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LA CINA Uno sviluppo non sostenibile

La tutela dellambiente non sembra essere per ora una priorit della Cina. Lo spettacolare sviluppo economico del decennio a cavallo fra i due millenni avvenuto, e sta proseguendo, senza alcuna attenzione allimpatto ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile non rientra ancora nei programmi di Pechino, pi attenti ai numeri della crescita produttiva che al patrimonio naturale o alla salute dei cittadini. Secondo la Banca mondiale, delle 340 maggiori citt cinesi analizzate (2003), il 60% ha seri problemi di inquinamento dellaria. Delle 20 metropoli mondiali in testa alla classifica dellinquinamento , 16 appartengono alla Repubblica popolare. Sempre secondo la Banca mondiale , ogni anno 300.000 cinesi muoiono per patologie respiratorie. Soli in vista delle Olimpiadi del 2008 il governo ha allontanato da Pechino e Shangai le principali fonti dinquinamento (centrali termoelettriche a carbone, impianti dell industria di base ecc.). La situazione non mostra invece segni di miglioramento nelle campagna, dove vivono circa i due terzi dei cinesi. Gli amministratori locali, nel disperato sforzo di creare posti di lavoro e garantire introiti allerario, tutelano le fabbriche inquinanti: negli ultimi anni molte raffinerie e fonderie allontanate dalla vorticosa crescita edilizia delle citt sono state trasferite nelle aree rurali. Nelle campagne, oltre allinquinamento dellaria, un problema sempre pi grave quello della contaminazione da sostanze industriali dellacqua dei fiumi che, in quanto fonte di approvvigionamento idrico per decine di milioni di persone, inizia a provocare danni tangibili alla salute (il cancro al fegato e allo stomaco tra le prima cause di morte nelle zone rurali). La Cina il secondo inquinatore mondiale dopo gli Stati Uniti ed responsabile di oltre il 15%delle emissioni di CO. Il protocollo di Kyoto, tuttavia, esenta esplicitamente dai suoi obiettivi, almeno fino al 2012, i paesi in via di sviluppo, Cina e India comprese. Il governo di Pechino rifugge da unadesione al G-8 anche perch ci comporterebbe nuove responsabilit in campo ambientale. Uno dei principali imputati della dbacle ecologica cinese il carbone. I satelliti hanno fotografato unimmensa nuvola nera che ricopre quasi interamente la Cina orientale, quella del miracolo economico, miracolo alimentato in gran parte proprio dal carbone. In Cina vi sono oltre 28.000 miniere di carbone in attivit e la produzione di 1,4 miliardi di tonnellate allanno: bruciano carbone il 70% delle centrali termoelettriche in funzione (in buona parte con tecnologia obsoleta), le acciaierie, gli altiforni che producono il cemento armato necessario alla crescita iperbolica delle metropoli; vista la carenza di petrolio nazionale, in attivit anche un impianto sperimentale che liquefa il carbone e lo trasforma in carburante per auto.

In citt la fuliggine percepibile ad occhio nudo, in campagna le piogge acide danneggiano colture e boschi. Molti esperti hanno paragonato questa situazione a quella dellInghilterra dell800, con la differenza che oggi vi coinvolto un quinto dellumanit. La crescente dipendenza della Cina dal carbone non ecologicamente sostenibile (almeno con le attuali tecnologie), ma pure la strada dei grandi impianti idroelettrici imboccata dal governo negli anni 90 molti discutibile, anche se forse per ora azzardato fare un bilancio costi-benefici. La diga delle Tre Gole il macroscopico emblema di questa politica, criticata ormai non solo dagli ambientalisti, ma anche da organismi internazionali coma la Banca mondiale, fino a un passato piuttosto recente finanziatori delle colossali dighe costruite su tutti i grandi fiumi del pianeta. La diga delle Tre Gole si trova sul Chang Jiang, a valle della gola Xiling, lultima delle tre del Fiume Azzurro. Secondo il governo cinese, la diga, oltre a fornire energia idroelettrica, contribuisce a controllare le catastrofiche inondazioni del basso corso del Chang Jiang ed indispensabile allo sviluppo economico della zona industriale di Chongqing, nel Sichuan meridionale, perch le grandi navi, (fino a 100.000 t.) possono risalire il fiume e arrivare sin qui, dopo aver superato le 5 chiuse che danno accesso al lago artificiale. Gli oppositori della diga sostengono che limpianto ha sconvolto sul piano ecologico e umano tutta la regione. Innanzitutto circa 2 milioni di cinesi sono stati costretti ad abbandonare i 4500 villaggi e le 12 citt che sono state sommerse e sono andato a ingrossare le periferie di Chongqing. Anche 100.ooo ettari circa di terra fertile sono stati spazzati via dalle acque del lago, che ha cambiato il microclima della regione (le nuvole e la foschia ora sono pressoch costanti) e che, in mancanza di un efficiente sistema di depurazione, sta diventando ricettacolo degli scarichi industriali e urbani (40 milioni di abitanti risiedono a monte dello sbarramento). Infine la diga ha deturpato per sempre uno dei pi bei paesaggi di tutta la Cina, precludendo il possibile sviluppo turistico della regione, che vantava, oltre a notevoli testimonianze artisticoarcheologico, ora sommerse, un rilevante patrimonio ambientale (gru e leopardi, alligatori e storioni, nonch il rarissimo delfino di fiume, che si st probabilmente estinguendo a casua delle acque inquinate e dello shock acustico provocato dalle grandi imbarcazione).

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