Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il comunicare unattivit, un agire dellessere umano. Lessere umano , come ad esempio diceva Aristotele, un essere capace di logos. Vi sono per diversi significati, differenti interpretazioni del comunicare.
La definizione standard
Quando ci figuriamo una comunicazione, [] ci riferiamo [] ad attivit come spedire una lettera, fare pubblicit, gridare qualcosa a qualcuno, raccontare una storia. In tutti questi casi accade che ci sia qualcuno (che chiameremo emittente), il quale trasmette qualche cosa (che chiameremo messaggio o, in maniera pi tecnica, testo) a qualcun altro (che chiameremo destinatario). In questo tipo di comunicazione vi naturalmente un lavoro da parte dellemittente, per dare al messaggio un formato accessibile al destinatario. Tale operazione pu avere pi o meno successo, ma liniziativa e il lavoro in essa spettano allemittente. Il destinatario si trova a ricostruire lintenzione dellemittente, a interpretare il messaggio, a reagire ad esso o a rifiutarlo. Ma la situazione di base quella della trasmissione pura e semplice, come accade quando qualcuno spedisce una lettera a qualcun altro (Ugo Volli, Manuale di semiotica, Laterza, Roma-Bari 2000, p. 8).
Nella teoria standard la comunicazione intesa come trasmissione di informazioni (in generale si parla di un messaggio) da un emittente a un ricevente (o anche: destinatario). Un tale messaggio trasmesso attraverso in virt di un vero e proprio contatto fra emittente e ricevente (che si chiama canale: ad esempio, in questo caso, la mia voce).
Il messaggio dato secondo un codice ben preciso (ad esempio una determinata lingua: in questo caso la lingua italiana).
[messaggio]
Si tratta di una teoria semplice e perci, essa stessa efficace ed efficiente nella sua funzione esplicativa. Ma inadeguata a spiegare ogni tipo di interazione comunicativa (ad esempio linterazione dialogica).
Essa ha inoltre un carattere unilaterale, esemplificato dallunilateralit della freccia che collega emittente e ricevente. Bisogna dunque approfondire questo aspetto.
Unilateralit dellinformare, bi-direzionalit del comunicare. Pi precisamente, il feedback presente anche nel caso dellinformazione, ma considerato sempre successivo, sempre una risposta allemittente. Invece nel caso della comunicazione linterazione ritenuta sempre e in ogni momento possibile, e dunque bidirezionale. La comunicazione insomma caratterizzata da una tendenziale simultaneit. Si pu parlare quindi non pi di locutori, ma di interlocutori.
Interlocutore
Interlocutore
[comunicabile]
Passaggio
Abbiamo chiarito che cosa significa comunicazione. Abbiamo visto qual il significato del modello standard di comunicazione e quali sono i suoi limiti. Abbiamo ricavato un concetto di comunicazione pi ampio e meno unilaterale dal punto di vista etico: la comunicazione come creazione e salvaguardia di uno spazio comune fra gli interlocutori.
La deontologia professionale
In che cosa consiste lapproccio deontologico? Esso riguarda le varie categorie professionali di comunicatori, definendo che cosa significa il loro comunicare bene. Infatti il termine deontologia, stando al suo etimo greco (lespressione to deon), rimanda alla sfera del dovere, a ci che bisogna o meno fare, nella misura in cui prescritto da unistanza riconosciuta come normativa. Con lemergere dellaspetto deontologico si delinea lesigenza di una regolamentazione dei processi comunicativi.
Definizione di deontologia
La deontologia indica il complesso dei doveri relativi a una certa professione o a una particolare attivit. Essa stabilisce ci che bisogna o meno fare in un certo ambito, nella misura in cui ci risulta prescritto da unistanza riconosciuta come normativa.
Lapproccio deontologico, relativo alle varie categorie professionali di comunicatori o a specifiche loro attivit, si esprime di solito attraverso i codici. Un codice il luogo in cui viene raccolto, enunciato e perci reso pubblico linsieme dei doveri riguardanti una determinata attivit. Di solito esso indica, oltre che particolari doveri, anche le sanzioni a cui va incontro chi trasgredisce quanto stabilito dal codice. Il codice indica inoltre le regole che sovrintendono al riconoscimento della trasgressione e allapplicazione delle sanzioni.
Esempi di codici: i codici dei giornalisti e il codice dei comunicatori pubblici, il codice dellassociazione dei pubblicitari e quelli relativi a internet, il codice tv e minori. Ci torneremo nella quarta lezione. I codici sono per lo pi codici di autoregolamentazione: unautoregolamentazione che viene compiuta allinterno degli ambiti professionali coinvolti.
In questo modo risultano conciliate, per un verso, la necessit di salvaguardare la libert di espressione e, per altro verso, la consapevolezza che non si pu dire tutto: facendo in modo, cio, che quanto si pu dire venga fissato proprio da coloro che lo possono o che lo debbono dire.
Fin troppo spesso, lapplicazione di questi documenti risulta difficile e farraginosa, e le sanzioni comminate, posto che lo siano davvero, sono spesso di modesta entit. I codici, poi, sono relativi a particolari categorie professionali. E allinterno di queste organizzazioni di categoria, sovente, controllore e controllato finiscono per coincidere: se non di fatto, quanto meno potenzialmente. I codici rimandano perci, per poter essere applicati, a una motivazione etica che li travalica.
Parafrasando una pubblicit di qualche anno fa: i codici aiutano, anche se non bastano.
Essi sono utili come richiamo alla correttezza di certi comportamenti professionali, ma sono pur sempre limitati a certe categorie di professionisti. Inoltre essi richiedono di essere assunti con senso di responsabilit. Rimandano dunque a un altro piano: quello delletica della comunicazione propriamente detta.