo ha luogo presso i Finni dove I'ultimo covone viene chiamato direttamente anche Jumala, cio Dio. Questo Dio sicuramente lo F( spory: , il- * bog 1~ slavo e
il I( paz N mordvino. Quando il poeta russo Alessia V. Kol'cov, interpretando Ia pi genuina
religiositi popolare, chiama la segala 4 ospite divino * egli non fa che indicare nel cereale l'mtichissimo a sporyZ D o il Nisk'e-paz che bussa di notte alle finestre delle case, o il s G o s d
Bog >, che si accompagna ai <{ voloZebniki P belorussi, o il covone ucraino che chiede ospitalitii a Bmeiany:

"

dremit kolosom
@ti do z d i .
slovno Boiij gost'
na vsc storony
dnju veselomu
ulybaetsia.

(Pi alta della cintura / la granita segaia / piega le spighe / quasi fino a terra.
un ospite divino / da tutte le parti / alla gaia Iuce / sorride). 36

Come

L'omologazione Dio-grana profondamente sentita dal popolo. Seminagione e mietitura


divengono atti religiosi dei quali i contadini si dimostrano coscienti e intimoriti. Nella volost'
di ITinogorsk (distr. di Dernjansk) i1 seminatore viene sarteggiato e riceverne Ia sorte considerato un favore di Dio. Un contadino, certo N. Evstignev, raccont & Zelenin che una
domenica, durante la danza del a chorovod a, i contadini presero a pdare tra loro della
semina daindomani. rt A chi piacer al Signore di far cominciare (zazynat')? - domanda
un contadino anziano, Prokofij. - Egli Io sa a chi, non occorre insegnarfido - gli risponde
FEdor seduto accanto a lui e da poco separatosi da sua padre, - ma so che non twcherA ni
Riink D.,Ilie heilige Hinterwke, FFC, x37, 1949, p. 62.
Buch M.,Die Wotjaken, p. 165.
31 BeIomsso r b i d S, in: Sqti P. V.,Below~sk.perdi, p. 4 t h
32 a BoZja bmdnika N, Tanovil St., op. Cit., p. 336; u boZja brada P, presso FGka Gora e Leskovac, a b
d sv.
Ilije ia, u dedina brada B, i< bop brada s, ecc. v. KdiliE S., Porijekh I mirJe~je, p. 13 ss. 4i Mikole ma bomdku ii
(Zobnin l?., Ir gods v god, u 2ivst. b, VI, r, 1844,p. 56); e Spasovaja broda n (bpaayhski A., a WL& *, X, 1896,
P. 843).
3 Zelenin D,,
Rws. VoIksk., loc. cit.; Abrarnw I., Ccrnigovskic Malomssy, cr Zivst. *, XTV, 1905, p . 1 ~ 2 ;ecc.
ZoSZ-enko Ks., Istorifkg posta#' sturoukrainskih Rirdva i Sfedrogo verira, L'viv, 1928, rec. di A. Gahs, i n :
w i4nth-s
XXIV, 1929,pp. 726-730.
Rank D.,Dle beilige Hi~sw~cke,
p. 67.
3~ Kol'cov A. V,, Biblio~ekapoeta, Leningrd, ~ g j j p.
, 143.
3

ip,

me perch... io sono peccatore (grelfnyj ja Eelovek) is. Tocca a un certo Danilo estrarre dal
capello la sarte feiice. I1 favorito non crede alla propria fortuna. B Allora, a domruii mattina
- dicono i contadini a l k d l o , - ed ecco a te una s p o r y k ! m e glt mettono in mano una
paglia con due spighe. "
In qualche Iocalit3 la miedtura k aperta da una mietitrice a nota per la sua piet a e nel
govematorato di Vitebsk i mietitori indossano vesti pulite e sempre camicie candide. 38 La
santith deiIa fatica dei campi non t qui un'immaghe dei poeti, ma una grande r d t h . Pi
che l'India vedica, h riverenza e il fervore di questi atti ricordano da vicino Roma repubblicana t il vecchio Catone.
Tale era qua e 1Zt l'mimo del contadino m s o ancora al principio del nostro secolo.
Abbiamo cosl imparato a conoscere quattro divinit superiori degli Siavi: tuio spirito
della foresta, un Dio celeste ozioso, un Dio della pesca della terra e un Bog della ricchezza e
del grano. Non & affatto chiaro se siano esistite d d e relazioni tra queste divinith. I Votjaki,
che le conosmno tutte e quattro, chiamano Inrnar il Dio deste, ma non danno nessun nome
alla diwiitii della pesca d e h terra. Dicono che era 9 un certo essere m (in russo: a k a k ~ t o
sui&stvo n). Alle ripetute richieste del Bogamskij per sapere se chi aveva comandato la pesca
della terra fosse Inmar, risposero sempre di non saperlo. Quanto al ai bog B del grano, si tratta
di KylEin-Inmar o di Kyfdysin. Secondo notizie atrinte ai Votjaki da Pervuchh e da Ivanov,
un tempo Kyldysin viveva nella terra t passeggiava per i larghi sentieri che separavano i confini dei campi a in una lunga veste, alto, tutto biaaco e canuto *, esaminando e avendo cura
di ogni spiga di grano. Qua& la terrri comincib ri scarseggiare, anche i sentieri dei campi
furono coltivati. Kyldysin se ne offese e scomparve, chi dice in cielo, chi nella terra. Questa
divinit8 che passeggia per i ampi e u fa crescere bene il grano a chi vuole e ad dtri no W ,
KylZin-Inmar, non Inmar stesso. Inrnar non va per i campi. 39
La vicenda di Bog che un tempo insegnava agii uomini ad arare e aveva cura dei campi,
finchi, offeso, si ritir in cielo, k raccontata anche dai Bulgari e dai Serbi. "
Secondo padre K o p p u bbga B un aspetto secondario dell'Essere supremo indoeuropeo (eine zweite Hochgottgestalt im Indogermanenkreis), erede del pih antico u Dyaus pita o.
Col nome di Bhagvan sopravvive ed largamente diffuso in India. 41
Nelle strofe vediche 4 bhiiga a la psrte o przime. Questa parte & regolnire, prendibik,
senza sorpma, a scadenza, per gestazione (il bambino pronto a nascere raggiunge il suo
a bhiga ib), senza rivalitil, per principio di distribuziune. A Roma vi corrisponde Terminus,
come attributo di partitore regolare dei b d . 11 Ramat Io mette in relazione con le societi
co11ettivistiche e paritarie. " La vwe non appartiene d a serie sacrale. Si tratta piuttosto di un
temine profano, sociale e economico, che in greco passi aI significato verbale di u msuigbre R.+'

"

Y Rit~ogorskojvdasti, DemDjmskugoW&, 4 2ivst. *, XIV, 1,903,pp. 3-4.


A, By# m s k a g o amoda, T. V, SPb, 1848,pp. sm,133.
Bogeevtkij P. M , Oteki religknycb p e d s f d e # i j Votjdwi, EO, I, 1890, pp. 14,
147.~48.
KowataJieff I. O., Birfgariscber Volksghbe BIRF dem Gebiei der Himmelskirade, m,
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1898, p. 81;MiIouvIjevi4 G.M, Srpski m d ~ obitaji
i
iz sreza Omdjskog,
SeZb, XIX, 1919, p. 293.
41 Koppers W.,
Zur Frirge der bildrrwischn Dm~teUmgdex Hocbg~ttes,*: EthnoIogb m, KWn, NF, 2 , r+o, p. 6.
D u m a G , L ' W o g i e &ipmrite des Indo-Eilmpem, Bruxeh, 1958, pp. 67-68, 69.
Ramat P.,I problemi deila rdke indoeruow 68iig-, a h a l l deli'Ist. univ. Orientale di NapaIi W , Linguisti=, V, 1#3, P. 48.
Devoto G.,Origini indernopee, Firenze, r ~ p. ~311.,

W
n
i D.,D e w v e ~ l f h so&
j~~

9 TerdZenko

"

Votjaki (Mordvini) e Slavi, che avevano nel patrimonio delle loro credenze religiose un
Dio celeste remoto e dimentico delle sorti umane (divinitk sconosciuta agli Indoari), non riitscivano a mettere questo Bog-Paz, sollecito dei campi e dei raccolti, in relazione con quelI'alta e misteriosa EntitA. Presso di loto questa divinit diviene un Dema, un Dio benigno,
presente nelle piante alimentari, un covone di grano rivestito di indumenti umani e quasi

un feticcio.
Slavi e Mordvini possono avere attinto dall'iranico Ia voce a bog a e a paz in et diverse
e in punti diversi di una linea di contatto con idiomi iranici che Ln una certa epoca si estese
dal Dnestr all'Ural e oltre. Ma la voce a paz B, che non figura in mremisso, deve essere
posteriore alla separazione dei Mordvini dai Ceremissi e risalire quindi ad un'epoca relativamente recente, aIl?ncirca intorno d a nostra era."
N i Mordvini, n6 gli Slavi avrebbero avuto motivo di prendere a prestito dd'iranico
una voce generica per indicare Dio se non fossero venuti a contatto con una particolare divinit iranica, con un bhga visitatore delle case e apportatore di ricchezza. Una tale divinit era farse venerata da un gruppo lmale di coltivatori (e non di devatori) sarmati, confinanti coi Finni, perchd intorno d'era cristiana, la piU meridionale delle culture finniche, la
a l t u t a di Gotodec, aveva su1 Valga, tra Simbirsk e Saratov, un vasto fronte di contatto vetso
est, coi Sarmati, e non con gli Sciti, mentre le altre culture finniche (di Anan'ino e di D'jakovo)
erano del tutto isolate dalle parlate iraniche. Gli odierni Mordvhi accupano tutt'ora l'area centrale del'antica cultura di Gordec.
I1 Moszyriski ritiene che la corrispondenza tra lo davo a bog r> e il mordvino a paz fi sia
4 un fatto altamente significativo e molta eloquente n per stabilire le sedi pi antiche degli
Slavi. Questa corrispondenza rafforzata in modo definitivo e resa dimostrativa dalla carrispondenza, egualmente iranica, tra lo slavo # raj W e il mordvino * riz n, che solo sIav0mordvina, c semanticamente equivale a bog-paz.

4 Jakobson R., drier srnd Ugro/itfneig, 1922, p, 203. in: Moszyhski K., Pieriiiotny zasigg jgzyku prnsiowaiPskieW d a w , 1957, p. 93; r verhaltnismissig sp8t W , stbbcne anteriormente tll'eti d q h influssi gotici, v. Tbomsen V.,
Beriibrwgen xwiscken den finniscbm und dcn Baltischen {litr~uischJettircht!#}Sprnchen, Samlede Afhandliger , Fjerde
Bind, Kobenhavn, 1931,pp. 4, 3~-52.
$0,

Capitolo quinto
PERUN

impossibile ravvisare il Dio ozioso di Helmold n e l l ' d ~ ~ p a f F~ptoupyd~,


l~
autore della
folgore e nelI'&zdcvt~fivxi;pmg pbvo~,unica signore di tutte le cose, di cui Iascib scritto nel VI
secolo Procopio di Cesarea nel Terzo libro del De bello gotico. II Dio di Procopio 8 meteorico, si trova con gli uomini nel rapporto potente della folgore e gli Slavi gli presentavano
offerte dispendiose di buoi (%al 8.iiouatv aGrq~p k .re xat tepsra ahvza), mentre il Dio celeste
slavo di Helrnold P un'entit primi tiva, irraggiungibde dagli uomini e, probabilmente, priva
di d t o .
Nella divinit del fulmine di Procopio gli davisti rawkano concordemente il Perun della
Cronaca di Kiev sul quale i Russi-vareghi usavzuio giurare I'osservanza dei trattati. Convertitosi aI cristianesimo, il principe Vladimiro ne fece abbattere l'idolo di legno, ci con la testa
d'argento e i baffi d'oro W , che sorgeva, in una collina presso la citth insieme, pare, a idoli di
altre divinith pagane (a. 980).
Una divinit col. nome di Perun non compare fuori delIa Russia per cui si pensb trattarsi pii di una diwiit russo-varegni che russo-slava, ci& di un Dio venerato principalmente
da una ristretta casta militare. & poich in pdacco ac p i o m a significa fulmine e il nome
proviene da quello di Pemn, e non viceversa, ' si deve supporre che i1 suo nome risalga a etll
slava-comune. La voce polacca a piarun ib per indicare comunemente Ia folgore penetpata
anche neWUcrainni occidentale e qua e l&in Belonissia. Anche quando ne1 cuore dell'ucraina,
nel distretto di Kanev (Cerkassy) di un edificio incendiato dal fulmine si dice Perunom
spalilo *, vi sempre il. dubbio che questo Perun non sia I'antica divinitb slava, ma il
polacco u piomn n. Lo stesse dubbio sorge a pr opucito di certi proverbi dei dintorni di Cheh:
a Na syrotu i Perun bje W , 4 suli'orfano cade anche la folgore *, o dell'imprecazione carpatica: e Ubij tebja Perun! n che Penin ti uccida D. ' Vi sono tuttavia nella stessa Polonia
locuzioni in cui N piorun i~ non sembra volere indicare la folgore, ma l'agente che la scaglia,
come B( do pioruna! B, u do pierona! N, che sottintende un'azlone di moto verso un luogo o
una persona, come 4 idi do piomna 4 vnihl diavolo! D. un'imprecazione cosi grave che in
WielkopoIska i ragazzi a scuola si rifiutano di leggerla. ' Nei Carpazi si dice: B( I v pogodu
1 Bruckner A., M i r d o a slava, Bologna, 1923, p. 63. sebbene i1 B. i n c h i a considera il m
e mme unmi voce
comune per a tuhint ia (p. 76).Pih mpIicito & il Pisani (%ani V., I i prrgpnesjmo balto-slavo, in: Sto& detle religioni, a cura di P. Tacchi Ventuti, Torino, 1939, 11, p. 46) e Maver G., Perssn, Encicl. idiana.
2 Tokarcv S. A., Religiornye verovanija vosroEnoslovjmrkicb tilinodov XIX - d a l a XX neka, Muskva, 1957,
p. r 13. h strumentale e Peniaom i~ h, sccondo lo Havers, un tab linguistico.
3 Kolberg O.,ChefffP~kic,
Il, KrakOw, 1891,p. 76.
4 IlkeviZ-Levich, Poslwiq i pogovotki Gdickoj f U p ~ k o Rsrsi,
j
ZGO OE, 11, 1896,p. 3x4.
4 S. S. J.* Przyczynki do etnografji Wielkopolski, PAU, Mater., VIII, I&,
p. 4r.

E. Gasparini, Il rnotnorcoto skovo. Antropokogio cuktwole dei Erotoskovi, IlI, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8(print), O 2010 Firenze Universlty Press

Easorn Perun b'e n, C talvolta tuona anche a ciel sereno f i . I n Slovenia, nell'Oltremura, in
una regione dove la voce a perun D come nome comune della folgore - del: tutto sconosciuta,
fu u & t ~un montanaro raccontare: u ... tisti popoldne, ko je Periin bija *, B quel pomeriggio
quando Pemn batteva P, quando tuonava, dove Pemn non pu essere che nome di persona,
Nel x901 era da poco morto a Bystrikova, nel distretto di Starodub, un vecchio contadino che aveva l'abitudine, prima di accendere il fuoco nell'essiccatoio per prosciugare i1
grano, di togliersi il berretto e di farsi il segno della croce dicendo: a Da i Bog - dra! B cio:
a Daj BoZe zdrastvovat' B, cc Dio, dacci salute P. Se gli si domandava a chi si rivolgeva, il
contadino rispondeva: 9 Komu, komu? Pemnu, s agnem ai velikaja stuka! m u a a,
a chi?
a Perun, il fuoco non uno scherza! P, e aggiungeva che cos facevano e avevano insegnato
a fare i vecchi rtffinche col fumo non succedessero disgrazie. L'episodio isolato, ma dimostra I'infundatezza delle asserzioni di Speranskij, M k o v e Brickner sul cwat tere aristocratico del culto di Perun e sulla completa mancanza di ricordi di Perun ne1 popolo. I1 contadino di Eystfikava diceva che u cos avevano insegnato a fare i vecchi %.
Questo tutto quanto sappiamo di Perun, poich6 le altre fonti russe (Ia Parola di come
i pagani adoravano gli Dei, la Cronaca del Malala e la Terza Cronaca di Novgorod) non fanno
che nominarlo, al punto che, se non fosse per il polacco u piorun m, non sapremmo quasi
nemmeno che il fulmine il suo attributo. Le conoscenze attorno a questa divinit cominciarono a precisarsi e ad arricchirsi quando i glottologi tentarono di mettere in relazione il
Perun slavo col Perkunas Pituano che , effettivamente, una divinit della folgore. Questa
identificazione fu raggiunta col mezzo del nome indoeuropeo della quercia o di una fagacea
di alto fusto, albero sacro a Perktinas. Si colleg in tal modo il Perkihas lituano con I'omepqaroc dei Frigi, col u Jupiter
rico PUs qqyovatoc della quercia di Dodona, m n lo
quernus a dei Romani, tutti attributi derivati dal nome delfa quercia e linguisticamente identici a a Perhnas a. Si ricorse anche al Fiirgynn gemanico, all'u Ercynia silva f i dei Celti
( P e q n i a siha), al Per$& albanese e a1 vedico Parjanya. Le difficolt delia caduta nello
slavo Perun della N k N del Perkiinas e la diversit vocalica della a u n furono risolte con
artifici ingegnosi da Briickner, Pisani, Nehring, Karsten e Jacobson.
Confortati da questa ricca eqiiazione, i Einguisti non esitarono ad asserire che PerunPerlninas era quel *Dio unico, dominatore della folgore >, venerata dagli Slavi nel VI secolo
di cui parla Procopio. In tal modo Perun-Perktinas sal1 s d a vetta deU'Olimpo davo e divenne
la divinith suprema dei Balto-slavi come lo Zeus-Juppiter dei Greci e dei Romani.

XPkeviE-Levicki,op. cir., p. 272.


A1 dr. M. Matiktov, da noi pregata di vokt indasare sulle arcostanze del farto, il Modemdorfer tifetl c m
lettera del I" ottobre 1954 che Ia locuzione era stata udita dall$vvocato Jan Juro di Celie dalla viva voce di un contadino suo cliente. Pub sorgere n questo proposito un altro dubbio: che il mntsdino abbia appreso il nome di Perun
dai libri di scuola (oralmente da G. Maver). Il Briickncr solleva il medesimo dubbio a proposito di un aamoimgr
kaszubo (Brijckner A,, op. cit., p. 207). B un'obiezione che rischia di togliere valore a tuttc le testimonianze popolari,
6

anche autentiche.
8 KosiE M. N., Ijtviny-Belorusy Cernigavsko/ gubertrii, Q: Zivst. r, XI,2, rgor, p. 33.
9 BrUckner A., op. cit., pp. 66, 68; Pisani V., Akmon e Diesrr, a Annali della FamltB di Lettere delI'Universit?t
d i Cagliari K, XI, I , 1938, p. 41,nota 30 e p.
nota 34; Nehing A,, Sis~dienzur ivdogermaniscben K d W t lind Urh&mat, in: Die Indogemanen- und Gemdnenfrtigs, r cura di W. Koppers, SaIzburK-Leipzig,1936,p. 196. V. bibl,
in Vasrner, REW, che ritiene la relazione tra P m n e PerkUnns non dimostrata. Secondo Jacobson, Perkiinas divenne Perun per tab linguistico (Jaaobson R., cr Slavic Mytho'ogie i>, in: The Sfarzdmd Dictiomry of Folklwe, New York,
1930,11, p. 1026). L'interpretazione tabuistica deI Perun slavo, ripreso da Cornelius Er. C . (lndogermanische Rdigaovs~eschicbre,Munchen, 1942,p. 27r), incontrb l'adesione di Havers W . in Neue Literatur <rum Sprachraba, a Ak,
d. Wiss. in Wien a Phi1.-hist. Klasse, Sitzungsbe~.227, Bd. 5 , Abh. 1946,p. 108,

Ma l'equazione linguistica sulla quale si fondano i glottologi non permette di dedurre


nulla circa la preminenza $i Perun. 11 primato di Dio supremo non si estende a tutti gli Dei
nominati nell'equazione (ammesso che tutti risalgano a un medesimo radicale), ma concerne
solo pochi di essi, per cui la divinit baltoslava potrebbe essere uno Zeus e un Juppiter, ma
anche un Parjanya che k figlio del Dio del cielo, Dyaus, ma non identico a lui, come separato
dal F< deiwas n germanico (Ziu) Fjorgynn, un'anrica divinit femminile, sposa di Odino e
madre di Thor, e come lo stesso Thior separato da Odino. Per il Fjorgynn germanico, i1
Perkunas lituano e il Peendi albanese esistono forme femminili incompatibili con la natura
di una suprema divinit manica. lo
In sostanza, la diviniti folgoratrice separata dall'Essere supremo celeste presso i Celti,
i Germani, i Balti e gli Ugmflnni, sebbene nel citato ambito indoeuropeo taii divinitli, supreme o meno, abbiano derivato il medesimo nome da quello della quercia. E probabile che
fosse separata anche presso gli Slavi. l'
Le prime notizie su1 Perkfinas dei Balti provengono dalla Prussia, ma nel documento pi
antico, il Privilegio concesso a i Prussiani dal legato pontificio arcidiacono Jacobo del 1269,
Perkiinas (Parcuns) non t n o m i n a t ~ . 'NeIl'Agenda
~
Ecclesiastica di Giorgio di PoIIenz e del
vescovo Paolo Sperato del 1530, i nomi degli Dei prussiani si seguono in questo ordine: Occopimus, Svaixus, Auxschantis, Autrympus, Potrympus, Bardoatis, Polunytis, Parmns, Pecollol
atque (sive) PacoIs (Hartknoch, 11, 65). Questo elenco in gran parte cervellotice (Bruckner,
Mitok. slava, 22 6-2s 8), ma Perk~nas-Parcunc vi occupa appena l'ottavo posto.
Nelila nota Epistola a De Religione et sacrificiis veterum Borussorum (Reram Polonicarzim Tomi tres, Francofurti, 1584,T. TI, p. 4 r g ) ii Lasizio arricchisce l'elenco di nuovi nomi,
ma questi nomi non sono pi attendibili dei precedenti, e Perkunas (Pargnus) nominato al
settimo posto.
N sul conto di questa presunta grande divinith siamo meglio informati dai dieci pih antichi scrittori che ci hanno tramandato memoria del paganesimo prussiano. Lo Wartknoch nota:
e Ex scriptoribus Polonicis adduci possunt Vincen t ius Kadlubkus, Joannes Dlugossus, Mathias
i Miechovia, Martinus Crornenis Episcopus Varrniensis in Prussia, Johanncs Herburtus de
Fulstin: ex scriptoribus Historiae Prussicae pertractant hmc materiarn de Idolatria Veterum
Borussomm, Perrus de Dusburg, Nicolaus Jeroschinus, Auctor Chronici, q u d dicitur Chronicon Ordinis, ve1 Magistromm; Erasmus SteUa in Antiquatibus Borussiae; PauIus Pol, mjus
Chronicon MS. Regiomonti in Bibliotheca niriae palaeopoJitanae asservatur; et tamen horum
nemo, ne unico quidem verbo, indicat, illos Deos (Parcuns, Picollos et Potrympus) unquarn
in Prussia exstitisse a (Hartknoch, 123).
Abbiamo avuto Popprtunit di controllare l'asserzione dello Hartknoch su Pietro di
Diisburg, il Kadlubek, il Miechovita e il vescovo Gomer. Facciamo credito ai1'Hartknoch
dei restanti. L'Haaknoch era arrivato a dubitare che un D o del nome di P a k ~ n a fosse
s
mai
esistito: a M h i vero haec non raro dubia visa sunt omnia, adeo ut ethrn, tres ilios Deos

10 Temer Fr., Dic Slawen in Deutschbttd, Braunxhweig, 1902, p. 88; PIahn J. G., Adbanische St~dien,Wien,
1853, p. 237, nota 171 e p. 268.
11 Per la separazione degii Dei folgoratoti dagii Esseri supremi v. Schmidt W.,UdG, 111, ~ 9 3 1 pp.
,
344-3150,
446, 474-475, m.; Eliade M, TrdtP, pp. 64.87; Kcrn F., Die Welt m r i n die Griecben traten, u Anthropos B, XXIV,
1919, pp. 167-219.
Hartknoch Chr., Selec!ae Disse7tutione$ kisto&ae de uoriis rebw prnrsicis, in: Petri de Dusburg, Cbronicun Prmriue, s.d., T . 11, p. 126.

in Prussia hisse cuItos, prorsus negare saepius in anirnum induxerim m (Hartknoch, 124).
I1 primato di Perktinas compare per Ia prima volta nel a Chronicon Pmssiae del Gronovius del 1520, senza che 1'Hartknoch riesca a spiegare i motivi di questa Innovazione, e nemmeno allora il Dio pare godere deIla posizione di vero Dio supremo poichi associato a
Picollus e a Potrympus nella trinit della quercia di Romowe, e non riceveva il maggior
numero di vittime umane che andavano invece agli altri Dei (Henneberg, in H a r h o c h , 158).
Secondo Lasizio, i Samogizi veneravano un Dio u onnipotente e supremo n che chiamavano
Auxtheias Vissagistis. Tutti gli altri Dei samogizi erano, secondo il Lasizio, zemopacii D,
cio terrestri: 4 Nam praeter eum qui illis est Deus Auxtheias Vissagistis, deus omnipotens
atque summus, pemuItos zemopacios, id est terrestres, ji vcnerantur n. l3 Il Pisani ritiene che
il Lasizio sia caduto in errore: Auxtheias Vissagistis non e i1 nome proprio di un Dio, ma prebabilmente un epiteto da leggersi << AukStiejqs Visgaljsis n, altissimo onnipotente.
I1 Pisani non dubita che I'epiteto vada riferito allo stesso Perknas (op. ed., p. 76). Ma jl
Lasizio non dice affatto che Auxtheias Vissagistis sia i1 nome del Dio e non ignora il significato dell'epiteto poich ne d la versione (omnipotens atque summus), e tuttavia considera
il Dio cos invocato come del rutto separato da Perk~nas.Il suo testo cc in extenso * suona
cosi: << Nam praeter eurn qui illis est Deus Auxtheias Vicsagistis, Deus omnipotens atque
summus, permuItos Zemopacios, id est terrestres, ji venerantur, qui nondum verum Deurn
Christianomm cognoverunt. Percunuc Deus tonitrus illis est, quem cm10 tonante agricola
capite detecto, et succidiam humeris postans ... m. Nemmeno pi avanti, da p. 53, dove Lasizio trascrive il resto di Melezio e nomina a due riprese Pargnus (pp. 54 e 56) egli specifica
qualche cosa sul primato dei Dio del tuono.
Il q Deus ornnipotens atque summus di Lasizio corrisponde allo a imperitans e al
prepotens D di Helmold. Si tratta indubbiamente di un Essere supremo che non sappiamo
fino a che punto fosse unico, celicola e ozioso come il Dio davo di Helmold. Ci&che sicuro
E che questo Dio u ornnipotens atque summus non era Perhnas perch Lasizio nomina
Perkinas tra i cosiddetti dei n terrestri (Nam praeter eurn... permuitos zemopacios..,).
RiIevando che, a differenza degli Slavi (che hanno sostituito i1 nome indoeuropeo di Dio
con I'iranico << bog n), i Balti lo conservano (Deivas), il von Schroder e padre Schmidt contrappongono Perhnas, Dio del tuono e forse dei giuramenti, all'antica r< Deivas n indoeutopeo, Dio del cielo lucente, al qudc vanno riferiti i noti epiteti di Lasizlo. Questa mntrapposizione parte da una separazione molto netta di Perkiinas dalIe divinith uraniche e dal Dio
supremo. l4 Questa separazione fondamentale, e va mantenuta.
Tra i Finni orientali la situazione mitologica dei Mordvini erza, tutta particolare: i1
loro Dio ceIeste, Nigk'e-paz, abita molto in alto, in una casa in cui non arriva la folgore. l5
FoIgoratoi-e Purgine-paz. Il P'ufg'ifie mordvino non che il Perhnas lituano del quale
si racconta che era figlio di un Dio e di una Dea del cieIo (Cirn-paz e Ange-Patjaj), ma che
essendo nato zappo e inadatto ad arare, fu scagliato dai genitori sulla terra con tale forza
che l'acqua del VoIga and a ritroso. Dove passa Purgine-paz si trova sul terreno I'orma
affondata del piede destro. Egli si innamori, di una ragazza, SyrZa, robusta come una quercia,
Lasicii Johnnis Poloni De Diir Samugiturum caeterorumqae falsorslm christianorurn, Basileae, 1615 , pp. 46-47.
Schmidt W,,
MunuaIe df Storia delle Religio~ii,Btejcia, j", 1943, pp. 59-60; Schrodes L. v., Arlschc Reli~ton,
Ltipzig, 1916, T, p. 534.
15 Harva U.,Mordwinen, p. 50.
l6 Hnrva U.,Mordwinen, p. 81.
1J

14

con le gambe grosse come travi. In seguito a questo matrimonio, Purgine uccide coi fulmini
solo i russi, ma non i mordvini i
quando tuona, gli ricordano: s Purgine, tu sei
nostro! D, Secondo un altro mito, raccolto dallo Harva, Purgine sposa invece Vkezrgo,
figlia di NiSk'epaz. l' I1 mito modvino di Purghe appartiene alla serie di miti di tipo Vulcano. I Mordvini ceIebrano nel giorno di S. Michele l'anniversario della sua morte. lg I dati
raccolti dallo Smirnov dhnno a Purgine i caratteri di un Dio del fuoco; vestito di rosso,
ha occhi di bragia e narici fumanti.
Perkiinas potrebbe essere passato ai Mordvini non direttamente dai Lituani, ma dai Finni
occidentali. 21 Come Dio del fuoco veniva considerato anche Perktinas in Samogizia: si portava a spaIla un grosso pezzo di lardo e si chiedeva al Dio protezione per i campi, promettendogli in cambio il dono del lardo: 9 Cohibete... Percune neue in meum agrum calamitatem irnrnitas. Ego vero tibi hanc succidiam dabo #. = I Livoni gli presentavano un'offerta
analoga: e invocant Percunum i.e. deurn tonitm, omnium prirnurn infundentes craterem cerevisiae, quem ter circumferentes circa ignern, ibidem excitatum, postremo effundunt a. = Lardo
e birra sono doni a un Dia del fuoco che le sostanze cornburenti ravvivano e alimentano. 24
Quanto alle vittime, quelle offerte a PerkUnas in Livonia sono di colore nero: 6i Observant quoque hanc consuetudinem in hodiemum usque diem, quando magna est siccitas terrae
in defectu pJuviae, solent in collibus et densissimas silvas tonitmm adorare, eique immolare juvencam aigram, hircum n i g m et g d u m nigrum, hvocant Percunum, .e. deum
tonim...n (Eonisii Fabricii, C. S.).
Questa notizia sul colore delIe vittime nere offerte a Perkfinas sono confermate dai canti
popolari lettoni: trebbiato i'ono, si prepara la nuova birra e si canta: Que donnerons
nous au Dieu du tomerre p u r avoir un automne fcond? une coumne de seigle, un verrat
noir, un pot de bitre
Si domandava allo spirito deil'essiccatoio: 4 Vuoi un maiale nero? 9. ab
Nera anche il toro che i Ceremissi offrono allo Spirito della terra per propiziare un buon
raccolto, n come nera la vittima offerta d medesimo spirito dai Votjaki, dai Mordvini, 29
dai Beltiri e dai Burjati. Nero , naturalmente I'animaIe consacrato dai Votjaki a Sajtan, 3'
Majnov VI., O 8 k juriditeskago byta Mordoy, ZGO OE, XIV, vyp. r, 1885, p. 134,
Harva U., Mordwinev, pp. 160-161.
lY
Majnw Vl., op. loc. d .
Srnirnav I. N., Mordvu, IoAIE KU,XII, 4, 1895, p. 269.
21 Moszyfiski K., Pierwiny msiqg, p. 56, nota 20.
P h s i c i i Jobun. Poloni, op. cir., p. 47.
n Dionisius Fabriaus, Livonicae historiae conipendiosa series, Scriptotes rerum liuonicmutn, Riga, r 846,11, p. 441,
in: Mansikka V. J., Die Religion der Ostslaven, FEC,43, rpzz, p. 382.
24 Lardo viene offerto al fucm in Carinzia, sego in Grecia, strutto in India, crema di latte in Norvegia (SchrEdcr L. Y., op. CI#., 11, pp. 549, >n-j93), burro in BeIorussia (Briicknei A., Miiol. slavo, p. 113; Mosqhski K.,Kulturn bdown, 11, I , pp. 5 m - ~ o z )butro,
,
grasso di c a v d o e acquavite dai Tartari di Kazan', i Turguti e i Teleuti (Harva U., Alt. Volker, p. 232 ss.), a kumys D, bumi fresco e grasso dai Jakuti (HoJmbergU., Der Baum des Leberss, u Ann.
Ac. sc. Fennicae-, B, XVI, 1922-1923,p. 120; SiemszewsM W . , N kresach I U S ~ trmd.
W , ital., Milano, 1946, p. go),
grasso di arso dai pellirosse Cteek (Frazer J. G., Golden Bongh, jb, London, 1925, VIII, p. 74), ecc.
Ligers Z., Ethnogruphie lettone, Bile, 1954, p. 333, nota 20.
Johanson A-, Der Schirrwherr des Hofes im VdArgIa~bender L e t t ~ n ,Stockholm, 1964,p. 164.
8 Smirnov I. N,,Ceremiss-j, Kazan', 1899, p. 206.
Wasiliev I., UebersiciSt uber dic heidnrschen Gebrawcbe,Abergi~abcau d Religion der Wotjken in deri Gouu.
Wiatka un$ Kasan, a M h .de la &C. Finno-ougr. n, XVIII, 1902, pp. 14,a7.
29 Harva U., Mordwinett, p. 188.
'7
l8

"
31

f i w a U.,Alt. Volkw, pp. 144, 158.


Veresagin G.,Voijaki Sosnovskago kraja, ZGO

OE, X I V ,

2,

1886, p. 52.

come neri sono nel1'India vedica tutte le vittime sacrificate a entitli infere, come Agni, Piisan
e Yama. 32 Per tutti i popoli indoeuropei invece il bianco il colore del Dio celeste e degli
animali che gJi vengono sacrificati o dedicati, 33 regola seguita in Eurasia anche dai Sarnojedi,
i Voguli, i Ceremissi, i Burjati e i Kumandini." COSE i Burjati e i Tartari di Minussinsk
dedicano alI'Uomo deI tuona cavalli bianchi. j5
Il Pallas nota che il cavallo ucciso dai Ceremissi d o p il ramIto a 8 per lo pi5 sauro, e
se d'altro colore, non per mai nero n. 36
A Purgine-paz i Mordvini offrono un pollo di piumaggio variegato, mentre nero quello
del pollo offerto a mastor-ava n. In Eurasia pu avvenire che ci si debba accontentare di
animali pezzati di bianco o che animali bianchi vengano offerti a divinitg infere, ma mai che
si ricerchino animali neri per divinit uraniche c< perch gli Dei non amano animali di colore
nero *. 38 Quando i Vogdi non trovano animali di mantello bianco, li coprono con una telae3
In Livonia invece a Perfninrts si offriva una giovenca nera, un capro nero e un gallo
nero. Lasizio aveva dunque ragione di classificare Perkiinas tra gli Dei terrestri o zemopacii n. Sembrerebbe che terrestri duvessero essere gli spiriti Alla foresta (ldij) e uranici
queIli dell'uragano (Pemn-Perhs). L'analisi dimostra il contrario.
Dati interessanti sulla natura del Pemn slavo si possono desumere dd'agiografia cristiana
dopo che in tutta l'area slava orientale e meridionde le funzioni di Perun passarono aI profeta Elia. Quando ne1 945 i Russi giurm11o l'osservanza del trattato di pace coi Greci, Igor
coi suoi uomini pagani prest giuramenro nel mlIe d< dove stava Perun mentre i Russi cristiani G furono condotti a giurare nella chiesa di S. Elia S. Per iI Brlickner questo passaggio da P m n aI profeta Elia non mai awenuto e ci che il popolo racconta di Elia
ec gromovnik P, ii folgoratore, non concerne il pagano Perun. I1 folklore cristiano e greco
avrebbe attribuito a S. a i a il dominio delle nubi a causa della somiglianza del suo nome
con Helios. Ma non si mai trovato nel folklore che Elia sia il sole. I1 fuoco e il fragore
del suo carro sono il lampo e il tuono, e mai, n6 in Grecia ne in nessun'altra mitologia d'Europa, la folgore k stata attributo del sole. La Cronaca del Malala traduce P e m con Zeus
e sulle cime della Grecia un tempo sacre a Zeus si trovano spesso cappelle consacrate a
S. Elia." Elia 2 una divinit del tuono anche in tutta la Georgia, sebbene il Karst, come
fa ii Briickner per gli Slavi, pretenda che nel Caucaso Elia non abbia nulla s vedere col profeta biblico e risalga ad m georgiam Elua, il lampo. 44 NelI'Ingermariland al finnico Ukka,

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3
1929, pp. 1062, 1088.
3

"
3

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41
41

44

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Dio folgoratore, succede Elia. 45 Forse 2 un ricordo del carro di Elia la traika con la quale
Pmgine-paz giunge nel cielo per sposare V'ezargo, la figlia del Dio celeste. In quellhcasione
si forma un corteo nuziale di tutti gii Dei e la troika di Purgine fa tremare la terra e sprizza
scintille. a Anche in Lettonia Perkun tra gli invitati al matrimonio di una figlia di Dio con
la Iuna maschile. * Nozze divine, con la partecipazione di Elia, avvengono in Serbia quando
Danica, Venere mattutina, sposa la luna (maschile). In quell'occasione Dio distribuisce i d a i
nuziali e assegna la folgore a EIia: 4 a Iliju munje i strijele it, a Elia il fulmine e i dardi. "
I n un canto popolare craato alle nozze di Mandaha col sole, primo padrino (ve& kum)
Dio stesso, secondo padrino (prikumak) S. Pietro, djever is S. Giovanni e cc stari svat ir>
cc IIija Gromovnik I, al quale toccherh in dono da parte di Dio il tuono e il fulmine, starom
svatu munje i grornove D. "
Questa consegna della folgore da parte di Dio a Elia fa parte deIle tradizioni popolari
ce&:
I< Bog je dao sv. Iliji munju i grom *. " Ma secondo altre tradizioni popolari della
Serbia Dio assegna ai suoi santi funzioni di governo sulIa terra subito dopo la creazione:
9 Quando Dio cre Ia terra e tutti gli animali su di essa, pens di delegare a degli uomini
il governo su di essa (naumi da o d d i ljude, koji de rime upravljati), per cui convocb I'assemblea di tutti i santi e distrbui le funzioni, 4 s toga sazove skup svih svetaca da &r$i
p d d u . in quell'occasione che Elia ebbe il tuono e la folgore.
Questa scena doveva essere narrata anche nella Slavia occidentale. Si tratta della u distributio officiomm riferita da HehoId, nella quale i1 Dio celeste assegn i compiti ai suoi
successori per potersi ritirare dal governo del mondo. Lome Elia nd'agiografia popolare, i1
Perun pagano era un ministro e servo del Dio celeste, un coadiutore a a Gehilfe ip, come
dicono gli Ostjaki del Vasjugan'e del loro Dio folgoratore. 52
Quando i Mordvini erza si lagnarono perch il Dio celeste si era allontanato da loro, Dio
mand loro prima suo cognato (il genero Purgine), e poi la N jurta-ava , poi gli altri spiriti. 5f
Presso i Burjati e i Tungusi l'Essere supremo u Ar ToZn a il sublime bianco Signore, mentre
ii fulmine distruttore suo figlio a Uiijar eting n, ma questo figlio non appartiene alla classe
degli Dei (tangara), bensi a quella degli a iEi*, padroni e ministri degli elementi, come il
santo deIla r slava P in Serbia: I< Fikprecher bei Gatt n (Schneeweis E., Grcrndriss, p. 2 0 2 ) .
Elia tra i santi pi comuni della a dava
Si spiega cod perch il Percunus di Lasizio sia un a zernopacius D, un Dio terrestre al
quale non si possono sacrificare animali di mantello bianco, e perchi possa divenire un semplice Dia del fuoco. Perun-Fer&as non k un vero Dio, un Dio supremo, ma un EIia, un
santo, uno spirito che agisce in nome della divinit.

,.

* h h n K., Zur finnischen Mythdogie, PFC, 104,p.22.


47

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4 AndriC

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Capitolo sesto
ZCERNEBOCH

Perun-Perkiims non era forse un vero Dio del fuoco, ma ne1 timore che egli incuteva e
nelle preghiere che gli si rivolgevano vi sono nessi pdesi col fuoco. 11 Guagnhi, Melezio
e Pietro da Diisburg raccontano di fuochi perpetui tenuti accesi in onore di Perun-Perkiinas
in Samogizia, in Prussia e nell'antica Novgorod. ' Queste notizie non vengono credute e forse
non meritano fede, sebbene il fuoco fosse oggetto di venerazione presso tutti i popoli indoeuropei. Il Mannhardt e il Frazer hanno raccolto grande numero di testimonianze in proposito. ' In Serbia e in Be?onissia vi sono particolari cerimonie per l'accensione del fuoco,
specialmente del primo fuoco in una casa nuova: si prescrive l'ora dell'accensione, il modo
e la qualit della legna che deve ardere. W n a volta acceso, queste fuoco non doveva estinguersi mai. In Serbia sarebbe una grande disgrazia se per inavvertenza della s dornatica r, il
fuoco avesse a spegnersi. I1 FiIpoviS parla di case in Bosnia il cui fuoco rimase acceso ininterrottamente per trent'anni, tempo che pare superato in altre regioni deila Serbia. In Bulgaria il ct fuoco di Dia a deve ardere peqetuamente per difendere Ia casa da vampiri, demoni
e lupi mannari. Notizie di fuochi perpetui si hanno anche dall'Ucraina e dal Polesie. La sua
cura era affidata soprattutto alle donne. a Tu, santo piccolo fumo,chi ti custodir cosi bene? B,
canta la sposa lituana lasciando la casa paterna.5
Nessun fuoco ardeva nei templi degli SIavi midentali tra I'Elba e IOdes, ma ad Armna
il sacerdote che custodiva il tempio doveva guardarci dal respirare nella cella del Dio, e
uscirne tutte le volte che aveva bisogno di tirare il fiato per non contaminarla: ... ne inrra
aedern alitum effunderet. Quo quoties capessendo ve1 emittmdo opus habebat, toties ad
ianuam procurrebat, ne videlicet dei presentia mortalis spiritus contagio pollueretur a.
L'arcivescovo di Kiidare in Irlanda venne a conoscenza della manutenzione in un santuario di un fuoco perpetuo dette di santa Brigida. I1 prelato inornidito ordinii di spegnere immediatamente quelle diahliche fiamme. S, Brigida aveva ereditato quel fuoco dell'antica

1 Guagnini Ala., &rmatiue Esiropeae descriptio, Spirnie, 1581; Ex Dermiptione Moscovbe, arcerpta, in: RespaMica Moscovk et urb~s,Lugduni Batavorum, 1630, p. 24; lasitii Johannis PoIoni de Dils Samagitarsrm cwderorumque f d ~ o r ~ cbri~tianorsrm,
m
Easileae, 1615, p. 56; Petti de Diisburg, Chro*icon Prussiue, Francofurti, 1679,p. 74.
2 Mannhardt W., Die lettischen Sonnenwrybhen, ZfE, VII, 1875, p. 290; Frazer J. G.,The Golden Bowgb, 3%,
London, 1925, 11, p. 240.
3 b j h n o v i i V.,Stildije k xetigije i folklora, SeZb, XXXI, I 924, p. 52; Filipvif M. S., ZIwt i obiEafi trarodni
u VisoCkol Nakiji, SeZb, m T I , 1949, p. 192; Sedputwskij A,, OEwk Belotussii, ec Ziwt. m, XVITI, rgog, p. 45.
Mosyfiski K., Kultsrra ludowri, IL, r, p, 504.
5 SchMOder L. v,, Rriscbe Religiotr, 11, p. 58a.
6 Ex Smonis geslis Da~worm,
MGH SS, n X X , XIV, Haanover, 1892.

E. Gasparini, Il rnotnorcoto skovo. Antropokogio cuktwole dei Erotoskovi, IlI, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8(print), O 2010 Firenze Universlty Press

Dana, Dea del fumo perpetuo,' come S. Aga ta in Lituania aveva ereditato il privilegio di
vegliare su1 santo fuoco n. Le diciannove vergini &e custodivano il fuoco a Kildare dovev a n o valersi di un mantice per non contaminarlo col fiato. Lo stesso divieto doveva avere
vigore presso gli antichi Irani perch ancora oggi in India i Parsi si mettono una benda
davanti alla k c a per preservare i1 f u m delle emissioni del respiro. Tra i tanti divieti
che circondano E
i fuoco in Russia (di toccarlo con utensili di ferro, di orinarvi sopra, di scoparIo e di calpestarlo) vi anche quello di soffiare su di esso. " In Serbia la candela viene
spenta con le dita, con un pane o con la voce (riknuti), non col semplice fiato c vi Ia
imibizione perfino di soffiare sulle vivande calde. "
Prima di iniziare la cerimonia annuale nd tempio di Arcona, il sacerdote, Che solo aveva
il diritto di entrare nel sacelIo, doveva scoparlo con grande diligenza: adhibito scopam m usu diligeniissime purgare solebat ib (Saxo, o#. l o ~ cit.).
.
La scopatura del tempio di
Vesta avveniva a Roma ogni anno il 15 giugno e aveva particolare significato perch apriva
l'attivit giudiziaria: 4 quando stems delaturn, fas B. l'
I Romani usavano tostare il grano per facilitarne la molitura e prestavano un a l t o particolare alla divinit, Fornax, che presiedeva a questa operazione (Fornacalia), come fanno i
Russi ancora ai nostri giorni per il fumo dell'essiccatoio.
I1 fuoco poteva vendicarsi di essere trascurato e propagare incendi. S i attribuivano a
Pem-EEia ancbe le combustioni spontanee. Elia era un santo a severo n, e anche permaloso
e vendicativo, Era raro che il giorno della sua festa, iI 21 luglio, trascorresse senza sciagure.
Poteva mandare non solo grandine, ma geIo e malattie." Come Dio meteorico, Pemn-Elia
era pih temuto che amata. Gli si chiedevano piogge in tempo di siccit, ma lo si pregava di
non inviare ec calamiti n, di e moderare le orribili tempeste e di inviare miti rugiade a. l4 Si
capisce come in et cristiana Perkiinas sia divenuto il diavolo. In Lituania si irnprecapa:
a Kad tavia Perkiinas u5umu~tu>, che Perkiinas ti uccida! m, ma si dice altrettanto bene
sia 9 kad tave Perkiinas fi come u kad tave vehias n, che Perbnas o che i1 diavolo ti
porti! W," Perknas t diventato il diavolo in estone (pargel) e finnico (perkele). Perkiinas
cosi potente e diabolico che in Utuania si crede che il fulmine uccida insieme col corpo
anche l'anima. Quando in Serbia si domanda di che cosa sia morto qualcuno, si pub udirsi
rispondere: u Od Boga, od starog krvnika! u per mano di Dio, il vecchia assassino N. la
Seconda i1 Grimm questo 4 star krvnik D , come il germanico agiistbonan, uccisore di anime,
un appellativo del diavolo. " Ohre che Dio, anche Elia poteva essere a star krvnik a. Si

...

"

Dumzi1 G.,Le /estin de I'immortriFit.4, Paris, 1934, pp. 161-162; Carnoy A., Ler Indoeurop&ens, Bruxelles,

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11 Smjinovit S., Vara Y obiC8jima i &tu
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12 Kreidigauer P.D.,u Arithropos m, XII-XIII, 1917-1918,
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15 Bou4 A., IA Turguie d'Europc, II, p. 170; Cajkanwil V., Rmprnve i gru+, SeZb, L, 1934, p. 70.
19 Grimm J., Deutscbe Mytbologie, Gottingen, 1834, 11, p. 964.
8 a Ugnis

imprecava: Q Ubil te sv. Ilija! B . In


~ Russia si ammonisce: aRodit' grech, Il'ja ub'et ip 4
peccato partorire, Eiia fa morire m, minaccia che pare concernere le ragazze.*l In Serbia si
pu udire perfino: a Ubila te sv. Bogorodica! * ec che ti uccida la Madre di Dio R. 22 Presso
gli Huculi la Vergine, appunto perche vergine, poteva divenire una msalka che faceva annegare i bagnanti. E abbastanza frequente che santi risanatori di mdattie vengano accusati di
inviarle quando non le guariscono.
Fortemente caratteristico per gli Slavi . il significato duplice e contraddittorio che pub
avere nell'uso popolare la voce ec bog . Nell'imprecazione serba dello a star krvnik P, l'ente
invocato i1 diavolo, eppure Io si indica col nome di &g. In Russia il plurale bagi >, sono
le icone. Si dice: a pered bogami B u davanti alle icone D. N d a Polonia di LubIin Ie si chiama a Bohornazi D. 25 E stato riferito sopra I'episodio che attribuisce a i a bogenjata a, cuccioIi
di Dio, il attivo tempo.
quando in Belorussia l'orfana dice: 4 Majgo batjukku Bagi izjali *,
cio u i "Bogi" hanno preso mio padre , si scagiona Dio da una sciagura incolpandone i
santi, Ib ma come in Serbia, questi santi malevoli sono indicati con la voce a bog n. I Polacchi
sono pi espliciti nella salvaguardia di Dio e nelI'accusa ai santi: a Pan B6g dalby, aIe S w i e
nie pozwalajq B, e il Signore Iddio lo concederebbe, ma i santi non lo permettono n.
Dio pub essere buono o malvagio, o meglio: esiste una divinit buona e una cattiva, t
ognuna Bog a eguale titolo. Ambedue in et pagana erano oggetto di culto. In Belorussia
si dice: u Boga chvali, da i Zerta ne gnevi )> a loda Dio, ma non irritare il diavolo *; c< i
tertu treba svetku zapaliti D a anche al diavolo bisogna accendere una candela N. Nella raccolta di IPkeviZ e Levicki di proverbi dei Carpazi, quattro dicono la medesima cosa: occorre
accontentare sia Dia che iI diavolo e
dall'irritare e l'uno e l'altro, Ammonimenti
a pregare Dio, ma ad usare riguardi al diavolo si trovano in Grande-Russia e in Ucraina"
e anche nella cattolicissima Polonia: a I Panu Bogu swieaka, i diablu ofiara n, ec una candela a Dio e uniofferta al diavolo P. 31 Si dice: cc Palid swieczku Panu Bogu i djabh tu,
a accendere una candela a Dio e al diavolo ., 32 a Bogu swieczka, czartowi ozog N, a una
candela a Dio, un t h n e al diavolo n, in altre parole, nota Ia Oneskowa, I( due candele B. "
Se n lhuno n6 l'altro fanno la grmia, non si deve nulla a nessuno: 4 Ni Bogu swieczki, ni
djabh oioga n 9 n una candela a W, n6 un tizzone al diavolo . M

"

"

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Makarenko A,, Sibirskiij nar. kdendm', ZGO OE, XXXVL, 1913, p. 97.
22 Rvlovid Jo.,Ziuot iol obitajr mr. u. Ktagrrjevafhj lasenici u Ssrmndiji, SeZb, Z I I , 1921, p. 125.
l 3 Szuchitwin W., a Archiv f. slav. Phiologic D, XXIT, rgw, p. 267.
26 In Russia t a S. Cessiano &e si attrfbuiscono tutti i malanni, forse perch la sua festa cade il 29 febbraio,
negli anni bisestili. Si dice 4 Kas'jan na narod, narodu tjahlo * (S. Cassiano sulli gente, Ia gente soffre}; .IKas'jin
na travu, trava s ~ h n e t ,(S. Cassiano saerba, l'erba si dissecca)ecc. v. Kalinskij I. P,,
Cerkovnri-narodnyj mesjaceslau
na Rusi, ZGO OE, VII, 1877, p. 368. Su S. Cassiano csis tono speciali ricerche etnografiche.
Staniszewska Z., WieS Studzianki,u Wida n, XVI, 1902,p. 173.
26 Dobrml'skii V, N,, Smolenskij etnogr. sbomik, ZGO OE, XXXIII, 2. 11, 1894, p. 207.
n Przyhwia, K. Z., tc Wi& i+, XVI, 1902, p. 564.
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31 KrEek F., Nowe przyczynkt do dwgiega wgiduriia u f i i e g i pzyst6w * S. ddutberga, u Lud P, XILI, 1907, p, 151.
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"

Queste locuzioni non sono oziose. I1 Peretc racconta che un fabbro teneva neii'offidna
due icone, una di Dio e una deI diavolo. 3s I1 padrone di casa s e r h della Sumadija accendeva alla festa della e slava ip due candele, una in alto sulla parete per Dio G da d to je
dobro D, 4 perch& conceda ci che bene ip, e una seconda a terra per il diavolo a da htii
od te kuCe u, u perch fugga da questa casa ib.
Se si tiene conto che le icone, i u Bogi r>, possono non soltanto ricusare la grazia, ma anche
rendersi responsabili di sciagure, si comprende come in Russia e in Estonia si ricorra contro
di loro a minacce e punizioni. Prima di sostituirle Con altre icone, ci si avvicina a quelle che
si sono dimostrate nemiche, in punta di piedi, nascondendo un randello dietro il dorso, e
le si spezza a colpi di bastone. n
Non occorre spendere parole per dimostrare che queste locuzioni, imprecazioni, proverbi
russi e usi cultuali risalgono al paganesimo. Non si tratta di pratiche esclusivamente slave. I
Jakuti, per esempio? credono nell'csistenza di Dei buoni e cattivi, i secondi meno influenti
dei primi, ma pih frequentemente raffigurati. I1 Dio cattivo principale Abys, capo di una
legione di demoni. A loro volta gli Ostjaki del Jenissej dividono di Dei domestici conservati in un paniere in neri e bianchi: i neri tengono lontani gli spiriti cattivi, i bianchi procurano fortuna e benessere. La medesima categoria di Dei bianchi e neri nota ai Samojedi.
Secondo il Pallas presso gli Ostjaki e i Voguli le due divinit, buona e cattiva si chiamano
Torm e KuI; Ia seconda un diavolo che vive nelle acque e dal quale provengono i mali
di cui si soffre. Padre Schmidt rileva che in tutto il ciclo dell'drtico esiste C( un grm numero
di spiriti cattivi e un a obercter Vertreter des Bosens *, un rappresentante superiore o capo
supremo del male. 4' Secondo la Czaplicka tracciando sulla carta della Siberia una linea diagonale da nord-est a sud-ovest, i paleoasiatici restano a nord, i neosikriani a sud: il culto degli
spiriti neri (cattivi) predomina presso i primi mentre a sud vi una divisione dudistica tra
spiriti buoni e spiriti cattivi, e prevale il culto dei buoni sia per importanza che per frequenza. "
Questa situazione caratteristica della Siberia si propaga al di qua degli Urali: i Votjaki
di Vjatka e di Kazan' venerano e temono spiriti cattivi degli animali domestici, delle messi e
del tifo. A1 Dio o spirito malvagio si d il nome di Lud o di Keremet. a Un culto degli
spiriti cattivi, detti "kerernet", era diffuso presso quasi tutte le nazioni del VoIga S . N I
Mordvini non trascurano di venerare K'ezej-paz o Dio collerico che porta sventura. "
Accanto a Dio, ai santi e al buoni spiriti, gli Estoni conoscono una serie dernoniaca di Dei
o di spiriti che vengono esorcizzati con polvere da sparo e talora invocati pi perch non
rechino danno che perch portino vantaggio. Le offerte che vengono loro fatte sono secondarie e in via di dimenticanza. Il Peko un idolette ligneo rudimentale e annerito, alto circa
un metro, vestito di camicia bianca e di cintura (v. fig. 139). E custodito ne2 granaio e

35

3'

38

"
40

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44 Tokarw S. A., Etnogralija narodov SSSR,M&s,
1938, p. 160.
45 I-Iarva U., Mordwimen, p. 320.
41

24.

appartiene a dei devoti associati in una specie di confraternita segreta per il suo culto. chiamato a icona nera ii?
Un contrasto tra un Dio buono e uno nero o cattivo
descritto in un noto passo della cronaca di Helmold: u Est
autem Sclavorum rnirabilis error; nam in conviviis et compotationibus suis pateram circurnferunt, in quam confenint,
non dicam consecrationis sed execrationis verba sub nomine
deorum boni scilicet atque mali, omnem pfospetam fortunam a bono &o, adversam a maio dirigi profitentes, Unde
etiam malum Deum lingua sua Diabol sive Zcerneboch, id
est nigrum deum, appeiiant B,"
La Knytlingasaga riferisce s sua volta che tra gli idoli
di Arcona ve n'era uno che era chiamato Tiarnaglofi, testa
nera, che accompagnava i guerrieri nelle spedizioni: e Alius
deus etiarn vocabarur Tiarnaglofi, is erat eorum victoriae
deus, qui cum iis in expeditionibus ibat P. L'ira del Dio
collerico si riversava contro i nemici e assicurava la vittoria
ai feddi.
Un dualismo religioso e un contrasto tra Dei buoni e
139
cattivi, bianchi e neri, sembr agli studiosi molto pmbleFig. 139. Idoleito di Peko, detto
nera *, degli Extoni (da
matico. Da mssun'altra fonte si poteva apprendere qualche
LO"')*
mss di phi su questa opposizione. Il Tiarnaglofi della Knytlingasaga poteva essere una storpiatura di Triglav, tricipite, e quanto allo Zcerneboch, Helmold stesso lo considera come un u diabol s, chiamato
e dio neM dagli Slavi nella loro lingua. Si tratta, secondo il Briickner, del diavo10 cristiano
che gli Slavi devono aver visto dipinto come nero nelle chiese ,4B a meno che non si voglia pensare, suggerisce il Niederle, a influssi iraniciaM
Sfortunatatnefite Helmold, dopo avere inconsapevolmente offerao a questi studiosi una
e interpretati0 christiana m dello Zcerneboch chiamandolo Diavolo, non fa parola di un
e Beibog fi o Dio bianco, per cui gli eruditi si affrettarono a chinarlo come un'aggiunta e
un'invenzione tedesca e tardiva. Tanta diffidenza verso le fonti non 2 giustificata. La rivaIit tra due spiriti soprannaturali e coevi risale per lo meno al mito d d a pesca della terra,
uno dei pi antichi deii'umanit. Nei temp!i del Baltico si custodivano cavdli prodigiosi e
divinatori di cui uno era un B caballus nigri coloris (Helmdd) e l'altro un 4 albi coloris
equus * (Saxo). Se HelmoId parla di un Dio a Bonus scificet atque malus ip e il secondo por-

46

h r i t s O,, Grundriige, 11, a, pp. 107, 313-516.


Helmldi Cbrotrica Siavoram, I, 52.

Bmcknet A., Mbodogio s h a , p. 203.


Niederle L.,Nunuel, 11, p. rjo; Briickner A., op. cit., p. XIII.
9 Nehring W ., Der Nume I( bkdbog lp in der s~fiischp~p
Yythologie, a A d i v f . sliv. Philolagie D, XXV, I 903.
5i I cavalli dei &mani dovevano essere bianchi {ai candidi et nullo mortali opere contacti P , Germ., X). Non
si ha notizia di cavalli di altro colore. Solo bianchi dovevano essete i cavalli dei Persiani (Mucb R.,Die G-anifi
des Tacifsrs, Heidclberg, 1937. p. 81). Q d I i dei Russiani potevano invece essere neri ( w Aliqui equa aigraa, quidam
alterius mloris pmpter Deos suos non audehnt aliqditer equitare B, Petri de Dusburg, Chronicort Prussine, Francofurti, 1679,p. 81).Neli'antico Iran Tystrii & un cavallo bianco che deve vincere il demone Apamha incarnato in un
cavallo nero (DumziI G.,Le festin d~ Ilimmort~~lick,
PWZ~S,
1924, pp, 76, 78).

tava il nome di Zcerneboch o Dio nero, 2 probabile che il primo avesse un nome di colore a
contrasto con quello del secondo. Non si vcdc 17utilitAdi devare che Helmold non ha tutta-

via dato il nome del Dio buono e che tale nome non attestato nemmeno in altra fonte
antica, a meno che non si voglia con questo negare anche l'autenticit del Dio nero. E proprio
a questo che vuole giungere il Bruckner: cl n l'uno n l'altro fanno parte della mitologia
slava P, a non sono Cose indigene B , I nomi di Czarnobog e di Bidobog si trovano oggi presso
i Kasniby, ma queste 2 dovuto u ai maestri dei villaggi i quali diffondono gli spropositi che
incontrano nelle loro letture n. LO Zcerneboch di Helmold sarebbe dunque addirittura uno
a sproposito W . Fortemente prevenuto contro il cronista tedesco, il Bruckner sentenzia: ec la
non posso ammettere la presenza di un moro nell'Olimpo slavo >r, come se si trattasse di una
questione di decoro.
Eppure l'India prearia distingueva le divinit in bianche e nere, cio in miti e colleriche,
e le nere erano ctoniche e vendicative." Ancora in et vedica Agni, Dio del fuoco, portava
l'epiteto di << malanimukka , viso nero. Ndi'autentico Olimpo dell'antica Grecia p4Lacva
era un appellativo di Demetra e di altre divinith o entit ctoniche, come Persefone, Ecate,
Maira, Ge, ecc. (Roscher, Lex. u Mondgottin a ) , senza che nessuno se ne indignasse.
femminili, notoriamente destinati a finire in disordini sessuali,
I n Russia certi
erano chiamati da& uomini (che non riuscivano ad opporsi alla coalizione deile donne)
N sl&nie
Cernoboga s, culto del Dio nero. Tra gli Ucraini di Chdm irnprecazioni come:
4 Szto tebe czomy Boh ubil! 4 che il Dio nero ti uccida, ti faccia morire , o:
Zebi na
tebe norny Div pryszol! e che ti venga lo Spirito nero ip, sono usuali. 56 In Serbia invece
di nero, si trovano locuzioni con r< zao Bag D, Dio cattivo: a TeSko, do zla Boga! P, Skupo,
do zla Boga! R difficile, costoso, per il Dio cattivo! B (Vuk, Lex.). Nella G m i a si manda
4 do zla Boga D, al diavolo, o si diceva: a Ljut, do zla Boga D, 4 amaro, per il Dio cattivo! ip. 57 Nei Carpazi questo Dio cattivo t hiarnato anche u prabog W, Dio pi6 potente s
protodio (ted. Urgott): a Idi do sto prabogov! Prabog by tja uzjav! B a va" cento diavoli!
che il diavolo ti porti! B.
Non certo dai maestri di villaggio kasmby che i contadim serbi e bulgari hanno imparato l'esistenza di un Dio bianco. Nella Gnifa si dice: u Nema ga pod belim Bogom n
a non c' sotto il Dio bianco A., sotto il cielo, in tutta la terra, 59 e in Bulgaria: a Nemam
si bela Boga a non ho un Dio bianco ip o un Dio misericordioso, oppure: a Da vida i az
Bela b g a ! B 9 possa avere anchyo un Dio bianco P, un Dio misericordioso. M"
L'espressione serba a p d belim bogom P, u sotto i1 Dio bianco D, per dire sotto il cieIo,
in tutta la terra, non isolata. I n Russia si dice indifferentemente: Vse p d odnim Bogom
chodim W, e tutti viviamo sotto un medesimo Dio a , oppure: .a Vse my pod nebom c h d i m n,
tutti viviamo sotto i1 cielo D (Dal, Sloefar'), locuzioni conformi ali'espressione oraziana:

''

* BtUckner A., Mitol. slava, pp. 17, 207.


* Oppert G,,Die Goitheiten der Inder, Z'E, XXXVIT, rgoj, p. 310.

Kunike H . , Indische Gotter erIZ~(tertdwcb nichti~djscheMyihcn, u Anthtopw n, XII-XlII, 1917-1918,


p. 177.
Semenova Tjan-Sanska O. P,,ZimAIUIIRU,o h k i ir byba be~t*ja*iodnoj iz hrnozemnych g ~ b e r n i j ,ZGO OE.
XXXXX, rgq.
M Kwlbcrg O., Chehn~kic,I, Krakdw, 1890, p. 29.
9 Petmvit P. E., Ziuob i obitaji aarodni Y Gru%, SeZb, LVIII, 1948,p. 336.
SB Il'keviC-kvicki, OP. cit., p. 32~.
9 Petrovif P. 2., op. Loc. cit.
Moszyhski K., Kdtnra ludowa, Il, r, p. 715.
54

55

... nil intexest an pauper et infirme - De gente sub divo moreris D (Odi, 3, r3-z4), dove
sub divo a significa sotto il cielo, all'aperto, all'addiaccio, senza casa. La partoriente ucraina
in difficolt prega: 4 Prosti rnenja, k I y i svet >l,<{ perdonami, bianca luce, bianco cielo o bianco mondo %," come se la sventurata potesse ottenere la remissione delle sue colpe da un
M bianco cielo che essa ha offeso, bianco, 4 belyj W , ci& luminoso, come l'ai. <{ bhishm a splendore, lucentezza (Vasmer, ReW).
L'entit celeste invocata dagli Slavi con gli attributi di bianco, luminoso, sovrastante o
sublime, pare identica al "deiwos indoeuropeo, cielo luminoso (ai. dvris, av. dagva, lit.
diZva~,anor. tPwar, ahd. zirc, Iat. dezis, ddvecs), ma le l-ioni
slave si collegano al concetto
indoeuropeo solo neii'immagine, non nel nome, e il concetto di Dio-cielo non 8 solo indoeuropeo, ma largamente eurasico.
Come si vede, belbog non 2 sdo popolare e slavo-comune, ma importante per le sue
implicazioni storiceculturali. Quanto allo a zcernehch P , si pu osservare che tutt'altro che
ignorare il diavolo, come pretende il Briickner, gli Slavi avevano almeno due termini indigeni
per indicarlo, a hs e cc cert D, senza contare c< Iichoj P, come si pu vedere nei proverbi
delle due candele, ma nelle imprecazioni e locuzioni che abbiamo citato l'Essere malevolo
non un 4 bes N O un <C Cert *, ma un autentico a Bog a o un r Prabog m, come I'<<o k s t e
Vertreter des Bosens a della Siberia. Questo nome di Bog dato a due esseri opposti ha creata
un tale sconcerto tra i linguisti che nel suo Dizionario ii Vasrner distingue un Bog I col significato di Dio e un Bog II con quelle di diavolo. Non potrebbe esistere prova migliore delIa
necessit di ammettere i due Dei di Helmold. La tradizione di questa doppia divinith primaria, autoctona e pagana, aili'infuori di ogni influsso iranico o cristiano. In Eurasia l'area deIle
categorie di spiriti bianchi e neri la medesima di quella del mito deila pesca della terra:
Slavi, Balti, Einni, Ugri, Urdici e Altaici, ed naturale perch in questo mito che cornpaiono per la prima volta i due Esseri. Nessun altro popolo dell'occidente ha mai dato indifferentemente jl nome di Dio a queste due Entit.
9

61 Ivamv
1897, P.25.

P,,EtnogrofiEeskie materiary sobrannye

V. Rrte Terza, cap.

2.

v K~pjanskom u., Chr'kouskoj tuberrrii,

EO, XXXII,

I,

Capitolo settimo
LE CONTINAE E L A B R A T E I N A

I cronisti tedeschi e i biografi di Ottone che nd'X1 e XII secolo hanno tramandato notizia dell'idolatria di alcune tribU degli Slavi occidentali, chiamano latinamente i loro ternpli
u fana n, a aedes is o aedificia dtinonum n, e< domus idal~rumB, ec tempIa o c< delubra B.
Solo Herbord e il. Monachus Prieflingensis, forse copiando I'uno dall'altro, dnno a quelli di
Stettino il nome indigeno di c< continae D, nome che sembra antico: a mntinas dixere priores i, (Monachus Prieflingensis, 11, 11); i<
In hanc aedem ex prisca patruum consuetudine ... n
(Herbord, I l , 32). FOrse edifici del genere esistevano anche a Karentia (Garz) perch il villaggio andava famoso per tre templi principali (4 Insignis hic vicus trium prepollentium fano.
mrn aedificiis erat b, Saxo, =V, p. r28), ci che fa. supporre che ve ne fossero di secondari,
Delle quattro ec continae * di Stettino, una, la principale, costruita con cura particolare,
conteneva l'idolo tricipite di TrigIaus, unbltra, forse, la sella del Dio (Monachus Priefl., 11:
11) e il suo cavallo ( H e r h r d , IE, 33 ).
Tres diae continae (riferisce Herbord) minus venerationis hakbant minusque omatae fuerant. Sedilia tantum intus in circuitu extniaa erant
et mensae, quia ibi conciliabula et conventus suos habere soliti erant. Nam sive potate sive
ludere sive seria sua tractare vellent, in easdem aedes certis diebus mnveniebant et horis
(Hesbord, 11, 32).
Secondo il Monachus Priefhgensis, le u continae B sorgevano tutte nello stesso luogo e
non lontane l'una dd'aItra: a Haud grandi ab invicem intervallo distabant r, (Monachus
Priefl., 11, r 1). Anche queste a! continae )N tuttavia erano considerate edifici sacri perch, quando Herbord descrive Ia loro distruzione, parla di c< fana P e di u wntinae D ; ec simulacra et

continas iIlas aggrediar W, << continas aggrediuntur et fana... *, ec Et omnes illae continae numero 4 mira ceIeritate confractae sunt et direptae [Herbosd, 11, 30).
Quanto agigli idoli, ve nSermino di grandi e di piccoli (a idola maiora et minora P, Herbord,
111, 263, e anche di penati o domestici ( 6 praeter penates et ydola n, HeImold, I, 80; a domestico~calunt deos n, Thietmar, VIII, 69). Nei templi le statue potevano avere proporzioni tali
da non poter essere rimosse che da molte paia di buoi (a quae multa boum paria vix movere
poterant a, E b b , 111, IO) e altre tosi piccole da poter essere trafugate dai devoti al momento
della distruzione (u statunculae ib, Herbord, 111, 26; a rnodicae idolorum ... statume clam furati #, Ebbo, 111, IO),
1 tre idoli di Karentia erano di venerazione privata, ma gdevmo di una reputazione pari
a
delI'idolo pubblico di Svantevit ad Arcona: << Iis tantum pene veneracionis privatarum deorum digniras conciliaverant, quantum Arconenses publici nunirni auctoritas posside
bat n (Saxo, XIV). Lo Svantevit di Rugia aveva ottenuto un tale primato (cc Adeo ... ut Zuantevith intra omnia numina Slavorurn primaturn obtinuerit P) da essere venerato 4 ab o r n i
natione Slavorum B (Helmold, 11, 1081, come Zuarisici o Radigast a Rethra: cc quorum primus

...

E. Gasparini, ll rnotriorcoto skovo. Antropokogio cdhkmke dei Protoskovi, 111, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8 (print), O 2010 Firenze Universi@ Press

Zuarisici dicitur, et pre caeteris e w c t i s gentilibus honoratut et colitur (Thietmar, VI, 22);
templum ibi magnum constructum est demonibus, quorum princeps est Redigast B (Adamus
Bremensis, 11, 2 1 ) . Questi Dei si erano resi famosi per le vittorie militari concesse ai loro devoti a per I'efficacia dei loro responsi ( a clarior in victoriis, efficacior in responsis n, HeImold, II, 108; cc Propter r a p n s a n, Helrnold, I, 211, ma solo la loro fama e potenza li
distingueva dagIi altri Dei privati e domestici. I cronisti non fanno fra loro a e r e n z a di natura.
La cerimonia dei responsi non aveva una celebrazione regolare. Previa un'offerta, i responsi venivano dati a chi li chiedeva, sia pubblicamente che privatamente. Le gandi festivit invece erano periodiche e annuali: q annuae soluciones % (Helrnold, I, 6); e et annuos
sacrificiorum irnpensiones W (Helrnold, I, 2 I ); u annuatim Iitare consueverant D (HeImold, I,
52); a Semel quotannis post lectas fruges a (Saxo, XIV). Il popolo si radunava davanti al
tempio (a ante aedem simulacri t-, a pre foris B, Saxo, XIV), senza distinzione di sesso e di
e d (ac conveniunt viri et mulieres cum parvulis P, HeImold, I, 511, conducendo con st4 come
animali da sacrificio buoi e agnelli (a mactantque diis suis hostias de bobus et ovibus r>, Helmold, ibid.). I1 sacerdote ripuliva il saceIlo del tempio Con la scopa. 11 giorno seguente (e postero die i ~ ,Saxo, XIV) traeva pubblicamente gli auspici sull'ablmndanza o la scarsit del futuro raccolto. Seguiva l'uccisione degli animali consacrati agli Dei e il festino o banchetto religioso: C( Litatis pecudum hostiis, solemne epulurn religionis nomine celebrant P (Saxo, XIV).
Talvolta il numero degli animali sacrificati era cosl grande che a stento si riusciva a consumarne tutte le carni. Ma bisognava farlo: cc in quo epulo sobrietatem violare piwn aestirnatum est, servare nefas habitum * (Saxo,XIV); aconsecratas numini victirnas intemperancie sue
senrire cogentes D (Caxo, XIV).
Herbord, che giunge a Pirissa (Pyritz) durante una tale festa, vede dall'dto circa 4000
persone dedite a celebrarla, e ne rimane sorpreso: a Erat enim nescio quis fectus dies paganorum, quem Iusu, Iuxu cantuque gens vesana celebrans, vmiferatione alta nos reddidit attonitos s (Herbord, Il, 14).A Julin, in Pomerania, la festa si accompagnava a giochi e danze
(<<ludis et saltationibus paganico more o r n i populo occupate P, Ebbo, 111, I), a Stettino anche a rappresentazioni drammatiche: 4 videres interea per totam civitatem ludos scencos
agere, clamore ac strepitu omnia commisceri m (Monachus Priefl., 11, 1 7 ) . La festa durava
pi di un giorno, generalmente tre.
Il sacrificio e il banchetto cono gli atti principali del culto degli Slavi occidentali. Partiremo dunque dal b n c h e t t o per risalire alle * continae * che si trovano al centro della festivit e costituiscono la chiave per decifrare Ia natura di queste manifestmioni religiose.
L'uccisione rituale e periodica di uno o pi animali e la consumazione comune delle loro
carni 6 un'usanza che si conservata fino ai nostri giorni in Grande-Russia, h Serbia e in
Bulgaria. Resti di questi costumi sono stati osservati anche presso gli Slavi occidentali. Sebbene tale uccisione avvenga in occasione della festa del patrono del villaggio o della ricorrenza
di qualche santo, il clero non vi partecipa, o molto raramente, anche quando essa torna in
qualche modo a vantaggio materiale alla chiesa, anzi in Russia e in Montenegro ha cercato
in molti boghi riuscito a estirparla. In certe localit della
di combatterla e
Bulgaria detta a sbor a, riunione, e la s i ceIebra in onore di un santo patrono del quale taIora si ignora il nome. Si festeggia Io a sbor >p e non il santo. Senza <{ sbor n non c' villaggio, scrive il Marinov, ciO che denota, secondo il Markov, l'origine pagana deIla festa. '
u

Markov L. V., Sel'skaja obYina u Bolgar v

XIX

v., u Slavjanskii etnagr. sbornik r, u Trudy Instituta Etnogra-

Nello cc sbor o u zborove Ia vittima pub essere anche solo un montone che viene fatto
bollire con le interiora. '
A BeleSko, presso DebHr, l'uccisione di m bue nel giorno di S. Elia detta con parola
turca akutbariit, vittima. Le carni venivano bollite in una cddaia comunitaria e divise
tra le famiglie. Secondo il Volkov non vi dubbio che si tratti di untsanza precristiana perch il cristianesimo non ammette I'uccisione di animali di sacrificio e la benedizione delle carni
non viene impartita dal pope, ma dd'uorno piii anziano del villaggio.' Anche in Serbia &i
presiede nella cerimonia di Pentecoste all'uccisione di agnelli e lattonzoli, mangiati poi in un
banchetto comune su un grande prato, il a SippeaaIteste n, iI piii anziano della
I n Grande-Russia questo banchetto collettivo con le carni di un animale a con vivande raccolte a colletta da tutta la comunith e preparate in comune, si chiamava 4 bratzina n ed P
certo un ricordo dei sacrifici pagani u eine Erinnerung an alte heidnische Opfer, Ueberbleibsel
der alten Opfer, die einst die ganze Gemeinde darbrachte . A Tetovo, in Serbia, il festino
collettivo si chiama ec chram i ~ h, in Ucraina presso Cemigov, ~r chramovgtina ip.7 Un altro nome
comune ne1 serbo e a1 russo per designada 2 quello di ec molitva ip e di B mol'ba N, da ec molit' , che in bulgaro e in russo ha il significato sia di preghiera che di uccisione di un animale di sacrificio e di preparazione di vivande rituali8
Lo Zelenin distingue la t< brattina P dalla a mol'ba ia perch nella prima si uccide effettivamente uno o pi animali, mentre nella seconda ci si limita a preparare il malto e il luppolo
raccolto a colletta per una birra Che viene bevuta in comune da tutto il villaggio. ' Da certi
divieti del XVIII secolo pare che in Siberia si distinguano le a brarlrny dai r< kanuny D per
proibirli ambedue; ttoby kanonov i brattin omjud ne bylo D. 'O L'usanza di questi banchetti
era diffusa nel secolo scorso nei governatorati di Olonec, di VoIogda, di K o s t m a e di
Vjatka, " anticamente e in eth pagana anche in q u d o di Novgorod. " In questi lesini a prestol'ny m o e< obezanye N se erano votivi, si dava fondo a tutte le riserve a e per alcuni mesi
si era costretti a lasciare i denti in riposo m. Nella regione dell'Unega ci si preparava con un
digiuno volontario. l4 Anticamente la partecipazione di tutti gli abitanti era obbligatoria, ed
erano cos dispendiosi che le I< gramoty li vietavano. l5
In Russia settentrionale si chiamavano kanuny H i banchetti sociali (comuni o del ccrniriii,
e mirskie obedy i p ) che per la festa del profeta Elia e della Nativit della Vergine comportafii *, NS, LXII, 1960,pp. 78, 79. Le citazioni dei testi medievaIi, quando non portano indicazione diversa, sono dcsunre da: Briickner A., Mitologin slava, Bologna, 1913; M ~ e C.
r H., Fonte bistoriae religiofpisshic*, Berolini, rg3 I .
2 Strausz A., Die Bdgurcn, Leipzig, 1898, pp. 378-3793 Volkov F., Svadebnye obrjudy u Bolgcorii, EO, XX JII, 1895, pp. 54-55.
4 Kuppers G. A-, RosdimJes~una' Trunceianze in Duboka, Pfzngstbruuche im ost~erbirckenBerglond, ZfE,
LxxIx, 1954, pp. ZX3-2x5.
5 Zelenin D,,
Russ. Volksksrnde, pp. 357, 359.
Cchneeweis E., Grundriss des Volksglnubeas uvd Yolkrbraach der Smbokroaten, Celje, 1933, p. 210.
7 Kosit M . N., Lituiny-Belorury Cernigovskoj gubernii. u Zivst. D, XI, 1-2, rgor, p. 34.
B Schneeweis E.,op. ioc. cit.; ]Dal' Slovar'; SEerbin F., 3dq.fegodshja rmei'mju obSEina, a Otd. Zapiski a,
1879~7-8,in: JakuBkin E,, Obyfnee pruvo, 111, Moskva, 1908, p 168.
9 Zelenin D,,RUSJ. Volkskunde, p, 358.
10 Makarenko A., &srn
po simbirskim sefenijam, u Zivst. m, XVI, 1907,p. 18 I S.
Ze1:enin D., Russ. Volkskarnde, pp. 357-358.
12 Sedov V. V,, ]axyte$kaja brottina v dreunem Nougorode, K S W , L W , 1956.
13 Balov A. V-, OCerki P o f S o n ' j a , EO, 40-41,1899, pp. 2x6-217.
14 Kulikovskij G. I., Pochoronnye o b ~ a d yObaneZskggo Ara$, EO, I, 1890, p. 60.
'5 Teir$Eenko A., Byt rllsska~omaroda, Moskva, 1848, T. V, p. 151.

vano l'uccisione di buoi e montoni. '' Nella regione di Kadnikovo i banchetti in cui si beveva
la birra comunitaria erano detti ec guljanija n, divertimenti," a Tjumen, al di 1h degli Urati,
4 gostinye prazdniki a, feste conviviali. l8
Talora il trattamento comune di bevande viene fatto da un privato per scioglimento di un
voto, come si canta in Belomssia:
Nad mnoju mama plakat' stala
moljas', Mikole obeSEala
svehi spravljac i varic pivo

(La mamma cominci a piangere su di me,


candela e di far bollire la birra). lg

/ pregando, promise a Nicola, / di preparare una

Se il vota era pubblico, la festa della birra prendeva a SmoIensk il nome di a obrok ,
adempimento, taglia. " In Serbia la festa per voto privato o pubblico si chiamava r<zavetinaip
(voto, giuramento), temine passato a significare sagra in generale.
Fin qui le u bratEiny P. Ma anche le a continae possono essere documentate etnograficamente. I n tre villaggi deI distretto di MaWakov (Siberia occidentale) esisteva una cucina
pubblica (povarnja) per la preparazione d d a birra comunitaria. Era un'izba senza camino,
con una stufa di sassi, che sorgeva isolata dalle abitazioni. La birra era forte, a pivo bylo
p'janue ." Ci si radunava spesso presso una chiesa o davanti a una cappella a o dentro la
cappella stessa. " Ne1 governatorato di Vologda gIi animali, prima di essere maceElati, venivano intsodotti in chiesa. Le carni bollite, portate davanti le icone della cappella, venivano
incerisate con le bmgi che erano servite a cuocerle. 26 In Russia, in Bulgaria e in Serbia il banchetto era seguito da canti e danze della gioventu. In Belorussia, nei distretti di Vil'na,
Minsk, Oda, Mstislav, KriCev e altrove la preparazione della birra (si diceva varit' med n
perch la birra era doIcificata con miele) era opera di un'associazione o confraternita i1 cui
simbolo di unione era una candela fatta con cera raccolta dalle case di tutti gli associati. La
confraternita, detta della candela (svdane obRestvo), si radunava nella ec casa sociale ip (obitestvennyi dom) se si trattava di festeggiare Io scioglimento di un voto pubblico, o nella casa
di uno degli associati se il vota era privato. Gli associati o rc brattniki a avevano il compito, oltre che di provvedere ai bisogni della chiesa, di soccorrere i poveri, di seppellire gli
indigenti e di sorvegliare la morditi del villaggio punendo i peccati carnali (ljubodejanija).
Ancora nel 1873 ci si radunava in una u particolare casa di legno presso la chiesa ip (bratskij

"

P r i b k i j S. A., Norodnaja fari' na severe, Moskva, 1884, io: Jakuiikin E., Oby2noe pruuo, 111, p. 382.
Pustikov A,, TroiEiwa Kadnikovsk~~o
srezda, Zivst. n, I. 3, 1592, p. 1x1.
18 Zobnin F., 12 goda v god, opisaafe hgouorota krest'ja~xkoj fimi v g. UstJ-Nicysskom,Tjlrmenskago # e d # ,
r Zivst. B, W , I, 1894, p. 41.
j9 NOSOVK
I. I., B d m s d i j a perni, ZC;O OE, V, 1873, p. ra4.
Dobmvol'skij V. N,, Smolenrkij etnografiteskij sbornik, ZGO OE, XXVII, Z. W , 1903, p. Bgz.
n Pavlovii Jo., op. cit., SeZb, XXIT, rgzr, p. 94; Vuk, Lex.
n Makarenko A,, Kmun po sHmbirsksm setenijiinr, a Zivst. m, XVI, 1907, p. 192.
Zelenin D,,Rsrss. Volkskunde, p. 317.
Mskarenko A., op. czb., p. 185.
25 EO, 111, 3, 1891,p. 216; Volkm F., S d e h n y e obrjady, p. 33.
Schrader O., Die Indogemanen, 3", Lipzig, 1916,p. TOB.
n NosoviLI T. I., Belorwskja pesnf, ZGO OE, V, 1873, pp. 6566.
16

l7

derevjannyi dom, bogadel'na pri cerkvi) dove una stanza senza focolare (ristaja kornnata) era
abbastanza spaziosa per accogliere gli invitati di tre famidie e il clero. Vi si conservavano anche
gli stendardi deI a bratstvo m che si chiamavano essi stessi u bratstva a. 38
In una C( braterskaja chata si radunavano anche gli associati del villaggio di Cagova
(dissr. di Lipovec, gov. di Kiev). Un tempo edifici del genere esistevano in tutta la regione.
Ci si riuniva per deIiberare sugli aiuti alla chiesa, sul s ~ ~ c o r saio poveri, sulla disobbedienza
dei figli, la composizione d e k liti e la punizione di atti immorali che non cadevano sotm
le sanzioni padronali o penali. La a braterskaja chata B era anche luogo di raccolta per i banchetti pubblici nelle grandi feste.
La a chata sociale del villaggio di Jurev'i8 in Belomssia (distr. di RSica, gov. di Minsk)
apparteneva invece a una societ di pellegrini questuanti (stary) che vi si riunivano tre volte
Alhanno per banchettare e bere idromele t acquavite col ricavato di offerte fatte loro dai
devoti per la commemorazione dei morti. m
Strette analogie con gli edifici belorussi e ucraini ha la <c bratska kuCa m deIle Bocche di
Cattaro, nelIa quale si radunavano i capi-famiglia di una a kne5iva o nahija P (circondario
amministrativo) per prowedere alla manutenzione ddla chiesa, di strade e di ponti, alla protezione degli orfani, aI divieto di vendita di beni a stranieri e al giudizio e punizione di
cc delitti e peccati D, (pristupe i pogregke). L'edi6cio sorgevs. presso Ia chiesa e serviva anche
di scuola.
Nelle ImaIit d d a Dalmazia dove la chiesa godeva del reddito di un vigneto che era lavorato da un uomo per ogni casata, esisteva una u bratska kufa u dove ci si radunava a bere
vino e acquavite. Non esisteva altro Iuogo di riunione e il nome di 4 bratska kuda n 2 antico. "
Un'anaIoga istituzione pare essere esistita in Slovenia.
Se si mettono in relazione questi e&ci con le u bratziny B e con la pxeparazione delle
bevande comunitarie (v. le n povarnija >s e le a pivovarny * in Russia) e si tiene conto degli
scopi in parte religiosi e in parte sociali delle loro riunioni, vengono spontaneamente alla
memoria le q continnie D di Stettino, coi loro bmchl-fissi e tavoli (sedilia t a n m intus in circuitu et mensae), dove a sive ludere sive potare sive seria sua tractare vellent certis diebus
conveniunt et horis B, (Helrnold, 11, 3 2 }.
Edifici di 4 continae ip sono sopravvissuti solo in Belorussia, Ucraina, Montenegro, Ddmazia e forse Slovenia. In Belomssia e in Ucraina sembrano essere opera e proprieth di confratemite laiche che sorgono senza iniziativa da parte del clero e fuori dei suo controllo per
coadiuvare la chiesa nelle spese del culto e n d a sorveglianza della moralit.
I1 nome di u braterskaja chata B pare in relazione sia con quello della e bratzina W (banchetto pubblico) che di rr bratstvo * come fratria religiosa. Ma ndle Bocche di Cattaro e in
Dalmazia non si ha notizia di associazioni religiose di laici, e tuttavia esistono q bratske ku& r,
nelle quali non de& associati, ma tutti i capi-famiglia o un uomo pet ogni casata bevono

"

3 Bermm I., Kaleadar' po ~ m d t l y mpredddijawr o Vou3nskom pricbode, V i l e ~ r h jgtib., ZGO OE, V,


1873,p. 2 2 .
3 KisileviE L. proioierej, VymirajdEie fipy d r a n i s h j dcrcvni, Kiwskaja s taririii n, 1884, 8, in: Jakuain E.,
Obyhoe pravo, 11, Jaroslavl', 1896, p. 324.
EO, 111, 1891, pp. 150-132.
31 Naki6enovic' S., Boka, SeZb, XX, 19x3, p. 335 S.,
2 Ardeli6 VI., Priuatno pravo u Bukouici, D d m a c t ~ ~
ZbNb,
,
XV, 1910,p. 256.
33 Dular Jo.,Soseske zidatiice v uxhodni Beli Krajini, u Slovenski Etnwaf *, XVI-XVIl, 1963-1964,
pp. 3 ~ 5 .

insieme, discutono degli aiuti della chiesa, di questioni amministrative e di pubblica rnoralitll.
Qui il nome di a bratske s dato a queste case comunitarie certamente in relazione con
a bratstvo W come a rod o sebra b, non come confraternita. Due villaggi delle Bocche di
Cattaro, Gorni Stoliv e Doni Stoliv, (Stoliv Alto e Stoliv Basco) si riunivano aIIa vigilia di
S. Anna per comperare a spese comuni una o due pecore che poi mangiavano in un banchetto
che durava tutta la notte. Gli abitanti di Doni Stoliv provengono da Gomi Stoliv dove alcuni
hanno dei parenti, Questi banchetti erano, secondo il Drobnjakovi6, l'occasione u kada se
v&ila kao neka smotra nekadainijh bratstava D, in cui si incontravano in qualche modo gli
antichi, r bratstva
Non si capisce, del resto, come in Belorussia e in Ucraina delle semplici associazioni private, sia pure di ispirazione religiosa, avrebbero potuto sentirsi autorizzate a prendere misure giudiziarie e punitive nei confronti degli abitanti del villaggio se non
fossero state costituite m modo rappresentativo e riconosciute d d villaggio stesso, Si tratta
certamente di resti di antiche associazioni di vicinato (sebra) o di trib (pleme).
I n Russia awiene che due villaggi, invece di unirsi per il banchetto comune come i due
Stofiv delle Bocche di Cattaro, festeggino il giorno di S. Elia un anno in un villaggio e un
anno neli'altro, alternandosi in modo che l'icona del santo si trovi nel villaggio che celebra
la festa. 35 Nel governatorato di Ore1 tre villaggi dnno a turno la festa di S. Elia e del
Salvatore. 36 In Belonissia pi famiglie potevano assmiarsi in una festa intorno a una candela
detta mirskajs o a obEinaja sv& i ~ .I padroni di casa, chiamati padroni-affratellati (chozjaevy-bratziki) si accordavano sull'ordine in cui la candeIa doveva passare di casa in casa. La
consegna della candela si accompagnava a una particolare cerimonia. 37 Questi villaggi e queste
famiglie erano evidentemente unite da legami di reciprocith pi sociale che religiosa o da vincoli che risalgono ad un'epoca in cui il sociale era indistinguibile dal religioso,
L'influsso religioso ha separato le a continae i~ degli Slavi dal gruppo sociale, anche dove
il gruppo sociale ha continuato a sussistere. L'antico nesso appare vagamente SOIOin Montenegro. Sono i Finni del VoIga che, ancora una volta, presentano l'istituto della u contina s
nella primitiva concretezza, e anche da loro non dappertutto.
I Mordvini chiamano u kudo P l'edificio del culto, i Votjaki u kuala A , i Permiani u kola n,
i Finni ac kota *, voce di provenienza iranica come la chata ucraina e polacca. I1 a kudo >a
mordvino sorgeva in un Iuogo appartato del villaggio e lo si usava per uccidervi animali
minuti che venivano mangiati in comune. Per celebrare questo banchetto i Mordvini e si
dividevano in gruppi parentali B. Oppure a Pasqua ogni clan mordvino si raccoglieva in
casa di un membro del clan, a turno, intorno alla candela u atjan Itatol a, candela degli antenati. Ogni clan aveva una sola candela, e non pi di una, che veniva accesa in occasione della
festa. " Le 162 abitazioni di Vaigapino (dist-r. di Krasnoslobodsk, gov. di Penza) erano
raggruppate in undic fratrie o clan i cui membri si consideravano legati tra loro da una
candela del clan, u Wachskerze des Geschledites a, custodita a turno nella casa di un membro
del clan. A Kutmis (distr. di GorodiSk) la candela doveva ardere una sola volta d'anno nelIa

14
35
37

Drobnjmkovit B., Etndogija trwoda Jugosl$~iije,Beqrsd, 1960, p. 223.


h s t i k o v A., Tmifim, a Zivst. *, I, 2, 5892, p. 1x1.
Jakuiiltin E.,Obyhoc p m o , 11, 1896,p. 328.
N m d I. I., Behmaski# pesni, ZGO OE, V, 1873, pp. 4567.
Smirnw i. N.,M W ~ U PribavIenija,
U,
IoAIB KU, XII, 4, 1895, p. 335.
S m i m v i. N,,Motudva, -1
m, m,6, 1894, pp. 55&539.

Dorfstube s o stanza del villaggio. " I Mordvini moksa dispongono per la festa del ~i keremet (la parola b a s s a ) di une propria capanna, circond~taa una certa distanza da una
siepe. Ogni tirino una puledra veniva uccisa dentro il e t o . la caia-madre del clan, lo
a Sttunmhaus der Sippe r. Il dlaggio mordvino di VeZkanovo era diviso in sei quartieri
(Dorfceil) ognuno dei quali aveva la sua e< pivama a o a Bierkuche w, ciok un particolare edificio per la pqarazione della birra rituale. "
Secondo ma descrizione del Pallas, per la celebrazione annuale deI u keremet * i Ceremissi u per lo piii scelgono la foresta remota dove fanno una specie di piazza, alzando in
mezzo ad essa una baracca in cui mettono un tavolo e delle sedie Akune famiglie hanno
due o tre di questi keremetti; ma ogni villaggio ne ha uno grande e pubblico, in cui si cdebra ogni anno la grande s o l d t l *. 42 Nella regione di Ufa esistevano quattro kudo r per
a

...

la festa del

"

ai keremet ip.
Presso i Mordvini e i Ceremissi i culti di &n sono p m o sviluppati e dove manca il
a kudo *, ci si riunisce in un'abitazione di un membro deI clan. Ma per i Votjaki il u kua B
o a kuda D 2 una vera istituzione. Si tratta di una piccola capanna a Blockbau, s e m a finestre e senza carnino, con un foaolare di sassi a i centro e banchi fissi lungo le pareti, che
sorge nell'oiia di ogni conradino. In un angolo un paniere di corteccia contiene le stoviglie
del banchetto. Ma oltre a questo u kua D familiare, esiste un u budzim kua D che appartiene
d a stirpe, sebbene non si distingua in nulla a quello familiare. I1 rito del r h s consiste
nella cottura all'aperto di miindi affetti e sadicati ogni armo daila famiglia o dalla stirpe,
o anche da singoIe persone (v. fig. 140). Ii bosco sacro in cui sorge il a kua B e la festa
stessa detta s keremet O con parola indigena 4 lud D. Vi sono vili& che h
o un solo

140

Fig. 140. UH a h a l a D dei Votjaki (da Hoimbwg l .

Harva U.,Mordwiaen, p. 384.

" Harva U.,Nordwiiieii, pp. 107, 3~)-3x5,411.


Pailas V. S., Viaggi, Mhno, 1816, T. V, pp. 2718.
* h s h w P.,K r ~ t k i joEcrk o potzdke k

~ d r e d ufi.prkoj
~ ~ r ~ g u b ~ n i i ,ietoni

1896,

PP. 317-328.

r896,

Eo,m--,

1-3,

e keremet comune s tutti, e altri che hanno cc keremet * che sono propriet so10 di certe
trib. Nel vUaggio di Jdke in un 9 keremet B si radunano le tribh (clan) Im'ez, Jug e Koksja,
in un altro la txib Pos'ka. Nel villaggio di Purgu vi erano due lud %, uno della trib
Muti'g, l'altro della trib Bod'ja; in quello di Aksaka le tribh Egra, Bigra e Omga hanno
ciascuna un proprio a Iud n.

Secondo VeteIEagin ogni tnb votjaka della regione di Sosnovo venera un proprio Dio.
La fine dei raccolti richiede un sacrificio che consiste in un banchetto. Ogni banchetto pubblico un'offerta religiosa e ogni offerta religiosa un banchetto. 45
La tribu votjaka di cui parIano il Bogaevskij e il VereZEagin t il u +i a, cio i1 clan-sib.
11 ac h a l a n (q la >, t suffisso) pu essere di una famiglia o del ec v$i , e allora si chiama
s budzim-kuda .. In ogni villaggio vi sono tanti a budzirn-kuala fi quanti sono i rc vy5i D
presenti nei villaggio. 11 R i k r k a che, secondo tutte le apparenze, i Votjaki si dividevano
in stirpi esogamiche che, almeno in et storica, erano patrilinee. " La vita religiosa era regolata in modo che ognuna di esse aveva una propria capanna delle offerte. Tale capanna era,
in questo modo, anche il simbolo d d a loro vita sociale. Le stirpi erano denominate da
questa capanna poicht! i1 nome della capanna, 4 vorSud x-, equivale a stirpe. Le parole avorh~dfi
o u mudor r, non vanno intese come una divinit comune a tutti i Votjaki. Ogni stirpe venerava
nella capanna un proprio spirito. Vi sono presso gIi Ugri e gli Uralici divinit venerate nello
stesso tempo sia da una famiglia che da una stirpe o da un'intera comunit territoriale, come
il Toq che la divinixh principale degli Ostjaki e una divinit familiare dei Jurak,
Gli idoli ostjaki sono conservati in una jurta sacra e rappresentano il Dio protettore
(Schutzgott) di una trib, di una stirpe o di una singoIa famiglia. Gli idoli ereditati da1
passato seno reputati tanto pih potenti quanto pi antichi. 49 QueIIi di stirpe sono ornati
con vesti, perle e placche metdiche.
Le offerte che gli Ugri presentano agli spiriti possono essere individuali, di una famiglia
o di pi famiglie, cio private, o comuni e pubbliche.
Quelle pubbliche sono presentate a spiriti che d o n o di pi grande considerazione, ma
u in linea di principio B non esiste nessuna differenza tra offerte private e pubbliche se non
per la qualit e il valore dei doni. Ogni santuario reputato propriet di uno spirito particolare. 51
Saxo parlava degli Dei di Karentia come di Dei privati, in contrapposto al Dio pubblico
di Arcona. Thede Palm trova oscura questa distinzione: 9 Es ist aber nicht ganz klar, was

Bogaevskij P. M . , OEerk religioznych pwdstnvlenij Yotjakov, EO, I, 1890, pp. 138, 159-160.
VereEbgin G., Votjaki Sosnovskago ha;#, ZGO OE, XIV, 2 , 1886, pp. 33-34,47.
46 Lokarev S. A., Etnogru)ijn rsarorbov SSSR, Moskva, 1958, pp. rp-16. II pmf. N. Minissi, dell'Istituto Orientale di Napoli, a faceva rilevare che i1 nome a kudo N de1l'edifiao sacro dei Mordvini significa figura quadrata (v.
sInvo a contina s da e lqt m) e che il suffisso q l i del votjako kunila ii & indicaiivo delI'appartenenza ai motti, per
cui u kuaIa D sarebbe la casa dedicata al loto culto. V. anche Lwtits: Opfcrhuite... primar wohl als Wohnort der
Ahnen (Gmndruge, 11, 2, 329).
47 Tuttavia s m d o il Wasiliw nei gw.di Vjatka e di Kazan' i'eppartenuiza alla tribii ( c h ) era mutevole e
calcolata sulla Iinea della nonna paterna.
4 Kank D,, Die isleilige Hintereck~,FFC, ~ 3 7 ,1949, pp. 9596, f 32-133.
m Castdn M. A., Vorlesuvgem ii$er fanlrrscbt. Mythologie, SPb, 1853, pp. 218-219.
Voronw A. G., JuridiEeskie oobyEai Ostj~kovZapadnoj Sfbiri i Samoedov Tomskoj glibernii, ZGO OE,XVIII,
rgoo* P. 4.
51 Karjalainen K. E., Die Reliliun der Jugra-Viiskt.r, 111, FFC, 63, 1927,pp. 70, 72.
44

ip

Saxo mit dem Gegensak privams-publicus gemeint hat D. " Secondo Bruckner, si tratta di
una pura invenzione di Saxo: a Se Saxo chiama queste tre divinith "private" i
n contxapposizione a Swiatovit Hpubblicom,
io considero tale distinzione come un'invenzione sua B (Mitol.
slava, p. zoo nota I). Saxo invece non ha inventato nulla e non si vede perch lo avrebbe
fatto su questo punto.
Le a continae di Stettino, come i a h d o N e i q kuaIa s dei Finni, erano edifici sacri
propriet di una sebra a. Per questo potevano essere quattro e sorgere anche vicine tra
loro. La costruzione di quattro edifici di culto, non grandi e nel medesimo luogo, non si
spiega che con l a necessita di provvedere ai bisogni del culto di quattro distinti gruppi di
parentele, ciascuno dei quali venerava nella propria u contina una divinit o uno spirito
diverso da quelli venerati nelle altre e< continae m. Che poi una di queste a continae P fosse
piii spaziosa e piii ornata e contenesse un grande idolo, come il Triglav, non significa che
anche essa non appartenesse a una particolare u sebra *,ma solo che il Dio o spirito particoIare di questa a contina m godeva di un particolare prestigio e si era imposto d a venerazione di un pi gande numero di devoti. I n Lituania divinit gentilizie particolari esistevano
ancora nel XVI secolo: Sunt etiarn quaedam veteres nobilium familiae quae peculiares
colunt d m... Sunt ~ t r t i sagris quemadmodum nobiliorum familiis singulares Dei a. " NelIa
festa degli Ilgai, in Lituania, si preparava un banchetto per i morti in una capanna appositamente costruita. M Presso gli Altaici il culto particolare praticato da una stirpe non una
costruzione artificiale, ma il fondamento di tutta la vita sociale. Gli Dei di clan (Sippen@tter) degli Altaici, come dei Teleuti, sono la manifestazione pi importante della vita smiale:
come ogni stirpe (a sok P, osso) ha un antenato comune, cos deve avere Dei comuni. Si definisce la differenza del u s ~ k soprattutto dal Dio che l'ma o I'aItra parentela ha in comune. 55 Allo stesse modo i Votjaki distinguevano i lom cc vyii n secondo il B vodud P o edificio di culto. Avviene, la medesima cosa in Montenegro: ogni bratstvo-sebra festeggia nella
cosiddetta a slava * il proprio santo patrono. Vi sono + bratstva m popolosi e dispersi in villaggi diversi i cui membri si riconoscono come componenti nel medesimo bratsrvo m dal
santo della u slava *. Non ci si sposa tra persone che celebrano il medesimo santo. La separazione esogamica comporta una separazione di culti e la diversitd del culto diviene indice
della separazione. Lo e< jerech W dei Cuvassi ?i un antenato che porta il nome di colui che per
primo era giunto nella regione, talora di un santo cristiano o musulmano. Il suo culto, come
quello d d a B slava B serba, di clan e ereditario. Y1
Nell'Encyklopcdi~staropokska del 1938 i1 Briickner si era molto avvicinato alIa reale situazione del paganesimo degIi Slavi occidentali, quando sotto la voce a rod scriveva:
rc Czbnkowie d u czcili te same Mstwa darnowe, tych samych przodk6v n, G i membri del
" rod" veneravano le mzdesime divinit domestiche, i medesimi antenati S . Naturalmente, gli
Dei comuni del a rod n non potevano essere domestici (domowe) perch gli spiriti domestici
erano strettamente familiari e legati agli edifici, ma Dei di e md D (rodowe), e inoltre indi-

" T W e Pdm, Wendische Kdfstutten, Lund, 1937,p.

IZJ.

a h i c i i Jo6mnh Poloni We Diis Samagitarum. v. Grienberg Chr., a Archiv f. SIav. P h i l . r, XVIII, 1896,

PP. 28, 41.

Pisani
11, P. 79.

V,,I1

pagmesimo batto-siavo, in: Storia delle religioni, a cura di P. Tacchi Venturi, Torino, 1939,

Khk D,, Wie heiligt. Hintcrecke, p.

Zelenin

D,,ER cdte

I 50; Zefenin D.,


des idoles, pp. 2 6 6 2 4 ,

Lr

cdfe des

idoIcs en Sibrie, Paris, 1952, p. 29

S.

scernibili dagli antenati o a p d k i P. Resta iI fatto che, secondo lo stesso Bfickner, il urod
aveva proprie divinit e propri antenati, diversi dalle divinit e dagli antenati di un altro
ec rod m. Questa diversit il iondamento ddla religione degli Slavi e ne rispecchia la struttura sociale.
La a slava >i serba non k che la forma cristiana di un culto pagano degli antenati, N svojih
predaka a. Si tratta della celebrazione annuale deI capostipite del bratstvo-sebra, sotto il
titolo dei nome del santo che stato imposto al capostipite al battesimo. E un u Sippenfest n
che ricorda i Lares dell'antica Roma" e che ha sostituito la celebrazione pagana degli antenati: a ... welches Fest an Stelle dm heidnischen Ahnenfeier getreten ist B. 99 Che si tratti di
una festa non limitatamente familiare, ma di bratstvo-sebra, P dimostrato d d a presenza delle
spose della famiglia, passate con nozze in sede virilocale in un'altra famiglia, ma senza i mariti, e dei membri coniugati e separati dalla famiglia, ma senza le mogli, poi&& i mariti delle
prime e le mogli dei secondi appartengono a un altro bratstvo-sebra. La candela che si accende in quell'occasione, il pane, il piatto di frumento bollito (koljivo), la preghiera per i
morti e qua e l la visita alle tombe sono indizi cm1 palesi che nessun ricercatore ha mai dubitato della natura di questa celebrazione. I1 banchetto sociale sotto l'albero d e h ec zapis n
non che la N slava di villaggio, come il a kurban bulgaro con I'uccisione di un animale
a in onore dei morti e per chiedere aiuto a Dio s. " Poco importa che il banchetto, I'idromele
c la birra fossero preparati per la sagra del villaggio, cio per la ricorrenza dalla festa del
santo a1
era dedicata la chiesa o al quale si era votato il villaggio. Nei pressi di Cemigov
il miele fraterno R (brahyj med) era preparato alIa vigilia deIla <I chamoC&a n. 111 u kandn , cio il miele e la birra smiale, poteva essere preparato, secondo la definizione del Dal'
ec k prazdniku ili na pamjat' usopSago s, per una festa o in memoria di un morto (Dal', Slovar'). Si dice 4 varit' k a n h svjatomu P, far bollire il 4 kanun ip (la birra) in onore di un santo,
ma la birra detta u pominal'nae privo n, u birra funebre ip Anche il santo protettore del
villaggio, come il patrono della 9 slava N, un morto e i Serbi lo sanno cosl bene che, q u a n d o
si tratta di festeggiare la a slava P di S. Elia o di S. Arcangelo, non preparano iI piatto
dei morti, il e koljivo , perch S. Elia e S, Arcangelo non sono r n ~ r t i I. n~ BeEorussia si
augura ai morti e che essi siano coi santi e ci mandino pane e sale B. I morti sono coi santi,
e i santi coi morti, ma dai propri morti che si attende aiuto. 1 banchetti annui o et pominki a della regione delIPOnega,che potevano raccogIiere intorno a una cappella nel bosm fino
a trenta villaggi, awenivano alla vidia deUa Troica, cio di una commemorazione stagionale
dei defunti. a Altrettanto si dica dei a Boke obiadki >s o colazioni di Dio, aIl'aperto, della piccola nobilt polacca, che duravano anche tre giorni, con la partecipazione di tutti i parenti,

TrojanoviE S., Glavni ~rpskiIrtueni obitaji, SeZb, XVII, 1911, pp. 92-93.
Murka M.,Tragom srpsb-hrvlifske narodne epike, Zsgreb, 1951,p. 350.
9 Lilek E., Vermihlungsb~Zrrchei# Boss. u. d. Hcrreg, WMaBH, VII, 19m, p. 332.
60 V. Parte Semnda, cap. V.
ai Smusz A,, Die B~lgaren,Leipzig, 1898, p. 379.
62 KQG M.N.,fi!ulny-Belorwy dwnigouskoj gub., u Zivst. N, XI, 2 , r 901, 11, p. 37.
63 Makarenko A., Sibirrkij n m o d q j kalendur', Vostdnnjo Sibir', ZGO OE, XXXVX, 1913, p. 31.
Schnmeis E., Grundrh, p. 1 x 1 .
65 Sejn P. N., BC~orussKijaperni, ZGO OE,V, 1873, p. 659.
6 Kulikovskij G. I., Pochoronnye obrjady Oboneirkago kraja,
r, r g p , p. bo.
58

m, m,

di invitati e di poveri." Le agapi dei Gremissi avevano luogo in onore e predok i bogov W ,
degli antenati e degIi Dei, " quelle dei Vorjaki a in onore degli Dei pagani e anche degli
antenati b.
Gli Bei e gli spiriti sono talora associati ai morti e pregati insieme a loro, e vi sono agapi
celebrate solo per gli Dei. Ma molto pi frequente che la festa autunnale alla fine dei rracolti sia riservata ai morti, come la a rnilamala dei Trobxiandesi, m i1 rc keruk dei Diguefio " o la celebrazione annuale degli Xosa nel Sud-Africa, con uccisione dr bovini e distribuzione di birra. Aila fine della mietitura i Kaceni di Birmania banchettano per tre giorni in
onore dei morti e so10 al terzo giorno rivolgono preghiere agli Dei. E solo ai morti che
dedicano il loro banchetto annuale i presinidi Miao. Radunandosi in piazza o incontrandosi si
dicono l'un I'altro: La gente viene nelfa piazza, anche gli spiriti vengono nella piazza fi,74
come i Mordvini che, credendo che i morti in quel giorno ritornino al villaggio, dopo Ie preghiere vanno a passeggiare per le vie 9 come se loro stessi fossero gli antenati D. " Nel Vietnam la casa del culto, detta u din D, 2 il luogo in cui si riuniscono gli anziani per onorare con
cerimonie religiose lo spirito protettore deI villaggio. Tali cerimonie comportano per i coltivatori grandi perdite di denaro e di bestiame che doveva venire sacrificato per la circostanza. 76
I banchetti per quartiere, ai quali la partecipazione era obbligatoria a Buchara, erano celebrati
n
4 per la piu in commemorazione dei morti .
In certe ricorrenze i Bulgari fanno una buca nelia cenere del focolare e vi versano il sangue di un pollo sgozzato in onore ddlo n stopan *, padrone, termine che ancota oggi designa
il capo elettivo di una grande-famiglia. Chi viene in tal modo venerato 2 uno dei capi defunti,
distintosi in vita per il suo valore o per motivi apparentemente futili, come la bravura nel
canto o nel suono del flauto7' o perchd ha sposato una u vila m, cio una fata o una rusaka,
come raccontano i Miljeviii di un Icro antenato. " Vi t anche uno 4 stopan del villaggio e
ogni villaggio ha il proprio che protegge dalle malattie. Si dice che dimori in un albero cavonm
Finch6 dura la festa dello ec stopan ip, nessun forestiero deve mettere piede nel villaggio. 8'
Questa figura di u padre del villaggio n conosciuta anche ai Mordvini che, come i BuIgari,
la mettono in relazione coi culti domestici. Il e padre del villaggio viene pregato di proteggere l'abitato dal fuoco e dai malvagi, di far crescere le messi e di dare salute.

V.

07

Plesznyiiski A., Wmhy i Koxjziary, a Wish ie, VII, 1893,pp. 731-792.

Smitnov I . N., Ceretnisq, Kazan', 1889, pp. 31, rog.


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'1 Strausz A,, Die Bnbgriren, p. 2 0 0 .
82 Harva U . , Nordwincn, pp. 295-296.

I1 culto degIi Dei pu essere oscurate e travolto da uno sviluppo eccessivo di quello dei
Mani, ma le u bratziny n continueranno ad essere celebrate e acquisteranno anzi maggiore
solennitli poich il manismo spinge le stirpi a raccogliersi in banchetti comuni.
Rilevanti sono anche le tracce raccolte dallo Hasva di partizioni binarie per den e quartieri presso i Mordvini pcs Ia celebrazione di queste feste, pi5 caratteristiche nelle localit in
cui i quartieri sono due e la festiviti celebrata per met-vilIaggio." Divisioni tradizionali per
rc moietiec s sono state osservate presso i VogulE e gli Ostjaki daI Karjalainen e da1 Patkanov. " Nelle commemorazioni funebri dei Votjaki di TTjatka e Kazan' i figli sono considerati
appartenenti a1 clan della madre. 8s
I risultati omogenei della comparazione, sia degli Slavi odierni tra Iom che dei Finni orientali, dnno un serio fondamento all'ipotesi che le festivit annuali celebrate ne1 X-XII secolo
dagli Slavi del Bdtico altro non fossero che dei riti di brarsrvo-sebra e che, di conseguenza,
gli idoli venerati nelle 8 continae non fossero di natura diversa da quella dei santi della
u slava i~ serba. Deve trattarsi, cio, non di Dei, ma di capostipiti, antenati e protettori dei
clan quali t ancora oggi possibile rawisare in Serbia sotto la veste di santi cristiani. In sastanza, le divinit slave del Baltico dovrebbero essere nient'altro che dei santi pagani.
Non ci nascondiamo quanto le incrostaioni erudite e i1 dissenso degli studiosi in argomento abbiano reso il problema infido e spinoso. Ma la via che tentiamo di aprire abbastanza larga e patrh in avvenire conciliare dissensi e riserve.
Nelle continae * si conservavano come reliquie d e di cavalieri, stendardi di guerra e
armi di ogni genere, come Ia spada a mnspicuae granditatis ia di Svantevit ad Arcona (Saxo,
XW), lo snida di Gerovitus ad Hologasta (Helmald, 111, 61, Ea lancia di Giulio Cesare a Julin
(Ebb, 111, I; Herbotd, 111, 261, gli elmi, le corazze, le spade c< et omnia armorum genera ip
di Karentia (ICnytlirigasaga).
Queste armi non erano finte e di parata, ma autentiche e vetuste. Si credeva che fossero
state impugnate da guerrieti valorosi e che potessero venire usate ancora magicamente dagli
spiriti dei loro antichi proprietari che montavano invisibili in sella a destrieri dlevati nei recinti dei templi per condurre le schiere dei fedeli alIa vittoria. A Julin la lancia cosiddetta di
GiuIio Cesare a ob memoriam eiua infixa servabahir B, e Gidio Cesare (non importa chi
abbia creato tale leggenda) era considerato il fondatore e I'eponimo della citt ( a a Julio Cesare condita et nominata E b h , 111, I). La lancia era cos arrugginita che non valeva pi
nemmeno il metdo della fusione (e quam ita rubigo consumpserat ut ipsa ferri materies nullis jam usibus erat profutura P, Monachus Priefl., 11, 6). E tuttavia quando i1 vescovo offre
cinquanta talenti per comperarla, pagani vero... vehementer abnuere, lanceam divinioris
esse natutae ... in q- praesidiurn sui, patriae munimentum et insigne victoriae esse constabat s (Monachus Priefl., ibid.).
Le armi dunque erano appartenute a degli antenati vittoriosi ed erano pegno di vittoria e
forse anche mezzo per mettersi in comunicazione mi loro spiriti, come Ie armi conservate a

.,

Harvn U.,Mordwinm, pp. p, 2 0 4 ~296, 313, 385, 386; Postnikov A,, Verovmija i A d 1 # Morduy (ErU) Seh
Sabun?eeva, Rlabyrskago u., Simbkskoj gub., IOAIE KU, XI, 4, 1893, p. 382; Srnimov I., Mordoa, IOAIE W, XII,
4, 1895, P. 314Patkanov S., Sturohnaja &n' Ostjukor~ i icb bogatyi po byIitmm i skazuniium, s Zivst. D, 111, 1891, p. 86
e p. 102.
85 Wasiliev

J., UeberJichl iber dir heidniscbcn Gebraiiche, Abergnubm uad Religiun der Wotjdken in k n Goarw.
Wlntka und Kasan, a Mmoires de h Soc. Finno-ougrienneis, XVXII, 1902, p. 40.

tale scopo nelle Indie olandesi. Dopo il battesimo, il vescovo Ottone si rivolge ai neofiti di
Julin dicendo: 4 Moneo ut nec Julium ipsum nec Julii hastarn ... ullo modo colatis denuo u
(Herbord, 111, 26).
I n tal modo a Julin si venerava non un Dio, ma lo spirito locale di un guerriero vitrorioso, fondatore della citth. La circostanza sicura.
Le cose non siavano in modo sostmzidmente diverso per Io Svantevit di A m a . noto
che, secondo Helmold e Saxo, Svantevit non era che il S. Vito che era stato assegnato come
patrono ai Rugiani da Ludovico il Pio. RikIIi al cristianesimo, i Rugiani conservarono il santo, paganizzandolo in Svantevit.
Le parole con le quali Helmold riferixe questa tradizione sono misurate. EgIi non la da
per sicura: q Tenuis autem fama commernorat I, (Helmold, 11, 12).Secondo I ' a n o h o degli
Annaies corveienses, Lotario aveva affidar0 ne11'844 a in perpetuum D l'isola di Rugen ai benedettini di Corvey 9 ob victoriam per intercessionern sancti Viti, Martyris nostri, impetratam A. " Non appare sicuro se fin da quella data o quanto pi tardi i benedettini abbiano intrapreso l'evangelizzazione dell'isola, e se l'abbiano mai del tutto compiuta.
Secondo la tradizione raccolta da HeImold, i benedettini costruirono nell'icola un oratorio
dedicato a S. Vito: u Inde egressi predicatores gentern Rugianorum sive Ranorum ad fidem
convertisse fenintur ilicque oratorium fundasse in honore Viti rnartyris, cuius venerationi
provincia consignata est n (Helmold, 11, 12); e< ... ubi etiam oratorium fundaverunt in honorem domini et salvatoris nostri Jesu Christi et in commemoratione sancti Viti, qui est patronus Corbeiae (Helmold, T, 6).
Se mai in quegli anni i benedettini posero piede nell'isola, 5 molto probabile che vi abbiano costruito una cappella poich l'ereiione di una chiesa b uno dei primi atti che si compiono in terra di missione. Probabile uiche che la chiesa fosse dedicata al santo della loro
abbazia.
Ritiratisi o espdsi da una rivolta pagana, i benedettini non vi ritornarono che nell'estate
del I 168, dopo l'espugnazione di A m a per opera del re danese Valdemart, e non la lasciarono che nel 1648 quando da molto tempo Rugen era stata incorporata eccIesiasticamente alla
Pornerania.
Nonostante l'incertezza delIe date, sicuro che i benedettini di Corvey furono presenti a
Riigen in e d slavo-pagana ed possibile che vi fossero penetrati anteriormente alla conquista danese. Non vi nulla di inverosimile, dunque, nella tradizione che un Sanctus Vitus abbia
preceduto nell'isola Io Svantevit pagano del XII secolo, anche ammettendo che il nome slavo
dell'idolo non abbia nulla in comune con quello del santo. Per accogliere l'ipotesi che il pagano Svantevit sia vicino al cristiana S. Vito & sufficiente accogliere la tradizione dell'esistenza di una cappella dedicata al santo in terra nigiana. In sostanza, un S. Vito cristiano era
presente a Rugen prima dello Cvantevit pagano. con intenzione che si attese la vigilia deIla
festa di S. Vito per ordinare l'espugnazione di Rugen e che proprio in quel giorno si procedette alIa distruzione dd'idolo; 9 ... maximo dolo eomm Szuentevit destmcta in die beati
Viti rnartiris invitos ad baptismurn coegit %." Helmold e Saxo concordano nell'affemare che

Meijer B. H.,Das Alartppsy~tem#W jawanischen Dwfpodfzei, ~ A r c h i vf. Anthmplogieip, NE,XIII, 19~5,


p. zgo.
Anonymi Moi~achih n a l e s Corveienses, in: Padrini Chr. Fs., Thearmm ilLur#riuutn uirorutn Corueiae, Jena,
1686, p. 161; nelI'81g invece secondo Wetzer und Wdte's, Kirckenlex., Freiburg i, Br. rgor, T. X, p. 1351.
88 EX Codice Panawaaiae, Meyer C.H.,
Fontes, p. 46.
86

87

Svantevit era un'irnitazione di san Vito e Saxo testimonia che i Rugiani stessi ammettevano
questa dipendenza. Su che cosa si fonda i1 Bruckner per negarla? Su nulla.
Anche il movente, per nulla religioso, della rivolta slava contro i missionari cristiani, come
lo riferisce Saxo, si presenta come attendibile. Secondo Saxo, i Rugiani avrebbero conservato
al ternpiu pagano di Svaiitwit il tributo di capitazionc istituito a suo tempo dai monaci a profitto della chiesa di S. Vito: c< Nummus ab unoquoque vd mare ve1 femina annuatim ... P.
Ribelli alla decima ecclesiastica, a Rugiani, quondam a Kasolo Cesare expupati, sancturn Vitum corvegiensem, religiosa nece insignern, rributis colere iussi, defuncto victore, libertatem
reposcere cupientec, servitutem supersticione mutarunt , insistenti domi simulacro, quod sancti
Viti uocabulo censuerunt; ad cuius culturn, contemptis Comegiensibus, pensionis surnrnam
transferre ceperunt, affirmantes, domestico Vito contentos externo obsequi non oportere i~
(Saxo, XIV). I1 primo atto della rivolta dava contra il clero tedesca sarebbe dunque consistito neIl'opposizione al trasferimento della decima di S, Vito al cenobio di Corvey, e non
era che una mezza rivolta per&& essi si giustificavano dicendo di continuare a pagarla, ma
al S. Vito domestico anzichb a un S. Vito a externo B.
Che i tributi abbiano rappresentato una parte importante (forse la pi importante) nel
risentimento degli Slavi, dimostrato da un colloquio tra il vescovo GeroIdo e il principe Pribislao. 11 principe si lagnava COI vescovo che agli SIavi venissero imposti tributi ingiusti e
schiaccianti per cui essi erano costretti a fuggire e ad abbandonare le case o a darsi a l banditismo per pagarli. GeroIdo gli spieg d o r a che, essendo gli Slavi pagani, i Sassoni non si
facevano scrupolo di sfruttarli. Pribislao replic: a Si dornno duci et tibi placet ut nobis cum
cernite eadem sit cultura rntia, dentur nobis iura Saxonum in prediis et redditibus, et libenter
erimus cristiani, edif icabimus ecclesias et dabimus decjmas nostras HeImold, MGHSS, I,
83, p. 76). C'era dunque tra i tedeschi chi traeva vantaggio dal paganesimo degli Slavi e non
aveva interesse a convertirli e chi t t a gli Slavi anelava alt battesimo per ottenere un deggerimento dei tributi. Pino all'episcopato di Erico, gli Slavi u mansemnt in fide et pace etiam sub
tributo n, ma quando i monaci affidarono a secoIari l'appalto dell'imposta, 44 ob tributa nimis
severe exacta sanctum Christianissimi nomen fere extinctum, certe exosum et maledictum
eriat P." a Fere extinctum >, non del tutto.
Dail'epoca del loro primo contatto col cristianecimo fino a quell'estate deI 1168 quando,
alla vigilia della festa di S. Vito, il re Valdemaro espresse la sua fiducia di riuscire neIl'espu@azione di Arcona perchi il Vito cristiano non avrebbe mancato di vincere il Vito pagano, erano
passati molti anni durante i quali generazioni di Slavi, cristiani prima e tornati pcgani poi, avevano annualmente celebrato la loro antica a brattina pagana davanti a queIl'oratoxio di
S. Vito. Possiamo ritenere per certo che l'abbiano fatto perch lo facevano in quegli stessi anni
davanti alle n continae * pagane di Stettino e continuano a farlo ai nostri giorni, dopo ottocento anni, i contadini serbi, buIgari e russi in onore dei loro santi patroni. Compiuta la rivolta, i Rugiani avrebbero dovuta ricusare il santo cristiano e sostituirlo con una qualche divinit o spirito pagano. Ma perch avrebbero dovuto farlo? La loro religione non era una religione statale in concorrenza con un'altra religione, ma un insieme di credenze labili e adattabili a teologie diverse. Non era contro il santo che essi si erano ribellati. S. Vito non era
per loro pi cristiano di quanto lo siano ai nostri giorni il S. Elia o il S. Arcangelo della

89

Paullini Chr.

Fr., op.

cif., p. 371.

ec dava m dei Serbi, anzi, 10 era certo moIto meno. I1 santo della 4 slava n non appartiene a
nessuna confessione religiosa. In Serbia lo venerane anche gIi Slavi rnusdmani e abbiamo
veduto i Cuvassi continuare a venerare il loro ec jerech B pagano sotto il nome di un santo cristiano o musulmano. Non il nome che conta. Si pub anche ignorarlo del tutto, come nel caso
dello I( sbor D bul~aro.La conservazione del S. Vito cristiano da parte dei Rugiani non
per nulla in disaccordo con la loro condizione di cristiani u relapsi ie si dimosGa in armonia coi culti della .cr bratfina >p e della a slava come & celebrata ai nostri giorni. Ma quando
si constat che il nome di Svantevit poteva essere interamenie inteso e spiegato come slavo,
senza ricorrere a un Sanctus Vitus, si commise l'errore di gettare il discredito su tutta la tradizione che meritava invece di essere illuminata e non respinta.
Abbia o meno S. Vito preceduto Svantevit, t sicuro che il prefisso deI nome ddl'idolo
slavo (pol. ac swiqty N) significa santo poicht la voce ha il preciso significato di santo in limano (iveiitas) e in avestico (spenta -,spanah -,v. Briickner A., Stow. etyrpa. e Vasmer, ReW).
I1 suffisso compare in altri nomi di persona (si noti, di persona), ma nessuna divinit o spirito del paganesimo slavo, al di fuod di Svantevit, porta il titolo di santo. Resta dunque possibile che, tornando al paganesimo, gli Slavi abbiano creato un loro Svantevit orecchiando
il nome di Sanctus Vitus o che perfino chiamassero con questo nome il santo cristiano. Cih
che conta quello che essi vedevano in lui e che non mut per mutare di tempi e di confessioni.
Salvo il nome, S. Antonio abate ha attraversato in Lettonia una vicenda analoga a quella
di S. Vito ad Arcona. Come protettore degli animali domestici, e soprattutto dei maiali,
S. Antonio eremita aveva goduto di grande popolaritii in Lettonia. La Riforma non riusc ad
estirparne il culto, ma il santo fini per perdere ogni impronta cristiana e divenne un irriconoscibiIe Tenis o Taniss nel qude i gesuiti di Dunaburg nel 1725 non vedevano che uno dei
s caetera monstra deorum N dell'antico paganesimo.
Se del Tenis i Lettoni avessero fatto
delle statue o degli idoli, come i setukeii del Peko, i gesuiti non avrebbero esitato a ordinarne la distruzione, come fecero i Danesi del10 Svantevit di Arcona. Eppure Svantevit era
forse S. Vito, come %is
era S. Antonia.
I prelati tedeschi si rivolgevano agli Slavi pet mezzo di interpreti. La conoscenza di una
delle due lingue da parte di questi interpreti era, a quanto pare, mediocre. Tra gli interlocutori indiretti nascevano frequenti qui pro quo ri che si possono correggere solo per via di
congetture. Eccone un esempio: secondo Saxo e la Knytlingasaga gli Dei di Karentia punivano
uomini e donne che osassero congiungerci nel recinto dei tempIi impedendo loro di separarsi
e costringendoli
a mostrarsi pubblicamente in un nesso ridicolo ec more canum b: u Siquidern marts in ea urbe cum feminis in connibitum adcitis canurn exemplo caherere solebant, nec
ab ipsis morando divellere potermt n (Saxo); u Sed haec idola tanta miracula fecerant, u t itlico, si quis conmbitum ageret intra oppidum, cohaererent ut cmes, nec prius disgiungerentur,
quam extra oppidum delati erant * (Knytlingasaga).
Il Briickner prende i due cronisti alla lettera per deriderne Ia a straordinaria credulit
e il gusto di u pettegolezzi da commessi viaggiatori ip col quale viene riferito questo osceno
episodio . " Ma la 4 bruttura del miracolo che accresceva il prestigio degli Dei di Karentia

90

Johanson A., Der ScbhAerr des Hojes im Volksglnuben der Letten, StockhoIm, rgB4, pp. 187-190.
Briickner A., Mitol, dava, p. 200, nota r.

*,

miraculi feditate solemnis ignobjlibus cultus accessit Saxo} non era che una delle tante
pantomime o sc ludi scenici ip come venivano rsppresentad anche a Stettino. Come gli Slavi, m-

( a ea

che i Mordvini e i Voguli eseguivano nella prima luna dopo il raccolto danze e giochi osceni
che Harva t Katjalainen ricusano di descrivere. * Nella Kamtatka le donne si rifiutarono di
rappresentate davanti a Ditmar la scena delle cosiddette a none dell'orso a. Di solito le parti
femminili erano sostenute da uomini travestiti da doma. Ancora ai nostri giorni in Estonia
le donne setukesi, dopo la mietitura, rappresentano la scena delle nozze del cane o di come
i cani sono tra loro D: due donne si legano insieme cori una cintura dorso a dorso e fingono
di non potersi separare- (fig. ~ q r ) . ~
h u b r n i t k B annuale e la distribuzione delle carni era un'occasione per il censimento

Fig. 141. Le

*.

none del cane r delle dmne setukesi

(da Loorits)

141

dei membri del clan. I Votjaki si preoccupavano se vedevano che una trib non aveva accresciuto il numero dei suoi componenti. " Gli atti simulati davanti alla a continae D invitavano
gli astanti a promuovere l'incremento demografico del gruppo. La rappresenhone aveva luogo
al cospetto compiaciuto degli antenati. "
L'equivoco degli interpreti pu prodursi in argomento piii grave come quando, per esernpio, smh lo stesso Enrico XII di Sassania, detto il Leone, a rivolgere un discorso agli Obouiti.
h U., Mordwiuinen, pp.
e p.

314.

212,

305, 327-328; b j a h h e n

K F., j~~gr*v~EKer,
m,63, 1927,pp. 138, 161

113 DiKv., Reise iind Aawbdt in Kiimiscbstka in dem J&e, 1851-1855, I, M,VII, S. Pcterahg, I-,
v. Smirnw I. N,, IoAE KU, XI, 1, 1893, p. 211.
94 Hama U.,Mordwines, p. 303; Loorits O.. GrsrAdril$e, 11, I, pp. 96.98.
% Vert&gin G.,Vo'oi3i Sosnauskago kmja, U;O OE, mV, q 1886, p. 47.
in l a d o d a e p r e i~peliinme N u h ,
% Danze e giochi di genere ricss&
v e d d &e dai
p u io pib m efftto umoristim, come nei Baltico (MiilEhen-Hclftn O., Aderta et d d i t a m e d d , I AnthropOB ip,
XIIX, ~ 9 3 5 ,pp. 554-557). Ancora a i nostri giorni nel Montmegro, al
dl uni catena di danzatori, due solisti
simnkmi gii d di un &g
con Ic galline.

L'inaeciibiie episodio 2 riferito da Helmold: cc Tunc adhortante episcopo (Geroldo}, dux habuit
verbum ad Sclavos de christianitate. Ad quem Niclotus regulus Obotritonim ait: - Sit dws,
qui in celis est, deus tuus, esto tu deus noster, et sufficis nobis i~ (Helmold, 11, 83 ).
La risposta di Nidohis riportata da Helmold, cio dd'unico cronista dell'epoca che era
a l corrente della scarsa fiducia che gli Slavi nutrivano nella protezione di un Dio cdeste,
troppo lontano per interessarsi della sorte degli uomini. La prima parte deiia risposta dd
principe poIacco (Sit deus, qui In celi3 est, deus tuus) dunque abbastanza chiara. La seconda
parte invece, a esto tu deus noster b, & molto oscura. Un invito rivolto al capo militare di
una nazione nemica, con la quale gh Ohtriti erano in guerra, a lasciarsi adorare come loro
Dio, ha I'aria di una derisione. Ma farse quel modo imperativo era un indicativo presente e
NicIotus pub aver detto a Entico il Leone: poich tu ti chiami Leone, r tu es deus noster B,
perchk noi adoriamo gih nel nostro Svantevit il leone, e t sufficit nobis D, risposta che
sarebbe conforme a q u d a dei Rugirini riferita da Saxo: tc f i m a n t e s domestico Vito cmtentos, externo obsequi non opportere *. In altre paroIe, Nidotus avrebbe replicato ad Enrico
che gli Obotriti non avevano bisogno di essere convertiti poich erano gi cristiani a loro
modo e veneravano i medesimi santi.
I1 soprannome di Leone, dato a Enrico di Sassonia, era rosi noto che il monumento eretto
in sua memoria a Bxamschweig rappresenta un semplice leone (fig. 142).L'attributo del
leone di S. Vim invece recente nell'iconografia (seconda meth del XV secolo). In Ger-

142

Fig.

142.

Morrrt~rrenfoQ Enrico 2 h n e , s Braunschueia 1166 ( d d Bwirta).

mia e in Boemh si'cmimam wi .di queste m p p m m r d d h h e f&~ 4 ~di


1 cui
, W
&stessa a b b a a h & , C o ~ d d
r g q a . ~ E ctn:
p ~la legge&
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comta e pr& di qu& &E s h a p p w &era: * Alla vw ~~e


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d i b h ad m m e q u e pr&em khtit, q d r i non prpm
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q d ipsi a,qws d m i , ngd eh W &que u a t a t i s &
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vdat it* Gli M admati dagli %vi emm d m i i CIu&&
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Il v w m o r i m a d " i a t gotnmt~da pagina mccadm e ammmta: 4 N m dt & nosera ia q ut aliquw c m tQ&a &t0 ded coIa#nirs aat tTedmtzb &. E saggiisnge: * Et idea m aap;elos, nm ho&@,
iinxlIaia uticpe ctatmm & vd pro d a &E
ddxmtw P, Che ma oweaii da obietem
il v w m o di
contro wi db degli m&, mmesm &hstessa &W,<se q d . @

...

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(come S. Arcangelo in Serbia) non fossero stati assunti come capostipiti del clan e adorati
come tali? Egli mette in guardia i fedeli anche contro il culto delle statue: u Et ideo non sit
nobis hurnanomm opemm cultus; meliore etenim sunt artifices, qui talia faciunt, quamvis
nec ms pro deo colere debemus n. E conclude tornando per la terza volta sul culto degli
antenati: n Quam ob rem caveamus, ut non sit nobis religio, cultus hominum mortuomm;
quia si pie vixerunt, non tamen tales quaerunt honores, sed iILum a nobis coli volunt, quem
ipsi colebant, et cujus gratia operati sunt.. . r. Nemmeno, quindi, quando questi morti erano
degli angeli e dei santi andavano adorati come Dei, ma solo venerati come esempi di virth.
Helmdd muoveva lo stesso appunto ai Rugiani: a Nam sanctum Viturn, quem nos martirem
ac s w u m Christi confitemur, ipsi pro h venerantur, creaturam anteponentes creatori m
(I, 2). I1 vescovo Errnanno non mancava di colpire di penitenza e di minacciare le pene
eterne a chi partecipava ai banchetti della bratlina: u Nullus idola adoret, ve1 quae idolis immdantur, gda suadente bibat aut manducet. Qui hoc malurn fecerit, nisi digna poenitentia
subvenerit, peribit in aeternum n. 90
A parte due allusioni ai demoni degli alberi e delle fonti e a molte superstizioni nate
dovunque (fatturazioni e amuleti) tutto I'Qrniliario di Opatwiz diretto contro il culto dei
morti. Questa era la manifestazione soIenne del paganesimo degli Slavi. Nell'Omiliario non
si incontra un solo nome di divinirh pagana. A che scopo? Questi nomi erano innumerevoli,
anche cristiani. Ma pagani o cristiani, il culto prestato a questi e idoli i~ dei Mani era da
condannarsi.
Gli Slavi non sono particoIarmente dotati per le arti figurative, ma la tendenza a foggiare
figurazioni rudimentali degli antenati & insopprimibile: Slavi e Finni collocano l'ultimo covone
d d a mietitura nell'mgolo sacro, sotto le icone, lo rivestono di indumenti maschili o femminili e la chiamano Q< ded W , 4 diduch n, cio zio, nonno, antenato. Mordvini, Grandi-mssi,
Ucraini e Beiomssi si raccolgono per fa u brattina a al lume di una candela, talora molto
grande, che ogni anno cambia sede, passando di casa in casa, Nel governatorato di Kduga
questa candela prende aspetti antropomorfi e viene rivestita di camicia. I Mordvini le rivo&
gono preghiere chiamandola a donatore di alimenti P e chiedendole salute e benessere. Covone e candela vengono personificati e trasformati in statue dei Mani. In eth pagnna questa
tendenza doveva essere vivacissima. Nei govematorati di Penza e di Simbirsk, qua e 1 anche
in Ucraina, I'uItimo covone, rivestito di a sarafan u o di r kokognik W, era detto e imjaninnik n. lmNello $lavar' del Dal' a imjaninnik W il e dea' angela D, a il giorno dell'angelo s,
cio del sante onomastico (il santo diviene un angelo, come nell'Omiliario di Opatoviz) t
nello stesso tempo il u pirgestvt, v den' etot *, 4 il banchetto di quel giorno P. E il n krsno
ime della slava serba.
Per significare la potenzs di questi spiriti, li si rappresenta mostruosamente forniti di teste
o membra in soprannumero. A Karentia (Korzenica) un idolo detto Rugiano (Rugievithus,
Rujevit) aveva una testa con sette visi, sette spade alla cintura e un'ottava in pugno: u in
eius capite septem humane simiIitudinis facies consedere, que omnes unius uerticis superficie
claudebantur. Totidem quoque ueros gladios cum uaginis uni cingulo appensos eius lateri

Homiliuri~tnde Oputovir, Meyer C. H.,


Fontes, pp. 22-23.
D-,Rws. V a I k ~ k n n kpp.
, 360-361.
Sumcov N. P,, Chleb v obrjadacb i pesnjach, Charlcov, 1885, p. 86; T e r e h k o A., Byt rnrs~kagonuroh,
SPb, V, 1848, p. I j r .
98

99 Wenin

m).

artifex conchuerat. Octauum in dextra destrictum tenebat (Saxo,


Sette sono i visi
le spade, a vere spade D, rileva iI cronista. Ma I'ottava spada stretta in pugno toglie
oi questa simmetria ogni significato simbolioo. Rujevit non era che un guerriero vdoroso come
sette guerrieri, armato di una spada potente come sette spade e &e feriva in sette direzioni, l"
4t Hoc numen, perinde ac Martis viribus preditum, bdis preesse credidermt ip (Saxa, ihid.).
Altrettanto abnorme, ma del tutto diverso era l'aspetto di Porenutius, un altro idolo di
Katetitia: Q< Hec statua, quattmr facies represmtms, quintam pectori insertam habebat... r~
e sette

Fig. 144. Idolo di Rjuzan'


(da M o ~ g g j d ) .

L::Z
,;.

iw).
h quinta testa,

l44

mlpita nel petto, non pub essere una ripetinone aritmetica


per s i g d i c a c la forza, ma rappresentare* probabilmente, una divinit diversa da quella flgurata nei quattro visi soprastanti. Nm c' p h motivo di dubitare della fedeld d& descriaime
di Saxo da quando A. V. Selivmov rinvenne nello strato piii profondo delfa chiesa dei SdVNOE (Spaskij chrarn) a Rjaasn' un busto femminile in b m z o avo, con quattro visi, di cui
tre ccmsewd, e nli quinto figurato nel petto (fig, I&
Poicht m i resti delle offerte (ossa di animd, denti di maiale e scaglie di pesce) & stata
tso-vata una piccola m e , si.indina a pagare trattarsi di un iddo anh-m=. '(a
A quanta pare, &li idoli &Vi del Mtim erano Wssi nei terrena come pali. Sono &
a x b a B dei Greci ai quali allude il Pisani. La stele o l'erma segna il passaggio dal palo
alla statua, 'M in un medesimo pafo potevano essere scoIpite pib di&t. NeIi'mo di com(Sm,

Allo steso modo la ragazza grmd*russa che inrtrmga io spirito del hagoa per conoscere if nmm= del suo fumm m d t o , lo hterpeh COI nome lusinghiero di a devjstiugoi'niEek *, quello dei nove angoli, ad potate come
nove spiriti angolati (Stlenin b.,&S.
Valksk., p. 378).
Mongajt A. L-,Sfaraja R j a m ~ 'a~ Matu- i issiedov. po mhmhgii SSSR a, M, Moskva, 1953, pp. 191-193.
m firin$er R.,2irm vmbrtea Pjlack, a W i r und 5 d - m D, I, 1909, p. 300.

piere un sacrificio uno sciamano jakuto traccia in un tronco d'albero, COI coItello insanguinato, tre visi sovrapposti. IW Me sorgenti del Salym gli Ostjaki erigono un palo in onore di
uno sipirito locale e legano alla sommit un fazzoletto e un po-pi sotto due cuffie per la
di lei moglie. Un piuolo dei medesimi Ostjaki era intagliato con tre teste, la prima del
Dio celeste, la seconda di suo figlio, la tema di sua moglie. '"l Esempi del genere ricorrono
anche presso gli Altaici. 'O6 Nell'lndo-melanesia, in Oceania e fino nelliAmerica settentrionale
si conoscono vere e proprie Ahnenreihen , file di antenati scolpiti sovrapposti gli uni sugli
altri. Delle quattro figure della notissima stele di Husjatin, reputata slava, una fornita
di attributi femminili. Altrettanto si dica deU'idoIo presunto slavo di Ivankovca, presso Kamenec Podoi'skii: dei tre visi cgnservati, uno 2 femminile e un altro 2 barbuto. 1&
I1 nome di Porenutius dell'idolo di Carentia potrebbe essere un s piomnec >z, piccolo
fulmine e quindi rappresentare un nome slavo-comune del Perun antico-russo, se il prefisso
s por B non comparisse anche nd nome di Porevithus, con significati che potrebbero essere
di opposizione e di contesa (russo u sper a, pol. a odpomy n). 11 nome deIl'idolo di Redgost,
Zuarasic (Thietmar, VI, 16 e Epistola di S. Brunone) identica allo Svaroiyi; deile antiche
fonti russe (Slovo Cristoljulxa, Slova Sv. Grigor'ja), titolo che si dava al fuoco dell'essic.
catoio. Ma se i1 nome derivasse da un radicde n svar- n, lite, si tratterebbe di un epiteto di iitigioso analogo a quello di a por n in Porevithus e Porenutius Q di u jar W , il vigoroso, in Jarovit (Gerovitus), che poteva essere rivolto a spiriti e esseri diversi, e anche al fuoco per il
lingueggiare e ruggire deIla fiamma. L'esperienza ha dimostrato che il mezzo delle etimologie
molto malsicuro quando si tratta di definire non nomi di grandi Dei o di spinti della natura,
ma appellativi locali ( Rugievithus) o onorifici Gerovitus, Porevithus, ecc.) di spiriti dei Mani.
Sono gli Ugri e i Firmi che presentano sempre le piu strette analogie con gli Slavi. Secondo
il Pallas, gli Ostjaki cc fanno di legno le immagini di quelli tra loro che si sono resi celebri, e
si mettono durante i pasti commemorativi davanti a queste figure offendo ad esse una parte
delle vivande D. 'l0
I Votjaki di Sosnovo (Sarapul) divinizzano gli antenati e sacrifiwano loro cavalli e mucche N. "' 11 nome di a siai D e di e sjaadai P dato agli idoIi dagli Ostjaki e dai Samojedi significa u antenati a.
La stesso significato ha il nome coilettivo di 4 kirmos n dato agli idoli dagli Aitaici. I l 3
Talora qualcuno di questi spiriti 2 invocato verbalmente come policefalo. Cosl lo spirito
ostjako del palo cli Tsingala era pregato come 6~ uomo che difende da tre lati ib, sebbene il

'"

Gmelin M.,Voyage efi Sibhie, I, Paris, 1747,p. 405.


Karjalainm K. F., Jugra-Volker, FFC, II, 44, Ipzr, pp. 48, 52-63, 183, 278-279.
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1" Schuaz H., Das Augenomame~tu. wwandte Problemc, (i Abh. d. phil-hist. Classe d. k. sichs. Gesell. f.
Wiss. *, XV, 2 , r895, pp. 51, 67; Battaglia R., La ciuilid dd'occunia, in: Razze e popoli della terra, a cura di
R. Biasutti, 11, Torino, 1940, pp. 135, 179, 189.
Lwhnok V. I., Drrrinesdaujanrkic jai$eskie idofy i z S. Juanh.ovcy v Podnestrov'e, KSIMK, XLVIII, 1952,
105

pp. 138.140.
1"

1"
11'

a sja D,
113

Brickner A., Mitol. slava, p. zoo, nofa; P i w i V., op. ci#.,p. 47.
P~iiasV. S., Viaggi, T. IV, p. 56.
Vereeagin G., Votjoki Sosnousk#go kruju, ZGO OE,
z, 1886, p. 61.
Donner K., Lo Sibnc, 4", PaLis, 1946, pp. 91-93; h r i t s O.,Gmndziigc, 11, 2, pp. 36, 3x4. <i Sjadai m, da
viso (gen. (I sjad ), idoli forniti di viso (Castrn M . N-,Kleine Schrifien, SPb, 1862,p. 145).
R2nk D,, Hietereckc, pp. 134,151-132.

m,

"'

palo che lo simboleggiava fosse quadrangoliuie e privo di aspetti antropomodi. Si credeva


che la regione del Tym fosse custodita da un Dio a dai sette visi ib, con sette visi intaghati nd
legno. Gli idoli degli Ostjaki sono comunemente police&, per lo pi biiefali, sia con pi
teste su un medesimo tronco che con pih visi swrapposti (fig. 145-146).

143

Fig. 143. IdoJz policefali ostjaki della Demjanku (da KarjalrsMe~).


Fig. 146. I d d o pluricefdo di Obdorsk (da Kmjalninen).

Come per gh idoli del Baltico, non si tratta di statue di eroi. Le persone raffigurate non
sono individualith storiche di cui si conosca, si immagini o si inventi la biografia e la discendenza, come per gli eroi dell'antica Grecia, ma spiriti senza nome e disincarnati. Nella Grecia
micena gli eroi erano uomini che avevano avuto un'aistema rede ed erano venerati per le
loro gesta. Non erano degli antenati-capostipiti. Un culto (Iwde e civico, non tribale) era
rivolto d e loro tombe. Gli Slavi mancano di qualsiasi indizio di culto tombale. Sarebbe
kjriliiincn K. P,,J~gr~-Voiker,
FFC, 111, 63, 1927, p. 45.
Donner K., La Sibhie, p. 222.

impossibile perfino immaginare in Grecia figurazioni policefale di Adrasto o di Eteocle. il


bratstvo-sebra, invece, che presso gli Slavi (come presso gli Ugro-finni) sente il bisogno di
attribuirsi un capostipite, reale o immaginario, e di esaltarlo in forme sopraumane, senza
curarsi di attribuirgli una realt storica, nemmeno a titolo di finzione (epica), anzi mutandolo
senza diffimIt, come da noi certe parrocchie mutano di patrono. Di reale in queste figure
non vi che il simliolo manistico che pu assumere penlib aspetti anche masiniosi. In Finlandia vi sono defunti che compaiono con pi teste; 'l6 in Birmania i *< phi v, spiriti dei morti,
hanno la testa grossa e cinque o sei occhi, "
'nel sud-est asiatico e in Africa possono comparire in aspetta di animali, di serpi, di topi, di elefanti, di tigri, ecc. Separato dalla sua veste
umana, lo spirito del defunto pu manifestarsi anche negli elementi della natura, come il
vento o il fuoco.
Nonostante k loro figurazieni policefale, gli spiriti ei locali degli Ugri ( N Gaugeister,
Grtliche Geister s, come il Karjalainen chiama gli spiriti di clan) 4 sono nei loro insieme da
considerarsi sicuramente come dei defunti, come avi riconosciuti per tali da coloro che ne hanno
approntato le immagini B. Si tratta, in fondo, di 4 Sippengeister D, di spiriti parentali. Naturalmente, aggiunge il Karjalainen, non in senso assoluto, poich la fantasia popolare pub avere
introdotto in questa serie manistica anche altri spiriti, ausiliari o coadiutori, soprattutto a
causa di influenze straniere. Il9 Non esduso che spiriti del genere fossero rappresentati anche
presso gIi Slavi (l'assunzione di angeli e profeti come protettori del a bratstvo B nella a slava n
serba ne & un esempio), ma il supporto che regge questi culti resterd sempre manistico.
I1 Karjalainen chiama spiritica la religione degli Ugri. E difficile dare qualifica diversa a
un insieme di credenze e di cuIti in cui non compaiono vere divinith s in cui gli Dei hanno
solo una parte secondaria. Il manismo degli Ugrc-finni e degli Slavi costitutivo di agricoltori soprattutto in Africa, in Indonesia, in Oceania e nell'dmazzonia. lm Talora esiste anche
una vera divinit, ma inattiva e senza culto, come presso i Vagiagga del Kilimangiaro e i
Kikuyu delI'Uganda,' ' l tal'dtra invece non esistono che gii spiriti dei defunti, senza traccia
alcuna di diviniti, come presso i Malgasci e certi Papua della Nuova Guinea. In
Non sempre questi spiriti si lasciano riconoscere come spiriti rnanistici o distinguere nettamente dagli spiriti delIa natura. u Fetiusmo? manismo? semplice animismo? W, si domanda
imbarazzato padre Trageila, e I'africanista Mons. Le Roy rileva Che u entre ces m h e s sortis
du corps de nos pres ... et 1es esprits du temps pass, ou ceux dont l'origine reste inexpliqude... la transition est insensible D. Allo stesso modo sono suscettibili di assumere nanzra
manistica presso gli Slavi di spiriti dendrici, il covone della mietitura o le ninfe dei boschi e
dei ruscelli.

Villruna A., Dar Verhalten k r Finnen in a heiligm P {pyha) Situntio~en,FFC, r64, 1956, p. 86.
Tragella P. G. B., Frontiere ddL'Rrid Illfirnitmte, La missione di Kengtu~g,1912-1937,Milano, s.d., p. 139
Knrjnilainen K. F.,Jagra-Volker, FFC, 11, 41,1921, pp. 214, 280.
' t 9 Stesso, op. cit., pp. 216-217.
1" BirkctSmith K., Histaire k la civilisdtion, Pari&,1953, p. 386.
121 G u t m m D., L'ided di Dio presso i Giaggd del Kilimatigiaro,
hthropos 9, V , 1910,p. 264; Cmtyzac P. P.,
L'ide de Dieu des Kikuiu, s Anthropos P, ibid, p. 310.
Dubois H. M.,L'idie de Dieu cbex Ies mciens Malgaches, Anthmpw N, XXX, 1935, p. 762;Vormann P. P.,
Zur Pskbologie, Religion, Smiobogie ~ t n dGescblechie d a Monumbo-Pap~,Deufsche-Neugui~eu,a Anthmpos n, V,
19107 P. 409l* Tragella P.G.B., Fmtrtime deli'Asia ilbtrtainite, L3 missione di Kengtnng, Milano, s.d., pp. 68-99; Le Roy A,,
LA religion des primitifs, Patis, 1909;v. Schmidt W.,a knthmpos m, W , rgog, p. 827.
116

117

Negli edifici di culto degli Slavi vi sono strutture che, poco importanti in se stesse, denotano e ribadiscono una affinit religiosa degli Slavi con gli Ugro-finni e confermano cos la
particolare natura delle loro credenze.
Thietmar descrive la ritti di Riedegost, presso Rethra, con le seguenti parole: a Est urbs
quaedam in pago Kedirerun Riedegost nomine, tricornis ac tres in se conthens portas, quam
undique silva ab incolis intacra et venerabilis circumdat magna. h a e eiusdem portae cunctis
jntroentibus patent, tercia, quae orientem respicit et minima est, transitum ad mare iuxta
positum et uisu nimis horribile monstrat (Thietmar, VI, 2 2 ) . Strutture del genere o simili
esistevano, forse, anche a Rethra alla quale si accedeva per una lunga passerella: ec pons
lipeum transitum prebet, per qucm tantum sacrificantibus aut responsa petentibus via m n ceditur m (Adamo da Brema, 11, 21), o nei boschi sacri degli Obotriti: a Ingressus atrii inhibitus nisi sacerdoti tantum et sacrificare volentibus ip (Hehold, I, 84).
Georgi, il Pallas e Fuchs ci danno dei keremet ceremissi e Cuvassi descrizioni molto
simili a quelle tramandateci dai memorialisti tedeschi: 9 I1 keremet uno spazio quadrato,
cinto da una paIizzara alta cinque piedi, lasciandovi tre ingressi o piccole porte, una ne1 mezzo
delIa facciata che d'oriente, una a tramontana e l'dtra d'occidente. Bisogna che la porta
a tramontana sia sulla fontana o sul niccdlo, perch l'acqua 2 necessaria al sacrificio: da qualunque parte essa venga, non pu entrare &e per questa porta. Le vittime e le offerte non
debbono avere ingresso che dalla porta d'oriente; e la porta d'occidente serve all'entrare e uscire
del popolo P. m Nelle descrizioni del Georgi e del Fuchs la porta ad occidente seme all'ingresso c all'uscita, quella a sud ai portatori d'acqua e quella ad oriente al bestiame di sacrificio.

'"

Nelle quattro descrizioni due sono i particolari identici e significativi: le porte sono tre
e quella ad oriente P riservata in modo esclusivo alle vittime del sacrificio, Poichb le vittime
potevano essere sia presso gli Slavi che presso gli Ugro-finni anche umane, qualche cosa nel
suo aspetto la rendeva a horribile visu fi. Queste tre porte ricorrono spesso nei canti popolari degli Slavi e dei Balti, e cono per Io pi astrali, delIa luna, del sole, ecc. In La 4 porLa
minima W di Thietmar ha una lunga storia e i1 Rink le ha dedicato un intero capitolo delIa
sua ricerca sulIYangolosacro. 'lB nota a un grande numero di popoli denrEurasia: agli Estoni,
ai Finni deI Volga, agli Ugi, ai Smmojedi, ai Lapponi, ai Tungusi, ai Mongoli, ai GiIjaki e agli
Ainu, Si tratta dell'istihito di una antica cultura di cacciatori che intende separare la caccia

V. S., Viaggi, p. 67.


Georgi, Opisanie vseck obytajdticb v Rossijskom go~udars#uenarodov, 1799, p. 32, in: Krjukova T. A,,
Vofdenie rusglki ei seie Vereiha Voronciskaj ~blrisli, Soretn, p, 1947, xi p. 181, nota r6; Castrh M, A,, Vorle
sungen ;ber die finnische Mythologie, CPb, 1853, p. 215; Rolmberg U.,Die Rclig. der Tschewrnisreli, p. roz. Sulle
strutture deI keremet ceremisso, oltre al Mansikka, v. Moszydski K., Kultura dudowa, 11, I, p. 250.
Pare che Helmold descriva un keremet dei Fjnni, s e b k n e con solo due porte quando racconta a ...vidimus
sacras quercus quae dicntae fuerant deo terme iltius Pwvui, quas arnbiebat atrium et sepes accuratior Iignis constmcta, mntinens duas portas n (HeImond, r , 84). V. figg. 124 e 125.
Msjkov L. N., Veliorusskija rahlinnnija, U;O OE, 11, 1869, pp. 429, 432; Mansikka V J., Ueber r l k ~ ~ i r c h ~
ZnuberfomPeln, w h n . Sric. sc. Eennicae B , B I, 1909, p. 63;Federowski M., h d bidormki, T . V, PieSni, W a w a w a ,
1938,pp. 382, 406, 481,689; SCukin N. S., Nmdmyja uveseleniju v Irkirtskoj gub., ZZGO OE, 11, 1869,p. 385; Mannhardt W,,
Die ktrischen Sonnmmythe~,m,
VII, 1875, p. 19;Andric N,,Zcnske pjesme, 11, Zagrcb, 19x4, p. 125;
PaviFcviC M. M., Nurudne Igre ta Crnoj Cori, ZbNE, XXTX, 2 , 1933, p. 193; dosi6 Jw., Namdne pjerme, ZbNS
XXXX, 1933, p. 181. I k 1e tre porte dcll*antim Gemlino di Mosca v. Skvormv N. A., Archrologija i topografiin
Mashv, Moskva, 1913, p. 34.
114 Rank D,,
Die heilige Hintwecke, FFC, r y i 1949, cap. 13.
IX4
Pallas

M la p r t a del sangue W vietata aUe donne alle quali 2 riservata


invece la cosiddetta e porta del latte D. l" Le vittime del sacrificio o del banchetto sacro devono
essere preservate da contaminazioni che le renderebbbero sgradite agli Dei.
Al centro dei recinti sacri degli Slavi e degli U p f i n n i si trova un edificio di cuIto o
capanna di sacrificio (Opferhiitte) al quale gli Slavi h
1 BaItico davano il nome di a contina W ,
da a kqt a , a kut D, angolo, d'onde l'antim bulgaro e kpSta e il serbo-croato n kuda P, casa,
come i1 polacco e l'ucraino ac kuda n, a kutka p>, er kutina i9, stabulo. In uaaino c< pokut' i?
Penat r, (Berneker E.,Slav. etym. Wtb.).
un 4 Hausgott
L'appellativo di n angoIare n dato a& edifici ricorre anche presso gli Ugri: gli Ostjaki
preparano il banchetto delI'orso a nella casa fornita di fuoco, nella casa angolare, con quattro
angoli P. Alla nascita di un figlio, il padre cerca ispirazione per trovargli un nome guardando attorno verso lkngolo sacro della santa camera angolosa, verso l'mgola deUa camera
angolare D.
Casa o stanza angolare pub significare so10 spaziosa, ma diffide separare questo appellativo dal nome stesso di a contina-kgCta a e dal a l t o dell'angoIo sacro praticato da tutti i
popoli deli'Eurasia che conoscono egualmente sia Ia u porta minima N di Thietmar che l'angolo deile donne, separato da quello degli uomini.
Non so10 neI1a Iontananza del Dia celeste e nei miti della pesca deUa terra, ma anche nella
venerazione dei Mani, nella figurazione policefaIa degli spiriti, negli edifici di a l t o e nello
svalgimento dei riti, Slavi e Ugo-finni sembrano appartenere a un medesimo regime cufturale. Gli Slavi presentano mi un quadro di religione spiritica pi puro di quello dei Finni,
mentre paradossalmente i Finni nella vaga fede di un Dio celeste, nei nomi coi quali lo invocano (di tipo Inrnar, cielo) e ndIe vittime bianche che gli presentano, si dimostrano piu vicini
degli Slavi a un centro rdigioso affine a quello indoeuropeo.
interessante vedere lo sconcerto degli osservatori alla presenza di riti di ec bratCina n
celebrati negIi stessi luoghi e negIi stessi modi da indigeni siberiani e da russi. Al principio del
secolo i Voguli del distretto di Verchotur'e (Sverdovsk), apparivano mssificati al punto da
avere dimenticato la Ioro lingua e da non distinguersi in nulla dai contadini russi. Ma quelli
di loro che vagavano pi a nord erano ancora semipagani e continuavano a offrire sacrifici
cruenti, sebbene non pi agli Dei, ma a Ges Cristo, alla Madre di Dio e a S. Nicola
Taumaturgo. I mercanti che fecero questa osservazione non potevano tuttavia non devare
che anche i russi ortodossi sacrificavano nelle chiese vitelli, pecore e altri animali che sgozzavano e di cui vendevano le carni nel luogo. Dopo aver accusato i V o g d di paganesimo a causa
di questi sacrifici, l'anonimo corrispandente che ne informa la 4 Zivaja starina >, non trova di
meglio che immaginare un'irnitaziene da parte dei Vogdi di usanze religiose russe.

da intromissioni femminili:

.,

Vilkuna A., op. cit., p. 103.


Schmidt W,,UdG, 111, p. 308; Karjdainen R. F,, Jsigra-ValAet, m, 111, 63, 1917, pp. 225, 237 S . ;
Harva U.,AEtaische VGJker, p. 334; R h k D.,op. cit., pp. 229, 239.
131 a ...das winklig: Haus, mit den vier Ecken N, Karjalainen K. F., Jsrgr~Volker,IIJ, p. 303.
(< ...blickt i
n den h d p e n Winkd des heiligen winkligen Zimmets, in die Ecke dw eckigen Zimmers *, Karjalainen K. F., ]wgru-V6lkerj FEC, I , 41, 1921, p. 62.
1" E. P.,Q rejigioznona sosrojanii inorodceu Permskoi i Orenbwgskoj eparchii po o t t e t m mssionaov, u Zivst. P,
mEI, 5, 1908, PP. 391-393.
13

Gli antropologi che vedono in una rana esteuropide di brachicefali biondi i portatori della
nazionalit dava (Giinther, von Eickstedt, Montandon, Schovidetzky, ecc.) non attribuiranno
certo a una russificazione recente Ia somiglianza fisica tra i Voguli e i contadini russi, ma
vedranno nei Voguli una retroguardia sibiride dalla quale sono usciti gli stessi esteuropidi, e
saranno gli ultimi a stupirsi di una vicinanza culturale tra i due gruppi.

lM V. Bcks tedt E.,Rassenkunde irrrd Ras~en~escbichte


der Mcnscbheit , S t u t t ~ r t 1934,
,
pp. 21 3 215-217,
~
372-373,
470-475; Schwidetzky I., RaFs~~sRunded ~ Alislaven,
r
Stuttgart, 1938, pp. 33. 44, 49-38; Czehanowsk J., P o I ~ k d c uiiatiszcyznd, Warszawa, 1948,pp. 15, 42, rljr.

II mafriarcafoslavo

Fig. 147. Ii sesso d ~ l astri


i (da Fmbeaii~s):I. C
m mwdLle, sole femtttinile, fiutelli (da&b
del @P); 2 . ~ U M femmhife, sote itrwcAiEe, sposi ( d ~ l bel
a qiaanro); 3. I i m e sule frate&
schifi (dumhio dei k e ) ; 4. sale mioscbih dmmfc di Vemrc.

'

tori. Si tracciano solchi e sentieri che si percorrono con processioni per fissate il corso delI'astf~, e si celebrano feste solstiziali. Nell'areii nordcontinentale invece, m n sole femminile
e luna maschile, il tempo P misuiato sulle lunazioni, a rimo wrnario. Gli Slavi F Q ~ O S C Q ~ O
solo rre direzioni cardinali. La qum, puelloi del nord, il nome di un vento.
Le costeliazioni note agli Slavi sona le Pleiadi e (non dovunque) Orione. Della stella
polare e di un asse del. mondo non si sii ndw, "
Nde lingue indoeuropee il genere grammaticale del sole os&te.
Pub essere maschiie,
come in greco e in latino, e anche neutro come in a n t h h d k o ( s i i p s , siiryl, svar-) e in
gotico Isauil, SUM~),o f d e come in baltico e alto-tedesco ( s h l e , sunna). Nehring ne
@

"

d A., La hbigion &ruspe, Paris, I M , p. m; Fmbenius L.. Vom KuUm@iFK d e ~Pestandes, Wp. 80 e certe 14,17, 18; -0,
Kdfrrrge~hicbte-,
%&h, 1933, p, 179.
8 MUer F., Wie Fzier der S a ~ e n w e ~ d e dw Inre6 V w n , Bismruckwcbrpel, 4 Antbropa, VII, rg12, pp- 711
e 7ar. h n d o pdre S&&it
il ceetrrr
& dgiani mlari potrebbe travarai n& fascia q i c d e dei msoni dove II sale t*ggiunge lo d t h dut volte d'anno, durante gli equinoai (Schmidt W-,
Gmndliriim ciAw Vergleic b ~ &P
g Religioii mlid Nj~rbda&dw ~ h ~ ~ e r i r c V
b ieial k ~a, D m k d ~d.
. k. Alr. d. Wiris, in Wien r, Phil-hist.
Klasse, LIII, rgzs. p. 47). Un tale %tram &m uua divinit8 h m d a , b i 8 o p w di s-so
o che rkhiade di
essere libmte ddh p*onis,
q d amtrarb,
di+d terrificante, divoratnce c distruttiva, cmue l'E& degli
Yoruba del Sudan Q il Ne&
dei bddmmi Nel Cudim non si in&atto il nio ritorno e non
reme che non
venga pi ghm-10,m anzi, chc nrin vengn p h notte (PFobcdus L., La wtbdogie de Inhlmti8c,W, ipqg, p. 16 8.).
La fom de11'88rm md &che se teisci dmtiisst ptr un momenpo la sua m,il mondo inrem pulrcbbe d e
&e.
Ma esso non deve naumem a&la
@ a i riEonmxmo pti immensi bencfici di mi t apportatore. Ix
feste chG
-no
d&te
htcndow rcgairre fl mo a
h e impdr& d uscire dalli sua d i t a , mxa
i daimbuMQN
c m=, per lo pi, c b h i : , sia tra i Pdpaa che tra i paleoasintici Kotjdsi e nefl3antim Epitto (M& p,,
op. cis., p. 7r6; Schmidt W,.UdG,111, pp. -401;
Fmzm T. G., Tbc Golden Bomgb, 3*,Eodon, ~ g z j I,
, p. 312).
I Romani mrwervano, nei riti di difcra contro le h c del sole e i Cacci nd mito dl Femte, il m e t t o ori&
nano di un mie distnittore.
9 Rock F., Die kirlfwbifrorircbe Bedeairuig mn Ori a n p i b e ~
um OrrwwgrWernma Anthmposs, XXV, 1930,
7

&m, 1923,

pp. 299'301.
10 u h t u , V. MOm-pW K, Kdtiua h o a ~ u Il,
,
I, p. 32: 181. C m t m, M d e t A-, Erquisse d'une birrore de
la h g u e lrbine, Pari#, 1933,p. 42.
SE, Zim?i o b z ~ jplemem
i
Ku&, SeZb, XLVII, 1931, p. 932.
M
o
m
s
k
i K., op. cir., 11, r, p. 39;

deduce che in et indoeuropea l'astro non era personificato. l a P1 finnico non ha generi gtrammaticali, ma ii sole 8 rniticarnente femminile ( v . mordv. erza a tlji n, a rnokSa. u 4 Ci , finnim
a kehi s), mentre maschile la luna (mordv. 4t kov N, finn, n kuu N). If
NelI'area indoeuropea i d t i solari sono tutti preari: Vishnu una divinith dravidica dell'India occidentale; in Grecia Apollo non & antico perchi non compare nel lineare 8,mentre
vi nomiaato Dioniso erroneamente reputato dai mitologi recente. In Omero Apollo saetta
pestilenze nelle schiere de& Achei e il primo tempio che gli fu dedicato a Roma ne1 V
s a l o era intitolato a un Dio della medicina. Api-Apollo sono antiche divinit lunari.l5
ApoIlo diviene solare solo con Euripide. '' Quanto a Helios, si tratta di una divinith cretese il
cui nome, non mitica, indica l'oggetto. " I1 suo culto quasi inesistente. IBAveva un tempio
a Rodi dove O sospettato di origine forestiera.'' A Roma non si tributano miti al sole fino
alla tarda repubblica e la mitologia germanica priva di divini& solari.
I1 Pettazzoni il solo a sostenere un solarismo dei Finni e dei Samojedi. m I1 sole pu
essere sede della diviniti celeste, ma non diviniti in se stesso. inmar, il Dio celeste
dei Votjaki, abita nel soIe, ma non il sole. n a Di un culto solare presso i Finni manca
qudsiasi tectimonianzia credibiIe a, nota il Krohn. Anche quando personificato, il sole
non ha presso gli Ugri vero Jignificato religioso. I Samojedi d'Europa parlano di una
madre-sole e di un nonno-luna. " In generale, non esiste nessuna particolare venerazione
del sole e d d a luna in Eunisia. I1 Pettazzoni sfoggia letteratura vedica, avestica e
greca per dimosrrare &e i cavalli dei templi slavi del Baltico sono solari, h6 ma se avesse
consultato una bibliografia piii vicina al suo soggetto avrebbe trovato che mai il cavallo &
simbolo salare nelle fiabe e negIi indovinelli dei Balti e degli Slavi orientali e meridionali,
mentre b invece molto spesso de1Ia luna. Il cavallo lunare 2 grigio o calvo ne& indovinelli
russi, grigio-scuro o bianco in quelli ugro-finnici, grigio--o,
bianco o bruno in quelli serbi.
In etil storica n Greci n Romani, in eth medievde e moderna n Gerrnani n& Ugro-

"

NehEng A,, Stwdien zsr indogermmis~hmKn16w und Urbrimat, in: Die Indogermtren- m d Gerrnane~)rrrge,
di W.Kop-,
Salzbw-Leipzig, 1936, p. x99.
'3 Smirnw I., Mordvo, IalE KU, XII, 4, 1895; Harva U.,Mordwi~ten,p. 137; CaIlinder B., Fenno-ugric V0cabulaary. In conforrnith a h cartina del Fmbtnius, il sole E maschile in arabo (sams) e Emminiie in giapponese
(Futlani G., La religrone babilooaeseassiru, I, Bologna, 1928, p. 163; Krimer A., Dlc Entstehung d w Familic uom
totetPrss!isciSen Stundpsrnkt, ZfE, LV, 1913, p. 43; Chamberlain R. H., Moeurs et matumes da Japan, Paris, 193x,
12

a Cura

P- 148).
Pagliam A. e Beladi W.,Lince di storia litaguisficu $Europa, Roma, 1963, p. 78.
Schrder L. v,, Ariscbe Religiosi, II, Leipzip, 1916,p. 523, nrita.
'6 Wilamowia-Moetlendod U.,Pbaefon, s: Hermes ip, XVITI, 1889, p. 406, riota.
17 Eliade M.,TrktJ, ppp,131-xp.
la Roscher I
.Lex.,
, u Helios n, p. 1993 S.
Nilsson M. P., Gescbiche der gnecbi~cheii Religiort, I , Miinchen, 1941,p. 33.
Pettazzoni R., Onnivegger~ra,pp. 377, 380.
21 PaIlas V . S., Vioggi, V , p. 18.
Bogaevskij P . M., OEerk relrgiomych predstauleaij Votjakou, EO, IV,I , 1890, p, 141.
u Krohn K., Zar finaischen Mytkologie, m, 104, p. 13.
1.2 Karjalainm K. E., JuRM-VOI~~,
111, p. 51.
Schmidt W.,UdG, 111, p. 554.
26 Pettazzoni R., Onniveggenia, p. 334.
n Sa$nik J., Sudosteuropiische Rarselstudie, Wien, 1953,p, 86. Ecco duc esempi grandi-russi: u Lysyj kon' Eem
varota gIjadit m, a un avallo cmlvo guarda dal portone D (Pejxn G.,EtnografiEeskie oferki Mi~winskagoi Kmskgo okuga, 4 Zivst. b, XIII, 1903, p. 355); Sivyj kon' &ez vorota smotrit: luna! n, a un cavallo grigio p r d a dal
p6none: la Iuna! x (Ter&knko A., Byt ruskago nmoda, Moskva, I 848, p. 164).
l4

15

f h n i conoscono divinit solari. Che proprio gli Slavi, del tutto privi di civilt urbana, senza
nozione del nord, n calendari solari e partizioni tetrassiche dello spazio, abbiano venerato nel
sole la piir alta divinit del loro Olimpo, un'eccezione msil straordinaria da richiedere ben
altre prove che l'ombra di un paio di incerte etimoIogie.
La situazione si presenta Chiara nelle lingue baltiche dove il sole femminile (lit, <isiule W,
lett. N saile B) una tenera giovinetta sorella della Iuna maschile (lit. 4 minesis m Iett. cc menesis R). la situazione contemplata dal Frobenius. Come pu allora questa h l l a adolescente,
le mi nozze suscitano nel firmamento gravi conflitti, divenire in Briickner e in Pisani un
atleta barbuto, u n Perkfinas amato di pesante mazza, un Dio solare che domina la folgore, 28
senza che il genere grammaticale del suo nome venga alterato?
Trovando il sole nominato a chiare lettere nei n dainos >r lettoni, il Mannhardt ben autorizzato a parlare di miti solari lettoni. Ma la Saule dei canti popolari lettoni calza scarpe
d'argento, scende di notte in barca e di giorno si leva lasciando la barca in mare, piange
perch la barca le P stata affondata, ma le si promette di fargIiene un'dtra, meta d'oro e
met d'argento, figlia di Dio, ma litiga col padre e per tre giorni e tre notti resta scura
e corrucciata. 29 Non c't immagine piU comune e diffusa della barca lunare: la barca che
naviga di notte e che Saule abbandona all'alba e lascia affondare, il tramonto della falce
lunare. Altrettanto chiaro il mitologema della barca bicolore e della lite di Saule che per
tre giorni la tiene in collera e corrugata: sono i tre giorni di invisibilit del novilunio. Lo
stesso von Schroder, che si era lasciato sedurre dal solarismo baltico, & costretto a riconoscere che queste immagini e miti sono lunari e non solari. I1 sole ha usurpato nominalmente I'antica falce crescente, senza divenire maschile e senza alterare il contenuto dei miti.
Un altro mito astrale dei Balti coinvolge nel Iunarismo anche Perkiinas: Perkunas padte
di Sade e d&la figlia in isposa a Menuo, L luna. Ma Menuo si alza ai mattino prima delIa
sposa e si innamora di Ausrine, Venere mattutina. Pexkiinas, adirato, fa a pezzi con Ia spa&
il genero Menuo. In questa vicenda non & pi Saule che per tre giorni resta oscurata, ma
correttamente Menuo che da luna piena viene dimezzato a luna calante per opera della luna
scura. Ma nel mito lituano l'atta della luna scura compiuto da Perhnas. Che si tratti della
luna scura che offusca la chiara appare evidente da una versione melanesiana deI medesimo
mito: GamaIamum, luna maschile, sposa la ragazza Aias, sole femminile, ma dopo un breve
perido di accordo, comincia a maltrattarla percuotendola rutti i giorni per cui Aias ritorna
dai suoi genitori. 32 Che la luna smra maschile, Garnalamum, sia autore dei maltrattamenti,
corrisponde ai requisiti della mitologia selenica. Ma nel mito lituano Menuo-luna che viene
maltrattato da1 suocero, mentre in quello meIanesiano Aias-sole che riceve percosse dalla luna.
Queste complicaziani e l'intervento di Perkiinas in Lituania sono pmdotte dalla scompafia
di una delle due lune e dalla necessit di sostituirla: quando una influenza solare intemiene
in una a pura i~ mitoIogia lunare, il sole prende i1 posto della luna chiara e la luna scura
diviene la luna in generale. Una distinzione tra le due lune non C'$ pi. 33 Ma uando l'in-

" Briicknet A,, op. ci#,,pp. 63-64; Pisaoi V., op. n#.. p. 68.

Mannhardt W,Die leitirchen Sonnenmythen, ZfE,VTT, 1875,pp. 22, 32, 79, 81; Rasupe M.,LR$gende bdticbe, Roma, 1949,pp. SII-113.
50 Schrdet L. v-, Ariscbe Religioii, 11, Leipzig, 1916,pp. 660, 663; khmidt W., Munuale di Storia delle refigioni, Brescia, 1943, pp. 64, 6631 Neselmann G. H. F., Litauische Vdkrlideer, Berlin, 1852, Minnhatdt W.,op. ci#., p. 67.
2 Petkel G.. Dar Zweineschlecbtarriest.n. u Anthmws s, XXIV, 1929,p, I04I.
33 Schmidt W. u ~ o ~ ~ W,,
e rVsd k w uffd ~ u d r u r & , Regensbutg, 1914, p. 301.

flusso solare si rafforza, ogni menomazione d d sole diviene impossibile (prestigio del solarismo) e allora, poich I'astro dimezzato deve essere Ia luna, sarh il soIe stesso a spaccaria con
la spada. Cosl il mito raccantato nel Bengala: Cando Baba, il sole, 4 prende a inseguire
Gninda Cando, la luna, e la divide con la spada D, ma quando la collera del sole 8 passata,
la luna riappare in forma intera m. M L'intervento del solarismo e la scomparsa di una delle
due lune possono produrre, come si vede, taLi incongrueme da trasformare il sole in un sostituto della luna scura. Sono vicende note ai comparaticti. Vi sono versioni limane del mito
vicine a quella bengalese: il sole femminile ha per marito la luna e per servitore Venere
vespertina. Il marito-luna corteggia Venere e la moglie-sole spacca in due con la s p d a il
viso del marito-luna. 3'
Basta che tra i Voguli il sole accenni a divenire maschile (si pada di un vecchio deI
sole, chatd ekwa D) perchd tra gIi Ostjaki dtl Vasiugan'e si cominci a raccontare un'analoga
avventura: il vecchio del sole d in moglie Ia figlia ad un eroe, ma l'eroe si innamora di una
schiava piU bella della moglie, '
LYntervtnto del solarismo nella mitologia letto-lituana arriv a cancellare l'antico legame
fraterno tra la luna e il sole e a farli sposi, ma mentre nell'autentico solarismo le nozze awengono tra il sole maschile e la luna femminile, nella mitologia dei Balti i generi grammaticali
restano quelli dell'antica fratellanza luna-sole e lo sposalizio si verifica a sessi invertiti, come
in Mdanesia e nelI'India Posteriore.
Nemmeno la vicenda del mitice fabbro che in una tradizione lituana, raccolta per Ia prima
voIta da Enea Silvio Piccolomini, spezza col martello i1 cielo di pietra per liberare il soIe dalla
prigionia, un mito eliaco. La pietra & simbolo universale di luna scura (prigionia). I1 mito
proviene dal vicino oriente: prigioniera Astarte e libratore, probabilmente, i1 pianeta
Venere. j7
Di Chors, o Dio del sole antico-msso, il Dctto della schiera di Igor ci tramanda un analogo mito lunare: Vseslav, correndo in veste di lupo da Kiev verso 'SmutorokanVda ovest
ad est), prima del canto del gallo, tagliava la strada al grande Chom. 38 La marcia notturna
antisolare ovest-est - tipica dei miti lunari: Chors luna chiara viene azzannato dai lupi mannari durante un'eclissi o un mutamento da plenilunio a luna calante. Anche dove il sole t
nominato in chiare lettere a l'incongruenza del contenuto del mito * pu condurre a riconoscere in esso il satellite notturno. In questi casi a l'astro diurno non entra in linea di
conto a. '" a Perfino miti in cui si parla di un sole-uomo possono riferire fatti e motivi che,
pure con la pi6 grande riserva sul Ioro significato, devono essere intesi come tipicamente
lunari D. 42 Questa esperienza t stata fatta non so10 nella Nuova Guinea e nei Mari del

Manfrini S. P,,La rribP dei Srmtd, Milano, 19x9, pp. 17-19.


Witott J., Dodatki i drobinzgi lardoznawcze ladu litewskiego, i( Lud P, 11, 1896, p. 277.
a Karjalainen K. F., Jilgrn-b'olker, FFC,III,63, p. gx.
Pii TI A r k e EUropaequc elegantissima descriptio, s.l., 1331, p. 368; Brkckntr A,, Mito!. slava, pp. 101-raz;
Pisani V,,IL paganedme M a - s h o , p. 6 8 ; Hentze E., Myther e# ryrnboles lunairer, Anvers, 1932, p. 201,nota 547.
38 Il cuntme deila schiera di Igar, a cura di R. Poggioli, Totino, ~ 9 5 4 ,p. 172.
Hentze C,, op, ci#., pp. 16-17;Schmidt W,, UdG, 111, p. 84.
u Inkongmenz von Mytheninhalt P, Ehrcnreich P., u Anthropos N, VILI, 1913, p. gn.
41 a Das Tagesgestim "Sonne" kommt aber in sokhe~F
aiien nicbt in IIetfacht >i, Peekel P. G., Das Zweigeschleccbtenriesett, u Anthropos r, XXIV, 1929, pp. 1041, 1070 nota.
42 Sogar Mythen, in denen ausdnicklich vm Wiem Connen-Mann die Rcde ist, Taten bnlditen und Motivc
H

35

Sud," ma anche nei centri del pi puro lunarismo, come a Nias. M I1 Dio-sole pub addirittura
prendere nome da un pi antico Dio-luna, come a Samoa, dove un'antica Dea Lunare, Tangdoa, diviene nome comune di Dio, per cui il sole chiamato Tangaloa-la,
La sostituzione di una delle. due lune col sole si 2 verificata in grandi proporzioni neli'antica Cina nel contrasto Yi-yang, luna-sole, che risale a un yin >r luna scura, e a yang it luna
chiara. e In seguito all'intervento della mitologia d a r e iahn (yahn), divenne il sole, elemento maschile, vitaIe e cattivo, mentre in (yin), la luna, elemento femminile e ricettivo,
C(

ci che ha comportato un mutamento nel sesso degli elementi D.


AIIo stesso modo una corrente di solarismo penetrata tardivamente nella mitologia dei
BaIti senza apportarvi nuovi miti, ma sostituendo con nomi diversi gli attori delle vicende
astrali pi antiche. La nuova corrente non fu abbastanza forte o non ebbe sufficiente durata
per sovvertire il quadro della mitologia indigena.
Presso gli Slavi la situazione meno chiara per&&, se la luna rimasta generalmente
maschile, come nel Baltico, i1 sole si presenta al genere neutro, non perch si tratti di un
oggetto inanimato, ma perch il suo nome, nella forma attuale, risale, probabilmente, a un
dirninutivo. Vi sono molti indizi che la sua forma pi antica e non alterata era femminile.
Nei canti popolari russi e serbo-croati sole e luna continuano a essere fratelli, come presso
i Balti," e poichd la luna si presenta sempre al maschile, intuitivo che il sole dovesse
essere femminile. B un'ipotesi abbastanza legittima che viene formdnta per l'opportunith di
pareggiare la situazione astrde degli Slavi a quella dei vicini Bafti, dei Germani e degli
Ugro-finni.
Anche se chiamato con un nome a desinenza neutra, il sole viene immaginato come un
essere femminile. In Russia e in Goazia si comincia con 1'attribuirgIi una madre: u rnatuika
krasnago solnca N, Q( madre del bel sole a M o majka Sarenogo sunca W, u madre dell'ardente
sole n. Negli indovinelli russi se ne parla come della mucca di Dio D e negli scongiuri
il sole la Vergine Maria. a In certi indovineIli russi, iI sole una a bella ragazza P: a Krasnaja
devuzka po nebu chodit: solnce D (Dal'). L'immagine ricorre in numerose fiabe degli Slavi
orientali." La sposa invoca nel sole la propria madre: 4 Ty krasnae moe solnygko, - Ty,
rodnaja matu&a n tu mio Ise2 piccolo sole, - tu, mia vera madre m. W Talora si Conserva

entbalrn die man, auch bei H s t e s Zuriickhaltung gegwiUber Mythen-Dcutung,slsr typisch lunar-mithologisch ausspre
chen muss W, Jensen A. E., Myfhos und KuLt bei N a t ~ r r v o l k m ,Wiesbaden, 1931,pp. zg, 125.
a Weinberg-Goebel K., Melanesiscbc Jenseitsgedanke, u Wiener Beitriigc zur Kulturgesch. u. Linguistik M, V,
Wien, 1943, p. rIr.
Schmidt W., Grundlinien, pp.
nota ro, 127; v. inoltre: Bleichsteiner R., Rossweihe und Pferderennen im
Totetikdt der kaukasischcn-Vdker, in: Die Indogemanen- und G e r m ~ n e n f r a ~ iie ,cura di W. Koppers, Leipzig, 1936,
P. 451.

Schmidt W.,Gmndlinien, p. I r , nota 4.


Vannicelli L., La famiglia cinele, Milano, 1943, p. 178.
47 Fedele P.B., 50 Siaro e la Sarieh ncU'artticr~Cina, *Annali imtermensi m, XV, rgjz, p. r86.
Mannhardt W,,
Dte lettschen Sonae~itwythen,ZE, VII, 1875, pp. 13, 14,98, ecc.
Famyncjn A., fierine ars'jskie i drevtze semitskije elemeiaty v obyfaiach, obrjadach i k~l'tach Slmja~,EO,
m,31, 1895, P- 6.
AndriC N,, Zcnske pjesme, Zagreb, V, rgog, p, 4.
51 Mosqi1ski K., Kulfura iudowa, 11, 2 , p. 1~03.
a Mansikbn V . J . , Ueber russische Zauberformeln, m it Beriicksicbtigung der Blart- arnd Verrenkungxsegen, a A m .
Ac. sc. Eennime*, B, r, 1909, p. 13453 Sadnik I., op. cit., p. 54.
54 Sejn P. V-,Velikorus v rtmich pesnjxh, o b r j a d ~ b ,SPb, I, I , 1900,p. 398.
6

"

il sole a1 genere neutro, ma gli si concorda il verbo al femminile: N A ty sounce, sounijka!nja byvala ty u najmu ... * a Ma tu sole, ~ i c c ~ sole,
l o non sei mai stato (stata) a servizio,.. B
perchi se lo fosse stato (aggiunge i1 canto), sarebbe tramontare prima e levato pi tardi. "
Che la desinenza in u a n di byvala i, non sia una trascrizione fonetica per cc byvalo D &
dimostrato da un esempio che ha per soggetto, invece del sole, un I< gore D cio un'Afflizione personificata:
pod bet&ka, iz pod krutova
w c h d a &re,
ona IyEkom podpojasyna,

12

remnem podobyta ...

(Da sotto la ripida riva

k salita l'Afflizione

cinta di cZcio, / calzata di cinghie...).

Questo neutro B( gore P diviene un femminile


ma col verlm concordato a1 nmtm:

ec

g6ra B in una variante del medesimo canto,

Jak ja mala v kolygitce ljaiala

Gora za mnoj v gofovach stojalo ...

(Fin da quando bambina ero n d a culla

1NAfflizione stava al mio capezzde). 56

In questo esempio grande-russo, la voce u gore * si dimostra di genere instabile, suscettibile


di passare al femminile per potersi personificare. Accanto al neutro russo ai gore ip, esiste un
femminile serbo-craato a gora 9, I'epilessia.
Come ac gort in grande-russo, il sole (sonce) pu presentarsi al femminile in belomscs:
ac Jasen mesjac krasna sonca i~ a chiara luna - beI sole D. " Talora per rendere pih tollerabile
questo mutamento, il sole prende la desinenza di un dimliiutivo femminile: cr Zarkaja solnybka, Ty d n a j a matufkm N a ardente sole (f.), tu sei la mia vera madre a. Oppure:
e Zarkaja son'njajka Kaljasom nad ljasom a, a l'ardente sole (f.) - una mota sul bosco 8. "
La luna il padre e il sole la madre: Mesjac batjuzika... SoInce matuSka N. "

''

A iost' u mjane batjugka

jasen mesec na nebi ...


A iost' i u mjane mrim8ka
2arka sonca na nebi
(Ho un padre

/ la chiara luna in cielo... / Ho una

madre

l'ardente sole in cielo). h'

P. V., Belorusskija perni, ZGO OE, V, 1873, p. 463.


P. V., Vdikoms, I, I , n. 798, p. zog e n. 799, p. 2x0. I1 canto continua dicendo che si se il giovane
va nel verde bom, il Gore la segue * e che e quando mori&, il Gore siedera suua sua tomba r. Come un'ornbsa, I'Afflizione non abbandonerk mai l'orfano. E una di quelle pecmnificazioni semirnitologiche che erompono impetuose, secondo il Fmbenius, dalla poesia popolare russa.
Sein

56

Sejn

9
99

N. M.,Proischidenie t i s f o ~ j gbedwusskoj suadehoj obri~dnosli,Minsk, 1956,p. r j .


Dobrovol'skij V. N., Smolenrkij ednogafiteskij Sbomik, ZGO OE, =VI&
E . IV, 1903, p. 361.
KosiZ M. N-,
Litviny-Bdwusy Cernigwskoj gubernii, u Zivsr.~, XI, a, 1901,p. 240,
Sumcov N. F.,O svadebnych obrjadacb, preim~ffeswennorusskich, Qiar'kov, 1881, p. 59.

61

Dobrovol'skij V. N,,M. dr., Z W OE, XXIII, t. 11, 1894,p. 380.

NikoI'skij

Mesjac batjuika
doIju vydelial,
solncematubka
pridanoe gotovila

(La luna padre


corredo). "

mi ha assegnato la parte [la sorte],

il sole madre

mi ha preparato il

Sposo e sposa sono paragonati alla luna e a1 sole: a Jas'nen mesic - Stichfanugka; Krsisnyja sonca - Dar'juSka n u Ia chiara luna - Stefano; - i1 bel sole Daria a. La luna (m.)
t il e g~spodarikn, il sole (n.)- la a gospodynka m. W Per gli invitati di nozze e per i koledari
in visita alle case, la luna il padrone di casa e il sole la padrona:
Jasny miesiac - pan arandr,

jasnaju sonco
(La chiara luna il signor massaro,

- 5onka jiiha

/ il chiaro sole le di lui moghe). 65

Jasnyj miesiac - sam gospodm...


jacne sonce: gospodynka

(La chiara luna & il padrone in persona,

/ il chiaro sole, la

padrona). a

Questi appellativi di Iuna-sole per padrone e padrona sono correnti sia. in BeIorussia
che in Grande-Russia. " Trovando in Betorussia un'imrnagine poetica in cui Iuna e sole sono
padre e madre, e le stelle i loro figli, il Nikol'skij vi scorge una rappresentazione patriarcale," ma a capo di una tale famiglia si trova una luna maschile. Di soIito si attribuisce
alla luna maschile 1a capacit di generare e al sole pi semplicemente la beI1ezza.
Nei governatorati delle Terre Nere della Russia centrale (Rjazm', Tula, Tambv, Penza,
Vorone5 e Kursk) dove nella parlata popolare il genere neutro tende a sparire o manca del
tutto (otsustvuet sovsem), il nome del sole trattato aI femminile. Si considerano femminili:
a ditja u (bambino), r maslo (burro), I( s h o n (panno) e a solnce :e ((sole).Si dice, ad esempio, u plochaja sukno D, r< un cattivo panno P, concordando a plochoj D al femminile.
Non solo grammaticalmente che in queste regioni il sole considerato femminile, ma
anche miticamente. Nel governatorato di Tula la luna fratello carnale del sole. Alcuni sostengono Che non sono fratelli, ma nei villaggi di Protasovo, di Chmelniki e di Pozikovo il sole
una ragazza che ha paura di viaggiare di notte per cui si f a sostituire dalla luna. Dopo il
tramonto i1 sole [f.) dice alla luna (m):cl Sii, fratello luna, prendi il tuo turno, gira in cielo

"

Surnmv N. F.,O mdebnycb obriahh, pwitndtestvenno russkich, Char'kov, 1881, p. 59.


Dobrwoi'skij V . N., op. ci#., ZGO OE, E . 11, XXIIZ, r894, p. 207.
M Bulgakwskij D,G., Pintsrki, ZGO OE, XIII, *.
3, 1890, p. 49.
6 Feemwski M.,Laid bidoruski, T. V, Piefni, Warsmwa, 1938, p. 690.
m Kolberg O.,Wdytt, b k b w , 1907, p. 87;.
n Mahler E., AL#rtruaiscbe VoEkslieder aw dem P e b y h d , Basel, 1951,pp. 85-86.
68 Nikoi'skij N. M., op. ci!., p. 190.
Sernenov V. P. i Semenova O. P-, Sreherusshju Eerriozem~j~
oblnsr', cap. V: Tip i gouor Vefihrwov,in:
u Rwsija n, a cura di

V. P. Smemw, SPb, 11,

1902, p. 171.

h terra per riferirmi chi dorme e chi veglia W. m Questa situazione di m a luna
maschile, fratello di un soIe femminile, identica a quella letto-lituana e rappresenta forse
l'originaria e autentica situazione astraIe degli Slavi. 'l
Presso gli Slavi meridionali il sole conserva invariabilmente i1 genere neutro e sole e Iuna
sono immaginati come fratelli maschili. La ragazza si rivolge al sale dicendo:
e guarda

Zarko sunce, lip5a sam od tebe


i od tebe i od brata tvoga,
brata tvoga miseca n&ega
(Ardente sole, sono pi bella di te,
luna); n

di te e di tuo fratello,

di tuo fratello la notturna

Oj ti sunce, moj po Bogu brate!

(Otu sole, mio

fratello in Dio! ).

Solo in un canto popofare cmato il sole diviene simbolicamente una donna: una sposa
sogna che la luna cade nell'erba e il sole rimane solo nel cielo. Ai mattino il marito le spiega
il sogno:
Sto je misec u tmvicu pao,

ono h ti poginuti, ljubo;


Sto jt sunce na nebu ostaIo,
ono teg mi ostat udovica

(Che la luna sia caduta nell'erba, / significa che io verr a mancarti, cara; / &e ii soIe sia
rimasto nel cielo / significa che tu resterai vedova).
Questo ed dtri rari esempi d d a Bulgaria dimostrano che i1 sole suscettibile di assumere significati femminili anche nella Slrmvia meridionale.
Nel caso particolare del canto s e r k r o a t o si crea la medesima situazione astrale dei
* dainos n lettoni: una luna maschile marita di un sole femminile, situazione analoga a
quella dell'area mitologica dei miti solari (sole maschile sposo di una luna femminile), me
alterata dd'inversione dei sessi.
la luna maschile, e non il sole, il grande astro degli Slavi. E a lei che ci si rivolge per
essere preservati dai mali o per guarirne. N Ringiovaniscimi, le si dice, come tu ti sei ringiovanita >P a p o d a d i ti mene, kak si sam sebe! B." daiia luna che dipende fa salute dei
bimbi: ac Luna, riempi questa m a o spezzala! s dice la madre serba uscendo al plenilunio

m Koliiin A., Verovanzja krest'jan Tul'skoi gubernii, E3, XLII, 3, 1 8 9 , pp. 5-7.
71 L'immagine invcna, di una luna femminile o di un sole p d r e e di una luna inadre molta rara. Si pub tmvarne tre esempi in: Majkov L. N.,Veltkomsskija d l i n ~ n i j a ZGO
,
OE, 11, 1869,p. 430; Bulgakovskij O.G.,Pinb k i , ZGO OE, XIII, 3, 1890,p. ga; TetcEenka A,, Byt russkdgo aaroda, Moskxa, 1848, T. V, p. 75.
I3eforku O., IstmsAe norodne pjesme, Zagreb, 1960, p. 38; v a r i m i in AndtiE N,,op. cit., J, 1909, p. 3 e 11,
2,

p. 128.
73

AndrlC N,, op. ci#., 11, 3, Zagreb, 1929, p. 14.


Andnf N., op. cit., 11, 3, p. 2r5.
DjordjwiC: T. R.,Prfrada u uemvanju i pedmju fega n u d a , I , SeZb, LXXI, 1958, p. 32.

col bambino in braccio che non muore e non guarisce. Nel medesimo frangente la madre
polacca recita tre avemarie e dice: u Offro queste tre avemarie alla nuova Iuna perche questo
bambino sia risanato e rimesso in piedi come era prima D. "
E soprattutto la prima falce lunare che viene salutata e venerata. La prima domenica dopo
il primo quarto le chiese in Volinia si riempiono di fedeli. 7B L'astensione da1 lavoro, poco
osservata nelle altre feste, scrupolosa h quella ricorrenza: non si cuoce pane, non si fila,
non si tesse, non si ara e non si erpica. ic ToS molodzikovaja nedelja! >a e la domenica della
luna giovane! m, si diceva ne1 governatorato di V h a per rimproverare chi trasgrediva il divieto. 79 La devozione di queiia domenica generale in Belorussia." I1 MoszJrAski la segnala
a Grdna, a C h h , nella Grande e Piccola Pobnia, in Slesia, in Croazia e in Serbia. '"
In Serbia e in Slavonia detta domenica r< giovane i>, " in Bulgaria ic perga n o a stada n. 83
Quando la Iuna entra in eclissi, si crede che venga addentata da dei mostri e che soffra
terribilmente. In certe regioni deiia Serbia per tutta la durata dell'eclissi i contadini non parlano, non ridono 4 e molti vecchi e vecchie anche piangono s. "
ii Per quanto so - scrive il Djordjevi6 - la luna
pzr il nostro popolo solo e sempre
un essere umano B.
Nelle mitologie seleniche la luna iI padre e il capostipite delltmmit. L'appellativo di
padre e di nonno al satellite 6 generale presso gli Slavi: ec Jasnyj mesjac, LO moj tatka W , 4 la
chiara luna mio padre n, si canta in Russia; ffi oppure: a BatjuSka, svetel mesjac s, B< padre,
chiara luna D; " e Mlad mjesece, moj po Boga &e *, O giovane Iuna, mio padre in Dio n,
le si dice in Bosnia c Erzegevina. I titoli alla luna di u dedo % o 4 dedicka >, sono usuali in
Serbia, " Al bambino che piange in Enegovina si dice indicando la Iuna: rr Eno sine dedo!
Nemoj plakati, srdi se dedo, m5it Ce se dedo D, u Ecco, o figlio, il nonno! Non piangere, il
nonno si arrabbia, il nonno ti sgrida *. " A Risane l'equazione luna-mese-nonno cod perfetta che di un bambino che ha quattro mesi si dice che ha quattro nonni (Vuk, Lex.).
11 capostipite lunare prende biblicamente il nome di Adamo. come Adamo che il primo
quarto di luna viene invocato per guarire dal mal di denti: 4 Misjacu Adame, molodyk,
povysys ty na rnertvych i iivych, ja u mertvogo kosti ne boljat', tak nechaj u meni raba
b o b g ~ chreIknogo,
,
rnolytvjanogo N.N. ne b o l j a t h b ~*, 9 Luna Adamo, giovane falce, tu

Schneeweis E., GrsndriEJ del Volksgiuub~mCL Vodkrbrawcbs der Serbokroaten, Celie, 1935, p. 1x9.
Smolcnc6wna K., Prrycrytrek do leanictwa ludowego z lubelskiego, u Wisfa m, IV, 1890, p. 881.
7s Korobka N,,Vostobaju Volyn', u Zivst. P, V, r895, p. 43.
'9 Berman I., Kdendar' po modnyno predmijarn v VoloPinshm prickode, Vilemkoi fubemii, ZGO OE, V,
1873, P. 35.
M Fedetowski M.,Lud bidorwki, V, p. 457.
8 1 Moszy&ki K., K~ItardIudowa, 11, I, p. 457.
E Schneeweis E., op. cit., p. 14;
Filipovif M . S., Lepenitu, pogledina suiet, Nautno Drugtvo SR Bosne i
Hetcegovine n, IL, 1963, p. 344.
83 Mos-ki
K., op. loc. cit.
3 4 Milosavljevif G. M.,Srpski nmodni obiaji iz srera Omljskog, StZb, XIX, 1319,p. ,+or: I( i mnogi starci i
brik i p l a h W.
H u ...je sano Iiudsko bi& s, Djordjevif T. R., op. cit., SeZb, LXXI, 1938, p. 27.
R a d h k o Z., Gomel'skijd mrodnyia pesny, ZGO OE, XIII, ISM, vyp, 2, (i 24.
n TmEenko A,, Byt tsrsshgo naroda, 11, Moskva, 1848, p. 160.
m Djordjwit T. R., ep. &t., p. gj.
Nikolie VI., Etnolofka gradja i rasprdue is LuUlice i Nifuue, W%,W I , 1910,p. 412.
90 Zwko I., Rodbin~ki zmivi u Herceg-Bosni, ZbN3, ViT, 1go2, p. 772, nota.
76

pendi sui morti e sui vivi, come ai morti non dolgono k ossa, cos a me, servo di Dio, battezzato e supplice N.N.non dolgano i denti B. 91
In una variante nel medesimo scongiuro, si immagina che la falce-Adamo,ricomparendo
in cielo, ritorni dal regno dei morti: u Misjacju Adame, byv ty na tym sviti? - Buv. BaCyv mertvych Ijudej? - BaZyv. - So u jich mby boliat'? - Ne hljat'. - Tak h b i u raba
bo2ija N. ne bolily... i.> u Luna Adamo, sei stato nelI'altro mondo? - Ci sono stato. - Hai visto
i morti? - Li ho visti. - Dolgono loro i denti? - Non dolgono. - Cos non doIgano al servo di
Dio N.N. %.
Come figurazione di luna scura dalIa quale esce la faIce lunare, la terra diviene in Russia
t in Polonia madre di Adamo: u Zemlja mat' Adamova, Adam syn eja ip u la terra t madre
di Adamo, Adamo t suo figlio N. Alla terra stessa si d in Russia il nome di Jegva, Eva. C5
In Slavonia si salutano i conoscenti, specialmente a Natale, augurando che siano loro propizi
Adamo e Eva: 4 Cestit vam Adam i Eva D. I vecchi bulgari indicano la Iuna ai bambini
come il loro a dedo BoZe D o a dedo Gospod , e nonno Dio >i o eii nonno Signore . "" Nei
Carpazi gli Ucraini dichiarano che la luna il loro Dio; q Mesiac naS boiok, a kto 2 nam bude
bogovati jmk ego ne stane P, 4 la luna il nostro Dio, e chi ci far da Dio se essa viene a
mancare? P. 96
Che si preghi la luna e ci si inginocchi a1 suo apparire, che la si invochi per la soprawivema dei bimbi, che si pianga alle sue d i s s i , che si creda che essa visiti periodicamente il
regno dei morti e che, come capostipite del p e r e umano, divenga un'autentim divinit, sono
tratti di un Iunarismo puro ed intenso come si trova solo in regioni delIa terra a religione seIenica in pieno sviluppo.
SuI conto della luna si nutrono credenze che contraddicono la piu elementare esperienza.
I linguisti e i mitologisti che sostengono il solarismo degli Slavi e dei Firmi coliegano, di
solito, i1 sole col fuoco. Ma un tale collegamento in Eurasia non esiste. I n un canto popolare
finmico una ragazza non vuole sposare il sole (m.) perch a il sole di indole cattiva. D'estate
tormenta coi caldo e d'inverno m1 freddo
D'inverno il sole diventa, dunque, una sorgente di gelo. Certe trib dei Wiradyuri - KarniIaroi del sudest dell'Australia sono convinte
che il sole illumini, ma non riscaldi perch d'inverno splende senza dare calore, mentre scalda
d'estate quando ci sono le Pleiadi. Sono dunque Ie Pleiadi e non il sole la sorgente vera del
calore. In una koIjada o canto natalizio bulgars si racconta di un eroe che cavaka verso
oriente deka slance rog izdava da izgreje D, a dove iI sole mette fuori i1 c o m e riscalda r.
Trattadosi del sole, il Moszyfiski suggerisce di interpretare il a rog (corno)come un u rqbek n,
I'orlo del sole e che l'intera locuzione significhi la direzione dell'oriente. lo' Ma il corno & una
9"vEenko
I., Mirosorerclinie nafich prostoljdinov Malorossov, I( Zivst. B, W , a, 1906, p. 106.
a Dove h lum visita il regno dei morti, non esiste mitologia s o l ~ e rileva
,
padre Schrnidt (UdG, 111, p. 854).
'3 Majkov L. N-,
Yeliorusskija zaktinonija, ZGO OE, 11, x869, p. 433, v. Tokarev G. A,, Religioxnye verouanija vostoEaosIirvianskich nerodov XXX - n d d e XX vekd, Moskva, 1957, p. r31.
Abramov I., Staroobrjrsdcy na Veiike, I< Zivst. i>, XVI, 1907, p. 131; Goner S., K i l h 5zczegdlbiu z wierztti
tudar z okolicy Aadychliwn, u Lnd *, IL, 1896, p. 228.

Harva U., Mordwinm, p. 1x1.


Lovretit Jo., Otok, ZbNZ,11, 1897, p. 3go.
m Moszyiiski K.,Kultirra ludowa, 11, I, p. 458.
lTkwi-5, Levicki, Poslouicy i pogouwki Gdirkoj i Ugw~koj&i, ZGO 0E, 11, 1869,p. 295.
9 Casttn M. A., Vorlesunpn Ijbm die finnircbe Mjithlogie, S. Petecsburg, 1853, p. 54.
Sfhmidt W*,
UdG, 111, pp. 855-856.
Moszyiiski K.,Kuharra ludowa, 11, 2, p. 1370.

"

tipica immagine lunare e chi manda c&re (izgraje) dovrebbe in questo caso essere la luna. I1
Rovinskij osserv che in Montenegro si dice talora a mijsec gsije *, la luna riscaIda n, anzichd n mjesec sjaje , * la luna splende D 'O2 e il DjordjeviC rileva che, durante l'eclissi 4 rnesec
ne greje dok ta borba traje *, a la luna non riscalda finch dura quella lotta S. " Queste l a zioni non sono rare in Serbia: * Ugrejala u veter Mesdina ... jasan rnesec kroz oblaka
grejaIe B. 'M Le si trova in Croazia: rc grije misec kano dan >r, a la luna scalda come il giorno R.
Nel governatorato di Tula si dice che la luna addirittura pi luminosa del sole, a on
svedee solnca B. Che possa essere la luna, e non il sole, la fonte del. calore celeste credenza
che ricorre neII'antica Persia e, in forma attenuata, anche nelle tradizioni popolari francesi. lrn
Come i BaIti, anche gli Slavi sono stati investiti da una corrente di solarismo. Esistono
tracce antiche di questa influenza. Essi chiamano il sole chiaro, ardente, santo, gioioso,
puro, grande, luce di Dio, ecc., ma I'astro, anche se personificato, non & mai una vera a persona umana s come la luna, n mai viene invocato col nome di padre o di nonno n festeggiato con astensioni dal lavoro, Non nemmeno sovrano deI cielo, n influenza in qualche
modo la terra e i suoi abitanti. Si spara d e eclissi di luna, ma non a quelle di sole. " W probabile che certi atti di riverenza e di preghiera nei suoi riguardi siano calchi di pi antichi atti
lunari. Le forme con le quali lo si venera non sono u molto sviluppate n espressive D 'l0 e non
sembrano avere radici profonde nelle tradizioni popolari degli Slavi.
I1 Moszyifiski suppone che, aImma nella loto forma attuale, le invocazioni al sole siano
state suggerite da1 cristianesimo che, tra il 1 e il IV secolo, per vincere la gara ml mitraismo,
adott l'idea di un Cristo-soIe e di un a Natalis invictus D. In Anatolia il sole era diventato
un Dio Salvatore, Behc 0 6 5 ~"l~ .
Per tutto il medioevo e oltre si esalt la preminenza solare
e cristiana sulle superstizioni lunari dei volghi:

Stulnis arnat lunarn: sapienc calcabit eandem:


Iemma rneurn: Jesus, sol meus, ignis erit. 'l2
Nell'ultho mezao secolo l'archeologia polacca .e sovietica hanno messo in luce numerosi
abitati protostorici slavi. BasterB ricordare, Biskupin, Santok e Staraja Ladoga. I n nessuno di
Rwinskii N,,Cernogorijn v eja proflom f mtojaFLlern, SPb, 11, 2 , r p r , p. 446.
Djordjevit T . R., Prirodu u verovmja, p. 41.
J a n h i f N . Dj.,Rrcronomi]ta u predQtljima i ~ r n o t ~ i ~ ~ ~ iSrba,
t m m aU b , IXILZ, 1951,p. 103.
[M AndriE N., op. cib., 11, p. 278.
lo6 Ko1tin A,, op. cit., p. 7.
107 Ytlsht, VITI, 4, in: Eliade M.,Traiti, p. 148; Se%iUot P., Le Folk-lore dc Frana, Paris, I , 1904, p. 20. I
i
femminile russo, bulgaro e sloveno a luna r per luna significa in uuaino solo chiarore riflesso, hgIiore (v. russo
e lun' n), em o ripetizione, in bulgaro anche A i d i e tempesta. In polacco u h n a P k solo il bagliore degli iacendi
( h a poiadw), tccezionalmentp il lampo (e hna B pu a Hyskawica B, v. MIeczko T.,Piawszy grzmot, a Lud P, XI,
1905, p. 318).La voce e penetrata dal latino attraverso lo slavo ecclesiastico (Cernych V. Ja., OCerk russkoj istorlE'eskoj lesikologij, drevn~nsskijperiod, Mmkva, 1956,pp. 33-55). Nei lessici dei Vuk e del ParEif la voce manca del
tutto. In origine a luna B (da lwkcna , Iucente) pare avere indicato solo una metem. La forte opposizione del pib
antico maschile 4 mesjac w (1st. u mensis P, astro misuratore r del tempo) ha COI'ItMSFato nelle lingue dave l'evoiuzione semnntica da Iuna-meteora s luna-luna.
108 Gasparini E., L'~scarplet$e,cr Atti delETIX1 Congrmso intern. di Storia delle religioni *, Firenze, 1gj6,
pp. 380-384; stesso, Le symbole de 1s main aux doigts kmi6s, u Atti, c.s. *, pp. 384-387.
GrbiE S. M., Srprki nmokni obitaji iz $rea Boliev&kog, Se=, X3V, 1909, p. 313.
110 M&ki
K., Xdtura ludowa, 11, I , p. 435.
11' Hivers W
'., o#. cit., p. 85.
112 PaulLini Chr. Fr. chronicon Coenobili virginum Ot#bergensisad Netham, in: stesso, Tbeatwm iUustriutn girorum Corbeiac Saxanicae, Jena, 1686, p. 239.

essi si rinvenuta traccia di un incrocio centrale di strade disposte secondo le direzioni cardinali e nemmeno di perimetri quadrangolari orientati. Sappiamo invece che Rethra era e tricornis , I l 3 che Stettino era <c trifaria 'l4 che Danzica e Koenigsberg erano costituite di tre
castelli, 'l5 che Pskov aveva a forma oblongi trianguli P, lt6 come, nei pressi di Pskov, un fortilizio a trigona forma erectum >P, l'' analogamente a quello di HeszczOw, presso Francoforte.
Non tutte queste forme ternarie e triangolari si spiegano con la necessit di situazioni topografiche favorevoli alla difesa (fortilizi costruiti su punte di terra alla confluenza di due corsi
d'acqua). Pare trattarci di una preferenza innata degli Slavi poiche, mentre in occidente un
reparto di truppe accerchiato dal nemico si dispone a difesa in quadrato, gli Slavi occidentali

*,

"'

si schieravano nel mediowo a triangolo. 'l3


Uno degli indici di culti astrali fornito ddl'orientamento tombale, dove questo orientamento presenta una grande stabilita e uniformith. 14 il caso degli Slavi. Negli obitori slavi di
eth precristiana o protosrorica le salme sona sepolte con la testa a ovest e i piedi ad est. Insieme con la suppellettile del corredo, questo orientamento 6 uno degli indici di attribuzione
agli Slavi di cimiteri di pertinenza etnica incerta. Si trova anche I'orientamento inverso, con
il capo ad est e i piedi ad ovest, sebbene pi raro. Seppellimenti neI1e direzioni nord e sud
sono eccezionaii e inspiegabili.
In un canto popIare serbo, pubblicato per la prima volta dal Vuk nel 1852 COI titolo
Zenid6~1Mili& barjaktara, e le nozze dell'aIfiere Mili4 a, si racconta come MiEC sposi Ljeposava, l'ultima di nove sorelle che tutte erano morte prima del compimento delle nozze. II
viso di Ljeposava cosl splendente da costringere gli uomini ad abbassare lo sguardo. Ma
durante il trasporto alla casa maritde, la sposa si lagna del cc fastidio che le dh il sole e
chiede di discendere da cavalla perch& la nera terra la chiama. Adagiata sull'erba, la sposa
muore e gli << svati % la seppeUiscono a otkuda se jasno sunce radia n u rivolta dove nasce il
chiaro sole n.
Mili6 giunge affranto e senza la sposa in casa deIla madre e, non reggendo al dolore, muore
a sua volta. Gli svati D altora gIi intagliano Ia bara con le spade e lo seppellirono 4 kuda
jarko smiruje sunce 4 verso dove tramonta il chiaro sole n.
A1 tramontare del sole, la madre di MiliC gusrda verso occidente e dice: a Blago mene,
eto sina moga D, a me k a t a , questo mio figlie *. E quando il sole si leva ad oriente, la
madre dice: u Blago mene, eto mi snafice B 4 me beata, questa mia nuora i.>.
11 canto 2 astrale e simbolico: il viso di Ljeposava splende come un astro, ma iI sole la
uccide, la terra la chiama, e lo sposo MiLi deve seguirla nella tomba. I1 cauto attesta inohre
una sepoltura a orientamenti inversi per sesso. L'Antoniewin ha ritrovato questo orienta113
114
115

avthore

Adarni Bremensis, Gestri, MGH SS, VII, Hanmwer, 1846,XVIIE, 3x2.


Monachi Pricflingensis, Vita Ol!onis, MGH SS, XII, Hannover, 1856, 11, 8, p. 899.
a E tribus appidis magrncntata M, u tribus oppidis insignis P, Polonia siuc de situ, moribbus, tnagistratibirr,
Murti'no Cromerio, Coloaiae, 1578, pp. gr, 53.

116

De Mosmvia Antonii Posswtni Diattih, in: Reipublica Momvia et urb~s,Lugduni h t a v o m , 1630,p. 209.

117

Kruse Fr. C .

H . , Chronicon Nor#muisnorrrm, Wmiago-russorurn, nec #non Darnorum, Dorpsti,

1851, p. 307,

nota g.
Kmtruewski Jo., Kdtsiro prapolska, Poznah, 1947, pp. 111-rrz.
G d i e c K.,Introdrrction d I'ktude mmporfltive du rdroft p#b!ic des pcuples s h e s , Patis, 1933,p. ~ 8 La
. forma
quadrata non
considerata bella dagli Slavi dit le prcferismno la forma ovale o sferica (kaztdt puchny, Udziela S.,
Poczucie piekna a Iudu ropczyckiego, w W& ip, 111, 1889, p. 20).
Vnk, Pjesme, 111, pp. rgt-193, 230-155; testo e trad. in: Cronia A., Poesio popolare serbo-croara, Padova,
1949, PP. 147-1633267-277.
"8

Il9

mento a opposizione sessuale a Kofiskie, in WieIkopoIska, e a Lucin, in Lituania, 'l il Gqssm


wski e lo JaidZewski in Mazovia e s Lutomiersk, presso W z , lo Szukiewicz nell'obitorio
di Satapiacziszki, nel governatorato di Vilna, il Kdikauskiene lo segnala a PrismanZjaj e
a LinksrnanCjaj, l" la Solov'eva lo constata nell'obitorio dei Radimici deI gruppo di Alesnja
(alta Desna) a Baturovka, tra I'Iput' e la Bescd': su r91 kurgani inumatori, I 63 maschili
erano orientati con la testa a est e 25 femminili con la testa a ovest, Due seppellimenti erano
infantili. Cosl era orientato anche il gruppo dei kurganl di Srnjaliti, tra la Besed e Ia Soi,
quella di LjaliCi (a sud della confluenza dello PSeI nel Dnepr) e di VImviti, anche in seppellimenti doppi, di uomo e donna inurnati nelIa medesima tomba. I Dregoviti della destra
della Berezina invece orientavano gli uomini di solito a ovest e le donne a est, carne nel canto
di Ljeposava e di Milil. la
Questa opposizione di orientamento tornbale per uomini e donne & non solo precristiana,
ma molto antica: il direttore dei Museo di Hallstatt, Friderich Morton, scav ne1 1938 a
SaIzbergtal (Hallstatt) una tomba doppia e promiscua, con una coppia di sposi a orientamento
inverso: la testa ddl'uno giaceva tra i piedi delI'altro. Il corredo tombale (un W ,una fibula
e un anelIo di bronzo) permise di datare la tomba che risaIiva alla fine dell'et di H d s t a t t ,
tra il 450 e L1 380 a. C.
Quattro seppellimenti di coppie di sposi orientate inversamente per sessi sono state rinvenute in N rnogil'niki della cultura di TripoPe.
Resti di questo singolare costume a orientamento opposto sono sopravvissuti nelle usanze
popolari: il contadino bulgaro che spezza solennemente il pane natalizio si rivolge a occidente
o verso la porta, mentre sua moglie si volta a oriente o verso la stufa; " i11 Bocnia la sposa
si reca in chiesa camminar,do contro oriente, lo sposo contro midente, e quando la strada non
permette di osservare l'orientamento, la si percotre a zig-zag. 'lg In Ser~iaquando si accende
il cosiddetto u fuoco vivo a (per frizione) per la salvaguardia del bestiame, un uomo si tiene
a occidente e una donna a oriente della
sotto la quale viene fatto passare il bestiame. '"
Dopo la conversione al cristianesimo, Russi, BuIgari e Serbi, adottarono l'orientamento della
liturgia ortodossa, con Ia testa ad ovest, senza distinzione di sesso. La chiesa romana invece lo
modificb abolendo la norma che l'officiante dovesse celebrare COI viso rivolto ai fedeli : dopo
il V secolo le basiliche furono orientate con Ikbside a est e la porta a ovest, e i sepolti nei
sagrati seguirono la medesima direzione. Quando Mansikka, K o s t m s k i , Jakimowiu e Moszyriski spiegano I'orientamento slavo con testa a ovest con la necessit che i defunti abbiano

'"

121 Antoniewia N., Archeolo@ Polski, 19~8,


p. 249, in: NiederIe L., R ~ k o d t Praha,
,
1931, p. 85, dr. Korci.
Sec Ja., Stmoslovensko grobifze wa ptujskem grudu, Ljubij ina, 1950, p. 26.
1" Gqssowski J . , Cmnrarrysko W Konskie tia #le ur$nlnienin pdudniowej gtanicy Marowsza me wcxesnym Sredniowieczu, n Ma&&
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124 Kulikauskiene R., Pogrehlhye pumjatniki Liiuy Aonca I - natdd I I tysjddetija nafej v ,KSIMK,XLII,

1952, P. 1x51" Solovev'a G. P.,SLujanskie rojiuy plemeia po mcheoiogii!eskich mwierLdacb VJII-IX w.n.e., Vjaiifi, MimiFi,
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i26 Mortori F., Ietlera del 13 gennaio 1958.
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128 Caraman P., Obwd kol~dowaniau Stowian i Rumundui, PAU, h c e , XXIII, 1933, p. 477.
1 3 LilekE., V&sglaube und volksthiimlithcr Cultus in Bosnien un& der Herzegowina, WMaBH, VI, 1896, p. 389.
1" TrajanoviE S., Vafra u obiEaiima i fivorr srpskog mmh,SeZb, XLV, 1930, p. 9.

11 viso rivolto a est, essi dnno dell'orientamento degli obito~islavi pagani un'intcrpretazione
solare cristiana.
Naturalmente, questa interpretazione Iriscla inspiegato l'orientamento inverso per l'altro
sesso e i fatti dimostrano che l'orientamento est-ovest precristiano e pagano. Se la direzione
ovest ha lo xropo di rivolgere il viso dei morti a est, non si comprende l'orientamento o p p
sto, con la testa ad est e i piedi a ovest. Gli Ugri credono che il paese dei morti si trod ad
ovest, ma il Karjalainen ha ragione di dubitare che tale credenza sia fondata sul fatto che I'occidente la direzione in cui tramonta il sole.
Gli antichi Germani consideravano I'ovest come direzione infausta. In et antica (Fnihzeit) iI nom: ddi'ovest era tabuato: aLl'Ausuia o paese delt'est, una delle due parti in cui era
divisa la Francia merovingia, corrispondeva una Neustria, e non ma Vestria, agli Ostrogoti o
Goti dellkst, corrispondevano non i Vestrogoti, ma i Visigoti, i Goti saggi o v i d i .
Est-ovest esprimono un contrasto luce-tenebre, morte-vita, buono-cattivo, Dio-diavolo. l"
Un tale pregiudizio per I'ovest non esiste invece nelIe credenze lunari perch I'ovest la
regione del cielo in cui riappare Ea nuova falce dopo i tre giorni di YivisibilitA del novilunio.
L'occidente luogo di resurrezione. Non esiste nemmeno pregiudizio favorevole per lkst perchi l'oriente t il luogo in cui, se si cornpje iI plenilunio, torna ad apparire la falce cdmte. La
credenza neUa resurrezione dei morti non ha parte alcuna nella valutazione di questi orientamenti. 11 loro valore solo simbolico e serve a distinguere (per esempio) l'opposizione dei
sessi o delle due a moietia ip (Jensen) e per Io pi l'opposizione h se stessa, senza giudizi di
valore e anche senza una vera stabilit di significati. Donde la facilit con la quale Porientamento pu venire capovolto. Non k l'orientamento che importa, ma l'opposizione. L'occidente
pu msere inteso come Ia regione del cielo della falce crescente, ma poichh la falce crescente
guarda a est ( aperta verso est) e si sposta lentamente verso est, t l'est che pu diveaire la
sua direzione simbolica, e inversamente per la falce calante.
Della direzione antisolare ovest-est abbiamo trovato un esempio nella marcia di Vseslav
che, come lupo mannaro, taglia la strada a Chors nel Detto delta schiera di Hgor. Il Moszflski ne d un altro esempio nel canto natalizio bulgam in cui si narra di un giovane cavaiiere
che si dirige verso est, dove i1 sole u mette fuori il corno e riscalda D. I1 Caraman riporta questo canto in forma pi completa: un eroe si reca in visita al sole. 11 sole assente, ma
presente la sorella ddl'astro che accoglie e ospita Ikrw. I1 giovane rapisce la soreIla del sole
e la conduce a casa propria. Il fratello della rapita manda aI2osa le stelle del mattino e della
sera alla sua ricerca, ma l'eroe dichiara di voler trattenere I'arnante come legittima consorte.
Ecco ora come il mito raccontato nel Celebes, dagIi Alfuri di Minahassa: MoIoleva abita
a ovest e intraprende nottetempo un viaggio a est per visitare l'amica Manirnporok che raggiunge all'alba (la falce lunare appare ad ovest, ma sorge ogni giorno pi ad est, rimane ogni
sera visibiIe un'ora di pih e, quando piena, splende nel cielo fino al mattino). Mololevo non
trova in casa l'amico, ma trova la di lui moglie Kalinovan (il marito 2 la luna calante o la
crescente luna scura che scompare quando la luna piena: quando la luna crescente finisce
alla mattina il suo viaggio, luna piena e la luna scura non c' pi). Mololwo rapisce a1Iora

'31

Karjalainen K. F., Jugra.V6lker, FFC, I, 41,p. 336.


Havers W-, hTme Litetritur rum Spracbfabu, a Ak. d. Wiss. D, Wien, Sitningsbcr.,

pp. roz-103.
"a Caramm

P., Obrzfd k o l ~ d o w ~ i PAU,


u,
XXIII, Piace,

1933.

223,

Bd. 3, Abh. 1946,

la moglie deli'amico (compiuto il plenilunio, non si vede pia nC luna scura, n luna calante).
Il marito ingannato si leva e si lancia all'inseguimento (passato il plenilunio comincia a riagparire la luna scura, cio Manimporok, i1 quale prende la via dell'occidente dove risiede il rapitore). Manimporok inganna a sua volta l'amico e riprende la propria moglie. Le interpretazioni lunari tra parentesi sono di padre Schmidt. 11 mito bulgaro e indonesiano raccontano la
vicenda deitktnta lunazione. Nel Celebes, come in Bulgaria, il sole divenuto maschile
per cui le nozze dell'eroe possono avere luogo solo con una soreIIa o con la moglie deI sole.
I1 posto che in questa fase gi avanzata di sovrapposizione di solarismo m p a il sole P quello
di un'antica luna. Il canto natalizio bulgaro conserva delI'antico mito lunare la residenza a
ovest dell'eroe, la marcia ovest-est, l'assenza del sole-luna ad est, il ratto, l'inseguimento e i1
renipero della luna perduta. Le due direzioni ovest-est, antisoIari, sono quelle degli orientamenti tombali siavi.
I Bantu seppellivano di solito i morti COI capo ad ovest. I Nyarnvezi deI lago Rukva
usano la stessa parola per dire occidente, regno dei morti e paese della Iuna. '31 Alle isole Molucche la luna detta Imjrilik, capo dell'avest, che nello stesso tempo Dio della crescita
e dell'anima dei buoni dopo la morte. '" 1 Mossi del Sudan depongono i loro morti su una
stuoia col capo a sud e i piedi a nord, ma col viso rivolto a est se si tratta di uomini e ad
ovest se si tratta di donne. lM
I1 sacrificatoxe ai morti dei sudanesi Maiink si rivolge ad est se l'offerta fatta ad un
uomo, ad ovest se fatta a una donna. 13' Allo stesso modo gli Azteki, che chiamavano l'ovest
a ciuatlampa n terra delle donne, elevavano in quella direzione i neonati se erano femmine, o
nella direzione opposta se erano maschi. Iq0
Nel Celebes il Dio Muntuyuntu guarda ad est perch la giovane faIce rivolta a est col
Iato concavo. I4l In un mito dei Bhil, veddidi di parlata aria dell'India centraie del sud-ovest,
si racconta che una coppia umana, avvertita da un pesce del sopravvenire del diluvio, si salv
insieme ad una zucca contenenti: dei semi. Quando Dio (Bhagvin) ritmv i superstiti, puni
il pesce e <{ volt la ragazza col viso a ponente e il ragazzo m1 viso a levante. Dopo averli
wsi voltati, domandb al. ragazzo: - Chi I? - E il ragazzo rispose: - E mia moglie.
Poi Bhagvan domandh alla ragazza: - Chi l&? - Essa rispose: - E mio marito. Allora
Bhstgdn li fece marito e moglie n. La zucca e il doppio orientamento misero i1 Walk sulle
tracce del mito lunare adombrato nd racconto : la mcca feconda ed acquatica, nave di sdvataggio, 6 la luna piena, la coppia umana le due falci: l'uomo che guarda a levante & la falce
crescente, la donna che guarda a ponente, quella cdante.
Abbiamo msl raccolto da tre continenti argomenti bastanti per ritenere che I'opposizione

'"

Schmidt W.,Grundlinicn, pp. 68-69.


Junod H., Deux enterretlpents L 20.000 am d'ittteruulle, Anthropos *, V, 1910.
Baumann H. et Westermann D., Les penples et Ies ~iuilimfionsde I'Afnque, Paris, 1948, p. 225.
'37 Schmidt W., Gmndlinien, p. Iro.
1s Manpin P. E., L s Mossi, essai s w les us e1 te^ coahtmes du peirple Mossi as Sudan occidenfal, ii Anthm
pos e, IX, 1914,pp. 726-730.
1 3 BP., Notes sur les cmyances et le$ pratiqires religiemes rdcs Malitikks fticbister, Anthmpw P, 11, 1907.
PP. 727. 727.
140 Holtker G.,
Die Fmilie bei den Artekm in AEtme xiko, e Anthropos *, XXV, ~ 9 3 0 pp.
,
491.492.
141 Schmidt W-,
Gmndlinietz, p. 66.
K o p p s W.,Der Umemsch utrd sein Weltbld, Wi m, 1949,pp. 131, 133, 2j5 nota I 5 2 ; Vannicelli L., h
religione dei Lolo, Milano, 1947, pp. 21, 59 S.
1%

Q:

per sessi dell'orientamento tombale slavo lunare. Non esiste per ora, altra interpretazione
soddisfacente di questa strana usanza. Poich risulta che anche l'orientamento col capo dei defunti rivoIto uniformemente ad est e i piedi ad ovest risale a! et precristiana, possiamo concludere che gIi obitori davi di etA pagana sono dei veri monumenti di lunaxismo.
E una conclusione che non deve stupire. Gli Slavi conoscono almeno tre incarnazioni cristiane dell'antenato lunare. S. Giovanni Battista d d a pesca della terra in Serbia, Mos in
Polonia e Adamo in Russia. Si immagini ora che questo capostipite lunare divenga il protettore della a sebra n. in questa fase dell'evoluzione religiosa degli Slavi che sorge il complesso idolatrico elbiano e oderiano; e chiss se i suoi idoli avrebbero mai preso aspetti policefdici senza gli antefatti lunari.
I Mordvini venerano un loro principe T'uZt'an che nel XVI secolo combatte contro Ivan
IV, e gli offrono sacrifici. Credono che T'uSt'm fosse giovane nel primo quarto di luna e vecchio neIE'uItimo, l" come i contadini dei dintorni di Tver che dicono che il papa di Roma non
muore mai, ma invecchia e ringiovanisce con la luna. T'uSt'an &, in qualche modo, un padre
ddla nazione rnordvina o di una parte di essa, un defunto (al quale si tributano tuttavia da
quattrocento anni culti come a una divinid) che ha il potere di rinnovarsi come la luna. Tale
anche la vicenda storica e l'ambiente religioso delle credenze degli Slavi deI Baltico.

i43

Harva U.,Mordwinen, p. 324.


G.,Papa rimskij, EO, I, 1894, p. 108, nota

l++ Potanin

2.

Capitolo nono
I MANI

I n quindici vilIaggi delle rive del Vardar, il sabato dei digiuno pasquale o la a domenica
di mezzo W , quarta di quaresima (srednjoposna nedjeljs), gruppi di familiari si raccolgono
intorno alle tombe dei loro cari deceduti quattro, cinque o sette anni prima, a seconda
delle localiti. I giovani
scavano la fossa, il padrone di casa (doma&) estrae le ossa, tutte
fino aii'ultirna (sve do jednu), le donne le lavano con acqua e vino, le asciugano con u n a
pezzuola bianca e pulita e le depongono in un sacchetto di tela bianca {kesa) in ordine anatomico. I1 cranio rimane in alto perch lo si veda. Il sacchetto con le ossa viene portato in
chiesa e posto sotto l'icona del Cristo, a destra della porta, dove rimane tutta la notte,
Nella tomba aperta, perch non resti vuota, si mette un orcio d'acqua. AU'indommi si canta
un'officiatura (opdo), il a doma& D riprende il sacchetto delle ossa, i componenti della casata
( ukuzani ) baciano il cranio e le ossa vengono riportate nella tomba dove il pope legge la Freghiera: + Con gli spiriti giusti... a . Dopo essere state una seconda volta asperse di vino, le ossa
sono deposte nella fossa e sepolte definitivamente. Quel giorno la croce della tomba viene
ornata di fiori e in passato aveva luogo un banchetto [gozba)oggi sostituito da un trattamento pi economico.
Questo tipo di riesumazione e di lavatura delle ossa veniva chiamato u po adem a, seconda
la tradizione, e aveva luogo nelio stesso giorno per tutti i morti deceduti in un'epoca determinata. Ne1 1927 la riesumazione q po adetu D, non era generale e si trovava in via di
sparizione.
Piii regolare era la riesumazione individuale che aveva luogo quando i1 morente designava
Ia tomba del familiare nella quale desiderava essere sepolto. I n questo caso, soggette a riesumazione e a lavatura erano le ossa deI morto che lo aveva preceduto nella fossa. Calata
nella tomba la nuova salma, il sacchetto delIe ossa del precedente defunto veniva deposto

presso le gambe del nuovo morto, e la fossa interrata. '


In Montenegro le ossa ritrovate in una vecchia tomba vengono riposte in una cassetta,

skrinica M, ndlOmolje le si avvolge in un tovagIiolo, le si ripone a parte e poi le si seppellisce col nuovo morto, a Borovica vengono deposte accanto d a nuova bara, 9 pored
sanduka B, nella penisola di GaIlipoli h un angolo della fossa, u u jedan ugao B. ' Nella
Jasenice invece le ossa riesumate vengono sepoIte h una nuova fossa.
a

Tanovif St., Srpski mrodtii obitaji sr Djwdjelijskoj kazi, SeZb, XL, 1927, pp. 261-161; Dmbnjakovie E., Etna
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Fipovit M. S., BoroviE~~ni,ZbN2, XXVIII, 1932, p. 220,
FilipoviC M. S., Galipoljski Srbi, Bmgrad, 1946, p. 97.
Pavlovic' J. M., Zivot i ob2aji nrirodni u K r a ~ j e u d k o jJasenici u Sutllndi~i,CtZb, XXII, 1921,p. rr r.

logija ndr&
2
3
5
6

E. Gasparini, Il rnotnorcoto skovo. Antropokogio cuktwole dei Erotoskovi, IlI, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8(print), O 2010 Firenze Universlty Press

In Romania, a Torbasca (prov. di Tecucin), dove i morti venivano dissepolti dopo sette
anni come in Macedonia, si aveva cura, coine in Macedonia, di raccogliere tutte le ossa, nessuna esclusa. Deposti in un nuovo feretro e pi rapamente avvolte in tela bianca, questi resti
mortali venivano portati a passare la notte nella chiesa del villaggio e sepoIti I'indomani.
In questi episodi di riesumazione, talora casuali, la cura delle ossa discepolte non si accompagna n lavatura. Ma in molti villaggi della Valacchia e delia Moldavia la riesumazione era
preordinata: si &seppellivano le sdme dei bambini dopo tre anni, degli adulti dopo cinque
e dei vecchi dopo sette. Le ossa riesumate erano lavate con acqua pura dentro una tinozza
finch divenivano bianche, e poi awolte in un sacco di tela e risepolte.
Secondo il Liek, in certe localit della Bosnia, se alI'atto della riapertura della tomba le
ossa non venivano trovate u gialle m, la tomba veniva di nuovo chiusa e la riesumazione
rinviata. A Prilep si racconta che una tomba fu riaperta quattro voIte prima che la saIma
fosse rinvenuta debitamente decomposta. 'O
Prima del 1935 non si conoscevano costumi riesumatori neIla SIavia meridionale fuori
delvarea ortodossa. L'usanza, poco studiata, potwa essere imputata sia a un'influenza della
chiesa greca " che alI'axione di un substrato preslavo, Ma in quell'anno un questionario diramato in Slovenia in 224 esemplari dalI'<r Tngtitut za sIovensko narodopisje P presso I'Accademia cIelIe Scienze di Lubiana, rivelb che in 85 localith della Slovenia, di cui una in territorio
italiano e diciotto in quello austriaco, l'usanza di lavare le ossa dei riesumati e di avvolgerle
in un tovagliolo bianco e nuovo, o era ancora in vigore (in 65 localita) o si conservava in
ticordi di prsone viventi o in locuzioni popolari (v. fig. 148). Ricerche per accertare la
conoscenza che si aveva del costume prima deii'inchiesta dell'tlccademia, diedero risultati
curiosi: il prmedimento riesumatorio sloveno era stato descritta da uno storico nel 1897 e da
un novelliere nel 1939,ma non era stato riIevato in nessuna pubblicazione scientifica. l2
Naturalmente, la chiesa greca non puh essere ritenuta responsabile della diffusione del
costume nelle alte valli della Carinzia e se si tiene conto delle gravi penalit comminate dai
decreti di Costantino contro i profanatori di tombe, l3 impossibile immaginare che la
seconda sepoltura fosse praticata nella Macedonia di Alessandro Magno o nell'Attica di Pericle.
L'intensit crematoria deII'et omerica deve averla cancellata del tutto, se pure era sopmvvissuta (e non ne abbiamo nessuna prova) in et rnicenea, Si tratta senza dubbio di un'usanza
popolare introdotta in Grecia in et medievale e tollerata dalla chiesa In conformit a1 culto
delle reliquie.
Ma la prova che si tratti di un costume slavo non pu essere portata che da anaIoghi
episodi di disseppellimenti presso gli Slavi occidentali e orientali.
Che prove del genere manchino del tutto in Pdonia non significa che i1 costume fosse

Lertm del p&. Giorgio Catagqa, del jo novernbte 1954.


Marjani S. F.,Immorm~sfureala RornGni, Bucuresti, 1892,pp. 414-&r, su segnalazione di G. Caragara,
9 Lilek E., Vatksglmk and ~olkstkiimlicherCdrrrs in Bomien un$ dtr Hercegovinq WMaBH, IV, 1896, p. 467.
10 Schneeweis E.,Grundriss des Volksglnubc~rsund Volksbrouchs der Serbokrorzren, Celie, 1935, p. 142.
Wachsmuth L.,DUI d f e G~iechenlondim Nesren, mi# einem Anhng ubet Sltiepi und Rberglaubeti dcr Neugricchcn bei Gebsrrt, Hochzeit urrrd Tod, Ronn, 1864,pp. 124-125,cfr. Ciszew~ki St., Procc e/nologicme, a cura di
A. Kutnebiinka, Warszawa, T. IV, 1936.
12 MatiCetev M.,Umitn in t~ prt m i t e lobattjfi pri Slovencih, a Slovenski Etnograf i,VIII, 1955, pp. 23r-254
e fig. I.
13 Di Marzo S., Idituzioni di diritto romano, Milano, 1944, p. 178.
7

Fig. r48. Difiiune

del costwwrs

d e h lauaturu del nunb

ilr

Skoverria

(dxa MaliEetou).

sconosciuto. La Slovenia ha lavato per piU di miUe anni le ossa dei morti senza che nessuno
archeologo o emologo segnalasse un cosl singolare costume. Nel vol. XIX del suo Lud, dedicato alla emografia del vojvodato di Kieice, il KoTberg registrava nel I 886 questa curiosa ed
enigmatica qua& :

Nie boj sie Moirgsiu


Jaseniowej doki,
jho
pnysmj
torbecke na k&

(Non temere, Marysia,


per le ossa). l'

/h

cattiveria d d a Jaseniowa,

ma preparati invece

/ la borsa

I primi due versi parlano della cattiveria di una Jasenima, ci& di una maritala con
Jasio, nome comune di mariti e amanti nei canti popolari polmbi. Pare trattarsi di un
conmsto tra s u r i c m e nuora. Si dice a Matysia, la giovane sposa: Sopporta w n pazienza
la cattiveria della vecchia per& moririi presto. Per dire che Iri miocera rnorirh presto, si invita
la sposa a preparare la b r s a per le ossa, ac torbe& na koki D. Questa borsa di uso
corrente per le ossa dei dissepolti presso i Serbi di Gdipoii: u pdnipe kosti u torbicu r '9 e
non k moIto diversa d d a 4 kesa D o sacchetto per le ossa della Macedonia, o di quello dei

34
'5

Kolberg D,, Rieleckie, -&W,


1886, p.
Fiiipamf M. S., GalipoljnCi Srbi, Q. 97,
T d t St., OP. loc, cib.

170, n. 563,

Valacchi, o degli Huroni dell'herica settentrionale, poichd l'uso di questa borsa molto
diffuso in tutta l'area della a seconda sepoltura P: ec k femmes qui ont apporter Ies os
de leurs parents, les prennent aux cimetikres; que si les chairs ne sont pas dtruites, elles les
nettoient et en tirent les os qu'elles lavent les ayant rnis dans un sac neuf, elles ies portent
sur leur dos #, l' o dalla borsa di paglia di tiso in cui si ripongono le ossa rieswnate nella penisola di MaIaccs, '' o dalla sporta col cranio dissepnlto del marito che la vedova dei Bororos
porta a spalle nella capanna. l9
Che la lettura qui proposta della quartina polacca sia esatta, cio che si tratti di un contrasto tra nuora e suocera nel quale si prevede la prossima morte della persecuttice, e dimostrato
da un analogo canto popolare grande-russo in cui il discorso aIla sposa tenuto dal fratello e
la morte augurata quella del suocero:

...

Poterpi, moja sestrica,


poterpi, rodirnaja!
Esli poterpig',
naiivef ty radost' :
svekor-t grozlivyj
v synt zemlju pojdet
(Pazienta, sorella mia, / pazienta, cara!
cero crudele / andr sotto l'umida terra).

Se pazienterai, / proverai irna gioia: / il suo-

Dalla Belonissia ci viene incontro un dtro canto popolare raccolto dal Dobrovol'skij
presso Smolensk in tre varianti: una sposa o una ragazza abbandonata, avuta notizia ddla
morte dell'amato in luogo lontano, rimpiange di non avere le ali per potersi recare a taccoglierne le ossa in un fazzoletto:

... Nie hlala 6 da u Boga stastja,


bystryja krilugki sebe;
ja b vnilasja b, da i naletela,
ide moj miIyj vbit Ijaiit;
ja H bi kostan'ki jego pribrala,
uvzala b u platok,
palaiila b u grabok;
paldijii u grabdek,
pfavadila b pravadotek...
(Non vorrei da Dio la felicita, / [ma] delle ali veloci; / andrei, volerei / dove il mio caro
giace ucciso; / raccogIierei le sue ossa, / le legherei in un fazzoIetto, / Ic deporrei in una
bara, / e depostele in una bara, / farei un'officiatura).

la

Sagard Th. F. G., Le grand voyngc au p y s des ~ w o n s ,1632, rist. s.d., Paris, p.
Hutschinson W., I cariumi del mondo, Milano, r915, p. 477.

Colbacchiai A., I Bororos oeentali u ormimugcgwdogc a, Torino, sd,, p. 162.


m %hlevskij A,, Novyj sbornik velikorusfkich pesen, ED, 3, 1894, p. 167.

i9

203

La variante specifica il genere della bara:

...ja b sabrala kostyeki jago,


pdaZiIa b v noven'kij grabok,
otsldila b na em prmadok,
nakapala b u syru zjadju!
(... Raccoglierei le sue ossa, / le deporrei in una nuova baxa,
ciatura, / le seppellirei n d h u m i a terra!). '

reciterei su di lui un'offi-

chiaro che non si possono raccogliere e legare in un fmmIetto che le ossa di un di*
polto, come si fa iti Slovenia dove le ossa riesiirnate vengono avvolte e legate, (< come si lcga
un fazzoletto (tako kot se mta zaveze) in un pezzo di tela bianca, intatta e forte, di fnbbricazione domestica. Va officiatura (pravadok) che la vedova vorrebbe far cantare per la
sepoItura definitiva l\ opelo a macedone (TanoviC) e Ia a nuova bara r> (noven'kij grabok)
la << skrinica >, della Bosnia (Erdeljanovie) c i1 q nuovo feretro ip della Moldavia (Caragata).
La KosiZ registra ai margini del territorio mistilingue di Cernigov una variante di questo
canto belarusso dove si allude solo alIa r e a l t a ddle ossa: a ja kostin'ki b zabrala D, 23 11
medesimo motivo, in un analoga canto ricorre in territorio grande-russo, nella regione del
Volga, pressa Kujbyaev (Samara): ja moglsi by kostGki ego cobrati i p . " I n una laconica
strofetta (Eastukka) grande-russa una giovane vedova si lagna (pare) di essere priva deIIe ossa

del marito:
Netu, netu u menja
f artuka bordovago,
netu, netu u menja
kosti Cernobrovago

(Non ho, non ha / un grembiule rosso-scuro [di colore Bordeaux],


le ossa del beneamato [dalle nere ciglia]).

non ho, non ho

E interessante che in questi diversi canti polacchi, belomssi e grandi-russi sia sempre
una sposa che ? invitata a raccogliere le ossa o che esprime il desiderio di farlo, ci &e 2
conforme dl'usanza universale di lasciare aIle donne il compito di raccogliere e lavare le
ossa dei riesumati, e che i canti stessi, per la struttura d d e strofe e la rima, si dimostrino relativamente recenti. lecito domandarsi come questo stranissimo tema necrofilo delle
ossa dei morti avrebbe potuto entrare in composizioni moderne se l'usanza stessa delia raccolta delle ossa non fosse stata effettivamente praticata.
Nel 1914 lo Zavojko dava notizia di uns costurnanza funebre di certe localit del governatorato di Vladirnir: nel circondario di NeverosIoboda, del distretto di Gorochov, i<
quando
si va a scavare una tomba, si prende con si per precauzione un pezzo di tela di circa mezzo
31

Dobrovol'skii V. N,, Smolenskij efnograjiteskij sbornik, ZGO OE,XXVII, f. IV, 1903,p. 420, n. 93

n. 62. V. anche p. XXIII, t. 11, 1894.


22

23

a4
25

M .,U m i t ~in Y prt zuvita, ap. loc. a t .


KmiE M. N,, Litvirsy-Belorrrsy Cmigouskoj g ~ b . ,u Zivst. yi, XI, 3, I ~ O X , p. 50.
Kolpakova N. P., Rus~kienmodnyc pesni PovoWju, I, Moskva, 1959, n. 29.
RBotnov N.,Wizovaja Eastufka, a Zivst.P, XV, 2 , 1go6, p. n.
Matiktov

e p.

367,

arlin ( t o bemt s soboju i cholstik [okolo M ar.] v zapas) e nel caso che ci si imbatta in
ossa di morti precedenti, le si avvolge in questa tela e le si depone in questa medesima fossa v. m
I l sacco, il tovagliolo o fazzoletto, la tt4a o la stuoia, sono il requisito generale deUa
q seconda sepoltura S. La tela (platen, kos platna, prt, ruta) indispensabile in Slovenia
u per chi desidera attenersi d'antica usanza B, nota il MatiEetov. n Lo Zavojko non pilda
di una pulitura o lavatura delle ossa ritrovate, &e doveva pure aver luogo in qualche modo,
ma anche nell'ignoranza di questo particolare, la tela di avvolgimento un nesso sufficiente
per collegare l'usanza granderussa col u platok del canto belorusso e con k tele degli
altri Slavi.
chiaro che come non si poteva attribuire a influssi ecclesiastici greci la diffusione del
costume della seconda sepoltura in Slovenia, cosi non possibile immaginare che un substraro
locaIe lo abbia conservato o fatto risorgere nell'imrnensa area che va dalI'Egeo e d d e Alpi
Giulie fine a duecento chilometri a est di Mosca.
Si osservano in quest'area altre usanze funebri comuni che si collegano indirettamente
con la seconda sepoltura. Le tombe di prima sepoltura, dove esiste un costume di dissepfiellimento, sono poco profonde o addirittura superfidaIi: circa 40 cm. a K r a i n b ~ r g ,48
~ cm.
a Jur'evo, presso Boroviti, nel governatoratc di N ~ v ~ o r c da
d , 30
~ a 50 cm. nella cultura
preistorica di Rodanov, sulla Kama. 11 Wilke vide in R u s cimiteri
~ ~
<{ le cui tombe erano
cos'l superficiali che una pioggia moderata e continua bastava a far apparire parte delle bare
e nelle pih antiche anche gli scheIetri *. Nel secolo XVIII l'olearius disegnb in Russia
cimiteri nei quali i coperchi delle bare fuoriuscivano dal suolo. Superficiali sono anche
Ie tombe degli Ostjaki" e la fossa di prima sepoltura, detta a< se a, dell'antica Cina.34Le
tombe di prima sepoltura dei Bomros del Mato Grosso non erano piU profonde di quelle
slovene, russe o firmo-ugre: da 30 a 40 cm.
Trattandosi di una tomba temporanea c di breve dimora, non si fornisce il defunto di
corredo. Eventuali bevande e cibarie vengono collmate sopra e non dentro la fossa. La povert o la totale mancanza di corredo tombaIe una caratteristica delle tombe slave,
In Serbia, ndl'Omolje, colmata Ia fossa, la tomba viene innaffiata con acqua e vino, e
sorvegliata perchi non screpoli. 36 Talora I'innaffiahira si prolunga per quaranta giorni: a za
40 dana preliva vodom B," trascorsi i quali, la si apre per estrarne le ossa.'8 I n altre
localit delIa Serbia e delIa Bulgaria la tomba viene irrigata per tre giorni e poi ogni festa
fino al 40' giorno,99
Zavojka G. K.,Verovanija, obrjady i obylui Velikotossov Vladitnirskoj gubcrnfi, EO,CIII-CIV, 3-4,r914.
n Matitetov M., op. cit., p. 240.
I8 Smid W.,
Ueber dm Gribedeld ma Krainbur~,MaGW, XXXVI, I&,
pp. 36-39.
Predolsky B., Le jalntk-ncropole de luri6uo, d a n s le dislrick de Borouitchi, gonv. dt. Nwgorod, u Con& intcrn. d'ardi. et d'mthp10gie prhistoriqucs, II ms.B, MOSEOU,I, 1894,pp. 146-150.
~6

"

O b r i n V. A., Parnj~~dniki
Rodunuvskoj kwt't~ryu s d d Tabory, KSIMK, 65, 19~6,
pp. r11, 118.
Wilke G., Die Rdigion der I n d o g m a ~ e nin areb~ologischr~
Beiewhtusg, Leipzig, 1923,p, 58, nota.
j2 Mansikki V . J., Dic Religiota dw Os~slaven,
43, 1922, p. 36833 Byhan A., Nordasien, in: Buschan G., 111. VvIkcrktmde, TI, p. 319.
34 Granet M., h civiiisatioti chinoi~e,Paris, 1949, p. 392 S.
35 Colbacchini A,, ap. d.,pp. 136, 161.
36 Milo~avljwiEIG. M., OP. cil., SeZb, XIX, 19x9, pp. 251, 257.
37 h b n j a k w i f B., Etnologiju n m d a Jugosluuije, Jkograd, 196a, p. 164; C a j k a n d V., Studijc ir religije i
folklora, SeZb, XXXE, 1924, pp. 38-59.
Drobnjskovif B., op. ci!., p. 166.
9 Grbit S . M., Srpski a d n i obiEaji iz srew BdjeuaEkog, SeZG,
1909, pp. 252-251.
31

m,

m,

In Grande-Russia, nel distretto di SergaE, Ie tombe vengono innaffiate sia prima che dopo
avervi calato le salme.
E Bororos del. Mato Grosso procedono allo stesso modo: iI defunto 4 & sepolto temporaneamente a fior di terra e asperco d'acqua ogni giorno al calare del sole dai suoi parenti
che vengono a versargli altra acqua addosso per affrettare la putrefaione d d e carni e lo spoIpamento delle ossa P. 4' Gli isolani di San Christaval e gli indigeni di Fly River, in Nuova

Guinea, innaffiano quotidianamente le tombe pzr abbreviare la durata della decomposizione,


e ahettanto fanno in Australia gli Aranda. "
Lo scopo di ottenere con Zbcqua la macerazione ddle salme traspare solo in Serbia, senza
la partecipazione cosciente degli innaffiatori.
In tempo di siccith i contadini russi di Orel portano le icone nel bosco, le innaffiano e
Ie lasciano esposte tutta la notte cantando; a DaZd doZd zemle &Kej,
Spas! * da'piooggia alla terra assetata o Salvatore! m." Le icone sono forse qui sostitutive delle ossa dei
morti conservate un tempo nel medesimo sngolo sacm assegnato ad esse. In Russia, nel distretto di SergaE il costume si conserva in forma abbastanza palese. Dell'usanza si danno per
lo pi spiegazioni secondarie: perchi soprattutto in tempo di siccit che le tombe abbisognano di acqua, e la siccit estiva venendo attribuita d a colIera dei morti, a Sergai. si innaffiano Ie tombe per prevenhIa, oppure ci si affretta a versare acqua soprattutto sulle fosse
degli ubriaconi che, nella loro avidita di bere, prosciugano la terra, ma anche di altri morti
(suicidi, forestieri, ecc.) che talora vengono riesumati e gettati nelle acque. La documentazione
di queste usanze prenderebbe pagine intere (Penza, Saratov, Samara, Ekaterinoslav, Akerman,
Odessa, Omolje, Sumadija, Bosnia, ecc.).
Dove si cessato di riesumare i morti, si giustifica l'innaffiatura delle tombe o la fornimra di acqua ai defunti con Iibagioni attraverso particolari fori o tubi praticati nelle tombe,
con una sete dei morti s d a quale esiste un'ampia letteratura. "
Si conoscono nel vicino Oriente centri antichissimi di seconda sepoltura: a Elam,
nelI'epoca di Obeid, a Ur, in Sumeria, nell'eneo1itico p a l e ~ t i n e s e ,nell'antica
~
Georgia,d7
nella cultura di TripoPeM e i n quella delIe catacombe della Russia meridionale.# Non
meraviglia che i morti avessero sete nd'antica Babilonia e presso gli I t t i t i m
Pi raro presso gli Slavi il ricorso al fuoco tombale. La coscienza che, come l'acqua,
questo fuoco avesse lo scopo di macerare le sdrne, del tutto scomparsa nel popolo, sebbene il fuoco continui a essere accesa suile tomlx, o presso di esse, nelle ricorrenze cornrne-

Zelenin D,, K voprasa o rusalkach, k d t pokojnihu srrncrficb neesiestwnnoju mWt'j#,u R~sskicbi u Fint ~ w v ,4 Zivst.
41

>i,

XX, 3-4, rgrr.

Colbaachini A,,op. cit., pp.156.

E.,Bestotru>sgsfomen i~ Oreonien, a A n t h p o s m, XXX, 1935. pp. 407, 753.


Leskov N . S.,Pulnoe robrmie rofinenij, Moskva, 3", T. XXXIII, xgo3, pp. 11, 17.
44 Zelenin D., RuEs.-ostslo~.Volk~kunde,
BerIin, 1927, p. 326.
4 Bellucci, Sul biso~nodi dissetarsi attribuito ai morii, u Arch. per l'anmpi. e Yetnologia ip, 1909,pp. 2 17-219;
Deom, Croyances fudbrer, la sabf des morts, a Revue pour i'hist. des Religions B, CXIX, 1939, p. 53 S.; Sartori,
Da Vasser bn htetfgcbriiwhen, u Ztschr. f. Volksk. ip, cfr. Karge, 8: Anthrops n, XII-XIII, 1917.~918,p. 379; Eli*
de M . , TrairP d'bistoire des Reigions, Paris, 1949, p. 176; ecc.
Hmnf B., Histoire de I"&e An~rieure,de i'lnde et de la Crte, Paris, 1947, pp. 35, 51, 69.
47 Nioradze G.,
Die Nacbbestattu~gin alten Georgiett, t, Archiv f. Anrhropologie is, NF, XXII, 1932, pp. 1-6.
Bibikov I. N-,
K mprosu o pogrebd'notn r i t d e v Tripd'e, KSTMK, 18, 1952, pp. 36-41.
49 Libcrov P. D., Kurgany sr cbmora CharEwik, KSIMK, 45, 1952,p. 78.
Furlani G., La religione babilonesess~ira,Bolo$na, 1936,p. 377.
h r r

morative dei defunti. In Serbia si accende un fuoco nella fossa prima di calarvi la s h a e
accanto ad essa dopo l'inumazione. Talora si purifica la fossa con una stoppa impregnata
di zolfo e di polvere pirica. " NelI'Omolje si accende nei cimiteri uno q zaduini ogan D, un
fuoco dei defunti. Pentole di bragi vengano portate sulle tombe in Bocnia, in Belorussia
e in Grande-Russia," roghi vengono accesi nei cimiteri dei Carpazi, in Polonia e in Volinia." I1 Niederle di l'usanza. dei fuochi funebri come diffusa in Cechia, hsazia, Polonia,
Belorussia, Serbia e Bulgaria. M Secondo il Kostornarov anticamente in Boemia vi era il
costume di tenete ii fuoco acceso sopra Ie tombe per tre o sette giorni. n
L'uso di tali fuochi presso quei medesimi Slavi &e versano acqua s d e tombe dovrebbe
apparire contradditorio se la comparazione non dimostrasse che, col mezzo del calore, ci si propone di raggiungere il medesimo intento che si ottiene con l'acqua: affrettare fa decomposizione d d a salma e faciIitarne lo smoiameato. La maggior parte dei f u d i tombali deli'area
rnaIaio-polinesiana hanno questo scopo. 1 popoli che Conservano il fuoco funebre dopo
avere abbandonato i'uso della seconda sepoltura, tentano di darne una spiegazione secondaria parallela a quella della sete dei morti: si dice che i morti hanno freddo. Se gli australiani Mukwara-Kjlpara o i kanaki delle isole della Societ o di Samoa trascurano di accendere
fuochi sopra le tombe, i defunti si lagnano: oh, che freddo! oh, che freddo! con l'intento di inviare indumenti ai morti che nel Kan-su si bruciano abiti caIdi per loro al principio dellYnvemo. a
Per tutti i popoli riesumatori, e anche per gli Slavi, la decomposizione d d e salme un
evento desiderato, sorvegliato e anche procurato. In certe localit della Bosnia (come si
$8 detto), se alI'spemira della tomba le ossa non vengono trovate a gialle B, la tomba viene
di nuovo interrata e la riesumaziane rinviata. 'l A PriIep una tomba fu riaperta quattro
volte prima che la salma fosse trovata debitamente decomposta.Q I Lu-erl-ri, dei Miao di
Dan-ting-fu e di Fei-ning, nel Kui-ceu, disseppellisnino le salme dopo un anno e ne estraggono le ossa che lavano; quelle divenute bianche, sono avvolte in tela bianca e nuovamente
sepolte. Dopo due o tre anni le salme vengono di nuovo dissepolte, e cosl via per sette volte,
per cui gli abitanti sono detti Sce-ku Miao, cio lavatori di ossa,bJIn Maldavia e Valacchia, se alla data della riesurnazione la salma non viene trovata decomposta, si indicono preghiere contro Ia forza cattiva che ne ritarda la putrefazione. Si usava aprire le tombe anche

5L

Trojanovit S.,V a h sr obirajimd i fivolu srpskog w o d o , SeZb, XLV, 1930, pp. 48, 49.

" Schnemeis E., Gnrndriss, p.

1zr.

MilosavljeviE S. M., op. cit., p. 27.


54 Mansikka V. J., op. ci!., pp. 19-20; Abramov I., Obrjd t.r povinovan~inB v Kurskoj gubemii, a Zivst. *, XV,
1906, p. 2 ; P& Lju., Obdfaji i vcrovmja iz Bosne, SeZb, M I L , 1935, p. 765.
55 Bogatyrev P-, Acies magiques, rites e1 myunces en Russie Subcarpabigne, Paris, rgzg; Kolbmg O., Kiekckie,
Krakbw, 1886, p. 189; ZrIenin D,, Russ. oslrlav. Volkk., p. 332; S d s z J., Zwyczaje wielkanocne W Sunockicm,
u Lud n, XII, 1906, p. 312.
$6 Niederle L,,S l m ~ i s k stmofitnosti, Prahs, 1912, I, I, p. 296.
Kosmmamv N,,Slavjunskaju mifologija, Kiev. 1847,p. 95.
Doetr E.,Bestattu>pgsformm,pp. 3 95-397; Pinza G., La co~rrrvarione delle imte =matte e le idee e i costwmi
coi q ~ l sii contretle, u Memorie della SoFieth e g r . ital. *, VII, 1928, p. 340.
59 h r r E., Bes#attirngsform~n,p. 760.
60 Dois J. P,,.h vie chinoise &m L province da Ken-so#, r h t h r o p s r, X-XI, 1917-1918,
p. 970.
6' Lilek E., R. nota g.
62 Schneeweis E., Gnrndrirs, p. 14.
Colqhoun, Quer dtircb Chrysi~,Forschungsreise dwrcb die Chinar Grenzlilnder und Birma, 110s C m t o n ~ a c h
Mandalay, Leipzig, 1884, cfr. Vannicelli L., La Religione dei Lola, Milano, 1944, pp. 1 p r 9 r .
53

prima del quarantesimo giorno, per esempio dopo tre settimane, per assicurarsi deli'andamento della decomposizione, procedimento che non 2 molto diverso da quello dei Miao del
Kuiceu. In Macedonia Ie preghiere erano recitate dd pape. M Solo con la macwazione delle
carni l'anima si libera da1 corpo e soprawiene la morte definitiva. In Polonia il morto che non
2 ancora sepolto, vede e ode tutto. a In Russia l'anima trapassa n&d di l solo dopo quaranta
giorni dai decesso ed soia al quarantesimo giorno che in Ucraina l'anima & sottoposta a
giudizio. " I1 quadragesimo k per gh Slavi l'ultimo giorno dell'esistenm M a n i m a a. Le
date della c o m m e m d o n e dei defunti segnano le tappe della sua decomposizione: a l 3"giorno
il morto cambia di fisionomia, d 9
' s i disfa il suo corpo, ai 440" si corrompe il cuore.
Finch non trascorso tde termine, l'anima soffre di non potersi sepatate da un corpo
ornai inadatto ad ospitarla, 2 presa da nostalgia per Ia vita terrena e compie dei tentativi
per ritornarvi. Lni sua vicinanza puh riuscire nociva ai familiari. una larva che agisce in
uno stata di rancore e di incoscienza. Chi non si decompone diviene vampiro.
Sembra che i'inumazione e la liberazione deile salme daii'invoIucro terrestre sia un'immagine suggerita dalla vegetazione: come il frutto si qogiia per liberare il seme, che 8 la
sua mima riproduttiva, cos i'uomo deve liberarsi dalla spoglia mortale per ridursi a potenza
spirituale e germinativa. Sono le ossa, e particolarmente il cranio, che &vengono m1 tempo
sede dell'anima dell'estinto. Inumazione equivale a seminagione, e decompos~oma germinazione (v. fig. 149). L'uomo assimih il proprio destino a qudo del regno vegetale e

"

Fig. 149. Imaffiatut'a e germinazione


delh salma di O ~ i d e riiieuo
,
di Philae
(da Limgman).

Marianfi S. E, OP. loc. cit.


Fidcr h., Lud pdrki, L+
1926,p. 126.
46 Zeienio D,,Russ.esrslsri. VVolksbur~de,p. 330.
Fkher h,RYsM,L+,
1928,p. 1x1.
Unlqaun B. O., L Rdigion des i i r i c k m Sliives, P&, 1948, p. 439.
Zmibylin M, Russkij nrpodI ego ow~i,
obrjrsdy, prdnija, sireverijd i poerija, Moskva, 1880, p. 566; O M T ~ S ,
Relafio# dn voyage, 1, p. 268. La sciedmza quadragesimale della c o m m e ~ n del
e ,
rara in Gemmb e
in Frmcia (dstmto), t di osemmm generale preso mrti gli Slavi che
quasi del mtni il tii&m. L'ampio
studio dei Raake suiie &te di questa upliw commmmazione si condude con h mmtatazione che i'uso dd
ip e gli ioddrmki, menae ii quadragepimo k iwhudco solo
simo domina in rido d u s i v o presso i moli 4
M

ffi

cc gioca ad essere pianta W," n Da te zemja ne izede! n cc che la terra non ti divori P, suona
Ia straordinaria maledizione macedone della quale si cercherebbe Invano IaanaloEain Occidente.
Maledizioni del genere si trovano anche fuori dell'area atniale del costume della seconda
sepoltura, per esempio nell'ucraina carpatica: u Zemlja tja ne prijda! s u che la terra non
ti accolga b, oppure: u Bodaj tja zemlja vyderga! u u che la terra ti rigetti . '' In Belomssia
nella regione di Ch&,
la terra a non accoglie i grandi peccatori r, N ziamIa nie prymaje
non li sopporta, ac Swiqta ziemia ich nie znosi s, Contrariamente, quindi, alle pie credenze
dell'Occidente cristiana che I'incormttibilit del corpo dei sepolti sia un indizio di santit
e di predilezione divina, beata presso gli Slavi la situazione di coloro che si decompongono, credenza questa che 1'Almazov trovava in contraddizione con l'insegnamento della
teologia greca sulle reliquieT4e che gia un secolo prima l'abate Cdmet giudicava che non
avesse fondamento 4 ni dans I'antiquitd, ni dans la b n e thtologie, ni m&me dans I'histoire n." N le religioni pagane ddl'antichit, n& il cristianesimo presentano precedenti che possano spiegare i1 costume popolare della riesumazione dei morti e le credenze che le sono

inerenti.

Credenze slave non cristiane e precristiane, piu antiche dell'antichith ciassica, emanano da
m rito funebre di seconda sepoltura che deve aver preceduto quello crematorio e che in
nessun caso pub averla seguito. Per quanto di diffide accertamento archeologico (di un rito
funebre compiuto in due tempi, l'archeologo pub Constatare solo il secondo), l'usanza non
sarebbe sfuggita agli scavatori se essi fossero stati awertiti della possibilit della sua esistenza.

Nel 1906 lo Smid rendeva Conto dello scavo di un obitorio medievale presso Krainburg,
in Slovenia: a In molte tornk e nelle loro vicinanze, riferiva egli, furono trovate ossa ammucchiate (zusammengelegt) che dimostrano l'utilizzazione di una vecchia tomba per un nuovo seppellimento durante il quale le ossa della tomba precedente furono raccolte e immesse
nella nuova sepoltura, costume che 2 ancora abituaIe n. Si tratterebbe dunque di una
a Nachbestattung D di eti cristiana (ristrettezza di spazio nei cimiteri e necessit di seppelIire
in fosse gi utilizzate), priva di interesse sia archeologico che etnologico. Ma lo Smid riferisce che in certi casi le ossa ritrovate nella vecchia tomba, anzich essere sepolte di nuova insieme colla nuova salma, vennero inumate in una nuova fossa *< nelle sue vicinanze >, (in der

presso i restanti popoli satem * det gmppo indoeuropeo (Ranke K.,Der drcfisigsre und dw wierzigrte Tag im T T ~
tenkdt der Indogmanen, indogermaniscbe Torcnverehrung, FFC, I, 140, 1931, p. 154).I1 quadragesimo & osservato
anche presso gli Ugmfinni, nel sudet asiatico e in Indon-sia dove potrebbe essere un portato dell'influenza islamica.
M questa ricorrenza sono state proposte due spiegazioni; una astrale, basata sulla durata deU'iivisibilit&deIle PIeiadi,
unica mstehzione nota a tutti gli Slavi (Ro&~r, in: Ranke, ap. cit.), l'altra etno-glottologica fondata sulla numerazione vigesimale (Schmidt W.,
Dra Sprocbfamtlim srnd Sprackkreisen dm Erde, Heidelberg, 1926, pp. 365-368).
Frobenius L-, Kdturgerchichte Afrtkas, Zurich, 1933"p. 38.
7' Il'kevie G.,
Lwicki, m., Poslovicy i pogouorki Gu!ickoj i Ugorskoj Rusi, ZGO OE, 11, 1869, p. 234, n. 85
e p. 268, n. 1296.
72 Rogdanowin A,, Perc5fki dreuajago mirocoxercutriio rr Belorussov, Grodno, 1897, in: u Wida B, XI, 1897,
p , 581.
n Kolbcrg O.,Chdmskie, h k b w , 1890, T, p. 250.
74 Zelenin D,,
Russ.ostslmi. Vdkskuade, p. 328.
7s Calmet A,, Disswtation su* les nppariilons des angos, des d$mons et des c~pritret sur les revenater et uampirm de Ho#&, de Bohme, k Mormie et Silsie, Paris , 1746, pp. 25 1.252.

Ietro, giacevano quattro crani, tre dei quali appartenevano a soggetti molto giovani e il quarto
ad un adulto.
In due kurgani su sei esplorati dal Pulawski a Kamenec Podolski le ossa erano sparse e
in uno mancavano del tutto.
Le tombe vuote, prive di corredo c di ossa, sono molta frequenti sia in Russia che
in Polonia. Il Ioro numero raggiunge talora proporzioni molto notevoli. AI principio del secolo il Glazov ebbe la delusione di scavare 27 kurgani vuoti ne1 governatorato di Pskov,
altri 29 ne rinvenne il Rerich nella medesima epoca nella regione del Valdaj. 85 Nel 1955 in
sei di tredici a sopki (tumuli ernisferici) di Staraja Ladoga non si trovb n d a , ec nizego ne
obna&eno D. Diciotto tombe inumatorie su 171 nel cimitero di KoAskie dd'X1 secolo
erano del tutto prive di ossa e di corredo. " Non rari sono i kurgani privi di sepoltura anche nei gruppi dei kurgani cosiddetti 4 lunghi dei KriviCi. A Gnezdovo, presso Smolensk, in un p p p o di 33 kurgani del X secolo, sette erano vuoti, o uno vuoto in un gruppo
di cinque, o di tre.
Nella Slavia occidentale, sette tumuli sugli 8 r esplorati dal Lemcke nel I 89 2, erano moti.
Vuote anche per il 10% erano le tombe di etb slava presso Galgenberghugel. Nella Buszcza
Bialowieska le tombe prive di contenuto si contano a centinaia, Si tratta di seppellimenti <{ in
gran parte vuoti (mm p s s e n TeiI leer) o completamente vuoti (volkommen leer). ''
L'Ehrenreich ne cunt 2 I4, sedici altri ne rinvenne il Goetze nel I 929. Se si tiene conto
di aItri ritrovamenti del medesimo genere nelle regioni di Sandomien, di Lublin e del Podlasie, iI loro numero ammonta a migliaia.
Queste tombe contengono spesso carboni, tracce di terra bruciata e gli stessi cocci di stoviglia delle altre tombe, ma 4 molto spessa W (bardzo npto) nessun resto delle saIme presunte cremate.
Di questo interessante fenomeno sono state tentate varie spiegazioni. 11 Sedav chiama
simboliche h> (simbobskie pogrebenija) le tombe vuote di Nukfi, in Letgalia, deU'VIII-IX
secolo, il Kulikauskiene qualifica di vagamente n speciali n quelle vuote limane, e T'AvduEin
ritiene che quelle prive di contenuto di Gmezdov siano dei cenotafi di persone decedute Iontano le mi salme non sono state recuperate. M Tuttavia la proporzione di un temo di tombe
vuote sune 190 di NukE troppo elevata per rendere credibiIe questa ipotesi. E vero che

"

"

Persdolsky B., Le a jd'nf.4 s (nmpole) de Jurikvo, &ns le di~tntdde Borouitchi, (gouv. $e Novgorod),
Congrhs intern. ir, c.s., pp. r&150.
Swhtowit, IV, 1902,cfr. WGW, XXXIV, 1904, pp. 88-89.
84 O!&$ V. N. Glazovu o mskopkoch proizvedmnycb v Pskovskoj gubcrnii u 1901 i 1902 gg., a Zapiski otdei.
russkoj i slav. arditologii Imp. Russk. Archeol. ObEestva e, T . V, I, r p 3 , pp. 48-49.
g5 Rerich N . K., Nekotoryja drcuvosti p j d n Derwskoj I Befeckoj, u Zapiski n, c.s., pp. 30-41.
Oriw G.N,,Sopki ~o~chovskogo
tipo okdo staroj M o g i , a Swarch. 3, 2 2 , 1955, p. 203.
87 G$ssowski J., C m e n t u + ~ ~ W
~ kXoAsit>S
o
M 21e zugadnien!~pdudbriow~grmicy Nazowszu wc wczesnym Sredniowiecze, r Mater, wczsno5rdniowiecme *, I, x950, p. I 18.
* Tarakanova S. A-, Dbtnnyc i udliffmnye Wwgany, Q Sovarch. n, 19, 1954, p. 89.
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m Schuchhardt C,, Atkono, Rethra, Vineta, Berltn, 1926, pp. 76-77.
Y1 Schuchhardt C., op. cit., p. 73.
Goetze A., Atchiiologische Untersrrchangen im U d d e Bidowies, a Bayer. Ak. d. Wiss. D, Abh. d. Math.-natur~ s S .Abt. 11, T q , 1929, pp. 527-531.
93 Jakimowia R., Okres wc~c~ftokisrorymy,
EncykEopdia Polskg, IV, r, Dz. V, p. 357.
Sedov V. Ti., NukiCnskij mogil'nik, u Sovarch. B, I, 1959, p. 323; Avdmbin D. A., op. rit., p. gj; Kulhuskiene R.,Progrebal'nye pamjatniki Litvy konca I - n d a h I1 tysjateletija naief cry, KSIMK, 42, 1 9 ~ 2 ,p. 116.
u

"

ancora oggi in Montenegro si usano seppellire le vesti di familiari morti lontano, ma qua
o l resti di questi indumenti si sarebbero pur conservati (almeno nelle loro parti di corno,
di osso o metalliche), per esempio in tombe vuote recenti del XIII secolo in Polonia. Nessun archeologo ne ha mai fatto parola. I1 Goetze raccolse e studi ltrmbi di tessuto in numerose tombe d et diversa (V-XIV secolo) a Aduln, presso Memel, e ne diede la documentazione fotografica, ma ha dovuto rinunciare ad ogni esame antropologico perchP gli scheletri
di quel cimitero erano scomparsi fino all'ultima traccia: I< Die Skelette dieses Graberfeldec
spurlos vergangen sind P.
Jakimowiw chiama << enigmatiche L (zagadkowe) le tombe vuote della Polonia, ma le considera crematorie: il rogo molto potente avrebbe incenetito le ossa e i resti sarebbero stati
dispersi dagli agenti atmosferici. Ma non si conoscono roghi $l'aperto capaci di polverizzare la cake dello scheletro umano e gli agenti atmosferici non hanno disperso i carboni. Per
i kurgani dei Kriviti, la Tarakanova suppone che qudi vuoti siano rimasti ec inadoperati P:
ogni famiglia, giungendo sul luogo, aveva cura di costruire un grande tumulo per gli eventuali
seppeIlimensi, tumulo che rimaneva vuoto se nella famiglia non avvenivano decessi. Za
Schuchhardt non trascura questa ipotesi, ma constatando che in certe tombe oggi vuote un
seppellimento aveva effettivamente avuto luogo, resta perplesso: tutto 2 incerto, 4 es bleibt
alIes in der Schwebe D.
Si pu tentare un confronto con analoghi ritrovamenti di etd molto piU antica, In Bosnia,
sul Glnsinac, esiste un vasto obitorio di circa ventimila tombe nel quale si continu a seppellire per seicento anni, dal I xoo al 500 a. C. Nel 1895 il Fiala ne scav 72 di cui 45 vuote.
A Rusanoviti le tombe vuote erano 13 su 35, a Gosinja 4 su 40, a PIanje 4 su 13, ecc. Ma
nel tumulo n. r 5 di Rusanoviii fu rinvenuto un dente umano. I1 tumulo era stato dunque
vuotato d d sua contenuto. 'W Nel 1912 Io Szukiewicz si irnbatt4 a due riprese nel medesimo
fenomeno: cinque kurgani da lui esplorati nel distretto di Lidz (Vilna) erano vuoti, ma in
due (i nn. 3 e 4), scavati a Wersoczka, fu rinvenuto l'osso di una falange umana, a mala
kosteczka od palca rqki n.
Numerose tombe dei Finni di Murom, esplorate dal Gorodcov nel 1910, presentavano
il medesimo caratteristico disordine di molte tombe slave: ossa alla rinfusa, gib crani nelIa
medesima tomba, mandibole sopra i1 bacino, ecc. Come nel Glasinac e a Lidz, nella tomba
n. 185 fu trovata solo una falange umana e nessuna altra parte d d o scheletro, sebbene la

"

tomba avesse conservato il manico di legno di un coltello. " Da altre fonti sappiamo con
certezza che i Finni di Murom usavano riesumare i loro morti e riseppeuirne le ossa. I
E- h r h a m M. E.,Some tribal origins, laws and c w t ~ m
of !he Balcnn, London, 1928,pp. 21-219,Barjaktasovi6 M., Prazarr grob, stmi obiCuj rr Srbiii, a Rad Kongresa folklorista Jugwlavije u Varaidinu 1957i>, Lagneb, 1959,

PP.

311-315.

Gmne A., Brettenweberd im Altcrium, ZfE,XL, rgo8, p. 489.


Jakimowicz R., op. loc. ci#.
98 Schuchhardt C., op. ci#., p. 69.
FiaIa E., Wie Ergebnirse der Untmsscckung prahrstorircber Grdbhiigel urrf den Gdasfnac im Juhre r89j,
WMaBH, V, 1897,P. 5 Nel 1878 ii Kirkov scav a K o s ~ 0 7 ~una
u tomba a ciste litica con corredo di ceramica a cordicella. La tomba
era stata a completamente vuotata e i l suo interno mura3mente scopato P (Kdowski L,,Niek-fdre ragsdniepria p o t
skiego neolitu, u Lud n, XXV, 1926,p. 156).
Szukiewicz W,, PAU, Mater., T. XII, 1912,p. 6 ~ .
1" Gotdmv V . A., Archeologifeskija izsledavanija v okrestnostiach gor. Muroma v 1910 g., Moskva, rg14, pp. 17,
1 9 , 31, 88.
%

97

Macedoni facevano obbligo ai parenti di raccogliere tutte le ossa, fino all'ultima, sve do
jednu >> (Tanovif), tutte le ossa in Slovenia, e sve kosti N, (MatiEetov) e u nessuno esduso P
in Moldavia (Caraga~a).Ma pu avvenire che al riesurnatore ne sfugga qualcuno nel terricdo
e il suo casuale ritrovamento da parte dell'archeologo permette di ricostruire il rito funebre
di seconda sepoltura. Al momento deu'apertura della tomba 28 A di Kohskie, il Ggssowski
constat a alcune essa in disordine n (W nieldzie), e l'osso del calcagno tra le ginocchia.
Non c' sommovimento di terreno o radice di albero che pulir avere portato queli'osso in
quel luogo. Le ossa dello scheletro 28 A sono state sicuramente sepolte per la seconda volta,
ma anzich awolte in tela o a mucchio, furono deposte nella fossa in un ordine approssimativamente anatomico. Una maggiore diligenza da parte dell'affossatore avrebbe privato l'archeologo della prova dell'operazione. Bisogna trarre le medesime deduzioni dovunque si verifichi
il medesimo fatto h tombe isolate, con seppellimenti singoli.
Non tutte le innumerevoli tombe vuote degli obitori slavi sono, forse, di seconda sepoltura, ma si pu considerare probabile che Io siano nella maggior parte. Quelle tombe vuote
arrivano h o al X secolo in Letgalia (Sedov) e al XIII in Polonia (Jakimowicz).
In un ordine pi cornpIesso di problemi conduce l'esame dei cosiddetti kurgani u lunghi N
dei KriviCi.
Si chiamano kurgani s< lunghi a (dlinnye kurgany) dei tumuli diffusi a sud dei laghi di
Il'men e di Pskov, da Vilna a Kovno fino a Vitebsk, Kaluga e l'alto Volga, a nord del
govematorato di Novgorod, a Staraja Ladoga, fino alle rive del golfo di Finlandia. La loro
lunghezza di circa 15-25 metri, la Iarghema di 6-12metri e I'dtezza di r '50-2 metri. Ma
ve ne sono di lunghi 40-60 e anche 95 metri. I 3 r o kurgtwi presi in esame dalla Tarakanova sono distribuiti in 111 gruppi dei quali 45 con un solo kurgan e a4 con due;
altri
ne hanno di pi, fino a 3 1 , tutti molto vicini tra loro, fino a toccarsi. Se ne Conoscono di
vuoti, con ceneii alla base del tumuIo, ma nessuna traccia di sepoltura.
I kurgani lunghi sano seppeuimenti collettivi di urne cinerarie. La loro forma & a quadrangolo regolare, circondato da un fossetta, col tumulo a quattro piani inclinati come gli
spioventi di un tetto (v. fig. 150). Lo Spicyn irnrnaginb che essi figurassero una casa comune e che ognuno di essi contenesse la sepoltura dei membri di una singola grande-famiglia.
Lo Spicyn stesso li attribui ai KriviZ e sia l'interpretazione della loro forma che Ikssegnazione etnica stata accolta dall'ar~heolo~ia
sovietica.
Le urne cinerarie, fino a sette per ogni kurgan, si trovano sia a livello del suolo che nel
corpo del tumulo.
Per quanto riguarda la loro ferma allungata, il Tret'jakw, forse seguendo il Kolosov
(Tarakanova), immaginb che il kurgan si fosse formato gradualmente con aggiunte di terriccio
ad ogni sepoltura: a smruialis' ne srazu, a postepenno ... s ka5dym novym pogrebeniem D, 'W
come si vede dalla fig. 150. Ma il Tiahnko osserv che il nastro (a zero) scorre chiaramente in tutta la lunghezza del kurgan, * senza interruzione in nessun punto %, nemmeno negli
strati di cenere. La medesima constatazione & stata fatta da V. N. Glazov nei kurgani del

Opxlwski J., Cmenkrzysko W Koifskich, p, 118.


Tarakanova S. A,, Dlinnye i u d l i m n y e k w g ~ f t ya, Swarch. b, r9, 1954, pp. 77-1IO.
Spicyn A. A,, Udlitzennye i rdlinnye rzwskie hrgany, u Zap. otd. mskoj i slav. arcbeol., Russkago archeol.
ObE&Va !+, T, v, 1903, PP. 199, 202.
l* Tret'jakov P. N.,K isiorii plemm Verchnego PovolYja u p m m fysjaEeleIctii #.e., a Mater. po ircheologii
SSSR*, V, 1941,p. 87.

Fig. r!o. <r Sopka H o


Voronzn i K a r g e ~ ) .

fu#&

di Navgorod, in d i o , e u kwgm rr Imgo

dei Krivzi,

M busso (da

villaggio di GorodiSk (territorio di Gdov) e dalh Tardanova e dallo stesso Spicyn in quelli
deI villaggio di Zamoi'e. Tutto il m a t e d e ripreso in esame d a Tarakmova mostra che i
kurgmi lunghi sono stati costruiti a sempre B d'un colpo solo: cc v odin priem S.
Questo interessante fenomeno non dovrebbe essere Iunitato ~ kurgani dei KriviEi, ma
estendersi, per esempio, pi a nord, ai tumuli sferici (sopki) degli SIoveni di Novgomd.
Come la Tarakminwa, anche i'Orlw contesta l'ipotesi del Txee'jakov che le a sopki ib d e h
Lwat' si simo formate ec in maggioranza (bol'Sinstvo) gradualmente, con nuove sepolture.
B vero che I'Ivanov ha trovato a sopki >, costruite a tre riprese, ma r le sezioni da noi compiute nelle sopki" - osserva I'Orlov - non mostravano s t m t i f i d o n i ; la loro colmata era
uniforme, e, di conseguenza, erano state gettate d'un colpo solo, 'v odin priem D. 'OB I due
seppebenti, ad esempio, d d a u sopka n. I di Staraja Ladoga a si dimostrano contemporanei perch lo strato delle ceneri non appariva &to
e giaceva in deposito uguale in tutta
l'estensione d& 'sopka" p. anche di% le ammettere che seppellimenti multipli in una
medesima ac sopka D siano stati fatti dall'dta perchd non si trova traccia nemmeno di scavi
ddl'dto, Ma mentre la T&ova
ammetteva, sia pure senza dare una spiegazione del fenomeno, che t& seppellimenti dovevano essere avvenuti nel medesimo tempo, I'Orlov & reticente e lascia intendere che i seppellimenti abbiano potuto avvenire sia con una costnrzione

T a r h m a S. A., ap. cit., p. 88.


'm

O r h G. N.,Sopk wlchowskogo tipa okoh S


M bdogi, a Sovarcb. s, m, 1955, p.
0th G.N,,OP. cit., p. 196.

205.

del tumulo che con urne calate a pozzo daii'dto. Sembra che egli intenda dire che

esistono << sopki * costruite d'un colpo solo e altre cresciute con l'aggiunta di seppellimenti
successivi, Comunque, anche tra le a sopki * 13Nwgorod si ripete iI fenomeno dei kurgani

lunghi dei Kriviti: vi sono tumuli a s e p p e b e n t i multipli gettati d'un colpo solo.
La circostanza, probabile per le r< sopki P dei Nsvgordiani, appare sicura per i kurgani
dei KriviZi: i seppellimenti contenuti in quei tumuli sono collettivi e contemporanei. Di
conseguenza, conclude la Tarakanova, essi sono verosimilmente il risultato di una cremazione sincrona B. 'l0 Ci troviamo dunque in presenza dd'erezione d'un colpo solo di un grande
tumulo per una sepoItura collettiva, con cremazione e interramento contemporaneo di un
certo numero di salme e di urne crematorie quante ne contiene il tumulo stesso. Ma il
decesso di un numero elevato (fino a sedici) di membri di una grande-famigifa non poteva
essere contemporaneo. Se le cose stmno come affermano gli archeologi sovietici (TiHEenko,
Glazov, Tarakanova, Spicyn c Orlov) bisogna ammettere che presso i Krivici la cremazione
delle salme non fosse individuale, caso per caso, ma colIettiva e periodica, annuale, triennale,
o a scadenze anche pi distanziate, per tutti i deceduti nell'iintervallo tra una cremazione e
l'altra.
Che cosa aweniva delle saIme nel periodo che trascorreva da1 decesso aIIa cremazione? La
risposta una sola: le salme venivano sepolte per essere esumate i1 giorno della cremazione,
e in tal caso Ia cremazione dei Kriviti (e forse dei Novgodiani), era una cremazione secondaria di salme dissepolte, e quindi collegata con la seconda sepoltura. Se per spiegare la
disposizione del terriccio dei m u l i necessario ammettere una cremazione collettiva e
sincrona di pi salme (Tarakanova), altrettanto necessario ammettere Ilinumazione temporanea di queste medesime salme perchd dovunque esiste cremazione periodica, tale periodicit
determinata dalIa periodicit dell'esumazione dei morti. "'
La cremazione ritardata e periodica perch periodica e collettiva k la riesumazione. In
Macedoriia la riesumazione po adetu n del Tanovid aveva luogo il sabato o la domenica
quarta di quaresima per tutti i morti deceduti 4, 5 oppure 7 anni prima. Presso gli Humni
il giorno della riesumazione era grande festa dei morti che ricorreva ogni dieci o dodici
anni.""a
riesumazione aweniva in uno stesso giorno considerato di grande festivith a
Nias, nel Borneo, nelle Molucche, nelIe isole Nicobare e Andamane, in quelle Riu-kiu, presso

...

Cto, verojatno jaivljaetsja sledstvim odnwrrmenwgo trupodiknija B, Tarakmwa S. A,, OP. cft., p. 92.
Ne& Cambogia una famiglia aspetta di avere parecchi morti prima di proodere alla cremazione che mtosa
e solenne (Hutchincon W,, I mstumi del mondo, Milano, 1915, I, p. 488). A Bangkok vi una vera t propria sta,
gione crematoria e dal decesso alIa cremazione p s o n o passare parecchi mesi (Gtaham W. A,, Siam, in: Hutchinson,
op. Cil., I, p. 369). Nll'isola di Bali la cremazione 2 dispendima e i poveri non seppelliscono i Ioro parenti morti
fino i quando non hanno raccolto la somma richiesta per la purificazione col fuoco. Quella a cui ebbe ad assistere il
Eoran comprendeva i mrpi di quindici parenti. Il defunto attende di solito tre anni nella fossa jl giorno della cremazione ( b r a n W R., La vie en Malsie, Paris, 1930,pp. 270-271; F~accar~li
i%., L"isoLa delle donne belle, Milano,
1934, pp. 102-109). Le giustificazioni fornite da1 Forin e dal Fraccaroli sono, naturalmente, secondarie: dove v i P. seconda sepoltura, la riesumazione & necessariamente differita daIhttesa deIIa decomposizione. I buddisti della valle del
Sittang lasciano le salme u prosciugace B nelle bare per 40 giorni, poi Ie bare vengono chiuse in attesa del giorno della
cremazione (Bastian A,, Die Volket des o s t l i c h RFiens, Leipzig, 11, 1886, p. j7g). Anche gli Yao del Kui-ctu hanno
cremazione secondaria: essi inumano i morti, li disseppetliscono dopo tre anni, ne cremano le ossa e interrano le =neri
sotto nirnuli di forma t o n d e ~ i a nte (Schotter A,, Notes ethnographiqsres sur les tribus du Kouy-tcheou, China, c< Anthmpos D, IV, 1909,p. 527; VII 1911, p. 378). I Lanana e i Kapetio deI gaIfo di Maracaibo e molti indi della Guyam
cremano mlIettivamente le ossa dei dissepolti al principio delIa stiigione asciutta per propiziare le piogge (Schrnidt W.,
KuIturkreissc und Kul~ilrsch~chie
i n Siidmcrika, ZE, XLV, 1913,pp. 1075-1079).
112 Sagard Th. E. G., op. cit.; Raeckd Jo., Zum PmbEem des Mut!m~echtes,~ P a i d e u m a V,
~ , 1934,pp. 498-499.
110 a

lT1

i Tscham, i Kuki Tschin e i Garo deii'dssam. 'l3 La possibilit che Le salme dei KriviEi e dei
Novgorodiani venissero cremate in roghi individuali e le urne conservate fino alle sepolture
collettive in un tumulo comune, sono molto deimli. L'anaIogia comparativa e le riesumazioni periodiche nella regione danubiano-balcanica sono argomenti persuasivi e determinanti.

Lontano dal territorio dei Kriviti, sulla Karna, i'usanza ddla seconda sepoltura stata
constatata fin dal secolo scorso e, in generale, il costume risulta noto a quasi tutti i Finni
orientali. 'l4 La Gorjunova vede 4 una eco della antica cremazione delle ossa dei defunti presso
i Mordvini nel costume di bruciare Ee ossa dei morti. A tale scopo, si aprono le tombe e se
ne levano le ossa Che si bruciano poi leggermente alla fiamma di un fuoco vivo, ottenuto per
frizione B ( ... razryvafut mogily, dostajut kosti i slegka obiiigajut i& zivym, dobytom putem
trenija, ognem). "' Secondo la stessa Gorjunova nella cosiddetta a piccola casa dei morti
d d fortilizio di Bereznjaki (un a gomdiiEe >, della cultura detta di D'jakovo, a cavallo dell'era cristiana, espIorato dd Tret'jakov) si conservavano evidentemente le ceneri dei morti
cremati dopo la seconda seplnira, a devidno ochranilsja prach so&nnych pri vtorihom
pogrebeniem B. Ilb In tal modo neI1e vicinanze e quasi a contatto coi KrivEi, coi Novgoradiani
e coi Vjatiti si pu constatare la pratica della cremazione secondaria di ossa dissepolte.
Per la Slavia &dentale il Goetze rilevava che i seppelIimenti si accompagnavano certo
a un trattamento con fuoco >r (mit Brand), ma che non si trattava di vera cremazione,
(Eeichenbrand) e che <
ini ogni caso tale trattamento si distingueva da quello in corsa in et
pi antiche e in altre localit D. Nella Pusma Bialowieska, per esempio, il tumolo 30 (reperta 2141,detto u deI principe ip a causa delle sue grandi proporzioni (14m. di diametro per
I ,87 di altezza) non conteneva che u pmhi finissimi frammenti bianchi di ossa bruciate n. I "
Si tratra, probabilmente, di una cremazione parziale Come si pu constatare in antiche tambe
dei Komi-Permjani dell'alta VyZegda, .con seppellimenti a parte di ossa Iunghe e di crani non
bruciati. Il8 Ritrovamenti analoghi sono stati fatti in tombe russe antiche. 'l9
Una cremazione secondaria e parziale di ossa dissepoIte, come risultato di un incontro
tra culture riesumatorie e crematorie, deve essersi prodotto qua e 1 anche ndla d t u r a di
Halistati perch in un grande cimitero presso quella localith tredici seppellimenti erano parziali, tre di questi con crani intatti sopra ossa calcinate, fenomeni che hanno procurato agli
archeologi molti rompicapo, a vie1 Kopfzerbrechen N. la N d e regioni slave si trovano anche

Heine-Geldeni R., in: Buschan G., Idlusir. Volkerkmde, Stuttgart, 1923, 11, pp. 924-928, Temple R., Le
isole Andamanc c Nmbare, in: Hutdunson W.,op. #t., I, p. 436; Chamklain B. H.,Moeurs e# mnbumes du
lapon, Paris, 1931;Bastian A-, op. a#.,TI, p. 413; Birket-Smith K., Histoiw de h ciuiEisation, Paris, 1936: p. 341; ecc.
'14 P6nomrev P,,
Am'inskij rnogiPnik, IOAIE W, X, 4, 1892, pp. 4x6436; Obotin V. A,, Pamjat#ik.r Rodanovskoj kul'tcrry u sela Tabory, KSTMK, 63, 1956, pp. 111-112, 117; per il bacino del Tobol' v. < Zapiski Ural'skago
ObEcstva Ijubitelej estestvmanija D, XII, 2 e XIII, I, in: I d I E KU, X, 1892, p. 459; Spicyn A. A., GorodiEa
Dyjnhvo tipa. a Zapiski otd. russkof i slm. Atcheol. imp. russk. irchwl. o b h t v a D , T. V, I, 1933, pp. 118-119;
stessc, in: iZapiski D, c.s. T. V, 1903, p. 1x6.
1" Gorjunwa E.I., Ob e t ~ i t e s k o jp n d l ~ B n o s t inaselenija B~crexmjuhvskogogorodiih, KSIMK, 65, 1956, p. 25.
116 C;Orjunova E. I., OP. cit., p. 29.
1" Goetze A., Rrcb2ologische Untersuchirngen, pp. 33 3-534, ~45.
118 Gurjunova E. I., OP. CE#., p. 24.
119 Mansikh V. T., op. cir., FFC, 43, 1922, pp. IO, x3, iz, 24; Solov'eva G. l?., Slavjirnskie soiuzy plemcn po
otrheologilesk-im mnterblam, VIII-IX, vv. me., e Sovarch. m, 2 5 , 1956, p. 148.
1" Morton F., HaIIstatt und Hullstatotizeit, Hahtatt, 1953, pp. 52, 46: stesso, S d z h t n w e r ~ ,W s t a t t , 1956,

PP. 57-70.

scheletri circondari di carboni e solo leggermente uctionati. Secondo il Kostrzewski, a Latomir, pmso Pyrzyce (Pomerania occidentale) il rogo deiie salme aveva luogo dentro fosse
della lunghezza di due metri. l" Non credibile che quelle salme venissero affossate per
la cremazione. E evidente che i morti venivano inumati e poi bruciati nelle fosse riaperte.
Una vicenda analoga a quefla che ha condotto gli Slavi orientali e in parte occidentali
ddla riesumazione alla cremazione secondaria di ossa dissepolte, si verificata presso certe
trib dell'kmerica settentrionde. Si possono distinguere in quella regione pi centri di seconda sepoltura. I1 pi importante quello dei Nootka di Vancouver al quale appartengono
i Kwakiutl e i Selish della costa. Altri m t r i si trovano presso i Tlingit Haida e i Wishram
deI medio Columbia River. Gli Eyak ripongono le ossa dissepoIte in una piccola capanna su
pali a frontone, come fanno anche i Wishram (Chinook) e gli Shahaptin la cui capanna dei
morti, a grosse assi, aveva un'apposita fossa. M'atto della seconda sepoltura i Nootka Tsishaat e i Clayoquot trattengono iI cranio che conservano in casa.
Quando dai Tsimshian dello Skeena River si propaga ai Den il rito della cremazione,
i Deni, che usavano riesumare i loro morti, passano a cremazioni secondarie. I vicini Xaisha
sono stati i primi ad accogliere il nuovo rito e a bruciare Ie salme decomposte. Questo passaggio pu essere seguito in tempi storici presso i Wishram (trib dei Chinook della costa
meridionale del nord-ovest) e gli Shahapun, che combinano inumazione nella casa dei morti,
riesumazione delle ossa, cremazione e sepoltura definitiva delIe ossa cremate.
Presso i Carrier del Thompson Kver l'evoluzione presenta paralleli marfologici con quella
di certe tribh degh Slavi orientali, e certamente dei VjatiZi: come facevano i Maoti della
Nuova Zdanda coi loro panieri (la cultura polinesima ignora Ia ceramica) e i Dajaki del

Borneo con Ie cassette per le salme dei capi, i Carrier usavano riporre le ossa dissepolte in
una cassetta sopra i pali. Pare che alIa presenza di questo recipiente si attribuisse efficacia di
protezione sull'abitato. I panieri di ossa dissepolte dai Maori si trovavano infatti nell'intemo del villaggio. Passando a cremazione secondaria e conservando l'usanza del recipiente
su pali, i Carrier finiranno COI riporre nelle cassette ossa cremate dopo la riesumazione.
Le ossa cremate dei Vjati5 a in piccoli vasi su pali, lungo le vie B, di cui parla i1 cronista,
avevano subito molto probabiImente il medesimo trattamento.lu Sepolture in cassette su
pali si possono vedere amora ai nostri giorni in Asia centrale (v. fig, 151).
Ricordi inumatori durano a lungo nella prima fase deIl'adozione della cremazione: in Lituania occidentale, dove la cremazione compare nel V secolo d. C. e prevale nei secoli successivi fino ali'VIII, si trovano ceneri di cremati in grandi bare. Gli stessi ritrovamenti

'"

""elnik
p- 256.

E. N.,u Archiv f. Anth-l.

n,

XXVII, 1902, p. 288: Musianowicz Kr.,u Swiatowit ie, XXI, 1955,

Kostmmki Jo., Kulfrrra prapdska, h n d , 1947.p. 356.


m Ray F . Verne, Culturd Relations in tbe &teau o! Noxtk-westerfi America, u Publ. af the Frederick Webb
H&c Anniversary PubI. Found. a, Vol. 111, Los AngeIes, r939, in: Hrieckel Jo., Bestu#tuiigsfortr~@>~
bei den Slamnien Nordwestamerikm, ZfE, LXXX, I , r955, pp. ro3-I15. h r r E., Brstatfungrformen i# Ozeanien, a Anthropos 2 ,
XXX, 1935, p. ?>o; Tischmes H., Dic Verbreitwng der Huwformev in Ozeanien, Leipzig, x934, p. 197; Eeine-Gcldern R.,in: Buschan G.,Illustr. Volkwkunde, 111, p. 924.
'I4 KuIikuuskiwe R., Pogrebd'nye pmjatniki Lituy korca I - nddu II tysiatelelijn aaiej ery, KSIMK, e,1972,
p. 116; Kulikauskas P. Z., Nekotorye daisnye o prvona6d'notn zaselenii Litvij i o plemnnych grnppnch u I i ndale
II tysjdeletrya H.P. p &nnym archeologii, e Mater. Balt. etnogr.-antmpoI. ekspedicii 1952 g. B, a Ttudy Instituta Etnografii N, NS, T.XXIII, 1954,pp. 45, 5 2 ; stesso, Issledovmija arche01 pnmjalnikov fitvij, KSIMK, 42, 1952 p. 105.
L cremazione penetra ne1 sud-est deiia Lituania nel 11-IV sec., secondo Gurevi? F. O., nrainie pamjatniki j~gc-wstoboj Prihaltiki i radati ich ~zutenijn,KSIMK, 42, 1992, p. 19.

sono segn&
dalla G~rjunwanell'altri P
&"
e dlla SoIov'&is, G O c~ d d im:mplete nel i n d o
alla coafluePza con la SoZa," In una cieh 35 tomb mmte dd
Mnsbowia p s o Gm&&, nel Podlasie, le osa crema e lavate mino smte draposte in
ordine manico, quelle del cranio nel lato Rfien'tale detloi tomba ( o r i e n ~ e n t oest-mwt),
quelle d& spiga dorsale -+ol
e al centro k -sa lunghe m t o d trilacti.
AD& gli oggetti dei da m o sd fwga che avrebbero aenipm se h salma hse stata
inumetit. 'Xri, un'dm t u d a dei mdesimu obitorio le ossa erano s p s e ia 14.0
spazio
che m b b e acupata Iri saha se fosse stata h a lp
L'ac;remzbne ddla d o n e da patte dq$ S h i orientali del nord e del aoxd-at non
r i d e (m)al cfi h MVIII secolo: d e regioni aodeckkntali bdornsse, d w e esist~no
tombe &te a h d m e e cfeu~icum~
Xe mmbe inuWtQflesona u c-ente
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A d e n t e h m w b e ragjgiwqe Rjwrro' nel V-Vl secolo, e+
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Con h wemdme fa la sua comparsa anche it Inirgm " che gli ShPi & t m o &a fine
MSI m& q d e trib che accdsetti h &une,
M e t A papna per influsso f o d m .

mpr,

'a Gotjmom E. I,, OB stniteskoj prinudlehosti, KSIMK, LXV, 1956,p. 26.


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non la praticarono in proporzioni compatte. Dei 5000 kurgani presi in considerazione dalla
Solov'eva, 3000 restano inumatori. l"
In certe localith si constata che i kurgani maschili sono alti h a a m. 3 , j o , quelli femminili bassi fino a m. 0 ~ 4 0 ,o che sepolti in bare rnonoxilc sono solo i morti maschili.
Uomini sepolti pi profondamente delle donne, o viceversa, oppure donne inmate e uomini
cremati, sono fenomeni che si riscontrano anche nelle antiche tombe fimiche di Murom.
Ancora ai nostri giorni in certe regioni della Serbia, neiia GlGa, i seppellimenti maschili
sono quattro volte pi profondi dei femminili, l' oppure, in Bosnia, i morti maschili sono
deposti nel nudo terreno, quelli femminili racchiusi in bare. Riti funebri potevano dunque
diversificarsi a seconda del sesso, e probabilmente, anche a seconda del clan. La riesumai o n e e la nuova sepoltura ptwa essere omessa se mancava il tipo di parente che aveva il
dwere di compierla o se i discendenti non amavano il defunto o per altri motivi. CosZ il
pope dei villaggio di Bogorodica, nella Djwdjelija, certo Danko, proib a l genero di una
vecchia FarSija di riesumare la salma della wecera essendosi essa macchiata in vita di empiet avendo fatto discendere la luna sulla terra. l" Questi usi, riguardi e divieti possono
spiegare la varied dei riti funebri nella stessa localit e perfino nello stesso kurgan.
del tutta chiaro che I'antjrui e originario rito funebre degh Slavi non poteva essere
ctematorio, come ritengono ancora numerosi archeologi cechi, poIacchi e russi. Biritudit
con cremazione diffusa hanno solo gli Slavi orientali. Presso quelli occidentali prevale di
gran lunga l'inumazione e la cremazione t rara. Quanto agli Slavi meridionali, nan si
conosce in tutta la penisola danubiano-balcanica una soIa tomba slava a cremazione, Tutte
le necropoli esplorate in Pannonia, nella Vojvodina, nella Bdka, in Slovenia, a Ptuj e a Bled
sono a inumazione, come se gli Slavi meridionali si fossero separati dagli altri Slavi prima
che gli influssi crematori ne alterassero I'antico rito funebre.
I1 diradarsi dei ritrovamenti di tombe a iminerazione proprio negli antichi territori d d a
cultura cosiddetta a lusazianii B {anche nel Brandeburgo) e iI loro addensarsi nella Slavia orieritale, contraddicono ~arto~raficmentt
l'ipotesi di una derivazione degli Slavi dalla cultura
a lusaziana m. Per spiegare questa contraddizione il Niederle immagina che un tardo rito inumatorio, di proveniehza romana e cristiana, si sia sostituito aIl'ncinerazione, analogamente
a quanto si ossema in Germania dove il rito crematorio, ricordato nella letteratura pih antica,
exa abbandonato quasi interamente alrepoca delle saghe in favore di un rito inumatorio.
La sostituzione si sarebbe verificata, naturalmente, da ovest a est, d che spiega Ia piii lunga
conservazione della cremazione presso gli Slavi orientali. 14' Ma se gIi SIavi provenissero dslla

SolovpevaG. F., op. cit., p. 149.


Solw'eva G.F., op. cit., pp. 150, 158.
iJ4 Gorodcov V. A., Archeobgifeskijri izrledovateija v okestnertjacb gor, fiuroma, 1910g., Maskva, 19x4, p. 18.
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1" Gurnundsson und Kaliind, Sitte, skandinauiscbe Verkaltniss~,in: Grundriss der g m m i s c h e n Philol~~ie,
a
cura di Paul W.,Stressburg, zO, rgoo, p. 247.
141 Niedetlc L., SEou. stmfi#nosli, 11, r, p. 226.
1%
1"

cuItura cosiddetta et lusaziana >i (la prima grande cultura cremaroria della preistoria, che nefla
111 et del bronzo si propaga d& Moravia in Slesia, Lusmia, Brarideburgo e Wielkopolsks
fine alla Vistola e d Bug) e avessero cremato i loro morti per ottocento o m d e anni, non
avrebbero potuto in nessun modo ritornare aIl'antica e laboriosa manipoIazione delle ossa
riesumate, n6 seppellire i loro morti con un orientamento inverso per sessi (orientamento
che non possono avere appreso n6 dai Romani, n dai Germmi), n6 impiegare la bara monoda
o usare come veicolo funebre la slitta, anche d'estate. Lbrientarnmto tombale per sessi
compare nelte a i t u r e di WalIstatt e di TripoI'e, la bara monoxiia era in uso nell'et del
bronzo in Vestfalia e in Danimarca e lo ancora oggi presso i Permiani della Karna, sult'Amur,
in India Posteriore e in Indonesia; il divieto di attaccare cavalli al carro funebre Iargamente diffuso in Francia. Sono tratti che per il loro carattere o per la loro datazione
archeolagica appartengono a un rito inumatorio arcaico e non possono essere stati reinventati
dagli Slavi in eta recente.
Un'ideologia agrario-vegetale si trova alta base del rito riesumatorio. Ma la pratica del
costume crea col tempo particolari nuove credenze, precauzioni e timori.
Un viaggiatore inglese domanda ai Zatuca, dotici del Suclan, e< perche disturbasseto Ie
ossa di coloro che avevano gii sepolto P, e ne ebbe per risposta che u cosl avevano fatto i loro
antenati t che essi continuavano a fare quello che avevano fatto loro P. 143
Non diverse sono le spiegazioni che dhnno della lavatura delle ossa certi contadini della
Slovenia: ac O una vecchia usanza n (stafa navada}, a cosl deve essere, non so perch >, (taka
more biti, zakaj nwedo}. Ma altri informatori sono meno avari e laconici e spiegano che
l'atto considerato un'opexa buona, un servizio reso a1 morto, un aiuto t un sollievo per
Ia sua anima, un modo per abbreviare 19 sua sofferenza, una restituzione dei benefici ricevuti
in vita dai genitori, un atto di pieti e di rispetto o un modo per conseguire la felicit in
questo mondo o per assicurarsi di ritmvare morendo i propri cari ne1l'al di lh. L'usanza
viene dunque spiegata in due modi: col beneficio che si reca al morto stesso o con la ricompensa che se ne spera.
Jn un canto popolare serbo ci si domanda come il defunto potr vivere nell'al di l,
senza lume, senza compagnia di baci e di profferte amorose, a bez Pjubljenja i nudjenja P. l"
Nelle veglie funebri bisogna dunque essere numerosi, bere e abbracciare le donne per
rendere il defunto testimonio e partecipe di questi
In certe localit del governatorato di Tobol'sk, imbattendosi in un corteo funebre, ci si
ferma senza guardarlo e si mamiora: a Prosti da blagoslovi! ,u perdonami e benedicimi P.

1" Per l'orientamento tornbale per sessi v. Paae erta, cap. VIII; per La slitta funebre estiva, Parte prima,
cap. XI; suiia bara monoxila e il traino bovino del veicolo funebre v. Nehting A-. Studien rur iadogerm. Kultur R.
Urheimat, in: Indogemanm- und Germduenfrage, icura di W. Koppers, blzbuw-hipzig, 1936, p. ror; Belicer V. I.,
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'43 Samuel Withe Baker, The Rlbert N'Ysnzn, Londo~,r886, p. 146; v. Bocmssino R., II contributa delle rinfiche
fonti sdla religione dei Latuca, Obbo, Bari, m., d: Annali L a t e r a n d P, XV, 1951, pp. 19-20.
244 NatiEetov M., Umifa in W prt zuvita, p. 243.
145 Vuk, Pjesme, I, p. 153, Per questo tutti i giochi in cui si trascorre la veglia funebre in SubcarpaPa (se ne
contano quindici) hanno per scopo di arrivare al bacio (Simonenko I. E.,EtnografiIeskij ootrjad Zuhrputskoj komplekmoj ekspedicii, KSIE, 4, 1948, p. 12; e b p j a n s k a j a V. Ju., tbid., p. 17). L'usanzs k diffusa anche presso i
Finni del Volga e le poplazioni germaniche.
1 4 Zobnin F.,UstJ-NicytlskajaSloEwdu, Tjsrmenskago u., Tobol'skoj gub., pr Zivst. a, VIII, 2, 1698, p. 153.

Se il morto invidiasse la condizione del vivo, potrebbe trascinarlo con s6 nella tomba. Occorre
offrirgli tutto di buona voglia aff indi4 egli non prenda ci che desidera contro il volere dei
vivi. Quando nella commemorazione annuale dei defunti in BeIomssia si invitano i morti al
banchetto bandito in Ioro onore, si dice loro: a Esc' tut iivse Sto Bog dati, &n tol'ki chata
b g a t a ! B, << c' qui per voi tutto il ben di Dio, tutto ci di cui fornita la casa )P. '41 Se neIla
casa vi sono segni della loro presenza (=si intervengono sicuramente al banchetto), bisogna
fingere di non vederli per non offenderli. " I1 contadino che ha smarrito la scure o ha
perduto del bestiame, pensa di avere offeso i morti, magari da ubriaco, senza saperlo. lQ9 Ogni
morto prende con s qualche cosa della casa. Se brucia solo il bagno, si dice &e a il morto
non ha preso molto *.
Il morto che soffre nella tomba un pericolo per i familiari e il modo migliore per sallevado da queste sofferenze quello di riesumarlo. In Estonia una famigha colpita dalIa
sventura, ricorre al mezzo di disseppellire i suoi morti e di trasportarne i resti nel Mmitero
dell'antico bosco, sacro agli avi, dove vengono di nuovo inumati, '51 non diversamente dai
Miao Tong-jen che, in tempo di epidemia, riesumano le ossa degli antenati, le raschiano e le
lavano, l" o dai Lo di Ciung-scieng, i Man e i Tai, che, nel caso di malattia di un familiare, aprono la tomba dei genitorj per esaminarne le ossa e vedere qude sia la causa del
male. l" Bisogna consolare il morto, sedare i suoi rimpianti e permettergii di continuare h
qualche modo di esistere accanto a noi. I1 soprawissuto, che lo ama e Io teme, non ha pace
se non lo sente confortato e presente in casa. La di lui presenza, manifesta per molti segni,
rassicura e rasserena i viventi. Non si pu essere felici senza questo sentimento. La vedova
belomsa e ucraina che esprime ne1 canto il desiderio di legare nel fazzoletto le ossa
deli'amato e di seppellirIe di nuovo, provava un sentimento pih intenso di quello che sapesse
manifestare e si diceva disposta a rinunciare alla felicit per soddisfarlo (ni ielela b ja u Bogu
seastja), ben sapendo che tale soddisfazione era. la condizione stessa della sua fortuna e della
felicit. B uno stato di affetto sincero, misto a venerazione e timore poichi da morto il
defunto molto pi forte che da vivo. I suoi poteri sono divenuti soprannaturali e provengano dall'anima e non dal corpo.
Non escluso che parte delle ossa del morto, o almeno il cranio, avvolto in un tovagliolo [quello stesso tovagliolo che oggi festona l'icona) fosse conservato nei cosiddetto angclo
a sacro D dellbbitazione slava poichi si nota che 2 proprio quel tovag!iolo, e non l'icona,
che t oggetto stabile del culto domestico. l" Ancora ai nostri giorni gli Ugri dell'IrtyS
conservano in casa le ossa degli antenati.

%jn

P.V., Belomsxkija pesn, ZGO OE, V, 1873, p.

4804bek J., Dziady bialoruskie,


19

151
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ap. cir., p. 29, nota 2. L'istituzione deii'angoio sacro prccristiana. In et pagana non erano le imne die potevano
essere vcncrate in quei Iuogo. Il CIoss rileva che I'angoio s m e in relazione mi defunti sia in Asia che in Africa
[CIossA,, a Anthrop &, XXIX, x934, p. 879). Cotto quale aspetto potevano essere veneiati in quel Iuogo i morti?
L presenza costante del tovaigliolo di riesurnazione un indizio importante.

r a t t o di aprire m a fossa e di estrarre le ossa dalla salma decomposta, a mani nude e con
le lacrime agli occhi, di lavarle nel vicino ruscello (Slovenia) o in una tinozza (Romania)C
di contale ad una ad una perchi in loro contenuta l'anima del trapassato, t un atto di
macabro misticismo che richiede piet profonda e grande coraggio. La fede nella presenza
dell'anima nelle ossa dei morti 2 il punto pi alto di una lunga evoluzione di credenze agrario-vegetative che non si soddisfano che a patto di questa grossolana e terribile concretezza.
Si dice che non esistano prove d d a presenza di ossa umane nelle abitazioni degli Slavi,
sebbene, per quanto rari, si siano dati casi di tali ritrovamenti. Ma i sentimenti con i quali
le si riesuma non possono non accompagnarsi ai desiderio di conservarle. LR si porta, infatti,
a trascorrere una notte in un edificio (in chiesa in Macedonia, nella cella mortuaria in Slovenia
e in Romania). Nella regione d d ' l n n , dove il costume sopravvive come substrata palafitticola, i mani venivano lasciati lavare alla pioggia per settimane intere sotto la grondaia della
chiesa (Abwitter-kassen) e il cranio cosl ripulito era esposta per dei mesi su1 tetto o su un
abbaino per farlo imbiancare dalla luna. Si credeva che difendesse la casa dai ladri e dai fulmini. '57 11 cranio non viene tuttavia sepolto di nuovo, ma deposto in ossari all'aperto talora
in piccole cassette in forma di casa. L'uso della teIa di avvolgimento andato perduto.
Procedendo da est ad ovest nella regione alpina, scompare anche il tovagliolo deIl'angolo sacro.
La cura che dei crani hanno i Bokko deI S u b , t molto vicino a quello delle Alpi
austriache: pulito accuratamente, il cranio viene riposto in una cassetta in forma di case. I
sudanesi D u m la lavano, lo ornano e lo chiudono in una zucca che viene conservata in
casa.
I Goun del Dahomey lavano i crani con spugna e sapone, li ripongono in vasi di
terracotta provvisti di coperchio, che seppelliscono nella tomba di famiglia.
Se per rdigione si intende Ia fede e ii d t o prestato a Esseri di natura diversa dall'umana,
supremi ed eterni, ii manismo non religione. 1 Mani non sono n6 creatori, n4 garanti deli'ordine dell'universo e si dimostrano attivi solo in una ristretta sfera utilitaria. Ma il compo
dell'etica rientra in parte nel loro dominio. Le privmzioni e Ie punizioni che essi sono in grado
di infliggere ai loro discendenti sono altrettanto terribili di quelle degli Dei. Senza essere
una vera religione, il rnanismo tiene mupati importanti sentimenti religiosi al punto da
bastare e da supplire all'esercizio di quasi tutti. I1 rnanismo si accompagna inoltre a emozioni

I, I , p. 364.
Burgshller E., Schude/bescMft u d Beiwdrrng i= d ~ 6sdmeicAiscben
n
Aap~l>ndern,u Volkskunde im Ostalpenraum W , Graz, r96 I , p. 74; Swser G.,Bemdte OssualarienscbIZdeI aus Hd5~tat1,r Actec du W e Congrb intcrn.
des sc. anthropol. et ethnologiques *, u Ethnologica ip, 2, Wien, 1956, pp. 112-115. Per Tu presenza di assari
fino alla Rmania e alla Francia v. Van Gennep A., Munid du folklore frnnqaiis conbemporain, I , Paris, 1946, 2,
PP. 770-771.
1% Fmbuiius L., Dichtm und Dmken in SU~BR,
Jem, 1925, pp. 122, 196; cfr. Avdem A. D,,Proischo~enfe
te&, Leningrad-Mwkvi, 1959, p. 54. Come i Durru del Sudan si comportano anche i Khan-thou del Tanchino, v.
Vannicclli L..Lr relrmione del Lolo. Milano, 1944.
.. P. IB~.
1" Kiti G., ~ i t e r f u E ~ r c I i rder
e f G o m D b m e y , a Anthropon *, XLV, 1950,pp. q & g g . In Russia I'sngolo s a m
si chiama anche e pniloj kut *, angolo di macerazione (Dal', Slovd). Un indovineilo setbo domanda: QuaI'i: la fossa
che in casa non si chiude mai? r. Risposta: a Quella in cui si portano i morti s (Chiudina G., C u d del popolo
slnvo, Firenze, 1878,TI, p. 2 2 5 ) . Per l'ipotesi di una sepoltura domestica ptesco gli Sla~i,v. Rank G., D e beilige Hintcreckr, FFC, r37, r949, pp. 139,176-177,179, 18x. Le armature Iignee che si rruvano dentro i kurgani e le piccole
izbe che i Belorussi e i Finni costruiscono incora oggi s d e tombe vcngow interpretate come un ricordo di sepoItura
domestica. La bara monoxila in Russia munita di una piccola finesira e in Ucraina h bara stessa chismata u domovina it.
1s Niederle L., Slov. staro2i#nosli,

ccisl intense da far apparire insipido ogni sentimento di altra religione. Il culto dei Mani
manca tuttavia dell'elevateza di concezione d d e grandi religioni pagane dell'antidiit.
Un sordo rancore contro i morti e Ie sventure inviate da Ioro serpeggerh sempre nelle
masse slave, fino a scoppiare in una generale rivolta contro di essi.
Non sono numerose le notizie che gli etnografi sono riusciti a raccogliere SUI
d t o dei
morti presso gli Slavi. I contadini ne parlano poco agli esuanei, ma tra lora ci pensano
sempre. Il belorusso li ha sempre presenti nelle preghiere, n d e festivit, nei divertimenti e
durante il lavoro. I1 loro ricordo ricorre ad ogni momento nelle conversazioni quotidiane
dove si raccomanda sempre di fare ci che stato tramandato dagli antenati. Tutta la
loro religioet ne iI impregnata.
La chiesa aistiatia d'Occidente conosce una sola commemorazione amuaIe dei defunti,
stabilita nel IX secolo, ali'indornani di Ognissanti, e confermata a quella data da Siilvestro I1
e dai suoi successori. La chiesa d'Oriente invece la celebra quattro volte nell'annata ed con
questa scadenza che la si osserva per lo pi da& Slavi ortodossi in Serbia e nelle tre Russie.
Ma nel govematorato di Saratov la celebrazione aveva luogo cinque voIte aU'mno, in
BeIonissia la si ripete 4 den' Easto n, molto spesso l" e quella autunnale, la pi solenne,
pu durare un intero mese.
Le pi importanti sono quelle di Pentecoste (Troica, Semik) e quella autunnnile. Ve m
sono che hanno date e nomi diversi in GrandeRussia, in Belorussia e in Ucraina, e altre intercalate per devozione dal popolo, " altre ancora che risalgono al paganesimo (cacciata delle
Rusalke e visita dei koledari}.
B notevole che in Belorussia, in Ucraina e in Serbia si conservi in questa ricorrenza una
festivith matriarcale, con una ceIebrazione femminile delIe donne morte, a baby B, separatamente e prima della festa maschile degli avi o dei padri, r< djady *, a dice P. Vi sono h a lit in Serbia in Ni le 4 velike babine a sono la pib grande festa dell'annata. '&
Ma celebrazioni e commemorazioni popolari estranee al calendario liturgico si nomno
anche fuori dell'area ortodossa. A Otok, in Slavonia, alle tre del mattino della vigilia dd'Epifania le donne vanno a cc beneciire ip le tombc. l" Fino al r 91 r si usava a Cracovia mmmemrare i defunti il martedl dopo Pasqua. Era la cosiddetta + r+wka n. In Mazovia ci si
radunava presso le tombe all'alba del I" mano e si facevano visite ai cimiteri nella settimana
del Corpus Domini. Tali visite venivano ripetute a po kilkakrd razy W roku a, pi volte
neII'annata. l" L'abate Fortis notava nel XVIII secolo che a le Morlacche usano d'andare per la
meno ogni cb festivo a fase un nuovo piagnisteo sulle sepolture, spargendovi erbe odorose ip.

'

la
161
162
1"

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Lwretit

191I, p. 24.

difficile descrivere lo spettacolo che presenta una commemorazione funebre nei cimiteri
a un forestiero - scrive il ViU'er De-Lil-Adam. Alcune centinaia di donne e mgazze gemono,

piangono, urlano e singhiozzano. Questo dura alcune ore, finch alcune cadono in ddiquio...
Avviene che una donna pianga il padre o la madre solo alla Troica, ma taIora fino a
dieci e quindici anni dopo il decesso, Le parole del pianto sono le medesime che nei seppelIimenti IB,
La venerazione dei morti occupava tutta In vita religiosa degli Slavi, u si bien (nata l'Ungebaun) que presque toutes les drmonies saisonnirec ont fini par recevoir des lments du
a d t e des morts D.
Ma se ci si preoccupa di soddisfare i Msogni dei morti, se ne teme n d o stesso tempo
la vicinanza e questo fin da e p a antica e non colo presso gli Slavi. Presentate loro le
offerte al banchetto annuale, si aveva cura di congedarli: 4 Jeli, pily ducisse, nu w e n , nu
wen: hoc est edistis ac bibistis animae dilectae, ite foras, ite foras p. "" Secondo Lasizio si
cacciavano Ie anime di casa con Ie scope, come se fossero polvere e pulci: Surgit e mensa
sacrificulus & scopis domum verrens, animas rnortuorum Cum puluere, tanquam pulices ...
eijcit .
Non con parole diverse che si libera di loro ai nostri tempi il contadino belorusso:
Svjatye djady, vy sjuda prileteli, pili i eli, Ieute i! teper' do s e k ! Skazite, Eego vam e&
treba? Letite i, do neba! n, cc santi antenati, voi siete volati qui, avete bevuto e mangiate,
volate ora a casa vostra! Dite, che cosa ancora vi occorre? Valate dunque al cielo! D. 1
santi antenati divenivano dei u daemones t> che bisognava espellere con minacce, sguainando Ie
spade e dando fendenti dl'aria: u Strictisque gladiis verberant aurms, vociferantes Gegite,
begnite pekeue, Eia fugite daemones in Orcum P. '" . Manes exite parente n comandava il
cc pater familias B nell'antica Roma. Un bm pi6 prolungato soggiorno sarebbe stato u inritus .
In Russia la Radunica si chiama anche a provody B, Ma? l'accompagnamento dei morti nell'oItretomba, a t.e. obratnoe provoklenie ich v zagrobnyj mir P.
stato rilevato che le preghiere che si rivolgono ai Mani sono per Io pi negative, specialmente in Europa orientale. I Votjaki li pregano di essere contenti deIla birra e degli alimenti,
di non far soffrire fame e sete ai loro discendenti, di non mandare intemperie sulle messi,
di non gettare gIi armenti nei burroni e di non farli divorare dalle fiere, di non far nascere
discardie tra i giovani e i vecchi i4. Non andate in collera con noi, o vecchi! - dicano
loro i Votjaki di Sosnovo - non fate nulla contra i nostri desideri! n. l" I Cerernissi
pregano il defunto di perdonare a chi lo avesse offeso in vita, a non serbare rancore e a non

"

"

Vili'er de Lii'Adam, Derwnju Knjai>ti~ja Gora i ee okrestnosti, ZGQ OE, IV, 1871,pp. 275-276.
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176 L~lsiciiJo., OP. loc. cit.
""lov
A., Nurodi~yjuzagadki zapismnyja u PoJechonshoni aezde, Juroslavskoj gvb., a Zivst. a, X, r, I ~ I
l'

p.

123.

178 Wasiliw J., Uehrsichf Cber die Jeidni~chenGebriuche,Aberglatlben and Rcligion der W'otjaken in den GOUV.
W i a t h and Kmm, a M4moires de la Soc. Finno-ougrienne D, XSrIT, 1 9 2 , p. 138.
In VereZa& G.,Voljaki Sosnovskago kraja, ZGO OE, XLV, 2, 1886,p. 47.

mandare malattie. l m Che febbri e malattie siano inviate dai morti credenza non solo dei
Finni e dei Russi, la' ma di tutti gli Slavi che indicano spesso le malattie con nomi parentali
di lusinga come ec majka P, a teta n, ecc. '"
Sono particolamente temuti i morti che hanno desiderato a Iungo una cosa in vita senza
ottenerla la3 o che non hanno avuto il tempo di conseguirla, come Ie nubili e i celibi. Le
ragazze Lo10 che muoiono prima delle nozze r< ddviennent des fanthmes t t cherchent les
caresses des gaqons P, ln5
quelle ceremisse paventano la morte prima del matrimonio per timore
di trasformarsi in demoni delle malattie. In Mongolia per placare il corruccio della nubile
premorta si usa sposare il suo spirito con quel10 di un giovane perito neIla medesima epoca.
In Russia, in Polonia, in Serbia e in parte in Germania i funerali della nubile prendono
aspetto nuziale, tdora con uno sposo vivente che ne accompagna il feretro. l" Ardono dal
desiderio delle cose terrene d o r o che erano troppo attaccati alla vita, lmdi conseguenza, nel
P o I e s i e , i ricchi. lW
In Russia e in Serbia le giovani vedove devono guardarsi dal ritorno dei mariti defunti che
vogliono con loro commettere peccato (blud), perch partorhebhro dei figli senza ossei. '"
u Ne gregit kto gniet n, dice un proverbio mssa del Dal', non pecca chi marcisce. Chi non
lo fa, sospettato di continuare a peccare. Anche le puerpere che muoiono lasciando in vita
il neonato ritornano per auattarlo O per rapire bimbi di altre madri, credenza mrnunjssima r> in Polonia. 'a Lo spettro pi diffusamente temuto quello ddla morta di parto.
E paventato in Polonia, i n Slesia, ndl'antica Babilonia, nell'Assam, in Birmania e in
Tailandia.
La categoria dei morti detti impuri molto ricca, specialmente in Russia, e comprende: i
maledetti dai genitori, gli ubriaconi, gli annegati, strozzati, avvelenati, assassinati e giustiziati, i suicidi, gli eretici o appartenenti ad altra confessione, i guaritori e stregoni dei due sessi,

'

'"

Holmberg U., Dk Religion dw Trchewmixren, FFC, h r , rgnA, p. 35, nota.


Zelenin D,, K u o p t a s ~o tusdhh, u Zivst. >i, XX, 3-4, 1911, pp. 405-406.
182 Havers W,,
Neuc Literatar rum Sprachrabu, u Ak. d. Wiss. Wien *, Sibungsber. 223, Bd. > I , Abt. 5, 1946.
'$3 Tanovii St., Djevdjelija, SeZb, XL, 1927, p. 260.
184 Nubili e celibi erano temuti mche a Babilonia, nel!'mtica Grecia e presso gli Altaici, v. Fudani G.,
La veligione babiEoncse-arsira, BoIogne, 1928,11, pp. 333-3343 Rohde E., Psrche, tmd. ital., Bari, 1914,11, App. 11, p. 744 S.;
Harva U., Dir religiosen VorsteIl~(ngender dfairchen Vol4er, FFC, 125, 1933, p. 369.
la Banifaq, in Vannicelli L,, h religione dei h o , pp. 21$.115.
1% Holmberg U., Die Redigian der Tscheremissen, p. ~ 8 .
Klcr P. J., Qwelgues notes sur ks coutlrumes matrimoniules des Mongols Ortos (-Urdus), u Anthropos u, XXX,
181

1935,

P.

170.

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1928,p. 1 x 0 ; stesso, Lud polski,
Lw6w, 1926, p. 126; G i z L. C., Volkslieder m d Volksleben der K ~ e irnd
n Swben, Hdelbmg, 1937, I, p. 163;
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A. Spames, Leipzig, 1934, P. r54
188

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Ia vedova s cui i: stato impedito $i rimaritmi, il vecchio a cui t stato rifiutato il pane e il morto di fame (Bomssino R.,u A ~ P du
S IVe Con& ethn. u, Wien, 1956,a Ethn. >i, 11, p. 43).
191 Onhtkov N. E., Swernyja skmki, ZGO OE, XXXIII, 1908, pp. 570-771; Strohal R., FoIkIlwitifki prilod,
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Mostyriski L,,KslDura luldowa, 11, I , p. 639.
i94 Kieslhger G. M., Wer irdiscbe Aufeathnlt und die Erscheinnngsfmen der Toten itn europ~ischenVolksgfnuben, a Ardiiv f . Anthropologie u, NF, XXIII, 1935, pp. 89-90; Furlani G., op. cit.; BourIet A., Ler Thay, u AnthmW m, 11, 1907, PP. 367, 369.
1"

"

i congelati, i morti per le strade o smarriti nel bosco, in generale tutti coloro che sono periti
di morte violenta o deceduti n prima che fosse compiuta Ikt della loro vita , '% o a prima
del termine che era stato loro assegnato d'atto della nascita W . '" Questi morti continuavano a
condurre una vita larvde nelle tombe donec reliquatio compleatur aetatum quas pervixissent si non intempestive obiiscent *, come dima Tertulliano dei morti impuri della Libia
(De Anima, 56). In Dalmazia si dice che Dio non li vogiia ni u paklu, ni u raju *, un& in
inferno, n in paradiso P. Sono i morti prematuri, gli ~ M P Pdella
~
schiera di Ecate dell'antica Grecia. 'W Il Vasmer spiega il prefisso dello slavo a smert' n (lat. a mors , lit. mirtis P,
ecc.) con *sue-, a suus n, cio un modo di morire che detto u umeret' svoej smert'ju n,
B( morire di propria morte a, di morte naturale, cod importante t distinguere la morte naturale
da quella violenta o prematura.
Non tutti i morti impuri divengono vampiri, ma i vampiri appartengono tutti alla categoria dei morti imputi. 11 vampiro un morto che non si decompone nella tomba, ma resta
intatto, roseo e ricco di sangue, mantenendo le abitudini e i bisogni dei viventi, prima tra
tutti quello di nutrirsi. A diffexenza dei morti prematuri greci e libici (I'entica Roma non li
conosceva) che, passando a turbini come il vento, rapivano i vivetlti, i vampiri slavi ne
succhiano il sangue e li divorano, Solo i vampiri slavi sono cannibalici e il <{ vampiro n, nome e
cosa, slavo in tutta E u r ~ p a .Particolare
~
ancora pi orribrle: il vampiro sceglie Je sue
vittime di preferenza o edusivamente tra i suoi familiari o i parenti del suo 4 rod P.
I1 morto gira nottetempo intorno alla sua casa e 9 grugnisce come un porco >r (da rcichae jak
svinja) cercando di entrarvi.= Se vi riesce, divora i suoi bambini e perfino i panni della
culla. Una vedova getta al marito-vampiro il cane per salvare il bambino, ma ii vampiro
mangia il cane e poi divora il bambino. m In un canto popolare serbo una sorella dice al
fratello: N A h t i , 2 tempo di andare a1 pascolo! - Non posso, soreila, le risponde il
fratello; le streghe mi hanno divorato: la madre mi ha strappata i1 cuore mentre la zia le
faceva lume S. m
Zelmin D.,K mprosu O Rurabkacb, a Zivst. a, XX,3-4, 19' I, pp. 363, 376, 378-379;TereEtnko A., Byi nrsskago m d a , Moskva, 1848,VI, p. 250, nota; JskuWn E., O w n o e pruuo, 11, Jaroslavl', 1896,pp. 360.384; KolFm A.,
Verovu~iiaAresr'jm Tnl'rkoj gub., EO, 42, 1899, p. 42; Bulgakovskii D. G., Pinnrki, ZGO OE,XIII,vyp. 3, 18510,
p. 121; KoIberg O. i Udzitla S., Tnrrrdw-&e5zdw, PAU, Mater., XI, 1910, p. 133; Grbif S . M., Srpski marodai
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In Enegovina, in Montencgre e nelle Bocche di Cattiro a vjestica posve nidje dijete, ne rndx izjcsti, nego u
svojri m, BogiBK B., Zbotnik, p. 495. V. Cari! A. J., op. ci!., p. 601;Witevif Ju., Qbiaji K SuStt/evfi seEu, ZbNi,
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205 Vuk,Pjenwe, I, n. 237, p. 162; RoZif V., Prigorje, ZbNf, XIII, I*,
p. 89; Lang L,, Smobor, ZbNZ, XVZII,

Racconti del genere si possono raccogliere nei Mari del Sud e pi raramente in Africa, ma
in nessuna regione del mondo sono msl numerosi, empi e racappriccianti come nella Slavia.
Non esiste nelle tradizioni popolari dell'Occidente europeo un solo caso di vampirismo. Il
ricorda deIIe imprese dei vampiri era gih remoto o in via di estinzione Sino all'epoca di
Ornero. In una fiaba della Russia settentrionale si racconta di un cacciatore che, naufragato
nella Novaja ZemIja (Nuova Terra), vi conosce una ragazza che era uno r< spirito impuro *.
Quando in primavem giunge una naye a prendere i1 naufrago, la ragazza sulla riva si vendica
lacexando in due il bambino avuto dal cacciatore davanti agli occhi dell'amante. m E il mito
di Kalypso che ama il naufrago UPisse capitato nell'isola ec senza nome fi {Ogigie) e lo lascia
partire solo su imposizione di Hermes, Dio degli Inferi. Ma per Orneso, Kalypso 2 una ninfn,
una Dea terribile (8ecvq 8~64,
m'ingannatrice ( 8 e k b ~ a a acon
) la quale n4 uomini, n6 Dei v*
gliono u mescolarsi ( ~ E I T Y ~ T ~ Lma
} , la sua vera natura di ec morta prematura u ( ~ C U P ~ ~ V O S
awpo~), vogliosa di amore, ormai sconosciuta [Odixsea, VII, 245-247). N diverse dall'omerica Kalypso sono le morte impure delle saghe gemianiche, come Ee figlie di Ran
(Saga di Finnbogi e Eprbyggjasaga) che nuctano amorose intorno ai naufraghi chiedendo il
loro amplesso, e le VaIchirie, smascherate neI1a loro vera natura ormai solo da1 nome: u valr' P,
cadavere. "" Un'atmosfera di pericolosa seduzione continua a circondare queste misteriose
figure femminili, ma gia gli aedi dell'anrica Grecia e gli scaldi nordici ne avevano da secoli
dimenticato la macabra sostanza. Presso gli Slavi invece la loro funebre natura k nozione
corrente ancora ai nostri giorni e il vampirismo, anzich attenuarsi, si intensifica dopo la
conversione a1 cristianesimo, a h n s ce sicle - scriveva l'abate Calmet nel 1746 - une
nouvelle sdne s'offre nos yeux depuis environs soixante ans dans la Hongrie, la Moravie,
la Silsie, la Pologne; on voit, dit-on, dec hommes rnorts depuis plusieurs annees, ou du
moins depuis plusieurs mois, rwenir, parler, marcher, infester les viilages, maltraiter les
hommes et les anirnaux, sucer le sang de leun proches, les rendre malades et enfin Iwr causer
la mort... OR donne h ses revenans le nom d'oupires, ou Vampires b. m Le storie circostanziate di queste apparizioni non erano credute da tutti. Alla corte di Francia sorsero delle
dispute per cui Luigi XV ordin a due riprese al duca di Richelieu, suo ambasciatore a Vienna,
di esaminare attentamente la cosa, di vederne i processi verbali e di rendergliene conto.
La risposta del duca fu che N nulla appariva piii sicuro di quello che si pubblicava sugli spettri

d'Ungheria . 21'
Per difendersi contro il vampiro, si pianta un piuolo nella tomba in modo da trafiggere iI
1913, p. 352. I1 Volhard ha scorto una relazione tra ii vampirism e il cannibalismo (VoIhad E., Il cannibali~mo,
trad. it., Torino, 1949,pp. 468, 488). Frobenius L. e Hambetger J . hanno osservato che in Africa il vampim aggredisce gii affini e non i consanguinei e gli estranei, ci& &e pare in relazione con I'ewgamia (Frobenius L., Kuliurtypn
nus den Westsardw, Petttnnann's Mittcil. 166, 1910,pp. 76-77,82, 93, 98; Hamkrget P.J., Nachtrdg r.u den religiosen
Ueberlieferrrngen u. Gebrauchm der Land~cbaftMkulwe, Deirtsck-Osinfrika, u Anthropos P, V, rgro, pp. 801-811).
E certo che nella Slavk i viventi restano in relazione mi morti del loro n rod i qiiiili, del resta, sono sepolti h
cimiteri di u mi W, e $010 MD loro, per cui il vincolo gentilizio dura oltre la vita. Non escluso che i'obbligo esogamica rego1assc il vampirismo anche presso gli Slavi. Unico indizio di ale credenza (se t esistita) che il vampiro
attacca solo i familisti.
m Oohikov N. S., Sevmyja skazki, ZGO OE, XXXIII, 1908, p. 727.
Fagaskian~,v. Ba& W., Dic Religiun dw G e m n e n in Qsellenzeugnisseti, Fmnkfurt a.M., 3938, pp. 113
e xr4; u Thule i>, Jena, 1928, I, Ed&, D, pp. 44, 51; Mogk E., Mytholoogie, in: Grwndfiss der germaitiscben Philologie, a cura di H. Paul, Strassburg, 2" ed., 19m, 111, p. a69 S.
Czernf A,, Isloty mitynne Serb6w h e c k i c h , u Wida D, XII, 1898,p. 671209 Ghet A,, Disserturions, Pah, 1746,p. 349.
210 Stesso, op, cit., p. 348.

cuore dell'estinto. Pi spesso i vampiri venivano dissotterrati nottetempo, decapitati, smembrati e sovente bruciati.
Le pi antiche notizie su questo trattamento dei morti impuri risalgono al 1333 per la
Cechia, 'l' a1 1349 e 1403 per h Serbia,21zIe pi recenti sono del 1913 per Ia Russia, la
Lusazia e la Pomerania ''' e del 1934 per la Bosnia. 'l4 Secondo il Tetzner, presso i Polabi
dello Hannover la credenza nei vampiri era ancora viva e generale al principio del nostro

secolo. =l5
I n Russia e isolatamente in Polonia si cerc di prevenire il pericolo e il danno che i morti
impuri recavano ai viventi evitando di seppellirli. Poich essi giamano nelle tombe senza
decomporsi (si diceva che la terra a non li accoglieva N O li Q rigettava a ) , si prese il partito di
non inumadi per assicurarsi che l'aria e gli agenti atmosferici compissero l'opera di putrefazione. I morti p& Ie strade e & assassinati venivano lasciati sul luogo del decesso alla superficie del suoIo, e ricoperti di frasche. Ogni passante gettava sul mucchio un ramo e alla
fine il mucchio veniva bruciato. 'l6 Nelle citt russe, dove le salme non potevano eccere
abbandonate per le strade, si scavavano delle grandi fosse dove i cadaveri dei morti impuri
venivano gettati d a rinfusa, senza essere ricoperti di terra. La fossa era detta N skudel'nica n
(dal lat. r scandula n), s gnoj!,Ee (luogo di putrefazione) o ec ulsogij dom s,casa dei bisognosi.
La prima di queste fosse h scavata per odine dell'arcivescovo Spiridione a Pcilock nel 1320.
Nel XVIII secoIo a Mosca ve n'erano quattro. 2" A Tobol'sk, dove il Grnelin ne vide una mi
propri occhi, era una stanza piena di bare non chiuse u di persone perite di morte violenta o
senza sacramenti ... Coloro che muoiono cos tra i due giovedl che precedono fa Pentecoste, sono
privati di sepoltura e sepolti in questa casa fino al gioved prima di questa festa. Se muoiono
quello stesso giovedl sono privati di sepoltura per un anno intero P. 218 Fosse e case del
genere esistevano ad Anamas (nel 1748) e nelle citt dei governatorati di Vjatka, Vologda,
Dedjuchina, Kuja, Koz~modem'janske altrove. 'l9 NelYAnnam questo tipo di seppellimento
provvisorio detto c< incompleto N e consiste h un semplice tetto di frasche sopra la salma
lasciata a ]livello del suolo. Si crede che in tal modo il defunto non sia in grado di indicare da
che famiglia provenga e di provocare cos dtri decessi. m
In Russia il funerale e l'inumazione di queste salme aveva luogo per tutti nel a m i k * o
settimo giovedl dopo Pasqua. In quel giorno una soIenne processione, condotta da alti prelati,
si avviava al luogo della fossa, nei pressi delln citt. I familiari e i parenti dei defunti cercavano nd mucchio dei cadaveri la salma dei loro cari e * con cristiana devozione, a mani nude,
raccoglievano e ricoprivano le membra decomposte e le avvolgevano in sudari m, <{ quamvis

Ciszewski St.,Czaszki hdzkie I Hodkami, Lud B, XVLI, 191I, p. 18.


Durham M. E.,Some tribnl origins and cu~tornsof ihe h k a n s , London, 1928,pp. 259.260; KlaK V,, Vukodak
i krmik, BiljeSka, na o i o h Pahaav god. 1403,ZbNi, I, 1896, p. 224.
"3 Zelenin D,, Russ.-ost~lav. Vdkskunde, p. 329; Wieneke E.,Un#wsu~bsrngeazur Rei&
der Wes~slawen,
Leipig, 1940, p. 39, nota 1.
2" Sdineeweis E.,GranQrEss, p. 223.
2's T-er
ft., Die Slarwn in Deut~chla#d,Bwunschweig, 1902, pp. 192, 376-377, 462.
216 W c n i n D,, K uopmsgl o Rusaikrl~h,u Zivst. n,
3-4, 191I, pp. 3 98.401 ; Fischer A., Lud pdski, i,. 127;
Kolkrg Q. i UdEieIa S., Tmdw-Rzeszdw, PAU, Mater., XI, 1910,p. 173.
217 Kalinskij J. P,,Cetkowic-t~rodnyj mtsjacesbou, 260 OE, VITI 1877,
472.
a8 G m b n M.,Voyagt. rn ltibrie, Paris, 1767, I, p. 66-67.
219 Zelenin D,,
K wprosu o RtuaIkach, pp. 379-380.
&diere L,,Pbilosophie populaire annmiie, Anthropos s, 11, rgo7, pp. 1132-ti33.
Kalinskij I. P,,op. loc. #t.
211
212

m,

ex morruorum cadaveribus foetor maximus oriatur n. m I parenti scavavano poi le fosse e le


ricoprivano di terra cantando ufficiature. Talora lo zar si recava a visitare devotamente
queste fosse, distribuendo in queilkccasione doni ai poveri.
L'istituzione di queste fosse senza sepltura fu abolita da un decreto di Caterina I1 ne1
177I , ma in Ucraina duraruno a lungo nonostante Ia proibizione m e 20 Zelenin porta diciotto
esempi di sopravvivenza del costume dopo i divieti imperiali. " I contadini non appmvavano l'inumazione dei morti impuri e, ribellandosi alle prescrizioni civili ed ecclesiastiche che
ne imponevano la sepoltura, procedevano a riesumazioni a furore di popolo. Nel 1771 si
dovette ricorrere alle truppe per sedare tumulti scoppiati in GrandeRussia e in Ucraina a causa
di tombe profanate in riesumazioni illegali. 2~
Da lungo tempo si erd cessato di credere Che i morti benefici presiedessero alla vegetazione e all'ablmndanza dei raccolti (* Nie rodi rola, a Boka woIa r>, dice il proverbio polacco,
4 non il campo che produce, ma la volonth di Dio W ) , ma si continu a temere 1Yinflusso dei
morti malefici. Quando la stagione volgeva al male per gelare primaverili, siccit o eccmi di
piogge, la colpa veniva attribuita a loro, quasi che i morti, non pi capaci (come in eta pagana)
di incrementare i raccolti, potessero tuttavia impedire Ikesecuzione del divino disegno della
geminazione e maturazione delle sementi. Le salme dei morti impuri venivano d o r a disseppellite nei cimiteri e bruciate o gettate in fossati e paludi. La paura dei morti e della fame
era pi grande del timore che incutevano le pene comminate daile autorith contro queste
profanazioni.
Ai morti impuri si imputa soprattutto i'irregolaritl delle stagioni e delle precipitazioni
atmosferiche. Che i morti impuri siano causa di siccita t credenza anche dei Mordvini. m In
Cina, dove la cremazione punita come un sacrilegio, si dissotterrano e bruciano i morti
impuri in tempo di siccit. m La siccit imputata ai morti anche in Africa,= in Amenia
e nei Caucaso, dove, come nella Slavia, Ie salme dei morti impuri vengono gettate nelle
acque. m
La documentazione di queste usanze per la Slavia orientale e meridionale molto ricca.
Anzichi fornire benevolmente il defunto di acqua per aiutarlo a decomporsi, lo si accusa
di provocare siccit e lo si priva di sepoltura rimuovendolo dai cimiteri.

"

a Minsikka V. j.,Die Relig. 6. Ostslaven, E,


43, 1922, p. 353; COllin's S., Mo~kowiti~cbe
Deakwiirdigkeiten,
Leipzig, 1929,p. ra.
Kalinskij I . P.,op. lac, cit.
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pp. 327-330.

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IoAIE KU, XI, 7, 1893, p. 486; Ivancev S., ibid., m.6, 1894,p. 574.
m VoIpert P. A., Chinesircke VolksgebrJuche bei# * T'chijii n, Regensbif~e,a: Anthropos m, XII-XIII, 1917,e
19x8, p. 148.

Kjste~sP. M.,Das Grrib der Afn'trpner, 4 Anthmpos m, Xnr-XV, q1g-rg20, p. 703.


HO,3, 1891, pp. 233, 243. Chi viene inaffiato in Nuova Caledonia per ottenere la pioggia ei un morto Ie cui
ossa vengono rimmposte in odine anatomico (Frazer J. G., Tbc Goldei~Bough, g\ Ladon, ~ 9 2 5 ,I, p. 284). In Russia
si versa acqua su un morta riesumato attraverso uno stacci0 per imitate e suscitare la piomia (Ralston W.R. S., Tbc
Songr o) che Russim PeopIe as ilbustrative of slavonlc MytholoRic, London, 1872, pp. 4 ~ ~ x 6 ) .
V. a titolo di esempio: Jakugkin E.,Obyhoe p v o , 11, pp. 360, 361,364; Minch A. N,,ZGO OE,XIX,
vyp. a , 3890, p. 31 ; V=vo!o&kaja E., OEerki krest*j#n~ka~u
byta Sammskaga uezda, EO, XXIV. I, 1897, p. 32;
Szukiewia W,,9 Wis+asla,,XVII, 1903, p. 434; Grbif S. M., W%, XIV, rgag, p. 332; Litek E., W a B H , IV,
6896, p. 438 e V I I I , 1902, p. 274; Andril I., h rete, trad. itaf., Firenze, 1954, p. 19.
Cenni in EO, I, 1895,
p. jz da Samara, 1899, r, pp. 190, ZIO, 219 da Sarawr, Odcssa; ecc.

If trattamento fatto ai morti impuri nelle fosse comuni delle citt russe in qualche modo
in relazione con la seconda sepoltura poich6 aIla fine si inumavano so10 salme decomposte.
La prima notizia sd'esistenza dei vampiri risale, secondo l'abate Calmet, a S. Libenzio,
vescovo di Brema, morto nel 1013, e il nome di vampiro (upir') compare nelle fonti russe
nel 1047." Nel XV secolo si era arrivati in Russia a presentare ai vampiri, ormai vicini a
essere identificati mi morti in generale, offerte espiatorie.
La diffusione generale di questa credenza in tutta l'area slava, la sua vivacita, tenacia e
immensa durata confermano le prove gi date SUI
rito funebre inumatorio degli antichi Slavi.
D'aitra parte non riesurnano, annegano e bruciano i riesumeti che i papali che praticano o
hanno praticato la seconda sepoltura.
La categoria dei morti impuri era molto vasta se si tiene conto degli alti indici di mortalit
infantile e dei decessi in tempi di epidemie, e tende ad allargarsi sempre pi. I n Macedonia si
credeva che divenissero vampiri tutti coloro che nascevano nei I< pugani dii m, nei giorni
impuri, ciot nel trimestre dal Natale all'Annunciazione. " Si prendevano precauzioni contro
tutti i morti, non solo contro i prematuri, come se tutti fossero suscettibili di divenire vampiri. COS~alla fine del paganesimo and tramontando la grande piet per i defunti che si
manifestava nella cura della riesumazione. La paura della collera dei Mani prevaIse sulla
fiducia nei poteri della loro protezione e la diffusione della credenza nel vampirismo produsse l'abbandono graduale in grande parte della Slavia della pratica della seconda sepoltura.
Un'analoga evoIuzione si prodotta presso iopoli di natura, e anche civili (vedi Ikesmpio della
Cina), dove i riti funebri hanno attraversato fasi analoghe.
La fede cristiana nella sopravvivenza deII'anima e nella dannazione degIi empi, e il culto
delle reliquie, indussero iI dem a prwnziare sia ai riti di seconda sepoltura che a quelli di
punizione dei vampiri. I1 dero contribu cm1 a preservare e a fomentare credenze pagane
popolari fino d e follie collettive del XVII secolo. 11 cristianesimo, che aveva colto gli
Slavi pagani sul momento del nascere di queste credenze, ne favod inconsciamente la conservazione.
Vi sono nella vita religiosa degli Slavi aItri atti, particolarmente impressionanti e orribili,
che sembrano emanare dal medesimo complesso inumatorio e tellurico dal quale certamente
provengono le riesumazioni per devozione o per timore. Si tratta dei sacrifici umani,
Di sacrifici umani presso i Germani e gli Slavi delI'XI secolo ha lasciato notizia Admo
da Brema. Ricca di particolari su torture e uccisioni di prigionieri e di missionari cristiani
Ia lettera di Adelgot, vescovo di Magdeburgo. Per gli Estoni notizie analoghe sono con-

Moszyhski K., Kdtsrra tsidowa, 11, I, p. 665.


m u trebou Uadout' ...oupirem' i beregynjam N, v. Zdenin D., Rws -osislov. Volkskunde, p. 394.
m I popoIi dditi alla smnda sepoltura hanno talora suli'irnmorialith dell'anim delle idee panicolari. Credono,
per esempio, che l'anima soprawiva nel corpo fino i& decmposizione e non oltre, che esista, cio una seconda morte
e che questa sia definitiw. Pare che mi pensino certi Paoua della Nuova Guina e i Miao ddla Cina meridionale.
Gli Ostjaki immaginano che, t r m t s i ~e anni dal decesso, Ia salma sia interamente dmornposta e h sua a immortalit8
finita P (Karjalainen E, G., Die Relrgion der Yggru-Volker, I, EFC, 41, 1921.p. 139)B di questa seconda morte che
forse ha =rito parlate vagamente il Thietmar quando, non si sa se equivocando o affermnndo il vero, scriveva che gli
Slavi cum morte temporali omnia pumnt finiri ia {Thie:msri Chronimn, MGH SS, 111, Hannover, 1839, 1, 14).
Tanovif St., Djevdjelia, g. 259.
a Cibi6 S. M.,op. cic., p. 246; Stanoievi6 M. F., Zadmk, ZbN3, XX, 1913,p. 37; Smirnov I. N-,Mordvri,

.."

KU, XI, 6, 1894, p. 543.


m Epistola Addgati atchiepiscopi Magdeburgensis, Meyer C. H., Fontes historiae religionis slavicae, Berolini,
3931, PP. 15-17.
IoAIE

Chronicon Livoniae o di Enrico P1 Lettone. Ai margini dei territorio ugro-finnico l'usanza di questi sacrifici dur pressa i Vopli almeno fino al 1618 e presso gli
Ostjaki F i o al 1663. La vittima degli Ostjaki era sempre un f o r e ~ t i e r o ma
, ~ in mancanza
di prigionieri, i Voguli non esitavano a uccidere nei sacrifici uno dei loro, acquistato a spese
di tutta la trib e reputavano il loro atto a taI punto legittimo e necessaria che il 24 settembre deI 1618 chiesero a Ivan Vel'jaminov, vojevoda di PeIym, il permesso di eseguire un
tale sacrificio. Non avendolo ottenuto, procedettero lo stesso all'uccisione.
La srnembramento eseguito a vivo dagli Slavi dd Baltico nell'XI secolo su prigionieri
di guerra e missionari cristiani ( a mrn vivi aspiciant ce per abscisionem singulorum membronim mortificari , Lettera di Adelgot) non era, forse, una tortura, ma un sacrificio agrario: intorno al 1840, in un villaggio non lontano da Poniew&, nel governatorato di Kovnc,
tra gli uomini intervenuti ai fuochi di S. Giovanni si sorteggiavit una vittima u le cui membra venivano sparse per i campi per santificare la terra ... alla scopo di. implorare la terra
di dare frutti a. "' Alla stesso modo veniva a fatto a pezzi n (razryvajut v klotki) il malcapitato che si fosse imbattuto neII'*c opachivanie a o ac oboryvanie #, ci& nel corteo che
tracciava un solco intorno al YilIaggio per difenderlo da un'epidemia. Questo procedimento
era considerato dagli esecutori come E< un sacro dovere
Piii usuale era un altro pmedimento: per ottenere Ia guarigione di una persona malata,
i Votjaki usavano seppellire un pollo o un'oca insieme a una ciocca di capdIi delI'infeletmo,

tenute nel

i<

I1 seppellimento della ciocca di capelli era il succedaneo di un sacrificio umano,

ec come

av-

viene, (nota il Wasiliev) presso gli Slavi b; naturalmente, il pollo e I'aca venivano sepolti
vivi. Seppellimenti di animali vivi o di loro sostituti P: costume soprattutto dei Finni e dei
Russi, meno caratteristico degli Slavi meridionali.
I1 Gorodcw d notizia del seppellimento di un gatto vivo insieme alla salma di un morto
di colera nel 1 8 9 2 . Secondo
~~~
il TereEenko, per far cessare una peste deI bstiame, si procedeva a sorteggiare tra uomini e donne chi doveva essere sepolto vivo insieme a un gallo
e a un gatto nero. Il seppairnento a vivo di colui che si imbatteva nel corteo femminile
dell' opachivanie z <.r doveva avvenire "nepremienno",immmcabilmente m, altrimenti il iito
avrebbe perduto ogni efficacia. 247 Di seppelIimenti a vivo si hanno notizie dai governatorati di Perm' e di Vil'na." Talora un fmciullo che vime sacrificato in Russia per motivi
superstiziosi," in Bulgaria perfino un bambino ad opera dei genitori. Nella stessa Polonia occidentale, a Lubonia, presso Leszno, il C sdtys n o capo del villaggio, durante un'epi-

Heinrici Cbro#icots Livoniae, a cura di A. Bauer, Wiinburg, 1959, pp. 6, 52.


Smirnov I., Nabioski t
3 izisorii finskoj kscIJ#arty, EO,2, 1891,pp. 62-63.
240 Pavlwskij V., Vogdy, Kmn', I+,
pp. 2oE-209.
241 Dowojna-Syiwestrowicz M., Sobhtka, a Wida aie, VI, 1892, p. 445.
242 Bronwskij G.P., Opachimie k r e v n i vo urmja epidemii, EO, XXXIV,3, x897, p. 187.
2"
Wasiliev J., Ucbersicbt Pber die heidnischen Gsbraiiche, Abwglauben und Religion der Woijiken in den
Tinnwgrienne a, XVIII, 1962, P. 40.
Gouv. Wirlth und Xnrnn, r M m o k de Ia
244 Schmaus A., Einige Bemerkangen zu den slaeiischen Noi/easerbrZmben, a Etnolo5ki Pregled p, 6-7,Spomenia u
h s t M. Gavazzi, p. 60, 1965.
G o d c o v V. A,, ObyCai pri pugrebenii uo nrmja epidmii, EO, 3, 1897,p. 183.
2 4 T d k n k o A,, Byt russkago naroda, SPb, ~848,V I , pp. 42-43.
SoIov'ev E., Prestupltnija i d a z a n i j a po ponjrrijam kresr'im PovoIYh, ZGO OE,XVIII, T.11, IP, p. 279.
2" EO, T,. 1897,
- . -p. 169.
EO, I, ~ 8 9 7p., 16;.
m Dragomanov M.,Shornik xa nmodni amo#vorenfja, I, 1899,v. Ktauss, * Wida a*, XI, 1897,p. 265.
U8
2R

&mia ordin a una bella orfana che egli aveva adottato di scavare una fossa nd'orto e poi
di misurarla col suo corpo. e JA seppelh e ail'indomani era gi morta, ma l'epidemia era
cessata P (v. fig. 152)~~'
Naturalmente, questi atti venivano compiuti in modo quasi clandestino e quando la gendarme& ne veniva a conoscenza, incontrava gravi difficolt a raccogliere testimonianze, spe-

Fig.

152.

Smrificio umana in PoIonia

(da Seweryn).

cialmente nei casi in cui Ie vittime apparivano consenzienti. Queste circostanze rendono
malsicuro anche l'accertamento etnografico dei fatti, ma la frequenza, l'uniformit e la concordia delIe notizie non lasciano dubbi sulla loro realt. Sulla sorte dei forestieri che si imbattono
nelle aratriti del'# opachivanie B esistono test imoniam dirette. m Atti pmessuali e ufficiali
dimostrano la veridicit del ac kloveEeskoe prinoLenie a, del sacrificio umano. m
Gli Slavi sono Itnico popolo cristiano d'Europa che fosse dedito ancora nel secolo scorso
a qumto spaventoso genere di pratiche religiose. A dii fossero inviate le vittime sepolte
vive, non sappiamo, nd Io sanno gIi autori def rito. Ma certo a d e k entit ctoniche, come

Seweryn T.,Ikomgrujia e i n o g r d i m , u Lud m, XXXIX, 1952,p. 297.


m N. P. A., Ku& EO, 2 , 1891, p. 163; Balov A., * Zivst. *, XI, I, 1901,p. z z j . Vedi inoltre: J a k u U E.,
Obfiw p w o , 1, pp. XXXV, 180 e 11, pp 333-336, 363; &mdcm V. A., op. C&., p. 186.
m Witort Jan., Pmycxyaek do Risfwyi prre~ddw: mshxelmiie cMwy w Siberyi W 1892, aLud W, 11, 18y6,
pp. 195-197; a Z d Miuistcrsma Justkii rr, 1897,&. EO,1, r897, p. 208 r. 11 &o
ptr annegamento t &hsama diffuao, mentre & k m a t quello per sep@mcnto. Quando, nei 216 a. C.,n&
smarrimento ptt la d t t a
di &me, i Romani si Irmpciaromi permada a sepvive &e -pie
umane di forestieri od Foro Boa&, l'atto
fu giudicatu &mco alie trridiaioni, #minime Romano s m i p (Gnldi M.,ki digime dei Rommi, in: Storia d d e Retd
&mi,a c m di P.Tmhi Venturi, Torino, 1939,T, p. 686).

appare anche dal colore nero degli animali che talora le accompagnano. E lecito anche ritenere che usino seppellire uomini vivi solo quei popoli che sogliono seppeltrli morti: li si invia
anzitempo nell'al di l per placare spiriti tellurici che, nella loro collera, diffondono pestilenze.
La terra 2 ii luogo dei motti e degli spiriti che regnano su di loro. A Otok, in Sfavonia,
il mercoledl santo, finch le campane sono legate, non si osa lavorare la terra perch nella
terra sepolto il corpo del Salvatore. "' In Russia chi percuote la terra, percuote il ventre
deIla propria madre nelral di I, per cui, anche cadendo, bisogna baciarla e chiederle ~ a d o n o .
Si dice: ec Ona mat' naSa W , <{ nostra madre P. Se si sputa per terra per disprezzo, si ha
cura di dire: non a te, santa Terra! Dopo il 25 marzo (o fino al 25 mano) reputata incinta, per cui si fa divieto di zappare, arare e piantare staccionate. 255 La si prega di n inghiottire Ie fone impure D, rito ~urificatoreche pare in relazione coi sacrifici ctonici. m
Oltre che sede dei morti, Ia terra 6 anche datrice di messi. Abbiamo visto che i saaifici
per smembranamento, hanno lo scopo di cttenere da lei frutti abbondanti. In Mazovia la
festa dell'Annunciazione & detta 4 matka otworna P o a matka atwierajqca i p , a madre aperta
o che si apre W, perchk il 25 marzo si traccia con l'aratro il primo solco. m Dopo la mietitura, le si chiede perdono di averla spogliata delle messi.
Lucrezio chiamava allora la
Terra effoeta, quod foetum emisit m, In Belorussisi si crede che alla vigilia di grandi sciagure pubbliche, essa faccia sentire al sorgere deI sole un sordo gemito. Chi ha un udito
acuto pu percepirlo. m In Russia si celebra il suo onomastico alla vigilia della Troica. in
quel giorno che vietato sputare per terra. m La Troica Ia commemorazione primaverile
dei defunti. Morti e terra si alternano e si identificano nei benefici e nei malefici inviati
ai viventi. Sono rappresentaioni ctoniche antichissime di popoIi zappatori e inumatori.

Lovmif Jo., Ofok, BNZ, 11, 1897, p. 399.


Skrqhska K., WicS Kynice W Tomasrowskiem, * Wisla B, IV,1890,p. 130; Schnaider Jo.,Lud peczeaiiyti~ki,
u Lud s, XIII,19o7,p. 204; Moszyiiski K.,
Kultwu ludowa, 11, I, pp. 514, 517;Tokarex S. A,, Rdigiowye uerovmiju
vostohioslavianskich n m d m XIX - murala XX veka, Moskva, 1957,p. 77.
2% T o k m S. A., op. loc. cit
Tappen M.,Rzut oka nu acic hfcielne Muzurdw, u Wida w, VI, 1892, p. 641.
258 Pleszcynski A., Wochy i Kozjory, u Wisla *, VII, 1893,p. 233.
Bidotaindw, v. Ronisz W., in: a Wida *, TX, 1895, p. 442.
259 Bogdanowicz, O kulcie z i m i
Zobnin F., Iz godn v god, wpismiie krsrgovorola kest'janskoj iimi P S. Ustt-Nicynstum, Tii(menskago oknrga,
4 Zivst. W, IV, I, 1894. p, 5423

Capitolo decimo
FIABE E DANZE

Le fiabe sono uno dei patrimoni pi ricchi deil'umanit. Si pu dire che non vi sia
popolo della terra che non abbia affidato a1 racconto orale il ricordo delle sue credenze religiose o d d e sue tradizioni. I miti, poco sviluppati nelle d t u r e primitive, sembrano moltiplicarsi e arricchirsi in civiit pi recenti, forse di et neolitica. Vi sono fiabe fantastiche,
altre che sono date per vere da& stessi raccontatori, altre ancora che hanno l'andamento
realistico delle novelle. In Africa questi vari i( generi a si succedono, mondo il Frobenius,
come vere et letterarie: l'et mitica seguita da un'eta romantica e amorosa aIIa quale succede una produzione realistia e umoristica.
La diffusione dei motivi fiabistici & immensa. Si pu dire che pi di un terzo di essi si
ritrovino n in nuce in tutti i continenti. L'erudito finlandese Aarne ha per primo iniziato
un inventario sistematico dei motivi fiabeschi, dassificandoli sotto sigle numeriche che permettono di decomporre la fiaba nei diversi motivi della sua trama (se ve n' pia di uno),
di vederne l'area di diffusione e le vwimti. L'indice fu perfezionato e completato con la
collaborazione del Thompson. Andreev Io ha applicato alle fiabe russe, il Krzyianowski a
quelle polacche. l
Queste classificazioni empiriche, di grande utilit, restano estranee al soggetto e non si
propongono affatto di ritrovarne il significato anche dove questo significato trasparente. B
invece questa operazione che qui sar tentata per un gruppo di fiabe russe pubblicate neI!t:
raccolte di Afanas'ev, Onhikov, Karnauchova e Azadovskij
I1 campo delle ricerche quasi illimitato. I1 solo materiale russo comprendeva a tutta
il 1938 pi di tremila raccolte di fiabe con circa 9x5 soggetti, senza contare le varianti.
La fiaba ha un suo stile e un suo rito di recitazione. Chi la racconta non Ia abbrevia
e non la modifica. Alterazioni c contaminazioni avvengono per lacune della memoria, non
per volonth dei narratori. Gli ascoltatori non lo tollerebbero. I1 bambino che ha udito una
volta una fiaba, corregge-il narratore che non la ripete neila stessa maniera. Gli eroi devono
portare il medesimo nome e pronunciare le medesime parole. Si tratta di un'esigenza psicologica senza la quale la fiaba non avrebbe potuto conservarsi e trasmettersi per centinaia
di generazioni e migliaia e migliaia di anni. La medesima esigenza presiede ati'osservanza
dei giochi infantili: il bambino non ne r n d i c h e r mai le regole e non sopporter che altri
lo facciano. Non si tratta di un semplice itnpulso conservatore, ma di qualche cosa di pi

e A,, Verzeicbnis der Mirebentypen. FFC,3,151IO; Aarne A. end Thompson S., Tk types of tbe FdhTde,
r928, A n d m v N. P, Uhzaier skotlrycb sjdefov po sisteme h e , Leningrad, 1929; &ryhmvSki JnL,
Pdska h j k a M o w a W W z i e systemafyanym, z voil., Wrodaw, x962.
2 S o W v Ju., Ricsdij fd'klw, M-kva, 1938, pp. 301,304.
h

FFC, 74,

E. Gasparini, If rnotnorcoto slova. Antropokogia. cuktwok dei Erotoskova, IlI, I S B N 97E-88-8453-757-7 (odine],
ISBN 978-88-8453-734-8 (print), 8 2010 Firenze Universi@ Fress

ptofondo che condiziona la stessa cultura, Giocose, infatti, saranno le regole del gioco in
quanto il gimo stesso libero, ms iina volta accettate, il gioca diviene un'occupazione seria
o una competizione agonistica. In nessuna occupazione il bambino si impegna con tanta seriet come nel gioco, talara lino all'insensibiliti al dolore fisico. Queste riflessioni s d e
convenzioni umane conducono a considerare le circostanze del gioco come le condizioni stesse
della cultura.
Come il gioco non t gioco, cos'l la fiaba non fiaba. Vi sono giochi che prima di divenire tali, erano opermzioni divinatore o atti di purificwione, e fiabe che sono degradazioni
di miti antichissimi. Q Non omettere una sola parola della fiaba D, dice l'imperativo russo. "
Esiste una ritualith fiabesca. In CaIifomia i1 narratore degli Yuki della costa non deve portare la pi piccola variazione al racconto. I Miwok trasmettono di generazione in generazione
la versione intatta dei loro miti. Se presso gli Haussa (Sudan) il narratore cambia il teste
del racconto, I'uditorio lo corregge, anche se si tratta di una parola insignificante. In
Africa, presso i Baluba, favole di animali si raccontano anche di giorno, ma fiabe solo di

notte e gli uditori rettificano il raccontatore che ne modifica anche una sola parola. ' Qlrsta integrit a rituale i~ della recitazione delle fiabe stata rilevata in Europa solo in Russia.
I ricercatori sovietici (come il Sokolov) hanno torta di dare, nellYattuaIefase storica detta
fiaba, eccessiva importanza alla persona del narratore. La sua arte t? solo di memoria e di
d'mone.
'
Un'altra regola le fiabe hanno in comune coi giochi: Ia stagione e l'ora pstabilita per la
recitazione o l'esecuzione. Vi sono giochi che non potrebbero essere eseguiti fuori di stagione.
Sarebbe considerato pazzo chi in Europa accendesse un rogo di S. Giovanni o di mezza
quaresima fuori dei giorni prescritti, o colorasse a Nrttde Ee uova pasquali. I1 gioco dell'altalena, per esempio, stagionale presso i Finni, i Balti e gli Slavi. ' Trascorso l'ultimo giorno di
tolleranza deI gioco, non si troverebbe pi in Estonia nemmeno una altalena: tutte vengono
accuratamente smontate. ' Egualmente stagionale e rituale l'altalena presso gli SIavi meridiondi. lo I1 significato del gioco traspare palesemente se lo si osserva nel Celebcs meridionale, "
nel Borneo, a Giava e Sumatra, nell'antica India, in Birmania * e soprattutto ne1 Siam dove
conserva in parte i1 suo antico carattere di rito solare.
Analogamente per le fiabe. Nelle nostre campagne nessuno si sognerebbe di mettersi a
raccontate fiabe d'estate. Le fiabe si raccontano d'inverno, e non di giorno, ma di sera e di

Huizinga J., Horno Iudens, Torino, 1946.


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13 Hutchinson, in: Vannicelli L., Lo religianc dei Jalo, Milano, 1944,p. 88.
3

notte, non perch I'invemo sia la stagione dell'ozio, ma perch le ore serali d'inverno, a
causa ddla brevit della giornata solare, sono ore di a veglia D e di e< filatura D. La fiaba
collegata sia col vegliare (m1non dormire) che col filare. Le ragioni di questo collegamento
sono state dimenticate, ma l'aggregazione si conserva.
Sebbene esistano sia presso gli Slavi che nd'Europa occidentale eccelIenti narratori di
fiabe, si pu dire che la trasmissione del patrimonio fiabistico t affidata soprattutto d e
donne. L'uditorio non formato per6 solo di bimbi, ma sovente anche di adulti. Presso
molti popoli di natura le storie vere * o reputate tali, richiedono di essere raccontate in una
partimlare stagione. Cos fanno neI1'America se ttentrionaie i pellirosse Pawnee e i Caddo (Wichita), i Dakota Oglala (Sioux), i Cherokee (Imchesi), in AustraEia i Karadjeri, nel Sudafrica
gIi Herero. l' I Pima (tra la California e il Nuovo Messico) escludono le donne dailbudizione
dei miti, cio delle storie vere E-, mentre presso i Berberi le storie sona raccontate da
vecchie donne, in assenza degli uomini. Fiabe si raccontano presso di loro sia cl'inverno che
d'estate, ma non di giorno. Gli Yavapai dell'Arizona invece credono che raccontandole d'inverno, si provwherebkro tempeste. La sera o la notte 2 l'ora generale delle fiabe presso tutti
i popoli, sia di natura che civili. l5
Nei paesi slavi si recitano fiabe o si propongono indovinelli anche fuori deu'inverno, in
circostanze molto particolari, per esempio neIle veglie funebri. Si crede che chi si addormentasse durante la veglia correrebbe pericolo di avere l'anima rapita dallo spirito del defunta,
per cui si ricorre a fiabe e indovine1Ii per tener desta I'attenzione e vincere i1 sonno. In
realt t. lo spirito stesso del defunto che h asmlto della fiaba e si compiace di sentirla
narrare. Quando gh emografi sovietici visitano le campagne della Russia per stenografare
le fiabe, trovano una certa riluttanza e resistenza da parte dei narratori ad acconsentire:
la fiaba non pu essere raccontata per motivi oziosi, fuori di luogo e di tempo, senza l'uditorio prescritto, Una contadina, arrendendosi all'invito della visitatrice (Ia foIklorista Karnauchova) disse: 4 Va bene, sia pure, riderete, i diavoli si rallegreranno, adesso racconter la
cosa i ~ l6. Per la namtnce i diavoli sarebbero stati o venuti in ascolto della sua fiaba e ne
avrebbero tratto piacere. Tra diavoli e spiriti dei morti il popolo russo non fa sovente grande
distinzione. Una vecchia cieca si accorse, mentre raccontava una fiaba ai suoi nipotini, che

forestiero era in ascolto. Quando ne indovin la presenza nella stanza, si mise a gridare
che non avevano rispettato la sua cecith. u Devo morire, disse, rni hanno indotta in peccato! B. l' Raccontare fiabe & dunque un peccato che & pericoloso commettere se non ci si
circonda delle dovute precauzioni, e Ia presenza di un estraneo sufficiente a modificarle.
Non raro che nelle stesse fiabe in Russia si racconti come gli spiriti siano avidi di udirne
narrare: s Devka, devka, govori mne skazki! P, .ac Ragazza, ragazza, dimmi delIe fiabe! ordina
uno di essi all'eroina capitata nella sua capanna. In Q( SkaW skazki P , racconta fiabe B, dice il
vecchio a1 ragazzo sciocco che venuto a casa sua a chiedere fuoco. Presso i Burjati e sui
monti dell'Altai gli spiriti della foresra accorrono a frotte nelI'oscuritli ad ascoltare le fiabe
titi

j4

lS

16
11
'8
19

Pettazzoni, ap. ci#., pp.


Stesso, OP. cit., pp. 3-4.

1-2.

Nu, bude, posmejalis', krtej poteGliju,tepet' budu del0 skazyvst', Karnauchwa, 302, 4 2 ~ .
Kirnauchova, 420.
Afanas'ev A. N,,Narodnyja wskija skaxki, 8 vall., 3' ed., Moskva, 1863, PrirnGmiji, 1, p. z15.
Afanasiev, I, p. r94.

e dimenticano di proteggere gIi animali, permettendo ai cacciatori migliori prede. m Vi sono


esseri potenti interessati alle fiabe e la vecchia cieca in Russia ha ragione di temerne il rancore.
Raccontare fiabe un atto evocativo e saccaIe, come dipingere miti su rocce o dentro le
caverne. 2'
Non vi dubbio che in Russia l'atto di raccontare fiabe era in qualche modo connesso
con credenze pagane poichk la chiesa credette necessario lottare per tutto il medioevo contro
questo costume e diramo infiniti divieti u protiv basen' besavskich n (contro le fiabe diaboliche)= proibendo * basni bajat' D di raccontare fiabe." Non era il contenuto in se stesso delle
fiabe che era oggetto delle proibizioni ecclesiastiche (questo contenuto talora ardito e poco
rispettoso delle cose della chiesa, ma non pi che nelle fiabe dell'Europa occidentale), ma la
circostanza che, raccontandole, il popolo era cosciente di compiere atto pagano in omaggio
alto spirito dei morti e agli spiriti impuri che traevano diletto da questi racconti. I Muiname
del13Americameridionale raccontano fiabe nelle notti precedenti alla festa cannibalica e argomento di queste fiabe sono quegli inghiottimenti astrali, quelle scomparse di astri e cosrellazioni dalle quali ha tratto origine il canniibalismo rdigi~so.24 Vi sono popoli che attribuiscono
al racconto dei miti effetti grandiosi e analoghi a quelli narrati nei miti stessi: i Pueblo credono
che il racconto notturno dei miti faccia avanzare le ~ t e l l e gli
, ~ Australiani ritengono che i
racconti della creazione del mondo cantribuiscano a conservarlo e il medesimo racconto
nell'anticn Mesopotamia rinnovava l'universo e apriva un nuovo periodo della sua storia,
Tra gli Afu del centro di Celebes non si propongono indovinelli che nella stagione in cui i
campi sono seminati. Appena I'enigma stato indovinato, gli s t a n t i gridano rivolti agli anrenati: a Fate che il nostro riso gemo& e che le spighe ne siano grosse! s. Proporre indovinelli nel tempo che va dal raccolto alle semine casa strettamente vietata. n
Un'dtra circostanza poco indagata spiega la prevenzione eccfesiastica russa contro le fiabe.
La maggior parte delle fiabe e avventure che compaiono nelle fiabe sono palesemente fantastiche e non C'S popolo, per quanto credulo, che possa prestar loro fede. Ma iI mondo
fiabesco davo, e particolarmente russo, non del tutto separato da quello mitico. Vi sono
nelle fiabe russe attori o spiriti (come lo spirito della foresta o i serpenti di fuoco) reputati
reali. La stessa strega Baba-jagA era probabilmente una di queste figure mitiche. E naturale
che, ascoltando i racconti delle apparizioni del# leSij N, o di certe vecchie nei boschi, il popolo
fosse incline a consideradi veri. En questa prestazione di fede soprawiveva, naturalmente, Ia
demonologia dell'antico paganesimo . anche importante notare che figure f iabesche, notissime in Occidente, come le fate, non sono ancora entrate in Russia nel mondo ddle favole, ma
continuano ad avere esistenza reale e ad aggirarsi nelIe vicinanze degli uomini per campi e
paludi, temute, festeggiate o scacciate con riti particolari.
Baba-jag forse il personaggio pi popolare ddle fiabe russe e I"co
conosciuto da
tutti 1 popoli slavi. E una strega che accoglie i viventi in una capanna nelIa foresta per
'O

Pettazzoni, op. cit., p. 6.


CdIois R., Tbeorie de Ia !#te, a Nouvelle R a e frangaise a, 315, 1979, p. 876.
kjalainen K. F., Die Religiotn der Jugra-VoIker, FFC, 41,p. 191.
n Sokolov, p. 292; a biisnji * da u bait' a - dite, come favola da favellate.
24 Volhard E,.Il cannialilistno, Torioo, 1949,p. 4x3.
Mauss E.,MansreI d'ethnograihie, Paris, 1947, p. 47.
21

" Pettazzoni, p. 5.

n Sbillot PP.,
Le Folkfme de Frmce, littrafwre male er erbnographie trriditionefle, Psris, 1913, p. 74.

divorarli. Talora sono gli uomini stessi che capitano da lei, o eroi adoIescenti dei due sessi
che giungono alla sua capanna, sia involontariamente che di proposito, per ottenere dalla

strega informazioni o aiuti. La fiaba racconta il pericolo della dimora in quella casa, le imprese
imposte dalla strega, i vantaggi e le ricompense che se ne ricavano e taIora la fuaa dei prigionieri invano inseguiti dalla maga.
Nelle fiabe raccolte dalI'Afanas'ev la strega per lo piU benefica, nonostante il suo terribile
aspetto, ma in altre, specialmente della Russia settentrionale, la sua ferocia e il suo potere si
dimostrano spaventosi. Non sempre chiamata col nome di Baba-jagh. Certe volte non
nominata affatto ed t designata semplicemente come una vecchia o una vecchietta. Essa ha
inoltre dei sostituti o equivalenti maschili (vecchi talora sciancati o peIasi) che non sembrano
in relazione con Baba-jag pur essendone delle vere incarnazioni. Anche allo spirito forestale
(leSij) si attribuiscono aspetti e imprese analoghe a quelle della strega. La strega k sovente
sostituita da mostri zoomorfi, come serpenti, draghi, o anche semplici cavalli. Si pu ritenere che in tutti i casi in mi il viandante o l'eroe deUa fiaba fa nella foresta un incontro
pericoloso e penetra in una casa disabitata, 5 di scena Baba-ja& anche se la capanna un
palazzo di cristallo e vi dorme una fanciulla incantata. Qudla fanciulla sarh di nuovo Baba-jag
poichi gli I< avatar i~ della strega sono infiniti.
Nelle fiabe msse detta Baba-jaga, E, Jag-baba, pi brevemente Jaghja, Jagbaja, e anche
J a g i h a e JaginiCna (Da!', L e x . ) . ec JagiSna I> in grande-russo una ingiuria per una doma
litigiosa o malvagia, a1I'incirca megera. Is Nelle f i a h della Russia settentrionale raccolte daLia
Karnauchova i1 nome della strega compare deformato in patronimim: Egibova o Egibisna,
figlia di Egibova." Gli Ucraini la chiamano a baba-jaha n (Berneker, Etyna. Wort.) o u jazibaba ip (Preobra2enskj, Etimol. slouax'). Presso gli Umini d'Ungheria i. nota col nome di
e jazi-baba (Berneker) o anche di 4 j&a-baba n.30 I Belorussi la conoscono anche col nome di
Iga o BaGa-iga ((Preobr.).I Polacchi la chiamano a jqdza-baba P, o semplicemente c( jqdza W, strega. L'antico ceco ha una a jz >, (Bern.) o e< jeze (Preobr.) col. significato di strega e di lamia;
a j&nka n o ac jdinka i.> t oggi una donna malvagia o una rusaka. I n Slovacchia a jeiibaba n
Q
jpibaba fi 3' in Galizia anche u jaLa s (Kaslowicz, ibid.). Lo slweno a j ~ z am (collera) 2
collegato con 4 jagh 5 dal Berneker, ma gli Sloveni di Carinzia conoscono egualmente la
forma 9 jaga B . I~n Bulgaria la strega & nominata nel titolo di un'opera deI Ljublenov sui
canti e le credenze della regione di Kjustendil come Baba Ega. Questa Baba Ega C( una
brutta vecchiaccia che va a cavallo di un bastone di ferro e dove passa fa volare via tutto,
dbnde IYmprecazione popolare: Ega ti poraziila! - Ega ti annienti P. Col nome di Ega m m pare del resto anche nella Grande-Russia del nord. *
I n due villaggi serbi Jega o Baba Jega un gioco di bambine eseguito nel terzo giorno
dopo Pasqua: una di loro, interamente avvoIta in un rnanteuo, si tiene al centro di un circolo

Christiani W,,
Ueber die peralichen Schimpjw6rter in r u ~ ~ i ~i
t kArchiv.
,
f. slav. Fhilologie R>
1 9 ~ 3 ,P- 327.

XXXIV,

Karnauchova I. V., Skazki i predmija rmcmogo b # j d I Leningrad, 1934, pp. 145, 157.
spcctres du
Gnatjuk V., Etnografifeskis materialy z aigdskoj Rusi, Lvov, TV, 1909, p. 260; Gillois R.,
midi dans la mytholagie rime, r Rwue des etudes sIaves ;a, XVI, 1936.
Rwue des Ct. s l a v ~B, 11, 1922, p. 257.
31 Pollvka Ji., Du smliturel dans I t x cester. sIovaques,
Moderndorfer V., Narodno blago korofkih Slovencih, Miribr, 1934, in: Caillois R.,op. cit.
33 Liublenov P. L,, Baba Egg ibi zbornik ot raJiEi verovnnija, nmod~iv Kjust~ndilsko, T r m o , 1887, dr.
IV, 1890, p. 458.
N Wisla
34 Ega-baba, a Binepa, Afan, I, p. 56.
29

di compagne e cerca di &lpirne una con la manica. E il gioco infantile di Empusa dell'anticii
Grecia (vedi pid avanti) (fig.1331.
Come maschera, Ba$a-joigh compare anche in Russia: ha gambe di osso, denti neri e
j5

viso vecchio e rugoso. Enm nelIe case a cavdo di un pestello e propone alle ragazze
degli indovinelli promettendo le nozze se fi indovinano, ma suggemhne benevolmente la
risposta. #
La strega quindi nota a rutti gli Shvi, ma non solo come personaggio di fiaba. in Serbia,
in Bulgaria e neUa stessa Russia compare anche come essere mitico, in una veste e psonif;cFig. 153. I1 gioco ifffaniile di Baba Jegd in Serbia
(da Trofanov2).

zione pi antica di quda fiabesca. U Karjdainen la paragona d a Syojatiir dei F d ,strega


mtropofoiga del bosco d a quale si pmientano offerte di carne e di tritello. "
Per la provenknm e ii significato del nome i linguisti prospettano due possibilit: aI&
b derivano dall'mh slavo C< &a B, u j d a #, ferita, piaga o malattia genede. k derivazione che m 4 0 ramoglie sotto una medesima provenienza le forme slav~-oriendiin gutturale (tipo jagrm) con quelle slam+ccidentaIi e rnendionalf. Altri invece risalgono a uho slavo
comune *e#g# e risolvono alcrimenti le dEcolta consonantiche (MikIoiich,Briickner, Berneker,
Baudouin de Courtmay, PoEvka). Nel p&o
caso Baba-ja@ skbbe s e m e e n t e unsi
donna-peste, una 4 Pestfrau B, cio un contagio epidemico personificato. Z'aspecto di questa
do--peste concorda in parte con gli attribun dells Baba-j& delle fiabe russe iil sesso, l'et

3
3

T m j m i d S., PsibofMko hhvmjie nprkog traroda, po&vIo bez r&, S a , LII, 1935, p. 19.
A., &t mrkafo &, s%, x848, pp. 162-164,167,
ICnrjlainm K. F., Die ReligMn dm Jugra-Viilker, m, I, qx, rgar, p. 377,

~~

e la frequente mutdazione agli arti o alle dita), ma non si pu dire che Baba-jagh sia dedita a
ferirnenti o a diffondere contagi (jaza, jazdal. Vi sono inoltre aspetti tipici di Baba-jag che
si spiegano meglio con la derivazione del suo nome da " e ~ g u in
, relazione con i'atto di stringere, soffocare (jez$a>jeg-ja, iit. N engti >p stringere e u ingti n impoverire, lat. anguis, angere,
angores, angina, angustiae, anxia, ecc.). Questo significato concorda con quello che di
a jazi-baba N (o jaga-baba) dnno gli Ucraini d'Ungheria come di a bruco peloso (Berneker)
e con quello di Jaza di Galizia carne di serpente mitim (Karlowicz, in Polivka). II concetto di
donna-serpente sarebbe quello che mitologicamente conviene di pi a Baba-jagA per la sua
azione di mangiare e inghiottite, per le sue capacith di presentarsi come serpente o drago
per gli innumerevoli paralleli mitologici che la figura, cosi intesa, presenta in tutto il mondo,
dall'Africa, all'tlustralia, all'antico Messico.
La casa di Baba-jag nella foresta. Nessuno sa in quale luogo e come inaspettatamente vi
si arrivi. L'oscurith del bosco e il mistero delle strade che vi conducono fanno pensare a una
regione soprannaturale, all'al di 1 e a1 regno degli inferi, e il fatto riconosciuto fin dai
tempi de1l7Aanas'ev. La casa 2 a oltre trenta terre e trenta regni m, non ha porta, pu
trovarsi nel cielo o in fondo al mare m e da essa non esiste ritorno.
Ma nelle f i a k russe la casa di Baba-jag costruita in modo inspiegabile: si regge 4 su
zampe di gallina >p (na kur'ich ndkach), pia raramente di cane o su corna di montone o di
capra, e gira sul perno di queste zampe voltandosi alla richiesta dell'eroe: rc IzbuSka, izbuika
- dice l'eroe povernig' k lesu zadom, ko mne peredom fi (DaI', Lex.), E< Capannuccia, capannuccia, voItati col di dietro verso i1 bosco e col davanti verso di me N. Questo l'invito
che ordinariamente Ie rivolge l'eroe, e la capanna, obbediente, si gira per presentargli
l'ingresso.
Questo particolare di una capanna mobile su zampe di gallina si trova solo nelle fiabe
russc. Nci suoi PrtwleZdilija l'Afanas'ev accompagna i1 particolare delle zampe di gallina con
un punto interrogativo. " Il KahIo lo trova a incomprensibiIe >p (unverstandlich), ma ricorda
che a Mosca esistita una chiesa di Q San Nicola su zampe di gallina n," Lo stesso Dal', che
un raccoglitore di fiabe, parla talora nel sue lessico di capanne su zampe di gallina senza
riferirle esplicitamente alle fiabe. In una fiaba del2'dSanas'w Ia capanna della strega I detta
9 stanok P anzichk a izba P, nome che indica un rifugio o una costruzione sopraelwata ne1
bosco. 44 La ec chata fi o capanna deI Polesie aveva, secondo i1 Pietkiewicz, le travi numerate per ogni evenienza, ed egli ricorda che esistevano un tempo n piccole capanne (male
chatki) oggi sostituite da nuove, delle quali si diceva u chatki na kurynoj noicy n, capanne
su zampe di gallina n. 45 A PaIau, in Micronesia, ci conoscono piccole palafitte, dette u galid a,
destinate al culto e alle offerte, proprieth di una trib e a cosl piccole da poter essere portate appese a una corda >> (so klein, dasc an einem Strick gehangm werden knnen). Sono dette

"

38

Afan., I, pp. 84,

3 Stesso,

I, p. 248

m.
VIII, p. 193;Karnauchova, pp. 331, 339.

242,

K W f I i l l c h ~ ~ fpp.
f , 230, 301.

41

Azadovskij,

42

Man.,

I, pp. x14, x90, 407.

I, p. 110.

K a t i l ~G.,Wege ZUF Altersbestimmmg der Marchen, in: Mackcnsen L., Handwortcrbisch rder de~tschesMZrchca, I, 39.
44 Afnin., VI, p. roj, nota.
45 Pi~tkiewiaCz., Polesie rzeczyckie, Roiska Akad. umiej~uid,Frace kom. etnogr., VII, 1928, p. 222.

anche r< armadi a quattro piedi a (vierbeinige Schreine), in lingua indigena 4 tet s o sumog S.*
Nelle immediate vicinanze dei Russi, gli Ugri conoscono questi edifici: sono detti dagIi
etnografi capanne i~ O 4 granai degIi spiriti *, a causa delia Iom somiglianza con i granai nei
quali i Finni deI Volga, parte degIi Ugri e gli stessi SIavi custodiscono derrate aE riparo dei
roditori. Come in Micxonesia, Sono propriet di un gruppo di famiglie. Sono piccole costruzioni montate su pali, con tetto a due spioventi, sporgente a veranda sdl'ingresso, secondo
il noto modello delle palafitte, I1 Sirelius ne vide di poggianti su due soli pali e senza porta.
Vi si penetrava da una botola praticata nell'impiantito. " Holmberg-Harva ne riproduce
dai boschi dei Gremissi non pi gandi di semplici edicole o altarini, anche su un piede solo. "
s sono realmente esistite e poich
Non vi dubbio che capanne 9 su zampe di
si tratta di solito di rifugi temporanei e boscherecci, si immagin che la dimora forestalc di
Baba-jaga fosse costruita a loro somiglianza, tanto pi che le esigenze della fiaba o del mito
richiedevano che la casa fosse mobiIe e potesse girarsi, e questi edifici, molte volte montati su
pali non affondati nel terreno, lo permettevano.
La capanna di Baba-jag non chiusa, ma k rivolta in modo da non offrire ingresso (come
si detto) che su esplicita richiesta. La porta aperta, e talora la fiaba lo dice, 49 ma sole ii
movimento deila capanna permette di varcarne la soglia.
Vi una fiaba di Perm', raccolta dalI'Afanas'ev in duplice versione, in cui pet tre volte in
ogni redazione l'eroe dice alla capanna: 4 Capannuccia! sta come prima, come ti ha messo
tua madre, col di dietro al bosco e il davanti verso di me i ~ . La capanna ha dunque una
4 madre n che l'aveva costruita in direzione inversa a queIIa in cui la trwa l'eroe. da sola
che la capanna si girata voltando l'ingresso verso iI bosco. La semovenza di questa abitazione si prestava ad essere interpretata come una dimora astrale, ma questo particolare ne
d la certezza.
Talvolta nelle fiabe russe si dice che l a capanna si regge col tarsa rivoltato all'indietni-"
poich l'edificio si voltato dallUtxa parte insensibilmente, senza muovere i piedi {opistopodia degli spiriti lunari), per cui la si invita a volgersi 4 COI tallone di l$ e il viso di qua m. 52
Di soIito viene spiegato trattarsi di una di quelle capanne che stanno ferme e possono
voltarsi, ma qualche volta si dice pi semplicemente che Ia capanna si voIta o gira e perfino
che gira ininterrottamente. E tuttavia anche in questo caso le si rivolge l'invito di voltare
iT dorso al bosco e i1 davanti al visitatore. Oppure le si ordina: fermati! Ci siano o meno
visitatori, nella natura della casa di Baba-jag if girare, cio iI voltarsi ritmicamente da una
parte e dall'altra. I3 il gioco stesso delle falci lunari e i1 loro aprirsi ad est e ad ovest. La
izbuika su zampe di gallina la casa della falce lunare. Quando la falce era crescente (la

"

"

a Tisduier H., Dic Ve~breitirngder Hu~sfarmenin Ozednien, Leipxig, 1934,pp. 167,2r3;v. Parte Prima, cap. X,
note x z p z r 8 .
47 KarjaIdnen K. F., Di@ Religio9 det Jugra-Volker FFC, 41,1921, p. 99.
Hohberg U., Die Religion der T~cheremissen,FFC, 61,1926.
49 Chata byla odEininja, Afan., VI, p. 122.
so Izbuika, izbuSka! Stan' po staromu, kak mat' postada, k lesu zadom, a ko mne peredom, - Afan., I, p. 242
e 22, pp. 60-61.
51 Na tynnoj pjatke, Karnauch., p. 121.
Tuda tyncom, sjuda iicom, Karnauch., ibid.
53 Povertyvaetsja, Azadovskij, I, pp. 242, 295, 296.
54 Bezprestanno povertyvaersja, h.,
VIII, p. 3.
5 Ostojsja! - X m u c h . , p. 152.

"

capanna la parte m a del disco lunare) l'edificio si apriva verso una direzione (est), ma
quando la falce divenuta calante, Ia capanna ha rivolto l'apertura verso ovest ed 2 divenuta
inaccessibile ai viventi. La a madre W della capanna t la luna scura che l'ha costruita per la
falce crescente &e fu la prima ad abitarla.
Della capanna di Baba-jagh detto anche che unon ne cucita, n coperta a.56 Questo
particolare, congiunto a quello dd'ingrtsse ad est che si girato da ovest, ricorda un mito
melanesiano ddla Nuova Irlanda: To Kabinana (luna chiara) e To K a m v u (Iuna scura) si fabbricano nello stesso tempo una capanna, Il particolare importante, perch6 gruva l'esistenza
della capanna come immagine della luna. Ma il primo la copre dall'esterno, iI secondo dall'intemo, per cui alla prima pioggia le foglie del tetto della capanna di To Karvuvu si staccano
t l'edificio si smperchia. Questi due diversi modi di costruire il tetto, dalIa parte convessa
o concava, indicano la Iuna crescente o la calante. 5R
Tra gli Ucraini di Podolia si trovata la credenza che il cieb stesso posi su zampe di
gallina e molti anni fa il Gloger osserv a Gielczyn, sulla Narwia, dei pani nuziali che riproducevano questo concetto cosmico. Un indovinello belonisso che 1'Afanas'ev riproduce dal
Sementovskij, dice: <.r C'& una quercia antica- quercia, su questa quercia un uccello-girevole;
nessuna pu prenderlo, n zar, ne zarina R." Risposta: il sole! 11 nome di s girevole n dato
ail'uccello del sole rivelatore anche per la casa di Baba-Jagh: come girevole l'uccelIo che
indica il sole, cos deve essere girevole la casa che indica la luna. I Sorabi di Lusazia credono
che la luna abiti in una a piccola capanna * (chatka) ne1 bosco. In una capanna abita la luna
anche nelle credenze degii Alwtini. Kukiaq, uno sciamano degli eschimesi Netdik, arriva
volando in slitta neUa casa della luna: cc l'interno della casa si muoveva avanti e indietro, come
le pareti di una tenda agitate dal vento P.
Sia Ia capanna che la sua mobiliti sono dunque delle immagini astrali.
Secondo i Tlingit la casa della luna 2 una capanna a molto piccola *. W II modo con cui
Baba-jag la occupa & in rapporto sia con queste d i m e n s i o ~che con Ia forma deIla falce
lunare. Le posizioni della strega sono le piii impensate. E poco dire che essa abita la sua
izba. Si deve dire che la ingombra. O sdraiata in modo che dalla stufa il suo naso tocchi
il soffitto, O siede sul pavimento con le gambe aI soffitto O piii chiaramente, ha 4 la teste
davanti, una gamba in un angolo, l'altra nell'altro
Con una delle estremit (il naso, una
gamba) Ia strega tocca il pavimento, con l'altra il soffitto. In questa posizione acrobatica, che
ricorda certe figurazioni lunari dell'antim Messico, la testa della strega viene a trovarsi al

hfan.,

I, p,

III,

nota I.

Meier Jo., Myihen und Erzahlungwi k r KiimnKwokner der GazeLleHalbinsel, Neu-Pommern, Bi biioth.
Anthrops ip, I, 1909, p. 43.
M SchrniSt W,,
in: Meier, op. cii., p. X.
59 Mmzyhzki K.,Kdtura Iudowu Stowbt, h l s h Akad. umiej-.,
11, 2, 1934, p. 1489.
* Stoit dub smmdub, na tim dubi pticja-vertenicje; nikto ji ne dostane, ni car' ni caricja, - Afan., Prim&. I,
57

<i

p. 380.

h
n
$
A., I~toty mityczne Serbdw LuryEkicb, Warsmwa, 1901,pp. ZIO, 218.
GoIder P. A., Tdes from Kodiak Island, s Journ. of Amr. Folk-Lwe w, XVI, 1903, p. 2 8 , in: Pettamni R.,
Miti c leggende, 111, Torino, 1953, p. j.
63 Ra~mussenh.,
Tbc NetsSik Eskimos, Copenhagen, 1931,p. 236, in: Pettamni, op. ci]., 111, p. 11.
64 Swanton J. R., Tlingit myth and Textr, in: Peturaoni, np. cit., 111, p. 45.
6 Starucha l&t na peti, nos do potolku, -Kamauch., p. 343.
W Sidit na polu, nogi v potolok, - Afnin., I, p. 109.
fl Vperedi golova, v odnom uglu nop, v drugom drugaja, - Afan., I, p. 301.
6'

61

centro del cotpo. La casa durique molto piccola, non pia grande del nicchio di una cbiocciola, e la strega la occupa tutta [fig. 154). infatti cosl che la fdce lunare abita lo spazio
della luna scura che 8 la sua casa.
Nelle mitologie lunari il crescere e il diminuire deii'astro immaginato come il trascarrere
delIa vita umana. Nell'hla di Flores si dice Che appena h sua luce ~pparead ovest, Iw Iuna
& un bambino, nel pkdunio B un adulto, all'uitimo quarto un vecchio e quando scomparsa
un morto. A N h il primo uomo C nato col primo quarto di Iuna ed 2 identico ad esso.
Fig. 154. DrYinitd lainarc in m raicchi~di chiocciola, vaso di Coban, Gaatemla (cla Wiike).

154

In Melanesia la prima falce una ragazza; l'ultima una vecchia, una strega ci I'antenata
mamol.
Sebbene si dia anche il nome di a nuovo ip al primo quarto di luna, le denominazioni originali pi diffuse nella Slavia per indicare la prime e l'uitima fase della luna sono 4 giovane A
e ac vecchio D, e del mese trascorso si dice sempre m vecchio D. 71 L'etB di Baba-ja@ e la sua
natura di mtensta e di strega sono in siccoxdo w n questo particoloire concetto di luna salante.
Nella mitoIogia lunare pih antica invece i1 crescere e il calate della luna non a m o immiiginari carne il vivere e l'invecchiare di un medesimo essere. Luna crescente e luna calante
(O luna chiara e luna scura) erano concepite come due rivali (due fratelli m a d i l i ) in lotta
tra loro. Nella prima fase del combeittjmento (luna crescente) l'astro luminoso (in Australia:
Karvin, il falco lucente) esce vittorioso, ma riporta una ferita da pme del rivale (Bungil, il
corvo) al ginocchio o al piede, che la costringe a raiientare la marcia e Io fa deperire e dimagrire, fino a divenire una scheletro (dtima fase). Questa mitologema si consema neU1ovest

dell'Australia, nel sud-Africa e nd'Amdca aettentrioade.n


M r P.P.,Die Rcli~irrnBer Nad'ir, WcstBkwes, Nei* S ~ T M ~ aIAn-,
ib, XXIV , r gag, p, 843.
SthmidtW.,G u d i t i i e n &er Verd&bsng der Reiigiom irnd M y f M o g i ~dwmdrmesisE&eti Volker, cr D d s h t .
k,Akad. d. Wh.in Wim ;e, philrhist. &=eI Bd. LIII, rgro, p. 77, eou r r ,
m P&% G.P.,D a u Z w ~ g e s c W c c h t m e fn,~ ~
ic Arthropos P, =TV,
1929,pp. 1018, rqo.
n M
&,
op. cir., I, pp. 2446, rqr.
n khaidt W,,
L'origine & ride& de Diw, w Antbpos W, N,1 9 q , pp- q,
227; htt&
R, Mf e legge&,
civiIisu$io~sde I'Afriqee, P&,
I, Torloo, 1948, pp. 31-33; Baumann H. et W~tennannD., h s pe~pieset
1948, p. 110.
60

Rube e d m z e

Come luna dante, Baba-jagit porta le tracce di questa mutdazione. Quando n&
fiaba
col suo vero nome, 1ii sua persona raramente integra. a Baba-jag, odn
ty nogh D, u Baba-jagh con una gamba soh ip 2 il ritornello rimato che accompagna h sua
comparsa. 3aba-jag dunque l'equivalente dell'indiano Shiva u ekapada r, con un piede
solo, o deI messicano Tezcatlipoca, dello ec h u n r h B dei Maya o dello a purukan B (uragano) dei Caraibi 74 O del Dammulun degh Austtaliani deli'ovest (Yuin, Ngmigo e Volgal) che
significa appunto: a gamba da una parte m perch il Dio si toghe la gamba quando falce
lunare e e 11a rimette nel plenilunio. L'altra gamba di Daramdum k scheletrica e rappresentata da un osso puntuto. Tale 5 anche i'aspetto delle mutilazioni di Baba-jag: di Iei si
dice anche: con la medesima frequenza: u Baba-jagd, kostjanaja nog f i , a Baba-jagi dalla gamba
d'osso a. La strega usa spesso una gruccia. Uho dei nomi tusi dda gruccia (kostylr
) proviene da osso (kost'), d'onde il terzo nornignoIo della strega mutilata # derevjannaja no$ D,
a gamba di legno B.
Che la conformazione ossea dd'arto di Daramulum compaia a cos grande distanza in una
strega russa, cosa singolare e meravigliosa. Ma la si ritrova a una distanza ancora pi grande:
gli Apinaye, m a trib Ge del Brmile orientale, raccontano di un certo Terware (3 nome
significa a gamba puntuta *) che perde un piede durante la caccia, si agum da s Io stinco
e se ne fa un'am, per cui &viene un mostro che uccide tutti quelli che incontra. Ucciso a
sua volta e decapitato, la ma testa continua a wimpiere uccisioni finche i guerrieri deUa trib
non riescono ad uccidere anche la testa e a seppdirla. n Lo Zerries giunge alla dimostrazione
del lunarismo di questo demone attraverso le awenture postume della sua testa anzich quelle
dda mutilazione. Questo suo procedimento ci riuscir8 utile in altra circostanza.
Nell'mtica Grecia vi era m gicwo in cui un fanciullo cercava di raggiungere i compagni con
un bastone, saltando su un piede solo e imitando cosi (si diceva) lo spirito monocrure di
Empusa. m I1 demone femminile Empusa avrebbe avuto cos unsi gamba sola, sebbene n4 le
iscrizioni, n i frammenti dei tragici ce lo abbiano tramandato esplicitamente. Lo Zelenin h~
trovato in una fiaba del governatorato deiia Vjatka una pi bbarm confemazione degli arti di
Baba-jagi: la strega ha una gamba in decomposizione (verminosa) e l'altra fatm di sterco. "
Qui i1 riscontro con Ia greca Empusa quasi perfetto: Empusa aveva una gamba di bronzo
e una di sterco di asino o di mulo, d'onde il nome di 'ovooxeXls, gamba d'asino. D
a un
frammento di Aristofane (fragm. 500, 5or ) apprendiamo che Empusa era Ecate, cio l'denice
luna clegli inferi. Ma nemmeno questa testimonianza pare sufficiente d K&y per il quale
il piede di bronzo di Empusa 2 un'esagerazione dei poeti comici D e qutlt di sterco una

la

strega ii &-ta

"

"

4t

meta burla S.

Nelle pitture vascolari greche SeIene (la luna) cavdca spesso ma mula

(v. Weydemann in Roscher, b x . ) e la cavdca volgendosi d'indietro, per I'opistopodia degli

n Kirfd W.,Die h k o p f i g e Goitheit, Bonn, 1948, p. 24a


Lehaann-Ni~,
4 k r h i P, 111, 1925, ck. naisceIhea, a h t b r o p w *, m, 1926, p. 289.
Schniidt W,,
L'ongiffe, 227, '34; e Peekd, Zweigeschl., pp. 2056-2057.
h&,
p. 30; KuM, 11, p. 51; M., Lex.; Afan., I, pp. 3 4 32, ecc.
n Z&s O.,Kiitbisraf~elund Kopfgeiat~~
i# Siidmerika, u Paideume m, V, 1953, pp. 324-32~.
Hirn Y.,Giochi di bimbi, F I ,
1914, p* 57.
Zeienin D. K.,Velikm~kies k k i Vjatskoj d e r n i i , Petrograd. ~ 9 1 3 ,h: Propp V. Ja., Le d i c i stohbe
dei raccoati di fate, Torino, 1949, p. I 13.
MS. 813 delti Bihhtece Naxiwide di Atene, in Mais, Les spectres du m a , p. 76;Padys-Wissova e R&,
Lw.; Nilsrwin M. P., Ge~cbicRteder griechbcben Redigion, Mimdieo, 1941,pp. 110, 7b.
Kccnyi K.,
La mitoio& dei Greci, Roma, rpgI, pp. M-49.

"

spiriti lunari. I1 piede deIla muIa diviene il piede stesso di Empusa msl come lo spirito manistico di Aranda, ne21'Australia centrale, ha una gamba di emu. Anche Baba-jag cavalca
una giumenta: u essa ha una giumenta con la quale fa ogni giorno il giro del mondo P.
La trasformazione della luna chiara in Iuna scura viene immaginata come una graduale o
subitanea pietrificazione, (metaUhzazione) del corpo, o come una sua decomposizione. 1 miti
della pietrificazione vanno ddIa biblica moglie di Lot alla madre cinese di Yin. 83
Talvolta I'oscuramento lunare 2 immaginato invece come un sudiciume alie gambe della
strega (SI letame di Empusa). EgibiSna, figlia di Egibova, chiede a IvanuSka di traghettarla
al di I del fiume, ma il giovane rifiuta perchi EgibiIna luna-scura ha le gambe sporche e gli
insudicerebbe la sua barca dc pulita
Le gambe scheletriche di Baba-jagh vengona anche
paragonate a degli uncini per spargere il Ietame nei campi. Ma l'immagine pi crassa
della sporcizia deIIa luna scura 2 sempre quella degli escrementi. Che la luna sia luogo di deiezione e che i morti si nutrano di escrementi una credenza che ricorre nel Nuovo Meclemburgo e nella Penisola della Gazzella in Nuova Irlanda.&
La Iuna pu essere concepita addirittura come Ia parte inferiore del dorso. Per indicare questa parte si usa in Polonia S'eufemismo ec stara pani #, vecchia signora, che non pub
equivalere che a luna scura. Concepita come scura, Ia Iuna si awia a divenire la MadreTerra che gli Ugri chiamano i< capelluta a, dal dorso sporco . Quando sono in barca,
per evitare di nominare la terra, i paleasiatici Giljaki la chiamano con un nome equivalente
a escrementi.
Per la decomposizione delle gambe di Baba-jagh e di Empusa occorre immaginare che la
luna calante stia per divenire una morta (Iuna m r a ) e che il processo necrotico abbia caminciato a prendere gli arti inferiori. Ne1 Polesie si d alla luna calante il nome di e gnilucha s,% da N gniti n, imputridire. I n ucraino hnij il letame (russo gnoj p). I n
grande-russo s gnilucha s una persona deperita o malata. I1 nome di a gniIucha n comporta una personificazione: la luna calante & un uomo che imputridisce. Le gambe putride
delle streghe lunari risalgono a questa omologazione.
La mutilazione o la necrosi degli arti non iI solo malanno di Baba-jag. Come luna calante e sulla via di divenire scura, essa & sporca in tutto il corpo e soffre del suo sudiciume.
La prima richiesta che essa fa a chi entra nella sua capanna P quella di spidocchiarla: u PoiBCi
u menja v golove B, u cercami nella testa *, dice essa aU'eroe. Oppure: u OCisti menja!

..

"

Afan., VIII, p. IW
Afantis'w, 11, zO, 46 e VIII, 23, 198; Karnauchova, p. 258; Peekel G. P.,Dar Wesen der Tub~trmaskein
Neupowmern, a Archiv fur Anthmpologic B, XXIV, 1937, p. 106;Locher G. W.,
Tbe Serpent in KtuakfutI Religion,
cfr. Walk L., i< Anthropos v , XXIX, 1924, pp. 168-269; SbiIIat P., Le pc~ganime contemporoirr cbez LI pertpdes
celto-lnrinr, Paris, 1898,pp. 93, 135; Hentze, op. ci#., p. 20; Peekel, Tr4buanfl~askc,pp. 70, 73; Meier, Mythen 4i.
ErGhlsingen, p. 96, nota; e Sbimidt W'., Vorwora, ibid., p. X.
Nuova falce lunare, Karnauch., p. 167.
8s s Quici *, in: Karnauch., p. x34.
86 Schmidt W.,Dex Ursprumg der Goftesidee,Miimter, 111, 1931, p. 81 I; Peekel e Meier, bc. Cia.
87 Peekel, T ~ L u a n m u s b ,107, 133, x34.
Presso i popoli rnelanodermi la parte inferiore del dorso, denudata della Iuna calante, 2 nera, mentre quella
chiara rappresenta le vesti che si alzano, v. Peekd, Tubwls, 133-134.
82

83

Katjdainen, op. d.,


p. 312.
h - F a l c k E.,Les rites de chharse des peupies sibriens, Paris, 1953,p. 84.
9iMoszyiiski, op. cit., 11, r , p. 123.
Vjaiyj ili chilyj Pelovek, Dal', h x .
93 Afan., I, 86 e primd., p. 120.
90

podberi menja a puliscimi, svestimi D. Non raro che chieda di essere lavata nel bagno.
Non-lavato, u neurnytoj P, . l'eufemismo al quale si ricorre in Russia p:r indicare il diavolo
senza nominarlo. " Generalmente questi servizi sono generosamente ricompensati dalla strega. %

In Africa, presso i Bavenda, una fanciulla Njamalide dimentica la bambola presso il


fiume, Quando va a riprendeda, trova una vecchia che le dice: cc Leccami ip. L8 fanciulla
obbedisce. a Vammi a prendere dell'acqua! r> ecc. h vecchia Ia conduce nella sua capanna,
chiede di essere chiamata nonna e prema la fanciulla. " In Germania Frau Holle premia o
punisce le fanciulIe che le rendono o le rifiutano questi servizi.
E soprattutto agli occhi che soffre la strega lunare. 11 sudiciume glieli incoIla ed essa t
incapace di apridi. In Slovacchia Je5ibaba chiede che si pertino delle forche di ferro per
alzarle le palpebre. PB I1 medesimo motivo ricorre neIle saghe dell'antica Islanda: BaIor, Dio
dei Fomor, ha abitualmente Ie palpebre chiuse. Ispadden Penkwar, che non pu dare
marito a sua figlia Owen senza morire lui stesso (con Eo sparire della falce anche la luna
scura cesserebbe di esistere), accoglie i1 giovane Kulwch che viene a chiedergliene la mano,
gridando: a Alzate le forche di ferro sotto le mie ciglia che sono cadute sulle pupille,
alfinchk io veda il mio futuro genero p. D grazioso genero gli scaglia un giavellotto, e il
vecchio si lagna: <(: Maledetto genero, la mia vista se ne risentir finch vivo: quando andrb contro vento, gh occhi lacrimeranno, avr mali di testa e capogiri ad ogni plenilunio
In MeIanesia Ie lacrime sono indicative di luna scura. " h Brasile lo spirito Abuseuria
selleva tempeste se non gli lavano gli occhi e ripaga il servizio ce1 dono di una u pixoga P. 'O1 La luna paragonata a un occhio nella Slavia e in Germania. un simbolo lunare
noto anche all'antico Egitto. Ne1 Messico precolombiano l'occhio lucente era il simbolo della
Luna come divinit del pianto. L'immagine ricorre in Polonia e anche nella Grecia classica. la-'
Nel Congo una vecchia a dagIi occhi lacrimosi e puzzolenti s chiede a g l i animali di
leccargheli e di guarirla. Come premio, versa da una zucca sementi dalle quali cresceranno
tutte le erbe della terra.
In Micronesia (Nauru) la mgazza Ejiwanoko sale nel cielo lungo
un albero e trova una vecchietta a cui lecca gli occhi e rid la vista, ottenendo in cambio
di poter sposare uno dei suoi figli, Merrinas, la luna. Irn
L'intera catena associativa che collega Ia luna con $i occhi stata rinvenuta dal1'Amdt
in una piccola isola della Sonda: la luna una persona; i suoi occhi periodicamente si am-

h.,
ibid.
slau, in: Havers W., Nsne Literntur zarn Spruchtabir, u Aked. d . Wiss. in Wien i ~ , Sitzungsb. 223, Bd. JI, Abt, 5 , 1946, p. 1 x 1 .
96 SbilIot P,,Le Fdklore dc France, I , Paris, 1902-1g07,p. 325.
97 h Stayt H. A,, Tbc Bauenda, in: Pettazzoni, Miti e leggende, T , pp. 74-73.
98 Poivka, Du surmttcrel, p. 258.
99 D'Arbois de JubauivilIe H.et Loth J., Corirr de littrafnre cetliqae, 111, 2 , Paris, p. 138, u hbbinogion D,
Kdckw et Orna.
m Peekel, Tubuam., p. 136.
101 Kissmbcrth W-,
Uebw die bauptsichlicbsttfi Ergebnisre der Araguuya-h&, a Zeitschrift f iir Ethnologie n,
XLIV, rgra, pp. 45-47Kreichgauer P.D,, Das Symbol fur u Kawrpf * im alten Mexiko, u Anthrop N, IX,~ 9 x 4 pp.
, 398-390; stesso,
Die Khpptore am Rand der Erde i~ der n2mexikarrisch~nMythologie, u Anthropos *, XII-XIII, 1917-1918,
p. 340.
M o s e s k i , op. cir., 11, I, p. 494; Eschdo e Pmdaro,in: Roscher-lex.
Frwbenius L,,Atfuntis, in: Pettauoni, Miti e dsaende, I , pp. 154-153.
10s Lips J. E.,Ses origines de fa m!ture bumaine, Paris, rggr, pp. 313-312.
94

Vyrnoj menja v bane,

* ZeIenin D., Tubu

malano e guariscono. Soffrono di una malattia (detta ec bori m) per la quaIe colano e si chiudono. Quando la luna scompare, i suoi occhi sono pieni di sudiciume e restane chiusi; le
palpebre sono incoIlate. Se la luna vuole riaprirli, deve prima asciugarli e lavarli con acqua
di pioggia. Se piove a tempo e la luna risplende, si dice che la pioggia viene d d a luna che
si asciuga. Quando gli occhi della luna sono interamente aperti, allora c' il plenilunio. La
pioggia che cade durante i tre giorni in cui la luna invisfbile detta e seni mata wIa B,
dolore degli occhi della luna. Dal mutamento del tempo alla nuava luna si dice in Russia: ec molodoj mesjac obmyvaetsja m, la giovane luna si lava ip, oppure: c mesjac urnylsja,
to est doM' na molodik B 4 la luna si k lavata, cio pioggia al primo quarto (Dal', Lex.).
I n Germania Ia luna che non riesce a splendere attraversa Ie nuvole non stata puIita bene
da S. Pietro.lm In una fiaba dell'Afanasiev uno zar malato agli occhi (glazami obniGa1)
I1 ricordo d=ll'efficsci; oftalmica di queguarito dalt'eroe Con lavaggi di a acqua viva s.
st'acqua dura ancora neIl'uso veneto di lavarsi gli occhi aUa fontana aI suona delle campane
deI sabato santo per conservarli sani, costume che si osserva anche in Piemonte. 'OP La virtb
curativa def 'cc acqua di Pasqua A (Osterwasser) nota in gran parte della Germania. 'l0 La
conquista dellk acqua viva + argomento di numerose fiabe. Anche presso gli Ugri l'acqua
viva detenuta da spiriti policefali che il Karjalainen paragona alla Baba-jag dei Russi. 'l'
In origine quest'acqua prodigiosa daIIa quale dipendeva la salute e la vita, non era che

"

la pioggia. In Slovacchia dura la credenza che la strega lunare comandi alla pioggia: JeZibabii
una <{ maledetta che pub a piacere trattenere e pprovcrcare la pioggia. Basta immaginare
che qualcuno si rechi da lei per ottenere il dono di quell'acqua per spiegarsi i1 nascere

della fiaba.
La pioggia & generalmente associata agli spiriti mutilati anche indipendentemente dagli
occhi: in Cina, in un villaggio presso Fou-kiang, non cadde goccia di pioggia finch non si

deliber di tagliare un braccio a una statua eretta da un mago,


chiamato Lu-pan. "' Gli
stregoni boscimani che evocano la pioggia cono figurati con una sola gamba; neli'antica Cina
la danza per impetrare la pioggia era eseguita su un piede solo; K'uei 6 immaginato con una
sola gamba, talora come un bue monocnire e unsi sposa nera e briuante. Spiriti m o n o c d
della pioggia compaiono presso i Maya e i Miwok della Sierra Nevada. Lo Eliade tmva
notevole che a una serie di personaggi mitici di culture cos diverse come Ea boscimana, la
rnessicana, l'australiana, la sarnejeda e la cinese, siano caratterizzati dal Ioro potere di far
venire la pioggia, e dai fatto che questi personaggi abbiano un sola piede o una sola mano D. 'l4
Nelle fiabe russe si d il nome di ir vedova B alla vecchia del bosco. l" Come antenata
lunare, Baba-jag partogenica, quindi senza marito. I1 tema si combina con quello della
morte di cui essa apportatice, col pianto o con la mutilazione che, a propaa somiglianza,

Arndt P. P.,Die ReIigion der Nad'a, Wcst-Flofes, Abeine Sarnda-Insel, 9 Antbropos B, XXN, 1929, p, 843
HandWOrterBuch des deutschea Abetglaubens, VI, p. 515.
la Man., I, n. 27, p. 260.
1" Grande S., Piemonic, Torino, 1927, p. 202.
110 Handworter6uch d. dt. Rbergl., I, p. 8x1.
il1 Karjelainen, Jugru.Volker, I, pp. 371-373.
1" t l s J. P, Lo vie chinoi~ed m ba province du &n-sou, a Anthropos D, XI-XII, 1917-rgrB, pp. 1001-im2,
1" Hentze, Mythes e! symliols, pp. r 4 ~ 1 5 3 .
114 Eliade M., Trait d'hisioire des religians, Paris, 1949,p. 146.
"5 Baba-vdava, vdov'h, Afan., I, p. 261.
107

essa infligge ai mietitori, La difesa russa contro questa e vidua lugens * t analoga e quella
usata dagIi stessi russi contro lo spirito forestale (a lutoska *, ma bacchetta pelata di tiglio)
e a FIores contro Noea, che uccide uomini e donne con un martello e da cui ci si protegge

con uno stelo di canna detto a vako B. 'l6


Vi sono altri occhi astrdi nelle fiabe russe che non sono quelli deila luna: una fanciulla
entra nella macabra capanna di Baba-jag (domanuika) e la trova risplendente di mchi come
un tempio. Sono occhi delle vittime di Baba-jagh, ma non di vittime umane: in Nuova
Irlanda un pilota toglie un occhio a mti queiii che incontra per fissarlo ai bordi della sua
barca finch tutta l'imbarcazione piena di occhi. 'l8 La barca q u d a comunissima della
IaIce lunare, e gli wchi svno le stelle che la luna uccide (spegne) nel suo cammino per iiccrescere il suo splendore. Nel Messico e in Ucraina queste stelle sono al tempo stesso Ie
anime dei morti. l'' Lavarsi o togliere gli occhi un mezzo a cui la luna ricorre per diventare
luminosa.
Non raro che nelle fiabe di tutti i paesi si incontrino dei mostri a un occhio solo che
dmo Iuogo ad avventure in tutto simili a quella di Polifemo e di Ulisse.
probabile
che questo motivo sia provenuto dal Mediterraneo. Ma l'Afanas'ev, il Mannhardt, il Propp
e moIti altri corrono troppo quando I'identificano senz'aitro nel a licho odnoglaze i* iI ciclope di Omero: nella fiaba n. 14 del I11 volume dell'Afanaslev il mostro (femmina!) dice al
fabbro capitato nella sua capanna: u Skuj mne glaz! n a forgiami un occhio >p. I1 mostro ha
dunque una occhiaia vuota e desidera l'occhio che gli manca. E il fabbro, fingendo di eseguire
I'ordine, gli affonda il ferro arroventato nell'mchio sano (on vzjal Silo, raziog ego, nastavil
na glaz-to ej, na zdorovyj). I1 mostro guercio come Odino, e non monocolo come il ciclope.
L'occhio unico al centro della fronte k un simbolo solare, mentre il mancare di occhio una
diminuzione lunare. L'alterazione che i1 motivo solare del Mediterraneo ha subito in Russia cortfoxme al Iunarismo eurasiatico. I1 motivo di PoIifemo ricorre anche nelle fiabe raccolte daII'Odukov ed conosciuto in versioni caucasiche, georgime, kirghise, altaiche, votiake
e ucraine. l" Anche certi spiriti ugri e finni sono monocoli, ma nel senso di guerci, come si
intrawede dal fatto che sono manchevoli anche in altre parti deI corpo, per esempio hanno
tre dita per ogni mano. '*l
Coilegato col motivo dd'occhio e con quello del moto della luna nel cielo & l'attribuzione
al satellite deila onniveggenza. u Vysoko skh, daleko v i h s, dice Egibova in una fiaba di
Pinega: a sono in alto, vedo lontano n. Baba-jag ha uno specchio magico in cui vede
tutto. 'li Altrove, nell'AItai, la luna stessa uno specchio magico per mezzo del quale un
eroe ricerca una sorgente miracolosa. La luna onniveggente nei miti mongoli. In un

"'

Relig. d. Nad'a, pp. 817-861.


v izbu, t& aa bdimto: d a l Kanianch., D. 153.
~"eCke.1,
Ztueigescbl,, p. 197.
'19 Kunikc H., lndisck GWer wlarrserr d m b dcktm~iscbe
hiylhem, rr h t h p r s n , XII-XIII, ry 17-1918,p. 163;
Onatskyj E, Xhnm'0 wcr8ino.Pdiun0, Roma, I*.
0nhkov N. S., S e w w s i d i , ZGO OE, n X I I I , 1908, Polivka, u k h i v fiir siav, PhEhlogie is, rgog,
p. 264 S. e < Arch. f. &v. Phil. a, XV, p.
m Ceswn M. A., V o t I e w p iibm finirlice Mytbologie, SPb, 1853, p. 18.
m Grmuch, p. 176.
hdovdzij, I, p. 298.
m e , Reli& V ~ s i d w g e #E
, ,
t25.
Gtimm I., DWscbc Mytiboiogie, TI, a*, 1854,p. 670.
kdt,

1" Z d a

mito dei Calmucchi un animale che ha saputo nascondersi agli occhi del sole, viene scoperto
dalla luna. In Bulgaria la luna vede tutto, "I In Serbia una donna che pernotta allhperto
nel p l d u n i o concepir un figlio dotato di doppia vista. la La vecchia mordvina si rivolge
alla luna dicendole: a Tu che passi per il cielo e vai da Nisk'e-gas (il Dio celeste), raccontagii di me.,, . Oppure: a TU viaggi per il cielo, tu conosci le sue strade e i suoi sentieri,
i tuoi occhi sono penetranti, i tuoi occhi vedono Iontano... Ti porto un intero pane, dammi
salute P. l" Nel Celebes settentrionale Untjambene la luna crescente che, a misura in cui
si avvia al plenilunio, rivela al figlio, tutto cib che vi nel Cielo e nella terra in modo che
questi pu conoscere il destino degli uomini. " Donde le Moire, Ee Parche, le Norne e le
Roianice.
I1 motivo delt'onniveggenza pub intrecciarsi con quello delta giumenta o del cavallo:
Ti conviene andate nel cuore della notte n, dice Baba-jag all'eroe, a e andare col mio
cavallo: il mio cavallo passa attraverso i muri nelle ore notturne e nelle prime ore della
notte *. Nel sacrificio vedico del cavallo, in cui il cavallo lunarizzato, i sacerdoti tengono
l'animale per la coda perchb lbomo non conosce il cammino del cielo, ma il cavallo Io
conosce P. '"
L'offuscamento lunere i. talvolta immaginato come una pdle vecchia e rugosa che la luna
pu deporre per riapparire luminosa. probabile che questa immagine sia carta secondariamente dall'sissirnilazione ddla falce lunare al serpente.
11 motivo della veste lunare & diffuso, si pu dire, in tutte le regioni dclIa terra, sptciab
mente in Africa (@e di eIefante o di mucca) e in Eurasia (veste di piume della fanciulla-cigno). NelI'America del nord la luna diviene di giorno un cane. Per liberarla dall'incantesimo bisogna bruciare la pelle di cane che la luna pu deporre soltanto di notte. 13'
Nella fiaba deII'Afanas'ev della Principessa-rana,'" tre principi devono sposare la donna che
riporterA loro la freccia da essi lanciata in tre diverse direzioni. Al pi giovane & una rana
che riporta la freccia ed egli costretto a sposarla reggendola in un piatto. Durante la notte
il magico anuro depone la veste di rana (kolurinka) e diviene una bella fanciulla. Il principe
brucia la pelle di rana della sposa e la donna scampare per essere alla fine trovata dopo difficili avventure. Al centro della fiaba si trava il motivo di Eros e Psyche che ricorre anche
nelle r{ byline B: Svjatogor deve sposare una donna in un regno bagnata dal mare. La trova
dormente in un letamaio D, con la pelle coperta di immondizie e rugosa. La trafigge con la
spada e fugge. La ragazza si sveglia, il fendente ha spezzato l'involucro che la chiudeva ed essa
ne esce prodigiosamente bella. " I1 Mazon non ha difficolt a trovare la 4 pelle di corteccia
di abete fi (elovaja kora), Ia a pelle d'asino D e le vesti di cigno in Serbia, in Grecia e in

In Moszyilski, II,

I,

p. 454.

Krauss F. S., SsidsIauirche Volksiiberlief@rkingen, u bathropophgteia ia, T, 3, p. 31, in: Ploss H., und Bartels M.,
Dax W d in der Ndur- u. Iffilkcrkunde, I , LRipzig, 1go8, p. jgz.
1
s Harva, Redig. Vwrstellungen, pp. 173-175.
'90 Mito di Muntu-Untu presso gli Alfurt, Schmidt, Grwndlin., p. 67.
1%

13'

Azad., I, p. 193.

1"

Bumont P. E.,L'AfYamedAa, Paris, 1927,XLII, 434, p. 136.


Meier, Myth. u. EMkI., pp. 38-39; Mwzybski, 11, I, pp. 394-396; Harva, Relig. Vorstellicngen, p. 467; eccFrobenius L.,Vom Kdtsrreicb des Festldndes, Munchen, 1923,p. 57.
Carevna-IjaguBka, Afanas'w, I, n. 23, p. 346.
Mamn A,, Svjafogo~ou Saint-,Wont le Gant, 4 Revue dcs 6tudes slaves ip, XIT, 1932, pp. 160-zar.

1%

134
13
1%

Francia. Che si tratti di un mito lunare dimostrato, oltre al resto, da una fiaba di Pinega,
raccolta dalla Karnauchova: I'eroe del racconto deve sposare la prima donna che incontra e
si imbatte in una a vecchietta tutta ossa N (stamSeCka ele kosti vmeste), dunque in Baba-jag.
Si pub trovare questa vecchietta u tutta ossa x- neII'Africa occidentaIe ex-tedesca. In L'eroe la
sposa e Ia vecchietta si trasforma ogni notte in una belfissima fanciulla, Per impedire la trasformazione diurna, lo sposo le nasconde la veste. La fanciulla aliora sputa fuoco e gIi sfugge.
L'anatomia diurna della vecchia, la sua trasfotmazione notturna e il fuoco che sputa non lasciano dubbi sulla sua natura lunare. Ma nella fiaba di Pinega il nome d d a magica creatura
ha il vantaggio di presentarsi mitoIogicamente limpido: si chiama << Svet-luna D, Luceluna. "
Talvolta la trasformazione della fanciulla luna non istantanea, ma graduale, come dovrebbe essere. I n un'altra fiaba della medesima raccoglitrice '" la sposa 2 una principessa incantata
e moncicrure che, per il coraggio dimostrato daIl'eroe, diviene una bella ragazza, la prima
notte, fino al seno, la seconda fino alle ginocchia, la terza interamente. tuttavia sempre
soggetta a ritornare nera, per cui, dopo averIa sposata, il principe va in collera per questi
mutamenti e le brucia la veste nera. I1 motivo si ripete ndla fiaba n. 40 a p. 283. I n
Francia, oltre che di asino, la pelle pu essere di lupo grigio, o di orso, ma eroe delle metamorfosi 2 lo sposo anzichi la sposa.
Nei mari del Sud il mito & raccontato in modo ben pi ricca e complicato: Ufi aveva
sposato Tsifa, ma dopo le nozze Tsifa si vesti. di un involucro che la rendeva vecchia. Ufi si
lagnava che gli occhi cisposi della sposa colassero e si rifiutava di mangiare i cibi da lei preparati. 11 fratello di Ufi spia la cognata durante il bagno e scopre quanto ella sia belIa
quando si toglie 1'invoIucro. Informato dal fratello, Ufi si nasconde nei pressi del fiume e
quando la sposa dentro racqua, si impadronisce dell'involucro e lo lacera. Al ritorno nel
villaggio tutti si meravigliano di Tsifa e domandano come abbia fatto a ringiovanire, c Ufi
spiega che Tsifa si era tolto l'involucro e egli l'aveva lacerato. Ma Tsifa si vendica della violenza patita e, per mezzo di un incanto, rende Ufi rattrappito e piccolo. Poi lo Cuoce nella
pentola degli spinaci finch la sua testa si spacca. I1 cognato torna dalla caccia, trova il fratello
Ufi nella pentola, getta il recipiente nel fiume e lo spezza. Poi scuote il fratello nelI1acqua
finch lo guarisce. Infine propone a Ufi di andare di nuovo nlIa ricerca di Tsifa. Ufi segue
il consiglio e sposa un'altra volta Tsifa. "l A partire da questo punto la storia, naturalmente,
si ripete ed destinata a ripetersi ad ogni lunazione: Tsifa, falce crescente, perde l'involucro,
ma cod facendo rende il marito (luna scura) sempre pi piccolo, finche, divenuta un grande
vaso ne1 pIenilunio, vi cuoce dentro iI marita. Ma il fratello dello sposo lava Ufi (luna-scura)
nel fiume e lo fa rinascere. Una volta rinato (prima quarto), Ufi ritrova Tsifa, falce-creacente.

Nel mito di Ufi e di Tsifa compaiono so10 la falce crescente e la luna scura. Il cognato di
Tsifa ha una parte secondaria e superflua. &ve invece sono mitizzate ambedue le falci, la
crescente e la calante, si dnno avventure amorose a tre che, di solito, si accompagnano eiI
motivo dell'incesto. Naturalmente questo motivo acquista particolare rilievo nelle culture che

Pettazmni, Miti e Ieggetide, I, p. 48.


Karnauchwa, n. 65, pp. 137-141.
uv Karna~dlova,n. 138, p. 266.
Shillot, Le Folklore de Fruwe, 111, p. 5
14' Egidi V. M., Myther ct IPgendes des Korni, Bri#jsR New-Ghea,
1"
1"

Antbropos w, XX, 1914, pp.

202.204.

regoIano le none secondo una rigida esogamia, ma la frequenza con cui si parla di incesto (specialmente tra fratello e sorella) nelle fiabe e nei canti popolari slavi si spiega con la
circostanza che, per Io pi, questi incesti non sono che dei miti astrali.
Una madre lascia morendo al figlio un anello con l'ordine di sposare la ragazza alla quale
l'anello andr di misura. La sorella se lo prwa per giwo e risulta che essa 8 l'unica donna a
cui Paneil0 vada bene. Alla proposta del matrimonio fattale dal fratello in obbedienza al
testamento della madre, la terra si apre e inghiotte la sorella. Sotto tersa la ragazza arriva
alla capanna di Baba-jag dove trova un'aItra ragazza con la quale fugge e ritorna aila casa
del fratella. Le due ragazze ci sano eguali, identiche, di altezza e di grossezza, ciglio per cigEo,
occhio per occhio b. II fratello sposa la compagna della sorella.
I n un'dtra redazione della medesima fiaba una strega che d per invidia alla madre
partoriente un andlo per il figlio: il figlio non avrh fortuna che sposando una donna a
cui andrd bene l'anello. Alla proposta di matrimonio la sorella si ribelIa: a Che dici, fratello! Pensa a Dio, pensa al peccato. Vuoi sposare la tua propria sorella? . Si cdebrano
tuttavia le nozze, ma d a chiamata al talamo dello sposo-fratello, la terra si apre e comincia
n inghiottire la sposa. Al secondo richiamo, d d a sposa esce dalla terra solo la testa e al
terzo la sposa scompare del tutto. I1 resto si svolge come nella fiaba precedente. 14'
In una redazione evidentemente pi antica, trovata dalla Karnauchova a Piega, non si
parla di anello (che non appartiene al corredo culturale slavo), ma solo dell'ordine della madre al figlio di sposare una ragazza come sua sorella. Lo sprofondamento nel suolo alla richiesta di nozze pi perfetto e conforme al triplice oscuramento lunare: la sorella Annu5ka sprofonda al primo invito fino al seno, a1 secondo Ano alle ginocchia e al terzo del
tutto. Sotto la terra si reca aIIa casa di Baba-jagh di dove ritorna con un'altra ragazza in
tutto simile a lei: 4 oni obe odinakove yi, e il fratello pub sposare una ragazza come sua
sorella senza commettere incesto. La madre morente Ia luna scura e la figIia che essa
lascia, la falce calante. Se la luna scura muore, la faIce deve seguirla: ail'invito delle nozze
la falce-figlia diminuisce fino a sparire del tutto. Il fratelIo, che a sua volta luna scura,
inseguendo la sorella per sposarla, la costringe a diminuire e a sparire. La sorella si reca
allora ne1Ia casa sotterranea di Baba-jag, altra personificazione della luna scura e seconda
tautologia della madre. Nella casa della strega trova la faIce crescente che non attende che
il suo arrivo per apparire sopra la terra. La somiglianza tra le due falci cos'l grande che
il fratello sposa la sorella senza commettete incesto.
L'invito all'incesto e Io sprofondamento (che prende aspetto di punizione infernale) sono
motivi conosciuti anche alla fiabistica occidentale e si pu ritrovarli nel Pentamerone, l"
ma l'incesto evitato con procedimenti che non hanno nulla di mitico, per esempio, con
travestimenti e sostituzioni di persona. NeIIa Dodicesima notte di Shakespeare persone del
medesimo sesso si innamorano tra loro, finch si scopre che Viola e Sebastiano sono gemelli
e Viola una donna in vesti di paggio. La dimostrazione ddl'esistenza di un mito lunare
sotto queste avventure sarebbe molto diffide. Fuori deil'Europa orientale non esiste (ch'io

'"

Afao., VI, pp. 113-1x7; OnZukov N. S., Severmyjn Skmki, Z m OE, XXXIII, 1908, p. rgo.
Afan., ibid., pp. 235-237.
Karnauchova, u Anndka B, n. 70, pp. 151-153.
1" Oltre che il u Vemeichnis ip di Aarne v, Afan., Primetmsij~,I, p. 393; e Polivke, in:* Archiv f. slav. PhiI. B,
XXV, rqr3, p. 289.

(Voguli settentrionali), ai Paleoasiatici, ai primitivi californiani, ai Wedda di Ceylon, ai


Paliyan dell'lndia meridionale e ai pigmei deU'Africa equatoriale.
Sebbene la danza circolare sia divenuta presso gli Slavi una danza agraria, certi animali
hanno continuato ad essere rappresentati da dei solisti al centro del circolo. Questi animali
sono per lo pi i1 cervo, il capro, Ia lepre, i1 corvo, il cigno, Ia gru e il colombo. Queste
specie non sono che in parte quelle pi frequentemente cacciate dagli Slavi. Vi mancano
I'orso, il cinghiale, il lupa, la volpe, il castoro e lo scoiattolo, le cui ossa vengono ritrovate
con maggiore abbondanza negli scavi di stazioni preistoriche. La scelta degli a&&
rap
presentati nel e kob P appare piuttosto allegorica. Il fondamento simbolico della loro serie
2 sicuramente lunare. Che ia lepre, ad esempio, sia la Iuna, non possibile dubitare perch vi
sono ancora oggi canzoni che chiamano lepre 1a Iuna:
Zajac mesjac,
gde ty byl?

V lese...
(Lepre luna,

dove sei stata?

/ Nel bosco...).

La lepre-luna, dopo essere scomparsa nel novilunio (nel letargo invernale), ticompare come
falce crescente. Oppure:
Misjac-zajac
vyrvaI travku

...

(La luna-lepre

bmc l'erbetta).

In Croazia si canta:
Vedre mu se crne o 3
kako zeni na mi=

(Glirisplendono gli occhi / come alla lepre nella luna). 3"

Haberlandt A , Die Bcv6lkerung oon Ceylon, in: B u d m G., 11, p. 556.


Dahmen P., The Pdiyans, a Hdl-Tribe of tbe Palnis HiI1, Somth Indih, u Anthropos N, 111, 1908, p. 17 S.
346 hrnenmth W,,
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347 TereEiEenko A., op. cit., W , pp. 163-165,168-169, 275, 278, 280, 281, 284; Kokosov A- Ja., Krrrgovyja igry
I psni e, selc UScpkourkont, Perfnskoj p b . , Z m OE,11, 1869, pp. 412-413,
429,432; Doniar+Zapol'skijM., Zametki
po b~lcrlisskoj eatragmfii, a Zivst. B, XV, ~ E g q ,pp. Ioprza: Dobrovol'skij V. N-,Smolenskij sbomik, ZGO OE,
XXVII, C. IV, 1903, pp. 14g-151; Gnatjuk V., Gdivki, Tovaristvo im. CevCwka b, XII, Lviv, r g q ; Zclcnin D.,
R u s s . ~ s c s h Voikskunde,
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J51 Andrif N,, Zenske pjesme, 11, 3, Zegreb, 1919,p. 283.

In Erzegovina si deride chi mostra la luna: N Eno mjeseca! - G... ti od zeca , << Ecco la
- A te m... di Iepre i>. 352 E ancora meglio:

luna!

A. - Eno miseca!
B. - Meso ti od zecni!
A. - Pokri ga kaporn,
zovi ga EaCorn ...

(A. - Ecco la Iuna! / B. - A te carne di lepre! A. - Coprila col berretto, / chiamaIa


padre...), dove si incontrano Ia Iuna, la Iepre, il berretto di occultamento della luna scura
(Tarnkappe) e Yappellativo di padre.
Poich le scadenze del parto sono lunari, in U&na si spiega ai fanciulli che sono le lepri
che portano bambini, come in Europa centrale le ~ i c o g n e .La
~ lepre , del resto, Iunere
in gran parte delI'emisfero boreale e nella stessa Francia dove la Iuna & chiamata ne1 Morbihan e in Provenza a sole delle lepri s.ss
Come simbolo astrale, un tab linguistico pu occultarne i1 nome: nella Russia settentrionale la lepre t chiamata 4 ugkan ,>,orecchiuto,'"mentre iI colombo 6 una I( boZ' ja ptica i>,
uccello di Dio, ed vietato ucciderlo e nutrirsi delle sue carni, come di quelle di lepre e di
gru. 3" Del resto, non si uccidono lepri n d Tibet e non le si uccideva nell'antica Cina. "'
Del colombo lunare parlano paragoni popolari; lo sposo est' molodoj golub, kak luna P,
un giovane colombo come la luna, in Bosnia la luna un colombo o un gabbiano ardente
nel cielo, u vmt gdeb *. Chiare sono anche le ornologaiioni luna-cigno e luna-corvo O
l ~ n a - ~ rMu .
In SveWa all'apparire d d a nuova falce lunare, i bambini si prendono per mano, danzano
il girotondo e dicono: n Ci inchiniamo davanti al nuovo (luna m.) gli porgiamo offerte e balliamo in tondo
In Bulgaria il sorgere delfa nuova luna salutato con un u kolo B e con
canzoni. In qualche luogo si salta e si dice: Luna, tu sei alta, e io pi aIto B, oppure
ragazzi e ragawe invitano il satellite a mostrarsi pi grande I ' i n d ~ m a n i .In
~ Montenegra i
giovani saltano tre volte al cospetto della nuova falce lunare dicendo: a Salute, tu sano ed
allegro (z&avlja&, veseljaZe), tu ci dai sdute t gioia e noi il pane e la meIa n. Pane e mela

Zovko I . , Rodbiwki rarivi n Herceg-Borni, ZbNZ, VII, 1902, p. 37a.


e samfabice A, ZbNir, XVII, 1912, p. 183.
Ivanov P., EbnogruJiteskie m a t c r i y sabrattnye u Kup janskom acezde, Cbar'kovskoj grrb., EO, XXXII, r,

m KlariE I., a Peskalicc D IIi


1897, P. 39.
35 Sebdot

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Ontukov N.E., Sevetnyja skazki. E 0 OE, XXXIII, 1908, p. 697.
ErmoIov A. S., Peslovicy, pogouorki, kryZatye dolova, pritrpefy i pouerija sobrannyja u slobok Sagunacb, Ostrogo1.skago aezda, n Zivst. r, XIV, 1905, p. 150; Balov A. V,, OEerhi Poiecbon'ja, EQ, r-2, 1899,p. 212.
3% Grenard F.,op. ci#., pp. 284, 325.
359 Malinin N,, Geografija Rossii, I, p. 399.
Zovko I., OP. cit., p. 3 j z J nota,
361 Kokwov A. Ja., Krugovyja igry, ZGO OE, Il, r869, pp. 4114x2; Melnikov P-,OfC~ki
glaabokoj sswiny, in:
Malinin N,, op. cit., p. 172; Caramn P., O b w kol$dow#id u Shwkn I R~wsradw,PAU, XIV, Prace, 1933, p. 124
e P. 134.
362 Cerchi St., Przebieczmy, wief W p w i c i e wielickim, PAU, Mater., IV, 1900, pp. 108-109.
Panaitius A,, AKF rnuiterrech~licberZeic, 4 Anthmps B, XXV, 1930~p. 887, nota 40.
360 Moszyhfirki K., Kulfura ludowu, 11, I, p. 455.
3

(come cintura e corona) sono simboIi lunari. Nd'isola di Yap un circolo di uomini seduti
circonda una danzatrice all'apparire della nuova luna. Nella stessa circostanza i californiani di
San Juan Capistrano chiamano i bambini: ec Venite, ragazzi, la luna! b, e formano il girotondo. I Guarajos della Bolivia fanno altrettanto a a f i c h 6 i bambini crescano P.%
In questi esempi la formazione dd gimtondo riferita pdesemente alla luna. L'interpretazione piii elementare 8 che il cerchia stesso dei danzatori figuri la luna. L'ipotesi 2 antica
perch gi formulata da Luciano nel De saltafione, ma poich il sole presenta il medesimo
profilo sferico della luna e si muove nel cielo nella medesima direzione, occorre che le evoluzioni del girotondo ne confermino la simbologia lunare.
I1 <{ kolo a procede con passi radiali e incrociati, o spostando un piede e portando il secondo
a congiungersi col primo. Talora nell'intervallo si dondola i1 piede, si piega il corpo, si
flettono le ginocchia, si pesta la terra, si ancheggia. Tutti questi passi hanno precisi riscontri
comparativi nelle danze circolari di altri continenti.
I danzatori del a kolo slavo, sciolti o legati in vario modo per Ie mani o le braccia,
possono danzare da fermi, limitandosi a dei passi e movimenti in sede, oppure girare nelle due
In Macedonia i1
direzioni. I1 u kolo sloveno gira ora verso destra, ora verso sinistra
mmta che gira al centro del a koIo , inverte il senso della direzione, oppure d cantando
lbrdine di invertire la direzione della danza. Awiene la medesima cosa nel N u w o Meclemburgo dove la strofa di una canzone eseguita girando a destra; e la successiva girando e
sinistra. Alle isole Trobriand I'iavmione del movimento P preceduta da una pausa di
riposo. n' 11 giro del coro greca, a smfe e antistrofe, intorno alla e thyrnde non pub avere
avuto significato diverso (se ve n' uno) da quello di questa woluicione.
NeIIe due direzioni gira il a kolo B dei presinidi Lolo, m nel Chaco boliviano quello dei
Tapieti m e in Africa quello femminile delle iniziate bantu Xosa. 374 La danza circolare di
Celebes (raego), a Leboni e a Ondae, presso i Toragia Posoe, gira secondo le lancette deII'orologio e a dopo un certo tempo n inverte la direzione. I n un ec raego n descritto dall'ildriani
gli uomini girano secondo ii sole finchC cono soEi e contro ii sole quando nella danza entrano
le ragazze, inversione significativa sebbene gli autori non Io rilevino. A Pipikoro i Toragia
Koro danzano in due semicerchi diversi per sesso: quello femminile gira solamente e talora
si ferma. Allora quello maschile prende a girare in senso inverso. Vi sono tuttavia a CeIebes
(come nella Slavia) danze che girano stabilmente in una soIa direzione e allora il ec kolo ip
slavo appoggia per lo pi a sinistra (turno sinistrorso, da est a ovest, nel senso deIIe lancette

"

"'

delI'orologio).

Sachs C., Eine We/tgeschichte des Tanzes, Berlin, xg33, p. 97.


G., Atyr c t Osiris, Paris, 1934, pp. 154-1135,159.
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M Fmer J.
37

283.

~ m y i i s k lK.,Kuliura hdowo, 11, 2, pp. I O p . - X 0 3 4 .


Peekd G. P,,Uli isnd Ulifeier odw vom .hndku'tus auf Neu-Mecklcnburg, a Archiv fiir Anthropologie D.
NF, XXIII, 1935, p. 72.
371 Malinowski Br., op. cit., p. 233.
m Vannialli L., La religione dea* Lolo, Milano, I*+, p. 91.
m Herrenmann W,,
Die ethaogr. Ergebnisse dw deutsckm Pilcomayo-Expcd., ZfE, XL, 1908, pp. 131-133.
3 4 Ploss H. und Bartels M.,Das Weib in der Nulitr- und VvIkcrkscnde. I, Leipzig, 1908, p. 473.
m Kaudern W., Ethnogrdphicd Studies in Celebcs, IV, Garnesand Dances in Celebes, Greborg, 1929,pp. 40&,
409, 415-416.
374 Kaudern W.,
op. ci#., p. 403.
3m

I1 senso di questa evoluzione si riveIa nelle danze (e sono molto frequenti} in cui il numero
dei passi compiuti a sinistra (verso ovest) inferiore a quelIo dei passi verso destra (verso est,
contro le lancette dell'orologio) o se il loro numero uguaIe, i passi a sinistra sono pi
brevi di quel11 verso destra. E raro il caso inverso. I1 Boscovich aveva osservato questo passo
di danza in Bulgaria ne1 XVIII secolo. Cos si dama ancora lo a svitugko choro n in Bulgaria settentrionale, e il a paiduiko n a LazampoliHache si muove con due passi a destra e
uno a sinism. m Presso i Bulgari e i Serbocroati se i passi a destra sono quattro, due o uno,
queIli a sinistra saranno rispettivamente due, uno o m-.
I1 temenugo n bulgaro va
una misura a destra, una a sinistra e due a destra. 381 In una danza delIa Dalmaaia, descritta
dal Kuba, le Cinque battute si aIternano cod: destra, sinistra, destra, sinistra, sinistrammIn
Jugoslavia il .<r lako kolo si esegue con due passi a destra e uno a sinistra, movimento che,
seconda le JankoviC, si osserva presso molte nazioni. 3~~ Con tre passi avanti e due indietro
si danza anche nell'isola di Veglia.= Nella Gruia lo ei stwino kolo ip 8 danzato con quattro
passi avanti e quattro all'indierro, ma quelli d'indietro sono pih corti. Nelle loro 9 Narodne
igre le Jankovit portano numerosi esempi di questo passo: mcl iI I< tasino kolo s, il
* devojaEko kolo a , la u sarajevka B, la rc srbijanka r,, la a leskova&a Zetverka h, ecc. In
generale, osservano Pe Jankovit, il q koIo n gira nei due sensi, q ma si muove lentamente
a destra +.
La Katzarova-Kukudova e il Djener fanno la medesima osservazione per molte esecuzioni
del ct choro D bulgaro: le danze sono combinate con dei passi in avanti e all'indiecro,
ma pi6 in un senso che ndl'altro, in moda che il a chom P avanza dentro un ambito
limitato. jB7
Questo passo C stato osservato anche in altri continenti: presso i Li di Hainan, ndle
isole della Sonda (Kabaena), tra gli Ute deI nord America e i Chiriguano deilXmetica, e
anche in Eumpa, dIe isole Farikr e anticamente in Germania dove di un affare che procedeva lentamente si diceva che andava come i pellegrini di Aquisgrana perchi il 4 Filgerschrift D di Aquisgrana era una danza che avanzava di tre passi e retrocedwa di uno, o
avanzava di cinque e retrocedwa di due.-BB
I1 a Pilgerschrift B di Aquisgrana Pi una danza frontale, non circolare, ma & proprio nelle
danze di questa formazione che il doppio movimento impari dei passi rivela il suo significato.
Il prendersi per mano e girare a passo di danza pub essere considerato un fatto naturale;
anche iI gira1.e nei due sensi pub apparire il risultato di un impulso spontaneo. Ma la diversit

Boscovich G., Giortzute di srn vkggto d~ Costantinopoli In Polonia, Venezia, 1784, pp. 34-35.
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3m Moszyhki K,,OP. EOC. ci;.
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383 Jankovif Lj. i D., Prilog proday~~nja
mtutaka orskih obrednih igma u Jngoslaviji, a E t n w f s k i Institut B, 111,
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384 Zic I., VrbnIkI na otoks Krka, ZbNZ, XV, 1914 p. 198.
Petmif P. 2., Zimt i obizaji m d n i u Grscii, SeZb, LVIII, 1948, p. 472.
386 J'Bnkovif Lj. i D,,
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111, 1941,pp. 115-116,134-135, 159.
3" Katzamva-Kukuduva and Djenw K.,op. cii., p. 34.
388 Sachs C,, Eine WcItgeschichte des Tuinzes, Beflh, 933, pe. 118-119; Wolfram R., Lo studio delle &re
pop h r i in Germania, a L= i r , X,4-6,~ 9 3 9 p.
, 353.
3"

dei passi in una direzione per numero, ampiezza o v e l ~ i t hnon pub essere realizzata senza
intenzione.
Nel Nuovo Meclemburgo, nella danza frontale femminile Lang-Manu,la schiera d d e danzatici avanza di un passo e ritorna nella posizione di partenza. Poi avanza di due passi, e di
nuovo ritorna; avanza di tre, di quattro passi, e cosl via, ogni volta ritornando indietro, fin&&
raggiunto il lato opposto deUo spazio rettangoIare assegnato alla danza, le danzatrici VOIgono la fronte ahando e agitando piume e oggetti bianchi in modo che tutta la schiera sembra
illuminarsi e brillare.
11 significato della danza chiaro: nelle mitologie lunari il satellite reputato compiere un
duplice movimento: uno grande da est a ovest, nella medesima direzione del sole, e uno pi
piccolo da ovest a est nella misura in cui, nascendo ad &dente, la luna si sposta sempre pi
verso oriente. L'astro infatti appare ogni sera piU ad oriente della sera precedente e illumina
la terra per un'ora e qualche minuto di pi, fincht, quando ha raggiunte la pienezza, si Iwa
direttamente a est. Ma mentre gli pi a meno sufficiente il corso di una notte per mmpiere I'intera escursione da est a ovest, a fatica che conquista i tredici gradi giornalieri che
IQ portano ad oriente cod da impiegare circa quattordici giorni per raggiungerlo. E questa
faticosa conquista che le danzatrici melanesiane del Lang-Manu esprimono percorrendo ogni
volta un passo di pi e tornando ogni volta al punto di partenza. I1 raggiungimento del fronte
opposto t festeggiato con uno spiegamento di colori che indicano il p l e n i l ~ n i o . ~ ~
Dove non esistono danze circolari (come nella Penisola della Gazzella) o dove le danze, per
essere divenute oggetto di spettacoIo, prendono aspetti frontali, i passi aumentano dentro un
rettangolo, come nel Nuovo Meclemburgo. Un circolo di danzatoci invece (il B kolo n t una
danza di partecipazione, non di rappresentazione) non pu esprimere Ia medesima idea che
compiendo verso est (o verso destra) un numero di passi pi grande che verso ovest, o verso
sinistra. Ma anche le danze circolari possono avvicinarsi alle evoluzioni delle danze fmntali:
ne1 ec trapazeze W serbo il corwta fa tre passi in avanti e uno au'indietm, imitato dai danzatori; quando dice: u sad Ee biti tri B, e adesso saranno tre *, tutti tacciono e danzano rapidamente avanti e indietro finch raggiungono il luogo dal quale sono partiti. 391 A Prisrina,
nella Serbia meridionale, due fiIe di danzatori e danzatrici avanzano l'una contro I'altra, e attraversandosi senza toccarsi, vanno a prendere il posto occupato pdma daIla fila opposta dove,
1 via.
battendo le mani, si voItano per avanzare nella direzione inversa, e m
Tutte le danze della Nuova Irlanda sono imitazioni della luna, del suo crescere e scemare,
del suo apparire e sparire e del suo passare per il mondo degli inferi. I1 sole non cammina
mai a ritroso. Nelle mitologie solari l'astro del giorno non procede mai da ovest a est, ma si
suppone che raggiunga l'oriente da occidente passando sotto la terra durante la notte. GIi
spiriti della luna invece (i q baere n dei Bororos) tornano indietro, le falci lunari tornane

Schmidt W.,Grundlinien e i ~ e Vergieichang


r
dw Religion and Mythobogie dw aurtronesischcn Volker,u Ihkschr.
d. k. Ak. d. Wiss. in Wien N, Phi1.-Estor. Klasse, Bd. LIII, Igro.
3m Peekel G., Long-manu, die Scblwsjeic, eines Malognn- (Abnen) Fesles a#! Nord-Neumecklenburg, r< SdimidtFestschrift i+. Wien, 1928; stessa, Uli uad Ulijeier, oder uom Mondkuhus auJ NemecMetlburg, Atchiv iiir Anthropo~ogieb, NF,XXIII, 1935, pp. 51-52.
391 PavIovif Je. M.. Zienob i obitaji v KragujeuaEkoj Jasenici u Svnsadjji, SeZb, XXII, 1921, p. rgg.
~ o s y f i s GK.,Kdtwra l&wd,

11, 2, p. 1088.
Peekel G.,Dds We~ender T#buatpmaske in Neupommm,
p,

104.

Gbacchiti

C,,I Bororos oriestdi, Torino, s.d.,

p.

81.

Archlv fur Anthropologit B, W, X m , 1937,

indietro in Melanesia e nel Messico i1 Dio notturno (teoci ixeo) a< cammina verso est per
morire in quel Juogo n.
I1 posare dei danzatori ora sul piede destro, ora sul piede sinistro, movimento comune
a quasi tutte Ie danze circolari, 2 indicativo di questa alternanza. Vi sono posizioni su un piede
solo e col corpo inclinato in avanti che si crede vogliano imitare la falce lunare, I1 raggiungimento dell'est pu essere indicato, nelle danze circolari, anche con un girare stabilmente
da destra a sinistra.
Vi appena bisogno di aggiungere che, sebbene eseguito a tutte le ore, i1 n kob una
danza eminentemente notturna. I Paljyan dell'lndia meridionale la danzano in circo10 ndle
notti di pIeniIunio o al chiarore di grandi fuochi; per tutta la notte, al lume di fal pu
essere danzata in Bulgaria, m notturna alle isole Trobriand, 'O0 sul Rio Branco e nell'isola
di Hainan, m in Australia, a Yap, nelle isole Salomone, nelle due Americhe ed appena ecagerato affermare che tutta I'Africa danza di notte. Si danza di notte intorno ai fuochi di S. Giovanni (Kupalo) in Ucraina e in Grande-Russia, come pure in gran parte delI'Europa. Notturna
anche nel Celebes, al lume della luna o di fuochi. Dal Celebes i1 Kaudern riferisce un
particolare di un lunarismo quasi raffinato: la danza dura tutta la notte, ma non fino a1
sorgere del giorno (but not ti11 daybreakIm pelrh6 il sole, che nemico dewastro, lo estinguerebbe. I1 q ranilo B, come viene chiamato in Bulgaria questo choro P notturno, deve
essere eseguito fino all'alba, prima dell'alba (do zore, pred m e , u zom), ma quando spunta
l'aurora, nota il Vlajinac (kad je zora pucaIa), iI a choro si scioglie e tutti tornano a casa. "
In certe regioni della Serbia Io ci danza per tre ore prima dell'alba, al lume di un fuoco,
in cinque ricorrenze dell'anno, ma i genitori permettono malvolentieri alIe figlie di prendervi
parte,m In Macedonia le danze notturne cessano afl'dba.
I1 a kolo n raggiunge iI suo piii grande effetto coreografico quando danzato a due o pi
Circoli concentrici. E la manifestazione pii comune del pIeniIunio, Si danza a circoli concentrici in Serbia, 407 in Slavonia, in Montenegro, " in Bulgaria, m in SIovenia, 410 nei Carpazi "l in
Grande-Russia "2 e in passato anche in Germania e in Svezia. 413 I canti che accompagnano Ia

"

ip

385

Anthmps B, XXIV,
Peekel G., Das Wesen der Tubwnmarke, p. 129; stesso, Dm Zweig~schlechte~~~esen,

1929, p. 1017-

m Seler E., Arcbiologische Reise i n Sii& und Mitrdmcrika, ZE,XLXV, rg12, p. 239.
385 Peekel G.,Uli uad Ulifeier, p. gj.
m f i h m e n P., op. cit., p. 27 S.
Moszyfiski K.,Kultnru Iudowa, 11, 2 , p. 1102.
m Malinowski Br., op. cit., pp. 233, 239, 241.
"1 Ule E.. Unter dm I n d ~ e m
m Rio B r a ~ o ZfE,
,
XLV, 1913, p. 296.
Stmda W., Die Li aaf Hainan, ZfE, XLIII, Igr r, p. 204.
"3 Keudern W., op. cit., pp. 384, 397, 4&, 412.
VIajinac M.,op. ci!., SeZb, XLIV, 1929, pp. 251, 299.
m Grbii S . M., Srpski nmdni obztnji iz srea Boljeudkog, SeZb, XIV, 1909, p. 330.
Ttojanovii S., FsihofixiEko izr&auanje, Se%, LII, 1935. p. 197.
PavlovK Je- M.,op. ci!., p. too.
Moszyiiski K.,Kalturd Itvdowa, 11, a, p. roso.
m Ketzamva-Kukudova and Qmw, op. cit., p. 26.
410 Idmvatin R., OP. cit., p. 285.
4" Gnatiuk V,, Gaivfi, p. 31.
ego oby&i, obtjady, predanija, sueuwja i poezija, I , Moskva, 1880, p, 66.
411 Zabylin M.,R m k i j
413 Mannhardt W.,W&- snd Feldkdfe, 3n ed., Berlin, 1904, pp. 318, 518 S.; Sachs C., op. ci#., p. 49.

danza in questa formazione arrivano a chiamare u sole N la luna giunta al admine della luminosit.4l' Le damatrici ucraine della a gaivka in doppio circolo dicono col canto di dover
entrare a bruciarsi nel fuoco: a tam-ke nam vogni goriat s."Welle Bmhe di Cartaro Ia danza
in tre circoli, di adulti, adolescenti e bambini dei due sessi, significa che a Gesu risorto s,
e il ec kolo ip si chiama 4 vaskrsno kolo ii, cio c< kolo n pasquale o di resurrezione. '145
A circoli concentrici si danza in Melanesia orientale, alle isole Nicobare, in Australia,
presso i Dagbama del Togo e nel Guatemda, spesso con rotazione inversa. '"Ne1 Celebes
le ragazze del circolo interno volgono ora 11 viso, ora ii dorso agli uomini del circolo
esterno. 418 Con visi rivolti al e n t r o del circolo o all'esterno si pu danzare il kolo *
anche in Jugoslavia. 4'9
Sia in Serbia che in Bulgaria il circolo interno Pi per lo piU femminile. m In Slavonia un
danzatore volge i1 viso all'esterno, imitato, uno dopo l'aItro, dagli altri danzaturi, finch
l'intero circolo, da interno, diviene esterno.n"''
Russia un circolo interno femminile gira
in senso inverso a un circo10 esterno maschile. Nell'Ucraina occidentale due circoli concentrici motano in senso inverso, parzialmente chiusi da un semicerchio esterno.
Secondo
padre Peekel, quando i visi dei danzatori del circolo interno sono rivolti verso il circolo
esterno, il fatto ha i1 significato di una contrapposizione delle falci lunari anzich d d
plenilunio.
Un'altra rappresentazione comune del pIeniIunio l'avvolgimento a spirale della catena
dei danzatori: il capofila della catena si ferma e la fila dei danzatori si awolge intorno a lui.
Alla fine il coreuta esce dalIa cosiddetta u porta ii, formata dalle braccia alzate delIe danzatriti. In Melanesia invece la spirale si stringe in un nodo che non permette al danzatore rli
uscire. Nella Slavia pu accadere che, avvolta la spiraIe, la catena inverta la marcia e l'ultimo
deIia fila ne avvolga m'altra all'altra estremit. II duplice movimento, retto e inverso, pu
essere eseguito anche nell'a~vol~irnento
della spirale semplice. Nell'ornato, la doppia spirale
inversa, simbolo del plenilunio neIle danze della Melanesia, rappresenta la luna come divini t del tuono.
I1 pericolo di scambiare una danza solare per lunare, inesistente quando si osserva il
circolo dei danzatori spezzarsi in due circoli minori o prendere aspetti di semicerchio.
Preuss vide in Golurnbia pochi danzatori disporsi in un semicerchio che and via via comple-

"

PeekeI G., Tubsranmmke, p. 119.


Gniijuk V., Gaiuki, p. 107.
416 NakibenoviE I., B o b , Se%, XX, 1913,p. 335. S.
417 Sachs C,, op. cit., pp. 88, 104, 113; B u d m G.,Illusi'r. Volkvkande, Il, p. 36; Fixh R., Die Dllgbamn,
a Baessler Archiv *, 111, 1913,pp. 132-173.
4'8 Kaudem W.,op. d.,
pp. 4raJ 413.
4'9 JnkoviC L. i D,,
Prilog, p. 6.
4" Stesse, O p . at., p. 7.
Juif B., Igirp jZ PriYlake i Kamljerinaca, a Slmoniji, ZbNZ, XIII,1908, p. 291.
m Moszyriski K.,Kuliura Z ~ d m 1
, 1, 2, p. 1080.
421 Gnatjuk V,,Geivki, p. 107.
4x Jankwid L. and D., op. ci#., p. 23; Katzanma R., op. cit., p, 8; Gnatjuk V.,op. cit,, p. 136.
Peekel G.,Tubu~nmaske,p. 127.
Henm G.,Nyrbes ef symbofex 1zmwii.e~~hm,1932, pp. 84, raj, 106; W&
L., u Anthropm P, XXIX,
1934, P. 295.
414

415

tandosi con l'ingresso di altri damatori. Era intuitivo che la danza rappresentava l'incremento
lunare dalla fdce crescente aI plenilunio, e il Preuss non manc di rawisare nella danza una

figurazione della luna, sebbene la CoIumbia sia una regione di intenso solarismo.
In occasione d d Congresso dei FoIcloristi jugoslavi a Vara?din, nel 1957, il gruppo dei
danzatori di Oporovec esegu a Preiog un ec kolo D con significato inverso del colombiano:
il circolo andb diminuendo col ritirarsi graduale e a coppie dei danzatori, finch scomparve
del tutto. L'ultima coppia ad abbmdonarle fu la pi anziana di et. In Russia si pub assistere
ad evoIuzioni piii complesse. I1 a kolo o 9 chorovod * a un dato momento si rompe formando a una catena a ferro di cavallo B (podkovobramaja cep'), cib che si dice Iomat'
gorodok ilz, spezzare il a chorovod n, per ricostituirsi poi integralmente, simbolo evidente
dell'intera lunazione. Un cl koIo m semicircolare che avanza e retrocede stato osservato
anche in Wielkopalska sebbene in Polonia queste danze siano piuttosto rarem e le formazioni semicircolari siano invece abbastanza frequenti nei Carpazi e nella Slavia meridionale.
In CeIebes due semicerchi possono ruotare in senso inverso, oppure un semicerchio maschile
pub gradatamente chiudersi sul femminile. l''
Le danze sedute cos frequenti in Oceania e in Indonesia, sono indicative di luna scura,
secondo il Peekel. "2 Il sedersi o il distendersi dei danzatori deI 4 kolo >i sarebbe limitato,
secondo il Sachs, ali'llustronesia, all'Africa meridionale e alle regioni artiche. *' Gli SIWI
conoscono anche questa frlrrna, a giudicare da questo distico di un canto popoIare raccolto dal
TereEenko:

Lado, rnoe lado, vse prisjadem!


My z etago piva spat' ljaZem
(Amata, mio amato, tutti pieghiamo Ie ginocchia!
dormire).

Dopo quella birra ci mettiamo

L'accucciarsi, del resta, t un atto frequente dei danzatori polacchi, secondo il Moszy5skiUS
e 11 girotondo dei bambini finisce di solito sedendo a terra.
Dove le danze prendono aspetti erotici, il contegno d d e danzatrici pu divenire indecente. Si tratta di un movimento di rotazione dei fianchi detto 9 hula hula s in Oceania,
c< analogue h l'obscne chahut frangais n, nota il Bou che lo vide nei Balcani. Ob La donna

427 Preuss K . Chr., A~haologiscbeForschsrngswise in KoEsirnbim, ZfE, 1 9 ~ 1 ,


p. r T 1, cfr. Wike G., Die h l g i o n
der Zndogesmuncn in twch~ologirchwB d ~ c k f u n gLiti*,
,
1923, p. 6.
+lEdemskij
R
M., VeCemvm'e i gomdki v Kofeng'e, Tobemrk~gom d a , a Zivst. B, XZV, 1905, p. 464.
m 2. G.,Nowe przyczynki do etnogrdjji Wielkopolski, PAU, Maier., XIII, 1914, p. 78.
490 Moszy6ski K.,Kwliwa kdowa, 11, 2, p. 1012.
43' Kaudern W., op. cii., pp. 382, 405, 414.
PeekeI G.,Imng-Mnm, p. 549.
433 Sachs C.,OP. ci#., p. 26.
434 TerSenko A,, Byt r m k a g o d a , IV, p. 298.
MosNski K,, Kcrdtura itrdowa, 11, z, p. 1041.
"6 Bw6 A-, La Turquie dlEurope, Pmirs, 1840, 11, p. 219.

"

bdla a col di dietro e col davanti D, come si esprime una locuzione del Dal': n skazet baba
i zndorn i peredorn D. In Belorussia si dice a mulinare col sedere e scuotere le mammelle W :

... jak fi taficu dupa mlela,


jak ti tancu cyckami trzou4d. "
SUO

Quanto pi sconvenientemente una ragazza si comporta n d a danza, tanto pi grande 8 il


stlccesso.

Tutte Ie nazioni che hanno conosciuto la tradizione di questa danza, conoscono un luogo
prestabilito per la sua esecuzione. 439 il caso di domandarsi se il teatro greco sarebbe mai
serto, come edificio, senza la stabilitA di questo luogo. Vi un passo di Omero in cui
a ch6ros B inteso, secondo uno scoliasta, non come danza, ma come Iuogo di danza. Nei villaggi lineari della Slavia orientale Ea danza eseguita per Ia piu alle due estremit della via
del villaggio, separatamente dai due gruppi che abitano l e due file di case. I piccoli villaggi
della Bulgaria conoscono, pare, un solo luogo per Ia sua esecuzione, ma nei villaggi pi6 grandi
ogni quartiere o vicinato (mahala) si raduna per damare in un luogo prestabilita. In Jugoslavia il luogo ddea danza dipende dalla ricorrenza, da1 passo di esecuzione e dal contenuto
del canto che Ia accompagna, ci& dal suo significato. Certe danze sono eseguite in un luogo
collegato con una leggenda, altre presso un albero da frutto, una sorgente, Io zapis ib o
pressa la chiesa, ciai. sui sagrati e sulle tombe. Si dama presso i cimiteri (okolo kladbibEa)
anche in Russia, si conduceva un kolo B all'inverso (naopako) intorno alle salme in Serbia. Si tratta di a igre d muke P o danze di dolore un tempo eseguite in tutta la Slavia
e delle quali i divieti ecclesiastici ebbero ragione appena nel XVIII secolo. Danze funebri
e liturgiche eseguite nell'interno delle chiese avevano Iuogo in passato anche in Europa occi.
dentale. 445 Ancora oggi in Galizia la settimana pasquale delle u gaivki ucraine (danze cantate) 2 detta a navski @&n
a, settimana dei r n ~ r t i Queste
.~
danze talora non hanno nuiia
di funebre. Durante la u kdiga rz o danza dei morti (tanec umarlych), eseguita d a delle ragazze

"37 FBdeMwski M., Lud bidoruski, Piefni, T. V, Warszawa, 1958, p. 349. a Hin- und Herdreben dcs Rudicns,
i clwcbrom ich vichlanie m, hmenro deii'igumen Panfilo al principe Dmitri Paulovskij del 1505, v. Smirnov A., O&k;
senrejnych otaoknij po obyEnomu prrtvu russkago n m d , Moskva, 1878, p. 14 e Munsikka V. J., Die Religion det
Ostslouen, FFC, 43, 1922, p. 224.
Cemenova Tjan-Sanski O. P., Zizn' Ivma, ZGO OE, XXXIX, 1914, p. p. Vedi inoltre: IvaniSwiE Fr.,
Pobijca, ZbNi, X , 1915,p. 184 e Zorii M., Igre i plesovi, Kotari, ZbNZ, I , 1896, p. joo.
439 vuk, Pjesmc, B&, ~ 8 4 6 ,I, p. 188; Hmvatin R., op. il., p. 294; Cdj? Jo., fa pC#insule balcanique, Peris.
1918,p. 233; Moszyhski K., Kultura Iwdom, 11, 2, p. 1079; Petnis-KoIenknko E.,l z poadki
M l o r a s s i j ~ ,in:
MaIinin P,,op. cit., I, p. 429; Loorits O., GwndzUge des estnischen Irobksglaslbens, I l , r , Lund, 1951,p. 38; Malinowski Br., op. cit., p. 28; Walleser P. L., Die Tnnqe~~snnge
der Eingeborenen cruf Yap, * Anthtopos *, X-XI, 1915 e
1916. p. 639; Vicedom L,,Ein wuentdecktes Volk in Neuguiaea, * htchiv & t Anthropologie r, NF, XXIV, 1937,
P- 39;
Kaanirova-Kukudova and Qenev K., op. &t., p. 18.
41

JankoviL L. i D,, Pwibog, pp.

21, 28-29.

Balov A., Rarsskij rhorovod, EO, I , 1889, p. 194.


Vuk, Pjesmc, 111, n. 249, 78.
PavlwiC: Je. M., op. ~ i t , p.
, 19.
a5 Nicderle L,,Slovnp11k6 stmiitaosti, 11, I, p. 280; Djordjwii R., Srprke namdnt. igre, S a , IX, r, 1907,
pp. 35-36;JnrEiT e Keleminm, in: Hrovatin R., op. ci#.,p. 283: Stumpfl R., Ku1tspiele h G ~ w ~ BalsP UI r~s p~m g des
mittelnlterlkken Druma~,Berlin, 1936, pp. 162-168.
446 Fischer A., Rus~ni,L&w, 1928, p. 1 2 ~ .

Fig. 155. a Hora mare* o grande

hlo

&i R*m&

di

in cene localit delia U p o I s k a , i giovani wdgono

Tr~asiIvatlia (da

Buscbanl.

e mettono in fuga Ie danmtrici, Colei

che viene raggimu deve dare a tutti gli inseguitori un bacio detto a p o d m t k umadych a,
a bacio dei morti
L'estxmjone di un u kalo 8 crostutivtt del rito nuziale in tutti i paesi slavi dove si
conserva la tradizione di questa h.

I1 circolo dei damtori puh prendere proporzioni gigantesche. Q u d o del papavero (u mak
rostit' D, * il papaverio cresce ib) pu impegnare in Russia quattrwento esecutori, ma il
numera dei pmecipand pu raggiungere anche ilquadruplo di questa cifra (v.fig. xgy),
h Buigaria certe danze sono eseguite a l mattino* certe dtre d a sera, Finita la &ma
in S w & j a si grida in coro: a Na d d j e ! a, cc ah salute! P, Vi sono circostanze in cui
nofi si deve mancare di eseguire il u kolo *. Si dice di falo per h salute e ii buon rack primavera , Q< per dontanare
la canapa m a alta P, u per -re
colto a, m u

ZiaeiiIski Sr. L.,Lud barowiecki, a W&.,

IV, 1890, p.

Tete5hka A., op. ciC, IV, p. 2.49.


& u a r o ~ ~ - K u k u d wand
~ Djcnw K
., OP. ci#., p.
Pavlovid Je. M.,OP. tac, eir.
&carova R., up. d.,
p. IO.
S m m A., Die Bdgmm, Ltipaig, xQB, P, 343.

20.

789,

la sicciti >) O, in generale, a per la salute e la fertili& IP, a come aiuto per iI raccolto B, "'
N per il benessere del vilIaggio m, 455 u per assicurare fertilith a1 suolo, fecondit agli animali
e salute al popolo D; si crede che danze e canti, eseguiti ritualmente, n possano influire sulla
natura, sulla siccit e le piogge, la cdura e la frescura, a seconda dei bisogni *.
Si attribuiscono alla danza circolare medesimi effetti in altri continenti: la si eseguisce
a per la felicit della citth B o a contro la siccit a. 457
Secondo il Kaudern vi sono danze in Celebec che hanna luogo dopo il trapianto deI riso
e in Asia sud-orientale si crede che se non si pestasse la terra nelle danze, le messi non giungerebbero a maturazione.
Come gli Slavi, i presinidi Lolo, della Cina sud-orientale, e gli indonesiani ddl'isola di Yap
considerano Ia danza circolare come il loro ballo nazionde.
Compiessi coreografici serbocrortu e russi hanno portato queste danze si pub dire su tutti
i palcoscenici d'Europa e non c' festa o raduno folcloristico in cui gruppi di danzatori non
si producano nella loto esecuzione. Na per giudicare della particolare natura del u kolo n
occorre assistere al momento nel quale esso si forma spontaneamente in un viilaggio. Si
nota allora un sorprendente e istantaneo mutamento nel contegno dei partecipanti che si apprestano ad eseguirlo.
All'uscita dalla messa di Pentecoste, a Gorjani, in Slavonia (si era nel 1957)un gruppo
di otto o dieci ragazze si diedero Ia mano in circolo sull'erba del sagrato, a sinistra della
porta della chiesa. Dopo un istante di silemio, senza scambiarsi parola, cominciarono ad alzare
alternativamente il tallone destro e il sinistro, tenendo immobile i1 busto, movimento che
imprimeva alle loro giovani teste un continuo tremolio. AWimprovviso, iI circola cominci
a scivolare verso destra come portato dai vento, Altre danzatrici e danzatori si aggiunsero al
a kolo delle ragazze. Quando il U m I o si ingrandi al punto da non poter pih essere contenuto nel sagrato, si sciolse.
AIla nostra domanda, rivolta piu tardi ai conoscitori, se si trattava di un a kolo n tombale o pentecostale, ricmmmo delle risposte cvasive. Sarebbe stata necessaria un'inchiesta
etnografica per accertarlo. Era un u sitno koio P, un i< kolo n minuto, eseguito anche in altre
occasioni. Ma I'irnpressione ricevuta al primo istante dal dondolio silenzioso di quelle teste
giovanili (l'effetto si chiama 4 &me: B, vibrazione) e dalla strana espressione degli occhi attenti
al ritmo deI passo, era indimenticabile. Si avwa i'impressione e quasi la rivelazione di essere
capitati in un altro mondo o in un'altra epoca. Nei visi e negli atti si vedeva quella a p v i t D
(powainy nastrbj), quella a devozione e u dignita B deIIa quaIe parlano i testimoni di queste
danze (Moszyriski e Katzarova-Kukudova). Si assisteva come ad un'istantanea concentrazione
di coscienza e a un'intensificazione di significati della posizione delle membra. L'impressione
sarebbe staca, forse, meno viva se fossimo stati awertiti in tempo che si sarebbe danzato un
a kolo * e se le ragioni di quella danza ci fassero state mnosciute. Era ben sicuro, invece,

453
454

K.,KuFtura laduwa,

11, I, p. 272; 11, 2 , p. 1102.


chomvod s.
Kitppas G. A,, Rosalienfesr und Trancetanxe in Duboka, PPJingsrbrducbe im ostseiEChtn B e r g n d , ZCE,
Mossfiski

Ma!ujd soni. enciklopedijd, sub

W X I X , p. 254.
457
4%

Katzama-KUkudova and Dienw K.,ap. ci#.,p. 36.


Sachs C., OP. cir., pp. 18, 73.
Schotter A., Notes ebhnographiques sttr les tribw du Koiry-icheoe, u Anthropoc s, IV,~ g o g p.
, 344.
VannimIli I., Li. religione dei Loh, p. 91; Welleser P. L,,op. loc. ci#.

Capitolo undicesimo

IL CANTO E L'ORNATO

La danza circolare eseguita spesso a sessi separati. Dove le danze sona histe, avvierie che
i sessi siano raggruppati a segmenti, come mcircolo maschile, per esempio, e mezzo
femminile. La separazione frequente soprattutto nella Serbia meridionale. ' Nelia DjevdjeIija
esiste uno B( Zensko oro t- e un 4 m'lko oro *, un a kolo D femminile e uno maschiie. '
Nell'dlta PEinja un uomo e una donna che non sono parenti tra lom si dlnno Ia mano ne1
u kolo u tenendosi per le cocche di un fazzoletto. In Bosaia sarebbe vergogna per una
ragazza danzare a1 ritmo di un tamburo perche il tmbmo strumento rna~chde.~
Separazioni del genere si osservano anche nelI'isola di Veglia ' e sono segnalate sia da1 Mosxyiiski
che dalle JankoviC. Separate, del resto, sono tutte Ie danze su due file.
Pi significativo PI il divieto di mescolare le voci maschili e femminili in cori misti. GiA
il Bou aveva notato nel secolo scorso che canti e danze non venivano mai eseguiti 3< par
partis... mais pendant les danses, g a v n s et fdles chantent afternativement N. ' Ancora al
principio del nostro secolo, nei dintorni di Les kovac i cori non erano mai misti e, se lo erano,
il canto si eseguiva per a1temanz.a. a Nema nigde da betari i devojke poju zaiedno B, non c'
luogo in cui ragazzi e ragazze cantino insieme. In Russia ragazzi e ragazze si radunano a
cantare alla vigilia delle nozze nel casidderto a deviznik *, nota anche agli altri Slavi, per
salutare la nuova sposa, ma i canti dei due sessi sono alternati. Nel distretto di Tot'ma
(VoIogda) a non esiste quasi a mescolanza di voci, 4 @ti ne byvaet P, osservava 1'Edemskij
al principio del nostro secolo. lo I cori nuziaIi in Ucraina non erano mai misti. " 11 giovane
1 FdipoviC M. S., JR v i t l a ~ eeta Serbie m&ridianaIe, M Proceeding of the IV-th Intcrn. Congress of Saciolqy s,
Serie B, Vol. 11, Bucumti, rwo, p. 48.
2 Tanovif St., Srpski narodni obihji u Djmdjelijskoj h a i , SGb, XL, 1927,p. 87.
3 RTipovif M. S. i TomK P,, Gornja Ptinja, SeZb, LWEII, 1955, p. 120.
S i i a n i C-, Ir norodnog fivob Bibora i Pesteri, Bilren, Sarajevo, 1954, 2, p. 381.
5 Tic J., Vrbnik, na otoku K r b , ZbNS, XV, 1910,p. 198.
6 Ln separazione dei sessi nelle danze P fenomeno generale dei popoli di natura. Cosl presso i Cmni del Caucaso (Byhan A., La civs'lisatioti caucurietine, Paris, 1936,p. zoo), i Li di fihm (Strzodi W., Die La auf Hainan, ZE,
XLIII, I 91I, p. mq), gli indonesiani di CcIebes (Kmudem W., Games nnd Dances In Celabes, Goteborg, 1929,pp. 392,
394, 412, ecc.) e di Yap (Walleser, p. 654 S.). Si danza a st;si separati in India (H-aberlandtA,, Die Primitivstamme des
Bianenlrmdes, in: Buschan G., Pllustr. Volkwkunde, 11, Stuttgart, 1923, p. 546). A sessi mparati si danzavi nel.
Medioevo anche in Eumpa (Sachs C,,Eine Wdtgescbichte der Tanzes, Berlin, 1933, p. 178). Tale separazione non t
invece osservata dai nomadi dell'Asie centrale (Byhan A., MitteIusien, in: Ruschan G., op. ci#., 11, p. 537).
7 Bou A., Ln Turquie d'Eumpc, 11, Paris, 1840, p- 110,
8 Petrovie V. K., Lirske pieme, Zuplanie ili Leskovdko s Srbiji, ZbNf, X I X , 1914, p. 176.

9 Bagdepw K . I., Scadcbnye obytui m'est'jm Kwgrm~inskagoPravbeniju, Rxbangel'skoj p&., Senk~rskagouezdu,


Zivst. m, IX,3, 1899,p. 388.
10 Edemskij M . , Vderovan'e, t Zivst. D, XTV, 1905, p. 461.
fl Ochrimovif V., ZnaCenie mdarusskich niadebnych obrjudov i pesen W istorii evoljuc5 sem'i, EO, XI, 4, 1891,

PP.

733

791 307-

E. Gasparini, Il rnotnorcoto skovo. Antropokogio cuktwole dei Erotoskovi, III, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8(print), O 2010 Firenze Universlty Press

che nei dintorni di Gomel' intonava una canzone femminiIe suscitava I'ilaritll generale, lZ
La separazione dei canti in femminili e maschili caratteristica dei Mari del Sud. Nella
Cina meridionale, presso i Lolo e i Miao, rigorosa e simbolica: trasgredire nel canto la
separazione delle voci significa entrare in reiazioni matrimonidi. l3 I n India, presso i Toda,
uomini e donne possono cantare insieme solo se sono sposati o idonei a sposarsi secondo le
regole dell'esogarnia, aItrimmti l'uomo non pub cantare con la donna e nemmeno ascoltarla
cantare. lU I n America settentrionale il gruppo di clan dei Ransas (Siowr) autorizzati a
contrarre matrimonio, si chiamano u wayun mindan W , quelli che cantano insieme, l5
Le norme esogatniche che regolano i matrimoni si rispecchiano cod nella formazione dei
cori e nelI'esecuzione dei canti. Sono questi divieti che dnno una spiegazione di certi ferie
meni musicali incomprensibili presso popoli cod dotati per il ritmo e la melodia come gli
Slavi. Nelle sue ricerche musicologiche in Dalmazia negli a m i 1890-1892 il Kuba si tmvb
ad assistere all'esecuzione di un i{koIo in cui gli strumenti suonavano in 2 J4 mentre i danzatori ballavano in 6 J4, come in una grande mamrka. I n un altro a kolo si cantavano simdtaneamente due canzoni diverse. cc Si direbbe - notava il Kuba - che il popolo non abbia
nessun senso per la misura e la musica N, e trovava il fenomeno * incomprensibile >s e a isolato . Egli non lo aveva mai notato nC In Croazia, ne5 in Slavonia, ne in Montenego.
Esempi eteroritmici tra canto e accompagnamento si conoscono in Polonia tra i a r a l i e
in Serbia nella regione di Kosovo. Come in Dalmazia, anche pressa gli Huculi avviene che si
cantino in uno stesso 6 koIo * due canzoni diverse. Nei Balcani pub accadere che di due
circoli concentrici di danzatori, ciascuno canti una propria canzone e danzi secondo il ritmo
della sua canzone, a un tempo diverso. l8 Nella regione mistilingue di Gornel' (bellorussa e
ucraina) ogni quartiere ha proprie canzoni. Le ragazze del a konec P dichiarano di non conoscere le canzoni della (< sIoboda a perchd loro sono a koncane H e non a slobod8ane >>. l' Se
due gruppi di rantatrici si awicinano l'uno all'dtro, cercano di soverchiarsi nel canto &e
diviene assordante: a< Togda at penija stonet nebo i zemlja W , nota i1 TereSenko, allora cielo
e terra risuonano del canto. " Naturalmente, il tentativo di soverchiarsi non pub avvenite
che neli'esemzione simultanea di due canzoni diverse. Si osserva il medesimo fenomeno nel
Tonchino, presso i Man-tjen: nei canti alterni di giovani e ragazze di villaggi diversi (esogamia locale) i giovani cantano e le ragazze rispondono, sempre in cinese antico, poi i due cori
a reprennent simultanment, mais sans ensemble m.
Nell'isola di Baii, in Indonesia, due
orchestre possono eseguire musiche diverse simultaneamente. " La Elkin si tmv ad assistere

12

RadCenko Z., Gomd'skija namdnyjli perni, belururkija i md~ofirrskija,LGO OE,XIII,vyp.

2,

1888,pp.

XX

XXII.

n Vannicelli L., La religione dei Lolo, Milano, 1943, p. r98.


Ememu M.B., T& Marriage Regulation a ~ dTaboos, u American Anthropologist i>, I, 1937,v. Bitunov, in:
u Sovetn. D, I, 1947, p. 234.
15 &&e1
Jo., Gw~nnnngeiner relotiven Zeitfolge anrs der Gruppierung des sozinlen Systems, MaGW, WNIII,
14

1937, P. 55
l6
17
18

K u h i.., N d n a &zbem u t ~ j e f ~ o rs bDalmociji, ZbNZ, IV, 1899, p, 170.


Mosyhski K., Kul!wrcd ludawa, 11, r, Krakw, ~ 9 2 9 ,pp. 1013-1015.
Moszyfiski K.,OP. cit., p, 1080.

RadZenko Z., op. kt., p. XVIXX.


TereSCenko A,, Byt russkago aaroda, SPb,VI, 1848, pp. 64-65.
La JonquiPre, in: Vannicelli L., Les fgtes k fiawdilles et Pamom dcr fiancs cbeer les penpIes de E'ExttBme
Orient, u lntern. 19rdiives of Ethnoloag D, XLVII, Leidi, ~ g j y p, . 190.
D Fractiaroli A., L'isola deile dosne belle, Uiano, 1934,p. 105.
19

in Australia, nel Norther Tesritory, a un'esecuzione di musiche rituali dei Pigiangiara: due
serie di inni sacri venivano simultaneamente cantate da due fratrie o gruppi cerimonidi
seduti a una distanza di circa tredici passi l'uno dall'altro. I canti erano eseguiti in modo simultanea e indipendente, ogni gruppo con parole, melodia e ritmo differenti. Ascoltando piccoli
gruppi di esecutori o con l'aiuto di un registratore, si aveva l'impressione del modo in cui
potrebbe originarsi il contrappunto. a
Questi casi sono presso gii Slavi moIto pi frequenti di quello che non risulti d d a letteratura etnografica, e tuttavia il Mosqfiski ha ragione di considerarli eccezionali. In realth, essi
non dovrebbero prodursi mai. Mai, cio, un sesso dovrebbe cantare con l'altro sesso o u n
gruppo esogamico con un altro gruppo, a meno che una tale mescolanza non avvenga intenzianalrnente, come nel Tonchino e in Australia, cosa della quale presso gli Slavi non abbiamo
prova. I1 fenomeno fa piuttosto un effetto di disordine: la regola esogamica, dimenticata nel
costume, interviene inaspettatamente nel canto e neiia danza disordinandone l'armonia. La
riprova potrebbe essere fornita da2 fatto che i Rumeni, ignari di tradizioni esogamiche, non
conoscono n eteroritmie, n4 esecuzioni sincrone di canti disparati. Ma non si tratta affatto
di un difetto di senso musicale nel popolo, come sospettava il Kuba. Al contrario. Nel 1951
i partecipanti al congresso dei folcloristi jugoslavi in Abbazia, dopo avere assistito all'esecuzione di un a kolo n i1 cui passo di danza era eteroritmico con Ibccompagnarnento, vollero
cimentarsi a ripeterlo personalmente, senza riuscirvi. 24 Gli esperti di musica e di danza non
erano in possesso di queIla capacit popolare di concentrazione (di sesso o di gruppo) necessaria per agire in modo indipendente.
Nelle lingue slave, danzare (a. russo a pljasati P, a. bdgaro H plesati D, d'onde il gotico
c plinsjan
ha il significato originario di a plaudere D, battere le mani per segnare ii tempo,
come avviene ancora spesso nei Balcani C presso i Serbi di Lusazia dove la << klaskata reja m
(e Mask >, applauso) & eseguita con battiti di mani e w piedi nudi. a
La danza non associata a nessun particolare strumento musicale ed L. accompagnata per
lo pi da1 canto degli stessi esecutori. E iI canto che segnava il ritmo della danza nd secolo
scorso neiia Slavia meridionale. n Ancora oggi vecchie donne ricordano che in Bosnia una volta
si danzava solo col canto, senza strumenti. " Cosj avveniva anche in Montenegro. I n Buigarja
gli strumenti hanno sostituito solo in parte il canta nell'accompagnamento delle danze, ma
quando si intercalano canti, gli strumenti tacciono. I n Russia, nella regione di Novgorod, il
chorovod P per lo pi eseguito cantando, specialmente se ritualem e anticamente, in
generaIe, solo accompagnato da9 canto, u v starinu tol'ke pod penie pesen 52. " In Ucraina e
uso di accompagnare il canto con la danza che produce l'esatta cesura nel verso e l'esatto
numero delle sinabe. T1 Pokrovskij osservava che nella regione di Nignij-Novgorod le danze
ip}

Elkin A. P,, Tbe Awfrdian Aboegines, trad. id., Torino, 1936, pp. 232, 259-260.
Oralmente dal pmf. L. Kretzenbacher.
B ~ c k n e rA,, Siow. etymoi., sub. 4 picsanie r.
26 Gnbowski Br., Z wyriawy iyzemidst i sztuki stosormznei W Drehie, a Wish t-, X, 1 8 ~ 6 p
, . 212.
n Bou6 A., op. cit., 11, p. 94.
3 Simie L., Pripowtke i 2irsk.e pesme, GzMS NC, XVII, 1962, p. 212.
a Moszyiiski K., Kukura Iudowa, 11, 2 , p. 1033; JankoviC L. nnd D., Dances o/ Jsrgoshvia, Lwidon, 1952,pp. 9,
13 e 14.
9 NovoZilov A., Derevenskija r &edy is, Cho~enovrkaju uolost', Kirilavshgo riezdn, Nougorodskoj girbmii,
a< Zivst. n, XTX, T. rgro, p. 132.
31 Kolessa F., C b d t e t y s +
vkraihskiej tttiuyki ludowej, a Lud slowianski D, 111, 1934,p. 35.
24

stesse erano, in sostanza, dei canti: a igry byli pesni, osnovnyja >p. 32 I n base al materiale raccolto in Serbocmllzia i1 Murko si dice in grado di pronunciarci I< con sicurezza + per una
originaria identith deIIa danza col canto,' Esiste, naturalmente, un genere speciale di cantj
per la danza (russo e chomvodnyja pesni B) e il loro numero di gran lunga superiore a quello
delie melodie perch pih canzoni vengano eseguite sulla medesima aria. Le JankoviC hanno
contato in JugosIavia centoquattordici melodie di ec koIo n, resto ragguardevole di una passata
ricchezza, ''
Cantate sono per Io pih le danze in gran parte del mondo, particolarmente in Indonesia e
in maniera quasi universale neiie due Americhe. 35 I1 canto pu8 associarsi alla danza in modo
da non potersene separare. I1 Preuss non ha mai udito cantare gli Indi di Sierra Nevada fuori
d d a danza, e quando lo facevano da ubriachi, accennavano aIla melodia a bocca chiusa, senza
pronunciare le parole. 36
I canti del u kolo B sono per Io pi corali e ahnisono. n All'unisono sono tutti i canti
rituali in Ucraina, " in Russia quelli delle * pocidelki B, 34 dei a koledari a e dei 4 vecchi credenti m. " La polifonia della a Dorfgntppe * non ha trovato nella musica popolare slava grande
applicazione, sebbene esistessero tutte le condizioni per il suo sviluppo. 41
L'unico strumento musicale di cui si possa ritenere documentata l'et slavo-comune la
zampogna, siringa o fistda (flauto di Pan). La candizione di relitto in cui si trovava questo
strumento ne1 secolo scorse non deve stupire. Lo strumento ha dietro di se una storia oscura
di decine di secoli e i paesi slavi fin dal principio della loro storia accolsero con favore stmmenti forestieri pi perfezionati (specialmente cordofoni) mediterranei c occidentali che fecero
ben presto apparire imprecisa il rendimento musicale di qudli indigeni. Ci si dwe invece stupire che Ia zampogna abbia qua e l continuato ad accompagnare la danza anche nell'et della
fisarmonica e che ancora mezzo secolo fa esistessero delle vere piccole orchestre formate da
un insieme di zampogne. I1 ae agosto 19 I I un musicologo polacco, il pro. S. BiedrzyAski,
informava per lettera il Moszyiiski di avere avuto occasione di ascoltare in una regione del
sud-ect della Lituania, ai confini della Belomssia, un'orchestra di cinque siringhe, suonate da
quattro contadini. Uno degli esecutori ne aveva due che alternava a seconda dei bisogni. I suonatori si tenevano lontano dagli ascoltatori, nel bosco o dentro dei cespugli, perch6 a
una certa distanza che una tde musica produce il suo effetto. Lo strumento (kadutei) che iI
Biednyfiski part con sC a Varsavia era composto di cinque canne, la pi piccola di m. X I , ~ ,

32
33
34

knj.

Pokrovskij F., Obrnzcy natodnago gworu Ni?egorodskoj guberi~ii,(i Zivst. N, XX, t , 191x, p. 39.
Murko M., Trugom rrpsko-hrwatske ttllmdne epike, Zagreb, 1951, p. 265.
lankovii L. i D,, Prilog- .proarfnvanjd ostatda urskih obrednb fgara u Jugoslauiji, a Euiografski Institut it,

~ r i 1957,
,
p.

8.

Leden Chr., Unier dm Indianrrn C a d s , ZfE, XLIV, 19x3. p. 825.


36 Preuss Th., Forschungsreise zi( den Kdgaba Indianetn der Sierra Newada de Santa Mmta, Kohmbkn, ei Anthropos n, XIV-XV, 1919-1920,pp. 1044-1047.
Cwl in Jugoslavia (Jankwif L. i D,, op. loc. ci#.), nella Leskovah Morava (Djordjwif D. M., Ziuot i obi*
tl~todniar Leskova2koj Moravi, SeZb, LXX, 1958, pp. 207, 3881, in certe miani della Russia (RadEenko Z., op. Cit..
p. XVIII); u nas vse na odin pojut B, Pokmvskij F., op. Nf., p. 54).
3 Kolessa F., op. cit.,p. 35.
39 h l e v A. V., Oterki Pofechon'ju, EO,XXm, 4, 1897, p. 72.
m Istonin Th. K., K narodnoms ~~0lovarju
v oblusti pesennrigo iskusstva, u Zivst. D, IV, 1894, p. 125.
41 Nadel S., M e s m g e n ku.~srkasischmGrifflochpfeifen, e A n t b t o p *, XXIX, 1934, p. 470 S.; Danckert W.,
Musikwissenscbuft und KultwkreisIehre, C Anthropw D, XXXIL, 1937, p. 5 S.; Moszyiiski K, Kuitura Iudorua, Il,
3, PP. 11533 115735

la maggiore di cm. 14. I1 loro aumento di Iunghezza si dimostr irregolare e irregolari, probabilmente, erano anche gli intemdli di tono tra canna e canna. Pih perfetta era la siringaJ
proveniente dalle medesime localit che nel 1908 M, Brensztejn don al Towarzystwo
Przyjaciel Nauk di Wibo. Le cinque canne davano i toni: do re mi sol la, con l'omissione
del semitono mi-fa. Un aumento metrico regolare della lunghezza delle canne, dalla piU corta
aIla pi lunga, produce infatti una gamma di cinque toni (pentatonica), senza semitoni (anemitonica). Secondo il Brensztejn lo strumento era <I estremamente raro ai suoi tempi, ma
durante il XIX secolo u neIle notti di primavera Ie bassure lituane echeggiavano tutte del
suo suono. Occorrevano aImeno due suonatori, provvisti Gasmno di due o tre siringhe
per eseguire una melodia. L'esecuzione aveva luogo sempre d'aperto e a una certa distanza
daglr uditori. "
Di cinque canne, sia sciolte e tenute insieme con la mano, che legate, era anche la siringa
sud-granderussa dei governatorati di Kursk e di Brjansk. TI nome dello strumento ( a kugikli N
pl., da a kuga b, ec Typha latifolia >p, anche a kuvitki i., in Dal', SlovarJ) indica trattarsi,
appunto, di uno strumento formato da pi canne. Secondo il TereSZenko la siringa granderussa
(svirel'), usata nelle danze, aveva invece sette canne." col nome di u svirel' a che quarant'anni dopo la designa anche lo Zabylin. " Secondo Ia Zelenin lo a sviril' ucraino si era
sviluppato fino a una specie di organo a bocca di diciasette canne 45 e il Moszy5ski ne illustra
un esemplare dei Carpazi dalla Hunilszczyzna dello Smchiwvicz. 46
Non esiste nessun esemplare antico in Tfussia di questo strumento che per compare nelle
figurazioni. I1 Belaev non dubita che fosse usato nelIa Russia kieviana e pretaaara. I1 SUO
uso in Grande-Russia dovrebbe essere piU frequente di quanto ha supposto il Moszyfiski se
il Rehenski lo elencava ancora nel 1956 tra gli odierni strumenti popolari.
Non esiste memoria di pentatonia in 'PoIonia, ma sembra sicuro che sia esistita in passato, per esempio nel Podhale. 49 Se il lessico di un viaggiatore settecentesco come i1 Tollius P
quello della ~Iassicit,gli Slovacchi di Ungheria facevano uso della siringa perdi4 non tolleravano l'imitazione che gli ungheresi facevano della loro a rustica fistula n. 50
La siringa ricompare in Slovenia COI medesimo nome granderusso e ucraino di (i svirel'
(Hirtenfkte; a svirati D, die Hirtenflote blasen, PleterBnik, Slovar) e pare che non possano
sorgere scale musicali fisse senza strumenti musicali (Hornbostel, Lachmann e Sachs). Questo
principio, non molto sicuro, considerato valido per la gamma pentatonica. La pentatonia
legata d flauto di Pan. Esempi di pura pentatonia esistono ancora oggi nelIa Slavia orientale, specialmente in Grande-Russia. Nel Polesie e in Ucraina canti rituali sano eseguiti in
piena scala pentatonica, a quarte e quinte memitoniche. La gamma compare in Slovenia,
sebbene raramente aUo stato puro, e soprattutto in Croazia dove, tra la Mura e la Sava, jl

Moszvfiski K.,Kultcrra ludowa, 11, 2, pp. 1233-1256.


Tetezenko A., OP. Ci#., I, p. 484.
4 Zabylin M., Russkij nmod, ego obyi:~fi,obtjady, sweverija i poezija, Moskva, 1880, p, 567.
Q Zdenin D., R u s s i s c b e ~ s f s h c e
Volkskpndc, Bulin, 1927, p. 346.
e Moszybki K., op. cit., 11, I, p. 1246.
Rusi, dvmongo1'1kij period, a cura di N.
47 Belaw V. M . , Mts2:9ka, in: Istorijo kui'trug
Karger M. K.,Moskva, 11, 195r, pp. 495-497.
Rdmenskij N., Massmye muzykal'nyc instrnmenfy, Moskva, 1956,p. 78MosZYhski K., O p . C*., II, 2, p. 1259.
-O Tollius A., Epistolee ibinerarim, Arnstetadami, 1700, p. 202.
51 Kolesm F., op. cit., p. 37.
42

43

"

N. Voronin

numero delle melodie pentatoniche raggiunge il 33 % dei canti popolari. " In Polonia la pentatonia, oggi scomparsa, 2 considerata fondamentale neiia genesi dei canti popolari. La pentatonia del canto nuziale deI luppolo, eseguita in Polonia al momento dell'incuffiatura della
sposa (cmepinyj e deila quale il Kolbeg offre 39 esempi, t stata ricostruita dal Polifiski.
Un focolare vivace di pentatonia si trova tra 1'Ural e il Medio Volga (Tartari del VoIga,
BaIkiri, Cuvasi, Mordvini, Ceremissi e Votjaki meridionali} ed da quelle regioni che i Magiari hanno portato la pentatonia nella pianura panoramica.
La pentatonia 2 considerata fondamentale anche per i canti popolari dell'Estonia. M Nel
1885 il Famicyn fu jI primo ad osservare l'identit della gamma pentatonica slava con quella
indocinese, Ma dimostrare la provenienza asiatica della pentatonia slava (indocinese, indonesiana, dell'antica Cina e Giappone) impossibile, data l'enorme vastith delIa sua area di diffusione: Lapponia, Celti insulari delle Ebridi e di Skye,India anteriore (Munda) e posteriore
(Bengala), Mari del Sud e due Arneriche. 56 Si pub dire che la pentatonia si trovi alla base
dello sviluppo delIe musiche colte sia deu'antica Cina che del Mediterraneo. "
complesLe sopravvivenze di pentatonia in Ispagna e in Italia sono rarissime. Nel
sivo della pentatonia eurasiatica possiamo distinguere il complesso ceitico da una parte (che
il Curwen considera come un relitto preario dei Pitti) e quel10 ugro-finnico e uralo-altaico
dd'dtra. E palese e sicuro che gli Slavi sono appartenuti a questo secondo complesso. Viene
cosi ribadito sia i1 cimboIo matriarcale della loro cultura (flauto di Pan e pentatonia) che la
loro separazione dalle aree culturali dell'occidente.
Gli Slavi distinguevano le voci femminili da quelle maschili e ne vietavano la mescolanza.
E possibile che un analogo divieto separasse per sessi anche gli strumenti musicali. Abbiamo
visto infatti che in Bosnia una rag.azza non pub danzare al ritmo del tamburo perchd il
tamburo considerato strumento maschile. Nella rara illustrmzione del flauto di Pan, riprodotta daI Moczyfiski W e ripresa da una pubblicazione di A. Mordvinov, i1 flauto di Pan &
in mano a una sposa che rappresentata in piedi nell'atto di portarlo alla bocca e di suonarlo, mentre i1 giovane seduto soffia in un piffero o clarinetto (fig. r56), Sebbene le
a kaduki * lituane fossero strumento maschile, difficile pensare che l'anonimo disegnatore di quella vignetta avrebbe rappresentato in Russia una sposa in possesso di un flauto
di Pan se lo strumento non fosse stato, almeno nel govematorato di Kursk, di pertinenza
femminile. Infatti ricerche recenti dei folkloristi russi hanno accertato la presenza del flauto
di Pan nei governatorati di Kursk, di Brjansk, di Ore1 e di Kduga. Lo strumento non ha mai
pi di cinque canne, sempre slegate, che diinno una scala diatonica dd'estensione di una
quinta. Lo strumento & solo femminile (m k u m c h igrajut toi'ko i e n a n y ) e viene usato

MogydekiK., op. d.,11, z, p, r n r .


w6jcikcikKmpdh
Br., P d s k
iudow, 4 Lud d d n h k i D, 111, 1934,pp. 11-16,
51 V=&
A,, M ~ k a l ' m jkdJtiua
~
mjiirirych respa5Iik, Esfonskj.4 SSR, M o h , ~ 9 5 5 p.
, 8.
5 Famtncyn A. S., Dreunjaja iddtnjxkaja p m a v Axii i v Ewope, SPb, 1885, v. K
M F., Da tlirkiscbe
Elnaent in der V o l k d k drr -m,
WMaBH, VI, 1899, p. 532, nota r ; Mdkw V,, Mirzyh M k i c b pesen,
IoAIE KU, XI, I, 1895, p. 38.
3 D&
W,,
op. Eit., pp. 5-6; C
m E.C, Tbe Signifmbce o/ ~ b PetsWaic
c
Sede in Scottisb Song, u Aniiquity D, XIV, 36, W , pp. 347-362;Sachs C , Tbe Rise of M& in tbe M m t World, East a d Wes:, New York,
1943, PP. 114125.
&di R., Lrr musi^ dei primitivi, Milario, 1961, pp. 128, 130, 136. 147.
SE
K.,Op. d.,11, 2, fig. 282, p. 1245.
9 Mordvinm A,, Vema v Kwskoi grrbed, a Vsedrnaja Illjus~acijaN, 1871, p. r z o .
53

di Pan e pifero nel gov. di Kgrsk, mila Russia centrale (da M o r d ~ i f i oc~
M~szyfski).
Fig. 137. Fbusa di Pan di apra doma YUO,Cina mcridionde (da Heinc-Gelderti).
Fig. 156.Flauto

per lo pi in gruppi di quattro o cinque.- Femminile il flauto di Pan anche presso gli
Yao, n d a Cina meridionde (fig. 1571. Presso i Guaranl del Paraguy, per esempio, l'unico
strumento musicale femminile proprio una zampogna a cinque canne di una gamma e t o d t h
vicine a quella delle isole Salomone. con q u e h zampogna che h ragazza g u a r d lancia il suo
richiamo amoroso nel bosco.q Presso i Dioy del K u i a u il richiama invece maschile e il giovane lo fa risuonare nd h s c o col m m o di un'aria di flauto appositamente composta. L'interessata abbandona senza parlare le compagne e va a mettersi non lontano dali'amato. " Anche
presso gli Yao il giovane cerca di sedurre la ragazga con la musica ed essa segue colui che
preferisce #. 'I1 giovane Lo10 fa sentire un'aria di fiauto e la rageizza risponde wn una r chitarra a bocca * ( k'enk'in). " ii flauto di P m in mani m a d i rappresenta una parte importante
anche nei giochi amorosi dei. Miao deI Tonchino meridionale.* Vi sono canzoni dei Lolo
dalle q& appare evidente che il richiamo amotoso parte a voce dalla ragazza: * Colui
B&skaja

tija

N,,Rsisskic

n d t r y e instrmenty,

*, Moskvri, 1968, pp. 174-175.

pi

in:

* Russkoe &muayWnoe tvorZestvo, dipclstome-

* Miiller V., Beirrdge xw Ethtwgrapkie der GwmCIadimer im tisdicbm Wddgebiet yon


m,1934, . 192; h i e R., Mmuel d'mthropoiogie cdturelle, Paria, 1936, p. 230.
~ ,

Doutrdigne, m: Vanniceiii L,,Les f8tes de f b p d t e s , p. 186.


Colquhoun, in: Vmnicelu L.,OP. cit., p. 173.
63 Itmg n&, in: VmniFelli L., h famidia cinese, Mano, rgqj, p. W .
M LP Jmquitre, in: V a n n i d L,,Les Ftes de fi@es,
p. 187.
42

Para-,

Anthre

che mi ama io non lo vedo... - I1 figIio unico &io amo non mi sente... - Colui che mi ama
venga... n. 45

h zampogna sud-granderussa in mani femminili sarebbe dunque un segno che anche presso
gli Slavi la musica potwa avere funzione di adescamento amoroso? Vi un canto popolare
croato che permette di supporlo:
Ja ne pivam,

520

mi srce i@e,

ve6 ja pivam i diku dozivam

(Io non canto quello che mi viene in mente,

/ ma

canto e chiamo il ragazzo).&

I n Belomssia tutti i canti di richiamo della primavera di ragazze che vanno o ritornano da1
bosco parlano dell'attesa delI'amato come i canti dei L0l0~~
e, secondo il Brensztejn e iI
Mordvinov, in Lituania e in Grande-Russia il flauto di Pan & come nel sud-est asiatico, stmmento primaverile.
Questi riferimenti sembreranno vaghi e molto incerti, ma non Io sono se si tiene canto
dell'intero complesso, Vi appartengono le canzoni-ballo a fiIe o a siepe degli Slavi e di numerose nazioni deI sud-est asiatico (Yao, Miao, Lolo, Thai, Kari, Kaceni, Annamiti e Tibet&), con canti a responsorio che chiedono e ottengano ragazze in ispose. La scena si svolge
all'aperto, in una stagione prescritta e raccoglie la gioventh di pi villaggi, a almeno di due.
Ne1 sud-est asiatico Ja scelta che i giovani fanno in quella circostanza seguita subito da
un'unione prematrimoniale che diviene definitiva so10 piu tardi se la ragazza sar in grado di
annunciare uno stato di gravidanza.
Non appare dubbio che la convivenza tra fidanzati, cas'l frequente ancora oggi presso gli
Slavi, risalga a questi costumi. I1 cronista di Kiev descrive al vivo queste costumsnze, ancora
in vigore ai suoi tempi, tra i Krivici, i Severjani e i Radimiti: 4 i braci ne byvachu va nich,
nm igrica meidu sely, i s ~ h o d a c h usja na igriIZa i na pljasanie i na v'sja besov'skaja
igriGEa, i tu umykachu k n y sebe, sa nejuie kato sveSCavaIe sja W , a non ci sono matrimoni
tra loro, ma giochi tra villaggi, e vanno a questi giochi e alle danze e a tutti i giochi diabolici, e
la rapiscono le mogli, ciascuno quella con la quale si 8 accordato .68 Si direbbe che padre
Vannicelli non faccia che parafrasare questo passo del cronista russo quando scrive dei Lolo:
I1 fidanzamento fatto dai giovani stessi secondo Ia propria inclinazione, avviene d a riunione
dei giovani di pi villaggi, dove si suona, si balla e si cantano alternativamente canti amorosi ... Dopo di essersi fidanzati, i giovani si uniscono sessuahente in un luogo appartato della
vicina campagna h.
Nelle danze a file contrapposte i giovani dei due sessi Thai e Miao si lanciano palle
colorate di invito che, raccolte, significano consenso. I Miao di Huangsi si scambiano col
medesimo intento uova colorate e dipinte. m Non altrimenti le ragazze hucule del PrutA offrono

..,

e Vannioelli L., Lu religione dei h l o , Milano, 1944, pp. 1apr26.


Lavretit Jo., Otok, ZbN2, 111, 1898, p. IO.
fl Seni-ik D. 2. i Dovnar-Zapol'skij M.V., Raspredchie ndseleniju Vexhnogo Podnepr~v'juv Belorussii, in:
Rossijo, a cura di P. P. Semenov, SPb, T. IX, ~ g o j p.
, xBj.
68 Chmnica Nestoris, ed. N. Miklmich, 1860, X,p. 7.
Vannicelli L,, L religione dei Lolo, pp. rro-x18. passim.
m Granet M.. F&es et chansotls ~ ? I C ~ ~ # M de
S la Chine, Pds, 1929, pp. 150, 204; VanfflceUi L-,Fetes dde
gaiEles, pp. 165, 167,186, 187.
W

ai giovani uova dipinte per essere invitate alle danze," o in Podolia le regalano ai giovani
che le hanno scelte nei r n e r ~ a t i ,doni
~ femminili che vengono fatti anche in Polonia centrale
nella regione di Opoczno.
Slavi che nel sud-est asiatico la componente erotica di queste danze e riuSia presso
nioni si manifesta spesso in linguaggio osceno.
La separazione dei sessi che, a cominciare dalle occupazioni di Iavoro, si propaga agli utensili, all'abitazione e ai divertimenti (canti e danze), interviene a sepsrare in femminili e
maschili anche i generi letterari della poesia popolare.
Non possiamo immaginare che i canti epici siano femminili anche se, trattandosi di canti
non rituali, il costume non faccia divieto alle donne di ripeterli e quindi anche di conservarli
e tramandarli. Ma il canto epico intonato da un cantore professionista (aedo, bardo, scaldo,
menestrelIo) al seguito di un capo militare (e militare lui stesso) del quale si propone di esaltare le gesta. Cantoti professionali accompagnavano in Serbia gli eserciti nei XVII secoIo.
Durante le guerre con la Turchia e anche nella prima guerra mondiale questi cantori improvdisavano canti in onore dei loro comandanti. Ricchi bey mantenevano al loro seguito cantori
che retribuivano largamente di doni. I pi antichi canti montenegrini, o almeno quelli del
XVTII secolo, sono semplici, monotoni, senza fantasia e abbeIIimenti, obiettivi, con indicazioni reali di fatti e personcT4
Queste circostanze si ripetono dovunque sorga poesia epica, non importa di quale dignit
e valore, e non potevano essere diverse nellJantica Rus', quando tra i1 Dnepr e il Don nomadizzavano Polovcy e Cimssi, misti forse a resti di Aiani e di Chazary, ora in guerra, ora in
pace coi principi varjaghi. Interi reparti combattevano federati al fianco dei principi russi.
T matrimoni misti erano frequenti, anche neIle famiglie principesche, e lo stesso cantore del
a Detto delIa schiera di Igor fi chiama i Polovcy svati W dei russi. L'ignoto autore del Iletto
o Slovo (sempre ammettendo che si tratti di opera autenticamente antica) doveva essere uno
di loro, ancora pagano, persona rispettata per i suoi servizi, fidata e probabilmente anziana
se si tolleravano da lui ammonimenti e rimproveri per le discordie tra le famiglie principesche
(forse anche un consigliere diplomatico che metteva a disposizione dei suoi capi le conoscenze
che egli aveva del mondo indigeno) e soprattutto ce gli d permetteva di ricordare e invocare
Stribog, Dafbog, Chors e Div mentre e Kiev le campane di Santa Sofia suonavano a mattutino. 11 suo canto 2 intessuto di elementi non slavi, come ii presagio funesto dell'dissi di
sole, il paragone dei principi guerrieri a tori furiosi e a soli offuscati, e dell'anima a una
perla. NeIla steppa si solIevano colonne di porpora e il nero colore di lutto. Doveva anche
essere un cantore di professione poich si richiama alla tradizione retorica di un ignoto Bojan
e la sua lingua era farse un russo particolare perche per quelle awenturose popolazioni non
sIave che prestavano aiuto all'una o all'altra parte wllc guerre tra Varjaghi e Bizantini il
russo doveva essere divenuto una specie di lingua franca delle steppe.
L'epica slava relativamente recente. Non si riesce a far risalire le canzoni epiche popolari
serbe al di l del XIV secolo. Il primo canta serbo reso noto dall'hate Fortis nel 1774 era un
canto di serbi islamizzati. T1 principio dell'epica si introduce nel mondo davo dall'esterno e

''

R. F., Bei den Huzulen im Pmththl, MaGW, XXVII, 1897, p. 221.


VoIkov Th.,Rsies eb urager nuptiaux etz Ucraine, + E'anthropologie a, 11, I 891, p. 576.
Seweryn P. Z., Z zywym karkiem po dytrgusie, PAU. Mater., VI, 19~8,pp, xc-ra.
Murko M., Tragom srp~ko-kruatskenarodne epike, putova*
u godinama 1 3 3 ~ 1 9 3Zawb,
~~
1931,pp. jbo,
361, 362, 423.
71

Gindi

dal meridione. Gli Slavi occidentali ne rimangono del tutto immuni. E impossibile credere
all'ccistenza di una casta guerriera e priviIegiata, che vive di rapine e di tributi, in seno a
una s ~ i e t contadina

e paritaria come la slava. a I canti epici, come si conoscono oggi ((nota iI


Moszyriski), seno presso i grandi-russi di provenienza non contadina, questo & sicuro S." Le
pjesme D o canzoni eroiche dei Serbi, Ie a dumy B ucraine e le c< byliny P russe non
hanno nulla in comune tra loro, n i1 contenuto, n la versificazione. I tentativi di collegare i'epica con fasi rnitoIogiche o teogoniche primitive (miti dei cosiddetti a eroi culturali P )
sono arbitrari e destinati a rimanere senza risultati apprezzabili. TaIi tentativi hanno senso solo
per cicli di canzoni non epiche, come ii KaIevala.
Del soggetto d d a canzone epica i1 cantore dispone Come vuole. una materia plastica,
soggetta a mutamenti, sviluppi, riassunti e influssi forestieri di ogni genere. L'autentico canto
popolare invece, una voIta entrato nel circolo della tradizione, vi rimane immutato por secoli.
ec Iz pesni sIova ne vykinei' >i, ac non si pu tralasciare una parola del canto , dice il proverbio
russo.7hI canti del passaggio nuziale del ruscello, del matrimonio per servizio, del richiamo
della sposa, ecc. si ripetono da un capo all'altro del mondo slavo, senza variazioni essenziali,
talora con le medesime parole.
I n sostanza, l'epica 6 storica e nazionale, non gi popolare e slava-comune. Che il popolo
possa impadronissene al punto che nella Russia settentrionale si sono trovate byline pi in bocche femminili che rnaschiii e che nella stessa Serbia, secondo l'Andrit, l'epica si sia meglio conservata nella memoria delle donne che degli uomini o che addirittura sorgano forme miste
(a polumubke a, semimaschili, le chiama I'AndriC), tutto questo nella natura d d e cose,n
dato che le usanze popolari non fanno dd'epica un genere riservato ai maschi, ma che i'epica
slava sia virile e recente un fatto sicuro.
Non c' poesia popolare che non sia cantata, Secondo il Vuk a tutte le canzoni popoiari
serbe sono distinte (razdijeljene) in canzoni eroiche (junaae) che vengono eseguite con I'accornpagnamento della gusla, e in femminili (ienske) che vengono cantate non sola da donne
e ragame, ma anche da uomini, soprattutto da giovani, per lo pih a una o due voci
La distinzione tra canti maschiIi e femminili sarebbe dunque propria per l'epica, che
solo maschile, ma non per la poesia non epica che pu essere eseguita dai due sessi. Di dove
h provenuto allora quell'appellativo di a fenske B, femminili, dato alle canzoni non epiche?
La qualifica di a Zenske D popolare, sebbene il Vuk non lo dica esplicitamente, poich se il
termine fosse stato creato da un filologo, esso non sarebbe stato applicato in modo improprio
a un genere di poesia che, nella sua composizione e esecuzione, dei due sessi.
L'improprieti e l'errore non nel popolo, ma nella classifica deI Vuk. I1 Vuk, dopo aver
separato i canti e p k i mlischili dagli altri, mette neIla categoria dei femminili ttitti i restanti,
includendovi (per esempio) anche le dc pjesme od kolede n, le canzoni dei a koIedari N che,
per essere eseguite d d e maschere natalizie, sono con certezza esclusivamente maschili. Allo
stesso modo, i canti nuziali sono dati per femminili, ma il Murko obietta che certi canti
nuziali dei Pastroviti sono maschili. Si tratta perb di canti epici, eseguiti alle nozze dagli
svati n che vi giungono armati,79 non di canti veramente nuziali in se stessi.
r<junatke

75

76

Moszyfiski K., Kdtsrra Iudowu, 11, 2, p. r142.


Kolpakova N. P,, Mel"c M. Ja i iapolova G. G.,izbrnmye posluuicy i pogovorki makago nmoh, Moskva,

P. 161n Andrif N,, Zenske pjestae, I, Zag=b, 1909,pp, XIII-XIV.


Vuk KaradZi6, Srpske n m d n e pjesme, I , h g r a d . 1932,p. VI, neUa r" ed. 1824, p. 19.
Murko M., Tragom, p. 353.

1957,

Dall'altro lato, le cl pjesme kraljidce n del Vuk, cio delle e Kraljice fi o Ljelje, come quelle
delle a Dodole n, sono sicuramente femminili, senza nessuna possibile interferenza maschile.
Quando il Murko ci assicura che rc nema ni najmanje sumnje P, non c' il pi piccolo dubbio
che donne e ragazze cantino davvero canti epici, anche se per lo pi i loro canti non siano
cod lunghi come quelli maschii e spessa in a!tro metro," non contestiamo il valore della
sua testimonianza. Ma se egli intende con questo asserire che l'epica non maschile e non lo
col rigore con cui Eo sosteneva il Vuk, bisogna dissentire da lui.
Il valore del canto femminile pi musicale e di divertimento (di a razgovor D, come dice
il Vuk),mentre il canto epico & fatto per essere ascoltato da altri, per cui nel canto femminile
si guarda piii al canto in s (na pjevanje), che al cotiteiuto della canzone (na pjesmu), come
invece si fa per i canti epici. Gli uomini, rileva i1 Murko, cantano a casa loro o nelle vicinanze, d'inverno, neIIc veglie e nelle feste, raramente durante il lavoro, mentre le donne
cantano durante tutte le occupazioni, sia in casa che fuori di casa. In Dalmazia lo fanno abitualmente lavorando, sia in casa che nei campi.
Inoltre anche quando le donne eseguono canti epici con la gusla, cosa non frequente nelle
regioni orientali, raro che Io facciano in presenza di uomini e mai lo fanno a pagamento.
In sostanza, n4 il Vuk, n l'Andrit, n4 il Murko distinguono i canti rituali dagli altri canti,
anzi, si adoperano per cancellare questa separazione.
Possiamo considerare rituali i canti che vengono eseguiti solo in certe circostanze (nozze,
funerali) o in certe ricorrenze (feste} o in certi frangenti (siccit) o per accompagnare tetti
lavori (raccolta, mietitura). I canti epici non sono legati a nessuna particolare circostanza,
possono essere eseguiti in qualsiasi tempo e luogo, non accompagnano nessuna azione simbolica, n ci si attende dalla loro esecuzione nessun particolare effetto sulla vita o sulla natura.
Non a caso, invece, che in Bdomssia le donne centano durante la zappatura per le semine,
Ta raccolta del lino e della canapa, Ia mietitura, la ricerca di mirtilli e di funghi. Tutti questi
lavori non hanno mai luogo senza canti e solo le donne cantano durante il lavoro. Gli uomini
lo fanno nei momenti di riposo, 83 MoIti di questi canti sono rituali, come quelli della raccolta.
La raccolta non sarebbe abbondante se non si cantasse.aq La Radzenko rileva che i canti
rituali sono solo delle ragazze. I giovani non vi prendono parte.85 La sorte dei campi affidata ai riti ddle donne. Sono loro che devono, per esempio, propiziare coi canti la pioggia O
regolarmente a primavera (canto delle Dodole in Serbia e in Bulgaria) o in tempi di grave
siccit anche in L u s a ~ i a Senza
.~
i loro richiami non giungerebbe Ia primavera. In Belorussia si
dice 4 klikat' vesnu r> chiamare la primavera con canzoni dette a vesnianki m. Questo richiamo femminile suona anche in Grande-Russia, in Bulgaria e in SerbiaamFemminili cono in

B1

Mutko M., Trugana, p. 262.


Vnk, OP. IOC. ci#.
Mllrk0 M.,TYLS~O#,
pp. 190-193,20T-102, 359.

84

Nosovi8 T. f., BeIorusskiia perni, ZGO OE,V, 1873, pp. 68-49.


Vedi Psrte Prima, -p. I.
OE, XIII, vyp.
Radzenko Z ., Gomel'skiin rrmodnyia p m i ,

2, 1888, p. XX.
Sicharev
.. 4 Slavianskii Etn. Sbotnik ip. s Tnidy Inst.
... .. M.
. . S.. Sel'rkajn objGim v Serbow o X I X - mtabe X X u
Etnogr. n, NS, LXII, '140
p:,187;Schneeweis E., Fes# uad Festbriuche der Sorben, Berlin, 9, 1933, p. 172.Esistono anche riti a p i maschili, ma o sono privi di canti o non sono slavo-comuni.
n Ra&enko Z., op. cit., pp. XX, XXII ; Dovnar-Zapoi'skij M.,Zometki po b~lorsrsskojcfnugmfii,r< Zivst. n, 111,
~ 8 9 3 p.
, 2Rg; Zdenin D.,R#ss.-ostrlnkr. Volkskande, pp. 363-364; SchneewUe E., Grundrh des V o l k s g l a u ~ sder

fi

Serbokrooten, CeIje, 1933, p. rn.

BeIomssia le u Znivnie P o canti di mietitura, come lo sono le ec ietelice P in Serbia (Vuk)


e nell'icola di Curzola; a Blato durante la mietitura le donne cantano B starinske pjesme
Femminili sono anche i canti delle altalene (le u ardi di Cernigov), sebbene le altalene primaverili siano approntate dai giovani per le ragazze." Solo Ie donne cantano alla Troica nel
P ~ l e s i e ai
, ~ funerdi
~
giocosi dei fantocci di Kostrorna e di Gorjun, o alle feste detle Marie
n d a Grande-Russia meridionale." Dove in Polonia piccoli gruppi di mendicanti passano questuando per le case, solo le donne mendicami cantano." In Ucraina i canti nuziali sono so10
femminilig4e femminili sono su tutta Ia terra i lamenti funebri.
La KosiE distingueva nettamente il repertorio dei canti femmina da quello dei canti
maschili. I giovani non cantano i canti delle ragazze, ma hanno i loro canti che sono: u rekrutskija D (di r d u t e ) , a soldatskija b (di soldati) e a tjuremnyja D (di prigione)." Presso i
Lusaziani ddlo Spreewald i canti in lingua soraba cono prevalentemente femminili. I maschi,
quando cantano, cantano canzoni tedesche. Oggi si danno, naturalmente, anche canti misti
che possono essere cantati dai due sessi. Cosi i1 Murko rileva che in Serbocmazia a le donne
cantavano le medesime canzoni degli uomini, ma anche loro particolari canzoni, soprattutto
sui matrimoni, e ballate e romanze sulla sorse della donna a." Si riconosce cos l'esistenza di
un repertorio esclusivamente femminile, ma non gli si attribuisce nessuna particolare importanza e non si cerca di valutarne la ricchezza. Il Delorko che ha raccolto per sei anni canti
popolari in Dalrnazia, nella Lika, in Istria, in Bosnia e in parte delIa Slavonia, ha fatto il maggior numero di trascrizioni da v a i femminili. Gli uomini stessi non sapevano che le loro
madri, mogli e sorelle conoscessero tante canzoni. Si sono dati casi in cui i mariti si sono
opposti alla loro trascrizione da parte dell'etn~grafo.~
Nelle tre Russie il solista dei canti corali per lo pi una donna, la cosiddetta 9zacinEtica i>,
rc colei che comincia .* La solista canta un verso e i1 coro, talora misto, lo ripete, cosicch
non necessario conoscere un canto per partecipare alla sua esecnzione. La solista dei Serbi
lusaziani, la n kantorka B, scelta tra le nubili." Nella rc tlaka s bulgara o lavoro prestato
gratuitamente nei campi a titolo reciproco, sono le ragazze che cantano e i giovani si uniscono
al loro canto: devojke pevaju pesme, pripe vaju momcima za devojke n, 'O' I giovani, cio,
ripetono il canto delle ragazze: a iz one pjesme, Sto momci djevojkama pripjevaju D, dice il
Vuk" o forse i giovani cantano iI ritornello: n mali pripjevi, koje svi u &las pjevaju *,lm

Radtenko Z., op. loc. &t.


Murko M.,Tragom, pp. 2u0, 262, mttoh. dal Murko.
KosiC M . N-,fitviny-Beloruq Cemigovskoj gub,, a Zivst. B, XI, a, 1 9 1 , p. 433.
9l BuIgakovskij D. G., PinGuki, ZGO OE,XIII, vyp. 3. 1890, p. j p S.
92 Zabylin M.,op dt., I, pp. 66, 83; Corjunova N . P., Obxiad a Wddenie rnsalkg a u sele V . Verejka, V o m
re~hkojohlastr', u Swetn. B, 1947, r, pp. 379-183.
93 Piprkowska I., Zebrocy W xiemi sierodzkiej, * W i h n, VIII, 1894, p. 784.
OchrimoviE V,, Znafenie malorilsskich madcbnycb obrjadov, EO, XI, 4, 1891,p. 72.
Kosii! M. N., op. #t., p. 46.
Kiihn E., Der Spreewald und $&e Bewobasr, Cmiebuz, 1889,v. Gmbowski Br., N Wida i>, 111, 1889, p. 928,
Murko M., Trugom, p. Ipr.
DeIorko O., N e b opairnja o i d v a f i m a amodtiih pjcsatnli u poitdi~impoddjima Hrvatske, a Rad Kongrsa
foikiorista Ju~ugosimvijeu Varddinu 1957n, Zagreb, 1959, pp. 187-193.
9 Tere8hnko A., Byt msskago t t m d a , W , p. 299.
'm Kiihn E., op. loc, cit.
101 Vlajinac M. Z.,M o b ~
I powinrntca, nrirodni oMuji ~dmienogarada, Se%, XLJV, 1929, p. 191.
Vuk, Piesrne, I, 89, v. Ivekovif i Bmz, RjeEnik.
95

96

Steso, Pjcme, 11,n,ibid.

secondo l'analogo significato in russo: cc prpevat" k s n e , povtorjat' za kaZdyrn razdelom


pesnu odno i t&e >, (Dai', Slouar'). a questo modo che i giovani si appropriano i canti deile
ragazze, o almeno queJJi che si prestano ad essere eseguiti anche da Ioro.
In Serbomoazia il solista che nel coro intona la canzone pu essere tanto un uomo che
una donna. In Galizia gli abitanti di un villaggio improwisano un canto in onore di Udziela

che si era recata da 10m per studiarne l'etnografiar u Spiewamy panu Udzieli - ieby ludzie
o nas wiedzili >t, ac cantiamo al signor Udziela, perch la gente venga a sapere di noi D. Nel
I 8 9 8 , presso Cernigov, i1 cosacco Emel'jan Kobanov compose e alla maniera dei soldati >z
una canzone in occasione di un furto di patate. Ia5 I1 desiderio di fama o la celebrazione di un
fatto di cronaca sono motivi d'ispirazione rnaschde, analoghi a quelli che suscitana lkpica.
Le donne, dedite a canti rituali, non si curano di questo. Cantano perch bisogna farlo,
perchi tradizione che lo si faccia durante certe occupazioni o per il piacere di cantare.
Tra le ac Zenske pjesme n il Vuk classifica anche i canti amorosi, cosa che potrebbe a
prima vista stupire se non si sapesse che l'usanza popolare dava pi antica lasciava alla
donna l'iniziativa amorosa e nuziale. Non toccava all'uomo esprimere i suoi sentimenti. Sarebbe stato indecoroso e perfino ridicolo per lui manifestarli. In Bdorussia, nelle e vezorki n
di fihtura i giovani andavano ad ascoltare le ragazze a cantare, ma non si univano ai loro
canti. '[lb In Croazia, mentre le ragazze nelle veglie cantano Ie loro a ljubavne arije P, i loro
canti amorosi, i giovani ascoltano in atteggiamento passivo, (i gotovo pasivno *.lrn Anche
i canti amorosi dove I'ego P maschile sono di esecuzione e, probabilmente, di composizione
femminile.
Mentre nei canti maschili non si fa distinzione tra i canti dei celibi e quelli degli a m o gliati,Iw esiste in tutta la Slavia un repertorio separato tra maritate e ragazze. La persona
maschile resta sempre la medesima, ma quella femminile muta stato e condizione pifi volte
COI trascorrere dell'et, D'altra parte evidente che una ragazza non si metterh a cantare
un lamento da maImaritata per lagnarsi della sua corte. I canti delle maritate sono inoltre
talora molto arditi, e in modo diverso da quelli delle nubiIi. Non considerato decente per
le ragazze nemmeno ascoltarli. cc Etu pesniju ne p j u t devki-ti , questo cmto non cantato dalle ragazze B, spiegavano al P o h v s k i j i contadini della regione di N i h i j - N o v e
r d . Le ragazze che in Croazia ritornavano dalla mietitura si vergognavano dei canti delle
maritate. "O
Abbiamo testimonianze di donne poetesse che improvvisano canti su richiesta dell'etnografo e su temi da lui proposti. I l DeIotko trascrive parte di un lamento funebre inventato
ed eseguito sul momento da una vedova istriana. 'lt Lo Snits informava per lettera iI Moszi6ski di aver incontrato in Estonia, soprattutto presso i Setukesi, ma anche presso gli IZari,
donne capaci di imprwvisare seduta stante canzoni epiche anche di migliaia di versi. l'' Una
famosa esecutrice di byIine, certa M. S. Krjukova, della regione del Mar Bianco, continuava

IM
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1"

lM
11'

112

Udzieh S.,Pmmcie pirkm u Ldu ropcq~kicgo, a Wida n, 111, 1889, p. 26.


Kosit M= N., OP. ci#., parte 11, p. 46.
Radtenko Z., op. loc. cit.
AndriC N,,Zetrske pjesme, I, Zageb, I W , pp. XIII-XIV.
IvaniEevif Fr., Potjica, ZbNi, 1904, p. 249.
Pokrovskij F., Obrazcy narodnugo govora Ni!egomdskoj gub., .:Zivst. s, XXI, r , 1911, p. 47.
Begwi6 N,, Siuot i obifaji Srba-grmiCara, bgrtb, 1887,pp. 212-113,segnalazione del ptof. Spiro KuliBid.
hlorka O,, IstnrsBe narodae pjesnsc, Zagreb, 1960, p. 26.
Moszyfiski K., Kulfura ludowd, 11, 2 , p. 1394, nota I.

anche ai nostri giorni a comporre poemi sulla vita contemporanea, mescolando epica, Iirica
e fiabistica P creando cod un nuovo genere 1etterario.lI3 Il Murko ha trovato improvvisatrici nell'isola di Curzola e nella Stara Crna Gora. "'Si pu dire che all'infuon dell'epica, la
poesia popolare 6 un campo di dominio femminile. Del resto, il genere amoroso per lo pi
femminde su tutta la terra. 1 pregiudizi clegii studiosi occidentali sul patriarcato degIi Slavi
ha impedito agli stessi etnografi serbi, russi e bulgari di prenderne atto. C'&chi ignora il peso
di questa circostanza e chi addirittura si adopera a contestare i fatti. I1 risultato quel10 di
un'enome lacuna.
Ma vi 2 un gruppo di canti particolarmente solenni e potenti nei loro effetti nel quale la
donna non pu pnetrare o solo abusivamente. Sono i canti dei e< koledari s mascherati che
alla fine dell'anno passano di casa in casa per portarvi ricchezza, salute e fortuna. Non solo le
donne sono rigorosamente escluse dalla comitiva dei a koledari D, ma divengono in qud'occasione oggetto di una p e r s e d o n e impunita. [l' 11 contenuto dei canti dei ec koledari P per
lo pi ispirato alla rappresentazione dei morti benefici, dei reduces parentec n che ritornano
per assicurare continuit alle stirpi. Le donne devono fingere di temerli e se osano non
mostrarne timore, si provvede a spaventarle. I1 mito del 9 bog * che passa per il villaggio
chiedendo ospitalit - tipico del repertorio dei a koledari n. Ma anche il mito della pesca della
terra doveva essere ricordato nei loro canti, e molti altri (come quello bulgaro sul ratto della
sorella del sole) in parte pagani, in parte cristianizzati, in parte forse, d d tutto fantastici.
I canti dei koledari >, fanno gruppo a s nelle raccolte dei canti popolari di tutte le
nazioni slave ed facile distinguerli da quelli epici e lirici. Ne esistono raccolte particolari l'"
e tentativi particolari di analisi. l" Quando dal semplice augurio il canto passa a narrare di
alberi divini e di caccia a animali favolosi, il suo contenuto prende aspetti magici e fantastici
che arieggiano l'ispirazione del Kalevala.
Della comitiva dei u koledari n potevano far parte solo giovani celibi o da poco sposati
(mariti di spose designate, senza prole). Di qui l'usanza dalmata che i pastori cantassero fino a
vent'anni e oltre: purch non fossero sposati. "WelIa regione di Niinij-Novgorod gli uomini
dichiaravano: a My ionaty u5 ne poem ib, 4 noi amogliati non cantiamo pi n. l W Le donne
invece cantavano da ragazze e da maritate.
Poich i a koledari >r hanno la funzione di aprire e di propiziare la nuova annata, la loro
parte di gran lunga religiosamente la pi importante. Ma se, come pare, le maschere sono
sorte con l'intento di occupare il campo delle donne (vi una celebrazione delle morte femminiIi forse pi antica dei u koIedari *) e di tenerle a freno, i Ioro canti, per quanto pagani
e antichi, non possono essere considerati senz'altro come i pi antichi. E nel canto rituale
femminile che conviene cercare i depositi pi remoti dciia tradizione slava. Le donne, nella
loro apparente mobilit, hanno una maggiore stabilit psichica e un pi forte attaccamento
alle costumanze. E soprattutto a Ioro che affidata Ia conservazione di tradizioni, riti, canti,
predizioni, indovinelli, proverbi e fiabe, e questo non solo presso gli Slavi, ma dovunque.
Sokolov Ju,, Russhij fol'Mvr, Moskva, 1938,p. 4 5 .
Murko M., Tragom, pp. zoo, 205.
11s V. Parte Smnds, -p. X.
Svidiienko E.,S u j a t o ~ ~ a c.hrestomatija,
ja
SPb, 1903.
117 Sosenko Ks.,Isforifni posta# stmoukrainskogo Rizdva, Lviv, 1928, v. A. %h,
PP. 726-730.
Il8 Mutko M , Trogom, p. 359.
119 Pokrovskii F,, Obrazcy narodnago gwora, q tivst. E-, XX, x, 1 9 ~ 1 ,
p. 45.
113

"4

Anthmpos *, = W , 1929,

Il Murko constatava che le donne conservavano megiio degIi uomini memoria dei cantiw
e secondo 1"AndriC le donne imparavano pi presto e ritenevano pi a lungo degli uomini."l
Esse conservano anche pi a lungo degli uomini, e in tutti i continenti, il particolare costume
dei loro capi di vestiario, mentre gli uomini si uniformano quasi subito al costume europeo.
Le testimonianze in proposito abbondano. l" a questa forza conservativa che si deve se da
dtre un secolo nell'Europa occidentale le donne figurano come pi devote e pi assidue
degli uomini alle pratiche religiose. Forse le donne provano un maggiore bisogno di sicurezza
e paventano il disordine dell'abbandono delle tradizioni.
La partecipazione delle dome alla creazione della poesia popolare 2 un merito misconcsciuto. Questa partecipazione & molto grande su tutta la terra, ma presso nessun popolo
d'Europa cos grande come presso gli Slavi. Se risaliamo a un'epoca anteriore all'introduzione nei paesi slavi dell'epica [e non occorre risalire molto a ritrosa nei secoli), solo i canti
dei u koledari n risultano essere maschili, e anche questi vanno considerati, come noto, manifestazione di cialture matriarcali. In sostanza e in erigine, la lirica popolare slava & tutta
femminile.
Per le arti figurative gli Slavi hanno sempre mostrato scarso interesse. Pochi popoli provano meno di loro ii bisogno di circondarsi di un ambiente civile di bellezza. La loro grande
capacit imitativa nasconde a stento una intima indigenza, Se ne1 campo dell'architettura
confrontiamo le abitazioni contadine slave con quelle indonesiane di Sumatra o di Nias, ci
accorgiamo subito della loro straordinaria poverd. Sebbene si tratti del medesimo tipo di
abitazione (casa sopraelevata o palafitta) e della medesima tecnica (Blockbau), n la Russia
antica o moderna, n Ia Polonia, la Slovacchia o la Croazia hanno mai conosciuto i tavolati
levigati a specchio delle abitazioni dei Niasani e dei Batachi, la profusione di legname talora
prezioso e importato da grandi distanze, la cura degli incastri e il pittoresco dei tetti a
sella. Gli indonesiani degli arcipeIaghi prossimi al continente sono, come gli Slavi, dei contadini che stentano a sfarnarsi col prodotto della loro agricoltura e fino a non molto tempo
fa dediti allhtropofagia. Eppure a confronto deitt miserabili izbe, chate e kude degli Slavi,
le IOFO abitazioni Sono delle regge. fl questo uno dei numerosi segni di un deperimento della
cultura slava, prodotto, forse, dal suo continentalismo e lungo isolmento.
I n un campo, tuttavia, gE Slavi hanno conservato l'antico rigoglio: l'ornato. I1 motivo
ornamentale slavo astratta, per lo pi curvilineo, del tipo che gli etnografi chiamano vegetale,
Le figure 158-160 riproducono i motivi ornamentali pi& irequenti impiegati ancora ai nostri
giorni nei ricami, nei tessuti e nella pittura delle uova (pisanki). superfluo rilevare che
si tratta ancora una volta di un altro prodigio della conservazione femminile.

i21

Murko M., Tragom, p. 198.


Andti N.,Zenske pjesme, I, Zagreb, 1909,p. Xnr.

1" Uarke E. D, Voynge e8 R w ~ i e ,en Tartarie e# en Turqnw, 11, Paris, 1812, p. 216; Pitkowska I., Z
ludsr wiejskiego W riemi Kdirkij, a Wish ,.t 111, 1889, p. 485; P o h d St., Wiei Rudawo, BibIioteka u W* D, M,
Warszawn, 1892,p. 45; k k o v N,, Poezdka v Korely, e Zivst. ip, V, 1893, p. 288.
'3 Tetmtr Fr., Die SIuwetr in Deutrchlad, B m s c h w e i g , 1902, p. 243; Gacbja P. M., MlareriaPnaja kul'tura
rwskago nuselenija seuao-zapndnych oblistej XlX adde X X v,, KSIE, XXII, 1955, p. 42; Ttces L. V,,Irsb
dovaaie nurodnaj odefdy Estonceu Vasi~celinskagorujona Estonskoj SSSR, u Mater. Bnlt. etnogr.-antropolog. ekspedicii
1952 g. D, u Trudy Xnst. ctnogr. it, NS, XXIII, 1954,p. I 79; Lebedwa N. I. i Maslova G. G., Rurskaiu krest'janskaja
XX veka, kak m~~feria?
k nniEeskof Istorii nmoda, a Soveui. B, 4, 1956,p. 30.
ade$da XIX m Due parrimluri deil'abitato slavo e ausmnesiano, meritano di essere notati: vi sono villaggi in cui i granai
sono raggruppati tutti insieme in un quartiere comune e nt parte, a riparo d& incendi, e villaggi in cui i piccoli granai
ptesso le case sona costniiti con pi c m e pi ornati delle stmse abitazioni.

Fig. 1j8, Morisii slavi di ricamo

(da MoszyAsLi).

Esaminando la tavola della fig. 158, il Moszyb9ki ha cura di notare che quei 71 motivi
sano i pi frequ~tcmenteusati neU'ornamentdone, ma che non sono i soli, e che non tutti
si hdmo siandur~ea un unico motivo originario. Vi infatti ii motivo quadrangolare del
rombo e dei rombi concenttici (fig. 158, M. 28-29) che, dimezzata, d luogo a triangoli
ampliei (fig. 258, m. 2-3 L fig. I60, nn. 1-9).Il motivo non , pmbabilrnente, che la mduzione in stuoia o in tessuta (E quindi in fotme rettilinee) ddl'omto circolare o a &oli
concentrici della fig. r 5 g, nn. 1-5.Le &matrici russe chiamo ancora oggi il rombo r knzg a,
amlo. m

18

Ambm A. K.,kaesemkdel'te~kij

romb

krjdhi,

Sovrtrch, W, 3, ~ g d j p.
, xg,

Fig. 159. Motivi &cor&*vi

di uova calarate,

pi~anki* (da M o q d s k i ) ,

159

L'aitro motivo i: quello m d a t o o a svastica della fig. r 58, nn. 30-32 e che talora si sovrappone d primo, come nei nn. 35-38. Dedicheremo la nostra a t t d o n e soprattutto al primo.
Dal modo e dalle associazioni nei quaii il motivo dei circoli concentrici si presenta nei vasi
cosiddetti a viso del Bdtico e nei ferri delle b c i e nordiche si direbbe trattarsi di un motivo
iisttde &e accompagna o si contrappone a quello della svastica. N& fig. 161 d& h c i a di
Suszyano (Volinia) i due simhli compaiano insieme, e se la svastica indica il sole, i circoli
concentrici potrebbero indicate la luna, tanto pi &e nella lancia di Mihhebetger la svastica
& associata, anzich ai circoli concentiici, a una f d e lunare, assmkiaae che compare
anche in certe monete dell'Anatolia (fig. 162). I1 Wiike, che riproduce Ia moneta (Apoiionius
ad R h y n h ) , riporta una pietra di West-Wpatrick (Scozh) dove sole, luna e venere compaiono insieme (fq.163), c la luna f i p t a di nuovo con due circoli conceatri~i.~
I tre
astri sona tatuati anche ne& avaunbracci delle donne bosniache. Sono quindi abbastanza frequenti h figumioni in mi i circoli concentrici hanno il significato stabile di luna, probabilmente di luna piena, Alla fig. I 59 il motivo 9-Io presenta i due simboli astraIi sovrapposti:
una croce (salare) taglia il motivo dei rombi {circoli) concentrici. A J o z w k , nel tarirorio
di Lublin, le pittrici di uova chiamano questo motivo n W miesiw B , n d n Iutia m come se
volessero indicare quella fase dopo il plenilunio in cui sole e luna sono presenti mntemm Jung E, Gmmts6he Gotter iuid Heldetr ia cbtisdickp~Zeir. nbundien, 1922,p. 263.
m Wiike G., Dip Rdigiorr der Idogammen in ar~b4dugischerB e t w b t u n ~leipzig, 19x3, pp. 137, x8f.
2.K. A., P i ~ Wd J~iwowieW pmv. lddskim, .:W h *, m,1894,p. 364.

160

Fig. 160. Motivi decoraiivi di ama colorate, a.pisunki

(da M o s ~ y h k i ) .

praneamente nei cielo e nellni quale, in c m regioni della Sfavia, si sconsiglia di seminare
(fig. 164).
Nella medesima fig. x jg ilsimbolo dei circoli concentrici pub essere w a t o da un circolo
continuo hcritto in un circolo punteggiato (n. 2 ), forse a indicare la luminosi&. 11 procedimento di w m p a g m r e ma linea continua con una h e a parallela punteggiata b molto
comune nelle uova dipinte umine, placche e swbocmate. 11 doppio circolo cod disegnato
compare hell'antico -M
dove ha il significato di Dea d d a terra e
Nel Mato
Grosso, presso i Bororos orientai& Piileti, il sole, t fratello maggiore di Ari, la Iuna. L'ornamento detto 4 ari s, ci& luna, & formato da quattro &oli
concentrici dorati. Neli'isolii
di Flores i circoIi concentriciJ come le spiralitli,indicmo i1 plenilunio, *' significato d o g o ni
queiio che esgi hanno (come abbiamo veduto) nelie formazioni a doppio circolo delle danze.

&. "

Gxiice Vatirami B Br, Kceirhgauer P.D-, Die Eaapplort m h d e der Erde in dw d#mm&nhbcn M y t h
b$ie a d &ige B e z i e h h w zw &te# W&, di Anthropos ip, XII-XIII, 191~1918,
p. 2116.
a C o W i n i A., I h m x mi~taCi, u O h g d o g e m, Torino, sd, p. 113.
131 A m d t P., Die Relighn der Nad'a, Wmt-PIOMJ,
Niiie SordibIft~et~
e h h p u s , XXIV, 1929, p, 843.

Fig. I61. La#& di S~sxycxno,Volinh (da Jung).


Fig. 162. M O W C anatolica
~
(da WiIke).

Fig. 163. Sole, $una e euem In #m pietra di W~st-Kidpcfrick,Scozia (da Wiike),

Malte volte i raggi che emanano dai circoli concentrici sono spinosi e uncinati come i ricci
d d a bardana (fig. 160,M.67-66),NelIa traduzione rettilinea dei rombi, questi raggi prendono
l'aspetto di piccole asce (fig. 158, m. 14-17,38-40, ecc.). Nella scrittura ideografica rnessicana quelle piccofe asce sono il geroglifico ac ailati che indica la villosith e la spa&a
della Madre Terra. li significato pub considerarsi sicuro perch dall'esatta lettura del geroglifico dipende la comprensione dei testi. Lo ritmiamo nella cemmka dei Paressi-Kabixi del
Mato Grosso; 4 kkh H&en, die in Reiheti kanzentrischer Kreism um dm Hds des
Gefkses urngeord.net sein kiirinen D. Scoprendolo in tessuti degIi Amucani, un polacco come
ii Siemiradzki non poteva mancare di osservare che quei tessuti erano r molto simili ai
" kilimn come sono confezionati dagli H u d S.'"
Secondo I'Ambrot il significato deI rombo come q principio femminiIe della natura >p
cosa ben nota P. '= In realth non si tratta precisamente di un ~r principio f e d e d d a
natura B e del suo significato non si hmno prove migiiori di quelle riportate qui. Se per
rinvenire questo signiicato abbiamo compiuto delle scorribande da un continente all'altro,
carne per il u kolo * e per Baba-jaga, 4 p&& la s u antichith altrettanto smisurata. I1 motiva dei citcoli concentrici Eu infatti rinvenuto dall'abate B d inciso in un mmbo di OSSO
(strumento che, fatto circolare d'estremit di una cotda, manda il noto ronzio) nd'Abri du
Bois de la Garenne (Saint Marcel, h&). L'oggetto e l'incisione risdgono d Magdaleniano
(20000-15000a. C.),cio d'incirca alla medesima cultura o et a cui rimontano le pi antiche

...

Sekr G., Die Bdd~:eschnitrte


P d e von Mddca w*d dcrr Zhhm d&tkRbdliN, MaGW, -V,
p.

I J ~ ,

222 S.

W d t M, Reise IMdo Gmsm im ]ubr 19x0, m, XUV, 1912, p. 170.


m Sitmhdzki J., Beitrage mi Ethtto$rz~pbieder s G ~ ~ & ~ ~ ]: ~
c &
& M
&v
G~
v,
m e: Cbordo &estno *,
A. K., o#. d.,
p. 18
13.1

WIIZ

1898, &

16,

164

Fig. 164.Moiiui di

&m& ;p,

WVII

colorate, u JJdzsudw, Pdotria (da

W$& B).

tracce della danza circolare che, con le sue evoluzioni, ne imita le forme. Ancora oggi i
rombi australiani (strumenti ritudi) sono ornati con questo motivo. Pih tardi l'ornato trova
in Europa una rinnovata diffusione, giungendo nell'area danubiana dai centri mesopotamici. lf6
I rombi uncinati piU antichi compaiono, secondo l'Ambroz, nell'eneolitico deli'Iran (VI dlennio a. C.) e nei due millenni successivi penetrano nell%atolia e nel Danubio. In Queste
incredibili date giovmo a comprendere la diffusione dell'ornato in tutti i continenti e la relativa stabilit dei suoi significati.
In Melanesia il motivo dei circoli concentrici compare ndIe maschere e porta il nome di
mata , col valore di sole, Iuna, d i o e viso. Mata Hari signiiica 4 occhio del soIe a. IL
medesimo simbolo si conserva, come abbiamo veduto, intorno alle occhiaie delle maschere
caucasiche , slave, baltiche e svizzere.
I1 significato simbolico del motivo ha, naturalmente, un vaIore primario. Ma per quanto
siamo per dire questo significato, con le sue incertezze, non ha particolare importanza. Ci
che conta l'area attuale della sua diffusione in Europa orientale e nel sud-est asiatico.
Secondo ricerche condotte in Siberia da G. V. Ivanov, l'ornato a circoli concentrici il
meno caratteristico e pub essere qualificato di ciberiano in senso generico. Naturalmente,
1'Ivanov non collega questo motivo con queIlo dei rombi concentrici. L'ornato a rombi e a
mezzi rombi sempIici invece prevalentemente sajano-altaico; quello a rombi coi Iati prolungati
ad incrocia (fig. 158, n. 54), a rombi concentrici radianti (fig. 158, nn. 29, 49) e a rombi
con raggi a piccole asce (fig. 15 8, nn. 58-60, 69) appartiene alle regioni nord-altaiche e al basso
IrtyS, ma si estende agli Ugro-samoedi e alle nazioni d d Volga: Komi-Zyrjani della Kama,
Cerernissi, Mordvini, Baikiri, Cuvassi e, in parte, Tartari di Kazan" L'lvanav suppone che
questo sistema di motivi di ornato, oggi caratteristico in Siberia specialmente delle regioni
nord-occidentali, ci estendesse un tempo fio all'Altai settentrionale, dove gli Sorcy e i
Kumandiny ne conoscano dei resti. Ornamenti del medesimo tipo si trovano cos sia presso
nazioni limitrofe e linguisticamente imparentate che tra nazioni eteroglotte e separate da grandi
distanze. lm
I1 Belicer limita la ricerca all'ornato dei Komi d d a Kama, dme si incontra sia i'ornato
di circoli concentrici a linea continua e punteggiata che i rombi concentrici presso i Ceremissi,
i Mordvini e i Votjaki. Il rombo semplice detto dai Votjaki u utCas +, coIlare, e il mezzo
rombo << dZin uri?as B, impiegato soprattutto ad ornare cahe. Lo si ritrova identico in nastri
degli Ugri dell'Ob7. Il Belicer aggiunge che la tessitura dei Komi della Kama simile alla
russa non solo nei colori, nella tecnica e nelle figure dell'ornato, ma anche nel carattere
generale del disegno, ndla composizione e combinazione dei motivi, talora in modi identici
a quelli che si incontrano in Russia sulla Oka o sulla Desna. Si possono portare analogie molto
vicine, aggiunge il Belicer, di modelli di tessuti russi, lxlorussi, mordvini e votjaki che parlano
di una vicinanza culturale di questi popoli e u dimostrano la lunga esistenza di questi modelli
nel territorio dell'Europa orientale B. le rocche da filare a paletta e il telaio (krasna) sono
Seewald O., BeitrQge zur Kenntnis der steinteitZicken Instrarmente Eirropas, Wien, 1934, pp. 15, 121-IZZ.
Ambroz A. K.,op. cit., p. 23.
1% Ray Sidney N,,Thc Polinesiun Languages in Melonesia, witb Notes of che neighebouriq Melnncsian Latlgui1
gcs, u hthropos a, XIV-XV, 191pr9a0, pp. 48, 78.
'39 Meier J., Kritiscbc Bemerkirngem xu J. 'Winrbd'r Bucb a Zias Zuieigeschlechterwesen P, a Anthrop i,
XXV,
1930, pp. 82-83;Peekel G. P., Dar Wesen cder Tubammaske in Neupmmern, u Archiv I. Anthropologien, W, XXIV,
1937, P. 107.
Ivanov S. V., Omatnenr ~mordouSibki kak isio~teskijirrotnik, KSIE, XV,1952, pp. 8-18.
1%

a< assolutamente simili W a quelli della Grande-Russia del nord. La donna tesse riproducendo
i modelli a memoria come li ha appresi dalla madre. E raro che li copi o ne crei di nuovi. 14'
Il Belicer pensa, evidentemente, a una vicinanza culturale >p recente tra Russi, Finni
e Ugri e ignora o trascura i1 fatto che i1 sistema di ornato e le tecniche tessili da lui analizzate
presso i Komi sono ~Iavocomuni.
NelYarea slava la diffusione del sistema di ornato della fig. 158 di particolare interesse.
I motivi cominciano ad apparire all'improwiso alla frontiera della Grecia di dove si estendono
alla Macedonia e alla Dalmazia, riprendono sparsamente in Bosnia, in Serbia, in Croazia e in
parte della Bulgaria occidentale, risalgono a nord penetrando in Romania e in Bucovina. Nel
Pokucie si presentano ec al gran completo a. Abbondano in Podolia, in Belomssia e nelle
regioni limitrofe della Grande-Russia da dove, a nord, si estendono largarnenre ai Finni del
Volga. Lituania e Scandinavia sono marginalmente coinvolte in questa diffusione. In Cechia
e in Polonia il complesso non esiste pi e manca anche nell'ucraina del Dnepr, in parte deUa
Buigaria e della Jugoslavia settentrionale e nord-occidentale. Se ne incontrano resti in SIovacchia e nella Slesia di Ciesqn. I modelli dipinti sulle uova polacco-Iusazian~.ucraino-~roate
ne
sono ancora oggi un'abbondante sopravvivenza.
L'intero complesso chiamata da1 Moszyhski balcano-(est)carpato-balto-uralico.Nel 1903
l'etnografo A, Haberlandt 10 rinvenne in un tessuto del Turkestan dell'epoca Tang (600-goo
d. C,)e ne segul le tracce oltre la Cina (che Io ignora) fina alI'Indocina, speciaImente nelle
provincie indocinesi del nord-ovest, a contatto deI Tibet, in moda particolare presso i Kaceni,
nella mi patria originaria, il Se-cjuan, il compIesso si sarebbe formato, Il Moszyfiski ne rileva
la presenza anche in Malesia e in Indonesia. Le sue radici andrebbero quindi cercate nellxdsia
sud-orientale. Il Turkestan segnerebbe il passaggio verso I'Europa orientale. La presznza del
cornpIesso nella regione sajano-aItaica (Ivanov) conferma largamente il transito dei motivi
dall'Asia centrale aila Siberia.
ec Queste sorprendenti analogie - scriveva il Moszficki - sono sorte n d modo pi chiaro
grazie a un rapporto culturale n (uderzajqce w i v te zgodno9ci najwyrainiej pcswstaly dziyki
zwipkom kuIturalnym) .
Senza ricercarli e segnalarli, il MulIer trov0 in tessuti dei Lolo del Se-cjuan i motivi nn. 16,
18, 23 e 43 della fig. 158 del Moszyfiski (fig. 165) e rilevi3 che i ricami dei h10precentano la curiosa particolarit di essere uguali nel dritto e nel rovescio, 14.' La medesima osservazione avwa fatto il Bou nel secolo scorso del ricamo a dritto e rovescio dei B a 1 ~ a n i . l ~ ~
L'a otarak D o asciugamano della Slavonia u s obadvi strane jednaka ip, uguale dai due
lati. '" Tutte le tovaglie della Bucovina erano tra le due guerre ricamate allo stesso modo ed
2 ancora cos che si ricama in gran parte della Grande-Russia meridionale, e delI'Ucraina,
effetto che pub essere ottenuto (pare) solo con un particolare impiego del punto croce o con
altri specifici procedimenti.
Secondo la Lebedeva e la Maslova Ihsanza grande-russa del nord e deI nord-ovest di
impiegare in questi ricami aghi di osso indizio di grande a n t i ~ h i t . 'Vi
~ ~ sono tavole di

141
1"
1"
1"
14s

146

1"

Beliccr V . I . , Nrprodnoe Izokazitd'noe iskmstvo Komi, KSIE, X, 1950,pp. 16-27.


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del M &e d h a lrrayr&o* di


in parte,
di tfn m n w.e t n- o g d h &W
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m g e n h d e r s ~ M ~ d ~ ~ U
* V ~ Q X i i h dsbd die Ua&i
W m I t imd ~ U r k s Uwie
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W .4 e t ,
W,tikkrz
&e
Mt der ostaipop&&& U M b g B$ q m
d m le<c m m h mn k
di
MEwqm odst& & ornati a strism in i n r p e a kdettl che si dohano eame
b p m ~m
, rqe cml?tp di &m,ecGis." A Toh, h h t t a , il Modighi B d p i t o dri
&bili b3 ~ r t t di i
1
veti& u molti ,del quali
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da Mfatti da c o i d h e m
N& ~ ~ y z i fmagdka
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che $cmmpl@w quah osm&me dd Md&mi (mw k TflI, p. $1) si p ~ m *mk?m
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cli5c&lS1

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1'8

T-

Fig. x66, &mi e tess~tiddh Mdfsia (da RafzeI).


Fig. 167.T e s s ~ dei
t ~ Tordja Pdoe ICeIeBed, a ri~istrd~
e orffamento di &um bSragmdI u desfra (da R d e m t Vasilw).

Presso i Ceremiasi il ricamo del rombo si chiama ancora oggi con un nome che equivale
del seno. Manca nelle vati delle ragazze e Ia sua frequenza diminuisce in quelle delle vedove. Nelle isoIe della Sonda un ornato specifico dei
tatuaggio femminile. m In una comunicazione d'Istituto di Etnografia (Ornammt korel-kdininskoj oblasti) la Maslova ha sostenuto che i ricami del te10 del copricapo d d e donne carea1 russo N storoi gmdej b, guardiano

1st

Ambror A. K.,OP. ci#., p. 19.

e dappeti delu Dalmazirf (*hGauml),


Fig. 169.T ~ s c t om~rrio(da J. K m r ) .
Fig. 170, S t i d &
D~fjuki
i Tebidab, Borneo ceetrde (da J . K u q ~ t ) .

Fig. 168. Tenuti

h f ~ m a mun sistema di segni magici, in origine apotropaici, incontriindo io parte il


comenso di S. P. Tolstw. B impossibiIe dire h quale misura t& credenze (se sona esistite)
hanno conttibuito

conservazione del sistema.

Dell'enome mtichiti e della diffusione pressochi universale dei simbolo a citcoli concentrici abbiamo giii parlam, wii nascondere nulla d d e difficolti che p r e m il problema dd
suo sigdicato. Ma qui si tratta di una sua mduziwie nelle stuoie a Mmbl concentrici, muaiti
di raggi ad uncino, e della sua stihaziane in 71: motivi di ricamo che dai Bdta-slavi, g$

Ugro-finni e gli Uralo-altaici si propagaoo, al di 18 della Cina, nel sud-est asiatico e in Indonesia. Le regioni dell'Europa orientale in cui tale sistema si manifata con maggiore intensith
(Slavi rneridiondi e orientali, BaIti e Finni del Volga) sono le medesime che hanno meglio
conservato Ia gamma pentatonica.
La pentatania risuona in tutto il sud-est asiatico e raggiunge forse la sua pi alta perfezione nell'orchestra a salendro dell'Indonesia. Trovandosi ad assistere come rappresentante
del governo dei Paesi Bassi al festiva1 dei folcloristi jugodavi ad Abbazia nel 1951, ii musicologo Jaap Kunst racconta che, seduto nella grande sala delI'Hbtel Kvarner e ascoltando
quella musica ad occhi chiusi, credette di trovarsi all'irnprowiso nel Flores orientale, sulle
remote rive del lago Blng, e poco dopo nella regione dei Nadg, nel Fiores occidentale. a Era
la medesima musica che io ascoltavo l&- racconta il Kunst nel senso letterale della parola.
Creda che in certi momenti particolari non si trattasse so10 di una concordanza o di un parallelismo, no, era in parte completa identith P. l"
Senza aver messo piede in Indonesia a noi awenne di ricevere la medesima straordinaria
impressione. In una sera dei primi anni di questo dopoguerra, l'apparecchio radio, rimasto
acceso, comincia a trasmettere l'esecuzione di un canto corale russo. Una solista (la 9 zaCin3ica W ) cantava un verso e iI coro lo riprendeva, Le voci erano nude, senza fodere di echi,
come se l'esecuzione awenisse all'aperta e a una certa distanza dai microfoni. L'attacco del
con, non era perfetto e tutto I'insieme produceva un effetto incantevole di spontaneith ben
diverso dalla perfezione artificiale dei cori addestrati nelle sale di radioauaizione. Le voci
femminili erano di petto, rigide come lame, ma ben timbrate e gradevdi. L'ambito della gamma
era piccolo, le variazioni semplici, la pentatonia perfetta. A ogni nota corrispondeva una
sillaba del verso e la solista, dopo aver proposto la melodia, Ia accompagnava nel coro facendo
appena appena galleggiare Ia sua voce sopra Tonda del coro, come spesso avviene nei a r i
popolari russi. Ascdtammo tutti quell'esecuzione in piedi, affascinati, f i alta fine. Era un
coro di Madagascar, di pieno regime pentatonico indonesiano.
Queste esperienze ricordano quelle di HaberIandt e di Modigliani al cospetto dei lini di
Sumatra o del Tibet. L'imprudenza 5 I'dtimo rimprovero che potrebbe essere mosso al
MoszyAski. Non C? errore nella sua ampia trattazione della Cultura popolare degli Slavi che
possa essere imputato a un eccesso di ardimento, anzi, Ia sua riserva fu sempre cosl grande
da indurlo a ricusare fin dagli inizi i fondamenti e ii metodo dei cicli culturali della scuola
di Vienna, pi con pregiudirio che con vantaggio della sua opera poich un errore nel ciclo &
meno grave di un errore commesso fuori di esso. Eppure, in presenza di questi e di altri
fenomeni, il Moszyfiski non esita a parlare di a indizi anche troppo chiari ip (wskaz6wki...
az nadto wyrahe) di rapporti culturaII ( z w i ~ k kulturalne)
i
tra il Medio Volga e il sud-est
asiatico. '" I1 Kunst ha raccolto nel citato fascicolo decine di corrispondenze, talora perfette,
tra Ia cultura popolare degli Slavi danubiano-balcanici e l'Indonesia, non solo musicali e
coreutiche, ma figurative ed ergologiche. I1 Kunst ben cosciente che molti di questi elementi
possono essere diacronici (e infatti & cod) ed essersi concentrati nelle due regioni da provenienze diverse. Tnoltre occorre sottrarre da1 suo elenco quegli oggetti culturali che sano solo
danubiano-balcanici e non slavo-comuni. Egli pensava che queste corrispondenze risalissero

1%

Kunst J., o#. cit., p. 3.

155

Moszyhski

K., KU!IUIIIl d o w a , 11,

2,

p.

11x1.

all'espancione d d a cultura megalitica (ci che pu essere vero forse per una piccola parte di
esse), ma Heine-Geldern, da lui interpellato, inclinava ad attribuirle a una data pi recente,
cio a queU'emigrazione pontica (prescitica, forse tocaria) che neii'VII1 secolo a. C. convogli verso I'Asia centrale e di Ih verso la cultura di Dongson, in Indocina, una rica corrente
di elementi cnItura1i europei. Ma lungo tali vie di comunicazione i beni corrono di salito
nelle due direzioni e non in una direzione sola, e quella via, forse, era gi aperta prima
che la percorressero i Tocari. Il Kunst e lo Heine-Geldern pensano quasi inconsapevolmente
a infIussi europei nell'dsia meridionale, ma la regione del Medio Volga, dove si concentrano
oggi in maggior numero quelle corrispondenze culturali, appare tributaria e non creditrice del
sud-est asiatico. Tale la chiara impressione e convinzione di A. Haberlandt e di K. Moszyfiski.
Che il sistema di motivi di ornato manchi in Cina un indizio di grande anuchit8 delle correnti che lo hanno portato in Asia meridionde o in Europa. Esso deve essere pervenuto a&
Slavi (o ad altre nazioni del sud-est asiatico) in et presinide. Qui come la, si tratta di culture
Iignee, prevenute contro i metalli e sprovviste di strumenti aratori. I Tocari invece conoscevano l'aratro ed & seguendo i prodotti della loro valentissima metallurgia che Heine-Geldern
ha potuto rinvenire le tracce della loro espansione. L'etli dei contatti storici tra il sud-est
asiatico e l'Europa orientale, se mai sono esistiti, neolitica.
Molti degli elementi comuni tra le due regioni possono essere dei prestiti iIlusori: I'abitazione sopraelevata a palafitta, con sottosuolo, palo-scala, veranda e vestibolo, i villaggi
allineati su strada e cintati, le vesti non cucite e ad awolgimenta, i canti alternati, il ritorno
delle spose, I'esogamia locale o di sib P, la doppia sepoltura, la categoria dei morti impuri
e i vampiri possono risalire a un pattem of culture D, all'infuori di ogni relazione storica.
Meno facile & giudicare aIIo stesso modo le siepi di canzoni, con sfide di indovinelli nuziali,
le unioni prematrimoniali in un ambiente di festa campestre, il lancio di palle colorate o di
uova dipinte come manifestazione di assenso, e la culla sospesa. Ancora pi difficile spiegare
con u modelli di cultura i.> la rescanna o arpa da fieno che vai dalle Alpi al Tibet, la trappola
con arco ad autoscatto della Slovenia, Russia, Siberia e Indonesia, l'ornamento delle travi
incrmiate sul vertice dei tetti e l'angolo sacro maschile e femminile. L'altalena rituale indocinese e balto-slava (Parte tema, cap. VIII, nata 108) tipica di questi collegamenti. II ricorso
all'argomento dei n modelli di cultura B non basta certo a dar ragione dell'identit di un
intero sistema di motivi di ornato. Se in awenire si potr dimostrare il carattere sfavmcomune
dell'allevamento del a Sus vittatus D e dell'annerimtnro dei denti delle spose, sa& impossibile
prescindere dall'ipotesi di una relazione storica tra il sud-est asiatico e l'Europa orientale, che,
del resto, il Mosz$Bi considera provata anche senza soddisfare a queste condizioni.
Non abbiamo mancato di toccare questo argomento nel cono del nostro lavoro tutte le
volte che le anaIogie col sud-est asiatico giovavano ad illuminare aspetti problematici della
cultura degli Slavi. Alcuni di questi avvicinamenti hanno intenzionalmente di mira la prospettazione dello scottante problema della patria originaria degli Slavi. Tutto porta a supporre
che nel sud-est asiatico si & creato un focolare agrario-matriarcale in parte indipendente, io
parte influenzato da quello delle regioni circumiraniche, e che numerosissimi clementi culturali, anche comuni al vicino Oriente, sono pervenuti agli Slavi dal sud-est asiatico, e non dal
Mediterraneo, e non solo ne conservano la I< facies n, ma si presentano ancora oggi congrui,

'"

1% Heine-Geldern R.,Die asintiscAe HmkunJt der siidamerikanischet Met~~ZIrechnik,


w Paideum *, Bd.
Bamberg, 1954, PP. 347-423.

V, 7-8,

armonici e codescenti, I palafitticali che hanno portato sulle Alpi un complesso culturaIe molto
affine a quello degIi Slavi e separato dal Mediterraneo, potsebbero essere giunti culle Alpi
dall'Europa orientale. Non si tratta di supposizioni. Ix analogie cos vicine da apparire identit
per un numero C Q S ~grande e di dementi cos disparati di cuItura, formano un fascio coctrittivo e mgente di argomenti per un'ipotesi apparentemente fantastica, in realt scientifica,
sdl'origlne deI .matriarcato slavo.

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INDICE ANALITICO

abitato, v. vdhppio
abitazione, 115-166; casa lunga o grande-casa, v. u kuCari S. V. m chata n, u jzba n
aborigeni, qBj
aconim, t88
scqua viva, 642-644
acquisto della spoca, suo ammontare e sua assenza, 1 0 1 103, 416-418
Adamo, falce lunare, 522, 588-589
u adec B, 401,473, 598, 612
adozione, 98

affini@, gradi permessi in matrimonio, 292; sua imprecisione, 282-283, 309; impedimenti, 321 ss.; esogamia
di f i n i t i , 7
a agaicus n, 24
egIiam, 17-28
MgO, 205
agropiro, v. a pyro a
M ajat P, 136-137
albeti, lom culto, 498-503

albero, pericolo di abbatterlo, jo6-joy


AIIium sp. >i, 27
aItalena, 631, 6ga
Alti-Bassi, 338-339, 343
u ambar W , 157
anarchia, anegemonia, 464-466
angolo s m , 131, 156, 159; delle donne, 131. V. u contina i+, icona
animismo vegetale, 498-503, p k ~ o j 507
,
aratro, divieto, 42, 70, 73-85; aratro-uncus, rnonoxilo,
75 S . ; aimnua maschile e femminite, 98 ss.; circurnaratura del villaggio, v. <i opachivanie i,
u

arco, 188-189
armi, 187

aramisia, 204
ashdelo, 28
aspo,

181

iiissemblee, 466; voraziani, opposizioni e unanirnitl, 456471; sanzioni contro gli oppositori, 471-47a, 477478
associazioni femminili, menadismo e sevizie, 435-438
u Avena fatua , 26
avuncolato, 2 7 ~ 9 7 sua
;
sntichitb, 296297

a Baba-jagB *, v. a jagh M
baby s, defunte, 620

r< badfenak W, v. u p a h o p r
bagno, edificio e u predbennik a, 135, 158; valore relig i m , 427-428 V. casi del parto, parto
bagno prenuziale, 243
banchetto nuziale, 241, q z , 243, 244, 243
banmletto, 131, 148 ss.
u bannik *, u baennyj D, v. a domovoj M
baratto, 206, 278
r barjaktar W, 281
u hB, v. u Heradeurn sphondilium D
basto, v. i( chemut W
r h t y is, 181-182
u ba m, 65
u bereja i ~ ,20
a beraoml is ecc., v. ktulh
N W k i w, 399, V. u p i d d k i ib
betulle, vino di, zp-29
birra deile donne, bevande d~ool~che,
436; birra della
u bratSna M o u molba *, 555-556, 559
(I blagoslovnik H, 442
Blodrbau, v. a izba ri
a bog D, 526, 527, 547-548; pmbog a, ~ 5 0 .55:
Q bcgatyj P, a ubgij W , a zboze M, 206, 527 e n. 3
u bok ip, e breg -, 346-347, 360
r baletus *, 24
u bl'gak r, v. mpo-famiglia, q diozjain ia
u bol'F,ucha B, 2 2 2 . V. u domaEica B
bonifica forestde, roprrI; a f u m , 29, 109, 113
a braeina w, 553 ss.
u bratstvo *, v. r rod
u brmiara a, 118
bue, 89 ss., xqi-106; santitl, go 6s.; suo seppellimento,
go-9r; nomi alle mucche, 92; traino funebre di
buoi, 92; cava110 cura maxhile e bovino cura femm i d e , ~ o oss.; scarsita di bvini, 87, 113, 114;
dono nuziale, 242; allevamento, 87 ss.

a bukatki ib,

366
bumerang, 659
a bunda s, 198
a burdq m, v. u zemljanka n
a bumnka n, 2 10
busa W, 181

accia, 18, 667


calmrii, 2 0 5
camicia d d a sposa, 243, 419-425

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campo, instabile, zog-114; esaurito, 109; non arato, 114.

V. konfica for~orestde
canapa, 33, 46
candela, 304; della a bratYinni*, 558, 771;d e b u shva *,
562, 571

canti di raccolta, 20-21


canto, a sessi separati, 681-682;eteroritmico, 682483;
epica. 689-690; rituale e frnmi.de, 6 9 d 9 2 ; amoroso,693; di ragazze e maritate,693; dei ar koledari *.
Bgj. V. pentatonini

capkn , e capuIa t-, u capul'ka B, 80


capo-famiglia, 218-119;
limite dei suoi poteri, 2 19-222;
sua deposizione, 2x9
capm, maschera, 444-445; simbolo, 447-448, 668; hteili della capra, 447-448
u capuld B, u C E I 16,
~ V. q< a p h *
cn:ro, 169, 172-174
mm, lunga, 159 (v. u kubri n); propriet femminile
della casa, 209
casa del parto, 417-430
cese di filatura o delle ragazze, 39~401;loro jnn*
cenza. 40'-404; IOM corruzione C decadenza, 413-414
cmstiti dello sposo, 243
cavdo, 106-107; prevenzioni conm, 91; atticm, 92-96;
biancc-nero, 549, 553; lunare, 381
ceramiw., 174-1
78
cereali, frumento, 6669; orzo, 68; avena, 69; spelte,
65-68 (v. u pyro *l; s e d a , 64-68
cervo-luna, 669
u

a Chaemphylium bulbosum W , 27
a chahipa D, 132, 138, 140
a chata B, 118-119, 172-123, 131;
157-158, 160,176

SU

zampe di gallina,

chatnik B, v. domowj i,
Chenopodium album P, 26
chita n, 657
chleb t-, 69
u chlevnikm, v. adomovoj i,
a cholosni *, 205
r< chomut n, significato simbolico, 350-331
u choro B, 671, 675 676. V. a kolo P
a charom&iitel P, v. cc domovoj D
a chomvina n, 380
u
a
u
u

chomvod D,

231.

connubio dei nuovi sposi, luogo t e m p e testimani, 404,


417-419; consumazione di matrimonio ed esecutivith
di contratto, 421-423
conservazione, misoneismo, 475-476
consiglio di famiglia, membri e deliberazioni, 217-218,
466 ss.
mnsortium D, 219
m t h a p, sj3, 556-560, 577
contratto di matrimonio, 277-278,4 r j S . V. acquisto
della sposa, aavuncolato, fratello della sposa
copricapo femminile, 397-398, 411, 704
copula anticipata, 245-247, 412 SS.
corona lunare, 5 2 ~ 5 2 2
corredo, 53-56; suo acquisto da parte dello sposo, 416417
corti giudiziarie di villaggio, 462
r Corydalis solida P, 27
Grylus a d a n a P, z j
covane, ultimo, 307-508, 532-533, 571
cranio, lavato. 597, 619; conervato, 618619.v. riesumazione
cremazione, 615-616;secondaria di salme dissepolte,
v. a kurgany m lunghi
cristianesimo, 486.487, 314-516, 664
ctonismo, 427-630
cuffia d& rnaritam, 9, 243, 251-252,397-398
cugini incrociati, nozze, 292 ss.
cultura lusaziana, 616-617
cura n, 443
a cyndkat-, xyr
<i czepiny *, 24r. V. copricapo femminile, c u 5 a dd!e
ai

maritate

I(

doma&

ciasnosza B, 198
cido culturnle, aggregati, loro storicid, r-4
cicogna-luna, 669
cigno-luna, 669
cimitero di u rud n, 307-306
cintura, zoa ss., 208, 245, 251, 396
Circe, 658
circurnaratura, V. u opachivaaie *
coboldo, 504
cognati, n e tra, 3zr-322,323-326;intimit,326-328;
cognazionc, 324-326; doppia e nomi, 378-379; funzione nuziale e risse, v. maschere, u svat m, * svati rr
u mlki m, u coltki D, 504
a

treampi
u canfarrtstio D, 8-9
confini, 458

u czuha n, 390

V, u kolo

i,, 217 ss., 2 2 2 . V. cappfamiglia,


a chozjajka B, 222, 489. V. u domafica P
u chrarn *, u chramovginn B, 555

u hjsin

colombo-luna,669

colore di vittime di mcri6ci0, 341.~42,>43, 630.


commemorazioni stagionali dei morti, 620-621; quadmg~imali,605 e n. 69
comparazione indoeuropes, +rr
concirnazione di stallatico, 29, 111, 367. V. letame,

r Eatanki B, 324
a Zmjice m, 444, 448
u Eastokol e, 459
u H p c ia, 398
ri Zertopolochorn , 370

k~IlOk0vki8 ,

20

u Eismenka t-, 2x1


u
a, 657

Cupas D, 182
a Euraki n, a< pdstoloki

*, a stojany P, w stuija b, 122-113

M dai& u, 380
h n i c a , Venere, 380
danza m due file, 665-666. V. a kolo ip
danze pestate, 446
debiti h& moglie e del marito, 5 0

decima eccIesiastica, $6

demmposizione, desidenta e procurata, 604-607


w ded b, e dedif *, -x dadina B, ~rdid n, (i dide D, u zid o B, a djndo M, u driadko ip, a d'jad'ko n, u djadjni n,
ecc., 28x, 283, 242-295. V. crmone
4

dedov5Zilina e, a19

Dei,bianchi e neri,

219 ss.

V. a vem'

ip,

Zcernebofh *

u durmk P, 651, 662 sa.

dvmverie D, J I I
d w m j a, v. u dornwoj
(I dyma s, 196
n dziadowizna r , 293
x

ai

denti, annerimento, 433; dente lunere, 660-661


C

detga B,

196

deva' i ~ ,u dziewir P, 378, 382


u devifnik 3, 681
a dwojallko kolo is, 671
diavolo, creatore, ixg-510; rivalit w n Dio, 520; sputo,
jrg-520; inseguitore di santi, 521. V. dualismo religioso, a Zcerneboch w
~l did *, u dedwnik
(per w dornovoj B), 308
BI didina B, v. a dedov5ifina B
c did'ko n, diavolo, 291 n. 153
Dio celeste, ozioso, 513-315; cdcola, unicith, 513-715;
diviene caposlipite, 522
Diocleziano, 320-521
discendenza unilineare, jr g
d i s l o d t , 247
divotzio, 256-258
a djrdja , v. u de$ D
u djady W, a dicc is, defunti, bao
a djevovitti b, a divit' is ecc., 397
r doksat r, 136
a dom n, del marito, 268; cr ubogij dom b, 625
n: domahca M, u domakina *, 222-227, 229231; suoi poteri, 222-zr3; influenza sui matrimoni, 224; idoneit
a sostituire iI capufamiglia e a succedergli, 225-128,
489
a domalin B, 278,488,597. V. a bol'gak ip, capo-famiglia,
i( doma&
Y>
a domanja ia, cr domwicha B, 503; a domanubka P, 663
u domazet n, ~ g h V.
. genero adottato
u domovina is, bara, 619 n. 159
u domowj P, dommik ip ecc., 503. V. spirito dendrico
donna, traino femminile, 9396; fatiche agricole, 96IOO (V. m m l t o ) ; pascolo dei &mi,
IMEIOX;dote
dei bovini e armento femminile, 101-roj; angolo
sacro, 156-137;ceramica femminile, 178; soggezione
della doma, zjmz71; partecipazione aIle assemblee,
469, 477-478; sqgegazione di parto e ratamenio, v.
casa del parto, iniziazione femminile; soggezione
apparente, 479 ss.; tab e pudore di rapporti mniugali, 4.81-483; rnahrattamenti, 484-486; esecutrice
e autrice di canti, 690-695; ricamatrice e pittrice,
q

4595 ss.
u

dosvitki W, ggg

ddljaki D, 338
dote, 53: j 8 - ~ 9 ;di bovini, ~oo-103
* dmtk1 l>, 399
u dreucl M, g
:
a dmidif)r r, u d&
r , 69
E( d d k o m , a< dnizka~, udmibaip,
a druchna~, 244,
303, 327, 332, 4'9, 426, 453, 484
duslisrno digiwo, 320, 522, 548-549
a n a j , 351, 3551 377
a dundo a, 295, 380
R

Ecace, 647, 690, 658, 650


a edoki is, 208
p d e f a , 521, 541-5433 546547
Empusa, 641-642
endogamia locale, 387-390
(i Erythrtum dens canis b, a7
esogamia, 319 S.; asimmetrica o generatimta, 323;
binarini, 335 5s.; di villaggio, 339.340, 389; di vestiario, 389-390; di a dava a, 541; ruscello di separa"-,
348 ss., 358, 374
a eikari D, 448, 449

fabbro, 183
falce, 22, 98
falcetto, 22, 701 98
farne, 18-19
famiglia, grande-famiglia, 217-231; patriarcale, 218; materna, IO; esmiariaa e non patema, 488-490. V.
a domaficn
famiglia ristretta, v. w inokostina m
u f d j a a, B, ffamieiiiae, 383
u febi n, 380
fecondi& deila sposa, 407

ferro, V. metaiio
fertilinanti, v<r gnoj B,

campo,

concimazione di stallatico,

letame

festy n, 376
fiabe, loro tacconto e ripetizione, stagioni ecc., 631.634.
V. w &h-jag >i
filatura, v. x p i d e l k i i,
filiazione materna, 59 8s.; partinone dei f&, 380-381;
per vedwminza della madre, 239 H.,3 6 3 0 7
hnestre, 138-139
folgore, divinit, v. Eiia, u Pemn B
frantoio, v. mortaio
fratello ddla sposa, 277 6s.; affezione, 279
freccia, v. arco
a frkun D, 397
fuga della sposa e dello sposo, 2 4 - 2 4 5

funebri, Sti, v. riti funebri


funghi, 24-25
fum, divinitl e culto, 338, 541 e n.
550; fuochi tonibaii, 603-604
a futa n, 196

gaivka D, 676
ganek B, 137
r gatja P, 305
genero adottatos 9-10, 60 m.,237-238
u

24,

545-546,

gcns, clan, fratria, putq 3 1 ~ 3 2 0


w G l y m i a fluitans m, 25
u gdu&

u gorbuga i>, 98 n. rop


gorjun 1, 692
a gornica n, 240
M

gospodar s, 488

granaio, rzpr30, 138


di vendita, 205; del tahmo, 404-405.
cereali, a zbose W, 4 ZitoiP
gravidanza d e h nubile, 409
grembiule, 192 ss., 460
gnr-luna, 669
grano, divieto

V.

ai

gul*ki s,

22

gumennik s, v. u
u gunia n, 390
a gus'kom v, 483
u

jq$ B, u &h-jagh B, nome e etimologie, 634-63 7;


capanna, sua farma e mobilit, 637-639; antenata
lunare, 640641; mutilazione, malattie oftalmiche,
641-645; onniveggenza, offuscamento, pelle, 645647;
motivo di incesto, 648-649; cavallo fatato, 6 5 0 6 5 1 ;
testaanio, 651453; cannibalismo, 693457; mazza
e bacchetta, 658 ss.; b xiocco, 66a-664
u jagibna >P,635
u jagl W, 65
u jagoda m, 20, 24
u jasek D, v. I( verv' *
M jatrov D, 378, 382
jaza i,u janla b, 635
u

642

i>,

u gnoj e, 1x2-113
a gnoj* w, 625
a p n n, 366

domovoj r

h g a i a , 297, 332-3397
a ieza i,635
B: jckenka D, 633
u jurodivyj rr, 662

422

*gvwideW, 84 n. 33

a: Heradeum sphondilium ip, 16,27


n K a . , 116
a hdnik m,

136

b05dnii ir, 342


a hrornada ,.t r gmmada m, 402, 415, 468

-iE N, suffisso toponimico, 272-273


icona, della sposa, 343?304-305; sostituita, 548
idoli, g h ; privati e pubblici, 560561; policefali, 571575; di dan o d i a bratstwsebra ip, 575
c iglo , 205
illibatem, 408 ss.; inosservanza p r e n d e , v. libert
preauzialc; verifica, 419-423; esigenm, 418-422;danno della sua assema, 422-425; premi e risnrcheoti,
4.22 3s.; punizioni alle non illibate, 42~421,
424-479;
indulgenm, e x ; problema delIa provenienza del
costume, 423-426
impurit femminile, 4794-480
incendi, 367-368
indovinelli, 400, 666, 707; proposti d a giovani a raE=?
236
infedelt del marita, 258
iniziativa nuziale femminile, 233-235
inkiazione femminile, 391-397; sequestro della catameniante, tracce, 430-432
c inokootina 1, zto
inumazione, rito funebre originario, 614-616
ispertrice di illibatezza, 243 e n. 97, 421-422
e izbin, 116 ss., 123-124; lato d'ingrertso, 131-133,
140-14r; tetto, 126, 133; catcuwone isohta, 139-140;
architemira, 695
ei

e izbnyk A, v. a dormvoj D
u Zina n, 162

u kalyrn w, 241, 247


K ~ Y P624
~ '
e kandyk D, 27
u kinon m, 472; <r kanun *, 555, 562
u kantorka r , 692
u kapiik w, So
u kaSa n, 16, 6869. V. pappe

n $mik N, 321
a kerepi m, 182
a kesa N, 597s 599
u kladka *, 57
rr klct' B, 117-118; degli s p i , 240, 243, 404
u k d a n B, 181

koldari 1, 438 ss., 694.


a koliba m, 126, 430
a koIjada n, v. mascbere
ac koljivo P, 562

V. maschere

kolo ip, u c h m v o d m, i< oro B, 251, 397; sua et, 666668; animali simbolici: lepre, coIombo, gru,c m , m.,
668 w.; turno inverso t passi disuguali, 6jw-673; notturno, 673; semicerchio, doppio cirmlo, ecc., 67j675; rimale, moi d e t t i , 676 ss.; separato per sessi,
681; ammpagnamuito, 683-684
a kole n, mota, 173
komjaga B, IBI
E( lcomora
132, I&,
246
4 kon *, 3~~ 3 P
u konec n, 241, 336, 341-343; separazione e Iotte tra
konsv, 343-345; significati, 345-348
u kopak P, 80
u

.,

kopnica Y, u kopanina ib, 42


a kopoc n, 38
u koporki P, 46
u koranti m, 449, 450
u korm W , 246 n. 117
a koromj N, 8, 239
a kostroma r, 692
E( koSira ip, 43o

h a i e, 347-346, 348
h j a n ir, 346

u krjuk ip,
u

krjuhk is, 37-38;

k m n a D, r96
krug P, 696. V.

kljuka p, 38

m'3

u k r u k ~ ,37, $2
u krylm P, v. veranda

u krynica D, 457
ukuh

*,

* k&e,
u

38.0
118, 157

hhri >P,

I&

SS.,

164,230-331
a domauca

u kuinica B, 259. V.
u kuka is, 38, 80, 82
I< kuker n, ~j

u kuli8i B, 676
a kum i+, w kumstvo W , 282-283, 326'327
u k w ~ ii ylunghi, 610-614
u Kut B, v. angolo sacro delIe donne, u mntina B;
e gniloj kut *, 619 n. 159
u kut'ja ip, 181
u kutok B, a h t k i rs, 359
u kvas r, 69

ar b k o kolo a, 671
a lamak h, 8 0
lancia (giavellotto), 187; di Juiin, 564
r lapti B, 113-214
QI lechi i ~ ,46
Ledro, pal&tta di, n ss., 132
legittimith deila prole, 255-256, 413
a b e c h ia, u iemd N, 84 e n. 33
lenticchie, 33-34

lepte-luntr, 668 SS.


lesina, a Glo ie, 205
a leiij i ~ ,V. spirito ddla foresta
a leskova?ka &mka i>.. 671
.
letame, 112-113. V. u gnoj D

Lwisticum ~&cinaIc*, 204


li berth prenuziale, 255, 400-403, 406-414
<i

lievito, 69

Lilium Mmrtegon L. ip, 27


lino, 33, 38, 70, 207-208, ZJWZII, 213-214, 250
a ljelje n, u hdjice B, u 1azarke D, <i rusalje N, 353-358
n Iouba ia, 136
a loubl P, 136
luna-sole, acai divini-diaboIici, j z o 5s.; culto solare,
579; genere grammaticale dei nomi, 579-583; sole f.,
584-587; luna m., 587; culto, preghiere e offerte
alla luna 587 ss.; luna padre, nonno, capostipite,
588 as.; Iuna Adamo, luna persona, luna Dio, 522,
388989; luna riscalda. 590; Iuna dente, ecc., v.
u Baba-jagh W; orientamento tombale lunare, 391-593.
V. cervo, cicogna, cigito, colombo, gru, lepre
~ U P P O70~
lutm, 279-280, 307
a lutoska W, 643
u

macina, 174, 178-181


4 mahala *P 336-337, 359, 676
maiale, 87 ss. V. u Sus vittatus i,
mais, 64, 68
u majEevina s, 286
a majstori n, 505
4 malmnik s (Sant'Isacm), 21
Mani, destano la vegetazione e si inmrpomo negli
alkri, 501-503;presenti ne1 covone di grano, 532533. V. C bratCma b, idoli
manismo, 619 $5.; sua fine, 627
mantello da pioggia (poncho), 192. V. u bunda
w rnanus * maritale, 416, 484-486
mare ghiacciato, 5 2 q 2 1
maschere, 438 $9.; signXcsto funebre e azione b t n d c a ,
439-443; atti antimuliebri, 444; teriomorfe, 444-445;
formazioni binarie e mmbattimenti, 448-452; fila
indiana, 451, 455; doni e furti, 456; contrasti per Ia
cessione dei passa, 449450; canti, 694-695
matcrevha E-, 286
N materyzna i>, u m a j h i n a ip, a makrinskaja sobina B,
m., 50 n. J
u matik m, 228
matriarcato, sua evoluzione a patriarcato, 297
matrilocalit, uxorilmliti, 9-10,59 ss., 233; sua f r e
quenza, 237-239;consumazione rnatrilmale del matrimonio, 240-244
matrimonio per acquisto, sua apparenza, IOI-103, 41j-

417. V. nome
matrimonio per semino, 248-249

matronimici, 270
a matuchi n, a rnatuhon'ki B, go
mazxa, 187
mediamrt di nozze" 236237. V. a ienga ip
mela lunare, 720
mensa, separazione, 165, 481
mercati femmidi, 31
mercato d d e ragazze, 233, 236
rnetaIIo, tab del, 154-156,167-168, 169-171, r83-184
w rneziner *, 4 mjzinec n, 265 e n. 134.V. rnjnowm
ir mimg 3, 324
mietitura, 2 ~ 3 70,
, 97 m.
miglio, 33-34, 63 ss.; danzi del miglio, 663-6615. V.
ubetir, ujagl-, apro so^, u p i i w o s

minorasco, junorasco, ultirnogmitura, 263 ss., 279-280;


rninorasco femminile. 265-266
mir ia Iomina), significati, 472-474; organo giudiziario, 474-478; assistenza degli a svati n, 473; infallibiIitl c uItima istanza, 473-474
# maba B, 23. V. ai tdoh i~
rnoicties, 311, 331,450, 452. V. "i sjabrp B, i( verv' P
n moI'ba p, j j g
a molodaia a, a &da

B, u mleda r, 251, 252. V. spsa


designata
moneta, 213
u Mora m, 204
mortaio, 178-181
morti, timore e morti impuri, 621-623;maschiii c femminiIi, 616. V. commemorazioni, riti funebri

a osobina m, u osebina n,

Mo&, primo uomo, 522


u motifica M, 42
a d a k +, a d
e *, r 19
a mylica m, u mulica m, 181

u
a

u nadelok #, 5 2

naddek B. e mddrka H , n podolok B,


nadt&ka B, a p o d i e h M, 202 n. 84
(i nsgrudnik e, 198, 202
u nametki M, ZIO
a

202

n. 84

<t

v. e opchivanie *

obrok p, 556
oMini-5 r, 531
u d e n k i ra, 157

a
u

odfva B,

oaobak ii~,ecc., 46,

50

n. 3,

250

a dnostoronki D, u enostranke vasi *, villaggi unilate[i, 337-318, 33P3W


offerta, 554, 555; privata e pubblici, 560. V. r brattiM m, colme di vittime, spirito dendrim
dolattia, 905 n. 16
u olenij pastuch 3, 494
e mostranti >i, 345

u opachivanie i , rc oboryvanie N, u oborywanie m, 92, 628


Q P ~ O
*, 597, bar
u opldik r , s opl&e m, 198 n. 7r, 202 m. 84.
a a p w h p, 1 9 2 , 193-1911.
orientamenta, 579-90. V. hrmso1e, soie
ornaro, motivi, &col e rombi concentrici, loro significato, 695 ss.; arm della loro diffusione attuale,

701-702;conwrdunze sud-asiatiche e indonesiune,

atdavarinim , 340
ovinnik e, s dovinnik A, v. a dmovoj r

parite, l i t e dei suoi poteri, sua dmdenza, 219-222;


sua parit mi Gli, 210-221; sua assenza al rito nuziale, 278; sua soggezione d figli, 2x9, V. p t r i a
potestas
padrino di Iwttesimo, v. u kum i
a paidu8ko 67r
paiolo, 155
palafitta, 122-126,133, 150 SS., 157, 158, 159; palafittia l i , 707-708
palma, vino di, 28, 29
plo-scala, 125, 132-154
pne, 68, 69 (v. a chleb B); pane nuziale, 8,415
w Panicum italicum B, 63
cr Panicum rniliaceum L. W, 63
a Pdcum miliacmm elfusum i ~ 64
,
papavm, 34
pappe, 31,33, 64, 6849, 70
61 papusnik ia, 68
paravento, 126 ss.
e parta N, 300
partiioni, modi, 366-367
ptto, d i I i t A t casa del parto, 421-430
parto, primo, 247, 249, iya252, p - 3 0 2 . V. bagno,
casa del prto
H parubockaja hromad-a is, v. a hrommida ip
a pniknog is, p a h c w, u badtenak D, ecc., 379-380
(i pas'ma P, 211
paterni& disconosciuta del primogenito, 252
patria potestas, 7; sua assenza neiia grandefamiglta
slava, 218-219; patrimonio comunitario e non patemo, 215-221; privazione di poteri paterni, 221-zzz;
mancato acquisto ddla spasa e non podesd sulle
prole, 416; jmompatibilit ma gtandefamigIia, 488-

*,

namitka >i, 398


l-mwsie i , 347, 369, 393
a netii n, u netjak w, 4 n&k
P, 2 9 2 , 296
9 neumytoj *, 643
u nevesta i ~ ,250, 382, 407-408
a niva P, 366
<i nohavyci n, 205
nozze, d a l i t i e riti, 277-279, 2&285, 287-289, ag2,
29% 305, 316, 319, 320, 321-326 328-331, 334,
33s339, 340, 346-347. 348-361, 371; ~ t t f f i ~ a zione collettiva e nomi degli atti, 414-415. V. acquisto ddla sposa, esogamia, illibatezza, matrilocalit,
mtrimonio, s p m d ~ i g n a t a ,ecc.
noae del C M e , 567-568
a Nymphea alba D, z6
a

a oborgvanie t+,

164

702-

708

a oro s, 681. V. di kolo s


orso, festa, n o a t deli', 34

mtid-,
37, 42
orto femminile, 45 $5.; successione, 46, 47, 49, >ar 250
<( m' .
,f75
s osada m, 33
a osmaki A, v. verv'

490

patriarcato slavo, apparenze e abusi, 486-489


patrilinearits, non inderogabile, 3 g ; obliterata, 309
a pazdury m, v. s 6p11mai B
penalit, 462-463
pmtaionia, 684 SE., 74%
pentecoste* v. a sernik m
U p d b g YP, STO, If3-I14
pernottamenti promimi, 401-403; a domiciIio ddfs
rgzza, 41~4xa
a Perun w, 4 Perkiinas w, 537-1543, 545
pesa, 18; della terra, v. terra, mito della pesca
pestello, v. m o d o
pcthamm, 397
u pidkoIinniCy a, z o j
piede mutilato di San Giovanni, 521, 522
pietra, credenze, 167
u pila P, 183
u piorun P, v. Pcnin W
n pimg P, 68

piroga, 181-182
piselli, 33-34, 37
a p i m t B, 136
r pjesme B, u juna&e s e a Senske *, W. Canto
w plachta B, 196
u plat B, a plarki s, u platit' *, 210-212, 366
u pieme m, tl plemja m, 268, 320-321, 371-376,384-3237
d plemjannui m, 189, 384 e n. 5~
u plenif x, v. B: plon +
u plon i ~ , 23
'< PIW p, 75
pochoricha B, 380
s podcienie *, 134
t< podizbica s, u piklet' w, 125
a podpol'e., 116-117, 125. V. u podiibica,
e podrum P, 117-118, 4.29
u pdsroloki m, v. r< Euraki B
si padtdka rr, 202 n. 84
w podvornica *, v. u potkutnica s
pokryta p, 235

p01 n, a polovina n , u plat ia, u p d a c ' s ecc., 347-348,


35% 366
w polati a 149-151, 427
4 polaznik D, 209
polcvoi a, e polevik i ~ ,496, 51I
poliandria, 7
u d k o & p, 98 n. I og
u poloska *, 46
a Polygonum aviculare .eia 225, 26, 727
u Polygonum convolvulus L. n, 26, 27
a

u Polygonum bpthtfolium L.
u PoIygonuin perticaria D, 27

a p m e r ii, v. a vwv'

D,

26, 27

pomin!d n, 562. V. riti funebri


a pom& B, u toIoka N, u moba B, 265, 371
a poniava i ~ a
, poneva s, 191 ss. V. vestizione ddla pubere
ponte nuiale, 348-350. 333-354

preslava B, 302, 303


preukk x-, 136
s pretkuh B, 136
r prijatel' W, 282, 316, 324, 382. V. * sjabry s, a sosed *,
s svat W, * svojak *, viani
u primak., 9. V. genero adottato
primogenitura, 218, 263-265,267. V. rninomm
u Wipolnica n, 637
u priz'ba s, 122
u progo5' w, 203
prole, divisione per =si, 57 5s.; attribuzione allo zio
materno, 284-286; partizione per ordine di nascita,
?So-381
pmprietii immobiliare, in&enabile, gentiiiiia, z~g-220
propried maschile e femminile, 49 ss. V. orticultura,
orto femminile, tela, terra (pmprieti)
r prosidba D, 246
a proso m, 63
provody P, 62r
a prt ri, 602
u prvjenac i ~ ,2 9 1
p w k i *, 399
u pndsionek kqtowy ia, Eckflurhaus, 141
u pryjacielstwo *, 282
ri przytap *, 136
a psztyra P, 412
u pSenica D, 69
u pSono is, 63
61 puna s, u pun'ka e , r6o
u punac D, u punica N, 379, 384 n. 55
u

8:

"

*, 450

U P U S ~

u pustdi B, 111
4

P P W, 67457

u poprawiny m, 244

poprjadki w, 399
porjadki i , 3 4 4 ss.
posta minima dr Riedegost, 776-577; p r t e di vilhg,?io, 369-370
a posad i>,314
4 posag W
. u posad *, 244
e posidelki it, 251, 399 ss.; obbligo di frequenza, 400;
loto innocenza, 402-403; loro corninone, 413-414;
canti, 693. V. m e dr iilitura o delle rmgazze
a postrigi *, 434
e wtkutnica D, 26
a potok D. 457
u pazadnica b, v. a zadnica m
u pozemljuga B, I t 8
a pramatka B, 269
u

~ F a r wM, 399
* ~ f h t Sm,r 399
a

predbannik W , 135

u predsobIje D, 136
pregda n, 194
w prelo W, v. a pwiddki s

raccolta, 1 7 3 1 . V. donne, mietitura


raccolto, proprietil, 163, 166
u Radunica *, 621
a raj ia, 5x7
u ralo fi, 74-76, 79-80, 85
a ranilo x-, 673
ratto, 4, 486
recinzione di villaggio, 368.374, 459
u reda i>, 2j1
u

wkawka )B,

620

a vkownica B, 332
remo, 182-183
r re8eto s, 427
ricamo u dritto e mescio, 702. V. otmto
riesurnazione, 597-598, 612, 626
riti funebri, p. cranio, cremazione, inumazione, m i ,
riesumazione, seconda gepoItm, vampiri; prestazioni

di affini, 361-362
a porjadki p, 345, 350, 364, 368
rjadnaja *, stuoia, 191
u r d B , 268; della sposa, 268; materno, 269-270; suoi
capostipiti e componenti, 308-310; esogernh di r d ,
319 ss.; appaiati, 329-530; ubicazione, 335 sa.; rod
e pleme, 377, 383, jgo; md-sebr4, v. u sjabry P

* rjad p,

a skrinica r, 597, 599-600

mdbina ia, 419

a d o v a n j e a, 300
rogogas, 191, 3gb
rombo, 659, jor. V. ornato

,
i

skudel'nica B, 623

a sImpStina ip, 471


s skut 9, w skuti 202 n, 84
6i slava,,
302-303, 499-500, 561; santo della, 762,

*,

mbacha >i, 197, 202 n. 84


mtej *, 457
a< Rumex acetosa e, 26, 27
Rumex acctosella is, 27
~l runa N, 657
a msaIii m, 449, 453, 453
a tusalke B, morte impura, 355 e n. rgg
ruscello, di separazione e nuziale, 348 ss., 357-358,374;
idrotoponimi, 457
ruota, 17%-173,174 ss.
Russkaja Pravda, 62, 291
tuta, 204, boa
a sytnyi *, v. s domwoj r>
a r d d w k a W, 365
u

567, 575
slitta, 168; funebre, 169. V. a volohgi
u smil jevac a, 251

a duga *, 249
snochahvo, 5-7
a sobina *, v. r osobina a
u socha r, 74 ss., 80, 534 n. 37
7< m k t a s bonorum b, 263
soggezione della. donna, presunta, 479-486
u sokak ip, 359
sole, culto, 579; solarismo slavo, 590; genere grmrnaticele, 579, 584-587; sostitutivo di una pi antica
luna, ~82-983;soie fuoco, =j&pj$o.V. iuna-sole
cr Sera m, 6s
ac soseci B,

315-316.V. vicini

* sdka r, 7683

V. u vem' B
spirito della Eoresta, <i l&ij m, pastore rii lupi, cervi
ecc., 494; sovrano della caccia, 494-495; sua divinitk, 495-496 ; suo deterioramento, 497-498; offerte
e preghiere, jop5Ir
spirito dendrico e domestico, u domwoj >a ecc., goj-50j.
508-509, 532; sua trasformazione in spirito del grano,
>07-joB; culto, 509; preghiere e offerte, 499-702, 5x1;
sua presenm in imbarcazioni e bare, $06
4 spoIyS N, 25. V, u Palpgonum aviculare ip
sposa, designata o in prova, 250-252, 407-408; SUO
richiamo, 2 5 1 ; invitata a voItatsi, 283-284, 187288; suo ritorno, 299-301;vendetta del sangue, 309306; sua indipendenza dalla famiglia del marito 7-9.
V. xquisto della sposa, angoIo sacro, avunmlato,
propri& maschile e femminile
sposa vacante, per assenza del marito, 253-254, 487;
per immaturiti del coniuge, 3-7
di srbijanka ia, 671

e mtni ip,

saban i ~ ,174
sacrifici umani, 627-1530
u

San Giovanni, capostipite lunare,


a sarajnik a, v.

522;

San Sava,

511

domovoj B

sarte, 205
554-555, 567
W , 157
m r c , ascia, accetta, 38-39, 137, 185, r 86-187
a sebra m, I sib *, 509, 315 sa.
seconda sepoliura, resti necrotici incompleti o in diwrdine, 606-607, 6og-610 V. s!esummione

a sc&ra

a xdenhe i>, 402


sedia, 148
seduzione, 233-194, 360, 409
%a, 157, 185-186
semia, 64, 67-68

seliSte p, u stam selo ip, a selil& r , 1 x 1 , 392


semik >i, 228, 620, 625
seni P, a lieti n, v. vestrblo
senozet n, 253
separazione, divorzio, 58, 276-258
separazione di beni tra coniugi', 70-54
sepoItura, ~eccjndg,v. riesummione
semizio nuziale, maschile, a48-249; femminile, r4p23o
sesso, innocenza e occultamento, 403-407,482-483
a

u
u

u
u

Setaria gtaucm 8 , 25

Setaria italica Y, 25
sib n, v. a sebra i~
siccit. 406; imputata ai morti impuri, 616. V. tombe
ai

inaEnte
siefi P, 133, 134
siepi. 368-370. V. u tm-*
a sijela 399
u Sirrava *t 637
a sitno kola e, 678
w sjabry Y, u sebra r. <r sib D, ?~+3ro,
323, 328. 457
u

.,

ii (per U t d W ) , 2 7 0 , 274
srednioposna nedjelja a, 597

U SrCe
4

u staja b, 162
I stan m, ,
i smnek * ecc.,

202 e n. 84
starjeina N, 488
r< starosta a, 228, 426, 454, 471
stato-villaggio, 461-463
4 stwino koIo a, 671
a smjani a, V. hiraki 9
strade, 458
u StTona I, 61 strana *, a storona n, 335-341, 345, 348;
divieti matrimoniali, 3yg
u strbI Y, 117
a striha a, 434
striimenti musicali,tamburo, 681;fiuto di Pan, 684 5s.
u s a i k a N, 196

S W *,
~

<t

311,

7'3

SS.,

292

smecha >i, rgI

a stub i>, 905

stuoia, 191, 204,

212

successione femminile

dei bcni matemi, 54 ss.; di terreni, v. terra (propriet); masdiik c femminile, 381;
di moglie da marito e non viceversa, 260-262
c suprjsdki w, 399
a Sus vittanis i., 89, 107, 707
W&
ip, 236, 295, 332.
Q iWl$&D
cc svai D, 124~137
Svantevit, j6j-$7; San Vito e attributo deI Ieone,
1ia9-571
a svat s, 234; 4 sta" svsit B e <i &dEj svat P, 280-281;
u svqt i t t r s ~ ks,
i u od puta ia, dima& P, 280, 316;
generico di nozze, v. u svati A
+Isvatia, padrini, 328; f m a z i o n e armata e combattimenti, 452-455; ingiurie, 153-494; in fiia indina,
455; mascherati, questuanti e furti, 456; contrasti
p u diritto di precedenza, 454-455. V. mgnati, maschere
a svatostvo a, 383, 384, 387, 392. V. a svai *, 4 svojak e

v.

ex.

*, 378-379
e svinnik *, v. a domwoj D
r svimnki m, 1j7
a svjaz w, a k sviazi N, 335-336
4

wcst'

svihi3ko choro *, 671


svojak, 296 n. 190, 378-380
svojasi n, 379
u svojbiiii W , 383
r swnjina *, 379
B galasz *, 131
u 30u, v. lesina
u gip ia, 188
a Siganje *, 434
a Skratek m, u Ikritek n, u s k m t i, 504
u Sogori s, 326 V. 4 iivogori n
a Soxorjce kri?mvate n, 324
a
ac

terra, pianeh, Eva, 589, M, 629-630,V. ctonismo


terra, proprie&,49 ss.; ereditata e inaiienabiie, 59;
successione femminile, 60 ss.; propriet collettiva e
masfhile, 49 ss.
u tesanica r , r xg
(I rcsla ii, 38-41
tessuto. v. tela
u test' n, u tega n, 294-295, 378; Q tekiowa m, 383
testi a consumazione del matrimonio, 240
u teta it, s tetja n, tetka it, w ciotka it, 295, 333
tombe, superficiaii, 602603; vuote, 60&6ro; vesti sepolte, %; inafiate, 602-603; fuochi tombali, 603604; orientamento, 591-5515, V. riesumazbne ecc.
tonsum, 434
r torbica it, u ~ r b e c k a
B, 599
tornio, 174.178
Traiano, 321 n. 19
N Trapa nams P , 26
u trapai& W , 672
a travnica D, 20
<r trbuh ip, a trW6 *, 269
trccampi, sistema di coltivazione, 112-1 13
aeggia, v. u mldugi w
w trem a, a trim B, 136, 164
tributi, v. decima eccl~iastica
rr Triticum compactum P, 65
u T r i t h m dicoccum P, 65
a Triticum repens B, 26, 67-66
u Triticum vdgare
33, 64, 63
r tm-t-, u tern- ia, 370
a Troica *, 620, 630, 692
u tutejbie r, 463
u Typha latifolia ia, 191, 685
(I Typha palustris B, 26
u tysjackij a, 283

.,

hnny3a ip, 303


Spamgi w, Pferdekiipfe, 141 ss., 159, 707
u b r a m, u S ~ r ih, 396 n. 190, 378
u

u
u
u

Ziutwka *, 657
kogori it, 326, 380
Swietlica *. a svitlica D,

tsbory ip, 148

I<

taI'ka

svetelka ib, 141 n. r j q

B, 211

a tasino kolo B, 67x


tavolo, 148
a tazbina b, 286
u tchan n, u tchynb it, 380
u teki P, 380
tela, doni, vendita, 206 SS.; ~ & r t e ,Z O ~ - Z I O ; pagamenti
mn tela, 209-210; punitarie. ZIC-2x1. 211-213;
imposte e furti, 2x2; avvolgimento deiie ossa riesumate, 397, h 2 9 604, 619
tdaio, 164, 208

ternenugo B, 671
terem B, 288
terra. mito deIta pesca, 519-523; d8usione in Eurasia,
522-513; suo cuIto, 6 a j - 6 p
(I

a:

a udawca D, 397
a uj n, I u j F i t, e v u j h ie ecc., 291-293; nppelIativo di
rispetto, 286-287,V. avuncolato, r ded rs
a ujtevina i, 286
r ukukni W, 597
a ulica *, 341, 344, 371-374; festa della, 376-378
a ulicwka n, 3 63-37]

Ulisse, v. Circc, Kalypso


uIjm B, 9
unanimi&, v. assemblee
u usid'ba P, 47, 264, 371

E(

a vadzica s, e 8
Q vajat n, vmtibolo, 136; u kuhr i p , 162

vampiri, 623-627
a veforki n, ggg
vedova, succede a l marito neiia direzione della famiglia,
226-228; conduct mn d i figli, 306-307; entra in
posscsso dei beni maritali, 259263, e ne modifica il
regime, 262-263;liberti della sua ccndotta, 254

vedovanza del p&


25p2Bo
veglie funebxi, 617,633
veleno deI1a f ~ c c i a ,v. aconito, m
vendetta del sangue, di klio della sorella, 29*29I;
del Zrateilo delFa sposi, 301-306; allea=, 464; diritto di esercizio, 471
Venere, pianeta, 582, 583
u veno B, 4x7
veranda, 132 SS., 16~166
u veevka a, v. u
w verv' B, 311

V ~ V )I'

ss.

vesnjanki ia, 691


vestibolo, 133 SS.; saoi nomi, 134-137,165
vcrthione della pubere, 396-397
u v&a D, a vejia , 136
u Vcia faba ia, 33, 34
u Vicia sativa a, 33
vicini, 3x5 ss., 341, 943-344, 340-362, 461.V. u kum m,
w prijatei' m, u sebm n, tl sjabry i,
villaggio, proporzioni, 340; unifomith, 341, 371; denominazioni binarie, 341-343; viabiiiti, 368; porte,
369-370; rtcinzione, 369-371,459; dqpio ingccsm,
i

371-374
villaggio binario, 362 ss.; per quartieri, v. a boks,
N konec ir, u kraj B, 4 potjadki r, a psad r, rc rjad r,
u strona *; esogamia di villagpio, 340, 389; villag~ic+stato,438 ss. V. ruscello, u uIica *

* vhzui *,

IO
a vodianim N, u

chica n,

Butovka P, a diita P, <c h v k a ip,


W, ai tuma s , 657

* mna

vdjanyj r, 709
A, 283 n. 87, zgo
W vol&ugi e, 169
u volokovye m, 138
m e r e , 74 ss., 183-184
u

u vojvoda

vorotuHka P, 202 n. 84

votazioni, v, asremblee
r vm*, 173
a vuCji pastir r, R Eeijj W, 484
u wjko r, orso, 291, 293. V. u ded

ir,

cr uj

&r-

ac

zalinEica W , 692, 706

zadnica ia, xg3


zadniga *, v. grande-famiglia
cr zaduiini ogan n, 604
a: zagony *, v. u ladii m
u zahod n, 136
i< zakon w, 472; legge, consuetudine, costume, 463, 473
u zamininka D, a na zamianke ~b, 324
u zapska *, 196
u zapis ii, $99-500, 676. V. alberi, animismo vegetale,
spirito dendrim
zapiny r, 246
x z a p l B, V. r zadnica ip
zappa, 31, 3~~ 37; monoxila, 37-42; femminile, 4a-43,
a

7*7=
zaprega n, 196
a zatyika D, v. u zadnica >i

a zavetina W, 5.56
r zawalina m,
powalina b, v.
u zawitka ia, 255
u z b i e W, 206, 527 n. 3

ptiz'ba

.
I

a Zcerneboch W , $49.950
r zdeIny P, 463
a zemljrnka p, I 15
M zetazer a, 324
m zgrada P, 162
a zimovka s, rj8
zio materno, 280-28 K. 285-286, 288-290. V. mnmlam,
uuj r
zimnia acquatica, 2 r
u zjat' IQ,u zip! a, aet s, a96 n. 190.V. u zetazet B
C zjas'-vlazen' D, 60
u zdovka a, u z.1~ m, 378, 382
n mbak ip, u zubunec ip,
a Zelem r, 84 n. 33

70 n. 78

r h a 9, quando si diviene, 250,


u zenichwinie W , 402
u Sito r, 64
a wiano *,

417

a wiechuwa *,

2 ~ 9

i>

u ZRimiie a, 692

%a

*n

457

251

INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

. . . . .
I . Mercato femminile a Titograd (Pdgorica). in Montenegro (da ~ R t l ~ f i t e a .)
. . . . . . . . . . p.
a . Mercato femminile alla stazione dette di Kursk. Mosca
3 . Mercato femminile nell'isola di Bali. Indonesia (da Fraccaroli) . . . . . . . . .
. . . . . . . . . .
4 . a Kruk i> e zappe belorusse (do Seripsrtovrkti e Mamonov)
5 . Zappe degli Stavi orientali (da Zdenin) . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . .
6 . Vanghe e u kruk A belorussi (da Sw2putovskij e Tret'jakov)
7. Uncino da letame (da Dehwzki) . . . . . . . . . . . . . . . . .
8 . Zappa di Opoczno (da Dekowski) . . . . . . . . . . . . . . . . .
9. Uncino per svellere la p d a . da Vinta (Museo etnogr. di Bdgrado) . . . . . . . .
. . . . . . . . . .
ro . Zappa monoxiia di Stataja Ladoga. IX secolo (du Orlou)
. . . . . . . .
11. Zappa monoxila dei Polesie per lo scavo delle patate (da Mo5zytaski)
. . . . . . . . . . . . . .
12. Accetta (tesla) belorussa ( d a Mosrydski) .
r 3. Zappe dei Baramba e dei Mossi (hBaumatin) . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . .
14. Zappatrici Busoga. Africa Orientale (da Schmidt d t t d Koppers)
15. Zappa di Statico. presso Tver. XVI semo (da Voronin) . . . . . . . . . . .
16. Zappe monoxile lettoni di Sarnat. 11 millennio a. C. (da Pvimra) . . . . . . . . .
17. Zappe degli Aluici (hLPwin i Potnpov) . . . . . . . . . . . . . . .
18. u Socha d d a Mazuria { d a Wertb) . . . . . . . . . . . . . . . .
19. u Ralo i~ ucraino (da Zelenin) . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . .
20 . a G r a b s d p f l u g i~ della Sriria (ds W w t b )
. . . . . . . . . . . . . . .
21 . Aratro di Grudziqdz (da Moszyhski)
. . . . . . . . . . . . .
2 1. Yomere forcuto di Sirelius (L ~ o s z y d r k i ) .
. . . . . . . . . . . . . . . .
23. Paletta di u socha N ( d a Zelenta) .
q. u Soika i belunissa (da Zedmin) . . . . . . . . . . . . . . . . .
25 . Aratri di Wiewidrki t di Pa+w (da Moszyflrki) . . . . . . . . . . . . .
26 . Aratro della pdafitta di Lcdm (dd Battaglio) . . . . . . . . . . . . . .
27 . Aratro di Poschiavo (da Tognim c 2010) . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . .
28 . Aratra d d a Moravia (da Niederle)
ag . Aratro della Moravia (da Janotka) . . . . . . . . . . . . . . . . .
30 . Aratro d Podkoren in Slovenia (Museo anogr. di Lubiona) . . . . . . . . . .
31. Aratro di Podkoren in Slovenia: partidare (Museo etnogr. di hbiana) . . . . . . .
jz. Graffiti delli chiesa di Pliska. Bulgaria (da Stanlchev)
. . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . .
33 . Antica zappa serba ec kuka P (Msiseo efnogr. di &lBa>o)
34. Zappa della pmlafitti di Ledro (Museo dell'lst . di Aniropd . di Padova)
35 . u RaIo-uncus ip di Tokara (da R.E.F. Srnith) . . . . . . . . . . h . . ,
. . . . . . . . . . . . .
36. Zappe di paldtte alpine (da Cole) .
37. Aratura femminile in Moravia ( hu C e s e Lid M) . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . .
38. Traino femminile dd'atatro in Stiria (da u Epaca m)
. . . . . . . . . . . .
19. Aratri e iratura femminile in Croazia (da BrafaniC)
. . . . . . . . . . . .
40 . Aratura femminile in Bulpria {lncir. di Zelemou) .
41. Uscita dal u podpol'e n in Carelia (da Buschan) . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . .
42 . TasseIli di rinforzo aile pareti in Cronzia (da Gavnzzi)
. . . . . . . . .
43. Fondazioni i doppia parete di Kahtatt (da Morton)
4.4 . Casa romena della Moldavia (da Vuia) . . . . . . . . . . . . . . .
.
.
45. Fondazioni su testate di pali a Danzica nel X secolo (da Heasel) .
46 . Fondazioni su testate di pali deli'abitazione giipponese ( d a Montandon) .
.
.
.
47 . Granaio su pali de$i Ostjaki del Narym (da Mjagkov) . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . .
48 . Izba della Grind~Russia del nord (da Mossytiski)
49 . Capanna di offerte nel Borneo (da PLoss) . . . . . . . . . . . . . . .
50. Paravento semplice degli Jakurp (Sibirskaja sov . mcikl.) .
.
.
.
.
.

30
30
30
39
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99
99
TI7

119
111

121

123
124

127
127
127
128

E . Gasparini. Ik rnotriorcoto skovo . Antropokogio cukfwoke dei ETotoskovi 111. ISBN 978-88-8453-757-7 (online):
ISBN 978-88-8453-734-8 (print). O 2010 Firenze University Press

STAMPATO NEL MESE DI APRILE 1973 PER CONTO


DELLA CASA EDITRICE G. C. SANSONI DI FIRENZE
DALLA LINOTIPIA VERONESE DI ALFIO FZORINI

APPENDICE
FINNI E SLAVI
Articolo pubblicato in
Annali dell'Istituto Orientale. Sezione slava
(I, 1958, pp.77-105)

E. Gasparini, Il mahiarcafo slavo. Anhopologia culturale dei Profoslavi, 111, ISBN 978-88-8453-757-7 (odine),
ISBN 978-88-8453-734-8 @rint), O 2010 Firenze University Press

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