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Sporchi, brutti e cattivi Il Terzo millennio ha visto sancito un nuovo passo in avanti del modellismo, su questo non ci sono

dubbi. E' definitivamente tramontata l'epoca dei modelli "puliti". Se avete una rivista di un paio di decenni fa' la prima cosa che noterete la qua si totale assenza di modelli invecchiati e vissuti. Negli anni '70 le scatole Tamiya proponevano sui fianchi la foto del modello fin ito con aspetto teneramente ma ridicolmente giocattoloso. Allora si montava il m odello, poi a modello finito si dava una bella passata di colore e si mettevano le decal. Fine. Due o tre colori bastavano, non c'erano le paranoie del FS, nessuno aveva ancora sollevato l'osservazione che il SandGelb dell'Afrika Korps non era il Dark Yell ow continentale. I peones usavano il pennello, pochi ricchissimi e raffinati modellisti gi avevano un areografo che era uno status symbol di elite come una Rolls Royce e quasi al trettanto costava. I cinesi andavano ancora in bicicletta e sventolavano il Libr etto Rosso dei Pensieri di Mao, l'areografo era uno strumento professionale prod otto artigianalmente in poche decine di esemplari l'anno dai tedeschi e stava al pennello come un orologio Rolex sta a uno Swatch, un sogno proibito e sovente i gnorato per i pi. I cingoli in vinile non erano motivo di vergogna, non c'erano letteralmente alte rnative, un colpetto di argento a voler esagerare e via. Il risultato era un gio cattolone... ovviamente. Poi qualcuno inizi a scoprire che usando due o tre toni di ombreggiatura e lumegg iatura i volumi venivano esaltati, dalla pittura tradizionale a olio vennero tra sferite la tecniche dei lavaggi e del pennello asciutto, i modelli divennero sem pre pi ricchi di toni, sfumature, volumi. La pittura da fase finale a volte considerata persino superflua, rapida e poco t ecnica divenne sempre pi importante, richiese sempre pi tempo, esperienza ed impeg no. Aumentarono i colori e le sfumature disponibili, vennero sperimentate e divulgat e tecniche con gessetti o pigmenti prelevati da matite, poi sostituiti da prodot ti appositi, da pigmenti e polveri. I mezzi si avvicinarono sempre di pi all'aspetto reale ed operativo, con scolorit ure, desaturazioni, colature, ruggini e scrostature, graffi e abrasioni. Oggi nessuno ne' discute pi.. un fatto assodato, il modello deve essere il pi poss ibile simile all'originale, con tutti i danni, imperfezioni e segni che l'impieg o ed il tempo hanno lasciato su di lui, insomma deve raccontare una storia e non essere un simulacro. Paradossalmente a fare un modello "sporco e brutto" ci vuole molta pi tecnica e i mpegno che a farlo nuovo di fabbrica. Un modesto compenso il fatto che oggi un piccolo errore nel montaggio, una gocci a di colla una ditata non sono pi tragedie, una seppiata, una reincisione dei pan nelli, un ritocco di colore che se non viene uguale forse anche meglio e si va' avanti senza pi la voglia di fare Karakiri. Il mezzo vissuto risulter anche pi cattivo perch sar associato immediatamente all'im piego bellico e non ad una esibizione come se fosse un mezzo da museo o un veico lo appena prodotto. Ecco il perch del titolo... oggi i carri li facciamo, li immaginiamo e li vogliam o cos... Sporchi, Brutti e Cattivi!

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