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Per arrivare allalba non c altra via che la notte

Perduta. Sono. Le prove erano andate, finalmente. Finite. Abbandonato il grembo nero del teatro ventre lo chiamava Testori- poteva tornare. Ma come si era sognato di dare voce a un grumo di cellule, come aveva potuto attaccare cos in profondit lessere donna e in modo tanto crudele, facendola pensare che fosse davvero qualcuno? Tutte le sere doveva sentirle, ripetute dallattore che dava voce al figlio non voluto, con cadenza non sempre libera dallaccento, ugualmente torturanti. Senti, madre? Sono in te () S, son vita. Madre, mamma, a te maggrappo! () Madre no, non ascoltare Madre no, non accettare Devi amare, me formare. () Madre? Ascolta, madre cara: sarai culla? 2

Mi sono svegliata allimprovviso E sono rimasta a fissare il buio Improvvisa la certezza: tu esistevi. Uscito dal nulla ceri Annidato da qualche parte non prima, ora esistevi. Le sembrava di essere tornata adolescente, quando, tra le mani quella Lettera, si scioglieva in pianto. Ma ora le parole che salivano alle labbra, erano diverse, erano sue! Formatesi su quelle che tanto lavevano colpita, affiorate dal buco nero della sua memoria, scolpite dalla sua angoscia Come proseguiva la Lettera? Ma era ancora la sua voce quella che dava forma a parole nuove E il cuore si fermato Nel buio terrore sono precipitata Freddo colare dangoscia Il cuore impazzito riprende colpi suonano dentro nel vuoto dellanima 1

sarai bara? Factum Est Cos si chiama Ma cera qualcosa che aveva a che fare col catechismo che diceva cos, non ricordava pi. Factum est. A lei il latino non era mai piaciuto, troppo difficile, ma questo lo capiva: fatto Chi fatto, un piccolo grumo di cellule? E cosera fatto? Un essere umano nuovo, un altro da s. Questo lo sapeva e senza bisogno di latino o di Testori o di Oriana Fallaci. No, lei non avrebbe dovuto accettare di fare quello spettacolo. Era davvero un dramma partecipare alle prove come se nulla fosse, nascondendo tutto dietro il solito sorriso sicuro, mentre le mani raccoglievano i lunghi capelli setosi in morbida crocchia. Lo spettacolo parlava della Vita. Raccontava le emozioni, i sentimenti di alcune donne dallattimo in cui la Vita entra nel loro corpo, raccontava dello smarrimento iniziale, della paura, dell angoscia di fronte al mistero della Vita. C chi teme di non essere allaltezza del compito, c chi non vuole essere madre, c chi rifiuta quella nuova vita. Nel dolore, nella sofferenza, nel dubbio non prevale il coraggio di scegliere lamore, ma il rifiuto. Allora le donne si trovavano, le mani legate come da un unico destino, nella notte buia che precede lintervento, i corpi tesi nello sforzo di cacciare langoscia, gli occhi sbarrati sulla luce a sciabola che taglia, obliqua, il palcoscenico. In un sogno terribile lottano contro medici feticci che le inchiodano alla decisione presa, al lettino doloroso come una via crucis. Come quello sul quale si era coricata pochi giorni prima, col cuore gonfio di angosciosa incertezza. Ma le era bastata 3

locchiata del ginecologo e il debole dubbio era diventata certezza di pietra. Provare, provare e ancora provare, finch il salto non perfetto, la punta tesa, il braccio alzato in un muto gesto di richiesta. Provare pensando che non fosse vero, provare fino ad annullare se stessa, fino alla morte. Sua o di suo figlio? La storia il racconto di due donne che hanno scelto due diverse vie: la via della morte, la via dellamore. Com calda la voce mentre spiega alla conferenza stampa il senso del loro lavoro, rassicurante: un finale positivo c, comunque tu voglia guardare questa storia qualcosa di bello c, un bambino nascer, uno ce la far. La cosa strana che a nessuna era balenato per la mente che fosse una storia vera, certo sapevano che era ispirata a un fatto vero, ma che si fosse inverata l, mentre la facevano, no, nessuna di loro lo avrebbe mai pensato. Danzare lo strazio della morte nellanima di una madre non pu lasciare indifferenti. Ascoltare chi invoca il diritto a nascere non pu lasciare insensibili.

E tu, bambino mio, vivrai? 4

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