finito
Opere
di
GIOVANNI RAPINI
h
STORIA DI CRISTO
FINZIONE
TRAGICO QUOTIDIANO
PILOTA CIECO
70' migliaio.
1907; 1913;
UN UOMO FINITO
BUFFONATE
LIRICA
CENTO PAGINE DI POESIA 1915; OPERA PRIMA 1917; 1918; 1921. GIORNI DI FESTA 1918; 1920.
1918; 1920.
TEORIA
CREPUSCOLO DEI FILOSOFI
1
906
914
9 9
1
92
POLEMICA
24
CERVELLI
1912; 1915;
1917; 1918.
STRONCATURE
MASCHILIT 1915; 1918; 1921. ESPERIENZA FUTURISTA 1919. POLEMICHE RELIGIOSE 1918. LA PAGA DEL SABATO 1915. L'UOMO CARDUCCI 1918; 1918; TESTIMONIANZE 1918; 1919. FUROPA OCCIDENTALE 1918. CHIUDIAMO LE SCUOLE 1919.
1919.
"Ln^a
un uomo
DI
finito
GIOVANNI PAPINI
UNDICESIMA EDIZIONE
PROPRIET LETTERARIA
Firenza, 1922
Tu non
Anima
se'
mortai
ma
s
ti
se'
ismarrita
nostra, che
lamenti
Dante
andante
I.
Un mezzo
^
.
titratto*
Io
ciullezza.
lun-
ghe serenit
dell'
innocenza
:
Non
le
conosco o
;
rammento. L' ho sapute dai libri, dopo le indovino, ora, nei ragazzi che vedo 1' ho sentite e provate per la prima volta in me, passati i vent'anni, in qualche attimo felice di armistizio o di abbandono. Fanciullezza amore, letizia, spensieratezza ed io mi vedo nel passato, sempre, separato, meditante. Fin da ragazzo mi son sentito tremendamente solo
non
le
e diverso
so
il
miei eran
come
gli altri ?
Non
il
so
una
zia
giovane mi dette
sopran-
o sett'anni e che tutti i parenti l'accettarono. E difatti me ne stavo il pi del tempo discorrevo pochissimo, anche cogli serio e accigliato
di vecchio
nome
sei
altri
ragazzi
complimenti
;
mi davan noia
gestii
mi facevan dispetto
gni
dell'
compa-
buia. Ero,
insomma, quel che le signore col cappello chiamano un bambino scontroso e le donne in capelli un rospo . Avevan ragione dovevo essere, ed ero, tremendamente antipatico a tutti. E mi ricordo che sentivo
:
benissimo intorno a
che mai.
me
questa antipatia
la
quale
mi
Quando mi ritrovavo per caso con altri ragazzi non entravo quasi mai nei loro giochi. Mi piaceva star da
parte a guardarli coi miei occhi verdi e seri di giudice
e di nemico.
Non
per invidia
tempo incominci la guerra fra me e gli uomini. Io li sfuggivo e loro mi trascuravano non li amavo e mi odiavano. Fuori, nei giardini, chi mi scacciava e chi mi rideva dietro a scuola mi tiravano i riccioli o mi accusavano ai maestri in campagna, anche in villa dal nonno, i ragazzi dei contadini mi tiravan le sassate,
;
; ;
.
senza che avessi fatto nulla a nessuno, quasi sentissero eh' ero d'un'altra razza, I parenti
m' invitavano
o mi carezzavano quando proprio non potevan fame a meno, per non mostrare dinanzi agli altri una parzialit troppo indecente, ma io m' accorgevo benis-
loro
Un
cuore
:
mio
umide
mezzo
alla ta-
5
vola, dentro
trolio
il
bronzato
tutta la famiglia
tit,
quan-
patriarca,
ciocchi gi mezzi
i
cenere
delicata
sbattevano
bicchieri
sui piatti
gli
squittivano le zie bigotte e sapute sui casi scandali della settimana e i ragazzi ridevano e
strillavano in
mezzo
anima
al
fumo turchino
A me
ceva male
dentro,
e al capo.
Mi
sentivo straniero
lontanissimo da tutti.
umidiccio,
appena mi riusciva
muro
mi
sentivo
con vee-
menza, come se stessi per far un non so che di male, per commettere un tradimento. In quell'andito v'era una porta vetrata che dava sopra una corticina scoperta la schiudevo appena e mi mettevo ad ascoltar l'acqua che veniva gi stanca e a malincuore, rimbalzando sui mattoni e sulle pozze che veniva gi senz'en:
tusiasmo,
senza furia,
ma
Ed
io l'ascoltavo
Ma una
voce mi richiamava
6
alla luce, al supplizio,
!
ai
commenti.
<<
Che
ragazzo
maleducato
S,
non sono stato bambino. vSono stato un vecchio e un rospo > pensoso e scontroso. Fin da allora il meglio della mia vita era dentro di me. Fin da quel tempo, tagliato fuori dall' affetto e dalla gioia, mi rintanavo, mi distendevo in me stesso, nella fan vero
io
tasticheria
bramosa,
nella solitaria
l'
ruminazione
piacevo agli
del
altri
mondo
e l'odio
rifatto
attraverso
io.
Non
mi
il
La
solitudine
serr
il
mi
la tristezza
cuore
ed aizz
cervello.
La
diversit
prossimi e la separazione
mi
fece
fin
ma
si
con-
suma
quell'abitudine
vita
interna e
solitaria,
che
ci
No
io
la fanciullezza.
Non
Mi
rivedo, sem-
Mi rivedo
pallido e attonito
come
i
nel
primo
ritratto.
il
La
cuore.
come le cornici dei morti. Un viso sbiancato di bambino astratto guarda verso sinistra e si sente che
neri,
l
sinistra, difaccia
tristi,
lui,
son
un
po' affossati
nessuno
lo
7bocca chiusa a forza, coi labbri un po' soprammessi, i denti. Unica bellezza i riccioli morbidi, lunghi, inanellati che cascan gi sul bavero
la
La
Questo
mamma
ritratto
l'unica
Pu
abbia
essere.
prova
eh' io
della
mia fanciullezza. Ma vi par forse questo un ritratto di bambino ? Questo piccolo spettro slavato, che non mi guarda, che non vuol guardare nessuno ? Si vede subito che qiiegli occhi non son fatti per
tingersi del celeste del cielo
:
son
bigi,
son nuvolosi di
suo.
Quelle
gote
s'
indovina
che
diventeranno rosse soltanto per fatica o vergogna. E quelle labbra cos chiuse, volontariamente
pallide
:
chiuse,
non son
Son
le
Son
l'ani/>
ma
il
morta
.
di quei giorni
il
rospo
cipiglio dello
scontroso
si
vecchio
mi
stringe
il
a quella vita
;
a quella
quello
a quella
No, no
Io vi ripeto che
IL
Un
centinaio di
libri
di
Mi salv da codesta solitudine senza luce la smania sapere. Da quando ebbi conquistato rigo per rigo il
ma
in grassetto
lon-
ed azzurri, accanto
mamma
io
si-
nara di velluto
ringhiera di
celeste,
neppure degli
una
striscia
neanche del primo brivido provato presso una bambina dalla bocca semiaperta pel respiro ansante della corsa. Ricordo invece con ancor infantile desiderio il mio primo o secondo libro di scuola povero, umile e sciocco libro di lettura legato in cartone
giallino,
un
lettino di
9
pareva che recitasse proprio quella preghiera rimata eh' io compitavo l sotto. E ricordo con maggiore nostalga una specie di Mille e una Notte della natura, un librone colla costola vrde sfilaccicata, colle pagine
ferro,
ma
eh' io
aprivo con la certezza di vedermi apparir dinanzi, sempre nuova, una gi conosciuta meraviglia. Li i polipi
mare per giovane un abbrancare i alto, in capelli, genuflesso in ciftia a uif monte mandava sopra un oscuro cielo tedesco la sua ombra colossale in mezzo alle altissime e ritte pareti di una valle spagnuola stretta e buia un piccolo cavaliere passava, appena illuminato da un raggio del cielo alto, tutto un imbambolato spaurito da quel silenzio d'abisso demiurgo cinese, sol vestito da un cencio alla cintola, con lo scalpello in una mano e il martello nell'altra, stava rifinendo il mondo in mezzo al disordine di una
giganti dai tondi occhi crudeli affioravan dal
grossi velieri del Pacifico
;
;
rigida
foresta
di
stalattiti
un
di
fiero
esploratore
impellicciato piantava
un promontorio,
in faccia al
Mar
le
Polare, bianco,
solitario e furioso....
sfogliando
pagine arrossate
m' apparivano a un tratto faccie intontite di naturali polinesiani isole madreporiche posate sul mare come zattere leggere sinistre comete gialleggianti sullo scon;
di rettili colossali....
ricordo, fra
primi
libri
IO
gli
di
pur mi
volume
mi sembrava che
Ma uno dei momenti pi divini della mia vita fu quando ebbi ogni diritto sulla biblioteca di casa. La libreria del babbo consistevia in una rustica cesta di
truciolo con dentro poco pi o poco
meno
di cento
mie fantasie
tetti
vera Alhambra
:
dove
e'
era di tutto
i
legni
da
topi,
gabbie di
gnata
del
'60.
un
giorno, appena ero libero, e uno a uno, con stupore e circospezione, i libri dimenticati. Volumi slegati, scompagnati, imti, avviliti da cacature di mosche e di piccioni, tutti strappati e sgualciti eppur tanto generosi per me di sorprese, di meravighe e di promesse Leggevo qua e l decifravo non sempre capivo mi stancavo mi riprovavo, sempre agitato da un impaziente rapimento appena m'accostavo per le prime volte, a quei mondi della poesia dell'avventura e della storia che
L mi chiudevo ogni
tiravo su a
II
talora
una
frase o
una
un
at-
timo solo
al
mio
cervello vergine.
:
Non
leggevo soltanto
tiravo
fantasticavo, ripensavo,
ri-
fabbricavo,
a indovinare.
Per
me
quei
libri
Non
leg-
caratteri
di
stampa
infallibili di verit.
Per
me
la realt
ma
quella
dei
libri
dove mi sentivo viver di pi. In certi pomeriggi bruciati d'estate vedevo Garibaldi galoppar col mantello sollevato dalla brezza tra le mandrie e le fucilate della
pampa
sieme
valli
al
ed
su tutte
le
nesia di gloria cogli uomini illustri di un Plutarco minutamente stampato in tanti volumettini vestiti di
color zeffirino.
In quei
libri
tere. V'erano, in
che cinque o
di
sei
dove si buttava gi mettevano in burletta i racconti della Bibbia e i preti del cattolici^mo. Tra le infinite cose di quel centone v' era anche l' inno a Satana del Carducci e da quel tempo ho sempre sentito pi amore per l'Angelo ribelle che per il maestoso Vecchio che sta nei cieli. Riconobbi poi quanto fosse
Iddio e la santa teologia e
un compilatore
12
grossolana e malsicura quell'apologetica irreligiosa
ma
debbo anche ad essa, bene o male, per il quale Dio non mai esistito.
ateo
;
d'essere
un uomo
Figliolo di padre
battezzato di nascosto
e senza
messe non ho mai avuto quelle che si chiamano crisi d'anima , notti di Jouffroy o scoperte della morte d' Iddio , Per me Iddio non mai morto perch
non
mai
stato
Un
altro libro
ebbe un grand'effetto
:
sulla
mia mente
Erasmo da Rotterdam. Ce
da Holbein e
lo lessi
smo
la
pensieri
gli
non comuni
il
convincimento profondo
che
III.
Un
milione di
libri.
Y)opo qualche anno di letture furiose e disordinate mi accorsi che i pochi Ubri ch'erano in casa e quegli
altri
avere
ricorrendo
alle
scarse
o comprandone qual-
cuno usato coi centesimi risparmiati sul companatico o coi soldi rubati alla mamma, non bastavano. Seppi da un ragazzo un po' pi grande di me che, c'erano in
citt grandissime e ricchisirae Hbrerie
aperte
a tutti,
si
libro si volesse, e,
una
diffi-
colt
lo
meno
ma
per
mia ero anche troppo alto. Una mattina di luglio mi provai. Salii uno scalone, che a me parve largo e solenne, tremando. Dopo due o tre minuti di incerl'et
alla
l'aria
L' impiegato
ancora
sia
maledetto
era
di pancetta e
due
occhic tti
14
cilestri di lati
mi squadr con aria di compatimento e con esosa voce strascicata mi chiese Scusi, quanti anni ha lei ?
della
bocca
Feci
risposi,
il
vergogna e
regolamento.
Tomi
un anno.
uomo
che impediva a me, povero e affamato di sapere, il libero uso di un milione di libri e cos mi rubava vigliaccamente, in
scritto,
un anno
intravisto, entrando
loni
una sala lunga e vasta, con venerabili seggioad alta spalliera coperti di panno verde, e tutto
libri libri e libri, libri
intorno
d'oro
colle costole di
:
pergamena e
!
una meraviglia
:
ognuno
me
poemi
di battaglie, vite
e>
uomini semidivini,
i
libri santi di
i
popoli morti,
i
le
si-
versi di tutti
poeti e
stemi di tutti
filosofi.
me
a un mio comando
vo-
la
Non
aspettai neppur
la
seconda
15
prova. Anche questa riusc male. Dovetti arrivare ad
una
dici
anni
Avevo poco pi
di tre-
forse
tredici
anni e mezzo.
da un pezzo entrava l senz' inciampo, finalmente passai. Per non dar nell'occhio e non passar da bambino in cerca di passatempo chiesi un libro serio, un libro quello del Canestrini su Darwin. di scienza
vetro
un
altro impiegato
un tipo
alto e secco
come
un
darmi,
ci fece
su
un
segnaccio con
l
un
lapis blu e la
che
il
melo.
libro non ci fosse o che non volessero portarQuando venne me lo strinsi sotto il braccio ed
punta
di piedi nella
gran
neppure in chiesa da piccino. Come spaventato dal mio ardire e dal trovarmi l dentro, dopo tanto, in mezzo a quel gigantesco reliquiario
della sapienza dei secoli,
Non avevo
provato mai un
tal senso
andai a sedermi sul primo seggiolone libero che mi si par dinanzi. Era tale lo
smarrimento e
il
piacere e lo stupore e
il
senso d'esser
uomo che
mi pareva santo
e maestoso
come
e
ritrovo
di
sudici
i6
stinti,
nel giallo o
nascondeva sotto
bravano
di quello
a'
d'uni cattedrale.
quel giorno
ci tornai tutti i giorni,
Dopo
il
per tutto
tempo che
la tediosissima scuola
mi
lasciava libero.
poco a poco
feci l'abitudine
a quel
silenzio,
a quella
la
mia
di riviste, di
opu-
di atlanti,
di codici e di manoscritti.
Diventai
presto
come
i
scopersi
ghi,
conobbi
appassionati che
tutte
le letture
che
mi
mie pullulanti curiosit o i titoli de' libri che trovavo nei libri che andavo leggendo e intrapresi allora, senza
esperienza,
sen^a guida,
il
senza
della
un
qualsiasi disegno,
ma
ton tutto
furore
dell'onnisapientej
IV.
Dal
tutto al nulta.
Che cosa volevo imparare ? Che cosa volevo fare ? nessmia idea lo sapevo. N programmi n guide precisa. Di qua o di l, est od ovest, in profondit o
Non
(Ecco
Fin d'allora sono stato di quelli per cui il poco o la met non contano. e che O tutto o nulla E ho voluto sempre il tutto Completezza e totalit niente sfugga o resti fuori cio la fine, pi niente da desiderare, dopo
tutto !).
!
r immobilit, la morte
clopedia era
il
libro
l'
L,
almeno a giudi-
Ogm
nome
o di
uomo, di citt, di animale, di pianta, di fiume montagna era l registrato, messo al suo posto,
di
spiegato, illustrato.
Ad
bito
rica
ogni
domanda
tutti
gli
l'enciclopedia rispondeva
cercare. Nella
libri
su-
mia
rettosi
altri
Papimi,
Un uomo finito
versavano in quell'
nati a riempir col
infinito
sugo
quelle
le
le
fami.
Come
il
mistico
si
mi
tuffavo e
perdevo in quel mare di sapienza che nel punto stesso di pienarmi mi dava nuovo appetito e nuova arsione.
Accadde che a forza di praticare e maneggiare encimi venne voglia di farne una anch' io. A quindici anni, con una mente cos libidinosa, l' impresa mi
clopedie
pareva
tre.
facile.
Ma non
le
al-
Cunsultandone pi d'una e leggendo altri libri m'ero avvisto che l'enciclopedia completa e perfetta non esisteva. In una c'era talvolta quel che nell'altra mancava e in un punto c'era troppo poco e altrove molto di pi. Cercando nomi fuori di mano e notizie
pi minute m'era accaduto pi volte di trovarle tutte
mute e ignoranti, con gran rabbia e sorpresa mia. Mi proposi dunque di fare un'enciclopedia che non
solo contenesse la materia di tutte le enciclopedie di
tutti
i
ma
;
le
superasse e
le
sorpassasse
dove
ci fosse
non
fosse
enci-
solamente ricopiatura
clopedie vecchie,
zionari,
rimpasticciamento di
lavoro
ma un
miovo,
fatto
su di-
manuali e libri recenti e speciali, di tutte quante le scienze, storie e letterature. Decisa la cosa non stetti con le mani in mano la
:
teca avevano oiTnai
ig
mia vita aveva una direzione le lunghe ore di biblioun fine pi grave e determinato. Mi posi al lavoro con focosa pazienza. Da quel giorno
era
di
luglio,
nella
stagione
della
libert
il
mi
e
attrasse
come
i
volu-
repertori
usati
consunti,
voca-
me, per
me
sfogUavo con pi lena e furia di prima. Oh quanto mi detter da fare tutti quei fiumiciattoli germanici che co-
minciavano per
Aa
quanti mai
titoli di libri
do-
van der Aa
di
cian
con
In
mare
il
vidi
per
la
in-
vecchio testamento
il
profeta Abacuc
Dante
la
;
vita e le gesta
feci
incendiario
Bocca
degli
Abati
;
conoscenza
con tutte le variet dell'abete mi erudii nella storia di Abbiategrasso e nella geografia dell'Abissinia.
Dapprincipio ricopiavo alla rinfusa su quaderni, su
pezzi di carta scompagnati e diversi
poi mettevo
le-
ogni cosa
vigata.
al pulito, in ordine,
Di giorno, in
mata, frettolosa, macchie, scarabocchi, e abbreviature la sera, alla tremante fiamma della candela, la pi
bella calligrafia di cui ero capace, inglese e rotonda,
con
20
inchiostro nero e rosso
sinistra...
;
mano
Che divertimento Per star l, gobbo e con poco limie, a scriver la mia enciclopedia, avrei lasciato qualunque gioco e qualunque teatro e anche, scommetto, un serraglio di bestie feroci che, nelle fiere, era
quel che
mi tirava il cuore pi d'ogni cosa. Eppure anche quella impresa che magnificava me
povero ragazzo ignorante,
ai miei ocelli e per-
stesso,
fino
a quelli de* distributori di bibHoteca che mi guardavano con piet venata d' ironia e di rispetto, mi venne a noia o, per dir meglio, mi spavent per la perfezione che volevo raggiungere. Gi lavoravo da un
paio di mesi, e di mattina e nel pomeriggio sotto
stroni infuocati e di sera sotto le
i
fine-
un
altra biblioteca
lampade ad arco di lume di candela in camera e riscrivi non ero riuscito a oltreo
al
Un
lun-
non
capivo)
mi umiliarono. La ragione
un
po' di
filosofia,
chiss
in
men
a !, grossamente che non s'addicesse alla mia Vidi dunque che la sapienza vera non poteva
peggio
in
e cominciavo alla
riflet-
consistere
un accozzo
alfabetico
;
di
notizie
bor-
qua e l da ogni parte in un ammonticchiamento di raccattaticci e di copiature, ordinato meccanicamente ma senza soffio di vita n anima di
seggiate
oen siero.
21
non volevo cascare il mio dongiovannismo cerebrale mi tirava sempre indietro quando stavo per gettanni in un solo amore. Ci voleva per me lo sterminato, il granAbbandonai
l'enciclopedia
nello specialismo
:
ma
tempi
le
Mi parve che
Ideandola
in
la storia
meno
le scienze, che avrei potuto studiar da me, a parte. Naturalmente non gi storia breve e particolare di un'epoca o di un popolo ma storia universale di tutti i tempi e di tutte le razze. Il sogno veniva cos ad essere spaccato quasi a mezzo, ma, quel che rimaneva era tanto da mettere in pensiero uno scrittore di quindici
o sedici anni.
Ed
a
compilare.
Conoscevo e ammiravo gi la storia universale del Cant che mi aveva soccorso in parecchi de' miei frangenti eruditi ma intendevo farne una assai pi vasta, piena e sicura di quella. Eppoi il Cant era cattolico e codino. La mia sarebbe stata la storia razionalista e rivoluzionaria giacch a quel tempo ero come mio padre, ateo e repubblicano. Era ancora l' idea fissa medioevale dello specchio
di tutte le cose,
ma
ma
legati insieme
da
si
pensiero.
e impasticciai
agli alessandrini.
22
un compendio
mia
quando mi
venne
il
pensiero clie la
scrivere
una
mondo
non
scritti. Quel poco che sapevo di astronomia e di geologia mi aveva dato l' idea di antichit meravigliose e di perpetui disfacimenti e nascimenti di mondi. Non potevo pensare, come il Cant, a ripigliar
pari pari
terrestre.
sette giorni
degli ebrei e
il
il
fat e il
paradiso
dell'uni-
Bisognava raccontare
principio
ma
secondo
la scienza.
La
impersonava allora in Camillo Flammarion e in Carlo Darwin. Il primo mi riportava a Laplace e il secondo a Lyell. Ed eccomi improvvisato astronomo e geologo e antropologo per riscrivere all'uso moderno la formazione della terra. Pi d'una sera ficcai i miei poveri occhi gi miopi nel fondo del cielo
me,
s'
con
lirica
cifre
cosmologi nuovi.
ebbi
i
Ma quando
tezza
iscritto
con qualche
della
inesat-
pensai che
che
il
non avevo
mondo
uomini
cose.
s'
tutto.
gli
delle
Ma
nella
e passai
23 allora dalle
lo
di
storico
soli fatti
ma
anche
delle credenze
studi.
ebbe grande
cascai da una parte si biforc comparata e dall'altra nella religione. Nella religione prima di tutto. Non ci fu teogonia o mito cosmico eh' io non ricercassi e non riassumessi o ricopiassi per inzepparne il principio della mia storia.
La mia
curiosit
nella letteratura
ebrei.
Su nessuna per mi fermai come su quella degli Avevo in casa una di quelle bibbie nere che trenta
i
anni fa
mezzalira
nesi.
nessuno
le
voleva)
rilessi
tutta la Gei
Ma non
le
commenti
com-
pi lodati,
meno
cretini
saggi francesi
come
la
ed esegetici alla tedesca, e articoli di vocabolari e glosse lunghe e variolingue di bibbie poliglotte, senza
saper discernere
il
avevo
il ri-
una
cotta,
ad esempio, per
eppoi
il
il
tentativo concoril
datario
grosso libro di
dello
un
tal
Pianciani,
Esamerone
24
E
mi venne
da
allora
un pensiero
noscono son
credenti
tutti
fatti
commenti da preti, da
i
vescovi,
se
teologi,
da
da bigotti anche
luterani
devo che mancasse un commentario della Bibbia fatto da un razionalista, da un uomo positivo, da un miscredente disinteressato, da uno spirito libero che
segua versetto per versetto tutti
vecchio e nuovo e metta sotto
i
Manca
invece,
cio
quac:
cre-
libri del
Testamento
tutti,
gli
occhi di
senza
le
eufemismi,
gli
le
errori,
le
contraddizioni, le bugie,
prove di ferocia, di furfanteria e di balordaggine di cui son piene quelle pagine che dicono
ridicolaggini,
ispirate
assai pi
da Dio. Un simile commento, pensavo, farebbe male alla fede che non le sfuriate ateistiche
il
pi dell'an-
moderna. Questo commento non e' lo far io Ormai le imprese grandi non mi facevan battere il cuore e questo, rispetto all' enciclopedia suprema, era un lavoretto da nulla, che potevo finire comodamente,
:
!
Cominciai seriamente
caratteri semitici
presi
grossi e
i
contorti
versetti
del
Pentateuco
dall' originale.
un
materiale
che a me pareva grandissimo e ammonticchiai ogni mattina e ogni pomeriggio roba nuova finch un giorno
sazio e
quasi nau-
seato
25
non
riuscivo a darle
li
se
la-
il
e per sempre.
Allora ricopiai
ebraico)
primo versetto
il
del
Genesi
:
(in
e principiai a stendere
il
commento
.
Nel
ci
cielo e la terra
Ero subito
mezzo
In codesto versetto
sono due parole che hanno dato assai da fare agli esegeti e che
i
cristiani
alla
loro,
come
conveniva
dri.
e nei pa?
?
Nel testo
Cio
:
Dio o Dei
form
s'
immaginavano Iddio come mi demiurgo scultore che desse forma a una materia increata e indipendente da lui ? Problemi infiniti, come si vede storici, linguistici e filosofici insieme. Ma non mi sbigottii e cominciai a scrivere. Scrivi, scrivi e scrivi non mi riusciva di levarne le
credevano
gambe
lingue
sofiche
;
si
;
accavallano
s'
gli
argomenti,
le difese, le
con-
trodifese
inseguivano
si
le citazioni in tre, in
quattro
"filo-
si
aprivano e
le
espandevano
Il
le
parentesi
scorrerie
teologiche.
mio pochissimo
si
smarriva e
dovevo fidarmi degli altri e gli unici degni di fede .;rano, per me, quelli che davan torto ai preti e ragione alla Ragione. Inclinavo dunque a credere che si dovesse tradurre gli Dei formarono ma il difficile stava nel farne persuasi gli altri e nel farli persuasi in
26
E
nella
le
non
mi
rester impresso
vita.
le
pi scrivevo e pi
le
si
idee
ringarbugliavano e
bottate polemiche e
mescolavano e si sovrapponevano in una sabbatica danza erudita della quale io stesso non riuscivo pi a ritrovare il ritmo e il motivo. Finalmente, come e quando lo Spirito volle, la spuntai avevo scritto pi di dugento pagine fitte. Attaccai il secondo versetto E la terra era una cosa deserta e vacua e le tenebre erano sopra la faccia dell'abisso e lo spirito di Dio si moveva sopra la faccia delle acque . Qui i tradimenti e i falsi t eologici eran minori ma le difficolt quasi egualmente grandi dovevo spiegare le tenebre e l'abisso e distin:
:
guere
il
dall'
il
trinit) e
acque mi portava verso la Grecia, verso i primi pensamenti della Grecia Esiodo colla sua teogonia e il mondo
:
il
neir umidit
sino
alla
il
Sguazzavo
bocca nell'erudizione
(qual
arrischiavo anche le
ricopiare a
citazioni greche
commozione nel
i
uno
mano
malsicura,
in
mi raggiravo
e
glosse,
elucidazioni
dissertazioni
dell'
come Adamo
Eden.
:
nel
Id-
dio disse
sia la luce.
il
la luce fu
sero anche
pagano
fosse
27
ma
che a me, fresco discepolo di Bayle, di Voltaire e
dell'autore delle Veglie Filosofiche Semiserie,
creato
il
sole
Non
tutti
ci
arrivai al quarto,
riassumere e
fede
ne
scrissi
parecchi frammenti
era,
mi
ricordo,
e arieggiava
un
con indicibile gusto in quei tempi. anche questa somma del razionahsmo non and innanzi e specialmente fu intralciata da altre ricrche che avevo intrapreso nello stesso tempo e che derivavano, come queste sulla Bibbia, da quel famoso primo capitolo della storia universale che non avevo mai scritto. Dalle cormografe che si trovano nei libri sacri e nei miti popolari m'era venuto voglia di passare alle loro
da
me
Ma
forme poetiche
nelle et colte e
mai
le
mondo
per
raccogUere e ritrovare quei poemi che avevan per argomento la creazione del mondo. Ne trovai molti li
lessi,
e,
copiai
meditai
al solito
di scriverci
un Ubro
via facendo,
come
succede,
m' innamorai
di certi poe-
~ 28
ti,
mi ven-
col diventare
un maniaco
stato,
biblica.
il
di letterature orientali
occidentali
com' ero
universale o di critica
un novizio
fin
letteratura la
troppo, specialmente come me, ma una universale potr fare non come hanno
storia
le
mondo
per
della
fatte
non per nazioni, non per secoli, ma per soggetti. \ Volevo una storia letteraria mondiale comparata, non solo bibUografca, ma ordinata secondo le materie e gli argomenti. Gran ricerca, dunque, di temi e di inqui
;
infiniti
Mi
di
ma
la
affannose e disordinate,
suadermi che anche questa era impresa troppo difficoltosa per esser menata a buon fine. Avrei dovuto,
per far bene, studiare chiss quante lingue e leggere
senza alzar
gli
Una
storia
:
com' io sognavo non era da farsi a furia di titoli bisognava conoscer tutto l' importante, pagina per pagina, e rileggere pi d'una volta per scoprire le fonti
e stabilire le comparazioni.
Mi
vidi forzato
!)
falHmento
letterature neolatine.
Ma
eccomi
riviste
29
in
avvenire.
:
Ed
udi-
diventato
filologiche,
un romanista accanito
decifratore
di
lettore di
manoscritti,
di
gran
In
maneggiatore
macon
la
nuali
bibliografie.
quel
tempo
att^-
:
studiai
bastante
metodo
le
letterature
francese e
di
italiana
delle origini
ma
quella
che
mi
pi
fu
meno
[.
conosciuta, la
meno stimata
quella spagnola.
Gi tempo prima avevo studiato il bel e astigliano in una grammatica da tre soldi e avevo tradotto qualche scena del Magico Prodigioso di Calderon, ma allora presi a guida i hbri di Amador de los Rios e del Ticknor,
ripescai
i
primissimi
testi,
Reyes Magos, m' innamorai del Poema del Cid, diventai specialista su frate Gonzalo de Berceo e mi addentrai nella saporita arguzia dell'arciprete
:
mi fermai qui vidi e lessi biblioteca Rivadeneyra scovai manoscritti catalani, ca;
stigliani e portoghesi
spa-
gnolo antico
ricopiai,
non
potendo procurarmi
libri,
da parte la storia comparata delle letterature romanze per fare un perfetto manuale di storia della
letteratura spagnola.
Anche di questo scrissi i primi capitoli risalii agli Romani, seguii le vicende dei Goti, l' invasione degli eaabi, il sorgere del nuovo volgare e potei giun:
Iberi, ai
Ma
la narrazione
s'
inter-
_ 30
ruppe in piena
critica del
Poema
meno a che
La
revole avventura
Dal tutto
alla
storia
critica della
parata
allo specialismo
alla
forza di fal-
un
!
dapprima
il
campo
un eterno
ri-
tutto,
verso
1'
dietro la siepe
un'orto
un
di
tentativi fanciulleschi
una
vita.
V.
L'Afco
di Trionfo.
Io son nato con la malattia della grandezza. Il mio primo ricordo questo avr avuto forse otto forse nov'anni stavo quasi sempre solo e leggevo spesso un
:
;
dell' in-
lessi
Anch'
aJ
io,
anch'
io... *
corona fu messa
capo
mal disegnata del lamentoso sonettaio tutta chiusa nel cappuccio aureolato di fogliette aguzze come un fegatello pareva che sorridesse e m' incuorasse. Feci di tutto perch il babbo mi portasse al Vial
de' Colli.
Quando
il
di fronde di sempreverdi.
Non
ero
si-
famoso alloro
ma non
ci
badavo. Tor-
nato a casa mi rinchiusi in quella stanzina ch'era in fondo alla casa e dove sta\ a la gi ricordata hbreria di
truciolo.
feci
di
corona
me
la
messi in capo
mi
un gran
__ on
i muri cantando una lunga nenia, che a me pareva eroica e fremebonda, battendo solennemente sopra ima cassa di legno col manico d'un coltello. Mi pareva, a quel modo, di andarmene in gran pompa al Campidoglio e che quel rumore fosse l'accompagnamento necessario, forse il mugghio della moltitudine plaudente. Cos feci, una bigia mattina d' inverno, il mio buffo sposalizio colla gloria. Ma la prima .V(|ra promessa che feci a me stesso fu pi tardi, a quindici o sedici anni. Era im'afosa domenica d'agosto, verso le quattro, ed io passeggiavo malinconico e senza compagnia, come il solito, per una delle strade pi limghe e pi larghe della mia citt. Avevo in mano un giornale comprato a forza di chiss quali umiUazioni, e camminavo a capo basso, stanco, annoiato, indispettito contro il caldo e contro gU uomini. r Era l'ora in cui la gente si leva mezza istupidita dalla siesta ed esce fuori coUa ridicola speranza di un soffio d'aria e del fresco della sera. Escivano le baUe infioccate coi bambini rossi e piagnucolanti fra le trine i mariti
per
mano
giovinottelli
a due o tre
;
le
gh occhi
briosi e desiderosi
vecchietti
il
braccio
guanti di
filo
i
bianco.
riempiva
si
marciapiedi
i
salutava. Sotto
grandi cappelli
occhi delle
;
33
ogni tanto due cappelli di paglia tenuti da due
zate apparivano sopra
Io
e
le
mani
al-
teste
dell'armento festivo.
mi
;
ci
trovavo a disagio.
Non
;
conoscevo nessuno
;
odiavo
tutti.
Ero
vestito
male
ero brutto
ero bianco
:
avevo l'aspetto severo del malcontento sentivo che nessuno mi amava e poteva amarmi. Chi mi guardava mi disprezzava con tutto il corpo, passando qualcuno si voltava indietro a guardar lo sparuto soin viso
;
litario e rideva.
Specialmente
le belle
i
ragazze vestite
puliti,
bruno e
le
denti
eran
crudeli con
me
spesso sentivo
mie
spalle.
ma
io
in quei
vita bella
soffrivo.
Tutta
la
solo, io
senza amore,
alla
delle
senza fortuna.
quella gente
andava
nulla
sua pas-
seggiata, tranquilla,
senza saper
mie
tri-
E
di
allora,
ad un
tratto,
mi
rivoltai.
Sentii dentro
di
me come un
tuffo di sangue,
un rimescolamento
tutto l'essere.
cos
No, no, no
!
feUce. Cosa credete d'esser voialuomini sciocchi e donne ben vestite, che mi passate d'accanto con tanta strafottenza ? Vedrete cosa
tri,
far io
tutti.
Son
ma
ho un'anima
anch' io e quest'anima getter taU gridi che tutti dovrete voltarvi e sentirmi.
voi
e
seguiterete
diventer
fAPi!!,
far e creer
voi
con-
Uh uomo
34
tinuerete a mangiare,
a dormicchiare, a passeggiare
come
oggi.
le belle
E quando passer io tutti mi guarderanno e donne avranno uno sguardo anche per me e le
le
tremando
passer
io,
mani
si
leveranno
genio, l'eroe
il
loro
il
capo quando
.
grande,
pensando rialzavo la testa e il mio petto si gonfiava, e i miei occhi guardavano con odio e fierezza tutte le faccie che mi passavan daccanto. Ero in quel momento, dicerto, sembravo pi iin altro
cos
:
bllo.
Arrivai cos a
una gran
piazza, dinanzi a
un arco
di
galoppavano nel cielo arroventito del tramonto mentre giuravo a me stesso che sarei diventato grande prima di morire.
trionfo. I cavalli della quadriga
VI.
Miseria.
ma
atroce-
mente povero.
.(Ho
oggi, quelli
quelli che che son nati vicini ai portafogli pieni hanno potuto comprare quel che hanno desiderato,
ma
soffrivo.
di andar vestito cogli spogli del babbo, consimiati, lisi e infrittellati con toppe ben messe dietro e in fondo ai calzoni,, n di avere in testa
;
cappellucci sbertucciati, n di
Un
soldo
di ciliegie o di fichi
estate,
di bruciate o pattona
r inverno bastavano
(stenterello)
alla
mia
ghiottonizia. Al teatro
una volta l'anno forse due, se c'era qualche invito di mezzo. E una domenica l'anno a mangiare in campagna, sempre al soe
al
caff
(gelato)
lito
sassi,
3^
ghesi
Eppure questa meschinissima vita non nii faceva soffrire che per
niiei,
di
ia
meschini bor-
mancanza
di
da poter spenla
il
hanno avuto
il
;
il
babbo benestante,
mamsalva-
ma
pietosa,
lire
da bambino, da ragazzo, da adoa yent'anni. (Soltanto a diciannove anni passati ho guadagnato i primi fogli da dieci, miei). Eppure avevo bisogno pi degli altri e per altre
quanto ho
sofferto io,
cose.
di tutto, di Ubri
(quelli di
avevo bisogno di
scrivere, e di
cole,
tempo mi tentavano)
penne e
pochi
soldi.
Eppure anche quei pochi soldi mancavano. Mio padre non poteva darmi nulla e aveva ragione. Durava fatica a mantener tutti noi. Comprava ogni tanto, sui barroccini, un Hbro, ma non pi di due o tre all'anno. Pi tardi mi concesse una lira e mezzo per i vizi, come s'usa, al mese, un soldo al giorno
!
la
carta
Come
fare,
dunque
Dove trovare
i
denari
che
prima di tutto
all'
economia.
37
Mi davano due
soldi al giorno per
il
companatico
tre soldi
della
di
cinque
carta.
giorni
di
scuola
del
eran
un
volimie della
Biblioteca
Poi c'era la
mamma. La mamma
com' giusto,
mia passione, mi compativa. Anche lei, poveretta, non aveva molti appena quelli lasciati dal babbo pi soldi di me
pi misericordiosa del babbo.
Vedeva
per
le
ed espedienti trovava il modo darmi due, tre e anche quattro soldi per settimana, che si tramuta van subito in dispense di libri illustrati, in carta rigata a casellini (perch c'entrasse pi roba) o in giornali di letteratura. Altro mezzo era il ladrocinio e non mi vergogno a confessarlo. Per molti anni mi son dato, cautamente
di indicibili risparmi
di
ma
volte la
mattina presto, mentre il babbo era ancora a letto, riuscivo li fra il buio ad acchiappare qualche soldo nel taschino della sottoveste appesa a un attaccapanni oppure non rendevo il resto di qualche spesa se il babbo
pi o
strada.
se
di
la
ne scordava
di avere perso
Mi gridavano
!
ma
era tanto
conforto di quei
commercio ma con poca fortuna. Mettevo da parte la carta da involti e la vendevo facevo raccolta di nccioli di pesca, compravo e rivendevo francobolli usati ma i guadagni eran difficili e
Tentai anche
il
miserabili.
3
E
a dispetto
dell'
tema, delle truffe e dei commerci succedeva a volte che non avevo niente, proprio niente, neppure un soldo per comprare un giornale. Erano i giorni in cui strappavo
fogli dei quaderni di mettevo un po' d'aceto nel fondigliolo polveroso deh' inchiostro pur di poter inzuppare la penna, erano i tristi giorni in cui stavo fermo pi del solito alle cantonate o alle mostre de' librai per leggere di straforo le mezze colonne dei giornali o qualche pagina di libro. Quanta passione in quei tempi Giorni bigi di freddo, Quanta didi solitudine e di miseria senza speranza che sugava e in cui l' inchiosperazione per la carta stro cattivo si spandeva malignamente confondendo le parole e il pensiero per un pennino spuntato che non
le
i
in cui
per la ostina-
un
libraio che
non mi voleva dar quel libro per non avevo quattrini abbastanza
!
di preghiere, di inganni
povero,
il
nessuno vede volentieri. I Ubrai mi davan poco ascolto quando chiedevo il prezzo di un Ubro sapendo ormai
i pache potevo disporre di centesini e non di Hre droni dei barroccini non avevan piacere che stessi tanto
compravo
lai
a sfogliare e a leggicchiare perch il pi delle volte non nulla o compravo librettucci di scarto da
spender poco, o magari volumi scompleti
giorna-
studiavo di legumiliazioni di
gere a tradimento,
t^
Ma
io ricordo
le
39
quegli anni.
di-
un
libro lunil
gamente desiderato,
zo
!
prez-
quante volte tastavo in tasca i pochi soldi, e li ricontavo per la paura di averne meno o di averli persi, ed entravo in bottega col viso bianco, timido, e zitto, aspettando che il padrone fosse solo per dir quel nome e quel titolo.... Quanto mi disprezzavano
allora,
librai,
Ra-
mani
sudicie
d' inchiostro, le
tomo
alla
bocca
e la
mia ruga
diritta
che comin-
Eppure cosa chiedevo ? Forse di andar vestito come i signorini modello delle incisioni virtuose, tutti quanti attillati e ingolettati ? Forse di mangiar carne e dolciumi fino al vomito e all' indigestione ? Chiedevo
:
fucili, cavalli
ma pure sotto
lo so e lo
sapevo anche
la ve-
seria c'era
rit,
untuoso e quella testa spettinata c'era un cervello che voleva capir ogni idea e dappertutto ragionare o sognare
glia Itri
guardava quel che dove i pi non trovano che vuoto e desolazione. Perch nessuno ha capito e mi ha da,to quel che mi toccava per diritto ?
gi
l
^40
Per non mi lamento di quella miseria n mi ver-
gogno
nato
La
mi avrebbe
meno
appassio-
e, alla fine,
non ha e non pu avere mi ha tenuto lontano dagli altri, e ha costretto il mio spirito nel laminatoio del e pi dolore che 1' ha reso pi pulito, pi affilato
degno.
VII.
La mia campagna.
mia agli educ La campagna quanto mi la a' tutto biblioteca. Una certa e determinata campagna
Oltre che a' libri ed a' morti debbo l'anima
alberi ed
monti.
me 1' ho avuto dalla campagna di Toscana, campagna ch' intomo a Firenze. Mio padre, uomo di poche parole e di curiosit intellettuali superiori al suo stato, mi portava ogni domenica, fin da bambino, fuor di porta. S' andava via soli, dopo mangiato, senza parlare. Il babbo sapeva certe strade solitarie, deserte, fuori di mano, dove si camminava adagio adagio per ore intere e senza incontrare un'anima.
volta ci
in
s'
una vecchia. Ci salutavano e si tirava di lungo. Il babbo era quasi sempre soprappensiero io ruminavo fra me precoci disappunti o ingenui abbozzi d'idee. Ma guardavo. Di sopra ai muri in cui la strada
era
incassata
si
spenzolavano
i
rami convulsionari
non cu-
42
foglia
muri
muri
se-
dere
e di fungaie
feritoie
;
verdi,
muri
con alberi
di villa
nava di dentro, il cane abbaiante cancelli spalancati, con un cipresso per parte, come per guardia, e un viale che andava in su, in pendo, fra siepi di mortella e di aMoro. Ogni tanto i muri si aprivano e succedevano le
siepi vive, alte, ptunose,
inverno, bianche di
alla
fin
fiori
more
dell'estate.
muri e
gli
siepi
e la strada
viottoli conventuali in
abeti
e
i
avevo
prati
bagnati e
fondi di nebbia e
A me
in viso,
pareva di rinascere. Soltanto lass, col vento senza cappello, senza pensiero preciso, sentivo
di vivere
come
Quando
si
riscen-
deva per tornare in citt la tristezza mi riagguantava il cuore e il pungente crepuscolo della sera accompagnava la mia nostalga coi tocchi delle fievoli campane inascoltate. Allora, per non staccarmi da quel mondo libero e fresco, ne portavo con me qualche
pezzo
:
43
le foglie una ghianda colla sua coppa nispida un sasso marmoreo scheggiato e tagliente a mo' di catena alpestre una pina dura e verde una coccola di cipresso ; un marron d' india una- ciocca d'aghi d'abete una
;
;
gallozzola di cerrc...
semplice e rozzo
di montagnolo e
il
tutto quel che aveva un non so che non curato quello che dava
di
le
A me
e senza giardinieri.
Io
frutti grassi,
per
il
sole.
La campagna che
di Toscana, quella
sento
io, la
campagna mia,
quella
pensare
pagani,
ma
Campagna
monacale e francescana, un po' aspra un po' nera, ove senti lo scheletro di sasso sotto la buccia erbosa, e i grandi monti bruni spopolati si rizzano a un tratto quasi a minaccia delle valli placide e frut-
un
po'
Campagna sentimentale della mia fanciullezza campagna eccitante e morale della mia giovent, campagna toscana magra ed asciutta, fatta di pietra setifere.
;
fiori
di
quercioli e
quanto mi sembravi pili bella delle campagne famose del sud, colle palme e gli aranci e i fichi d' india e la
bianca polvere e
il
-^44
S'andava fuori d'ogni stagione ma quando riaccendo i ricordi non vedo che inverno o autunno
o primavera piovosa
:
chiusi
vento mordente o
terra che
sole
;
la quiete fredda e
imbronciata della
pena e lavora nel profondo. Non vedo mai non sento mai caldo o vedo un solicello an;
occliiate di tra le
nubi in viaggio
che risparisce.
Vedo
tutto
la
il
campagna come
raccoglimento e
il
sotto
un
cielo di nord,
con
E mi
lesti
di gennaio e di febbraio,
quando
si
camminava
via
per
i
le
strade
dure,
ghiacciate,
che risonavano
gli echi,
sotto
sotto
di
passi fra
muri
asciutti che
rimandavan
alte.
le sfilaccicature
forza
viso
il
come
se tornassi
una
da mia cameruc-
con una lucernina a olio, d'ottone, che dava poco lume e un so che di mortorio, mi alla pareva il ritomo alla mediocrit, alla schiavit morte. Allora prendevo un libro e leggevo alla fiochissima luce di quella funebre lucerna e a poco a poco tutto
mio corpo si raffreddava, i piedi tornavan gelati, la tristezza raddoppiava ed io mi buttavo sul letto a sepil
pellir nel
sonno
vita^'\
desideri inespressi e
sogni indeter-
da ogni
appassionato
vili.
La
X-Da una
spettiva
;
dalle ripetute
;
un'enciclopedismo troppo
ambizioso
dal
muri
una
una
vita ridotta,
provinciale,
un
pessi-
mismadisperato e chiuso in
finestre"
scenza
e
fu maggiorenne chiese
risposta.
Appena
l'
intelletto
come una
alla
fortezza senza
dell'adole-
fine
non ebbe
La
teoria dette
forma
alla
malin-
tenne dietro
l'
mali dell'esistenza e
lo spirito
rispondeva di no a ogni
promessa
come
di
-48come non compianger mai nessuno, seguirono le ricerche sulla natura del dolore, sulla brevit delle gioie, sulla bilanvoglia di compianger s stessi, senza ragione,
si
ai
sonetti patetici
per la
A
tutti
quella et la perpetua
domanda
inutile si riprei
sent a
i
me
con
:
le stesse
parole di tutti
tempi
e di
?
tediati
La
La
vita poco
mi promet-
non
Non potevo
poich
aspettarmi ricchezze,
dal principio avevo
fin
diocre di scuole,
e pauroso,
di donne perch brutto non sterminatezza di sapere che le imprese troncate mi facevan male a pensarci. Pochi si curavan di me nessuno mi voleva bene, eccetto il babbo e la mamma, troppo lontani da quest'anima che da loro veniva e pur anche a loro sembrava stra-
non amore
niera.
Non mi
indovinar
restava che
il
pensiero
smontare e rimontar teorie. Poco prima, fresco della Scienza nuova capita male, m'ero messo
leggi,
in testa di costruire
una
mi
corsi e
ricorsi
dell'arte, le
letterature. Fin
da allora
il
Taine mi apriva
il
cervello
mi faceva
com-
popone schemi
pena
coloriti,
;
chiari, ordinati e
una linea e l'altra, da manate di fatti gi il demone teorico insidiava il fanciullo poeta e m' imboccava le formule, le sentenze e i ben dedotti
tra
corollari.
Il
pensiero gi armato
si
qui
il vuoto e il rinchiuso dolore. tutta ogni desiderio una ripulsa, a ogni aspirazione
schiaffo
a tutta
la
promessa del
!
maniere
sta
:
nulla. Il nulla mascherato in cento Fede, gloria, arte, azione, paradiso, conqui-
La
suta.
mento almen
riempe di momento in mopur muta simile ad acqua che passa ci trasporta come una corrente che pu sembrare eguale ed eterna. Ma se la vita si analizza e si
sensibilit la
La
se
spoglia e
si
vuoto
si
addimostra senza
esser nulla e la
fondo,
il
disperazione
appollaia nell'anima
come
l'angelo
si
pos sul sepolcro disertato dal figlio d' Iddio. Cos accadde che mi affermai, con tutto l'ardore di una vita ascendente, nella negazione la vita.
La mia
maligna
risposta
la
sola
possibile
allora
alla
alla
ingiustizia
della
sorte
la
silenziosa
dell' in-
inimicizia
Papini,
degli
uomini fu
finito
persuasione
Un uomo
finita
50
umano.
credessi radicalissimo,
fin
mio pessimismo, per quanto lo proclamassi e lo non fu conseguente e non arriv dove poteva e doveva giungere. Fu, sul principio,
il
me
si
divisero
vita
Anche
dell' infelicit
della
nelle
fu pretesto a
mie dram-
dove
fosse, ve-
stenza,
il
interrotti,
lacerate
l'
accoramento del
passato irritomabile
parte
la disperazione
isola
done di dolore fatto verbo, dove i distici, i paradossi, lontani nello spazio, lagni, i rimpianti di uomini
tempo e nello spirito si ritrovarono accozzati assieme, come il coro angoscioso dell' umana inconnel
tentezza.
Non
l
ero sincero.
zioni
solo,
me,
torto
non esser pi di aver ritrovato i fratelli, i compagni nati per morti consolatori. Mi sembrava di non potere aver nella mia negazione e che questa non fosse sol-
51
tanto la vigliacca protesta di
disordinata sognera.
un ragazzo sciupato
di sentenze
:
dalla
Ma
savo
il
pen;
io stesso di fare
libro,
il
libro che
avrebbe dovuto decidere una volta per sema far di s stesso e degli altri e
dell'esi-
pre ogni
uomo
In quel
la
Leggicchiai,
lessi,
ma
non era
il
punto pi alto
tentai di
cos,
tracciare
una
storia del
pessimismo e percorsi
a gran giorincuriosirono.
mi
attrassero e
:
mi
il
teorico cresceva e
irrobustiva.
stico
fondato
L'assettatura del
sulla legge
i
irraggiungibili giustappunto
fu
accompagnata da gioie intellettuali quasi nuove per me. E non dimenticai d'esser portato agli estremi e
alla totalit.
Mi dispiaceva
in
Schopenhauer
l'ostilit
della
grande opera, una stoica propsta di suicidio universale. Non gi per chiasso non vedevo altra via d'uscita.
:
ma
a ro-
concordemente
di poter fon-
deliberato, tale
da
Immaginavo
dare una societ la quale
inconfutabile libro.
52
si
mio
si
1
Quando questa
il
sarebbe dovuto
fosse
scegliere
ai
gran giorno
la
il
fine
veleno
assolutamente da
Sciocchezze, fanciullaggini
di dover esser l'apostolo
di
Eppure
il
pensiero fsso
un
acconsentii a
IX.
Gli
aliti.
Ma non
dall'
incanagliamento preio.
Sentivo d'aver qualcosa da dire e volevo parlare, sfogarmi. Fino allora tutto l'amore compresso di cui ero
me
Avevo chiamato
morte presso
;
di
me
in cattivi e pa-
avevo pianto su quella mia morte vicina ed oscura. La notte, pensando a me,
tetici versi italiani e francesi
alla
mia
sorte miserabile di
uomo
Di giorno por-
una specie
nella
di lutto anticipato di
di affetto.
Avevo bisogno
babbi e
alle
prime amicizie, quei sentimenti, che non si possono dire ai mamme. Volevo qualcuno eguale a me,
e pensieri,
54
per lavorare assieme
;
me, per aiutare e ammaestrare. Spiavo nei volti e nei cuori e non trovavo il pi delle volte che compatimento o disprezzo oppure, quell'odiosa e troppo facile camerateria dei peggio giovinetti malavvezzi che ti pigUan sotto braccio per parlarti di casini e biciclette. De' compagni di scuola, Filistei francamente, non volevo saperne. Che roba goderecci in calzoni corti sgobboncelli lividi e masturI
batori
beceri rompicoglioni
e quell'esoso, finto e
primo della classe No, no. Per me ci volevano cuori amorosi e, specialmente, cervelli attivi ed di quelli che fanno a scuola aperti. Gente come me poca figura ma che leggono, pensano, ruminano e hanno
ravviato
;
Uno
solo
ne trovai a scuola ma non era scolaro era un maestro. Maestro per necessit e poeta per natura. Giovane e generoso com'era seppe scoprire nelle mie parole e ne' miei sguardi l'anima che per tutti era muta. La sua venuta nella mia vita fu come l'apparizione della prima stella nel lungo indugio d'un crepuscolo serale.
Egli incoraggi
i
seppe appreze,
per quanto
mi tenne
alla pari.
Fu
il
Ma
amicizia,
anni
feci
parte
di-
me
sem] ra-
55
rono,
almeno
.
sulle prime,
telligenza
Cominciai col far comunella con due studenti pi vecchi e istruiti di me (sapevan di latino e di greco !)
coi quali fondai
si
una specie di congrega letteraria che chiam la Trinit. Si fece lo statuto in regola e si nominaron le cariche ognuno di noi fu, l dentro,
:
qualcosa.
La nostra
tesi e scrivere una specie di medoveva esser moria che letta e discussa dagli altri due ai quali era imposto, pena la vergogna, d'esser sempre contrari al terzo. Quando fu la mia volta buttai gi in uno scartafaccio di pi di cento pagine- una stronca-
da quando, a
di
mediocri disgrazie
Renzo Tramaglino e
;
di
quel
innominato che fa
il
vano o mi facevan rabbia. Non sentivo tutto quel che d'arte pura e grande v' in molte pagine di quel libro troppo famoso mentre quell'aura pietosa e cristiana che vi spira dentro quella acquiescenza servile
;
ai voleri del
Signor Iddio
dei
peccatori
semplici e dei disgraziati
il
5t>
rivoltare
mi faceva
con tutto
fuoco del mio spirito satanico e carducciano. Lessi, su in campagna, sotto un bel cielo vivido di
febbraio, la
mia stroncatura
e su quei
due
che
di-
Ma come
Il
pi piccolo,
leggiare,
sbeffare
!
uno
del
genio italiano
Va bene
canza di pregiudizi
vero
!
l'audacia,
coraggio, la
man-
ma
fino a quel
punto no davancora
La
Rividi spesso
della trinit
ci parlai
ma
non
di
me
ch'era tutto
il
uomo
il
contrario
in
prosa)
musicista
entusiasta,
cordiale, e stravagante
come volevo
inizi
e desideravo. Co-
nosceva e amava
mio cuore
;
(Poe,
Walt Whitman....)
a leggere
libri
m'
mi
dette
Flaubert,
..
La sua
altro,
amministratore, o che so
durante
giorno era
un sognatore ardente
di far
il
n^zzo
stampare qualdelicale
Mi
un poeta
tissimo,
di tutte
malinconie,
57
furibondo
di razza.
Era alto e fine come un gambo di giglio pudico e fragile come un novizio mistico come una vergine, ma era tisico e mor presto. Conobbi insieme a loro anche un pittore misterioso e funereo, appassionato di Boecklin im violinista mezzo
pallido
;
matto, improvvisatore furioso (sul piano) di marcie un compositore principiante, che andava pertrionfali
;
petuamente
di mogli altrui.
Non
eran
quelli,
come
vidi pi tardi,
si
uomini
tali
da
potessero aspettare
vivo
Jn quel facsimile di
boheme
di citt piccola
tutte
le
devo
in loro gli
non pi
le
immagini
lenni' e seppelliti.
Da
geni di
felici
domani,
conquistatori dell'eternit,
donatori
delle bellezze
nuove.
Ed
io
ritrovava tutte
si
si
le
fra noi
pigliava
il
caff
si
fumava
(le
rette
!);
nuovo,
di
uno
un
-58di
un'opera
i
si
discuteva,
si
leticava,
s'urlava.
Op-
pure
smo
e
di tutti
poemetti
altro
scritti
durante la settimana
imo intonava
;
sul flauto
tenerezza
sica
un
sua.
V'era in noi tutti la fefjpa speranza d'esser designati alla gloria e alla grandezza. Ognuno di noi am-
mirava
l'altro e n'era
ammirato.
Non
:
c'erano invidie
:
o rivalit. Si voleva
una
a gran sorsi nella coppa della chimera . Cosa poi fosse e in che consistesse questa famosa chimera di cui si faceva im cosi smoderato uso domenicale non ho mai
potuto sapere.
Fra quei cinque affiliati avevo anch' io la mia parte. Rappresentavo l dentro il critico, l'erudito, il filosofo.
A me
si
titoli
moda Godevo
che
senaltri,
presso di loro
una fama
di sterminata sapienza,
all'
ignoranza degli
tivo di meritare.
Ma
mi rendevano autorevole
loro,,
enorme stima che avevan per me, non lessi mai niente di quel che pure andavo scrivendo concitatamente in quel tempo attorno ai pi imbrogliati problemi
della vita e della morte.
bene in quella periodica baraonda poetica pure sentivo che non mi bastava, che
sentissi
Per quanto mi
59
qualcosa di pi andava cercando
assuefatto e portato
concettuali.
il
mio
spirito,
ormai
leggero e
un
la poesia
mi
allargava e
affi-
nava
prime
la sensibilit
la
le
volte,
mie
galoppate visionarie.
Ma non
passione per
namento, il gusto e la pratica della schermaglia logica. li E dopo un paio d'anni avvenne il mio tradimento abbandonai a poco a poco per altri compagni, per altre
:
orgie cerebrali
Eran
e bello,
tre,
nuovi.
Uno
De Musset
nano
ai trattati
mica
un quasi dottore
in lettere,
e loquace, fni-
bombone
scolaro
ma
infine
noi,
buon
figliuolo
un
ragazzaccio,
minore di tutti
di
nessuna scuola, studioso di nessun argomento, nemico giurato d'ogni disciplina sfiduciato di s e orgo; ;
gliosissimo
lui,
anima e stoffa che negli altri due specialmente, mi accostai fin dai primi tempi.
Lo
ma
in seguito
nei nostri
la poesia, la let-
6o
e marcire anzi
tempo
il
fatto, per
1'
ide,
filosofia.
si
Alcune
simpatie comuni
da
tenevano
cominci
a punzecchiare e a pungere
sto al sarcasmo
fin
all'
dall' ironia
si
pass pie-
misteriosamente
ci
fu per aria
venne d'accordo alla separazione assoluta e perpetua due di qua e due di l. Rivedo ancora la cantonata e l'ora in cui fa deciso e sbrigato in poche parole l'irrevocabile abbandono. Ci separammo senza addii n strette di mano. Ed io rimasi, nell'appressamento della sera, con un amico solo, col solo anodco di tutta la vita, con un amico tutto per me.
gico.
Finalmente
si
X.
Lui
Caro Giuliano
!
Son onnai
s'
incontrarono e
si
ritrovarono.
Possiamo parlare di quei tempi pacatamente, serenamente, come se non si trattasse proprio di noialtri che abbiamo ancora gli stessi nomi e cognomi e tante memorie in comune. Non siamo pi gii stessi. Non sono
pi io
tato,
poli.
non
:
sei
pi
te.
un
certo punto
abbiamo
discele
Tu
sei
ora un uomo
seguaci,
;
serio, rispet-
operoso
hai ammiratori,
forse
Hai
;
fatto le tue
campagne
;
puoi mostrare
tue
ferite
le
traver-
il
grem-
biule del
manovale
Io son rimasto
un
parte
non ho la pietra di una certezza su cui posare il capo non ho un pezzo di mondo eh' io possa cinger di muro e dire mio Ma son mutato anch' io e come
;
62
di quegli anni
con tutta
come se fosse storia e storia d'altri. Ma non posso fare a meno di parlarne ; la nostra amicizia non fu come tutte le altre frivola, passeggera, sentimentale. Tu devi riconoscere che non fu come tutte le altre. Io non so se tu abbia mai sentito profondamente, in
:
mio non
daUa tua figura di laborioso ed eccitabile giacobino. Mi vedo con te contro n vento d' inverno e contro il
polverone d'estate
;
appoggiato
l'
garni a contemplare
steso sull'erba, sopra
di-
una vetta
del Mugello
chinato
silen-
libri usati
o seduto in
Per quanti
all'
sforzi faccia
campagna. non mi vedo mai solo. Ricordo nostra vita comune e nient'altro
pulita e solitaria,
-63
della legna asciutta,
le
la sera e
lutto dimenticato
rile
ricordi quel
giardinuccio ste-
infossato tra
la
dove per
piuttosto,
sui colli e
sulle
muri umidi e finestre sempre chiuse prima volta abbiam parlato commossi di
?
ti
rammenti,
diceva
Sarai nostra
di solitudine, di
allietavano
lite
ci
le
scese ci umiliavano e ci
Si
scappava
di scuola.
di ferro, dai
campi
rigati
a solchi
diritti
come un quaderno
;
le
viottoli e le scorciatoie
le
macchie
di
l'eite
sassose
si
che portano
alle
case disabii
quando
muri
un
convento povero e chiuso o presso alle pietraie dei castellacci in rovina, si cantava la marsigliese nel gelido
silenzio di febbraio dinanzi alle valli deserte e sconsolate, alle
di povert lungo le
il
neve verso
cielo arruffato
dei
polmoni e
ser soli nel
64
mondo
:
mondo
padroni del
gli unici
uo-
mondo.
Soffiava
il
vento spiuz-
viaggiavano
;
le rigide
grande senza colore si rammaricavano gli alberi percossi senza grazia da un'ondata di tramontana e l'erbe
bruciate e impallidite dal
la
gelo
aspettavano pazienti
primavera e l'odoroso :iegreto delle mammole. Caro Giuliano noi siamo oggi due uomini e non
:
pi due ragazzi.
parecchi
doveri
;
e figlioli
abbiamo
cura
certo
senso,
d'anime. Eppuie io credo che se qualcosa di meno falso uscito mai dall'anime nostre se qualcosa di noi rester; dopo la morte, nelle anime altrui, lo dovemmo e io dovremo a quelle fredde feste d' inverno, a quelle fughe in due verso la terra ignuda e l'al;
tezza pura.
quand'
io
venivo a
ad aspettarmi. Dinanzi aHe tue finestre c'era un cipresso, e accanto al cipresso ima salita. Si voleva bene a quel cipresso ch'era un po' scompigliato e polveroso
ma
antico.
si
guardava spesso
la salita.
La nostra
i
vita
li
Tutti
nostri sogni
abbiamo sognati in alto, coi piedi nell'erba fradicia e il profumo delle ginestre nell'aria. Tutti i nostri progetti di libri, i nostri programmi di giornali, i nostri piani di azione li abbiamo concepiti e sviluppati lass, a qualche centinaio di metri sopra il mare e sopra la
gente.
65
proponessi
c'eri
qualunque cosa
;
io pensassi e
dentro anche tu
da
te
dovevo
:
resto dall'altra.
Lass,
vicino
allo
sbocco di via
San Leonardo,
Stavano appiccicati assieme e non avevan una volta che quei compagni intorno. S disse cipressi s'era roi due e che come quelli avevan comd'altezza.
fuso
le
rame nel
volevamo
si
accadrebbe ad uno di
nbi....
Ti ricordi
il
Ma
cipressi ci son
temporale
r ha schiantati ne l'accetta 1' ha sbarbati e ci vanno ancora sulla sera i passerotti a pispolar d'amore. E ci siamo anche noi due e siamo vivi tutti e due e sempre
vicini
ma
pazzi orgogli
non ci frulan pi per la testa a' due neri fratelli abbasso il mi si stringe il cuore.
?
Non
la
Io
non so pi
se nella tua
memoria
vivo e presente
come tu
sei nella
mia.
punto tu sappia che il meglio della nostra vita comincia U e non prima e che proprio in quegli anni l'anima nostra ha scolpito per sempre i
so fino a qual
Non
ali.
Noi siamo accosto e lontani, amico mio, ed so' nulla di te e tu non sai pi ni nte di me.
PAriM
io
non
Un
'
66
Ma
se
li
pomeriggi del lavoro appassionato, chino sui libri aperti, sulla carta apparecchiata, e risento la tua voce che mi
chiedeva o mi rispondeva qualcosa
gira su e gi
(e
?.i
guardava
in-
non
si
ille-
mio, corno
impae ci
si
ziente vigilia.
O
del
quando s'andava
al caff, la sei-
tax
',
capannone di ferro e di vetro della gran birreria ? Ti rammenti come si passava muti e sdegnosi, chiusi
e diritti nei mantelli neri, attraverso le tavolate delle
filistei
solitari
che creser-
pavan
vitori
?
come
Con che
soddisfazione
ci si
ficcava l in fondo,
a bere
il
della giornata, a
commentare
il
passato e
il
futuro,
le
il
mondo,
piaghe
glorie
Quanti
libri
abbiamo
abbiamo
di
stritolato,
e a quante
Altro che assenzio o saette abbiamo limato la punta sciampagna Era la nostra, come la divina giovinezza, un'ubriachezza senza vino un'orgia senza donne una
!
festa senza
67
Era
io,
musica e
balli.
l'esultante disotterra-
mento quotidiano
e vero io
:
del nostro
il
lo
scoprimento,
lirici
nostra intelligenza di
tori di profondit.
siamo scoperti assieme e assieme abbiamo scoperto il pensiero. Io rivelai a te medesiino l'anima tua e tu apristi a me stesso l'anima mia. Assieme abbiamo creduto tutto e tutto negato abbiamo edificato
Noi
ci
e diroccato.
Accanto, la
divorato
mano
i
nella
mano, abbiamo
ci
cercato
le verit,
libri,
siamo
libe-
rati dalle fedi dei padri, dagli idoli della trib, dalle
abbiamo segnato, medesime pagine. Eppure la nonegli stessi libri, le stra amicizia non' ha avuto niente di molle, di femmimangiato
alla stessa tavola e
neo, di patetico e
diciamolo pure
di
cordiale.
la cor-
non
Non
all'altro
t'
ci
in-
sieme, neppure
i
una volta
Quando
innamorasti
Non
et le
per nu^la
Noir e
la
Mori du Imtp
S
:
tu dovrai riconoscerlo.
tutte
le altre.
La
fu
come
tuale,
tutta filosofica
68 --
E non son neppur sicuro che il cuore non c'entrasse per nulla. Io non sono soltanto un cervello. Non senti quanta nostalga in questi richiami, in queste memorie di una
e le tempeste degli attaccamenti del cuore.
felicit irrevocabile ?
let-
una tenerezza mai detta, non manifestata mai, che non ho mostrato neppure una volta ne' miei atti o espressa nelle mie lettere ? No io non sono affatto sicuro che il cuore non c'entrasse per nulla. Tu solo, forse, potresti dirlo, ma non te lo chieder. Non voglio che tu lo dica sar un altro di quei segreti (l'ultimo !) che rende van pi pura la nostra
: :
virile
fraternit.
XI.
La
il
un
testi-
mone
dell'
im
la filo
:
mi prestava la sua immagine venerabile, credevo allora per non presentare ai nemici la lirica nudit delle mie fanciullesche e immaginarie ambaragione e
scie.
la scura e
disadorna as-
sisa
segno d'una
il
il
pensiero astratto e
rico-
ci
poteva
Il
un corpo
solido e
vivo.
metodo
il
fece dimenticare
resultati
il
mezzo uccise
era
di
fine.
il
La mia
male
fissazione,
come ho
detto,
pro-
vare
della vita in
modo
certissimo, irricusabile,
definitivo
in
70
diie
:
in modo
!
tale
modo che
La
tutti dovessero
non pu
certezza,
allora,
e,
soltanto la scienza
volendo
si
abbarbicata
alle
scienze e nata
:
loro.
scono questa
sitivismo.
filosofia
chiama,
tempi
Mi
mia dimostrasulle
Mi buttai
colla
tame
de' diciott'anni
antro-
meriggio che gi
fatti
;
pronunzia
cifre
;
la
stanchezza.
;
Ammucchiai
ricopiai
applicai teorie
tentai generalizzazioni
improvpo' per
visai
un
mi scordai
mon-
rinunzia schopen-
Mi piaceva la ricerca per la ricerca l' idea che genera una pi grande idea il potere meravigliosamente allargatore dell'astrazione. I metodi e i concetti mi conquisero non vidi pi il mio dolore riflesso nel mondo ma sentii il mondo pensare dentro di me. Da quel tempo la mia vita fu pensiero e soltanto pensiero. Sola realt mi parve l' idea, sola espressione perfetta la filosofia. Ero affogato tra i fatti ma i fatti non mi bastavano. Per quanto ne scandagliassi e ne mettessi insieme non
; ;
:
esaurivano
nato,
l'
infinito.
71
smaniosa di vastit e
cetti universali
di
completezza, cercava
con-
come
il
mente cavar
prove,
le
la fame.
Le
mi piacevano
tirar
piti delle
mi
su un sistema.
realt con
meno
prinrip
cascai,
com'era naturale e
monismo. Non gi nel monismo idealista che conobbi dopo ma in un monismo quale poteva esnecessario, nel
sere ispirato d^' grossi meccanicisti che praticavo
lora.
Credevo
credevo
al-
componeva
che pur
Per
me
cotesto monismo,
cose
una
parola,
una
frase,
una formula.
vissi in me, in ogni momento della vita, come si vive una passione e un amore. Tutte le cose diverse eran davvero per me una cosa sola la sostanza unica, sottostrato del variabile tutto, non era una invenzione mentale ma la realt stessa, E mi esaltava una volutt
;
continua
il
mi
cir-
condavano erano invece per me lo stesso oggetto, lo stesso principio, la stoffa medesima tagliata e colorata in mille modi per la comodit dei nostri sensi. Tanta era la fede ch'io divenni apostolo. Cominciavo allora a superare la cerchia de'compagni di scuola, e a ritrovarmi con qualche intellettuale anziano, (ch'era
^
^2 -^
con altri meno dotti d me ma curiosi d' idee co' quali potevo arrischiare le prime esperienze di maestro. Ricordo sempre un mu-
Ero
in casa di
un no-
velliere principiante
Suonarono ad un tratto le campane di mezzogiorno e parve che riempissero di calor sonoro tutta l'aria gi colma di sole. Ecco dissi a colui mostrandogli una penna pensa che questa penna e questo suono son la medesima ed unica cosa. Questa una forza fissa, imprigionata per ora in legno e in ferro, quest'altra una forza che ora si libera a larghi cerchi nel celeste. Dov' una verit pi profonda e grandiosa di questa ? E in quel momento sentivo, vedevo, toccavo con tutta l'anima quella divina unit e scorgevo veramente la nemica confusione del diverso rigurgitar verso l'origine unica d'una sola sorgente, d'un solo momento e riallac-
un panteista
nir-
vana.
XII.
II
mondo son
io.
Ma neppure al monismo mi fermai. Ero, come sono, vagabondo e volubile. Eppoi il pensiero non si ferma. La chiusa dell'ultima pagina non che l'esordio di una nuova partita e ogni cima raggiunta im trampolimo
per altri voli.
Conquistato il senso dell'unit mi si par dinanzi la domanda eternamente ritornante Di che cosa fatta quest'unit ? Che nome ha la sostanza invisibile e on:
fa
e tutto diventa
?
Materia
Etere
Energia
Spirito
Rifeci dentro
della filosofia.
ste
rephche razionali. L'universo d'acqua o di fuoco, di corpuscoli o di vortici divent a poco a poco il mondo della ragione, la moltepUce incarnazione
insorgevano
delle
idee,
l'
incristallamento
della
il
parola divina,
il
La soluzione idealista mi conquise. Esse tst pcrcipi. La realt immediata la sensazione. La sensazione fatto nostro, dell'anima. Al di l di essa non
sappiamo
nulla.
74
questo continuo sorgimento e risorgimento di stati e divemi di coscienza. ]] mondo la nostra rappresen
tazione.
Il
mio
filosofo
non
fu
pi Schopenhauer
ma
La
Berkeley.
C' qualcosa al di l della rapf)resentazione
?
conoscenza una fida finestra sul reale oppure un sistema di vetri appannati e istoriati che filtrano solo
immagini
false e
ombre
incerte di verit
?
il
c'
dav-
nulla,
come
di s
panneggio sul vuoto ? Queste domande che l'uomo sano non si fa che
;
il
sentenze e
gli
espe-
mi turbavano profonmi forzavano a un gioco di cervello senza riposo, a una caccia disperata di argomenti, di sofismi e di scappatoie, mi rendevano ansimante, inquieto, instancabile, come se la mia vita stessa ne dovesse dipendere. Ora, a distanza di anni, vedo tutta l' ingenuit del mio modo di porre i problemi e la grossoladienti della profondit verbaiola
e
damente,
ma
in quei giorni
si
trattava di
im primo
affetto e di
Il
la
le
Tutte
le sere, fra le
quattro e
S'andava lungo
il
cielo tenero e
sfumato
75
della
prima
sera, sotto
il
tutto brividante di
lolla,
stelle,
sfaccettate,
;
in
mezzo
alla
sui lastroni
ba-
mondo
;
riconfermava di mezz'ora in mezz'ora l'esistenza. Teoria della conoscenza percezione e rappresentazione oggettivo e soggettivo
si
negava o
si
idealismo e realismo
Kant
;
gione
Platone e Locke
intontiti, senza
e Stuart Mill
sensi e ra-
si
tornava a casa
un punto dubbio che tutto questo rimescolamento di definizioni, dilemmi e induzioni non fosse altro che
una
certezza, senza
sicuro, e col
l'effetto di
un
ridicolo malinteso, di
una semplice ed
la sola tesi lo-
Ma
ferm in
Il
me
alla solita
mondo
rappre-
ma
io
non
so d'altre rappresentazioni
come ipotesi della dunque la mia rappresentazione il mondo l'anima mia il mondo son io Che meravigliosa scoperta, quale improvvisa illuminazione Nessuna idea mi scosse e trasform come questa. Io non badai alla sua stramba inverosimiglianza non pensai potesse essere un equivoco dialettico una semplice trasposizione di linguaggio e nulia
pi.
suno
io.
m' infiammava la fede Nespu credere ? Tanto meglio Ci credo La verit pi profonda si scopre sempre tardi e
stessa folla
ci
:
La sua
ci
crede o
da ultimo.
ci credetti
mente,
alla
la presi seriale
pi lontane
ed assurde conseguenze. La mia vita divent fantastica e divina senza che niente fosse cambiato intorno a me. Tutto il mondo non era che una parte del mio io da me, dai miei sensi, dalla mia mente dipendeva la sua esistenza. A seconda dei miei movimenti le cose lasorgevano e sparivano. Tornando risorgevano
:
sciandole
si
morivano se mi tappavo gli orecchi nessun suono, rumore o armonia, rompeva quando il silenzio dello spazio. E ultima conseguenza
devo
gli
occhi tutti
colori
io
morir tutto
il
mondo
:
sar annientato.
gli altri ?
Un
?
ultimo
dubbio mi restava
sare che
il
morir come
Posso pen-
di pensare
E
della
lont,
gli
uomini
Ombre
mia
sensibilit,
che divertimento
fra
Passavo mezzo a loro e pensavo Eccoli qua che credon di vivere, che credon di esistere per loro conto e mapi di prima con tutto
loro travagliarsi
:
!
gari,
E non umili credenti di essere immortali sanno di non esser altro che figurine frettolose nella
!
mia pupilla
ricordi
o aspettative
lievi della
mia ani-
-_77
un fiume
di
ma
gocciole inconsistenti di
immagini
:
che in
me
solo
ha
la fonj'^ e lo sbocco.
Passo oltre
come
li
aspettasse
una
il
:
E
rito.
Non
natore
pi vittima
l'unico vivo in
Credo di aver provato in quei giorni qualcosa di Dio proverebbe sempre se in verit
Ero instancabilmente creatore e annientatore stava ai piedi come s' io potessi rifarlo tutto diverso o riassorbirlo con un solo atto. Provai, a momenti, una tale ebbrezza metafisica a questo pensiero che mi sembrava di non esser pi quel piccolo
il
mondo mi
me
trasfigurato e ingigantito
XIII.
Nulla
vero
tutto permesso.
I
ma non
la pi
Dur poco
come
tutte le ebbrezze.
risveglio fu triste.
il
cardine
figura e
si
dell'universo,
come
permanenza
al nulla
impaziente di essere, mi
tima
di un gioco di parole, di una trappola logica, di un r^picapo metafisico. Tanto calore," tanta volutt, tanta meraviglia per mi' illegittima deduzione da un
circolo vizioso
Dire che
il
mondo
le
rappresentazione
mondo
e che
il
mondo
esiste
credere che
rappresentazioni sono
gli altri
da una volont simile alla nostra chiamano uomini e queste sono semplicemente definizioni, che non cambiano nuUa di nulla, H vocae dinanzi alle cose ed agli uobolario, resta lo stesso mini dobbiamo agire come prima, e non possiamo agire altrimenti. Alla resistenza che i corpi oppongono alla
di sensazioni diretti
si
che
79
mia volont
sere
si
aggiungono
le
dirette contro la
mia
un Dio sono semplicemente un imbecille. Pili tardi questa persuasione mi spinse a cercare
:
accrescere la por-
tata della
mia volont.
simo e malinconicissimo risveglio ebbe per effetto di buttarmi all' eccesso opposto. Persi ogni fede nel pensiero,
Il
pensiero
mi
di-
vent paradosso alla poetica la ragione mi parve disegno geometrico e simmetrico di pure linee senza
dimensioni
;
o morali
uomo
il
carnato.
La
logica che
gore autonomo e
quel punto
mi
si
mi aveva condotto col suo ricammino senza requie fino a tramut in una sofstica sottile, capziosuo
sa, disgregatrice,
i
pensieri possibili
appena mi
si
offriva
il
destro. Di-
perduta e della .superbia fiaccata, si divertiva a dissolvere e disseccare le fedi degh altri ; a rovesciare i loro tentativi di teoria, di affermazione valendosi non solo della loro debolezza e ignoranza
carsi della certezza
ma
anche della propria malafede e pessima volont. Provavo gusto a metter dubbi in testa ai dogmatici
gli
a far tacere
umiliare
i
ardenti
a ridicoleggiare
fanatici
tivo, sterile
Era un piacere amaro, catprovavo gusto. Era la mia sola vendetta. Andavo apposta a cercare gli altri non per
chiacchieratori.
ma
ci
80
convincerli di qualcosa,
dissuaderli,
Pochissimi mi resistevano.
facilit
lettica,
parlare animoso, la
diverse
filosofie,
la
sfaccia-
pi delle volte
le
il
sopravvento. Possedevo
i
il
metodo
sapevo
colpi
insidie
tattiche,
trabocchetti
infallibili,
maestri.
relativo. Errore qui e verit qua.
Tutto
Verit
princpi
da questo
lato e falsit
da
;
quest'altro. Tutti
contraddittori in s stessi
mule generali
mistica unit
e queste si riducono
per giustificare
nostri pregiudizi
nostri
:
ritraduciamo la
filosofia in
termini di vita e
ci
vedremo
il
presente, la sen-
ognuno viva
le fedi.
il
formule e
E siccome in tutte le mie avventure non mi son mai fermato a met, non aspettai molto a tirar le conseguenze di codesta negazione di ogni principio e di
ogni regola. Incontrai
Max
Stirner in quel
tempo
mi
81
parve di aver trovato finalmente
scitivo passai al solipsismo morale.
il
Non
vi fu altro
Dio
i
dinanzi a
logia
me
al di fuori di
distrussi in
me
gami
mi
dissi
non
vidi altro
fine
me stesso e degli
degno
di
me
al
di
libert altrui.
Fondai con tre amici un gruppo individualista scrissi il Proclama degli Spiriti Liberi e ci ubriacammo
;
Niente fu
jpi
sacro per
'
me
gli
stessi
tentativi
rivoluzionari e
e ine-
perti.
Ben
l,
terna,
ideale,
qua e
per aiutare
costato, a un colpo di mano per impadronirci della avevo vocitt mi preparavo alla rivolta universale
;
glia di scappare,
stomacarmi nelle esalai fumi del nord. E intanto, non potendo far nulla, scontento ed eccitato, avido e schivo, scaricavo il mio sdegno in aforismi strafottenti, in sfoghi lirici e mordaci a somicoi corpi di tutti
popoli, di
'Ar
iM
UH uomo
finto
~- 6
82
glianza di" quelli di Nietzsche
alla filosofia e
;
e meditavo,
in odio
a Kant suo degno ruffiano, una Crie un Crepuscolo dei Filotica di ogni Ragione sofi e sentivo il bisogno apostolico di liberare gli
altri
liberato
me
stesso
colla
nuda
coraggiosa teoria.
In che
modo
Fondando un
che
ci
giornale.
Un
giornale
il
di scienza
me
XIV.
Ribollimento.
mondo debba
un
;
giornale.
il
Ogni articolo ha
tuono e
il
suono di uh procla-
ma
ogni titolo
un program;
ma
ogni libro
un vangelo
conciliabolo di catilinari o di
un club
il
di sanculotti
e perfino
niti
le lettere
hanno
l'ansito e
galoppo di mo-
apostolici.
Per l'uomo di vent'anni ogni anziano il nemico ; ogni idea sospetta ogni grand'uomo da rimetter
;
sotto processo
la storia passata
un etemo crepuscolo
finalmente con noi.
di quel mattino che sorge ora Per l'uomo di vent'anni i tramonti medesimi sembrano avere i riflessi bianchi e delicati dell'alba
le torcie
che ac-
-84compagnano
i
le
nuove
sono
campane
i
bigotte
nascite e
battesimi delle
della vita, in
i
anime.
cui
si
;
ha
il
l'
unica
et
rodomontica
tori per le
coma
in cui
cammina
nella
mano
ci
nervosa.
;
sembra una bandiera ogni brontolo lontano il fremito gigantesco di una rivolta ogni scoppio di petardo l'annunzio di una battagUa e ogni acquazzone il principio del secondo diluvio universale. Ascoltiamo cogli orecchi tesi il mormorio del vento e lo crediamo lo sfasciarsi del mondo ; lo scalpito di un cavallo da nolo ci fa correre alla finestra come se fosse
Ogni nastro
; ;
il
sole
che cala
si
fuoco che
vita forse
un
agitarsi di giganti e
il
cielo invece
che
primi in ordine di
tempo
veri
Adami
e d'esser
quelli che
le citt,
debbono assegnare
i
il
nome
fondare
riffa,
stare di
corpo a corpo,
di cancellare
mondo
tiamo
11
diritto
ricordi e la forza di
ritessere la realt su
mondo
ci
nuove trame e con nuovi disegni. sembra mal congegnato la vita senza
;
:
il
oensiero ci fa l'effetto di
-S'una furiosa intenzione rimasta a mezzo, di un gesto appena iniziato, di un disegno nero e confuso che nessuno ha svolto in affresco. C' tanto da fare e da rifare Eccoci pronti siam qua noi via la giacchetta e il cappello Addio, libri grossi marginosi e segnati che ci deste una sete tremenda e non c'insegnaste le fonti!Ecco qua noialtri, bravi ragazzi, che abbiamo voglia di lavorare. In maniche di camicia, coi capelli al
!
mano
!
e la carabina a tracolla,
gli ebrei di
!
Quanti calcinacci Cascano i muri con fracasso di bombe il polverio che ci intornia denso come quello di una battaglia ancien regime ; e i canti che s'alzano e si rispondono nel frastuono delle
che polvere
;
rivoluzione.
Non
ci
c'
che dire
abbiamo
lo spirito militare.
Non
vorremmo mettere addosso, per tutti i libri del mondo, la giubba del fantaccino, ma la guerra il nostro ossigeno e ogni assedio una festa e vorremmo che ogni parola fosse una fucilata a bruciapelo e ogni
idea im' infallibile
regolare
ci
bomba da
i
fortezza.
i
Ma
l'esercito
repugna.
Siamo per
briganti,
i re,'
volontari,
i
per
le
per per
i
liberi
guerrieri
che rovesciano
le
cavalieri
i
erranti
che cercano
Casanova
quelle di sottana.
e soltanto per
ci
Don
Chisciotte
il
nostro patrono
amor suo
ma
Car-
sfoghiamo
velenosamente
di tutti
le
i
Sansone
filistei
nemici giurati
che
rassomidia.
86
Siamo anche noi
e di spada
;
cavalieri
gentiluomini
di
cappa
le dul-
mano
villani.
all'elsa
nate pi presto se
tevi se
Cammi-
non volete
uno
schiaffo,
una stoccata e
ce
meno
pericolosi
Provate un po' voialtri ad assaltarli e vedrete che le pale di legno non son meno dure dei bracci dei Briarei.
nulla o tutto Tutto per nulla Ci sono ancora mondi da scoprire, verit da rivelare, torri e muraglie da sfondare al suono delle nostre trombe ?
!
Diamo
pure
bugie
i
noia
a
i
tutti
e le
di
camposanti
le
impettite
celebrit
bronzo sui loro piedistalli di pietra. Vogliamo liberarci da tutto e da tutti. Vogliamo tornar nudi nell'anima come Adamo innocente fu nudo
di
mantelli della
reli-
gione, le giacchette delle filosofie, le camicie dei pregiudizi, le cravatte scorsoie degli ideali, le scarpe della
logica e le
mutande
della morale.
Bisogna raschiarsi
fettare
il
tamare
come uscimmo
i
dall'utero
della
mamma. Non
i
vogliamo pi che
morti coman-
la Ragione con tanto di maiuscola, a tenerci serrati e stretti nei banchi delle scuole, ritti e a bocca aperta per ricevere a spizzico il pane biascicato da altre bocche. La Ragione dev'esser la nostra ragione e la storia comincia oggi. Anno primo della no-
che
stra era.
Incipit
vita nova.
cieli.
Nuova
terra e nuovi
una
uno stenda do
;
a ogni
sotto
finestra.
la strada
nec
s-
uomini da lontano.
Ma
in
Tutto quel che facciamo per loro. Quel che diciamo per abbagliarli, per spaventarli ma quel che facciamo per tutti, per la liberazione e la gioia di tutti. Noi facciamo la guerra per renderli migliori, urliamo perch non si dimontichino, li impauriamo perch pensino ai casi loro. Altra ambizione non
fondo
:
amarli
abbiamo, in fondo, che d'essere i loro maestri, le loro guide, i loro profeti, e ci basterebbe morire, come
Mos, dinanzi
tro, alle
E
il
da
tutte queste tempeste, rivolte e superbie escono quatotto, sedici pagine di carta
1
stampata
solito
giornale
tempestoso
Ign^m
Luca.
II
discorso nottutno.
il
giornale,
il
al
lungamente
mondo
all'usanza masnadiera
il
le impazienze dedar voce e figura a un manipolo d'oscuri, rivelare ai maestri immediati, ai non pi giovani, agli
gli
giovani, che
veri
anche loro alla maggior et e che un'altra generazione ha finalmente diritto alla parola questo giornale assolutamente necessario che dev'esser come 'lo stiramento
un prigione appena disciolto, come il primo canto spiegato di una bocca che dovette fin'oggi mormorare soltanto questo giornale che doveva essere, che voleva essere e poteva essere la prima vendetta
de' muscoli di
;
di tutte le malinconie,
lo
i
gli
colpi di
mano,
la
tromba wa-
gneriana di tutte
le sfide, il
02
cartuccia delle troppo attese demolizioni,
il
getto e Io
si
fece.
;
non
un po' di coraggio. Non s'avevan quattrini avevano idee precise su quel che si dovesse fare,
; ;
difendere e offendere
non
si
Eppure
si
il
giornale
si
fece.
Non
era giunto.
sapeva aspettar dell'altro. Il nostro giorno Era tanto che se ne parlava Nel primo
!
uno
di questi giornali
rebbe chiamato la
idioti si
Vampa
I
soltanto capolavori.
libri
piazza, in
nostro sul
un fal muso di
di gioia.
tutti,
Avremmo
ai
il
detto
il
cialmente ai pi celebri
stato
anche
pi celebri
spe-
fatto
un
facchinaccio truce,
il
un gigante
avrebbe firmato
che col
nome
tardi,
e cognome.
Pi
con
altri, si
filo-
testata
i
bollenti
sarebbe stato specialmente d'attacco e di spietata offensiva contro miti, teorie, fedi e uomini L' Iconoda:
staJE,
ogni volta
si
spulivan
si
le
anni,
i
si
fabbricavan
le
freccie avvelenate e
arrotavajio
denti
ma
poi, per
una ragione
persecutrice
tutte, sempre, la
a rientrar
nel-
Ma
questa volta
fatto indietreggiare.
Le poche centinaia
di lire si sa-
modo
le idee...
Le idee erano anche troppe. Bastava che ci fosse uno per prender la sbarra del timone e dare una buona stratta verso la meta. GU altri, domati sempre da
sarebbero venuti dietro con la baldanza di ^quelli che non sanno dove vogliono arrivare. E cos fu.
chi
fa,
Ed
io fui
nifesto
alla
S'era nel
l'anno nuovo.
pi imi tempi, e
Non
il
caff era
ci si
ve-
deva ogni sera, dopo il tramonto, in una pig-zza e di moveva, attraverso il frastuono e la luce della si l
citt, alla
uomini.
Pioveva quasi tutte le sere il lastrico delle strade era fradicio, motoso e pieno di pozze ma nessuno di noi se n'accorgeva. S'andava innanzi, fra la gente, ora
separati dai carri e dai passanti, ora raccolti e fermi
sotto
il
sputa
si
sata sorgeva in
un
si
non
ci si
curava
dell'acqua dove
zava su per i vestiti, dei frettolosi che ci spingevano e ci urtavano, delle gocciole fitte che scendevan tra la
nebbia sui cappelli neri e
gli
ombrelli bucati, e
ci s'ac-
calorava per
per
94
un nulla, ci s'entusiasmava per un titolo, una bottata, per uno spunto d'articolo futuro, per
una stroncatura minacciosamente annunziata, per la vaga promessa di un' incisione o di un abbonamento.
Tutte
le sere, pei*
due o tre
ore, ci s'ubriacava
ci
con
sembrava pi importante intorno a noi e tutto quanto si scorgeva e giudicava in vista del giornale imminente. Ci pareva che tutta la vita della citt, della nazione,
del
mondo
intomo a
noi, nella
fiamma che tutto illuminerebbe e brucerebbe. Come poteva rimaner calma la gente mentre si stava preparando la rivelazione d'idee e d'anime nuove e la distruzione di errori e di uomini vecchi ?
tratto la luce e la
un
difatti
che senza conoscerci. La nostra aperta congiura s'era risaputa fra i giovani e molti accorrevano o per curiosit o per libidine simile alla nostra. S'era
comin-
ma
ai
altri
mai visti n conosciuti, e si dovevano stringere nuove mani e convincere e riscaldare nuovi seguaci. Venivano gli
studenti malandati vestiti di nero, cogli occhi cerchiati
di
paonazzo per
la lussuria
;
o lo studio
di miseria e di chiasso
95le
parole grosse e
i fieri
e ca-
dopo la sterilit del troppo lungo aspettare. Bisognava parlare ad uno ad uno, quasi in segreto, coi nuovi venuti tastarli, saggiarli, riconoscerli poi veniva l'affiatamento con questo e con
ciata di giovinezza furente
;
quello
to di ieri
compagno
prescelto dell'oggi.
;
Bisognava raccogliere tutte queste forze renderle compatte e massiccie per uno sforzo comune e scagliarle finalmente
alla carica
concorde e stravincente
anche un certo potere di coordinazione teorica. Tutti quanti mi riconoscevano gi come il capitano indispensabile della prossima impresa.
Dopo un mese. e pi
di
febbrici-
Non
s'aveva an-
una stanza nostra e si dovette ricorrere allo studio di uno di noi, di un pittore venuto da Roma, tutto sorridente di calmo fervore. Ma quello studio non era, veramente, proprio suo era di un'Accademia che glie l'aveva gentilmente concesso non
detto,
:
come ho
Tanto meglio
si
disse.
i
Si proclamer la guerra
di
muri
un'accademia
Ma
za
di
nascosto,
sen-
che
nulla.
custodi
del
bigio
era,
palazzo
credo,
s'accorgessero
le dieci
La riunione
sera.
per
le
undici
di
Bisognava
passare
da
una
porti-
cina a muro,
affiliato. Ognuno che giungeva nell'umida oscurit, tutto ravvolto nel pastrano o nel mantello, veniva guidato in punta di piedi su per le scale a chiocciola e attraverso rigiri lunghi
maestosa
soffitta
che doveva accogliere la fondazione solenne. Tre o quattro candele, infilzate nei chiodi che sporgevan dai
muri o
uno degli angoli. Tele cominciate, decorazioni lunghe di femmine vestite di rosso e di angioli con trombe
d'argento, disegni eroici di nudi e di cavalli e
volti
mod come
in
pot
e
Ognuno
coperte
si
acco-
sulle seggiole
mezze
spagliate, sulle di
fogli,
dopo un quarto
tirai fuori
i
Ma
lenzio
quando
ed
io lessi.
Non
mio discrso molta letteratura, molto entuun po' d'enfasi, infinite promesse, tremende minaccie e un tentativo di legare in un fascio
C'era nel
siasmo, forse
superbie e
le forze di tutti
quei
giovani che m'ascoltavano e avevan fede in me e in loro stessi. V'eran fia noi pittori che bazzicavano i
poeti e la poesia
di storia
;
;
filosofi
namorati
impotenti
la
di voli e di abissi
;
curiosi
si-
motto,
avvol-
speranza che
li
unisse,
scotesse e
ti-
poeti e pensatori,
Nessun nome,
tradizione
nostra paesana,
toscana,
pre-
stava meglio di quello di Leonardo. Leonardo era l'uomo che aveva dipinto enigmatiche
anime
aveva
e aveva scritto
sulla
vita e
la bellezza
serrati tra
il
fiorir della
;
dunque, consacrammo
V
giornale
r
si
,
K,.:
Un uomo
98
Un
nuovo accesso
di fede
mi riaccendeva
in quella
a tutte le avventure. E in quel concitato discorso notturno affermai la nostra piena e cosciente paganit
contro
le
deliquescenze e
;
pecorismo nazareno
(o,
il
come
si
diceva, personalismo)
contro la frenesia
s'
zionaria spengendo
solitaria nel
il
umiliata
e infine
idealismo intransigente,
il
monopsi-
verso
un frammento scombinato
il
mente
la
contradizione vedeva
certo e
nell'
atterramento
come
fiori
gli
Di tratto in tratto, alzando gli occhi miopi dai foscritti, vedevo innanzi a me, iii quel gioco d'omle
compagni,
s
le file
disordinate del
mio
il
esercito, e
mi pa-
rombar
nei
miei orecchi
cuori e
palpiti accele-
rati' di venti,
di trenta
un
soffio di
simpatia
99
me avvolgendomi tutto e mi commosse talmente che le ultime frasi, che avevo scritte colle mie parole pi armoniose e luminose nel freddo solitario di una mezzanotte d' inverno, mi usciron fuori come interrotte e soffocate da uno strano intenerimento improvviso. vSentivo forse che la mia vera vita stava la mia vita di apostolo e di avventuriero
calorosa veniva verso di
uomini,
?
in
quel
momento
cos
solenne
per
tutti noi
Non
tatori
veramente quel che pensassero i miei ascoldi quello squillante ed agitato discorso. Fatto
so
il
loro
nome
ognuno
mia mano
il
giornale fu de-
XVL
Palazzo
Da vangati.
:
tutti pagarono. Ci fu
un
principio
di gerarchia
fu scelto
una
indovinavano poveri.
stanza tutta per noi
Com'era bello in
ignobili rovine del
pot avere finalmente una una redazione quel tempo Palazzo Davanzati,
si
mercato
ronata e tronfia del seicento sporgeva infuori, bruna sulle bugne brune e su in alto la bella loggia aperta,
aerea,
libera,
fiorentina,
nostra,
prometteva
al
pas-
\'ista di torri
marmo,
:
Era
massiccia
come
la
chi di Francia e di
di
Levante
soUda e ampia
come
lano laborioso. Forse era
ICI
il
nome ma
:
suggerimento del
ricordava a
me
la
pol-
palazzo, in quel
tempo
nate,
i
mezze
il
rovi-
muri
ballatoi
murati a met e
gran
a sghembo e
d,'angoli pisciosi e
abbandonate. Oggi 1' hanno ripulito, grattato e rimesso a nuovo e ne hanno fatto un museo con tanto di catalogo e di custode col berretto filettato d'oro e bisogna pagare una lira per visitarlo, perch dentro
di casse
tutto
bello,
tutto
mobili
seggioloni di quercia e
quadri
buon autore
per
l'
Ed
gliono aver
cento rimessa su da
pi
il
un
rigattiere ambizioso.
il
ma pieno ancora di vita viva uomini e abitato da veri e non da stoffe, statuine e cassapanche. E non pi specialmente, il Palazzo Davanzati che ospit per la prima volta una creazione
zati sporco e degradato
nostra e sent
della nostra
buon uomo placido e corpulento che viveva fabbricando gabbie da grilli e tende da parrucchieri. La
102
stanza non era grande ed era ammobiliata alla meglio.
Noialtri
si
lev di
si
tone e non
zoppa.
lasci
Ma
ci
modo
padrone
quasi
si
un gran fascio di rame di lauro che vennero accomodate tomo torno o attaccate penzoloni su al palco. N ;ialtri portammo fotografie e incisioni di scultiure e di quadri e di tra le foglie scure ap-
parvero
le
dignitosi vecchi
leonardeschi e
chiodo due
fioretti
da scherma
il
perch, un
cartello
stizziti.
nome
come
un gran
sole rosso
che allungava da
serpenti
ogni parte
l,
festa.
Tutti venivan
tre,
per ve-
dersi,
per eccitarsi
Tutto era pretesto per un'assemblea. Altri giovani accorrevano, impazienti e timorosi.
fuori d' Italia
:
Il
focosamente
speranze e
le
prime avvisaghe per farlo precipitare quaggi nella mischia, dove prese subito uno de' primi posti.
Cominciarono a venire
cellature, rifiuti
!)
;
s'
incisero pazientemente le
prime
103
incisioni (legnetti gialli e duri di bossolo,
dove il bulino scavava rabbiosamente scappando ogni tanto dal segno nero) e furon mandati attorno gli avvisi a stampa (il primo bollettino della guerra e gi risuonava di colpi e clangori !) Che festa quando giunsero le prime
;
bozze di
stampa
ci
Eran umide
sembrarono i messaggi divini della gloria, le prime mosse di noi poveri muti verso gli uomini e r immortalit.
positi
ma
Si
versi,
inattuale. Carta a
;
mano
da noi medesimi invece dei meccanici zinghi e degli impersocarta bianca e liscia
incisioni in legno fatte nali reticolati
;
nomi
poetici e sonori invece de' nostri .cognomi oscuri e disarmonici. E tutti quanti d'accordo si lavorava perch
il
dente in ogni sua parte. Non c'era pi divisione del lavoro si videro poeti che scrissero di filosofia filosofi che cominciarono a incidere il legno eruditi che espo:
pittori
che
si
pro-
varono a far
V'era
critica e teoria.
un
rimescolo gioioso,
un capovolgimento
;
in-
ognuno e di tutti stesse per ricominciare come se l'umanit uscisse allora da un sonno di secoli o da un
castigo
divino e ci
soffio
fosse
l'universo
ricostruire.
Qualche
dello sturm
stri
i<>4
le
capelli
si
mentre
si
bozze e
disegni o
dezza
tile
dell'arte,
di Michelangelo o
sull'esi-
quando
di pi di forza che
tutti
i
metteva addosso a
:
noi.
Ogni
col
fioretti, i bastoni,
pugni. Si face-
orribili assalti di
sangue e s'andava a casa colle mani peste e il viso graffiato, felici e frementi come se anche il corpo avesse
diritto di prender parte alla festa dello spirito.
Ma
and
finalmente l'attesa
fin.
Dopo aver
interi
il
parlato, gri-
prim.o
numero
giun-
macchina e una
si
sera tardi,
dopo
i
le sette,
Era
il
XVII.
La
softta.
verso dagli
Ed
ebbe,
come come i
si
voleva
cio di-
ineguale e randagia.
Cominci d'otto pagine grandi in carta a mano con Usciva ogni dieci giorni e parlava di tutto (anche di politica) ma pi d'arte che di
figure incise in legno.
aveva un'andatura cos lirica, fantasiosa e bizzarra che non pareva pi lei. Dopo alcuni mesi, per, gli artisti e i letterati cominciarono a non pagar pi, a non lavorar pi. Il giornale piaceva e spiaceva (curiosit, entusiasmi, compatimenti) ed era letto
filosofia e la filosofia
ma
giornalai ci truffavano
Cos verso
l'estate
due filosofi io e Giuliano. E noialtri non ci arrendemmo. 11 giornale divent riil formato s' impiccol vista si adopr una carta
rest soli noi
:
avoriata qualunque,
si
pubblic pi di rado e in pi
;
pagine
l'arte fu
la lettera-
Una
filosofa
si
io6
alle filo-
universit.
volo
(che
di
c'erano odiosi)
pensiero.
un
lievito,
un fermento, un'essenza
La
filosofia
Era
tutte
intellettualismo
si
era
contemplativa e
e
del
voleva
che
divenisse
mondo.
Urgeva, perci, spazzar via
il
passato e
il
presente
fatta
fin
allora.
La
il
filosofia
dominante,
in
quegli
al-
impazzata contro
gli istinti
si
Tornarono e
si raffor-
zarono
ma
a
cominci a
strapazzare e stroncare
a volte con santa e perfetta giustizia, a volte con troppa precipitazione ma sempre in buona fede e per un pi grande amore. Le schermaglie e le battaglie furono il meglio di ogni numero.
d'estra e
sinistra,
S' istituirono
lit e celebrit
si
Accanto a questo lavoro di ripulitura e di polizia schemi di metafi principi della ricostruzione siche, rivelazioni ed esposizioni di teorie nuove ; concec'erano
:
107
e specialmente
programmi, programmi e programmi. S'era cos pieni di pensieri e d' intenzioni che non si aveva il tempo di svolgere, distendere e maturare ogni cosa e le nostre peripezie mentali eran talmente rapide che appena
messo gi il piano di un sistema o di una ricerca altri disegni spuntavano e gorgogliavano dentro di noi. Non si distruggeva soltanto, no. Siamo stati i primi, in Italia, a parlare di molti uomini nostri e stranieri,
dimenticati od ultimi, che ora tutti citano e allora
nessuno conosceva neppur di nome, e ne abbiamo parlato con riverenza, con amore, con entusiasmo. Ab-
biamo
fra noi,
badava
i
e pensava.
;
Abbiamo
risuscitato la pas-
vecchi mistici
nostra cultura nazionale. E l'arte, per compiere la stramba novit di questo inusitato furore ideale, serle iniziali viva come d'accompagnamento naturale incise, le tavole fuori testo, le testate a colori (cavalli spighe gonfie di chicchi giin fuga else di spadoni ganti con la fionda e cavalieri con lancia in resta) eran
:
come
fiori
di gioia in
gettati in una seria festa o come fanfare una marcia serrata di volontari.
le
Nei primi tempi della ripresa si fu soli e quasi tutte si regalavano. Ma a poco a poco altri giovani vennero a noi e s' innamorarono anche da lontano della
copie
capirono quel che
stri
e'
io8
era di sincero
rocia
soldi,
dettero
ci
mandarono
articoli.
S'
incontrarono
di
filosofi
gran
nome
vecchi scienziati
il
loro
abbonati e
gli
;
amici
gli stranieri
lontani ci lessero
e di fuori scris-
e ci incuorarono
sero di noi,
combattendo o ammirando. Fu quella veramente l'et eroica e divina del nostro Leonardo e dur due anni o poco pi. Eravamo diventati una forza colla quale li ognava contare l'at;
tenzione di tutti
fitti d'
ci
seguiva
pazienza da molti
in alcuni lo stupore
;
si
cangi in en-
tusiasmo e
noi,
il
perfino le
si
donne
rivolsero a
il
menti
filosofici
fu
il
punto di partenza
;
di collezioni,
di ristampe
qu
al-
fondatori
non eravamo pi
i
soli
ed
ignoti. Si
cominci
rasso-
a preparare e a pubblicare
d'arte e di filosofia, che
primi
dovevano allargare e
dare la nostra azione
riviste
;
I09
scrivere in altre
ci
chiamavano a
e'
ferenze.
due nomi, accoppiati sempre come quelli di due fratelli, erano ormai familiari alla nuova generazione e molti si rivolgevano a noi come a guide spiI nostri
rituali e
risorto. Si
di scoperta,
tutti
giorni
c'era
nuove anime, da legger nuovi libri, da corregger infinite bozze, da tener testa a polemiche, da rispondere a ignoti compagni e da rinsaldare fresche
da
scoprire,
amicizie.
Ormai
Ma
ci fiacc.
Dopo due anni il mio Giuliano, il compagno vero ed unico, mi abbandon per altri legami, per altri
paesi.
altri
vennero presso
di
me ed
rivista.
Ma
ricolosi,
nuovi compagni,
il
gli ultimi,
non avevan pi
il
l'ardore e
giu-
dizio. Costeggiai
credetti
rimpannucciati
nit.
L' idealismo
divent
misticismo,
il
misticismo
addirit-
Lentamente diminu
la
ITO
l'energia
lo slancio
decadde
simpatia degli
altri s'affievol.
animata diversit
esteriore
di
un tempo
scendeva verso
il
lo
corpo
mutava. La
;
sem-
pre pi rivista
teratura.
11
le figure
sparirono
ricomparve
la let-
mio
spirito,
smisurate di fronte
alle quali
un
po' di carta
stampata
diventava un non so che di ridicolo e vano, si allontan dall'opera mia. Dissidi interni e allontanamenti estemi affrettarono la fine. Da cinque anni ero l a
sfogarmi, a maledire, a sognare
dinanzi agli
altri,
per
gli altri.
Non mi
bastava pi
gli
la fatica era
troppo
scopi
mi sembravano
ormai troppo miseri. Eppoi la mente ha bisogno di riposarsi e rifarsi dopo tanti anni di fioriture e di falciature.
Sentivo
il
di
creatura mia,
figliuolo
pi caro di tutto
:
me
stesso.
1'
armato d'un
fp-scio
sante
come
la
XVIII.
La fuga
della realt.
Questo colore
Son
porta qua dentro la storia di un'anima, la storia dell'anima mia e non quella d'un palazzo o d'un giornale.
Non
dovrei
cascare
in
simili debolezze e se
non me
ne vergogno fino al che sono anch'esse sintomi e prove di im fondo patedi cancellarne le tracce gli
tico e sentimentale
punto
il
mai
possibile eh' io
non
possa veder
l'
idea senza
non
possa
capire
un
i
Le buccie,
so, lo so
lo scorze,
bene anch'
maschere.
io
vestiti, le
maschere sono
lo
scorze,
vestiti,
Non
sostanziale, di pi intimo.
si
vestiti
spogliano, le maschere
il
verit.
sitorio.
Quel che
Le manifestazioni ad uso
degli
altri.,
veicoli
TT2
di queste ar:bascerie spirituali,
le
parole, le parole
stampate
fogli
i
il
che
si
libro,* l'opera
tentativi, brancolasi
lingue che
formano, che
vita sua
Ognuno
di
noi
che
abbia veramente
una
che
un
un
Adamo
le
cose e co-
un
suono e tono, un altro significato. Vi parler di luce e la sua mente avr dinanzi le tenebre e ogni volta che pronuncia una parola semplice, semplicisaltro
uomo, ad esemegli avr in testa il suo uomo che non davvero, credetelo, n l'uomo della cantonata, n l'uomo che sta
la parola
alla finestra,
ma
il
tipo,
n l'uomo di Platone, n l'uomo d' Iddio, e nessun altro il suo ideale, il suo il suo sogno, mito e modello di uomo ognuno deve ricomprendere il suo s medesimo
suo
uomo
quando questo
ogni
giorno
gi passato ed tra
con tutti
lento
me
veleno
della
dimenticanza,
quando vogliamiO riparlare di lui che non pi, dobbiamo rifarci dal suo dizionario, dalla sua grammatica, dalla sua sintassi mentale e non serve a nulla
frugar tra
gli stracci
suoi
costumi
le
113
ammazzare)
sue intuizioni e
Il
le
non bastano noi cerse non possibile la chiamo pittura ci contentiamo della geometria. Io non voglio fare il solista sentimentale di me medesimo. Vospellate, talete r anatomia ? Eccovi 1' anatomia gliate e scarnificate. Questo il mio corpo, questa la ma il fiato cha 1' animava, l' idea che la mia carne informava dove sono ? Tra questo polverio di ricordi,
fuggente.
corpo, la materia
il
lo spirito,
profondo.
anni
Non
il
cercate
qual fosse
hanno gi la muffa di quasi dieci non son qui Io solo posso dir nodo centrale del mio pensiero in quella
:
:
ma
la polla di
nell' io
che
resta,
ha contatto
coli' eter-
all'
eternit.
mio pensiero di quel la non accettazione, la repulsa della realt. Il pessimismo radicale non era ormai pi il punto ultimo ed unico della mia concezione del mondo, e non pensavo a metter sotto gli occhi esterrefatti degli uomini la proposta di un volontario avvelenamento universale. Ma il dolor cosmico, indietreggiando in me come teoria, era divenuto uno stato d' animo stabile, era rimasto come un sedimento
Questo nodo centrale
la
del
tempo era
Papimi.
Un
uo:o
fintlo
114
indistruttibile
Non
lo
for-
mulavo pi
ma
mio concetto.
Non
morte
nasceva idea
1'
renit speranzosa.
di tutti. Perch
il
Non
subUmit prossima e
vita
reale
com'
, la
come
scorre,
non posson
fare a
meno
uno
:
schiaffeggiar
si
continuo di smentite.
trovare
S'
aspettava
il
paradiso e
ri-
credeva di
di bestie
fratelli colle mani protese e trova un branco bramose che ringhiano e s' avventano s' im;
maginava che
e
come
pietra schietta
marmo
di
scolpirci la sua
immasi
mota
i
e di
saggi che
il
al
letamaio. Si sa
troppo
il
non gi
versa loro
petto.
Ma
trae'
animo piccolo che 1' esser contento di tutto, La serenit pu giunger soltanto dopo la fine della giovinezza, quando s' compiuto il giro
pi sicuro segno d'un
attorno e dentro alle cose e
ci si
conforta dell'infinito
non torner.
Io sentivo
115
in quel
dunque fortemente
reale.
tempo
il
di-
sgusto per
il
r imiverso com'
e fiera
era.
accettavo
dispettosa
come
quella di
conficcato in
un
ter-
tendevo a negare il reale, a negare restre inferno. le copie del reale, a disprezzare le regole della vita reale, e a rifare da me, a modo mio, un diverso e pi
perfetto reale. Cos' era infatti quello
spirito
di
furibonda anar-
gU uomini e
dogmi
per
il
se
non reazione
1'
al disciplinato e al regolare
folle e
Cos' era la
mia passione
banale,
buon senso comune ? E il dispregio per le regole etiche e la buona educazione e i feticci popolari e i metodi saggi e le viit borghesi se non
dell' ordinario, del
la
tutti
stanchezza del fatto immutabile e maledetto, e di i riguardi, e di tutti i legami e di tutte le fedi ?
Io
combattevo il positivismo perch i positivisti pretendevano di non esser altro che notai remissivi
.
della realt
mi
riscaldavo
per
l'
idealismo e lo
spingevo agli estremi perch quel mettere tutto nello spirito e quel porre in dubbio anche 1' esistenza del
corpo puzzava di stramberia e di paradosso. Per odio del presente mi rintanavo con pochi morti di genio ;
per odio
dell' esistente
mi abbandonavo
al
sogno
per
pre-
campagne
La mia parola
di
liberazione.
Liberazione da
dit perfetta,
alla
Tl6
cale e universale.
E
il
che
dolori e
volli
rifabbricarmi
quando mi parve d'esser nudo e non fossero pi miei mio mondo. In due maniere colla
:
11 famoso pragmatismo non m' importava gi in quanto regola di ricerca, cautela di procedimento e rafiSnamento di metodi. Io guardavo pi in l. In me il bisogno, il sorgeva allora il sogno taumaturgico
:
farlo
capace d' agir sulle cose senza strumenti e intermediari e giunger cos al miracolo e
all'
onnipotenza. Atalla
traverso la
lont di fare
volont di credere
tendevo
vo-
potesse estendere
r universo
parte a
fosse
il
un ordine
questi
ma
1'
anima pi segreta
1'
Un
potevo
istinto simile
mi condusse verso
:
arte. Io
e'
non
in
soffrire la letteratura
quel che
di falso,
di elegante, di fnto,
di
accomodato e decorativo
codesta parola
sviscerata-
invincibile anti-
romanzi per
La
filosofia
117
assai pi nobile
mi sembrava
ed alta
all'
dell' arte.
Ma
la filosofia stessa
mi ricondusse
arte.
Per poter esprimere pi passionatamente ed eficacemente certi miei pensieri presi a far uso smoderato d' immagini tentai la forma del mito dal mito trassi leggende cominciai a inventare colloqui e visioni e a poco a poco ci tirai dentro come interlocutori tipi
; ; ;
creati dalla poesia e dalla tradizione i quali cominciarono presto a viver per conto loro, a parlar con altro linguaggio, a mescolarsi in altre avventure. Dallo sfogo
liricizzante
mi
avvedermi
il
al racfine e
il
una
delle materie
prime sottoposte
del
l'
alla
H
si
rimugino
affannoso
mio
pensiero,
ambigue creazioni poetiche. E cos mi nacque un mondo fantastico, opposto al mondo reale, dove potevo ritrarrai a piangere e rammemorare, dov'ero padrone e re senza legge. In quel tempo conobbi il pallido Demonio de' nostri giorni e ascoltai le confessioni del gentiluomo malato e della Regina di Thule e accolsi i gemiti del travagliato Amleto je le confidenze di Giovanni Buttadeo e di Giovanni Tenorio. Venivano dall'ombra dell' irreale eppur mi sembravano pi vivi de' vivi che scalpicciavano a' miei fianchi e soltanto con loro m' era dato d' intendere ed essere inteso, d' amare e d' essere amato. Era quello un mondo torbido e chiuso, dove l'ombra
attorno, senza volere, tutto
;
;
soverchiava la luce e
il
nario
;
II
pallidi e
senza
illusioni,
da uomini posseduti e martoriati da idee fisse un mondo in cui gli atti eran e da nuovi spaventi radi ma turbinosi 1 pensieri e dove non eran distinti
;
e della morte.
Era un
s,
altro
mondo
era
il
mio mondo
oscuro e terribile,
ma
mondo,
il
mondo
di tutti.
mentre aspettavo di piegare e rifare il reale coi prodigi della volont sublimata, andavo creando
cos
il
rifugio di
una
La
il
XIX.
I fratelli
morti.
Non
accettavo la realt
non
vi
son parole pi
ri-
mondo
fisico,
umano, razionale che mi premeva e non (java aria e spazio abbastanza alle mie ali irrequiete. Ma non son quelle che ci vorrebbero non dicono, non illuminano tutto. Io non volevo quella realt, ma perch ne vo:
l'aspettato
come
reale
la statua
che
il
rinnegavo
il
il
desiderio,
un pi degno e miracoloso futuro. E anche dicendo cos non ho detto tutto v' in me come un rimorso che non so calmare. Io rinnego il passato ma non son forse nel passato gli spiriti magni, i fratelli sepolti eppur vivi e presenti che mi hanno consolato negli anni della solitudine e negli anni dell'esodo che mi hanno insegnato le strade della
l'anima tutta verso
:
liberazione
le
;
T20
mi hanno dato
pensieri, le
il
immagini,
;
mio vero me
grande eh' io sia, quel che fui e quel che sono ? Non son loro i compagni delle insonnie, i confortatori delle tregue, gli animatori nelle
fatto, piccolo o
mi hanno
mischie, le
essi
ombre incuoranti
Ad
t
primi im-
ferri
Come
il li
me
stesso e
megho
della
mia vita
che
difatti
accettavo,
ma
dico
li
cercavo
per
avere
di
un
che
al-
quella
un
beri
fratello
possa
i
sentire
per
;
il
fratello
maggiore.
i
Questi morti e
;
miei poggi
il
questi morti e
spirito cercante.
miei
questi morti e
?
mio
Contrad-
dizione
gli
mi faceva
disprezzare tutto
il
resto e mi dava animo e lume per uscirne. Accettavo appunto quel tanto che mi rendeva inaccettabile il rimanente. Li amavo perch m' incitavano all'odio li ricercavo perch mi aiutavano a fuggire. Ma che bisogno ho di tali scuse ? Codesti sono, a ripensarci, i cavilli postumi di una simpatia spontanea e di primo boccio, lo mi sentivo bene con loro, soltanto con loro vedevo il mondo attraverso i loro occhi
; ;
di veggenti siero
;
;
Z2l
i
pensavo dietro
necessari
mi eran
l'acqua,
come
pane,
come
il
cielo,
come
come
le quali non si vive. Li amavo, insomma, pi di quel che si pu amare una donna perch nella donna hai un viso solo e un'anima sola e loro mi davano dieci anime, mille anime un'anima per la gioia e una per il dolore una per il superamento e una per la santificazione. Li amavo perdutamente, forsennatamente, immoderatamente. Non ho dunque detto eh' io cercai sempre la grandezza ? eh' io volli esser sempre piccolo vile o pazzo eh' io fossi grande, farmi grande ? Soltanto con loro, coi geni,
:
"
mi portava verso le alture, sopra alla torma bestiale dei piani. Essi mi davano quel cibo che solum mio davan ragione a ogni mio istinto; mi scotevano quando stavo per accasciarmi mi sorridevano dai morti occhi dei ritratti quando stringevo forte la mia penna nera fra le secche dita e inseguivo sulla carta, colla mia
; ;
sbandata scrittura,
d'un fantasma.
l'intreccio di un'idea
il
discorso
li
li
pensavo morti, e se mi ricordavo che i loro corpi erano ormai cenere e polvere e che le loro voci s'eran taciute per sempre
sentivo
il
non
come
morte.
quei
non averli conosciuti. Mai momenti ho provato l'odio contro la non ho amato nessun vivo caldo e parlante
come quei cadaveri
secoli.
122
marmi ed
me, nella mia stanza, o d' incontrarli per le strade pi care, lungo i fiumi scroscianti o i muri scortecciati e ho tentato di parlare e dir loro tutta fa mia passione
di
di solitario innamorato.
Ma
essi
mi guardavano
in si-
dove cotobbi la prima volta i loro amori pensieri e sdegni li ho presenti nei colori e nelle forme e nel disegno dei caratteri e fin nelle macchie e pieghe delle pagine e non li scorder mai. x\ltro che i gingilli sentimentali degli amori terminati Son quelle veramente le reUquie, le memorie della mia vita pi bella volumacci economici mal stampati e scorretti edizionacce stereotipe a pochi soldi il volume Ubretti comI
libri
!
'
come
rammento pure
di loro
luoghi e
momenti
ne' quali
m' imbevvi
eh
mi
apparvero nella luce pi accesa ed acuta. Dante legato nella mia memoria alle estive aurore trascorse sopra una diaccia panchina, di pietra, su in alto, accanto
chioccolo sommesso di una fonte in una vasca acqua torbida. Shakespeare l' ho letto le prime volte di sera, d' inverno, in una camera gelata e sconfortata, al lume di candela Baudelaire 1' ho capito nei viali pi autunnali e deserti delle Cascine, quando l'Arno arrossava il suo argento per la festa del tramonto
al
d'
Shelley
mi ricorda un
viottolo in
mezzo a un bosco
pri-
voce
le
123
Tajne mi
ogni
fredda luce
polverosi,
;
traversati
con r Unico stirneriano sulla sacrato morbido d'erba e odoroso di svanito incenso, ac canto a una chiesa, in cima a una collina, sotto l'ombra ventilata di un tiglio ramoso e ho declamato i versetti di Zaratustra dietro un muro di sassi fatto da me contro il vento, presso un capanno di pecorai, sulle vette erbose e solitarie di Pratomagno. ^la non questi soltanto furono i compagni delle veg lie rinchiuse, delle girate meditabonde e dei magni;
piante e sotto
il
cielo.
Non
dimentico
amati veri dei miei diciotto, venti e venticinquanni e ad uno ad uno mi passate dinanzi e ricordate al mio cuore una data, un paese, un verso, un pensiero. Con tutti voi ho un debito da saldare un' debito eh' io pago ora di tratto in tratto sforzandomi di comunicare agli altri qualche favilla di questo spirito mio che avete nutrito e risuscitato. E debbo specialmente a voi, poeti, che mi portaste come Satana sui culmini delle montagne/ e mi diceste in un orecchio Ecco tutta questa ricchezza, freschezza e bellezza pu esser tua purch tu la veda e la comprenda E a te, Dante padre, debbo la bramosia \ dei paradisi e la mossa violenta e plebea degli sdegni magnanimi a te. Leopardi fratello, la volutt del dovoi,
:
:
nessuno di
dicole infamie
cuori,
1-4
;
degli uomini a te ShelleJ^i* cuor dei annegato come un Dio nel mio mare, l'animazione patetica della natura, e le raffinatezze sontuose
di
te,
un mondo dorato,
e la piet per
il
titani sconfitti
fraterno Baudelaire,
perverso e indimenticabile
gli abissi
te,
il
farsi scor-
gere e
rie
il
mitologie
fanciullezza,
vita degli
Walt Whitman della mia prima ampio del mare, delle folle, della uomini, l'abbracciamento commosso e gene;
te,
il
respiro
roso di ogni
di
a
si
te.
Carducci
il
Maremma,
leon che
non
posa e
desi-
derio dei turbini aquilonari, delle rivoluzioni intransigenti, delle diane pugnaci e della
grandezza
d' Italia.
debbo a Goethe
Furon soltanto
?
poeti, autori di
dram-
Non m'
meravighe
non imparai da loro che la vita so gno e che il sogno la realt e che i pensieri pi gravi, pi paurosi, pi
illuminatori
non
si
trovano ne'
Non
Amleto
non
cercai
Non
furono, l'uno e
?
mia persona
1'
V incontrarono
Idiota e
il
dottor
sorreggono, che
125
A
Cervantes ho preso la
Teufelsdroeck in compagnia di Didimo Chierico e di Filippo Ottonieri. Son loro che mi hanno fatto, che mi
mi dettano.
il
;
santa pazzia
l'amore per
dell' ideale e
disgraziati e
;
gedie interiori
vede lucidamente le cose del mondo, l' inclinazione a Ibsen il rispetto, la ricerca e la al pudor del segreto Carlyle lo scoprimento dello spia stesso di difesa s rito sotto il simbolo e l'abito e il ritrovamento dell'af;
;
fermazione nella negazione ai due fratelli itaUani la malinconica arguzia contemplativa che a fatica raf;
frena
il
pianto.
perch non rammento, prima degli altri, Poe che mi istrad verso le complicazioni degli spaventi ; e Novalis che mi sedusse col misticismo della potenza ?
Ma
filosofi ?
Platone
giovani
belli,
Berkeley
Ila e Filonoous che distruggono idee generali e materia nella caUgine mattutina d' un parco inglese.
Schopenhauer
zione
del
dolore
sole e distiii-
montagne
nobili e bianche e la
:
danza ridente
ri-
co-
disillusi eroici e
quelli
che grattano
lismo per far vedere
il
126
senza ideali
francesi
il
lo
il
il lamschematismo
;
brioso scetti-
cismo di Voltaire,
il
il
cinismo naturalista di
Remy
de Gourmont.
Era questo
il
mio mondo,
la
so-
cevan da sfondo le montagne di Leonardo e da monumenti gli eroi di Michelangelo tristi anche nella vittoria e da quadri le luci e le tenebre di Rembrandt. E si udivano ogni tanto le cadenze solenni delle sonate di Bach e i tempi pi appassionati delle sinfonie di Beethoven e i motivi eroici dei cori di Wagner. Soltanto fra quei pensieri, quelle immagini e quei suoni sentivo il mondo degno di me.
XX.
I piccoli
vivi.
Ma
me
il
per
piccoli vivi.
conoscevo
non avevo
veduti mai
che
per chi
tre
odii
di
pregiudizi e paraocchi
;
senza
falsit,
il
di spopolare
;
l'
intero
di spo-
ogni
l'abitudine,
e della convenzione
di liberare l'umanit
da tutte
stoiano.
le
Volevo
Uberare
(cio,
secondo
li
l'
idea mia,
disprezzavo
~- 128
il
non gi chinarmi
li
fino
loro.
;
per dimostrare
mio amore
frustarli,
picchiavo. Se
umanit tutta
con
G^me
musiche
dolcezze
ma
In
quel
vita
tempo
il
mia
verso
dtl Petrarca
Ma non
tendoli
bens squassandoli
per
il
petto e sbate
dalla
contro
di quel
il
muro perch
dall' ira
ver-
gogna
d'energia,
Mi compormezze
li
domatori
colle belve
dei serragli. Li
pungevo,
bru-
ciavo e
li
frustavo
li
pungevo
;
eh' io sapessi
trovare
li
li
fru-
stavo mostrando loro quant'eran \'igliacchi nella vita, umili nei desideri, primitivi nelle idee, ignoranti in
ogni cosa e assolutamente incapaci di capire a fondo
e di ragionar diritti.
Nessuno sfuggiva alle mie rapide offensive. Se dinon c'era la facevo nascere apposta per improvvisar dilemmi e dar gi btte senza risparmio se
scussione
;
la disputa era gi
129
modo da rimaner
lo
in ridicolo
se
ardito provavo
sua tracotanza e ridurlo al silenzio. Se c'era una cattiva verit da dire in faccia a uno
ero io
il
primo e l'unico a
mi accorgevo d'un difetto, d'una mancanza, d'ima debolezza non stavo tanto a vedere per farne un capo d'accusa e uno spunto d'attacco quando c'era da levar di torno un noioso, un seccante, un pedante, un imbecille gli amici ricorrevano a me ed era caso se costui non se n'andava per sempre, confuso
conlocuzioni; se
;
il
tarlo pi
nascosto d'un
uomo perch
cadere
pojynlo
il
;
appena indovinavo
il
pi vulnerabile e spia-
non aspettavo altro per toccar quel punto. Da una frase inno-
l'infelice non chiedeva grao zia fuggiva. Pochi discorsi mi bastavano per ricostruire
d'un
uomo
quando l'avevo
ricostruita,
mettevo dinanzi perch quello ci si vedesse dentro come in uno specchio e ne arrossisse e se ne
vergognasse.
fAi'iM.
Un wtno
finto
tidiana contro tutti
130
Tutto quanto mi giovava in questa guerriglia quola citazione erudita, l'idea nuova, il l'argomento ad hominem, la ignota, nome d'un'autorit
:
sguardo di compatimento,
l'
sorriso canzona-
tore,
il
ghigno, la risata,
sulle
ingiuria
Purch
facessi
sentire
riorit della
mia mente
e della
se le vittime
van da me andavo a stanarle e cercavo di conoscer via via nuova gente per aver pi larga scelta di anime vili. Mi feci cos in breve tempo una fama di terribile
mi piaceva fui guardato come un pazzo villano e come 1' apostolo della franchezza come un mascalzone da sfuggire e come un eroe della sincerit. Molti, i pi vili, si scostaron da me come da un appestato alcuni, pi degni, mi cercarono, resistettero e forzarono la mia amicizia. Giacch codesto mio modo di fare non era soltanto uno sfogo necessario de' miei istinti briganteschi e guerreschi e un resultato naturale della mia sterminata superbia ma anche un metodo per saggiare gli uomini, un vaglio per scegliere
e di strafottente che
;
migliori e
pi
forti.
Chi
si
aveva a male
delle
mie
mi
odiavano ed era pure quel che volevo perch ho sempre sentito pi bisogno di nemici che d'amici. Parecchi mi stima van di pi erano attratti dalla mia stessa sopportavano volentieri le strapazzate e gli violenza insulti perch sentivano che molto spesso dicevo il
;
;
vero, e che
il
131
vare assai pi alle anime altrui che a' miei propri interessi.
Alcuni amici
me
li
furia di legnate e di
acuti degli
sotto
il
altri,
mio disprezzo e sapevano che sotto la mia gorgonesca armatura di assalitore c'era un povero
poeta
sentimentale
mia attitudine
vv:;rso
Mi piaceva molto, ad esempio, turbare le coscienze con domande impensate, gravi, fondamentali con una di quelle domande che nessuno fa mai e che paiono magari assurde ed inutili, di quelle domande che nes-
suno osa rivolgere neppure a s stesso e che pure rimettono in questione le pi consuete idee del mondo, tutti
altri
i
Volevo costringere
loro ideali
gli
riflettere,
il
a pensare, a riesaminare s
loro futuro,
i
;
stessi, la
ri-
propria anima,
volevo
si
non
scende
con s
medesimo, per ravvedersi, per prender altra via, per accelerare il passo, per non dimenticare se ancora era in tempo. Molti hanno dovuto a me un risveglio di coscienza, una crisi di abbattimento che li ha rifatti uomini e li ha rimessi sulla strada con forza nuova. Fra questi eterni e pigri dormenti che sono gli uomini pur necessario che qualcuno abbia il coraggio di gettare U chi va l della scolta, e di suo-
_
nar
la
132
mattino,
e
i
solito
dar qualche
volti perch
ognuno veda con spavento la sua bruttezza e vecchiezza. Chi non ha la forza di guardarsi in viso si trucchi di nuovo e reciti pure la parte del galantuomo anche s' una canaglia e la parte del genio se pure uno sciocco. Non m' importa il mio dovere 1' ho fatto Odiatemi pure e maleditemi e scansatevi al mio passaggio. Non si rifanno gh uomini coi cerotti e l'omeo:
dove
e'
da tagliare
e bruciare
Bisogna tagliare dove c' il marcio nido deUe abitudini chi non
;
se
l'aria vi
mozza
il
becchini.
non mi pento
d' essere
stato troppo
franco e
;
attaccabrighe.
Non
so giovare che
tormentando
non
posso amare se
non disprezzando.
XXI.
Io e
V amore-
Son passati
vent'anni
;
la giovinezza gi trabocca
la vita pi vera, in
contatto colla
ed anzi fa segno
altri,
?
su tutti
di voler riversarsi
ed espandersi
si
ragiona.
Come mai
idilli
Eppure
in questa et la
pi renitenti cuori
i
questa
la
pagana estate
di tutti
sensi,
un desiderio di piacere, e tutte le mani cercano un bel corpo da carezzare, e i baci son caldi come di febbre su labbra che non sanno, non vogliono, non possono staccarsi. questa la stagione
cui ogni sguardo
degli
tempo
donna
vita.
Questo
il
colle
entra
l'uomo e
gli
pianta
134
la
sia,
momento per
le
confi-
patemi sentimentali e delle furibonde passioni. Perch non si parla dunque d'amore? Nossignora (soltanto alle signore, suppongo, pu
affetti, dei
domanda)
nossignora.
Rinunzi pure a tutte le speranze. Di amore non si parla qui n se ne parler mai fino in fondo. Se ha cominciato a leggere questa vita di un uomo colla voglia indiscreta di incontrarsi
via
e
il libro e non ci pensi pi. Io non scriver d'amore non presenter donne di nessuna specie. Se questo un romanzo sar un romanzo senza
amore.
Se questa una storia sar una storia senza donne.
lei
mia
sensitiva signora,
ma
sar proprio
io
che sono
pa-
Non
gi,
tutt' altro.
E
;
dico
amore
in
platonico e mandrillesco
spirituale e cor-
porale
sentimentale e sensuale.
:
mia vita non dico non sono stato n potevo essere un Tenorio, ma ce ne sono state ed erano donne vere e proprie, donne di carne e di nervi, come quelle che si ammirano nei grandi romanzi e si desiderano
Ci sono state delle donne nella
nella vita.
di letteratura
135
e troppo ardenti
;
erano,
erano, e
non me ne
vano
tre...
il
loro
ho amate tutte una dopo l'altra, coU'anima e col corpo, oppure coll'anima sola e col corpo solo, ed ho fatto con loro l' ingenuo e l'audace,
io
1'
Eh
il
tenero e
il
geloso,
il
magnanimo
il
vigliacco,
come
uomini con tutte le donne. Ho fatto anch' io le mie brave dichiarazioni con la voce tremante e stringendo le piccole mani, tentando di baciare prima del tempo la bocca dalla quale aspettavo il languido s
tutti gli
;
sono
tare
stato
anch' io sotto
e
le
finestre,
nei
mattini
giov ani
il
di sole
cenno
di
l'apparizione di
ne' crepuscoli lebbrosi, ad aspetuna mano, il moto di una tendina, un lume o di un fazzoletto ho scritto
;
mente invocanti e celebranti, suggellate in fondo dall'eterna e vana parola degli amanti sempre ed ho stretto al mio petto altri petti e ho baciato pi d'una bocca e ho fatto chiuder molti occhi con le mie carezze ed ogni strada fuori di mano mi ricorda un nome, un nome che ora non dico un fiore, una parola un fiorec he sta secco e stiacciato denti o un pi libro messo da parte una parola che vorrei dimen:
ticare...
S,
136
e alcune
mia cara signora. Sono stato innamorato anch' io innamorate suppongo donne sono state di me. Ed io le ho fatte godere e soffrire come gli altri uomini ed ho conosciuto anch'io le febbri della bramo-
sia, le
angoscie
dell' incertezza,
il
le
tristezze dell'attesa,
divina incoscienza dell'abbraccio violento quando par che le due anime vogliano strapparsi dai corpi annodati per farne una sola.
S' io
non
non
eh' io
gradi e
gli stili.
Ho
non un'anima
anch' io, gentile signora, ed ho un cuore pieno di sangue e non fui sempre insensibile e non son nato impotente n mi sono evirato mai. Conobbi, fanciullo appena, le ansie degli amori ca-
come tutti, la gU amori illeciti e le passioni proibite e i fidanzamenti approvati e ho finito (anch' io !) nel seno delle gioie legittime del santo matrimonio. Ed ella potrebbe ben dirmi con una tal quale ragione Che pi ti manca?... Se sapesse, signora mia, cosa m' mancato Mi mancato soltanto questo la donna ideale la donna
sti
;
mia verginit
passai attraverso
che prende davvero l'anima e la muta. Mi mancata insomma la donna che possa trovar
posto nella- storia spirituale di uno spirito, nel romanzo
L' etemo femminino ci porta non ho vogha di bisticciarmi oggi con Volfango Goethe. Ma debbo conlessare, per conto mio, che l'eterno femminino non mi ha portato n
cerebrale di
un
cervello.
:
verso l'alto
Sar
il
basso, n su n gi.
mai.
che
137
la
Beatiice
ti prende per mano e ti per condurti su alle meraviglie celesti e neppure come
la Circe che gli uomini nati per seguir virtute e conoscenza trasforma in maiali grufolanti negli opulenti giardini ricchi d'ombre e di ghiande. Le donne non mi hanno corrotto ma neanche purificato.
ospiti gradite o
;
ingom-
branti nei
momenti
;
;
di riposo
tentativi di conforto
di gioia o d
veicoli desiderati
patimento
nella
trici
compagne care ed
;
affezionate della
mia
povera esistenza
mia
ma
ammiranon gi,
dona-
s'io
sincero,
guide,
trici
Mi hanno tolto, mi hanno chiesto ed io ho dato loro un po' della mia vita, della mia giovinezza, del mio tempo, delle mie illusioni, dei miei pensieri ma da loro non ebbi mai nulla. La storia intema della mia anima non stata n arricchita n cambiata per
Non mi lamento
tutt' altro.
Ho
il
pi
a loro
mio
spirito
la
per me. e
donna , una sfrut-
So benissimo che
1'
una
ladra.
Io
mi son
miei tributi.
se
138
ho goduto ho
fatto godere
e se
ho
Per
il
resto
Ma
vedo e ricordo a me non hanno dato mai nulla, proprio nulla, n un'idea, n un po' di forza, n tanto meno ima spinta verso le altezze divine alle quali ha sempre aspirato
1*
non si debbon chiedere alle donne? propendo anch' io per codesta opinione. Ma allora ho tutto il diritto di non parlarne qui, scrivendo soltanto dell'anima di un uomo e non gi di tutto un uomo. O la colpa fu mia che non seppi trovare o capire la Beatrice che poteva inalzarmi ai cieli ? possibile, possibilissimo e, se fosse vero, me ne pentirei pi che di tutti i miei peccati, perch dev'esser veramente una portentosa meraviglia codesta subUmatrice di uomini gi subUmi per destinazione. Ma insomma o non l'abbia incontrata o non l'abbia compresa essa non scesa a indiarmi ed io non posso
Forse
tali
:
cose
Pu
darsi
farne parola.
cara
ed impa-
le
ragioni del
le
mio
silenzio su quel-
che
stesso
ma come
S' io
lare su questo
inframezzando
punto oppure avrei potuto contentarla qua e l di amorosi ricordi questa narrazione di avvenimenti interiori. Ma prnuda
prio inutile eh' io
139
:
non
ci
mi provi
riesco.
non
Eppure non voglio guastarmi irrimediabilmente con lei e con tutte le donne che volessero per caso ascoltarmi, E voglio darle qui un esempio un piccolo, un minimo esempio di quel che potrebbero essere le mie reminiscemze sentimentali. Si tratta di un ricordo assai lontano del primo ricordo d'amore eh' io conti nella mia vita. Serata d'agosto remoto Si scendeva insieme dalla collina, dopo uno dei soliti desinari fuori di porta di tutto il parentado. Ero riuscito a rimaner addietro con lei, con la bambina pi piccola, pi trascurata,
pi
triste,
pi simile a me.
sulla polvere bianca della strada,
ulivi biancheggianti dietro
la calcina bianca,
La luna bianca
sui
i
muri intpnacati
con
dava
un po' teatrale a quell'ora. Cercavo di camminar dentro l'ombre e quando si stava per tornar nella luce la mia mano lungamente
un'illuminazione di sogno
esitante cercava la sua e subito la lasciava, col senso
commesso un non so che di osceno. H mio cuore batteva troppo forte per quell'et e il canto insistente e patetico dei grilli sperduti nei campi quasi mi inteneriva. E immaginavo le testine nere colle antenne protese appena fuor dei buchi terrosi, presso l'erba gi rinfrescata dalla notte, e mi sembrava che il loro verso eguale fosse una domanda vanamente ripetuta di amore e di felicit.
di aver
Anch'
io
140
da quel tempo, di un fmalmente il coragil gio di dire a lei quel che pensavo da tanti mesi segreto delle mie notti smanianti si sgranava a poco
avevo bisogno,
fin
po' di felicit.
mi
ascol-
la tesa
glande
s,
senza aggiun-
commosso i particolari della mia chimera filistea Appena grandi ci si doveva sposare o e lei. Saremmo andati a stare in una casa piccina
Io colorivo
:
ma
.Ci
voleva l'orto
fiori,
gialle tra
ritratti dei
babbi e delle
mam-
me
nelle
comici nere
:
filettate d'oro.
Si sarebbero te-
un
l'uova
un canarino e un fringuello in gabbia, per sentirli cantare un cane grosso per guardia e forse una scimmia piccina come quella che tien l'uccel; ;
si
tutto
il
sempre di s. Per lei tutto era naturale, semplice, facile. Che si dovesse stare inLei seguitava a dir di
sieme tutta
la vita,
I -
non
la
stupiva affatto.
Io
vedevo
la
come conquista
il
si
trattasse di fare
ba-
il
giuoco
po' so-
si,
un
prappensiero
ma
Non mi
capiva.
Non
ci si
capiva.
il
Mi diceva
di
cos
!
dii-e
che
atrocemente meschino
io,
e bambinesco e borghesuccio
Ed
pi nulla.
quello
il
Fu
donna. Gli
altri
coli'
ma
per....
neppure una
il
Ed
disprezzarmi profondamente
in piena coscienza.
solenne
Io domando: chi
colui ch'
proceduto pi innan\i?
Perch
io
Walt
Whitmann.
XXII.
La
missione.
Quand'ebbi conquistato con l'attivit capricciosa e temeraria di tre o quattr'anni quel che ]}er uno qualunque (per molti) sarebbe parso un arrivo e una vitavere un nome, esser letto, discusso, seguito, toria profondamente di prima un sentii pi temuto
vuoto vergognoso in
me
stesso.
?
Ma come
tutto qui
Questo soltanto
il
fine ul-
fatica, la con-
nezza concentrata e compressa per lunghi anni e divampante ad un tratto come un fuoco di gioia sulla
montagna
parole
le
;
Soltanto questo
il
Veder stampato
idee pi care
proprio
il
nome
ripetute le
;
proprie
riprodotto
;
proprio viso
messe in
piazza
le
buttate
i
in pasto ai
qualunque
pi gelose confessioni e
pi inopportuni entusiasmi.
Avere intorno alcune scimmie che rifanno i tuoi gesti e qualche pappagallo che ribalbetta le tue scorger Ubri col tuo nome sulla co^rtina, artifrasi
Eppoi
P.fisi,
Un
uomo
finito
io
coli
146
tua firma
ti
;
sentire
t'
chi
disprezza o
invidia
;
non sa neppure spiaccicarti. Diventare un autore un autore conosciuto, forse quotato cercato dai di;
dagli editori
persegui;
tradotto
rant'anni.
? Cominciavo a ottener tutto questo e sennon mi bastava, che non mi sarebbe bastato mai. Che m' importava essere o diventare un filosofo brillante , uno scrittore ben noto nel mondo letterario , un fabbricante e mercante pi o meno fortunato di parole e di pensieri ? Dove andavo a finire ? Ci voleva poco a saperlo. Anche guardando in su
Ma
poi
tivo che
con tutta
sto
:
la pazza
permessa
ai mediocri,
e'
era que-
sit,
scante e rimbecillito)
premio Nobel....
Sentivo d' esser nato per altre
Ma
cose
;
niente affatto
di voler altri
fini.
Non
era ambizione la
mia
ma
superbia diabolica, superbia divina. Volevo essere veramente grande, epico, smisurato volevo compier qual;
cosa di gigantesco, d'inaudito, che cambiasse la faccia della terra e il cuore degli uomini.
Se no piuttosto nulla. Piuttosto marcire nell'ozio cretino d'una sottoprefettura o imbestiarsi nel lavoro
delle
falliti
mani o
e
il
meglio di tutto
affogare
sogni
centro
di
:
147
ma
:
salite e
animose.
Confesso
che
gli
!
mento
petuto
su
almeno
il
perch,
ma
ri-
un mo-
me
il
mio nome
scopritore
setta, profeta di
teorie
qualunque cosa, ma il primo, il pi celebre, il pi grande in qualche cosa. Essere un di quelli che danno il nome a un' idea, a una moltitudine di uomini, che rivelano una verit nuova, imprevista, bizzarra di quelli che tutti debbono conoscere e giudicare a cui dovuto un capitolo, un paragrafo nelle storie e che hanno il loro dominio proprio, il loro campo a parte, la loro bandiera
: ; ;
riconosciuta.
il
ma
fila,
perch,
il
non volevo
semplicemente curiose e colte e intelhgenti. Anche una sciocchezza, anche una folla ma essere l' inventore
Sul primo
gi declinando
mi
volsi all'azione
:
andava massimo movimento umano del mio paese in quel tempo ed io, l'uomo -del no e della controcorrente, mi posi contro
profondi, pi azione
alla politica. Il socialismo
il
ma
al
socialismo.
~
E
fui socialista
148
Ma
socialista a rovescio
accettai
la lotta di classe.
veri termini,
non
danzito
(il
popolo) contro
che ha fatto e che ha vinto contro la classe che vuol farla abdicare prima del tempo. Difesa borghese poca
:
piet
politica di ferro
espansionismo (cio
e tutte nazionalismo
;
le
idee associate
esercito e mari-
na
I).
lista
gramma
miche
;
di
feci un un nuovo
:
il
pro-
Mi
;
azzuffai
mi buttai
nelle pole-
addentai
le
glorie
;
demagogiche
sbuzzai
le
ideologie rivoluzionarie
'
volli ridar
coraggio e dignit
1'
Italia
conquiste.
Si pensava all'Africa, si chiedevano corazzate, e si cercava di rinfocolare quel po'di spirito imperiale che poteva esserci ancora in Italia dopo le disfatte d'Abissinia. Ma da codesto imperiaUsmo coloniale e militare passai presto per conto mio ad un nazionalismo spirituale. L'Italia mi sembrava un paese senza vita, senza miit ideale, senza scopo comune. Tutto smorto, tutto assonnato. Ognuno per s e qualche camorra per tutti.
Mi domandai
la
qual'era in quel
.
momento
il
mestiere,
Campagna per
oli,
opuscoli,
lettere)
il
tratto.
Volevo che
didi
suo, rappresentasse
149
Volevo che
gli
italiani,
passati risorgimenti, si proponessero un grande fine comune, uno scopo veramente nazionale. Dopo il 1860 non c'era stato pi un sentimento, un pensiero unico, italiano. Era tempo di rimettersi in cammino. Una nazione che non sente in s la passione messianica destinata a sfasciarsi. Ma quale poteva essere questa mta nazionale ? Io stesso non ero ben sicuro. Gridavo e chiamavo eppoi
Dicevo
la
legiato
poteva esser questo \m legame nazionale ? Ben mi accorsi di no. Codesto problema della signoria assoluta della volont trascendeva ogni pi fantastico patriottismo. Bisognava rivolgersi a tutti gli uomini e lavorare per tutti. Non pi gli interessi fisici
presto
di
Ma
un boccone
di terra
ma
'
gli interessi
spirituaK di tutta
l'umanit.
Credevo con tutta la forza dell'anima di avere una mondo una missione mia, una grande missione. Mi pareva ogni giorno d'esser chiamato a fare quel che gli altri non facevano, d'esser chiamato
missione nel
Da chi ero chiamato ? Non lo sapevo, non lo so. Non credevo in Dio eppur mi sentivo a momenti come
un
Cristo che dovesse a tutti
i
Isotta redenzione
;
non. credevo
il
alla
provvidenza eppur
il
messia e
salvatore delle
:
eran voci genti. Eran voci che mi parlavan dentro Qtterranae che parev ano salire da un altro emisfero, da un' altra terra. Immaginavo che questa vita nostra
fosse di gi un' altra vita e che questa terra fosse di
gemavan
in basso,
(no
n morti
ancora laggi, non nati ancora quass), e pensavo che mi chiamassero perch li salvassi, perch li inalzassi
fino a
me
li
divine,
Alcune volte
il
mio stato d'animo somigliava a quello' d'un Dio che senta una moltitudine dolorosa pregare ai suoi piedi invocando felicit e liberazione, morte e redenzione. E mi commovevo come non m'era accaduto mai leggendo Marco, Luca, Matteo e Giovanni e una volta piansi sopra una semplice e nuda vita di Mazzini. Ero spinto misteriosamente a far qualcosa per gli per tutti. Mi sembrava d'aver gi promesso uomini e che fosse giunta l'ora improrogabUe del mantenere. Avevo fatto me stesso dovevo fare gli altri. Avevo dovevo ricostruire. Avevo disprezzato la distiMtto dovevo mutarla e purificarla. Avevo odiato realt dovevo amarli, sacrificarmi per loro, rengli uomini
derli simili
Altrimenti
terra
aver rinnegato crudamente il passato ? A O rifar tutto e ricominciar tutto e sublimar tutto con uno sforzo colossale d'amore e di volont s da rendere
che
fine
brit
151
una mezza
cele-
europea e americana. Tornava in me, anche pei l'azione, il pericoloso dilemma infantile o tutto o nulla.
:
Il
volevo agire.
:
Non mi
dere
le
contentava appieno
lo scrivere
volevo inci-
mie volont nelle cose e negli animi. Volevo uscire da codesta contemplazione senza fine da codesto sbattagliar di parole e di concetti morti da co;
Ero stanco
di stare
a vedere, a commentare, a giudicare quel che gli altri fanno di criticare e disfare solamente. Il mondo pu;
ramente cerebrale, verbale e cartaceo in cui mi dibattevo mi si scopriva arido e senza speranza. Bisognava uscirne per qualche impresa pi vasta, pi feconda,
pi concreta.
Ma non
animale di
semplicemente continuazione
il
pane, per
il
letto
per
quattrini, per la
donna
non umanamente agire come gli altri, Cjme tutti. C'era ben altro da fare e nessuno se ne dava pensiero. Vivere s, ma non la vita usata e sempre eguale agire, s, ma non per gli antichi scopi. H mio passaggio sulla terra doveva lasciare una traccia pi profonda d'una rivoluzione o d'un cataclisma. Volevo, insomma, che incominciasse con me, per opera mia, una nuova epoca della storia degli uomini. Inaugurare una nuova era, un periodo assolutamente distinto, un terzo regno. L'uomo era stato, nei tempi
agire
;
ma
152
primi, puro bruto, belva vegetativa.
Dopo
era salito
all'umanit
s'era
impale-
co
aveva disciolto a poco a poco il pensiero dai gami della pura conservazione s'era illuminato e
;
;
su-
la
di sopravvivenze animalesche
i
la
barbarie restava in
vita meccanica
comuni della vita mangiar bene, godersi le donne pi belle, comandare ai pi deboli, rubare agli altri pi ch' possibile. Le gioie supreme e veramente superanimali del pensiero per il pensiero,
gli
scopi ultimi e
eran quelli
stessi dei
predoni antenati
della contempla-
dunque
in
uno
stato di
mezzo
il
bestiale e
divino. Biso-
gnava strapparla da quell'ambiguit, da quella contaminazione. Uccidere, recidere, estirpare tutto quel che
c'era ancora di
sottumano nell'uomo per renderlo so-^ non pi uomo. Avvicinarlo a Dio, fame prumano la divinit vera, innumerevolmente vivente nello spirito e per lo spirito.
pura dell'uomo
L'anima, Volendo agire sull'uomo in senso inalzante bisognava agire sull'anima. Soltanto
?
biamento radicale di
rotta, in
spirito gi
il
1.53
seme,
il
vina dell'uomo.
.
La contemplazione
nello
facolt e
spirito.
perfettibile.
d segno di possedere il germe d'altre primo moto verso mirabili svolgimenti. Se qualcosa di nuovo e di grande uscir fuori nella vita dell'uomo uscir dallo spirito ; se vogliamo perfezioprese insperate
il
Tutti
e tutti
1
motivi degli
atti.
tutta la vita
diversi, se
cambierebbe.
proponesse
fini
nazionali,
l'
so-
moraU -^
Mutando
si
interno
il
muta
l'esterno
rinnovando l'anima
rinnova
mondo.
il
addormentata, volgare, fisica, infernale mi nauseava sempre di pi. Volevo che gli altri sentissero anche loro questa naulenta, pesante,
rinnovato.
La
negare la vita del corpo, la vita tradizionale, la vita barbara e selvaggia mascherata malamente (e resa
pi atroce) con ferro carbone ed elettricit.
154
Un'ultima ascensione era indispensabile. Il nuovo volume della storia universale doveva finalmente aprirsi. poi carne e L'uomo era stato dapprima tutto carne spirito insieme e ora doveva essere tutto spirito,
spirito solo.
Dopo
umana
l'et
Dopo
1'
e infine
forza.
Guidare
ecco
il
do-
La mia mis-
soprumana vita ch'io presentivo e intravedevo con l'esasperata tensione dei massimi desideri. Ma in che modo ? Ed ero degno di mettermi a tanta impresa ? E sarei riuscito ? Ero io stesso cos pervaso e dominato dall'anima per avere il diritto di svegliare l'anime altrui e di imporre agli altri un'esistenza meno avviluppata nel brutto e nel male ? E se anche l'anima mia fosse stata netta, virtuosa debolezze avrei avuto l' intelletto abbastanza senza e grande e gagliardo per ispirare agli altri coll'arte la
periore e
e per condurre a
compimento
l'elevazione
?
alla
me
ripuUrmi e
grandificarmi giun:
io stesso
tramutarmi
in santo
ed
in genio
XXIII.
II
perfetto.
Ma come
jhe abbia
il
Ma non
c' proprio
compassione e senza inzuccherature cosa son io ? Non c' nessuno che mi vogHa dire spietatamente, da vero amico, quel che ho fatto di male, quel che non ho fatto e avrei dovuto fare, i miei difetti, i miei vizi, i
miei delitti
?
come
le
non dica
quel che
ciarvi vi
sul serio
Temete
eh' io
mi
direte, e
la
romper
Non avete mai visto la d'un uomo franco che dice la verit ? Io vi chiamo e invoco con tutta l'anima, con tutta la disgiaziata anima mia Ho bisogno di sapeie cosa ho
venite innanzi, perdio
faccia
!
Ma
commesso di brutto per pentirmene e per scontarlo ho bisogno in tutte le maniere di conoscere i miei difetti per sbarbarli, abbruciarli, disfarmene una volta per sempre. Non avete ancora capito cos' che mi agita e mi morde notte e giorno ?
Io voglio farmi
un'anima grande
voglio diven-
tare
Io
150
nobile, perfetto.
bene.
La
mi
disgusta.
voglio esser
grande o ammazzarmi. Non c' nessun'altra scelta per uno come me. Ho bisogno d'esser pi in su di voi per
tirarvi ancora pi su. Ma per diventar grande bisogna rifare e tormentare e ripulire e ingigantire quest' anima sola che e' stata data non so da chi per
Per
farsi
piccolezze
sudicerie
;
grande l'anima bisogna conoscerne tutte per farla pura bisogna vederne tutte
;
per
le
le
farla
le
paure
e le vilt.
Credete voi che abbia guardato poco me stesso ? V'immaginate ch'io non sia stato a spiare tutti i moti e i lampeggiamenti e i ritiri e i nascondigli e i tremiti e i palpiti pi nascosti dell'anima mia ? Eppure, meravigliatevi quanto volete e trattatemi pur di bugiardo non ho trovato niente, ca pite, non ho trovato niente che mi faccia schifo e disonore. Non sono stato buono, in tanti anni, ad avvenon dermi di un vero difetto, di un vizio dichiarato m' riuscito mai di fermarmi alla soglia di un atto e Non mi accaduto dire Questa una canagliata neppur una volta di sentir mormorare dentro di me il rimorso per qualche azione non compiuta o fatta male, o contraria a qualche legge degli uomini o d'Iddio. Ma ditemi almeno una volta la verit, in nome delle vostre mamme, ditemi s' mai possibile che si Sarei forse trovi sulla terra un uomo cos puro
un santo senza peccato,
macchia, l'uomo perfetto
157
pensatelo neppure
,
Non
un
fra
momento:
le impossibili.
e puzzolente
sarei pi
me
grande,
di
avere
un'anima grande, un'anima bella ? No, amici, inutile tentarmi colle parolette all'orecchio. Non vi credo n vi creder mai. Pu darsi ch'io sia puro e perfetto per voialtri, per, questa losca morale di straccioni e di traditori, di vergognosi stanchi
e di maiali mascherati.
;
Ma non
me
son puro e grande non per te, o ideale indescrivibile della mia vita sono come vorrei essere e come devo
essere per avvicinarmi senza rossore alla morte.
Gli che nessuno
pu conoscere
s stesso
nes-
suno pu yedere con severit e dire con franchezza tutto quello che sente, pensa e fa. L'astuto amor proprio,
la fiubissima
vanit,
la
il
calcolatore interesse,
la
timorosa vergogna,
l
sfacciata
a nascondere, a velare, a coprire, a scusare, a giur stifcarc. Dev'esser per questo eh' io non m'accorgo
del marcio che porto in
me
e credo d'esser
il
cigno di
un'assurda perfezione.
Voi capite ora come mai ho bisogno di voi e perch non posso fare a
meno
ahii vedono tutto
naturale malignit
pronta.
il
153
e'
male che
gli
in
un uomo
la
umana ha
alla
;
Niente scappa
Quel che non vede indovina quel che non pu indovinare intravede. Non da oggi gli uomini son lesti
a vedere
le
Non
Qui non
si
tratta di sot-
dcn
forse
;
inorridito.
Ma
perch
non
nessuno che mi parli almeno uno, uno solo, che mi venga a dir tutto ? Vi ripeto che non son come odio le adulagli altri, io. Delle lodi me ne strafotto
e'
;
non posso soffrire i giri di parole. Avete forse paura ? Ma vi giuro che il primo che mi far accorto di un difetto diventer il mio salvatore, l'amico pi caro, il mio vero fratello. Forse l'anima mia troppo orrenda e vi manca il
zioni
;
sua bruttura ? Fatevi coraggio e Vi ricompenser come posso. Vi dar tutto parlate. ander a rubare per farvi dei quello che posseggo
;
regali
mi
e adorarvi.
il male ? E allora siete male c', voi, estranei, dovete vederlo a prima vista. Aguzzate lo sguardo, fa-
Non
a bruciapelo
ma
voglio in ogi
modo che mi
mia
vita e la
mia morte,
la
mia grandezza
e la
mia
159
quando non
Venite
Io
!
Cosa mormorate cost tra voialtri ? Lo so, lo so che non sapete far altro che dir male degli uomini in
segreto, caluimiarli sotto voce, e accusarli
ci
sono.
Ma
con
me
finire.
alla luce
del sole,
non
e
mi vergogno,
non scappo.
salire
Vogho
io.
essere
accusato
Ma
forse....
dove so perdonatemi
se
vi offendo
ma
non volete svelarmi i miei vizi e i miei pec, cati perch non possa purificare il mio spirito, perch non mi sia dato giungere alla perfezione che
forse voi
aspetto.
Io
mi raccomando a
1
voi, uomini,
a voi
tutti, ami(?i
grandezza
Non
gli
Non vi fennate se mi vedete non vi commovete se mi vedete diventar bianco. Io mi ammazzer se non mi fate vedere quanto son peccatore e colpevole, se non mi dite subito quanto sono spregevole e miserabile. Io mi raccomando in ginocchio a tutti gli uomini della terra. Abbiate una
dannate ferocemente.
piangere,
sola volta
il
verit
XXIV.
U ingegno.
Mi dicono questi uomini qui
dell'
un grosso piacere, questi buoni figliuoli qualcuno che arriva fino a dire che ho molto ingegno, un grande ingegno e son quelli che credono d'amarmi di pi e
di esser pi vicini a
me.
Cari uomini,
vi ringrazio e
!
vo-
Ma non e' proprio nessuno tra di voi che s'accorga quanto mi offendete e amareggiate con questo ingegno ? Al diavolo, il vostro ingegno Che roba questa ?
" !
un uomo
d' ingegno,
un ragazzo
di belle spe-
ranze fino alla bara, im buon compagno spiritoso e che sa interessare la gente ? Per chi mi avete preso,
perdio
?
Ho
un uomo
che
si
quando ha
IDI
portafoglio
?
Non
vi
siete
accorti,
mercanzia pi comune che si trovi alle fiere degli uomini ? E poi specialmente in Ditemi un po', se vi riesce, chi non ha ingegno Italia
!
lo
strade,
riempie
le
case,
inonda
hj^ri,
emana da
d*
Che ragazzo ingegno Peccato che non abbia voglia Quello un malfattore, un imbroghone, ma che ingegno Dice d'accordo. bestiaUt grosse grosse
!
dalle cantine.'
di far nulla.
l
delle
beli'
si
ingegno.
i
sentono tutti
giorni,
tutte
le
trattorie
dove
ritrovano
cosiddetti intel-
lettuali.
Chi sa mettere insieme la balla tetta o la canzoncina con qualche cadenza simpatica e rime passabili'
ha ingegno.
Ha
ha ingegno chi picdavanti a im Beethoven il pianoforte chia con garbo ha ingegno chi sa descrivere con sentimendi gesso hanno ingetale eleganza le stragi di un terremoto gno perfino gli scultori di marron d' india e di diletaltrui l' intelligenza tanti avveniristi che godono ma dando in fumo parallelamente le idee e i sigari
all'acquerello che paion veri
fioreUini
av.iui.
Pai-ini,
Un uomo
finito
ix
l62
Ve
gno
lo
domando
?
fra noi
ingegno
dice che
Anche
i
anche
anche
giornalisti....
:
Sia detto
dunque una volta per sempre chi mi ho ingegno mi offende. Chi mi dice che sono
d'
un uomo
ingegno mi addolora.
il
Io rinnego
nali in latrina.
Io vi parlo chiaro
per
me
l'
ingegno
non
altro che il grado subUme della mediocrit. L'ingegno quella tal forma superiore d'intelligenza che tutti possono capire, apprezzare ed amare. L' ingegno quella mescolanza saporita di facilit, di ricerca, di
spirito,
di
luogocomunismo rinfocchttato,
di filistei-
smo un
agii avvocali,
agU uomini
e
terra,
di
mondo,
il
alle
che son
famose permezzi e
paradiso e l'inferno,
grande.
Ingegno, in to-
non
me-
anche quella speciale merlatura o insenaturjL di ferro che sta in fondo alle chiavi e che serve ad a prue. Questi due sensi non son vicini soltanto nel dizionario. L' ingegno quello che apre.
che mediocre,
ma
si
capisce quasi
piace a molti.
il
il
ci
fa
1'
una
altro
posizione.
Uno ha ingegno per far belle cose ha ingegno per dar ad intendere che le sue
163
brutte cose
son
belle.
diversi
ma
guadagnano
tutti e due).
E
si
Io
non son
di loro e
:
non
ci
modo.
semvoglio
pre
inutile
me
piacciono
vivi
gli
estremi.
In fatto
di
esseri
non
bene che agii animali o vegetali perfetti, a quelli che fanno onestamente il loro lavoro, senza capir di qua e di l nelle chiacchiere altro, senza svolare oppure al genio vero, all'anima e nelle ambizioni
grande,
di notte.
all'
eroe
gigante e solitario
come un monte
O un
gli altri,
contadino o Dante
fuori dai piedi gli
uomini
uo!
mini
spiritosi, gli
uomini
Cosa siete voialtri dinanzi a un villanaccio sporco che batte il grano per darvi da mangiare o davanti a un
poeta che spreme
fate
dall'anima sua
quelle
parole
?
1
che Cosa
Per
glio,
me
la scelta gi fatta.
Non
potrei,
anche se
volessi, diventare
un
ma
vo-
disperatamente voglio, diventare im grand'uomo davvero diciamo addirittura la parola che fa paura
un genio
se
che voglio e spero, accetter volentieii il doloroso destino e pianger per conto mio e non puttanegger
con
quelli
solo, in
un can-
tuccio del
mondo, come
il
i64
E
tali
non mi pentir
gioie
di nulla son sicuro che prover anche se non riesco che prover tali
:
gioie nel sentirmi l'anima pulita e tesa verso qualcosa di assurdo e di maestoso, che
non
sentir neppure
il
suo ortistesso, se
cino e lo crede
un mondo.
E
non
ste
non
ti
me
fa lo spirito,
non
si
tira
su a biscottini
le
ideine
graziose,
non
numeri
delle rivi-
ed
Il
ai libri
che
il
far a
meno
rante e
e
dell' idiota, di
quello che
si
meraviglia di tutto
fa dei
discorsi
Ma vengono
ore meravigliose
soltanto al genio, o
me
stesso, quelle
bocca tua, nelle quali tutto luce, tutto s'apre, tutto limpido e armonioso come l'acqua di un bel fiume
il
fuoco, aria
come
l'aria,
quelle
il
come
mondo
mai
il
Non
momenti
Per una
inge-
una
l'
mi parrebbe
d'averte, rubata.
XXV.
Dies Irae.
ma
me
un
sublime
invi-
amore
(salto
;
della
pericolosa avventura,
verso
del
grande tentativo
dell'uomo
un'altra
;
vita
rovesciamento dei Giovi la proal di l della vita messa del serpente finalmente mantenuta redenzione vera, senza la croce- e il sangue gi dalle mani bianche che benedissero) sogno taumaturgico vertiginoso, in;
vincibile
nella
citt,
piccola
piccolissimi uomini.
le
volont
nel cervello.
verso
la
mediocrit
necessaria
cercavo
di
corpo
mi combattevo
le
mi punivo
mi educavo
al
dolore per
prove prossime e
terribili.
Sentivo la ne-
lOb
cessila di raccogliermi tutto, nell' intimo, nel pi pro-
me
stesso
e nient'altro.
Dovevo
io
primo uomo della nuova umanit r esempio iniziale di una vita tutta
essere io
dovevo dar
interiore, tutta
Mi accorgevo di esser lontano dalla mta da me segnata e di non essere ancora lo spirito senza macchia n debolezza, predestinato ad accompagnar gli uomini nel gran passaggio al di l della vita presente. Ma non per questo mi scoravo. L'entusiasmo generato dalla stessa assurdit dell' impresa l'ardire che mi faceva
;
maggiori degli uomini pazza del trionfo lontano la superbia colossale di sentirmi strumento di una missione tanto insolita e tanto meravigliosa nell' immaginazione il
apparir miserabili tutti
i
fini
la certezza
mi acciecavano
un mortale. Mi sembrava come un gigante invisibile che posasse un piede sulla cima di un monte e 1' altro
travalicar
sulla
terra
e avesse
il
scaldasse al sole
fascina.
come un povero
al focherello di
una
mi
tra-
versavano l'anima in quei tempi e la pi grande cacciava di nido via via la men grande con un crescendo parossista di
mana senza
freno.
TD7
Ma
Render
il
sempre lo
stesso.
possibile, desiderabile,
prossima
la palingenesi
del genere
umano,
la trasfigurazione dell'uomo-bestia,
Ma
era necessario,
gli
altri
il
cominciassero a
disprezzo, lo schifo,
fosse in
all'arte.
tutti
quanti
come
in
me.
allora
pensai
il
miracolo. Soltanto la
menda
l'
inconscienza dell'abitudine
e rinnovare
e rinfocolare tutte
le tristezze
e risvegliar la vergogna
non opei
Le
teorie
meno
e seccano
ma l'arte
uomini a specchiai si nel mar morto dell'esistenza e a ritrarsene inorriditi, subitamente presi dalla volont di fuggire, di essere altrimenti. Per Narciso lo specchiarsi nello stagno incorniciato di margherite fu cagione di morte per l'umeinit sarebbe
gli
umana
stato cagione di
L'opera di
quei
in
momenti minuta, episodica, confinata. Vivevo una atmosfera di grandezza, pensando cose grandi
:
essere
in
me,
in
anche
la poesia (per
quanto strumento
iniziale
di re-
168
denzione e niente pi) doveva esser grande, grandissiitia.
tela,
come
dramma
universale,
una scena
infinita.
Volgendomi addietro
nou vedevo che due libri degni d'attenzione nel senso mio la Divina Commedia e il Faust. Tutte e due ras:
il
di l e
il
mondo
;
sotterraneo e sopraceleste
il
per giudicare
lore e
il
terrestre
in Goethe
mondo
le
del mito
Amore
il
Su
il
Gi
Santi e
Madri
il
Doun
viaggio
nn peccatore mortale
voglioso di salute.
Ma
sigliere
leggende
non eran motivi bastanti per mettervi attorno tutta la vita di tutti gli uomini in tutti i suoi aspetti e mornenti. Ci voleva qualcosa di pi. Di pi grande, di pi grande ancora. C'era nel cristianesimo un altro mito che faceva meglio al caso mio il giudizio universale. E disegnai allora nella mente e sulla carta l'unica trail Dies Irae, il gedia consentita alla mia demenza
: :
giorno
oella
uomo.
Quando
come un
nelle
sole fu
nascosero
catacombe,
pi vicini ai loro
morti, e
strinsero assieme
come
le
pecore all'appressar
169
dell'
inverno.
La primavera torn
non dette pi
;
fiori
bovi,
e le citt di
marmo
e di ferro
si
disfecero
a'
poco a poco
nell'abbandono
delle
tenebre silenziose.
non volle lasciare il cielo. Tutti avevan rinnegato da gran tempo la superstizione palestinese che prese il nome da Cristo ma
soltanto
i
Un uomo
suoi fratelli
egli solo
sopra un'altura
gran
fine.
Ed
l'Apoocchi
calisse
di
Giovanni
svolgeva sotto
suoi
lambivano
le
montagne
cieli
finalmente
con-
un
quando
ad annunziare la fine ai fratelli. 11 giorno temuto giunto. Il libro non mentiva. Davide e Sibilla erano stati testimoni veraci. Bisognava prepaterranei
rarsi
a morire.
H
.
ecco la vigilia
Ma
gli
non volevan
Il
cristiano
gridava troppo forte. Nessuna voleva ascoltarlo ma le sue parole turbavano ogni cuore. E allora alcuni si ri-
cordarono che
il
crocifisso
per
170
derisione a quella sua fede anch'egli fu inchiodato sopra
una croce
gli
di legno
le
il
ferro
mani e il sangue colava a goccie pesanti e il torace nudo sobbalzava nell'agonia egli annunzi ancora una volta la certa fine, l' imminente fine. Quando la morte gli serr la bocca tutti gli uomini
squarciava
si
sentirono liberati e
felici
si
di-
come un
in-
Ma
; ;
bentosto
le
si
spalancarono
sotterranei
montagne precipitarono
le
fragore
mille
tuoni
volte
dei
Tutto tacque. Vi fu qualche ora (o secolo ?) di silenzio come prima. Il sepolcro rotondo girava nel nulla colla pace dei suoi ossari. Tutte le voci tacevano tutti i problemi erano sciolti e i morti potevano finalmente riposare perch nessuno viveva accanto a loro nessuno
li
ricordava,
li
piangeva,
li
rimpiangeva.
Ma
bili
della resurrezione.
giche, le
le trombe terriLe trombe acute, le trombe matrombe immaginabili le trombe dal clangore
:
cos forte, cos penetrante, cos profondo, cos imperai morti che dormono da mille e diecimila anni. Le trombe celesti, suonate non si sa da quali bocche, potenti come la pi dolce
tivo
da svegliare
morti
anche
parola di Cristo
da
ai
far
tremare
le
i/x
da ridare
Ecco
la vita,
il
respiro,
il
moto
a tutto lo stermi-
grande come
il
mondo,
aperta da
queste
un mare
di
all'altro
di tutta questa
umanit
questi
donne,
vecchi,
di
questi
bambini
fratelli e
stella e si ritrovano
e gri-
li
e chiedono e
non
si
si
na-
si
ritrova,
riconosce,
si
rammenta. Cominciano
colloqui
parlare
con
i
Alessandro
Dante abbraccia
le
Virgilio
i
Carlo
dati
;
V
;
sol-
donne belle cogli amanti perduti i contadini che nacquero e morirono soli sulle montagne si restringono insieme e si fanno il
segno della croce.
Tutti finalmente seppero perch erano stati ridesti
e seppero quel che gli attendeva. I veri cristiani esul-
il
condannare e premiare.
;
Gi cominciavano qua e
le
l le discolpe e le preghiere
le
invocazioni di piet,
disperate
domande
il
dell'ul-
coraggio
che questa
172
-ti.
kermesse postuma era l'ultimo dispetto del destino prima deirannientamento vero. Vi fu chi propose di
costruir case e
nominare un governo
e furon visti
uomini e donne abbracciati assieme gi in tena per dimenticare il terrore di quella peccaminosa stretta. Nessuno si capiva nessuno capiva pi l'altro. Ogni
;
tumulto
si
faceva
I
da persuader
i
tutti al silenzio.
;
pro-
loro affari
ve n'era uno
salito
giudizio
non cominciava.
forse anni.
nessuno venne.
gridarono
cristo!
CRISTO!
CRISTO!
uomini
a spesoffrire,
La voce unica
cielo
come una
sfida.
essere giudicati
l'incertezza dell'attesa
Un
rire
povero disse
una
prostituta la
un re disse la vita dei re un operaio la vita degli opevita delle prostitute un ma;
;
moun
con-
tadini cinesi,
i
guerrieri d'America,
legionari di
Roma,
chiese piet;
ognuno chiese
di
173
colpevole
Chi di loro era stato felice? Chi di loro era stato La vita non aveva mai dato a nessuno ?
e i pi eran rimasti Dio aveva parlato soltanto agli eletti. Chi li aveva fatti cos ? E cos'era questa commedia della resurrezione ? Se non pronta una vita assai meglio" la morte pi bella meglio la morte
dopo
le
torn su tutti
il silenzio. Anche i cristiani titubavano. non appariva trionfante, in mezzo al cielo spalancato, sul trono di fuoco, circondato dagh angioli e dai santi, come nelle pitture dei frati antichi ? Ma finalmente, sopra la moltitudine muta, si ud una voce che disse Cristo non in cielo. Cristo fra voi umile e solo. Anch'egli fu un uomo, anch'egli fu colpevole, anch'egli aspetta d'esser giudicato. Che l'uomo giudichi l'uomo e che ognuno abbia quel che aspet-
Perch Cristo
t. Quelli
quelli che
crederanno soltanto
!
alla
morte torneranno
cenere e polvere
gli
uomini riposarono
per
sempre.
Com'
ridicolo, ora,
e tutta
La
Mille
i
la vita
con tutti
mata
l'
in
dramma
l'
comal-
fino
174
Io sognavo di rappresentarla sopra
come un
rio,
e che le
musica fosse pi divina di quella di Wagner. Avrei il mare per orchestra il vento come respiro razze intere per cori e una lingua nuova, formidabile, perfetta e chiara, dove tutti i nostri suoni si ritrovassero, dal mugolo d'un poppante fino al rombo solenne urli di delle cascate. Gemiti da commuovere i cieli
voluto
;
nazioni inginocchiate
gibile silenzio
!
il
silenzio,
il
vero,
l'
irraggiun-
uomini avrebbero dovuto tremare leggendo, vedendo, ascoltando l'opera mia e avrebbero dovuto
Tutti
gli
;
riconoscere
vita, tutto
l,
in quell'ultima finzione,
il
il
bene e tutto
male
tutta la loro
la corsa
(il
senza
giorno del-
ira)
da loro
stessi,
E
nuova
mo-
della vita
promessa da me.
XXVI.
Fare?
Filosofia
!
ri-
posatrice
filtro
di
mi dolcezza superba di una vita mancata succedaneo dionisiaco della normale empira, delle gioie fisiolo; ;
giche,
delle
!
distrazioni
(consolazioni
?)
a pagamento.
;
Filosofia
l'adolescenza
cre scritture
pregliiere
;
passione della
eppure pi cara,
!
adorazione senza
di tutte le religioni
Pensiero astratto,
;
nudo come
e,
idea pi armoniosa
per-
d'ogni
creatura
concetto
immacolato e lineare
la
tela intatta
del-
vivi
Mondi aladinici di fantasmi pi vivi dei ombre pi sireniche dei corpi di parole pi polpute delle cose di formule pi infiammanti di una
Filosofia
;
!
di
strofe
Tu
fosti
;
il
ban-
mia
vita astemia
la
febbre
176
della
della
mia
vello
principi,
dialettiche,
;
nient 'altro
sistemi
;
che
astrattezze
Vissi di sistemi
;
vissi
mi nuil
tricai di metafisiche
sognai metafisiche.
Le selve delle pii aspre ideologie furono e non c'era neanche una fogUa verde !> eden
mio
sole
11
ragionamenti
feriva
chiudeva a forza di luce. In quelle solitudini tutte pruni e stecchi conobbi anch'io, come gli anacoreti, le tentazioni carnose delle
miei occhi abbacinati e
li
Le donne mi guardavano
;
e sulle rive
Goethe dondolasale
vano
nit.
impregnata di
ti fui
e d'infi-
giorni
e tante notti
i
fedele
come un
cavaliere
di chanson de geste e
non ebbi
;
In tutti
libri ti cercai
ti
da ogni parola
ne' piccoli
estrassi
nei grandi
ti
conquistai
scoperta
Grandi feste dello spirito per ogni lotte lunghe corpo a corpo per ogni imposti difesi.
;
sessamento di verit
te, filosofia,
1'
;
debbo tutto
la
purificati
estasi
l'esercizio della
distruzione
il
riorit sugli
Eppure venne
che
sei
:
-^77
in cui
il
momento
mi
apparisti quel
;
boccante
Ed
tradii.
io ti ripudiai,
disprezzai, ti licenziai
ti
Per quel eh' io volevo fare non eri che un ostache promettesti non mantenevi. Di quel Quel colo. che mantenevi non sapevo che fare. Io cercavo l'azione,
il
fare,
il
la realt del
mutare domani
inutile,
templazione
brilit
la
faticosa
delle
(mutamento, creazione)
:
perci la realt
ticolare).
(realt
immediata, concreta
al
il
par-
nulla
il
concetto
navo
alla prefilosofia.
E credevo,
filosofi.
di trasformazione di struproblema di strumenti menti. Ogni filosofo s'era curato soltanto di trovare
antichi,
ma
tutte le so-
cadendo insomma, prodotti, di ne' medesimi paralogismi, strutture mentali somigliantissime. Era inutile prosesime premesse, rispettando
le
medesime
leggi,
ci
avvertiva
coll^
Un uomo
finito
la
resultati
^
178
I
che
non
c'era pi
macchina
cambiamenti
di
espedienti mediocri
prodotti,
per
avere
il
diritto di sperare in
soliti,
ma
gli
unica
di ricominciare
da
i
un'altra parte.
La
;
;
filosofia
una costruzione
filosofia
i
tirata
su con strumenti
cervelli dei filosofi
strumenti della
sono
per migliorarne
;
prodotti
bisogna
la filo-
bisogna migliorare
le
Bisogna
cambiare
Cio
:
anime.
non
gi soltanto conoscere, descrivere, contemplare. pochissimi) hamio pensato I filosofi (e non tutti
:
a mutare uno solo degli strumenti il linguaggio, e non hanno pensato al pi importante di tutti all'anima loro.
: :
Lo
che pr moltiplicare
perativi
quando poi
gli
norme, uomini
i
comandamenti,
si
gli
im-
strafottevano delle
essere
le
stesse
meno
di
feroci
ma
i
certo pi ipogusti,
i
Trovate
il
modo
cambiare
valori
interni delle
anime
Mutate
la personalit loro,
direttamente,
virt
al
mio
gli
di rivoluzionario spirituale
le
cambiare
uomini, cambiare
menti.
Ma non
le cose.
volevo soltanto
cambiare
gli
gli spiriti
bens anche
Anzi
cambiare
spiriti
perch potessero
pi
e pi rapidamente
cambiare
i
le cose.
Ma
per cambiarle
;
nomi
genealogizzate
rali e le idee
mulati
cetti.
Non
mutare
la realt
le
non basta
co-
forme
dell' intel-
diventar
della
atomo
momento
sua corrente.
Occorre entrare in contatto con tutti
(anche
i
i
suoi aspetti
visibili)
;
pi nascosti,
pi transitori,
;
meno
abbandonarsi al suo corperdersi nella sua immensit so farsi realt viva nella viva dealt. Non gi restare al suo cospetto come
;
reticolata,
buttarcisi
lei
e penetrarla
dentirne in noi
il
multisapore
fluire,
ch'essa di-
Nessuno aspira
simazione.
Neppure
gli
artisti
p)er
quanto
espri-
mano
il
Vi son attimi e
arrampicamento acrobatico Questo paziente scovamento del concreto particolare dovrebbero fare i filosofi piuttosto che gingillarsi ancora coi giuochi
nessuno cerca
verso
le
:
altro che
simmetriche.
nio del
al
domi-
mondo.
di separarsi dal reale,
si
come
e so-
giudica e lo misura,
sentir fratello ogni
il
disfacesse
modo da
atomo
mo
il
macrocosmo, e ogni parte del mondo sarebbe come una parte della e come la volont muove a suo piacere sua persona ogni membro della persona potrebbe allora muovere ogni elemento del mondo. Da questo fermento d'idee nacque in me quella specie di filosofia che fu detta pragmatismo e che in
tKl
altri
differenti. Ci^
nonostante
dere
verit della
;
nuova
me
essa,
fu
un
lie-
misticismo magico
zionale.
negli altri
Fummo
gettato
ma
qualche
vito
fu
pacifiche
madie
delle
dottrine
conservatrici e tradizionaliste.
Uomo
di teoria
teorici,
loro
Per un tanto
;
magine e
gli istinti
il
tutti
l'uomo nuovo.
XXVIl.
Vetso
il
nuovo mondo.
legislatore, a postolo e
Capo
di
una
filosofia
mas-
Non
le
Vero
i
=^-
utile.
= fare.
che pi inalza
vita e ci promette
premi pi duraturi.
si
far
di-
ventar tale
vangelo pra:
americano.
:
Non
pi paura
osare e
teorico
saltare.
Non
pi dubbio
ha da
moneta
spicciola di fatti
le
i
Via
ci
metafisiche
secchi con-
e benvenute le religioni
Quelle ci danno
:
tomi concettuali
del
mondo
queste
offrono le pro-
non possono
Che farcene
conoscere e
non possono esser negati. una conoscenza che non fa neppur che per giunta non entra neppur di straforo
di
i83
la
Noi vogliamo
la teoria-strumento,
striale, lo
l'idea
Presa
tono un po'
m'
ispirava.
La
Ma non mi
trascinarla su per
grande o gettarla.
Presi
cieli dell'assiurdo
farne
una cosa
dunque
la
parte
che suggeriva di pi
vere, per
come render
mezzo
della
Perch creare
Lo
spirito
drone di tutto
aver pi
in certo
limiti.
la
potenza della
la
Come
i
modo,
fatti,
doveva agire
di
altre
come strumenti,
e la nostra
m^te
deve
comandare ai nostri muscoli, e questi debbon metter in moto altre parti di realt m.ateriale per potere muovere o mutare quelle realt cui miriamo. Invece io volevo che lo spirito potesse far tutto da s, col solo suo comando, senza niente framezzo. Anche lo spirito, pensavo, una forza della natura e la pi nobile e per-
t84
fetta e raffinata. Perch
no
la pi
potente
Basta in-
tenderla e dirigerla.
Come
avremo
riferiscono a noi
dobbiamo
si
agire
si
speri e
si
cerchi.
se
vittoria
tutto
mondo
Esser Dio
Tutti
gli
lo misi
come programma
:
a me stesso e
sogno
il
fine
superbo cercato
agli
altri.
lo
spirito
nuove qualit
Grande,
l'avvicinarsi.
e facolt.
il
grandissimo
ma non
profeti e
disperato
Qual uomo
?
si
deliberata volont
Ciarlatani
taumatur-
ghi
Dei
divinit
ma Dei no. Alcuni di costoro furon creduti ma dopo e dagli altri. Non fu loro scopo la ma effetto della fede circostante e sopravve-
ma credevano gi
no
:
Roma,
pazzi tranquilli
di esserlo
si si
credet-
non
propo-
nevano
\'^i
di giungerci. Io
stici,
santi
i-
come
parte, gocciola,
atomo
che tutti
i8=;
genera e raccoglie,
suo respiro.
emette e riassorbe
col
ritmo
(lei
Ma
io
non volevo
gne e
e
mondi
fossero
membra
obbedienti. Io
membra
del
esisteva
per
il
me
innanzi.
Volevo
crearlo per
uomo
debole e mise-
rabile, l'essere
Su questa mia aspettazione e preparazione dell'Uomo Dio pensai di fondare mia religione. Dove ? Non gi nella vecchia Europa povera e rintimidita dalle crostose civilt. In America, nella vasta America settentrionale, dalle indefinite possibilit, dove ogni nuovo ben accetto, dove ogni credo tr( va un tempio e ogni Mos un capitale. Avevo trovato un compagno degno di me, pazzo come me, determinato ad accompagnarmi
e a spartire
con
me
insulti e trionfi.
:
a imparar bene
di
l'
inglese,
studiare
le
cominciare.
fissato
preparai si
il
per qualche
sperimentando,
i
in
modo da
come
Pietro e in-
era
li
della
nuova
chiesa,
anche
i86
i
ita-
liani,
saremmo andati
laggi, soli e
il
che
gli
uo-
mini desiderano e bramano con maggiore avidit ed insistenza. Noi due soli, attraverso il mare, a trasfor-
mare quella
terra gi scoperta
da un italiano ostinato
tornati verso l'Eu-
e senza scrupoli.
di l
saremmo
aureo-
la ite
dii
mondi
sot-
XXVIII.
La
Ora
i
sistemi
che
1'
ingegno e
la
bont
n
come
la
poesia n
non bastavano.
io
dovevo
essere
profeta del
realmente, effettiva-
un
!)
santo,
Non
et pi
il
momento
(gi
troppo lento
dei pro-
pro-
grommi.
Come
teri ?
si
un fondatore
e soltanto quella,
la
il
conclusione.
bigio bozzolo,
frutto
la
leggera
gliare
i
prodigalit di
fiori.
Romper
gli
indugi
;
tail
ponti
mutar
vita, carattere,
anima
mettere
Non potevo
Dovevo
mio altezzoso
spre-
go per
il
i8S
passato, in
affidarmi
rienze.
all'
mio scopo immediato era uno il potere della mia volont spirito potesse comandare a uomini
Il
solo
;
accrescere
infinito
far s
che
il
mio
maghi
i
(o quelli
i
ch'erano
un
po' l'uno e
profeti ebrei,
gli altri
sottoponendosi a una
Ma
i il
miracoli,
insomma, erano
possi-
e v'era gi
Un
principio,
un accenno, un rudimento
quest'arte,
rio costituirla,
ritrovarne
le
e applicarla.
Anche se quelli che gli storici dei beati e maga chiaman miracoli non son veri e i propri miracoU nel senso rigoroso e filosofico della parola a me non importava. Erano fatti straordinari esempi di poteri non comuni manifestazioni di volont insolite, di uomini dotati di quaHt divine mi bastava. Stud iando questi uomini, penetrando nella loro vita,
teorici della
;
;
:
osservando per quali vie eran giunti a fare quel che avevan fatto si doveva sorprendere finalmente il loro segreto la molla prima e comune dei prodigi. Dopo
conosciuta
la
strada
il
difficile
dove
gli altri
i8g
I
santi
le
verso
scienze occulte.
:
divergenti
mi portavano verso le religioni i maghi Cammini solo in apparenza religione e maga eran nate insieme, ne'
;
tempi primi.
stesso
essere,
?)
I santi
(e
Cristo
il
maghi
(i
erano
stati,
cammini
paradisi consacrati
Dopo
verso
riletto
il
i
scettico della mia aufklrung una certa simpatia verso le fedi anzi cristianesimo, verso il cattoicismo. Avevo
il
fallimento
non
ammirare l'architettura
e per contemplare
cappelle. x\vevo
riletto
e non soltanto per cerimonie e per musica lezza messe canambiguo Qualcosa bisogno credere, sentirmi in comunione tornar stianit dalla quale ero uscito agitava sommesII
chiese
per trovarci
Iddio.
culto mi attirava
la
bel-
delle
la
delle
tate.
di
il
di
di
fanciullo,
di
colla cri-
si
samente in me, senza volersi decidere chiaramente. Leggevo Sant'Agostino meditavo Pascal assaporavo
; ;
Fioretti.
agli
Esercizi
d'
derio
informazione
si.
In gran paite
Ma
e'
lont di credere,
un
desiderio
190
Ges
in
al
mondo
tanti capolavori
;
d'anime e d'opere. L'apologetica m' interessava e il misticismo, anche per l'esempio di amici, m'attirava. Cominciai a praticare i mistici antichi e i moderni da
:
Plotino
Novalis.
tedeschi
gli
soprattutto
(Meister
non scordavo i solitari, gli anacoreti, i disperati amanti d' Iddio che avevan passato la vita in perpetua orazione, fra le pietre delle montagne. In tutti trovavo qualcosa che si confaceva al mio elevazione, sperdimento nell'essere, abbandono, caso
e
:
speranze di pi alte
ritrovavo anche
sorti.
come
il
Novalis
cercavo
astratto
ma
niente
amore
all'
ma
volevano eh'
mia
vitavano
ma
non gi
nel mobile e commosso oceano dei particolari bens neir infinita indeterminatezza di un Dio unico e invisibile.
codesta indefinibile e ineffabile divinit, eran riusciti miracoli. i a compiere appunto quel eh' io volevo
:
Rinunziando a tutto, anche a loro stessi, alla loro individualit, avevan tutto ottenuto. Tutto sar dato a chi tutto d. Era uno spiraglio sul segreto del potere divino
ma
stretto,
ma
incerto.
i^_
Avevo
tutto perch
separati
il
igr
quel
non abbiamo
a.
diamo non
riescono.
una negazione
uno
11
slancio verso
l'
inse-
mistico non
da Dio.
:
si
sente
allora,
nell'essere
avendo
ri-
fisici
desi-
un
estatico.
il
Ma
v', nel
anche
modo
di raggiungerlo,
sua impossibilit.
La potenza
perfetta
potrebbe rag-
Ma quando
molo di desiderio sarebbe scomparso, e non potrebbe mai pi risorgere E allora non sarebbero concepibili
e possibili
i
il
potere
massimo non potrebbe, appunto per questo, servirsene. Ma io non potevo, non volevo rinunziare a me stesso. Che m' importava di una piena possibilit perduta
nell'
incoscienza
:
Io
lari
conoscere,
sapere,
il
Non
mi
perder
me
stesso,
non
abolire
pensiero.
:
allora
rivolsi pi
verso l'occultismo.
Non
nell'atrio del
T92
quella porta.
(o
Mille
veccliie
iste-
riche abbrunate
di piedi
;
lampade rosse
;
incontri di
gambe
penoso in attesa dei colpi fatali !) avevo fatto qualche conoscenza fra le spie dell'ai di l. Alcuni i pi rinfanciulliti non
risate trattenute
silenzio
cercavano che
la certezza
que dopo l'ultimo repiro. Altri, pi idealisti, aspiravano a una rigenerazione morale del mondo di qua attraverso la conoscenza delle leggi del mondo di l. Altri, infine, pi eroici o pi cerretani, facevan capire che tutti i piccoli prodigi fisici del medianismo e le sbrodature e compilazioni abracadabranti della teosoil principio, tutt'al pi. Accennavano fa non eran nulla a dottrine superiori, a tradizioni segrete, a maestri
:
invisibili
e
di
la
potenza,
quella
stessa
potenza
loro loro
Con
alcuni
parlai
lungo
lessi
;
le
fonti
torbide
della
riu-
sapienza
di
raccogliticcia
freqiientai
alcune
alla
nioni
alla
odor
;
diabolico
m'
iniziai,
lontana,
delle
teosofia
provai
1'
esperienze
respiratorie
varie
greti
;
-^93
Yoghe indoyankee chiesi insistentemente i semi offrii come discepolo. Non gi eh' io avessi
;
(la
luce
che doveva portare in noi la nuova vita, una vita ricca di 'poteri) ma credevo che qualcosa di vero ci
fosse
nelle istruzioni ai
discepoli, per
ma
in tutta quella
massa
secoli,
nucleo,
il
seme,
colla
di cause spirituali se
medianisti.
La
telepatia
era
gi
mento
getti
a distanza,
i
le
da
tutti negate) di
denti,
padronanza
mentale,
sul
mondo
Questi miracoli eran compiuti soltanto da uomini anormali in stati straordinari bisognava rendell' inerte.
:
derli possibili
Eran spesso involontari dovevano mutarsi in volontari. Eran pochi dovevan diventare comuni.
:
Per
ottener
queste
vittorie
e rassodarle
gli
occorgli
attori,
Un
uoiho
finita
13
194
1 santi,
maghi,
medi nomi diversi di quegli uomini soprapotenti che avevano compiuto, con diverse fedi, prodigi somigliantissimi. Il segreto non era dunque nelle dottrine. 11
santo impre?]nato di teologia cattolica
;
il
mago
lutto
invaso
sica
;
di
il
teologia
cabalistica, alessandrina,
paracel-
medio imbevuto di teologia spiritualista uso Allan Kardec facevano, o speravano o promettevan di fare, le stesse cose. La vera causa risiedeva dunque nell'essere medesimo di questi uomini privilegiati che soltanto per caso o spinti da una qualunque frenesia
teorica manifestavano saltuariamente la loro potenza.
la loro vita,
le
loro
Fatto quespecie di
una
metodica per
uomini per concedere sistematicamente a ognuno te, sua parte di divinit. Ero fedele alla mia idea pentrasformare lo sare allo strumento e non alla teoria strumento invece di cambiare soltanto parole, terminologie. Fissato cosi, esattamente, il compito e il cam:
mino
mii posi
disperatamente
nerali e
particolari,
normali e patologiche
leggende
di
se-
dute medianiche e catechismi d'iniziati propedeutiche magiche e storie di taumaturghi tutto ingoiai e tra:
ziai esperienze,
ciai,
193
ini-
fallii,
rinun-
U tempo
incalzava,
la giovinezza
sfuggiva
la
il
vita,
segreto
Una
febbre continua
mi
e
eccitava
il
cervello
si
La mia
;
testa
era
tutto
un dolore martellante
;
perpetuo
svenni pi volte
perdetti spesso
il
il
mistero.
;
mi assediarono
la pazzia gi
stava in
dolorosamente tesa verso impossibile. per l'ultimo tentativo col mio pazzo sogno nel cuore. Sarei disceso di nuovo dalla montatremendo come un Dio o non gna vittorioso
l'
Partii, solo,
sarei
pi tornato.
Ma
tornai....
lentissimo
non con
sumahili cuori.
Matteo
Palmieri.
XXIX.
La
Tornai....
discesa.
Non
freddo mi scuote
serro
i
le
il
occhi
denti
ma
ma
menel
una
glio della
una mia
disfatta
una
ma
si
Non
;
fu
un
ritorno
fine. Sentii
che
il
che
la
mia parte
mondo terminava
tri,
farmi
nome
ecc.),
il
corso metafisico di
me
Non
finiva
un
periodo,
chiudeva un'esperienza
divinit
ma
miei
spengeva un'anima.
Speranza,
perfezione,
!
hanno gi
buio che
chi
non ha appressato
cima
alla
la
200
alla
fonte
in
s'
visto
grande
rivale di
Iddio, pa-
terra, al di l e al di
dell' inutile
(
con s
non poquel
ri-
tr
capire
quel eh' io
sento ripensando
torno.
colline.
Ma non
pietra.
scendevo come
il
fiero
Non
scendevo come
il
buon pastore
notturni, verso
un
Non scendevo precipitavo. Neppure il sord'una speranza mi illuminava il viso. Tutto era
:
e Ricominciava il mediocre, il basso, il vile Addio grandezza diAddio giovinezza vina Addio vera vita Ero andato sui monti, pensando stupidamente che salendo mille o duemila metri si fosse pi vicini al
finito.
per sempre.
!
cielo.
Mi
immaginando
che
lo
al di fuori di quella
s solo,
prio interno.
altipiani,
fsso,
colle braccia
distese
come un
l'
non
altro
vedendo che
infinito
le stelle
cominciavano a
il
:^or
---
momento,
la
rive-
mie invocazioni nessuno aveva rispostor; nessuno era venuto incontro alla mia attesa. Le cose eran rimaste sorde alle mie chiamate tutto aveva seguitato ad essere come prima. Gli uomini, per quanto lontani, pareva che mi derilazione acciecante
il
mira,colo.
alle
Voleva esser pi di
noi.
Uscir
dall'umanit.
Aveva
ora,
anche
lui,
se vuol vivere....
(Soltanto una donna, lontana, piangeva. Ma piangeva davvero ? E sincera ? Forse per vanit tradita ?) Mi ammalai. Anche la poca forza che avevo mi abbandon. Tornai aUe case, alla mia casa fra i vicini, fra i lontani. Tornai come torna fra i prigionieri
colui che
si
Non
ero pi
non ero quello che avevo voluto esun mostro infelice e rigido. Palsere. Ero un mostro lido, fiacco, ritroso, sfuggivo tutti. Pi nulla mi richiamava nel mondo dei valori comuni. Lasciai anche gli amici. Dissi che non volevo veder nessuno clie per qualche tempo volevo tornar solo, selvaggiamente solo come negli anni dell'adolescenza. Mi rinchiusi in casa. Cambiai citt. Non feci pi nulla non risposi alle lettere, non replicai agli insulti, non corrisposi
quello di prima
:
all'amore.
L'arte
La
gloria
Il
pen-
Non eran
avevo
lasciate
202
addietro, le felicit a cui avevo rinunziato,
i
fini
che
avevo oltrepassato senza raggiungerli, perch troppo prossimi e piccoli mi sembravano ? Chi ha voluto tutto come pu accontentarsi del poco ? Chi ricerc il cielo come pu compiacersi della terra ? Chi s' inoltr sulla via della divinit come pu rassegnarsi all'umanit ? Tutto finito, tutto chiuso, tutto perduto. Non c' pi nulla da fare. Consolarsi ? Neppure. Piangere ? Ma per piangere ci vuole ancora dell'energia ci vuole un po' di speranza Io non son
;
!
non mi
:
muovo. Sono una cosa e non un uomo. Toccatemi son freddo come una pietra, freddo come un sepolcro. Qui sotterrato un uomo che non pot diventar Dio.
XXX.
Accaso soltanto
me
stesso.
Io
non
sbraito
contro
di
te,
Destino,
etemo ed
la piglio
umane anemie, n me
mio
spirito e
dito
il
fiorire e
il
fnittare del
concesso
Stiamo a quel forse, amico. Giacch sono stato debole cerchiamo di non essere ingiusto. Dio voglia di guardare ad occhi eh' i' abbia l'ultimo coraggio aperti ne' miei occhi aperti, di leggere senza pause e parentesi e reticenze nel libro della memoria, di stuzzicare e frugare le piaghe fino in fondo, senza paura
:
Io non son riuscito a fare quel che m'ero proposto, non ho compiuto quel che avevo promesso, non sono
arrivato a quell'altezza
quella potenza che
negli anni che furono.
positi, alle
d'animo,
a quella gloria,
Forse ai pr
?
a
-
Nient e
ali
affatto
non
si
ma
ad alcune di
quelle
state possibili fino
204
ad ora per nessun uomo, ma non consisteva appunto in ci la ragione della mia superbia e della mia ebbrezza ? Non mi ero messo da me
stesso,
cola
banda No, no
non
fattibile?
non
c'
scuse. Ti-
simi,
il
indifferenza dei pi
Anche queste sono storie. Non c' forza che non possa esser vinta da una forza pi grande non c' nemico non possa esser atterrato che da uno pi vigoroso di non e' miseria che tolga l'acquisto di meravilui gliose ricchezze non c' ghiaccio che non si possa sciogliere, scaldare e far bollire. Quando uno comincia
; ; ;
conti di tutto
quel che
ci
vuole
acquistarli
poteri abbastanza deve prima di mettersi all'opera oppure rincantucciarsi nell'ombra a far quel che tutti fanno. No, caro neppur questa ima difesa. Il male ormai lo posso dire che i pi deboli son quelli propongono le imprese pi difficili, e i pi viche si gliacchi quelle pi coraggiose e chi ha il petto stretto e le gambe gracili le corse pi lunghe. Perch ? Le ra.per
finirla.
:
Se non ha
si
ri-
trova in tutte
le
cose
umane
il
bisogno di esaltarsi
di
grandezza
l'oscuro
l'
presentimento
una
comoda
scusa quando
altri, si fa
meno
di tutti e ci
:
si
pre-
s'era proposto para una bella e gloriosa sconitta cose talmente grandi che le forze non gli bastarono
;
stata
che
naiscondo la
e che trucco la
non so cosa farmene. Non sia detto mia vilt tra i riflessi di un sofisma mia povert d'animo con una manata
perch non volevo
di rossetto patetico.
Non sono
rit.
riuscito
:
n sapevo
seriamente riuscire
Non
ler
bastanza e perch non ho avuto neppur la forza di votrovare e creare le forze che mi mancavano e per-
ch non ho avuto sempre in me, in ogni momento, come asse della mia vita, come fuoco centrale della
mia anima,
mente
la
il
Credete non mi costi dolore confessare cosi crudadebolezza e la finzione della vita
.
Ma perch
?
me
e gli altri
starmene chiuso nella mia stanza solo coi miei pensieri, mi son lasciato vincere da un momento di noia' e so no scappato fuori, mi son fermato alle vetrine, ho seg ulto i lumi accesi sopra il mio capo, son montato sopra i trams scampanellanti mi son seduto nei caff a guardar le e fuggenti,
volte, invece di
Tante
figure
di
una borghesissim a
o
spiritosi
rivista
ho cercato
gli
visite.
a bere
il
206
con signocon vecchie dame affettuose. E troppe volte ho tralasciato una pagina a mezzo in un punto diffcile per sdraiarmi sopra un divano a leggere un libro qualunque che mi desse l' illusione di pensare per- me e sono andato perfino a cercare i motti
caff in tazzine dorate, a ciarlare
rine forestiere e
La
pigrizia che
ha cento
visi e
cento
sorrisi,
mi ha
trasci-
mancanza
;
di carte o di
lei
ha rimandato
Eppoi mi son
:
lasciato vincere
dal corpo,
dalla sensualit
ho mangiato troppo, tanto da non poter lavorare per molte ore e ho bevuto tanto da mettermi in quello stato di piacevole ebriet nella quale niente sembra serio e tutto par facile, allegro e lontano e ho perso ore ed ore, e serate e nottate, accanto alle donne, ab; ;
E certe volte la paura del ridicolo mi ha fermato a met strada quando stavo per compromettermi col mondo del corpo e della borsa e i rispetti imiani e
mi hanno
gli interessi,
bisogni
forze,
hanno turbato
le belle
il
mio
spirito, lo
a bugie, a a poco
com proinissioni, a
indietreggiamenti.
A
l'
poco
;
ore di esaltazione
infn-
garda
207
gli
mi ha riempito
i
di
i
bambagia
rimorsi
;
orecchi perch
non
fini
sentissi
richiami e
piaceri pi bassi e
di
nemica del
fare,
ma
in certe ore, e le
resti di
fiamme d'un tempo non eran pi che bracia appena di tratto in tratto rosseggianti
poco a poco a riconoscer mia impotenza e ho buttato dapparte i piani divini e i giuramenti eroici per raccontare con malinconica seriet la disfatta di un'anima. Io non accuso che me stesso e spero mi sia perdonata per
francamente
XXXI.
Giornate vergognose*
uno dei pi
gesuitici pol-
Dormo
pastosa
senza sognare. Mi svegKo colla testa pesa e la bocca esco fuori per non far nulla ritorno a casa
;
mangio voracemente come un ragazzo che si masturbi tutte le notti sorseggio una gran tazza di caff fumo cinque o dieci sigarette mi sdraio in ima poltrona e stendo le gambe su di un'altra leggo un giornale da cima a fondo come un pensionato acper riposarmi
; ;
;
torno fuori per incontrare qualche scettico conoscente col quale faccio un po' di scherma d' ironia stupida e amara entro in un caff, ingoio una tazza di
ciaccoso
; ;
cioccolata farinosa,
pasticcini
frutta
ciosi,
sfoglio
un
caricature
scioccamente colorite
torno in istrada sotto la gran luce teatrale delle palle elettriche inseguo una prostituta imbiancata e incarminiata come se fosse il mio
;
primo amore
non
tagliati
2og
mi fermo dinanzi
templo
i
;
alle
formaggi
untuosi e
una casa dove mi danno il the e ne bevo quattro tazze sperando che mi venga un po' di talento o salgo in un bordello se ne ho voglia e anche cosi, per uccidere i minuti e le se non ne ho vogha ore, per non ricordarmi di quello che dovrei fare e non
appetito
vado
in
fo,
il
ri-
penna nera
mi trabocca
quaranta
dall'ani-
ma
riempio in furia
fogli
bianchi
colle
mie
Ma
un uomo che
il
vive tra
sonno e
il
caff, tra la
tavola e
letto,
infin-
ma
vigliacco in fuga il giorno della vera battaglia ? rizzandomi su dai tepidi lenzuoli o dalle sedie imbot-
tite strillo
non c' da dir eh' io non senta l' infamia di questa mia doppia vita. La sento e tanto pi duramente la sento tanto pi, per addomientar la vergogna, mi ci abbandono ed imbrago. Trovo un po' di conforto nella confessione, ma quando ho riflesso nello specchio delle
Papini,
Un uomo
finito
li.
210
concitate parole la mia lurida immagine di traditor di
s stesso, perch tutti la
veggano
e ci
sputino sopra,
aria di
e salvato,
mi
rialzo con
sciagurata esibizione
mi avesse
dicci ore
purificato e trasformato.
il
vado a
letto presto,
;
dormo
senza svegliarmi, senza sognare mi alzo con la testa vuota e la bocca amara a vivo fino alla sera in quel
modo
il
giorno innanzi.
pi,
a rovesciar convulsamente parole sui fogli e a cantare con versi d' infinite sillabe la tenibilit dell'ascetico eroe che vede
torno, ahim,
le
cose
umane con
idea di
metter gi
indolcito
XXXII.
Che
cosa volete
da
me ?
mi voglion parlare, tutti chiedon di me a me e agli altri. Uno mi domanda come sto, se mi son rimesso, se mi tornato 1' appetito, un altro mi chiede se lase vado a far passeggiate voro, se ho finito qiiel tal libro, se ne comincer uno
tutti
Eppme
mi cercano,
tutti
nuovo.
durre
le
che
le
mia
la
signora
americana vuol
;
sapere sassolutamente
mie ultime
notizie
il
signore
americano mi manda la carrozza alla portii perch vada a mangiare e a confidarmi con lui il mio compagno di scuola e di chiacchiere di dieci anni fa vuole eh' io gh legga via via quel che scrivo l'amico pittore pretende
;
;
eh'
il
io stia
fermo davanti a
;
lui
ritratto
il
l'amico pratico
mistico
che stato
il
mio portafogli il presidente un discorso la signora spirituale si raccomanda eh' io vada a prendere il the a casa sua pi spesso che posso per conoscere il mio
come
pieno
212
parere su Ges Cristo e sul cldromante arrivato in
questi giorni....
Ma
Che
diritto avete
il
voialtri d'
ingombrar
la
mia
vita, di
rubare
mio
tempo, di frugarmi nell'anima, di succhiarmi il pensiero, di volermi vostro compagno, confidente e informatore
stri
?
Son
forse
un
at-
musi da schiaffi la commedia dell' intelligenza ? Son forse uno schiavo comprato e pagato che debba
in
inchinarmi ai vostri capricci di sfaccendati e offrire omaggio tutto quello che so e fo ? Son forse una
puttana di bordello che deve alzar la sottana e levar la camicia al primo cenno di un maschio vestito decentemente ? Io sono un uomo che vorrebbe vivere una vita
eroica e render pi sopportabile
chi.
il
mondo
ai suoi
oc-
abbandono o di bisogno butto nel mondo qualche sdegno raffreddato in parole, qualche sogno infagottato in
di debolezza, di
Se in qualche
momento
ma non mi
ho bisogno della Ubert,' Sono un uomo Ubero ho bisogno di star solo, ho bisogno di rimuginare fra me e me tutte le mie vergogne e le mie tristezze, ho bisogno di godermi il sole e i sassi della strada senza compagnia e senza discorsi, faccia a faccia con me stesso, colla sola musica del mio cuore. Cosa volete
da
me
Quel eh'
io voglio dire lo
stampo
quel che
213
voglio dare lo d.
vostri complimenti
velena.
Non debbo
XXX IH
La gloria*
E
tutti
anche se
voialtri
riuscissi,
anche se buttassi
disprezzato,
in taccia
angosciato,
il
bocche oscenamente irridenti e facesse trabalzare placido cuoricino che avete ormai dimenticato sotto
;
corpetto
se arrivassi,
nante del mio genio, cosa mi dareste, cosa mi potreste offrire, in che modo pensereste ricompensarmi ?
Tutte
le storie
piene
Come
il
la parte migliore di
il
me,
altri
un pezzo yivo
mia
carne,
fiore del
mio sangue,
parlar
mia
vita
non trovate
Non
me
e colle lettere
rare o se
mi seggo
un
caff
o in un teatro
forzarmi
215
quando non
a scrivere ancora, anche quando non ho voglia, anche chiedermi letso far altro che ripetermi
;
da tutte
le parti
;
spiare
ficcare
in libri e in giornali,
:
sulle
e finalmente,
fogli,
dopo
miei
mettere in
misteri della
mia
del
La vanit
lo
so.
Ma
sentono
offesi e insudiciati
?
:
razione di pinzochere
Quello che in
gli
me
cosa vale,
il
l'anima
mio corpo
Se son grande
:
d'esser solitario
me
mi
non gi
care
le
opere degli
altre creazioni
Se
gli altri
non capiscono
le
2l6
la
pena die qualcuno le taccia capire ? E le far comprendere quali veramente 1' ho segnate ed incise nelle serate pili spumeggianti della mia ispirazione ? Certo questi lamenti son ridicoli, specie in bocca mia. A che cercar fuori la ricompensa che tu hai dentro di te
?
pienezza delle
imma-
gini inventate
farti heto,
da
tuo
stesso genio
getta
le
ha dato? Crea senza pensare a loro, cose tue fra gli uomini per spaventarli o conti
n^n
fortarli,
ti
resta.
i
Sei forse
bati,
salario tutti
sa-
gue
n gloria n quattrini
gloria
ma
il
le
posson pagare.
dolce dolore
s,
n quattrini
si.
ma
io
ma
la gloria silenziosa
Oh
s'
o dSeci
varmi accanto a coloro, e fossero anche tre o sette soli, cfee leggono con tutta l'anima, e non cogli occhi soli, che vivono coHo scrittore e gh voglion bene come a un fratello anche se iion 1' hanno mai visto che sognano di lui, che parlano di lui fra di loro nelle
;
mano
i
si nutrono ubriacano della sua poesia, treper la sua sorte e aspettano una sua parola come
allora
s,
mi
sentirei
compensato
!
del si-
Potessi
stringere al petto
lato e
te,
217
triste,
o giovane, pallido,
sconso-
innamorato lettore unico e primo, a cui ho scoperto, io solo e prima di tutti, 1' amaro sapore della Un tuo grandezza e la gioia febbrosa della poesia
!
un battito pi forte del tuo cuore, un tuo sguardo ampio e felice, un tuo sogno agitato sarebbero
sorriso,
per
me
i
il
ciarlo
pappagallesco e di tutte
gi
Non
battimani,
l'
forzate e
da me codesto frastuono
per
le
le
Date
ghiande
gli eroi.
XXXIV.
E
se anche..*.
E
fossi
la
potenza
Anche
se
poteri
In che
?
modo
Mentre durava il mistico tirocinio verso il sognato comando non avevo pensato quasi mai al dopo. Correvo dietro al mezzo senza sapere a qual fine l'avrei rivolto. Volevo essere Dio senza aver in mente la mia
creazione e la
la
mia
legge.
H mondo
si
era gi creato
sarebbe sfasciato e
allora
?
disfatto
io
l'avessi toccata.
Che fare ? Non si pu agire senza scegliere. Ma come avrei potuto scegliere dinanzi alle infinite possibilit delle mie voglie ? Per scegliere bisogna preferire qualcosa amare questo di pi e 1' altro di meno avere in mente uno
Poter
tutto
tutto.
;
;
assolutamente
scopo qualunque
soffrire
cre-
amavo
indirizzare la
docile fango del concieto
219
meta
:
e modellare
nel*
mio
ideale.
Ma io non avevo nulla di ci n amori, n tini, n sogni. L'unico amore mio era quello della potenza solo fine la potenza estremo sogno la potenza. Ma mi sentii spaventosadopo la potenza ? Ero vuoto
: ;
sol-
Cosa fare ? La risposta gi diffcile per 1' uomo appena appena superiore, tutto barricato da ogni parte d' impossibilit e impotenze. Egli sa che deve rinunciare a questa e a quella strada l' itinerario che resta meno lungo ma pi sicuro. Ma per colui che non ha
:
Iato,
teoricamente Ubero,
pi enigmatico e minaccioso.
Cosa fare
alto,
Per esercitare
gli
la
non ha pi
umani bisogni
nuova
si
una
specie
equivalgono. Dar la
del
male
il
la stessa cosa.
giusto
senso.
sopra e
il
sotto
non hanno pi
i
i
Appena
lori si
saliti al
disopra dell'umanit
e spariscono. Tutti
dall'
impotenza appena la piena sei disumanato, sopraumanato, ma diventi insensibile, morto non hai pi molla, pi volont, pi direzione. Tutto pari un nido d'ucpotenza conquistata tu
;
:
sentimenti degli
cello e
220
una penisola, un
di una parte della quando tutto mio,
?
una
citt,
im chicco
di rena e
Che mi pu importare
che
del
dell' altra
i
realt piuttosto
miei ordini
si
Gran parte
piaa^re che
prova
quando
si
dipende dallo sforzo che quel fare ci costato. Come Come son forte Un altro non avrebbe son bravo
!
E dopo tanta pena l'oggetto conquistato, sia pure un disprezzabile balocco, una donna, una casa, un cencio di fama ci sembra un gran che di prezioso, un premio dolce al nostro sudore vittorioso. Ma quando il poter fare fosse senza fatica, quando bastasse il conato di una volont, il mormorio d'un comando, un rapido batter di ciglio per ottener l'obbedienza immediata e illimi-
la vittoria
penso,
stata per
me ima
in
gran
fortuna
non
sia riuscito
a incBarmi
quel materiale e
cieco
modo che
Sarei
per troppa
inseguivo.
Che tutti questi discorsi non sian altro che consolazioni postume del gran fallimento ? O mascalzone Adamo, cacciato via prima di passare il cancello lesini anche l'odore e il sapore ai frutti che non potesti mordere?
:
XXXt
Sono un ImheeHe
Tutta
sia
la
mia
eh* lo
'
un uomo
di genio.
Ma
i
remini-
un imbecille ? Cosa ci sarebbe di strano ? forse la prima volta che un coglione s' immagina d'essere un eroe, che un letterato si crede un poeta panni del grand'uorao ? Non che un idiota si mette possibile, mille volte possibile, eh' io non sia altro che un frigido lettore di libri, riscalducciato ogni tanto
una
piTola,
dai
altri,
focolari
altrui,
spirito
degli
sommosso borbottio di un'anima ambiziosa col gorgoglo di mia vena pronta a scoppiare e sgorgare, ad abbeverare la terra e a rispecchiare il cielo ? Pi ci penso la cosa mi sembra comune, verosimile, naturale. Chi mi d il diritto di sperare in me e nel genio ? Quel che ho fatto ? Ma
e
s'
io
sono
il
Ri-
un onanista senza
lettuale....
NuUa
'di
pi, nulla di
megUo
Tutta
la fede
del
nell'
aspettativa
222
lunga e mutile di un colpo d' ispirazione travolgente e trionfante, sta in questa mia irrequietezza perpetua
che di nulla
di
si
un mondo
a momenti mi
vero
; ;
par
nuvole del
mondo
sta
in quelle
buone
frasi
il
fiume e
11
il
tremanti
una scusa
indigenti
!
malcontento cos spesso L'ambizione della gloria talmente comune anche nelle anime pi
?
Ma
non
il
arri-
vano a
mondo
;
le stelle
tutte
non riescono a
fondersi in
un non giovano
per avere
il
compiuta,
non contano
nulla. Ci vuole
ben
altro
diritto di
tori e di salire
dar del tu ai molto potenti creasulla torre o sul monte pei sputare o
fochi fatui, le fosforescenze ini
Le fuggenti
gannevoli,
tille
i
scintille,
bagliori velati,
barlumi lontani,
le scin-
son
sorte e spente in
un
istante
non sono
la
fiamma
223
pre rinata della vanit, sono
del maledetto infecondo, sono
il
i
conforto estenuante
guizzi dell'agonia di
un
aborto.
Non
il
bisogna
sperarci.
Meglio
sarebbe,
an2!,
che non
ci fosse nulla.
nialit sono
non bestia perfetta n genio supremo, che non pianta annosamente vegetante, n anima furiosamente creante n sordo pacco di materia, n colonna di fuoco innanzi ai popoli. Sono il
di
mezzo
marchio d'infamia e
di colui che
mediocre,
corpo
il
l' infame mediocre che odio con tutto il son quello che non sar niente mai pi, quando sangue si fermer e i polmoni si gonfieranno per
;
tempo
fa,
per qual-
che
in
momento
il
una sola notte, in una sola partita di quel giuoco eh' io non so. E ora son qua come un ebreo che abbia assaggiato l'uva della terra promessa, in un giorno di affrettata vendemmia e sia rimasto solo e colla bocca secca in mezzo al polveroso deserto sono come chi
il
cielo e la terra,
troppo
corpulento
me un uomo
inadatto
menti.
Non
avessi
neppur per un attimo, la spasimante gioia della creazione Oppur fossi nato e rimasto risolutamente e de!
tinitivamente
un dolce
im
224
pretese
!
sere idiota e ci
contenti.
idioti
interi
di
capire
che
non sono abbastanza superiore e niente pili. Forse coll'andai degli anni la mia imbecillit sar pi profonda e sar allora, se non pi felice, meno tormentato.
XXXVI
e
un
ignorante.
E
verit
poi, in fondo,
:
sono un ignorante
Ho
frugato dappertutto,
ho rimescolato ogni cosa, ho sfiorato e annusato il conoscibile, ho battuto il capo contro l' inconoscibile ira non ho approfondito mai nulla. Non c' dottrina, arte, filosota in cui possa dire d'esser veramente despota assoluto. Non ho una mia specialit ; non ho un campo, sia pur piccino, sia pure un orto domestico e minimo, in cui mi senta veramente nel mio, in cui possa
trattare dall'alto in basso chi
mi
l'
viene tra
pedi.
Posso dare
agli altri,
a molti,
impressione d'essere
uomini anfibi, eunuchi ed evirati che si chiamano, con oltraggio all'agricoltura, uomini colti Ho letto parecchi libri, moltissimi, forse troppi, eppur
di quegli
un
nomi, un'orda di
i
titoli,
p\mti,
ma
libri
nelle par
'le
me
ne vergogno
quanto non
chi perde
-AfiM
il
sia
il
stato
tempo a
finito
Un uomo
- 2^5
di
^ento porter
bre e sinistro
;
via.
L'
1'
uomo
quel
un
gli
ma
e
come una
di ques'i
fogna che
itiene
di
il
mente
il
peggio
di fuori. Io sono
uno
nomini.
Mea
culpa.
Sono l'autodidatta nato e l'autodidatta grande soltanto se riesce a maturarsi e a formarsi. Sono 1' enciclopedico, l'uomo dei dizionari e dei manuali, e l'enciclopedico meraviglioso quando sa legare cogli anelli di ferro dello idee madri i fasci sfioriti e appassiti dei fatti falciati qua e l per le librerie. Posso sbalordire pi d'uno con la bibliografia posso sostenere conversazioni decenti anche con specialisti. Ma dopo cinque minuti o cinque giorni eccomi a secco la mia balla vuota. Ho molti sacchi, in casa mia, ma non son di misura. Ci manca sempre pi d'uno staio e quel che resta ron passato al vaglio. Da qualunque parte mi voki non sono un profano ma neppure un iniziato. Non ho il mio seggio riconosciuto nelle adunanze dei dotti e non porto cartelli in fronte. Sono uno spostato che pu stare in qualunque posto finch non lo mandan via. Ebreo Errante del sapere non mi son fermato in nessun paese non ho preso domicilio stabile in nessuna citt. Perseguitato dal demonio della curiosit
;
:
ho esplorato fiumi
zienza
:
e foreste senza
ma
Ho
nulla.
2^27
Appena imbroccata una strada sono svoltato per la prima traversa che mi s'apriva a destra o a sinistra e da questa per le scorciatoie son cascato nei viottoli
e
dai
viottoli
mi son
si
,
ritrovato
in
un'altra
strada
maestra.
della
meraviglia
del
mio sapere,
Io
cer-
mi vien
fatto di ridere.
mio
mia scienza. Le vicende delmorte delle grandi nazioni, le scienze della luce, del movhnento, della vita mi son quasi chiuse. Conosco il vocabolario e qualche paraho un' idea dell' insieme e non so camminare grafo colle mie gimbj. Sono ignorante, immisurabilmente e incurabilmente ignorante. E il peggio si che la mia ignoranza non quella pura e naturale dell'uomo dei boschi e dei ca pi che pu andar congiunta colla freschezza, colla pace e perfino con una certa ingegnosit.
prossimi
i
confini della
le
l'antichit,
No
io
son
l'
fi
'
hbri,
colui che
ha tanto
imparato da perder
pretta sapienza.
la
Eppure ho avuto
il
uomini, d' improvvisarmi maestro, di tracciare per altri strade e sentieri. Ho scritto libri con note e bibliografie
;
ho sentenziato
ho dato
l'
im-
pressione di possedere
i
miei temi.
Ho una
di
lavoratore,
schedaiolo.
esser
22
l'ignoranza
cose
!
degli altri
perch
si
credano di
me
tali
quanto
fama che
il
lo che conosco so
diritto
quanto sia e lieve e sottile la tela delle mie erudizioni, e quanta impreparazione ci sia sotto la sicurezza, e quanta timidit dietro la tracotanza, mi vergogno di me stesso
rovescio
iTiia
deUa
sapienza, e
il
per chi
mi vorr
nell'
ignoranza
Sari-
spazza-
Me
S' io
stesso,
sempre
me
stesso,
solamente
me
stesso.
fossi
stato pi debole
(per
non
1
sarei
quelli
che disprezzo
XXXVIl.
Non
Non ho
Qual'era
soltanto
conosco
gli tfomini.
l'
ma
anche
gran disegno della mia vita ? Agire sulla ma specie, trasformarla profondamente, condurla dalla bestia all'uomo e dall'uomo a Dio, inaugurare ima
il
nuova epoca
stica
dell'
mondo,
agire
le
umanit.
;
Ma
per
sogna conoscerli
per cambiare
sugli
e coU'amore. Senza
un contatto
diretto e quotidiano
con
coi
campagna, bambini della scuola e gli operai della fabbrica, colle donne che sperano e quelle che soffrono, coi grandi della terra e coi mendicanti scalzi, non possibile produrre un qualsiasi moto che li strappi dalla vita com' per spingerli a violenza verso il meglio. Chiunque votutti,
con
gli
uomini della
citt e della
molla
loro pensieri pi
scoste.
C' r
Uomo
psicologia
pu
o
un
libro
2-.0
d'una definizione
si
r'
l'uomo
gli
esteraltri,
acconcia da s per
di
per farsi
si
vec^ere e valere
fronte ai
compagni, dui
e
pu riconoscere
in pochi
momenti
descrivere
in
pochi tocchi.
non
il
l'uomo vero, l'uomo reale e concreto, bambolotto simmetrico de' filosofi n il traveil
Ma
wiessia
deve
conoscere
:
l'
uomo
che
sta
gli
uomini e non l'uomo quest'uomo e quell'uomo, migliaia di uomini, uno per uno, con tutte le loi o intime
fisonomie sentimentali e mentali.
Io
deve conoscere
non
li
fallire.
Non
ci si fa
ascoltare
da
quelli che
non
si
vollero ascoltare
non comprendono chi non s' consumato d'amore per essi. L'umanit una donna che si commuove soltanto per chi 1' adora o per chi r impaura. Per questo tentai anch' io di conoscere gli uomini mi sono sforzato di mescolarmi fra loro, di prenderli a
Fui straniero dinanzi a loro ed
linguaggi degli stranieri.
essi
braccetto, di ascoltare
involontarie confidenze.
Tutto
volli
provare
i
per raccogliere
mi soffermai acper
volli avvi-
cinarmi
tremai di freddo
231
e di rabbia ne' loro salotti riscaldati
col cameiiere e
le loro
;
mamme
alle
m' intrattenni feci parlare i bambini e col facchino frequentai le chiese e mi sedetti ac;
canto
alla
Madonna
raccomandazioni puerili
;
fui coi
bazzicai
nosciuti
mi
negozianti
dalle
mi
put-
affiatai cogli
impiegati
;
mi
feci
raccontare
e respirai 1' aria grassa e puzzosa economiche delle trattorie e dei caff di second'ordine per sentire i discorsi di quelli che volevo redimere.
presi
me-
mietei
il
tirai le
cavezze dei
chi e marchesi
il
Mi sono accostato a voialtri, uomini, eppure non vi amo. Non posso amarvi. M' indispettite, mi repugnate. E poich non vi amai non vi conobbi e non avendovi conosciuto non potei salvarvi. Fui solo e tutto mio in mezzo a voi e voi mi avete lasciato solo. Le mie parole vi lascian muti e le mie promesse non vi muovono. Avete fatto bene. Un tremendo contrasto c' in me come in tutti quelli che hanno cercato di mutare il vostro destino, lo mi avvicino per conoscervi e appena comincio a conoscervi mi disgusto E per salvarmi da questo diEppure tutto fu
232
Sgusto dovrei cambiarvi
ma non
ch non so come siete fatti. un circolo doloroso dal quale molti furono strozzati e stritolati. Ognuno ama
immenso amore l'umanit, chiuso nella solitudine Appena esce fuoii e comincia ad aver che fare con Pietro e con Giuda, uomini parlanti e camd'
minanti,
l'amore
si
ci s'allontana di
per tutti
chi vi
gli
Questo
mio caso. Io vi amo, uomini, come poamano. Tutta la mia vita interna pervasa da
f>i
il
pi puri, pi nobili,
potenti.
il
mio sogno
maggiore.
Ma questo amore geloso,' nascosto, bizzarro. Appena cerc d'esprimerlo le parole mi s'agghiaccian sui labbri appena tento di abbracciarvi si trasforma appena respiro tra' vostri fiati s'avvelena in disgusto e si nasconde. un amore tutto intimo, tutto mio un amore solitario, egoista, impotente. Invece di ac; ;
forme della rampogna e la frusta delmio amore fatto di sputi e di battiture. Voi non potete capirlo n accettarlo. Io non posso, in questi momenti di spietata sinceprende
le
l'invettiva.
Il
rit,
rimproverarvi.
La colpa
in
me
son troppo
come
23
no nella mia stretta di mano c' un pugno che freme Anche l'umanit dei violenti ed io non seppi n
;
me
soltanto
intenzioni
il
senza
di
forza,
diritto
chiedervi
un
piccolo
Prometeo
che ha nel suo petto ravvoltelo del rimorso perch col fuoco rubato ha saputo bruciare solamente s stesso.
XXXVill.
U Ispirazione.
ad un tratto scoppiasse dentro di me, come una vena lungamente trattenuta e chiusa a forza, la maestosa e profonda coiTente dell' ispirazione e le idee zampillassero come getti fantastici fmo al cielo e le immagini e i sentimenti, e le care definitive parole cascassero come pioggia a rinfrescare il mio cuore a
se
;
Oh
consolare,
cuori degli
uomini
Oh
mia ad un tratto
i
s'
infiammasse
come
come
in
un campo
di stoppie e di sterpi,
come una
il
pensieri illuminassero
cieU)
vero e
idee sprizzassero
faville
sotto
la
penna come
da un ceppo infuocato percosso e potessi finalmente illuminare e scaldare tutte le anime Perch dev'essere negata a me, proprio degli uomini
!
gioia,
Oh
se di questi giorni,
di attesa
una fiumana
fare
di
parole
nuove,
mi
le
sentissi
soprafscri-
vere
stesse
storie,
d' infilare
solite
parole^
di
toppati pensieri
rit,
23
mi venissero
uomo
Tante
volte, la sera, al
lume rosso
e on-
bianco
una lampada nascosta, ho aspettato 1* arrivo delcome gli am-'-iiti sempre delusi aspettano
a mezzanotte la bella che finalmente s' promessa, E vis. via strappavo i fogli non ancor tutti riempiti di grosse lettere nere e frettolose e mi tormentavo gli
occhi con
le
mostri
cevo
mi alzavo ad un tratto e getpenna mi buttavo sul letto, senza poter dormire, senza poter sognare, senza poter dimenstesso finch
e
me
lo spirito
rimaneva sem-
ge:
non risponde,
e
l'estro
non
si
sveglia
buio, silenzio,
tortura.
non
scosso
la
misteriosa dettatura di
un momento, per ricevere ad un tratto una rivelazione Che m' ispiri Iddio o il demonio non importa
! :
ma
col
mio pensiero.
XXXIX.
*
mei
debiti.
Ma
ver
Dio non
mia bocca
si
non
scri-
nn
libro santo,
il
demonio, che
l'
compiace
di
letterature,
mi
aggraffia verso
Ma
bocca.
ho paura che qualcuno parli lo stesso colla mia Non conosco ancora me stesso. Mi son tanto
cincischiato che la
mia anima
senza vita, con tutte le fibre scoperte e confuse, come in tante tavole di anatomia. Non mi conosco. Non
riconosco la mia voce.
suggeritore
non
Sento
debitori
d'essere
un
debitore.
gli
ma
pochissimi riconoscono
pi non
intendon pagarli.
La
umano
Mi sento infinitamente debitore. Io posso dire, come San Paolo Son debitore de' greci e de' romani,
' :
cliiuso.
Sono come
il
237
gli
tuo
il
mio.
plagi
uomini dell'et dell'oro non distinguo Non ho rubato coli' idea deliberata di
rubare.
I
i
non mi piacciono
li
soltanto
poveris-
ho assorbito, ho biascicato e ingerito tutto quel che m' venuto sotto mano e ora non so fare la separazione dei beni. Son tutto impregnato di teorie altrui, imbottito di libri, saturo di articoli, imbuzzato di parole e di
simi e
ricchissimi
posson
fare.
Ma
ho
respirpito,
immagini. Son
tre
figliolo della
men-
me
vorrei sapere
quel che son io veramente, qual' la mia parte personale in quello che ho fatto. Vorrei regalare agli altri
dopo
stesso
averli
derubati
vorrei
aggiunger
qualcosa a
mi ha
me
fare
conti di cassa, e
andarmene
:
mio metto il
col
ai
miei
libri
ma
vorrei
sapere preso
Mi par d'essermi limpastato talmente cogli altri da non poter raccapezzare le mie proprie membra. Canto in coro e non mi riesce di ritrovare il timbro della mia voce. Son disgustato. Questa comunanza mi secca que;
mi
con nessuno
e farei
i
aver debiti
esser
io,
rico-
nosciuto verso
io Sole,
me
e delle
mie
cose.
Sono un Robinson
senza
l'
isola.
Invece,
23
ho sempre
quando
paura
quell'
;
immagine
pu
essere
quell'idea pu altro prulungamento d'una teoquel tipo mi pu essere stato suggerito da ria altrui un romanzo letto, da un personaggio vivo quello spunto posso averlo preso nella conversazione d' un
esser la reminiscenza d'un
il
travestimento o
;
il
amico. Le ombre dei passati e dei presenti mi s'adunan dintorno ed io vorrei buttare in faccia a ciascuno il loro avere con tanto di frutti e interessi. Gli altri non hanno di questi scrupoU l' invidio.
:
Non
vorrei
ragno che tira fuori tutti i fili della sua opera dal suo ventre. L'ape m' odiosa e il suo
vorrei esser
come
miele
mi
il
debitore di
gli
me
stesso e di
i
me
visi
stesso
degli
soltanto.
Neppure
aspet-
uomini e le piante dei boschi ti e le case della citt mi dovrebbero dar nulla. Non posso farne a meno eppure mi vergogno di ritrovarU in. me, nei miei scritti. Mi pare che senza quel cielo,
del cielo e
quel viso,
quell' albero,
quella casa
non
sarei
stato
capace di dir nulla e ci mi attrista. Vorrei fare il vuoto intorno al mio spirito per vedere di cosa capace quando lasciato a se stesso. un desiderio assurdo, una Voglia ridicola, un assunto impossibile
grazie tante
cosi
:
Ma non
:
posso fare a
meno
di sentirmi
r antidebitore per eccellenza, fino alla pazzia. Eppoi c' di peggio ho perfin paura, certe volte, di dovere quel che chiamo il mio ingegno a cose assolutae fisiche per giunta. S' io mente estranee a me,
~
pi
facilit
;
239
tazze
di
caff
;
se
dopo
aver
vuotato
ho una
teiera
dopo qualche mi sento pi nobile sopra una vetta di mille metri se una musica di caff o ima fanfara di soldati o un tempo di sinfonia mi rendono pi poetico e mi fanno nascere pensieri, immagini e periodi che non saprei evocare nel silenzio allora una sciocca vergogna mi riempie l'anima ed ho il crudele sospetto eh' io non sia altro che una macchina cerebrale che rende quel che ci si mette,, che ha bisogno' di combustibili e di essenze per lavorare e che non son
se
divento
e paradossale
bicchiere di
spumante
se
io
a pensare e a sognare
i
ma
che
il
caff,
il
the,
il
vino
l'ossigeno e
una paura
io faccio.
stupida, forse:
Ma non
in corpo
ha un effetto su di me se non la prendessi non scriverei quel che scrivo o non penserei a quel modo. Queste sostanze fsiche ed estranee sono una parte della mia ispirazione, sono. le collaboratrici della mia opera e questo mi fa rabbia e dispetto. Esser debitore
di Shakespeare gi abbastanza noioso ma dover qualcosa a un' infusione di portoricco e sando-
mingo o
Non
mento
ecauTO')
di
non
y^tnOo
Ibsen col
sii
te
stesso
mi
irritano
in
modo
incredibile.
Come
in
far a conoscer
me
stesso se
non so ritrovarmi
che
nii stringe
e penetra da tutte
le
parti
arriver
ad
esser
veramente
me
stesso se
il
? E come non mi so
riconoscere, se
non
so quale sia
centro irriducibile,
mia personalit ? non cerco im uomo, non cerco 1' Uomo voglio me stesso, unicamente me stesso. E non so chi sia, n dove stia, n^. cosa pensi veramente. Con questo me fasciato vestito e imboccato dagli altri debbo videbbo vivere per sempre, come uno sconovere sciuto. Ed questo, e non soltanto questo, uno dei supplizi della mia dura vita.
l'ultimo residuo della
Io
:
XL.
II
buffone*
Prima
di morir di
i
fame
e di freddo
come un
gatto
Ander a raccattare i cenci per le strade con una balla sul groppone. Ander sulle porte d elle chiese e dei cafi a chiedere un centesimo diventer custode di latrine pubper amor di Dio bliche far ballare un orso sulle piazze di campagna e se proprio non mi resta altro scampo far il giovane d'avvocato. Ma e' un mestiere che non far mai e
sperso far tutti
mestieri.
; ;
p mai, neppurese
gola.
me
il
tempo
fabbri-
ad annoiati e vagabondi, l' infame mestiere mo che da un gennaio all'altro inventa storie,
ca intrecci, cerca avventure,
rinfresca
ricordi,
dell'uo-
stende
batte
commedie
gli
le
paga
mani.
sotto
divertitori parlino di
alla plebe e ricevano
il
muso
prezzo
dei loro
Papini,
i6
moltitudine
vita della giornata
242
cortigiani della
la
dimenticare
laida
;
una
fu-
mata e una girata vuol leggere. Chi vende finzioni un servitore di chi ha noia e quattrini una specie di mezzano che offre vita fnta altrui a chi non ha ab-
s.
un
sigaro e
?
un
fiasco di vino
una commedia e ubriacandosi a buono s'entra a vivere in un'altro mondo, a sognare e vedere quel che non esiste.
noia
dell'aspettare
Fumando
leggendo
passa
la
ascoltando
La
e
differenza c'
l'arte.
tranno dire
bellissime
cose
si potranno creare opere che resteranno chiss per quanto tempo nel cuore degh uomini. Ma insomma
l'
idea che
prima
distrarre gli uomini e tenerli bene raccontar loro delle storie perch non s'addormentino, perch respirino pi presto, per arrivare pi sicuramente alla loro anima e far capire sotto mano qualche grande verit. Ma cosa m' importa di far piacere agli uomini Io non vogHo fare il buffone di nessuno E affermo
di tutto bisogna
allegri, e ch'
.''
gli scrittori di
romanzi, di storie, di
commedie
i
e di
suonatori accarezzano
loro orecchi
donne
loro corpi.
t'anni, e
2-13
hanno bisogno
hanno
bisogno delle invenzioni e delle avventure, del pittoresco e del patetico. Gli scrittori, anche se
proprio bambini
loro stessi,
li
son messi a quattro gambe per terra, a suonar la trombettina a cavallo di una granata. Mi dispiace che tra loro ci sono uomini come Omero, come Cervantes,
come Shakespeare, come Dostojevski a' quaU voglio parecchio bene. Anche loro son buffoni come gU altri cosa volete che vi faccia ? Anch' io quando li leggo e mi diverto ad asce Itarli sono un ragazzo grullo che
:
ha sempre bisogno delle novelle della mamma. Me n'accorgo da me che sono incontentabile, seccante e puritano. Chi ha mai pensato che quelli che illuminarono la nostra fanciullezza e ci accompagnarono con tante loro creature parlanti nelle serate malinconiche e libidinose dell'adolescenza e della giovi-
Anch' io, quando non son preso da questa oscura rabbia che mi fa vomitar condanne e offese, dubito delle mie parle e sto per credermi ingiusto, forsennato e cattivo. Ma invece no. Pensate cosa vuol dir buffone uomo che diverte gli
?
:
uomini, e
li
diverte.
Come
meno
l'or
rore
di
ma
Il
caso pietoso
meno
in un'ora
la dispe-
una madre,
il
tradimento di una
moglie,
244
un vendicativo, la tristezza di un disilgenerosa di un esaltato, la brutta fine di un innocente non c' cosa al mondo che il raccontatore di professione non agguanti e non faccia sua per ammannirla poi dinanzi ai signorini e alle signorine che non hanno abbastanza sfogo nella vita natula ferocia di
luso, la pazzia
rale
ed
ai
babbi e
alle
eli
mamme
una
profondamente
modo
In-
ma
lasciatemi chia-
mar
pensa
riosa,
con
la
sia
una rama
d' alloro o
una epigrafe
lire
glo-
scrivono
E
in contanti
un trattenimento
vi pare
che questa sia azione di uomini che abbiano coscienza del loro posto in questo misterioso e
adorabile universo
?
Vi pare che
pochi che
vedono
sanno
la fine
che
il
ci
raggiosamente
dinanzi alla minaccia del nulla, vi pare, dico, che costoro dovrebbero
e
incoraggiare
questa
bambinaggine
i
muovono
burattini
215
dei sogni,
ad ascoltare
?
le
tasmi inomaginari
Perch aver tanta compassione fuor di posto per loro e adoprar tanto genio per addormentarli e tra* stuUarli mentre tanto pi bello e pericoloso sarebbe
svegliarli
a forza
d'urli,
metterli in
faccia
buio,
a rialzarsi, a scoprirsi,
alti
farsi
pi
dolorosi
li
ma
pi
sopporta.
Ma
die
!
che
storielle,
ma
che leggende,
si
ma
che trage-
butti in mare;
il
sato oppur
non fu mai,
ma ad
annunziare
nuove
una
soltanto
da uomini che
e
pro-
non
pensino a dimenticare
ma
a ricordare
mettere.
XLI.
Un
Io
p* di certezza.
non chiedo n pane, n gloria, n compassione. alle donne o soldi ai banchieri o elogi a' geniali . Di codeste cose fo a meno o le guadagno o rubo da me. Ma chiedo e domando, umil-
la passione
pic-
e vi
tra voi chi abbia quel che cerco, se v' qualcuno che
sia certo,
si
mova
nel vero.
s' -
se e' , e se
non sbaglia
non
s'
inganna, e
me
lo riveli sotto
giuramento, e mi
Ho
la
sua
verit.
ho bisogno
;
di qualcosa di vero.
pi vivere senza.
di pi,
Non posso farne a meno non so Non chiedo altro, non chiedo nulla
ma
dinaria cosa
lo
so.
Ma
la voglio
in* tutti
modi
a tutti
al
i
247
mondo
Io
mi dev'esser data, se pur c' qualcuno preme la mia vita. non ho cercato che questo. Fin da bambino non
costi
cui
ho vissuto che per questo. Ho picchiato a tutte le porte, ho interrogato tutti gli occhi, ho doraandato a tutte le bocche e ho scandagliato mille e diecimila cuori invano. E invano mi son buttato nella vita fino al punto di affogare e di vomitare, e invano, sempre invano, mi son sciupato
ultimi e
gli
mi son
fatto
vocato
gli
Ma
niente,
ma
nulla venuto
ha risposto. Nessuno ha risposto in modo da spengere ogni voniente venuto glia e bisogno di chiedere ancora che abbia calmato il cuore troppo impaziente e abbia
;
Tutti
inutili
i
:
atterrati e
che
si
sfascia, altri
Ma
vuoto
al di l d'ogni
muro
buio
ad ogni
di speranza
fine.
Nessuno potr
gio.
dire eh' io
le
Ricordo ancora
cieli e
notti lunghe,
vegliate
quei
ti
riempiono di santit e
ti
248
puliscono
il
giorno...
ho Quel che vedo ogni giorno cogli occhi nudi piccoli esseri in un piccolo mondo che l'un l'altro
e cosa
mi son chinato
?
visto
s'
ingoiano.
Vennero anche
gli
quelli inca-
tutti
loro discorsi
non
e
riu-
scirono a mettere in
role e
me
mio
dove c'eran
le
le
il
parole
non c'erano
spirito
fatti
dove
c'erano
g'
parole
maledetto
ci
scorgeva
taggini,
d' Iddio
comodi,
calcoli e tutto
un Neppur
servitore
dell'uomo.
:
grammatici che a forza di affilare la falce facevan cader secca in terra la messe prima di mieterla e gli altri eran poeti fuori di strada, energumeni senza grazia che disegnavano giorno e notte, per immaginarie citt celesti dove nessuno pu vivere, lunghe alte e ricche
facciate senza stanze ' dietro.
E
come
bile
verit.
Una
verit,
con luce inestinguil'uomo e la sua immagine. E da nessuna parte nessuna certezza. Di ogni cosa ho veduto il pr e il contro e il pr del contro e il contro
fulgori divini e illuminano
il il
fuori e
dentro
del pr
erme
Di nessuna cosa nessuno pu dire cosi e non altrimenti. A nessun problema si pu rispondere in una
:
240
maniera sola e soltanto in quella maniera. Ogni uomo che parla ha una sua ragione e chi parla contro di lui ha pure la sua ed ha la sua anche colui che parla contro il primo e il secondo e un possibile quarto. Volta per volta ci tocca ad assentire anche il pazzo ha i suoi argomenti e bisogna ascoltarli con saggezza.
:
Scettico io
tico.
No
disgraziatamente. Neppure
:
scet-
Lo
scettico fortunato
una fede
se gli
gli
rimane, la
pu
esser tranquillo
e,
accomoda, dogmadell'
Ma
io no.
Fra
le
che la verit
si
non l'abbia trovata e eh' io non la possegga ? Oramai non voglio pi viver cos non pi sbattuto, come ora, tra il dubbio e la negazione, affannato dal desiderio sempre rinascente, accasciato dalla sconfitta sempre ripetuta. Voglio che qualcuno mia aiuti, e che quello che s' calmato dia anche a me un po' della sua pace. Ma non parole, veh non inganni, non frottole, non speranze da ragazzi chiacchie 2 da donne. Voglio una certezza certa anche una sola voglio una ^ede indistruttibile anche una sola. Voglio una verit vera, anche piccola, anche meschina, una sola Ma una verit che mi faccia toccare la soCosa vuol dire eh'
: !
il
mondo
s'
il
sostegno ultimo,
contraddice
una
verit che
non
250
una verit, insomma, che sia una conoscenza, una conoscenza vera e propria, perfetta, definitiva, autentica,
indiscutibile.
Senza questa verit non riesco pi a vivere e se nessuno ha piet di me, se nessuno pu rispondermi, cercher nella morte la beat'tudine della piena luce
o la quiete dell'eterno nulla.
XLIl.
Voglio
il
male
mi sento
felice, in
cui
ho
il
dare tutta la bassezza e lo strazio della mia vita e mi sdraio zitto zitto, lentamente, ipocritamente, nelle co-
modit, nelle abitudini, nella vita agiata, grassa, tranquilla di voi tutti, o compagni che odio, una cosa
vergognosa e provo un certo raccapriccio a confessarla. Io non son fatto per la gioia, non devo cercare il
guai a me mentanti braccia della
piacere
mia
che
feci
nascendo
la
seconda volta
al
giuramento
al patto eh' io
nario benessere.
regolarit, troppa pace, troppa bonaccia ormai nella mia vita. Mentre i figli dell'uomo non hanno dove posare il capo, io ho una casa di cinque stanze, in un palazzo antico, vicino ai giardini sempre nuovi e vi batte sopra il sole e vi son dentro buoni
letti
Troppa
c'
piatti
232
fondi per mangiare. Son povero eppure nulla
mi manca. Ogni giorno la minestra fumica sulla tavola e il pane ben cotto sgrigliola sotto ai denti. C' sulla terra un po' di sorriso anche per colui che se ne volle allontanare come un figliuolo maledetto.
Oggi tutta quanta la mia Vado a letto presto, dormo maco digerisce, gli amici mi
cercano, piccoli e grandi
si
voglion bene,
il
le
donne mi
e nulla
Tutto va bene
levano
cappello se passo.
manca
gli altri
guarda soltanto il di fuori e giudica prendendo s per misura. Ma non per questo ero venuto nel mondo, non per questo avevo accettato
per chi
di vivere,
di seguito
mi
son martoriato e flagellato l'anima cornee si martoriava e flagellava il petto e le spalle. Io son rimasto nel mondo perch il mondo ancor pi pau.
un frate pazzo
ho accettato
;
la vita
perch la vita
spellato e
sol
mi son
della
trafitto,
mazzolato perch
nello
sol
spasimo nascono
feti
mente
faccia
e tutta la
alla dispera-
non
schifo.
Io esser n contento n tranquillo n felice n ricco. Tutte le sventure chiamo sopra il mio
non voglio
capo
vita.
Che
gli
invoco innumeri disgrazie sulla strada della mia la malattia mi faccia sbattere i denti ; che
amici mi lascino
la
la
che
me
che
febbre e la pazzia
si
contendano
la
mia
testa
;
253
~
dolore del
che
nemici
che
gli
unici cari
con
me
si
vedr
s'
io
riga
le
lagrime scendono
che importa
i
crescono
fiori eh' io
fiori
non
si
XLIII.
La
fine del
coi^.
Non
:
ma
anche
il
corpo
Troppo tempo sono andato cantando spirito spirito e a lui non ho pensato e 1' ho tenuto sotto, come un cavallaccio resto, a forza di speronate e di strappi di morso. Speravo di domarlo
guasto e lniace.
!
contavo di vincerlo, di
e insignorirmene senza
si
ven-
dica
gno
di
sfasciarsi
di
il
fango.
ho rovinati fin da ragazzo col leggere a lume di candela o con quello, pi calmo ma pi fioco, di una lucernina a oho che quasi sempre verso mezzanotte si spenge va adagio adagio, lasciandomi al buio e col puzzo orribile del lucignolo fumigante da qualche filo ancor rosso. Li ho sacrifiGli occhi
di tutto. Li
prima
ti
tiene e alzarsi
fiammiferi
!),
nelle
ostinato a
;
non
rigata
!
255
il
la
primo chiaro
veniva di tra
imposte ripigliavo
il
non mi
A quella luce povera e rossa della notte, a quella poca e vivida luce dell'alba gli occhi si sforzavano le
:
pupille
si
le
palpebre
si
ar-
rossavano. Sentivo poi un indolenzimento per tutto il giorno e lacrime gi per le gote. Non me n' importava
ma
da molti anni non riesco pi a vedere cosa c' sopra una montagna e anche a pochi passi non riconosco un viso amico e famighare. Non ci vedo non vedo che da vicino e con l'aiuto di lenti forti. Il mondo ha perduto
:
per
me
e precisi.
Vedo tutto
in confuso,
come
in
una nebbia
ma
universale e continua.
:
Da
mi si confondono un uomo incappato mi pu sembrare una donna una piccola fiamma tranquilla, una lunga riga di luce rossa una bare a che scenda il fiume, una macchia nera sulla le finestre maccorrente. I visi son macchie chiare macchie scure e comalberi case gli sulle chie buie patte che si alzano dall'ombra e appena tre o quattro
le figure
;
prima grandezza brillano in cielo per me. Ma ho paura di diventar cieco. eppoi pi Ho paura di veder sempre meno o meno sarebbe la quale con spavento M' immagino nulla non mia vita. Non ho altra forza che noli' intelligenza, ho amici che tra i morti, non ho piaceri fuori dei libri.
stelle di
E
non potrei leggere pi
suno
256
!
Non
tondi,
corsivi
che
altri
gioie,
men
vile in
me
stesso.
Dovrei aspet;
rimettermi
altrui.
buio Nero e oscurit per sempre da ogni parte Io, col mio pensiero solo in mezzo alle tenebre, fino alla morte. Non ci credo seriamente eppur ci penso ogni tanto, come a una
intorno buio
!
tutto
questione
di giorni o di anni.
:
mi provo a
canto a
esito, non vo diritto camminare sento acme le bugne o l' intonaco delle case e sotto a
;
gli
occhi e se-
il
ad un tratto odo rumore una caril mondo non rozza, un passeggero. Riapro gli occhi
vare a casa
perduto.
?
:
Ma
son salvo
Richiudo
ancora
gli
mia
strada, arrivo al
Ma
cole
inutile
macchie scure ballano e girano dinanzi a me e non c' lente che le fccia sparire. Quando si allargheranno e si congiungeranno insieme caler per me sul
magnifico
mondo
il
e sar
il
sipario nero e
finito
ogni cosa.
:
Se non muoio
i
cieco
morir
cervello
paralitico
non
sano.
anche Sen-
tempo
dolori
intor-
cranio
tutto
tutti
Se
voglio pensare,
confonde
si
annebbia, e
idee
mi
pare
che
gli
restandomi
sempre
innanzi
le
Spariscono
un
si
tratto,
senza eh' io riesca pi a richiamarle, e una parola stupida, un'immagine insignificante risorgono e
pian-
non voglion tornare nel buio dell' incosciente. E l'aria mi pesa addosso come se dovessi sostenere col capo il firmamento, e dentro c' vuoto e dolore e non posso riflettere, non so lavorare, non voglio pi saper nulla. Una stanchezza enorme di ozioso, una disappetenza spirituale di chi tutto bevve e tutto vomit, un odio per tutte le idee e tutte le faccie mi rendono spregetano
l
vole e comipassioaevole
Ed
a' miei occhi medesimi. Pi d'una volta sono svenuto in casa e fuori. ecco, dopo, le lunghe giornate di convalescenza
idiota,
di riposo
forzato,
di umiliazione inenarrabile,
Niente
il
e desidero soltanto la
bestiale, fino
notte, e
letto, e
il
a giorno alto.
zioni
Smarrimenti ogni tanto.; capricci, squilibri, fissae spaventosa fra tutte le cose quella confusione,
:
non mal di testa soltanto, ma anche male di spirito, anemia dell'anima, vergogna muta del riposo odiato e nequell'oppressione, quella pesantezza di testa che
Papi.ni,
Un uomo
finito
17.
25^
cessano.
il
A momenti
,
mi pare
di
non poter
riafferrare
mi
trascina e fa
mio proprie creaaccavallarsi di luci apparenti e sparenti in un ture eppoi la stanchezza smorta di chi non ha mare buio da fare in un mondo non pi suo e vuol pi niente soltanto mangiare per riaccostarsi alla solidit della
perdere
me
tumulto
delle
salute carnale.
e
Un
non passer
una parte
il
non agir pi,, non penser pi, non vedr non ricorder quel che vide pi quel che vedeva non sar pi capace di penetrare i pensieri altrui, di
e
cervello
collegare
ed esprimere
il
pas-
tutto
di
il
tranquillo viavai di
e le paure
un manicomio a pagamento. O forse gli urli furiosi immani e le notti piene di fantasmi e di
?
non capir mai pi pi, non saper nulla, comprender pi non pi, non capire neppure di non capire..,. E la fine....
allegretto
lo
Goethe.
XLIV.
La morte*
Ma
ch' io,
chi
ha detto
eh' io
devo morire
fiorire
An-
dunque, dovrei smettere ad un tratto di respirare, di vedere, di muovermi, di soffrire ? Do\'rei far come gli altri ? come tutti ? Tutti gli uomini muoiono. Tante grazie ma vi par questa una buona ragione ? Muoia pure chi vuol morire io son io e non sono
:
gli altri.
Qui ci dev'essere uno sbaglio, un coChe ragione ci sarebbe perch dovessi sparire anch' io, stupidamente, come uno qualunque ? Ma non sapete eh' io porto tutto il mondo dentro di me ? Non sapete che se muoio non esiste pi n la pioggia che casca e rimbalza sulle foglie, n il bel sole caldo che brucia la pelle, n il prato verde e bianco che fa i cavalloni d'ombra quando il vento lo sfiora, n il gran cielo blu, n il bove ealmo e bianco, n le madonne in mezzo all'oro in fondo alle chiese bilie, n i canti smaniosi delle ragazze abbandonate, n le gioie che scintillano nelle vetrine, di sera, sotto
no, via
!
Ma
lossale malinteso.
la rossa elettricit
Tutto
il
mondo
suoi orrori,
202
colle sue idee e
i
il
mondo
qui, in
me, dentro di me, e. sarebbe annullato s' io morissi. Ma come ? Dovrei diventare come gli altri un corpo diaccio, una carogna puzzolente, una verminaia, un pugno di polvere, una manciata di mota ? possibile eh' io immagini di me una cosa simile ? Pu darsi mai che il mondo muoia ad un tratto con me ? giusto che tutto quel che porto nel mio cervello e nel mio
cuore, tutto questo infinito pullular di pensieri e di
immagini e di affanni, debba finire, fermarsi per sempre ? Come posso immaginare che il mondo seguiterebbe ad essere se non lo posso pensare che col mio pensiero ? Andate via, dunque, ingannatori insidiosi e maligni, non bestie affamate di morti Io non posso morire
ricordi, d'
!
voglio morire
Sono il pi disgraziato e miserabile uomo del mondo non ho amore, non ho ricchezze, non ho amici, non son n bello n forte. Ho conosciuto poche gioie nel mondo ho goduto di rado ho pianto ho sofferto quasi sempre. Eppure non voglio spesso voglio vivere ancora, vimorire. No, assolutamente
:
vere sempre.
inutile
che tu mi prometta,
;
prete,
altre
vite
in altri
mondi
una
minosa.
Non
ci
credo.
Non
mondi
conosco questo
scontenta,
263
nebrosa e questa voglio, questa desidero, questa chiedo per sempre. Io voglio proprio questa mia vita disgraziata,
malinconica,
triste
questa
mia
fine-
veda
il
cielo
anche da mezza
stra, pur eh' io senta cantare un uccello la mattina, a primavera pur eh' io veda ridere un bambino e una donna ; pur eh' io possa scrivere qualche parola per
;
pur eh'
io
ombra
di
un
albero sul
muro imbiancato
d'agosto.
XLV.
Appunto
per questo.
difficile, credo, trovare un altr'uorao che abbia un pi grosso fallimento di tutta la sua vita. Non mi resta pi nulla da perdere. Tutti i fili e i pun-
fatto
telli
che reggono gli altri son tagliati. Tutti quelli che scendon dal cielo (fedi e credenze) come quegli altri che inchiodano alla terra (dogmi e principi). Sono un fondo alla bolgia del male ho rinunziato, ho dovuto
; ;
rinunziare
Il
ho lasciato
mi hanno
;
lasciato.
;
sapere non
mi basta
;
;
gli
uomini mi disgustano
la letteratura la gloria
il
mi
fa schifo
;
la
il
mia mio
primo
si
e profondo,
desiderio della
tavole di valori
;
scontorcimenti
questi anni
;
le
una
terra, a
inviti.
le
muro^
gli
cantanti
si
son levate
abiti
da regina
vestite dj
nero
gli
strumenti son
finita
l,
non
si
riapriranno pi.
L'ultima festa
vuoto.
coll'ultima
il
la
Non
o rimbecillire total-
me una
gran voglia di
vi-
Non
E
il
vi-
fili
sopra
capo,
l'a-
le spalle,
ma
il
le
Non
mezzo
anima, n come corpo. C' qualcosa di pi forte in me di tutte le sconfitte c' uno scoglio piantato nel mezzo
;
mia anima che resiste a tutte le tempeste che r hanno ricoperto negli ultimi tempi. C' una bestia che vuol mangiare, ci son due gambe che voglion camminare, c' una testa che vuol pensare, una mano
della
Ma
In
nome
non
di
lo
In vista di quale
meta
La
bestia
sa, la bestia
non
intellettuale, la bestia
la bestia
non capisce
nulla,
ma
muraglie
diavolo
se le parole
non corrispondono pi
i
al
le
parole e viva
fatti
11
fatto resiste ed
266
esiste,
il
tente,
il
latto
il
Non
una
ad
una
chiuse
lo tenesse,
a quella
dell' impossibile,
non vuole
pre.
andarsene.
ma
nell'oscurit,
senza forze e
peggio
senza appetiti,
ma non
Non
spera nulla
l'accetter
ma non
nulla co-
ma
esi-
gli
a questo
modo
la certezza
che c'
in lui qualcosa
gli
la
Egli
Non pu
prii
muoversi
la luce.
o deve
da fare. E allora l'uomo finito nuovo capitolo. Ma questo nuovo capitolo non rassomiglia assolutamente agli altri. Le cose che ho negate restan nesogni abbandonati non li richiamo indietro gate i
Non
c' altro
il
risale e ricomincia
anche oggi gli uomini che mi schifirono anche oggi li tengo lontani da rfie i lini che resero ciechi a momenti i miei occhi son sempre lontani. Ma che importa Una nuova strada incomincia, il segreto trovato. Un'ultima possibiht di grande.zza mi si para dinanzi ed io non la rifiuto.
le
le rifiuto
Per
lei
sola
il
le
pupille
zu/
vergognose sotto
essere
le
ancora un eroe.
che mi
sjtlva.
Ho
bisogno di
non
essere costretto
ad annientarmi Sono
il
il.
ed questo
nieyite
Per
me non
c' pi nulla.
nichilista perfetto.
Non
perfetto scettico.
Non
credo pi in nulla
intero
;
l'ateo
laiche, razionali,
preso
il
antiche. So che
nulla
le
nostre
non
rester
neppur
la cenere
che
dimenticanza e del
finale
;
non
essere.
Nes-
nessuna, nessuna
;
me
Il
nessun
re-
miei atti
nessun
tutti gli
gli effetti,
per
me
nuda prospettiva
dell
'
annullamento
Eppure, dinanzi a questo spaventoso spettacolo, a questa tremenda dispcranza, a questa corsa verso il
vuoto, io non torco
il
viso n
mi
tiro addietro.
ConIl
nulla
nuila me mia opera, del mondo inteio punto d'arrivo d'ogni mio sforzo eppure,
di
stesso, della
ma
fare.
il
Voglio
Tutti
gli
20
la terra
appvmto per questo, seguiter a sforzarmi finch mi chiamer nel suo buio riposo.
rinnegare
tutto
il
mio passato
utilitario.
ricompensa, un paga-
mento per tutto quello che fan rio. Anche le azioni che sembrano pi spiritua,li atti di creazione, atti di aspettano il loro valsente, esigono, fede, di amore
prima o
niente.
sofie
poi,
d'esser saldate.
le religioni,
Anche
senza eccezioni
pagate.
La scadenza
il
meno lunga
gli
alcune
ma
giunge
uomini sapessero
o tardi rimeritato, nessuno agirebbe pi. Anche Dio vuol esser ricompensato colle preghiere e coi
e c' apposta l'eterna carcere dell' inferno per
.
cattivi
pagatori.
Io stesso, nel passato,
fui
il
pi avido di questi
mi
poco
Non
cercavo
la leva
per io spirito
ma
lo spirito
per fame
terrestre.
Ma
sol
inu-
il
il
giudeo, lo strozzino
209
stipeno'io e seguito a pensare
appunto perch
il
pen-
non pu mai avere il suo salario. L'uomo disperato trova nel fondo stesso della sua disperazione la nuova base per rimbalzare al disopra
siero
della
e in nessuno ha pi fede ritrova nella tragica vacuit del suo spirito solp, senza dei di nessuna specie, la
forza di credere in s, nel
e del
mondo
ch' suo.
nuovo dal tormento la possibilit della gioia poich nierite aspetto non avr pi delusioni, non avr pi
sconforti dinanzi al tradimento dei fatti.
L'uomo
solo,
assolutamente
nulla,
solo,
assolutamente
spogliato, che
non chiede
non per
cieca rinunzia,
rivolge al
mondo
come
come ima
il
:
prateria bruciata,
una
citt devastata,
pi chiese,
quanto tu non con te, mi unisco ancora alla tua forza, lavoro col tuo lavoro, ti accompagno e ti rifletto nel tuo cammino. Finch r uomo aspetta qualcosa dall'universo, un negoziante che va per ricevere, che scambia e
mte, asiU e
rifugi, e gli dice
mi prometta
nulla sono
baratta,
si
arrabbia
se
fallisce
si
uccide se la
non avviene, se la cambiale non pagata, r incasso minore della spesa. Ma 1' uomo che ha rinunziato a ogni compenso e lavora per ci che sar
restituzione
se
disfatto
sapendo che
solo
sar
disfatto,
l'unico
uomo
che
Edi
il
2;o
lo
in-
nomi pi
puri, pi ideali e
non pretende che nessuno faccia per lui d sapendo che non ricever mai aspira alle cime sapendo che non le raggiunger offre tutto s stesso
Egli fa e
;
pagher al suo giusto prezzo. Ma in questo consiste giustappunto la sua tragica grandezza in questo la sua disumanit che lo mantiene ancora fra gli uomini. Ed altre gioie gli son negate
e sa che
nessuno
lo
egli
non ha come
gli
sostengano e
pu contare che sopra la sua forza e questo sentimento di esser tanto forte da poter fare a meno di tutto il resto lo riempie di amara ma sana volutt. Che coraggio c' a vivere quando si crede fer-
ideali
terreno
aspetta per
ristorarci
il
de' nostri
Ma
la
viver anche
lui,
buttate dapparte.
Per questa nobilt, per questa grandezza, per questo ultimo e disperato eroismo, sfuggo nello stesso tempo alla morte e alla mediocrit
XLVI.
II
ritorno alla
tetta,*
Rivivo, dunque
come lui, se come lui esser padrone. Debbo iifarmi su nuove traode la vita una vita tutta mia, una vera vita nuova. Non ho altri compagni che me stesso. Non c' una mano che mi sorregga se sporgo la mia nel trabalzar dalla risaHta. La terra piena di
tanto
disinteressato
Ma
solo,
terribilmente
solo.
Io sol-
ma
buone novelle collo quali ho desinato e cenato e che non mi dicon pi nulla. Son per gU altri per i non liberati. Eppure per ricostituirmi, per raddrizzarmi, per rimettermi a cammina]-e, ho bisogno di a -(poggiarmi a
voci
si
ma
tratta di
Non
ho che me stesse ma questo me stesso legato pi strettamente con una parte dell'universo. Non sono un
uomo
concetti.
una certa
Sn nato in un certo posto, appartengo a razza, ho dietro di me una storia, una tra-
me
stesso
significa
mio popolo, coUa cultura da cui, voglia o no, sou uscito. Debbo ricominciare da capo, rinascere, tornare,
272
cio,
alla
mamma, ma
la
il
mondo
e la
mia
Ma
gli ossi
e rimettere
del
alle
rdiche
sangue in pi profonde
il
conoscenza col mio paese e ritrovandolo ho riscoperto meglio anche l'anima mia. I dottori ordinano ad alcuni malati l'aria narifar
t
va. Per
un caso
felice
il
tornato a riempirsi
uomo
donai
la
bracciai,
si
della
vede che
ho ritrovato
non
stesso, col
me medeconil
simo per farne im dio d'Atene o un colosso scandinavo. Finch son cervello e
verso col cinese e col
sufi,
soltanto
cervello
sofista greco.
:
Son
di tutti
capisco e
2;3
son capilo. Le mie parole son gettoni intemazionali che spendo su qualunque mercato. Ma quando mi raggomitolo tutto in me, anima e
corpo, cervello e cuca-e, e
mi
voglio incastrare in
una
razza e inserirmi in
faccia sono
un
un uomo nato
un
uomo nato
in
To-
scana nel 1881, che ha avuto vent'anni col prim'anno del ventesimo secolo e che scrive nel presente anno
millenovecentododici.
Sono un toscano
tanto itahano.
il
La vera
patria di ciascuno
non solnon gi
genuina
regno o
la patria
non pu
il
Anche
il
in Francia, paese
unificato se
mai ve ne
fu,
normanno
il
lore-
napoletani
pi di certi barbari.
che
sto
bene insieme
sento
stessa
basta scrivere la
Anche
lontano.
di tutto
gli
il
fra
toscani
Ma quando
dico
i
intendo
i
piima
paese toscano,
gi
alla
poggi,
fiumi,
Apuane
Fapin;
vasta e solitaria
il
Maremma,
Un
uofHJ finito
i8
374
Tirreno. Intendo qi esto cielo cos bello anche quand'
nere dei cipressi, questi pingui festoni delle viti su per le colline, queste valli desolate e pietrose dove fiorisce
soltanto
il
gialla.
il
grandi toscani e
loio
divinatori
dagli etru-
Italia pi
feconda di grandi
di
Leonardo,
sentite in
tutti questi
uomini
un
tal senso
grandezza senza
con caratteri
suoi,
che
si
mi sento
in
piena armonia.
Ritrovar
me
stesso
signific
dunque ritrovar
la
Non
muri
pi
le
bigi e
ma
corai su per
cielo, coi
Non
pi
le
alture citta-
Incontro,
ma
le
gobbe
Pratomagno
le
Mi son
tempo
mia Toscana.
soffr
langelo, al borgo
A
il
San Francesco, al castello dove nacque Michedove nacque Pier della Francesca. pochi passi da casa mia veime, da giovane, il Car-
ducci repubblicano.
se
monto pi
in alto intravedo
mare
della
Romagna
e le alture dell'Umbria.
Su questo poggio sassoso, dove il vento non trova requie, il mio spirito ha ritrovato la calma e s stesso. In questa cerchia di monti scuri ed aguzzi, su questo
prato povero di
fiori di
erbe ed irto di
sassi,
all'ombra
di questo
rumore
fiume stretto
ma
Roma
sudicio
gusto dell'aria,
il
il
giusto
di ceppi
I^
vita
bino e primitivo,
plebei,
che govemaron
queste parti
famiglia.
tutti
i
Mi son rimesso
figliuol
questo
e bastonato
banchetti intellettuali d' Em-opa e ha pasturato i maiali altrui la vecchia casa ha prepaal focolare tutto
le
rato
un cantuccio, accanto
alla tavola d'abete
nero di
i
fumo,
che sa
gialle
polende,
forno.
avvampate dal
^ 276
Nei primi tempi era tale
il
amavo ogni
tagna,
cia,
fiori
giorno un sasso appuntito come una monuna gallozzola staccata dalla foglia di una queruna ghianda hscia e ben modellata, un mazzo di di campo, ima cccola di cipresso, una spiga di
:
senza valore, mi dava un piacere straordinasentivo amica, sorella, parte di me, simbolo
terra e della sua tradizione.
rio
la
della
mia
maggiori e paesani.
fra
i libri,
naU
ai
non avevo letto, quasi, libri avevo preferito i teorici ai lirici, fantastici. Ma lass, dopo quel ritorno
;
italiani
i
dottri-
alla pa-
il
E mi rilessi a poco a
menta
vento
libri
Dante e Compagni, Boccaccio e Sacchetti, Maccbiavelli e Redi, Gino Capponi e Giosu Carducci. Quei libri che avevo letto per dovere e curiosit, quei Ubri che mi avevano annoiato a scuola e lasciato freddo fuori, che avevo guardato fino allora come rettorica letteraria o documenti di storia, mi si aprivan ora dinanzi come amici e fratelli, prendevano un nuovo colore, davano un altro gusto, si riae di rinascita
minavano con tutto il primitivo vigore. Questa vecchia roba mi ringiovaniva lo spirito. Questi antichi uomini
solidi e spregiudicati
verso,
pi moderni di me.
che
forestieri.
Fu come
balia.
il
viaggio di
un
esiliato al
Tutto mi ricompar dinanzi come per la prima volta e m' inzupp l'anima di cose che sembravan nuove ma per le quali c'era il posto gi fatto e la cornice appropriata. Le buche dell'inferno, i fiumi di luce
del
cielo,
giovani
vecchiotti buf-
foni e canagUe,
moti
la
mosto
il
speranze,
Mugello,
e
i
tutta
come
Valdarno e
cieli
Maremma,
il
Casentino e
cogli
il
la bella
terra di
Toscana
uomini
giardini, coi
comune
che
mi
mi
s'accost
alla carne
la
mamma
al figliuolo aspettato
torna.
Non
eran
mi
conquistava,
fatti,
ma
scritti.
lingua nella quale erano Niente fronzoli, niente enfasi, nessuna trina
la meravigliosa
inutile,
fiacchezza,
roba
forte,
^
e di pietra e
27^
e di miele.
Incisioni pro-
non
di
panna
ma
La
nuova,
di
viva di scorci
solennit
e di
annacquature
fam-iliare
perder
grandezza e hbert. La Toscana cos rifatta la mia Toscana ma pure non quella dei fiorenla pi vera e famosa Toscana tini imbastarditi, o dei poderi giardini, o degli scrit'
torelli garbati,
Ed
io
che
per rifar
me
stesso
mi son dovuto
punto e dal momento in cui nacqui. in me tutto il mondo. Dopo mi son ritrovato solo e quasi senza vita. Per riprender le forze ho dovuto riagguantare quel pezzo di mondo che mi era pi contiguo ed affine. Ora che ho succhiato di nuovo alle poppe della prima madre e ha risentito la
Prima era
sua pallata
or che
mi sento
il
corpo rinsanguato
mio vero
destino.
XLVII.
Chi sono?
mio destino ? Cosa sono ? Ora che ho soltanto le mie forze rifatte e ritrovate e la mia disperata esaltazione non posso ispirarmi a ragioni estranee e non posso raccomandarmi a fantaqaal' questo
Ma
smi fuori di me. Ogni dio sacro e profano, asiatico ed Non v' nessun dio
Ho
riposto la
mia causa
nel nulla,
:
come
io
r Unico
e
il
due parti
resto.
Ora questo mio ncciolo interno deve dar vita, a tutto, deve animare e tramutare quel che mi circonda,
deve aiutarmi a
e
tollerarlo.
In quest'ultima e decisiva
non mi
si
cio,
l'
da sbattersi
e disfarsi nel
macero sterminato
del-
inutilit.
A
ma
Mi son
riz-
sempre dritto dalla cintola in su pronto alle' sfida pronto a sputare su (jnesta bolgia dove i miti Abeli
;
Caini che
non obbediscono
J580
Dura cosa
mani
calde,
la vita
egoista, senza appoggi di amichevoli muri, senza di golfi riparati, senza offerta di
dialit.
calma
cor-
di
non cerco bastoni per reggermi bens per picchiare e quando mi sento troppo debole mi rinio
Ma
chiudo con
me
amore difaccia a chi disprezzo e mi disprezza mi diverto ad oltraggiare nella mia persona l' intera razza degli
uomini. Al diavolo anche l'amore debilitante
I
Chi
.mio,
sono,
dunque
Oual'
da nessuno
gnato soldo a soldo nelle fabbriche dell' esperienza, colle fatiche della mia anima e che ora costituisce
il
mio solo tesoro, tutta la niia poca potenza, mio vero me, insomma ? Mo ti hanno tentato di definirmi, di descrivermi, di limitarmi amici e nemici. Ho ascoltato, ho taciuto, ho sorriso. Arrivato a met della vita possibile, dopo parecchie prove e una lunga quarantena di soliil
megho
degli altri.
Io
sofo.
di azione e
non sono un
filo;
mi
attirano
teorie
Non sono ne un
sciar
il
grandi rinuiiziatori
disi.
^'^i
ma non
sono in
me
sono interessare
gli altri
in
mezzo a tutto
l'aggro-
me
solo.
due parole, un poeta e un uno scettico, un lirico e distruttore, un cinico. Come queste due anime possano stare inlo sono, per dir tutto in
un
fantastico e
sieme e trovarsi bene, sarebbe troppo lungo a descrivere. Ma veramente questo il fondo dell'anima mia.
Io sono a
si
commuove
nella notte
appena scende
dalle
un semplice ritmo di ballo viennese un bambino che trabocca straziato da un pianoforte di tenerezza iissando un povero cielo unito, color nebbia, senza la consolazione di una nuvola nera o bianca un disgraziato che pu sentirsi pieno d'amore per un vecchio sconosciuto, per un amico morto, per un fiore reciso, per una casa chiusa.
persiane serrate
;
;
altri momenti, invece, divento il lupo hobbesiano zanne che hanno bisogno di mordere e di strappare. Nulla sacro per me n la grandezza dei trapa<ati, n le glorie cementate dai secoli, n le verit
In
dalle
ne p
la
gli
santit
assiomi
della morale,
legami degli
affetti
pi profondi.
volgere
le
credenze, mostrare
il
dietro laido di
ogni
motivi vigliacchi
l'
in-
Mi piace
i
di sgretolare,
veli,
di spogliare
e senza pudore
non porto
rispetto a
mi
282
sento bene nello scompiglio
;
mi compiaccio
di
tur-
Ma
tastico
dopo questa furia divoratrice torna fuori il fanche immagina storie impossibili, che deforma
che proietta nel comodo specchio
i
la realt,
dell'
imma-
ginazione
suoi desideri pi
gli
lo
Mi assediano
bizzarri,
le
storie
assurde,
i
progetti
i
avventure
e
incredibili,
pazzi e
deUn-
amori
fittizi
credibili.
Son
costretto
creare
im mondo nuovo
tempi in cui
;
me
come tutti gU altri, borghese e reaUsta un mondo che ha in s frammenti e luci di profonda verit ma non il mondo vivo e vero che noi tutti crediamo di conoscere. In questo mondo mi muovo in perfetta
libert
;
alle
mie creature
mio,
le faccio
le faccio
il
parlare a
modo
suno
si
propone,
uomini di carne e d'ossa. Io son rimasto, insomma, l'uomo che non accetta il mondo e in questo mio atteggiamento ostinato consiste l'unit e la concordia delle mie anime opposte. Io non voglio accettare il mondo com' e perci tento di rifarlo colla fantasia o di mutarlo colla distruzione. Lo ricostruisco coU'arte o tento di capovolgerlo colla
teoria.
2&3
ma
concordi e conver-
Son due
sforzi diversi
genti.
sere anch' io
di
come sono e come ormai rimarr sento d'esuna forza creatrice e dissolvitrice, sento essere un valore, di avere un diritto, una parte, una
Cos
gli
missione per
uomini. Soltanto
a vita
del
neli' imbecillit
ha
diritto
di
non
mi
ma
Io
Ogni uomo ha
non
ma di altro appoggio ho bisogno anch' io alla pari dei deboli. Io vivo ed agisco sapendo che tutta la mia vita e la mia azione sprofonder nel nulla ma voglio che gli altri sentano eh' io ho il diritto di star tra
non chiedo
e
non voglio
loro e di offenderU
stessi
pensano soltanto a mana divertirsi e a comandare, ogni tanto uno che rinfreschi
lo straordinario
nelle cose
ordinarie,
delle
vecchie
leggende,
di
carcerieri
di
prigioni
luoghi comuni
284
necessario
buoni mu-
un
incendiario di
Io sono
uno
di questi
il
pi
per
il
bene
male che voglio e faccio ho diritto di respirare, camminare, di alzar la testa, di spudi esistere secondo la mia legge. tare in faccia
di riscaldarmi, di
XLVIII.
Dichiarazione di
stile.
Io
bello,
non non
non
non
carnevalesca
rama
d'alloro della
per sfogarmi
fama
cittadina. Scrivo
unicamente
che vi sia dato pensare, o delicate immaginazioni di baritoni a spasso. Non dico, badate, per liberarmi ,
come
di
il
filisteo
vostro chiomato eroe eponimo, come il sublime Goethe Wol fango, consigliere intimo del Duca
e dell'anima dei prometei riabilitati.
Weimar
Egli
si
Uberava
colle
tragiche
frivolezze
di
un
Werther dalle tenui disperazioni di una voluta lontananza e il prodotto di codesta liberazione andava sui comodini delle belle sentimentali sfiorite e sui capezzali dei futuri suicidi
ma
let-
invece,
mi sfogo ed intendo
:
sfogo coi pi
come
286
per incanto in infinita spruzzaglia su tutti
sarei
degno di schiaffeggiare
i
il
visi eh' io
intendo
vomitare
spettacolo
la bile
intendo
lo
lo scolar della
morale personalit esposta al contagio dei pi popolosi intendo il rutto improvviso e tonante che lazzeretti vien dal profondo come il disprezzo. No, signori
scuro e fumante
dell'eroe di
quadrate punte di acciaio 'Scorresse gi sangue come quello che gocciola dal petto
una
rissa
notturna
vorrei che
il
ferro
bucasse e divorasse la carta per dove passa, come se e che dai solchi bruciacchiati salisse fosse rovente
al
pubbHco, che scripremurosa von con di servitori che tendono il cappotto e la pelliccia. Ce ne son di quelli che si metton dinanzi all' immaginario lettore come un falso napoletano s'appoggia al muro colla chitarra
di quelli, rispettabile
l'aria
non son
compunta
sospesa attraverso
il
spalancata
svernanti
;
invece, gli
si
stendono
a capellute Maddalene che traggon dall'ampolle balsami e unguenti pei tutte le escoriazioni e i calli dell'
anima
altri
mi somigliano
chierichetti in cotta di
gli incensieri d'ot.
berci della
messa cantata.
Non
e
i
son nato
al fiato pa-
non venmia vita. nero a farmi i Io son nato rivoluzionario e non son neppur sicuro se quando son uscito dalla sanguinosa porta materna
un bove
e di
un ciuco
miti pecorai
non abbia intonato, invece dei banali strilli di sorpresa, un motivo di qualche incomoda marsigliese. Qualunque sia il governo del mondo sar sempre all'opposizione. L'espressione naturale del mio spirito l'attitudine spontanea del mio corpo la protesta la mia figura prequella dell'assalto alla baionetta ferita l'invettiva e l'insulto. Ogni canto d'amore si
;
.
muta
tutte le
scoppio di
riso,
spallata.
Oh
se
un getto
;
ogni
s
mio
libro
un masso
i
di
da
spiaccicare
teschi pelosi di
un popolo
Vi sono parole bianche, fragili e odorose come gelve ne son di quelle dolciastre e appiccicose come lo zucchero rosso delle chicche dei bambini poveri ce ne son altre soffici tepide e viziose come le carni delle amanti di quarant'anni ve ne son poi di quelle talmente paradisiache, aeree ed estranee che soltanto le penne d'oca dei vecchi santi digiuni le posomini
; ;
288
di
sbricioia
fra
diti
pane
raf-
fermo.
Ma
queste
forte,
:
le
parole che
scelgo e preferisi o
esser
non
sassi
son che
le
mie
devon
dure
scabre,
aspre e spiacenti
frane
e
come come i
la pietra
precipitano gi dalle
delle
;
schizzan
dalle
mine
devono essere paganamente, spontaneacave mente ed oscenamente ignude come usciron dalle boc-
marcia, dal
sfogato
di
quando mi sar
tutto
i
con
tutti,
alloia
diventer anch'io
soave come
mattina ascolter
salterellanti
al
dondolar
campane
viali
di giardini fuori
non pestare
sentirete
una
grossa
formicola
sparagnina.
Allora
venir
su
dal
struggente dolcezza.
XLIX.
Non
Dunque
vuotato,
si
sono
finito.
va dicendo in
finito ?
il
un uomo
esaurito,
Si
un fuoco
di paglia e che
Adagio, ragazzi
tro che finito
!
non ho ancora cominciato Doquanto era una prefazione, un proemio, un indice anticipato, un annunzio, un proclama e anche, se volete, un traboccamento di mosto e di schiuma tanto per poter
vete figurarvi che tutto quello che feci
Ma
Il
io
nasco
artificiale,
vertirsi,
ma
sento
di
appiccare
un incendio
Non
vato per
i
me
(forse ci
ma
:
cestino le epigrafi.
Non
capo
c' lastra di
le
marmo
che mi
il
Un uomo
finito
iq
29^
mi mettono addosso un brio, una voglia d ridere, di muovermi, di fare, quale non conoscevo dii un pezzo. No sappiatelo per un'altra volta non sta bene confondere il silenzio colla morte e il raccoglimento
: :
con
la fine e la
Ho
;
trent'anni,
ho ancora ho le mani tenaci ho la gamba svelta. Sento sempre il sangue che batte a martello ai polsi ho ancora un ribollimento d' idee nella e alle temj ie il pensiero non mi ha abbandonato s' fatto testa anzi pi chiaro e risoluto. Ho ancora qualcosa da dire e in casa mia c' sempre e il tempo dinanzi a me carta bianca in abbondanza, carta liscia, bianca, tagliata, dove la penna scorre via con facilit e rajndit e ho ancora pennini d'acciaio e bottiglie d' inchiostro la piene, non ancora aperte. Non mi manca niente mia ora non venuta, non era quella, ma forse sta per scoccare. Non mi arrendo n mi ritiro. Son sempre qua, io in persona," pronto a rispondere a tutti di tutto. Ho tante cose da dire Non avete idea della quantit d' impressioni e di scoperte che io debbo comuniho ancora
.'capelli
ma
biondi e ricciuti
;
parecchi dcriti
mia
m^orte.
Non
posso condi
me
cli'
migliore,
altre.
Ho
degli
mio paese, nel mondo, una corrente d' idee che non sento d' im ben vista, che non diffusa e compresa contro modi di penl'ostilit l'inimicizia e personare
;
becilli.
23t
io
contemplator taciturno o nella camera calduccina dell'uomo assestato, che onnai lascia andare il mondo a sua posta purch non manchi la cena ? Piuttosto morire che una fine cos Io devo dire
cella del
!
il mio dovere di far s che non dicano pi certe cose, non le pensino e noft le scrivcino a quel modo. Non m' importa che tutto ci sia inutile non m' importa. Sinceramente non me n' importa nulla. Son passato sopra anche a quello. Sacrifizio grande e degno perch assurdo e sacrifizio perch assurdo. Nessun'azione ragionevole si chiam mai sacrifizio. Io mi sento abbastanza forte per sprecar la mia forza a fare il Tantalo e abbastanza ricco
gli altri
il
Non
soltanto-
non son finito ma sono inesauribile la mia fiamma come quella che inguaina i superbi nell' inferno cattolico inestinguibile. E mi pare che la mia giovinezza debba essere eterna come quella degli dei della
:
Grecia.
Mi pare, dico
il
ma non
le
ci
me
giorno in cui
le
scaglie
come
mummie
mi semuna pairi-
polverizzate
verr
il
giorno in cui
di
il
sole
brer soltanto
il
un lume
fiori
distilleranno
cielo,
non
sa-
__
2i}2
il
quando
il
le
Donne bionde,
:
ben formate, mi mia carne non sar scossa non son pi fatte per me, non penso dal desiderio pi a farmi amare. E tutta la mia vita sar come sciolta in un languore d' indifferenza, in ima nebbia di memorie bigie e quasi eguali, senza il baleno di un desiderio e il fulmine d'un'azione. Cos sar di me come
tenere, occhieggianti,
la
passeranno d'accanto e
di tutti.
Ma
i
prima
trombe dell'universo ed eseguire tutti mandati e compiere tutte le mie vendette e lasciare scritte ed incise le mie parole e le mie volont. Ho appena principiato. U bambino nasce a nove mesi ma
di fiato tutte le
Il
fiore
fiorito
ma
il
Dopo
t'anni
si
trent'anni
si
i
che
i
si
tren-
ha da battagliare
dell'*
impresa
della
nome
un
po' di sole
immaturit che vuole anch'essa per fiorire. I nemici sono arrivati, sono
si-
celebri,
Son
seduti e
rano e se
triglia e ci
vengon quegli altri, i nuovi, i freschi, ragazzi che avevan dieci anni e andavano a scuola quando noi se n'aveva venti e si sparavano i primi colpi, allora comincia il giorno della prova e della pesatura. Questi giovani si sono anche
primi posteri,
i
Ma quando
hanno
se-
guito per
della
mi muta e
ai
ma
ora
il
momento
rivoltarsi
maggior
assaUrci
come
noi
abbiamo
assalito
nostri maggiori.
Anche
se
29
di storia e noi,
non
in privato
ci
son
si-
primo
Non
c' pi
comprendere a vicenda
son d'un altro
hanno altri amori nascosti, altri legami, altre avversioni. Vengono innanzi freddamente in nome dei dogmi del giorno,
tempo, hanno attraversato
altri climi,
son cru-
come bambini e indelicati come saccheggiatori. Sono d'un'altra razza, parlano un'altra lingua. Possiamo stare insieme, lavorare accanto, parlarci e sornon c' buon riderci ma non ci s' intende. Lo sento sangue fra noi e loro. Sento pendere sulla mia testa
:
sdegnosa condanna.
Ma
periore
ecco
io
non voglio
fare
il
come
Non
il
voglio fngere
capo sotto
son loro. Faremo i conti. Non ho paura dei come non ebbi paura degli antichi. Son pronto
le
come
un selvaggio e
come un
civile.
Non
;
indietreggio.
Non
mi d per
vinto. L'
ho gi detto
non son
finito. Il ti-
c'
29,"5
poco male. Qui dentro vender cara la sua pelle a disposto uomo'ch' un
Io
non disprezzo
giovani e non
li
odio.
Ho
fatto
per alcuni di loro tutto quel che ho potuto. Non li ho respinti. Li ho trattati male quando ho creduto che
fossero degni di ascoltare la verit
aspettati,
li
da un uomo. Li ho
attesi
al
ho
desiderati,
li
ho
varco dei
pi personali,
:
meno
seri e
li
meno
fonografi,
li
Ma
non importa
:
cos
come sono
rispetto e
stimo.
Se fanno cose mediocri o scrivono sciocchezze non li condanno bisogna far molte cose cattive per arrivare
a,
Non
si
arriva a ven-
lo
addosso
senza rimorsi.
Ma
Non
timo
all'
ul-
tempo,
e
un amato vivo
non
\ita.,
Ma
pure
qualcosa ho fatto.
e r lio iniziati
;
Ho
ho fondato
ho pubblicato una
296
mezza dozzina
pide o profonde che siano a destra
di libri,
ho sparso
idee,
pazze
yAn-
e a sinistra.
Son
qualcuno, rappresento
e avr a tutti
i
qualcosa,
ho
un passato
costi
un avvenire.
fatto, cosa fate ?
voialtri
Cosa avete
articoli,
recensioni, critiche
Vediamo
critiche,
articoli e re-
Avete ingegno, sicuro, e cultura, ma \)er ora, se non sbaglio, siete ancora aggrappati alle case altrui,
censioni.
mettendovi sotto i tacchi i volumi degli altri. Fra voialtri c' chi ha fatto dell'arte o ne far benissimo.
:
Il
giudicare
dilficile
ma
il
Vedremo.
Intanto io non voglio essere sbrigato in quattro
e
quattr' otto.
Non
piedi
senza protestare.
del
mio cervello. Eccomi qua mi sono aperto e sparato ho messo a nudo visceri e nervi come in tante tavole di anato:
me
non
Qui dentro
mia
biografa
ma
c'
il
avvenimenti
interiori.
Tutto
il
dell'opera
mia
Non
una
confessione a
il
me
stesso
misantropo
297
con questo voglio esser giudicato. Io seguiter a fare, a lavorare, con voi, accanto
e le difese.
e
Su questo
voi,
ma un
glio che si
in cinquanta capitoli. Io
mi presento
le
vostri
miei dolori,
mie speranze
mie
fiacchezze.
Non
ma
se
dopo avermi ascoltato crederete lo stesso, a dispetto dei miei propositi, eh' io sia davvero un uomo finito dovrete almen confessare eh' io son finito perch volli incominciar troppe cose e che non sono pi nulla
perch volli esser tutto.
19x2.
INDICE
andante
II III
Pag.
8 13 17
IV
Dal tutto
al nulla
V
VI
VII
L'arco di Trionfo
Miseria
-
31
35
41
La mia campagna
appassionato
47
53
61
IX
Gli
altri
X
XI
XII
Lui
La
Il
scoperta dell'unit
io
.69
73
.
mondo son
tutto permesso
78
^3
XIV
IviboUimento
302
tempestoso
XV
XVI
XVII
XVIII
... ...
Il
discorso notturne
Pag.
91
Palazzo Davauzati
I.a sortita I.a fuga dalla realt
I I
100 105
iii
XIX
....
fratelli
morti
vivi
.
119
127
XX
XXI
....
piccoli
Io e l'amore
...
133
solenne
XXII
...
La
Il
missione
perfetto
145
155
XXIII...
XXIV
...
... ...
.
L'ingegno
Dies Irae
160
165 175
XXV
XXVI
XXVII
Fare?
Verso
il
nuovo mondo
182 187
XXVIII
La
lentissimo
XXIX
XXXI
XXXII.
La
discesa
190
203
XXX ....
. .
Accuso soltanto
me
stesso
Giornate vergognose
208
Cosa volete da
me?
2n
214
XXXIII
La
gloria
3^3
XXXIV
.
se
anche
Pag. 218
221
XXXV
XXXVI
Sono un imbecille!
e
un ignorante
conosco
gli
225
XXXVII Non
XXXVIII.
uomini
229
234
L' ispirazione
I
Il
XXXTX
XI
miei debiti
buffone
po' di certezza
il
236
241
XLI
XLIi
XLIII
....
...
Un
La
246
251
Voglio
male!
corpo
...
fine del
254
allegffctto
^^IV
...
La morte
Appunto per questo
Il
261
XLV
XJ^VI
....
...
. .
264
271
ritorno alla
?.
terra
XLVII
Chi sono
279
stile
XI>VIII.. Dichiarazione di
285
XLIX.... Non
1
son finito
.
289
293