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Manngggiament! Unodissea nello strazio. Di Francesco Peluso www.mannagggiament.com

Francesco Peluso

MannGGiament
Odissea nello strazio

Dicette 'o pappece vicin' 'a noce: damme 'o tiemp' ca te spertoso.
(Antico proverbio napoletano)

Gutta cavat lapidem.

(Antico proverbio latino)

(Immagine presa dalla rete dalla paternit non identificata)

Introduzione Cos questo libro? Parafrasando le famose opere di Magritte, questo non un libro. Questo libro che non un libro non un manuale di organizzazione aziendale, anche se ne parla. Questo non libro non una noiosa e pomposa autobiografia del solito ignoto che si nutre del proprio ego. Anche se in alcuni tratti forse, c lautobiografia di un ignoto (che poi sarei io) Questo non libro (che non un manuale n unautobiografia pomposa) non neanche un romanzo damore, anche se beh, lamore fa parte della nostra vita. Insomma, questo non libro, questo noncoso, un rospo che volevo sputare da anni ed ora, finalmente, vede la luce! Le radici di questo breve scritto affondano nel passato: il 3 maggio 2006, ispirato dalla festa dei lavoratori appena trascorsa, nasce il mio blog: http://pre-cariato.splinder.com. Lincipit era questo: Pre-cariato, ovvero: Quando il moLaRe a Terra... Se la tua vita diventata il ponte tra un lavoro e l'altro e ti senti gi di molare, forse sei anche tu pre-cariato... Salviamoci prima di essere devitalizzati! Allepoca ero un lavoratore a progetto in attesa di ottenere il rinnovo del permesso di sopravvivenza. La mia vita da blogger ha avuto andamenti altalenanti: momenti di ispirazione pi o meno alta e persino qualche riconoscimento pi o meno gradito. Vinsi il premio Ibis nel 2007, un piccolo concorso per blogger esordienti e ricevetti anche numerose attenzioni da parte delle Autorit di Controllo delle Telecomunicazioni. Tra i miei assidui lettori cerano Ministeri, Autorit Garanti e Comandi Generali dellArma Data laria un po pesante che si era creata intorno al blog con mia grande sorpresa e disappunto (in fin dei conti, non scrivevo nulla di eversivo) e poich ero stanco di sentirmi pre-cariato, decisi di migrare verso altre sponde. Nacque cos un altro blog nel maggio del 2009: mannaggiament.blogspot.com. Il termine mannagggiament mi venne in mente, per la prima volta nel 2002 quando, una volta ricevuto lattestato per il conseguimento del Master in Management Bancario e Comunicazione Finanziaria, mi affrettai a farne una scansione ad alta qualit ed a sostituirne il titolo - rieditandolo con Photoshop con un pi appropriato: Master in Mannagggiament Bancario e Cornificazione Fidanzate 1. Ebbene, una volta rielaborato il nuovo attestato, mi affrettai a rispedirlo a tutti i miei colleghi partecipanti, scrivendo loro in una mail che: Il Signor Sla, organizzatore del Master, mi ha incaricato di spedirvi il VERO attestato poich quello pervenuto per posta , ahim, errato. Dovete solo compilare il modulo in bianco con i vostri nomi ed i vostri dati. Subito dopo linvio della mail, fioccarono nella mia casella di posta irate richieste di spiegazioni sulle ragioni per cui ero stato io incaricato di tale delicato compito e non altri e sul perch avevano
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Proseguendo nella lettura del libro capirete anche il perch di questo titolo. Soprattutto la parte riguardante le povere fidanzate.

scelto quella forma piuttosto che una nuova spedizione postale. In quel momento capii che come falsario, forse, avrei avuto buone chance e che molti dei miei colleghi avevano lintelligenza di un uovo alla coque! Ripensandoci comunque, forse il termine mannagggiament risale ad ancora prima, a quando frequentavo la facolt di Economia e Commercio insieme con il mio inseparabile amico Fausto. Lindirizzo che scegliemmo era - per lappunto quello in Management Aziendale. Sin dai banchi del liceo, che pure avevamo frequentato insieme, io e Fausto eravamo soliti storpiare le parole, enfatizzandone cos i significati nascosti. Un po fu il grande Nino Frassica, nei panni di Sani Gesualdi da Scasazza, ad averci influenzati ed un po erano stati i comici della scuola di Drive-In degli anni 80. Sin dai banchi del liceo, che pure avevamo frequentato insieme, eravamo soliti storpiare le parole, enfatizzandone cos i significati nascosti. Un po fu il grande Nino Frassica, nei panni di Sani Gesualdi da Scasazza, ad averci influenzati ed un po erano stati i comici della scuola di Drive-In degli anni 80. Fatto sta che il nostro passatempo preferito era sostituire i termini corretti con altri che ci suonavano meglio. Ancora oggi ho difficolt e mi devo concentrare per non sbagliare nel dire che ero iscritto allalbo dei promotori e non allalbum, o che un tale personaggio un po sui geneRis e non sui GeneSis Insomma, abbiamo gettato la nostra bella lingua alle ostriche Pardon, ortiche. Fatto sta che il nostro passatempo preferito era sostituire i termini corretti con altri che ci suonavano meglio. Fu cos che trovatici di fronte alle mille difficolt della carriera universitaria, esclamammo pi e pi volte la parola Mannagggiament! Comunque sia andata, questo progetto mi nato dentro ed ho sentito il bisogno di metterlo nero su bianco. Eccolo quindi, spero di non annoiarvi. Buona lettura!

Capitolo 1 Che cos il mannaggiament? Proviamo a dare una definizione dello strambo termine che d il titolo alla mia opera. Dicesi mannaggiament quellatteggiamento tutto italiano fatto di pressapochismo manageriale che pretende, simula e scimmiotta il vero sapere (o know-how) aziendale mediante il riflusso gastroesofageo di nozioni maldigerite. Il mannaggiament dunque limitazione di comportamenti appresi da fonti non accademiche e non qualificate o ipoassimilato durante corsi di formazione iper intensivi, nei quali si sintetizzano in tre giorni concetti che richiederebbero anni di studi ed analisi sul campo per essere davvero appresi. Avete presente quei dirigenti che, per non dimostrare la propria assoluta, totale ignoranza, si trincerano dietro parole anglosassoni di cui non conoscono neanche bene il significato? (chiunque abbia partecipato ad una riunione aziendale nella propria vita, sa di cosa parlo) I dirigenti in questione sono affetti da una malattia che definisco milanesite, nel senso che colpisce prevalentemente quelli che, anche per un giorno nella propria vita, hanno avuto a che fare con dei formatori del Nord Italia e nella fattispecie, provenienti da quel di Milano. Perch ce lho proprio con i milanesi, vi chiederete? No, non ce lho affatto con loro, anzi! Milano lunica citt italiana ad avere un respiro europeo e chiunque vi metta piede per pi di un mese, ne rimane intriso. Puoi essere un montanaro della mitica Val Brembana o un terronaccio come il sottoscritto: se resti l a lavorare, diventi uno di loro. Ma laltro lato della medaglia che chi vive l, sente il peso del resto dellItalia che va al rimorchio e sogna come reazione, di essere isolato in una piccola enclave, un ennesimo Stato degli USA distaccato per puro caso, nella nostra penisola. Ecco perch dunque, chi affetto da milanesite, portato alluso ed abuso di termini anglosassoni che sono utilizzati a sproposito nel 99% dei casi. Il mannaggiament dunque, un bolo di nozioni rimasticate e non digerite, mai apprese dalle fonti dirette, spesso anche superate da decenni nei paesi in cui hanno visto la luce. Questo modo di fare impresa molto diffuso anche nel profondo Sud del nostro Paese. Anzi, noi del Sud cos pane e puparuoli [Naif, N.d.S]- diamo spesso libero sfogo al mannaggiament e chi vuol darsi arie da milanese (ovvero, apparire un manager competente e carismatico) infarcisce inevitabilmente litaliano di parole inglesi, senza alcuna piet. Faccio un esempio di un discorso di apertura per una riunione dazienda tenuta da un mnnaggger: Signori, oggi abbiamo schedulato un meeting e ringrazio i nostri colleghi della divisione X, FROM Ciainisello Balsamo che ci stanno followando in conference-call per analizzare dei report di unimportanza really strategic ai fini della mission e dei target che ci siamo budgettati ad inizio anno. Il plus (pronunciato plas allamericana e non plus alla latina) della nostra enterprise ( ed cos che, mentre il mnnaggger parla e voi sbadigliate e sognate la pausa caff, vi appare il Comandante Kirk di StarTrek che gioca a battaglia spaziale col Dr. Spock e gli colpisce ed affonda due corazzate Klingon) richiede una strategydi short-term che ci faccia essere sempre up-to-date anche se il trend di macro nella long-term, nettamente down in questo ultimo rush di inizio decade(pron. Dicaid) E cos discorrendo. Il mnnaggger in questionecosa avr voluto dire? Probabilmente, che lui non sa che pesci pigliare, che non sa
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come il caso abbia potuto essere tanto stupido da fargli raggiungere la posizione che ricopre. Ma in fondo, non colpa del mnnaggger se ha avuto genitori ricchi & potenti , genitori che gli hanno fatto fare le grandi scuole. Non colpa del mnnaggger se lo zio Ministro-Imprenditore-Grande Avvocato-Luminare-Massone lo ha sistemato dove doveva quando doveva (non prima che che il giovane mnnaggger scavezzacollo abbia sparso il suo seme nel mondo per poi finalmente mettere la testa a posto se no il buon-nome-della-famiglia che fine avrebbe fatto?) Voi, umili sottoposti di tale mnnaggger, potrete pure dipingergli un quadro in cui il sole sar tanto splendente da farlo abbronzare ma nulla sar mai abbastanza per questuomo, che immancabilmente scaricher la colpa di ogni suo eventuale fallimento su di voi (viceversa, in caso di successo, se ne assumer ogni merito) Questo un mnaggger italiano DOC! Il management sta al mannagggiament come la vera pizza Margherita, fatta da un pizzaiolo napoletano d.o.c. , cotta in un forno a legna, preparata con ingredienti freschi e di prima qualit come la mozzarella di bufala e del basilico profumato sta ad una sfoglia tonda di pastacolla ricoperta di ketchup, salami & pepperoni e provolino di simil plastica imbufalita, sfornata in un sobborgo di New-York da Maryo Fetuccinni (al secolo Ali Al Sakuri) anonimo muratore egiziano, emigrato dal Cairo negli anni 70 e che, avendo casualmente condiviso per qualche tempo un posto letto con un amico che aveva lavorato per sei mesi nella cambusa di una nave da crociera italiana, millanta di essere un cuoco napoletano verace. Il termine mannaggiament per pu avere anche unaltra accezione. Infatti, esso pu essere inteso come quellesclamazione che il povero studente (che ha studiato e si fatto una gran Cultura sui testi universitari) si lascer sfuggire una volta trovatosi faccia a faccia con la rovina delle imprese vere: Ma mannaggiament a me e a chi mha fatto perdere tanto tempo a studiare!!! Mi andavo a drogare come tutti gli altri diciottenni ! Ma no, io ho voluto iscrivermi ad Economia e Commercio!!! Contro aziende mal gestite e i loro mnnaggger, il povero neolaureato, tanto preparato teoricamente quanto impreparato nel concreto, si trover a combattere una guerra persa in partenza, con armi persino pi spuntate e meno efficaci di quelle utilizzate da Don Chisciotte contro i mulini a vento.

Capitolo 2 Quando tutto cominciato. 1970. fine maggio. In una piccola clinica della periferia di Napoli nasco io, ultimo di quattro figli. Mio padre era un impiegato del Comune, mia madre una casalinga a tempo pieno. Entrambi erano stati degli ottimi e talentuosi sarti da ragazzi, entrambi per avevano poca inclinazione verso il mondo degli affari e cos avevano abbandonato unattivit che si sarebbe potuta rivelare molto pi redditizia di quanto non credessero. Mio padre, a dire il vero, con un semplice diploma da ragioniere e pur essendo stato assunto come semplice operaio, riusc (un concorso alla volta) a scalare la piramide dellorganizzazione fino a pensionarsi al secondo gradino della struttura come funzionario con mansioni direttive. Oggi diremmo come un manager. Certo, lo stipendio era sempre da famema almeno aveva fatto salvo lorgoglio. Altri tempi! Questo per solo linizio della (mia) storia. 1973: a causa della chiusura del Canale di Suez, il prezzo dei carburanti sale alle stelle. Al Telegiornale si inizia a parlare di austerity. In quegli anni la parola gossip era ancora un termine sconosciuto ai pi. Largomento pettegolezzo era trattato solo ed esclusivamente dai rotocalchi estivi , che si potevano sfogliare pudicamente sotto lombrellone oppure mentre ci si faceva fare i capelli dal barbiere (lui) o dal parrucchiere (lei). Ai giornalisti del Primo (ed unico)Canale televisivo quindi, toccava ancora raccontare i fatti cos come accadevano realmente, magari rendendoli un pochino pi presentabili ed edulcorati in modo un po deamicisiano, ma senza alterarne pi di tanto la veridicit. Linformazione aveva poco a che fare con lintrattenimento e mai nel Tele Giornale delle 20, ci si sarebbe sognati di parlare dei baci e dei tradimenti di una qualche campionessa olimpionica di tiro al piccione o dellannosa questione delle coppie che litigano, prima di partire per le vacanze, per la difficile scelta tra mare e montagna. Figuriamoci poi unalta carica dello Stato che si intratteneva con donne di facili costumi (negli anni 70 cera un solo tipo di escort e le produceva la Ford) Sarebbe stata una cosa inimmaginabile, roba che Paolo VI avrebbe dovuto indire un concilio ecumenico straordinario e chiamare esorcisti e gesuiti per scacciare via il satanasso dal palazzo! Le auto che pian piano avevano invaso le nostre strade a partire dagli anni 60 grazie allacquisto anche da parte dei ceti pi deboli come la piccola borghesia emergente e la classe operaia (che le ha pagate, spesso e volentieri, con chili e chili di cambiali) devono ora circolare a giorni alterni. Il governo (ve li ricordate quei bei democristiani, grigi e seriosi di una volta? Ah, che nostalgia)lo impone per cercare di frenare uninflazione galoppante e a due cifre, spinta dal prezzo dei carburanti che si riversa su tutti i beni ed i servizi la cui domanda cresciuta per il precedente periodo di boom economico. La fornitura di energia elettrica viene razionata forzatamente. Persino lintroduzione della Tv a colori viene rinviata di qualche anno, per evitare che la inevitabile corsa allacquisto, scatenasse ancora di pi linflazione. Il sogno italiano precipitato nel buio e nellincubo: la prima pi grave crisi dal dopoguerra. La messa in onda dellultima puntata dello sceneggiato televisivo (o fiction come diremmo oggi) LOdissea salta a causa di un black-out programmato. Si veniva avvisati del black-out -cio la sospensione totale di fornitura elettrica per un consistente numero di ore e su fasce di territorio molto vaste- allo scopo di ridurre i consumi energetici
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nazionali ed il fabbisogno di petrolio con (non ricordo quanto) anticipo. La sera, ci si doveva armare di lumini e candele per non restare al buio. Poi dopo cena, di corsa a letto, visto che senza luce e dinverno, si poteva fare poco altro, o almeno questo era il destino dei bambini. Allepoca le famiglie erano ancora numerose visto che gli adulti avevano poche altre alternative di intrattenimento in quei frangenti e la contraccezione era ancora un tab. I miei per fortuna si fermarono al quarto figlio, che gi eravamo numerosi e rimasero per anni (fino alla prima replica del suddetto sceneggiato) con la curiosit di conoscere il destino del povero Ulisse! Ma per fortuna, gi in quegli anni, la Rai era generosa con le repliche e fu solo questione di tempo. 1976: un giovanissimo Adriano Celentano, cantava questa canzone: Eh eh la benzina ogni giorno costa sempre di pi e la lira cede e precipita gi svalutation (svalutescion) svalutation (svalutescion). Cambiano i governi niente cambia lass c' un buco nello Stato dove i soldi van gi svalutation (svalutescion) svalutation (svalutescion). Con il salario di un mese compri solo un caff gli stadi son gremiti ma la grana dov' svalutation (svalutescion) svalutation (svalutescion). Ma siamo in crisi ma senza andare in l l'America qua. Ma quest'Italia qua se lo vuole sa che ce la far e il sistema c' quando pensi a te pensa... anche un po' per me. 2011: Son passati 35 anni dalluscita di Svalutation. La Lira non c pi, anche se ogni giorno le potenze europee che valgono, minacciano di restituircela forzatamente; le parole salario e ferie sono solo dei lontani ricordi; per il resto, vi rendete conto di quanto le parole di Celentano siano ancora tremendamente attuali? Persino linvito ad essere meno individualisti e a ragionare come collettivit, un auspicio tanto inascoltato quanto attuale. Mentre sto scrivendo, la cronaca di queste ore ci spingerebbe al pessimismo pi nero: le borse barcollano quando non crollano e gli Stati Nazionali faticano a sbarcare il lunario. Gli economisti temono il rischio default (fallimento) anche per quegli Stati che vengono tuttora considerati i giganti delleconomia. Siamo messi davvero male. Si paventa un fallimento generalizzato mentre le fasce sociali pi deboli, ormai ridotte allo stremo delle forze e private di ogni speranza, oscillano tra inattivit, timide reazioni, fino a veri e propri
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scontri di piazza (come nelle piazze arabe) o si danno al vandalismo ed ai saccheggi (come accaduto a Londra) o infine si lagnano del tempo e dello sciopero dei calciatori (come qui in Italia). ancora e sempre, tempo di crisi! Si esce da un tunnel ma solo per entrarne in uno pi lungo e buio. Ma bisogna trovarlo un barlume di ottimismo no? Altrimenti, come lo proseguo questo bestseller? Partiamo quindi dallanalisi macro dei fattori economici, successivamente analizzeremo la micro esperienza individuale per poi ritornare a rielaborare il tutto in un ottica macro ed qui che si inserir la mia storia. S lo ammetto, anche io sono un po affetto da milanesite, purtroppo! Mannagggia ment!

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Capitolo 2.1 La ricchezza di una nazione. Il Pil misura qualunque cosa, tranne ci per cui vale la pena vivere. (Robert Kennedy) Per capire perch ci siamo impoveriti, materialmente e culturalmente, sarebbe utile riflettere sul concetto di ricchezza di una Nazione. Non c bisogno di studiare economia per sapere che il benessere di una Nazione ed il suo PIL ovvero il Prodotto Interno Lordo, uno dei tanti acronimi di cui sentiamo sempre parlare nei telegiornali e di cui leggiamo sulle pagine dei quotidiani, e che ci viene spacciato come una misura della NOSTRA ricchezza - non sempre coincidono. In Italia la ricchezza si sta sempre pi concentrando nelle mani di pochi, la cosiddetta casta di cui ormai tutti parlano, composta da politici corrotti, imprenditori poco trasparenti, faccendieri, gente la cui fortuna non facilmente identificabile e di origine spesso poco limpida ma anche (e residuamene) da quella che una volta era la grande borghesia industriale del nostro paese. La working class, la classe operaia di un tempo e soprattutto il ceto medio e piccolo borghese del terziario avanzato (nel senso proprio di avanzo, non consumato), vivono ormai della ricchezza e dei i risparmi accumulati in passato a livello familiare. Mezzi mi fa fatica definirli come ricchezze che col passare degli anni, a causa delle varie recessioni, dellinflazione strisciante e della diffusa disoccupazione giovanile, si assottigliano sempre pi. Non c pi un lavoro per tutti, anzi, il lavoro ormai diventato quasi un privilegio per pochi eletti, una chimera. Quel po di lavoro che si trova di bassissima qualit: precario, malpagato, per nulla gratificante, mobbizzato. La ricchezza della Nazione in contrazione e con essa il benessere reale e percepito. La ricchezza si concentra nelle mani di pochi, lasciando la maggioranza del Paese nella condizione di veder sempre pi peggiorare il proprio tenore di vita. Un tempo, il figlio superava il reddito del padre. Oggi - e come nel mio caso - pur con titoli di studio pi elevati, un figlio non riesce n a superare n (nella maggior parte dei casi) neppure a raggiungere il tenore di vita del proprio genitore. I consumi si riducono per la recessione, i consumi ridotti generano altra recessione, la recessione porta alla riduzione della richiesta di forza lavoro; la mancanza di lavoro genera recessione. un circolo vizioso che sembra inarrestabile, almeno fino ad ora. Almeno se gestito nel modo in cui lo stato e cio, abbandonato a s stesso ed affidato solo al mercato. Il mercato, un deus ex machina sopravvalutato ed incompreso, mai realmente sviluppato secondo le teorie economiche e molto spesso drogato dal finto liberalismo. Ma chi dovrebbe produrre ricchezza? La risposta da manuale : tutti noi. Noi che lavoriamo, noi che investiamo (ammesso di essere imprenditori o investitori finanziari), noi che paghiamo le tasse per redistribuire tale ricchezza anche verso i pi deboli, assicurando sempre in linea molto teorica uguali servizi e prestazioni per tutti. Noi che compriamo, noi che consumiamo, noi che, alle volte, ricompriamo senza neanche consumare, noi che usufruiamo di beni e servizi, noi che quei beni e quei servizi contribuiamo a produrli. Ma anche il capitale intellettuale produce ricchezza, anche se capire che alle volte un investimento porta benefici solo sul lungo termine, non sembra essere una dote che appartiene a noi Italiani.
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La realt dei fatti per ben diversa. Il capitale concentrato nelle mani di pochi, per produrre ricchezza utile alla nazione e quindi redistribuzione della stessa, dovrebbe essere reinvestito in attivit produttive ed in maniera efficiente (cio con una minimizzazione dei costi a fronte di una massimizzazione tendenziale dei ricavi) ed efficace (cio conseguendo gli obiettivi che ci si pone). E dai casi concreti che vedremo in seguito, potremo ben comprendere come questo capiti molto di rado qui in Italia.

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Capitolo 2.2 Lanomalia italiana. La domanda da porsi : perch lItalia, nonostante le sue risorse economiche (risorse che almeno fino ad oggi ci sono state), il suo ruolo di grande tra le Nazioni mondiali e soprattutto nonostante il suo ingente patrimonio storico-culturale, non riesce a prendere il volo ed uscire dal guado in cui, sempre pi, si sta impantanando? Si parlava di crisi quasi quarantanni fa, si parlato di crisi per tutti questi quarantanni ed ancora si parla di crisi. Di soluzioni al problema, non sembra se ne vedano da nessuna parte. Eppure dopo la seconda guerra mondiale, siamo stati capaci certo, soprattutto grazie alliniezione di capitali statunitensi di quello che stato definito il miracolo italiano (quello vero eh, non quello di cartapesta e cerone del 1994!). Una crescita economica a livelli tali che ora solo la Cina e lIndia sembrano poter sostenere, appartenuta anche noi, genti del mediterraneo, ora molto pi inclini allautocommiserazione che alla capacit di reagire. Nel mio piccolo, pur non disponendo dellautorevolezza necessaria per formulare una vera e propria teoria economica, unidea me la sono fatta. Questidea mi ha ispirato questo condensato di considerazioni tragicomiche semi-autobiografiche. Spero le possiate trovare anche interessanti! Ho messo in relazione alcune delle teorie economiche e di organizzazione aziendale apprese durante il corso dei miei studi e le ho confrontate con la realt, dura e cruda, con la quale mi sono scontrato concretamente lungo il corso delle mie esperienze lavorative e professionali. Ecco dunque quello che mi capitato.

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Capitolo 3 Biografia del vero anti-mnnaggger. Iniziamo dall inizio, come direbbe uno studente poco capace che, una volta interrogato dal terribile docente, cerca di dipanare i propri ricordi un po confusi, sperando allo stesso modo di prendere tempo e farsi salvare dal suono espiatorio della campanella di fine lezioni. Sono nato con il Carosello, col fustone di Dash da scambiare con i due fustini di detersivo senza marchio, con il Bio Presto e lomino in ammollo e mi trovo ora ad aver passato i 40 anni. Bei tempi quelli in cui il marketing era solo capace di farti credere che un detersivo A fosse migliore del detersivo B, solo perch andava in Tv e costava il doppio, facendo pagare poi a te consumatore i costi per tutta quella pubblicit. Mi vengono in mente centinaia di slogan, tutti fondati su affermazioni di dubbia veridicit, ma tutti talmente incisivi da essere ricordati ancora oggi, dopo quarantanni! Negli anni che stiamo vivendo il marketing e la pubblicit si sono evoluti notevolmente: capacissimi strateghi sono stati talmente bravi a fiutare quello che il pubblico dei consumatori desiderava o temeva, da creargli addirittura un partito politico cucito addosso, ad uso e consumo per lappunto - di un grande uomo di marketing. E non importa che un giorno si dica bianco ed il giorno dopo lo si neghi, sostenendo che tutto sempre stato nero, basta essere molto convinti ed assertivi quando si nega levidenza e ripeterlo fino alla nausea. Il consumatore-elettore ci creder. Almeno fino a quando non si accorger che il detersivo che doveva lavare pi bianco del bianco, non solo gli lascia il bucato grigio ma addirittura pieno di buchi. Il consumatore (o lelettore, nel caso) non si sveglier dal suo torpore, dallincantesimo definito sospensione della credulit, fin quando non si render conto che nel suo portafogli c un buco enorme e che quello che cera dentro finito nelle tasche dei persuasori. Chiss se questo risveglio avverr mai e se si potr porre rimedio o sar troppo tardi. Si sempre portati a pensare che nessuno pu fregarci. Si portati naturalmente a fidarsi del proprio metro di giudizio e, piuttosto che ammettere le proprie colpe, si preferisce negare levidenza. Del resto noi italiani siamo noti in tutto il mondo per la nostra presunta furbizia. E stata colpa della crisi economica, mica mia? Sono loro, i nemici-avversari politici-dipendenti che travisano e manipolano la realt: colpa loro se pur governando/gestendo noi in maniera assoluta voi state male/lazienda al fallimento! Non colpa del nostro detersivo se non lava pi bianco del bianco e se al massimo fa fare strap alle vostre lenzuola, colpa degli oppositori, dello sporco, della congiura delle fibre che si auto sabotano provocando strap e crack economico-finanziari. Etc, etc. Questo fenomeno si chiama dissonanza cognitiva e se vi va, approfondite pure. Ne parlava anche un mio professore di politica economica ma siccome lo detesto e siccome la sua opera era semplicemente riferita (leggasi: copiata) ad altro autore americano, allora evito di fargli pubblicit. Del resto c Wikipedia che il refugium peccatorum di noi ignorantoni di ritorno (o di sola andata?). E onore e merito alla potenza del marketing, la vera magia, il vero voodoo dei nostri tempi.

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Capitolo 3.1 Gli anni della Formazione dellanti-mannnagger. Giusto perch detesto quelli che si autocelebrano, vi pubblico un breve stralcio dal mio curriculum vitae Insomma uno stralcio, un distillato di vitae Ma giuro, quasi analcolico. Allasilo ero quello che potremmo definire un brillante artista, vista la quantit e la qualit delle mie produzioni. Ero spesso invitato dalla mia maestra ad andare nellufficio della direttrice, ma non per ricevere ramanzine come tutti gli altri bambini vivaci che si rispettavano, ma per mettere su delle esposizioni monografiche delle mie opere e riceverne i complimenti. Passavo le giornate facendo disegni coi pennarelli su grandi fogli di carta amavo molto rappresentare incidenti a catena, con cataste e cataste di auto distrutte, incendi, rapine con ladri mascherati ed il sacco col dollaro sulle spalle, inseguiti da aerei caccia a reazione ed elicotteri tutto nella stessa scena. E poi facevo anche piccole sculture in plastilina o in Das, una specie di creta sintetica, oppure ardite costruzioni con i mattoncini (ma non erano i Lego, che quelli costavano troppo)etc. La creativit era il terreno dove eccellevo e la fantasia non mi mancava di certo. Anche perch avevo 5 anni! Alle elementari ero un bimbo timidissimo che mostrava per una spiccata superiorit in tutte le materie. Ero brillante nelle composizioni in italiano. Ero capace di inventare di sana pianta delle cronache della domenica (forma di tortura in uso nella scuola degli anni 70, dove si richiedeva allalunno di enumerare le mirabolanti avventure della propria domenica) da far impallidire quelle di Fabio Briatore! In realt, la cosa pi emozionante delle mie domeniche, poteva essere lo svenimento di una qualche fedele in Chiesa ( la mia famiglia era religiosissima e guai a perdersi una messa la domenica o tutte le feste comandate! ) durante la celebrazione del mezzogiorno un po troppo affollata o il richiamo del burbero parroco alla pecorella smarrita di turno, rea magari di essere arrivata con dieci minuti di ritardo. Non avevamo lauto: con quattro figli ed un unico stipendio, i miei non potevano certo farci uscire pi di una volta lanno, anche perch se prendevamo i mezzi pubblici, il ritorno a casa diventava una vera e propria odissea. La sera cera solo la Tv e con soli due canali, ma la nostra Tv, rigorosamente a valvoloni ed in bianco e nero, era rotta e funzionava solo il primo canale. Ricordo uninfanzia grigia, fatta dei documentari di Folco Quilici, delle Tribune Politiche, dove nessuno si sognava di insultarsi e di ripetere allo sfinimento io lho ascoltata, adesso mi faccia parlare!, dei Programmi dellaccesso, dei pupazzi animati, della tiv dei ragazzi rigorosamente solo alle 17. Nel 1979 finalmente mio padre pot comprarci il primo Tv a colori, ed almeno il mio mondo divent un po pi vario e colorato. Il massimo dellevento sociale delle mie domeniche, due o tre volte durante lanno, era dato dalle noiosissime riunioni di famiglia, gi dai nonni paterni. Non amavo granch quella numerosissima famiglia: un nonno fascista mai pentito, burbero e scostante la cui frase pi affettuosa che ricordo era ma ti s magnat a lengua?, giusto per non far notare la mia timidezza ed una pletora di zii, zie e cugini caciaroni con i quali non mi sentivo di condividere alcun tipo di affetto familiare. Di mia nonna poi, ricordo solo il fatto che era molto bassa e la circostanza che, per il Parkinson, faceva tintinnare a lungo le tazzine sul vassoio quando serviva il caff.
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Per il resto, che avrei avuto da raccontare senza la mia fantasia? Del rag che ogni domenica preparava la mia mamma? O se avevo mangiato pollo al forno piuttosto che carne ai ferri? Lostinazione della mia maestra verso questa forma di composizione aveva un che di sado-classista. Anche se per il resto, era proprio una gran brava donna ed una perfetta insegnante. Anche in campo matematico me la cavavo brillantemente: sapevo risolvere in brevissimo tempo i complicati problemi aritmetici riuscendo, di volta in volta, a salvare la vita di un contadino che doveva sapere quanti viaggi occorrevano per portare il suo raccolto sin nella dispensa, calcolando quanto avrebbe ricavato dalla vendita del peso netto della frutta e spesso e volentieri, aiutando anche lidraulico Mario a capire che se il rubinetto della Sig.ra Rossi perdeva mezzo litro dacqua allora, nel mentre le si riempiva la vasca da 0,7 ettolitri e le si allagava la casa, poteva chiederle un botto di soldi per la chiamata durgenza in sole 0,5 ore di lavoro! Insomma, ero una sorta di piccolo Archimede che oltre che fantasticare di robot e di supereroi, pensava di realizzare un giorno la macchina a moto perpetuo. A tutto ci aggiungiamo anche il fatto che avevo sviluppato ulteriormente lattitudine artistica: nei miei disegni si capiva che un uomo era un uomo, un albero era un albero, un cane un cane ed una casa una casa, mentre quasi tutti i miei coetanei avevano ancora le idee parecchio confuse al riguardo e le loro case avevano i tetti quadrati (avete presente quelle casette col tetto spiovente da una parte e langolo dritto dallaltra?) e gli alberi sembravano dei coni gelato andati a male e i cani sembravano colpiti da orribili malattie genetiche o appena passati sotto le ruote di un tir. Chiudevano il quadro e nonostante la timidezza che almeno non era cos evidente negli ambienti a me pi familiari, unattitudine alla leadership, la curiosit e la propensione alla conoscenza dellignotosognavo che una volta divenuto grande, sarei partito alla volta delle Bermuda per capire cosa cera dietro al mistero del Triangolo. Questo almeno, secondo i miei fantasiosi piani. E le mie capacit mi portavano anche una certa popolarit tra le mie compagne di classe... Ma con tutta probabilit, mi facevano solo gli occhi dolci per farsi aiutare con i compiti Ma questa la malizia (o il buon senso) delladulto che me lo fa pensare Tutti questi erano i miei punti di forza. Meno uno forse, la modestia. Quella lavrei appresa pi tardi... Purtroppo! Alle medie per, iniziarono a sentirsi i primi scricchiolii del mio ego: ricordo con orrore il primo compito di matematica dove per qualche piccola imprecisione Non ebbi ottimo ma valido Fu per me una tragedia! Ed ancora oggi mi domando cosa sia un valido? Che razza di voto ? Certo, dopo il primo impatto mi ripresi e ripresi ad essere brillante, ma peggio di tutto scoprii che Non ero pi popolare! Iniziavo a capire, tristemente, che le ragazzine non amavano granch i piccoli nerd ma preferivano piuttosto i calciatori in erba. Ed io, da buon mancino con le idee parecchio confuse, non sapevo neanche calciare una palla! Diventai il ragazzo invisibile con una delle medie pi alte della scuola. Alla fine del triennio mi licenziai con OTTIMO e ne gioii parecchio. Anche perch non sapevo ancora quanto la parola licenziato avrebbe assunto connotati disastrosi negli anni a venire. In prima liceo scientifico, limpatto con un nuovo ambiente, fu duro. Dopo la leadership ed il carisma, ebbero decisamente un tragico tracollo anche i miei voti in alcune materie. Mi trovai a dovermi confrontare con dei competitor molto pi agguerriti - che tradotto, vuol dire alcuni compagni davvero bastardi da non credere. La matematica per me inizi a diventare unopinione, ed i voti, dei numeri relativi. Il latino B, ero diventato mio malgrado ed a distanza di anni fatico ancora a capirne il motivo, uno dei pi odiati dallanziana proffa di latino e storia, una coetanea di Giulio Cesare che aveva il cuore tenero come un marmo del colonnato del Pantheon. Il suo hobby preferito era urlare il mio cognome come il sergente cattivo di Full Metal Jacket. Non appena notava che mi ero un attimo distratto, mi richiamava urlando, col risultato di farmi saltare dalla sedia e facendomi andare il cuore a mille, nel mentre alcuni dei simpatici compagni
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sogghignavano senza neanche tanto pudore. Fu una tortura psicologica ma la cosa mi rafforz: grazie a lei capii che il duro lavoro non pagava. Contava solo la furbizia, visto che molti miei compagni, studiando meno della met di quello che facevo io, con lastuzia riuscivano ad andare ben oltre la sufficienza. Nelle altre materie, dove pi e dove meno, per fortuna me la cavavo. In prima poi, ebbi un grande professore di lettere che mi stimava molto ed ammirava il mio modo di scrivere. Fu lui a credere in me ed a spingere per la mia promozione con i colleghi che meno mi vedevano di buon occhio. Alla fine dei 5 anni, riuscii sempre a raggiungere almeno la sufficienza in tutte le materie e a non essere mai rimandato a fine anno. Certo, dovevo sgobbare e sudare ben pi delle fantomatiche sette camicie. In quegli anni nel sistema scolastico non cerano ancora i debiti, almeno per gli studenti. I genitori invece, purtroppo, gi conoscevano bene largomento. Se non si era promossi a giugno in una o due materie, toccava sostenere un esame di riparazione a settembre, col risultato di rovinarsi le vacanze. Con tre o pi materie insufficienti, si era bocciati. Il mio liceo sorgeva nel cuore di un quartiere molto borghese di Napoli anche se non proprio vip come quello di Posillipo o la zona di Chiaia. Il mio liceo non era un vero e proprio edificio scolastico ma piuttosto una serie di plessi disastrati, distanti anche qualche minuto di cammino tra di loro e ricavati in vari appartamenti privati, presi in fitto dallo Stato. Fino alle medie, mi ero trovato a competere in prevalenza con ragazzini per i quali lItaliano era una lingua straniera. Alcuni avevano ripetuto gli anni parecchie volte e si trovavano in terza media gi quasi maggiorenni, dopo 11 anni di scuola dellobbligo! La loro unica aspirazione era di ottenere la licenza finale per poi poter finalmente entrare nel mondo del lavoro operaio. Al liceo scientifico - invece, ero gomito a gomito con dei veri e propri sciacalli della rampante borghesia napoletana degli anni 80. Figli di professionisti, aspiranti a replicare e migliorare la fortuna dei propri genitori. Dei semi geni (anche se a onore del vero, qualche anello mancante dellevoluzione era pur presente nella mia numerosa classe) vestiti con capi firmati da capo a piedi e che avevano iniziato a viaggiare per il mondo gi in fasce, mentre io dellestero, avevo visto solo e di striscio, lo Stato del Vaticano! Facevano lezioni private di tutto ed avevano rispetto solo dei soldi e di chi ne possedeva tanti. Fatta eccezione ovviamente, per quei pochi con i quali - per fortuna - feci amicizia e che mi salvarono ladolescenza dalla crisi pi totale. Erano gli anni degli odiosi paninari, tanto per capirci. Io tifavo per i dark invece, quelli che ascoltavano la musica elettronica dei Cure e dei Depeche Mode, anche se sulla mia felpa nera cera leffige di Snoopy, icona molto poco dardeggiante ed il mio capello riccio assomigliava pi a quello funghettato del giovane Michael Jackson che al taglio punk di un ribelle. Tra alti e bassi, tra soddisfazioni e delusioni, anche il liceo fin e cos venne il tempo delle grandi scelte: iscriversi alluniversit e la scelta della facolt. Volevo fare tante cose, tante altre mi piacevano. Lanno scolastico 1988-89fu quello della maturit: era appena caduto il muro di Berlino, cerano stati gli scontri di piazza Tienanmen e si parlava concretamente di Europa finalmente Unita. Si iniziava a sentir parlare anche di globalizzazione e di libera circolazione di merci e professioni. I prof. ci dicevano che il mercato del lavoro non sarebbe pi stato quello di una volta. In sostanza, era come annunciare che non ci sarebbero pi state le mezze stagioni. Credo che anzi, le mezze stagioni siano scomparse proprio in quegli anni, insieme col lavoro privo di aggettivi (per questo rimando ad una citazione del grande Massimo Troisi, il quale sosteneva che a Napoli il lavoro gi di per s si definisce come a fatica e poi sempre accompagnato da un aggettivo: a nero, a cottimo, part-time, a tempo determinato, etc., ma di lavoro-lavoro non ce n mai stata
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traccia). Nel nuovo mondo cos come ci era rappresentato dai nostri insegnanti, ci saremmo trovati a competere con Inglesi, Francesi, Spagnoli, Olandesi, Greci, etc. e quindi ci dovevamo dare da fare. Il posto fisso non ci sarebbe pi stato, ma il mercato del lavoro flessibile ci avrebbe dato uninfinit di potenzialit in pi. I call-center? I contratti a progetto? Cio, quelli dove si progetta prima il momento in cui si verr messi per strada? Durante quegli anni del liceo (anche se allo scientifico la parte artistica si riduceva allo studio della relativa storia)avevo riscoperto la passione per il disegno, ma al contempo conosciuto anche quella per linformatica. Iniziai ad apprendere il primitivo linguaggio Basic ed a fare rudimentali programmi e videogame con il Commodore 64, sino via via a simulare forme di intelligenza artificiale per riprodurre dei giochini come la battaglia navale o il Monopoly. S, detto cos sembra chiss cosa, ma in realt erano giochini banali. Con i miei compagni di studio poi, avevamo inconsapevolmente scoperto la multimedialit prima che se ne parlasse ufficialmente! Grazie ad un estroso prof di filosofia, potevamo svolgere i nostri elaborati in modo molto innovativo, organizzando delle presentazioni con animazioni multimediali, seppure elaborate col mio rudimentale C=64. Mettevamo insieme le animazioni, con un testo scritto ed una base audio eEt voil la multimedialit! Con esibizione globale nella sala proiezioni della scuola, un sottoscala con qualche sedia, nel quale i nostri interventi erano spesso interrotti dal rumore degli sciacquoni sovrastanti, dotato di Tv antidiluviana e di un videoregistratore appartenuto a Fred Flinstone. Mi occupavo della programmazione in Basic e della grafica, gli altri del fare le ricerche. Cercavamo di stupire con effetti speciali e colori ultravivaci come recitava il famosissimo spot della Tv a colori. Ma non era n scienza n fantascienza la nostra, solo semplice passione di adolescenti, oggi molto pi comune che in passato. La quantit biblica di compiti che i nostri professori ci assegnavano, ci spinse a comprendere limportanza del team work elemento chiave per lorganizzazione di unimpresa di successo. Il mio amico Fausto, bravissimo in matematica e fisica, si occupava in prevalenza della soluzione dei relativi problemi; io ed Antonio laltro inseparabile amico ci occupavamo di storia e filosofia, scrivendo degli schemini che sintetizzavano gli argomenti. Per il resto delle materie si procedeva con una struttura adhocratica (questo termine che deriva dalla locuzione ad-hoc lavrei appreso ovviamente, molto pi tardi, alluniversit) cio elaborata di volta in volta a seconda degli impegni. Tanto che spesso e volentieri, si aggregava a noi anche un altro inseparabile amico, Aldo. A fine giornata, mettevamo insieme i vari pezzi del puzzle ed avevamo fatto tutti i compiti che altrimenti, avrebbero richiesto il triplo del lavoro. Per le versioni di latino, non esistendo ancora Internet e Yahoo Answers, una telefonata alle nostre compagne di classe era provvidenziale. Eravamo diventati, riducendo notevolmente gli sforzi, una macchina da 7-8 quando prima faticavamo ad arrivare alla sufficienza (onore al merito, Fausto lo era comunque, ma siccome sempre stato un grande amico, ci prestava una paio dei suoi punti per alzarci la media ) Avessimo avuto un garage, saremmo potuti diventare gli Steve Jobs od i Bill Gates de noantri. Ma io almeno, il garage non lavevo. Tornando al filo conduttore di questo scritto, da soli ed in maniera molto intuitiva, eravamo riusciti a comprendere che un team affiatato e organizzato con criteri di flessibilit ed intelligenza operativa, portava a risultati di gran lunga superiori alla mera sommatoria degli sforzi individuali. Una lezione di vita che, spesso, le grandi imprese ed i relativi imprenditori del nostro paese, ancora stentano a comprendere. Come materie di studio mi piacevano anche la storia economica oltre che il disegno tecnico ed il design industriale. Insomma troppe passioni, troppe idee e per giunta confuse! Ed allora per scegliere la strada della
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propria vita, si ascoltavano i consigli dei nostri maestri, coloro che per esperienza, avrebbero dovuto instradarci nel mondo del lavoro. Il prof di filosofia che era il personaggio pi carismatico - mi sconsigli la facolt di architettura perch, a suo dire, fabbricava disoccupati o al pi disegnatori di arredi nei mobilifici. Disegnatore di arredi La cosa al tempo suonava quasi disdicevole, ma ora che definita col nome di interior designer diventata una professione tanto figa e trendy! Il prof non ci vide lungo. Storia e lettere anche no, perch ugualmente fabbricavano disoccupati. Il burbero ma in fondo simpatico prof di mate dal canto suo, mi sconsigli sinceramente ingegneria e matematica perch: -S Franc, nei tuoi compiti ci sta una parvenza di matematica ma sinceramente Nun cosa pe tt! Ed in effetti la matematica astratta non era proprio il mio forte e questo quindi mi fece anche dissuadere dallidea di fare ingegneria o informatica. Medicina poi, era una facolt affascinante, ma avevo gi un fratello che ci si era iscritto e leggere quei suoi libri enormi e conditi da immagini raccapriccianti, mi dava la nausea. Non avevo poi la capacit (o la voglia) di memorizzare le enormi quantit di dati come richiesto per quelle discipline, quindi la scartai. E allora che fare? La classica scelta di chi non sa che pesci pigliare: Economia e commercio, ma con una valida motivazione (anzi due): - era allepoca la facolt che apriva mille porte nel mondo del lavoro - era decisamente e notoriamente popolata da fighette! La qual cosa non mi dispiaceva affatto. Anche se poi avrei scoperto che il tipo di ragazza che ci si iscriveva, era da tenere a debita distanza. Brrr Veri e propri registratori di cassa in gonnella. Infine, come detto, dallo studio della storia materia da me portata in sede di maturit avevo capito che leconomia era la chiave per capire il mondo e non avevo ancora del tutto abbandonato la passione per lo scoprire come funzionavano le cose.

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Capitolo 3.2 Universit e laurea. Dopo un po di incertezza e vari giri fatti tra le varie facolt col mio grande amico di sempre, Fausto, decisi di iscrivermi ad Economia e Commercio. Scelsi lindirizzo Gestionale, praticamente quello degli aspiranti mnnaggger. Matricola: 52528. Il primo impatto col mondo universitario fu estremamente deludente. Al primo anno di lezioni, la Facolt era ancora disastrata. La sede principale era collocata in un antico quanto bellissimo palazzo affacciato sul lungomare, gi casino di pesca dei Borboni. Ma le lezioni, per esigenze di spazio, si tenevano prevalentemente in tre cinema cittadini. Erano lezioni affollatissime, buie, che mi costarono le residue diottrie ancora rimaste. Successivamente la facolt si trasfer nella nuova sede, quella che sembrava progettata dallarchitetto di Goldrake e colorata dallautore dellApe Maia: non cera pi quel bel panorama visibile dalle finestre ma in cambio era molto pi funzionale e comoda. Avevo capito ben presto di aver sbagliato totalmente strada, ma non ebbi la forza di modificare il corso di quegli eventi che credevo preordinati. Mio padre che aveva dovuto interrompere gli studi al diploma per esigenze familiari, faceva grosse pressioni affinch io mi laureassi. E non volevo (o non potevo?) deluderlo. Le materie del mio corso di studi mi piacevano, pi o meno, per un 50%. Per il restante 50, le trovavo noiose. Alcune poi come Ragioneria o Matematica Finanziaria le trovavo addirittura aberranti. Ma peggio di tutto, era la disorganizzazione della facolt a farmi sentire davvero un pesce fuor dacqua: corsi che pur appartenendo allo stesso anno e semestre, erano programmati alla stessa ora e nello stesso giorno, per cui risultava impossibile frequentarli entrambi e la frequenza era magari obbligatoria per sostenere lesame. Prenotazioni degli esami che si perdevano, calendari degli appelli cambiati allultimo minuto ed in alcuni casi anche date desame anticipate, sessioni con centinaia di studenti, con bocciature seriali fatte per sfoltire il numero delle matricole, docenti ed assistenti che ti interrogavano mentre parlavano al cellulare con chiss chi E la lista sarebbe stata davvero lunga. Cera poi un feroce clientelismo che aleggiava sfacciatamente ad ogni sessione di esame. Erano pochi i docenti che non facessero smaccate preferenze per i soliti noti e non erano infrequenti esternazioni fatte a voce alta come Mi saluti caramente suo padre!. Frasi che spiegavano chiaramente perch il tizio il giorno prima ti aveva fatto quella domanda cos stupida sul programma desame, ed il giorno dopo lo superava con lode. Il caso pi sfacciato era poi quello di una ragazza che si faceva accompagnare ad ogni sessione desame, dal proprio padre. Era si diceva un imprenditore, amico dei potenti della facolt e sempre secondo indiscrezioni, coinvolto nella costruzione della nuova sede. La scenetta si ripeteva ogni volta uguale a se stessa: la ragazza veniva chiamata ma prima di muoversi il padre la precedeva ai banchi dei docenti, li salutava bisbigliando loro un paio di paroline allorecchio e poi andava via andandosi a sedere agli ultimi posti dellaula, in modo da poter sorvegliare lexploit della propria pargoletta. Seguiva un immancabile 30e lode. La ragazza non salt mai una sessione n un trenta e lode,
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laureandosi per prima nel mio corso ed avendo subito offerto un incarico come ricercatrice. Quella sfacciata dimostrazione di potere e corruzione era un modo per sentirsi ancora pi potenti e dire a noi altri comuni mortali, come dal classico motto del Marchese del Grillo: io s io, e voi nun siete un cazzo! Ovviamente se gli incapaci-raccomandati dovevano andare sempre bene, bisognava mettere il bastone tra le ruote a tutti gli altri per non alterare troppo le medie dei rendimenti globali degli studenti. Anche i pi bravi quindi, faticavano davvero a tenere una media alta ed al contempo, non andare fuori corso. Ed io non ero proprio uno di loro anche se, risultavo nella media sia per rendimento che per lunghezza dei tempi di studio. Allinizio vivevo gli esami come una forma di tortura. Ogni volta mi sembrava di salire sul patibolo e non rendevo per quello che studiavo. Ma poi pian piano iniziai a capire il meccanismo, reimparando la lezione appresa gi al liceo: non era tanto lo sforzo che faceva la differenza, quanto la furbizia. Cos imparai che seguendo certi corsi potevo sostenere lesame col docente e non con i suoi assistenti che invece erano quelli preposti allo sterminio, fingendomi magari particolarmente interessato a materie che in realt non mi interessavano per nulla. In questo modo, mi ripresi un pochino sia dal punto di vista del rendimento che della motivazione. Racconto un aneddoto giusto per comprendere qual era la situazione. Esame di analisi contabile e budgetting. Il corso di studi era tenuto dallEmerito Prof. Sprunzo, noto commercialista napoletano che poteva dedicare al massimo 20 minuti del suo preziosissimo tempo alla didattica per le prime due o tre lezioni, dopodich si eclissava totalmente e privava gli studenti della sua illustrissima presenza. Insegnare alluniversit voleva dire da una parte, potersi fregiare del titolo di Prof. sulla porta del proprio studio e poter trasferire ci sul peso delle proprie parcelle, ma dallaltro farlo seriamente avrebbe significato fare tanti affari in meno. Ma il Prof. Sprunzo, pur essendo un miliardario impegnatissimo, non disdegnava di percepire lo stipendio statale. Per il resto, la didattica era affidata alla Professoressa Piacioni, docente associata, quarantenne, bionda ossigenata, con la voce di Sandra Milo e che vestiva sempre come la tenutaria di una casa di appuntamenti molto elegante: tailleur grigio o blu che lasciava intravedere il decolt e minigonna inguinale. Ci per dissimulare il fatto che la docenza non era arte sua e per non dissimulare invece che la natura laveva dotata di un gran bel paio di gambe e di un fisico invidiabile. Le sue lezioni le teneva seduta sulla cattedra e facendo accavallamenti da brivido, in puro stile Basic Instinct. Era una donna ancora piacente nonostante non fosse pi giovanissima e la cosa ci distraeva dalla comprensione dei vari indici e strumenti di analisi del budget, quali ROS, ROE, ROI, etc. ma aiutava a mantenere alto il tasso di partecipazione, soprattutto maschile, alle sue lezioni. Accanto a lei, sedevano poi due ricercatori: il Dr. Squalo ed il Dr. Tiboccio, odiosi personaggi che ci guardavano in cagnesco come due segugi idrofobi. Fare lesame con questi due tristi figuri significava bocciatura matematica o, al pi, per i pi preparati, un glorioso 19-20. La logica era che i titolari di cattedra facessero gli esami solo ai raccomandati e come premio per gli assidui frequentatori dei corsi. Per gli altri, per tenere bassa la media dei voti un parametro di misurazione della validit di un corso che, francamente, stento ancora a capire il destino era di finire in pasto al Dr. Squalo ed al collega Tiboccio, per uscire magari, al terzo tentativo, con voti miserrimi. Alle sessioni desame si assisteva, come ormai di consuetudine, a degli spettacoli indecorosi: il Prof. titolare faceva al massimo 10 esami in una seduta. Dalla sua bocca uscivano toni concilianti, domande davvero facili e voti altissimi.
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La Prof. Piacioni invece era un pochino pi severa anche se comunque molto dolce e materna. Molto pi dei suoi colleghi tirapiedi. Faceva domande pi serie e metteva voti pi misurati, ma non cercava a tutti i costi di mettere in difficolt anche lo studente pi preparato. Lei si occupava prevalentemente di esaminare chi aveva seguito assiduamente il corso come forma di premio fedelt, e magari era andato nel suo dipartimento negli orari di ricevimento, dimostrando di aver studiato con assiduit. Io ed il mio compagno di studi, pi che la materia in s, studiammo una tecnica di sopravvivenza a quel sistema. Non avevamo avuto il tempo per seguire tutto il corso (gli altri esami e gli altri corsi impallavano comunque!). Aspettammo lultimo mese di lezioni e ci facemmo notare sempre ai primi banchi. Andavamo poi, a fine lezione da lei in dipartimento e le facevamo le domande anche pi cretine, ma giusto per dimostrarle il nostro interesse. Il giorno dellesame, poco prima dellinizio della seduta, un assistente del professore faceva lappello degli iscritti alla sessione e si faceva consegnare i libretti. Erano ancora quei bei libretti blu, a soffietto Tutti uguali. Io mi ero studiato la cosa un paio di sessioni prima della mia ed avevo notato quella circostanza. Una volta consegnato il tuo libretto, veniva distribuito con non si sa (ma ormai era ben noto il meccanismo ;) ) quale criterio noncasuale tra docente titolare, Piacioni e Squaletti associati e ci gi segnava la sorte che ti sarebbe toccata. Noi che avevamo seguito il corso, ci eravamo prenotati in una lista a parte che, in linea teorica, avrebbe significato il diritto di sostenere lesame con una persona che non ti avrebbe bocciato a prescindere. Per evitare il brivido di non sapere in quali mani sarebbe finito il mio libretto quindi, lo contrassegnai sul bordo con una striscia di nastro adesivo verde brillante, in modo da simulare una riparazione e da poterlo rendere ben visibile anche a distanza. Venne il giorno dellesame: lassistente fece lappello e ritir i libretti uno ad uno. Arriv poi la Prof. Piacioni e in base ad una lista che aveva, divise i libretti in mucchi: il mio fu messo nel gruppo di quelli affidati al titolare di cattedra Sembrava quasi fatta. Rimase nelle sue mani fino a che, esaminati si e no 5 studenti, il professore si alz, annunci ai suoi collaboratori che sarebbe andato via e lasci il mucchietto di libretti residui tra cui il mio al duo Squalo & Tiboccio. Il cuore mi balz in gola: era imminente una bocciatura o il rischio di dover rifiutare un voto bassissimo, cosa che non mi potevo pi permettere. So gi qual la vostra obiezione: uno studente preparato supera brillantemente un esame anche col docente pi severo. No, miei cari: questo avviene in un mondo ideale. Nel mondo reale della mia facolt, bocciare uno studente preparatissimo o farlo rendere malissimo nonostante la preparazione era quanto di pi facile. Gli assistenti la vera razza dannata della docenza sgomitavano ed ambivano al titolo del pi crudele bocciatore per mettersi in luce col titolare di cattedra. La tecnica era semplice: domanda posta male, incomprensibile ed ambigua, in modo che, qualunque fosse la tua risposta, si poteva obiettare che la si intendeva in altro modo. Seguiva un segno meno su un foglio di carta per metterti in difficolt. Sguardo fisso nel vuoto ed inespressivo ma tendente alla smorfia di disgusto (la tecnica molto in voga tra i politici di oggi quando parla un avversario). Mai un cenno di assenso o dissenso di modo che il candidato non potesse avere un feed-back e correggersi in tempo dopo aver detto una castroneria, o al contrario, facendolo convincere di sbagliare tutto nel mentre stava dando la risposta corretta. Disattenzione, chiacchiera col collega fingendo di ascoltare od anche conversazioni al cellulare durante lesame. Si era portati cos distinto, a fermarsi durante la risposta, nellattesa di riavere
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lattenzione. Al che, seguiva un classico ma lei si interrompe sempre Si vede che non preparato, torni unaltra volta. Quella volta per ero stufo di ricevere questo trattamento. Una volta visto il mio libretto che stava per finire nelle mani del Dr. Squalo, corsi vero la cattedra e mi rivolsi alla Prof. Piacioni. Le dissi Professoressa, io ho seguito il corso, lei mi conosce bene, penso di aver diritto a fare lesame con lei. Rischiai grosso. Lei si sarebbe potuta innervosire Ma forse la mia faccia spaventata la intener, forse si sent in colpa o forse la mia audacia le fece simpatia. Fatto sta che mi chiese dove fosse il mio libretto ed io le indicai lo Squalo. Mi sorrise, si alz ed and verso il suo tirapiedi e cerc il mio libretto. Lui glielo pass con un ghigno malefico ed esclamando ad alta voce Qui si fanno delle preferenze! UAH UAH! e dando di gomito al suo vicino Tiboccio che annu con la vitalit di uno zombie dopo i bagordi della festa di Halloween Superai lesame con un voto dignitoso, 26 e capii che era finito il tempo di fare la pecora. Rialzai la media sia per i voti che per il numero di esami sostenuti ed in un disperato rush finale, riuscii a togliermi di torno pesi da 90 come Statistica e Diritto Tributario, insieme a qualche complementare. Sostenuti 24 esami, mi restava ormai da sostenerne solo lultimo, la bestia nera di tutti gli studenti: diritto commerciale In quella, lo Stato Italiano si ricord di me ed essendo ancora vigente la naja obbligatoria, ad una settimana dalla scadenza ultima oltre la quale scattava il congedo automatico per una sorta di decorrenza dei termini, venni convocato dal Distretto Militare che doveva comunicarmi la destinazione ove avrei svolto il servizio civile che avevo scelto in sostituzione. La prassi voleva che, per chi era iscritto allUniversit ed era alle soglie della laurea, si concedeva un avvicinamento alla propria sede universitaria in modo da permettere la conclusione degli studi. La legge prevedeva un massimo di 100 km. A me ne toccarono circa 500! Venni spedito a Certaldo, ridente paesino toscano che, una volta dati i natali al Boccaccio, si era seduto a sonnecchiare sulla sua collina ed aveva smesso di essere significativo. Mio padre per qualche tempo quasi non mi parl pi perch temeva che con quella pausa forzata, io non riuscissi poi pi a laurearmi e giusto per non farmi sentire in colpa ancora di pi rispetto a quanto non mi ci sentissi gi io. Partii a fine giugno del 1997, era gi estate e faceva molto caldo. Avevo preso questevento molto male, come se fosse stata una punizione divina per chiss quale colpa commessa, ero molto depresso. Non ero mai stato molto portato per i servizi sociali, ma la mia scelta mi avrebbe portato quasi senzaltro a dovermi occupare o di anziani disagiati o di handicappati, del resto erano le due cose che in quel Comune venivano assegnate a quelli del servizio civile. Una volta presentatomi al referente un odioso vice segretario comunale che mi accolse con uninsulsa barzelletta razzista sui napoletani - e vedendo gli studi che facevo, venni assegnato ai loro uffici dei servizi sociali, ma non come prestatore dopera piuttosto come segretario della responsabile di quei servizi ed in realt, come jolly per coprire di volta in volta il personale che mancava. Ero alloggiato in un appartamento dedicato ai soli obiettori di coscienza, cos come ancora si chiamavano quelli che avevano deciso di poter essere pi utili alla patria servendola come dei pacifici volontari piuttosto che come degli indolenti soldatini di piombo. Lalloggio era grande: un appartamento con due entrate, un grande salone e 4 camere da letto ma con un bagno davvero esiguo. Era stato un tempo una sede dellAsl, tanto che al suo interno cera ancora una pesante porta di piombo che separava la sala raggi X dal resto. Quellalloggio per era perlopi vuoto. Eccettuata la prima settimana di servizio, pian piano rimanemmo solo in tre a viverci e successivamente, congedati i colleghi pi anziani di l a poco, ci restai da solo, anche
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perch la maggior parte dei ragazzi era originaria di quel paese o del circondario. Dopo un inziale mese di noia e solitudine pi assoluta, riuscii pian piano ad entrare in sintonia con i Toscani e con la loro buffa parlata che invece di primo acchito avevo odiato da morire. Strinsi amicizia con dei colleghi del posto e scoprii che sotto quel carattere un po burbero, si nascondeva invece una sincera e schietta simpatia. Trovai la mia permanenza l molto pi divertente ed interessante di quanto avessi pensato ed alla fine, fu una bellissima esperienza, che mi aveva introdotto al mondo del lavoro. Ero tanto bravo che mi sentivo spesso ripetere la classica frase che viene rivolta allemigrante che sgobba: non sembri napoletano. Ripartii per casa quando lesperienza fu finita, con lo stesso magone della partenza, ma stavolta era perch non volevo pi tornare indietro. Avevo assaggiato lindipendenza, lebrezza del vivere da solo e dellautogestione, ero diventato un uomo e male mi avrebbe fatto il sentire di nuovo il peso dellessere un figlio di famiglia, un inetto e senza un domani che non si era ancora laureato. Il destino beffardo poi mi riaccolse al mio congedo, con una di quelle mazzate che non dimentichi pi nella vita. Lebrezza della libert dagli impegni para-militari fin ben presto. Seppi dai miei fratelli ricordo bene, era il 1 maggio 1998 -che mio padre era andato fare unecografia al fegato perch da tempo sentiva un dolore molto insistente e fastidioso. Il radiologo che conosceva mio fratello evit di dirgli la verit ma era per lui evidente che a mio padre restavano pochi mesi di vita, forse 6 o anche meno. Lo comunic quindi a mio fratello in segreto ed insieme decisero che era inutile dargli quel carico, per cui gli nascosero la verit sulla sua terribile sorte. Per me si era aperto un baratro nel terreno ed ero stato precipitato dritto dritto nellinferno, tra le fiamme pi alte. Convivevo ancora con i miei genitori, dovevo fingere normalit per non far preoccupare mio padre e nel frattempo dovevo iniziare la corsa contro il tempo per superare quel maledetto esame, cercando di dare quellultima soddisfazione a mio padre. Studiare in quelle condizioni, credetemi, fu a dir poco unesperienza atroce. I medici gli avevano dato solo 6 mesi di vita ed io non sapevo quante volte avrei potuto ripetere quellesame (la media per gli studenti della facolt, era di 6 volte per ottenere la promozione). Alla fine (e non so da dove) tirai fuori la forza, superai lesame, a luglio (nel corso dei mesi avevo comunque continuato a studiare) e chiesi in extremis di poter sviluppare una tesi che mi impegnasse per il minimo tempo possibile. Riuscii ad iscrivermi alla sessione di laurea di ottobre ed in quella, mi laureai. Ebbi la soddisfazione almeno di poterlo avere mio padre , ancora lucido, tra il pubblico. Ero riuscito dunque a laurearmi come mio sognava anche se con ritardo (avevo ormai a 28 anni). Per fortuna mio padre, che pure visse ancora un anno a dispetto delle previsioni, non ha potuto vedere che forse, proprio a causa di quella laurea da lui tanto sospirata, avrei iniziato un infinito calvario per trovare lavoro. La laurea, quel momento che avevo tanto a lungo atteso come il riscatto per le sofferenze e le angherie subite, acquis invece un sapore amaro e del tutto privo di gioia. Mi sentii terribilmente solo.

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Capitolo 3.3 Limportanza di essere laureati: primi approcci con gli annunci di lavoro. Una laurea in economia mi servita a poco dal punto di vista lavorativo e della carriera, visto che oggi pare che il possederne una, sia diventato pi una zavorra che unopportunit. Pensate che tra i tanti annunci di lavoro in cui mi sono imbattuto, ne ricordo uno in particolare. Cercavano candidati per una posizione di front-office per una banca. Dopo aver sciorinato la solita serie di qualit da supereroe per il candidato ideale, in coda ed in neretto campeggiava il seguente monito: ASTENERSI LAUREATI!. Proprio cos. Come un tempo si usava chiudere gli annunci con ASTENERSI PERDITEMPO. Con un semplice sillogismo potremmo facilmente dedurre che il laureato di oggi equiparabile al perditempo di una volta. La laurea, chimera, sogno, pezzo di carta, zavorra, perdita di tempo, cos come volete intenderla, non mi ha spalancato le porte del mondo del lavoro, come dicevo prima, ma almeno mi ha aiutato a capire come funzionano le cose del mondo. Perch non dimentichiamolo: non sono le forze di attrazione gravitazionale degli altri pianeti e del sole che fanno girare la terra, ma le leggi della domanda e dellofferta. Il Dio denaro ci tiene in equilibrio sul suo indice Ed un indice di borsa.

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Capitolo 4 Le teorie di organizzazione aziendale. Oltre al Marketing, quella dell Organizzazione aziendale fu una delle discipline che studiai con maggiore interesse durante il corso di studi universitari. Il libro di testo sul quale studiavamo era opera di Henry Mintzberg (La progettazione dell'organizzazione aziendale Il Mulino, 1996) uno studioso canadese che, nella sua carriera professionale, si occupato prevalentemente dellorganizzazione delle imprese. Il pregio degli autori di lingua anglosassone al contrario dei nostri, la chiarezza e la semplicit del linguaggio. I nostri docenti almeno nella mia facolt questa era la prassi -diventano spesso anche autori di manuali il cui studio risulta obbligatorio ai fini del superamento dellesame. Il motivo che li spinge a scrivere spesso non il desiderio di fornire un proprio contributo alla scienza e alla conoscenza della materia insegnata, quanto i proventi delle vendite. Lacquisto dei loro testi obbligatorio ai fini del superamento dellesame infatti e le vendite vanno a rimpinguare stipendi non proprio esaltanti, almeno per quelli che non praticano anche la libera professione. Tuttavia opere cos prodotte, non sempre risultano utili ai fini della comprensione della materia trattata. Anzi, molto spesso leffetto quello di complicare concetti altrimenti molto facili da comprendere. Le loro opere spesso risultano ampollose e pesanti. Un po la nostra lingua ad essere pi complessa e bizantina rispetto a quella Inglese ma, dallaltra parte, temo che il motivo principale sia proprio la voglia di impressionare e confondere il lettore con parole ricercate e frasi complesse. Sembra quasi che pi che mirare ad insegnare e chiarire un concetto, si punti ad ottenere una forma la cui complessit serva a dissimulare la mancanza di contenuti ed innovazione. Riformulo il concetto per dare un esempio concreto di quel modo di scrivere: I nostri docenti sono di sovente adusi ed avvezzi allelucubrazione ed al discettamento formale della propria disciplina ai discenti mediante lutilizzo di un eloquio forbito ancorch desueto, di una semantica ricercata nonch poco edibile, pur risultando gustosa ai pi fini palati, ma del tutto indigesta agli stomaci plebei dei non iniziati Ecco come un autore italiano direbbe di s che parla difficile per sembrare pi intelligente di quello che in realt . Gli autori anglosassoni invece si fanno poche seghe mentali. Innanzitutto scrivono se e solo se, hanno un contributo da dare alla materia. Il loro stile semplice e lineare, senza fronzoli. Si avvalgono di metafore ed immagini persino banali, ma che li aiutano a rappresentare in modo molto semplice e chiaro concetti che altrimenti risulterebbero complessi ed ostici. Ancora ricordo per esempio, i gustosi esempi del manuale di Economia Politica, tutti a base di salamini e cioccolata! Lopera di Mintzberg si articolava quindi intorno ad una case-history ovvero la storia di una certa Signora Raku. La Signora Raku era inizialmente una tranquilla casalinga con la passione per la ceramica. Le sue creazioni erano degli splendidi vasi fatti e dipinti interamente a mano e senza laiuto di nessuno, per il solo gusto di coltivare un hobby. La notizia della sua bravura per, inizia a diffondersi velocemente col passaparola di amici e conoscenti, tanto che inizia a ricevere ordinazioni dietro pagamento, sempre pi numerose da
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parte di vari committenti a lei sconosciuti. Le ordinazioni crescono al punto che la povera Raku non ce la fa pi da sola a fronteggiare la domanda dei suoi vasi e sente lesigenza di prendere con se qualcuno che laiuti. La Signora Raku per anche una persona precisa e non le va tanto che qualcuno interferisca nel suo lavoro, rischiando che la qualit delle sue opere, possa risultare diversa da quella cui ha abituato la crescente clientela. E cos, inizialmente, lascia alla sua assistente solo i compiti pi banali e che non richiedevano grosse competenze. Tuttavia, la domanda cresce sempre pi e lei si deve dedicare prevalentemente alle attivit organizzative e di vendita piuttosto che a quelle meramente produttive. Sente quindi lesigenza di prendere altro personale e di istruirlo metodicamente, dividendo i compiti in modo preciso, per il raggiungimento di un risultato che mantenga una qualit alta e costante, sotto la sua ultima supervisione. La parabola crescente della sua attivit, la spinge sempre pi lontana dallattivit manuale e sempre pi verso quella manageriale e finanziaria. Alla fine, la piccola attivit artigianale di Raku diventer una vera e propria azienda multinazionale il cui nome sar Ceramico. Lautore ci porta con questa semplice storiella, per mano lungo il percorso di evoluzione produttiva dellattivit della Sig.ra Raku che come detto -da attivit individuale ed artigianale, si trasforma gradualmente in una vera e propria catena di montaggio di articoli da regalo in ceramica e poi anche diversificata con altri derivati, come diversi manufatti ceramici fatti in serie per ledilizia. Ogni passaggio evolutivo viene presentato con tutte le relative difficolt ed implicazioni del caso, tanto da farci comprendere concretamente le difficolt di volta in volta incontrate e superate grazie a degli step evolutivi della sua organizzazione dimpresa. Ci viene illustrata, con questa metafora, la parabola delle organizzazioni aziendali. Dai primi esempi di organizzazione, pi semplici e spontanei, e cio le organizzazioni di tipo burocratico o gerarchie di tipo militare, in cui ogni dipendente ha un proprio capo diretto col quale e solo col quale, pu comunicare e dal quale riceve gli ordini, fino a quelle pi moderne e complesse. Nei primi tipi, ovviamente i subordinati non possono apportare modifiche alla propria attivit che regolamentata da stretti ed inderogabili regolamenti standardizzati che servono per mantenere degli standard di qualit costanti (cos come i vasi di ceramica artigianali della Signora Raku). Man mano che le dimensioni aziendali crescono, le cose si complicano ed aumentano le necessit di relazioni ed interazioni interne: si inseriscono i primi sistemi di informazione e di reporting manageriale, mediante i quali lazienda comunica al suo interno e che permettono al management di conoscere istante per istante, quello che accade nellazienda. La struttura pi complessa diventa poi funzionale: non ci sono pi strutture verticistiche assolute e separate, ma la struttura si allarga con delle funzioni che servono diversi livelli della stessa struttura. Si ha unottimizzazione dei tempi di produzione, delle procedure al fine di ottenere lefficienza, ovvero il raggiungimento degli obiettivi con la minimizzazione delle risorse impiegate. Si passa quindi dalla sequenzialit piramidale delle comunicazioni (con conseguente lentezza) alla forma a rete (oggi molto attuale), dove gli scambi sono ramificati e complessi e le interazioni avvengono in tempo reale e potenzialmente in ogni ordine e livello della struttura organizzativa dallalto verso il basso, in direzione opposta od anche lateralmente. Se dovessi proseguire io la storia della signora Raku, direi che alla fine della parabola, percorsi tutti i livelli evolutivi, sarebbe tornata quasi al punto di partenza. Una volta diventata una megamanager avvezza ormai pi alle trattative daffari che a coltivare il suo amore per le attivit manuali, la Raku avrebbe scoperto di aver perso di vista il piacere del contatto materiale con la ceramica, che era poi ci che la rendeva davvero felice e quindi sarebbe rinato in lei il desiderio di tornare alle origini. Sarebbe passata quindi nuovamente dalla produzione in serie, a quella di oggetti unici e di elevatissimo valore, ottenuti plasmandola materia di volta in volta a seconda delle richieste del
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mercato. A tal fine, avrebbe dovuto mettere su una struttura snella e ad-hoc, cio dove i compiti vengono distribuiti in base ai progetti di volta in volta elaborati in funzione delle commesse. Da qui deriva appunto il termine ad-hocrazia utilizzato dagli studiosi dellorganizzazione aziendale. Organizzazione che poi molto pi simile alla bottega di Leonardo, che alle catene di montaggio come le conosciamo noi. Nel frattempo, abbiamo assistito anche al passaggio tra due diversi modelli di produzione: siamo passati dal concetto push a quello pull. Nel primo, il pi antico, il produttore faceva quello che sapeva fare e lo immetteva sul mercato attendendo la risposta dei consumatori. La Ford cre il modello T ed Henry Ford amava ripetere che Ogni cliente pu ottenere un'auto colorata di qualunque colore desideri, purch sia nero Insomma, lazienda offriva quel che sapeva fare e toccava al mercato di adattarsi. Oggi le cose non funzionano pi cos: la fortissima concorrenza tra diversi produttori, tutti pi o meno sullo stesso livello qualitativo a parit di segmento, impone che sia il mercato a dettare legge. I produttori sono costretti a leggere ed interpretare i desideri e le tendenze del mercato ed elaborano prodotti in funzione di questi bisogni. Questo tipo di produzione definito pull perch si dice tirato dal mercato. Questa in estrema sintesi la teoria. Adesso, se vi va, mi accompagnerete nel ripercorrere la realt con la quale mi sono scontrato.

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Capitolo 5 La prima esperienza lavorativa: lagenzia di nonpubblicit. Ceravamo lasciati parlando delle esperienze formative, ma non ho raccontato ancora proprio tutto-tutto Negli ultimi tempi trascorsi alluniversit, perso tra formule di matematica attuariale, budgetting, partita doppia e ameni principi di diritto, avevo capito che seppure apprezzassi la conoscenza dei meccanismi principali che regolano la nostra vita sociale ed economica, avevo provato per un senso di costrizione: ero imbrigliato in un mondo che non mi piaceva del tutto, che trovavo asettico, privo di passione e di fantasia, di creativit. Studiando marketing invece, ero entrato in contatto con menti pi brillanti, meno convenzionali e pi creative e finalmente avevo ritrovato un po di quelle mie radici e potevo sentirmi pi libero da quel senso di frustrazione vissuto fino ad allora. Realizzai che, di tutto ci che avevo sino ad allora studiato, mi interessava soprattutto il mondo che ruotava intorno alla commercializzazione e quindi alla pubblicit di un prodotto. Avevo sempre avuto interesse per tutto ci ma non ne ero stato, fino ad allora, ancora consapevole. Tale consapevolezza lacquisii grazie a dei concorsi indetti attraverso la mia facolt - da una nota multinazionale leader nella vendita del tabacco e proprietaria dei pi grandi marchi alimentari (quasi nessuno sa che la maionese e le sigarette pi vendute al mondo, sono prodotte dalla stessa multinazionale!). La multinazionale che, per convenienza, chiameremo Fuma & Spalma, richiedeva, da parte degli studenti il rilancio di un prodotto in difficolt, con la creazione di una vera e propria strategia a 360 che comprendesse quindi, anche la comunicazione. Ci furono varie edizioni del concorso, una prevedeva il rilancio di una birra americana, unaltra di un formaggio da spalmare ed infine unedizione su una miscela di caff, peraltro imbevibile. Era quella la parte del processo produttivo che pi mi piaceva: la creazione della strategia di comunicazione e vendita del prodotto. Nel frattempo Carlo, il marito di mia sorella Paola, da sempre appassionato di fumetti, aveva partecipato ad una conferenza di fumettari napoletani ed era cos venuto a conoscenza dellapertura di una scuola di fumetto ed illustrazione nella nostra citt. Tra i docenti, cerano delle vere e proprie celebrities, autori degli albi pi in voga in quei tempi, come Dylan Dog e Martyn Mistere. Conoscendo la mia passione per il disegno (grazie al mio primo PC, avevo ricominciato a disegnare utilizzando i primi programmi di grafica) ma soprattutto rendendosi conto della mia frustrazione, mi consigli di andare a curiosare in quella scuola e nel caso, iscrivermi ad un loro corso anche per divagare un po dai soliti giri, universit-libri-esami, esami-libri-universit. Inizialmente un po titubante, mi lasciai convincere e ci andai. Presi una appuntamento telefonico per lindomani per un breve colloquio. Arrivai alla scuola accompagnato dal diluvio universale e cercai dimostrare un po quelli che erano i miei lavori che ovviamente, dato il diluvio, arrivarono totalmente inzuppati dacqua. L conobbi delle persone simpatiche e di mente aperta che, sentendo della mia passione per il disegno e la pubblicit e nonostante non si capisse molto da quegli acquerelli che un tempo erano disegni usciti dalla stampante del mio pc, mi consigliarono un corso di illustrazione. Ripresi la matita in mano e mi sentii finalmente come lUlisse che, ritornato ad Itaca, poteva
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sfogare la sua rabbia covata per decenni, infilzando uno ad uno, quei parassiti dei Proci che avevano bivaccato per anni a sue spese, in casa sua, contendendosi la sua donna. Gli altri ragazzi che gi frequentavano la scuola, mi lasciarono a bocca aperta. Cerano dei veri e propri talenti ed una semplice matita nelle loro mani, dava rapidamente vita a dei veri capolavori. Pian piano, dopo i primi iniziali disastri, riuscivo anche io ad imitare i loro lavori e quelle che mi erano sembrate inizialmente delle magie, diventarono via via tecniche alla mia portata. Alla fine, per tutto c una tecnica. Tutto ci avvenne mentre studiavo per gli ultimi esami. Da quando avevo iniziato a frequentare quella scuola (ci restai per quasi tre anni, dopo i quali riuscii a raggiugere un discreto livello come illustratore pubblicitario tanto da crearmi un book dove avevo raccolto le mie campagne virtuali) lo studio divenne meno pesante e pi intenso. Studiavo molto meno, ma molto meglio. Una volta laureato, il mio desiderio fu quello di lavorare in unagenzia pubblicitaria, anche se non sapevo come e da dove iniziare. Il mio errore forse, fu quello di cercare lavoro come copywriter quando invece ero ormai pi preparato come art director ed avendo una formazione universitaria prevalentemente di marketing. Tre cose che mandavano in tilt i selezionatori di risorse umane. Lobiezione pi frequente che mi si rivolgeva era: sei laureato in economia? Allora lavora in banca! Che ci fai in unagenzia pubblicitaria? Oppure disegni cos bene, perch vuoi fare il copy? A queste domande, evidentemente e purtroppo, non seppi mai dare una risposta convincente. Da dove dovevo cominciare per trovare un lavoro nel campo che pi mi piaceva? Presi le pagine gialle e da l cercai i primi indirizzi nella mia citt, sottoscrissi il primo abbonamento Internet (perch nel 1998 internet girava ancora sui modem a 56K teorici e soprattutto si dovevano sottoscrivere abbonamenti oltre a pagare il traffico telefonico!) e cercai di tirare fuori quanti pi indirizzi potevo dai primi motori di ricerca settoriali. Scrissi il mio primo Curriculum Vitae nel quale non potevo vantare grandi esperienze se non quelle formative e lo feci accompagnare da una quantomeno originale lettera di presentazione che faceva pi o meno cos: Sono un creativo in erba, pieno di idee stupefacenti. So di non avere grandi esperienze, ma non per questo mi do per spacciato. Il mio sogno non andr in fumo. Poi cera la mia firma, un logo che rappresentava una lampadina (le idee) la cui met superiore era una bomba con la miccia accesa (lesplosivit delle idee). Le reazioni furono varie: in prevalenza venni ignorato, qualcuno mi rispose con i format standard del tipo la ringraziamo blbl la terremo presente bla bla bla ma tre o quattro agenzie mi risposero dandomi prova di aver letto davvero la mia lettera e facendomi anche i complimenti per loriginalit del mio CV, scusandosi con la formula dato il momento di crisi (tanto per cambiare!) non possiamo chiamarti neanche per un colloquio. Ti terremo senzaltro presente in futuro. Questo era il classico messaggio di commiato. Dopo qualche settimana per, mi arriv anche una telefonata: veniva da unagenzia napoletana alla quale avevo persino dimenticato di aver scritto. Mi fissarono un appuntamento per un colloquio. Tra laltro, la loro sede era a soli 10 minuti a piedi da casa mia. La comodit e lopportunit fuse insieme. Andai a cercare notizie su di loro e trovai sulle pagine gialle prima unomonima agenzia di pompe funebri e poi, in piccolo, il loro riquadro pubblicitario. Si fregiavano del titolo di Group e questo mi indusse erroneamente a pensare che fosse una realt grande e seria anche se, una volta trovato il sito internet, notai subito che faceva davvero schifo. Il giorno dellappuntamento mi presentai in abiti eleganti (giacca) ma informali (senza cravatta) come si addice ad un ambiente creativo. Mi apr la porta una ventenne sui trampoli, sorella del titolare e mi si present come segretaria.
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Erano i tempi delle scarpe con la superzeppa in stile mostro di Frankestein, le sue poi avevano un che di inquietante, visto che la suola partiva gi da 10cm di altezza prima del tacco, tanto da raggiungere laltezza di un primo gradino di una scala. La ragazza mi accolse cordialmente invitandomi ad accomodarmi accanto ad una grande scrivania di vetro poggiata su dei cavalletti azzurri. In quel momento, apr la porta che dava su questo saloncino-ingresso unaltra giovane donna alquanto corpulenta che mi si present con laltisonante titolo di Service Manager, neanche lavorasse per davvero in una grande azienda milanese (come gi detto, i milanesi che contano usano autodefinirsi con termini anglosassoni, probabilmente per non sentire la frustrazione di essere anche loro degli italiani). Il titolare, cos lo defin lei, sarebbe arrivato di l a poco. Nel frattempo mi intrattenne raccontandomi delle risate che gli avevo provocato col mio bizzarro curriculum e del fatto che, sicuramente, denotavo una personalit molto creativa e sopra le righe. Un rumore di chiavi nella toppa preannunci che la porta di ingresso si sarebbe spalancata alle mie spalle. Mi si present un uomo giovanissimo (mio coetaneo): era alto, un po in carne anche lui e con i capelli a fungo come li portavo io a 14 anni ma di colore corvino. Il colloquio fu molto cordiale, alla fine mi spar la sua offerta: potevo fare uno stage da loro, per la mirabolante cifra di 400mila lire al mese (meno degli attuali 200 euro, un rimborso spese) che ovviamente erano solo un simbolico inizio per permettermi di fare esperienza e di conoscerci reciprocamente e di l iniziare una collaborazione duratura. Tutto ci per, previa prova di ammissione: avrei dovuto sottoporgli entro una settimana, lidea per un calendario che facesse da gadget e pubblicit istituzionale per lagenzia, da regalare a clienti e potenziali contatti per le festivit natalizie. Me ne andai contento per la sfida e ridacchiando tra me e me sul fatto che sarei stato anche io autore di un calendario come quelli che vedevo sempre su riviste come Max e simili che avevo iniziato a leggere per conoscere le ultime tendenze nel mondo della comunicazione e del trend, insieme con quelle settoriali. Il logo dellagenzia era grande fantasia! una mela verde, ovviamente copiata dal logo della Apple. La mia idea fu quella di rappresentare lattivit dellagenzia: lidea che pian piano si veste di concetti e poi viene confezionata e presentata al cliente. E prendendo spunto dal concetto di mela, partii dal torsolo lidea che pian piano si ricostruisce con la polpa la strategia di marketing e lelaborazione della pianificazione fino alla presentazione finale al cliente la buccia. Il progetto, suddiviso in quattro immagini, ovviamente visto che le mele sono delle modelle facili da reperire ed a costi praticamente nulli piacque tantissimo al titolare e fu subito messo in opera. Mi chiamarono a lavorare prima dello scadere della settimana. Avevo un solo collega, M.: il titolare e la sua compagna lassistente dal titolo pomposo lo chiamavano affettuosamente Lello Arena ed in effetti per la capigliatura, la barba e la simpatia, davvero gli assomigliava come un gemello omozigote. Nonostante avesse provato a fare il collega serio e severo, dopo pochissimo dovette gettare la maschera. Diventammo presto amici e due veri creativi affiatati come se ci fossimo conosciuti da anni. Nel frattempo cercavo di colmare le mie lacune ed imparare da lui i trucchi anche nella impostazione della grafica e nellutilizzo dei relativi programmi e soprattutto a familiarizzare con lostico per me mondo dei Mac. Il titolare, pi che verso le mie capacit creative, si mostr subito molto pi interessato alle mie conoscenze nel campo del marketing. In sostanza, mi aveva preso proprio per quello: iniziai quindi a dare lezioni di marketing e
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management a lui ed alla sua compagna, praticamente a costo zero (per dirla tutta, lui aveva come studi alle spalle, il liceo artistico, lei quello linguistico anche se non masticava le lingue straniere! Entrambi, brillantemente diplomati con 36! Insomma, mi avevano preso per farsi un corso universitario quasi a costo zero). Famose erano le sue uscite: quando nella discussione delle strategie parlavo di prodotto che far da TRAINO al resto della gamma lui annuiva ripetendo S, sono convinto anche io che far da TRAINER ed io ripetevo TRAINO e lui (ri)ripeteva ostinato: S, TRAINER!!! Ben presto mi si present un nutrito campionario dei pi improbabili clienti che unagenzia pubblicitaria potesse immaginare. Per citarne solo alcuni, cera il gentleman driver: un pilota di off-shore che desiderava che noi gli coordinassimo campagna pubblicitaria, sito internet e raccolta sponsor (fu il mio primissimo lavoro come copy) quasi a costo zero. Poi ci fu limprenditore ortofrutticolo che si present in Jaguar e con fidanzata originaria dellEst europeo al seguito (non saprei identificare bene la provenienza) che aveva la met dei suoi anni, del suo peso e qualche milione di volte la sua avvenenza, malgrado labbondante abuso di vestiti e stivali gattopardatissimi. Nonostante lostentazione di ricchezza e potere in stile gangsta-rapper americano, anche costui cercava di risparmiare persino i centesimi (ed allora erano ancora centesimi di lira!) dicendosi tra laltro, molto scettico circa lutilit di una campagna pubblicitaria. Fu la volta poi dellimprenditore dellazienda conserviera che ci commission le etichette per la sua linea di sottoli, tra i quali verano i famigerati friarielli napoletani. In questo caso mi occupai soprattutto delle illustrazioni delle etichette e ricordo in particolar modo quelle dei carciofi che, secondo il suo volere, dovettero assumere uno strano colorito bluastro davvero poco invitante. In quel caso applicai quella che in marketing si definisce la regola del attacca ociuccio ar v o padrone! (lega lasino dove desidera il suo proprietario N.d.R.). Quello che pi stimavo per, era un noto imprenditore del settore della torrefazione, proprietario di un marchio di caff abbastanza noto a livello locale e che nonostante fosse nientemeno che lo zio del titolare, non si fidava ad affidarci seriamente la sua immagine. Noi sognavamo di poter realizzare le nostre tanto ambite campagne di manifesti 6x3, ma lui poi le affidava alla concorrenza, lasciandoci solo briciole e frustrazione, pi qualche confezione di caff in omaggio a Natale. In sostanza imparai a comprendere che nel Sud Italia in generale ed in Campania in particolare, la figura dell imprenditore era ben lontana da quanto avevo studiato alluniversit e pi simile a quella di un signorotto feudale che cerca di trarre quanto pi sangue dalla rapa della propria azienda, finch non sar secca al punto tale da poter inscenare un fallimento pilotato (con tutte le conseguenze del caso verso i creditori) e ricominciare da capo con un altro prestanome. La pubblicit era considerata come un costo, un lusso, talvolta necessario, ma da tagliare e ridurre quanto pi possibile. La differenza tra unagenzia pubblicitaria e una stamperia tipografica era poi una cosa ignota ai pi. Lungi da loro lidea che fare pubblicit potesse essere un investimento, lunico capace di farli uscire dalla mediocrit e sussistenza nella quale si trovavano. Ma finch cerano denari per comprare la villa ed il macchinone, vestiti firmati per s, la moglie ed i figli e potersi permettere vacanze in famiglia oltre a qualche alberghetto di semi-lusso dove portarci le amanti a chi importava del resto? La crescita dellazienda non era una finalit ma una necessaria conseguenza al desiderio di avere pi denari da spendere per s. Almeno questo quanto ho verificato nella mia esperienza. Immagino e spero che ci siano anche realt differenti. Se ne conoscete qualcuna, fortunati voi. Tra un lavoretto ed un altro, tra una pianificazione marketing, letichetta di un friariello o un carciofo blu puffo, lanimazione ed il copy per un sito internet, la stampa ed il taglio di una
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tonnellata di partecipazioni di matrimonio e biglietti da visita ed in mezzo a tanta frustrazione, elaborai anche quella che era la mission principale del mio lavoro in quellagenzia: determinare una strategia di crescita aziendale per far decollare lagenzia dal livello locale micro-micro-micro ad uno di respiro regionale se non nazionale. In effetti la concorrenza locale non era granch e soprattutto le dimensioni delle aziendine presenti erano davvero risibili. Perlopi si trovavano tipografi che facevano grafica, smanettoni che improvvisavano siti internet, fotografi di matrimoni che azzardavano improbabili spot. Ma unagenzia che curasse tutto dalla pianificazione marketing alla realizzazione finale di una campagna stampa o di affissione, non cera. Il problema principale per era la mancanza di una clientela di livello e la difficolt di raggiungere quella poca esistente, con i nostri risicati mezzi. La mia idea fu quella di riuscire a colpire lattenzione di qualche agenzia pubblicitaria di grande livello nazionale e spingerli ad interessarsi a noi per entrare a far parte della loro orbita. In effetti per una grande agenzia lidea poteva essere interessante: non avrebbero avuto i costi fissi di una loro sede in loco ed in pi si potevano generare le interazioni e le sinergie che solo un network pu dare. Inoltre eravamo tutti giovanissimi, motivati e almeno io e Lello Arena capaci dal punto di vista creativo mentre al boss andava riconosciuta una invidiabile e innegabile abilit di venditore e PR, a dispetto della sua rozzezza ed ignoranza (forse questo ci ricorda qualche altro personaggio italiano di grande successo?) Lidea venne elaborata ed approvata nonostante qualche resistenza Ma o padrone song sempio! - ci tenne a precisare il boss che per aggiunse anche: - tu ovviamente, quando avremo successo, sei il mio direttore marketing ed un giorno verrai al lavoro in BMW anzich in Fiat Uno! Sic! (ma anche sigh!) Selezionammo un pool di agenzie che potevano fare al caso nostro e mandammo in giro una sorta di video curriculum di tutti noi con tanto di presentazione multimediale e amenit varie. Sviluppammo un sito internet divertentissimo, con una melina animata che faceva da guida e con persino un test che simulava una serie di domande per stabilire alla fine che lautore aveva bisogno di rivolgersi comunque a noi Il bersaglio fu colpito e bene. Un paio di agenzie di quelle medio-grandi (almeno a livello nazionale) ci contatt e sembravano davvero intenzionate ad approfondire il discorso, ma nel frattempo il boss caveva ripensato. Il problema era che lui non aveva le carte in regola per portare a termine per davvero questo discorso (non so che noie contabili avesse, noi dipendenti eravamo a nero, insomma, era unagenzia che non cera nei fatti) e non poteva ammetterlo. Aveva voluto bluffare per vedere quanto valessimo sul mercato e non si aspettava davvero una risposta. Ora che ce laveva, era in difficolt. Iniziai a capire quanto poco serio fosse quelluomo e inizi il disincanto. Nel frattempo invece, inizi anche il mobbing da parte sua, anche se in quel momento non sapevo ancora cosa fosse il mobbing. Mi affid via via mansioni sempre pi deprimenti se non umilianti, pass dal tono amichevole-fraterno a quello padronale, mi sospese i pagamenti (gi miseri) e dopo tre mesi che non venivo pagato, la misura fu colma e decisi di andarmene. Dopo anni ho trovato il suo nome in una rosa di eletti di una nota associazione di imprenditori. Il boss si era dedicato alla politica attiva ed aveva scommesso sulla parte che da quegli anni in poi sarebbe emersa. Era riuscito in qualche modo a sanare le sue condizioni economiche e fiscali e ad ottenere dei finanziamenti europei, accordandosi infine con una delle agenzie che io avevo contattato per una partnership. Con i fondi europei pensate! pare che avesse comprato casa e mobili e infine messo su una nuova agenzia che funzionava sempre con lo stesso sistema: prendere giovani capaci ed inesperti dal punto di vista lavorativo, spremerli come limoni finch era possibile, buttarli fuori col mobbing. Questuomo continua per quel che ne so a vivere tranquillo nel suo squallore
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umano/imprenditoriale ed ad operare indisturbato. Il suo nome compare ancora qualche volta sui quotidiani come creativo e manager emergente, ma io come insegna la dottrina Zen, aspetto il giorno in cui vedr la sua salma professionale scivolare lungo il fiume e magari, potr leggerne il nome in cronaca giudiziaria.

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Capitolo 5.1 La lezione che ne ho tratto. Lorganizzazione aziendale una disciplina importante per lo sviluppo di unazienda sana e dinamica. La struttura adhocratica di questagenzia e gli obiettivi che abbiamo quasi raggiunto (lavremmo fatto in condizioni normali) lo dimostrano. Ma in un ambiente privo dei minimi requisiti di legalit e rispetto delle Risorse Umane, non c sviluppo possibile. Nel sud Italia e temo, un po in tutto il paese, vige ancora lantica legge del taglia, abbatti, sfrutta e cambia territorio in uso tra le prime popolazioni nomadi, piuttosto che la successiva cura del territorio dei coltivatori/allevatori stanziali. Figurarsi quanto poco sia familiare il concetto capitalistico della catena del valore: Denaro Merce (Servizio) Denaro, ovvero, del denaro che, circolando, provoca la generazione di altro denaro ed arricchisce non un singolo sfruttatore, ma lintera collettivit. I nostri imprenditori vivono prevalentemente dei sussidi statali o dei fondi europei e non cercano di creare sviluppo sul territorio ma li utilizzano spesso per scopi personali, abbandonando poi limpresa al suo destino. Ora che lopportunit ridurre i costi delle Risorse Umane delocalizzando, trasferiscono anche le poche produzioni residue nei paesi dellex blocco sovietico o negli altri paesi emergenti. Stanno fuggendo tutti l, lasciandoci solo terra bruciata ed arida, alberi abbattuti, bestiame decimato ed il ricordo di un paese che stato una grande potenza industriale ed economica.

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Capitolo 6 Tentata fuga di Cervello. Anche il mio collega ed amico Lello Arena decise con me di lasciare lAgenzia di Nonpubblicit partenopea per tentare la strada da free-lance. Collaborai con lui per qualche piccolo lavoretto, giusto per raggranellare qualche spicciolo. Nel frattempo avevo imparato ad usare programmi come Photoshop e Flash un programma per creare animazioni web - in maniera molto pi che discreta. Al punto che io e Lello Arena, riuscivamo persino a ricreare dei veri e propri cartoni animati e questo ci permise per un po di sbarcare il lunario. Nel frattempo, il mio sogno era sempre quello di trovare lavoro in una vera agenzia di pubblicit e dove trovarne una se non a Milano? Le nostre strade quindi si divisero. Ricominciai linvio dei CV a pioggia ma, ancora una volta, con risultati non molto soddisfacenti. Un giorno per, mi arriv la risposta di unagenzia medio-piccola come dimensioni, ma con una storia e con dei clienti che il mostro di fame napoletano, mio ex donatore di lavoro come direbbe la Porcaro - si sarebbe solo potuto sognare! Era una vera e propria boutique della pubblicit, con prestigiosa sede in un loft sui Navigli. Avevo avuto gi modo di ammirarla e di sognarla leggendone su di un numero speciale di una rivista settoriale (articolo che ingenuamente avevo creduto essere spontaneo e che invece, a detta del suo stesso committente, era in realt concordato e profumatamente pagato dallagenzia stessa). Il copy era uno dei pi bravi della storia della pubblicit italiana, lart e cofondatore, uno di quelli che pi ammiravo e di cui avevo avidamente letto tutti i libri. La lettera di presentazione stavolta era meno bizzarra ma non meno incisiva e faceva pi o meno: Quando si invia un curriculum ad unagenzia, ci si domanda sempre se leffetto che far, sar quello di un albero che cade in una foresta. Se la foresta deserta, se non c nessuno l che ne raccolga e ne comprenda il suono, lalbero sar forse caduto invano, senza fare alcun rumore. Mi auguro che l, in quella foresta dove io lo mando ora, ci sia qualcuno pronto ad ascoltarne ed apprezzare il suono. E PP il copy mi rispose: Ciao F., io e LM (il suo socio ed autore dei libri che avevo letto) abbiamo letto ed apprezzato molto la tua bella lettera di presentazione. Ci terrei a conoscerti. Quando sei di passaggio a Milano chiamami che fissiamo un appuntamento. Firmato: PP Quando ricevetti questemail quasi non credevo ai miei occhi. La stampai e la rilessi e controllai che quel nome, quella firma, corrispondessero a chi credevo io e S, era proprio dallagenzia dei miei sogni che mi si invitava a sostenere un colloquio! Nel frattempo confesso, grazie ad unamicizia comune quanto alla fine, ininfluente ottenni di essere ricevuto dal direttore creativo di unaltra grande agenzia, stavolta davvero troppo grande per la mia esperienza. Dopo non poche discussioni con mia madre che non era daccordo, preparai i bagagli e partii alla volta di Milano con lEurostar, tirandomi dietro un Samsonite presa in prestito da mia sorella, uno di quei trolley di una volta, pesante a vuoto gi una ventina di chili e che essendo stretto e lungo, si ribaltava ad ogni piccola asperit del terreno. Una scomodit pi unica che rara che mi cost quasi
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una distorsione ad una caviglia. A Milano mi accolsero il mio amicissimo F. e la sua di allora moglie. Abusai della loro ospitalit per tutto il tempo necessario a fare quei due colloqui ed aspettare qualche risposta. Ricordo, furono poco pi che due settimane, era ottobre e non smise mai un giorno di piovere. Arriv finalmente il giorno del primo colloquio, quello nellagenzia-loft. Non riuscivo a credere a quello che vedevo quando, dopo aver avuto il lasciapassare da un portinaio in livrea, attraversai dei solai trasparenti, sospesi su travi di acciaio rinforzate da tiranti. Suonai alla porta e dopo una breve attesa venni ricevuto dal copy e socio dellagenzia PP, che mi accolse cordialmente e mi fece accomodare ad un tavolo di cristallo rettangolare e ferro battuto, lungo come immaginavo fosse quello di Re Art (anche se sapevo benissimo che lui e Lancillotto sedevano ad una tavola rotonda, non potevo non pensare che quel luogo si ispirasse a Camelot) contornato da sedie ognuna diversa dallaltra e, immagino, ognuna un pezzo da collezione a s, sempre con un certo stile gotico e la prevalenza del materiale ferroso. La segretaria mi chiese se desiderassi qualcosa da bere, ed io visto che avevo la lingua felpata come un buon Fantozzi, le chiesi dellacqua. Torn con un vassoio di ferro brunito con una bottiglia di minerale e dei bicchieri enormi, anchessi dello stesso materiale. S, erano proprio ispirati al Graal, limpressione era sempre pi forte. PP sorrise sotto quellaria un po burbera dovuta allet ed allesperienza ma tutto sommato bonaria: vedi mi disse abbiamo usato per te anche il servizio buono e lanci unocchiatina un po velenosa alla povera ragazza che forse non aveva capito che non ero un cliente e che quindi sarebbe bastato prendere i bicchieri ed il vassoio di volgare plastica. Dopo i soliti convenevoli da colloquio di lavoro meno formale nellapparenza, visto ci che impone lambiente creativo ma non meno serio e severo di quello svolto presso una qualunque altra azienda ebbi modo di mostrargli i miei lavori. Ribad ancora che la lettera che gli avevo scritto laveva colpito molto favorevolmente, al punto che anche il suo socio si era incuriosito, ma che da quei primi lavori abbozzati su un book fatto, peraltro, non con laiuto di una scuola di pubblicit da loro riconosciuta ma da una fantomatica scuola di fumetto ed illustrazione di una citt per loro (non lo disse, ma si capiva che quello era il senso) del terzo mondo, non poteva sbilanciarsi pi di tanto. Prese atto per che da ogni mio poro sprizzavo amore e passione per quella professione e che quelli erano ingredienti fondamentali per riuscire in quel mestiere. Mi indic la strada da seguire, rammaricandosi del fatto che essendo loro piccoli e con organico sovrabbondante, non potevano offrirmi al momento, neanche uno stage. Restiamo in contatto per mi disse e mi conged con una pacca sulla spalla. Uscii ripercorrendo il percorso di cristallo e come Cenerantolo, il cugino asmatico della pi famosa Cenerentola, dimenticai anzich la scarpetta, il mio ombrello e fortuna che in quel momento, gli elementi mi concessero una tregua. Scoprii che mentre a Napoli i venditori ambulanti di ombrelli spuntano come funghi alla prima pioggia e ti offrono riparo a prezzo modico, a Milano devi sborsare un bel po di quattrini per averne uno, dopo aver penato in giro per trovarlo. Venne dopo poco anche il giorno del secondo colloquio. Avevo contattato al telefono il direttore creativo della grande agenzia che era amico dellamico del mio solito cognato appassionato di fumetti e che mi aveva concesso il grande onore di unudienza. Fu di quella finta cordialit che trasuda viscidume da tutti i pori, ma allora non avevo ancora i mezzi per percepirne appieno lartificiosit e la scambiai per un sentimento schietto di reale simpatia. Il tipo mi chiese il favore, anzich incontrarmi in agenzia, di raggiungerlo presso la sua favolosa abitazione, situata in un attico di una diversa zona, ma non meno prestigiosa, di Milano rispetto a quella del primo colloquio. Raggiunsi lindirizzo con un certo anticipo ed ebbi modo di cercare di rilassarmi un pochino percorrendo il lungo stradone, poi affrontai il solito portinaio in livrea e lascensore che mi condusse sullattico.
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Il DC aveva avuto lernia del disco e si era appena operato. Era quindi convalescente e molto dolorante, sicch era molto poco propenso allempatia ed alla simpatia. Venni accolto in casa da penso una domestica e mi fecero accomodare sulla terrazza dello splendido attico. Lui arriv poco dopo zoppicante e con al seguito un cane di piccola taglia, scusandosi per il suo stato, si accomod su una poltroncina tra grandi cuscini colorati. La cagnetta, non appena mi vide, corse verso di me e mi salt in braccio, facendomi feste che un cane serio non dovrebbe mai rivolgere ad un estraneo e che io ricambiai con delle carezze sulla testolina. La cosa non serv a sciogliere il ghiaccio anzi, perch il padrone se ne risent neanche fosse stata sua moglie ad accogliermi in vestaglia e lingerie ed a baciarmi sulla bocca in sua presenza. La richiam dicendole stupida, non vedi che io sono qui?. Il colloquio ebbe inizio. Mi rivolse le domande di prassi: percorso di studi, provenienza, esperienze lavorative. Appena sent: Napoli, 30 anni, laurea in Economia, salt quasi sulla sedia nonostante ci si fosse seduto a stento tra varie smorfie di dolore: Ma tu sei laureato in Economia, hai let che hai (praticamente il piede nella fossa), hai poche esperienze e solo a Napoli che, non ti offendere, una bella citt ma in quanto a pubblicit che c l? Solo roba provinciale e francamente e E non ti offendere (di nuovo?) quel provincialismo trasuda tutto dai tuoi lavori Perch Perch vuoi fare il creativo? Ed il copy poi? Tentai di dare una risposta a quelle obiezioni per quel che potevo, ma lui non si poteva dar pace per quelle mie ambizioni: Il copy poi ironia della sorte, devo darti atto, come copy, sei la miglior matita 2 che mi si presenta da anni, a dispetto di tutti quelli che mi si sono presentati come art negli ultimi tempi ma con i tuoi studi, scusa eh? Ma perch non mi fai laccount? 3 O mi vendi spazi pubblicitari. Per quello a Milano, s che si trova lavoro Ma per un copy che deve iniziare da zero, alla tua et ( aridaglie!!!) In quel momento pronunciai delle parole che ripensate adesso mi fanno molto ridere e mi sembrano quasi unautocondanna a vita: Non sar mai un venditore, non nella mia natura. Ognuno ha delle inclinazioni e la mia ultima, la capacit di vendere. Non fui furbo a contraddirlo, ora me ne rendo conto, ma ero ancora troppo ingenuo ed ancora credevo che il desiderio fosse la migliore strada per raggiungere un obiettivo. La cosa lo irrit fortemente. Mi condusse alzandosi con svariate smorfie di dolore, nel suo studio. L, accese il suo Mac e mi mostr dei siti di pubblicit americani. Si volt meccanicamente verso di me indicandomi lo schermo e mi disse: Se vuoi fare questo lavoro, provaci, ma sappi che se non sei mai vissuto allestero ed intendo per degli anni, se non hai respirato laria di capitali della cultura come Londra, New York, Parigi, non potrai mai essere un vero creativo. S, magari puoi trovare qualche lavoretto di bassa manovalanza in qualche piccola agenzia qui, ne trovi quante ne vuoi, ma ti sfrutteranno per qualche annetto e ti ritroverai un giorno ad essere ormai fuori mercato e disoccupato. Insomma, mi scrisse una bella sentenza di condanna. Me ne andai con quella smorfia di dolore che si ha solo dopo che il dentista ti ha estirpato un dente del giudizio e successivamente la sua segretaria ti ha trapanato il portafogli ed il tutto senza
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Buona matita significa nel gergo, uno che si destreggia bene nel disegno. In pubblicit la creativit viene suddivisa tra due figure: lart director, che si occupa della parte grafica-visuale del lavoro ed il copy, che invece prevalentemente si occupa della parte concettuale ed esclusivamente del testo. In genere un copy non sa neanche tenere una matita in mano e la cosa non gli neanche richiesta, vista la rigida divisione dei compiti, o almeno questa la regola, poi si sa, i grandi sono proprio quelli che le regole le conoscono, le padroneggiano e spesso, non le rispettano.

LAccount invece si occupa del rapporto tra agenzia e cliente ed una figura pi manageriale che creativa. Gli account sono stimati dai creativi come i becchini lo sono dai medici

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anestesia n ricevuta fiscale. Quegli ultimi tre anni erano stati terribili per me: la malattia di mio padre, la corsa per fare lultimo, difficile esame e cercare di laurearmi quando lui era ancora vivo, la sua morte, la depressione di mia madre, lesperienza di lavoro con quel losco figuro dellagenzia. Sentivo che tutta quella tristezza riaffiorava prepotente e mi sopraffaceva, stringendomi la gola e opprimendomi il petto come il cemento di una casa crollata. E il clima e la pioggia non aiutavano di certo, n tantomeno le telefonate che, ogni sera, facevo a casa a mia madre che, tra laltro, aveva sempre osteggiato la mia idea di lavorare a Milano. Girellai ancora qualche giorno per la citt, cercando di raccogliere un po le idee ed attirandomi lodio della moglie del mio povero buon amico che ancora mi ospitava. Ma quei giorni, seppur tristi, furono anche molto utili per la mia maturazione. Innanzitutto ebbi modo di conoscere la vera capitale italiana: Milano. Milano mi apparve allora, come una strana citt, pur venendo io da Napoli, citt che definirla stranissima poca cosa. Me laspettavo innanzitutto pi grande, pi tentacolare ed invece, persino io che avevo il senso dellorientamento di un ubriaco bendato, riuscivo a girarci senza perdermi come neanche riuscivo nella mia citt. A Milano si fa il contrario di quel che recita Sting in An Englishman in New York: a gentleman who walks but never runs. L invece non si cammina, si corre. E se tu non corri ma cammini perch o sei un disadattato o un turista. Col mio passo lento ed il naso costantemente per aria, venivo fermato continuamente da venditori extracomunitari o da persone che chiedevano lelemosina, mentre gli indigeni col loro passo da maratoneti, riuscivano a schivarne la maggior parte. Ma camminare lentamente e bighellonare a Milano, ti permette anche di vedere cose che gli altri ignorano. un piacere per pochi fortunati o per fortunati disperati come ero io in quel momento. Sono stato una mattina ad ascoltare a bocca aperta, una guida tedesca che illustrava linterno del Duomo. Non chiedetemi come, ma ad un certo punto, pur non capendo una parola di tedesco, ho avuto la sensazione di comprendere tutto quello che il cicerone raccontava ai turisti. Lungo il tragitto verso il Ricordi Megastore che si trovava nella galleria e nel quale passavo lunghe ore a scroccare un po di buona musica, facevo sempre bizzarri incontri. Una mattina mi capit di fare la cavia per un assaggio di snack al cioccolato fondente con le nocciole. La signora che cercava dei tester fu sorpresa che finalmente qualcuno si fermasse, io invece rimasi sorpreso da quella deliziosa mangiata di dolciumi a scrocco. E mi regalarono persino un portachiavi. Il pomeriggio poi, in quei giorni cera la presentazione del nuovo disco di Madonna, quello con ambientazione country il cui singolo era girato in una trashissima limousine guidata da Ali-G, un rapper di origini Indo-Inglesi (al secolo Sacha Baron Cohen) La presentazione consisteva in due meravigliose e sensuali ballerine di lap dance che si esibivano in una vetrina del Ricordi-Megastore, attirando frotte di uomini di tutte le et, che rimanevano incantati a guardarle come dei bambini davanti ad un negozio di trenini elettrici. Ed ovviamente, io non ero da meno . A Milano quindi non riuscii a concludere granch. A parte poi, laver visto questi spettacoli ameni, aver studiato la razza milanesis velocipides in tutte le sue sfumature, aver visto Marco Maccarini, ai tempi noto Veejay di MTV, correre lungo il Corso Vittorio Emanuele, vestito con una vera camicia di forza, inseguito da torme di ragazzini. E unaltra volta ho partecipato come comparsa-pubblico ad una sparatoria in una fiction di genere tragicopoliziesco (penso per che non sia mai stata trasmessa) con Romina Mondello che vestiva i panni di una poliziotta moribonda.
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Cera tanto di regista romanaccio un clich - che dava i ciack e poi diceva Bna la prima (penso riferendosi pi alla Mondello, verso la quale non nascondeva il suo interesse, piuttosto che alla scena appena girata) e che sfotteva lattore protagonista nella scena in cui lei era stata sparata ed era sanguinante e distesa in terra ed il suo collega le doveva praticare un massaggio cardiaco, col risultato di sembrare pi un maniaco palpeggiatore che un soccorritore. Insomma, Milano mi sembr un grande luna-park a cielo aperto, popolato da gente un po schizzata, delle pi diverse tipologie ma tutte interessanti ed a modo loro divertenti, dove le signore snob di Via Montenapoleone giudicavano le borse griffate di Louis Vuitton come volgavi e le fotomodelle dallaspetto tanto da sogno sulle copertine delle riviste, apparivano incredibilmente magre e malaticce se viste da vicino, allingresso dei casting e dove un ragazzo africano che ti aveva fermato in strada per chiederti dei soldi in cambio di un libro, vedendo la tua faccia spaesata e chiedendoti della tua storia, era capace lui sfuggito alla fame del suo paese - di darti una pacca sulla spalla, cercando di consolarti e augurarti di trovare presto anche tu un lavoro. Un posto dove era difficile annoiarsi, anche perch nessuno tranne me aveva il tempo per farlo. Decisi, non avendo pi avuto nessun altro appuntamento per dei colloqui, di aver pi che abusato dellospitalit del mio buon amico e che la mia esperienza come aspirante pubblicitario milanese poteva dirsi conclusa. Tra il bicchiere mezzo pieno del primo colloquio e quello sfondato del secondo, la depressione che mi affliggeva in quel momento, mi fece propendere per la seconda ipotesi. Tornato a casa mi arresi alle pressioni dei tanti che mi dicevano che dovevo cercare un lavoro consono col mio percorso di studi e quindi iniziai a cercare altrove. Ripartii con la solita spedizione di curricula a pioggia Chili e chili di lettere e di mail inviati verso chiunque avesse un Srl o Spa accanto allintestazione.

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Capitolo 6.1 La lezione che ne ho tratto. In pubblicit come negli altri tipi di azienda, in Italia, vige una rigida divisione dei compiti. Come ho spiegato precedentemente, i due ruoli di Art Director e Copywriter sono rigidamente distinti e solo raramente si pu assistere ad uninversione dei ruoli. Qualche volta soltanto lo si fa per migliorare laffiatamento nella coppia creativa, per migliorare lempatia e la collaborazione o come sfida perch chi non estremamente specializzato, talvolta, pu portare idee che escono fuori dai soliti binari. E la creativit o dovrebbe essere appunto, scovare e percorrere sentieri mai battuti prima anzich, come ormai si fa troppo spesso, sbattere il prodotto come contorno ad unallusione sessuale o al corpo di una bellissima modella/attrice. Nella realt dei fatti italiana quindi, il processo creativo risulta essere molto standardizzato e codificato e, di conseguenza, molto poco creativo in senso stretto. La mia figura professionale, risultando fuori dagli schemi (non avevo studiato a Milano n almeno a Roma, non avevo un attestato di creativit rilasciato da una scuola di pubblicit riconosciuta ed anzi, avevo alle spalle studi economici, considerati dai pi, lantitesi della creativit; avevo unet che per gli standard risultava troppo elevata; provenivo da una zona ritenuta provinciale; non vantavo studi o esperienze allestero) non poteva neanche essere presa in considerazione n analizzata meglio o ancora, messa alla prova sul campo. Magari questi signori avranno avuto ragione, magari sarei stato un fallimento. Ma non hanno avuto il tempo neanche di pensarci: io non ero il candidato ideale, almeno valutandomi secondo un errore statistico standardquindi, perch perdere tempo? Tuttavia, anche Einstein si dice - fu bocciato una volta in fisica. Kant scrisse la sua Critica della ragion pura quando era ormai cinquantenne. Con questo non voglio dire che io sia Einstein o Kant (!) ma che, nel sistema di valutazione italiano, non c la capacit di comprendere se chi si trova di fronte ad un valutatore sia, a dispetto dei numeri, un possibile Einstein. Ed anche per questo sottolineo anche che molti veri cervelli fuggono allestero, dove queste capacit di comprendere i veri talenti, esistono e sono incentivate. Anche per questa ragione, il mondo dellimpresa italiano naviga e talvolta affoga, nella trista certezza della propria mediocrit standardizzata.

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Capitolo 7 La software house pirata. Tornato a Napoli, passarono ancora altri mesi neri, di vuoto assoluto, di silenzio alle mie richieste per un colloquio di lavoro. Fin anche lanno 2000, quello del millenium bug e ci avviammo verso il 2001, lanno delle Torri Gemelle. Verso gennaio finalmente ricevetti una risposta: la posizione richiesta era presso una piccola software-house, sub-sub appaltatrice di una grande banca. Cercavano dei candidati per delle posizioni marketing e di consulenza alle procedure informatiche. Da ragazzino come detto, ero appassionato di computer ed avevo imparato a programmare in linguaggio Basic. Questo mi fece superare il primo colloquio e poi anche un secondo: mi dissero che forse potevo interessargli per una posizione nel marketing presso unaltra azienda loro consociata che aveva sede a Roma e per la quale si erano incaricati di svolgere le selezioni. Iniziarono settimane e mesi di telefonate, di colloqui, di rinvii. Poi un giorno, finalmente, il capo delle risorse umane mi volle rivedere: mi disse che gli ero sembrato una persona valida, adatta alle loro esigenze e che avevano s disponibile una posizione a me congeniale, nel marketing, ma nel mentre si aspettava lok da Roma, potevo nel frattempo iniziare a collaborare con unaltra loro consociata, sub-sub-sub appaltatrice della banca, che aveva bisogno di figure a cavallo tra leconomista ed il programmatore. Insomma ci voleva uno che, anche se non era il Bill-Gates partenopeo, capisse qualcosa di programmazione e supervisionasse la trasformazione delle formule di matematica finanziaria in algoritmi. Accettai e firmai un contrattino per uno stage che sarebbe durato tre mesi, sempre in attesa che poi la consociata di Roma mi chiamasse. Era il periodo del passaggio verso leuro e allepoca, cera molto lavoro da svolgere per il processo detto di eurizzazione che consisteva nel trasformare ogni riga di programma che avesse un richiamo alla Lira nellequivalente formula: 1 Euro = 1936,27 Lire. In pi cera la questione dei centesimi che non erano presenti per i valori in Lire: ogni campo numerico, cio ogni valore in Lire, doveva essere trasformato nel formato xxx,00. Ho scritto talmente tante volte quella cifra che, penso, devo essere lunico italiano (insieme con Romano Prodi) a ricordarne lesatta equivalenza. Lufficio era nei locali una volta appartenuti alla sezione informatica della banca. Lazienda appaltatrice, nostra signora datrice di lavoro, era situata ai piani alti; noi subsbuappaltatori, al piano interrato. Considerando la Banca una nave da crociera, noi stavamo sotto la sala macchine. Iniziai, ironia della sorte e dopo un anno di nera disoccupazione, proprio il primo di agosto mentre tutti gli altri andavano al mare. Faceva caldissimo e alla fermata dellautobus di mattino presto cero solo io e qualche sparuta colf o badante dellest.
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I colleghi dellappaltatrice ci guardavano senza vederci, neanche fossimo degli scarafaggi. Il mio team era composto da giovanissimi e la mia diretta responsabile era una strana ragazzotta, sulla trentina, con i capelli ricci e le ascelle non depilate e cespugliose in perfetto stile anni 70. Notai la cosa con disappunto perch era estate e lei portava solo lunghi abiti fiorati con le spalle scoperte e le spalline a giromanica Non riuscivo a guardarla! Gli altri due colleghi erano i due classici veri e propri nerd ma anche due ragazzi molto gentili e disponibili, niente affatto ostili nei miei confronti, anche se ero la matricola del gruppo. La mia boss, che aveva il simpatico difetto di pronuncia che a Napoli si definisce zeppola, ovvevo la evve al posto della evve, come avrebbe detto Tot, mi assegnava i miei compitini quotidiani e mi spiegava un po come funzionava il lavoro. Le mie competenze erano in realt perlopi superflue ed il mio lavoro, paragonabile a quello di un operaio in una catena di montaggio, solo che al posto di martellare, stringere bulloni ed avvitare, consisteva nello scrivere e controllare lunghe stringhe di testo e numeri elaborati da altri. Mentre il mio team era composto da persone simpatiche ed il mio supervisore, un uomo a met tra il programmatore ed il contadino (produceva dellottimo vino bianco nelle sue vigne) cercava di mettermi a mio agio col nuovo lavoro, quelli ai piani alti erano davvero insopportabili. A met agosto il mio team and in ferie ed io, con sommo dispiacere, venni mandato l dove cerano i dirigenti, e mi dovetti sistemare accanto alla scrivania del mio diretto capo, il produttore di vino. Un giorno irruppe il capo dei capi, infuriato da avere la bava alla bocca ed indicando me neanche fossi stato invisibile con la faccia minacciosa che ha la scimmia cattiva che vive nellarmadio di Chris Griffin, urlando al mio superiore che nessuno laveva avvisato della presenza di estranei nei suoi uffici. Il capo-contadino che era uno flemmatico, scroll le spalle e gli disse che era tutto regolare e che lui avrebbe dovuto saperlo. La scimmia cattiva se ne and senza neanche badare al fatto che io, magari, potevo sentirmi un po a disagio e che avessi provato ad interloquire con lui per presentarmi. Il capo liquid il mio spavento con un tranquillizzante Nun ce fa caso, chillo tutto str..z!. Pass il mese di agosto tutto sommato serenamente ed io iniziavo a capire un po pi quello che facevo ogni giorno. Iniziai pure ad imparare un altro linguaggio di programmazione (il Cobol) e fra un lavoretto ed un altro, nei momenti di pausa, cercavo di testare le procedure che nel frattempo stavo apprendendo. Era divertente quando vedevi che quella serie di numeri e parole magiche, si trasformava in qualcosa che avesse un senso e funzionava davvero! Ma finito agosto, il mese di settembre, a parte le temperature ancora alte, era iniziato con pi di una doccia fredda. Nella mia vita privata: la ragazza che avevo conosciuto per caso quellestate partecipando ad una mailing list di amici viaggiatori e con la quale avevo passato molto tempo a scambiare mail prima e poi lunghe telefonate, si era dimostrata una volta conosciuta dal vivo essere una tipa alquanto stranina. Pur avendo preso lei (diciamo) liniziativa - aveva trovato il mio numero di cellulare nel mio sitocurriculum, dove cerano mie foto e tutti i dati personali e mi aveva chiamato una sera finita lestate sembr aver cambiato idea al punto da dimostrarsi addirittura infastidita dal mio interessamento nei suoi confronti. Non c altra scuola se non la vita che ti insegni a comprendere il complicatissimo linguaggio di una donna. Lingua che, solo apparentemente, fatta delle stesse
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parole di quelle che compongono quella di un uomo, ma con sfumature tutte da percepire (noi uomini siamo ancora dei Tv a valvole in bianco e nero, le donne invece sono dei Tv ad altissima risoluzione ed in 3D, giusto per esemplificare ). E quella volta l, ebbi una bella lezione che poi mi servita in futuro. Insomma, in quei giorni avevamo appena litigato e lei non voleva pi saperne di me. Ci rimasi parecchio male, anche perch ancora non ero esperto in relazioni virtuali e nelle personalit borderline che abbondantemente popolano il web (nonostante laspetto fosse in questo caso, molto pi che gradevole!). Allo stesso tempo, la banca aveva deciso di operare dei tagli sui lavori esterni ed a sua volta lazienda che ne aveva lappalto, aveva deciso di tagliare i suoi sub-fornitori: la mia aziendina. Noi eravamo lultima ruota del carro e fummo estromessi. Io ero lultima ruota dellultima ruota del carro ed il mio contrattino non venne pi rinnovato. Il lavoro nel marketing con lazienda collegata di Roma poi, si era nel frattempo perso nel nulla, anche perch a quanto pareva, cera stata una rottura tra i responsabili risorse umane delle due societ e quello col quale avevo sostenuto il colloquio inizialmente, si era trasferito altrove. Ricordo benissimo quell11 settembre. La collega dallascella boscosa ricevette una telefonata dal marito. Visto che eravamo tutti insieme nello stesso stanzone, ascoltammo anche noi la conversazione: - Ma che stai dicendo? Hanno spavato a Bush? Hanno attaccato la Casa Bianca? I tevvovisti avabi? Un aeveo sulle tovvi? Migliaia di movti? GC, uno dei due colleghi, sentendo di quelle notizie apocalittiche, colleg subito e di straforo il suo modem a 56k al doppino del telefono - cosa che peraltro pur essendo tassativamente vietata, faceva comunque ogni giorno dopo pranzo - e cerc notizie pi precise nel web. Da un sito di news che allora andava per la maggiore, apprese dellattentato, degli aerei contro le torri gemelle, degli incendi, della gente disperata che si lanciava dalle finestre, degli altri attentati, ma anche che non avevano spavato al presidente con, lo devo ammettere, un po di rammarico da parte nostra... Tornando a casa, sentivo le persone che commentavano le notizie per strada. Nellautobus due anziani signori si raccontavano del crollo delle torri. Pensai: le solite esagerazioni del passa-parola! Ad una macchina scoppia un pneumatico per esempio, va a sbattere contro un paletto e per il passaparola la storia diventa che c stata unesplosione, una sparatoria e decine di morti. Ed invece no, quella volta le voci di strada avevano ragione: tornando a casa trovai mia madre davanti alla tiv e vidi il filmato che andava in loop, degli aerei che si schiantavano e delle torri che crollavano come dei castelli di carte. Una vera tragedia. Ma nel mio cuore ce nera pure unaltra: nel mentre si leggevano le concitate notizie, ci arriv la telefonata del nostro capo: lindomani si doveva abbandonare lufficio, andare nella sede centrale per avere nuove destinazioni, il team era sciolto.
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Io ero in scadenza di contratto e non avevo alcunch verso cui essere destinato. Capii che anche quel lavoro era naufragato nel nulla. Mi tennero sul filo ancora fino a dicembre, dicendomi che cera unaltra missione per me, nel Veneto. Accettai un trasferimento nonostante la distanza, mi fecero preparare la valigia dicendomi che la cosa era imminente. Pass una settimana, due, tre, quattro, sempre col bagaglio pronto ed il cuore a pezzettini. Ogni settimana mi dicevano che la partenza era sicura per quella successiva. La quinta settimana chiamai il responsabile del personale e gli dissi che avevo capito lantifona. Disfeci la valigia. Dovevo, come sempre, ripartire da zero e dallinvio di quegli ormai odiati CV.

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Capitolo 7.1 La lezione che ne ho tratto. Cosa possiamo dedurre da questepisodio? Una grande azienda delle dimensioni di una banca, affida delle lavorazioni che sono prevalentemente una tantum in appalto. Lazienda che ne prende lappalto a sua volta, non potendo gestire lenorme mole di lavoro, lo affida ad una serie di sub-sub appaltatrici. La catena di comunicazioni diventa un Himalaya di incomprensioni! Il supercapo che mi fece la sparata e mi tratt in modo tuttaltro che umano, era indispettito dal fatto che nessuno lo avesse avvisato. In realt lo era stato ma per la mole di comunicazioni che ogni giorno riceveva e doveva gestire, non se ne era neanche accorto. Sui suoi metodi poco urbani sorvoliamo, non questo il punto. Un altro punto nodale da analizzare in questo caso la risposta italiana alla domanda di flessibilit. Propria di altri Paesi avanzati, la flessibilit per noi, si tradotta solo nella precarizzazione del lavoro, con annessa riduzione della qualit e della produttivit. Si scaricano gli imprevisti tipici di una produzione sugli anelli pi deboli della catena che sono stati prima esternalizzati, in modo che lazienda principale non ne abbia alcun influsso negativo quando occorreranno dei tagli. Molto spesso le banche sono dei pachidermi occupazionali dove buona parte delle risorse umane, sono assunte, diciamo, con criteri poco trasparenti. Fatte le dovute eccezioni, ovviamente. Ecco che quindi diventa difficile eliminare la parte di inefficienza presente al proprio interno e si preferisce delegare altrove il problema. Si esternalizzano quelle produzioni pi soggette alla stagionalit e le si affidano ad imprese che si basano proprio sulla precariet, in modo che non ci siano problemi di alcuna sorta con sindacati e quantaltro. Laddove non c alcun diritto, si pu agire come meglio si crede. La piccola Cina che dentro il nostro paese, pi vicina come recita lantico adagio di quanto si crede.

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Capitolo 8 La ri-masterizzazione. Se Parigi avesse lu mere, sarebbe una piccola Beri. (Proverbio pugliese) Quando sei disoccupato (e mi viene in mente la canzone di Masini disperato, praticamente uguale), gli altri gli occupati, si sentono un po tutti dei maestri che, a loro modo, cercano di insegnarti come fare per trovare un lavoro. Tutti, partendo da tua madre, fratelli e sorelle, cognati, cugini, amici e conoscenti ed affini sino ad arrivare al garagista, si sentono in grado ed in dovere di farti delle ramanzine e di darti dei consigli assumendo peraltro uno sguardo ed un tono di malcelato e saccente rimprovero. Se sei disoccupato certamente colpa tua (questo soprattutto prima che la crisi mondiale si palesasse e che questo status di paria sociale diventasse tanto diffuso) Qualcosa in te non va. Ma tu non provi a cercare E perch tu non compri i giornali Ci stanno tante offerte di lavoro Il problema che ti sei laureato tardi Il problema che il tuo voto di laurea non eccellente Il problema che ti aspetti di trovare un lavoro sotto casa Ma che ti aspetti di fare? Forse tu pretendi troppo! Etc. etc. La pi frequente di tutte per era: Tu non trovi lavoro perch quella in economia e commercio una laurea che s, ti apre le porte a tutte le opportunit, ma proprio perch cos generica che alla fine te le chiude. Se non sei specializzato. Devi avere un Master in qualcosa, ecco cosa devi fare! Facile a dirsi: per un master buono servivano soldi e tanti. Convertendo i costi di allora in euro, pi o meno servivano dai 10mila in su. E se accanto al titolo del master, cera il nome di una prestigiosa facolt, si parlava di cifre doppie o triple. Altrimentirischiavi solo la fregatura. Ero disperato, non sapevo dove sbattere la testa. Il calendario scorreva inesorabile ed io diventavo sempre pi vecchio, con poche esperienze e con un voto di laurea non esaltante. A gennaio del 2002 decisi che non ne potevo pi di quellattesa inutile. Nessuno rispondeva neanche pi per dirmi che non poteva momentaneamente avvalersi della mia collaborazione. Nessuno mi teneva pi presente. Ero iscritto a tutti i principali motori di ricerca lavorativa su internet e mi arrivavano offerte soltanto per lavori manuali e/o con specializzazioni assurde: operaio specializzato in saldature di componenti metallici punzonati con la tecnica della saldatura Samurai; operatori PLC-Comma 2, seconda traversa venendo da sinistra; Analisti Programmatori in SAP-SWAP-R27-C31 con comprovata esperienza presso lMIT, la NASA o laccademia di programmazione drammatica di Torvaianica e simili; oppure richiedevano lauree in ingegneria paragnostica con specializzazioni pluriennali conseguite almeno presso tre diverse organizzazioni governative segrete. Quelle che adoravo di pi erano quelle offerte dove pur conoscendo il mio sesso e dimostrando tutta l intelligenza del motore di ricerca - mi proponevano una candidatura come Segretaria Non
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che volessi fare lo snob, ma penso che il denaro che avrei speso per le cerette sarebbe stato di gran lunga superiore a quello ricevuto come stipendio. E se poi il capo mavesse chiesto di fermarmi per unostraordinario? No, certamente non faceva per me. Se poi gli annunci erano attinenti al mio percorso di studi e pi o meno mi piacevano per le mansioni ed il settore, richiedevano che il candidato avesse gi almeno 5 anni di lavoro qualificato alle spalle ed in posizione analoga! E chi me la faceva fare quellesperienza se nessuno scommetteva su di me? Tra le tante, mi arriv anche lofferta per un master: proveniva da un ignoto centro studi pugliese che sbandierava presunti traguardi formativi raggiunti e si fregiava della collaborazione di banche ed aziende di medio livello che avrebbero garantito uno stage in azienda. Il costo era abbordabile, a patto di investire i miei pochi risparmi. Ma ormai, non avevo altre chance. Sembrava loccasione buona per ottenere lennesimo pezzo di carta unito con lesperienza lavorativa che altrimenti sembrava che nessuno volesse farmi fare. Se consideriamo poi che il titolo del master comprendeva sia il Management bancario (e tutti mi dicevano continuamente che dovevo lavorare in banca) che la comunicazione finanziaria e la parola comunicazione mi suonava tanto bene, pensai, forse questa la volta buona per dare una svolta alla mia vita. Inviai un curriculum e pochi giorni dopo, mentre ero appena uscito dal supermercato ed ero carico di buste della spesa, mi arriv una telefonata: Dottor P.? Salve, questo il Centro Studi, lei stato selezionato per il Master ed ha vinto una borsa di studio. E contento? La signorina al telefono spieg come-cosa-dove-quando ed io non riuscivo a credere che, finalmente, qualcuno mi avesse selezionato per qualcosa e non solo, mi avesse elargito addirittura una borsa di studio! Beata ingenuit! Quelle parole vennero dette a tutti i candidati che erano niente pi, niente meno, che tutti quei boccaloni che, come me, avevano fatto domanda. La borsa di studio era ovviamente lo specchietto per le allodole. Alla fine avremmo pagato per lavorare gratis! Ma questo non potevamo ancora saperlo. Il master si articolava in una parte daula della durata di un mese, con alloggio presso un villaggio turistico sito in provincia di Bari, sul mare, ed una parte di stage in azienda della durata di 5 mesi, da stabilire poi, secondo le proprie capacit e le richieste delle aziende partner. Le aziende partner erano due: una banca pugliese ed unagenzia di comunicazione finanziaria di Milano. La prima offriva svariati posti, la seconda solo due! Mi preparai per la partenza, feci la solita valigia che ormai tenevo sempre a portata di mano, anche se ora mi ero procurato un trolley molto pi comodo e pratico rispetto al primo. Arrivai dopo non so quante ore di viaggio e svariati treni e rischiando anche di morire, visto che quel gran cornuto di un capostazione di una stazione di scalo intermedio, diede lordine di partire allEurostar mentre stavo ancora salendo e le porte mi incastrarono per met dentro, ma per la restante met ancora fuori. Fortuna che almeno avevo tutti e due i piedi sullo scalino e che due passeggeri, due angeli custodi senza ali n piume, mi tirarono dentro a viva forza! Dopo queste peripezie ed un viaggio lungo e scomodo (lEurostar in teoria era considerato un treno da clientela vip ma su quello, modello anteguerra, cera addirittura un clandestino senza fissa dimora e dallodore impossibile, che chiedeva lelemosina e gironzolava in maniera sospetta accanto al portabagagli!)arrivai finalmente nella piccola stazioncina del paesino sul mare della provincia di Bari. Quelli dellalbergo ovviamente, nonostante la mia telefonata del giorno prima, avevano sfacciatamente dimenticato di venirmi a prendere alla stazione. Dopo unora di attesa li richiamai dal telefono a gettoni della stazione, dove attendevo in compagnia del vento che soffiava gelido (era linizio di febbraio) e di un altro clochard che vagava in tondo e parlava da solo inseguendo il volo dei piccioni, anchesso circolare.
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I piccioni e quellatmosfera surreale tipica della desolazione di un paesino di vacanze in pieno inverno, mi fecero sentire come il protagonista di un film di John Woo. Dopo unaltra mezzora di attesa, comparve un monovolume Mercedes verde, un po malconcio e con le insegne del villaggio turistico. Era guidato da un tipo che, per stile di guida, doveva essere un lontano parente di Jarno Trulli, il noto pilota pugliese di Formula Uno O forse di Villeneuve padre, buonanima! Scivolando e sballottando da un lato allaltro dellampio sedile, durante il tragitto non potei non notare che il tachimetro non scese mai sotto i 170 km/h ed il tutto in strade poco pi che urbane. Arrivammo finalmente al residence sul mare e venni scaricato insieme al bagaglio con i capelli ormai alla Don King, striature bianche comprese! Feci il check-in nella hall dellalbergo che era contiguo al residence (e l il primo inganno, perch lalbergo era un 4 Stelle mentre il Residence svariate stalle!) e mi condussero verso il bungalow dove scoprii - ero ospitato al pianterreno insieme ad altri tre ragazzi ed una colonia di blatte molto ben nutrite che, probabilmente, erano l per seguire un altro master di non so quale tipo. Al piano di sopra invece, ci sarebbero state le donne, ben 6 ragazze tutte insieme nella stessa casa! Non immaginate il casino! Al corso eravamo iscritti in pi di 30, ma noi fuorisede eravamo in 10 per bungalow. Per la maggior parte ragazzi pugliesi ma di altre provincie rispetto a Bari; 5 campani di cui 2 napoletani (io e la sosia di Mascia del GF, allepoca molto popolare) ed un romano de Roma, un pugile dilettante nonch neodottore in economia, il pi amato dalle donne del corso, nonostante la sua bassa statura ed il suo accento davvero teribbbile. Dal punto di vista sociale quel corso fu uno spasso: praticamente vivemmo unesperienza simile alle prime edizioni de Il Grande Fratello ma senza un copione scritto ed un tono pi da aspiranti bancari che da professionisti di Cinecitt. Avremmo potuto chiamarlo Il Grande Sportello e farci i soldi con un format originale da vendere! Nacquero in quelle settimane anche infinite e complicatissime storie sentimentali tra i vari partecipanti del corso, ognuno dei quali si era lasciato a casa unaltra storia, quella diciamo ufficiale. Come si direbbe dalle mie parti, ci stavano pi corna l intorno che dentro a na sporta e maruzze (una cesta di lumache N.d.S) Tralascio di narrare anche delle mie vicende sentimentali durante quei mesi, perch questo un para-trattato autobiografico di semi-organizzazione aziendale e non una riedizione in chiave economica (nel senso, del poco valore) de I dolori del giovane Werther Il buongiorno si vide dal mattino: il primo giorno di scuola, eravamo tutti seduti nellaula conferenze del residence quando il bruso venne interrotto dallingresso di alcune persone. Prese il microfono il Dr. Sla (cos ribattezzammo lorganizzatore) che schiarendosi la voce, sentenzi: Salve a tutti, benvenuti Bla bla bla... Siete qui per formarvi, ma noi non vi garantiamo di certo il lavoro. Quello ve lo dovrete guadagnare voi, se e quando. Del resto, se lo avessimo fatto, questo corso sarebbe costato parecchie volte di pi. Bruso in aula Volarono parole grosse ed epiteti che avevano desinenze perlopi in onzo.. e in erda. Finito lintervento di Sla, prese la parola lEminentissimo et Reverendissimo Super megadirettore Generale della banca partner che esord con un: Moooooooguagli!!!! era praticamente un Cassano, anziano ed in giacca e cravatta Voi msit tutt ciucc (Asini N.d.S.) ma noi qua vi insegnm com si lavor in bnc Ma non pi quello che voi spert Una volt, il lavr in bnc era un bel lavr Si guadagnav un sacc di sold Luscieeeeere quando andv in pensi, aveva una buonuscit che si comprava due cas, figurtlu direttor? Ma m la musec cambit, lu direttore a stento si permette laffitt de la ches Luscirnun ce st pi M ci sit voi Che fate lusteig e sit tutt cicc! per ribadire il concetto.
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Ed in quellattimo mi comparve la visione del mitico Albanese nella persona di Frengo, noto commentatore sportivo foggiano che con la croce sulle spalle, passava lentamente da una parte allaltra dellaula dicendomi con un sorriso canzonatorio: Frensis, ti hanno incaprettato? Ti hanno fatto male-male? e poi se ne andava ridacchiando con la testa che ciondolava. In estrema sintesi: raccontandoci in uno stretto dialetto barese che ho riprodotto in maniera maccheronica (ma il Mooo e il sittuttciucc erano proprio quelli!) la sua verit e cio che il lavoro in banca non era pi quello ambito di una volta, il megadirettore ci aveva tolto anche lultima speranza. Se prima avevamo dei sospetti, dopo quella presentazione prendemmo atto che quel corso era una presa per i fondelli: imparammo ben poco, non fummo ascoltati per quelle che erano le nostre ambizioni (io volevo lo stage nellagenzia di comunicazione, ma per motivi che ora tralascio, vennero preferite altre due candidate) e ci ritrovammo alla fine senza alcun vantaggio rispetto alla partenza. Fu anche per una piacevole presa per i fornelli, visto che lalloggio era garantito per il primo mese, ma non il vitto. Il residence aveva un tristorante (la versione pi triste di un ristorante) con una convenzione particolare per gli studenti: caff a 2,50 euro e digiuno completo a 25. Optammo quindi per le cucine dei bungalow e i pi coraggiosi come me, si improvvisarono cuochi, scarrafoni a parte. Ovviamente essendo ragazzi perlopi alla prima esperienza fuori casa (io almeno, avevo fatto un anno di servizio civile ed ero il nonno del gruppo per et ed esperienza) trasformammo presto quella che sarebbe dovuta essere unoccasione di studio e di crescita professionale, in una sorta di happening allinsegna del sex, love and rock-roll (le drugs non cerano ma lalcol scorreva copioso) ma anche in gustoso consesso eno-gastronomico. Le ragazze del piano di sopra adottarono noi quattro ragazzi e iniziarono a coccolarci preparandoci cenette luculliane ogni sera. Le meno dotate dal punto di vista culinario, si facevano perdonare portandosi da casa, al ritorno dal weekend, i manicaretti preparati dalle mamme. B, i pi fortunati ebbero anche di pi in fatto di attenzioni, ma non ero tra quelli e mi dovetti accontentare di lasagne e altre pietanze regionali. Il corso che era partito in modo quasi tragico, fin sempre pi in burla (oramai nellultima decina di lezioni, ogni giorno cera un relatore diverso e sempre pi deprimente ed insulso e quindi la nostra attenzione scem totalmente), la mia destinazione fu presso la filiale della banca situata in unamena ma tranquilla cittadina situata alle porte di Bari. Sapevo che in Puglia ci sono dei paesini col nome tanto strano quanto simile: Bitonto, Bitritto, Bitetto e Binetto, ma fino ad allora non avevo mai neanche lontanamente immaginato di poterci finire per lavoro. Quando il Dott. Sla mi comunic la destinazione, mi cadde la solita tegola in testa: ero destinato ad andare proprio in quella zona! Ci fu una pausa tra il corso teorico e lo stage che serviva in quel periodo cadeva la pausa pasquale per permetterci di trovare un alloggio. Provai prima a cercarlo da solo, ma a distanza era quasi impossibile. Alla fine, risentendomi con i compagni del corso con i quali avevo condiviso per un mese il bungalow, decisi che era meglio prendere un alloggio insieme a loro e trovammo un appartamento nel centro di Bari nei pressi della zona universitaria. Bari una citt che non ha saputo incantarmi minimamente. La zona antica gradevole, ristrutturata com da poco. Ma ha un che di artificiale. Il lungomare poi, un po triste e anonimo. I baresi li ho trovati almeno quelli con cui ho avuto contatti, mi auguro di essere stato un po sfortunato molto arroganti e presi di s, poco inclini a concederti l amicizia e molto prevenuti verso i napoletani, molto pi dei Toscani. Nel paesino di provincia invece, cera gente molto pi semplice e pi alla mano. Parlavano un
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dialetto davvero incomprensibile, una sorta di codice fiscale, ma erano pi aperti ed estroversi. I clienti vip della banca mi apprezzarono subito e furono amichevoli al punto che ricevetti pure offerte di alloggio quasi gratuito, ma purtroppo avevo gi dovuto pagare in anticipo per la casa di Bari. In banca cerano il direttore, due signore molto gentili e due colleghi maschi. Mi accolsero con grande cordialit e il direttore si affezion presto a me. Era una persona davvero gentile, un vero e proprio galantuomo, molto pi del suo superiore che aveva tenuto la prima ora di lezione in aula. Le giornate passavano claustrofobiche al chiuso di quella piccola filiale. La noia la faceva da padrona. Le mattinate iniziavano con una lunga fila di pensionati vocianti e dal dialetto incomprensibile che mi insultavano (senza che per, me ne rendessi conto pi di tanto vista losticit della loro parlata) perch mi vedevano l, in giacca e cravatta, in piedi dietro le casse, senza fare un beneamato nulla, non sapendo che non solo non ero pagato per stare l, ma che mi era pure proibito di fare alcunch. Occupavo il mio tempo scrivendo lettere di recupero crediti per conto del Direttore o contando le banconote che riempivano i sacchi di denaro da far ritirare dai corrieri. Non ho mai visto tanto denaro come in quel periodo! Per fortuna per, oltre ai tanti contadini e commercianti, ogni mattina ricevevo anche la gradita visita della giocattolaia. Era una assidua cliente, figlia venticinquenne di imprenditori del giocattolo che avevano un ingrosso ed una rivendita al dettaglio nel paesino e che veniva a depositare gli assegni incassati e controllare il tasso di cambio del dollaro canadese. La nonna era stata una migrante e percepiva come tanti l in paese, una pensione in quella valuta. Qualche volta entrava simulando una improbabile rapina armata di tagliacarte (ci dimostr cos che era possibile passare attraverso il metal detector armati)) e scambiando una chiacchiera e una battuta con me, mi portava almeno un raggio di sole in giornate altrimenti grigissime. Purtroppo per me per, era superfidanzatissima, in procinto di sposarsi e quindi ci si doveva fermare ai reciproci grandi sorrisi. Il direttore della filiale come detto, mi apprezzava al punto che un giorno, verso la fine dello stage, mi chiese: cosa posso fare per farti assumere qui in banca? Mi piacerebbe che tu venissi a lavorare da noi! Apprezzai molto quellattestato di stima, anche se fu del tutto ininfluente sulle politiche della banca. Figuriamoci, se non lo sapeva lui come fare ad aiutarmi Purtroppo non pot davvero fare nulla. Iniziai lo stage molto motivato, nonostante gli oscuri presagi del corso, impegnandomi e cercando di apprendere il pi possibile Ma ben presto, dai nostri inviati nellufficio del personale (gli altri stagisti), inizi a circolare la notizia che la banca stava facendo delle selezioni per delle assunzioni e che addirittura avrebbe aperto una filiale a Napoli, ma non aveva nessuna intenzione di assorbire noi stagisti, anzi. Cerano gi dei candidati esterni di sicura prossima assunzione. In sostanza lo statuto della banca proibiva che allinterno di essa lavorassero i figli dei dipendenti. Ed allora le due banche principali della regione, che cosa avevano escogitato? Ciascuna delle due faceva assumere allaltra i figli dei rispettivi dipendenti. Pratico, pulito, senza rischi. Cos fecero. Molto probabilmente gli stage avevano una doppia valenza: sicuramente attiravano fondi europei e statali per la formazione e poi, cosa non da poco, noi costituivamo una manodopera qualificata che non solo era a costo zero, ma addirittura pagante, il che aiutava notevolmente a ridurre i costi del personale ed a migliorare limmagine esterna della banca. Trenta candidati delledizione del master cui ho partecipato io, pi di trenta in quella precedente, totale, pi di 60 ragazzi formati ma una sola candidata assunta. Casualmente, suo padre era anche un imprenditore nonch socio della banca rivale-alleata, rispetto alla nostra.
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Quando si dice i casi della vita. Gli altri assunti invece, erano figli dei dipendenti/dirigenti dellaltra banca, cui, immagino, corrispondessero altrettanti figli dei dipendenti/dirigenti della nostra, assunti dallaltra banca. Finito lo stage, me ne tornai a casa a Napoli. Avevo fatto unesperienza lavorativa a mie spese in tutti i sensi, ma ancora non avevo concluso nulla di concreto. Si ripartiva, per lennesima volta, da zero. Le mie tragedie lavorative per una strana e curiosa coincidenza del destino, sono poi spesso coincise anche con altro tipo di tragedie personali. In quei mesi di stage era iniziata e finita anche una storia damore che avevo erroneamente ritenuto davvero importante. Ed il fatto che dopo tutto, non solo non ero diventato il manager di una banca, ma neanche un semplice assunto come forse si sperava, probabilmente ne aveva significato il vero motivo per la sua fine. La dolce ragazza dal cuore di pietra e travestita da candida colomba, mi liquid sentenziando che lei non voleva stare con un uomo senza un futuro. La ringrazio ancora per quelle pessime parole, perch in quel momento mi si strapp in mille pezzi, la mia camicia di Hulk. Finirono in terra in cocci, gli occhiali delleterno Clark Kent e finalmente capii che era ora di dare una svolta alla mia vita. Dissi basta! Basta fare sempre e soltanto il Fantozzi, qui ora di diventare verdi e cacciare i muscoli come un bravo, incazzatissimo Hulk!!! La cosa non fu cos immediata per. Pass del tempo prima che mi potessi riprendere da quell1-2 da knock-out, ma poi inizi da quel momento, un altro capitolo della mia vita. Ed un altro capitolo di questo libro seguir a breve.

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Capitolo 9 Meglio un malanno vicino che un promotore finanziario per cugino! I pi di questi laureati a Harvard non valgono un cazzo. Serve gente povera, furba e affamata. Senza sentimenti. Una volta vinci e una volta perdi; ma continui a combattere. E se vuoi un amico, prenditi un cane. (Gordon Gekko) Chi pi giovane forse, non ricorder cosera il gioco delloca. In sintesi era un antico gioco da tavolo in cui due concorrenti dovevano far percorrere a due segnalini (due ochette, da cui il nome del gioco) un tragitto a spirale composto da caselle disegnate su di una tabellone di cartoncino. Passando di casella in casella e percorrendole a seconda del punteggio ottenuto col lancio di un dado, dalla casella partenza si arrivava sino a quella di arrivo. Alcune caselle avevano dei bonus, altre delle penalit. La peggiore e la pi temuta era Ritorna alla partenza e salta un turno. Quando ti capitava quella, il tuo destino era segnato: avevi quasi sicuramente perso. Quella casella mi capitato di attraversarla numerose volte nella vita. Tornato dal master, era lestate del 2002, ripartivo quindi per lennesima volta dalla partenza. Lasciato dalla ragazza dopo unestenuante tira e molla protrattosi fino a novembre, con un Master senza sbocchi e unet ormai poco appetibile per gli head-hunter, cio i cacciatori di risorse umane (che definiti cos, rende bene lidea di che razza di alieni malvagi e disumani siano) ero davvero sullorlo del tracollo psicologico. Non sapevo pi dove sbattere la testa! Iniziai per un po a collaborare con il mio nuovo cognato la mia sorella maggiore di recente divorziata, aveva trovato un nuovo compagno - un agente di commercio di successo che si offr di darmi una mano per ripartire. Partecipai con lui ad un paio di fiere nelle quali esponevano le sue aziende (settori delloggettistica e del gadget) e mi diede i primi rudimenti di quellarte che per me era allora del tutto aliena, e cio quella della vendita. Ricorderete, appena due anni prima, avevo risposto al direttore creativo della nota agenzia milanese che Io non sar mai un venditore ed invece proprio vero, mai dire mai! Quellesperienza per si concluse prestissimo: non avevo per niente il senso dellorientamento, sia in auto che nelle trattative commerciali e quando dovevo andare da un potenziale cliente in unaltra provincia, per me era uno stress disumano. I navigatori GPS erano gi stati inventati ma a quei tempi era una tecnologia ancora costosissima, certo non alla portata del mio portafogli. Avevo poi unauto poco propensa ai lunghi spostamenti, una Fiat Uno di terza mano che ad ogni frenata, mi regalava brividi ed emozioni di cui volevo possibilmente fare a meno. E poi ero davvero poco convincente come venditore e riuscivo a concludere ben poco. Restava poi da dire che non mi ero ancora rassegnato al fatto di gettare nel bidone dellimmondizia, quel foglio formato A3 di pessima stampa che rispondeva al nome di Certificato di Laurea e sognavo ancora, in chiss quale modo, di trovare un impiego che potessi ritenere degno di esso. Per lennesima volta rielaborai il mio curriculum, stampai tonnellate di fogli e di lettere di
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accompagnamento al cui solo pensiero, mi viene la nausea, e rifeci lennesima spedizione a pioggia a tutte le banche i cui indirizzi avevo trovato sulle pagine gialle online. Andai anche in qualche agenzia interinale e sostenni un paio di colloqui, tanto quelle non li negavano a nessuno, almeno in quegli anni. Mi arrivarono le solite 3 o 4 risposte su 100, ovviamente di gentile diniego. Una in particolare, aveva un tono molto seccato, mi diceva che non dovevo pi permettermi di inviare CV di mia iniziativa perch il loro istituto assumeva solo previo concorso pubblico di cui avrei letto sulla Gazzetta Ufficiale. Mi rispose persino la BEI (Banca Europea di Investimento), cui in un disperato e folle tentativo, avevo spedito il curriculum Cortese lettera di risposta scritta in Francese e proveniente da Bruxelless, anche se io il CV lavevo mandato nella sede romana ed in Italiano. Lunica a darmi una chance, fu una grande banca-assicurazione che cercava promotori finanziari. Quella del promotore finanziario era una strada che, come per quella del venditore, avevo giurato e spergiurato di non voler percorrere mai. In sostanza, per chi non lo sapesse, il PF un consulente, un libero professionista che lavorando su mandato di una banca, consiglia ai propri clienti almeno in linea teorica il migliore assett finanziario tarato sugli interessi e sui bisogno degli stessi. Il PF non percepisce quasi mai uno stipendio, ma come un agente di commercio, vive delle provvigioni (in sostanza una percentuale) ottenute sui nuovi investimenti effettuati dai suoi clienti pi una (risibile) percentuale sullammontare dei capitali da lui gestiti. In linea teorica una professione del tutto rispettabile, con una certa dignit ed un certo fascino se svolta con professionalit. Negli anni 80 e 90 era anche una professione molto ambita e che garantiva un tenore di vita altissimo, tanto che molti funzionari di banca, si licenziavano dal proprio posto fisso per diventare dei PF. La realt negli anni 2000 invece, soprattutto per chi intraprendeva quella strada senza avere alle spalle un portafoglio clienti gi preconfezionato (famiglia ricca, amici influenti, etc) era totalmente diversa. Studiai davvero tantissimo per superare gli esami di abilitazione alla professione. Cerano praticamente condensati, i programmi di 8-9 materie desame che avevo studiato ad Economia, pi qualche altra che non era nel mio piano di studi, il tutto concentrato in una prova scritta ed orale. Io allora avevo un po perso lallenamento allo studio, erano passati ormai degli anni dallultimo esame sostenuto e non ero pi abituato a quei ritmi ed a quel tipo di stress. La selezione era severissima: molti candidati che facevano gli esami con me erano al loro quinto, sesto tentativo. Ma vuoi perch lo studio mi aveva aiutato a non pensare ed a buttare gi i rospi sentimentali e lavorativi, vuoi perch Insomma, com che si dice, mi aiut la fortuna del principiante, senza trascurare il fatto che la paura appartiene solo a chi ha qualcosa da perdere ed io non avevo pi nulla da temere in quel senso, fatto sta che passai gli esami al primo tentativo, nonostante la trascurabile circostanza che dei 700 candidati iscritti alla prima prova - i test scritti - ricevemmo poi labilitazione soltanto in 42 alla seconda, finale prova orale! Dopo quellexploit uno si aspetta il red carpet, bottiglie di champagne stappate, flash e stuoli di donne acclamanti, nonch una carriera fulgida e piena di soddisfazioni che si apprestava a spalancarsi. Ti aspetti un Gordon Gekko che, scortato dalla giovane Deryl Hannah, ti prospetta un mondo crudele ma dorato tra le torri di Wall Street. Ma la realt fu unaltra. Ci fu solo un particolare che mi fece per un momento sperare che le cose, per quella volta, potevano andare diversamente. A presenziare gli esami finali, nel pubblico, cera anche una coppia: un uomo sulla cinquantina, toscano e la sua giovane assistente, una donna avvenente che serviva col suo sorriso e la sua
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presenza, ad attirare lattenzione, molto labile, di chi superava quello scoglio. I due mi fermarono e mi si presentarono come due cacciatori di teste di una nota bancaassicurazione, rivale rispetto a quella con la quale mi ero preparato e per la quale mi apprestavo a firmare un contratto. Giusto perch nella vita non si sa mai ed anche perch insistettero tantissimo dicendo che avevano assistito al mio esame e li avevo colpiti particolarmente, mi fermai ad ascoltarli. Mi dissero che ero una persona molto brillante, uno che sapeva superare le situazioni di stress con un aplomb davvero invidiabile e che loro mi volevano a tutti i costi nella loro struttura, sicch mi invitarono a sostenere un colloquio. Non ero di certo abituato ad essere adulato e corteggiato da unazienda e pur essendo cosciente del fatto che molte delle loro moine erano pura scena, li lasciai fare e gli diedi i miei recapiti. Da allora inizi nei miei confronti una sorta di corteggiamento come solo uno stalker hollywoodiano potrebbe sostenere nei confronti di una superdiva. Mi sentii per un po anche io un superdivo e accettai di andare ad un colloquio, seppure col fermo proposito di rifiutare la loro offerta. Era fine luglio, mi apprestavo a partire per le vacanze con destinazione Barcellona e Costa Blanca, faceva caldissimo ed avevo poca voglia di impegnarmi. Ero gi ormai mentalmente legato allaltra banca anche se avevano temporeggiato con la firma del contratto e la cosa non mi piaceva tanto. Andai al colloquio quindi, raggiunsi lindirizzo che mi avevano fornito. Era la SIM (Societ di Intermediazione Mobiliare NdS.) di unaltra banca-assicurazione che si trovava nei pressi del lungomare. Tutto sudato visto che erano le 15 di un giorno di fine luglio, mi fermai un attimo sotto allimponente portone del signorile palazzo per cercare di riprendere un po il fiato, anche se a quellora non spirava un alito di vento e provai a ridarmi un certo contegno. Nonostante fossi deciso a rifiutare le eventuali offerte, era pur sempre un colloquio di lavoro. In quella usc il portinaio che mi chiese in stretto napoletano: Che r dott, non vi sentite bene? Lo rassicurai che avevo solo caldo e gli chiesi come fare per raggiungere lufficio della banca. Salii sino al terzo piano in un ascensore di quelli a vista, ricavato in un momento successivo alla costruzione dellantico palazzo, nellampia tromba delle scale. Ad accogliermi alla porta, venne lassistente del cacciatore toscano. Mi fecero accomodare nella sala dove il responsabile di area aveva il suo grande ufficio. Venni accolto da una piacevole sensazione di frescura: ogni grande stanza, aveva il suo condizionatore che funzionava a pieno regime. Il cacciatore di teste mi present al suo collega, che era il capo di quellufficio e inizi il colloquio. Mi offrirono poco di pi in termini economici ma qualcosa di diverso rispetto ai concorrenti con cui gi stavo per firmare, considerando la cosa in prospettiva. Sarei stato, anzich uno dei tanti in una grande struttura consolidata, uno dei pochi componenti scelti in un team di PF dlite di una struttura totalmente nuova, seppure con alle spalle unassicurazione storica che faceva da specchietto per una potenziale clientela e che si era trasformata da poco anche in una banca. Avrei avuto pochi colleghi (solo 4 o 5) dei quali io sarei stato lunico neofita, e tutti giovani ma affermati PF con portafogli (nominali) davvero incredibili! (un collega vantava un portafoglio clienti di 40 milioni di euro, anche se poi riusc a tirarne dentro si e no 3 o 4). Ci aggiunsero poi una postazione di lavoro tutta per me (dallaltra parte non avrei avuto nulla) con telefono, pc ed internet e la possibilit di ricevere i miei clienti in un grande salone per le riunioni. Latmosfera sembrava poi simpatica e meno ingessata dellaltra, accettai firmando come un incosciente, un contratto di cui non capivo ancora bene i termini. Mi offrirono un fisso mensile per un periodo di tempo di 2 anni, periodo ed importo che si riducevano a seconda del raggiungimento o meno di un obiettivo che in quel momento, non sapevo valutare: quattrocentomila euro. Quel fisso era per in realt un anticipo provigionale: tradotto in termini concreti, la banca mi
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concedeva un tot al mese in cambio del raggiungimento di un obiettivo. Mancandolo, non solo non avrei pi percepito quel benefit in futuro, ma sarei risultato debitore di quanto anticipato. Un vero contratto capestro, anche se non lo sapevo in quel momento. Limpatto inziale fu qualcosa di terribile. Il capo ufficio che era un dipendente della banca e non un libero professionista come tutti gli altri, mi fece una brevissima formazione dicendomi: si fa cos e cos, si telefona cos e cos, prendi il telefono, chiama, fissa un appuntamento con chi vuoi tu e poi vediamo! Nel frattempo mi diede dei manuali da studiare, uno col regolamento aziendale ed uno con tutte le schede finanziarie dei prodotti. Ma la cosa pi tragica fu imparare a telefonare dei perfetti sconosciuti per chiedere loro un appuntamento. Ricordo con sgomento quei momenti: per ogni dieci telefonate che facevo, con relativi e pi o meno espliciti vaffa, dovevo prendermi una mezzora di pausa per ricaricarmi le energie. Le risposte erano ovviamente, quasi tutte negative ma pian piano imparai un po a dominare la conversazione e a non balbettare pi frasi incomprensibili. Il mio metodo per trovare dei numeri di telefono era infallibile: al tempo ero coadiuvato da uno strumento che ora, per motivi di privacy, non esiste pi. Un noto sito internet, dato un indirizzo ed un numero civico, ti dava tutto lelenco degli abbonati corrispondenti. In questo modo potevo telefonare alle persone di quel quartiere dove risiedeva la banca e che si presumevano visti i costi delle abitazioni - benestanti (nella zona nei pressi degli alberghi del lungomare, case ed affitti hanno prezzi vertiginosi) e li invitavo allinaugurazione dei nostri uffici. Fu uninaugurazione che feci durare quasi un anno, ma pi o meno, il metodo funzionava, qualche appuntamento riuscii ad ottenerlo. Il problema grosso era che in quei mesi, parliamo del 2003, erano scoppiati come bombe a grappolo, una serie di scandali finanziari che avevano ridotto molti risparmiatori, non diciamo in mutande ma quasi. Si susseguirono la crisi dei bond Argentini, lo scandalo Cirio seguito a breve da quello Parmalat. Il Paese era ormai gi in recessione, anche se non se ne parlava granch volentieri nei telegiornali, ed i rendimenti di borsa erano perlopi altalenanti con tendenza al negativo. Cera quindi un forte scetticismo nei confronti della mia specie e, detto proprio in modo chiaro, non si batteva un chiodo! Anche i miei colleghi si trovarono in difficolt quando si tratt di far trasferire gli impegni dei propri clienti dalle precedenti societ dintermediazione verso la nostra e quando ci riuscivano, i clienti sottoscrivevano soltanto i prodotti meno redditizi per banca e PF. Io per ispiravo una certa fiducia nelle persone, con la mia faccia da bravo ragazzo. Qualcuno quindi venne a trovarmi in ufficio e poi mi invit a fargli visita nella propria abitazione. Ma la maggior parte delle persone mi usava, questo proprio il termine giusto, per farsi fare una consulenza finanziaria gratuita e per verificare quanto consigliato dalla propria banca o dal proprio PF della concorrenza. Ma al momento di concludere e passare poi alla mia gestione, se ne uscivano col classico ci devo pensare oppure appena posso, etc. Era una situazione davvero frustrante. Pur essendo discretamente bravo nel mio lavoro, anche perch nel frattempo avevo partecipato a degli interessanti corsi di formazione tenutisi a Milano, i risultati non venivano. Conoscevo i prodotti alla perfezione e davo anche consigli ai miei colleghi che, se da una parte erano dei grandi venditori, come consulenti non erano proprio il massimo. In realt, il loro grande insegnamento fu proprio questo: per com strutturata la realt italiana della professione, non conta tanto la capacit nel consigliare linvestimento, quanto per sopravvivere la capacit di vendere e fregare il cliente facendo, per quanto possibile, ricadere le colpe della propria mala gestione, su circostanze esterne o sulla banca. Ma cera anche A., un collega davvero capace ed onesto che mi insegn il valore del rispetto del
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cliente. Il suo successo era uno che non aveva mai raggiunto risultati strepitosi, ma aveva un portafogli di tutto rispetto ed un contratto blindato che gli garantiva un reddito pi che dignitoso laveva costruito su questo principio ed i suoi clienti, seppur non guadagnassero grosse cifre, erano per sicuri dei suoi consigli e del fatto che lui faceva di tutto per tutelarli anche a discapito di quanto invece gli imponeva la banca. Di suo invece, come filosofia ed approccio al cliente, la banca mandante cercava di espropriare il PF dei propri clienti, vincolandoli a s con sistemi di disincentivo al disinvestimentoe costringendo poi i PF a vendere, per sbarcare il lunario, i prodotti finanziari pi costosi ed inaffidabili. Anche questesperienza mi stata molto utile per capire come i principi della buona organizzazione aziendale, siano disattesi totalmente in Italia. Quella delle SIM (le societ di intermediazione mobiliare, in genere banche o banche-assicurazioni) soprattutto una organizzazione gerarchica-piramidale. Esiste una direzione commerciale nazionale cui sono sottoposti area manager divisi per competenze territoriali e macroregionali cui sono sottoposti, a loro volta, degli area manager regionali, tutti presi con contratto a tempo determinato e pagati sui risultati. Da essi dipendono manager di livello via via decrescente (Group, Team, etc) sino al semplice PF. In quella banca vigeva invece la confusione pi totale! Vi era al vertice, subito sotto lAmministratore Delegato, un Direttore Commerciale a contratto cui seguivano nella piramide, tre manager macroregionali. Il mio, quello del colloquio, che era denominato come Responsabile Commerciale Area Centro Sud (lo chiamer col terribile acronimo di RCACS dora in poi, cos impara! ) era un dipendente a tempo indeterminato della banca cui per era sottoposto un Area Manager che invece, essendo a contratto, si sentiva indipendente dal suo superiore e sottoposto solo alle direttive del Direttore Commerciale e si dichiarava apertamente fedele solo al suo mandato. Per questo motivo i conflitti anche aspri tra i due, erano quotidiani. A questo si aggiungeva il fatto che io ero stato reclutato dal RCACS e non dallAM e quindi ero alle dipendenze dirette del primo e la cosa, una sorta di parallelismo interno alla struttura che di fatto mi rendeva pi autonomo dei colleghi, faceva imbufalire lAM anche perch in caso di mio exploit professionale lui non cavrebbe guadagnato neanche un centesimo. Perch caratteristica principale della struttura piramidale che ogni manager percepisce un fee (ecco la milanesite che ritorna!) cio una percentuale su quanto prodotto dai suoi sottoposti. Questo mi caus un leggero mobbing o perculamento continuato da parte dellAM che non perdeva occasione per lanciarmi una frecciatina in qualunque frangente, come una volta che ebbi lardire di indossare scarpe nere e cintura di cuoio e non sapevo che il bon-ton invece lo vieta tassativamente. Quando lRCACS si decise finalmente ad inserirmi nella piramide dellAM, il mobbing dincanto cess, al punto che lAM, in maniera per me del tutto inattesa, prese addirittura a trattarmi da vecchio amicone! (non potr mai dimenticare gli insegnamenti sullutilizzo smodato di una sana ipocrisia ricevuti dai miei colleghi, mi saranno per sempre di unutilit infinita). Dopo un po per imparai a conoscerlo meglio ed a capire che non era poi cos male come poteva sembrare a pelle. Lunica era di non mettersi mai sulla sua strada, questa era una condizione necessaria e sufficiente per averlo sempre al tuo fianco come un vero amico. Se gli ostacolavi la strada per, dovevi essere pronto ad affrontare qualunque circostanza, perch lui era un tipo davvero combattivo, che passava il tempo pi che a lavorare, nello studiare cause da proporre contro questo o contro quello, preparandosi gi per tempo, allinevitabile contenzioso che gli avrebbe fatto la banca per il mancato raggiungimento dei suoi obiettivi (diciamo che in quella sede, gli obiettivi erano qualcosa di davvero relativo). Da questa frizione con lRCACS e da altre circostanze, nacque una lunga guerra interna che dur
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circa un anno ed una lotta di potere davvero estenuante per me che invece avrei voluto un ambiente pi tranquillo per fare il mio lavoro. L AM non voleva cedere a certe pressioni da parte del RCACS. Le pressioni consistevano in sostanza - su direttiva del direttore commerciale in uno scavalcamento delle competenze dellAM, affinch i suoi PF facessero sottoscrivere ai propri clienti prodotti pi rischiosi e quindi pi redditizi per la banca. Per una sorta di dispetto, la direzione commerciale su consiglio del RCACS, cre la figura del Divisional Manager e venne chiamato ad aggiungersi allallegra brigata, un altro supervisore, un figuro davvero triste. Il nostro era un esercito come diceva sempre il mio amico A. fatto solo da generali e dove non cerano soldati da mandare in battaglia, quelli che poi, avrebbero dovuto portare la vera ricchezza allinterno della banca. Un Divisional Manager per definizione, stona parecchio in unazienda organizzata secondo il modello funzionale e non secondo quello divisionale. Senza tirarla troppo per le lunghe e senza andare troppo in complicati tecnicismi, la struttura detta divisionale propria piuttosto di unazienda diversificata, che agisce su mercati ed in settori distinti e distanti tra di loro ed organizzata con delle divisioni interne che hanno autonomia decisionale. La banca invece aveva una struttura basata sulla classica piramide che andava dal Faraone, il Direttore Commerciale, sin gi agli schiavi, i PF. Nel mentre accadeva tutto ci e si creavano risse e baruffe in quello sparuto gruppo di uomini che avrebbe dovuto essere almeno nominalmente composto da dei professionisti, io continuavo la mia ricerca telefonica di clienti per riuscire a raggiungere quel benedetto budget (nel frattempo la banca mi aveva tagliato i viveri ma i costi per la professione erano altissimi, visto che mi dovevo pagare praticamente tutto, pi le annuali tasse di iscrizione allalbo, il commercialista e i contributi INPS che ammontavano a pi di 2.400 euro lanno!). In uno dei soliti pomeriggi di telefonate in cerca di clienti, mi rispose un uomo anziano. Anzich mandarmi a quel paese in modo pi o meno garbato come la maggior parte delle persone che contattavo, mi disse che era interessatissimo a conoscere me e la mia azienda e che si trovava proprio in procinto di dover fare un consistente investimento e che quindi, cercava nuove opportunit rispetto alle sue solite conoscenze. Mi invit al volo a casa sua per un colloquio. Avvisai il mio capo e noncurante del fatto che poteva trattarsi di uno scherzo o di un serial killer (ma che al massimo, avrebbe solo messo fine alle mie pene professionali una volta e per sempre!) andai a casa sua. Abitava a poche decine di metri dal mio ufficio, in un lussuosissimo appartamento allultimo piano di un edificio che affacciava sul mare. Linterno del suo appartamento, a dispetto del lusso esterno e della cubatura (un ingresso enorme che dava su un salone ancora pi grande) sembrava fermo nel tempo. Una moquette malconcia in terra dallimprobabile colore verde muffa, pareti ricoperte da quello che sembrava un rivestimento plastico marrone, in uso negli anni 60 o 70, un arredamento che non era n di pregio n depoca ma solo vecchio e malridotto, con unilluminazione pi cimiteriale che abitativa. Alla luce fioca della sua scrivania, mi accolse come avevo intuito dalla voce - un anziano signore che mi si present come un docente universitario a riposo, gi primario di non so quale nosocomio con non so quante specializzazioni. Mi fece letteralmente il terzo grado, chiedendomi persino che lavoro svolgessero i miei avi. Poi chiam la moglie ed il figlio, prossimo notaio (almeno a suo dire) che si fecero ripetere tutto da capo. Dopo una mezzora di chiacchierata (leggasi: interrogatorio) e dopo avermi chiesto di esibirgli lattestato di iscrizione allalbo e richiesto per la volta successiva il certificato di laurea, licenziata moglie e figlio, si sbotton e mi raccont la sua storia finanziaria e dei suoi ingenti capitali personali.
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In sostanza questuomo che non accendeva la luce finch non era buio pesto, non offriva mai un caff (e sono stato a casa sua svariate volte in seguito) e soprattutto, non aveva mai cambiato larredamento n riverniciato le pareti in cinquantanni, possedeva solo di liquidit esclusi quindi terreni ed immobili - qualcosa come 8 milioni di euro, la met dei quali sul conto della zucca e laltra met in una polizza assicurativa che gli rendeva poco e nulla e che era in scadenza! Dapprima pensai che mi stesse prendendo in giro, ma quando mi mostr la documentazione, mi sentii mancare. Poteva essere la svolta! Il mio capo drizz le orecchie quando sent il mio racconto e si diede da fare affinch riuscissi a tirare dentro la nostra barca, quella grossa balena che avrebbe potuto salvare non solo le mie sorti, ma addirittura quelle dellintera filiale. La sua richiesta era chiara: una polizza assicurativa con un rendimento garantito annuo del 3,5%, perch quella che aveva gi gli rendeva il 3. Non entro in particolari tecnici, non vi tedio con la lungaggine della trattativa che dur mesi. Non vi dico quante volte andai a casa sua, cercando di fargli credere che il nostro prodotto fosse il migliore. In quel momento poi ebbi la prova tangibile di quanto fosse assurda unorganizzazione piramidale nellanno 2003! Cerano le mail, i telefonini che facevano le prime videochiamate, ma per avere uninformazione dalla direzione o ottenere un prodotto tagliato su misura per un cliente eccezionale, mi dovevo scontrare ancora con le gerarchie, le gelosie e le competenze a compartimenti stagni di dipendenti stipendiati, la cui vita era scandita dal timbrare di un cartellino e a cui poco interessavano le sorti della mia carriera che, invece, si basava solo su risultati concreti. Ricordo una volta uno dei dirigenti dellufficio che gestiva le polizze oltre un certo importo, che rispose piccato perch gli avevo sollecitato direttamente una risposta che non arrivava mai, rivolgendomi direttamente a lui e senza ripercorrere per lennesima volta tutta la scala gerarchica della banca. Anzich rispondermi e magari fare il suo dovere, scrisse al mio capo che mi gir la mail in copia Chi questo qui che si permette di scrivermi direttamente? gli disse. E lui gli rispose quello che sta cercando di portare 8 milioni nella banca ma che sembrano non interessarvi!. Unassurdit. E poi i vertici si domandavano perch la loro SIM era sempre agli ultimi posti nelle classifiche di raccolta. Il fatto pi eclatante fu poi che, grazie allattenta analisi del mio contratto da parte dellAM, scoprii di essere stato truffato dalla mia stessa banca. Non solo il problema degli anticipi e quindi di quella forma di indebitamento, ma anche che nel mio contratto, si faceva esplicita (quanto a prima vista invisibile ed incomprensibile) esclusione delle polizze assicurative ai fini del raggiungimento del budget e quindi del premio di raccolta che mi spettava. Seppure avessi portato gli 8 milioni nella banca, non ci avrei guadagnato che poche centinaia di euro, mentre per i prodotti finanziari, il premio per la raccolta che era dell1%, mi avrebbe fatto guadagnare 80.000 euro! E la responsabilit di gestire una somma cos ingente, credetemi, ti toglie il sonno e la salute! Ed io che avevo perso ore e diottrie in quella casa buia, cercando di convincere il professore, poi sua moglie, poi suo figlio, poi tutti e tre insieme e quasi cero riuscito e che sognavo quella cifra che per me era davvero un sogno, e di comprarmici magari una macchinetta un po pi vistosa rispetto alla mia Fiat Uno, con cui sentirmi finalmente ripagato di tutte le lacrime ed il sudore versati in quegli anni e poter fare finalmente il gesto padano del dito medio a chi mi aveva deluso e spezzato il cuore!Quando realizzai che genere di pacco mi avevano tirato,mi sentii sprofondare il mondo sotto i piedi e mi arresi. Decisi che quella professione davvero non faceva per me: mi ero fatto gabbare nel peggiore dei modi; avevo firmato un contratto senza comprendere quello che cera scritto, mi ero speso anima
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e corpo per far pubblicit ad unazienda che aveva cercato di fregare me ed i clienti. La fenice era di nuovo ridotta in cenere.

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Capitolo 10 La mia banca differente. Larrivo del Divisional Mnnaggger aveva segnato la fine di unepoca per il mio team. Prima del suo arrivo, nonostante i continui litigi tra capi e colleghi, ad ora di pranzo si trovava sempre la pace come in una grande famiglia. Certe volte, mentre ero l al telefono cercando di convincere qualcuno a farmi andare a proporgli i nostri prodotti, sentivo provenire dalle altre stanze dei rumori inquietanti: urla, fragore di oggetti scagliati contro le pareti, porte sbattute e dopo poco invece, risate, abbracci e riappacificazioni rumorose celebrate dallarrivo dei caff dal bar. A pranzo poi ci si ritrovava tutti in sala riunioni e si trascorreva unoretta insieme: io mangiavo le mie mele od il panino con il prosciutto di tacchino (ero single ed in periodo salutista, cercavo di tenermi in linea); lAM si faceva consegnare la sua solita bella pizza, profumata ed appetitosa; P.luomo da 40 milioni di euro e la sua fida collega, si preparavano mega panini o mega insalatone giganti annaffiate da bottiglioni di Coca Cola; A. invece, un panino che sua moglie gli aveva preparato da casa od anche nulla. Quella era anche loccasione di un confronto: tra uno scherzo e laltro, una battuta ed un commento serio, si parlava della situazione economica e finanziaria e ci si aggiornava sui prodotti della banca. Larrivo del Divisional segn la fine di tutto questo. Era un uomo molto allantica, sui sessantanni portati tutto sommato bene, fisico asciutto e longilineo ma dallantipatia e la superbia davvero incredibili. Il suo primo atto da lider mximo fu quello di vietarci i pranzi in ufficio. Nonostante lufficio fosse molto grande, non cera una stanza esclusiva per lui e la cosa mise soprattutto inquietudine nellAM. Inizi a capire che cera qualcuno di troppo e siccome lRCACS non aveva mai nascosto la sua antipatia nei suoi confronti, la situazione cominci a farsi pesante per lui. Il DM si appropri della sala riunioni e gir lenorme tavolo (lungo almeno 3 metri per 1,5) utilizzandolo come una scrivania, questo a dimostrazione della sua megalomania. Inizi il terrore: riunioni su riunioni, convocazioni di noi PF per paternali infinite, urla come prima ma non seguite da riappacificazioni. Si comprese ben presto che tirava unaria irrespirabile. Chiese conto ad ognuno dei risultati (non) ottenuti e minacci per la revoca dei mandati per giusta causa. Si cap chiaramente che lAM sarebbe stato la prima vittima da sacrificare visto che, per il suo fare un po strafottente e indolente, si era inviso la direzione. Con lui seguirono a ruota il collega dei 40 milioni di portafoglio dichiarati al momento del contratto ma dei quali la banca non vide neanche il 10% (pur percependo da contratto, la discreta sommetta di 10mila euro al mese per due anni!) e la sua fida scudiera, una collega che lo seguiva come un cagnolino e con la quale condivideva un credo religioso un po particolare che pare, li aiutasse molto negli affari. Io per il DM ero solo una pulce, gli davo fastidio solo in quanto creatura dellAM e visto che voleva cancellare lui e la sua rete, mi chiese pressantemente di presentargli le dimissioni con uninsistenza che mi fece venire lesaurimento nervoso. Per una circostanza che aveva ben poco di casuale poi, mi arriv una bella raccomandata dalla
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direzione in quel periodo ne fioccarono parecchie ed ognuna segnava una testa che stava per cadere - che mi chiedeva conto degli anticipi provigionali ricevuti e dove mi si diceva di doverli restituire immediatamente, in ununica soluzione, visto il mancato raggiungimento del mio target. A parte la truffa iniziale ad opera del RCACS, vista la mancanza di chiarezza sulla natura degli anticipi, la loro richiesta non aveva nessun fondamento. Non erano trascorsi i 2 anni previsti da contratto e mi erano stati addebitati come disinvestimenti, dei trasferimenti di portafogli da clienti che stavano gi disinvestendo (quando un promotore cambia azienda, lascia il proprio portafogli, cio i propri clienti con relativi investimenti, alla Sim mandante, ma spesso i clienti, dopo poco, disinvestono e lo seguono nella nuova Sim. Per un PF un disinvestimento una grande iattura, perch gli crea un malus sugli obiettivi da raggiungere. E questa era una cosa che io non potevo sapere ma la direzione s e probabilmente, la cosa era stata fatta ad arte e con malizia). Grazie allintercessione dellAM invece che pure stava andando via in quei giorni visto che il DM cercava un assistente e che io ero il pi esperto ed il meno invischiato in quella catena di odi e rancori, ottenni il condono del mio debito e di essere preso come suo collaboratore. Il DM era uno di quei manager allantica, abituati ad avere costantemente qualcuno che svolgesse, per conto suo, tutto il lavoro operativo. Non era un uomo tecnologico. Il pc sapeva a stento accenderlo, non sapeva neanche usare Word se non con estremi sforzi e le email preferiva farsele leggere e stampare per poi dettare una risposta o abbozzarne una a matita da far poi digitare a qualcun altro. Io ero quindi la sua nemesi ed il suo complemento: sapendo usare benissimo il pc, conoscendo i prodotti, essendo conosciuto e gradito dalla banca, ero perfetto per quel ruolo di assistente. Su insistenze sue e del RCACS, fui costretto a presentare le dimissioni da PF. Buttavo cos a mare tutti i soldi ed il tempo spesi per diventarlo. Inizi in quel momento, la mia carriera di assistente del Divisional Manager, ovvero un tutto-fare le cui mansioni andavano da quelle di centralinista-receptionist, che si occupava di facchinaggio e portierato, al segretariato del capo, sino alle pi nobili di formatore di risorse umane e consulente direzionale. Un giorno, trascorsi ormai molti mesi dallinizio della mia nuova veste, mi sono trovato persino con lingrato compito di dover fare dei colloqui di lavoro a quattro aspiranti promotori finanziari ed il tutto senza il minimo preavviso da parte del mio capo e ovviamente, nessuna preparazione a riguardo, se non la mia esperienza diretta in qualit di intervistato. Ci pensate? Io dallaltra parte della barricata che facevo delle domande idiote come tutte quelle fatte durante i colloqui di lavoro e che potevo finalmente concludere con un bel le faremo sapere. Non vi nascondo due circostanze: la prima era che nel mentre facevo le domande cercando di ricordare le tante ricevute in precedenza, mi scappava da ridere; la seconda che a tutti e quattro i candidati, cercai in tutti i modi di far capire di dover desistere da quelle insane ambizioni perch avrebbero solo avuto da rimetterci entrando in quella gabbia di matti. Comunque, siccome la storia ciclica, anche da questo nuovo lavoro ricevetti unaltra serie di belle fregature che si palesarono ben presto e partendo dalla mia retribuzione. Avevo chiesto come corrispettivo per il mio lavoro, una cifra ben precisa su consiglio dellAM ed il DM si era dichiarato daccordo. Anche perch la banca gli avrebbe rimborsato quel corrispettivo sotto forma di rimborso spese per lufficio. Era un bel modo per eludere la normativa sul lavoro, visto che con questo escamotage, io non risultavo quale dipendente della banca, pur svolgendone le mansioni e non potevo accampare nessun diritto in caso di un eventuale contenzioso. Questo lo dico per aprire gli occhi a chi dovesse pensare ancora che le imprese del nord Italia agiscono sempre e comunque in modo trasparente ed ossequioso delle regole, mentre quelle del
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sud sono composte solo da briganti e da pirati! LItalia purtroppo, sotto questo punto di vista pi unita di quanto non si pensi. Al momento della firma del contratto con la formula a progetto per tre mesi, progetto peraltro inventato dal sottoscritto di sana pianta! notai subito che la cifra che avevo richiesto, da netta era diventata lorda ed in pi, cera una inspiegabile decurtazione di 50 euro! Roba da morti di fame! Il DM si finse sorpreso e mi diede il numero della sua commercialista per poterla chiamare e chiederle chiarimenti. Lei in tutta franchezza mi disse: senta, non un errore, il suo datore di lavoro mi ha chiesto espressamente di limarle quei 50 euro perch altrimenti non rientrava nel contributo che gli passa la sua banca. Che vuole fare? Rifiutare per 50 euro? Ovviamente, pur essendo io quello senza soldi visto che il grande donatore di lavoro era un milionario con tanto di villa con campi da tennis e piscina, dovetti fare come si dice- il signore, rinunciando ai 50 euro. Non avevo altra scelta. Ero sempre nello stesso ufficio di quando ero un PF, ma ora lo vivevo in modo molto diverso. Non ero pi un libero professionista senza un euro ma un semi-schiavo con un minimo di retribuzione ed ancora tante speranze, seppure inchiodato alla scrivania posta allingressino- una sorta di reception - ed ai rigidi orari dufficio. Quando ogni mattina mi ritrovavo in quellufficio, sentivo un forte senso di scoramento e di nausea. Mi sentivo con le spalle al muro: quelluomo emanava viscidume da tutti i pori, sapevo che non potevo fidarmi di lui e che dovevo aspettarmi di tutto, ma non avevo altra scelta. La mia speranza per era di sfruttare loccasione per dimostrare professionalit e bravura e farmi notare con i dirigenti della banca in funzione di unassunzione diretta. Speravo e mi fu promesso, che un giorno sarei passato dal ruolo di co.co.pro. (collaboratore a progetto) a quello di dipendente effettivo, con tanto di stipendio (vero e non simbolico!), tredicesima, contributi e ferie pagate! Un piccolo sogno borghese. Presto divenni un perno indispensabile nella struttura: se cera uno che sapeva far andare un riottoso fax, carezzare una antidiluviana fotocopiatrice per convincerla a fare altre 100 copie senza stancarsi, dialogare con la teleassistenza per rimettere in sesto pc pieni di virus, risolvere mille problemi ai colleghi che non si prendevano mai neanche la briga di leggersi le circolari e poi combinavano una caterva di guai per ogni contratto sottoscritto, se cera uno che sapeva spiegare ai colleghi nuovi venuti in poche parole, cosa era giusto e cosa no, quali fondi erano i migliori per il cliente ed i pi convenienti per lui, se cera uno che riusciva ad ascoltare tutti senza mai dare segni di cedimento, se cera uno che riusciva a trasformare i numeri disastrosi in risultati relativamente ottimistici e delle scialbe riunioni in presentazioni multimediali senza sbadiglio grazie alle mie slide in Power Point, quello ero io. Ma le mie mansioni non finivano certo qui: la moglie del capo per esempio. No, non pensate a male, malpensanti!!!! ;) Avete presente la versione femminile del noto gorilla, testimonial di un famoso bitter? B, lei! E non vi dico quando indossava la pelliccia di vero gorilla sintetico Un vero spettacolo! Per lei io ero una sorta di maggiordomo e mi chiedeva le cose pi improbabili. Per esempio, una volta le dovetti cercare dei fornitori di antifurti per la sua casa, o riparatori di lavabiancheria, e non si contavano le volte che aveva il pc suo o delle figlie pieno di virus ed a me toccava bonificarlo, etc. Per il marito il DM- invece, mi occupavo oltre che delle mansioni ordinarie per il mio ruolo, anche di dipanare le difficili querelle che, immancabilmente, iniziava con le compagnie telefoniche, data la cattiva abitudine di sottoscrivere contratti senza sapere che i servizi accessori in promozione, prima o poi si pagavano. Sorvolerei poi sul fatto che la splendida coppia aveva due figlie, non del tutto male come persone stranamente erano persino simpatiche nonostante i due esemplari che le avevano generate - non
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fosse che erano delle ventenni semi-inette e che sempre al sottoscritto, toccava risolvere molti dei loro problemi quotidiani: una volta la scelta del master, laltra la scrittura di una tesina o il curriculum, insomma Dovevo fare il balio anche per loro. Una volta mi capit persino di dover rintracciare il loro bagaglio smarrito in un aeroporto di non ricordo quale localit turistica, il giorno prima che iniziassero le mie ferie! Nel frattempo il pater familias, aveva completato la sostituzione dei miei vecchi colleghi con altri se vogliamo - persino pi scalcagnati e indolenti e simul per qualche tempo efficienza e competenza con i suoi mandanti, grazie alla presentazione di report che mi faceva taroccare per far diventare positivi anche i risultati pi deprimenti. Solo il mio amico A. era riuscito a sopravvivergli: grazie alla sua flemma, ad un contratto blindato costruito a tavolino dalla sapienza del vecchio AM e soprattutto al fatto che non sera fatto infinocchiare dalla banca ed aveva fatto sottoscrivere ai suoi clienti solo strumenti finanziari di un certo livello qualitativo, era sopravvissuto alle epurazioni di massa. E grazie a lui almeno, qualche chiacchierata decente ed un po di compagnia in ufficio, riuscivo ad averla. Il boss in tutto riusc a reclutare una quindicina di persone, delle quali, poche erano realmente valide. In pi, reclut sua moglie, suo cognato ed una pletora di controfigure atte a confondere le acque e gettare un po di fumo negli occhi della direzione. A Napoli si definirebbe una tale accozzaglia di persone come lesercito di Franceschiello da Francesco II di Borbone che, secondo la tradizione popolare, era solito ordinare ai suoi marinari di fare ammuina (confusione) per confondere il nemico e far credere di essere pi numerosi di quanto in realt si era realmente. Compresi ben presto che il suo ruolo in concreto consisteva esclusivamente nel conoscere persone insoddisfatte del proprio mandato in una SIM concorrente, cercando di attirarle nella nostra struttura che, peraltro, cercava di reclutare uomini ma pagando il meno possibile. Cosa che attirava ovviamente solo i pi disperati ed i meno professionali, quei volti noti che le altre Sim non avrebbero preso neanche dietro pagamento, pi avvezzi al piantar grane e fare cause di lavoro contro le societ mandanti che ad andare a caccia di clienti e di investimenti. Per un po le cose sembrarono anche andare bene: spesso e volentieri veniva il direttore commerciale da Milano con la sua assistente ed in quei frangenti, dovevo prestare la mia opera anche per loro. Iniziarono quindi a conoscermi ed apprezzarmi ed io non nascosi il mio desiderio di essere, un giorno, trasferito finalmente l, nella sede centrale di Milano. In quel periodo per una fortunata quanto imponderabile circostanza della mia vita una delle poche conobbi anche colei che sarebbe diventata la mia compagna di vita, Valeria. Le cose mi sembravano andare finalmente per il verso giusto, come meritato premio per tanta fatica e le tante vicissitudini passate. Lo stipendio era basso ma almeno era qualcosa, considerato il fatto che ero ancora un bamboccione (cos come amabilmente, il Ministro Padoa Schioppa defin coloro che per forza di cose, erano costretti a vivere ancora con i genitori anche oltre limpensabile et di 30 anni) e non avevo grosse spese. Potevo quindi finalmente permettermi unauto quasi nuova e un po pi potente e figa di quella vecchia e gloriosa Fiat Uno che avevo e, perch no, concedermi anche una vacanza con la mia lei. Poco dopo per, ai primi step di verifica dei risultati raggiunti, il bluff del DM cominci ad essere chiaro e la direzione inizi a tagliargli i viveri ed a far saltare le prime controfigure reclutate. Persone che dopo un anno di mandato, avevano ancora un vergognoso 0 al proprio attivo nella raccolta, mentre avevano comunque intascato dalla banca anticipi per 20-30 mila euro, grazie allaver millantato portafogli milionari in sede di reclutamento e con il beneplacito dellodiato reclutatore. Io che non ero stato proprio il pi brillante dei PF per esempio e fui costretto alle dimissioni, potevo almeno vantare di non aver lasciato un simile disastro dietro le mie spalle. Mi domandavo con quale faccia, quei tizi avessero continuato ad incassare i propri anticipi
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Dato il disastro che si annunciava imminente, la Direzione ovviamente, decise di porre un freno alle spese folli di quellufficio (parliamo di 70.000 euro al semestre solo di costi vivi per la sede) la prima cosa ad essere tagliata, indovinate, fu proprio il contributo per lassistente e cio lo stipendio del sottoscritto. Scaduto anche il secondo contratto trimestrale a progetto, il DM decise di prender tempo e mi fece lavorare per un po a nero con una netta riduzione dello stipendio. Ovviamente nel frattempo cercavo anche altri lavori, ma non riuscii a trovare niente che non fosse peggio di quello che avevo gi. In questo periodo ho fatto dei memorabili colloqui di cui magari, vi parler in seguito. Un giorno il capo ufficio, lRCACS, che nel frattempo aveva preso ad odiare la sua stessa creatura quel DM che aveva reclutato per fare dispetto allodiato AM di allora e che presto si era rivelato come una scomoda presenza ed una sua pessima figura nei confronti della direzione della banca mi chiam in disparte durante la pausa pranzo e mi invit a prendere un caff con lui. Al bar mi disse che il direttore commerciale aveva bisogno di un altro assistente e mi chiese se ero disposto a trasferirmi a Milano in cambio di un contratto a tempo indeterminato. Non potete immaginare la mia gioia! Il mio disegno finalmente si era realizzato e la strategia che avevo costruito con fatica sembrava finalmente essere andata a buon fine! Ero riuscito a dimostrare quanto valevo al punto di ricevere una richiesta diretta dalluomo pi potente della banca dopo lAmministratore Delegato ed il Direttore Generale! E un po come quando quella bella ragazza dal fisico strepitoso e dagli occhi di ghiaccio che credete non sappia neanche della vostra esistenza, si avvicina a voi, vi sorride e vi chiede di uscire. Pi o meno era questa la sensazione che provavo! Come se un lungo corteggiamento fosse finalmente arrivato al dunque ed ora dovevo solo coglierne i frutti. Ed i sacrifici ed il fiele ingerito accanto a quel pessimo uomo qual era il DM, sarebbero stati ripagati. Il RCACS mi disse che la settimana successiva sarebbero venuti Direttore Commerciale ed assistente e mi avrebbero sottoposto ad un colloquio: - stai tranquillo, praticamente certo che ti vogliono. Mi hanno chiesto unicamente di te. Ed infatti cos and: il DirCom e la sua assistente in visita a Napoli, mi chiamarono ad un certo punto nella sala riunioni mi fecero un paio di domande e mi dissero di cosa avevano bisogno: - Allora, te la senti? Ci serve una persona di cui fidarci e su cui contare quando dobbiamo stare fuori e tu sembri proprio quello giusto. - Certo che s! - Va bene, allora appena possibile, ti facciamo volare nella sede di Torino per un colloquio col Direttore del Personale, ma non ti preoccupare, solo una formalit. Questa cosa al DM non and gi. Non era importante per lui il fatto che il mio stipendio si fosse dimezzato a parit di ore di lavoro, lo consider come un affronto. Ed inizi il mobbing nei miei confronti. Intanto i colleghi iniziarono a gufarmi: eh, adesso beato te che te ne vai a Milano! I pi gentili mi dissero che me lo meritavo, perch in quellufficio ero soltanto sprecato. Ma anche i commenti positivi, mi diedero parecchio su i nervi. E come se non bastasse, neanche se io avessi ricoperto il ruolo di assistente del General Manager della BCE, al fax ed alla mail del mio capo, iniziarono ad arrivare una pletora di curricula di candidati disparati e pi disperati di me, alcuni dei quali dai toni anche esilaranti, che miravano al mio prestigiosissimo posto che di l a poco, probabilmente, si sarebbe liberato. In quei giorni di met estate, la faccia del DM era tornata quella odiosa degli inizi, senza pi quella finta parvenza di sorrisi che mi rivolgeva. Per immaginarvelo, dovete pensare al Sig. Burns, il capo di Homer Simpson, proprietario della centrale nucleare.
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Ed un giorno mise in tavola le sue carte: - Tu non hai capito su chi dovevi scommettere! Dovevi stare dalla parte mia, non della banca, attento a non bruciarti! Lo ringraziai per lincoraggiamento, gli ricordai che lui aveva sempre saputo delle mie ambizioni e che il mio non era un tradimento ma una scelta obbligata, perch avere un contratto a tempo indeterminato da una Spa era ben altra cosa rispetto al nero ed alle sue promesse basate sul nulla. E poi magari, avere un suo uomo a contatto della direzione, era una circostanza che poteva andare anche a suo vantaggio. In quegli anni ne avevo gi viste di tutti i colori ed avevo capito che il mobbing non considerato come qualcosa di disdicevole in Italia, ma come un normale ed ordinario strumento di esercizio del potere e delle prerogative di un mnnaggger degno di questa definizione. Arriv il giorno del colloquio e come annunciato presi il volo per Torino, almeno quello, a spese della banca. Allaeroporto di Torino per evitare di perdermi e di far tardi al colloquio, presi un taxi che mi cost la bellezza di 30 euro per un tragitto di circa un quarto dora, sino al centro. E poi dicono dei napoletani Arrivai in centro nella prestigiosa ed antica sede dellassicurazione-banca, con un po di anticipo. Ne approfittai per riprendere fiato e consumare un tonificante caff al bar. Entrai nellantica sede risorgimentale e mi presentai alla reception: avvisarono il Direttore del Personale (badate bene, non delle Risorse Umane, ma con la denominazione di inizio 900! E questo fu il primo triste indizio Quella banca non considerava i suoi lavoratori come delle risorse, ma come dei dipendenti), tale Enricomaria Pierugo Mazzantiviendalmare (a parte la parodia fantozziana, il suo nome non era molto dissimile), torinese doc dal fisico di un grissino mal cotto, rispose che dovevo accomodarmi nel suo ufficio al piano di sopra dove mi avrebbe presto raggiunto. Mi fecero entrare in una grande stanza dove, al centro, cera una sorta di scrivania quadrata, con i bordi spioventi e pi sporgenti rispetto al piano del tavolo e mi indicarono la sedia dove sedermi. Davo le spalle alla porta, quindi lui mi piomb alle spalle dimprovviso, dopo avermi fatto fare una quarto dora di anticamera. Si present, mi fece riaccomodare, visto che io mi ero alzato per dargli la mano e mi allung dei fogli dicendomi di scrivere il mio CV l, al momento. Gli feci notare che oltre che averglielo gi mandato come indicato dal DirCom a mezzo mail, ne avevo comunque delle copie nella mia 24 ore. Lui insistette col suo accento nasale torinese: - sa, non dica nulla ma nostra abitudine che restino degli scritti dei nostri colloqui. Se per cortesia me lo riempie di nuovo Ma va bene se lo fa a memoria Non lo ricopi semplicemente! Dovetti ricordarmi tutto quello che cera scritto sul mio CV: date, periodi, mansioni, aziende. In pi penso, volesse farmi capire che avrebbe giudicato anche la mia grafia, cos come in uso negli Stati Uniti (le solite nozioni apprese durante i corsi di formazione intensivi del cavolo!). A questa circostanza va aggiunta poi la posizione scomoda che dovevo assumere: per scrivere dovevo appoggiarmi al piano del tavolo che distava non poco dal bordo della scrivania, ma non cera lo spazio per le gambe e dovevo incurvare la schiena. Lui poi prese delle carte a caso e si mise alle mie spalle fingendosi interessato ad altro ed invece stava l come un gufo ad osservarmi. Enricomaria che la maledizione di Montezuma possa averlo consumato e portato via e che i vari crolli di borsa possano per prima averlo ridotto in miseria! mise in scena tutti i trucchi pi sgamati per mettermi in difficolt, ed alla faccia del colloquio informale! Capii che le cose si mettevano in modo strano ed inatteso e cercai di difendermi e vendere cara la pelle. Cercai il pi possibile di ostentare tranquillit e sicurezza al punto che lui si innervos e
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sbott, fuori da ogni contesto, un messaggio in stile mafioso, in barba al suo accento e da quellaplomb torinese di vecchia memoria, che al contrario del famoso proverbio risultava falso ma affatto cortese: il DirCom non si doveva permettere di scavalcarlo! Lui decideva chi assumere e chi non in quella banca. La mia sicurezza non era confortata da alcun fondamento, visto che la decisione, in quella sede, lavrebbe presa lui e soltanto lui! Aggiunse infine: lei iper qualificato, quindi si aspetta che noi le paghiamo, giustamente, anche un bello stipendio. Ma sa, con quello che pagheremmo per avere lei, ci paghiamo 4 stagisti, capisce? Ed infatti luso ed abuso degli stagisti si era presto notato in quella banca disgraziata. Se al mio ingresso da promotore finanziario, potevamo contare sulla consulenza telefonica di dipendenti esperti e competenti, dopo un anno circa, il servizio venne affidato al call-center interno e da l in poi, inizi il delirio. Ogni volta che interloquivi con persone diverse, avevi risposte diverse, sempre parziali. Quando diventai assistente del manager, sconsigliai vivamente i colleghi di fidarsi di quanto detto dal call center. E del resto era comprensibile quella loro impreparazione: se vieni chiamato per un lavoro che sai in partenza, durer solo pochi mesi, sei inesperto e la tua conoscenza deve essere desunta da poche dispense e da una settimana, dieci giorni al massimo di corso intensivo, se non sei affatto motivato e dai delle informazioni errate o parziali, la cosa normale. Da quel colloquio mi aspettavo di poter avere una qualche sorpresa ma non mi sarei mai aspettato un accoglienza tanto ostile, vista limportanza del mio sponsor. Pensai soltanto ad uno sfogo di un frustrato al quale si nega lesercizio del suo piccolo e meschino potere, ma in realt ero alloscuro delle sue vere motivazioni perch non conoscevo delle circostanze importanti. In quel periodo di cambiamento, la banca aveva ottenuto risultati davvero pessimi. Dagli azionisti di maggioranza in gi, passando per lAmministratore Delegato, si era deciso di cambiare i vertici operativi dellazienda: salt quindi prima la testa del Direttore Generale ed il DirCom lavrebbe seguito a ruota, anche se, quando mi fece il colloquio, non ne era ancora consapevole. Ecco che quindi il primo segnale da inviargli era quello di bocciare un suo sicuro candidato. Tornai a casa un po disorientato: avevo capito che le cose non erano andate come speravo, ma non capivo ancora il come ed il perch. Era fine luglio quindi presto arrivarono le vacanze e le passai ad attendere una telefonata che non mi arriv mai. A settembre aspettavo ancora una risposta ma ormai il silenzio era un chiaro segnale. Decisi che anzich attendere ancora, era meglio andare a prendersi la propria sentenza di morte direttamente alla fonte. Scrissi unemail allassistente del DirCom anche se mi era stato tassativamente vietato e le chiesi almeno spiegazioni di quel cambio di rotta, ormai evidente. Lei mi telefon immediatamente sul numero privato e mi chiese di poter parlare in modo riservato. Ero da solo in quel momento, quindi continu: mi hanno detto che il colloquio non andato bene Non so francamente di pi. Per mi spiace davvero che nessuno si sia degnato di dirtelo almeno! Le dissi Immaginavo che avrebbero detto questo ma ti posso garantire, di colloqui di lavoro ne ho fatti un bel po ed almeno in questo sono esperto: il colloquio non andato male per un mio demerito, perch per come mi avevate presentato dovevo solo prendere a schiaffi il Sig. Enricomaria per non farlo andare pi che bene, visto il fatto che mi conoscevate benissimo e sapevate gi come lavoro sul campo! Invece ed una mia opinione e tu sei libera di non crederci secondo me Enricomaria mi ha sabotato, ha fatto davvero di tutto per mettermi in crisi e quando ha visto che non ci riusciva si incazzato e mi ha detto questo e questaltroGli riferii del suo sfogo e degli stratagemmi puerili usati per mettermi in difficolt. Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato da parte sua. Se non fosse stata daccordo con quanto dicevo avrebbe potuto rispondermi: capisco il tuo disappunto, ma le cose non sono andate come dici
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Ed invece lei disse, con tono di chi si aspettava il peggio e ne ha conferma:- Ah, lavevo immaginato! E come temevo! Se hai avuto questa sensazione sono sicura che non te lo sei inventato Sono davvero dispiaciutaAdesso lo riferir al DirCom Deve sapere come vanno le cose qui La ringraziai perch in quel contesto si era dimostrata lunica persona gentile ed umana e ci salutammo. Di l a poco il DirCom seppe davvero come andavano le cose, penso mediante la classica raccomandata che aveva il sapore della testa di cavallo mozzata in uso tra i padrini, ed anche lui venne defenestrato, mentre la sua collaboratrice, pens bene subito dopo il nostro colloquio di cambiare lavoro e di farsi assumere dalla concorrenza. I rapporti col Divisional ormai erano logori. Mi aveva ridotto lo stipendio al lumicino per cui io gli avevo chiesto il part-time, nel frattempo inizi a formare in parallelo un giovane sessantenne, agente assicurativo in pensione una persona le cui motivazioni ancora mi sfuggono, visto che un tempo era stato il dirigente ed il proprietario di un suo grande ufficio assicurativo e doveva aver messo parecchio fieno da parte nel suo fienile. Chi glielo faceva fare di rubarmi il lavoro ed in cambio di nulla, sostituendomi a costo zero? Perch se cera una cosa su cui potevo mettere la mano sul fuoco era proprio che il mio capo non avrebbe pi cacciato un centesimo di tasca sua. Avendo compreso che il rapporto era ormai finito, richiesi aiuto al mio cognato agente di commercio che mi fece ricominciare, anche se stavolta delle aziende disponibili, cera rimasta solo una delle meno redditizie a non essere coperta da altri colleghi. Negli ultimi mesi di part-time quindi, avevo ricominciato il lavoro come venditore, stavolta per con pi mezzi ed esperienza, riuscendo un po meglio e con meno fatica a portare qualche ordine a casa. Tra una cosa e laltra, trascorse un altro anno. Quasi alla met di ottobre del 2007 il capo mi disse che di l a poco si sarebbe dimesso dalla banca e che avrei dovuto lasciare lufficio il luned successivo, il 15 del mese e mi liquid col mezzo stipendio che secondo lui mi spettava, 5 euro compresi, senza un centesimo di pi n uno di meno, senza nessun ringraziamento per il mio lavoro in quegli anni. Era ancora una volta fine anno e stavo ancora una volta ripercorrendo il gioco delloca dalla partenza, ricominciando la strada che tuttora sto percorrendo.

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Capitolo 11 Io, mnnaggger per un giorno! La fortuna cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. (proverbio popolare) Gli ultimi giorni prima delle vacanze estive, prima della fine del mio rapporto con la bancaassicurazione, ricevetti una inattesa telefonata. Era di una cacciatrice di teste di una non meglio identificata societ bancaria che cercava un manager per una sua filiale in apertura a Napoli. Ai primi colloqui capita spesso che certe selezioni vengano fatte telefonicamente e senza specificare granch dellazienda che cerca risorse, quindi mi limitai a rispondere alle sue domande senza peraltro sperare troppo in quel colloquio peraltro inatteso. Non ricordavo proprio di aver spedito quel CV, ma ormai ne avevo mandati talmente tanti in giro per il mondo che era impossibile tenerne traccia. Dopo qualche giorno, la tale head-hunter mi richiam e stavolta mi diede molti pi particolari. La societ che cercava risorse era una banca straniera, specializzata nei mutui sub-prime, una tipologia di mutuo che, confesso, fino ad allora non avevo mai sentito nominare, seppure avessi lavorato per quattro anni in una societ che aveva anche mutui tra i suoi prodotti. Nel mentre la selezionatrice mi parlava, digitai sul Google il nome della banca e la parola subprime e cercai di capire di cosa si trattasse anche perch, se volevo diventare davvero uno dei loro manager, dovevo sapere di cosa stessimo parlando. La signora misteriosa fu entusiasta delle mie risposte e mi disse di aspettarmi unaltra telefonata. Cosa che si verific realmente: dopo unaltra settimana, venni richiamato dalla signora che ormai mi si presentava col suo nome di battesimo e qualifica e che mi spieg mansioni, inquadramento e retribuzione. Avevano proprio bisogno di un manager ed io gli sembravo davvero quello che faceva al caso loro. Mi offrivano un bello stipendio, il ruolo di tutto rispetto e non solo. Memore della lezione del contratto bidone, gli chiesi se quello stipendio non fosse in realt una forma di anticipo e se la struttura la dovevo reclutare da solo con le mie forze o se mi era dato qualche ausilio dalla banca. Era lofferta del Bengodi invece: stipendio (1.600 euro netti per iniziare), corsi di formazione, ufficio, struttura gi selezionata e reclutata dalla banca, pronta ad eseguire i miei ordini. Mi dovevo solo limitare a svolgere il lavoro di tutti i mnnaggger che si rispettino: far lavorare gli altri pi che potevano e vantarmi e godere del mio potere mnnagggeriale. Troppo bello per essere vero ma sembrava tutto maledettamente vero! Come mai si erano tanto attaccati a me? Forse perch per un ruolo da manager, 1.600 euro erano considerati pochi e quindi la posizione era poco ambita Mentre per me non lo erano Era questa la risposta che mi ero dato per pensare positivo. Ovviamente non si assume nessuno tantomeno per un ruolo cos delicato, al telefono e quindi arriv il giorno in cui fissarono un appuntamento per definire in concreto la loro offerta e conoscermi di persona. Quel giorno la Signora X mi chiam e mi comunic orario e ubicazione dei loro uffici di Roma. Venga col treno Dottore mi disse e le rimborseremo anche il costo dei biglietti. Anzi, corra a
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prenotare lEurostar per Roma di domattina. Mezzora dopo appena, mi richiam: Dottore Ehm Sono imbarazzatissima Ha gi fatto i biglietti? Io che sotto sotto mi aspettavo un po la fregatura, non mi ero affrettato e non ero corso alla biglietteria. La fortuna di essere scaramantici. B, ci scusi E un fatto gravissimo averle dato per certo dellappuntamento e richiamarla cos Ma sono successe cose che ora non posso dirle. La terr senzaltro informata perch comunque abbiamo intenzione di incontrarla. Pass lestate e la telefonata non arriv mai pi. In autunno era scoppiata la bolla dei sub-prime. Che peccato, avrei potuto essere il mnnaggger di una societ fallita ancor prima di nascere e mi sono perso questesperienza Mannagggiament!

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Capitolo 12 La motivazione delle risorse umane. Il termine risorse umane , a mio avviso, intriso di ipocrisia. Qualche azienda non si d neanche la noia di essere ipocrita e parla di personale e di capo del personale (vedasi capitolo 8). Tuttavia, le imprese che reputano di essere moderne ed orientate al mercato, definiscono risorsa la propria forza lavoro. Terminologia a parte, se c una cosa che il vero mnnaggger ignora, come si motivano i lavoratori. Perch s, cavolo, il lavoratore della sua azienda potr anche essere uno schiavo malpagatoma dico anche ad una bestia da soma si da uno zuccherino, una carota quando compie il suo gravoso lavoro! Non si dice ad un mulo (dopo che ha trasportato un carico pesantissimo fino alla cima di una vetta) la prossima volta mettici pi attenzione! No! Se la bestia non ha scalciato e non si fermata a met salita, le si da un po di zucchero, una carota o una bietola anche se magari, nello sforzo, ha fatto cadere qualcosa lungo il tragitto. Alla risorsa umana, no. Niente zuccherino. Anche se la risorsa ha sacrificato la pausa del weekend per smaltire del lavoro arretrato, non merita nemmeno un grazie per la buona volont, limpegno, per il tempo sacrificato alla propria vita. Anzi, alla risorsa si fa notare lunico, perdonabilissimo - e magari senza conseguenze - errore che avr eventualmente commesso. Ma del resto, perch far sentire un proprio schiavo come avente diritto al riconoscimento della dignit di essere umano? Che senso ha? Soprattutto se poi magari, lo schiavo pur essendo tale per nascita e per venture della vita, ha magari dieci volte pi sale in zucca del suo schiavista? Ecco un'altra regola da tenere a mente il giorno che diventerete dei mnnaggger: umilia il prossimo tuo come se fosse il bambino che ti picchiava alle elementari ed ora tu sei grande e grosso e lui rimasto col fisico di allora. Le proprie frustrazioni vanno scaricate sugli anelli pi deboli della catena. La vera forza di un lavoratore non la flessibilit intesa in senso produttivo (o almeno, non solo quella) ma la capacit di farsi scivolare addosso laltrui pochezza e non sentirsi, per questo, sminuiti. Del resto se uno diventato mnnaggger , noi sottoposti dobbiamo fargli credere che sia speciale, altrimenti poi lui va in crisi e rischiamo di perdere quel po di utile che da lui o lei, possiamo trarre. Nel mondo del lavoro vige il pi aspro machiavellismo: il fine giustifica i mezzi. Ed i mezzi, soprattutto quelli economici, purtroppo, ce li pu assicurare soltanto il mnnaggger di turno. Ricordo per esempio una terribile (ma per fortuna brevissima) esperienza di lavoro in un centro di assistenza fiscale molto popolare nella zona dove abitavo. Era il regno di una matrona ormai sessantenne che aveva iniziato giovanissima da zero e si era costruita, nel corso degli anni, un vero e proprio impero della contabilit. La signora gestiva la contabilit di decine di aziende ed assisteva un numero incredibile di cittadini obbligati alla denuncia dei redditi. Ci andai perch spinto (okobbligato!) da una delle mie due sorelle che aveva sentito dire che la Signora cercava laureati in economia, anche senza esperienza. La Signora era un tipo particolare: aveva la voce di Tina Pica, i capelli di nonna Belarda (lunghi,
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bianchi ed incolti), un carattere pi che vulcanico. Era capace di comandare a bacchetta decine di collaboratori tutti insieme e di terrorizzare tutti, anche quelli pi anziani per et e da pi tempo invischiati nella sua ragnatela. Non potr mai dimenticare le sue quotidiane urla e invettive contro il malcapitato di turno. Quando mi presentai al colloquio, lei non volle manco guardare il mio curriculum. Che me naggia fa e chesto curriculm? Je ti guardo in faccia, si mi piaci allora vai buono. Si sai f o lavoro tuoio, vai bbuono,sinn, te ne pu pure ggh. Ah ah ah, mha portato u curriculm!!! Per tu tieni na faccia che mi piace, sei sorridente! Bravo, si nu bravo guaglione si vede, sei sveglio Ta voglio da io nopportunit 4. E cos la signora mi offr 500 euro al mese per un part-time di quattro ore al giorno (in nero) e mi diede appuntamento al primo di settembre. Il primo dunque mi presentai l e le ricordai di quello che mi aveva detto. Casc un attimo dalle nuvole e poi si ricord di me. Ah, tu si chillu bello guaglione!!! Ah ahah! S, sei sorridente All, miettete accanto a chesta e impara 5 Chesta fu dunque la formazione che ricevetti. La collega alla quale mi dovevo affiancare era davvero una bravissima e dolcissima ragazza che cerc di farmi sentire meno spaesato di quanto non fossi ma aveva davvero un bel pancione ed era allultimo giorno di lavoro prima della maternit e quindi, il giorno dopo, non ci sarebbe pi stata. Il giorno successivo quindi, mi sentii davvero fuori luogo. Limpressione che ne ebbi fu davvero tragica ma mi servivano dei soldi e lofferta di un part-time mi avrebbe consentito di non abbandonare laltro lavoro di rappresentante che avevo appena cominciato. Dissi a me stesso: cerca di resistere. Lesperienza dur, come gi detto, giusto un mese: il tempo di farmi venire un esaurimento nervoso e passare le ultime dieci notti tra gli incubi pi terribili. La presenza della Signora era asfissiante, le sue tecniche (de)motivazionali degne della Gestapo. Era capace di darti un compito il minuto prima e chiederti, lesatto minuto successivo, cosa stavi facendo e perch perdevi tempo (in realt stavi solo eseguendo i suoi ordini). Capii subito che mi aveva preso per due motivi: ero un tappabuchi che avrebbe dovuto coprire le mancanze di altri soggetti che si impegnavano poco ma che non potevano essere cacciati per ovvie ragioni. Inoltre, servivo da spauracchio per gli altri colleghi: la mia presenza fisica doveva far sentire loro che cera sempre pronto un rimpiazzo, qualora avessero provato ad alzare la testa. I protetti ovvero gli intoccabili che noi schiavetti dovevamo coprire, erano nellordine: 1) Il figlio minore della Signora: uno stupido maleducato venticinquenne che non riusciva a dare gli ultimi esami ad economia nonostante la madre chiamasse quotidianamente i suoi professori per farglieli superare. 2) La fidanzata del figlio della Signora: una ragazza dellEst Europa che a giudicare dalla differente avvenenza ed altezza tra i due non era animata proprio da amore sincero ma doveva aver pensato bene di sistemarsi con un figlio di mamm italiano, che di certo le avrebbe consentito una vita migliore rispetto a quella di tante sue coetanee provenienti dallEst europeo 3) Il figlio di un noto commercialista, un ragazzo con gli occhietti vispi e pungenti che sapeva il fatto suo e riusciva a far fare al prossimo quel po che gli veniva richiesto
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Che me ne devo fare di questo curriculum? Io ti guardo in faccia, se mi piaci allora va bene. Se sai fare il tuo lavoro, benesenn, te ne puoi pure andare. Ah, ah ah, mha portato il curriculum!

Per tu hai una faccia che mi piace, sei sorridente!Bravo, se un bravo ragazzo si vede, sei sveglioTe la voglio dar e io unopportunit. (N.d.T.)

Ah, tu sei quel bel ragazzo. S, sei sorridente. Allora, mettiti accanto a questa e impara (N.d.T.)

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Al di l del front office, ovvero dei tre o quattro ragazzi che si occupavano delle pratiche dei tanti pensionati che si recavano l per consulenze varie, cera lufficio contabilit. L latmosfera era praticamente irrespirabile. Le impiegate pi anziane, assunte con la qualifica di bidelle (il centro figurava ufficialmente come una scuola che teneva dei finti corsi di abilitazione professionale) erano ormai tanto inacidite dalla vita che facevano, da sputare veleno contro chiunque avesse osato anche rivolgere loro il saluto. Mintzberg definisce una simile organizzazione come un cesto di granchi, dove ognuno sferra colpi e fendenti allaltro e cerca di arrampicarsi sulla carcassa del proprio compagno di sventura per tentare di fuggire. Quando la Signora mi present a tali impiegate, ricevetti dei grugniti di saluto e poi, non appena fu uscita dalla stanza, finsero di ignorarmi. Un paio di volte la Signora mi us come messaggero per comunicare con loro e sempre, fingevano di ignorarmi. Lennesima volta che non ricevetti risposta, alzai la voce e dissi che erano delle gran maleducate, che io non volevo niente da loro ma che mi limitavo a riferire gli ordini della capa. Da quel momento in poi smisero di ignorarmi ed almeno finsero una parvenza di cortesia nei miei riguardi. Ma forse la colpa non era neanche tutta loro, era quellambiente che ti metteva su questansia, questo senso di smarrimento, come se da un tuo eventuale errore o da un momento di pausa nel lavoro, ti sarebbe potuto derivare una pena corporale dolorosa e severissima, comera al tempo della schiavit. Passavano i giorni e la Signora mi affidava sempre mansioni diverse e mai finalizzate ad un reale inserimento nella struttura. Un giorno dovevo togliere la parte perforata dalle fatture che erano ammonticchiate in buste di plastica ed ordinarle per data, il giorno seguente costringeva la contabile ad insegnarmi la registrazione delle stesse, il giorno successivo ancora, mi metteva in archivio ed ero costretto a tirare gi scatoloni polverosi di documenti per rimetterli in ordine alfabetico. Unaltra volta ancora, mi affianc ad un ragazzo con una malattia congenita molto grave ed allo stato terminale, che respirava a stento e che aveva dovuto assumere per forza come categoria protetta. Quel povero ragazzo fu forse una delle persone pi gentili incontrate l dentro ma imparare qualcosa da lui, con quel filo di voce incomprensibile fu unesperienza che non auguro a nessuno. Ad ogni modo, il giorno successivo ero di nuovo a sistemare la polvere dellarchivio in ordine alfabetico. Insomma, era chiaro che ero di troppo. Allo scadere del trentesimo giorno, quando ormai da una settimana sentivo la Signora lamentarsi del fatto che non lavoravamo quanto dovevamo e lei non ci avrebbe pagati, ci fu la goccia che fece traboccare il vaso: il figlio coglione, quello pi piccolo (cera anche un figlio pi grande, che si dava arie da grande imprenditore ma che in realt era capace solo di spendere i soldi di sua madre) mi apostrof per lennesima volta con un Chesto 6. Costui parlava di me con sua madre, criticando la mia presenza mi riteneva inutile senza curarsi del fatto che io ero l presente e che avevo dieci anni pi di lui, una laurea ed un master pi di lui, parecchio sale in zucca pi di lui... ma una madre milionaria in meno, rispetto a lui. Mi sal il sangue agli occhi e cominciai a scalciare e sbuffare come un toro. Mi rivolsi a sua madre, la Signora, e le dissi a muso duro: io ho capito che qua dentro sono di troppo, ho capito che lei non ha alcuna intenzione di prendermi sul serio e che mi sta facendo fare le cose pi umili per farmi andare via ma almeno usate un po di rispetto, almeno insegni a suo figlio ad essere pi educato con le persone. Se mi vuole chiamare chesto abbia almeno la furbizia di non farlo in mia presenza! Io HO UN NOME!!! urlai e sono una persona e pretendo di essere trattato con rispetto. Non mi vuole pagare? Bene, me ne vadoma alla mia dignit non ci rinuncio.
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Questo qui (N.d.T.)

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I colleghi presenti ammutolirono e mi guardarono con invidia: chiss quante volte avranno sognato di urlare contro quella megera ed il suo degno figlio. La Signora a sua volta mi guard con gli occhi sgranati e laria perplessa. Come spesso capita, molti prendono la mia bonariet ed il mio spirito collaborativo per coglionaggine e non capiscono che invece quando la misura mi colma, divento una vera furia. La Signora mi invit a calmarmi e mi disse che s, non aveva trovato una collocazione per me in quel momento. Si scus per il figlio, mi disse che lui era stato maleducato, ma che forse io ero un po esaurito, ma mi giustific dicendo chel dentro i ritmi erano davvero frenetici e facevano saltare i nervi a tutti. Insomma, di comune accordo ci salutammo e me ne andai con la promessa da parte sua, di richiamarmi non appena ci fosse stata unopportunit per me. Scappai via a gambe levate! Un anno e mezzo dopo, ricevetti una telefonata da parte sua: voleva utilizzarmi per una sostituzione di una sua dipendente in maternit e forse si aspettava che io sarei corso saltando di gioia. La mia pi grande soddisfazione fu di declinare cortesemente linvito, lasciandola, ancora una volta, sorpresa.

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Capitolo 13 Direttori commerciali e Agenti di Commercio: i satrapi, gli occhi e le orecchie del re. Cito da Wikipedia: I satrapi, generalmente scelti tra i nobili o tra gli appartenenti alla famiglia reale, avevano il compito di amministrare la giustizia, di riscuotere i tributi e di reclutare le truppe per l'esercito del "Gran Re". Il loro operato era controllato annualmente da funzionari reali itineranti, chiamati "gli occhi" e "le orecchie" del Gran Re. Forniti di estesi poteri amministrativi, militari e giudiziari all'interno della propria provincia, di fatto i satrapi erano veri e propri principi vassalli. Nella Persia di Ciro il Grande, lImpero era cos esteso che le informazioni e gli ordini non potevano arrivare dalla capitale alla periferia (e viceversa) in tempi accettabili. La lungimiranza dellimperatore port a capire, secondo la regola del divide et impera, che bisognava frazionare quellenorme territorio in macroregioni definite satrapie, da affidare ad uomini di fiducia. Lazione del Satrapo, il governatore della provincia, era poi coadiuvata da quella di altri uomini che viaggiavano per limpero in lungo ed in largo e raccoglievano e diffondevano umori ed informazioni: quegli uomini fidati erano detti gli occhi e le orecchie del re. Essi avrebbero raccolto informazioni e notizie da elaborare e riferire al re il quale, grazie al loro operato, avrebbe potuto quindi evitare estenuanti quanto pericolosi viaggi in lungo ed in largo per il suo impero. In unazienda, le cose funzionano allo stesso modo. In un mercato nazionale come il nostro, che di certo non esteso come quello statunitense o quello cinese, c comunque una forte eterogeneit tra diverse zone. Per spiegare questo concetto, i responsabili commerciali sono soliti dire che lItalia stretta e lunga. In sostanza percorrendola dal Nord al Sud, si ha la netta sensazione di visitare paesi diversi seppure uniti sotto la stessa bandiera. Non ci pu essere quindi ununica politica commerciale per zone appartenenti ad aree geografiche diverse. Figuriamoci poi se una singola persona, che si trova fisicamente e culturalmente molto distante dalle estreme periferie del suo regno, pu possedere da sola le conoscenze adeguata a determinare una strategia efficace senza prima aver studiato attentamente ogni singola area del territorio e del mercato di riferimento. Per ovviare a questo problema, le aziende si affidano ad uomini esperti in campo commerciale, affinch controllino aree ben definite del territorio in modo da ottenere una conoscenza analitica di ogni singolo segmento territoriale. Linsieme di questi uomini definito Rete Vendita. Questa oltre ad essere il braccio operativo del Responsabile Commerciale, lo strumento che permette di trasformare i prodotti od i servizi delle aziende in ricchezza, pu essere paragonata agli occhi e le orecchie del re persiano. Riassumendo la metafora dunque, potremmo dire che il nostro Imperatore corrisponde alla propriet dellazienda; il Satrapo lequivalente del direttore commerciale che, sapendo avvalersi di occhi ed orecchie sul territorio (la propria rete vendita), pu potenzialmente raggiungere una perfetta conoscenza del territorio e del mercato in cui opera. Una conoscenza che per essere raggiunta altrimenti, richiederebbe costosissime ricerche di mercato, ovviamente alla portata solo
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delle imprese pi grandi. Non sempre poi le aziende specializzate in ricerche di mercato, raggiungono risultati rispondenti alla realt perch, come la statistica ci insegna, interpretare certi dati e renderli universali partendo da un piccolo campione, sempre unimpresa dagli esiti non scontati. Non tutte le aziende e non tutti di responsabili commerciali purtroppo, comprendono appieno limportanza e la potenzialit di questo strumento di analisi domestico e praticamente a costo zero: lagente di zona. Questi, dovendo occuparsi della vendita nel suo territorio ben circoscritto, ne acquisisce una conoscenza diretta e dettagliata ad un livello difficilmente raggiungibile da altri soggetti esterni. Capita cos e questo lho scoperto vivendo queste esperienze sulla mia pelle da quando faccio lagente di commercio che lazienda non solo non ascolti quello che i suoi satrapi ed i suoi sensori sul territorio gli dicano ma che agisca allesatto opposto. Vi parler quindi di alcuni casi concreti.

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Capitolo 13.1 Il Signor T e le nonne. Grazie alla mia (certo, non lunghissima) esperienza come agente di commercio, ho avuto unulteriore conferma del fatto che quanto scritto nei manuali di management ed organizzazione aziendale viene totalmente o quasi completamente, disatteso. Le faticose materie di studio dei miei giorni da universitario, nella realt italiana, vengono considerate alla stregua di passatempi per oziosi studiosi dediti allautoerotismo intellettuale. Le imprese agiscono in maniera pi istintiva che ragionata. Rispondono in maniera prevalente pi alle intuizioni personali ed ai capricci della propriet e del management che alle regole ben precise dettate dalle logiche di mercato. I princpi che lo regolano non sono solo il frutto di un mero passatempo, ma sono mutuati dallesperienza e dagli studi compiuti nei decenni a livello planetario, dai pi grandi economisti ed esperti di management. Se qualcuno, per esempio, si dato la briga di studiare e di spiegarci perch la produzione di un bene o di un servizio mediante il modello push ormai superata dal pi dinamico modello pull 7 in un mercato caotico e dinamico come quello attuale un motivo ci dovr pur essere! Allora mi domando, perch costoro ignorano tutto ci? E se lo fanno, per scelta motivata, ignoranza o presunzione? La risposta la lascio al lettore e per aiutarvi a maturarla, vi propongo un esempio concreto di unazienda che chiameremo K. La K ha sede in una localit del ricco Nord Est che potremmo definire ridente, non fosse per il rigido clima che la caratterizza, compensato per dal consumo su vasta scala di bevande alcoliche. Una zona dItalia dove c ancora talmente tanto benessere, che la pulizia delle strade affidata anche ad uomini che girano armati di grandi aspirapolvere che portano in spalla e dove c un tale ordine e rispetto delle regole che un banale ingorgo stradale causato da un altrettanto banale incidente, un evento tanto inconsueto dal meritare la prima pagina del quotidiano locale. Per me che vivo quotidianamente nel caos anarchico di una citt bella quanto indomita e problematica come Napoli, girare per quei luoghi come vivere in una favola di Andersen od in una di quelle sfere con la neve sintetica che si vendono nei negozi di souvenir. Lazienda K produce articoli di complemento per il regalo. a conduzione familiare ma la direzione commerciale affidata ad un uomo estraneo alla famiglia, il Signor T. Il Signor T un simpatico uomo daffari quasi daltri tempi, anche se non supera la cinquantina. Dopo unesperienza come venditore, ha maturato la convinzione che la sua conoscenza del settore in cui opera unica in Italia ed altrettanto convinto di avere un fiuto infallibile per la scelta delle linee di prodotto. Per un po la fortuna ha assistito il nostro Mr. T e tutta lazienda K, perch una delle loro linee davvero molto bella e di gran qualit ed ottenuta con un metodo di produzione di cui loro sono ancora i leader, seppure ora sia stato imitato sempre con maggiore successo da alcuni competitor diretti. Se da una parte ci ha significato un evidente vantaggio competitivo nei confronti dellagguerrita concorrenza, dallaltro i costi di produzione pi alti comportano prezzi di vendita al pubblico pi
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Il principio del push io so fare questo lo facciopoi vedo se il mercato me lo compra mentre nel pull si analizzano le richieste del mercato e vi si adatta la propria offerta. (N.d.S.)

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elevati della media. Questo ha causato e causa tuttora, delle oggettive difficolt di vendita soprattutto in un periodo di crisi economica come lattuale e nei mercati meno sviluppati dal punto di vista culturale. La K poi si scelta una nicchia di mercato molto ben definita e ci si rintana sempre pi, tagliando via quei prodotti che non vi rientrano direttamente. La concorrenza invece sta operando in tuttaltra direzione. Visto che quel segmento di mercato risente molto della disaffezione del pubblico verso un certo tipo di comunicazione, le imprese concorrenti hanno allargato la gamma dei propri prodotti verso il pi vasto settore degli articoli da regalo. Per il resto, le linee dei prodotti scelti dal Mr. T, si rifanno totalmente al suo gusto personale, sviluppatosi in maniera molto marcata negli anni 70 ed 80. La filosofia manageriale del Sig. T, come accennavo prima, incentrata sul principio che la produzione deve essere focalizzata su di un solo core business molto ristretto (quindi non diversificata) e che non bisogna rincorrere le tendenze attuali ed estreme del mercato perch quando queste saranno passate e prima o poi tutto passa si resterebbe spiazzati. Da un lato ci condivisibile, almeno in parte. altrettanto vero per, che per essere realmente competitivi, bisogna diversificare i rischi e quindi le produzioni e bisogna anticipare e fiutare le tendenze di mercato, capendo quale sar la direzione da prendere per il futuro prima che il futuro si concretizzi. Se vero che puntare sul cavallo che ha appena vinto la corsa non sempre una strategia vincente, non altrettanto vero che la strategia migliore sia invece quella di puntare solo sui brocchi che arrivano sempre per ultimi. Un altro errore spesso ripetuto dal Sig. T, quello di riproporre personaggi ormai persi nel tempo: i brocchi di cui sopra. Ecco perch quando penso al Sig. T, mi viene in mente il titolo di un film con Richard Gere: Il Dr. T e le donne, il cui protagonista era un uomo che aveva il potere di leggere nella mente delle donne. Il nostro Dr. T. invece, sembra pi in sintonia con i gusti delle nonne. Faccio qualche esempio concreto dei suoi errori strategici. La tendenza sempre pi prevalente nel settore degli articoli da regalo o gadget indirizzati ad una fascia di consumatori con unet che potremmo definire scolare, di preferire i prodotti che riprendono dei personaggi, siano essi protagonisti di fiction, di cartoni animati, di serial per ragazzi. Per citare qualche esempio, hanno avuto grandi successi i merchandising di Hanna Montana, High School Musical, etc. Ma anche personaggi dei fumetti o dei cartoni anche dantan come Micky Mouse, Minnie, Winnie The Pooh, Betty Boop, etc. Ora, se Betty Boop stata creata allepoca dei bisnonni degli acquirenti medi dei prodotti della K, in questi anni stata rilanciata come un personaggio totalmente nuovo dalle principali aziende che si occupano di articoli da regalo e gadget. Invece un fenomeno come Hello Kitty non credo che vi debba spiegare chi seppure sia nata ormai varie decadi fa, ha un successo che sembra non tramontare mai. Altrettanto non si pu dire invece dei personaggi degli anni 70 ed 80 passati nel tritacarne della memoria collettiva e che la K si ostina a riproporre, senza che ci sia accompagnato da alcuno sforzo di marketing. Soggetti molto belli ad onore del vero, ma apprezzabili solo da persone con almeno 35-40 anni di et e con un livello culturale medio-alto. Personaggi negletti, finiti ormai nel dimenticatoio perch appartenuti al vissuto di chi quei prodotti non compra pi e perch non sono stati pi rilanciati dalle tiv commerciali e pay tv che sono poi quelle che creano realmente le nuove tendenze. Pi di mille ricerche di mercato, vale la sintetica espressivit dei miei conterranei e la lapidaria capacit di giudizio di alcuni miei clienti sui prodotti od articoli che sono andato a proporre per conto della K. Esperienze che sono state per me uno strumento molto utile per capire la reale capacit di penetrazione di ci che andavo loro a proporre. Cito alcuni dei commenti pi incisivi che mi sono stati rivolti.
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Dopo il lancio di un paio di linee nuove, che lo erano per davvero solo negli anni 70, mi presento da alcuni dei miei clienti con il mio catalogo, armato di buone intenzioni e di speranza. Volevo valutare dal vivo le loro reazioni e capire se finalmente, si poteva dare una svolta nelle vendite sempre molto fiacche. Il primo cliente, il Sig. Pinco, titolare di un negozio di una zona periferica di Napoli, alla visione del terzo personaggio tirato fuori dalloblio degli anni 70 ed 80 esclama senza pudore: Uanema ra miseria!!! Hanna scavat st muorte?! [Alla faccia, hanno riesumato tutti questi cadaveri? NdS] Sentenza schietta e brutale che ha anticipato in maniera quasi costante, il giudizio di tutti gli altri clienti ascoltati in seguito. I personaggi erano carini, i prodotti erano belli ma sarebbero stati riconosciuti e ricordati con affetto solo da chi fosse stato almeno quarantenne. I ragazzini ed anche solo gli under 35 invece, i veri potenziali clienti, non li avrebbero capiti e quindi apprezzati. Altra peculiarit della azienda K sempre stata quella di essere molto radicata nel suo territorio. Il suo disegnatore di punta conosciuto talmente nella sua citt di origine (quanto negletto altrove) che il comune gli ha dedicato una permanente al Museo di Arte Moderna. Tutto ci poi peggiorato dalla circostanza che il Sig. T non ha mai nascosto che il colore politico del suo cuore, non n rosso n nero, ma di un bel verde brillante come la Padania di cui si sente fiero esponente. Per questo motivo, tra i complementi venduti, esiste anche una linea ispirata alle squadre di calcio, ma tutte e tre quelle scelte, sono rigorosamente le tre grandi del nord Italia. Ora dico, vero che il tuo cuore verde, ma il tuo portafogli? Perch ti vuoi privare del mercato non proprio esiguo dei tifosi delle squadre del sud? Ne bastano due, Roma e Napoli per avere una platea potenziale di almeno un altro paio di milioni di clienti Senza parlare poi delle grandi squadre siciliane. Ed invece no! Ad ogni richiesta di noi agenti del sud, seguiva una risposta che, tecnicamente parlando, poteva essere riassunta con un va a ciap i ratt. Un altro cliente a tal proposito, mi forn unaltra pittoresca quanto incisiva giustificazione per il rifiuto di acquistare tali prodotti. Mi disse: s, qui figurati se non ci sono anche tifosi juventini, milanisti ed interisti, ma non posso rischiare di comprare questi, mi capisci? In quella entr il garzone del bar che ci consegnava i caff appena ordinati. Il titolare del negozio allora gli chiese: - Raf, acc ce st o rappresentante, me vuless accatt st gadgt r Miln, tu che pienz? [Raffaele, qui c lagente, vorrei comprargli questi gadget del Milan, cosa ne pensi?] - E caggia penz? rispose deciso Raffaele che tappicc a t, a isse e pure o negozio! [Cosa ne dovrei pensare? Che in tal caso potrei solo dare fuoco a voi ed a tutta la merce] Scoppiammo tutti e tre a ridere fragorosamente ed io gli dissi ti capisco ed hai pure ragione! Ancora un altro aneddoto: negozio di un certo livello in un quartiere della media borghesia cittadina. Acquirenti con disponibilit superiore alla media e titolare del negozio con un discreto livello culturale. Presento alla titolare, tra le altre cose, un nuovo gadget che ha la forma di una bottiglia di champagne e che, una volta aperto, riproduce il suono di un tappo di champagne che salta ed il rumore del liquido versato nel bicchiere. Commento della cliente: ma cos lo sciacquone del WC?... E ancora una volta, risata corale e pagina del catalogo girata su altro. Contro simili disarmanti obiezioni, come puoi replicare? Come fai ad essere obiettivo e non ridere di gusto insieme col tuo cliente? Semplicemente non puoi. Purtroppo il Sig. T, uomo del profondo nord, quello meno aperto allo scambio ed al confronto, col
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cuore padano e la presunzione di conoscere il mondo dallalto delle sue valli ed altrettanto convinto che al di sotto della linea gotica alligni solo istintiva barbarie annegata nel latte di bufala, penser sempre che il suo modo di vedere il mondo sar quello giusto ed insindacabile. Lapoteosi di questa filosofia di vita/aziendale, labbiamo raggiunta lo scorso anno, alla consueta riunione annuale della rete vendita. L dove la direzione commerciale e la propriet ci presentavano come di consueto, le nuove armi da usare nella nostra quotidiana battaglia, abbiamo avuto una vera e propria sorpresa. Alla cena di presentazione, prima del giorno previsto per la riunione, notammo la presenza di una coppia di strani personaggi. Lui era corpulento quanto trasandato cinquantenne, con abbondanti ed incolti capelli grigi, pi simile ad un clochard che ad un artista. Lei era la sua nemesi, almeno fisicamente: una donna gracile e minuta, magra come un chiodo, vestita con un improbabile tailleur scozzese ma dalla fattura dozzinale, con i capelli a spazzola e degli antidiluviani occhiali da vista, tondi e con le lenti molto piccole e spesse. Lui si sedette ad un tavolino del bar accanto a noi agenti che intanto si chiacchierava del pi e del meno mentre lei si teneva alle sue spalle, un po in disparte. Ad un certo punto, il nostro presunto clochard, tir fuori da una borsa un blocco di fogli ed inizi a schizzare delle vignette. La mia ipotesi che fosse qualcuno in cerca di una mancia in cambio di quelle orribili vignette venne presto smentita. Il duo (ig)noto ai pi col nome di Snack&Sgniola, era in realt formato da due umoristi, marito e moglie e rappresentavano secondo le pie speranze del Sig. T, larma totale che ci avrebbe dovuto consentire di sconfiggere la concorrenza. Concorrenza poi che non era rappresentata da una ACME o da una SPECTRE qualunque, ma nientemeno che da quellagenda che, in quanto a popolarit, sempre stata seconda solo rispetto alla Bibbia. Lagenda che da decenni trova posto in tutti gli zainetti di tutti gli studenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado! Mentre dei due non avevo mai sentito parlare in vita mia. Snack&Sgniola scoprii poi chiedendo ai colleghi loro corregionali erano due disegnatori satirici conosciuti in un ambito territoriale molto ristretto e famosi penso, negli anni in cui nascevo. Fermo agli anni 70 era infatti rimasto quel loro tipo di umorismo, molto banale e superficiale, sul limite tra la pesante battuta da avanspettacolo in stile Bagaglino e la barzelletta semi-piccante raccontata dai compagni pi smaliziati delle elementari. Allo squallore delle battute per il 90% con allusioni sessuali neanche tanto velate si affiancavano dei disegni con un tratto che davvero, ricordava quello di un bambino dellet di, al massimo, 10 anni. Io ed il mio capo area, quando capimmo che loro due erano la misteriosa arma-totale di cui tanto il Sig. T ci aveva parlato, ci guardammo indecisi se farci prendere dallincredulit o dallo sbigottimento! Inutile dirvi che nel mentre alcuni colleghi loro corregionali si sbellicavano dalle risate, forse pi per piaggeria che per reale apprezzamento, noi altri ci guardavamo davvero basiti. Inutile anche aggiungere qual stato il risultato ottenuto dai prodotti ad opera della triste coppia qui in Campania: un fallimento totale quanto prevedibilissimo ed immagino che la maggior parte dei colleghi non abbia potuto fare di meglio. A questo punto viene spontaneo chiedersi che cos che non va nellazienda K? La K abbiamo detto, pu vantare giustamente delle produzioni bellissime e livelli qualitativi di riferimento per il mercato, ma dimostra di ignorare totalmente le peculiarit di una gran parte del mercato geograficamente, anagraficamente e culturalmente lontana dal proprio vissuto personale. La K giustifica gli scarsi risultati ottenuti sin qui, nella mia ragione con linefficienza della rete vendita al punto che, proprio mentre sto scrivendo, pare abbia deciso di non avvalersi ulteriormente della nostra collaborazione.
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I risultati concreti di questanno nella mia area parlano chiaro: un notevole incremento dei punti vendita nelle catene della grande distribuzione libraria, un crollo verticale dei p.v. appartenenti a privati, per intenderci, la piccola cartolibreria a conduzione familiare. Linsuccesso clamoroso di alcune linee che restano ferme su tutti gli scaffali; il successo sempre e solo della solita linea ma che da sola, non giustifica pi gli sforzi compiuti; il livello medio-basso di vendita per la restante parte dei prodotti. Perch cambiare rete vendita quando in sostanza il fatturato di questanno nella mia area incrementato rispetto allo scorso anno, nonostante laggravarsi della crisi? Se ammettere i propri errori non da tutti, di certo non una dote che appartiene alla specie dei direttori commerciali. Pi facile invece scaricare il tutto sul proprio agente di zona. Cambiarlo non costa nulla e al massimo Peggio di cos Perch allora, il crollo nei punti vendita medio-piccoli e perch invece lincremento che si manifestato (con mio sommo sforzo) nelle grandi catene viene disprezzato? Qui da noi la crisi ha avuto unonda molto pi lunga di quella nazionale ed iniziata molto prima che nel resto del paese. Questa circostanza ha comportato un crollo verticale nelle vendite degli articoli che non appartengono ai soliti marchi che vengono sostenuti da grandi sforzi di marketing e comunicazione. Il piccolo commerciante che in questi anni si visto crescere in maniera esponenziale i costi fissi come affitti, energia, carburanti e spese varie e che per di pi trova sempre maggiori difficolt a reperire denaro dalle banche, se non ha gi chiuso, si trova con lacqua alla gola e non pu assolutamente permettersi di sperimentare articoli sconosciuti e comprare altro che non sia a vendita garantita. I piccolissimi imprenditori non possono pi permettersi il rischio di impresa proprio perch a rischio la loro sopravvivenza. I prodotti della K invece, anche qui in Campania, hanno ancora un discreto successo se esposti sugli scaffali delle grandi catene librarie e questo proprio perch ormai, il loro pubblico di riferimento, pi maturo, acculturato e con maggiori disponibilit economiche, si rivolge quasi esclusivamente verso quel tipo di venditore. Tuttavia la K ed il Sig. T, non avendo grandi margini di guadagno su tale tipo di vendita le catene librarie godono di maggiori sconti e della possibilit di rendere i prodotti invenduti - ritengono inutile tutti gli sforzi compiuti per posizionare il nostro prodotto in quelle. Una idiosincrasia insanabile che erediter il prossimo sfortunato agente. Ma a comportarsi in maniera quantomeno discutibile non solo lazienda K, anzi! Chi pi chi meno, agiscono tutte prescindendo dal mercato e gli esempi da portare sarebbero tantissimi. Lazienda O ad esempio, che sbaglia col pricing (cio la determinazione dei prezzi di vendita) creandosi da sola una concorrenza interna, visto che ha la pretesa di agire sia sul mercato dellingrosso che quello del dettaglio, senza considerare i margini che dovrebbero comunque consentire a noi agenti di vendere ai dettaglianti se non con un vantaggio rispetto ai prezzi praticati dai grossisti, ma quantomeno con gli stessi prezzi. Cos mi capita costantemente il cliente che mi chiede a quanto gli venderei il prodotto P, che lui utilizza in maniera massiva, e di sentirmi ridere dietro in maniera sfacciata quando sente che il prezzo che lui ha ottenuto sul mercato risulta molto pi basso di quello che gli potrei praticare io, agente diretto. Altri casi poi li ho appresi collaborando col mio cognato-agente che mi ha introdotto su questa cattiva strada del venditore Le sue aziende sono anchesse foriere (e talvolta anche fioriere ) di esempi gustosissimi. Minimi dordine sparati a livelli insostenibili in periodi di crisi nera, con poi in subordine, lobiettivo di allargare la propria quota di mercato; aziende dalla lunga e sana storia, divise e quindi minate,
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per dissapori interni nella gestione familiare; produttori di articoli di qualit ma possessori di un marchio quasi sconosciuto che per pretendono di opporsi ai colossi del settore contrapponendo delle politiche di marketing ridicole Insomma, la casistica talmente vasta, che forse richiederebbe (o richieder, chiss) un libro a parte! Ovviamente quando i risultati prefissati ad inizio anno dalle aziende, non vengono raggiunti e non vengono raggiunti quasi mai la colpa da scaricare sulla forza vendita che non si impegnata abbastanza, come se poi, interesse principale della forza vendita, non fosse proprio il vendere quanto pi possibile, visto che la propria retribuzione proprio parametrata a quella vendite. Chi glielo dice ora al Sig. T che lui va pi daccordo con le nonne che con le giovani donne?

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Capitolo 14 Di che morte dobbiamo morire? Venditori non si nasce, venditori si pu diventare. La mia esperienza lo dimostra. Dei bravi manager si pu imparare ad esserlo, dei pessimi mnnaggger lo si diventa se la propria presunzione superiore alla voglia di migliorarsi, se si privi di quel grano di umilt che necessario per imparare. Questa la lezione pi grande mai appresa a scuola e nella vita e me lha data il mio professore di matematica del liceo. Lui ci diceva che pi di ogni altro sforzo fatto per apprendere, pi dellesercizio, pi della predisposizione alla materia, contava lumilt. Se non si disponeva di quel briciolo di umilt, non si sarebbe mai stati capaci di imparare alcunch in nessun settore della propria vita. Un timido pu tranquillamente diventare una faccia di bronzo, se la sua volont forte e se si disposti a percorrere una strada dura e difficoltosa, con un grandissimo lavoro su s stessi, mettendosi alla prova e dandosi piccoli obiettivi da raggiungere, un passo alla volta. Guardandosi indietro si ha poi un senso di vertigine, vedendo tutto il percorso compiuto e quanto si saliti in alto, pi delle forze che si credeva di avere. Ma poi il senso di potenza per aver sconfitto i propri limiti talmente grande che la vertigine si trasforma presto in ebrezza. La timidezza, come ogni nostro difetto caratteriale, pu diventare anche unopportunit: chi nasce timido come me, non perder mai del tutto quella sua peculiarit ma, se si impara a conviverci, la debolezza si pu trasformare in unarma irresistibile. I venditori aggressivi sono ormai vissuti con fastidio dalla maggior parte dei clienti. Adesso serve qualcuno che sappia ascoltare le istanze del cliente, qualcuno di cui ci si possa fidare ed il timido credetemi ispira fiducia e consenso. Ovviamente, se poi dietro quellaspetto di superfice, riuscite a dimostrare la grinta e la sicurezza, leffetto sorpresa che ne risulta, pu essere davvero lelemento che vi consentir di avere la vostra rivalsa. Cos il manager che non sa ascoltare i suoi collaboratori, la propria forza vendita, i propri clienti, destinato al sicuro fallimento. Pu avere il prodotto migliore, pu avere risorse infinite, pu affidarsi ai migliori esperti, ma se ignora questa semplice lezione, destinato quantomeno a distruggere la propria azienda. E questo discorso valido anche per il nostro Paese. Per anni ci siamo crogiolati dei successi ottenuti dalla generazione passata. Il boom economico ci ha proiettati nel top dei paesi pi sviluppati del mondo, ma a questo non seguito un lavoro per mantenere tali risultati. La presunzione ci ha accecati, abbiamo perso il senso della misura. Ci siamo scelti una classe dirigente corrotta e clientelare che risultata essere lo specchio della grettezza e della presunzione che ormai ci stava divorando. La famiglia, che da una parte era ricchezza e forza, si trasformata in cosca, il Rinascimento tornato ad essere buio Medio Evo. Occorre da parte nostra, un grande sforzo per dissaldare questi meccanismi perversi che spingono il nostro paese nel baratro. Dobbiamo eliminare quei difetti che ci sono peculiari e trasformarli in opportunit. La nostra guasconeria e la nostra originalit devono smettere di essere devastante presunzione, arroganza, individualismo e spregio delle regole, ma devono essere canalizzate nellinventiva, nella
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creazione di nuove strade ed opportunit per la nostra societ. C ancora un piccolo barlume di speranza, ma occorre che i vari mnnaggger pubblici e privati, vengano scoperti e dichiarati per quello che sono ed estromessi dai propri potentati. Occorre uno scatto dorgoglio affinch il merito riprenda il sopravvento sulla forza dappartenenza e sulla casta. Non so se il cammino della mia vita si fermer su questo binario o se prima o poi mi si parer davanti un altro scambio e se io avr la voglia, lopportunit o la forza di cambiare unaltra volta direzione. La meta ancora lontana e forse la strada sin ora intrapresa, quella sbagliata. Quello che ho imparato in questi anni per che davvero non ci si pu permettere di fermarsi, di attendere che qualcosa cambi senza metterci in condizione di farlo cambiare. Il momento che stiamo vivendo non ispira certo lottimismo, ma proprio nei momenti peggiori che uno tira fuori una forza inattesa. Come chiudere questo non libro? Steve Jobs, citando il motto di una rivista a lui cara negli anni della sua adolescenza, rivolgeva ai giovani linvito ad essere pazzi ed affamati. Questa non the land of opportunities, la terra delle opportunit come gli Stati Uniti dAmerica e gli auspici di Jobs qui non basterebbero. Io aggiungerei anche che bisogna avere gli occhi e le orecchie aperti, che non si deve mai smettere di voler imparare e mai perdere quellumilt e quellintelligenza che ci fanno apprendere lezioni anche e soprattutto dalle persone che meno stimiamo e che riteniamo peggiori di quanto ci consideriamo noi. Che il Mannaggiament sia lontano voi! ;)

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