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CAPITOLO QUINTO IL TURISMO IN ITALIA La penisola italiana sempre stata ampiamente frequentata dagli esponenti del tur ismo

o mondiale sin dallapparire delle prime forme di turismo: essa infatti fu meta preferenziale per i pellegrinaggi e per gli itinerari dei Grand Tour e, verso l a fine del 700, riusc anche ad operare una discreta apertura internazionale creand o rinomate localit termali; tuttavia lItalia non fu in grado di anticipare le cara tteristiche che il turismo moderno avrebbe assunto nel corso del tempo in altri stati. La ragione principale pu essere rintracciata nel declino economico che col p molte delle maggiori citt italiane nel periodo compreso tra il 1600 ed il 1700 e che le port a riassumere un atteggiamento di chiusura nei confronti dellesterno, accompagnato dal fenomeno della rifeudalizzazione con cui alcune localit turistic he tornarono a far parte dei possedimenti di famiglie nobili. A tali difficolt si aggiunsero inoltre profondi mutamenti sociali, che portarono ad una modificazio ne dei ceti sin allora presenti e delle modalit da questi preferite per le loro a ttivit di svago: tali attivit non si svolgevano pi allinterno delle citt ma si erano spostate nelle zone immediatamente prospicienti. La conseguenza consiste in un mutamento della posizione italiana nei confronti d el fenomeno turistico: da paese precursore delle tendenze in atto diviene paese imitatore delle tendenze sviluppatesi altrove e, soprattutto, in Gran Bretagna. La prima forma di turismo moderno che si sviluppa a partire dal 400 comunque quel la termale: lItalia presenta infatti numerose localit termali ampiamente distribui te su tutto il territorio nazionale, anche se lo sviluppo delle relative infrast rutture tarda ad avvenire in parte per lassenza di uno stabile rapporto di collab orazione con lambito medico in grado di fornire credibilit alle terapie fornite, i n parte per la carenza di attenzione da parte delle amministrazioni a livello lo cale. Il mutato contesto culturale, che conduce allaffermazione di principi rilev anti quali ad esempio la determinazione degli effetti moltiplicativi del turismo sulleconomia globale, sfocer nel 1800 nel rifiorire del termalismo che diverr part icolarmente apprezzato soprattutto dagli esponenti dellaristocrazia, seppur non r aggiungendo il lustro che contraddistingueva le citt di loisir inglesi come Bath. U n esempio emblematico quello di Salsomaggiore che, nel corso di breve tempo, div err un prospero centro termale per merito di una serie di elementi positivi conco mitanti: innanzitutto utilizzer ampiamente le opportunit offerte dalle prime forme di pubblicit a disposizione incentivando lutilizzo delle acque termali; inoltre s ar in grado di sposare con successo investimenti esterni provenienti da altre reg ioni italiane con quelli messi a disposizione dagli enti locali ed, infine, dar i mpulso ad un rapporto di reciproca e fattiva collaborazione con alcune prestigio se istituzioni, quali lUniversit di Parma. Questa localit si pone, quindi, come val ido esempio di centro turistico in grado di svilupparsi anche durante la Rivoluz ione Industriale, senza lausilio di alcun sostegno esterno ma utilizzando esclusi vamente limpegno e liniziativa imprenditoriale degli esponenti del luogo. Per quanto concerne il turismo montano, il suo sviluppo avviene intorno alla sec onda met del 1800 con evidente ritardo rispetto a ci che era gi avvenuto nella magg ior parte degli altri paesi europei; in questo caso la responsabilit da attribuir e alla posizione geografica italiana, non favorita dalla presenza della barriera alpina che agisce da freno per il diffondersi di questo tipo di turismo. Tuttav ia emergono alcune localit montane, come Cortina, famose per le attivit alpinistic he, per i soggiorni climatici e per la possibilit di effettuare escursioni. Maggior successo incontra invece il turismo balneare, anche se lassenza di sbocch i su mari freddi ne limita la presenza ai mesi estivi. Tra le prime localit ad im porsi allattenzione troviamo le localit situate sulle coste liguri, prima fra tutt e Sanremo che nella seconda met dell800 sar in grado di attuare strategie pubblicit arie facendo ricorso alla letteratura del tempo e a trattati medici non trascura ndo, nel contempo, la necessit di determinare un riassetto urbanistico maggiormen te compatibile con latteso sviluppo turistico e divenendo, pertanto, meta preferi ta del turismo internazionale di lusso. Lattenzione nei confronti delle opportuni t fornite dai soggiorni su mari caldi favor notevolmente i flussi turistici intern

i, presenti a partire dal 900 e diretti verso i maggiori centri costieri balneari come Trieste o Ancona in quanto situati in prossimit delle grandi citt industrial i e quindi di facile accesso durante i week-end. Prima dello scoppio della prima guerra mondiale si pu affermare che tutte le varie forme di turismo moderno sono presenti in Italia, seppur con una connotazione fortemente aristocratica; cos co me avvenne in Spagna tuttavia ben evidente la sua importanza dal punto di vista economico: nonostante gli investimenti statali siano diretti principalmente a so stegno del neonato comparto industriale, limpatto del settore turistico sulla bil ancia dei pagamenti italiana tuttaltro che trascurabile; di conseguenza esso assu me in parte il ruolo di settore propulsore che in altri stati stato ricoperto da l comparto agricolo. Il periodo tra le due guerre vide lItalia in una condizione di forte arretratezza sia sul fronte delle strutture turistiche sia per lo scarso sostegno fornito da llo Stato, situazione denunciata dai principali organi turistici del tempo, ossi a il TCI ed il CAI. Per ovviare a tale situazione venne fondato nel 1919 lEN IT (Ente Nazionale per le Industrie Turistiche), ente statale a cui viene affida to il compito di promozione del settore; esso inoltre si occupa della formazione professionale mediante la costituzione di numerosi istituti, di rilevazioni sta tistiche condotte su scala nazionale e della costituzione del CIT (Compagnia Ita liana per il Turismo), agenzia di viaggi che si occupa anche della promozione de llimmagine dellItalia allestero. Nei primi anni del XX secolo si assiste invece ad una serie di mutamenti che coinvolgono tutte le varie forme di turismo presenti sul territorio: il turismo termale subisce un ridimensionamento a causa dellimmag ine che lo accompagna: le localit che ospitano tali stabilimenti non sono pi consi derate luoghi di svago bens luoghi essenzialmente destinati a fini terapeutici. I l turismo montano deve, invece, la propria fioritura allestendersi dellimpiego deg li impianti di risalita, mentre il turismo balneare incontra i favori degli appa rtenenti al ceto medio che consentiranno alle varie localit di operare unulteriore specializzazione in relazione al target turistico a cui si rivolgono (ad esempi o Viareggio diviene un centro frequentato soprattutto dagli esponenti dellalta bo rghesia, al contrario di Rimini che diviene centro privilegiato delle vacanze de l ceto medio; Taormina, Capri, Sorrento e Venezia ospiteranno un turismo prevale ntemente internazionale, mentre Sanremo diverr meta del turismo estivo interno). Di conseguenza in tale periodo il settore turistico si espande ulteriormente anc he grazie allavvento dellindustrializzazione, che aumenta la capacit di spesa del c eto medio e la disponibilit di tempo libero; inoltre negli stessi anni lo Stato a ssume sempre pi una netta posizione a favore del turismo, incentivando lattivit del lENIT ed operando direttamente mediante listituzione di treni popolari a tariffa r idotta a sostegno del turismo interno e dando vita a facilitazioni volte ad atti rare la clientela straniera (come lerogazione di buoni sconto per le spese di car burante). Nel secondo dopoguerra lItalia torna ad assumere una posizione dominant e tra i vari paesi europei a vocazione turistica: tale successo dovuto principal mente alla dotazione di risorse di cui il paese gode, essendo infatti presenti t utte le forme di turismo conosciute; inoltre aumentano gli investimenti da parte di piccole e medie imprese del settore, che riescono a sostituire egregiamente gli scarsi capitali provenienti dallestero. La forma di turismo pi sviluppata fin dagli anni 50-60 rimane quella del turismo balneare, seppur con una battuta darrest o intorno agli anni 60 a causa dellemergere di paesi stranieri fortemente competit ivi (Spagna, Grecia e Nord Africa): gli emergenti tour operator prediligono ques te nuove mete in quanto forniscono un prodotto turistico maggiormente standardiz zato e di alto livello e, pertanto, pi adatto alla loro tipologia di offerta. Se in un primo momento tale declino non viene avvertito in tutta la sua rilevanz a grazie alla massiccia presenza del turismo interno, a partire dagli anni 70 la situazione si evidenzia in tutta la sua ampiezza, consigliando un rinnovamento d el comparto in vista di un adeguamento ai nuovi standard qualitativi richiesti e alla nuova sensibilit nei confronti dei problemi ambientali. Tuttavia le soluzio ni tardano ad arrivare e si orizzontano prevalentemente a favore dellassociazioni smo, dando vita a soluzioni che comportano collaborazioni di breve periodo (per il conseguimento di politiche commerciali comuni) o in alternativa di lungo peri odo (attuando vere e proprie strategie di marchio). In tal modo si cerc di porre

rimedio ad uno dei problemi pi gravosi del settore turistico italiano, ossia la p resenza di unorganizzazione basata perlopi su imprese piccole e medie dotate di sc arsa forza contrattuale nei confronti dei tour operator e penalizzate dagli alti costi necessari per attuare efficaci strategie di marketing. Anche il caso del turismo culturale sottolinea la necessit di intraprendere serie politiche a sostegno del settore poich, nonostante le ricchezze possedute dal no stro paese, esso non ha registrato una notevole crescita a causa di una miope ge stione dei beni culturali (che punta principalmente alla loro conservazione anzi ch alla loro valorizzazione) e alla mancanza di unofferta integrata in grado di ar monizzare i vari aspetti di tale offerta.

CAPITOLO SESTO MODELLI DI SVILUPPO IN ITALIA I principali modelli di sviluppo turistico riscontrabili in Italia sono riconduc ibili al modello di riferimento elaborato da Butler nel 1980, sulla scorta dei p i diffusi principi di marketing che consentono di determinare il ciclo di vita di un prodotto. Analogamente nel settore turistico possibile evidenziare 6 fasi di verse attraverso le quali si sviluppa una localit turistica: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Scoperta Coinvolgimento Sviluppo Consolidamento Stagnazione Declino o rinascita.

Nel corso della prima fase i viaggiatori possono essere considerati precursori c he scoprono nuove mete dimostrando uno spiccato senso di adattamento in quanto, molto spesso, le localit prescelte non dispongono di unofferta ricettiva adeguata. Nella fase di coinvolgimento i viaggiatori diventano una fonte di guadagno, che porta gli investitori locali o esteri ad effettuare i loro investimenti in vista dellatteso ritorno economico. Lincremento delle presenze, a sua volta stimolato dalle migliorie apportate alloff erta, conduce alla fase di sviluppo vero e proprio in cui lofferta caratterizzata da unalta concentrazione di investimenti anche dallesterno; in questa fase possib ile anche lemergere di problematiche quali quelle legate ad un uso intensivo e in discriminato delle risorse ambientali: per tali ragioni si rende necessario linte rvento dellamministrazione pubblica al fine di svolgere unefficace attivit di tutel a del patrimonio artistico ed ambientale. Il periodo di consolidamento coincide con la diminuzione del tasso di crescita d egli investimenti, poich il numero di turisti presenti in una data localit supera quello degli abitanti del luogo aggravando problemi di tipo ambientale e urbanis tico. La stagnazione comporta quindi la saturazione dei flussi turistici che, non aven do alcuna possibilit di crescita ulteriore, portano alla fase di declino (quando il raggiungimento di tale limite non si accompagna a nuove strategie di rilancio ) o alla fase di rinnovamento (quando vengono intraprese strategie finalizzate a l ringiovanimento dellimmagine della localit). Il succedersi di queste fasi pu essere esaminato in relazione ad alcuni casi aven ti per oggetto rinomate localit turistiche italiane: ci che occorre comunque sotto lineare la presenza in Italia di un turismo diffuso, ossia un turismo in cui con vivono non solo molteplici forme turistiche ma in cui possibile evidenziare perc orsi diversi di sviluppo, originati dalle risorse disponibili in una determinata area e dal diverso periodo storico che ne ha visto la nascita. Un altro element

o da sottolineare la crescita diseguale che si pu riscontrare in tale settore al pari di quello industriale: alcune regioni particolarmente arretrate sul piano e conomico hanno incontrato notevoli difficolt anche a svilupparsi in termini turis tici. Come verr evidenziato dai casi che seguono le regioni a tradizionale vocazi one turistica (Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Trentino) sono le stes se che hanno conservato una posizione di leadership anche in seguito al boom tur istico verificatosi nel secondo dopoguerra, limitando le possibilit di catching-u p da parte di altre regioni. Il primo caso ad essere esaminato relativo al Lido di Venezia, esempio tipico di localit balenare che raggiunge il suo massimo splendore durante il periodo ottoc entesco della Belle Epoque. Il suo sviluppo favorito dalla presenza di due societ p rivate (la Societ bagni Lido e la CIGA) che sostengono ingenti investimenti al fi ne di proporre un prodotto turistico dlite; lamministrazione comunale tuttavia pres ente svolgendo un ruolo complementare rispetto ai principali investitori ed elab orando piani urbanistici adeguati allo sviluppo. La crescita del Lido di Venezia ha inizio a partire dalla seconda met del 1800, p oich in precedenza non era sfruttato a fini turistici; il primo stabilimento baln eare risale al 1857 ed principalmente destinato ad un turismo locale proveniente dalla citt o dalle zone limitrofe. Nel 1870 si assiste ad una svolta epocale dov uta allingresso della grande imprenditoria che costituisce la Societ Bagni Lido, l a quale modernizza lo stabilimento preesistente dotandolo di sale ristorazione e di teatri aprendo la strada al turismo di soggiorno. Contemporaneamente hanno l uogo i primi interventi volti a favorire il turismo stanziale, mediante la creaz ione di unarea residenziale, e nel 1890 la trasformazione in meta turistica delite a livello internazionale attuata dalla CIGA (Compagnia Alberghi Lido che aveva assorbito nel 1908 la Societ Bagni Lido). Usufruendo degli stanziamenti messi a sua disposizione dalla COMIT la CIGA rilev a la societ Bagni Lido, assumendo in tal modo una posizione di monopolio non solo nella gestione del settore ricettivo turistico: accanto alla costruzione del Gr and Hotel la societ si impegna ad attuare un collegamento tra tutte le localit tur istiche vicine per mezzo di un tram elettrico, in modo da abbinare nello stesso pacchetto turistico il soggiorno a Venezia e quello al vicino Lido. Nel 1930 il Lido raggiunge la sua massima espansione e, parallelamente, inizia a mostrare i primi segni di flessione derivanti dal consolidamento e dalla seguente stagnazio ne: il rilancio del Lido veneziano si attua con lapertura del casin e con la creaz ione della Mostra internazionale del cinema. Tuttavia tali investimenti riusciro no solo a frenare il progressivo declino, che si verific nel secondo dopoguerra: lavvento del turismo di massa non riesce a interessare questa localit sia a causa della sua particolare posizione geografica che ne limitava laccesso sia a causa d elle sue dimensioni ridotte. Poich le strutture di cui dotato il Lido non sono co mpatibili con il massiccio utilizzo richiesto dal turismo di massa, esso si avvi a a divenire in parte quartiere residenziale e in parte meta privilegiata dei re sidenti locali; comunque da sottolineare come il Lido sia riuscito a stemperare il proprio progressivo declino evitando linsorgere di problemi di degrado ambient ale. Un esempio diametralmente opposto fornito da Rimini che, a differenza del Lido v eneziano, non riuscir mai a configurarsi quale meta di un turismo elitario forse anche per lassenza di una societ investitrice delle dimensioni della CIGA; lo svil uppo riminese infatti determinato da una serie di piccole e medie imprese che re nderanno il suo sviluppo pi lento e marcatamente endogeno, basandosi principalmen te sullaccumulo graduale di capitali e sul bagaglio di conoscenze derivanti dalles perienza. Lo sviluppo endogeno presenta caratteristiche del tutto peculiari: ess o infatti richiede tempi molto lunghi che consentano la presenza e il simultaneo impegno di una molteplicit di attori differenti (proprietari terrieri, amministr azioni locali, istituti bancari, associazioni private). La presenza di soggetti tanto diversi tra loro giustificata dalla vocazione essenzialmente agricola dell a regione: sono proprio i grandi latifondisti i primi ad investire nel settore t uristico (nel 1843 i conti Baldini inaugurano lo stabilimento balneare Bagni Mari ttimi), favoriti anche dal 1864 dalla presenza della linea ferroviaria Bologna-An

cona. Tuttavia tali investimenti non portano gli attesi risultati, cos da richied ere lintervento del settore pubblico: il Comune di Rimini decide quindi di rileva re lo stabilimento nel 1869, usufruendo del finanziamento erogato dalla locale C assa di Risparmio; a questo primo intervento ne seguiranno altri, non sempre ben accetti dallopinione pubblica la quale vede nella massiccia presenza dellamminist razione in campo turistico un possibile conflitto di interessi. Risale al 1885 la fondazione della Societ riminese per i divertimenti, societ privat a creata allo scopo di incrementare le presenze turistiche mediante unaccurata pr ogrammazione volta a far divenire Rimini una localit balneare di prestigio: a tal fine lamministrazione comunale cerca partner a cui affidare il progetto di edifi cazione di un Grand Hotel, che verr realizzato dalla societ milanese SMARA nel 190 8. Questultima riceveva in cambio la possibilit di utilizzo in esclusiva per un pe riodo di ventanni delle attivit ricettive della marina a cui si aggiungeva la dona zione delle terre situate sul litorale: diventa, quindi, evidente lanalogia con l o sviluppo attuato al Lido di Venezia da parte della CIGA, poich entrambe le soci et svolsero la stessa attivit di promozione e sostegno finanziario del settore tur istico riuscendo a gestirlo in condizioni di monopolio. Le speranze vengono tutt avia deluse poich lhotel incontrer serie difficolt nel mantenere in pareggio la prop ria gestione finanziaria, con conseguente intervento del settore pubblico; tutta via esso rappresenta un chiaro indizio dellattenzione riservata al settore del tu rismo dallintera imprenditoria locale, oltre allesternalit positiva rappresentata d al tentativo di rendere Rimini adeguata agli standard delle altre localit interna zionali di prestigio. A partire dal 1920 anche Rimini coinvolta nei cambiamenti che modificano radicalmente il turismo dellepoca: lavvento del turismo di massa do vuto alla presenza degli appartenenti al ceto medio rende Rimini sempre pi attrae nte, grazie alla variet dellofferta in grado di soddisfare le esigenze della clien tela pi diversa; inoltre sia Rimini che Riccione diventano le mete favorite dalla famiglia Mussolini, il che comporta un notevole afflusso di esponenti legati a tale famiglia. Infine in questo periodo ha inizio la fioritura del turismo legat o alla creazione di colonie, messe a disposizione da varie associazioni non-prof it a favore di giovani in disagiate condizioni economiche. Anche nel secondo dop oguerra la riviera romagnola mantiene le caratteristiche che hanno dato origine al suo successo: presenza di strutture ricettive di piccole e medie dimensioni a gestione prevalentemente familiare, i cui servizi a prezzi contenuti si rivolgo no essenzialmente a una clientela appartenente al ceto medio. Gli anni 50 videro una crescita esponenziale di strutture turistiche, a volte edificate indiscrimin atamente, che legarono sempre pi leconomia locale al turismo: il verificarsi di un a stasi nel settore intorno agli anni 70 ripropose, quindi, la necessit di ripensa re allo sviluppo attuato in vista di una riqualificazione e di una diversificazi one dellofferta; le strategie attuate erano indirizzate al potenziamento delle st rutture balneari esistenti, allabbinamento delle localit marine con le bellezze de llentroterra e al prolungamento della stagione attuato per mezzo del ricorso al t urismo congressuale, con effetti positivi che si videro principalmente nel corso degli anni 90. La Sardegna rappresenta, invece, il fortunato esempio di una strategia turistica attuata in una regione in cui era quasi del tutto assente la vocazione turistic a e in cui, inoltre, investimenti di grandi dimensioni hanno consentito lattuazio ne di un progetto su vasta scala, esperienza unica in Italia dove gli interventi in ambito turistico sono sempre stati frammentari e devoluti allattenzione delle singole amministrazioni locali. La creazione turistica della Costa Smeralda int roduce nel territorio italiano il concetto di pianificazione turistica, gi ampiam ente presente in altri stati come la Francia che partecip attivamente alla fase d i progettazione di unarea notevolmente estesa e dotata di risorse naturali, ma pr essoch priva di qualunque infrastruttura che ne consentisse lutilizzo non solo tur istico ma anche residenziale. Il promotore e principale finanziatore del progett o fu un consorzio di imprese private facenti capo a Karim Aga Kahn IV, consorzio che assunse un ruolo centrale non solo nella fase di costituzione ma anche in q uella dello sfruttamento commerciale della zona contraddistinta dal marchio Costa Smeralda, tutelando nel contempo le bellezze della zona introducendo un vero e p roprio regolamento edilizio che impedisse qualunque abuso da parte di privati in

vestitori. Lattenta e capillare attivit di progettazione del sito, che doveva inse rirsi armoniosamente allinterno dellambiente senza modificarne le caratteristiche peculiari, riconducibile allesperienza francese dei cosiddetti master plan, anche s e se ne discosta nella misura in cui il controllo assunto direttamente da impres e private senza lausilio di soggetti pubblici. Un altro elemento saliente dellesperienza condotta in Sardegna riguarda la quasi totale assenza di tradizione turistica della regione: infatti, ad esclusione di un numero esiguo di stabilimenti balneari presenti a partire dall800 ad Alghero e Cagliari, la presenza di strutture turistiche era del tutto assente. Linversione di tendenza si verific intorno agli anni 50 quando ad un turismo essenzialmente r esidente iniziarono ad affiancarsi flussi turistici provenienti dallesterno, anche ssi agevolati dalla pianificazione attuata da alcuni grandi tour operator come i l Club Mediterrane o linglese Horizon Holidays; tali fermenti portarono lamministrazio e regionale ad intervenire mediante la creazione dellESIT, ente di promozione tur istica e di incentivazione finanziaria ai fini dello sviluppo del comparto alber ghiero. A partire dagli anni 60 si attu una fortunata attivit promozionale che port la Sardegna a divenire un rinomato centro di ritrovo dellalta societ internazional e, stimolando la lottizzazione e lo sviluppo di localit limitrofe come la Costa P aradiso e alimentando le speranze di una ricaduta positiva sullintera economia de lla regione. La povert delleconomia sarda, tradizionalmente fondata sulla presenza di attivit di allevamento e sul comparto chimico ed estrattivo, ha reso ancor pi importante limpatto del turismo: alcuni studi statistici effettuati da Camagni ev idenziano come il moltiplicatore della spesa turistica, seppur non raggiungendo livelli di eccellenza, comunque stabilmente pi elevato rispetto a quello dei sett ori industriali presenti. Di conseguenza si evidenzia il ruolo determinante che il turismo pu svolgere allinterno di uneconomia arretrata, facilitandone lo svilupp o e consentendo la crescita di un tessuto imprenditoriale che beneficia delle es ternalit presenti (attivit di promozione a livello internazionale, emergere di nuo ve professionalit, sviluppo di infrastrutture). Una situazione analoga presente anche nel Trentino Alto Adige, dove le prime for me di turismo furono caratterizzate dalla presenza di un turismo aristocratico e borghese di derivazione europea, e dalla diffusione di forme turistiche gi prese nti altrove quali il turismo termale e quello montano. Di conseguenza iniziarono ad apparire localit di prestigio non solo in alta montagna (Madonna di Campiglio e Ortisei), ma anche in zone collinari (Merano e Riva del Garda) divenute mete predilette degli esponenti delle corti austriaca e tedesca. In seguito al primo conflitto mondiale lofferta turistica diviene pi abbondante e diversificata, sping endo le autorit locali ad adeguare le infrastrutture esistenti; in tal senso occo rre ricordare il sostegno fornito da associazioni quali il CAI o il TCI, che ope rarono in modo da veicolare unimmagine il pi possibile suggestiva e patriottica de lla montagna. I maggiori mutamenti dal punto di vista non solo quantitativo ma anche qualitati vo si verificarono intorno agli anni 60-70 quando laffermarsi del turismo di massa, favorito dalla motorizzazione, consent a numerosi villaggi montani di compiere u na radicale trasformazione, e di divenire moderni centri turistici finanziati sp esso da imprenditori edili locali. Un notevole impulso in questo senso deriv dalle stendersi delle vacanze montane a fini sciistici, seppur originando problematich e quali la tutela dellambiente o il raggiungimento della compatibilit tra territor io e concentrazione turistica; la proposta di un turismo eco-compatibile viene o ggi attuata anche attraverso la proposizione di nuove forme turistiche, quali lag riturismo, la creazione di parchi naturali, la presenza di percorsi culturali o enogastronomici. Il ruolo fondamentale svolto dalla natura a fini turistici accomuna il Trentino allAbruzzo; anche qui i primi flussi turistici compaiono intorno al 1800 attirati da unofferta oltremodo variegata: sono infatti presenti non solo itinerari in lo calit collinari come Avezzano, ma anche soggiorni in localit termali, climatiche o montane (Lago del Fucino, Sulmona, Chieti, Roccaraso). Anche lungo la costa abr uzzese possibile rintracciare centri rinomati come Pescara e Francavilla (favori ti dalla presenza dei collegamenti ferroviari Ancona-Foggia e Roma-Pescara), in cui i primi insediamenti turistici sono finanziati dagli imprenditori agricoli d

el luogo ma, a causa della difficolt di reperimento di capitali esterni, il turis mo rimarr un settore secondario allinterno della struttura economica della regione , peraltro gi penalizzata dalla preponderanza di zone montuose. Un notevole impul so deriver dalla presenza del Parco nazionale dAbruzzo, istituito nel 1923 nei ter ritori facenti parte della ex riserva di caccia appartenente alla monarchia saba uda. A differenza di quanto avvenuto nei parchi nazionali presenti negli USA in cui le finalit ricreative erano dominanti, il Parco nazionale italiano stabil inve ce come obiettivo prioritario la difesa di numerose specie animali e vegetali fa centi parte del suo ecosistema ma la soppressione dellEnte parco avvenuta nel 193 3 fece prevalere una politica di tutela limitata, al fine di non inasprire i rap porti esistenti con le lobbies interessate allo sfruttamento economico. Il perio do 1955-1964 vede non solo la ricostituzione dellEnte parco ed una migliorata ges tione dello stesso, ma anche un progressivo spopolamento delle zone montane e il parallelo sovradimensionamento delle aree costiere non solo a fini residenziali ma anche turistici, con il conseguente sviluppo impetuoso e disordinato che int eressa anche lo stesso Parco in cui prevale la speculazione edilizia. Il riprist ino dei vincoli paesistici si deve allintervento di associazioni di tutela ambien tale come il WWF o Italia Nostra, che sollevano la questione in sede internazion ale spingendo il governo italiano ad adottare seri provvedimenti: difesa contro irregolarit amministrative verificatesi nel territorio del parco, regolamentazion e dei flussi turistici, formazione di operatori. Gli obiettivi in ambito turisti co che si propone la regione Abruzzo (destagionalizzazione del turismo e diversi ficazione dellofferta) appaiono quindi compatibili con le esigenze di protezione e valorizzazione ambientali, avvalorate dalla creazione di nuovi parchi e zone p rotette quali il parco dei monti della Laga, del Gran Sasso e della Maiella. Da quanto esposto possibile ricavare tre distinti profili turistici che rendono conto delle varie forme di sviluppo incontrate: Turismo di rendita: vengono sfruttate le potenzialit presenti nelle fasi iniziali dello sviluppo, come nel caso della riviera ligure e di alcune regioni meridion ali, limitando in tal modo limpatto economico del turismo e le sue positive ricad ute sullintera economia, nellerrata convinzione che esso derivi dalle risorse pres enti piuttosto che dagli investimenti attuati Turismo di induzione: pur non essendo particolarmente copiose le risorse natural i, gli investimenti e le attitudini imprenditoriali riescono a condurre al succe sso regioni come lEmilia Romagna o il Veneto ed, eventualmente, permettono di con trastare la stagnazione attuando politiche di rilancio Turismo engine of growth: il settore turistico funge da traino per lo sviluppo ind ustriale, contribuendo a creare le infrastrutture necessarie alla sua espansione , continuando a conservare la propria posizione di leadership (in campo economic o (Trentino Alto Adige e Abruzzo).

CAPITOLO SETTIMO GLI INTERMEDIARI TURISTICI La definizione pi comune di intermediari turistici fa riferimento ad imprese che operano in tal campo assumendo la forma di tour operator o di agenzie di viaggio , dirette discendenti dellimpresa fondata nel 1840 in Inghilterra da Thomas Cook. Tale fenomeno era tuttavia gi presente sin dallapparire di quella forma peculiare di turismo rappresentata dal turismo religioso, che coinvolge senza alcuna disti nzione tutte le fasce della popolazione: i pellegrinaggi effettuati via mare con destinazione Gerusalemme erano perlopi attuati con lausilio dei principali armato ri veneziani. Il contratto che veniva stipulato con questi ultimi prevedeva che nella tariffa richiesta fossero compresi vari servizi: la fissazione del giorno

e dellorario di partenza dal porto di Venezia (se la partenza veniva rimandata pe r cause imputabili allarmatore questi era obbligato a sostenere le spese di soste ntamento per tutto il periodo del ritardo), preludeva alleffettuazione del passag gio via mare, al sostenimento delle spese di vitto nel corso del viaggio, allo s barco a Giaffa, al trasferimento dei pellegrini sino al Santo Sepolcro, oltre al le visite guidate ai luoghi sacri. La precisa regolamentazione dellattivit di orga nizzazione di tali viaggi venne meno in seguito al progressivo declino che subir ono i pellegrinaggi religiosi in Terrasanta; sar Cook nel 1841 a ripristinare que sta attivit seppur in un ambito diverso, organizzando il viaggio di 600 partecipa nti ad un convegno anti-alcolismo. Il successo delliniziativa spinse Cook ad espandere la propria attivit: i servizi erogati non si limitavano soltanto alleffettuazione dei viaggi perlopi in treno e al disbrigo delle pratiche connesse ma si estendevano sino a comprendere la crea zione di un biglietto unico, il cosiddetto biglietto circolare, che consentiva lu tilizzo non solo dellintera rete ferroviaria (anche se gestita da societ private d iverse) ma anche di mezzi di trasporto diversi come le imbarcazioni, oltre allide azione di veri e propri itinerari di viaggio e alla fornitura di guide turistich e. Lespansione a livello dei servizi offerti si accompagn ben presto ad una forte espansione anche a livello territoriale: la Cook Company dette vita a convenzioni con hotel e ristoranti di cui si poteva usufruire dietro presentazione del bigli etto di viaggio prepagato allagenzia (il Cook coupon, antesignano dei moderni travel lers cheque), non solo in Gran Bretagna ma nelle principali mete turistiche mondia li. Gi nel 1890 lagenzia conta circa 60 filiali in tutto il mondo e, seppur non ge stita direttamente dai discendenti del fondatore, tuttora presente nel settore t uristico sotto forma di una rete di agenzie e tour operator collegati. La presen za di pionieri nel campo dellorganizzazione turistica non unesclusiva della Gran B retagna, anche se in territorio europeo essi si sviluppano con lieve ritardo non prima della met dell800: lattivit principale rimane pertanto quella relativa alla v endita di biglietti ferroviari e solo gradualmente si assiste allo sviluppo del settore organizzativo. Tale ritardo pu in parte essere imputato alla carenza di un mercato turistico dif fuso, quale quello rappresentato dal ceto medio presente in Gran Bretagna: i tou r operator europei si rivolgono principalmente ad un mercato dlite necessariamente limitato dal punto di vista quantitativo, e pertanto non riescono ad attuare la specializzazione che in seguito porter alla distinzione tra tour operator ed age nzie di viaggio. La svolta in tal senso si verificher in seguito alla seconda gue rra mondiale, favorita enormemente dallo sviluppo dei traffici aerei, dai voli c harter e dallavvento del turismo di massa. I voli charter sono voli a domanda, ossi a organizzati in funzione di una domanda che ne consente il pieno utilizzo conse ntendo la riduzione delle relative tariffe; essi sono gestiti da piccole compagn ie che nascono nel secondo dopoguerra per consentire lutilizzo di aerei militari di piccole dimensioni, altrimenti inutilizzati, pilotati da reduci. Il settore a ppare quindi estremamente frammentato sino al 1970, quando gli ultimi ritrovati della tecnologia aeronautica permettono di costruire aerei pi capienti destinati ai voli di linea, mentre le compagnie charter acquisteranno gli aerei utilizzati in precedenza per far fronte ad una domanda in continua crescita. Parallelament e allo sviluppo dei voli charter, e alla crescita dimensionale delle relative co mpagnie di gestione, si assiste anche alla crescita di tour operator, rappresent ati principalmente da compagnie tedesche e inglesi seguite da compagnie svizzere (Kuoni), francesi (Club Med) e italiane (Alpitour). In Germania possibile rintracciare imprenditori che dettero un forte impulso all o sviluppo del settore, come ad esempio Hubert Tigges: egli fu il primo tour ope rator ad operare in Germania intorno agli anni 20, specializzandosi nel campo dei viaggi religiosi e scolastici ricorrendo perlopi ai servizi messi a disposizione dalla locale rete ferroviaria (il primo noleggio di un volo charter risale inve ce al 1955); negli anni 50 il suo esempio seguito da altre importanti societ del s ettore quali la Touropa, la Scharnow e la Hummel e da agenzie di viaggi minori c he si specializzano nellorganizzazione di viaggi verso le localit mediterranee. Tr a queste ultime occorre ricordare la Neckermann, che esordisce nel mercato negli anni 70 operando nel settore della vendita per corrispondenza proponendo un serv

izio del tutto innovativo: lorganizzazione di viaggi turistici che, considerati a lla stregua di qualsiasi altra merce, verranno annoverati tra gli articoli ogget to di svendite o vendite promozionali. Di conseguenza le caratteristiche dei ser vizi resi sono peculiari: rivolgendosi ad un target medio-basso dalle limitate d isponibilit economiche le cui destinazioni prioritarie sono la Spagna, la Jugosla via, la Tunisia e la Romania, spesso i soggiorni vengono organizzati in periodi non di alta stagione, con sistemazioni presso strutture ricettive di grandi dime nsioni in grado di fornire un servizio standard, suscettibile di essere venduto tramite cataloghi: per la prima volta sul mercato turistico appare un vero e pro prio prodotto di massa. Di fronte alla preponderanza della Neckermann le quattro agenzie di viaggi precedentemente citate decidono, quindi, di fondersi nel 1990 , dando vita ad ununica societ denominata TUI (Touristik Union International), il maggior tour operator tedesco attualmente presente nel comparto europeo grazie a nche alla sua strategia di diversificazione, che lo porta ad essere presente in comparti collegati quali quello del noleggio di voli charter. A sua volta la Neckermann risponde alla minaccia rappresentata dalla nuova socie t dando vita a fusioni da cui si originer la NUR; il mercato turistico tedesco app are pertanto conformarsi ad una situazione di oligopolio, in cui le due maggiori societ presenti nel settore si spartiscono circa il 65% dellintero mercato. La si tuazione che si originata in Germania rappresenta una differenza fondamentale ne i confronti del mercato turistico inglese: in questultimo infatti la competitivit pi accentuata ed il mercato suddiviso tra una serie di imprese che si spartiscono il mercato senza che nessuna sia in grado di assumere una posizione dominante. Ovviamente ci comporta una maggiore esposizione al rischio di crisi e fallimenti tra le partecipanti, aggravato dalla presenza di una integrazione quasi esclusiv amente verticale (ossia in ambiti operativi diversi ma tutti appartenenti al set tore turistico); al contrario in Germania lintegrazione presente anche in senso o rizzontale, poich le imprese turistiche spesso sono presenti con partecipazioni a zionarie in attivit radicalmente differenti. Come gi detto le principali contropar ti francesi sono rappresentate dal Club Med e da Nouvelles Frontires, di dimensioni m inori e caratterizzate da unofferta maggiormente specializzata e dotata di caratt eristiche di unicit: il Club Med offre allinterno dei propri villaggi destinati ad u n turismo internazionale una vacanza sportiva allinsegna di un netto distacco dal la realt quotidiana, mentre la Nouvelles Frontires si specializza nellorganizzazione di vacanze itineranti. Sino agli anni 70 in Italia si assistito ad una ridotta crescita di tour operator , a causa della ristrettezza del mercato; i primi operatori nascono intorno alla seconda met dell800 (Chiari, oggi Chiariva) ma lesiguit del mercato frena la loro e spansione, consentendone la piena attivit solo in concomitanza con eventi di natu ra eccezionale quali lorganizzazione di esposizioni internazionali. Per ovviare a tali inconvenienti si afferma la vendita di viaggi con pagamento rateale e si s fruttano al massimo le attivit di nicchia come quella dellorganizzazione di viaggi di nozze; nel periodo compreso tra le due guerre vengono introdotti itinerari v erso mete esotiche (sempre per riservati ad un turismo elitario, data la scarsa a bitudine degli italiani ad effettuare viaggi allestero), mentre nel secondo dopog uerra nasceranno alcuni tra i maggiori tour operator ancora oggi presenti sul me rcato: Alpitour (1947), Hotelplan Italia (1947, consociata della Hotelplan svizz era), Francorosso (1953), Gastaldi e Andrea Costa specializzate nel campo delle crociere (nell800 compagnie di navigazione dedite al trasporto di merci e di emig ranti soprattutto verso il Nord America). La prima crescita significativa del se ttore si produce intorno alla fine degli anni 60, quando si assiste ad un aumento della domanda turistica diretta verso le mete estere: la diffusione delle vendi te di viaggi tramite catalogo comporta la difficolt delle imprese preesistenti a coprire adeguatamente il mercato, e di conseguenza origina la nascita di nuove i mprese quali Orizzonti (1973) ed i Viaggi del Ventaglio (1976). Negli anni 80 la configurazione del mercato pu dirsi completata e, in assenza di nuovi ingressi, l e strategie di marketing suggeriscono leffettuazione di fusioni (tra le pi rilevan ti ricordiamo quelle attuate tra Alpitour e Francorosso e tra Hotelplan e Turisa nda che si avviano a diventare leader di mercato). Alcune considerazioni a carattere generale sul caso italiano ci portano a sottol

ineare come i principali tour operator siano concentrati perlopi nelle maggiori c itt del nord Italia, a conferma del fatto che la localizzazione nel settore turis tico risente a tuttoggi della presenza di un bacino di domanda; inoltre occorre s ottolineare come il processo di formazione di tali imprese sia analogo a quello registrato nella maggior parte del tessuto industriale italiano, dove le piccole e medie imprese sono preponderanti, riuscendo ad espandersi soprattutto facendo ricorso allautofinanziamento.

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