Caxate

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A mio fratello Gian Fausto, che avendo vissuto in anticipo su di me essendo il maggiore, ha spesso dovuto fin dalla pi giovane et vedere, a volte sopportare e spesso riparare le mie cazzate. Gli si riconoscano la forza danimo e la generosit pi proprie di un padre che di un fratello nel porre rimedi, o dovera necessario, paletti. Amo per pensare che, seppur in microscopica parte, il dover vivere le mie cazzate lo abbia spronato ad essere lUomo che oggi . Sono certo che perdoner questa mia piccola presunzione.

CAXATE
Nota dellautore.

Stupidaggini in disordine scritte in vari momenti. Alcune potranno risultare incomprensibili per titolo o testo, ognuno dia il senso o il non senso che crede. Si tratta di stupidaggini e come tali vanno intese.

Giordano Ferrari

Ammissione
Di colpa mia non fo mistero lo ben so che mio malgrado a scriver ben non sono in grado. or l'ammetter cotal colpa penso assolva ogni peccato e che d'esser sbruffon tacciato da finta umilt venga salvato. Questo io credo e mi compiaccio di pensar pur che il popol grato viepi mi ami anche se taccio.

Il baretto sotto casa


Mi fermo al baretto sotto casa gestito da madre e figlia, piove, entro e come al solito tra le due in atto una disputa generazionale. C' un cliente in un angolo col giornale aperto, secondo me finge di leggere per non essere coinvolto. Ordino un bicchiere di rosso. Mentre la figlia provvede alla mescita, la madre come fa ormai da anni cerca di coinvolgermi nella loro discussione, al che io la prego come sempre da anni educatamente, di lasciarmi fuori. Prendo il mio bicchiere di rosso ed esco sotto un portichetto del "600" che si affaccia su una delle pi belle piazze della citt. Piove. Sono attrezzatissimo, col giaccone imbottito e la berrettina che protegge la testa ormai sgombra da capelli, mi siedo ad uno dei due tavolini. Piove. Di fronte a me la vecchia edicola coi giornali umidi, le fioriere, i lampioni in stile e un passante che lotta col vento per non farsi strappare l'ombrello. Piove. La pioggia bellissima, mi accendo una sigaretta e bevo un sorso. I pensieri decollano. Osservo le colonne del portichetto che mostrano i segni del tempo e vedo cavalli e carrozze, mercanti di granaglie ed avventori avvolti in ampi mantelli, vedo la mia citt com'era e cosa hanno visto queste colonne. Piove.

5 E' bella la pioggia. Accendo un'altra sigaretta e i miei pensieri spaziano senza freno, penso a com'era, com' e come sar la mia piazza. Penso al bene ed al male che hanno visto queste colonne, al bene ed al male che vedono e che vedranno. Un sorso di rosso, spengo la sigaretta, un altro sorso. Piove. E bella la pioggia. Finisco il mio bicchiere di rosso appena in tempo, la signora uscita per fumarsi una sigaretta, mi chiede da accendere e riprova a coinvolgermi in cose che non mi interessano. I miei pensieri si fermano bruscamente, le accendo la sigaretta, saluto, a due metri c' il portoncino. Apro, salgo le scale e... casa, la mia casa ed allora penso... Piove Ma a me, in fondo, che mi frega?

Aretino style
Avea messer Pietro, falegname, in su luscio un'incision di si fatta forma: Qui si producon seggiole e tavoletti, prezzi piccioli ottimi effetti. Ei lavorava senza tregua alcuna or di martello, or di sega, or di pialla e f fortuna. La di lui sposa, nomata Pippa, giovine leggiadra, doleas ognid che messer Pietro a lei preferia la squadra. Non bastava al di lei capriccio che il pover omo il facesse per aver denari a soddisfar ogni suo deliccio. La donzella un d, da lo verone, vide passar lo menestrello nomato Marco, ma detto Augello. Nemmen pass tempo di sguardo che L'Augello, come abil pardo

7 si port in cucina, ove Pietro la sorprese china, con tanta gioia n li occhi che il paraiso non le tocchi. Or mi domando e chiedo: pecc la Pippa d'adulterio in bega, o esager Pietro co la sega?

Farfalla o metafora?
Le ali sbattendo dai mille colori su corolle ti psi oppur sol le sfiori. Si piegano al vento i gambi gaudenti e tu ne gioisci al sentirli frementi. Or sul rosso or sul giallo tu assorbi l'afrore e ti godi il piacere. La fretta ti spinge a posarti si lieve su quanti pi puoi, ch la vita ti breve.

Aretino style 2 tentativo


Messer Franzisco de li Usberghi avea per vizio e gran diletto di mangiar vorace e nulla tregua fin'anco stando calato in letto. Di ci si vede la gran prova nell'osservar lo suo aspetto, rosso grosso e rubicondo ingoia il cibo ch'offre il mondo. La sua gioia d'intestino vien buiata dal destino che, beffardo per natura gli f viver la tristezza , che cattiva fa ventura. Messer Giggi de Littori, emerito dottor tra li dottori che lha in cura per la gotta, si approfitta in abbondanza di sua moglie in altra stanza. Or si sa ch dolorosa ma la gotta non grave, grave che il dottor fotta di sua sposa la giovin la potta. Or vi chiedo a cor in mano, Pecc dunque ser Franzisco di gola, o fu ruffiano?

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Sveglia
Sveglia pisolanti del meriggio, russatori da pancia piena, pennichelladipendenti, deformatori di divani e sfondatori di poltrone. Sveglia, regine del cruciverba, gossippare malinconiche, sognatrici da telenovela, ricamatrici di centrini e maniache dello spolvero, sveglia! E Agosto, la canicola opprime, la TV spara cazzate, il vicino urla col figlio, gli insetti godono, bevi e sudi, sudi e bevi, Agosto siate sereni... Poi... Arriver Novembre.

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TaT per d
Nel centro de la me cit gh un corset, apena n po de p che un vicolet al porta da piasa Roeta a via Porcelaga el se ciama corset S.Agata en font gh una cieza sl cant n do v le none de bunura, oter disar alura?Alura nient, vlie apena d Che a met de ste corset gh un barit al ciapa nom dal cors da la cieza, e ta pdet ber vergot con poca speza. alura? Alura nient, ulie sul d che le s sta un gran be, quant gh mia tanta zent, perch a me sincerament me d fastide tropa zent. L un br a condussione famigliare ,quater persune ble ciare. Ghe el Bepe e la Grassiela, che ormai i noni, ma i laura amo co la passi de quant lera primaera per lur d.

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Po gh du fii: Villi, che zga am a bal a quarantagn sunac, un po birich ma un bu scet, se prope lom troaghen vna , nient de grave el na fat bal de p de gina. El g una fila lunic dnAl g nsegnat a tegner al Miln. Ades ve disaro de la sorela, Vilma, la g i caei de fiama i cc che te delegua. L spusa e mama, con chel che ghe va dre ma a laur la g mia tregua e mai la tira ndre. Smea che ga interese tt chel che ga dis La zent, da lingegner a lltem dei straser per le ie tcc istes, la sculta con piazer. alura? Alura nient vulie apena d, tat per d, che a Bresa gh ste vicul, ndo gh un barit,ndo se sta be Quant ta ghet mia oia de sta mperte.

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Ciulaciula
C'era una volta un villaggio dove la principale attivit era il sesso, tutti indistintamente trombavano alla grande ed in tutte le salse, questo villaggio si chiamava Ciulaciula. Chiunque appena raggiunta la maturit sessuale, cominciava a darsi da fare chi col pisello, chi con la passerina e tutti erano felici. La vita trascorreva serena a Ciulaciula, si mangiava, si beveva, si trombava e affanculo il resto. C'era una casetta, appena discosta dalle altre, dove non vi era serenit ma solo tristezza, l viveva il borgomastro, un giovanottone di oltre trent'anni, che si occupava di far rispettare le leggi nel villaggio. Costui purtroppo era l'unico che non riusciva a scopare neanche pagando ed allora nelle serate in cui si mangiava tutti insieme prima di ritirarsi a trombare, lui si lamentava con i suoi concittadini e diceva che non riusciva a trovare una donna, che per quanto fosse permeato delle migliori intenzioni nessuna glie la dava e che gli dessero dei consigli, che lo aiutassero, affinch anche lui potesse provare le gioie del sesso. Neanche a dirlo, tutti si davano da fare, chi a consolarlo, chi a consigliarlo, alcuni nell'intento di risvegliare il suo orgoglio di maschio lo prendevano bonariamente in giro. Questi ultimi a lui non piacevano e valendosi della sua autorit, li allontanava dal villaggio. Una sera, una donna che si era mossa a compassione per la misera esistenza del borgomastro, entr nella sua casetta e gli

14 si offerse, "prendimi" disse, "scopa con me e ti far finalmente felice". Apriti cielo, il borgomastro si infuri e le disse: "vattene immediatamente dal villaggio e non tornare mai pi". La povera donna non capiva e allora lui spieg "Se io scopassi con te e si sapesse in giro, non potrei pi tediare il villaggio con le mie paturnie, non sarei pi consigliato e coccolato, non sarei pi al centro delle amorevoli attenzioni che ora mi rivolgono, ma sarei uno dei tanti e son troppo cresciuto per fare pip a letto onde richiamare le attenzioni, vattene ora e per sempre!". La povera donna lasci il villaggio tra le lacrime ed il borgomastro continu con soddisfazione a farsi compatire prendendo tutti per il culo.

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Ferragosto
Solettino caldino ma non troppino. Citt deserta e silente, in centro pochi anziani passeggiano ed al guardarli pare sappiano dove vanno. Su una panchina due signore dell'est conversano divertite nella loro lingua, forse sono badanti e si scambiano aneddoti sui loro assistiti, oppure parlano di tradizioni della loro terra. Mi affaccio alla finestra che da su corso Palestro, di solito colmo di gente e di chiacchiericcio, oggi si incrociano poche persone silenziose. Un tizio con cane al guinzaglio finge di interessarsi ad una vetrina mentre la bestiola la irrora per bene. Due piccioni sono incerti sul da farsi, si scambiano continuamente postazione, ma forse stanno solo giocando per combattere la noia. Oggi per fortuna non c', parlo del giovanotto convinto di saper cantare, mi tortura le orecchie ogni giorno seduto su una panchina del corso. Qualcuno dovrebbe spiegargli che la monetina gli viene donata non per il suo talento, ma nella speranza che la pianti di martoriare quella povera chitarra. Ferragosto in fondo non diverso da altre domeniche estive, l'unica differenza che oggi gioved.

16 Il telefono squilla e mi invita ad un pomeriggio lungo che porter ad una serata con grigliata incorporata, molta gente, troppa, rifiuto cortesemente e ringrazio. Come al solito mi sento dare dell'orso asociale, vabb, ci sono abituato. Amo la mia citt, soprattutto in giornate come questa, Ferragosto.

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Il passato, il presente, il futuro


Il passato: "non dimenticare ci che hai fatto, ci che hai subito, ci che hai fatto subire. Da cosa sono nati gli errori e ancora, gli errori che hai riparato e quelli che non riparerai mai. Cosa hai imparato e cosa ancora ti sfugge. Non dimenticarmi mai!" Il presente: "Lascia perdere ci che stato, bada al momento, che adesso e subito, non farti influenzare dal trascorso, ma agisci ora, adesso. I ricordi usali solo per stare in strada e non sbandare, per non subire. I rimorsi cancellali. Il computo di ci che hai dato e di ci che hai avuto inutile, se non vivi ci che ! Vivi ora!" Il futuro: "Eccoti qua, ora stiamo a vedere che succede...!

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Io sono
Io sono: il sogno che sul pi bello ti svegli, Il principe azzurro sul cavallo nero, la figurina che ti mancher sempre per completare l'album. Io sono: le batterie che non sono incluse, il granello di sabbia nel profilattico, il martello pneumatico sotto casa. Io sono: il vento che ti strappa l'ombrello, le istruzioni dell'Ikea, la zona dove non c' campo. Io sono: il capello nel tuo piatto preferito, la clausola scritta piccolissima, la fiammata che carbonizza la grigliata. Io sono...

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Diatriba lessicale
or la tenzon si fa pi forte non pi confini non esiston porte. Chi mena di spada, chi di fioretto e per nessun si ha pi rispetto. viva la rabbia, vivo il livore tutti a colpir. Suvvia, non v' onore. Un sulle lettere ti attacca, l'altro sui punti tutto spacca. Se sugli accenti mi vuoi fallace, tu sulle virgole fatti tace. Or non vorrei che in tanta lotta al fin sia io a subir botta. Ma mi sovviene da mente un cenno... Forse che sia smarrito il senno?

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Scripta manent

Quando cialtron si veste a festa alza in capo la gran cresta e non bada a ci che in terra pesta. Con l'inceder suo d'attore ei se n'avvede dall'odore. Poi cerca invano di cancellare Dicendo scusate... mai detto di saper parlare.

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Autunno
Finestre aperte sul mondo, cappa accesa ed aspirante. Sul fuoco del gas una pentola ansante. Vi sono verdure, le pi disparate si ruotano liete nel brodo bollente. Carote zucchine e pure patate, ribollono e danzano in vapore annebbiante. Tra loro si bea di bianco latente la ciccia di pancia spugnosa e suadente. Ora l'insieme il tempo suo ha dato, che sia tolta dal fuoco che dia gioia al palato. La trippa!

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Ode al maiale
Il maiale bistrattato grasso, sporco, rozzo Da pi parti infamato. Lo si indica com' esempio a chi del pudore ha fatto scempio. disprezzato a destra e a manca, da chiunque e senza venia sol perch di garbo manca. Poi si vedono assai spesso tra le tavole imbandite arrangiar piatti di lesso. Chi il piedino, chi il musetto del porcello ormai defunto tutti parlan con rispetto. Con le ossa ben bollite fumiganti, appetitose e di ciccia ben fornite

23 Si gode il desco con piacere e con ottimo vinello s'accompagna il desinare. Or s'apprestano gli amici che lidea ha reso allegri a goderne assai felici, con le guance fatte rosse da vapori e vino buono si raccontan cose grosse. Chi le dice assai volgari, chi ne ride a lacrimoni ma a 'sto punto amici cari dite pure cose erotiche, sono intento a degustare i fagioli con le cotiche!

Il maiale gode sempre di gloria post mortem.

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Ei fu
Si contro un mobile dall'angolo assai frivolo stette il contuso femore ferito dallo spigolo.

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Consiglio
Se si ha nulla da dire, senzaltro meglio tacere. Siate attenti se parlate perch il rischio che correte di dir solo cazzate.

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Conclusione

Ogni giorno si sentono o si leggono cazzate. Un posticino per le mie volete che non si trovi?

Giordano Ferrari

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