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Corso di Bioetica

Prof.ssa Ines Crispini


DICES
Università della Calabria

Maurizio Mori

Manuale di Bioetica Capitolo 5


Fecondazione assistita
Corso di Bioetica A.A. 2021/2022
Prof.ssa Ines Crispini
DICES
Università della Calabria

Note generali

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Prof.ssa Ines Crispini


Professore di I Fascia
Dipartimento di Culture, Educazione e
Scoeità
Tel. (+39) 0984 494329
Email: ines.crispini@unical.it
 
Il caso dell’Aih
Aih (Artificial insemination homologous). Carla e Luca vogliono un
figlio e decidono di andare incontro alla fecondazione assistita, perché
una malformazione dell’appartamento riproduttivo di Carla non
permette la fecondazione. Sostituendo una fase del processo attraverso l’
Aih tutti sono felici e l’intervento pare quasi doveroso. Ma quali
possono essere le critiche su una presunta immoralità dell’intervento?

Spesso, la posizione diffusa richiama l’idea della vita come “dono”. Un figlio è un
“dono” è dunque se la natura non permette di averlo, è inutile desiderarlo ed
ottenerlo quasi come fosse un oggetto. Questa posizione è abbastanza fragile da
sostenere. Infatti, si può controbattere che se una persona nasce con un problema
visivo (es. miopia), allora l’intervento tecnico (occhiali) che permettono di vedere
meglio non deve essere tale in quanto non è nella natura di quella persona il
vedere bene. È chiaro che l’argomento crolla da sé.

Secondo la dottrina cattolica romana l’Aih è inammissibile in quanto viola il


principio d’inscindibilità del significato unitivo e procreativo dell’atto coniugale.
Se può essere sostituito l’atto procreativo, allora il matrimonio non è più un
istituto naturale o divino; in quanto è Dio che permette tutto ciò che riguarda
l’unione coniugale, che la sacralizza, la compie e con essa la procreazione. Così, si
giunge a un’umanizzazione del matrimonio, per cui diventa lecito il divorzio, la
contraccezione e la sostituzione dell’atto coniugale con l’Aih.
La nozione di fecondazione assistita

Al contrario dell’aborto, la fecondazione assistita è un intervento finalizzato a


conseguire la nascita di nuove persone che altrimenti non verrebbero al mondo.
Qui si parla di processi che vengono sostituiti da attività non naturali. Infatti,
mentre in precedenza la definizione era quella di “fecondazione artificiale”,
adesso è quella di fecondazione assistita che è più in linea in quanto
presuppone un intervento nel corso naturale del processo di gestazione e non
una sostituzione totale.
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Alla fine del XVIII secolo abbiamo i primi tentativi di
fecondazione assistita; il problema sulla liceità morale si è
posto alla fine del XIX secolo. Solo durante la seconda
guerra mondiale, la fecondazione assistita vide numeri
importanti, con i soldati che dal fronte inviavano il loro
seme alle mogli. Nel 1978 con la fecondazione in vitro che
ha permesso la nascita di Louise Bown il 25 luglio del 1978,
si ebbe una svolta e il fenomeno divenne di dominio
pubblico. Da qui il sollevarsi di questioni etiche e sociali
relative alla fecondazione assistita.
Le varie forme di
intervento
Nei paesi occidentali, l’infertilità colpisce circa il 20% delle coppie. Per cui, il ricorso alla fecondazione cresce di
conseguenza. Nello specifico, due sono le forme principali da distinguere: 
1. fecondazione assistita intra-corporea (in vivo), qui l’intervento tecnico sostituisce solo il rapporto sessuale; 
2. Fecondazione assistita extra-corporea (in vitro), qui l’intervento tecnico non sostituisce solo l’atto sessuale quanto
la fecondazione avviene al di fuori del corpo della donna, in una “provetta” o, meglio, nella capsula di Petri. 
Ognuna delle due forme è chiamata omologa quando entrambi i gameti provengono dalla coppia che vuole
l’intervento, mentre eterologa quando (almeno) uno dei due gameti non proviene dalla coppia, detto “donatore” o
“donatrice”. 
3. La gravidanza surrogata che si ha quando una donna porta a termine la gravidanza al posto di un’altra donna.

Le critiche alla fecondazione assistita riguardano principalmente i mezzi per metterla in atto.
Nello specifico, prendendo il caso della Fivet (Fecondazione in vitro con Embryo Trasfert),
questa richiede lo spreco di un grande numero di embrioni, il che la rende moralmente
deplorevole. La Fivet è immorale perché sottintende un uso strumentale dell’embrione.

Questa critica non regge, in quanto anche nella fecondazione naturale un gran numero di
embrioni vanno sprecati. Dunque, questo crea un’inconsistenza della critica allo “spreco” di
embrioni. Addirittura, andando avanti con la tecnica, sarà possibile che la fecondazione
assistita in vitro richieda un minor spreco di embrioni di quella naturale e a quest’ultima
sarebbe dunque preferibile.

Ne consegue, che la critica mossa alla fecondazione assistita in merito al “mezzo” non è
razionalmente valida come argomentazione.
Il controllo del processo
riproduttivo
Il principio di inscindibilità si riferisce al paradigma etico
della sacralità della vita, mentre la liceità dell’Aih si riferisce al
paradigma della qualità della vita. Il primo paradigma è oggi
poco condiviso, in quanto l’Aih è ammessa dalla legge 40/2004.

Aid è la donazione di uno dei due gameti (spermatozoi od ovuli). Con la legge
40/2004 si è vietata ogni forma di Aid:
1. Scardina la logica di filiazione, separando genitore giuridico e genitore
biologico;
2. Distrugge l’unità della famiglia;
3. Questo comporta un danno a chi è procreato in questo modo.
Ma sono veramente giustificate le posizioni espresse di sopra contro l’Aid?
Spostandosi sul paradigma della qualità della vita, di principio, non ci sono
obiezioni riguardo l’Aid. Le uniche prove che potrebbero essere addotte sono di
carattere empirico (es. eventuali problemi psicologici o patologie che derivano
dalla pratica dell’Aid).
Il problema della paternità
Obiezioni 1: L’Aid scardina la logica della filiazione.
Bisogna qui distinguere tra padre che fa riferimento a una relazione
giuridica e ascendente biologico che, invece, evidenzia la connessione
biologica.
La riforma del diritto di famiglia del 1975 stabilisce la relazione fra la
paternità giuridica e la paternità biologica, per cui è direttamente padre
colui che è ascendente biologico. Si privilegia la verità (corrispondenza fra
aspetto biologico e giuridico) alla legittimità (la presenza del matrimonio).
Grazie alla legge del 1975 non solo si sono evitate discriminazioni fra i nati,
ma sono anche stati chiusi gli orfanotrofi.

Criterio giuridico e criterio biologico


Il criterio della verità sopra citato non è decisiva in sé per l’attribuzione di
paternità, quanto per il riconoscimento e la responsabilità che ne deriva
per chi ha compiuto l’atto sessuale tale da determinare una nuova
nascita come conseguenza.
Dunque, prima del 1975 il rapporto di filiazione è determinato dal vincolo
giuridico del matrimonio per il padre; dopo il 1975, il rapporto di
filiazione determina e individua la responsabilità.
Nel caso dell’Aid a chi deve essere ascritta questa responsabilità?
La risposta più logica è che la responsabilità è di colui che ha deciso di
ricorrere all’Aid.
Conseguenze della
fecondazione assistita sulla
famiglia
Obiezione 2:
L’Aid distrugge l’unità familiare, da cui deriva l’elenco dei casi di
coppie divorziate che hanno ricordo alla pratica. Ma c’è un problema:
il dato non è a favore dell’ obiezione; infatti tra il 1984 e il 2000, circa
30.000 coppie hanno fatto ricordo all’Aid e solo 3 hanno divorziato.

Obiezione 3:
Il danno a chi nasce che si trova ad avere due padri, nascendo in modo “innaturale”.
Sulla questione dei due padri si è già argomentato in precedenza, quindi non ci torneremo.
Sul secondo elemento “innaturale”, la domanda è: come si danneggia qualcuno facendolo
nascere in modo artificiale?
1. È paradossale credere che si arrechi danno a qualcuno facendolo nascere, dandogli la
vita;
2. La nascita in Aid può avere tre effetti: (a) malformazione, ma questo può capitare anche
in casi di fecondazione naturale; (b) da ambienti sfavorevoli (malnutrizione), ma anche
questo si verifica nelle situazioni naturali; (c) danni psicologici, che in realtà possono
capitare normalmente quando si sa di essere nati in situazioni “straordinarie” (es. parto
cesareo).
Dunque, anche la terza obiezione non regge affatto. La forte avversione all’Aid non
presenta argomentazioni valide, rivelandosi piuttosto il frutto di un pregiudizio sull’
intrinseca immoralità della fecondazione assistita.
I problemi morali della gravidanza surrogata
❖ La “gravidanza surrogata” è la pratica attraverso cui una donna ha la gravidanza al posto di
un’altra, la quale diventa madre senza senza aver avuto la gestazione. Una prima forma di
gravidanza surrogata fornisce sia ovulo che gravidanza, in una seconda forma viene fornita solo
la gravidanza. Si allude a questa pratica parlando di “utero in affitto” in quanto spesso si opera
dietro compenso, ma non è sempre vero, anzi può essere effettuato per pura benevolenza.
❖ Alla gravidanza surrogata, spesso, si presentano queste obiezioni: (a) è contro la dignità della
donna, ma tuttavia questa non dipende dal rispetto della naturalità del processo quanto dalla
scelta autonoma della donna; (b) il figlio è un “dono”, ma di questo aspetto abbiamo
già argomentato in precedenza; (c) adottare, anziché portare avanti una gravidanza
surrogata, tuttavia l’adozione è a favore del bambino nato per decisioni altrui, mentre la
gravidanza surrogata si riferisce a un diritto individuale che è quello di procreare.
Obiezioni psicologiche ed
economiche alla gravidanza
surrogata
La principale obiezione è l’effetto psicologico che si genera su chi nasce da una “doppia
madre” ma anche su chi “presta” il proprio utero per la gravidanza che potrebbe
affezionarsi al nascituro. Tuttavia, i dati empirici mostrano il contrario. Soprattutto nel
secondo caso c’è una sempre maggiore tendenza da parte della madre surrogata di non
essere menzionata nell’atto di nascita.

Tra l’altro, se fino a qualche anno fa era in auge il baliatico, che permetteva alle balie di
allattare il neonato in fase post natale sviluppando gli stessi problemi di attaccamento, in
questo caso avviene semplicemente una forma di aiuto in cui la natura dell’una viene in
soccorso della carenza naturale dell’altra, ma adesso nella fase pre-natale.

Le obiezioni economiche:
Se la gravidanza surrogata viene effettuata per oblazione, quindi senza
compenso allora non pone problemi di liceità. Al contrario, il compenso
offerto pone un problema etico. Questo, tuttavia, non dipende dal fatto
di retribuire chi porta avanti la gravidanza surrogata, ma misurare
l’intenzione con cui lo si fa che è spesso dettata dal contesto socio-
economico. Ad esempio, se una donna povera e sola per mantenere i
figli fa della gravidanza surrogata un lavoro vero e proprio, si pone un
problema sulla liceità della pratica.
La gravidanza post-menopausa
❖ Argomento 1: L’argomento principale contro la gravidanza post-menopausa è che si tende a violare il
limite naturale inscritto nel corpo femminile. Questa è ancora la posizione tipica di chi sostiene il
paradigma della sacralità della vita. Tendenzialmente, si rimanda qui all’antropologia filosofica ma
l’argomentazione non esaurisce la risposta, che pone quasi come un assoluto l’esistenza di un limite
naturale e quindi senza una struttura argomentativa che abbia un fondamento razionale. Si sostiene
una posizione deontologica che pone come “sbagliato in sé” il violare i limiti naturali. Una seconda
argomentazione, di stampo consequenzialista, pone il limite della natura come invalicabile, in
quanto superarlo genera cattive conseguenze - una posizione simile tendenzialmente si riassume in
“La natura si vendica”. In ogni caso, il tema dell’ inviolabilità della natura non funziona.
❖ Argomento 2: La gravidanza post-menopausa reca danno al figlio. Tuttavia, questa argomento non è
sostenibile in quanto i figli nati da gravidanze post-menopausa non hanno problemi fisici,
psicologici e sociali meno di quanto ne abbiamo gli altri.
❖ Argomento a favore: è moralmente giusto che una donna abbia una gravidanza in età avanzata e diventi
madre se è giusto che un uomo diventi padre in età corrispondente. Altrimenti si crea una discriminazione tra
maschi e femmine. La tecnica permette di ampliare le capacità riproduttive della donna e non va
accettato come destino inesorabile il limite naturale.
❖ Spesso l’argomento a sfavore parte dal presupposto che queste nuove forme di riproduzioni minino
alla base gli equilibri familiari. Tuttavia, la famiglia semplicemente evolve in modi nuovi, ma
questo non significa che venga distrutta come istituzione.
Fine
Da qui in poi troverai le schede dei film e
delle serie tv che abbiamo consigliato nelle
slide precedenti.
Hai visto La sconosciuta?
Hai visto La sconosciuta (2006) di Giuseppe Tornatore. Il
regista italiano mette in scena una storia complessa e
intricata con protagonista una giovane donna dell’est
Europa. Il nucleo tematico è proprio sull’immortalità della
gravidanza surrogata, laddove questa sia oggetto di
speculazione e malaffare. Con la colonna sonora firmata
dal maestro Ennio Morricone, il film non solo è
un’esperienza catartica forte, ma anche un prodotto
artistico raffinato che assume le sfumature di un thriller.

Qui il trailer

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Hai visto Father and Son?
Father and Son (2014) del regista giapponese Kore’eda
Hirokazu si focalizza sul tema della paternità.
Due coppie, una che vive una vita agiata e l’altra nelle
periferie del Giappone, scoprono di un scambio avvenuto
fra i loro figli al momento della nascita. Il padre della
famiglia benestante, protagonista del film insieme al
figlio, dovrà fare fronte al peso emotivo e psicologico di
uno scambio, mettendo in dubbio il valore della parternità
fra ascendente biologico e ruolo educativo. Un film forte,
tenero e vero che entra nel complesso rapporto della
relazione padre-figlio.

Qui il trailer

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