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Lausanne, 3-IX-902 Mio amico, queste che sto per scriverti sono memorie.

Tristi memorie di una giovent disperata che vede svanire tutto fin lideale. Quello che conterranno le pagine seguenti tu non lo dirai a nessuno : solo una donna sa i miei dolori e quando avrai letto, tu. Ti maledir se ne farai oggetto di chiacchiere. Non ti deve parere inspiegabile questa mia pretesa al segreto. E comincio. Partii da Gualtieri salutando solo la mia donna la mattina del 9 luglio. Era un mercoled. Da Parma a Milano e da Milano a Chiasso, il caldo insopportabile per poco non mi fece crepar di sete. Chiass, il primo paese repubblicano, mi ospit sino alle 10 e mezzo di sera. Ebbi, leggendo il Secolo, la sorpresa di vedere larresto di mio padre implicato in disordini elettorali . Larresto mi turb, solo perch se io lavessi saputo a Gualtieri, non sarei partito per la Svizzera, bens per la Romagna. Fattomi un compagno di viaggio certo Tangherone di Pontremoli cambio le monete italiane e monto sul treno che si sarebbe fermato alla mattina dopo a Lucerna : 12 ore di treno. Il vagone era pieno ditaliani. Lo credi? Stetti quasi tutto il tempo del tragitto al* finestrino. La notte era splendida. La luna sorgeva dietro agli altissimi monti bianchi di neve fra un ridere argenteo di stelle. Il lago di Lugano aveva magici riflessi come una levigata superficie metallica battuta da luci ignote e fatate. Il Gottardo si present ai miei occhi come un gigante pensieroso e raccolto, beneficando del suo tramite cieco il serpente dacciaio che con fuga vertiginosa mi portava fra genti nove. Nel vagone tutti dormivano, io solo pensavo. Che cosa pensai quella notte che divideva due periodi della mia vita? Non lo ricordo. Solo alla mattina e ci poteva dipendere dallo spossamento fisico quando passammo per la Svizzera tedesca e una pioggia novembrale ci accolse fredda come laddio d'un infelice, ricordai con una stretta al cuore le contrade verdi dItalia baciate da un sole di fuoco.... Fu un primo spunto della nostalgia? Forse. A Lucerna cambiai treno e presi il biglietto per Yverdon, lusingato dal mio compagno di viaggio che mi prometteva un impiego presso un suo parente, negoziante di tessuti. Giunsi a Yverdon alle 11, gioved 10; 36 ore di treno. Intontito e stanco, mi diressi a una povera bettola dove ebbi l'occasione di parlare la prima volta in francese. Mangiai. Andammo da questo negoziante italiano, Seppe farmi delle chiacchiere. Nondimeno m'invit a mangiare da lui. Accettai. Altre chiacchiere inconcludenti. Infine mi diede uno scudo. Perch non credesse di beneficarmi, gli lasciai in pegno un bellissimo coltello uso arabo comperato ancora a Parma il I aprile insieme al nostro buono e fulvo Romani. Il venerd mi trov per unora di fronte alla statua di Pestalozzi che ad Yverdon ebbe i natali e per 23 ore in letto. Al sabato, insieme ad un pittore disoccupato andai ad Orbe citt vicina per lavorare come manuale. Trovai lavoro e il luned mattina 14 incominciai. 11 ore al giorno di lavoro, 32 centesimi allora. Feci 121 viaggi con una barella carica di sassi al secondo piano di un btiment in costruzione. Alla sera i muscoli delle mie braccia si erano gonfiati. Mangiai delle patate cotte fra la cenere, e mi gettai vestito sul letto : un mucchio di paglia. Alle 5 del marted, mi destai e discesi nuovamente al lavoro. Fremevo della terribile rabbia deglimpotenti. Il padrone mi faceva divenire idrofobo. Il terzo giorno mi disse : Voi siete vestito troppo bene ! Quella frase volle essere significativa. Avrei voluto ribellarmi, spaccare il cranio a quel villan rifatto che mi accusava di poltroneria mentre le ossa mi si piegavano sotto le pietre, gridargli sul muso: Vigliacco, vigliacco! E poi? La ragione di chi ti paga. Venne il sabato sera. Dissi al padrone che intendevo partire e perci mi avesse pagato. Entr nel suo gabinetto, io restai sul pianerottolo. Di l a poco usci. Con mal celata rabbia gett nelle mie mani 20 lire e centesimi dicendo : Ecco il vostro avere ed rubato. Restai di sasso. Cosa dovevo fargli ? Ucciderlo. Cosa gli feci? Nulla. Perch? Avevo fame ed ero senza scarpe. Un paio di stivaletti quasi nuovi li avevo lasciati a brandelli sui sassi da costruzione che mi avevano lacerate le mani come le suola. Quasi scalzo corsi da un italiano e comperai un paio di scarpe imbullettate alla montanara. Feci fagotto e alla mattina dopo domenica 20 luglio a Chavornay presi il treno per Losanna. Questa una citt non bella, ma simpatica. Dalla cima del monte si distende sino alla spiaggia del lago Lemano collincantevole sobborgo di Ouchy. piena a italiani (6000) poco ben visti e vi sede la Commissione Esecutiva del Partito Socialista e vesce lebdomadario Avvenire del Lavoratore che redigo insieme allAvv. Barboni. Ma procediamo con

ordine. A Losanna vissi discretamente la prima settimana coi soldi guadagnati a Orbe. Poi rimasi al verde. Un lunedi, la sola cosa metallica che io avevo in tasca, era una medaglia nichelata di Karl Marx. Avevo mangiato un tozzo di pane al mattino e non sapevo dove andare a dormire la sera. Disperato volsi al largo sedetti (i crampi dello stomaco mimpedivano di camminare a lungo) sul piedestallo della statua di G. Teli che sorge sul parco di Montbnon. Lo sguardo mio doveva essere terribile in que terribili istanti poich i visitatori del monumento mi guardavano con aria sospetta, quasi impaurita. Oh! se fosse venuto De-Dominicis a predicarmi la sua morale con che gusto lavrei scannato! Alle 5 lascio Montbnon e mi dirigo verso Ouchy. Passeggio a lungo sul Quay (strada bellissima sulla riva del lago) e intanto vien sera. Nel crepuscolo lultime luci e gli ultimi suoni delle vecchie campane mi distraggono. Massale una melanconia infinita e mi domando sulla proda del Lemano se vai la pena di vivere ancora un giorno.... Penso; ma unarmonia dolce come il canto di una madre sulla culla del figlio, devia il corso dei miei pensieri e mi volgo. Sono 40 professori dorchestra che suonano davanti al grandioso Htel Beau-Rivage. Mappoggio ai cancelli del giardino, scruto fra il verde cupo-fogliame degli abeti, intendo lorecchio e ascolto. La musica mi consola cervello e ventre. Ma glintervalli sono terribili, i crampi pungono le mie viscere come spille infuocate. Intanto per i viali del parco vanno le turbe dei gaudenti; sode il fruscio delle sete e il mormorar di lingue che non comprendo. Mi passa accanto una coppia vecchiarda. Sembrano inglesi. Vorrei domandar loro l'argent pour me coucher ce soir. Ma la parola muore sulle mie labbra. La donna, tozza e pelata, rifulge doro e di gemme. Io non ho un soldo, non ho un letto, non ho un pane. Fuggo bestemmiando. Ah! santa idea l'Anarchia del pensiero e dellazione. Non un diritto di chi giace, mordere chi lo schiaccia? Dalle 10 alle 11 sto nel cesso pubblico dOuchy, dalle 11 alle 12 sotto un vecchio barcone. Spira laria di Savoia ed freddo. Rientro in citt e passo il resto della notte sotto il Grand Pont (anello di congiunzione fra due colli) . La mattina, mi guardo per curiosit nei vetri di un negozio. Sono irriconoscibile. Incontro un romagnolo. Gli dico brevemente i miei casi. Ci ride. Lo maledico. Va alla tasca e mi d 10 soldi. Lo ringrazio. Precipito nella bottega dun fornaio e compero un pane. Dirigo il cammino verso il bosco. Parmi davere un tesoro. Giunto lungi dal centro della citt, addento colla ferocia di Cerbero il pane. Da 26 ore non avevo mangiato. Sento un po di vita fluirmi per le vene. Il coraggio ritorna col fuggir della fame. Decido di lottare. Volgo il pi alla villa Amina, Avenue du Leman. Vi abita un professore ditaliano, certo Zini. Prima dentrare nellandito del grazioso caseggiato, mi pulisco le scarpe, drizzo la cravatta e il cappello. Entro. Il Zini ha una testa con peli arruffati e grigi; il suo naso e fenomenale. Appena salutatolo in italiano, ei mi accoglie con una scarica : Seccature quotidiane, quotidiane. Cristo santo, santo, santo.... ecc. Cosa volete?!! Non so, non saprei. Vedr, vedremo. Dirigetevi Borgatta, rue Solitude. Ah! se potessi! Ma.... potrebbe darsi.... - Va allinferno con chi t'ha fatto! Cialtrone! E con tal saluto lo lascio. Nella prossima lettera il resto. Ti parr un romanzo e fu ed realt. Ho ricevuto la tua cartolina. Mandami lode e notizie degli amici. Tuo amico MUSSOLINI BENITO

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